· nel corso di un progetto del programma “la ricerca come mestiere” gli studenti...
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In copertina: il logo marchio di Chiara Boschetto risultato vincitore del concorso realizzato la scorsa primavera in collaborazione con la Fondazione Ahref. Nel corso di un progetto del programma “La ricerca come mestiere” gli studenti dell’Istituto delle Arti “F. Depero” di Rovereto hanno realizzato 23 disegni originali. Tra questi una commissione, formata da Andrea Simoni – Segretario generale di FBK, Anna Scalfi – Artista, Mauro Cappelletti – Artista, Dario De Cesaris – Esperto in comunicazione, Bruno Caprile – Ricercatore FBK, Giuliano Muzio – Responsabile Area Innovazione e Rela-zioni con il Territorio FBK, Micaela Vettori – AIRT responsabile programma FBK JUNIOR, ne ha selezionati tre tra i quali è stato dichiarato vincitore quello che ha raggiunto il gradimento più alto da parte del pubblico votante.
Il logo Junior, da me proposto, ha come messaggio gli interrogativi a cui la scienza ad oggi non riesce a dare delle risposte. Il logo si propone con un font base, senza modifiche nella forma delle lettere, tagliato orizzontalmente da un rettangolo che nasconde la parte centrale delle lettere J,U,N,R, mentre I e O sono state tagliate in negativo per evidenziare l'IO, io come la volontà di mettersi in gioco, nel proprio lavoro e professione, sempre ed in prima persona.
Chiara Boschetto
Il programma FBK JUNIOR è sostenuto da
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"Lo introduttore ha per nimici tutti quelli che degli ordini vecchi fanno bene, et ha tepidi defensori tutti
quelli che delli ordini nuovi farebbano bene. La quale tepidezza nasce, parte per paura delli avversarii,
che hanno le leggi dal canto loro, parte dalla incredulità delli uomini; li quali non credano in verità le co-
se nuove, se non ne veggono nata una ferma esperienza"
Nicolò Machiavelli 1513 (Il Principe, Torino 1961, p. 28);
“Cambiare implica una responsabilità gravosa e spesso il cambiamento può assumere le sembianze di
una sconfitta. Ma è un perdere per ritrovare.
Sapendo che per ritrovare occorre tentare, sperimentare anche l’incerto, con coraggio e continuità”
Bruno Kessler
“...per affrontare grandi problemi, basta che ognuno faccia ciò che sa fare meglio ….”
Miloud Oukili
IL PROGETTO LA RICERCA COME MESTIERE, LA TECNOLOGIA NEI MESTIERI
La Fondazione Bruno Kessler assume l’apertura al territorio che la ospita e la sostiene, come parte inte-grante della propria missione e riconosce come proprio anche l’impegno di collaborare con il mondo della scuola per motivare le scelte vocazionali degli studenti, limitare il consumo passivo e alienante delle tecnologie ed elevare la consapevolezza sul loro impiego nel ventaglio delle attività professionali.
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Dalle narrazioni che compongono questo fascicolo emergono due componenti importanti per dare
senso all’impegno che abbiamo assunto con il programma FBK JUNIOR: la passione per il proprio
mestiere e la fiducia nelle generazioni che raccoglieranno la nostra eredità.
I titoli e le descrizioni delle attività che Ricercatori, Scuola e Ragazzi hanno condiviso in questi ultimi tre
anni testimoniano che l’esposizione alla ricerca, il viverla fianco a fianco con chi la fa quotidianamente,
consente di comunicare tematiche sofisticate e difficili e di trasmettere conoscenze altrimenti
incomprensibili per chi non ha livelli di formazione almeno universitaria. Leggo infatti tra le righe la sod-
disfazione dei ragazzi e nelle parole di Docenti e Dirigenti scolastici, che l’impegno e la dedizione dei
Ricercatori di FBK hanno fatto breccia nelle menti e nei cuori.
Due risultati di cui sono molto lieto. La società contemporanea non trasmette ai giovani stimoli sufficienti
per renderli capaci di affrontare la sfida continua di migliorare le proprie conoscenze e competenze;
con la collaborazione tra loro ed i ricercatori, cerchiamo di far sì che essi scoprano le proprie
inclinazioni naturali e le valorizzino, sviluppando gli strumenti intellettuali e cognitivi necessari a
trasformare la ricerca come curiosità in ricerca come professione.
Collaboriamo a fornire strumenti utili perché i nostri ragazzi sappiano alimentarsi nella curiosità
dell’apprendere, nel rimanere aperti al nuovo e nella capacità di affrontarne le difficoltà e le fatiche.
Queste capacità vanno adeguatamente riconosciute e sviluppate in un clima accogliente, di fiducia e di
rispetto reciproco, che la nostra Comunità di Ricercatori ha evidentemente saputo trasmettere.
Il fattore comune è la passione per la ricerca e la volontà di accogliere la sfida che essa pone nel lavoro
di ogni giorno: saper fare ricerca significa saper porre in discussione giorno dopo giorno le proprie
convinzioni e conoscenze, e quindi crescere intellettualmente e moralmente. Stiamo sviluppando un
programma non facile né scontato e lo documentiamo nella forma semplice della narrazione, per
consentirci di avere una base sulla quale riflettere, sia per capire se abbiamo raggiunto degli esiti
positivi, sia per rilevare ostacoli e manchevolezze; per comprendere se ci permette di collaborare
efficacemente con i giovani, aiutandoli a trasformare curiosità ed entusiasmo in vera crescita
intellettuale.
Il Presidente
Massimo Egidi
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Il fascicolo è frutto della collaborazione di tutti gli autori Le fotografie provengono dagli archivi di FBK Impaginazione e composizione grafica: Stefania Mattedi e Luisa Perenthaler Coordinamento: Micaela Vettori
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Il Presidente di FBK
Esporre alla ricerca
Web Valley
Un primo bilancio e gli elementi problematici
La voce della scuola
La voce dell’Università
Massimo Egidi
Bruno Caprile
Cesare Furlanello
Micaela Vettori
Emanuela Antolini
Francesco De Pascale
Tiziana Rossi
Laura Zoller
Marco Ronchetti
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Anno Scolastico 2012-2013: esperienze che continuano e nuove proposte
La sfida e i premi di FBK
Concorso di idee per applicazioni TreC
FESTA [va] a scuola
Fotonica e nanotecnologie: specializzazione
intelligente per l’innovazione della società
Transistor elettrochimici per caratterizzazione di
soluzioni in regime dinamico
Il Vuoto
Cordata: una rete per misurare i raggi cosmici
La voce della scuola
Esperimenti di letture digitali nel progetto Sèduco
Andrea Simoni
Stefano Forti
Tatiana Arrigoni
Maurizio Ferrari
Tullio Toccoli
Claudio Corradi
Ignazio Lazzizzera
Maria Pezzo
Andrea Bolioli
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La voce della scuola
Un po’ di storia con il progetto “comunicare in rete”
Cultura aperta e mappe geografiche libere
Come raccontare i numeri della fisica moderna
Dalla fabbrica al sole
La voce della scuola
La voce degli studenti
Il quarto stato della materia: il plasma nella scienza
e nella natura
Smart Textiles
La voce della scuola
I Turchi Meccanici
La voce degli studenti
Digital Mountain per nuovi esploratori
Ricercando si cresce
La voce degli studenti
Giorni da biofisico
L’arte nella Ricerca
L’intelligenza artificiale debutta in società
La voce degli studenti
EagleEye: a case study for space system to
software refinement
La voce della scuola
Concetti, le cellule di un’ontologia
Silva Filosi
Alessandra Potrich
Massimo Bersani
Amos Collini
Gianfranco Festi
Erika Masera, Simone Omodei e
Daniele Zanella
Monica Tomasi
Gloria Gottardi
Ruben Bartali
Michele Bommassar
Luisa Bentivogli
Davide Dal Bosco
Michele Zanin
Marco de Nicola
Gabriele Faes
Cecilia Pederzolli e
Mauro Dallaserra
Massimo Zancanaro
Angelo Susi
Valentina Simoncelli e Valeria Strosio
Alessandro Cimatti
Luca Bonetti
Loris Bozzato e Chiara Di Francescomarino
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INDICE
Anni Scolastici 2008-2012
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ESPORRE ALLA RICERCA
L'idea, o forse meglio, l'ipotesi che attraversa ed informa
il lavoro che illustriamo in questo fascicolo è una sola;
semplice e retrospettivamente ovvia: che il modo miglio-
re per avvicinarsi alla ricerca, per imparare a conoscerla
e a diventarne protagonisti, sia proprio quello di farla; di
cimentarcisi in prima persona, con la ricerca, nei luoghi
dove si fa e con le persone che la fanno. D'altronde, si
dirà, che l'arte la si impari in bottega lo sapevano già
bene i maestri del nostro Rinascimento. Così, nella bot-
tega del Verrocchio, Leonardo ragazzo immortalava --
da par suo -- figure alle quali il maestro non avrà forse
voluto, o magari avuto il tempo, di prestare la sua mano.
Si addestrava, Leonardo, a cose più grandi, mentre da-
va “il suo contributo” -- come diremmo oggi con avvertita
quanto scialba locuzione. Ma quando si tratta di capire
come avvicinarsi ed avvicinare altri alla ricerca, forse
ancor più calzante, e certamente più vicina alla nostra
esperienza di quanto non possa essere quella della bot-
tega rinascimentale, è la metafora della lingua. Quella
dell'apprendere, ovvero, una lingua che non sia nostra
nativa. Qui, come tutti sappiamo, non vi possono essere
infingimenti. Certo ci sono i corsi multimediali che si
comprano in edicola: miracolosi in 10 comode lezioni; le
venerande audiocassette da ascoltare nel sonno; le rivi-
ste e i corsi personalizzati presso istituti dal nome altiso-
nante. Ma poi c'è l'esperienza, l'immersione linguistica
“sul posto” e con le persone che con quella lingua ci vi-
vono; con la quale esprimono quotidianamente i loro
pensieri più banali, o più intimi; o più alti. Ed è lì (sarei
tentato di dire solo lì) che la lingua entra dentro di noi. O
noi dentro di lei; che, insomma, ce ne innamoriamo. Co-
sì, crediamo, è per la ricerca.
Come quasi tutte le ipotesi decenti anche la nostra non
nasce da un'improvvisa folgorazione, ma è semmai il
risultato di un appassionato (ma certo non esclusivo, e
nemmeno preponderante) tentare e ritentare modi e for-
mule per trasmettere la conoscenza della ricerca e dei
suoi problemi alle generazioni giovani e giovanissime.
Questo nostro fascicolo trasuda di esperienza; di storie,
anche personali. A fronte di tanta immediatezza e con-
cretezza, può venir fatto di pensare che il valore di un'i-
dea, di un'ipotesi per di più così scontata, non possa
essere altro che ben misera cosa. Che cosa potrebbe
mai aggiungere un'idea, specie se così debitrice di espe-
rienze che l'hanno preceduta e preparata, a quello che
già l'esperienza stessa ci trasmette con tutta la sua for-
za? Lasciamo cadere qui, mentre lo poniamo, il millena-
rio quesito filosofico. Ma per noi, questa nostra ipotesi di
lavoro è stata fertile, e crediamo possa esserlo anche
per altri.
Certamente ci ha permesso di mettere meglio a fuoco il
ruolo che alla Fondazione spetta in un più ampio siste-
ma di relazioni. Di asserirlo, anche, questo ruolo, distin-
guendolo da altri altrettanto importanti: da quello della
divulgazione strettamente intesa (scientifica e non), dalle
esposizioni museali, dai festival scientifici, ed anche dal-
le forme (pur talvolta scomposte) nelle quali la ricerca ed
il pensiero scientifico entrano in modo crescente nel di-
battito pubblico.
Come ogni sistema complesso di relazioni, codici e valo-
ri -- come la lingua -- la ricerca non è monolitica, ma
multiforme nei suoi problemi e nelle sue pratiche. Altrove
abbiamo già avuto modo di illustrare e proporre alcune
delle forme attraverso le quali crediamo che la nostra
ipotesi possa essere posta alla prova. Ma è qui, nelle
pagine che seguono che si tiene il processo, un'udienza
per pagina. È tempo dunque di lasciare spazio ai suoi
protagonisti, i giovani e le persone che li hanno seguiti.
La corte siete voi lettori.
di Bruno Caprile
Responsabile dell’Unità Valutazione della Ricerca
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WEB VALLEY
Il progetto WebValley è una iniziativa speciale tra le diver-
se azioni di FBK per avvicinare i giovani al mondo della
ricerca scientifica. Dal 2001, quasi 250 ragazze e ragazzi
di 18 anni hanno partecipato a questa scuola estiva o in-
ternet camp della durata di tre settimane. Nato per scom-
messa come progetto pilota da un gruppo di ricercatori,
WebValley ha mantenuto tra le sue caratteristiche origina-
li quella di offrire un’esperienza di ricerca interdisciplinare
particolarmente creativa, in cui le tecnologie web sono
uno strumento importante, ma soprattutto, permettono di
avvicinarsi alla cultura del dato e alla soluzione di proble-
mi complessi tramite il lavoro di gruppo.
WebValley si caratterizza per l’attenzione ai sistemi soft-
ware open source e a problemi di interesse etico che ori-
ginano da dati ambientali e riguardano la salute umana.
Anche la situazione è particolare, perché la scuola si tiene
in un laboratorio tecnologico che viene allestito in un pic-
colo paese di montagna, permettendo di dimostrare che il
futuro dell’innovazione è possibile anche in aree periferi-
che che abbiano però alta qualità ambientale e un’ottima
connessione alla rete. Il progetto punta a far vivere il pro-
cesso di formazione di un ricercatore in tempi rapidi e in
un setting costruito intenzionalmente per favorire il lavoro
scientifico in team. Si creano così anche legami molto forti
che durano nel tempo: molti studenti nel percorso univer-
sitario hanno scelto una disciplina scientifica e sono rima-
sti in contatto con gli altri corsisti e con i tutor, creando
una comunità di ex-alunni ed ora studenti sono diventati
di Cesare Furlanello
Responsabile dell’Unità di Ricerca PMBE - Predictive Models for Biomedicine & Environment
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loro stessi colleghi in FBK e tutor
di WebValley. D’altra parte, Web-
Valley ha permesso di vedere in
azione le capacità di giovani nel
costruire nuovi strumenti, per-
mettendo di intuire il potenziale
delle nuove generazioni di scien-
ziati.
Un elemento evidente nei proget-
ti sviluppati a WebValley è l’esplorazione creativa dello
stato dell’arte nel software open source e nei dispositivi
che permettono di rendere accessibili dati complessi.
Se già nel 2001 si è costruito un sistema web che per-
metteva di georiferire foto e filmati, WebValley ha conti-
nuato a trasformarsi e cercare nuove sfide: dal 2011 la
scuola è internazionale, ed accoglie dagli USA e
dall’Europa i finalisti del premio Intel ISEF, la principale
competizione scientifica internazionale per giovani, in
collaborazione con l’Ambasciata Italiana di Washington
e il progetto Lauree Scientifiche MURST. La lingua uffi-
ciale è l’inglese, con la presenza di esperti internaziona-
li, la collaborazione con organizzazioni come l’OCSE e
UNEP e con i centri di ricerca nazionali e regionali, e
progetti sempre più innovativi come l’ecoinformatica
per il cambiamento climatico nel 2010 e 2011 e la bioin-
formatica nel 2012, utilizzando sia il web che le interfac-
ce basate su dispositivi mobili e l’interazione tramite
interfacce Kinect.
Per saperne di più:
Il sito ufficiale: http://webvalley.fbk.eu
La collezione dei video (in Italiano e Inglese): http://
webvalley.fbk.eu/sp/video/
C. Furlanello, R. de Filippi, C. Dolci, G. Jurman. Giovani
e ricerca: il progetto WebValley. Form@re, n.76, 2011
(http://formare.erickson.it/wordpress/it/2011/giovani-e-
ricerca-il-progetto-webvalley/)
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UN PRIMO BILANCIO
E GLI ELEMENTI PROBLEMATICI
Rassicurata dalle testimonianze qui raccolte, con Bruno Caprile possiamo dire che il bilancio ad oggi dell’impian-to dato all’insieme delle attività, è positivo.
Ci riconosciamo di aver perseguito con coerenza l’equili-brio tra strutturazione e flessibilità. Siamo usciti infatti dall’estemporaneità delle molteplici iniziative nate dagli entusiasmi e dalla creatività di tanti singoli protagonismi, e abbiamo fin qui tenuto fede al perimetro dato al pro-getto, rimanendo aperti alla sua reinterpretazione critica. Raccontare le esperienze svolte, con la penna e i nomi dei loro protagonisti, risponde ad uno dei nodi problema-tici che abbiamo individuato e che qui vogliamo condivi-dere con la rete fiduciaria e collaborativa che si è creata tra la Fondazione e le Scuole.
La documentazione è infatti necessaria per favorire una complessiva condivisione di obiettivi e metodi anche con i principali partner finanziatori, come il Socio Fondatore Provincia Autonoma di Trento - e la collettività – per il riconoscimento delle risorse di tempo e competenze spese per la realizzazione del programma. È fondamen-tale per avviare riflessioni costruttive orientate al costan-te miglioramento delle idee, delle proposte e della loro gestione. Non solo, è strumentale anche a valorizzare, dandogli visibilità, il contributo che tutti i partecipanti hanno dato pur senza specifici e tangibili riconoscimenti.
La difficoltà maggiore di FBK JUNIOR è costituita dal contemperare il fatto di accogliere innovazioni anche metodologiche – come risultato di una pratica partecipa-tiva applicata e accogliente di sempre nuove sollecita-zioni e opportunità – con il mantenimento e la costruzio-ne della identità del programma come riflesso della mis-sione istituzionale FBK.
Nel corso dell’esperienza fin qui fatta abbiamo rilevato come problematico il limite oggettivo del programma in termini numerici, che si rivolge necessariamente a gio-vani che fisicamente possano essere ospitati nei locali della Fondazione, il cui numero deve essere compatibile con le attività di ricerca e per i quali i trasferimenti gior-nalieri siano affrontabili. Soltanto in parte tale limite è mitigato dall’estensione dei progetti annuali ad intere classi, all’interno delle quali selezionare gli studenti più motivati per le attività di stage.
Non abbiamo ancora strumenti per la motivazione all’im-pegno dei ricercatori, dei docenti e dei ragazzi; la rispo-sta, come dimostra questa raccolta di esperienze, è ge-nerosa. Sarebbe tuttavia necessario da parte delle istitu-zioni un riconoscimento più deciso che consenta di pro-muovere le attività ma anche, se opportuno, di selezio-narle, rimuovendo gli ostacoli di carattere finanziario ed eventualmente organizzativo.
Esporsi alla ricerca, partecipare ai progetti finanziati dal-le agenzie nazionali e internazionali, e sperimentare tec-nologie innovative sono attività non facili e impegnative che richiedono motivazioni forti e l’accettazione del rigo-re imposto dal mondo della scienza. Ne consegue una
necessaria selezione di merito. La qualità nella comunità scientifica è determinata da indicatori oggettivi e il con-cetto della reputazione si basa sul merito riconosciuto dai pari. Sono valori che vanno condivisi e applicati an-che ai partecipanti al programma, trovando modalità che salvaguardando la qualità dei progetti, premino oltre alle capacità, passione, curiosità e disciplina.
Rispondono a questo difficile tema le due iniziative di qualificazione e riconoscimento concretizzate nei bandi premio istituiti da FBK. Con un viaggio in un istituto inter-nazionale di ricerca è premiata, nei giorni in cui esce questo fascicolo, la migliore presentazione dell’attività di stage dell’estate 2012 e in questo testo sono pubblicate le proposte alle scuole per l’anno scolastico 2012-2013, formulate in risposta al secondo bando premio indirizza-to alle Unità di Ricerca.
di Micaela Vettori
Area Innovazione e Relazioni con il Territorio
La Ricerca come Mestiere: i numeri
Esposizione alla ricerca
L’esposizione dei giovani alla ricerca, ai suoi problemi e metodi, alle persone che la ricerca ala fanno e vivo-no quotidianamente, suggerite e richieste dai docenti;
2009-2012:
18 accordi triennali
20 progetti annuali
14 Unità di Ricerca FBK coinvolte
90 studenti in stage
Partecipazione ai progetti di ricerca
La partecipazione dei giovani e del mondo della scuo-la ai progetti di ricerca in corso;
2009-2012:
5 Partecipazioni a progetti
5 Unità di ricerca FBK coinvolte
19 Istituti partecipanti
Sperimentazione di nuove tecnologie
La sperimentazione di tecnologie che possono rappre-sentare un contributo all’innovazione del sistema della formazione e della didattica;
2009-2012:
4 sperimentazioni di nuove tecnologie
4 Unità di ricerca FBK coinvolte
9 Istituti partecipanti
4 Spin-off coinvolti
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LA VOCE
DELLA SCUOLA
Emanuela Antolini
Docente del Liceo “G. Galilei” di Trento
L'idea di permettere ad alunni della Scuola Media Supe-riore di avvicinare il mondo della ricerca e la vita dei ri-cercatori divenne realtà per la prima volta una decina di anni fa quando si decise di attivare alcuni stage estivi inserendoli nei progetti Daedalus dei vari Istituti. Que-sta idea iniziale, è maturata nel tempo e ha trovato una sede ideale nella collaborazione con la Fondazione Bru-no Kessler e il suo progetto FBK JUNIOR “La Ricerca come Mestiere”. Dalla possibilità di integrare le nostre esperienze è nata una proposta i cui pregi sono quelli di offrire:
a) agli studenti la possibilità di non essere più solo 'a fianco' dei ricercatori, ma di essere essi stessi partecipi dei progetti di ricerca, diventando così protagonisti e non più solo semplici spettatori;
b) agli insegnanti referenti, informati sulle attività di ri-cerca a cui partecipano gli studenti, la possibilità di ag-giornare e ampliare le proprie conoscenze culturali in ambito tecnico-scientifico sullo stato dell'arte della ri-cerca in FBK.
Solitamente la richiesta per uno stage arriva da alunne ed alunni motivati e disposti a mettersi in gioco. Tra di loro si trovano sia ragazzi che hanno già deciso di intra-prendere un percorso di studi scientifico sia studenti non ancora orientati, spinti da pura curiosità. Di conseguen-za l'esperienza sul campo intrinseca all'attività di stage è sempre positiva poiché permette: ai primi di avvalorare o confutare le proprie scelte per il futuro; ai secondi di focalizzare un possibile indirizzo di studi post-diploma. Tuttavia, penso che il contatto diretto con il mondo della ricerca possa essere di stimolo per qualunque alunno e che esso possa avere una ricaduta positiva nella didatti-ca di ciascun insegnante. Ritengo pertanto di grande validità la possibilità data ad interi “gruppi classe” di par-tecipare alle attività annuali, concordate di volta in volta con i ricercatori, poiché esse hanno la fondamentale funzione di ampliare le conoscenze culturali dei ragazzi incuriosendoli. Un semplice ed immediato indicatore di questo aspetto è dato dai titoli delle tesine portate agli Esami di Stato, che spesso riprendono i temi affrontati negli incontri con i ricercatori.
Ma valore aggiunto del progetto FBK JUNIOR “La Ricer-ca come Mestiere” è a mio avviso la realizzazione della rete di relazioni che si è creata tra le scuole ed FBK, tra studenti, ricercatori e insegnanti destinata ad ampliarsi, a consolidarsi e a divenire il collante dell'intero progetto.
Francesco De Pascale
Dirigente del Liceo “A. Rosmini” di Rovereto
La ricerca come metodo per la soluzione di problemi
La mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma piuttosto, come legna, di una scintilla che l'accenda e vi infonda l'impulso della ricerca e un amore ardente per la verità.
L'arte di ascoltare (De recta ratione audiendi) di Plutarco di Cheronea
Risolvere problemi è una competenza imprescindibile da sviluppare a scuola nei nostri studenti. In questo il mon-do della ricerca può essere di grande aiuto alle scuole.
Il punto di partenza della ricerca infatti non è un argo-mento, ma è sempre la presa di coscienza di un proble-ma. L’approccio metodologico che la ricerca usa per affrontare un problema può essere realizzato con suc-cesso anche a scuola, basta riuscire ad adeguarlo alle conoscenze e competenze degli studenti.
Grazie a FBK che permette alle scuole di partecipare a progetti di ricerca in cui gli studenti possono mettersi in gioco in prima persona.
Tiziana Rossi
Dirigente del Liceo “B: Russell” di Cles
Tirocinio e ricerca: il valore dell’esperienza con FBK
Il valore delle esperienze d’immersione diretta degli stu-denti di secondo grado nei contesti di ricerca avanzata – come nella collaudata e proficua storia di collaborazione del Liceo “Bertrand Russell” di Cles con FBK – trae linfa da una ricca messe di riflessioni teoriche e pratiche di-dattiche. E’ possibile rintracciarvi il contributo delle neu-roscienze alla riflessione pedagogica dal cognitivismo al costruttivismo, fino agli esiti delle CoP (Comunità di pra-tica) wengeriane; sullo sfondo il paradigma sociologico della complessità (Giddens, Morin) e della risk society (Beck). Rilevante, poi, è il presupposto cognitivista di Bruner e Vygotsky, confluito verso la prospettiva neovy-gotskiana del “pensiero pratico in azione” (Scribner).
In sostanza: nella progettazione di contesti di apprendi-mento che mettano la scuola in continuum col mondo del lavoro e della ricerca, centrati su compiti di realtà in contesti stimolanti e ai vertici del rigore scientifico e dell’innovazione, si attivano processi di interazione cultu-rale e di negoziazione cooperativa, in autentici “laboratori di sviluppo professionale” per gli alunni dell’i-struzione secondaria. Senza dimenticare il carattere au-topoietico e metariflessivo della conoscenza, che un effi-cace tirocinio in situazione può attivare al massimo gra-
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do, e la promozione dell’intelligenza connettiva delle “reti della conoscenza” che moltiplicano i talenti e fanno emergere attitudini – magari sino allora “in ombra” - nei giovani in procinto di effettuare le scelte adulte di studio e di lavoro.
Se questi sono i perni teoretici, la modulazione didattica dei percorsi promossi negli anni con FBK ha effettiva-mente conseguito l’obiettivo della co-crescita dei corsi-sti, poiché “la crescita concettuale deriva dalla condivi-sione di prospettive differenti e dal simultaneo cambia-mento delle nostre rappresentazioni interne in risposta a quelle prospettive [...] L’educazione ha il ruolo di pro-muovere la collaborazione con gli altri e di mettere così in evidenza le molteplici prospettive che ci possono es-sere su uno stesso problema in modo tale che il discen-te possa arrivare a una sua propria posizio-ne” (Cunningham).
Se queste sono le premesse pedagogiche, c’è da dire che la cornice di riferimento del tirocinio in situazione è stata sempre concretizzata, nella nostra esperienza con FBK, in un setting realistico, ricco e stimolato dai ricer-catori tutor nei più doversi settori: dalla fisica alle tecno-logie informatiche sino alle scienze naturali e chimiche.
Questo punto ha stretti legami con quello precedente legato al cooperative learning.
L’apprendimento può essere infatti situato nel suo con-testo soltanto collegandosi ad una comunità di pratica, alla comunità cioè che pratica quella conoscenza o in cui quella conoscenza è inserita. Di qui il valore del coinvolgimento esperienziale in laboratorio con ricerca-tori mèntori che, nel mentre forniscono un modello vi-vente di interpretazione del ruolo e del senso della ricer-ca scientifica, chiamano il corsista anche a proporre idee, a elaborare ipotesi progettuali contestualizzate, a lavorare in team, a “mettere le mani in pasta”.
E’ questa la strada maestra che la scuola secondaria di II grado deve perseguire, questa la strategia mirata all’acquisizione consapevole e costantemente metari-flessiva di competenze in situazione, in ambienti “caldi”, ovvero significativi e stimolanti, grazie a strategie di esempio/testimonianza del selezionato corpus di ricer-catori, all’esercizio in situazione dei corsisti, all’insegna-mento per l’apprendimento. Il che, mutatis mutandis, è quello che deve fare il sistema di istruzione e formazio-ne in tutti gli ordini e gradi al suo interno, elaborando un paradigma diverso da quello trasmissivo tuttora impe-rante. Un insegnamento per l’apprendimento è possibi-le, anzi è indispensabile se la scuola italiana vuole con-tribuire alla realizzazione di un’Europa competitiva e coesa, certificare competenze in chiave Eqf e risponde-re alla domanda di occupabilità in un’ottica di promozio-ne del merito e dell’equità (Raccomandazione Parla-mento europeo e Consiglio, 18/12/2006).
Altro spunto, altra faccia della medaglia del valore delle esperienze di ricerca-azione con FBK: la scuola non può non agire nel contesto delle policy territoriali di conti-nuum scuola-lavoro e di sostegno reale all’occupabilità dei giovani. Considero preliminare interpretare il ruolo che la scuola autonoma deve giocare nelle politiche pubbliche del lavoro: non farsi trascinare passivamente in policy eterodirette, ma contribuire a determinarle per-ché è la scuola a detenere, con l’Università e con i centri specializzati, la leva scientifica dei profili di competenza dei futuri quadri professionali.
Una suggestione, dunque. La scuola e gli enti di ricerca faranno veramente sviluppo e innovazione quando agi-ranno stabilmente in sinergia nel nostro Paese. Sarebbe auspicabile in tal senso la costituzione di poli territoriali che vedano sedersi al tavolo di programmazione la rete di scuole superiori e centri di formazione professionale (insieme, le tre gambe del sistema educativo provincia-le: licei, tecnici e professionali), gli enti pubblici deputati alla gestione delle politiche di sviluppo, le aziende, gli ordini professionali e gli organismi di ricerca e cultura per costituire reti di ricerca, sperimentare protocolli di-dattici che validino scientificamente le migliori pratiche, studiare i sistemi formativi e i mercati del lavoro di altri Paesi per creare occasioni di mobilità e scambio di esperienze di studio e di lavoro.
Tale network – scuola, ricerca, policy makers delle politi-che culturali e del lavoro - si configurerebbe come siste-ma aperto, proattivo rispetto all’ambiente in cui l’autono-mia di ricerca, sperimentazione e sviluppo guadagni alla scuola, alla cultura, alla ricerca una forte capacità di incidere sul futuro in senso innovativo.
Ancora: se attivato in una logica di laboratorio perma-nente e non di estemporaneità su progetti spot, il conti-nuum net-form scuola-aziende-istituzioni suggerisce all’istituzione scolastica un nuovo modello di offerta for-mativa integrata tra curricolo formale, non formale e in-formale: alla scuola sta affiancare i decisori politici – proponendo modelli di certificazione condivisi e validati - perché la logica Eqf sostituisca il credenzialismo tipico del nostro Paese che individua nel titolo di studio chiuso dalle norme - e non nelle reali competenze acquisite in situazione - il passaporto di ingresso nel mercato del lavoro.
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Laura Zoller
Dirigente dell’’Istituto Tecnico Tecnologico “G. Marconi”
di Rovereto
Una tra le finalità più alte della Scuola in generale e dell’Istruzione Tecnica in particolare è certamente quella di fornire allo studente le competenze che gli permettano non solo di comprendere e gestire i processi in atto, ma anche di sviluppare le capacità creative e progettuali necessarie per presidiare l’innovazione.
Per questo, uno degli obiettivi più importanti e ambiziosi della nostra Scuola è quello di mantenere saldo e raffor-zare il legame con il mondo della Ricerca e dell’Innova-zione in una prospettiva di sviluppo del territorio: una sfida che l’Istituto Tecnico “G. Marconi” intende cogliere in tutte le sue potenzialità. Da questo punto di vista, la collaborazione con FBK, ed in particolare la partnership nel Progetto FBK Junior, è un’opportunità preziosa in linea con questi orientamenti.
Gli stage dei nostri studenti presso il Centro di Ricerca di Povo consentono loro di vivere in prima persona l’espe-rienza della Ricerca, di comprendere ed apprezzare il valore aggiunto della creatività e dell’intuizione associa-te al rigore dell’osservazione e della documentazione, e - non da ultimo - di conoscere da vicino studiosi appas-sionati del proprio mestiere. Ciò è particolarmente impor-
tante anche in un’ottica orientativa che aiuti i nostri stu-denti a mettere a fuoco interessi e propensioni e li guidi nel processo di scelta verso il mondo lavorativo o verso l’Università.
Curiosità, coinvolgimento, impegno, soddisfazione sono tratti che emergono a chiare lettere dalle loro testimo-nianze che ci permettono di assaporare il gusto di un’e-sperienza particolarmente significativa in cui l’integrazio-ne dei saperi e l’acquisizione di competenze trasversali si rivelano sempre più centrali per la costruzione di quel-la società della conoscenza tanto auspicata dall’Europa.
Il coinvolgimento diretto di docenti e studenti nei vari progetti ha inoltre un altro importante risvolto: quello di portare dentro la Scuola stimoli continui all’innovazione sul piano della didattica in modo che gli stili e i paradigmi della ricerca siano sempre più presente nelle nostre au-le.
A nome della Scuola il più sentito ringraziamento al Pre-sidente di FBK, prof. Massimo Egidi, a tutti i Ricercatori che hanno offerto la loro collaborazione ad accogliere ed accompagnare i nostri studenti e alla dott.ssa Vettori per essersi adoperata con passione perché ciò si potesse realizzare al meglio. Da parte nostra l’assicurazione di un costante impegno perché ciò possa continuare a cre-scere.
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LA VOCE DELL’UNIVERSITA’
Firmando il libretto dopo un esame, mi piace scambia-
re qualche parola con lo studente che ho di fronte: che
scuole hai fatto, come mai ha scelto l’Università di
Trento e in particolare questo corso di laurea, come ti
sei trovato…
Mi capita così di scoprire che alcuni di loro sono pas-
sati da WebValley o da una delle altre iniziative FBK
che portano ragazzi della quarta superiore nei labora-
tori. E in genere si tratta di studenti “bravi”. Se siano
tali perché sono passati da questa esperienza, o se
abbiano scelto l’avventura di un’estate in FBK perché
sono bravi non lo so.
So per certo che la buona riuscita negli studi richiede
vari ingredienti: sicuramente buone qualità intellettive
(che sono come il coraggio di Manzoni: se uno non lo
ha non se lo può dare), ma soprattutto perseveranza
(“Il successo è 10% capacità, e 90% sudore”, prover-
bio nigeriano) ed un misto di passione ed entusiasmo.
E’ proprio quest’ultimo fattore la chiave abilitante, quel-
la che permette di non far sentire la fatica di “sudare”.
Trasmettere una passione è il più bel regalo che un
bravo docente possa fare ai propri allievi, ed è proprio
quello che “FBK Junior” riesce a fare.
E’ interessante che un’iniziativa di questo tipo nasca
proprio in un istituto che non ha la didattica tra le pro-
prie missioni principali. Mi pare sia l’indicatore di una
sensibilità verso il bisogno di ridurre la distanza tra il
cittadino e quel mondo della ricerca che spesso è sen-
tito come la famosa torre d’avorio chiusa ed irraggiun-
gibile. E non solo “il futuro cittadino” (maggiorenne),
perché avvicinare i ragazzi significa coinvolgere indi-
rettamente anche le famiglie. Immagino l’orgoglio delle
mamme che raccontano alle amiche “mio figlio è alla
FBK per un mese”, o la curiosità dei genitori che cer-
cano a cena di farsi raccontare da adolescenti (spesso
riluttanti a parlare di sé in famiglia) delle giornate tra-
scorse “facendo ricerca”. Immagino i racconti ai com-
pagni meno fortunati, che non hanno potuto o voluto
provare questa esperienza. E’ tutto un tessuto sociale
che, tramite l’esperienza del ragazzo, comincia a senti-
re meno estraneo un mondo percepito come lontano.
Forse l’Università sente meno la necessità di tentare
un coinvolgimento di questo tipo: è già piena di giovani
studenti (un po’ più grandi), ha varie iniziative di con-
tatto con il mondo della scuola, offre giornate di “porte
aperte” con funzione di orientamento durante le quali i
potenziali futuri studenti ed i loro accompagnatori pos-
sono visitare le strutture ed i laboratori.
Ad FBK va dunque il merito di aver avuto la voglia e
l’immaginazione necessarie per inventarsi un modo
per avvicinare gli adolescenti. Non è certo facile me-
scolare degli studenti delle scuole secondarie superiori
al mondo della ricerca: il gap di conoscenze necessa-
rie è così grande che a prima vista può fare sembrare
velleitaria un’iniziativa di questo genere. E invece “FBK
Junior” dimostra che è possibile farlo, individuando
delle task che siano alla portata dello studente e che al
tempo stesso siano utili al ricercatore. Servono fanta-
sia e disponibilità, ma evidentemente si può fare. E il
risultato, a quanto mi raccontano quelli che poi diven-
tano nostri studenti, è una avventura indimenticabile
che regala loro un tesoro di passione ed entusiasmo e
li avvicina all’affascinante mondo della ricerca, permet-
tendo anche di smitizzarlo, rendendolo più “umano” ed
accessibile. Questa bella esperienza li incoraggia ad
intraprendere una strada di studio, approfondimento e
specializzazione che sicuramente li renderà più capaci
ed umanamente ricchi. E chissà, magari un giorno,
diventati a loro volta ricercatori o imprenditori, ricor-
dando il loro periodo “FBK Junior” si troveranno ad
aprire le porte ad altri ragazzi.
di Marco Ronchetti
Professore del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell'Informazione dell’Università di Trento
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LA SFIDA E I PREMI DI FBK
Con il programma FBK JUNIOR abbiamo dato una forma strutturata e originale all’impegno che la Fondazione si assume verso le nuove generazioni.
Esporre alle attività di ricerca studenti e insegnanti, farli partecipi dei progetti di ricerca che vinciamo nelle competizioni delle agenzie nazionali e internazionali e sperimentare con loro le tecnologie che ci sembrano poter contribuire positivamente all’innovazione della didattica, sono attività sfidanti.
È una sfida per i nostri ricercatori trovare approcci e metodi seri, capaci di suscitare curiosità e spirito di partecipazione, perché i ragazzi e i loro docenti traggano soddisfazione dalla condivisione della nostra vita quotidiana. È una sfida all’innovazione continua che abbiamo voluto premiare, seppur con un simbolico buono acquisto, attraverso il bando annunciato durante il Festival dell’Economia. Abbiamo chiesto alla ricerca nuovi progetti da presentare alla scuola e pubblichiamo in questo fascicolo le proposti arrivate da Tatiana Arrigoni, Stefano Forti e Maurizio Ferrari, insieme alle tematiche di stage di Tullio Toccoli e Claudio Corradi. Sono proposte che premiamo tutte e le rivolgiamo ai docenti degli istituti superiori del Trentino con orgoglio.
Il programma FBK JUNIOR è una sfida anche per i giovani studenti, che decidono di spendere una parte della loro estate nei nostri studi e laboratori. Anche per loro abbiamo voluto creare un premio che andrà alla migliore presentazione degli esiti degli stage 2012.
Vogliamo con questo premio dare ai ragazzi e ai tutor che li hanno seguiti, un segno importante: nel mondo della ricerca saper presentare, argomentandole, le proprie idee ed attività, è necessario per costruire la reputazione scientifica e lo è altrettanto per vincere le competizioni per ottenere i finanziamenti.
Sono la qualità delle idee e delle competenze dei singoli che concorrono a formare la reputazione delle istituzioni scientifiche come FBK, una reputazione che poniamo al servizio della sfida dell’innovazione per la crescita culturale e lo sviluppo soprattutto del nostro territorio. E ancora per parlare di sfida: la potremo vincere se saremo oggi affiancati e domani superati dai ragazzi che vediamo con piacere percorrere i nostri spazi. A loro, ai ricercatori e soprattutto al mondo della scuola, docenti e dirigenti, il nostro grazie per aver accettato la sfida e viverla con noi.
Il Segretario Generale
Andrea Simoni
ANNO SCOLASTICO 2012-2013:
ESPERIENZE CHE CONTINUANO E NUOVE PROPOSTE
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CONCORSO DI IDEE
PER APPLICAZIONI TREC
di Stefano Forti
Responsabile dell’Unità di Ricerca e-Health
Proposta per l’anno 2012-2013
Il progetto “Concorso di idee per applicazioni TreC” si
inserisce nel contesto più generale del progetto di ricer-
ca e innovazione TreC (Cartella Clinica del Cittadino),
finanziato dalla PAT e realizzato da FBK in stretta colla-
borazione con l’azienda provinciale per servizi sanitari
(APSS).
L’obiettivo del progetto TreC è di progettare e realizzare
una piattaforma di servizi ICT a supporto dei cittadini e
dei famigliari nella gestione quotidiana della loro salute
e cura e delle istituzioni sanitarie nella cura e assistenza
remota di malati cronici presso le proprie abitazioni. La
filosofia di fondo è quella di costruire un sistema modu-
lare integrato costituito da tante e piccole applicazioni,
(ecosistema di applicazioni) che si integrano facilmente
con le pratiche quotidiane dei cittadini e degli operatori
sanitari e che risiedono su differenti dispositivi
(ecosistema di dispositivi). La finalità del progetto TreC
è studiare, in un contesto sperimentale controllato
(partecipazione ad invito) di laboratorio territoriale, gli
aspetti tecnologici, sociali, sanitari, organizzativi e nor-
mativi legati all’utilizzo del sistema TreC. I risultati della
sperimentazione consentiranno al sistema sanitario
trentino di pianificare e facilitare l’introduzione di una
piattaforma di servizi innovativi di sanità elettronica
(TreC_Servizio) a supporto della salute e cura dei propri
cittadini.
Il progetto “Concorso di idee per applicazioni TreC” ha
l’obiettivo da un lato di stimolare le capacità tecnologico/
progettuali degli studenti nell’ambito delle nuove tecno-
logie ICT applicate al tema della salute e dall’altro di far
emergere differenti competenze e attitudini in un conte-
sto di lavoro di gruppo cooperativo. Il presente progetto
può coinvolgere più scuole e classi.
Concorso di idee: in aula verrà presentato il progetto
TreC e verrà fornito agli studenti il contesto di dominio
(salute e stili di vita) e tecnologico entro il quale dovran-
no concepire idee progettuali innovative per il concorso
di idee. L’idea di fondo è di non porre troppi vincoli (se
non quello dell’ambito generale della salute e di una
tecnologia ICT su cui porre maggiore attenzione) e la-
sciare agli studenti la massima libertà di ragionare su
possibili applicazioni nell’ambito della salute che faccia-
no utilizzo della tecnologia scelta. Gli studenti dovranno
comunque occuparsi di verificare la fattibilità dell’idea
progettuale proposta. Le idee progettuali verranno pre-
sentate in un evento presso FBK e verranno valutate da
una commissione di esperti. Le due/tre idee progettuali
più interessanti saranno oggetto della fase successiva.
Seguiranno quindi progettazione, sviluppo prototipale e
test in laboratorio e sul campo delle idee progettuali più
interessanti. Tali attività verranno svolte sia in aula che
presso FBK, con il supporto dei ricercatori del laborato-
rio e-Health e si baseranno su un approccio multidisci-
plinare user-centered.
Lo Stage 2012
L’esperienza di stage ha riguardato la realizzazione pro-
totipale di un Diario della Salute rivolto agli anziani, ba-
sato sull’utilizzo di una applicazione per SmartPhone
che integra tecnologie di prossimità NFC. L’idea innova-
tiva di fondo è che il diario viene compilato non come
avviene normalmente attraverso l’inserimento di dati
nella form di una mobile app ma piuttosto utilizzando lo
SmartPhone come uno strumento fisico, per “toccare”
oggetti (tags) che sono stati associati alle pagine del
diario-NFC. In questo modo anche una persona senza
competenze tecnologiche può tenere il proprio diario. Le
potenzialità dei dispostivi SmartPhone consentono di
implementare ulteriori accorgimenti (come ad esempio il
feedback vocale) in grado di migliorare l’usabilità del
sistema.
Le attività svolte dagli studenti durante lo stage hanno
riguardato i seguenti aspetti:
- Stato dell’arte della tecnologia NFC associata ai di-
spositivi mobile
- Progettazione della mobile app “Diario della salute-
NFC”
- Design grafico di due versioni del diario-NFC: i) la
versione basata su poster-NFC e la versione basata
su quaderno-NFC
- Supporto allo sviluppo della mobile app (effettuata da
tecnologi del laboratorio eHealth)
- Test di usabilità con persone anziane della versione
poster-NFC
- Report finale
Anno 2011-2012
STAGE Diario della salute per anziani basato su tecnologia mobile con NFC SCUOLA I.T.I. “M. Buonarroti” Trento
STUDENTI Davide Pedranz, Tommaso Fellin
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FESTA
[va] A SCUOLA
di Tatiana Arrigoni
Segreteria Generale di FBK
Il progetto FESTA e FBK
Quale partner del progetto europeo FESTA (Female
Empowerment in Science and Technology Academia),
la fondazione Bruno Kessler accetta la sfida di fare di se
stessa, come organizzazione, il proprio oggetto di inda-
gine. Obiettivo di FESTA è infatti la riduzione del gap di
genere nelle istituzioni di ricerca ad indirizzo scientifico-
tecnologico. A tale scopo, i partner di FESTA sono chia-
mati a condurre un'articolata azione di identificazione e
correzione di situazioni che, nella quotidianità lavorativa,
possano ostacolare l'emergere delle qualità professiona-
li delle ricercatrici donne.
Impegnandosi in FESTA, FBK si impegna a riflettere su
alcuni tra i momenti più rilevanti della sua vita organizza-
tiva, e ad intervenire su di essi, se identificati come tali
da poter comportare discriminazioni di genere: processi
formali e informali di decisione e comunicazione vigenti
al suo interno, modalità di supervisione delle/i ricercatri-
ci/ori junior, presupposti culturali condivisi in merito
all'eccellenza nella ricerca, fenomeni di resistenza al
cambiamento...
Finanziato nel contesto del Settimo Programma Quadro
e coordinato dall'Università di Uppsala (Svezia), FESTA
vede la partecipazione, accanto ad FBK, della Siddansk
Universitet (Danimarca), della Rheinisch-Westfaelische
Technische Hochschule Aachen (Germania), della Uni-
versity of Limerick (Irlanda), della Istanbul Teknik Uni-
versitesi (Turchia), e della South-West University Neofit
Rilski (Blagoevgrad, Bulgaria).
L'iniziativa FESTA [va] a scuola
In linea con la volontà, che da sempre ha contraddistinto
FBK Junior “La Ricerca come Mestiere”, di fornire agli
studenti della secondaria superiore occasioni di esposi-
zione e partecipazione all'attività di ricerca che ha luogo
presso la fondazione Bruno Kessler, FESTA intende
“andare a scuola"!
L'iniziativa FESTA [va] a scuola ha i seguenti obiettivi:
- esporre le/gli studenti della secondaria superiore ad
un'attività di ricerca di carattere peculiare svolgentesi
presso FBK (quale indagine di FBK su FBK);
- coinvolgere direttamente le/gli studenti ad iniziative di
ricerca collegate a FESTA, rendendo possibile la loro
diretta partecipazione ad esse, e attuandone un'ade-
guata riproduzione nell'ambiente scolastico;
- sensibilizzare le/i giovani della scuola sul tema
“genere, scienza, tecnologia".
FESTA [va] a scuola intende perseguire tali obiettivi
articolandosi come segue:
- breve attività frontale in classe, dedicata all'illustrazio-
ne del progetto FESTA (obiettivi, partner del consorzio
europeo, ruolo di FBK), all'introduzione della questione
“genere, scienza, tecnologia", all'informazione rispetto
alle forme e alle ragioni dell'impegno dell'Unione Euro-
pea su tale questione;
- partecipazione della/e classe/i coinvolta/e ad eventi
pubblici collegati a FESTA (a partire dal ciclo di brevi
interventi di esperti destinato al pubblico in occasione
del project manager meeting di FESTA, ospitato in
FBK nei giorni 24-26 Ottobre 2012);
- organizzazione di attività pratiche “sul campo", volte a
rispecchiare attività svolte nel contesto di FESTA, in par-
ticolare;
- realizzazione di raccolte dati tramite formulari appron-
tati dagli studenti con il supporto scientifico e tecnologi-
co del personale FBK (dati sulle preferenze di materia,
sul rendimento scolastico per materia, sugli orientamenti
futuri dei ragazzi del triennio, ecc.);
- analisi dei dati secondo il parametro genere;
- analisi volte a considerare il sussistere o meno di dif-
ferenze nei dati raccolti, correlabili alla partecipazione
di una o più classi a FESTA [va] a scuola.
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Anno 2010-2011
STAGE Sistemi dielettrici per la fotonica: fabbricazione, caratterizzazione e possibili applicazioni SCUOLA I.T.T. “G. Marconi” Rovereto, Liceo “A. Rosmini” Rovereto
STUDENTI Alessio Gerola, Luca Dal bosco, Lorenzo Nicoletti
Anno 2011-2012
STAGE Strutture fotoniche in vetro per lo sviluppo di micro-laser SCUOLA Liceo “L. da Vinci” Trento
STUDENTI Federico Bridi, Matteo Buffa
FOTONICA E NANOTECNOLOGIE: SPECIALIZZAZIONE INTELLIGENTE
PER L’INNOVAZIONE DELLA SOCIETÀ
di Maurizio Ferrari
Responsabile dell’Unità di Ricerca IFN - CNR - FBK Institute for Photonics and Nanotechnologies
Tutor Alessandro Chiasera e Andrea Chiappini
L’Unità di Ricerca IFN-CNR-FBK da tempo contribuisce attivamente al successo dell’iniziativa “La Ricerca come Mestiere” promuovendo stage di formazione e ricerca nel campo delle strutture fotoniche e delle loro applica-zioni. Nel 2005 è stata fondata la Piattaforma Tecnolo-gica Europea Photonics21 per promuovere una strate-gia coordinata nel settore della fotonica e nel 2009 la fotonica è stata riconosciuta dalla Commissione Euro-pea come una delle tecnologie chiave abilitanti in grado di affrontare le grandi sfide del nostro tempo e di contri-buire al miglioramento della qualità della vita e a un modello di sviluppo sostenibile. La Fotonica, non solo può dare un forte contributo per trovare nuove soluzioni tecniche ai problemi ancora irrisolti, ma può anche apri-re la strada ad applicazioni che fino ad ora sono ben lungi dall'essere solo immaginate. Su queste premesse l’Unità di Ricerca IFN-CNR-FBK si propone di sviluppa-re un progetto di durata annuale su un percorso di ricer-ca, istruzione e formazione che preveda l’ampliamento delle conoscenze nell’utilizzo della luce e delle sue ap-plicazioni per studenti d’Istituti Superiori e porti, per quelli tra loro più motivati e volenterosi, ad uno stage della durata di quattro settimane in laboratorio.
Obiettivi didattici e scientifici
Il progetto ha come obiettivo principale quello di far par-tecipe lo studente del metodo scientifico, delle procedu-re di fabbricazione, di indagine e della validazione dei risultati con i quali si affronta la ricerca nel campo della fotonica e delle nanotecnologie. Gli studenti partecipa-no alla tematica di ricerca che vede l'impiego di tecni-che sperimentali e teoriche interdisciplinari per lo svi-luppo di strutture fotoniche in vetro. Nello specifico sa-ranno fabbricati e caratterizzati cristalli fotonici e struttu-re attive per il confinamento ed il controllo della luce e delle proprietà di fotoluminescenza. Gli studenti parteci-peranno attivamente ai processi di fabbricazione ed alla caratterizzazione ottica delle strutture realizzate discu-tendo in maniera critica i risultati con i ricercatori sulla base degli obiettivi prefissati.
Nel corso del progetto annuale saranno effettuate lezio-ni in classe da parte di ricercatori e tecnici dell’Unità di Ricerca IFN-CNR-FBK su vari aspetti della fotonica e delle nanotecnologie concordati con il docente respon-sabile così come visite presso i laboratori dell’istituto. E’ utile evidenziare come l’attività progettuale, oltre al con-
tenuto formativo riguardante la conoscenza in scienze fisiche e chimiche, presenti l’acquisizione di conoscen-ze riguardanti ricadute pratiche quali lo sviluppo di pos-sibili applicazioni nel campo dell’energia, della sensori-stica, delle telecomunicazioni e delle sorgenti di radia-zione. L’attività di progetto sarà condotta in piena condi-visione con il docente, creando le condizioni affinché gli studenti possano discutere e giudicare i risultati da loro ottenuti, tenendo conto delle possibili applicazioni di quanto hanno fabbricato ed investigato.
Conclusioni
I giovani studenti saranno fortemente incoraggiati a gio-care un ruolo attivo nel trasferimento della conoscenza scambiando informazioni e competenze con i compo-nenti dell’Unità di Ricerca IFN-CNR-FBK, rafforzando la loro motivazione alla conquista della conoscenza come bene collettivo e offrendo loro la possibilità di far parte con profitto di un gruppo di ricerca.
Referenze
- S. Valligatla, A. Chiasera, S. Varas, N. Bazzanella, D. N. Rao, G. C. Righini, M. Ferrari, “High quality factor 1-D Er3+-activated dielectric microcavity fabricated by rf-sputtering”, Optics Express 20 (2012) pp. 21214–21222.
- http://www.photonics21.org/
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Unità di Ricerca IMEM - CNR - FBK - Istituto dei Materiali per l'Elettronica ed il Magnetismo
Responsabile Roberto Verucchi
Transistor elettrochimici per caratterizzazione di so-
luzioni in regime dinamico
di Tullio Toccoli
A chi è rivolto: Il progetto di stage descritto di seguito è
rivolto prevalentemente a ragazzi provenienti dall'Istituto
Tecnico Industriale (ITI), per via della loro preparazione
più specifica rispetto agli argomenti trattati
(prevalentemente chimici, elettrotecnici o meccanici). Ma
può essere rivolto anche a ragazzi/e provenienti da altri
istituti che vogliono cimentarsi con la programmazione e
con problemi legati alla realizzazione/assemblaggio di
apparati sperimentali.
Abstract: Il progetto di stage riguarda la progettazione e
realizzazione di un apparato di mini-fluidica per poter
utilizzare sensori elettrochimici, basati su transistor orga-
nici realizzati all'interno dei laboratori IMEM-CNR-FBK,
per caratterizzare diversi tipi di soluzione in un regime
dinamico. Lo scopo è quello di realizzare un apparato
che possa essere completamente governato da remoto
e che permetta un'ottimizzazione dei processi legati al
monitoraggio di soluzioni tramite transistor elettrochimici.
Contesto in cui è sviluppato il lavoro di stage: Una
delle attività di ricerca all'interno dei laboratori IMEM-
CNR– FBK riguarda lo sviluppo di transistor elettrochimi-
ci basati su materiali polimerici (OECT - Organic Electro-
chemical Transistor) per la caratterizzazione di soluzioni
acquose e biologiche con lo scopo di individuare all'in-
terno di esse la presenza di alcuni tipi di sostanze anali-
te. Questi dispositivi elettrochimici possono essere utiliz-
zati sia per il monitoraggio di eventuali inquinanti pre-
senti in acque (i.e. rivelazione di metalli pesanti), sia so-
prattutto per la rivelazione di particolari molecole all'in-
terno di soluzioni biologiche, quali ad esempio medicinali
o marker utili per l'individuazione precoce di stati di ma-
lattia. Questa seconda applicazione di questi dispositivi
è quella maggiormente studiata ed usata all'interno dei
nostri laboratori.
Il lavoro svolto presso IMEM relativamente a tali disposi-
tivi (OECT) si è centrato principalmente verso la loro
realizzazione con tecniche a basso costo e che permet-
tano una grande flessibilità nella preparazione del dispo-
sitivo. Si è cioè puntato a sviluppare metodi realizzativi
che diano la possibilità di realizzare diverse geometrie in
modo da potersi adattare facilmente al tipo di applicazio-
ne richiesta. Questo risultato lo si è ottenuto sviluppando
una tecnica di "disegno" simile all'ink-jet printing e appli-
candola alla deposizione del materiale attivo, il polimero
conduttore. Sostanzialmente il tutto viene fatto utilizzan-
do un pantografo in grado di muovere una siringa sui 3
assi (X, Y e Z) con la quale si disegna su di un substrato
opportuno (vetro, silicio, plastiche) il dispositivo. Ciò per-
mette una notevole flessibilità sia per quanto riguarda le
geometrie sia per quanto riguarda i tipi di substrati utiliz-
zabili.
I dispositivi OECT realizzati sono stati inoltre utilizzati in
diverse applicazioni nell'ambito di alcuni progetti finan-
ziati a livello locale dalla provincia autonoma di Trento e
dalla Fondazione Caritro. In particolare abbiamo testato
gli OECT da noi realizzati in diversi campi quali: i) In so-
stituzione di elettrodi standard ad Ag/AgCl in sistemi per
rilevare la formazione di pori in membrane bi-lipidiche. ii)
Si è studiata la biocompatibilità del materiale e come le
cellule si comportano se viene fatta passare corrente
all'interno del dispositivo. iii) Utilizzo dei dispositivi per
rilevare la carica superficiale di nanoparticelle d'oro rico-
perte con polimeri usati per la loro solubilizzazione e
stabilizzazione in soluzioni acquose. iv) Rivelazione di
farmaci tumorali (doxorubicina) contenuti in nanoparti-
celle d'oro usate come vettori di trasporto.
Descrizione del progetto: Il lavoro che si propone ai
ragazzi per lo stage si basa sulla realizzazione di un ap-
parato che permetta l'utilizzo di questi OECT in un siste-
ma dinamico di scambio di soluzioni. Sostanzialmente
attraverso un sistema di pompe e di valvole comandate
da remoto si devono controllare i flussi e le soluzioni che
vengono di volta in volta poste a contatto con i dispositivi
per la loro caratterizzazione. Uno schema di massima
del sistema dovrà essere progettato, assemblato dai
ragazzi e si dovrà anche programmarne il funzionamen-
to. Sulla base di questo schema i diversi step realizzativi
Premessa: In questi anni i laboratori dell’IMEM-CNR-FBK hanno accolto ragazzi degli Istituti Superiori trentini in attività
di stage della durata di 3-4 settimane svolte in modo continuativo. Sulla base delle esperienze effettuate e soprattutto
tenendo conto del tipo di attività ed esigenze dei nostri laboratori si ritiene che la formula dello stage per un periodo di
lavoro continuativo di 3-4 settimane, sia l’unico che permetta loro di imparare e capire il tipo di attività che costituisce il
“mestiere del ricercatore”. Il progetto che segue è di conseguenza una proposta di attività per stage, di durata minima
di 3/4 settimane. Il progetto non è un attività che si chiude con le 3/4 settimane ma permette un suo sviluppo nel tempo
dando la possibilità ad altri gruppi di ragazzi di succedersi nell'attività formativa.
NUOVE PROPOSTE DI STAGE
PER GIOVANI RICERCATORI
www.fbk.eu www.fbk.eu 22
che dovranno essere affrontati sono riportati di seguito:
1) Realizzazione/assemblaggio del sistema: Qui
si tratta di assemblare fra loro i diversi componenti (tubi
di collegamento, valvole, pompe e dispositivi) in modo
da realizzare un sistema che permetta di analizzare di-
versi fluidi con lo stesso o diversi sensori elettrochimici.
Il sistema deve essere ottimizzato in modo da ridurre il
più possibile i volumi di liquido da usare. Dovranno es-
sere determinati sia attraverso il calcolo teorico sia poi
da una verifica sperimentale i tempi di riempimento e di
svuotamento delle vaschette in cui sono posti i sensori
in modo da ottimizzare poi la programmazione del siste-
ma da svilupparsi nello step successivo. Il tempo stima-
to per la progettazione e messa in opera dell'apparato è
di circa una settimana di lavoro per 2 ragazzi.
2) Caratterizzazione: Lo step finale è quello di riu-
scire a mettere in moto tutto l'apparato e cominciare a
fare delle misure di caratterizzazione sia per verificare il
funzionamento dei dispositivi elettrochimici sia per ca-
ratterizzare diverse soluzioni e verificare la funzionalità
dell'apparato.
Interessante a questo punto potrebbe essere la compa-
razione fra i calcoli teorici che possono essere fatti sui
flussi dei liquidi e le portate delle pompe per determina-
re i tempi necessari ad un ricambio di una soluzione
all'interno di un certo volume con i risultati reali dati dalle
risposte dei sensori elettrochimici in funzione del tempo.
Il tempo di lavoro previsto per un gruppo di 2 ragazzi e
di circa 1-2 settimane.
3) Programmazione: Si richiede di imparare un po'
di elementi di programmazione in LabVIEW per poter
comandare tramite porta parallela l'apertura delle diver-
se valvole e l'accensione, velocità delle pompe tramite
porte seriali. Il programma verrà poi ampliato con quelli
già in uso per l'acquisizione dei dati dai dispositivi in
modo da cercare di rendere il più automatiche possibili
le misure e la gestione del sistema. Questa parte del
lavoro sarà per i ragazzi per lo più finalizzata a vedere
come si possono comandare da remoto gli apparati. Lo
scopo è quello di conoscere un ambiente di programma-
zione e di capire le problematiche che si possono incon-
trare nel momento di voler controllare degli apparati. Il
lavoro in questo caso può coprire l'intero arco dello sta-
ge (circa 3 settimane) a seconda del grado di comples-
sità a cui i ragazzi vogliono arrivare.
Il Vuoto
di Claudio Corradi
A chi è rivolto: Il progetto di stage descritto di seguito è
rivolto prevalentemente a ragazzi provenienti dall'Istituto
Tecnico Industriale (ITI), per via della loro preparazione
più specifica rispetto agli argomenti trattati (si pensa
prevalentemente a studenti che seguono l'indirizzo di
meccanica anche per via della possibilità di utilizzo di
macchine utensili). Per la complessità del lavoro sareb-
be opportuno che i gruppi di studenti interessati non
superino le due unità.
Abstract: Il progetto di stage riguarda la possibilità di
apprendere le problematiche inerenti al vuoto e alla tec-
nologia necessaria per la realizzazione di apparati che
lavorano a basse pressioni (sistemi da vuoto). Lo stage
può essere finalizzato sia ad una fase di progettualità in
cui si pensa/progetta un impianto da vuoto come ad
esempio un sistema per l'evaporazione di metalli, sia ad
una fase costruttiva e di assemblaggio che comporta la
realizzazione dell'impianto e le prove di vuoto per verifi-
carne la funzionalità e tutti i sistemi di controllo legati
alla funzionalità stessa dell'impianto.
Contesto in cui è sviluppato il lavoro di stage: I labo-
ratori IMEM-CNR-FBK si occupano di studi e di caratte-
rizzazione di materiali che vengono realizzati in apparati
che lavorano a pressioni molto basse (alto o ultra alto
vuoto). La diversa strumentazione presente nei labora-
tori è stata per lo più progettata e in parte anche realiz-
zata all'interno del gruppo. Il personale coinvolto pre-
senta quindi ottime competenze relative sia alla proget-
tazione sia alla realizzazione di apparati funzionanti a
basse pressioni (vuoto). All'interno del laboratorio si
sente spesso la necessità di realizzare nuova strumen-
tazione utilizzata per migliorare le capacità produttive
del laboratorio stesso. Strumentazione è stata realizzata
anche per gruppi terzi.
Descrizione del progetto: L'idea alla base del progetto
in questione riguarda la possibilità di trasferire agli stu-
denti le nozioni relative alla tecnologia da vuoto cercan-
do di insegnare loro le diverse problematiche che si
possono avere a partire dalla fase di progettazione fino
a quella di realizzazione e messa in opera di un sistema
da vuoto. Il progetto può essere diviso in diverse tappe
che possono essere eventualmente affrontate singolar-
mente dagli studenti. Esse riguardano la progettazione,
l'assemblaggio e la messa in funzione.
1) Progettazione: Il lavoro che si svolge in questo caso
riguarda la progettazione di un sistema (camera) da
vuoto. In particolare si può passare dalla fase di disegno
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Anno 2009-2010
STAGE Caratterizzazione di sensori basati su transistor elettrochimici organichi (OECT) SCUOLA I.T.I. “M. Buonarroti” Trento
STUDENTI Francesca Martinelli, Veronica Postinghel
Anno 2010-2011
STAGE Realizzazione e test transistor elettrochimici organici (OECT) basati su PEDOT:PSS SCUOLA I.T.I. “M. Buonarroti” Trento
STUDENTI Daniele Patton, Luca Menestrina
STAGE Caratterizzazione di film sottoli di semiconduttori organici SCUOLA I.T.I. “M. Buonarroti” Trento
STUDENTI Mattia Marchio
Anno 2011-2012
STAGE Nascita di dispositivi elettroluminescenti basati su semiconduttori organici: caratterizzazione delle proprietà dei materiali e realizzazione dispositivi, Sviluppo di sitemi epr la misura di proprietà elettriche del materiale SCUOLA I.T.I. “M. Buonarroti” Trento
STUDENTI Mattia Marchio, Alessandro Torrisi
STAGE Transistor Elettrochimici organici per la rivelazione di medicinali: rilascio di doxorubicina da nano-particelle d’oro SCUOLA Liceo “A. Rosmini” Rovereto
STUDENTI Sabrina Peterlini, Anna Schiavo
della camera con opportuni programmi CAD, al dimen-
sionamento dei sistemi di pompaggio in funzione delle
pressioni minime che si vogliono raggiungere, i tipi di
materiale che possono essere usati e le problematiche
dovute alla loro preparazione (saldatura) e la scelta ido-
nea di componenti adeguati. Il programma in questione
può essere affrontato sia per tutto l'arco temporale dello
stage sia per parte di esso a seconda degli interessi o
delle capacità mostrate dagli studenti.
2) Assemblaggio: Con questo processo si intende la
parte che comporta il passaggio da quanto scritto sulla
carta o progettato con i programmi CAD alla realizzazio-
ne reale del sistema. Una volta acquisiti i diversi compo-
nenti si verifica la loro effettiva possibilità di messa in
opera cercando attraverso l'uso di macchine utensili di
adattare pezzi meccanici alle necessità reali. Si potranno
anche fare piccoli lavori di saldatura a TIG o saldobrasa-
tura per adattare in modo opportuno i diversi pezzi. Im-
portante è la verifica dell'assemblaggio finale di tutti i
componenti. Anche in questo caso l'impegno che può
essere affrontato dagli studenti può coprire tutto l'arco
dello stage o può essere adattato a seconda della volon-
tà degli studenti ad un periodo inferiore comprendendo
parte degli altri processi.
3) Messa in funzione: In questo processo gli studenti
dovranno completare la parte relativa all'assemblaggio
dei diversi componenti ma il loro compito sarà per lo più
rivolto alla realizzazione finale dell'impianto con lo studio
delle diverse problematiche connesse al funzionamento.
In particolare si penseranno a sistemi di gestione dell'im-
pianto (eventuali controlli da remoto) con i controlli di
sicurezza sulle pressioni e sui sistemi di pompaggio per
evitare eventuali problemi di rientri accidentali o proble-
matiche dovute a salti di corrente.
Anche in questo caso come nei precedenti a seconda
dell'interesse mostrato dagli studenti il periodo dello sta-
ge può essere variabile a partire da una a tre settimane.
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PROGETTO PLURIENNALE CORDATA
UNA RETE PER MISURARE I RAGGI COSMICI
di Ignazio Lazzizzera
Professore del Dipartimento di Fisica della Facoltà di Scienze dell’Università di Trento
L'iniziativa CORDATA è nata nello spirito di suggerire
elementi di rinnovamento nell'insegnamento della Fisi-
ca per gli Istituti di Istruzione Secondaria. Il nodo cen-
trale consiste nella partecipazione combinata di docenti
e studenti di vari Istituti ad un vero esperimento di Fisi-
ca astro-particellare, con misure di flussi di raggi cosmi-
ci e "sciami" estesi su vaste aree, così come della vita
media delle particelle che raggiungono il suolo e la veri-
fica di effetti previsti dalla teoria della Relatività Ristretta
di Einstein. L'obiettivo è l'introduzione in queste scuole
dei temi più attuali della ricerca in Fisica, appunto la
Fisica delle particelle elementari ed astro-particellare
con incluse implicazioni cosmologiche, oltre alla teoria
della Relatività Ristretta (su cui è già stato approntato
un libretto).
Ogni Istituto partecipante è in procinto di essere dotato
di un rivelatore di raggi cosmici a scintillazione, che usa
tecnologia di avanguardia sviluppata in FBK.
La costruzione dei rivelatori ha visto tempi allungati dal-
la necessità di uno studio approfondito di calibrazione
richiesta dai "silicon photo-multiplier" SiPM di FBK.
Un aspetto non secondario del programma sarà l'uso di
strumenti informatici per la condivisione dei dati raccolti
da ciascun gruppo-Istituto.
Infine gli studenti impareranno elementi di analisi dei
dati che permetterà di profittare della possibilità di ac-
cesso a dati reali di CMS ad LHC e provare l'emozione
di "riscoprire" particelle elementari come W e Z, che
meritarono a Carlo Rubbia il premio Nobel.
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LA VOCE DELLA SCUOLA
Maria Pezzo
Dirigente del Liceo Classico Giovanni Prati
“Siamo nel mondo per reciproco aiuto, come piedi, come
mani, come palpebre, come denti di sopra e di sotto in
fila; di conseguenza è contro natura ogni azione di reci-
proco contrasto”.
Marco Aurelio
I centri di ricerca che in questi ultimi anni si sono svilup-
pati in Provincia di Trento sono luoghi di eccellenza che
vedono la presenza di ricercatori venuti nella nostra città
da varie università del mondo. Si tratta di centri di respi-
ro internazionale in cui si pratica un rigoroso approccio
scientifico e che tocca vari ambiti del sapere.
Il ricercatore è colui che indaga con metodo, ponendosi
dinanzi al mistero come una sorta di novello Prometeo.
Egli procede per verifica di ipotesi e giunge infine alla
dimostrazione.
L’applicazione della ricerca ne è la diretta conseguenza.
Cosa c’è di più vicino alla necessità di fornire ai nostri
studenti competenze atte a affrontare il futuro? Si tratta
di learning by doing, ben lontano da un approccio mera-
mente teorico.
E’ ormai sempre più importante fornire agli studenti degli
istituti secondari un bagaglio culturale adeguato a ciò
che la società e la realtà economica richiedono.
E’ necessario creare contesti in cui sia appreso un me-
todo applicabile non solo all’ambito scientifico ma anche
a quello umanistico.
Proprio per questo scopo la Fondazione Bruno Kessler
in stretta collaborazione con alcuni istituti superiori del
Trentino, in rete, ha offerto agli studenti la possibilità di
entrare nei laboratori, di dialogare e di confrontarsi con i
ricercatori, di realizzare sofisticati percorsi di ricerca ap-
plicata.
Il progetto CORDATA (Cosmic Ray Detector Array For
Teaching Advances – Rete di rivelatori di radiazione
cosmica nelle Scuole di Istruzione secondaria del Trenti-
no) ha interessato le scienze fisiche e ha inteso verifica-
re la presenza e misurare le caratteristiche dei raggi
cosmici. Gli studenti che hanno scelto questo percorso,
hanno partecipato a alcuni incontri di introduzione alla
teoria della relatività ristretta di Einstein tenuti dal prof.
Ignazio Lazzizzera presso i vari istituti.
Gli studenti del Liceo Prati, ad esempio, che hanno par-
tecipato al progetto CORDATA sono in totale 16, di cui 5
del terzo anno, 9 del quarto anno e 2 del quinto anno.
L’interesse e la partecipazione da parte dei ragazzi sono
stati degni di nota tanto che successivamente è stato
organizzato presso l’Aula Magna del liceo “G. Prati” un
ciclo di conferenze sulla fisica moderna tenute dal prof.
Lazzizzera, aperte a tutti coloro che ne fossero interessati.
Se il progetto CORDATA si rivolge all’ambito scientifico,
il progetto Sèduco, invece, affronta quello umanistico. Il
progetto ha come obiettivo la definizione e la realizza-
zione, come prototipo; di una piattaforma di supporto
allo sviluppo, alla gestione e alla condivisione di conte-
nuti didattici, testuali o multimediali, prodotti dai docenti
all'interno delle scuole.
Si intende incrementare l’uso di tali materiali con l’inten-
to di renderli più facilmente reperibili sia all'interno dei
singoli istituti scolastici, sia nell'ambito di reti di coopera-
zione fra istituti anche legati ad ambiti territoriali diversi.
La collaborazione fra il liceo "G. Prati" e il progetto
Sèduco di FBK ha riguardato l'elaborazione di una se-
zione di piattaforma didattica su base semantica, con
una demo dedicata all'opera di Alessandro Manzoni e in
particolare ai "Promessi sposi". Due studenti di seconda
liceo, particolarmente interessati a questa esperienza di
"informatica umanistica", sono stati coinvolti nell'elabora-
zione e nella ricerca: si trattava in primo luogo di indivi-
duare relazioni interne ai personaggi e ai luoghi del ro-
manzo e in secondo luogo di reperire fonti iconografiche
e mappe che dessero l'idea dell'epoca storica e del con-
testo della trama.
Tali ricerche hanno contribuito alla costruzione della
struttura della proposta di Sèduco su web. Il risultato è
stata la collaborazione e l'esperienza di partecipazione
alla produzione del progetto Sèduco con gli esperti, e in
particolare il dott. Mazzini, e poi la presentazione della
demo "Promessi Sposi" all'interno dell'allestimento
"Generazioni, scuola e territorio", in piazza Fiera dal 1 al
3 giugno, nell'ambito del Festival Internazionale dell'E-
conomia.
La collaborazione tra centri di ricerca e scuole superiori
permette di creare esperienze dalle quali gli studenti
possono trarre ispirazione per le loro attività future, per il
mondo del lavoro in cui entreranno con maggior consa-
pevolezza.
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ESPERIMENTI DI LETTURE DIGITALI
NEL PROGETTO PLURIENNALE SÈDUCO
di Andrea Bolioli
Cross Library Services Responsabile Giampaolo Mazzini
Il progetto è realizzato dagli spin-off CLS e OpenContent Responsabile Gabriele Francescotto e dall’Unità di Ricerca
HLT Human Language Technology Responsabile Bernardo Magnini
“Insomma, dire che un testo è potenzialmente senza fine non significa che ogni atto di interpretazione possa ave-re un lieto fine”
Umberto Eco, I limiti dell’interpretazione
Alessandro Manzoni, quando pensò di realizzare una
versione illustrata de I Promessi Sposi, aveva in mente
solo i lettori del 1840 o sperava in un successo molto più
duraturo? Probabilmente non avrà immaginato che dopo
quasi due secoli il suo romanzo (diventato decisamente
démodé) sarebbe stato riletto con molto interesse da
due ragazzi di 17 anni, lontani dal mondo di Lucia e
Renzo, e del loro autore.
Brenda e Nicola, due studenti del Liceo Scientifico
“Galileo Galilei” di Trento, hanno riletto e analizzato il
romanzo in una versione digitale interattiva, sviluppata
nel progetto di ricerca Sèduco (Sharing Educational
Content). Grazie ai dispositivi hardware e alle tecnologie
software disponibili oggi, tablet, interfacce grafiche, mo-
tori di ricerca “semantici”, piattaforme “social”, Brenda e
Nicola hanno scoperto I Promessi Sposi non solo come
romanzo illustrato, ma come opera aperta da analizzare,
smontare, interpretare, visualizzare, integrare. I due stu-
denti hanno provato ad utilizzare il prototipo di lettura dei
Promessi Sposi (“software testing”), ne hanno evidenzia-
to i bug, le difficoltà nell’uso, gli errori (pochi, fortunata-
mente) e hanno proposto nuove funzionalità utili per l’a-
nalisi e la comprensione del testo.
Progettare e implementare uno strumento per l’analisi
dei testi e la creazione di percorsi didattici è uno degli
scopi del progetto Sèduco. I partner del progetto sono
due aziende di Trento, Cross Library Services e Open-
Content, l’unità di ricerca Human Language Technology
della Fondazione Bruno Kessler, quattro Licei della Pro-
vincia Autonoma di Trento, l’Iprase Trentino (Istituto pro-
vinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa) e
il Centro Formazione Insegnanti di Rovereto. Il prototipo
su I Promessi Sposi è il primo esempio di applicazione
delle metodologie innovative del progetto. Tale applica-
zione consente la lettura del romanzo per sequenze nar-
rative, l’accesso tramite i personaggi e i luoghi, la ricerca
semantica nel testo, il caricamento di contenuti di appro-
fondimento da parte degli utenti.
Trovare le risorse interessanti già disponibili in rete e
collegarle al testo come contributi e approfondimenti è
una delle attività svolte dagli studenti dei Licei coinvolti.
Alcuni studenti del Liceo “G. Prati” di Trento e del Liceo
“Rosmini” di Rovereto, sotto la supervisione del prof.
Ruele e della prof.sa Filosi, hanno svolto le attività di
ricerca sulle fonti iconografiche dell’edizione illustrata del
1840 e hanno approfondito il tema della peste nel ‘600
(in particolare i legami col territorio trentino). Hanno così
scoperto che alcuni disegni originali del Gonin e tutte le
prove di stampa con le annotazioni di Manzoni (che pare
fosse molto pignolo) sono visibili nel sito web della Bi-
blioteca Nazionale Braidense di Milano, e che alla ver-
sione del 1840 illustrata con circa 350 disegni sono se-
guite nei due secoli successivi le versioni di molti altri
autori, tra i quali Previati, De Chirico, Sassu, Guttuso,
Maggioni.
Le sperimentazioni nelle classi proseguiranno nei prossi-
mi mesi, per studiare ulteriormente le attività didattiche
sul campo, le piattaforme di e-learning in uso nelle scuo-
le, i tipi di documenti utilizzati e creati in classe. Il princi-
pale risultato atteso nel progetto è infatti la progettazio-
ne, realizzazione e validazione di un “ambiente digitale”
per la gestione di contenuti didattici, capace di integrare
funzionalità di condivisione, ricerca, integrazione, arric-
chimento semantico e presentazione dei contenuti.
Nel settore della “Scuola Digitale” in questi mesi si pos-
sono vedere parecchie novità interessanti: libri digitali,
uso di tablet e di social network, nuovi usi della LIM,
piattaforme diverse create dagli editori scolastici, progetti
di scrittura collaborativa dei libri di testo come Book In
Progress, laboratori didattici che non fanno uso di libri
cartacei. II prof. Cassisa, suo collega di filosofia, è ad
esempio interessato all’uso di tecnologie digitali per la
lettura e l’analisi di testi filosofici, come il “Candide” di
Voltaire. Il prof. Lotti del Liceo “Maffei” di Riva del Garda,
ad esempio, ha preparato e organizzato per quest’anno
scolastico un “Laboratorio di competenze. Didassi e tec-
nologia” in cui “il supporto tradizionalmente rappresenta-
to dal “libro di testo” verrà sostituito dalle risorse già di-
sponibili in rete, dalla professionalità dei docenti disponi-
bili e dalla costruzione (.... anzi ... dalla co-costruzione)
di risorse ad hoc”. Per “sperimentare una didattica che
faccia leva ANCHE sulla naturale propensione dei giova-
ni per le tecnologie. Utilizzare strumenti per loro quoti-
diani e renderli il più possibile integrati nell'azione
dell'apprendimento”.
Il prototipo sperimentate della piattaforma Sèduco inten-
de offrire a studenti e docenti un ambiente in rete grade-
vole ed intuitivo (user experience) per svolgere l'azione
di apprendimento in classe o da casa, individualmente o
collaborativamente; il prototipo permette la fruizione dei
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Anno 2011-2012
PROGETTO SèDUCO Strade di bravi, filatori e monache. Vite del 1600 ne “I Promessi Sposi” SCUOLA Liceo “A. Rosmini” Rovereto , Liceo “G. Galilei” Trento, Liceo “G. Prati” Trento, Liceo “A. Maffei” Ri-va del Garda, IPRASE, “Centro Formazione Insegnanti” Rovereto
DOCENTI Michele Ruele, Francesco Depascale, Errol Hayman, Micaela Depaolo, Marco Cassisa, Marco Lotti
STAGE Sèduco, la piattaforma SCUOLA Liceo “B. Russell” Cles
STUDENTI Enrico Magnago, Maddalena Sebastiani
STAGE Romanzi, sequenze, personaggi, luoghi: esperimenti di letture nel progetto Sèduco SCUOLA Liceo “G. Galilei” Trento
STUDENTI Brenda Mori, Nicola Feller
contenuti in modalità multicanale (pc, tablet, smartpho-
ne, LIM) e la traduzione automatica degli stessi in for-
mati diversi (slide, time line, scorm).
Maddalena ed Enrico del Liceo Russell di Cles hanno
analizzato La Locandiera di Goldoni, utilizzando la piat-
taforma Sèduco per descriverne i personaggi e le relati-
ve classi sociali, utilizzando contenuti autoprodotti
(appunti presi durante le lezioni in classe, materiali inte-
grativi forniti dal docente) e risorse disponibili in rete
(video della rappresentazione della commedia, riflessio-
ni e ricerche storiche sul Goldoni). Brenda e Nicola, nel-
lo stage di luglio, hanno iniziato ad analizzare Il fu Mat-
tia Pascal, identificando sequenze narrative, personaggi
e luoghi del romanzo. Si sono accorti che nella voce di
Wikipedia non erano descritti due personaggi minori,
hanno creato e pubblicato le due pagine, le hanno colle-
gate al testo del romanzo visibile in Wikisource, e hanno
così contribuito, in modo naturale, alla crescita dell’enci-
clopedia collaborativa, fornendo il loro punto di vista di
studenti del Liceo. Il progetto sta così entrando nella
fase più avvincente, la sperimentazione, fatta di errori e
successi, conferme, scoperte e riscoperte.
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ANNI SCOLASTICI 2008-2012 : LA VOCE DELLA SCUOLA
UN PO’ DI STORIA CON IL PROGETTO “COMUNICARE IN RETE”
In questo scritto vorrei raccontare in breve, le esperien-ze e gli incontri che hanno preceduto la nascita ufficiale del progetto “La ricerca come mestiere”, sottoscritto il 5 marzo 2010 dalla Fondazione Bruno Kessler con alcuni Istituti superiori della Provincia e di Trento e, fra questi, con il Liceo Rosmini di Rovereto, nel quale sono docen-te. Vorrei dimostrare come questo progetto abbia rispo-sto ad esigenze concrete nel campo dell’innovazione e della sperimentazione didattica, emerse dal nostro per-corso scolastico.
Nel 2002/2003 il nostro istituto avviò una mini-sperimentazione che prevedeva l’introduzione, in un corso del liceo Classico e del Liceo Scientifico, di alcuni “percorsi personalizzati”: materie opzionali a scelta degli studenti, svolte con un curriculum di due ore settimanali, per un biennio. Oltre alla seconda lingua in aggiunta all’inglese, si proposero quattro opzioni in quattro ambiti: artistico, umanistico, scientifico, informatico.
A due anni dall’avvio, le scelte dell’utenza si orientarono chiaramente, oltre che sulla seconda lingua, sul percor-so tecnologico-informatico: nel 2004/2005 80 studenti di 4 classi prime risultavano iscritti al corso che allora si intitolava “Tecnologie ipertestuali”. Nel frattempo, il Par-lamento Europeo inseriva la “competenza digitale” fra le “competenze chiave per l’apprendimento permanente”. Per noi docenti fu una vera “sfida didattica”: insegnare le tecnologie informatiche in un liceo, magari con una laurea in lingue o in lettere classiche. Si pose il proble-ma della nostra formazione: grazie ai suggerimenti di Chiara Tamanini di Iprase raggiungemmo Marco Cassi-sa, docente al Liceo Maffei di Riva e da lui fummo pre-sentati a Cesare Furlanello e a Bruno Caprile, ricercatori FBK. Avevamo bisogno di imparare contenuti inerenti all’uso critico e responsabile delle tecnologie informati-che: trovammo due veri “maestri” che con grande dispo-nibilità svolsero nella nostra scuola seminari (gratuiti) di parecchie ore, rivolti ai docenti e agli studenti. Cesare
Furlanello ci mise al corrente del suo straor-dinario progetto Web Valley, destinato agli studenti delle classi quarte particolarmente motivati allo studio del-le scienze e delle nuo-ve tecnologie; Bruno Caprile ci fece scoprire la ratio che ispirava i nuovi sistemi per la gestione condivisa del-la conoscenza come Wikipedia, allora quasi sconosciuto ai più.
L’incontro con la com-petenza, lo spirito ana-litico e l’intraprendenza dei ricercatori ci fece riflettere e ci cambiò: fummo contagiati da quella passio-ne disinteressata, capimmo meglio quale distanza ci separava da loro, i nostri esperti e quale strada avrem-mo potuto percorrere con i nostri studenti. Nel frattem-po, la Provincia di Trento aveva avviato, in collaborazio-ne con FSE ed Edulife, un progetto per l’alfabetizzazio-ne informatica dei docenti: impegnarsi a frequentarlo per un biennio fu senz’altro, almeno da parte nostra, il frutto delle utili provocazioni ricevute da ricercatori FBK.
A partire dal 2007/2008 il nostro Liceo elaborò, anche su richiesta degli studenti e delle famiglie, un progetto ambizioso, che si chiamò “Comunicare in Rete”: orga-nizzare un percorso formativo quinquennale che coin-volgesse gli alunni in applicazioni concrete delle tecno-logie informatiche, ispirate alle regole dell’uso libero e condiviso dei dati. Sapevamo di poter contare sulla gui-da dei nostri “consulenti” in FBK; questa volta però, oltre
alle indicazioni di Bruno Ca-prile e di Alessandra Potrich, potemmo usufruire di un nuo-vo, prezioso incontro: Micae-la Vettori, responsabile in FBK per le relazioni con il territorio.
Quel che il nostro piccolo progetto scolastico ha potuto diventare dal 2009, con la sua infaticabile regia e l’aiuto dei ricercatori, è il resoconto che potete leggere nelle altre pagine di questa pubblicazio-ne. A noi non rimane che ringraziarli, con sincero com-piacimento per il cammino percorso e per quanto abbia-mo imparato.
di Silva Filosi
Docente al Liceo “A. Rosmini “di Rovereto
insieme ai colleghi e agli studenti del Percorso “Comunicare in Rete”
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CULTURA APERTA
E MAPPE GEOGRAFICHE LIBERE
di Alessandra Potrich
Progetto esplorativo FreeIT
Responsabile Bruno Caprile
Il percorso formativo svolto in collaborazione tra il liceo Rosmini di Rovereto e l’allora progetto esplorativo FreeIT della Fondazione Bruno Kessler è iniziato nel 2008 e si è sviluppato su un arco temporale di tre anni coinvolgendo classi diverse. L’impostazione e la sua sperimentazione sono stati spunto per la strutturazione del progetto “La Ricerca come Mestiere”.
Pur mantenendo una stessa impostazione di volta in volta sono stati introdotti nuovi elementi e problemi.
Il percorso è stato progettato con l'intento di stimolare ed accompagnare i ragazzi all'acquisizione di nuove abilità tecniche e di una più evoluta consapevolezza nell'uso delle tecnologie informatiche. Punto di riferi-mento per tutto il lavoro è stato il progetto OpenStreet-Map che mira alla costruzione di una mappa mondiale libera.
In modo del tutto analogo alla formula di Wikipedia, OpenStreetMap (nato nel 2004) raccoglie il contributo di
migliaia di volontari in tutto il mondo, i quali mettono a disposizione dati georiferiti che provengono perlopiù da una diretta conoscenza territoriale - dalle strade, alla toponomastica, ai luoghi di interesse, alle infrastrutture in generale.
Attraverso opportuni strumenti accessibili in rete, questi dati vengono poi rielaborati e messi a disposizione della comunità sia in termini di mappe che di dati grezzi riu-sabili secondo i termini stabiliti dalla licenza d'uso.
Il percorso formativo si è realizzato attraverso una for-mula che ha combinato interventi in laboratorio con uscite sul campo. Parallelamente si è sviluppata un'a-zione di sostegno anche tecnico all'insegnante che è stata poi in grado di proseguire il progetto in modo auto-nomo.
Partecipando in prima persona al progetto i ragazzi hanno avuto modo di avvicinarsi in modo efficace e concreto ai temi della cultura aperta, agli strumenti uti-
www.fbk.eu www.fbk.eu 30
Anno 2008-2009
PROGETTO Comunicare in Rete SCUOLA Liceo “A. Rosmini” Rovereto
DOCENTI Silva Filosi
STAGE tutor Cristina Moretto SCUOLA Liceo “L. da Vinci” Trento
STUDENTI Roberto Groff, Cunial Alessandro
Anno 2009-2010
PROGETTO Cultura Aperta: dall’Open Source ai dati geografici liberi SCUOLA Liceo “A. Rosmini” Rovereto
DOCENTI Silva Filosi, Marco Chiocchetti
Anno 2010-2011
PROGETTO Buone prassi della cultura aperta: mappe geografiche libere e maptivism SCUOLA Liceo “A. Rosmini” Rovereto
DOCENTI Silva Filosi, Marco Chiocchetti
lizzati per raccogliere i dati e ad alcuni di quelli utilizzati per rielaborarli o per creare nuovi servizi.
Abbiamo così potuto introdurre alcuni aspetti importanti tipici dei progetti partecipativi (ma non solo) quali il diritto d'autore e le licenze come strumento per rilasciare i dirit-ti previsti dalla legge. Dopo una panoramica sulle licenze più comuni utilizzate per il software, i contenuti ed i dati, i ragazzi hanno imparato ad usare il GPS e sono usciti sul territorio per raccogliere dati georiferiti.
In particolare nel 2008/2009 gli studenti hanno raccolto le tracce di alcune strade di Rovereto e dintorni non an-cora rilevate in OpenStreetMap, mentre nel 2009/2010 si sono dedicati a raccogliere i dati delle iscrizioni storiche presenti in città. Nel 2010/2011 infine sono stati raccolti dati sulla Strada degli Artiglieri (un percorso con le lapidi degli artiglieri decorati con Medaglia d'Oro al Valor Mili-tare).
I dati raccolti sono stati poi rielaborati in laboratorio con strumenti open source. Nel corso di queste sessioni la-boratoriali ampio rilievo è stato dato alle buone prassi per gestire l'informazione digitale, ai metodi da utilizzare per garantire una buona qualità del dato e all'importanza dei formati aperti e dell'interoperabilità. Queste proprietà determinanti spesso non vengono infatti garantite da strumenti proprietari.
Negli anni 2009/2010 e 2010/2011 a questo nucleo di temi si sono aggiunte la costruzione di mappe tematiche basate sui dati di OpenStreeMap: al semplice dato geori-ferito si sono aggiunti nuovi contenuti come le foto ed i testi che sono stati resi disponibili alla comunità attraver-so progetti quali WikiCommons (le foto) e Wikisource per le fonti.
La raccolta dei dati, la costruzione delle mappe temati-che ha avvicinato i ragazzi al territorio ed ha dato la pos-sibilità all'insegnante e ai giovani di approfondire la sto-ria locale e di metterla a disposizione di altri.
Cogliendo l'occasione della prima conferenza Italiana di OpenStreetMap, organizzata a Trento nel 2009 con il contributo della Fondazione Bruno Kessler, le classi coinvolte nel progetto hanno potuto partecipare con un loro intervento centrato sul lavoro svolto nel corso dell'anno.
www.fbk.eu 31
COME RACCONTARE I NUMERI
DELLA FISICA MODERNA
La partecipazione dei ricercatori MinaLab all’attività del
progetto “La Ricerca come mestiere” è stata avviata
dall’anno scolastico 2010-2011.
Si è cominciato in via sperimentale, declinando in un
nuovo modo l’esperienza della Ricerca come Mestiere.
Attraverso un confronto e un’analisi con i docenti di
scienza e fisica del liceo si è pensato di integrare l’espe-
rienza in laboratorio dei ragazzi attraverso i periodi di
stage con lezioni frontali preparatorie che coinvolgesse-
ro intere classi. Per tanto sono state sviluppati seminari
della durata di circa 2 ore su argomenti inerenti la fisica
moderna, che aiutassero a focalizzare le attività di labo-
ratorio come non solo una mera esperienza didattica ma
in un ottica più generale fornendo un background scien-
tifico. In particolare si è deciso di impostare le lezioni
introducendo anche alcuni elementi storico-sociali che
hanno portato allo sviluppo del pensiero scientifico og-
getto delle lezioni.
Questo ha permesso agli studenti, anche quando gli ele-
menti scientifici esulavano dalla comprensione immedia-
ta, di inserire i concetti esposti in ambiti famigliari e già
studiati in altre materie.
Il ciclo di lezioni, nell’esperienza ha suscitato un grosso
interesse nel Liceo Russell, presso il quale la sperimen-
tazione veniva compiuta, traducendosi poi in un’ottima
esperienza di stage in laboratorio e in inserimento del
materiale delle lezioni nel sito della scuola.
Nel corso dell’anno successivo 2011-2012 abbiamo rice-
vuto varie richieste di replicare questo modello da varie
altre scuole del territorio. In particolare il due Licei di Ri-
va del Garda e il Liceo G. Galilei di Trento. In questo
caso le lezioni alla classe sono state eseguite sia presso
le sedi scolastiche che presso i laboratori FBK quando
gli argomenti lo richiedevano.
A titolo di esempio viene riportata la sequenza dei semi-
nari svolti:
1. Introduzione alla Fisica Quantistica
2. Dai modelli atomici alla spettroscopia atomica
3. I metodi statistici multivariati per l’analisi di dati
complessi. L’esempio del PTR-MS
4. La tecnica di analisi della spettrometria di massa
(il lavoro di un ricercatore)
di Massimo Bersani
Responsabile dell’Unità di Ricerca MiNALab - Analitical Laboratory
www.fbk.eu www.fbk.eu 32
Anno 2008-2009
STAGE SCUOLA Liceo “L. da Vinci” Trento, I.T.I. “M. Buonarroti” Trento
STUDENTI Martina Zampiero, Matteo Berazzoni
Anno 2009-2010
STAGE Laboratory Experience SCUOLA Liceo “L. da Vinci” Trento
STUDENTI Daniela Michelatti, Michele Moltrer
Anno 2010-2011
PROGETTO I numeri della fisica moderna SCUOLA Liceo “B. Russell” Cles
DOCENTI Graziella Candido
STAGE I numeri della fisica moderna SCUOLA Liceo “B. Russell” Cles
STUDENTI Claudio Meggio, Marcello Seppi
Anno 2011-2012
PROGETTO I numeri della fisica moderna SCUOLA Liceo “G. Galilei” Trento, Liceo “A. Maffei” Riva del Garda, Istituto “G. Floriani” Riva del Garda
DOCENTI Emanuela Antolini, Cecilia Zanetti
STAGE Uno sguardo sul passatp: l’indagine Chimico-Fisica al servizio della Storia SCUOLA Liceo “G. Galilei” Trento
STUDENTI Alberto Anzellotti, Luca Semborowski
STAGE Cosa vuol dire «vedere» SCUOLA Liceo “G. Galilei” Trento
STUDENTI Simone Detomas, Andrea Semprebon, Diego Casagrande
5. L’interazione della radiazione elettromagnetica
con la materia
Dalla risposta degli studenti, ricavata anche dal succes-
sivo confronto con i professori è stata descritta come
molto positiva per la stragrande maggioranza degli stu-
denti e l’approccio metodologico adottato può essere
replicato e integrato maggiormente all’attività stessa di
insegnamento.
Un’implementazione di questo approccio al fine di au-
mentare l’esposizione alla ricerca, che riteniamo utile
per trasmettere i valori del fare il ricercatore, si potrebbe
ottenere estendendo esperienze di laboratorio (a valle
dei seminari) ad un numero maggiore di studenti, che
poi riportino l’esperienza diretta ai loro colleghi.
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DALLA FABBRICA
AL SOLE
di Amos Collini
Unità di Ricerca MTLab - MicroTechnologies Laboratory
Responsabile Pierluigi Bellutti
La motivazione principale che mi ha spinto ad aderire al
progetto “La ricerca come mestiere” nasce dalla con-
vinzione che per invogliare un individuo ad intrapren-
dere la difficile strada della ricerca è necessaria una
buona dose di passione. Una passione che nasce solo
sperimentando per un certo tempo il lavoro quotidiano
del ricercatore e viene alimentata dal vivere fianco a
fianco con una squadra di ricerca, risolvendo i problemi
e proponendo di persona possibili soluzioni. A questa
esperienza sono stati sottoposti i tre gruppi di studenti,
provenienti da cinque scuole diverse, che hanno condi-
viso il mio lavoro in questi ultimi tre anni. La speranza è
che in futuro qualcuno di loro voglia diventare un ricer-
catore e così assicuri un corretto cambio generazionale
ereditando per aumentarla la conoscenza sviluppata
all’interno di FBK. Ora più che mai, in questa difficile
congiuntura, l’innovazione tecnologica che deriva dalla
ricerca, è un fattore fondamentale per favorire lo svilup-
po e in particolare del nostro territorio. L’intuizione avu-
ta ormai mezzo secolo fa dal fondatore Bruno Kessler
ed il capillare lavoro svolto negli anni, con passione e
determinazione dai ricercatori, ha costruito un’arma po-
tente che può combattere la crisi con la forza della co-
noscenza e delle applicazioni innovative.
Per il successo di un programma come FBK JUNIOR
esistono a mio avviso tre requisiti che devono integrarsi:
un obiettivo chiaro e perseguibile, un’organizzazione
efficiente ed efficace e un grande spirito di collaborazio-
ne con il personale docente.
Per chi come me lavora in un ambiente di ricerca strate-
gica quanto sofisticata, non è stato facile identificare un
lavoro che pur all’interno di uno dei progetti in corso,
fosse adatto a coinvolgere davvero i giovani studenti.
Intendo: sufficientemente semplice per poter essere
condiviso nel tempo a disposizione, completo per poter
essere portato a termine, interessante per gli studenti e
utile ai progetti di ricerca in atto.
Negli anni di sperimentazione del programma FBK ab-
biamo individuato due tematiche.
La prima nel campo delle energie alternative. Il gruppo
MTLab stava sviluppando celle solari in silicio ad alta
efficienza, di nuova concezione, adatte ad essere utiliz-
zate in regime di concentrazione. Il progetto è stato
sviluppato in collaborazione con l’azienda spin-off OP-
TO-I. Al suo interno FBK si occupa dello sviluppo della
cella fotovoltaica, mentre OPTO-I si concentra sul pan-
nello solare e a sua ingegnerizzazione. Nella primissima
esperienza di stage, la prima studentessa si è presa
in carico il problema della misurazione della degradazio-
ne dell’efficienza della cella solare. Ne ha monitorato la
misura nelle varie fasi della lavorazione come il taglio, il
montaggio, l’incollaggio e il collegamento elettrico. I
dati documentati nel report finale dello stage, sono stati
pienamente utilizzati all’interno del progetto.
I pannelli solari a concentrazione devono essere mon-
tati su un sistema che insegue il sole, capacità meccani-
ca che ne condiziona l’efficienza. Si è richiesto l’inter-
vento di due gruppi di studenti, guidati dai loro docenti,
per collaudare il pannello solare in regime di funziona-
mento reale: al primo si è richiesto di costruire un si-
stema meccanico, su cui il pannello sperimentale, po-
tesse essere montato per inseguire il sole. Al secondo
gruppo è stato chiesto di realizzare i componenti ne-
cessari al funzionamento del sistema meccanico. Al
doppio progetto e agli stage estivi hanno lavorato due
scuole diverse. Una con competenze di meccanica per
www.fbk.eu www.fbk.eu 34
la realizzazione dell’inseguitore ed una con competenze
di elettronica per progettare il software e l’elettronica di
controllo.
Il secondo progetto è stato orientato alla realizzazione
di componenti ottici per applicazioni aerospaziali. Il pro-
getto, realizzato per l’ente spaziale francese, prevedeva
la costruzione di un sistema ottico integrato per il con-
trollo dell’orbita di un satellite. Anche in questa attività
gli studenti, appartenenti a due scuole diverse, si sono
occupati della caratterizzazione della degradazione otti-
ca dei componenti, dopo il loro trattamento in ambienti a
condizioni estreme: alte e/o basse temperature, presen-
za di radiazioni ionizzanti e/o presenza di protoni ecc. I
dati esito del lavoro dei progetti annuali e degli stage
sono stati inseriti in un report di progetto e valutati posi-
tivamente dall’ente spaziale francese.
Per permettere agli studenti di lavorare all’interno degli
ambienti controllati dei laboratori dell’area Testing di
MTLab, è stata necessaria un’organizzazione efficien-
te: dalla predisposizione degli accordi con le scuole,
al dotarsi delle garanzie di sicurezza e protezione ne-
cessarie a inserire i ragazzi nei nostri studi e laboratori,
dove hanno condiviso oneri ed onori di un dipendente
FBK, con le stesse responsabilità e gli stessi compiti di
un qualsiasi altro dipendente.
La responsabilizzazione dei ragazzi ha ottenuto dei ri-
sultati straordinari sia sul piano tecnico che su quello,
non meno importante, delle relazioni umane.
La collaborazione con il personale docente per la scelta
degli studenti, dei programmi, delle tempistiche dei pro-
getti annuali e dei periodi di stage, è la parte che mi ha
dato la soddisfazione maggiore. In tutti i casi il rapporto
è stato serio e corretto e mi ha permesso di aprire una
finestra sul mondo della scuola, verificando quanta pas-
sione e amore caratterizza il lavoro di alcuni docenti.
Devo dire che con alcuni di loro si è instaurato un vero
e proprio rapporto di amicizia che trascende la collabo-
razione professionale.
A proposito degli studenti: ho osservato che i gruppi
formati da studenti di entrambi i sessi tendono ad esse-
re più organizzati e ottengono risultati migliori. Sono
molto più efficienti anche i gruppi formati da studenti
provenienti da scuole diverse. In generale i risultati otte-
nuti sono al di la di ogni più rosea aspettativa e posso
ritenermi molto soddisfatto.
Vorrei spendere ancora alcune parole per ringraziare le
persone che sono diventate con noi ricercatori una
squadra affiatata che rende possibile questa esperien-
za. Micaela, responsabile organizzativa del progetto “La
ricerca come Mestiere”, Francesco, Luca e Paolo miei
collaboratori, che hanno lavorato fianco a fianco con i
ragazzi, i docenti ed in particolare Emanuela Antolini
che ha creduto nel nostro progetto fin dal suo inizio e
più in generale FBK e tutti quelli che hanno reso possi-
bile questa esperienza che auguro altri vivano in futuro
con la mia stessa soddisfazione.
LA VOCE DELLA SCUOLA
Gianfranco Festi, Professore dell’Istituto Tecnico Tec-
nologico “G. Marconi” di Rovereto
Cerco di riassumere in poche righe l’importanza dell’e-
sperienza degli studenti del Marconi presso l’ente di
ricerca FBK ma è davvero difficile, perché tocca uno
spettro molto ampio di aspetti del processo formativo a
partire da quelli culturali passando per quelli scientifici-
tecnologi e, non da ultimi, quelli pedagogici.
La convenzione triennale stipulata tra Istituto Tecnico
Tecnologico "G. Marconi" e l’Ente di ricerca FBK ha
permesso agli studenti ed agli insegnanti di avere un
punto di osservazione privilegiato sul futuro. Personal-
mente vivo con grande soddisfazione il coinvolgimento
che grazie a Micaela Vettori mi ha avvicinato ai ricerca-
tori per individuare insieme i temi, metterli in atto e apri-
re poi agli allievi l’opportunità di intraprendere la straor-
dinaria avventura degli stage.
La partecipazione ad ogni progetto è stata pianificata
nei minimi dettagli prevedendo iniziali seminari ed attivi-
tà laboratoriali tenuti dai ricercatori presso la scuola,
seguiti da una visita guidata nella sede dell’ente ed in
fine dagli stage la cui durata è sempre stata estesa ben
oltre le quattro settimane prestabilite.
Lo svolgimento dei seminari presso la scuola ha messo
in rilievo un aspetto estremamente importante che è la
possibilità di partecipare ad un’esperienza formativa
innovativa e significativa nei luoghi di solito riservati alle
lezioni convenzionali, e di affrontare anche gli argomen-
ti più complessi, relativi ai quadri teorici di riferimento, in
modo tale da renderne accessibili gli aspetti chiave,
seminando quel desiderio di sapere, che ha fatto emer-
gere in nove studenti del Marconi la volontà di svolgere
www.fbk.eu 35
con soddisfazione lo stage estivo presso la Fondazione
Bruno Kessler.
Da un punto di vista pedagogico, lo stage permette di
attivare una didattica di tipo project based learning
complementare ed integrativa rispetto a quella conven-
zionale. Gli allievi diventano attori del processo formati-
vo ed il risultato del processo porta alla comprensione e
alla soluzione del problema proposto. In tal senso si
predilige lo sviluppo di strategie di problem solving
all’acquisizione di conoscenze ed il processo è caratte-
rizzato da una maggiore attenzione al momento proget-
tuale. Vale a dire alla ricerca collaborativa di soluzioni
effettive ed operative rispetto al problema posto in par-
tenza con l’obiettivo di costruire “prodotti” aderenti all’a-
nalisi effettuata, utilizzando consapevolmente le nuove
tecnologie. In qualità di insegnante, questa declinazio-
ne della metodologia project based learning, che tende
verso quei versanti della filosofia costruttivista più atten-
ti all’apprendimento attraverso il fare, ritengo sia parti-
colarmente efficace. In questo contesto, gioca un ruolo
importante il coinvolgimento attivo, la motivazione e la
valorizzazione delle differenze negli stili di apprendi-
mento e soprattutto delle “intelligenze” multiple. A valo-
rizzare ulteriormente l’esperienza di stage presso FBK,
risulta essere la giornata di fine stage. Gli stagisti sono
tenuti a documentare il lavoro svolto ed esporlo nel cor-
so dell’evento di chiusura alla presenza delle autorità
competenti, dei ricercatori e degli insegnanti che li han-
no accompagnati lungo tutto il percorso.
In conclusione: è stato molto importante conoscere ri-
cercatori e tecnici di altissimo profilo che hanno trovato
il tempo per ascoltare le esigenze del mondo della
scuola ed hanno dimostrato una completa disponibilità
nel guidare allievi ed insegnanti lungo la complessa
strada della Ricerca. Ricordo con particolare piacere
Massimo Gottardi, Marco de Nicola, Amos Collini, Lu-
ca Herzog e Maddalena Bassetti per la loro cortesia e
professionalità che hanno consentito di portare a termi-
ne con successo tutti i progetti intrapresi. Auspico che
tale proficua collaborazione possa continuare e raffor-
zarsi per offrire sempre nuove opportunità.
LA VOCE DEGLI STUDENTI
“Il Diario” di Erika Masera, Simone Omodei e Daniele
Zanella
All'inizio dello stage non siamo potuti partire a pieno
ritmo perché ci mancavano le conoscenze e quindi ab-
biamo dovuto seguire una serie di preziosissime lezioni
tenute da Luca Herzog… la cosa più soddisfacente è
stata veder funzionare il programma per il movimento
dei motori in base all'illuminazione dei sensori di lumi-
nosità avvenuta l'ultimo giorno di stage ed, inoltre, sia-
mo riusciti a vedere i risultati del nostro lavoro; avrei
voluto vedere il progetto finito ma, purtroppo, la parte
meccanica della struttura non era pronta entro la fine
del periodo di stage. In aggiunta, mi sarebbe piaciuto
aggiungere qualche altro elemento quali il sensore di
temperatura e l’anemometro… Una delle cose più inte-
ressanti è stata la visita agli altri reparti dell'Istituto e ho
potuto vedere i progetti in corso d’opera, però purtroppo
noi del secondo gruppo non abbiamo potuto visitare la
clean room.
Diario tecnico:
Giorno 2 data 10/7 :
Approfondimento di alcuni argomenti trattarti nel primo
periodo; Consultazione data sheet© dei vari componen-
ti; Prova programmi arduino© sviluppati nel primo perio-
do.
Giorno 3 data 11/7 :
Spiegazione motori passo passo e driver SMD103©;
Test driver con movimento motori; Visita a Mario Zen®.
Giorno 4 data 12/7:
Approfondimento regolatore di tensione; Consultazione
funzioni temporizzazioni più prove in ambiente ardui-
no©; Sviluppo programma “comando motori in sequen-
za” in arduino©; Pilotaggio motori in sequenza con ef-
fetto contemporaneità dei 2.
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Anno 2008-2009
STAGE SCUOLA Liceo “G. Galilei” Trento
STUDENTI Maria Teresa Alfano
Anno 2009-2010
PROGETTO Tecniche di misura per le celle solari SCUOLA Liceo “G. Galilei” Trento
DOCENTI Emanuela Antolini
STAGE Tecniche di misura per le celle solari SCUOLA Liceo “G. Galilei” Trento
STUDENTI Alvise Spagnolli, Davide Kirchner, Giuseppe de Ceglia, Matteo Semenotti
STAGE La cella solare innovativa: dalla fabbrica al sole SCUOLA Liceo “A. Rosmini” Rovereto
STUDENTI Leonardo Herzog, Francesco Gorga
Anno 2010-2011
PROGETTO Dispositivi ottici per ambienti a condizioni estreme SCUOLA Liceo “G. Galilei” Trento, Liceo “A. Rosmini” Rovereto
DOCENTI Emanuela Antolini, Marina Grazioli, Silva Filosi, Marco Chiocchetti
STAGE Dispositivi ottici per ambienti a condizioni estreme SCUOLA Liceo “G. Galilei” Trento
STUDENTI Alberto Bailoni, Stefano Bortolotti, Federica Falagiarda, Francesca Sartori
STAGE Preliminari per inseguitore solare di nuova generazione SCUOLA Liceo “A. Rosmini” Rovereto, Liceo “L. da Vinci” Trento
STUDENTI Jacopo Oss Eberle, Nicola Gottardi
Anno 2011-2012
PROGETTO Inseguire il sole SCUOLA C.F.P. Enaip Cles, I.T.T “G. Marconi” Rovereto
DOCENTI Luca Branz, Roberto Anzelini, Gianfranco Festi, Gianni Cumer
STAGE Inseguire il sole SCUOLA I.T.T. “G. Marconi” Rovereto
STUDENTI Erika Masera, Simone Omodei, Daniele Zanella, Monica Tomasi
LA VOCE DEGLI STUDENTI
Monica Tomasi
L’opportunità di svolgere il periodo di stage alla
“Fondazione Bruno Kessler” mi aveva elettrizzata fin
dall’inizio... le aspettative sono state confermate e l’entu-
siasmo è presente ancora ora… Il progetto a cui mi so-
no dedicata mi ha coinvolto direttamente: è stato impe-
gnativo, occorreva essere sempre predisposti ad impa-
rare, mettere in pratica e riflettere. Il coinvolgimento non
è stato solo lavorativo, si è rivelato essere anche perso-
nale visto che, nell’ambiente in cui lavoravo, mi sono
trovata molto bene e sempre circondata da persone bril-
lanti e pronte a spiegarmi cose nuove, per me scono-
sciute! Oltre ad essere contentissima per i progressi fatti
in relazione al progetto, ho trovato molto interessante
fare visita a svariati team di ricerca e sviluppo, entrare in
clean room e poter conoscere persone con ruoli impor-
tanti all’interno della “Fondazione”. Personalmente mi
sarebbe piaciuto soffermarmi maggiormente, e magari
concludere il progetto, anche se negli ultimi giorni la fati-
ca e la stanchezza iniziavano ad affiorare. Inizialmente,
la conclusione del progetto, sembrava un miraggio ….
giorno dopo giorno, però, il progetto cresceva sempre
più, concretizzandosi e facendoci capire che potevamo
farcela. Lavorare ad un progetto del genere, ed all’inter-
no di un team, mi ha dato l’opportunità di confrontarmi
sia con le mie capacità che con quelle degli altri …. e di
imparare a gestire l’intero progetto nel suo complesso
ed, allo stesso tempo, in ogni sua singola parte, seguire
una metodologia e organizzare il lavoro. Sono convinta
che tutti questi aspetti risulteranno utili, nel mio futuro,
non solo per progetti di carattere tecnologico, ma anche
per altri e diversi settori e per la mia vita. La soddisfazio-
ne è stata grande, alla fine delle mie quattro settimane
di lavoro, anche se sarebbe stata maggiore se avessi
visto il lavoro terminato… Ritengo che sia stata vera-
mente molto positiva e utile l’esperienza che ho vissuto
e spero di ripeterla in un futuro non troppo lontano.
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ILQUARTO STATO DELLA MATERIA:
IL PLASMA NELLA SCIENZA E NELLA NATURA
di Gloria Gottardi
Unità di Ricerca PAM-SE - Plasma, Advanced Materials and Surface Engineering
Responsabile Nadhira Laidani
“Non puoi insegnare qualcosa ad un uomo.
Lo puoi solo aiutare a scoprirla…”
G. Galilei
Il progetto “La Ricerca come mestiere” ha visto sin dal
suo esordio il coinvolgimento dell’unità di ricerca PAM-
SE – Plasma Advanced Materials and Surface Enginee-
ring – del Centro Materiali e Microsistemi, attraverso di-
verse proposte didattiche, che nel tempo si sono evolute
da semplici stage estivi ad azioni più articolate e comple-
te, comprendenti tra l’altro lezioni propedeutiche in aula
e visite delle classi ai laboratori. Tale evoluzione è stata
la necessaria conseguenza delle prime esperienze di
stage, che pur positive nel loro insieme ed accolte con
entusiasmo dagli studenti, hanno di fatto messo in luce
alcune criticità di un’esposizione per così dire
“estemporanea” alla scienza. Tra tutte è emersa in parti-
colare la difficoltà, da parte di ragazzi del quarto anno
della scuola secondaria superiore, ad approcciare agil-
mente i complessi concetti della chimica e della fisica
moderna alla base delle tematiche di ricerca affrontate
nei nostri laboratori. L’introduzione almeno parziale di
tali concetti nel corso di alcune lezioni, tenute dai ricer-
catori durante l’anno scolastico precedente lo stage, ha
permesso di fornire agli studenti una base su cui lavora-
re in preparazione all’esperienza estiva, nonché una vi-
sione più chiara e consapevole di ciò che avrebbero af-
frontato in sede di stage.
Le lezioni in aula sono intese nella fattispecie ad intro-
durre ed approfondire svariati concetti fisico-chimici e in
particolare quello di “plasma”, focalizzando l’attenzione
su come la ricerca scientifica riesca a sfruttare un feno-
meno di per sé naturale per ottenere i più avanzati risul-
tati di innovazione tecnologica.
Benché ignoto a molti, il plasma, il cosiddetto “quarto
stato della materia”, costituisce infatti incredibilmente il
99% del nostro universo: la quasi totalità della materia
conosciuta del nostro universo si trova cioè nello stato di
plasma. Il sole, le stelle, le aurore boreali sono formati
prevalentemente da plasma: essi rappresentano l’esem-
pio più evidente e quantitativamente preponderante di
plasmi naturali. Ma anche parte della coda delle comete
è allo stato di plasma, mentre il fulmine è una potente
scarica elettrica atmosferica che crea una frastagliata
colonna di plasma. Il plasma è dunque un gas ionizzato,
costituito da un insieme di cariche libere positive e nega-
tive (elettroni e ioni) ma globalmente neutro. Una grande
varietà di plasmi viene prodotta artificialmente sia nei
laboratori di ricerca sia nell'industria per applicazioni di
tipo tecnologico. Plasmi ottenuti mediante scariche elet-
triche vengono tuttora impiegati nelle lampade al neon
www.fbk.eu www.fbk.eu 38
per produrre luce, secondo un processo simile a quello
delle aurore. Nell’industria i plasmi vengono comune-
mente adoperati in metallurgia per il taglio e la fusione
dei metalli, in microelettronica per la fabbricazione di
circuiti integrati, in elettronica per gli schermi al plasma,
nell'ambiente per il trattamento di rifiuti tossici. Nei labo-
ratori di ricerca i processi al plasma sono tra i più sofisti-
cati strumenti attualmente utilizzati per sintetizzare ma-
teriali innovativi, per manipolare superfici e nano-
strutture, affrontando cosi le sfide più d’avanguardia del-
la scienza in svariati settori quali l’energia, le nanotecno-
logie, la fotonica, i biomateriali.
Durante la visita ai laboratori dell’unità PAM-SE agli stu-
denti è data poi la possibilità di vedere da vicino un pla-
sma, di capire come esso venga prodotto e come possa
essere utilizzato per depositare nuovi materiali o per
modificare le proprietà chimiche e fisiche della superficie
di materiali già esistenti.
Lo stage estivo infine, della durata di 2 o 3 settimane, ha
il preciso obiettivo di far sperimentare agli studenti che vi
partecipano il “mestiere” del ricercatore. Quello che ci si
propone è anzitutto di aprire loro gli occhi sulla per lo più
sconosciuta realtà della ricerca, fornendo loro gli stru-
menti per comprenderne almeno in parte logiche e me-
todi, rispondendo a domande quali: “Cosa significa “fare
ricerca scientifica”? Cos’è il metodo scientifico? Come si
applica? Come si lavora in un laboratorio di ricerca? Co-
sa “fa” concretamente un ricercatore? Come si può arri-
vare a sviluppare un nuovo materiale, di interesse per le
future tecnologie?”
Durante lo stage i ragazzi sono in altre parole chiamati a
vivere, fianco a fianco con i ricercatori, ogni aspetto del-
le attività di ricerca, frequentando con essi i laboratori,
assistendo alle loro attività quotidiane, ma anche pro-
vando in prima persona a progettare e sviluppare auto-
nomamente un esperimento scientifico. Gli studenti ven-
gono invitati ad approfondire la specifica tematica loro
proposta con una ricerca bibliografica; successivamen-
te, sotto la supervisione del tutor, essi hanno la possibili-
tà di utilizzare parte della strumentazione del laboratorio
per condurre personalmente un breve progetto speri-
mentale.
Agli studenti è richiesta la compilazione di un elaborato
finale e della sua trasposizione in forma di presentazio-
ne power-point, anche in vista della cerimonia conclusi-
va degli stage in cui tutti i partecipanti sono invitati ad
esporre i risultati della loro esperienza in FBK.
Anno 2009-2010
STAGE La ricerca scientifica: metodi e strumenti per fare di una idea una realtà, Il ruolo della superficie di un materiale nella definizione delle sue proprietà macroscopiche SCUOLA Liceo “B. Russell” Cles
STUDENTI Elisa Fezzi, Elena Perenthaler
Anno 2010-2011
PROGETTO Il quarto stato della materia: il plasma nella scienza e nella natura SCUOLA Liceo “A. Rosmini” Rovereto
DOCENTI Silva Filosi, Laura Conci
STAGE Come si sviluppa un materiale innovativo: dalla sintesi mediante tecniche assistite da plasma alla ca-ratterizzazione chimico-fisica SCUOLA Liceo “A. Rosmini” Rovereto
STUDENTI Giulia Butterini, Eleonora Fumanelli
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Anno 2009-2010
PROGETTO Smart Textiles SCUOLA C.F.P. “Centromoda Canossa” Trento
DOCENTI Michele Bommassar
Anno 2010-2011
PROGETTO Smart Textiles SCUOLA C.F.P. “Centromoda Canossa” Trento
DOCENTI Michele Bommassar
Anno 2011-2012
STAGE Rugosità : effetti su liquidi polari e apolari SCUOLA I.T.I. “M. Buonarroti” Trento
STUDENTI Igor Lissandrini
SMART
TEXTILES
di Ruben Bartali
Unità di Ricerca PAM-SE - Plasma, Advanced Materials and Surface Engineering
Responsabile Nadhira Laidani
In questi anni vi è stato un forte interesse nello sviluppo
di materiali innovativi basati sull’utilizzo delle nanotecno-
logie. Questa ondata ha investito anche il settore dei
tessuti per i quali la ricerca sta studiando e inventando
nuove potenziali applicazioni nei settori:
- dell’abbigliamento tecnico
- dell’abbigliamento da lavoro
- della moda.
In questo quadro di interessi, dal 2008 il gruppo PAM-SE
(plasma advanced materials and surface engineering)
collabora con il CentroModa Canossa (CMC) di Trento. Il
Centro forma giovani indirizzati a tutti i settori della moda
dalla sartoria al design.
Con FBK sono progettati e realizzati interventi formativi
miranti allo studio di nanotecnologie applicate ai tessuti:
SMART TEXTILES.
In particolare nei laboratori dell’Unità PAM-SE i ragazzi,
su banchi di prova appositamente allestiti, sperimentano
le possibilità aperte dall’utilizzo di plasmi. Scoprono così
l’importanza del ruolo della superficie di un materiale ai
fini della definizione delle sue proprietà macroscopiche,
che ne determinano poi l’uso comune e le applicazioni
tecniche.
L’obiettivo primario dei progetti condivisi è di sensibiliz-
zare i professionisti del futuro sull’importanza della ricer-
ca e sul contributo strategico che può portare allo svilup-
po ed all’innovazione del settore.
LA VOCE DELLA SCUOLA
Michele Bommassar, Docente del C.F.P. “Centromoda
Canossa” Trento
Credo che per i ragazzi della formazione professionale
sia fondamentale aver un interazione reale con il mondo
della ricerca scientifica ancor più che per chi segue per-
corsi liceali. Se per gli studenti dell'istruzione è un'occa-
sione di formazione e di interesse culturale, per chi stu-
dia nella formazione professionale ed entrerà nel mondo
dell'artigianato o dell'industria, in questo periodo storico
è vitale imparare a lavorare non solo con quello che
c'è ma anche con quello che ci sarà. Penso ai miei stu-
denti che, finita la scuola, lavoreranno anni nel settore
dell'abbigliamento: credo che utilizzeranno nella loro
cariera tipologie di tessuti, software di ricerca e sviluppo,
strumenti di design e molto altro che per ora sono solo
immaginabili o appena entrati nella fase di studio. E lo
sappiamo bene che chi prima conosce meglio agisce.
www.fbk.eu www.fbk.eu 40
I TURCHI
MECCANICI
L’approccio alla linguistica computazionale è stato af-
frontato dall’unità HLT attraverso un progetto dal titolo
intrigante e una proposta metodologica che, attraverso
l’esposizione dei ragazzi ad una serie di azioni, ha volu-
to trasmettere concetti altrimenti di difficile comprensio-
ne. La risposta positiva dell’attività di progetto annuale e
soprattutto degli stage di approfondimento ne ha confer-
mato la validità.
L’oggetto di studio della Linguistica Computazionale è il
linguaggio e sono necessari esperimenti per costruire
modelli per la sua comprensione automatica (nel proget-
to realizzato è l'Italiano).
Per effettuare esperimenti significativi occorre raccoglie-
re dati linguistici rappresentativi di un certo fenomeno, in
quantità e qualità sufficienti. I sistemi automatici vengo-
no valutati confrontando le loro prestazioni con dati co-
struiti manualmente da esperti.
Ad esempio, uno dei compiti più importanti nel campo
della Linguistica Computazionale consiste nell’individua-
zione ed estrazione di contenuti/informazioni da testi. I
sistemi automatici che vengono sviluppati a tale scopo
devono possedere alcune capacità fondamentali, come:
- capacità di riconoscere i nomi di persone, organizza-
zioni e luoghi (ad es. riconoscere se l’espressione
“Galileo Galilei” in un testo si riferisce ad una persona,
ad una scuola, o ad una via)
- capacità di riconoscere tutti i punti in un testo in cui
una stessa persona è nominata (ad es. individuare che
le espressioni “Galileo Galilei”, “egli”, “il filosofo pisano”
si riferiscono alla stessa persona.)
- capacità di estrarre da parti di testo informazioni utili
su una certa persona (ad es. dalla espressione “il filo-
sofo pisano” riferita a Galileo Galilei, riconoscere che
la sua città di origine è Pisa)
Per poter valutare le prestazioni di un sistema automati-
co è necessario raccogliere un insieme di testi (dataset)
su cui farlo lavorare. Separatamente, al dataset devono
essere aggiunte manualmente tutte le informazioni rela-
tive ai compiti su cui si vuole valutare il sistema. Nei no-
stri esempi quindi devono essere riconosciute persone,
organizzazioni, luoghi, espressioni riferite ad una stessa
persona e informazioni rilevanti per quella persona. Una
volta che il dataset di valutazione è creato, la valutazio-
ne viene eseguita confrontando le informazioni prodotte
dal sistema automatico con quelle create manualmente.
Creare dati linguistici rappresentativi di un certo fenome-
no, in quantità e qualità sufficienti per sviluppare e valu-
tare adeguatamente i sistemi automatici richiede compe-
tenze particolari, ha normalmente costi alti e implica
tempi molto lunghi. Questo problema rappresenta un
collo di bottiglia nell’avanzamento della ricerca sulle tec-
nologie del linguaggio.
Recentemente Amazon ha proposto un servizio Web
chiamato Mechanical Turk (https://www.mturk.com/
mturk/welcome) tramite il quale si può richiedere l'ese-
cuzione di compiti semplici da parte di manodopera a
basso costo. Questa modalità ha ricevuto grande inte-
resse nella comunità scientifica perché, almeno sulla
carta, offre la possibilità di realizzare raccolte di dati
(dataset) per esperimenti a costi molto bassi e in tempi
molto brevi.
Il progetto condiviso con Docenti e studenti è consistito
nel fare una serie di prove di utilizzo di MTurk per co-
struire semplici dataset per la lingua italiana. Si sono
poi analizzati i risultati ottenuti in termini di costo, tempo
e qualità dei dataset.
Obiettivi formativi del progetto
- Comprendere alcune metodologie della ricerca nel
campo della Linguistica Computazionale
- Conoscere le principali tecnologie del linguaggio svi-
luppate nei centri di ricerca
- Scoprire nuove possibilità offerte da internet per aiu-
tare la ricerca scientifica nell’ambito della Linguistica
Computazionale.
Le lezioni in classe sono state iniziate con una parte
introduttiva teorico-metodologica, seguita da una parte
di attività di tipo pratico.
Nella parte introduttiva è stata illustrata la metodologia
di valutazione dei sistemi automatici di elaborazione del
linguaggio e spiegata la procedura di creazione dei da-
taset attraverso l’utilizzo del servizio MTurk. L’utilizzo di
tale servizio porta con sé una serie di problematiche,
non solo scientifiche ma anche etiche, che sono state
oggetto di discussione in classe, tra cui (i) l’utilizzo di
manodopera a bassissimo costo e spesso proveniente
da paesi in via di sviluppo; (ii) la necessità di un costan-
te controllo della qualità dei dati raccolti attraverso il ser-
vizio (dati creati da tantissime persone diverse, scono-
sciute, non specializzate, che spesso eseguono il com-
pito in modo deliberatamente veloce e sbagliato per
guadagnare di più); (iii) la necessità di cambiare il mo-
dello di impostazione degli esperimenti derivante dal
di Luisa Bentivogli
Unità di Ricerca HLT - Human Language Technology
Responsabile Bernardo Magnini
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Anno 2009-2010
STAGE Le tecnologie del linguaggio incontrano la lingua di internet SCUOLA Liceo “A. Rosmini” Rovereto
STUDENTI Emanuele Sartori, Dario De Cristofaro
Anno 2010-2011
PROGETTO Galileo Galilei e i turchi meccanici SCUOLA Liceo “G. Galilei” Trento, Liceo “A. Rosmini” Rovereto
DOCENTI Silva Filosi, Michele Noldin, Marco Chiocchetti, Emanuela Antolini, Annachiara Florioni
STAGE Nuove prospettive per la creazione di dati linguistici nell’(imprevedibile) era di internet: il caso delle relazioni temporali tra eventi SCUOLA Liceo “A. Rosmini” Rovereto
STUDENTI Davide Dal Bosco
STAGE Il significato delle parole nella saggezza della folla SCUOLA Liceo “G. Galilei” Trento
STUDENTI Beatrice Bortoli, Marta Modena
cambiamento nelle modalità di raccolta dei dati.
Durante la parte pratica è stata proposta alla classe
un’esperienza diretta di utilizzo di MTurk. Gli studenti
sono stati coinvolti sia come proponenti del compito
(definizione del compito, utilizzo del servizio MTurk, va-
lutazione dei dati raccolti) sia come esecutori (i “turchi
meccanici”). E’ stato anche possibile lavorare a gruppi.
Non è stato strettamente necessario un coinvolgimento
attivo preliminare degli insegnanti, in quanto l’argomento
trattato durante il percorso non prevedeva conoscenze
che richiedessero una preparazione specifica della clas-
se. Gli unici requisiti tecnici necessari allo svolgimento
delle lezioni sono stati la dotazione di un computer con
accesso libero a internet e di un proiettore.
LA VOCE DEGLI STUDENTI
Davide Dal Bosco
Nell'estate 2011 ho partecipato a uno stage presso l’Uni-
tà di Ricerca Human Language Technology (HLT) della
Fondazione Bruno Kessler.
Il gruppo di ricercatori con cui ho lavorato si occupa del-
lo studio del linguaggio e di come i sistemi informatici
possano comprenderlo meglio. Quindi in definitiva tenta-
no di "insegnare" ai computer a parlare la nostra lingua
per rispondere alle nostra esigenze in maniera più intelli-
gente.
In particolare il mio progetto si concentrava sulla analisi
dei vari piani temporali che esistono in testi di varia natura.
I risultati del mio lavoro sono stati complessivamente
positivi, inoltre l'ambito in cui mi sono cimentato mi è
piaciuto così tanto che è stata la base per la tesina che
ho portato all’orale di maturità (in cui si deve portare un
approfondimento a scelta).
Lo stage è stata un'esperienza indimenticabile: ho impa-
rato moltissimo e mi sono anche divertito perché ho co-
nosciuto persone bravissime e che amano il proprio la-
voro.
Inoltre ho avuto l'opportunità di esercitare il mio inglese
in quanto i ricercatori provenivano da tutto il mondo: un
giorno a pranzo ero seduto con persone di almeno sei
nazionalità diverse!
Dopo la fine della scuola superiore ero indeciso e non
sapevo a quale facoltà iscrivermi, ma anche grazie alle
utili informazioni acquisite durante lo stage mi sono
orientato verso fisica.
Quando ho inizialmente deciso di partecipare al progetto
"La ricerca come mestiere" non potevo sapere che in
futuro avrebbe avuto un'influenza così grande sulla mia
vita e sulla mia formazione futura.
Vorrei ringraziare vivamente Silva Filosi, la mia inse-
gnante di lettere che mi ha incoraggiato e aiutato a par-
tecipare allo stage, e Luisa Bentivogli che è stata il mio
tutor durante le due settimane alla Fondazione.
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Anno 2009-2010
PROGETTO in collaborazione con APT Montagna dell’esperienza UNITA’ DI RICERCA FreeIT Responsabile Bruno Caprile - Maurizio Napolitano Mappare il mondo con gli strumenti della cultura aperta UNITA’ DI RICERCA TeV Responsabile Oswald Lanz - Michele Zanin Documentare il territorio con le tecnologie
della visione
Anno 2010-2011
PROGETTO in collaborazione con APT Montagna dell’esperienza UNITA’ DI RICERCA FreeIT Responsabile Bruno Caprile - Maurizio Napolitano Alla scoperta di OpenStreetaMap: Costruire insieme la mappa del mondo UNITA’ DI RICERCA TeV Responsabile Oswald Lanz - Michele Zanin Digital Mountain: Leggere il paesaggio con
Marmota
Anno 2011-2012
PROGETTO in collaborazione con APT Montagna dell’esperienza UNITA’ DI RICERCA TeV Responsabile Oswald Lanz - Michele Zanin Digital Mountain: Leggere il paesaggio con
Marmota
STAGE tutor Michele Zanin VisionARi: etichettatura di video per realtà aumentata in montagna SCUOLA Liceo “G. Galilei” Trento, Liceo “G. Prati” Trento
STUDENTI Fabiana Mori, Jacopo Strapparava
DIGITAL MOUNTAIN
PER NUOVI ESPLORATORI
di Michele Zanin
Unità di ricerca TeV - Technologies of Vision
Responsabile Oswald Lanz
Nel quadro delle collaborazioni con il territorio trentino,
FBK ha partecipato, fin dalla sua istituzione, all’iniziativa
dell’APT “Montagna dell’esperienza”. Nella formula, che
prevede un campus residenziale che alterna momenti di
apprendimento informale a spazi di divertimento open
air, la Fondazione ha portato due percorsi di Esposizio-
ne alla ricerca con il titolo comune Digital Mountains per
nuovi esploratori.
Con i ricercatori dell’Unità di Ricerca FreeIT, i parteci-
panti al laboratorio “Mappare il mondo con gli strumenti
della cultura aperta”, come nuovi esploratori, hanno con-
tribuito alla crescita di un importantissimo progetto che
coinvolge il mondo intero: OpenStreetMap
(www.openstreetmap.org). L’obiettivo di OpenStreetMap
è la creazione della mappa del mondo accessibile a
chiunque, costruita sulla base volontaria di raccolta dati,
seguendo un modello analogo a quello di Wikipedia
(http://wikipedia.org), Enciclopedia globale, costituisce
l’esito della costruzione collettiva dei saperi.
Guidati e affiancati dai ricercatori dell’Unità di ricerca
TeV – Tecnologie della Visione, con “Documentare il
territorio con le tecnologie della visione”, i ragazzi hanno
potuto apprendere i principi di funzionamento di una tec-
nologia in grado di riconoscere autonomamente gli ele-
menti del paesaggio presenti in una fotografia o in un
filmato. Grazie alla collaborazione di due stagisti del pro-
getto “nome del progetto” assegnati all’unità TeV, è stato
possibile organizzare un esperimento “in diretta”: dopo
aver scattato una foto di gruppo con alcune montagne
sullo sfondo, tale foto è stata elaborata passo passo e il
risultato finale stampato e consegnato ai partecipanti.
Grazie all’Esposizione nei due laboratori affiancati i ra-
gazzi sono stati introdotti ai concetti propri dell'open con-
tent (contenuti disponibili a tutti nel pieno rispetto delle
esigenze degli autori), delle licenze creative commons
(strumento giuridico fondamentale per favorire la cresci-
ta dell'open content) e del software libero. Hanno potuto
inoltre sperimentare l’applicazione di nuove tecnologie
per il riconoscimento automatico delle evidenze paesag-
gistiche.
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Anno 2009-2010
STAGE Occhi del futuro SCUOLA I.T.T. “G. Marconi” Rovereto
STUDENTI Gabriele Faes, Christian Trainotti
Anno 2010-2011
PROGETTO L’innovazione tecnologica per consumare meno SCUOLA I.T.T. “G. Marconi” Rovereto
DOCENTI Gianfranco Festi
STAGE L’innovazione tecnologica per consumare meno SCUOLA I.T.T. “G. Marconi” Rovereto
STUDENTI Federico Battisti, Petrosyan Oleh
Anno 2011-2012
STAGE Tracking Inerziale SCUOLA Liceo “B. Russell” Cles, Liceo “L. da Vinci” Trento
STUDENTI Michele Zucal, Stefano Eccher
RICERCANDO
SI CRESCE
di Marco De Nicola
Unità di Ricerca SOI - Smart Optical Sensors and Interfaces
Responsabile David Stoppa
Collaborare con giovani studenti nella loro esposizione
alla ricerca rappresenta un momento di incontro tra due
“mezze generazioni”.
Lavorare fianco a fianco con i ragazzi permette di rag-
giungere molteplici obbiettivi, sia dal punto di vista prati-
co, con la realizzazione di un progetto, sia dal punto di
vista personale.
I ragazzi hanno la possibilità di rendersi consapevoli
delle proprie capacità, consolidando la
fiducia nelle proprie passioni. Una fidu-
cia che permette loro di intraprendere
la carriera universitaria o quella lavora-
tiva con estrema coscienza.
L’esempio che ho avuto in mente
nell’esprimere le considerazioni mie
personali e del gruppo di ricerca è l’e-
sperienza fatta con Gabriele Faes, uno
studente che con estrema dedizione ha
curato un complesso progetto di
“Telecamera Ultra Low Power”. La
qualità del suo lavoro ha meritato un
encomio scritto da parte del gruppo di
ricerca SOI ( smart optica sensor &
interface). La sua presentazione in una
fiera ha incuriosito il quotidiano
“Trentino” che ne ha raccontato la storia.
Il progetto “La Ricerca come Mestiere” è un percorso
formativo indispensabile per ogni giovane studente in
“ricerca” del proprio futuro, un’esperienza che da ex
ricercatore ed attuale imprenditore consiglio vivamente
a chiunque abbia la possibilità di accedervi, un progetto
al quale sono felice d’aver potuto partecipare.
LA VOCE DEGLI STUDENTI
Gabriele Faes sul “Trentino“
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GIORNI
DA BIOFISICO
di Mauro Dalla Serra & Cecilia Pederzolli
Responsabili delle Unità di Ricerca CNR-IBF & BioSInt-FBK
Il progetto denominato “Un giorno da biofisico” è giunto
alla sua seconda edizione. Si tratta di una proposta con-
cordata dai gruppi di ricerca in biofisica operanti in FBK
ed il Realgymnasium di Bolzano. Sono stati coinvolti
circa 20 studenti delle terze e quarte classi, suddivisi in
5 gruppi per partecipare all’attività sperimentale. Gli stu-
denti sono stati seguiti dai loro insegnati a da alcuni ri-
cercatori.
Il programma si è sviluppato su tre giornate consecutive:
una prima mattinata presso il liceo di Bolzano in cui i
ricercatori coinvolti hanno presentato la realtà FBK e
fornito una panoramica delle svariate problematiche bio-
fisiche affrontate dai gruppi di ricerca coinvolti. Nella
seconda parte della mattinata ci si è focalizzati sulle atti-
vità sperimentali che gli studenti avrebbero svolto il gior-
no successivo presso il laboratorio in FBK sotto la su-
pervisione del personale di ricerca. Il secondo anno ab-
biamo affrontato l’argomento dell’interazione di alcune
tossine batteriche con le membrane cellulari. Tali tossine
sono proteine spesso coinvolte nelle patologie ed agi-
scono come dei piccoli trapani molecolari che, perforan-
do le membrane delle cellule, ne procurano la morte. I
tipici bersagli sono i globuli bianchi che, indeboliti, indu-
cono una riduzione delle difese dell'organismo attaccato
ed una maggior probabilità di sopravvivenza del batterio
invasore.
La seconda giornata presso i nostri laboratori ha per-
messo ai singoli gruppi di studenti, accompagnati da
alcuni loro insegnanti di affrontare separatamente i vari
aspetti rilevanti dell'azione di queste tossine. Abbiamo
effettuato dei semplici esperimenti (i) di purificazione e
quantificazione delle tossine, (ii) di misura della loro atti-
vità su membrane lipidiche modello (liposomi e membra-
ne piane) e direttamente su cellule; (iii) di visualizzazio-
ne mediante microscopia a forza atomica delle membra-
ne e delle strutture proteiche in grado di perforare la
membrana.
La giornata conclusiva, presso il liceo di Bolzano e con
la presenza dei ricercatori coinvolti, ha previsto l'elabo-
razione quantitativa dei dati sperimentali e la produzione
di una presentazione congiunta che ha permesso ai par-
tecipanti di condividere le informazioni parziali ottenute
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Anno 2009-2010
STAGE Superfici e interfacce biofunzionali SCUOLA Istituto “Marie Curie” Pergine
STUDENTI Eleonora Busana, Chiara Condler
Anno 2010-2011
PROGETTO in collaborazione con CNR-IBF - Institute of Biophysics Responsabile Mauro Dalla Serra Un giorno da biofisico SCUOLA “Realgymnasium” Bolzano
DOCENTI Simon Unterholzner
STAGE Approcci biofisici per lo studio delle interazioni biomolecolari SCUOLA Istituto “Marie Curie” Pergine, Liceo “G. Galilei” Trento STUDENTI Daniele Casagrande, Stefania Leda Del Hinrischen, Jacopo Bordigoni, Ecaterina Ciobanu, Macarie
Emmanuel Tronche
Anno 2011-2012
PROGETTO in collaborazione con CNR-IBF - Institute of Biophysics Responsabile Mauro Dalla Serra Un giorno da biofisico SCUOLA “Realgymnasium” di Bolzano
DOCENTI Simon Unterholzner
da ciascun gruppo e di ricostruire una possibile storia
dell'attività di queste tossine batteriche. Tale presenta-
zione è stata successivamente proposta a tutti gli alunni
della scuola.
Gli studenti coinvolti hanno dimostrato una vivace curio-
sità ed interesse verso le varie problematiche della ricer-
ca esprimendo anche un’inaspettata abilità sperimentale
e di sintesi dei risultati ottenuti, nonostante le possibili
difficoltà linguistiche essendo il Realgymnasium Bozen
un liceo di lingua tedesca. Ciò ha permesso anche al
personale di ricerca coinvolto di superare le iniziali diffi-
denze dimostrando l’efficacia di un modello di stage con-
centrato su tre giorni consecutivi.
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L’ARTE
NELLA RICERCA
di Massimo Zancanaro
Responsabile dell’Unità di Ricerca i3 - Intelligent Interfaces & Interaction
Il logo di COSPATIAL
A partire dal febbraio 2009, un team dell’Unità di Ricerca
i3 stava lavorando al progetto europeo COSPATIAL il
cui obiettivo era la progettazione di interfacce collabora-
tive per l’insegnamento di competenze sociali a bambini
sullo spettro autistico.
Nell’estate del 2009, il progetto era già ben avviato ma
ancora non si era trovato un logo. Anche se spesso sot-
tovalutato, il logo è una componente essenziale nella
comunicazione sia esterna che interna. In particolare la
comunicazione interna è cruciale in un progetto multi-
disciplinare come COSPATIAL in cui ricercatori nel cam-
po dell’informatica, delle scienze dell’educazione e della
psicologia proveniente da Italia, Israele e Regno Unito
erano chiamati a lavorare insieme condividendo obiettivi
e processi.
La breve ma significativa “incursione” della studentessa
Giulia Agnoletto (e del professor Claudio Ruatti dell’Isti-
tuto delle Arti “A. Vittoria”) è stata estremamente impor-
tante per i ricercatori. Ha permesso, nel processo del
design del logo, di esplicitare le motivazioni e la “vision”
del progetto che altrimenti rischiava di restare implicita
(e quindi foriera di incomprensioni).
Il processo di definizione del logo non è stato costruito
come un semplice progetto grafico bensì come un’espo-
sizione ai processi dell’attività di ricerca che ha visto al-
ternarsi fasi di lavoro individuale di Giulia (seguita dal
professor Ruatti) a fasi di brainstorming con la partecipa-
zione di vari ricercatori del team.
Il risultato finale è stata la proposta di tre possibili logo e
il consorzio del progetto finale ha scelto quello definitivo
che è poi rimasto il logo ufficiale fino alla fine del proget-
to. Il logo scelto esprime uno dei concetti chiavi di CO-
SPATIAL, quello della competenza sociale: un quadra-
to, che rappresenta l’unità, composto da diversi quadrati
più piccoli di colore leggermente diverso che rappresen-
tano le differenze, alcune più marcate e altre meno ma
nessuna così evidente da non contribuire al senso di
unità del quadrato più grande.
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Anno 2008-2009
PROGETTO Un logo per «LiveMemories»: un esercizio di partecipazione SCUOLA Istituto delle Arti “A. Vittoria” Trento
DOCENTI Claudio Ruatti
STAGE Un logo per il progetto COSPATIAL SCUOLA Istituto delle Arti “A. Vittoria” Trento
STUDENTI Agnoletto Giulia
Anno 2009-2010
PROGETTO NO PROBLEM! Un aiuto per socializzare SCUOLA Istituto delle Arti “A. Vittoria” Trento
DOCENTI Claudio Ruatti
Anno 2011-2012
PROGETTO Comunicare la Ricerca come Mestiere, un logo marchio per FBK JUNIOR e le attività di Esposizio-ne, Partecipazione e Sperimentazione SCUOLA Istituto delle Arti “F. Depero” Rovereto
DOCENTI Deborah Lot
Un laboratorio di co-design
Anche se il progetto COSPATIAL riguardava specificata-
mente tecnologie per bambini sullo spettro autistico, a
seguito dell’esperienza di stage si è deciso di organizza-
re un’altra attività insieme all’istituto Vittoria. Questa se-
conda attività è consistita in un lavoro di co-
progettazione di un’interfaccia multi-utente per un tavolo
interattivo sul tema delle competenze sociali per ragazzi
a sviluppo tipico. Sono stati coinvolti quattro studenti,
seguiti e coordinati dal professor Ruatti.
L’attività si è svolta in 6 incontri di circa 2 ore e mezza
tra novembre 2009 e dicembre 2010. Il risultato è stato
una serie di concept, ossia di schizzi preparatori, di inter-
facce collaborative per tavoli interattivi.
Nel primo incontro, gli studenti accompagnati dal profes-
sore hanno visitato i laboratori di FBK e hanno assistito
a dimostrazioni di interfacce collaborative basate su ta-
voli interattivi e hanno discusso le caratteristiche di que-
sti dispositivi insieme ai ricercatori dell’unità i3.
Negli incontri successivi, svolti presso la scuola, il re-
sponsabile del progetto COSPATIAL, Massimo Zanca-
naro, e il professor Ruatti hanno guidato il “team” di ra-
gazzi in un processo di design di un sistema interattivo.
Si è iniziato con la fase creativa della definizione di una
“moodboard” ossia la ricerca di “rappresentazioni visuali”
del concetto di collaborazione. In un successivo incontro
si sono definiti i termini e i concetti importanti per la pro-
gettazione e si sono iniziate a delineare i primi principi di
progettazione e i primi schizzi di interfacce. Infine, negli
ultimi incontri le idee di design sono state discusse e
raffinate fino ad elaborare dei bozzetti finiti.
Come nel caso dello stage di Giulia, anche questa espe-
rienza ha avuto un duplice valore: da parte dei ragazzi
c’è stata la possibilità di “sperimentare” in un progetto
concreto le fasi di processo di design mettendosi in gio-
co in prima persona; da parte dei ricercatori di COSPA-
TIAL, questa attività ha rappresentato un’occasione per
riflettere sulle finalità e sugli obiettivi del progetto.
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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
DEBUTTA IN SOCIETA’
di Angelo Susi
Unità di Ricerca SE - Software Engineering
Responsabile Paolo Tonella
Il progetto "L’Intelligenza Artificiale e la coscienza artifi-
ciale" è stato elaborato e sviluppato in risposta ad una
domanda posta da una classe dell'ITI Buonarroti. Esso
ha analizzato il problema della convivenza, nello stesso
tessuto sociale, di esseri umani e sistemi artificiali sem-
pre più sofisticati, in grado di analizzare le caratteristiche
dell'ambiente fisico e sociale in cui sono collocati e di
decidere in base a queste caratteristiche gli obiettivi da
raggiungere e le azioni da intraprendere.
Il percorso è stato affrontato in una serie di lezioni che
hanno ripercorso la storia dell'informatica e dell'Intelli-
genza Artificiale dagli anni 30-40 del '900 ad oggi, soffer-
mandosi sulle varie linee di ricerca che dal nucleo origi-
nale dell'Intelligenza Artificiale hanno preso forma nel
corso degli ultimi decenni. Gli studenti, inoltre, sono stati
coinvolti nello studio dei problemi legati alla applicazione
delle tecniche di Intelligenza Artificiale ad ambiti quali la
sanità, la pubblica amministrazione, i servizi al cittadino.
Proprio l'esistenza di sistemi artificiali che agiscono in
questi ambiti fanno sorgere concrete implicazioni di ca-
rattere etico. Essi, infatti, devono integrarsi fortemente
con la società umana portando inevitabilmente a una
modifica, anche profonda, dei suoi assetti e delle sue
relazioni.
Questi temi hanno stimolato una riflessione e un dibattito
su quali siano le opportunità e i limiti di una società che
vede convivere sistemi artificiali e umani, quali nuove
forme normative dovranno emergere per regolare questa
società mista, quali siano i limiti dei sistemi artificiali, e
cosa si intenda per coscienza di un sistema artificiale.
Un seminario di Oliviero Stock alla fine del percorso ha
permesso di approfondire il tema dell'etica nell'ambito di
queste nuove forme di società miste.
L'intera esperienza ha permesso di accrescere la cono-
scenza degli studenti sui temi dell'Intelligenza Artificiale
dando loro maggiore consapevolezza sullo stato dell'arte
della ricerca in questo campo e sulle linee di ricerca che
saranno sviluppate nel prossimo futuro.
In seguito si è passati ad una esperienza di uso concreto
di metodi e sistemi basati sui principi e metodi dell'Intelli-
genza Artificiale grazie allo stage di due studentesse:
Valentina Simoncelli e Valeria Strosio - rispettivamente
dei Licei Scientifici Antonio Rosmini di Rovereto e Gali-
leo Galilei di Trento. In questo caso ci siamo concentrati
sul problema della "digitalizzazione" dei processi orga-
nizzativi attraverso la specifica, lo sviluppo e l'adozione
di sistemi artificiali autonomi. L'esperienza di stage ha
permesso alle studentesse di individuare e analizzare
alcuni punti critici delle organizzazioni considerate
(scuole e istituti di ricerca), di descrivere e modellare tali
punti critici con i linguaggi tipici dell'Intelligenza Artificiale
ed infine di proporre, documentare e simulare possibili
soluzioni da adottare per migliorare l'efficienza organiz-
zativa. Dal punto di vista metodologico, durante la fase
di analisi del problema, le studentesse hanno proposto e
messo in atto nuove forme di collaborazione per l'analisi
e la specifica di questo tipo di sistemi complessi, fornen-
do così un chiaro suggerimento ai ricercatori per miglio-
rare l'uso di questi metodi di analisi.
Oltre ai risultati tecnici descritti, è importante evidenziare
la valenza educativa dell'intera esperienza di stage. In
particolare, l'immersione per un tempo prolungato in un
ambiente di ricerca ha permesso alle studentesse di
sperimentare il metodo scientifico, l'aspetto sociale del
lavoro in un gruppo di ricerca e la condivisione delle idee
per il raggiungimento di un obiettivo comune. D'altra par-
te, per il ricercatore lo stage è una via per trasmettere il
sentire del proprio mestiere e al tempo stesso rivedere in
senso critico la propria esperienza di ricerca grazie alle
domande, sempre nuove e spesso inattese, delle stu-
dentesse e degli studenti.
VOCE DEGLI STUDENTI
Valentina Simoncelli e Valeria Strosio
Anche quest'anno, come da molto tempo a questa parte,
le scuole hanno dato agli studenti che ne fossero inte-
ressati l'opportunità di fare uno stage durante l'estate .
Gli ambiti sono numerosi e diversi tra loro, spaziando
dalle biblioteche ai musei, dai centri di ricerca ai Comuni
e centri sociali alle aree di commercio.
Per i ragazzi interessati alla ricerca ci sono varie opzioni
di scelta, tra le quali la Fondazione Bruno Kessler, la
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Fondazione Edmund
Mach, l'Istituto Regio-
nale di Studi di Ricer-
ca Sociale e il Centro
di Ecologia Alpina.
La Fondazione Bruno
Kessler consente agli
studenti di partecipare
alle proprie attività di
ricerca sia durante
l'anno scolastico che
durante il periodo esti-
vo, o a livello di classe
o singolarmente, attra-
verso il progetto "La
ricerca come mestie-
re" e, ovviamente, gli
stage. Le attività pro-
poste dipendono dalla disponibilità dei ricercatori e da
quello che essi offrono, e possono consistere in espe-
rienze di laboratori, sia tecnico-scientifici che informatici,
e di studi sociali.
Il nostro stage è stato reso disponibile dall'unità di ricer-
ca di Software Engineering, ma ciò non ci ha però impe-
dito di avere l'occasione di conoscere altri ricercatori
appartenenti ad altri e diversi gruppi di ricerca e sviluppo.
Durante lo stage abbiamo approfondito lo studio dei
sistemi organizzativi, in particolare quello scolastico,
con l'obiettivo di adottare tecniche di analisi innovative
per individuarne i problemi e per proporre soluzioni ba-
sate sulla adozione di sistemi informatici complessi. In
particolare, attraverso una serie di interviste a diversi
componenti dell'organizzazione e, grazie allo studio dei
documenti disponibili, ci è stato possibile specificare
modelli di alcuni aspetti critici dell'organizzazione. Que-
sti modelli ci hanno permesso di proporre un certo nu-
mero di soluzioni alternative, basate su sistemi informa-
tici, delle quali abbiamo analizzato e documentato sia i
pregi che i limiti in vista di una loro adozione. Infine ab-
biamo potuto simulare, attraverso un sistema basato su
tecniche di Intelligenza Artificiale, le differenti soluzioni
candidate. Il risultato del lavoro è stato duplice: da un
lato un insieme di requisiti per la implementazione dei
sistemi informatici da collocare all'interno dell'organizza-
zione, dall'altro alcune raccomandazioni ai ricercatori
rispetto ai metodi di modellazione che abbiamo utilizzato.
Siamo arrivate in FBK senza sapere quasi nulla sul
mondo della ricerca ed dell'informatica; all'inizio erava-
mo un po' impacciate ed insicure, ma successivamente
siamo entrate in contatto più diretto con i ricercatori,
sempre disponibili ad insegnarci il loro mestiere e a gui-
darci nel nostro progetto, aiutandoci ogni volta che ci
trovavamo in difficoltà. Per questo possiamo dirci soddi-
sfatte di questa esperienza e per un certo verso ansiose
di riuscire a continuarla.
Consigliamo sia agli studenti interessati alla ricerca sia
a coloro che a fine anno non sanno che stage scegliere,
di avventurarsi in uno dei progetti che FBK offre, in
quanto aiutano a far conoscere più da vicino il mondo
dei ricercatori, immersi in una vita frenetica ed impegna-
tiva, ma allo stesso tempo entusiasmante e dinamica.
Ed infine, aiutano noi studenti, ancora incerti ed insicuri
su cosa fare una volta finita la scuola superiore, a capi-
re che cosa ci piace o non ci piace fare, cercando di
prepararci a ciò che ci aspetta una volta passato l’esa-
me di maturità: il nostro futuro.
Anno 2010-2011
PROGETTO L'intelligenza artificiale e la coscienza artificiale SCUOLA I.T.I. “M. Buonarroti”
DOCENTI Riccardo Lunelli, Franco Giustini, Annamaria Eccli
Anno 2011-2012
STAGE OrganizzaDi: Un approccio sociale alla digitalizzazione delle organizzazioni SCUOLA Liceo “G. Galilei” Trento, Liceo “A. Rosmini” Rovereto
STUDENTI Valentina Simoncelli, Valeria Strosio
www.fbk.eu www.fbk.eu 50
Anno 2010-2011
STAGE SCUOLA Istituto “Alle Stimate” Verona
STUDENTI Luca Bonetti
Anno 2011-2012
STAGE EagleEye: a case study for space system to software refinement SCUOLA Istituto “Alle Stimate” Verona
STUDENTI Filippo Marconi, Davide Marcantonio
EAGLEEYE: A CASE STUDY FOR SPACE SYSTEM TO SOFTWARE
REFINEMENT
Unità di Ricerca ES - Embedded Systems
Responsabile Alessandro Cimatti
Tutor Stefano Tonetta
L’Unità di Ricerca Embedded System ha ospitato nelle
ultime due estati studenti provenienti dall’istituto Alle
Stimate di Verona. Le attività, pur non rientrando nell’or-
ganizzazione cui fa riferimento il progetto “La ricerca
come mestiere” sono state realizzate in piena coerenza
con la metodologia di esposizione alla ricerca, che è la
nota distintiva dell’impegno di FBK verso le giovani ge-
nerazioni.
Gli studenti, durante gli stage, hanno imparato metodi e
linguaggi per system engineering di satelliti artificiali e
veicoli spaziali. Hanno modellando requisiti e architettura
dell'EagleEye: un piccolo satellite per l'osservazione del-
la Terra, usato dall'Agenzia Spaziale Europea come ca-
se study per vari progetti di ricerca.
LA VOCE DEGLI STUDENTI
Luca Bonetti
intervistato dal giornale “L’Arena”
www.fbk.eu 51
CONCETTI,
LE CELLULE DI UN’ONTOLOGIA
di Loris Bozzato e Chiara Di Francescomarino
Unità di Ricerca DKM - Data & Knowledge Management
Responsabile Luciano Serafini
Anno 2011-2012
STAGE Concetti, le cellule di un’ontologia SCUOLA Liceo “G. Galilei” Trento
STUDENTI Matteo Scandella, Eleonora Fezzi
Formalizzare una risorsa didattica con gli strumenti
del Semantic Web
Il progetto
L’idea alla base del progetto, proposto come esercizio di stage, è l’utilizzo di strumenti del Semantic Web per la co-struzione di risorse didattiche relative ad argomenti scola-stici.
In particolare, si è scelto di modellare un dominio della biologia affrontato durante il percorso di studi: le strutture ed i processi cellulari. Questo argomento richiede la rap-presentazione di aspetti del dominio sia statici che dinami-ci: i primi sono stati formalizzati mediante una ontologia OWL, mentre i secondi sono stati modellati come processi BPMN. Entrambe le componenti sono state definite utiliz-zando MoKi, uno strumento di modellazione collaborativa, basato su wiki sviluppato all’interno dell’Unità di Ricerca.
Il ruolo degli studenti
La scelta dell’argomento è stata effettuata dagli stessi stu-denti sulla base delle competenze comuni e delle prefe-renze personali. Dopo una prima fase di formazione sulle metodologie per lo sviluppo delle rappresentazioni, gli stu-denti sono stati in grado di organizzare il proprio lavoro autonomamente e collaborare tra loro per la modellazione del dominio. In questo modo, hanno potuto contribuire alla realizzazione della risorsa didattica sia con la propria co-noscenza sull’argomento che con l’attività di modellazione.
Gli studenti e la ricerca
La presentazione dei concetti e degli strumenti necessari
per la realizzazione del progetto ha permesso agli studenti
di avvicinarsi agli argomenti di ricerca caratterizzanti l’Uni-
tà. Inoltre, il periodo trascorso in DKM ha permesso loro di
entrare a diretto contatto con le attività di ricerca dei com-
ponenti dell’unità, contribuendo attivamente ad alcune di
esse.
Il risultato del progetto è disponibile su https://dkmtools.fbk.eu/moki/
stage2012/(Username: guest; Password: stage2012)