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Democrazia e partecipazione
Tema di approfondimento del corso di
Sociologia dei fenomeni politiciProf. A. Canzano
Università degli Studi “G. D’Annunzio” -Facoltà di Scienze Sociali
Il potere legittimo, ovvero l’autorità di emanare decisioni vincolanti per la collettività, è attributo peculiare di ogni regime politico.
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Democrazia e partecipazione -Tema di approfondimento al Corso di Sociologia dei fenomeni politici– Prof. A. Canzano
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1. Introduzione
Nei regimi democratici, dove la collettività attraverso propri rappresentanti ha diritto e possibilità oggettiva di intervenire nelle decisioni di maggior rilievo, la legittimità del sistema politico risiede nell’istituto della rappresentanza.
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1. Introduzione
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A questo ruolo cardine della rappresentanza nei moderni sistemi democratici, non corrispondono né una lettura chiara e univoca del suo significato, né un’adeguatezza della funzione rappresentativa svolta dalle istituzioni democratiche.
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2. Introduzione
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L’evoluzione del regime democratico verso modelli partecipativi e deliberativi è collegata al dibattito sulla presunta crisi del modello classico di rappresentanza e all’evoluzione della politica locale, nelle sue differenti declinazioni periferiche di sistemi di regolazione degli interessi territoriali.
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1.introduzione
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2. La rappresentanza politica
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La rappresentanza politica può essere definita come relazione di carattere stabile tra cittadini e governanti (intesi come soggetti pluralistici) per effetto della quale i secondi sono investiti dell’autorità di governare in nome e per conto dei primi e sono soggetti a responsabilità politica per i propri comportamenti di fronte ai cittadini stessi.
Autorità e responsabilità politica sono definite e garantite attraverso meccanismi istituzionali elettorali (Fisichella).
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2. La rappresentanza politica
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Il concetto di rappresentanza politica non ha avuto un’interpretazione netta e lineare, tanto che nella letteratura politica sono ravvisabili due correnti di pensiero, riconducibili alla storica dicotomia mandato-indipendenza.
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2. La rappresentanza politica
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Dicotomia mandato-indipendenza:
• Nella teoria del mandato, il rappresentante agisce sulla base di un mandato imperativo ed è chiamato a fare esattamente quello che gli elettori farebbero in prima persona.
• Nella teoria dell’indipendenza il rappresentante è chiamato a fare ciò che, secondo la propria autonomia di giudizio, ritiene meglio per i propri rappresentati.
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2. La rappresentanza politica
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E’ opinione prevalente che il mandato imperativo sia stato definitivamente superato con la Costituzione francese del 1791, che attribuisce la sovranità nazionale alla rappresentanza ( e non la sovranità popolare al demos).
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2. La rappresentanza politica
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La tesi dell’indipendenza è rafforzata anche da alcuni fondamentali fattori:
• I cittadini mancano delle informazioni necessaria ad esprimere domande politiche;
• All’interno del collegio rappresentato coesistono interessi diversificati, polverizzati e spesso difficilmente componibili;
• Il rapporto tra rappresentante e rappresentati non si configura come mero meccanismo pavloviano (S-O-R). Esso è asimmetrico, per la differenza di status esistente a favore del rappresentante.
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2. La rappresentanza politica
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Nei sistemi democratici la rappresentanza svolge, in via non esclusiva, funzioni di:
• Partecipazione
• Articolazione e aggregazione degli interessi
• Decision making
• Reclutamento e comunicazione politica
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2. La rappresentanza politica
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L’unica funzione esclusiva assolta della rappresentanza democratica consiste nel controllo politico, assicurato dalla presenza di una maggioranza e di un’opposizione elette su basi competitive.
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2. La rappresentanza politica
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La struttura istituzionale attraverso cui la rappresentanza si costituisce asse centrale della democrazia moderna è il binomio
elezioni competitive parlamento.
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2. La rappresentanza politica
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I parlamenti e i loro equivalenti a livello territoriale (consigli regionali, provinciali e comunali) costituiscono la struttura fondamentale del sistema rappresentativo.
Queste assemblee (a carattere permanente e competenza generale) svolgono il cosiddetto ruolo bifronte di espressione degli input di domanda e di emissione dell’output politico (articolazione e aggregazione degli interessi, decisione ed emissione delle politiche pubbliche).
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2. La rappresentanza politica
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3. Nuova domanda di partecipazione
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La rappresentanza politica classica poggiava sulla frattura sociale che vedeva la classe operaia (rappresentata dal partito comunista) contrapposta a quella borghese (rappresentata dal partito democristiano).
L’aumento della complessità del sistema sociale e la crisi del sottosistema partitico hanno delegittimato questo schema, aumentando la domanda di partecipazione dal basso.
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3. Nuova domanda di partecipazione
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Le classi sociali sono diventate sempre più numerose, con interessi polverizzati, difficilmente componibili.
Non hanno trovato più rappresentanza nei partiti tradizionali e hanno cominciato ad auto-organizzarsi, chiedendo partecipazione diretta al policy making.
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3. Nuova domanda di partecipazione
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Gli interessi latenti del sistema, di cui parla Trumann, tendono infatti a strutturare forme di auto-rappresentazione della domanda, che il sistema partitico non può reprimere.
Si afferma così un nuovo stile di governo, caratterizzato dall’interazione di soggetti istituzionali e non, all’interno di reti decisionali miste pubblico-privato (Mayntz).
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3. Nuova domanda di partecipazione
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• Accanto alla dispersione del potere decisionale, un ulteriore mutamento sistemico ha aumentato la domanda di partecipazione dal basso al policy making:
la crisi del sistema partitico tradizionale, ossia del maggior organismo di aggregazione degli interessi generali.
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3. Nuova domanda di partecipazione
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L’aumento della complessità del sistema e la crisi del sistema partitico hanno posto nuove domande di partecipazione dal basso al policy making.
La risposta a questa domanda di partecipazione è un modello di governo del territorio basato sulla negoziazione tra politici, cittadini, gruppi di pressione, élite, pubblica amministrazione e soggetti tecnocratici.
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3. Nuova domanda di partecipazione
La triangolazione tra reti di interessi, autorità politica, dirigenti e consulenti della pubblica amministrazione tenta di sintetizzare la complessità sistemica, attraverso logiche
negoziali (March e Olsen) di concertazione modelli decisionali aggregativi modelli decisionali
integrativi(scambio e mediazione, dividono la posta in gioco) (hanno come obiettivo il bene comune)
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3. Nuova domanda di partecipazione
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All’interno di questo nuovo policy making, si cerca di costruire una nuova base di legittimità del sistema democratico, una mediazione accettabile tra
democrazia rappresentativa
democrazia partecipativa e deliberativa
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3. Nuova domanda di partecipazione
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4. Democrazia partecipativa e deliberativa
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Si tratta di una maniera nuova di pensare e realizzare la partecipazione del cittadino alla vita democratica attraverso forme di coinvolgimento attivo in questioni di rilevanza pubblica
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Comportano la creazione di una dimensione in cui il cittadino stesso non risulta semplice appendice di processi decisionali appannaggio interamente del livello politico istituzionale, bensì, in forme e modalità che variano da caso a caso, (co) protagonista di tali processi.
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4.Democrazia partecipativa e democrazia deliberativa
Il diritto ad essere attori in prima persona dei processi politici trova la sua giustificazione non tanto nell’ideale di democrazia diretta, ma in una concezione alternativa di rappresentanza, basata sulla pregnanza dell’interesse diretto e su una delega limitata
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4.Democrazia partecipativa e democrazia deliberativa
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La gestione della Res publica non è più solo appannaggio dei rappresentanti, eletti in una regolare competizione elettorale, e della pubblica amministrazione, loro agente, ma vede la partecipazione diretta dei cittadini lungo tutte le fasi dei processi decisionali.
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4.Democrazia partecipativa e democrazia deliberativa
La democrazia partecipativa attiene soprattutto alla fase di formazione delle politiche, comprendente la messa in agenda, la progettazione e la decisione.
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4.Democrazia partecipativa e democrazia deliberativa
E’ possibile ascrivere all’universo della democrazia partecipativa quelle pratiche ed esperienze che:
• si svolgono prevalentemente nell’ambito delle politiche pubbliche, derivando la propria legittimazione dai meccanismi rappresentativi e mirando a rafforzarli;
• riguardano principalmente la fase di definizione delle politiche, in particolare la progettazione e le decisioni su piani, leggi, regolamenti, ecc;
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4.Democrazia partecipativa e democrazia deliberativa
• mirano a coinvolgere nei processi di policy tutti i soggetti che sono o possono essere colpiti dagli effetti di una politica,
• hanno come effetto auspicato la qualificazione democratica dell’azione pubblica in termini di processo e/o in termini di prodotto
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4.Democrazia partecipativa e democrazia deliberativa
Lo sviluppo e il diffondersi delle pratiche partecipative risultano avere un chiaro e significativo legame con la dimensione locale in cui la partecipazione stessa si attua, dimensione che comprende, in maniera precipua, l’ambito comunale e,secondariamente, quello provinciale e regionale.
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4.Democrazia partecipativa e democrazia deliberativa
Le pratiche partecipative spaziano da assemblee consultive più o meno grandi, a procedure di partenariato tra settore pubblico e cittadini fino ad arrivare a pratiche di grande interesse quali il bilancio partecipativo
(ma anche: comitati di cittadini,forum partecipativi, laboratori di quartiere, piani strategici delle città, interventi di urbanistica partecipata, progettazione partecipata, solo per citare quelli più noti)
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4.Democrazia partecipativa e democrazia deliberativa
Dal punto di vista dei soggetti, la democrazia partecipativa ha come protagonisti tutti gli individui e le associazioni in cui essi si riuniscono, di conseguenza sono coinvolti non soltanto i soggetti portatori di specifici interessi.
Ambisce ad una partecipazione che investa tutte le fasi del processo di decisione pubblica, a partire dalle prime nelle quali l’attività prospettata è ancora specificamente indeterminata e sindacabile nella sua stessa opportunità.
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4.Democrazia partecipativa e democrazia deliberativa
La democrazia deliberativa è una teoria alternativa o complementare alla democrazia rappresentativa, frutto complesso di un dibattito che si è sviluppato a partire dai primissimi anni ’80 e che rappresenta ad oggi una delle più importanti riflessioni sulla democrazia contemporanea (Saward 2000).
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4.Democrazia partecipativa e democrazia deliberativa
Secondo J. Habermas la democrazia deliberativa è in grado di costruire una politica ed una società che non siano basate sul compromesso ma sul consenso, inteso come accordo ottenuto secondo i procedimenti dell’ argomentazione razionale intorno a un interesse comune, che non è legato alla particolarità degli interessi privati.
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4.Democrazia partecipativa e democrazia deliberativa
Bobbio sottolinea che le condizioni alla base di un processo deliberativo sono:
1. che vi prendano parte, su un piano di parità, tutti coloro che sono coinvolti dalle conseguenze della decisione
2. che l’interazione tra i partecipanti si basi sul confronto di argomenti imparziali.
Si parla in sostanza del principio di inclusività come primo presupposto e di quello di deliberazione, come secondo, in contrasto, quest’ultimo, con metodi di tipo aggregativo o negoziale
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4.Democrazia partecipativa e democrazia deliberativa
La votazione è la modalità tipica di contesti in cui si decide a maggioranza: le preferenze dei soggetti si aggregano e, successivamente, si contano allo scopo di stabilire qual è l’opzione quantitativamente più forte. In questi casi ogni individuo porta con sé le sue preferenze già definite.
Nel caso della negoziazione, invece, gli attori sulla base di preferenze date si dividono una posta in gioco.
Sia nel voto che nella negoziazione le preferenze dei soggetti sono assunte come dato indipendente, non si richiede una loro giustificazione né una loro messa in discussione.Si sommano nel caso del voto e sono accomodate in una soluzione che accontenta tutti nel caso della negoziazione.
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Profondamente diverso è l’idealtipo proposto dal modello deliberativo, considerando che la deliberazione pubblica mira a ridefinire le preferenze facendole anche mutare sensibilmente rispetto alla posizione iniziale.
Gli attori con preferenze e soluzioni precostituite rispetto alla questione in esame, sono incentivati, attraverso il confronto e la discussione, a giustificare la loro posizione, ad acquisire maggiori informazioni sul tema, a ricercare soluzioni nuove e condivise, modificando le loro preferenze originarie.
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Le procedure della democrazia deliberativa scavalcano il voto e la regola della maggioranza quali principali modalità di determinazione della volontà politica, indicando quale strumento imprescindibile la deliberazione pubblica, ossia ‘l’argomentazione razionale intorno al bene comune’ che porta alla trasformazione delle preferenze, laddove la democrazia rappresentativa ruota attorno al problema della loro aggregazione.
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Sono inscrivibili nel paradigma della democrazia deliberativa quelle esperienze e pratiche che:
• hanno luogo principalmente, ma non esclusivamente, nell’ambito dei processi di decision-making, con riferimento, soprattutto, alla fase di discussione e definizione della questione e delle possibili soluzioni
• evidenziano una preponderanza della discussione pubblica e del confronto paritario di argomenti tra i partecipanti, in un contesto regolato da norme precise, rispetto ad altre metodologie di interazione e di decisione, come ad esempio quelle di tipo aggregativo
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• prevedono un processo endogeno di modificazione delle preferenze originarie degli attori, quale premessa per il raggiungimento di una decisione condivisa
• come nel caso della democrazia partecipativa, mirano ad includere tutti i soggetti coinvolti e che possono subire effetti da una data decisione
• hanno come effetto auspicato “una decisione migliore in quanto più informata, partecipata, capace di tenere assieme i diritti e le ragioni di ciascuno”, nonché l’accrescimento delle virtù civiche dei cittadini.
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Esperienze partecipative più diffuse:
• bilanci comunali ( è il caso dei bilanci partecipativi: le spese di investimento del comune sono ripartite tra i quartieri e tra i settori di policy secondo le indicazioni delle assemblee di cittadini)
• conflitti ambientali ( è il caso di quelle esperienze in cui il conflitto tra inquinatori e inquinati viene affrontato attraverso un dialogo strutturato tra le parti in causa)
• sindrome Nimby (di fronte a impianti che comportano conseguenze negative per i residenti sono stati sperimentati metodi per decidere la loro localizzazione mediante la partecipazione delle comunità interessate)
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• politiche ambientali (è il caso delle Agende 21 locali e, in parte, di alcune esperienze di valutazione di impatto ambientale)
• politiche sociali (di particolare interesse l’esperienza dei piani di zona)
• politiche sanitarie (es: elaborazione partecipata del piano della salute dell’ Emilia-Romagna)
• grandi opere: (l’esperienza più interessante è quella del débat public francese, ripresa in Italia dal disegno di legge sulla partecipazione della regione Toscana)
• tecnoscienza: (è il caso delle consensus conferences in cui cittadini comuni sono chiamati a discutere questioni controverse di natura tecnicoscientifica, come Ogm, staminali, inquinamento elettromagnetico).
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