1 del calcio poveglianese gli albori · detti spiacevoli inconvenienti erano deter-minati dalla...

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L a storia ufficiale del calcio a Povegliano ha come data d’inizio l’anno 1952, quando, con l’af- filiazione al C.S.I. (Centro Sportivo Italiano) e successivamente alla F.I.G.C. (Federazione Ita- liana Giuoco Calcio), nasce l’A.S.C. Povegliano. Gli artefici principali del fiorire della grande avventura che dura da oltre cinquant’anni vanno considerati Giuseppe Benato, detto Pino, e don Cristiano Sambugar: il primo traduce in movi- mento organizzato lunghi anni di attività amatoriale, il secondo contribuisce in maniera diretta e personale alla costruzione del primo campo sportivo regolamentare. La lunga e travagliata marcia di avvicinamen- to a questo traguardo fatidico muove i primi passi oltre venticinque anni prima; le più lonta- ne testimonianze e documentazioni riguardanti il gioco del calcio (football-fubal-fuba) risalgono infatti alla seconda metà degli anni Venti. Piccoli gruppi di ragazzi si organizzavano e trovavano sedi estemporanee nelle quali eserci- tare una passione che pian piano cominciava a farsi strada come passatempo preferito, accanto agli sport più in voga all’epoca, quali il tambu- rello (o tamburino) e la palla-pugno (pallone). Si giocava nei luoghi più disparati: il cortile della canonica, il corrubio (spazio circostante il mo- numento ai caduti), il cortile del palazzo Ca- vazzocca e quello delle scuole elementari, lo spazio stradale antistante la chiesetta di Santa Elisabetta, campi d’erba o di stoppie, cortili di case private e le strade bianche del paese. Quando non era disponibile un pallone vero e proprio, ci si ar- rangiava con sur- rogati e perfino con la vissiga (ve- scica) del porco. Spesso si fini- va per provocare addirittura que- stioni di ordine pubblico; il gioco per le vie del paese suscitava la- mentele e proteste all’autorità competente, con conseguenti ordi- nanze del primo cittadino, il Podestà. Altro teatro di “battaglia” era il cortile delle scuole elementari, dove i nostri baldi giovani sfidava- no le ire del custode e provocavano anche danni materiali. Dai do- cumenti agli atti nell’archivio comunale si constata, ad esempio, che la rottura di vetri durante una partitella aveva finito per coinvolge- re Amministrazione Comunale, genitori e personale della scuola. STORIA E STORIE DEL CALCIO A POVEGLIANO 1 GLI ALBORI DEL CALCIO POVEGLIANESE 1 Don Cristiano Sambugar, collaboratore ecclesiastico dal 1946 al 1954 a Povegliano. Giuseppe (Pino) Benato, in tenuta da calciatore nel cortile delle scuole elementari, anno 1939.

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L a storia ufficiale del calcio a Povegliano ha come data d’inizio l’anno 1952, quando, con l’af-filiazione al C.S.I. (Centro Sportivo Italiano) e successivamente alla F.I.G.C. (Federazione Ita-

liana Giuoco Calcio), nasce l’A.S.C. Povegliano. Gli artefici principali del fiorire della grande avventura che dura da oltre cinquant’anni vanno

considerati Giuseppe Benato, detto Pino, e don Cristiano Sambugar: il primo traduce in movi-mento organizzato lunghi anni di attività amatoriale, il secondo contribuisce in maniera diretta epersonale alla costruzione del primo campo sportivo regolamentare.

La lunga e travagliata marcia di avvicinamen-to a questo traguardo fatidico muove i primipassi oltre venticinque anni prima; le più lonta-ne testimonianze e documentazioni riguardantiil gioco del calcio (football -fubal-fuba) risalgonoinfatti alla seconda metà degli anni Venti.

Piccoli gruppi di ragazzi si organizzavano etrovavano sedi estemporanee nelle quali eserci-tare una passione che pian piano cominciava afarsi strada come passatempo preferito, accantoagli sport più in voga all’epoca, quali il tambu-rello (o tamburino) e la palla-pugno (pallone). Sigiocava nei luoghi più disparati: il cortile dellacanonica, il corrubio (spazio circostante il mo-numento ai caduti), il cortile del palazzo Ca-vazzocca e quello delle scuole elementari, lospazio stradale antistante la chiesetta di SantaElisabetta, campi d’erba o di stoppie, cortili dicase private e le strade bianche del paese.Quando non eradisponibile unpallone vero eproprio, ci si ar-rangiava con sur-rogati e perfinocon la vissiga (ve-scica) del porco.

Spesso si fini-va per provocareaddirittura que-

stioni di ordine pubblico; il gioco per le vie del paese suscitava la-mentele e proteste all’autorità competente, con conseguenti ordi-nanze del primo cittadino, il Podestà. Altro teatro di “battaglia” erail cortile delle scuole elementari, dove i nostri baldi giovani sfidava-no le ire del custode e provocavano anche danni materiali. Dai do-cumenti agli atti nell’archivio comunale si constata, ad esempio, chela rottura di vetri durante una partitella aveva finito per coinvolge-re Amministrazione Comunale, genitori e personale della scuola.

STORIA E STORIE DEL CALCIO A POVEGLIANO 1

GLI ALBORI

DEL CALCIO POVEGLIANESE1

Don Cristiano Sambugar,collaboratore ecclesiastico dal1946 al 1954 a Povegliano.

Giuseppe (Pino) Benato, in tenuta da calciatore nelcortile delle scuole elementari, anno 1939.

2 GLI ALBORI DEL CALCIO POVEGLIANESE

Il Corrubio. Spazio antistante la chiesetta di Santa Elisabetta.

Piazza Vittorio Emanuele II.

Chiesetta di Santa Elisabetta e colombaia. Dipinto diAlessandro Rizzotti, 1933 (collezione privata).

Da Archivio Comunale, Atti 1929.

Detti spiacevoli inconvenienti erano deter-minati dalla mancanza di un campo sportivo;tale esigenza era emersa già nel 1929 ed era sta-ta presa in debita considerazione dallo stessoPodestà, con interessamento e su pressione del-l’ufficio sportivo del Direttorio Nazionale delPartito Nazionale Fascista. Purtroppo esigenzedi bilancio ne impediranno la realizzazione e laquestione si trascinerà inutilmente negli anni,assumendo quasi la trama di una telenovela.

STORIA E STORIE DEL CALCIO A POVEGLIANO 3

Da Archivio Comunale, Atti 1933.

Una delle prime formazioni di calcio non ufficiali del paese, fine anni ’20. In piedi da sinistra: Agostino Caldana (classe 1911), Rinaldo Zanella (Morosina), Carmelo Sambugar (1913), FulvioBuzzi (1911), Nello Bellorio (1911), Gino Pasquetto (Stagnìn, 1911). In ginocchio da sinistra: Gianni Belligoli(Màsena, 1912), Geroin (Moro Barsàcola), Virgilio Caceffo (Gino Caciola). Fra i seduti si riconosce Mario Fratton(Masignelo, 1913), ultimo a destra.

4 GLI ALBORI DEL CALCIO POVEGLIANESE

Estratto delibera del Podestà Tullio Danese del 12 aprile1929, da Registro archivio comunale.

Scambio di corrispondenza in periodi diversi in relazioneal progetto di costruzione del campo sportivo. Da Archivio comunale, Atti anni 1929 e 1934.

Accanto alle pressioni del partito erano insistenti le richieste degli stessi giovani, i quali per an-ni avevano perorato la causa anche a seguito del formarsi di vere e proprie squadre di calciatori.Ad una prima apparizione di due formazioni locali di giovani, “Pompei” e “Garibaldina”, seguì lanascita di una squadra del Fascio Giovanile di Combattimento che, nell’ambito dell’attività ginni-ca e ludica del partito, partecipava a tornei con paesi della zona.

In particolare va ricordata la manifestazione organizzata dal Comando del Fascio giovanile di Ca-stel d’Azzano nella primavera del 1934 che vide i giovani poveglianesi confrontarsi con le formazio-

ni di Castel d’Azzano, Cadida-vid, Vigasio e Lugagnano.

L’attività di questi anni eraabbastanza improvvisata e sen-za regolarità di svolgimento.Racconta un protagonista deltempo, Tullio Pasquetto (Sta-gnìn), classe 1918: «Eravamoun po’ scalcinati. Ci allenava-mo di nascosto nel cortile dellescuole elementari scavalcandola cancellata e con il rischio di prendere pedate nel sedere daglistradini. Usavamo palloni di dimensioni ridotte che, quando fini-vano oltre il muro di cinta nei campi limitrofi, a volte ci venivano tagliati; per le partite avevamo a di-sposizione un solo pallone di cuoio, da noi acquistato, con la cucitura della valvola che poteva strap-parci i capelli quando colpivamo di testa; dovevamo provvedere personalmente all’acquisto di scar-pe da calcio, calzettoni e pantaloncini, mentre la maglia ci era fornita direttamente dal Fascio; ci co-struivamo persino i parastinchi con listelli di legno foderati di stoffa. Per le trasferte ci servivamo del-la bicicletta, appendendo le scarpe al manubrio con i lacci annodati; per quelle più lunghe o in ca-so di maltempo dovevamo ricorrere al camion per il trasporto del latte di Egildo Pasquetto (Gildo So-

STORIA E STORIE DEL CALCIO A POVEGLIANO 5

Da “L’Arena”, 18 marzo 1934.

Da “L’Arena”, 12 marzo 1934.

Da “L’Arena”, 18 marzo 1934.

Tullio Pasquetto, Mario Mura, Remo Caoduro e Giuseppe Montresor in allenamento nel cortile delle scuole elementari, metà anni ’30.

leto). Ci confrontavamo soprattutto con i “giovani fascisti” di Sommacampagna, Valeggio, Mozzecane,Bussolengo, Castelnuovo, Beccacivetta, Buttapietra, Avesa. Il nostro modulo di gioco era il “Metodo”,mentre non praticavamo il “Sistema”. All’inizio di ogni gara ci schieravamo a centrocampo per pre-sentarci al pubblico, il capitano Danilo De Rossi esibiva il saluto romano gridando Eia eia e noi ri-spondevamo alalà. I compagni di ventura di quegli anni erano: Mario Mura I, Agostino Caldana, Da-nilo De Rossi (Tona), Giovanni Mura, Giovannini, Decio Ronca, Remo Caoduro, Romeo Caoduro,Mario Mura II, Mario Guandalini, Natale Ferrari (Gambeto), Giuseppe Montresor (Pino Sènelo), Mari-no Benato, Ernesto Fratton (Frìtola), Gino Pasquetto (Stagnìn), Agostino Biasi, e successivamente Car-lo Castellari (Cuciarìn), Nedo Pasquetto (Stagnìn), Eusebio Perina (S.evio Chechìn), Mario Montresor(Mario Sènelo), Alvaro Boselli, Giorgio Gazzani e Pino Benato. I nostri accompagnatori erano FulvioBuzzi, Carmelo Sambugar, Antonio Piona». Uno di questi, Ernesto Fratton, dopo essersi trasferito

con la famiglia a Vero-na, ebbe la fortuna digiocare in categorie di-lettantistiche ufficiali,risultando anche unodei protagonisti dellaPro Unione SportivaCerea campione vero-nese di 1ª Divisione nel1947/48.

«In mancanza di un campo sportivo in paese», conclude Tullio Pasquetto, «dovevamo disputa-re le partite interne al castello di Villafranca».

L’annoso e irrisolto problema del campo era ancora vivissimo alla fine degli anni ’30. Come sievince dallo scambio di corrispondenza nel periodo novembre 1938-gennaio 1939 tra il Podestà

di Povegliano Ulderico Caldana e il Coman-dante Federale della G.I.L. di Verona SandroBonamici (v. Archivio comunale – Atti 1938 e1939), era in programma la realizzazione del“percorso di guerra” unitamente al camposportivo. Si parlava di prospettiva di acquistoprima di un terreno laterale alle scuole ele-mentari di proprietà della contessa Bice Balla-doro e poi di un’area adiacente al fiume Tarta-ro appartenente al nobile Vittorio CavazzoccaMazzanti.

Anche gli stessi ragazzi appassionati di calciocontinuavano a tenere sulla corda le autoritàcon la richiesta di uno spazio adeguato. Tenta-rono addirittura di costituire una società vera epropria con la denominazione A.C. PoveglianoVeronese (vedi documento a sinistra).

In seguito, come racconta Pino Benato «inoccasione di una visita alla sede del Fascio daparte dello stesso Federale Sandro Bonamicinel 1939, era sorta una manifestazione con gri-da di slogan ed esposizione di cartelli riportan-ti la scritta Vogliamo il campo sportivo».

L’approssimarsi degli eventi bellici contri-buirà a rinviare ulteriormente la soluzione delproblema.

Tuttavia la pratica del gioco del calcio conti-

6 GLI ALBORI DEL CALCIO POVEGLIANESE

Ernesto Fratton, classe 1920.

Nella formazione del Cerea,secondo in piedi da destra.

Da Archivio Comunale, Atti 1938.

nuava a diffondersi con l’organizzazione di partitelle fra amici ed anche contro formazioni di pae-si vicini e cominciava ad emergere in questo periodo proprio la figura di Pino Benato, classe 1924.Colui che sarebbe ben presto diventato il pro-tagonista più intraprendente dell’arte pedato-ria in paese narra così le fasi di sviluppo da unfootball quasi primordiale ad un’attività organiz-zata e regolare:

«Ho cominciato ad avvicinarmi al meravi-glioso mondo del calcio nel 1937 quando, se-guendo le proiezioni cinematografiche nelneonato teatro parrocchiale, venivo attratto daifilmati di partite proiettati in anteprima ai film.Mi attirava l’idea di formare piccole squadreche si affrontavano fra di loro; già nel 1939 riu-scivo a mettere insieme una formazione in gra-do di sfidare avversari “esteri”. Contro una rap-presentativa di Sorgà riportammo una clamo-rosa affermazione per 14 a 1 con il seguenteschieramento: Sorio Andrea (portiere), Scam-perle (terzino destro, proveniente da Isolalta),Benato Pino (terzino sinistro), Bertol (media-no destro), Peretti (centromediano), NovagliaVittorino (mediano sinistro), Pasquetto Nedo(ala destra), Delio (mezzala destra), Battistoni(centravanti, Dossobuono), Montresor Mario(mezzala sinistra) e Frigo (ala sinistra, Azzano).

Durante la guerra, nel cortile delle scuoleelementari, davamo vita a partite con i militaridi stanza in paese, anche contro il volere del bi-dello Noè Belligoli (el Supelàr) doverosamenteligio al rispetto delle regole.

Nel 1941 fui in grado di mettere in piedi una squadra eterogenea che al “Castello” affrontò ebattè per 3 a 1 la compagine villafranchese. Giocavano Moreno (militare e tesserato per il Mode-na in serie A), Sartori Gaddo, Boselli Alvaro, De Togni Fausto, Tondelli (militare e tesserato perla Reggiana in serie B), - (prestito dal Villafranca), Ronca Giacomo, Ferrari (militare e tesseratoper la Reggiana in serie B), Benato Pino, Montresor Mario, Bertaso (prestito dal Villafranca).

STORIA E STORIE DEL CALCIO A POVEGLIANO 7

Da sinistra: Nedo Pasquetto, Pino Benato, Mario Montresor nel campetto del cortile del PalazzoCavazzocca - 16/6/1938-XVI.

Pino Benato, quarto da sinistra, sulla piazza del Castellodi Villafranca, 1941, con la valigia degli indumenti dagioco, in compagnia degli amici Mario Montresor, GaddoSartori, Giacomo Ronca, Alvaro Boselli, GuidoMontagnoli (in bicicletta).

VILLAFRANCA-POVEGLIANO 1-3 - 1941In piedi da sinistra: Alvaro Boselli, Moreno (A.C. Modena - Serie A), Pino Benato, Tondelli (A.C. Reggiana - Serie B), Fausto De Togni. In ginocchio da sinistra: Giacomo Ronca, Gaddo Sartori,Mario Montresor, Ferrari (A.C. Reggiana - Serie B).

Personalmente avrei potuto aspirare ad una carriera da calciatore se la perdita di funzionalitàdi un occhio in un banale incidente da bambino non avesse compromesso le mie possibilità. Neiprimi anni ’40 giocavo nella squadra di Villafranca allestita per i tornei non ufficiali del periododi guerra e addirittura sostenni un provino per il Verona con esito positivo, tanto da essere tesse-rato, salvo poi venire ovviamente dichiarato non idoneo alla visita medica. Mi recavo a giocare dinascosto, contro il volere dei mei genitori, preoccupati per il rischio di una più grave menoma-zione alla vista e, per non farmi scoprire, lasciavo la valigia con gli indumenti da gioco nella sededella Cassa di Risparmio di Villafranca, presso la quale prestavo servizio».

L’immediato dopoguerra presentava il ben noto quadro desolante e per i ragazzi il ritorno al-la vita si esprimeva anche in partite di calcio improvvisate.

Ricorda Ugo Soffiatti, classe 1928, animatore delle attività parrocchiali del periodo: «La do-menica mattina, dopo la messa delle nove, ci accordavamo fra ragazzi per dar vita a sfide fra grup-pi di Veroneta (via Vittorio Veneto) e Dosso Poli o della Piazza. Il pomeriggio ci si trovava su uncampo d’erba appena tagliato: si piantavano quattro bastoni di legno nel terreno a mo’ di porte,una pezza indicava una approssimativa delimitazione del campo, e otto contro otto o nove contronove, tutti ad ammucchiarsi dietro ad un pallone di cuoio o più spesso di gomma. Indossavamo

8 GLI ALBORI DEL CALCIO POVEGLIANESE

Dall’originale del racconto dello scrittore e studioso “poveglianese”, pubblicato sulla Gazzetta del Comune.

NOÈ

Erano i primi anni di guerra e, per noi ragazzini da po-co usciti dalla scuola elementare, i primi anni di pas-

sione per il calcio, dopo quella, un po’ assopita, per il tam-burello. Purtroppo, poter usare un pallone vero, di cuoiocome quello dei grandi era già un’impresa colossale; ave-re un posto dove sfogarci a tirare pallonate in libertà eraaddirittura impossibile.

L’unico luogo che in qualche modo assomigliava a uncampo di calcio era il cortile delle scuole. Sassoso, picco-lo, scomodo fin che si vuole ma qualcosa era. Comunquesempre meglio di niente.

Tuttavia proibitissimo. Non sapevamo perché ma inac-cessibile. Per i più grandi qualche eccezione veniva fatta,per noi no, mai.

Le segnalazioni alternative degli amici che abitavanoin campagna si erano dimostrate quasi sempre illusorie esoprattutto disastrose. Le volte che ci eravamo arrischiatisu qualche pezzo di terreno incolto, magari lontano dacasa, ci era sempre andata male: o troppi sassi, o troppofango o 1’erba troppo alta. Senza contare che di lì a die-ci minuti era saltato fuori l’immancabile contadino a farcisloggiare, raramente con le buone maniere.

Non restava che il cortile della scuola. Dentro il quale,anche se chiuso, era facile penetrare scavalcando il mu-retto che lo chiudeva nella parte posteriore.

Ma c’era un ostacolo ben più grande, anzi più grandee grosso: Noè, il bidello. Era un po’ impedito dalla suagamba rigida, regalo della “Grande guerra”, ma a ognitentativo di occupazione di quella che per noi era diven-tata l’ultima frontiera, ci eravamo trovati regolarmente da-vanti alla sua mole massiccia, invalicabile.

Non per cattiveria ma per assoluta necessità egli di-venne il nostro primo nemico. L’imperativo del momento

era quello: eliminare Noè. Le studiammo tutte e dovem-mo constatare amaramente che soluzioni non ce n’erano.Con la sua bicicletta, ogni giorno e nelle ore “giuste”, il bi-dello faceva i suoi giri di controllo.Tutti i giorni: inesorabilecome il destino.

Fummo costretti a partire di lì: dopo aver studiato ilpiano nei dettagli, ci dividemmo i compiti per tenere sot-to stretto controllo il nemico. Ogni pomeriggio i suoi spo-stamenti sarebbero stati seguiti nei minimi particolari;non appena uno di noi avesse visto il guardiano allonta-narsi dalla zona di pericolo avrebbe dato il segnale e noici saremmo precipitati a giocare nel cortile delle scuole;a turno una sentinella si sarebbe sacrificata per il benedi tutti.

E cosi avvenne. Un bel giorno, è il caso di dirlo, si crea-rono le condizioni propizie e noi, sebbene sotto la canico-la estiva, fummo sul luogo. Finalmente!

Le squadre erano pronte, i paletti sistemati, la senti-nella al suo posto. L’incontro ebbe subito inizio e la bat-taglia divampò tra urla e fischietto arbitrale spiegato. Erauna cosa da far invidia al Torino, la nostra squadra delcuore.

Fu proprio alla prima rete, quando anche la sentinellacedette al richiamo della tifoseria, che scoppiarono, a bre-vissima distanza. due generi di urla; “Goool !!!”, “Noèèè!!!”.

La fuga fu istantanea e totale: qualcuno perse perfinole scarpe, ma soprattutto il pallone rimase sul campo. Ilnemico venne verso di me e mi urlò un “Mi meraviglioproprio di te” che mi suonò come sicuro annuncio di pa-terne sculacciate.

Che non mancarono!GLAUCO PRETTO

6 dicembre 1994

scarpe vecchie e un po’ malandate e pochissimiavevano quelle da calcio; in mancanza d’altroqualcuno era costretto a giocare con le “scarpedelle feste” con il rischio di buscare botte la se-ra a casa. Per l’abbigliamento ci si arrangiavacon pantaloncini e magliette di tutti i giorni. Lepartite, alimentate dal campanilismo tra le vie,erano sempre accese, non si giocava così tantoper giocare, ma proprio per affermare supre-mazia e bravura; nascevano spesso grandi di-scussioni, non mancavano gambarele (sgambet-ti) e pessatoni (calcioni); a volte si finiva in zuffae le regole erano liberamente e continuamenteinterpretate. Lo spirito di queste sfide si allar-gava e si radicava sempre più creando le pre-messe per i futuri tornei a vie che impazzeran-no negli anni ’50 e ’60».

Cominciavano così a prender forma, annodopo anno, Rosa Marì, Paal, Mazziniana, Veneta,Virtus, Garibaldina, Disperata e Piccolo Belgio.

In questo periodo assunse un ruolo decisivo la Parrocchia. Monsignor Luigi Bonfante esercita-va il suo carisma nella vita sociale del paese e, sensibile alle problematiche dei giovani del tempo,cercava di convogliarli verso l’ambiente parrocchiale con l’appoggio dei curati. Onde creare loroun punto di riferimento si attivò per trasformare un ampio spazio retrostante la canonica in unpiccolo campo da calcio, la prima vera struttu-ra sportiva nel paese.

Già sul finire degli anni ’40 vi si disputavanoinfuocati scontri fra ragazzi di varie età, allapresenza di accanite tifoserie. Appuntamentofisso era la domenica pomeriggio dopo le San-te Funzioni; dapprima si sfidavano i giovani più anziani (i veci) e successivamente i ragazzi (is.oeni). Tra i primi vanno citati: Bruno Bosio(classe 1924), Nedo Brasaola (Nedo Bacheto,1928), Renzo Caoduro (1927), Marcello DalleVedove (1930), Loris Ferlini (1930), GiorgioGazzani (1927), Ennio Mura (1927), Tullio Pa-squetto (1918), Eusebio Perina (1925), NedoPerina (Nedo Bega, 1930), Renzo Piccoli (1927),Dino Poletti (1929), Glauco Pretto (1928), Gio-vanni Ruffino (1927), Benito Sartori (1929),Renato Cavallini (1926), Carlo Castellari(1924), Annibale Biasi (Cilón, 1920), Andrea Sorio, Mario Montresor (1922), Giuseppe Montresor(1918), Mario Mura (1917) e Romeo Caoduro (1913). Tra i secondi i più assidui erano: Rino Ba-ciga (classe 1935), Cesare Romano Baciga (1934), Lino Benato (1933), Enrico Biasi (1936), Fili-berto Biasi (Nicio, 1933), Imerio Buzzi (1932), Franco Caldana (1934), Giuseppe Cazzador (BepiMambri, 1933), Renato De Togni (Ortolàn, 1936), Mario Fratton (Marieto Magnapaesi, 1933), LuigiGuadagnini (1934), Paolo Martari (1938), Giovanni Battista Perina (Galineta, 1937), Luigi Pia-cenza (Grilo, 1937), Vittorio Pisani (Ramineta, 1937), Alfredo Sartori (Dassiàl, 1932), Carlo Sartori(Caio, 1937), Germano Soffiatti (1935), Vasco Zanon (1935), Arrigo Zuccher (Baratèl, 1934), Ar-no Zuccher (Baratèl, 1935). Qualcuno ricorda ancora il celebre match “Vecchi contro Giovani”, a7 giocatori, del 13 aprile 1952 (vedi foto pagina seguente).

L’attività si intensificava sempre di più grazie anche alla fattiva collaborazione degli animatoriUgo Soffiatti, Fortunato Prando, Giovanni Pasquetto, Glauco Pretto e Loris Ferlini, ed inoltre diPino Benato, dei fratelli Romeo e Remo Caoduro, del seminarista Giuseppe Ferdinando Frattone del curato don Silvio Edino Masotto; a quest’ultimo incombeva l’ingrato compito di andare a re-cuperare i palloni nelle proprietà dei vicini che mal sopportavano le indebite “invasioni” dei ra-gazzi, a volte con danneggiamenti alla rete divisoria.

STORIA E STORIE DEL CALCIO A POVEGLIANO 9

Gruppo di giovani calciatori in posa prima di unapartitella nei campi.

L’area dietro la canonica su cui sorgeva il primocampetto parrocchiale tra la fine degli anni ’40 e l’iniziodegli anni ’50 (foto del 1965).

10 GLI ALBORI DEL CALCIO POVEGLIANESE

Partita “Vecchi” contro “Giovani”, campo parrocchiale13/4/1952. Formazione dei “Vecchi”, da sinistra: RenzoPiccoli, Romeo Caoduro, Pino Benato, Eusebio Perina,Filiberto Biasi, Marcellino Dalle Vedove, Mario Mura.

Partita “Vecchi” contro “Giovani”, campo parrocchiale13/4/1952. Formazione dei “Giovani”, in piedi dasinistra: Arno Zuccher, Rino Baciga, Renato De Togni,Lino Benato; in ginocchio da sinistra: GiuseppeCazzador, Vasco Zanon, Mario Fratton.

Una domenica del secondo dopoguerra diversa rispetto alle solite sfide di pallone: giovani della parrocchia in visita aCastiglione delle Stiviere, paese natale del loro patrono San Luigi Gonzaga, accompagnati da don Cristiano Sambugar(in basso a sinistra) e da don Edino Silvio Masotto (in piedi a sinistra).

Partita “Vecchi” contro “Giovani”, campo parrocchiale13/4/1952. Pino Benato calcia in perfetto stile sotto losguardo del portiere Eusebio Perina. Tra gli spettatori siriconoscono da sinistra: Gianfranco Geroin, GiuseppeVenturi, Arduini, Galdino Fratton, Aristide Serpelloni,Andrea Scarsi.

Partita “Vecchi” contro “Giovani”, campo parrocchiale13/4/1952. Un contrasto aereo.

Queste vicende calcistiche s’intrecciavano con le iniziative promosse dalla Democrazia Cristianaprovinciale nell’immediato dopoguerra tramite la Libertas, sua emanazione sportiva. Il giovane Pi-no Benato, nominato delegato giovanile a Povegliano, formava una commissione della quale face-vano parte anche Amedeo De Rossi, segretario di sezione della D.C., Marino Perbellini, AntonioBoselli (Tonìn), Andrea Sorio e Fortunato Prando. «La commissione», spiega Benato, «si occupavaprincipalmente di attività ciclistica: organizzava nel 1946 una corsa tra giovani del paese e nel 1948la 1ª coppa “Alvaro Boselli”. Sull’onda di questo movimento e su insistenza della sezione provin-

ciale della Libertas e in partico-lare dell’assessore allo sport diVerona Mario Gavagnin, ancheil calcio trovava un suo spazio e

gradualmente cominciava a svi-lupparsi in forma associativa.

Seppur non ufficialmente,nel 1949 si formò una vera epropria società, l’U.S. Poveglia-no, con tanto di denominazio-ne, sede e colori sociali, quadridirigenziali e organico».

Pino Benato, tesserato al C.S.I.già dal 1947, cominciò proprio inquesti anni la sua ventennale car-riera di allenatore e diede vita al-le prime vere e proprie formazio-ni di squadre per incontrare com-pagini dei paesi vicini.

Questo, per esempio, lo schie-ramento per la trasferta di Mozze-cane, conclusasi con la vittoria deinostri per 9-2, come da suo schizzooriginale, riprodotto a fianco.

STORIA E STORIE DEL CALCIO A POVEGLIANO 11

Organico del primo abbozzo di società, 1949 (da Archivio Pino Benato).

Da sinistra: Andrea Sorio, FortunatoPrando e Dino Poletti.

Questo invece l’undici sceso in campo a Lugagnano: Perina Nedo, Mura Mario, Dalle VedoveMarcello, Sartori Benito, Gazzani Giorgio, Cavallini Renato, Pasquetto Nedo, Montresor Mario,Montresor Giuseppe, Caoduro Renzo, Piccoli Renzo.

Le stesse parrocchie si attivavano per organizzare partite tra ragazzi. I più giovani, seguiti da

Romeo Caoduro, si recavano a giocare sui cam-pi di Alpo, Villafranca, Mozzecane, Quaderni,Rosegaferro, Valeggio, Castelnuovo, Somma-campagna, Vigasio e Castel d’Azzano. Il mezzodi trasporto per le trasferte era necessariamen-te la bicicletta e chi non ne aveva una a disposi-zione diventava “passeggero” su quella dell’a-mico.

L’abbigliamento, inizialmente variegato eun po’ di fortuna, via via si perfezionava conmaglie, pantaloncini e calzettoni uniformi.«Per confezionare i primi pantaloncini (le mu-dandine), di color bianco, la mamma di don Cri-stiano Sambugar usava nissoi e forete (lenzuola eguanciali)», come ricorda Nicio Biasi.

Il continuo espandersi delmovimento calcistico rendevaormai impellente l’esigenza diun campo sportivo regolamen-tare in quanto i tempi eranomaturi per intraprendereun’attività ufficiale.

L’area del palazzo Cavaz-zocca già verso la fine degli an-ni ’40 veniva individuata comepossibile sede di interventipubblici.

Una prima ipotesi di acqui-sto da parte dell’Amministra-zione Comunale del sindacoGiuseppe Sartori per farne se-de municipale veniva bocciata.

12 GLI ALBORI DEL CALCIO POVEGLIANESE

Due bastoni e una corda ed ecco la porta per la “grandesfida”.

Passeggio domenicale nell’attuale via Belvedere e sullo sfondo Palazzo Cavazzocca(seconda metà anni ’40).

Formazione della squadrapoveglianese in una partitain quel di Mozzecane, 1947.Si riconoscono, in piedi dasinistra: –, Eusebio Perina,Giorgio Gazzani, CelestinoZanotto (Tressa), CarmeloZanon (Campedèl),Giovanni Cavallini (Nanede Piero), –. In ginocchioda sinistra: Bernardo DecioDe Rossi (Tona), –, PaoloZanon (Caseta), GlaucoPretto, Nedo Perina, UgoSoffiatti.

STORIA E STORIE DEL CALCIO A POVEGLIANO 13

Da Delibera del Consiglio Comunale n. 37 del 16 dicembre 1949.

14 GLI ALBORI DEL CALCIO POVEGLIANESE

Da Delibera del Consiglio Comunale n. 39 del 23 dicembre 1949 (prima parte).

STORIA E STORIE DEL CALCIO A POVEGLIANO 15

Seguito Delibera del Consiglio Comunale n. 39 del 23 dicembre 1949.

16 GLI ALBORI DEL CALCIO POVEGLIANESE

Da Delibera del Consiglio Comunale n. 4 del 5 gennaio 1950.

Verso la fine del 1950 il parrocomonsignor Luigi Bonfante presentavaun progetto che prevedeva l’acquistodi un terreno in centro paese nellaproprietà Cavazzocca da adibirsi acampo sportivo, anche come integra-zione dell’Oratorio e dell’attività par-rocchiale, nell’ambito di un più vastointervento comunale nella zona e indetta proprietà (vedi anche pagina se-guente).

Di questo lungimirante progettodel parroco purtroppo avrà attuazionesolamente la parte riguardante il ter-reno su cui sorgerà poi il campo spor-tivo, mentre il resto verrà lottizzatocon vendita a privati; nascerà, fra l’altro, la nuova via Tartaro, detta viaDebiti.

In realtà lo stesso progetto camposubì uno stallo di diversi mesi per ledifficoltà di reperimento dei finanzia-menti necessari. Finalmente il 10 no-vembre del 1951 venne stipulato ilpreliminare di acquisto di 12.000 mq.di terreno per un prezzo totale di lire1.800.000 e nel luglio del 1952 fu sot-toscritto l’atto notarile definitivo.

L’operazione andò a buon finegrazie soprattutto all’intervento de-

terminante di don Cri-stiano Sambugar. Il co-siddetto prete libero, colla-boratore ecclesiatico del-l’ormai anziano arcipre-te dal 1946 al 1954, fuprotagonista importantedella vita sociale del pae-se di quegli anni. «Perso-naggio vulcanico e trasci-natore», come raccontaLuigi Perina, presidenteAcli nei primi anni ’50 esuo stretto collaboratore,«promosse l’aperturadella sezione Acli perconsulenze lavorative edell’annesso spaccio, di-ventato poi bar; si attivòper istituire la scuola se-rale per adulti volta alconseguimento della li-cenza elementare; orga-

nizzò la “scuola muratori” locale, usufruendo della legge Fanfani per i lavori pubblici in favoredell’occupazione. Dulcis in fundo, si gettò anima e corpo nel progetto campo sportivo e sbloccòle lungaggini sopravvenute impegnandosi economicamente a livello personale». La somma anti-cipata gli verrà successivamente restituita dalla parrocchia in varie fasi, l’ultima delle quali nelsettembre 1956.

STORIA E STORIE DEL CALCIO A POVEGLIANO 17

Da “Corriere del Mattino”, 28 dicembre 1950.

Monsignor Luigi Bonfante,parroco a Povegliano dal 1902al 1957.

I lavori per la realizzazione del nuovo campo sportivo nell’area compresa tra il fiume Tartaro ela filanda, corrispondente a parte dell’attuale via Verdi, iniziarono nell’estate del 1952. «Per la si-stemazione del fondo del terreno», continua Perina, «don Cristiano riuscì a reperire a Mozzeca-ne l’unica ruspa esistente nella zona». Alle operazioni di bonifica parteciparono con grande en-tusiasmo molti giovani del paese coinvolti dallo stesso don Cristiano. Nella primavera successiva fucostruito il muro di cinta divisorio dalla nuova via Tartaro, la cui messa in opera venne eseguitadagli allievi della citata “scuola muratori”.

Nell’estate del 1953 prese avvio la costruzione, a ridosso del fiume Tartaro, degli spogliatoi conabitazione per il custode; i lavori procedettero gradualmente e gli edifici vennero completati solonel 1956.

Mentre si portava a termine l’operazione campo sportivo sorgeva la prima società ufficiale.L’Associazione Sportiva Calcio Povegliano nacque, sotto il patrocinio delle A.C.L.I., nel novembre

del 1952 affiliandosi prima al C.S.I. e poi allaF.I.G.C. nel settembre 1953. Gli ideatori e fon-datori della società furono cinque: Pino Bena-to, Romeo e Remo Caoduro, Giuseppe Mon-tresor e Mario Mura. L’assemblea popolare perl’elezione del direttivo della nuova società, con-vocata nella Trattoria Alloggio Simonati, diedequesto esito: presidente Agostino Caldana, det-to Augusto, che ottenne 41 voti; consiglieri elet-ti Giuseppe Sartori (34 voti), Remo Caoduro(33), Romeo Caoduro (31), Mario Biasi (MarioBalota, 28), Marino Perbellini (28), Luigi Belli-goli (Bigeti Màsena, 27), Eusebio Perina (18),Giuseppe Montresor (16), Bruno Bosio (Musse-ta, 16), Mario Mura (15).

18 GLI ALBORI DEL CALCIO POVEGLIANESE

Da Archivio Parrocchiale.

Campo sportivo in costruzione.

Per i nuovi colori sociali fu adottato il giallo-blu e le prime riunioni si tennero nei locali dellaex Cassa Rurale.

Nella stagione sportiva 1952-1953, non essendo ancora completati recinzione e spogliatoi, nonera possibile partecipare al campionato dilettanti. Era già stata comunque allestita una prima for-mazione non ufficiale, ancora con la denominazione U. S. Povegliano, che compiva l’impresa disconfiggere domenica 25 maggio 1952 il Villafranca al Castello per 2-0 in un incontro fra “giova-ni promesse”, con le reti di Mario Fratton al 15’ del primo tempo e autorete di Beghini al 20’ del-la ripresa. La formazione era composta da Cazzador Giuseppe, Zanon Vasco, Zuccher Arno, Cal-dana Franco, Sartori Alfredo, De Togni Renato, Zuccher Arrigo, Guadagnini Luigi, Fratton Ma-rio, Biasi Filiberto, Ruffino Giovanni.

Questa squadra vinse poi la coppa C.S.I. di Verona nel torneo disputato sul campo del velo-dromo di Pescantina nel luglio 1952; la competizione, con semifinali al mattino e finale la dome-nica pomeriggio, vide i nostri campioni primeggiare sulla compagine di casa e mise in evidenza larivelazione Renato De Togni, che passò immediatamente nelle giovanili del Verona. I giocatorivennero premiati anche con la consegna di un piccolo scudetto di stoffa che ciascuno applicò sul-la propria maglia nel campionato dell’anno seguente.

STORIA E STORIE DEL CALCIO A POVEGLIANO 19

Spoglio elezioni primo direttivo A.S.C. Povegliano, novembre 1952 (da Archivio Pino Benato).

L’attività ufficiale iniziò nei primi mesi del 1953 con la par-tecipazione al Campionato Provinciale Ragazzi del C.S.I. riser-vato a giocatori di età compresa fra i 14 e i 19 anni. Questi gliavversari nel girone C: S. Giorgio Villafranca, Virtus Quaderni,S. Zeno in Mozzo, CSI Valeggio, Mozzecane. La prima partitain assoluto disputata sul nuovo campo sportivo, non ancora deltutto sistemato, fu quella di domenica 22 febbraio 1953 controil Valeggio, che vide la vittoria dei nostri per tre reti a zero, al-la presenza “di un inatteso numero di spettatori”, come scrive-va Il Corriere del Mattino di venerdì 27 febbraio. La formazio-ne del Povegliano era la seguente: Sartori Carlo, Zanon Vasco,Baciga Cesare, Biasi Enrico, Biasi Filiberto, Buzzi Imerio, Zuc-

cher Arrigo, Guadagnini Luigi, Caldana Fran-co, Martari Paolo e Soffiatti Germano; allena-tore Pino Benato. Altri componenti della squa-dra erano Castelar Renato, Baciga Sandro eGeroin Mario.

20 GLI ALBORI DEL CALCIO POVEGLIANESE

RENATO DE TOGNI,(22 marzo 1936 - 21 set-tembre 1996).

Portato in prova da Pi-no Benato al Verona nel-l’estate del 1952, è tesse-rato dalla società scaligeraper il Campionato Ragaz-zi 1952-53 e nelle duestagioni successive, con ilruolo di centromediano.Trasferito in prestito al-l’Hellas, disputa tre cam-pionati in 4ª Serie.Tornatoal Verona, nel 1958-59partecipa al Torneo Riser-ve e quindi viene cedutoal Crotone in serie C. Do-po tre stagioni passa alTrapani, dove conclude la

carriera nel 1969, quando viene coinvolto nelloscandalo relativo alla “combine” della partita Trapa-ni-Casertana del 18 maggio 1969 di serie C.

Da “L’Arena”, 25 ottobre 1952.

C.S.I. POVEGLIANO - 1952/53In piedi da sinistra: Imerio Buzzi, Cesare Baciga, RenatoCastellar, Carlo Sartori, Arrigo Zuccher, FrancoCaldana, Pino Benato (allenatore). In ginocchio dasinistra: Luigi Guadagnini, Vasco Zanon, GermanoSoffiatti, Sandro Baciga, Paolo Martari.

C.S.I. POVEGLIANO - 1953Da sinistra: Luigi Guadagnini, Enrico Biasi, PaoloMartari, Germano Soffiatti, Cesare Baciga, CarloSartori, Filiberto Biasi, Vasco Zanon, Imerio Buzzi, Franco Caldana, Arrigo Zuccher.

STORIA E STORIE DEL CALCIO A POVEGLIANO 21

C.S.I. POVEGLIANO - 1953In piedi da sinistra: RomeoCaoduro (dirigente), FrancoCaldana, Imerio Buzzi, RemoCaoduro (dirigente), Vasco Zanon,Giuseppe Montresor (dirigente),Cesare Baciga, Filiberto Biasi,Pino Benato (allenatore). In ginocchio da sinistra: CarloSartori, Luigi Guadagnini,Germano Soffiatti, Enrico Biasi,Paolo Martari, Arrigo Zuccher.

Sopra: da “Corriere del Mattino”, 29 gennaio 1953.

A fianco: da “Corriere del Mattino”, 27 febbraio 1953.

Questa prima esperienza in un campionato giovanile ufficiale si concluse in maniera tutto som-mato positiva nei risultati. Qualche ombra invece sulla regolarità di partecipazione di qualche gio-catore per mancato rispetto dei limiti di età imposti dalla categoria.

In verità era prassi consolidata tra le squadre giovanili schierare uno o due giocatori fuori età, anche sequasi sempre per la necessità di completare l’organico. Purtroppo tali espedienti con il passare degli anni pro-vocheranno dissidi fra le varie società per le difficoltà di controllo da parte dei competenti organi della Fede-razione Italiana Giuoco Calcio e del Centro Sportivo Italiano. Solo verso la metà degli anni ’70 il fenomenoverrà drasticamente ridimensionato con la computerizzazione dei tesserati e con l’obbligo della certificazione deidati personali.

Nell’estate del 1953 febbrile è l’attività dipreparazione per affrontare finalmente il pri-mo campionato dilettantistico. L’impiantosportivo è ormai pressoché completato e i dirigenti della nuova società, in un clima di grande en-tusiasmo popolare, si mettono all’opera per allestire una formazione all’altezza.

E da qui comincia la nostra grande avventura!

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Esempi di reclamo per irregolarità tesseramento giocatori.Sopra, da Archivio Comunale, Atti 1953; a fianco, da Archivio Pino Benato.

Classifica definitiva: Virtus Quaderni punti 16, San Giorgio Villafranca 15, Povegliano 13, San Zeno in Mozzo 6,CSI Valeggio 6, Mozzecane 4.