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Il Decreto Ronchi: una tappa storica nella gestione dei rifiuti in Italia Prima dell'entrata in vigore del D.lgs. 152/06, la gestione dei rifiuti era disciplinata in Italia dal Decreto Legislativo n. 22 del 5 febbraio 1997 Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/36/CE sugli imballaggi e rifiuti di imballaggio” meglio conosciuto come DECRETO RONCHI che, abrogando la legislazione precedente, introduceva una serie di principi, finalità e disposizioni che innovavano completamente l’intero settore in sintonia con le direttive europee. Esso recepiva nella sua totalità il principio della gerarchia dei rifiuti adottato a livello europeo per cui la prevenzione della produzione dei rifiuti deve essere privilegiata rispetto alle forme di gestione e si soffermava sulla descrizione di una serie di strumenti per attuare la riduzione, come ad esempio lo sviluppo di tecnologie pulite e l’ informazione dei cittadini. Ai fini di una corretta gestione dei rifiuti prodotti, una volta favorita in via prioritaria la prevenzione, imponeva il recupero ovvero: il reimpiego o riutilizzo di alcuni rifiuti, come contenitori di plastica o vetro; il riciclo di alcuni materiali, come la carta o l’alluminio; le altre forme di recupero per ottenere materia prima dai rifiuti; l’utilizzazione principale dei rifiuti come combustibile o come altro mezzo per produrre energia.

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Il Decreto Ronchi: una tappa storica nella gestione dei rifiuti in Italia

Prima dell'entrata in vigore del D.lgs. 152/06, la gestione dei rifiuti era disciplinata in Italia dal Decreto Legislativo n. 22 del 5 febbraio 1997 “Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/36/CE sugli imballaggi e rifiuti di imballaggio” meglio conosciuto come DECRETO RONCHI che, abrogando la legislazione precedente, introduceva una serie di principi, finalità e disposizioni che innovavano completamente l’intero settore in sintonia con le direttive europee.

Esso recepiva nella sua totalità il principio della gerarchia dei rifiuti adottato a livello europeo per cui la prevenzione della produzione dei rifiuti deve essere privilegiata rispetto alle forme di gestione e si soffermava sulla descrizione di una serie di strumenti per attuare la riduzione, come ad esempio lo sviluppo di tecnologie pulite e l’ informazione dei cittadini.

Ai fini di una corretta gestione dei rifiuti prodotti, una volta favorita in via prioritaria la prevenzione, imponeva il recupero ovvero:

il reimpiego o riutilizzo di alcuni rifiuti, come contenitori di plastica o vetro; il riciclo di alcuni materiali, come la carta o l’alluminio; le altre forme di recupero per ottenere materia prima dai rifiuti; l’utilizzazione principale dei rifiuti come combustibile o come altro mezzo per produrre

energia.

In questo contesto lo smaltimento (messa in discarica e incenerimento) rappresentava la fase residuale dell’intera gestione e doveva essere effettuato in condizioni di sicurezza per garantire la protezione dell’ambiente e la salute pubblica.

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La politica dell'Unione Europea

La Decisione n. 1600/2002/CE del Parlamento europeo ha istituito un programma comunitario di azione in materia di rifiuti .

In tale Programma si precisa che il volume dei rifiuti all’interno della Comunità continua ad aumentare, con conseguente perdita di risorse e aumento dei rischi di inquinamento. Di fronte a questo scenario la politica perseguita a livello comunitario deve puntare alla:

- promozione di politiche più ambiziose per la prevenzione dei rifiuti;

- diffusione di migliori conoscenze ed informazioni;

- definizione di norme comuni di riferimento;

-introduzione del concetto di “ciclo di vita” nella politica in materia di rifiuti;

- incentivazione del riciclo.

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La normativa sulla gestione dei rifiuti in Italia

La normativa attuale di riferimento a livello nazionale in materia di rifiuti è rappresentata dal Decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006, emanato in attuazione della Legge 308/2004 “delega ambientale” e recante “norme in materia ambientale”.

Esso ha abrogato una serie di provvedimenti precedenti tra cui anche il cosiddetto Decreto “Ronchi”, ma ne persegue la linea già definita, ovvero la priorità della prevenzione e della riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti, a cui seguono solo successivamente il recupero (di materia e di energia) e quindi, come fase residuale dell’intera gestione, lo smaltimento (messa in discarica ed incenerimento).

.

La classificazione dei rifiuti

In base alla normativa vigente (D.lgs. 152/06) i rifiuti vengono classificati:

secondo l’origine in: o Rifiuti urbani  o Rifiuti speciali

secondo le caratteristiche di pericolosità in: o Rifiuti pericolosi o non pericolosi .

I rifiuti urbaniIl comma 2 dell’articolo 184 del D.lgs. 152/06 stabilisce che sono rifiuti urbani:

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a) i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione;

b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità;

c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;

d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua;

e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali;

f) i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale.

I rifiuti specialiIl comma 3 dell’articolo 184 del D.lgs. 152/06 stabilisce che sono rifiuti speciali:

a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali;

b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo

c) i rifiuti da lavorazioni industriali,

d) i rifiuti da lavorazioni artigianali;

e) i rifiuti da attività commerciali;

f)  i rifiuti da attività di servizio;

g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;

h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie;

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i) i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti;

j) i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti;

k) il combustibile derivato da rifiuti;

l) i rifiuti derivati dalle attività di selezione meccanica dei rifiuti solidi urbani.

Rifiuti pericolosi e non pericolosiSecondo il D.lgs. 152/06 , sono rifiuti pericolosi quelli contrassegnati da apposito asterisco in un elenco allegato alla stessa legge.

In tale elenco alcune tipologie di rifiuti sono classificate come pericolose o non pericolose fin dall’origine, mentre per altre la pericolosità dipende dalla concentrazione di sostanze pericolose  e/o metalli pesanti presenti nel rifiuto.

Per "sostanza pericolosa" si intende qualsiasi sostanza classificata come pericolosa ai sensi della direttiva 67/548/CEE e successive modifiche: questa classificazione è soggetta ad aggiornamenti, in quanto la ricerca e le conoscenze in questo campo sono in continua evoluzione.

I "metalli pesanti" sono antimonio, arsenico, cadmio, cromo (VI), rame, piombo, mercurio, nichel, selenio, tellurio, tallio e stagno: possono essere presenti sia puri che, combinati con altri alementi, in composti chimici.

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La raccolta differenziata dei rifiuti urbani

La raccolta differenziata dei rifiuti urbani è lo strumento principale per mezzo del quale il singolo cittadino può e deve responsabilizzarsi al fine di perseguire gli obiettivi di riduzione della quantità di rifiuto indifferenziato avviato in discarica, favorendo il reimpiego, il riciclo, il riutilizzo ed il recupero per ottenere materia prima dal trattamento dei rifiuti.

La raccolta differenziataFanno parte dei rifiuti urbani indifferenziati (RI):

i rifiuti urbani non differenziati, cui fanno parte anche i rifiuti cimiteriali; i rifiuti della pulizia stradale e dei litorali; i rifiuti ingombranti a smaltimento; altri rifiuti urbani non specificati altrimenti.

Devono essere conteggiati nella Raccolta Differenziata (RD) i rifiuti raccolti separatamente ai fini di un loro riutilizzo o recupero e costituiti da rifiuti appartenenti alle seguenti frazioni merceologiche:

frazione organica (frazione umida + verde); Vetro; Plastica; Legno; Carta e Cartone; Metalli; Tessili; Beni Durevoli (Rifiuti da Apparecchiature elettriche ed elettroniche); Ingombranti a recupero; Farmaci; Pile;

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Altro.

I rifiuti differenziati sono soggetti a diverse metodologie di raccolta:

1. RACCOLTA MONOMATERIALE (modalità di raccolta che punta ad intercettare le frazioni di rifiuto recuperabile in flussi merceologicamente omogenei);

2. RACCOLTA MULTIMATERIALE (modalità di raccolta differenziata che prevede il conferimento in un unico contenitore di diverse frazioni di rifiuto recuperabile e che prevede una successiva operazione di separazione prima dell'invio a recupero dei materiali raccolti);

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CARTA E CARTONE

La carta è un materiale recuperabile. Il suo recupero evita il disboscamento e consente di risparmiare acqua. Dopo il recupero la carta torna in circolazione sotto forma di carta riciclata, carta da pacchi, cartapesta, giornali e cartoni da imballaggio. Si può riciclare ogni genere di carta e cartone, escluso le tipologie non conferibilibicchieri e piatti di carta, carta plastificata, carta oleata o pergamena, carta carbone, carta da parati, carta da forno, carta chimica dei fax, materiale cartaceo sporco di alimenti o altre sostanze

RIFIUTI ORGANICI

Il rifiuto organico è un materiale compostabile. I rifiuti organici, raccolti in modo differenziato e sottoposti ad una fermentazione controllata, possono essere trasformati in un particolare terriccio, chiamato compost, molto utile in agricoltura e nel giardinaggio.

PLASTICA ED IMBALLAGGI

La plastica è un materiale recuperabile. La plastica è uno dei materiali più usati nella vita di tutti i giorni; è leggera, resistente, impermeabile, non biodegradabile e per ottenerla è necessario utilizzare ingenti quantità di petrolio. Oggi, grazie alla raccolta differenziata e alle nuove tecnologie, gli imballaggi in plastica possono essere riciclati e portare ad un risparmio importante di petrolio.

Tutti gli imballaggi indicati con le sigle PE (polietilene), PP (polipropilene), PVC (cloruro di polivinile), PET (polietilentereftalato), PS (polistirene); flaconi, bottiglie, barattoli, lattine in plastica, acciao, alluminio. Gli imballaggi conferiti non devono essere inquinati da rifiuti organici e sostanze pericolose

VETRO E LATTINE

Il Vetro è un materiale recuperabile. E’ uno dei materiali che più utilizziamo e può essere riciclabile al 100%.

L'Alluminio è un materiale recuperabile. L'Alluminio recuperato può essere utilizzato per la produzione di utensili, complementi di arredo, articoli sportivi e materiali edili.