a14 · le relazioni in un mondo a dimensione globale, i cambia-menti nel nostro vivere quotidiano....

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A

Tiziana Tesauro

La narrazionecome pratica di attivazionenelle strutture residenziali

Prefazione diLaura Balbo

Questo libro è stato pubblicato grazie ad un finanziamentodell’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Napoli.

Copyright © MMXIIIARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, /A–B Roma()

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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: aprile

L’unica libertà che ha un uomoè quella di formulare la propria storia

con le proprie parole,non con quelle dettate da altri

David Grossman

Udì una voce. . .E dietro quella voce stava navigando in un se stesso che aveva perduto,avanti e indietro come un aquilone che gira tenuto da un filo [. . . ] una

sensazione davvero curiosa come se il suo corpo avesse perduto peso e stessefuggendo verso una lontananza che non sapeva dove [. . . ] Frugò nella

memoria, e in un attimo, come se un attimo potesse risucchiare gli anni,ritornò al tempo in cui qualcuno lo chiamava per nome

Da Il tempo invecchia in frettadi Antonio Tabucchi

Indice

Prefazione

Introduzione

Capitolo IMemory: il laboratorio narrativo

.. Il quadro teorico, – .. La metodologia della ricer-ca, – .. Il disegno della ricerca, .

Capitolo IINella casa del non fare

.. Una scena dentro la scena, – .. Il laboratorio cambiale regole del gioco, .

Capitolo IIIIl Laboratorio: le anziane in azione (di Anna Milione)

.. La casa e il clima relazionale che vivono le anziane, – .. Il Gioco dei ricordi, – ... Il «gioco dell’oca», – ... Oggetti, suoni e odori dal passato, – ... Musi-ca e colori, – ... «Le mani in pasta», – .. Il gio-co dei ricordi con il gruppo di anziane gravemente nonautosufficienti, – Conclusioni, .

Indice

Capitolo IVRisvegli narrativi

.. Parlare a sé, – .. Parlare di sé, – .. Quandoparlare di sé è fare, .

Capitolo VPratiche di custodia e processi di attivazione in strut-ture residenziali

.. La narrazione come pratica di attivazione, – .. Sta-re al gioco, .

Conclusioni

Bibliografia

Ringraziamenti

Prefazione

Due stimolanti temi che negli scorsi anni sono stati pro-posti a livello europeo, questo libro ci porta a pensarliinsieme: il è stato l’Anno del Lifelong Learning, delcontinuare ad imparare lungo tutto il corso del vivere; piùdi recente, con l’Anno dell’Invecchiamento Attivo, si è ri-volta attenzione a un modo nuovo di guardare, nel nostrovivere, il passare del tempo.

Il percorso di ricerca e di approfondimento che ci vieneproposto in questo libro lo colgo come un’occasione, per-ché ci si soffermi su processi importanti che caratterizzanola fase che stiamo vivendo. Dicendo lifelong learning cisi riferisce a un ambito di studi che si è affermato e svi-luppato lungo diversi decenni. E ne abbiamo bisogno percapire il contesto in cui viviamo: le continue innovazioni,le relazioni in un mondo a dimensione globale, i cambia-menti nel nostro vivere quotidiano. Quanto al secondotema, portare l’attenzione sull’invecchiamento dicendoinvecchiamento attivo ha significato, lo direi così, una sol-lecitazione a leggere in una prospettiva sociologica un datocomplesso. Un dato che ha rilevanza demografica, solleci-ta politiche sociali adeguate e mette in luce le esperienzemolteplici del nostro vivere (certo anche novità, problemi).E i cambiamenti, soprattutto.

Forse potrà sembrare un po’ forzato collegare tra lo-ro due dimensioni così diverse. Ma penso che in questomodo si apra una prospettiva che non guarda indietro,

Prefazione

ma avanti. Percorsi lunghi di vita saranno in futuro unaspetto normale. Non vanno letti come problemi e pesiper la società: dovremmo farne una risorsa. Continuaread imparare è un aspetto centrale. Anche essere e sentirsiattivi. Al centro, dunque, potenzialità e prospettive cheappunto queste parole, attivi e imparare, suggeriscono. Eaggiungo: la dimensione del lifelong learning lo ridefini-sce, il nostro imparare. Siamo così abituati a riferirlo aipercorsi scolastici. A collocare l’apprendimento in istitu-zioni, o professioni, o contesti particolari. Non è così. Siva avanti nell’esperienza quotidiana del vivere, con stimo-li, occasioni, cambiamenti, con i quali necessariamenteci confrontiamo. Per imparare si deve essere disposti adimpegnarsi, ad essere appunto attivi. Quello che abbiamocapito è che dicendo lifelong learning si porta l’attenzio-ne sul processo: come nel percorso del vivere, via via, cisi ri–progetta, ci si ripensa, ci si ridefinisce. Siamo attorisociali.

Le narrazioni raccolte in questo libro ci portano a chie-derci quanto si sia davvero consapevoli di queste dimen-sioni del nostro vivere. Ci sollecitano ad attivare modalitàe pratiche, e una cultura, adeguate. Aggiungo: alcune cicommuovono, ci coinvolgono.

Questa ricerca, questo libro dunque: occasioni per im-parare.

Laura Balbo, Milano marzo

Introduzione

La ricerca intervento che si presenta in questo libro Memo-ry: il laboratorio narrativo è stata condotta nell’Anno Euro-peo dell’Invecchiamento Attivo (decisione //EU),ed è stata promossa e finanziata dall’Assessorato alle Politi-che Sociali del Comune di Napoli. Questa ricerca non siinserisce nel filone di studi che tematizza l’invecchiamentoattivo come partecipazione al mercato e impegno socia-le (Accorinti, Gagliardi , Colasanto, Marcaletti ,Marcaletti , Pugliese ), ma si colloca nel solco diuna riflessione volta a indagare, secondo gli orientamentidella psicologia positiva, le potenzialità e le capacità sog-gettive di stare bene (De Beni ) tematizzando un’ideadi invecchiamento attivo come capacità di adattamento alcambiamento.

Ne deriva, dal punto di vista teorico, un tentativo diricerca di nuove categorie per studiare l’idea di attivazioneche, in Memory, si sviluppa nella direzione dell’ibridazionedi categorie analitiche appartenenti a ambiti disciplinaridiversi. Il progetto infatti guarda per un verso alla pedago-gia e per l’altro agli studi sulle pratiche. Memory rileggecosì il concetto di narrazione autobiografica (Demetrio, Demetrio ) attraverso il paradigma degli studisulla pratica (Bruni, Gherardi , Gherardi ). In que-sto framing interpreta la narrazione come attività praticamediata da corpo, oggetti, artefatti, linguaggio e regole,delineando uno schema teorico che ripensa la narrazione

Introduzione

autobiografica come un fare e un saper fare, con la parola econ il corpo, con oggetti e artefatti. I soggetti raccontan-dosi si mettono in pratica e quindi si attivano. Visto sottoquesta specifica luce il raccontarsi è utilizzato come unitàd’analisi per lo studio dell’attivazione come attività pratica.

Nel quadro teorico proposto si produce di fatto un am-pliamento dello spazio semantico del concetto di attiva-zione che arriva a considerare attivazione qualsiasi agirepratico emergente in un’ecologia di azioni e attori. An-che l’agire che coincide, come nel caso di Memory, con ilparlare di sé.

Il focus dell’analisi non è sul soggetto che si attiva ma sul-l’attivazione medesima indagata come pratica emergentein situazione. L’attivazione non si spiega quindi utilizzan-do quali fattori esplicativi le caratteristiche del soggetto,ma le peculiarità dei contesti. In questo senso il progettoambisce a fornire strumenti teorici utili a comprenderela molteplicità delle forme di attivazione soggettive a par-tire dalla specificità e diversità dei contesti sociali in cuiciascuno è inserito, aprendo alla comprensione di comee perché i percorsi di vita pregressi pesino sui diversi mo-di di invecchiare. Pesano appunto dal punto di vista dellepratiche agite e apprese lungo il corso della vita.

Passare dallo studio dell’invecchiamento attivo comeprolungamento della vita lavorativa allo studio dell’attiva-zione come pratica, consente prima di tutto di traghettareil concetto verso un approdo teorico autonomo dall’ap-proccio economicista dal momento che concettualizza unadimensione soggettiva di invecchiamento attivo che nullaa che fare con il lavoro produttivo, ma che invece riguardala molteplicità dei modi di attivazione che il soggetto puòagire. E soprattutto porta alla ribalta il tema dell’impararea cambiare in una prospettiva di lifelong learning (Balbo

Introduzione

). Dal punto di vista empirico, poi, il quadro teoricoproposto recupera all’analisi soggetti diversamente attivi erende il concetto di attivazione usabile in moltissimi ambi-ti giustificando nuove modalità di intervento nel settoredelle politiche sociali.

Attivo è oramai un termine comunemente usato, quasiabusato. La comunità dei decisori politici se ne serve spes-so in modo vago e piuttosto ambiguo. Rimandando per lopiù al suo nucleo di significato originario ovvero attivarecome mettere in azione, rendere operante (Vocabolario dellalingua italiana Zingarelli, p. ). Di qui le politiche socialilocali di promozione dell’anzianità attiva che riguardanoprevalentemente anziani autonomi, capaci di svolgere lavo-ri socialmente utili e/o di inserirsi in gruppi di volontariato.I più usuali contesti d’uso politico del concetto (ad esem-pio discorsi pubblici, Piani di programmazione regionale,Piani di zona) operano di fatto un discrimine tra chi può es-sere attivo e chi no. E, ribadendo la necessità dell’attivazione,riconfermano indirettamente lo stereotipo degli anzianicome soggetti passivi e inoperosi. Se infatti è necessariometterli “in azione”, ne consegue che in azione gli stessinon sono. L’attivazione come attività pratica risolve talediscrimine. Come tale è agibile in modi e luoghi differentida chiunque. Anche da soggetti che il senso comune nonusa riconoscere come attivi, come appunto gli anziani nonautosufficienti.

In che modo questa ricerca può contribuire al dibattitoin corso sul tema dell’invecchiamento attivo? Si è volutosoprattutto qui mettere a tema la necessità di una praticadi ricerca che riparta dagli anziani. Non soltanto dai dati e idai discorsi sugli anziani. Che si alimenti delle loro narra-zioni come luogo privilegiato di emersione dei significatisoggettivi. Significati che, si crede, è opportuno mettere

La narrazione come pratica di attivazione

in luce per orientare i decisori politici verso una program-mazione di politiche dotate di senso per i suoi destinatari.Obiettivo di Memory è dunque riportare in primo piano ilpeso specifico dell’esperienza indviduale ( Jedlowski )considerando che spesso nell’analisi sociologica è omes-so, semplicemente taciuto, proprio il punto di vista delsoggetto (Balbo ).

Il libro si compone di cinque capitoli. Il primo capito-lo presenta il quadro teorico, il disegno della ricerca e lasua metodologia; il secondo racconta i luoghi della ricercaattraverso i discorsi degli attori locali e i rendiconti deiricercatori; il terzo è il resoconto etnografico che descri-ve i soggetti e l’azione di Memory, individuando alcunecategorie interpretative emergenti nella fase di ricerca sulcampo. Queste intuizioni hanno orientato l’analisi dellenarrazioni e il modello interpretativo che si presentano,rispettivamente, nel quarto e nel quinto capitolo.

Capitolo I

Memory: il laboratorio narrativo

Questo capitolo accenna all’uso prevalente che del con-cetto di invecchiamento attivo si fa nei discorsi della Co-munità Europea, per spostare poi l’attenzione sul recentedibattito che pone la questione di una ridefinizione dell’i-dea di attivazione e della ricerca di nuovi contesti d’uso.Nell’alveo di tale dibattito nasce il progetto Memory dicui qui si illustra il framework teorico, la metodologia e ildisegno complessivo della ricerca.

Memory rilegge il concetto di narrazione autobiografi-ca (Demetrio , Demetrio ) attraverso il paradigmadegli studi sulla pratica (Bruni, Gherardi , Gherardi). In questo framing l’attenzione si sposta dal sogget-to che narra al narrare medesimo e il narrare, ancoratoal concetto di contesto, performance e pratica, si configuracome qualcosa di più di un “viaggio” introspettivo e re-trospettivo. È interpretato come attività pratica mediata dacorpo, oggetti, artefatti, linguaggio e regole. Raccontando-si i soggetti si mettono in pratica e quindi si attivano. Vistosotto questa specifica luce il raccontarsi può quindi essereutilizzato come unità d’analisi per lo studio dell’attivazio-ne come attività situata. Ne discende perciò una propostametodologica per studiare la narrazione quale pratica diattivazione.

La narrazione come pratica di attivazione

.. Il quadro teorico

I documenti dell’Unione Europea declinano il concetto diinvecchiamento attivo ancora prevalentemente secondoun approccio economicista. Come appare infatti in moltidocumenti EU/EC (Commission of the European Com-munities ) il concetto di invecchiamento attivo è il piùdelle volte equiparato al prolungamento della vita lavorati-va e le politiche volte a disincentivare il pensionamento an-ticipato sono presentate sempre più come una potenzialepanacea per risolvere i problemi di sostenibilità finanziariadel sistema di welfare. In relazione a ciò l’Unione Europeaha fissato due obiettivi: l’obiettivo di Stoccolma () chesi propone di innalzare il tasso di occupazione per la fasciadi età – anni oltre la soglia del % e l’obiettivo di Bar-cellona () che mira a ritardare l’uscita dal mercato dellavoro di cinque anni. In Svezia, Danimarca, Portogallo eRegno Unito il tasso di occupazione della fascia di popola-zione – anni era già nel superiore al %. Fino adoggi solo Germania, Irlanda, Cipro, Paesi Bassi e Finlandiahanno innalzato il tasso di occupazione secondo l’obietti-vo di Stoccolma. Nessuno dei paesi dell’Unione Europeaè riuscito invece a raggiungere l’obiettivo di Barcellona(Zaidi, Zólyomi ).

Buona parte della partita dell’invecchiamento attivosi sta giocando, in definitiva, sul piano dell’inclusivitàdei sistemi di impiego, sulla qualificazione di una forza

. Questo paragrafo ripropone, in una articolazione nuova ed avanzata,i contenuti dell’articolo Invecchiamento attivo come capacità e pratiche dasperimentare e imparare (Tesauro ).

. Agli inizi degli anni ’ nasce il concetto di “invecchiamento produt-tivo” poi evolutosi in “invecchiamento attivo” negli anni ’, in occasionedell’Anno Europeo degli anziani ().

. Memory: il laboratorio narrativo

lavoro dall’età media crescente, sulla posticipazione dellatransizione al pensionamento (Zanfrini ).

Ma l’enfasi posta sulla dimensione lavorativa circoscrivela vita attiva esclusivamente alla sfera della produzione.Tuttavia se schiacciato esclusivamente sulla dimensionedel lavoro produttivo, il concetto risulta riduttivo e finisce,tra l’altro, per riprodurre le diseguaglianze prodotte dalmercato del lavoro. Cosa può significare invecchiamen-to attivo per le donne anziane mai entrate nel mercato,escluse dai circuiti ufficiali di partecipazione? E cosa potràmai significare per le giovani donne lavoratrici precarie,flessibili, che faticano a confezionare carriere lavorative econtributive sicure e continuative?

Ma il lavoro produttivo per il mercato non costituiscepiù l’unica forma di attività attorno a cui ruota l’organiz-zazione sociale e la vita degli individui. L’OMS definisceinfatti invecchiamento attivo Un processo per ottimizzare leopportunità per la salute, la partecipazione e la sicurezza alfine di migliorare la qualità della vita delle persone. Questadefinizione inclusa nel documento finale della SecondaAssemblea mondiale sull’invecchiamento (Madrid ) èad oggi quella più condivisa e pertanto ampiamente citata.Stante questa definizione “attività” implica una continuapartecipazione delle persone anziane nell’ambito socia-le, economico e culturale e non solo l’abilità di esserefisicamente attivo e di partecipare al mercato del lavoro.

In questo scenario si colloca il recente dibattito sull’invec-chiamento attivo che mette sempre più a tema l’opportunità

. Solo recentemente i documenti dell’Unione Europea fanno riferi-mento ad altre forme di attivazione che non riguardano unicamente il lavoroper il mercato, quali il lavoro informale di cura, l’impegno volontario e laformazione permanente (Commission of the European Communities ).

. In proposito si citano alcuni convegni specifici: Active Ageing, Active

La narrazione come pratica di attivazione

di una riflessione scientifica che superi l’assunto che solo illavoro retribuito costituisca la vera forma di attivazione, ravvi-sando l’opportunità di approcci di ricerca alternativi a quellidi tipo economicista, in grado di sottrarre il concetto di atti-vazione da una logica efficientista e di inserirlo in una cornicepiù ampia, capace di decifrare la molteplicità delle forme diattivazione compresenti nella vita delle persone.

Nel solco di questa riflessione il progetto Memory con-cettualizza una dimensione soggettiva di attivazione chenulla a che fare con il lavoro produttivo, ma che invece si rife-risce alla molteplicità, mutevolezza e fluidità delle formedi attivazione che il soggetto può agire (Balbo ) inqualunque fase del processo di invecchiamento.

Assume la prospettiva psicosociale che, soprattutto apartire dalla metà degli anni ’, ha messo a tema l’in-vecchiamento attivo riferendosi in linea di massima a unacondizione di adattamento soggettivo che può realizzarsicon il passare degli anni (De Beni ). In questa pro-spettiva diversi studiosi spiegano il concetto a partire dalbenessere psico–fisico e dalla qualità di vita, enfatizzandoora l’autonomia funzionale e le capacità cognitive, ora lavita relazionale e la soddisfazione personale, ora l’impegnosociale e la partecipazione (box ).

Participation and Active Welfare The Contribution of Lifelong Learning, Milano,Università Cattolica del Sacro Cuore, novembre ; Working Together inan Ageing Society, organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e MiltonKeynes Age UK, e svoltosi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milanodal al giugno ; Ageing Workforce and Social Sustainability into theperspective of the Demographic Change, convegno organizzato dal Centro diRicerca WWELL Work Welfare Enterprise Lifelong Learning e dall’UniversitàCattolica del Sacro Cuore, Milano novembre ; La promozione dell’in-vecchiamento attivo: strategie europee a confronto organizzato dalla RegioneAutonoma Friuli Venezia Giulia, da Quaderni Europei sul Nuovo Welfare, daA.R.I.S. Associalzione Ricerca sull’Invecchiamento, Trieste ttobre .

. Memory: il laboratorio narrativo

Box 1.Definizioni di invecchiamento positivo, con successo, ottimale, attivo.

Havighurst (1953; 1961)Successful aging

Assenza di malattia, soddisfazione per la vita, appoggio so-ciale, stare bene con se stessi, agire in accordo con valorie credenze proprie

Williams e Wirths (1965)Successful aging

Soddisfazione per la vita, impegno sociale, stare bene conse stessi. Capacità di adattamento: risolvere difficoltà eminimizzare gli effetti delle perdite

Palmore (1979; 1995)Successful aging

Longevità, salute (assenza di malattie), soddisfazione perla vita

Fries (1989)Aging wellFries (1990)Successful aging

Risorse sociali, attività, sicurezza materiale, funzionamentofisico e mentale. Capacità di adattamento: massimizzare lasperanza di vita e minimizzare il declino

Ryff (1982; 1989b)Successful aging

Stare bene con se stessi; agire in accordo con i proprivalori e credenze. Autoaccettazione, relazioni positive congli altri, mete nella vita, autonomia, sviluppo personale,competenza ambientale

Butler e Gleason (1985)Productive aging

Produttività, partecipazione e impegno con la vita

Rowe e Kahn (1987; 1997; 1998)Successful aging

Bassa probabilità di malattia, alto funzionamento cognitivo

Blazer (1990)Successful aging

Vitalità personale, resistenza, flessibilità, autonomia econtrollo, equilibrio tra persona e ambiente

Baltes e Baltes (1990b)Successful aging

Un processo di adattamento che implica strategie diselezione, ottimizzazione e compensazione

Baltes e Carstensen (1996)Successful aging

Soddisfazione con la vita e benessere soggettivo, perce-zione di sostegno sociale; salute fisica, abilità funzionali;resistenza o capacità vitale; educazione e rete sociale

Schulz e Heckhausen (1996)Successful aging

Invecchiamento con successo come funzionamento car-diovascolare e polmonare, assenza di incapacità, buonfunzionamento intellettuale e cognitivo, controllo primario,dominio fisico e artistico

Vaillant (2002)Healthy aging

Buona salute fisica, sociale ed emotiva. Invecchiare be-ne implica la capacità di dimenticare, di perdonare esperimentare allegria

Lawton (1983)Good life

Competenza comportamentale (salute, percezione, com-portamento motore e cognizione), benessere psicologico(ottimismo, felicità, equilibrio tra mete desiderate e con-seguite) qualità di vita percepita (famiglia, amici, attività,lavoro, domicilio, status socioeconomico)

Fonte: De Beni 2009.

La narrazione come pratica di attivazione

Nel medesimo approccio Von Faber e colleghi () te-matizzano l’invecchiamento attivo come capacità di adatta-mento al cambiamento sganciando il concetto dal benesserepsico–fisico e dalla qualità di vita, e legandolo invece allestrategie che il soggetto può metter in atto per affrontare ilcambiamento. Questa prospettiva porta alla ribalta l’agireindividuale assumendo, di fatto, che qualsivoglia agire indi-viduale è una forma di attivazione. In questa prospettiva sitematizza quindi l’invecchiamento attivo dal punto di vistadelle attività e corsi di azione che il soggetto può agire.

Memory muove i primi passi nell’alveo di questo ap-proccio rivolgendo lo sguardo ad una specifica forma diagire che è il parlare di sé agli altri. Recupera perciò inizial-mente la lezione di Demetrio e la sua idea di autobiografia.

L’emergere del pensiero autobiografico non è il piacere diparlare di sé, fra sé e sé, a se stessi, o la necessità di ritrovarequalche sperduto ricordo, è invece l’insieme di ciò che si èstati e si è fatto, è quindi una presenza che a un certo puntoci accompagna e si muta in un progetto narrativo. (Demetrio p. –)

L’autobiografia non è dunque “monologo interiore”né tantomeno ricerca minuziosa del tempo perduto e poiritrovato (Proust –). L’autobiografia è un viaggiointeriore che riporta l’individuo a se stesso, lo rivisita egenera un nuovo sé. Un sé che, nello spazio autobiografico,si materializza come autore e attore protagonista. Il rac-contarsi in altri termini consente a chiunque di scoprirsiartefice del proprio destino, protagonista in prima persona.E da questa presa di coscienza su se stessi scaturisce la nar-razione che risveglia ad un presente rinnovato e consentedi immaginare un futuro ancora possibile.