: respira il t e a t r o - elfo.org · giorno d’acquisto. ... al suo debutto al festival di...

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: RESPIRA IL T E A T R O ELFOPUCCINI:STAGIONETEATRALE2017-2018 ANTONY GORMLEY per il Teatro dell’Elfo Antony Gormley BREATHE, 2016 Crude oil, linseed oil and petroleum jelly on paper, 256 x 134 cm Photograph by Peter White © the artist 8/ 2 0 1 7 - 2 0 1 8

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: RESPIRA IL T E A T R O

E L F O P U C C I N I : S T A G I O N E T E A T R A L E 2 0 1 7 - 2 0 1 8

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8/2017 - 2 0 1 8

ELFO PUCCINIC.SO BUENOS AIRES 33 MILANOMM1 LIMAWWW.ELFO.ORG

informazioni, prenotazioni e acquisti [email protected]. 02.00.66.06.06 LUN/SAB 10.30/19.00

prezziINTERO € 32,50 CONVENZIONI € 28,50COOP € 26,50FINO AI 18 ANNI € 12,00 FINO AI 25 ANNI € 17,00OLTRE I 65 ANNI € 17,00IL MARTEDÌ € 21,50

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L’ELFO NELLE SCUOLE E IN UNIVERSITÀIl buon insegnamento è per un quarto preparazione e tre quarti teatro Galileo GalileiRepliche dedicate, incontri con gli artisti, prove aperte e visite dietro le quinte alla scoperta del teatro.

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Respira è il titolo dell'opera che l'artista inglese

Antony Gormley ha offerto all'Elfo Puccini

come immagine per la stagione 2017/2018,

suggerendo una metafora della nostra idea di

comunicazione teatrale. Breathe è

un monotipo che mette al centro la sagoma

autobiografica del maestro inglese e che

traduce così la nostra idea di spazio teatrale

come luogo di vita, immaginando il respiro

del pubblico, degli attori e di tutte le persone

che rendono magico ciò che accade sul

palcoscenico. Uno spazio dedicato all’umano.

Il contributo di questo importante

protagonista della New British Sculpture

rinnova il dialogo con le arti visive che rende

sempre più vitale e aperto il nostro Teatro

d'arte contemporanea, dopo che nella scorsa

stagione Mimmo Paladino ha disegnato

per noi un bellissimo logo.

Un dialogo che si riverbera nei linguaggi della

scena, nella parola e nella voce degli attori,

ma anche negli spazi abitati da opere di artisti

contemporanei, istallazioni e mostre.

Sfogliando le pagine di questo programma,

leggendo di tutti questi spettacoli, si respira il

teatro e si respira immediatamente la vita.

: R E S P I R A IL TEATRO

DI MOISÉS KAUFMANREGIA, SCENE E COSTUMI FERDINANDO BRUNI E FRANCESCO FRONGIA

TEATRO DELL’ELFO

La coppia registica Ferdinando Bruni e Francesco Frongia aggiunge un nuovo tassello alla ricognizione nell’opera di un autore notissimo e, proprio per questo, ancora tutto da scoprire. Dopo il Wilde sensuale e trasgressivo della Salomè e quello ironico e satirico de Il fantasma di Canterville (che torna in scena a grande richiesta), questo nuovo spettacolo fa emergere la personalità artistica e umana dello scrittore, soave e impietoso fustigatore di tutte le ipocrisie di una società come quella vittoriana, epitome di tutte le società ipocrite. E l’omaggio dedicato all’autore irlandese si completa con il debutto de L’importanza di chiamarsi Ernesto.

A T T I OSCENII TRE PROCESSI DI OSCAR WILDE

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Fu un linciaggio, perpetrato dalla società benpensante contro il brillante irlandese che pur divertendola l’aveva sfidata. In Atti osceni, scritta cento anni dopo i fatti, l’illustre regista-autore newyorchese di origine venezuelana Moisés Kaufman lo racconta in 150 minuti mediante un abile, appassionante montaggio di documenti tratti dai verbali giudiziari e da molte altre testimonianze, tramite nove attori tutti impiegati in più parti tranne uno. Nell’eccellente, veramente eccellente (ritmo, chiarezza, vivacità, umorismo) edizione diretta da Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, Giovanni Franzoni è un Wilde prima sprezzante e ironico, quindi smarrito e addirittura trasognato, ma, nella convinzione delle proprie idee come nell’ammissione delle proprie debolezze, eroico.

M A S O L I N O D ’ A M I C O La Stampa

Atti osceni racconta i tre processi che coinvolsero Oscar Wilde nel 1895 e che si conclusero con la sua durissima condanna ai lavori forzati, decretandone la morte civile e artistica.Al centro della scena un’aula di tribunale e un dibattito giudiziario ricco di colpi di scena nel quale si aprono squarci poetici e incursioni commoventi. Perché il testo di Kaufman travalica i confini di un’appassionante ricostruzione storica e si trasforma in un rito teatrale in cui si parla di arte, di libertà, di teatro, di sesso, di passione. E il processo allo scrittore irlandese diventa il processo a qualunque artista proclami con forza l’assoluta anarchia della creazione.

Uno spettacolo corale che ha entusiasmato al suo debutto al Festival di Spoleto. Con Giovanni Franzoni nel ruolo centrale di Oscar Wilde e un gruppo di otto attori impegnati nei molteplici ruoli di Lord Queensberry, Alfred Douglas, degli amici, amanti, giudici, avvocati e giornalisti: Ciro Masella, Riccardo Buffonini, Nicola Stravalaci, Giuseppe Lanino, Giusto Cucchiarini e i giovani Edoardo Chiabolotti, Ludovico D’agostino, Filippo Quezel.

In difesa dell’assoluta anarchia della creazione

DI OSCAR WILDEREGIA, SCENE E COSTUMI FERDINANDO BRUNI E FRANCESCO FRONGIA

TEATRO DELL’ELFO

I L F A N T A S M A DI CANTERVILLE

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Perfetto erede di Oscar Wilde, Ferdinando Bruni, col fare del dandy, si presenta in scena con valigetta ventiquattrore e completo elegante... Poco importa da dove arrivi o in che luogo debba andare poiché prima si sofferma con noi, afferra il voluminoso librone e dà inizio alla lettura. A ogni dialogo in cui s’imbatte si diverte a dar vita ai vari personaggi, giocando con la voce e la mimica, creando per ciascuna situazione l’atmosfera più appropriata. Il racconto scelto si presta molto a questo tipo di narrazione: è un testo breve e frizzante, incentrato sullo scontro di civiltà tra la vecchia Inghilterra, con le sue leggende secolari, l’austerità dell’aristocrazia e le catene dei suoi fantasmi, e il Nuovo Mondo, mirabilmente rappresentato dal temperamento curioso e ottimista della famiglia Otis, intenzionata a svecchiare le abitudini del vecchio maniero della famiglia Canterville. Fantasma incluso.

S I LV A N A C O S TAartalks.net

Mentre a Londra debuttava con successo The Importance of Being Earnest, Wilde era sotto processo e si avviava a una sconfitta dagli esiti tragici. Proprio questa commedia, una delle più belle del teatro mondiale, oltre la sua apparente leggerezza, inquadra perfettamente quel momento storico. Wilde era l’autore della sua epoca, un personaggio famoso, ucciso dal potere devastante delle parole nella sua lotta contro l’ipocrisia delle convenzioni borghesi. «La prima operazione che vorremmo compiere affrontando questo testo è un’operazione di linguaggio – raccontano i due registi. A cominciare dal titolo: il termine onesto, che in inglese pronunciato assomiglia al nome Ernest, in italiano può diventare, con buona pace di tutti, Franco che permette di mantenere il doppio senso dell’originale. Per proseguire affilando le lame dei doppi sensi, dei giochi di parole, dei paradossi che in quest’opera sono parte stessa dei personaggi.

È un testo di critica feroce, dove l’autore non risparmia di attaccare l’ipocrisia della società vittoriana, così rispettabile e così superficiale. Le parole sono armi che possono ferire e in questo spettacolo dimostrano tutto il loro potere: scuotono la società e diventano rivoluzionarie». Atti osceni e L’importanza di chiamarsi Ernesto mostrano le due facce di uno stesso mondo: così per il primo i registi scelgono una scena dominata dal nero, da luci e ombre, una scena che diventa bianca nel secondo e si anima con costumi sgargianti che richiamano il glam degli anni Settanta. Ida Marinelli qui veste i panni di Lady Bracknell, Giuseppe Lanino quelli di John Worthing e Riccardo Buffonini quelli di Algernon Moncrieff; Elena Russo è Gwendolen e Camilla Violante Scheller la giovanissima Cecily, Luca Toracca veste la tonaca del reverendo Chasuble, Cinzia Spanò è la governante Miss Prism e Nicola Stravalaci il maggiordomo e il cameriere.

L’IMPORTANZA DI C H I A M A R S IERNESTO

Le parole sono armi

Ferdinando Bruni legge Oscar Wilde

AMLETODI E CON MICHELE SINISIDA WILLIAM SHAKESPEARE

RICCARDO IIISCRITTO CON FRANCESCO M. ASSELTA

ELSINOR CENTRO DI PRODUZIONE TEATRALE

Un urlo alla vita. O contro la vita. Il gesto come manifestazione del proprio essere palpitante e impefetto. Così rabbioso da trasformarsi in rumore, sporco, pittura. Sinisi si lascia ispirare da Riccardo III e lo distrugge. Per una performance fisica, materica. Senza consolazione. Scomoda come gli interrogativi più difficili.

D I E G O V I N C E N T Iil Giorno

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Attore e regista, fondatore di Teatro Minimo, il gruppo che ha rinnovato la scena pugliese per poi conquistare i palcoscenici della penisola, Michele Sinisi propone all’Elfo Puccini due performance che, scardinando l’idea di ‘monologo’, smontano e rimontano i testi shakespeariani.

Nell'Amleto di Sinisi (in scena dal 20 al 22 ottobre) il protagonista si trova in una stanza e vive in completa solitudine la sua storia. I fatti, i personaggi sono tutti caduti davanti ai suoi occhi e malgrado i suoi desideri deve confrontarsi con ciascuno di questi. La tragedia sta nel fatto che deve risolvere la sua storia da solo e contenere nella sua testa la memoria fastidiosa di tutti. L’unica compagnia reale sarà il fantasma del padre. Riccardo III (dal 24 al 29 ottobre) è uno spettacolo-performance che utilizza le parole di Shakespeare in lingua originale, in particolare il prologo, come partitura sonora. È attraverso i suoni registrati, gli odori, gli oggetti scenografici e l’azione fisica portata all’estremo, che la vicenda riemerge potentemente sulla scena.

MICHELE S I N I S I

N E L L A B I R I N T O DI SHAKESPEARE

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F R A N K E N S T E I NIL RACCONTO DEL MOSTRO

ELIO DE CAPITANI NARRA FRANKENSTEIN, OVVERO IL PROMETEO MODERNO DI MARY SHELLEY

TEATRO DELL’ELFO

«Da tempo penso a Frankenstein – spiega Elio De Capitani agli spettatori – e quest’anno la data è un invito. Due secoli esatti sono passati da quando questo romanzo, che oggi ci parla più che mai, fu ideato da Mary Shelley. Comincerò la narrazione dalla parte centrale del racconto, restituendo il punto di vista dell’infelice protagonista. L’autrice dapprima dà la parola al capitano Walton, poi al dottor Victor Frankestein, creatore del mostro, quindi alla creatura stessa: è questo il passaggio, tra i più toccanti e conturbanti, sul quale mi concentrerò». Se dal 1817 fino a oggi questo libro è stato ristampato migliaia di volte e trasposto in più di cento film (con i volti di Boris Karloff, Christopher Lee o Robert De Niro), è perché Frankenstein ha in sé la forza di un mito capace di catturare le tensioni emotive profonde della sua epoca, le contraddizioni di una società in un momento critico della sua esistenza.«Credo nel riverbero che il mito-Frankenstein è in grado di produrre su di noi oggi - continua De Capitani - immersi in tensioni emotive laceranti nei riguardi dell’altro, la cui diversità può farcelo apparire esattamente come un mostro. Il tema di Frankenstein è la bruttezza, la mostruosità fisica, in una creatura potenzialmente dotata di infinita dolcezza, ma portata all’ira feroce e inarrestabile dalla disperazione. Un tema estremo e illuminante.

I L T E A T R ODI CHRIS THORPE

Jacopo Gassmann indaga il teatro contemporaneo più attuale, passando da Juan Mayorga (applaudito nella Pace perpetua) alle nuove voci della scena inglese. Con questo progetto porta sulle nostre scene Chris Thorpe, autore più volte vincitore al Fringe di Edimburgo. Thorpe sarà eccezionalmente a Milano in occasione dei due spettacoli programmati all’Elfo Puccini.

There has possibly been an incident, in scena dal 31 ottobre al 2 novembre, è una pièce composta da tre monologhi (interpretati da Francesco Bonomo, Enrico Roccaforte, Cinzia Spanò), intervallati da un dialogo e un coro finale. Ogni vicenda prende spunto da eventi storici più o meno recenti, che l'autore rielabora e che restituisce attraverso il racconto intimo e analitico dei personaggi. Attraverso le loro voci,

Thorpe esamina i processi cognitivi che precedono una scelta. Quanto pesa il caso in ogni decisione che compiono (ammesso che la compiano)? C’è spazio sufficiente per far emergere ciò che si agita fra pensiero e azione, sentimento, dubbio, accidente.

Confirmation (in scena dal 3 al 5 novembre) è un monologo, qui interpretato da Nicola Panelli, sui meccanismi che ci portano a scegliere soltanto ciò che conferma le nostre ragioni, sul rigetto impulsivo del punto di vista contrario al nostro. Attingendo da alcuni studi sul pregiudizio di conferma, l'autore tenta di instaurare un dignitoso dialogo, reale e immaginario, con l'estremismo politico. Per cercare di capire come costruiamo le nostre convinzioni e come mai, partendo da un comune punto di partenza, finiamo per ritrovarci così distanti gli uni dagli altri.

Ombretta Calco è una signora di mezza età che, seduta su una panchina in una giornata torrida di luglio, ripercorre gli eventi sensibili della sua vita scavando ossessivamente nei ricordi. Ombretta fa il viaggio più importante della sua vita. Un flusso di coscienza in cui riemergono dalla sua anima dettagli, accenti, colori, fallimenti, dolori, frustrazioni, debolezze, illusioni, tenerezze, slanci incoscienti verso un futuro che sarà sicuramente migliore,

desideri legittimi di una vita normale.Alla fine del viaggio c’è la risposta o la felicità. L’immediatezza della scrittura di Sergio Pierattini trova pieno compimento nell’interpretazione di Milvia Marigliano che «offre una magistrale prova di sensibilità interpretativa, mantenendosi sempre sottilmente a cavallo tra un’irresistibile vena comica e una nota sottilmente dolente» (Renato Palazzi, delteatro.it).

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DI SERGIO PIERATTINICON MILVIA MARIGLIANO, REGIA DI PEPPINO MAZZOTTA

ROSSOSIMONA

TESTI E REGIA LORIS FABIANICON LORIS FABIANI, MICHELE DI GIACOMO, UMBERTO TERRUSO

TEATRO DELL’ELFO

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Torna all’Elfo Cinemalteatro, con il meglio del suo repertorio. Nessuno è al sicuro, nemmeno nelle ultime file, in questo format d’intrattenimento teatrale a forte coinvolgimento del pubblico. Si usano i mezzi del teatro per veicolare le storie dei grandi film, quelli che sono nell'immaginario di tutti. Ognuno dei film presentati ha una regia specifica e una particolare modalità di coinvolgimento. In nessun caso la sicurezza del pubblico è a rischio. È possibile entrare a spettacolo iniziato o con il cellulare acceso: ciò attirerà notevolmente l’attenzione del team di Cinemalteatro e vi renderà immediatamente attori coinvolti nello spettacolo.

C I N E M A L T E A T R O9 film in 3 giorni

THERE HAS POSSIBLY BEEN AN INCIDENTCONFIRMATIONUN PROGETTO DI JACOPO GASSMANNTRADUZIONI E REGIE JACOPO GASSMANN

MOBILITÀ DELLE ARTI/CORRADO RUSSO

PROGETTO, DRAMMATURGIA, REGIA E INTERPRETAZIONE ROBERTO CASTELLO E ANDREA COSENTINO

ALDES

T R A T T A T O DI ECONOMIA

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TESTO RENATO SARTIREGIA E INTERPRETAZIONE ELIO DE CAPITANI E RENATO SARTI TEATRO DELL’ELFO

Goli Otok ha colpito nel segno fin dal debutto nel 2014, sia per la precisione della ricostruzione storica di episodi quasi sconosciuti che per la sintesi drammaturgica di Renato Sarti e per l’interpretazione emozionante di Elio De Capitani. Aldo Juretich, un anziano nato a Fiume negli anni venti, abitava a Monza. Dopo la Seconda Guerra mondiale visse la terribile esperienza di Goli Otok, il peggiore dei campi d’internamento di Tito. Fra mille sofferenze il principio fondamentale su cui si reggeva il sistema di Goli Otok era quello del "ravvedimento". Il prigioniero doveva rivedere la propria posizione e per dimostrarlo doveva massacrare gli ex compagni, gli amici, a volte

i fratelli, i figli, i padri. Una volta finito l'internamento per gli ex-prigionieri cominciava un secondo inferno: il completo isolamento dalla società. «Il sospetto è più forte della certezza. Una volta che sei finito nelle grinfie della polizia segreta quella non ti molla». Aldo, nonostante l'esperienza vissuta, era rimasto ancora legato a quei principi che lo avevano spinto ad aderire alla lotta partigiana, al Partito Comunista: l'internazionalismo, la pace, la libertà. Nel testo Aldo (Elio De Capitani) viene visitato da un medico (Renato Sarti), pure lui di origine croata, il quale, dopo aver letto il libro Goli Otok, di Giacomo Scotti, riesce a convincerlo a raccontare la sua terribile esperienza.

Cerimonieri e imbonitori, affabulatori e animatori, Castello e Cosentino creano un esilarante cabaret futurista, giocano di rimessa, l’uno spalla dell’altro, e sfoderano l’arte del paradosso, solo antidoto all’illogicità delle cose.

S I M O N E N E B B I ATeatro e Critica

Una vita vissuta con dignità

GOLI O T O K ISOLA DELLA LIBERTÀ

Due artisti, Roberto Castello e Andrea Cosentino per caso, un giorno, scoprono di covare lo stesso desiderio: realizzare uno spettacolo sulla scienza che vuole liberare l'umanità dalla schiavitù del bisogno. Economia, arte e morale si aggrovigliano con esiti paradossali. Un progetto performativo tra parola e gesto che si interroga sul denaro, sul suo valore, sulla sua invadente onnipresenza e sulla sua sostanziale mancanza di rapporto con la realtà.

COREOCABARET CONFUSIONALESULLA DIMENSIONE ECONOMICA DELL’ESISTENZA

I O N O N H O M A N I CHE MI ACCAREZZINO IL VISO

DRAMMATURGIA FRANCESCA MACRÌ E ANDREA TRAPANIREGIA FRANCESCA MACRÌ

TEATRO DELL’ELFO, FATTORE K, FONDAZIONE LUZZATI - TEATRO DELLA TOSSE

Francesca Macrì e Andrea Trapani fondano la compagnia Biancofango nel 2005 e progressivamente si guadagnano uno spazio nella scena italiana, con progetti sostenuti dal Teatro di Roma e dal Festival Romaeuropa. Dopo aver ospitato Porco Mondo, il Teatro dell’Elfo ha scelto di coprodurre il nuovo spettacolo del 2017.Così ci raccontano la genesi del progetto: «Con amore rubiamo il titolo a una poesia di David Maria Turoldo e a una sequenza di fotografie di Mario Giacomelli. Ne chiediamo in prestito la cornice, cioè il titolo, e non il contenuto che a ben altro si rivolge. Due attori - Aida Talliente e Andrea Trapani - e una domanda: qual è il personaggio della letteratura teatrale la cui fragilità sembra riguardarti? Le cui

parole potresti dire anche tu, tu in quanto persona e non in quanto attore?Due risposte: Santa Giovanna dei Macelli di Brecht e Woyzeck di Büchner.Un viaggio dentro e nei dintorni della fragilità. La fragilità di chi ha vissuto solo tra le pagine di un libro e quella di chi, sulle assi di un palcoscenico, ci mette la faccia. Dal personaggio, al ruolo, all’attore, alla persona. Lo scivolamento è inevitabile. I ritratti si sovrappongono, ma non si fondono. Il ritrattista preme per diventare lui stesso il ritratto. Lo scambio è continuo. E non si sa dove sia il vero e dove sia il falso, dove sia il reale e dove la finzione, dove finisca il teatro e dove inizi la vita. Ma in fondo questo non è importante».

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La fragilità secondo Biancofango

Prosegue nel 2017/18 art@elfo, il progetto condiviso con Meetmuseum, che si è consolidato nell’ultima stagione con le tre mostre temporanee curate da Ferdinando Bruni e dal critico d’arte Flavio Arensi, allestite a margine degli spettacoli teatrali. Dalla prima installazione con Angelo Filomeno e Bertozzi&Casoni sul tema della vanitas amletica, all’intenso dialogo fra il vincitore del World Press Photo Pietro Masturzo e il giovane scultore Roberto Fanali (le cui figure umane in fil di ferro ‘abitano’ ancora il teatro in esposizione temporanea), fino alla più recente meditazione poetica di Aldo

Nove e Massimiliano Pelletti sulla follia. Il Teatro diventa anche un pretesto di confronto fra parola e immagine. Così, il progetto art@elfo, arricchitosi della preziosa collaborazione di Antony Gormley per l’immagine della stagione, entra nella sua seconda edizione, con un nuovo appuntamento autunnale incentrato sull’idea di «incontro con l’altro» attraverso il lavoro del pittore vicentino Marco Fantini e un’opera storica dello scultore Augusto Perez che prende il titolo facetoface@elfo.

F U O R I P R O G R A M M ADA OTTOBRE 2017LETTERA 22Il Teatro Elfo Puccini fa parte del network Lettera 22 - Premio Giornalistico di Critica Teatrale, concorso rivolto a giovani giornalisti, collaboratori e blogger, studenti universitari, che vogliano accettare una sfida: creare nuovi modelli di critica per il teatro e la danza.www.premiolettera22.it

OTTOBRE 2017 - MARZO 2018IL TEATRO DELLE PAROLECorso di scrittura e tecniche narrative a cura di Iaia CaputoInfo: [email protected]

30 OTTOBRE E 6 NOVEMBRE26 °FESTIVAL DI MILANO MUSICASalvatore Sciarrino. L’eco delle vociPercorsi di musica d’oggiwww.milanomusica.org

14 NOVEMBRE 2017NEXT LABORATORIO DELLE IDEE PER LA PRODUZIONE E LA DISTRIBUZIONE DELLO SPETTACOLO DAL VIVOwww.lombardiaspettacolo.com

GENNAIO – GIUGNO 2018SENTIERI SELVAGGI in residenza all'Elfo PucciniStagione musica contemporanea 2018Crossroadswww.sentieriselvaggi.org

:ART@ELFO

T E A T R O D ’ A R T EC O N T E M P O R A N E A

DI E CON NATALINO BALASSO E MARTA DALLA VIA

TEATRIA

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Lo spettacolo è di un’essenzialità quasi brechtiana. La recitazione è spigliata, ma a un certo punto si fa acre e nel finale sfiora persino il melodramma, con un effetto che non guasta. Gli attori: lo stesso Granata che è Luca, Paolo Li Volsi, Tony, Angelo Di Genio un inquieto Matteo, prima bambino, poi adulto e Lucia Rea, Roberta Rosignoli, Carlo Guasconi che formano un variegato coro. Se ne esce scossi, con il bisogno di ripensare a lungo a ciò che si è visto.

R E N AT O P A L A Z Z IIl sole 24 ore

“No stand up comedy" in cui si ride per non ridere

Natalino Balasso, esemplare tarchiato della comicità cinica e Marta Dalla Via, irascibile artigiana del teatro contemporaneo, scrivono e recitano uno spettacolo che non si vergogna di avere una trama.

«Oggi, esistere, è pura performance e diventa salvifica una pillola che permette di rimanere accesi sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro. Un modo semplice per debellare l’oltraggio alla produttività fatto dal tempo passato a dormire, o sognare forse. Questo farmaco è il protagonista del nostro racconto. Insieme ai suoi effetti collaterali.Creeremo una bolla comica, magica, riflettente e ne garantiremo l’esplosione sul finale. La scommessa è divertire senza essere consolatori. Vito Cosmaj, capo di una piccola azienda farmaceutica in difficoltà, ha ideato The Illusionist, una pillola che permette di stare svegli per un'intera settimana 24 ore al giorno. Vedremo Cosmaj e la sua segretaria alla ricerca di un'idea per pubblicizzare il prodotto. Riusciranno? Ma non è certo nostra intenzione esprimere giudizi trancianti o indicare vie sconosciute, lasciamo ai guru e ai sapienti il compito di dare risposte, in questo spettacolo ci si fanno le domande e si ride. Delusionist è il paradosso di un’impresa fallimentare di successo, dello star svegli senza essere desti, dell’essere sempre presenti a tutti eppure non esistere».

Granata con sensibilità e intelligenza, con la sua scrittura veloce e incisiva, porta in scena con raffinata semplicità la complessità, quella di un tema dibattuto come la paternità-maternità di coppie omosessuali, qui due papà, Geppetto e Geppetto. Spettacolo coraggioso, lieve e profondo che pone domande, porta a riflettere e fa capire che l’amore, in tutte le sue declinazioni, è il solo sentimento per il quale valga la pena vivere.

M A G D A P O L ICorriere della Sera

SCRITTO E DIRETTO DA TINDARO GRANATA

COPRODUZIONE TEATRO STABILE DI GENOVA, FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI, PROXIMA RES

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GEPPETTO E G E P P E T T O

Geppetto e Geppetto ha debuttato nel giugno 2016 al Festival delle Colline Torinesi ottenendo un ampio consenso, confermato dai premi e dal successo di pubblico. Il Teatro Elfo Puccini lo ripropone, dopo il sold out registrato nel marzo scorso.

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0alle due roulotte abita, in una tenda, un uomo apparentemente ricco che di giorno va al lavoro con il suo vestito elegante e la ventiquattrore, ma di notte torna a dormire nel parcheggio. L’uomo in pochi anni ha perso tutto: la fortunata azienda, la splendida casa e l’auto di lusso, che ora sta cercando di riconquistarsi, senza far accorgere della sua attuale condizione il mondo borghese al quale apparteneva.

Carrozzeria Orfeo anche in questo nuovo progetto fotografa senza fronzoli un’umanità socialmente instabile, carica di nevrosi e debolezze, attraverso un occhio sempre lucido, divertito e, soprattutto, innamorato dei personaggi che racconta: «I protagonisti delle nostre storie portano i dialoghi all’eccesso e all’isteria evidenziando gli aspetti tragicomici di esistenze che commuovono e fanno ridere nello stesso istante. I loro tormenti emotivi amplificano l’aspetto umano, raccontando una realtà spinta all’assurdo che, però, attiene al nostro quotidiano». Beatrice Schiros, Alessandro Tedeschi, Massimiliano Setti, Pier Luigi Pasino,

Alessandro Federico, Angela Ciaburri danno voce e corpo a quest’umanità con uno stile “eccessivo” che, trasformandosi in provocatorio realismo, cerca un divertimento mai gratuito e fine a se stesso. Un punto di vista sul mondo e sul presente, nel tentativo di non farsi mai imprigionare dalla retorica e dai moralismi inutili. In una continua escursione fra realtà e assurdo, fra sublime e banale. Sul fragile confine dove, all’improvviso, tutto può inevitabilmente risolversi o precipitare.

COUS COUSK L A N

Uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo

In un parcheggio abbandonato e degradato dietro ad un cimitero periferico e autunnale, sulla rete metallica che lo separa dal resto del mondo, stralci di necrologi, di cartelloni pubblicitari e un’insegna con sopra scritto “Divieto di abbandono rifiuti”. Nel parcheggio, due roulotte situate a pochi metri l’una dall’altra dove vivono due famiglie totalmente diverse: la prima è formata da un ex prete che, dopo un percorso di grande conflitto con la propria fede e dopo essere stato espulso dalla chiesa, vive insieme al fratello minore, un ragazzo sordomuto che campa di espedienti e piccoli imbrogli. Nella roulotte di fianco, la loro sorella maggiore, che si è convertita per amore all’Islam, vive insieme al marito, un arabo moderato che di mestiere vende fiori davanti al cimitero. Accanto

REGIA DI GABRIELE DI LUCAMASSIMILIANO SETTI, ALESSANDRO TEDESCHIDRAMMATURGIA GABRIELE DI LUCA

TEATRO DELL’ELFO, TEATRO ELISEO, MARCHE TEATRO

Diplomati all’Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine, Massimiliano Setti e Gabriele Di Luca, insieme a Luisa Supino, costituiscono nel 2007 la compagnia Carrozzeria Orfeo. Sono autori, registi e interpreti dei propri spettacoli, dei quali curano anche la composizione delle musiche originali.

DI ALAN BENNETTUNO SPETTACOLO DI E CON LUCA TORACCA

TEATRO DELL’ELFO

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Nel nome della madre

Luca Toracca torna al monologo dopo la felice esperienza de Il Natale di Harry di Steven Berkoff. Affascinato dalla brillante scrittura di Bennett che sa unire profondità e leggerezza e vicino per esperienze personali (anche se non così

catastrofiche) alla figura del protagonista, darà vita a Graham, un figlio che pensa di rappresentare per l'anziana madre una figura di riferimento (il sostegno, la compagnia, il badante, l'amico), ma sarà destinato a subire tutta una serie di angherie. Salvo poi rientrare per incanto nelle grazie dell’impegnativa vegliarda e nei binari della loro precedente, soffocante routine.Compito dell’interprete sarà accompagnare il pubblico in questa storia agro-dolce affidandosi all’uso della voce e del corpo per dar vita ai vari personaggi della vicenda. Il testo dipinge con tratti divertiti ma pietosi una situazione famigliare ormai consunta e il rapporto fra due solitudini, fra due diversità che cercano sostegno reciproco in una sorta di strampalato equilibrio. Umanità e ironia, caratteristiche dello humour inglese e della scrittura di Bennett (vedi Il vizio dell’arte e The History boys già rappresentati con successo al Teatro dell’Elfo), sconfinano nella comicità, come sempre succede quando non ci si capisce o si cammina su binari differenti.

Luca Toracca ringrazia Ida Marinelli per avergli suggerito il testo e Giusi e Giampiero Cleopazzo, Annamaria De Meo, Mariella Aralla che lo hanno sollecitato affinché diventasse uno spettacolo.

UNA PATATINA NELLO Z U C C H E R O

Abbonamento Musei: l’unica tessera che dà accesso illimitatoper un anno a musei e mostre in tutta la Lombardia.

Per gli abbonati alla stagione 2017/18 del Teatro Elfo Puccini: tariffa speciale 40 euro

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120+ musei, 365 giorni, 45 euro

Arte, scienza, emozione.La carta che apre una regione

DI LAURA FORTIREGIA ELIO DE CAPITANICON CRISTINA CRIPPA E ALESSANDRO BRUNI OCAÑAREGIA VIDEO DI PAOLO TURRO

TEATRO DELL’ELFO

Augusto Pinochet, capo di stato maggiore dell’esercito cileno, l’11 settembre 1973 tradì il suo presidente Salvator Allende e prese il potere con la violenza. Fece bombardare La Moneda, il palazzo presidenziale e lo prese d’assalto. Allende morì durante l’assalto e il Cile entrò nei suoi decenni più duri, sotto una dittatura militare di sangue e terrore nella quale molti oppositori, ma anche molta gente comune, fu vittima di violenze, torture e poi sparì.

José Valenzuela Levi, nome di battaglia comandante Ernesto, organizzò e diresse nel 1986, a soli vent’otto anni, il fallito attentato contro il dittatore. Pinochet si vendicò con furore: una catena di torture e delazioni portò alla cattura dei membri del commando ma mai a un processo: nella Matanza del Corpus Christi dodici di loro furono assassinati con un colpo alla nuca e poi fu inscenato un enfrentamiento, un conflitto a fuoco, ad uso dei mass media.

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Laura Forti, scrittrice e regista fiorentina ricostruisce ne L’acrobata la storia di suo cugino José, detto in famiglia Pepo (lo vediamo nella foto, che Laura ci ha gentilmente concesso, a diciannove anni, nel 1977). Ma prima di scoprire che Pepo e il comandante Ernesto fossero la stessa persona, Laura ha dovuto affrontare un lungo viaggio nella storia della sua famiglia.Il testo nasce come omaggio alla madre di Pepo, a cui è ispirata la protagonista di questo spettacolo, andata bambina in esilio a Santiago fuggendo l’Italia fascista delle leggi razziali, tra le prime donne geologo del Cile, militante comunista, rifugiata in Svezia dopo il golpe. Ma la madre è ispirata anche a tutte quelle donne che hanno perso un figlio perché ha scelto di morire per un ideale. Che cosa vuol dire trasmettere a un figlio i propri ideali di libertà, educarlo all’amore per la giustizia, per poi rendersi conto che lui vive tanto intensamente le tue stesse idee da trasformarsi in un combattente, scegliere la lotta armata, incontrare una morte atroce? Può voler dire cercare di alzare un muro che nasconda il passato e la ferita di quella perdita insanabile. Ma nella nostra storia, Pepo ha lasciato un figlio e sarà per questo nipote che non ha mai conosciuto suo padre e vuole sapere chi era - che il muro crollerà e diventerà racconto. Nello spettacolo la madre è Cristina Crippa, che ha tessuto la trama per anni con Laura Forti perché mutasse in teatro il suo romanzo Camminare sulle dita. Pepo e suo figlio sono interpretati da Alessandro Bruni Ocaña. Elio De Capitani, affiancato per i video da Paolo Turro, firma la regia. Saldare la memoria personale d’una madre all’indimenticabile tragedia del Cile, del golpe e della resistenza. Per parlare a tutti noi, oggi. A chi ha sedici o sessant’anni, non importa.

Una madre e un figlio tra storia e memoria

DI VALENTINA DIANACON MARCO VERGANI, REGIA VINICIO MARCHIONI

KHORA.TEATRO

L’ETERNITÀ DOLCISSIMA DI R E N A T O C A N E

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DI MARCO MARTINELLIIDEAZIONE MARCO MARTINELLI E ERMANNA MONTANARI EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE E TEATRO DELLE ALBE/RAVENNA TEATRO

Una grande creazione corale, scritta e diretta da Marco Martinelli, che come sempre condivide l’ideazione scenica con Ermanna Montanari: il testo racconta il “pantano” e la corruzione dell’Italia di oggi in relazione alla “speranza” risorgimentale inscritta nella musica di Giuseppe Verdi. La storia di un vigile urbano in un paesello dell’Emilia-Romagna, un semplice cittadino che non obbedisce ai poteri forti, che si fa licenziare pur di mantenere la propria integrità: l’intreccio di mafia, politica e imprenditoria “disponibile” che sta avvelenando il tessuto sociale della regione che ha visto nascere il socialismo e

le prime cooperative. Dopo Pantani e Rumore di acque, Slot Machine e Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, Va Pensiero è un altro affondo di Marco Martinelli sulla patria amata, raccontata anche nei suoi inferni: un grido disperato e ancora vibrante di speranza, perché si ritrovi il senso di parole come “democrazia”e “giustizia”. Lo spettacolo, con le scene di Edoardo Sanchi, vedrà in scena l’ensemble del Teatro delle Albe insieme ad altri attori “ospiti”, con i quali si darà corpo a una drammaturgia originale e un coro dal vivo, diretto da Stefano Nanni, che eseguirà arie e corali dalle opere verdiane.

Renato Cane ha la sua bella famiglia con moglie e figlio e un posto di lavoro sicuro. La sua vita scorre tranquilla e monotona, finché scopre di avere un cancro e pochi mesi di vita. Si rivolge alla B.B.B., azienda specializzata in funerali e anche in qualcosa di più, l'eternità. Firma un contratto col demonio, ma ancora una volta il destino cambia le carte in tavola: la moglie gli suggerisce di provare uno dei miracolosi paramedicisantoniradicalkitsch e Renato

VA P E N S I E R O guarisce. Cambia di nuovo tutto, ossia torna tutto come prima, ma in realtà non del tutto ed è proprio il reinserirsi nella vita tranquilla e monotona che diventa impossibile...Lo stile assurdo e grottesco di Valentina Diana, che abbiamo conosciuto nella Palestra della felicità, per riflettere sull’argomento più scomodo: la morte. «E per poterne ridere - suggerisce il regista - bisogna ridere di un Renato Cane qualunque che muore».

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Speranze di ieri e di oggi

DI BERTOLT BRECHT REGIA E SCENE FERDINANDO BRUNI E FRANCESCO FRONGIA

TEATRO DELL’ELFO

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Scritta nel 1940 a guerra da poco iniziata, Pùntila e il suo servo Matti è una variante del Dottor Jekyll e Mister Hyde (e per altri versi di Luci della città, a cui Brecht si era probabilmente ispirato). Una riflessione sulla compresenza del bene e del male nell’animo umano, un’allegoria del capitalismo e dei suoi sorrisi da caimano dove Karl Marx incontra suo fratello Groucho. La regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia ne esalta tutto il potenziale comico e fa emergere, con esiti spesso esilaranti, le contraddizioni e le disuguaglianze sociali di un’epoca che, pur con altri abiti e abitudini, somiglia nella sostanza alla nostra.

Capita raramente di vedere questa commedia in scena, e ormai è raro anche vedere un Brecht ben fatto. Il Pùntila di Bruni è un buffo cialtrone alcolizzato, mai troppo duro, semmai incontrollabile come tanti protagonisti dello pseudo capitalismo italiano, che magari all'alcool preferiscono altre sostanze.Il Matti del bravo Luciano Scarpa è un saggio che preferisce giocare col padrone piuttosto che contestarlo. Vien da pensare che, forse, qui sia il nodo che lo spettacolo denuncia: la tolleranza verso i padroni. "La dignità – diceva più o meno Dario Fo – non è non aver padroni, ma combattere il padrone": Matti preferisce assecondare e manipolare il padrone, rimanendo comunque al suo posto. Però quando si avventura nell'improbabile matrimonio con la figlia di Pùntila, la viziata e capricciosa Eva (bravissima Elena Russo Arman) svela l'impossibilità della "coppia mista": servi e padroni non possono unirsi.Il coro di popolane – Francesca Turrini, Corinna Agustoni, Carolina Cametti e una geniale Ida Marinelli, chiamate anche a più ruoli – dà un contraltare spiccio, reale, al tempo stesso comico alla vicenda, scandita dai bravi cartelli brechtiani e dalle songs incisive sulle musiche originali di Paul Dessau.

A N D R E A P O R C H E D D U glistatigenerali.com

MR P Ù N T I L A E IL SUO SERVO MATTI Un po’ Charlot, un po’ dittatore

Isabel Green, una star di Hollywood, ha appena vinto il premio Oscar come miglior attrice protagonista: un sogno che si realizza. Adesso può parlare davanti a milioni di persone stringendo la statuetta. Ma quello che dirà, non sarà quello che ci aspettiamo. Ci sorprenderà e, tra una risata e una lacrima, scivoleremo dentro i paradossi e le costrizioni che imponiamo alle nostre stesse vite.

«Datore di lavoro e lavoratore coincidono: siamo noi stessi. Noi ci imponiamo ritmi lavorativi ed esistenziali degni del peggior modello fordista, siamo al contempo schiavi e schiavisti. In eterna “prestazione”, tutto il tempo, diventa “produttivo”, una catena perversa che pare inarrestabile. La conseguenza di questo stato di cose è una stanchezza enorme, paradossale, simile alla morte. Depressi o isterici, comunque spossati e sfiniti. Da queste premesse è nato Isabel Green».

SERENA SINIGAGLIA

DI EMANUELE ALDOVRANDIREGIA SERENA SINIGAGLIA, CON MARIA PILAR PÉREZ ASPA

TEATRO RINGHIERA

DI SAMUEL BECKETTREGIA ALESSANDRO AVERONE

ASSOCIAZIONE cART

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«Quello che mi ha sempre affascinato in Beckett è la sottile e fine poesia che scaturisce dai sui testi. L’amore e la compassione per l’essere umano, costretto disperatamente alla ricerca di un senso. Il vagare su questa terra in perenne attesa di un gesto, di una parola che si faccia Verbo e indichi una via, una meta per colmare il mistero dell’essere qui e ora.Nessun Dio. Nessuna metafisica. Si aspetta. Qualcosa di indefinito e sconosciuto. Si fa passare il tempo e si riempie uno spazio. Ci si aggrappa perdutamente a qualsiasi cosa ci ricordi che esistiamo e che siamo vivi. Si gioca, con quello che resta. Del mondo, dell’essere umano, delle parole».

ALESSANDRO AVERONE

ASPETTANDO G O D O T

Il capolavoro del teatro dell’assurdo di Beckett affidato a due clown/barboni di giovane età, credibili e bravissimi nel dare corpo a personaggi senza tempo. Una favola amara eppur vitale.

G I U S E P P E D I S T E F A N O Città Nuova

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L’Elfo continua ad accogliere gli spettacoli di Eco di Fondo, giovane compagnia nata a Milano nel 2009 da Giacomo Ferraù e Giulia Viana, due attori diplomati all’Accademia dei Filodrammatici di Milano.Tre spettacoli che hanno per filo conduttore la rilettura dei miti e delle fiabe più famose, metafore di temi attuali e urgenti.La sirenetta (in scena il 6 e 7 febbraio) rilegge la celeberrima fiaba di Andersen come metafora del tema dell’identità sessuale e tratteggia il ritratto di un’adolescente che per un gesto d’amore rinuncia alla sua stessa essenza (la sua coda), nel disperato tentativo di essere amata.Orfeo ed Euridice (dall'8 al 10 febbraio), scritto e diretto da César Brie, ripercorre il mito come metafora dell’eutanasia, senza offrire risposte, interroga lo spettatore sulla forza e la grandezza dell’amore. O.Z. storia di un’emigrazione (in scena il 10 e l'11 febbraio) è un viaggio entusiasmante e stimolante, in cui la nota fiaba di L. Frank Baum è riletta come metafora di cocente attualità del tema dell’emigrazione.

LA SIRENETTAREGIA GIACOMO FERRAÙ DRAMMATURGIA GIACOMO FERRAÙ E GIULIA VIANA

ORFEO ED EURIDICETESTO E REGIA DI CÉSAR BRIE

O.Z. STORIA DI UN’EMIGRAZIONEREGIA GIACOMO FERRAÙDRAMMATURGIA GIACOMO FERRAÙE GIULIA VIANA

Miti e fiabe per esplorare il presente

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DI E CON CINZIA SPANÒREGIA ROSARIO TEDESCO

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Torna in scena La moglie, successo della passata stagione scritto e interpretato da Cinzia Spanò, una delle attrici più intelligenti e attive del panorama milanese, qui diretta da Rosario Tedesco. Al centro dello spettacolo Laura, personaggio ispirato alla moglie del fisico Enrico Fermi. A Los Alamos, nel deserto, mentre il premio Nobel lavora al Progetto Manhattan, la moglie, lontana da casa e dagli affetti, non può che interrogarsi sul mistero che avvolge le ricerche del marito.

DI E CON GIULIANA MUSSO

PRODUZIONE LA CORTE OSPITALE

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Il monologo è una combinazione allegra e tormentata di frammenti biografici, memorie e pillole di scienza. Cinzia Spanò dà volto ed emozioni a Laura Capon Fermi. Ne incarna ed esprime forza, intelligenza e benevolenza. Sprigiona il chiuso delle sue elucubrazioni. Stupisce il turbine di sentimenti che traspare dagli occhi ora spiritati e gioiosi, ora tristi, smarriti, sbigottiti.

V I N C E N Z O S A R D E L L Iklpteatro.it

Giuliana Musso è la voce di un teatro d’indagine che sa analizzare costumi, modelli culturali e malesseri del nostro paese per farne fotografie precise e inquietanti: «Le storie sono documentate, la vocazione civile è chiara, ma lei ne fa teatro puro. In scena, c’è tutto un mondo che vive» ha scritto la Repubblica. Dopo La fabbrica dei preti, Tanti saluti, Nati in casa, Sex machine, questo nuovo spettacolo affronta il tema della guerra contemporanea. Il soggetto è ispirato alle biografie di alcuni dei militari italiani caduti in Afghanistan durante la missione ISAF (2001-2014), raccontate attraverso la voce delle loro madri.Sono testimonianze che cercano parole e gesti per dare un senso al

loro inconsolabile lutto, ma anche all’esperienza della morte in guerra, in tempo di pace. Racconti intimi, a tratti lievi a tratti drammatici, nei quali però si fa spazio un discorso etico e politico. La voce della ‘madre dolorosa’, da sempre relegata nello spazio dei sentimenti, si apre un varco, esce dagli stereotipi e si pone interrogativi puntuali sulla logica della guerra, sull’origine della violenza come sistema di soluzione dei conflitti, sul mito dell’eroe e sulla sacralità della vita umana. Così grazie alla forza dei sentimenti si intraprende una più autentica ricerca di verità e alla fine del monologo sarà forse visibile, come una filigrana in controluce, che la voce delle madri è la voce della razionalità umana.

Con sguardo attento e profondo

20 OTTOBRE - 12 NOVEMBRE | SA L A SH A K ESPE A RE

ATTI OSCENII TRE PROCESSI DI OSCAR WILDEDI MOISÉS KAUFMANREGIA BRUNI / FRONGIA

20 - 29 OTTOBRE | SA L A BAUSCH

MICHELE SINISIAMLETO 20 - 22 OTTOBRE RICCARDO III 24 - 29 OTTOBRE

24 OTTOBRE - 5 NOVEMBRE | SA L A FASSBINDERELIO DE CAPITANI NARRA

FRANKENSTEINIL RACCONTO DEL MOSTRODA MARY SHELLEY

31 OTTOBRE - 5 NOVEMBRE | SA L A BAUSCH

IL TEATRO DI CHRIS THORPE UN PROGETTO DI JACOPO GASSMANN

THERE HAS POSSIBLY BEEN AN INCIDENT 31 OTTOBRE - 2 NOVEMBRECONFIRMATION 3 - 5 NOVEMBRE

7 - 12 NOVEMBRE | SA L A BAUSCHMILVIA MARIGLIANO

OMBRETTA CALCODI SERGIO PIERATTINI

10 - 12 NOVEMBRE | SA L A FASSBINDER

CINEMALTEATRO9 FILM IN 3 GIORNI

14 - 19 NOVEMBRE | SA L A FASSBINDERELIO DE CAPITANIRENATO SARTI

GOLI OTOK

13 - 19 NOVEMBRE | SA L A BAUSCHROBERTO CASTELLOANDREA COSENTINO

TRATTATO DI ECONOMIA17 NOVEMBRE - 10 DICEMBRE | SA L A SH A K ESPE A REIDA MARINELLI

L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTODI OSCAR WILDEREGIA BRUNI / FRONGIA

21 NOVEMBRE – 3 DICEMBRE | SA L A FASSBINDERBIANCOFANGO

IO NON HO MANI CHE MI ACCAREZZINO IL VISO21 NOVEMBRE – 3 DICEMBRE | SA L A BAUSCHFERDINANDO BRUNI

IL FANTASMA DI CANTERVILLEDI OSCAR WILDE

5 - 10 DICEMBRE | SA L A FASSBINDERNATALINO BALASSO MARTA DALLA VIA

DELUSIONIST11 - 17 DICEMBRE | SA L A FASSBINDER

GEPPETTO E GEPPETTOSCRITTO E DIRETTO DA TINDARO GRANATA

12 - 31 DICEMBRE | SA L A SH A K ESPE A RECARROZZERIA ORFEO

COUS COUS KLAN

12 - 31 DICEMBRE | SA L A BAUSCHLUCA TORACCA

UNA PATATINA NELLO ZUCCHERODI ALAN BENNETT

8 GENNAIO - 4 FEBBRAIO | SA L A FASSBINDERCRISTINA CRIPPA ALESSANDRO BRUNI OCAÑA

L’ACROBATADI LAURA FORTIREGIA ELIO DE CAPITANI

9 - 10 / 12-14 GENNAIO | SA L A SH A K ESPE A RETEATRO DELLE ALBE/RAVENNA TEATRO

VA PENSIERO

16 - 21 GENNAIO | SA L A BAUSCH

L’ETERNITÀ DOLCISSIMA DI RENATO CANEDI VALENTINA DIANAREGIA VINICIO MARCHIONI

18 GENNAIO - 11 FEBBRAIO | SA L A SH A K ESPE A REFERDINANDO BRUNI

MR PÙNTILA E IL SUO SERVO MATTIDI BERTOLT BRECHTUNO SPETTACOLO DI BRUNI / FRONGIA

23 - 28 GENNAIO | SA L A BAUSCHATIR/TEATRO RINGHIERA

ISABEL GREEN30 GENNAIO - 4 FEBBRAIO | SA L A BAUSCH

ASPETTANDO GODOTDI SAMUEL BECKETTREGIA ALESSANDRO AVERONE

6 - 11 FEBBRAIO | SA L A FASSBINDER

ECO DI FONDOLA SIRENETTA 6 - 7 FEBBRAIOORFEO ED EURIDICE 8 - 10 FEBBRAIOOZ STORIA DI UN’EMIGRAZIONE 10 - 11 FEBBRAIO

6 - 18 FEBBRAIO | SA L A BAUSCHCINZIA SPANÒ

LA MOGLIEREGIA ROSARIO TEDESCO

13 - 18 FEBBRAIO | SA L A FASSBINDERGIULIANA MUSSO

MIO EROE15 - 25 FEBBRAIO | SA L A SH A K ESPE A REGABRIELE LAVIA

IL PADREDI AUGUST STRINDBERG

20 - 25 FEBBRAIO | SA L A BAUSCHANGELO DI GENIO

ROAD MOVIE22 FEBBRAIO - 18 MARZO | SA L A FASSBINDER

VIVA L’ITALIADI ROBERTO SCARPETTIREGIA CÉSAR BRIE

2 - 11 MARZO | SA L A SH A K ESPE A READRIANA ASTIGIORGIO FERRARA GIOVANNI CRIPPA

DANZA MACABRADI AUGUST STRINDBERGREGIA LUCA RONCONI

T E A T R O D ’ A R T E20 1 7 - 2 0 1 8S T A G I O N E

C O N T E M P O R A N E AE L F O PUCCINI

6 - 11 MARZO | SA L A BAUSCHOSCAR DE SUMMA

TRILOGIA DELLA PROVINCIADIARIO DI PROVINCIA 6 MARZOSTASERA SONO IN VENA 7 - 8 MARZOLA SORELLA DI GESUCRISTO 9 - 11 MARZO

13 - 18 MARZO | SA L A SH A K ESPE A RERICCI / FORTE

PPP ULTIMO INVENTARIO PRIMA DELLA LIQUIDAZIONE20 - 25 MARZO / 7 - 8 APRILE | SA L A BAUSCH

LEONARDO, CHE GENIO!DI E CON ELENA RUSSO ARMAN

20 - 25 MARZO | SA L A FASSBINDER

IL MISANTROPODI MOLIÈREREGIA MONICA CONTI

21 - 25 MARZO | SA L A SH A K ESPE A RETEATRO FILODRAMMATICI

COLLABORATORSDI JOHN HODGEREGIA BRUNO FORNASARI

4 - 8 APRILE | SA L A FASSBINDERROBERTO LATINI

AMLETO + DIE FORTINBRASMACHINE10 - 15 APRILE | SA L A SH A K ESPE A RE

QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULODI DALE WASSERMANREGIA ALESSANDRO GASSMAN

10 - 15 APRILE | SA L A FASSBINDERWALTER LEONARDI

COMA QUANDO FIORI PIOVE

10 - 22 APRILE | SA L A BAUSCHENZO CURCURÙ

ARISTOFANE SHOW!17 - 24 APRILE | SA L A SH A K ESPE A RE

DELITTO E CASTIGODI FEDOR DOSTOEVSKIJADATTAMENTO E REGIA KONSTANTIN BOGOMOLOV

18 - 29 APRILE | SA L A FASSBINDERINVISIBILE KOLLETTIVO

L’AVVERSARIODI EMMANUEL CARRÈRE

27 APRILE - 20 MAGGIO | SA L A SH A K ESPE A REELIO DE CAPITANIFEDERICO VANNI

OTELLODI WILLIAM SHAKESPEAREREGIA ELIO DE CAPITANI E LISA FERLAZZO NATOLI

3 - 13 MAGGIO | SA L A FASSBINDERMUSELLAMAZZARELLI

LE STRATEGIE FATALI16 - 20 MAGGIO | SA L A FASSBINDER

DONNE CHE SOGNARONO CAVALLIDI DANIEL VERONESEREGIA ROBERTO RUSTIONI

4 - 8 GIUGNO | SA L A SH A K ESPE A REREZZA MASTRELLA

FOTOFINISH4 - 8 GIUGNO | SA L A BAUSCHCORRADO ACCORDINO

COSÌ TANTA BELLEZZA27 - 28 GIUGNO | SA L A SH A K ESPE A REBANDA OSIRIS, FEDERICO TADDIA TELMO PIEVANI

IL MASCHIO INUTILE

* PRODUZIONI E COPRODUZIONI TEATRO DELL’ELFO

27 - 29 APRILE Phoebe Zeitgeist

Malagraziaideazione e regia Giuseppe Isgròdrammaturgia Michelangelo Zenocon Giuseppe Isgrò e Dario Muratoreaiuto regia e cura del progetto Francesca Marianna Consonni

2 - 4 MAGGIO

Maledetta Metropolispettacolo di burattini per adulti

di Fabio Modesticon Nicola Veri e Daniele Guaragna

V.M. 14 anni

5 - 7 MAGGIOThe baby walk

Stabat Materscritto e diretto da Livia Ferracchiaticon Chiara Leoncini, Alice Raffaelli, Stella Piccioni e la partecipazione video di Laura Marinoni

8 - 10 MAGGIOTeatrodilina

Le vacanze dei signori Lagonia

scritto da Francesco Colella e Francesco Lagiregia Francesco Lagicon Francesco Colella e Mariano Pirrello

11 - 13 MAGGIOKronoteatro

Cannibalidi Fiammetta Carenaregia Maurizio Sguotticon Tommaso Bianco, Alex NestiMaurizio Sguottivoci registrate Licia Lanera, Riccardo Spagnulo

15 – 17 MAGGIOEvoè!Teatro

Bandierine al vento

di Philipp Löhletraduzione Nadja Grasselliregia Toni Cafierocon Clara Setti, Silvio BarbieroMarta Marchi, Emanuele Cerra

18 – 20 MAGGIOToday produzione

XYun progetto di e con Emiliano Brioschitesti: Buddy Love di Renata Ciaravino Valentina di Giuseppe Massa La pratica del dolore di Cristian Ceresoli(Opera insignita del Ferdinand Vanek Price)

POSTO UNICO € 15

“Ogni famiglia ha un segreto, e il segreto è che non è come le altre famiglie.”

S T O R I E in sala Bauschedizione 2018

DI AUGUST STRINDBERGREGIA GABRIELE LAVIACON GABRIELE LAVIA E CON FEDERICA DI MARTINO

FONDAZIONE TEATRO DELLA TOSCANA

«Johan August Strindberg è veramente un gigante! Se si pensa che la sua opera letteraria è contenuta in oltre cinquanta volumi, la sua corrispondenza in altri ventidue volumi e ancora cinquant’otto opere teatrali. Se si pensa che la sua vita è stata, a dir poco, tempestosa, contraddittoria, estrema e che i suoi interessi si sono rivolti alla pittura (sono famosi i suoi quadri di mari tempestosi probabilmente simbolo della sua stessa vita), alla scultura, alla fotografia, alla chimica, all’alchimia, alla teosofia. (Forse è inventore del fiammifero svedese!).E poi il suo impegno politico e sociale! E poi tutte le donne con cui ebbe rapporti tormentatissimi e disperati. Insomma Strindberg è un titano e quindi destinato, per scelta, alla caduta, allo sprofondamento di sé, all’abisso. La sua scrittura è catarsi, è caduta giù nel fondo. La sua opera – famosissima e autobiografica – è Inferno. E questo la dice lunga!Io conosco solo me stesso e non posso che parlare di me! Così diceva e anche il suo teatro non è altro che drammaturgia autobiografica e sempre tormentata, tragica.

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La caduta, lo sprofondamento è il suo destino.Friedrich Nietzsche doveva aver compreso qualcosa del genio di Strindberg se fu destinatario di uno dei Biglietti della follia del grande pensatore. E, invero, Strindberg ha attraversato (è andato oltre) se stesso come paradigma della condizione dell’uomo destinato all’inferno del rapporto con la donna.

Il Padre è una tragedia. Strindberg la scrive nel 1887 ed è il tentativo di comporre un’opera naturalistica, cioè che scavi nella natura umana, osservando una banale vicenda familiare attraverso lo specchio deformante del mito di Ercole e Onfale e dello scambio di vestiti che, nel mito, fecero tra loro. Questo significa lo scambio dei ruoli nella società della fine dell’Ottocento che segna la caduta del ruolo (e quindi del senso) della figura paterna. Strindberg scrive una tragedia classica che, come ogni tragedia, racconta, ripeto, una caduta fatale. Qui, è il precipitare della potenza dell’uomo e la crudele sopraffazione da parte della donna».

GABRIELE LAVIA

Gabriele Lavia nell’abisso di Strindberg

DI GODFREY HAMILTONREGIA SANDRO MABELLINI CON ANGELO DI GENIO

TEATRO DELL’ELFO

Quarta stagione per il fortunato spettacolo diretto da Sandro Mabellini, interpretato da Angelo Di Genio e accompagnato dal violoncello e pianoforte dal vivo di Antony Kevin Montanari. È il viaggio di un uomo per rincontrare il suo amore ma, soprattutto, è un viaggio interiore costellato da incontri che lo porteranno a infrangere paure e accorciare la distanza dagli altri e da se stesso, trasformandolo profondamente.

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Coast to coast sulle strade dell’anima

ROAD M O V I E

Di Genio gioca tutte le sue chance interpretative per dare spessore a quegli incontri. Il testo vuole divertire e conquistare, ma ha anche molta consapevolezza civile, ad esempio a proposito di safe sex, e anche un doveroso rispetto per la situazione del finale, che risulterà evidentemente malinconico. Si ride, ma con qualche amarezza.

G I A N F R A N C O C A P I T TAil manifesto

inserzione coop

Per tutti i Soci Coop al Teatro Elfo Puccini biglietti a prezzi ridotti.

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DI ROBERTO SCARPETTIREGIA CÉSAR BRIE

TEATRO DELL’ELFO E TEATRO DI ROMA

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Le morti di Fausto e Iaio

Viva l’Italia torna in scena per commemorare il quarantennale dalla morte di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, uccisi al quartiere Casoretto il 18 marzo 1973. Lo spettacolo, scritto da Roberto Scarpetti e diretto da César Brie, dal suo debutto riesce a commuovere e coinvolgere spettatori di ogni generazione.

Così asciugata, la vicenda emerge con una chiarezza e una plausibilità che agghiacciano. L’intuizione fa arrivare l’arte dove la giustizia arranca. Nessuna pila di atti giudiziari ci fa entrare nella testa di un terrorista meglio dei Demoni di Dostoevskij. Inoltre il testo intelligente e appassionato di Scarpetti ha stimolato un regista come César Brie, creatore di 80 minuti di affascinante economia - qualche proiezione, l’uso ironico di un paio di bare di legno grigio che diventano anche cabine telefoniche, nascondigli, toilette, persino il pulpito donde pontifica un capo della Digos non si sa se stupido o determinato a depistare. Magnifica la prova dei cinque attori...

M A S O L I N O D ’ A M I C OLa Stampa

V I V A L'ITALIA

DI AUGUST STRINDBERGREGIA LUCA RONCONICON ADRIANA ASTI, GIORGIO FERRARA, GIOVANNI CRIPPA

TEATRO METASTASIO DI PRATO, SPOLETO57 FESTIVAL DEI 2MONDI

«Danza macabra è un testo illustre, interpretato da sempre dalla critica come un exemplum della vita coniugale vissuta quale inferno domestico, in cui si confrontano e si scontrano la natura satanica della moglie, Alice (Adriana Asti), e il carattere vampiresco del marito, il Capitano (Giorgio Ferrara), che cerca di succhiare la vita del secondo uomo, Kurt (Giovanni Crippa), psicologicamente fragile e remissivo.In realtà si tratta di un’interpretazione

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di maniera, depistata dalla forte sensibilità misogina dell’autore svedese. Una lettura più attenta del dramma consente invece di prendere atto che, più semplicemente, siamo di fronte all’inferno domestico di una coppia per niente infernale. La vicenda inizia e finisce su toni e timbri di misurata cordialità coniugale. È solo con l’arrivo del terzo, di Kurt, che cominciano le tensioni. Il Capitano e Alice sono come una

Adriana Asti e Giorgio Ferrara coppia “emancipata” destinata all’infelicità

coppia di attori, tranquilli quando non c’è pubblico, e subito eccitati dalla presenza di uno spettatore. L’arrivo di Kurt è l’occasione perché entrambi i coniugi si animino e si esibiscano, calandosi ciascuno di essi nel proprio personaggio: il vampiro per il Capitano, e la femmina diabolica per Alice, che seduce il timido Kurt. La fuga finale di Kurt riporta la coppia al punto di partenza, alla calma routine esistenziale.

Per Ronconi siamo cioè di fronte alla rappresentazione di una storia infernale ma risibile, che fa pensare curiosamente al vaudeville di Courteline, Les Boulingrin, andato in scena nel 1898, pochi anni prima della stesura di Danza macabra (1900), in cui i coniugi Boulingrin si scatenano all’arrivo di un ospite in visita, su cui proiettano farsescamente le tensioni della coppia borghese».

ROBERTO ALONGE

Un Ronconi sorprendente, certo, e che si vede quanto si sia divertito a stravolgere tutto e dargli questa impronta noir, con una scena tutta nera di Marco Rossi che richiama subito alla mente la casa degli Addams, grazie anche ai costumi di Maurizio Galante e ai volti bianchi, cerei dei personaggi. Il tutto come se ci si trovasse su una nave in tempesta, coi mobili che scivolano da una parte all’altra del palcoscenico, e in più con tocchi vampireschi.

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Una fotografia ironica, impietosa e a sprazzi drammatica della Puglia degli anni Ottanta e di una gioventù senza prospettive. Con questa Trilogia Oscar De Summa si è guadagnato il Premio Hystrio 2016: «scrive, ma anche incarna, interprete multiforme e carismatico, un trittico per voce sola che racconta con arguzia amara i chiaroscuri di una terra che è anche geografia dell’anima». E nel 2017 ha vinto il Premio Mariangela Melato.

Tre piccole storie che inventano un’epica

T R I L O G I A DELLA PROVINCIA

Diario di Provincia (in scena il 6 marzo) è l’affresco di un paese dove non succede niente, solo la depressione da calura estiva. Stare nella piazza deserta a guardare le cosce delle donne, bere e rubare alla luce del sole: questa è la Puglia amata e odiata dal protagonista, un ragazzo che dice no all’asfissia dei giorni eternamente uguali.Stasera sono in vena (7 e 8 marzo) «inizia urlando il rock più duro, per arrivare a un drammatico ritratto di gioventù di provincia, prigioniera della droga e dei luoghi comuni e violenti. Un racconto bello e significativo, pieno di pathos e di intelligenza».La sorella di Gesucristo (9, 10 e 11 marzo) è una storia tanto semplice quanto terribile. Una ragazza prende in mano una pistola Smith & Wesson e attraversa il paese per andare a sparare al ragazzo che la sera prima l’ha costretta a subire una violenza. Una camminata semplice, determinata, senza appelli, pubblica, che obbliga tutti coloro che la incontrano a prendere una posizione.

Due spettacoli tutti suoi (Stasera sono in vena e La sorella di Gesucristo) che splendono della più bella prosa italiana, non solo teatrale, in cui mi sia imbattuto negli ultimi anni

F R A N C O C O R D E L L I Corriere della Sera

Eppure c’è voglia di energia positiva, come quando una danza delle ragazze su una canzone tedesca d’epoca squarcia una visione che vagheggia Bausch. E c’è voglia, se non di assolversi, almeno di capirsi meglio in profondità. C’è un’infanzia collettiva che è in qualche modo purezza: rispetto alla banalità del male quotidiano dei nostri giorni, e come consapevolezza di quella età felice e lontana in cui omologazione e globalizzazione erano fantasmi lontani, pericoli incombenti, che nessuno poteva immaginare si facessero assoluti; a parte PPP naturalmente.

G I A N F R A N C O C A P I T TAil manifesto

DRAMMATURGIA RICCI/FORTE REGIA STEFANO RICCI

RICCI/FORTE, CSS TEATRO STABILE DI INNOVAZIONE DEL FVG

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PPP ULTIMO INVENTARIOPRIMA DELLA L I Q U I D A Z I O N E

Uno smascheramento della società attraverso lo sguardo visionario e critico dell’ensemble Ricci/Forte, che da sempre s’interroga sulle metamorfosi del presente. E attraverso i romanzi di Pier Paolo Pasolini, terreno civile disseminato da spiazzamenti continui, cadute e riprese tematiche. Un cast internazionale di performer prova a restituire il bisogno di etica che l’autore denunciava. Lingue e nazionalità differenti diventano il collante della frammentarietà, di questo conteggio delle macerie. Per una condivisione autentica delle istanze che muovono le nuove generazioni europee, impantanate in questo vischioso apparente benessere.

MONOLOGHI DI E CON OSCAR DE SUMMA

DIARIO DI PROVINCIASTASERA SONO IN VENALA CORTE OSPITALE

LA SORELLA DI GESUCRISTOLA CORTE OSPITALE, ATTODUE ARMUNIA – CASTIGLIONCELLO

DI MOLIÈRE ADATTAMENTO E REGIA MONICA CONTI

ELSINOR CENTRO DI PRODUZIONE TEATRALE

Opera in cinque atti, rappresentata per la prima volta nel 1666, Il misantropo ha visto nei secoli le più diverse interpretazioni. Il progetto di Monica Conti, al suo quarto incontro con l’autore (dopo Medico per forza, Dispetto d’amore e Le intellettuali), nasce dalla necessità di presentare a un pubblico il più vasto possibile dei classici “riscritti” attraverso un grande lavoro attoriale sul corpo e sulla parola.La ricerca registica indaga gli stati d’animo, le relazioni, le situazioni , i sotto-testi e la musica. Già ne Le intellettuali si erano rivelati importanti la musicalità, il ritmo dei dialoghi e l’atletismo verbale che ne consegue. Nel Misantropo prosegue

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La folle giornata di Alceste nel teatrino del mondo

Dopo Le intellettuali un altro Molière messo in scena da Monica Conti. I toni satirici di queste due opere sono diversi, gli stili di approccio (e d’interpretazione) altrettanto. Ciò che ne Le intellettuali era asciutto, nel Misantropo è sfuggente, quasi liquido; ciò che era realistico, oggi è, in termini culturali, espressionista. Ma in termini non culturali possiamo a ragion veduta definirlo eccessivo: tutto lo spettacolo è fondato su furia e rabbia. La folle journée di Alceste diventa una pazza giornata per tutti gli altri

F R A N C O C O R D E L L ICorriere della Sera

questo lavoro, teso a dare rilievo al ritmo e al suono non come forme estetiche, ma come forme di espressione dell’inconscio. Qui Alceste, il protagonista interpretato da Roberto Trifirò, è un eroe tragicomico, infelice, disorientato e violento. È uno spettatore della vita eternamente immobilizzato nel suo scontento.

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L E O N A R D O ,CHE GENIO!

DI E CON ELENA RUSSO ARMAN

TEATRO DELL’ELFO

Elena Russo Arman per tre stagioni ha deliziato i giovani spettatori con il suo Shakespeare a merenda, un piccolo best seller che ha convinto pubblico e critica. Dopo averci fatto scoprire il “dietro le quinte” del Globe Theater all’epoca della regina Elisabetta I, ora ci guida attraverso il mondo di Leonardo e la Milano degli Sforza.

Leonardo da Vinci non ha certo bisogno di presentazioni! Pittore, architetto, ingegnere, ricercatore, filosofo, musicista, inventore. Ma anche regista, designer di moda, organizzatore di eventi, scenografo, progettista di macchine da guerra, ingegnere idraulico, costruttore di aquiloni... e via di questo passo.Per noi, abituati a dividere la conoscenza mettendo etichette a talenti e professioni, è molto difficile definire una personalità tanto sfaccettata in un’unica parola.Forse “genio” è il solo modo per definire un uomo, mito nel suo tempo come oggi, che ha continuato per tutta la vita a ricercare, ad osservare la natura con curiosità e a stupire il mondo.Leonardo, che genio!, scritto, diretto e interpretato da Elena Russo Arman, si prefigge di raccontare ai giovani spettatori, la storia affascinante e tormentata del più grande uomo del Rinascimento che, fin da bambino, non ha mai avuto paura di sbagliare, cercando di spingersi sempre un po’ più in là.

Non abbiate paura di sbagliare

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DI JOHN HODGETRADUZIONE E REGIA BRUNO FORNASARI

TEATRO FILODRAMMATICI DI MILANO

Si rinnova la collaborazione tra Elfo e Filodrammatici che si “scambiano” gli spettacoli di produzione, contaminando e incrociando le idee e le generazioni. All’Elfo arriva dunque Collaborators, lo spettacolo prodotto dal teatro guidato da Fornasari e Amadio.La commedia amara di John Hodge (sceneggiatore di Trainspotting, Piccoli omicidi tra amici, The Beach e Trainspotting 2) affronta il delicato argomento della relazione tra regime e cultura, tra potere e creazione artistica.

Mosca 1939. A Michail Bulgakov (interpretato da Tommaso Amadio), ex scrittore di successo ora mal visto dall’intellighenzia sovietica, viene proposto di scrivere una commedia su Stalin (Alberto Mancioppi) per celebrarne il sessantesimo compleanno. Scrivere un testo che tinga di eroismo le origini e la giovinezza dell’uomo che lui considera un tiranno spietato, potrebbe salvargli la carriera, ma si trova a fare i conti con le convinzioni che l’hanno fin qui portato a essere censurato e sgradito al regime. Che fare?

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All’ombra del grande dittatore

Un testo onirico ma concretissimo. Complimenti a Fornasari che ci ha visto lungo.D I E G O V I N C E N T I Il giorno

Collaborators è un miracolo di equilibrio e intelligenza registica. Spiazza le aspettative dello spettatore, facendo sentire sulla pelle tutta la fascinazione per il male e l’irragionevolezza del Potere.

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DI E CON ROBERTO LATINI

FORTEBRACCIO TEATRO

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AMLETO+ DIE FOR T INBR ASM ACHINE

«La riscrittura di una riscrittura: alla fine degli anni ‘70 Heiner Müller componeva un testo che era liberamente ispirato all’Amleto di Shakespeare. Oggi, tentiamo una scrittura scenica liberamente ispirata a Die Hamletmaschine di Heiner Müller. Lo facciamo tornando a Shakespeare, ad Amleto, con gli occhi di Fortebraccio, con l’architettura di Müller, su un palcoscenico sospeso tra l’essere e il sembrare. Intitoliamo a Fortebraccio il nostro sguardo sul contemporaneo, la caccia all’inquietudine nel fondo profondo del nostro centro, per riscriverci, in un momento fondamentale del nostro percorso».

Non si vorrebbe anticipare alcunché di Amleto die Fortimbrasmachine di Roberto Latini per lasciare allo spettatore il piacere assoluto di una prova di attore di inusuale intensità. Si vorrebbe svelare il meno possibile di questa riscrittura di Amleto che viaggia con coraggio e vertigine fra Shakespeare e Heiner Muller, passando per Marilyn Monroe, Blade Runner, Totò, Leo de Berardinis, Carmelo Bene. Questa renitenza inattuabile vorrebbe solo tutelare il piacere e lo stupore assoluti di chi assite...

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QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO D E L C U C U L O

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DI WALTER LEONARDI E CARLO G. GABARDINI

BUSTER CON LA CORTE OSPITALE C O M A QUANDOFIORI P I O V E

Il nuovo lavoro di Walter Leonardi e Carlo G. Gabardini, tra i vincitori dell’edizione 2017 dei Teatri del sacro, sfida temi esistenziali senza perdere la leggerezza. Anche grazie al cast di attori che gli spettatori milanesi conoscono e amano: Walter Leonardi, Flavio Pirini, Alice Redini, Paola Tintinelli.Un uomo viaggia in macchina. Alla prima sosta accetta di dare un passaggio a un tipo un po' strano che nel corso della storia si rivelerà essere Dio.La presenza di questo atipico autostoppista porterà l'uomo a fare un bilancio dei suoi primi cinquant'anni, momenti significativi del suo passato riaffioreranno insieme a situazioni di altre vite che avrebbe potuto vivere.Un viaggio attraverso ciò che ha fatto e ciò che non è riuscito a fare, gli amori vissuti e sognati, i lutti, la famiglia, la sua visione ormai cinica e distaccata della situazione politica e sociale del mondo, la paura, l’inesorabile avvicinamento della morte. Un viaggio fisico con Dio e un viaggio lisergico con la propria coscienza. Un pretesto per riflettere e ridere su temi che pesano come macigni sulla vita di tutti i giorni.Un racconto comico, cinico, onirico, messo in scena con semplici immagini, oggetti ed espedienti che, traendo ispirazione dal nouveau cirque, generano sorpresa e incanto.

Un viaggio lisergico con Dio e con la propria coscienza

DI DALE WASSERMANADATTAMENTO MAURIZIO DE GIOVANNIUNO SPETTACOLO DI ALESSANDRO GASSMANN

FONDAZIONE TEATRO DI NAPOLI TEATRO BELLINI

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Nell'inedita versione italo-partenopea di Maurizio De Giovanni

la condizione dei suoi compagni di ospedale, creature vulnerabili, passive e inerti. Da quel momento si renderà paladino di una battaglia nei confronti di un sistema repressivo, ingiusto, dannoso e crudele, affrontando così anche un suo percorso interiore che si concluderà tragicamente, ma riscatterà una vita sregolata e inconcludente. E, attraverso di lui, i pazienti riusciranno a individuare qualcosa che continua a esser loro negato: la speranza di essere compresi, di poter assumere il controllo della propria vita, la speranza di essere liberi.Un testo che è una lezione d’impegno civile, una straordinaria metafora sul rapporto tra individuo e potere costituito, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell'uomo da parte di altri uomini. Un grido di denuncia che scuote le coscienze e che fa riflettere».

ALESSANDRO GASSMANN

Le Grandi Storie si riconoscono subito. Raccontano, in maniera semplice e comprensibile, quello che tutti abbiamo in comune: sentimenti, passioni, amicizia, amore, disperazione. Qualcuno volò sul nido del cuculo è una storia americana fatta di slang e memorie degli anni Cinquanta, di veterani e polverose province. A renderla celebre è stato il film di Miloš Forman interpretato da Jack Nicholson, che si basa sulla versione teatrale di Broadway. Alessandro Gassmann l’ha portata in scena, rendendola ancora più coinvolgente e a noi vicina grazie all’adattamento di De Giovanni, che l’ha ambientata nel 1982 nell'Ospedale psichiatrico di Aversa.

«La malattia, la diversità, la coercizione, la privazione della libertà sono temi che da sempre mi coinvolgono e che amo portare in scena con i miei spettacoli. Dario (il mio protagonista) è un ribelle anticonformista che comprende subito

TRADUZIONE SCENICA E REGIA ENRICO ZACCHEO CON ENZO CURCURÙ

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La satira ieri, oggi e domani

Aristofane Show! – interpretato da Enzo Curcurù one man show – intreccia 14 grandi personaggi del grande commediografo greco, passando da Lisistrata ad Acarnesi da Le nuvole a Tesmoforiazuse in un iperbolico meccanismo comico, accompagnato da

canzoni politically s-correct. Con un linguaggio semplice, impreziosito dalle musiche della commedia all’italiana (Rota, Trovajoli, Morricone), la prospettiva temporale si avvicina ai nostri giorni, intessendo alle parole di Aristofane le parole di Ennio Flaiano. Per ridere anche di noi.Se il Neorealismo è stato la rilettura della devastazione portata dalla Seconda Guerra Mondiale, possiamo dire che la commedia, col giusto decanto, è stata la nuova linfa che ha nutrito il senso di appartenenza e di consapevolezza di una società. Aristofane Show! traccia un arco, dalla nascita della commedia fino alla commedia all’italiana in una follia di numeri, battute, situazioni comiche, dove non manca un omaggio a Totò, il principe della risata, ma anche a Risi, Monicelli, Scola.

ENRICO ZACCHEO

DI FEDOR DOSTOEVSKIJADATTAMENTO E REGIA KONSTANTIN BOGOMOLOV

EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE

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D E L I T T OE CASTIGO

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Quarant’anni, moscovita, Konstantin Bogomolov è tra le voci più lucide della scena contemporanea russa. Nella sua produzione degli ultimi anni ha ripensato per il teatro i testi dello scrittore russo, a partire dai I fratelli Karamazov, affrontando poi L’idiota. Da qui la scelta di Emilia Romagna Teatro di affidargli la regia di Delitto e castigo, coinvolgendo un cast tutto italiano, pronto a immergersi nel suo stile anticonvenzionale e controcorrente.Bogomolov rifiuta ogni approccio tradizionale: «Dostoevskij è uno degli autori più interessanti anche se esiste verso di lui un ingiustificato approccio romantico; è considerato una sorta di essenza delle passioni russe, senza che se ne veda il cinismo».

Dostoevskij in tinello

In una nota sentenza del 2014 la Corte di Cassazione specifica inequivocabilmente il concetto di satira e i margini che ne garantiscano la libertà, qualora i nostri contemporanei – come nell’Atene dell’epoca – cadessero nella tentazione di censurare attori ed autori.

Il capolavoro russo è ridotto e rimontato con gusto inedito. San Pietroburgo è un anonimo tinello anni Cinquanta e Raskol’nikov non è più tormentato dalla sua crudeltà: è un ‘finto negro’ (un attore tinto di marrone e parrucca corvina) in tuta e sneakers, indolente, spudorato con madre e sorella che ballano il ‘movimento sensuale’ e fanno shopping all’Ovs. Mikolka è un disturbato, Sonja una teenager, Porfirij Petrovic un gay. Nessuno qui si angoscia del proprio ‘male’, ognuno preoccupato com’è di sé e di ciò a cui rinuncia.

A N N A B A N D E T T I N Ila Repubblica

UNA LETTURA SCENICA DI INVISIBILE KOLLETTIVO DI EMMANUEL CARRÈRE

TEATRO DELL’ELFO

Il 9 gennaio 1993 a Prévessin-Moëns, nella Francia orientale, Jean-Claude Romand ha ucciso moglie, figli e genitori. Poi ha tentato, invano, di suicidarsi. Le indagini hanno rivelato che non era un medico come aveva sempre sostenuto e, cosa ancora più difficile da credere, non era nient'altro. Mentiva da diciotto anni e l'identità fittizia che si era costruito non copriva nulla. Quando stava per essere scoperto, ha preferito sopprimere tutte le persone di cui non avrebbe mai potuto reggere lo sguardo ed è stato condannato all'ergastolo.Scrive Emmanuel Carrère, che a questa vicenda ha dedicato uno dei suoi libri più folgoranti: «Io sono entrato in contatto con lui, ho assistito al suo processo, e ho tentato di raccontare con precisione, giorno dopo giorno, questa vita di solitudine, d'impostura e d'assenza. Di immaginare

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Che è dentro e fuori di noi

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cosa gli passasse per la testa durante le lunghe ore vuote, senza progetti né testimoni, che avrebbe dovuto trascorrere al lavoro e invece passava nei parcheggi autostradali o nei boschi del Jura. Di capire che cosa, in un'esperienza umana tanto estrema, mi ha toccato così da vicino. E tocca, credo, ciascuno di noi».Questa storia è diventata il punto di partenza di Invisibile Kollettivo - ovvero Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor, Franca Penone, Elena Russo Arman - per indagare un disagio che ha a che fare con il senso di inadeguatezza rispetto alla realtà che ci circonda, con il sentirsi sempre non all'altezza delle richieste che ci arrivano dall'esterno, con l'incapacità di fare i conti con l'altro, con i suoi desideri, con quello che ci si aspetta da noi.

DI WILLIAM SHAKESPEARE REGIA ELIO DE CAPITANI E LISA FERLAZZO NATOLI

TEATRO DELL’ELFO

La vicenda di Otello è un congegno misterioso che innesca una risposta emotiva sui presupposti ideologici e i fantasmi dell'inconscio collettivo. Elio De Capitani e Lisa Ferlazzo Natoli, premio Enriquez alla regia per questo spettacolo, approfondiscono la ricerca nel cuore del meccanismo drammatico e del testo, per portare in primo piano tutta la stratificazione dei suoi significati: tragedia della gelosia e del sesso, ma anche dei rapporti inter-razziali e culturali, del dubbio e della potenza manipolatoria delle parole. Una lettura contemporanea che si fonda sulla fluida traduzione di Ferdinando Bruni e sulla dicotomia di luci e ombre delle scene di Carlo Sala. Nel cast guidato da Elio De Capitani (Otello) e da Federico Vanni (Iago) entra quest’anno Emilia Scarpati Fanetti (Desdemona) e tornano in scena Alessandro Averone, Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Carolina Cametti, Gabriele Calindri, Massimo Somaglino, Michele Costabile.

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La parte buia del maschio

O T E L L OShakespeare, che vede tutto, scrive in Otello la tragedia del femminicidio. Questa la netta impressione dello spettacolo. Incisivo, perché mosso da un’idea forte; qui, a mio parere, l’attesa presciente della morte di Desdemona salmodiante sui gradini di una scala senza zenit, canta come Ofelia prima di andarsene verso la morte per acqua.

R O B E R T O M U S S A P IAvvenire

La realtà, innanzitutto, la vita prima di ogni altra cosa. In quest’opera gli enigmi non vengono risolti e i nodi non sono mai sciolti. Del resto ci sono risposte alla crudeltà? All’ineluttabilità della violenza? Non credo. Nel mistero della vita forse troviamo qualcosa. L’obiettivo – spero riuscito – è che gli spettatori sentano di essere dentro questa piccola stanza accanto ai sei personaggi. Come se partecipassero direttamente a questa strana cena in un microcosmo violento e nello stesso tempo ironico, ricco di humor nero. La stanza è veramente piccola, manca l’aria, è asfissiante, viene voglia di fuggire, di andarsene lontano come Lucera, la protagonista. Fuggire dalla violenza, una volta per tutte.

ROBERTO RUSTIONI

SCRITTO E DIRETTO DA LINO MUSELLA_PAOLO MAZZARELLI

MARCHE TEATRO

È il Teatro, inteso sia come ambiente fisico che come ultimo possibile luogo di indagine metafisica, il grande tema di questo spettacolo. Ecco quindi tre storie che si intrecciano: sette attori, ovvero Marco Foschi, Fabio Monti, Paolo Mazzarelli, Lino Musella, Laura Graziosi, Astrid Casali, Giulia Salvarani, interpretano sedici personaggi, per un’unica multiforme indagine.La compagnia MusellaMazzarelli, dopo il successo de La società (vincitore del Premio della Critica 2014) arricchisce qui il suo gioco teatrale e, usando Shakespeare e Baudrillard come chiavi, apre le porte a un numero crescente di compagni di scena, ma tiene fede alla sua cifra stilistica che si muove sul confine sottile fra comico e tragico. Un confine in cui la vita e il teatro si toccano e, insieme, prendono aria, fuoco, luce.

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La vita e il teatro si toccano nel segno di Shakespeare

LE STRATEGIE F A T A L I

La vicenda di una compagnia teatrale alle prese con Otello, sotto la guida di un regista dalle idee incomprensibili, è incastonata in una macro-vignetta di due grotteschi investigatori sulle tracce di un ragazzo scomparso in un teatro abbandonato. A sostituire Otello e Desdemona arrivano Alberto, attore belloccio che ha ormai sfondato nella fiction, e la sua giovanissima compagna Sara, che nasconde un segreto scomodo riguardo alle proprie abitudini sessuali. Ma se il teatro riesce, come accade qui, a raccontare il mondo realizzando con coraggio cambi di segno così repentini e ricreando quell’infarto del reale, esso può davvero costituire l’antidoto agli oscuri presagi di Baudrillard. «Perché una scena abbia senso ci vuole l’illusione».

S E R G I O L O G AT T OTeatro e Critica

DONNE CHE SOGNARONO C A V A L L I

DI DANIEL VERONESEADATTAMENTO E REGIA ROBERTO RUSTIONI

FATTORE K, SARDEGNA TEATRO, FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI

Un pranzo di famiglia, tre fratelli con le rispettive mogli e una sequenza di bugie, tradimenti, sospetti, competizioni continue e ridicole che si alternano in un'atmosfera torbida e tragicomica. Nel testo di Veronese la violenza nella famiglia e nelle coppie rima con la violenza nella Storia, quella della dittatura Argentina. Ma l'attenzione è sulle relazioni umane, sulle dinamiche banali e quotidiane che possono rivelare inaspettatamente un fondo di orrore.

Segreti e bugie

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Accordino anima questo personaggio con precisione e trasporto, così che una forte attesa aleggia in platea. Succede allora un fatto imprevisto: il personaggio perde l’uso della parola e nonostante questo è calmo e sereno... Non sa più usare questo magnifico strumento, il linguaggio, e per questo il regista glielo toglie. Ma questo togliere non crea senso di mancanza, ma di pace, perché la bellezza è anche perdere, liberarsi delle strutture per ricominciare.

S H E I L A K A H Nteatro.it

(MAI) SCRITTO DA ANTONIO REZZAALLESTIMENTO SCENICO FLAVIA MASTRELLACON ANTONIO REZZA E CON IVAN BELLAVISTA

REZZAMASTRELLA, TSI LA FABBRICA DELL'ATTORE TEATRO VASCELLO

Antonio Rezza e Flavia Mastrella in trent’anni di attività hanno realizzato 13 opere teatrali, film e trasmissioni televisive, ottenuto i principali riconoscimenti del teatro. Con i loro spettacoli hanno girato il mondo: dall’Italia a Parigi, passando per Mosca e Madrid e il loro Pitecus è stato rappresentato al teatro La Mama di New York. L'Elfo Puccini accoglie anche nel 2018 il teatro di Rezza e Mastrella perché non si

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può restare nemmeno una stagione senza vedere o rivedere almeno una delle loro creazioni che legano indissolubilmente l’arte contemporanea alla performance.

Fotofinish ci cattura in un allestimento scenico costituito da cinque totem che con le braccia tentano di contenere il circostante. Qui va in scena la storia di un uomo che si fotografa per sentirsi meno solo. Apre così uno studio dove si immortala fingendosi ora cliente ora fotografo esperto.

RezzaMastrella: fare ritmo attraverso il riso diabolico, con tutti i mezzi di comunicazione disponibili

Uno spettacolo che prova a raccontare la bellezza accecante e devastatrice che anima la vita, delineando la figura di un uomo alle prese con la quotidianità. Un marito, una moglie, due figli, un lavoro dignitoso, qualche amico per il fine settimana.

DI E CON CORRADO ACCORDINO

LA DANZA IMMOBILE, TEATRO BINARIO 7

MUSICA E TESTI DI BANDA OSIRIS, FEDERICO TADDIA, TELMO PIEVANI

BANDA OSIRIS SNC

COSÌ TANTA B E L L E Z Z A

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La Banda Osiris, insieme a Federico Taddia e Telmo Pievani, riporta in scena il suo applauditissimo spettacolo, analisi tanto esilarante quanto spietata della condizione maschile contemporanea, tra parodie, cantate pop rock e d'operetta, improbabili lezioni di anatomia, testimonianze "scientifiche" e talk show.Gli autoproclamatisi terapisti affrontano i gironi infernali della mascolinità per scoprire che i loro cromosomi stanno diventando obsoleti, che il corpo maschile è pieno di parti inutili e che in natura esiste una vera e propria esplosione di diversità nella quale il cosiddetto “maschio tradizionale” si sente piccolo e trascurato. La soluzione potrebbe essere quella di mettere da parte l’immagine ormai démodé del maschio tutto testosterone e scoprire finalmente il segreto scientifico della loro esistenza, che risiede proprio nella diversità.

IL M A S C H I O INUTILE

57 titoli, 18 produzioni, 200 interpreti. L’offerta dell’Elfo Puccini è sempre più ricca e abbonarsi è il sistema più comodo e conveniente per venire a teatro. Decidi la tua stagione scegliendo liberamente tra i titoli in programma, prenoti quando vuoi e, solo se sei abbonato, ritiri i biglietti mezz'ora prima dall'inizio dello spettacolo.

coppia • € 196 (€ 14 A TAGLIANDO)• RIDOTTO (GIOVANI < 25 E ANZIANI > 65) € 168 (€ 12 A TAGLIANDO)7 spettacoli a scelta per due persone (l'intestatario più un accompagnatore)

promozione coppia piùdue omaggi per uno spettacolo a scelta tra Atti osceni e L’acrobata per chi acquista l'abbonamento coppia entro il 9 ottobre

prima settimana• € 84 (€ 10,50 A TAGLIANDO)abbonamento personale per 8 spettacoli a scelta. Valido esclusivamente per le prime 6 repliche

prima settimana in due • € 168 (€ 10,50 A TAGLIANDO)8 spettacoli a scelta per due persone (l'intestatario più un accompagnatore) valido esclusivamente per le prime 6 repliche

più tre• € 45 (€ 15 A TAGLIANDO)abbonamento personale per tre spettacoli a scelta nel periodo scelto: ottobre-dicembre / gennaio-marzo / marzo-giugno

ABBONAMENTI 2 0 1 7 - 2 0 1 8

BIGLIETTERIE il negozio onlinebiglietti.elfo.org

il botteghino in teatroc.so Buenos Aires 33 Tel 02.00.66.06.06lun/sab 10.30/[email protected] 02.00.66.06.06

al telefonoI biglietti si possono acquistare anche telefonicamente con carta di credito chiamando la biglietteria (tel. 02 00 66 06 06) e ritirare entro 30 minuti prima dell'inizio dello spettacolo (servizio senza costi aggiuntivi).

elfo socialPer ricevere in tempo reale aggiornamenti, approfondimenti e promozioni seguici e commentaci sui social o iscriviti alla nostra newsletter

bistrolindaUn angolo di città dove trascorrere la pausa pranzo, il tempo di un aperitivo o la calma di una cena. Da lunedì a venerdì dalle ore 12.00 alle ore 15.00. Nelle sere di spettacolo dalle ore 19.30. www.olinda.org

VENIRE AL TEATRO ELFO PUCCINI È S E M P R E P I Ù F A C I L E

State cercando la location ideale per i vostri eventi? Volete organizzare una serata speciale a teatro? Siete alla ricerca di un’idea alternativa per un regalo ai vostri collaboratori e clienti? Al Teatro Elfo Puccini trovate soluzioni a sostegno della cultura: esperienze uniche e irrepetibili da vivere e condividere con gli altri. Siamo disponibili a studiare preventivi adattabili alle vostre esigenze e pensare insieme a voi iniziative esclusive.

affitti sala Daniela [email protected] - tel. 02.00660661

convenzioni, eventi specialiBarbara [email protected] - tel 02.00660631

carta regalo speciale aziende • € 40 due biglietti senza vincoli per i vostri collaboratori e clienti

L ’ E L F O E L E AZIENDE

carnet • € 171 (€ 19 A TAGLIANDO)carnet non personale da 9 ingressi da utilizzare senza vincoli per tutti gli spettacoli della stagione

carta regalo • € 612 ingressi da utilizzare senza vincoli per tutti gli spettacoli della stagione

under 18• € 36 (€ 10 A TAGLIANDO)abbonamento libero da 3 ingressida utilizzare senza vincoli per tutti gli spettacoli della stagione

Gli abbonamenti possono essere utilizzati, per la verifica della disponibilità e l’acquisto dei biglietti, anche tramite la biglietteria online dell’Elfo Puccini (il servizio richiede l’iscrizione al portale Vivaticket.it)

Gli abbonamenti sono validi per la stagione 2017/2018 e per la rassegna Nuove Storie. Non sono validi per il 31 dicembre, per lo spettacolo Leonardo, che genio! e per gli eventi fuori programma.Gli abbonati possono ritirare i biglietti prenotati 30 minuti prima dell’inizio dello spettacolo. Le prenotazioni (telefoniche, via mail o tramite form sul sito elfo.org) possono essere modificate o annullate fino alle 19.00 del giorno precedente lo spettacolo.

Scriviamo storie,diffondiamo cultura

Ti raccontiamo grandi storie, ti facciamo conoscere i tuoi scrittori preferiti, collaboriamo con le realtà culturali della città.

Perché il fine non sempre giustifica i mezzi, per questodiffondiamo cultura attraverso cultura.

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