1 – la quintana di ascoli · festa di franchigia, occasione di scambi economici ad ampio spettro)...

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1 – La Quintana di Ascoli * La Quintana di Ascoli è l’espressione più autentica dell’identità cittadina. Comprende manifestazioni che si svolgono tutto l’anno e che culminano nelle due giostre, quella dedicata alla Madonna della Pace (in notturna, il secondo sabato di luglio) e quella tradizionale (che ha luogo il pomeriggio della prima domenica di agosto) dedicata al patrono S. Emidio, primo vescovo della città, martirizzato nel 303 e protettore contro il terremoto. Il legame tra la Quintana e la città d’arte picena è evidente nella ininterrotta tradizione, dal medioevo ad oggi, dei giochi cavallereschi organizzati per la festa patronale, che hanno sempre richiamato i migliori cavalieri e un numerosissimo pubblico, venuto anche da molto lontano. Se nel corso dei secoli sono cambiate le tipologie e le modalità di svolgimento dei giochi cavallereschi ascolani, a seconda dei gusti e delle mode, ciò non ha intaccato la loro continuità nel tempo, anzi ha contribuito a mantenerli avvincenti e popolari. Un secondo aspetto di questo legame è nel fatto che dal medioevo ad oggi sono stati coinvolti l’intera città e il suo territorio, dalle autorità civili e religiose alle diverse classi sociali. Vincendo il disincanto della storia, continua così a rivivere un evento che affascina con i suoi colori, suoni, coreografie e passione, facendo dialogare la civitas degli uomini e l’urbs dei monumenti. Questa identità, al tempo stesso personale e collettiva, trasforma la faziosità di parte in una composita armonia e indica alle generazioni che si succedono la traccia per una ricerca di senso sempre possibile, oltre i cambiamenti e le difficoltà dell’esistenza. Emblema cittadino col “Cassero” * Testo di Bernardo Nardi (docente dell’Università Politecnica delle Marche, fondatore del Centro Studi sui Giochi Storici di Ascoli)

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1 – La Quintana di Ascoli*

La Quintana di Ascoli è l’espressione più autentica dell’identità cittadina. Comprende manifestazioni che si svolgono tutto l’anno e che culminano nelle due giostre, quella dedicata alla Madonna della Pace (in notturna, il secondo sabato di luglio) e quella tradizionale (che ha luogo il pomeriggio della prima domenica di agosto) dedicata al patrono S. Emidio, primo vescovo della città, martirizzato nel 303 e protettore contro il terremoto. Il legame tra la Quintana e la città d’arte picena è evidente nella ininterrotta tradizione, dal medioevo ad oggi, dei giochi cavallereschi organizzati per la festa patronale, che hanno sempre richiamato i migliori cavalieri e un numerosissimo pubblico, venuto anche da molto lontano. Se nel corso dei secoli sono cambiate le tipologie e le modalità di svolgimento dei giochi cavallereschi ascolani, a seconda dei gusti e delle mode, ciò non ha intaccato la loro continuità nel tempo, anzi ha contribuito a mantenerli avvincenti e popolari. Un secondo aspetto di questo legame è nel fatto che dal medioevo ad oggi sono stati coinvolti l’intera città e il suo territorio, dalle autorità civili e religiose alle diverse classi sociali. Vincendo il disincanto della storia, continua così a rivivere un evento che affascina con i suoi colori, suoni, coreografie e passione, facendo dialogare la civitas degli uomini e l’urbs dei monumenti. Questa identità, al tempo stesso personale e collettiva, trasforma la faziosità di parte in una composita armonia e indica alle generazioni che si succedono la traccia per una ricerca di senso sempre possibile, oltre i cambiamenti e le difficoltà dell’esistenza.

Emblema cittadino col “Cassero”

* Testo di Bernardo Nardi (docente dell’Università Politecnica delle Marche, fondatore del Centro Studi sui Giochi Storici di Ascoli)

2 – Duecento e Trecento*

Il libero Comune, sorto nel 1183 quando consoli e senatori elessero il primo podestà, celebrò nella festa del patrono S. Emidio l’unità socio-politico-culturale e la potenza economica della città e del suo territorio. Alle cerimonie religiose (messe solenni e processione con le reliquie del Santo) si affiancarono cerimonie politiche (offerta dei ceri alla cattedrale da parte del Comune e dei rappresentanti delle varie arti e mestieri la sera della vigilia; offerta dei pali al Comune da parte dei castelli e delle terre alleate la mattina della festa), la grande fiera (che godeva per i 15 giorni della festa di franchigia, occasione di scambi economici ad ampio spettro) e (nel pomeriggio della festa) i giochi per l’aristocrazia (giostre dell’anello e della Quintana), per i possessori di cavalli con i loro fantini (Palio a cavallo) e per il popolo (corsa a piedi). Dopo la terribile peste nera del 1348 la città risorse, si dette nuove leggi (gli “Statuti” del 1377) e un nuovo catasto (nel 1381) e celebrò con grande rilievo la sua festa patronale. La piazza delle adunanze dei cittadini, (l’”arengo” dove si tenevano le oratorie) divenne il teatro di tutte le cerimonie e dei giochi: - la giostra dell’anello (il cavaliere che riusciva per primo a infilare l’anello d’argento appeso ad una corda lo vinceva); - l’arrivo della corsa a piedi (i corridori partivano da porta Romana e chi toccava per primo i premi, consistenti in un maiale, uno scudo e una spada, li vinceva); - l’arrivo del Palio a cavallo che partiva da porta Romana (il cavaliere che riusciva a toccare il palio, costituito da un’ampia pezza di tessuto ricamato di notevole valore commerciale, lo vinceva); - la giostra della Quintana, il cui bersaglio era inizialmente una botte, posta su un alto palo di sostegno; il cavaliere la doveva centrare con la lancia, dopo aver galoppato entro un percorso lineare (“lizza”).

Giostra all’incontro. Bassorilievo ascolano in travertino della seconda metà del Duecento riutilizzato per un’edicola sacra dell’antico Corso, oggi corso Mazzini (foto di Bernardo Nardi)

* Testo di Bernardo Nardi (docente dell’Università Politecnica delle Marche, fondatore del Centro Studi sui Giochi Storici di Ascoli)

3 – Il Quattrocento*

Nel Quattrocento le giostre dell’anello e della Quintana furono di gran moda, come attesta l’edizione a stampa degli antichi Statuti del 1377, realizzata in volgare nel 1496 presso il Convento di S. Maria in Solestà (ora S. Serafino). Alla giostra dell’anello e alla Quintana partecipavano i nobili della città ed i loro invitati, provenienti da città amiche (come Firenze, Bologna o Perugia), dalle cui fila erano spesso scelti il podestà e il capitano del popolo). I cavalieri si presentavano al popolo (“mostra”) col loro seguito vestendo alla moda, così come i santi e le sante dipinti da Carlo Crivelli raffigurati nelle vesti di dame e cavalieri (S. Michele e S. Giorgio impugnando una lancia). Nella giostra (“astiludio”) i cavalieri indossavano aderenti calze a braca e una camicia, rivestita con un farsetto (giacca corta e attillata, imbottita con bambagia di cotone, con o senza maniche, chiusa davanti da bottoniere o da occhielli in cui veniva infilata una cordicella). Nella giostra dell’anello, meno faticosa della Quintana, si cimentarono anche nobildonne come Flavia Guiderocchi e Menichina Soderini. Come narra la Cronaca di Pieragnolo Dino trascritta dal Marcucci, nella giostra straordinaria dell’autunno 1462 Menichina partecipò con il fratello Pardo e con un loro ospite, il conte bolognese Lodovico Malvezzi, il quale, per non farsi superare da Menichina, si accaldò molto, per cui “dovette soccombere ad una pleuritide”, venendo poi sepolto in cattedrale.

Il brano degli Statuti del 1377, editi a stampa nel 1496, che descrive la Quintana

(Statuti del Popolo, Libro II, Rubrica 6)

* Testo di Bernardo Nardi (docente dell’Università Politecnica delle Marche, fondatore del Centro Studi sui Giochi Storici di Ascoli)

4 – L’antica piazza Arringo: il teatro delle prime Quintane Le ricostruzioni grafiche del prof. Giorgio Giorgi riproducono piazza Arringo ai tempi della Quintana documentata dagli Statuti civici nel periodo che va dalla loro redazione latina (1377) alla data della loro edizione a stampa in volgare (1496): battistero, cattedrale ed episcopio (sopra), palazzo del Comune e palazzo degli Anziani (sotto)

5 – Il Cinquecento*

A partire dalla seconda metà del Cinquecento le giostre persero gran parte dell’antico interesse e lasciarono il palcoscenico della festa al Palio a cavallo, che appassionava per la lunghezza del percorso che attraversava tutto il centro storico, da porta Romana (dove avveniva la “mossa”), lungo il vecchio corso (ora corso Mazzini e il termine si riferisce proprio alla corsa del Palio), la pericolosa curva di S. Rasino (dall’antica chiesa di S. Erasmo, che si trovava nei pressi dell’attuale chiesa del Carmine) e di lì fino a piazza Arringo dove, all’altezza dell’antica fontana, era collocato il Palio da assegnare a chi lo toccava per primo. Il prestigio del Palio ascolano è documentato dai cavalli iscritti, appartenuti anche a principi e cardinali, nonché a stranieri: ad es., nel 1577 il capitano ascolano Antonio Ferri ingaggiò il cavallo turco Frontino e il fantino negro, nativo di Salonicco, Baiazetto, detto Ruggiero. A riprova della passione per il Palio sono, da un lato, le frequenti cronache di liti e tumulti con conseguenti processi e, dall’altro lato, i componimenti poetici trascritti nei verbali comunali noti come “Riformanze” con cui, tra il 1538 e il 1611, erano presentati cavalli e fantini. Questi versi trovano un singolare riscontro nei motti coevi incisi su architravi di portoni e finestre, come quello di rua Lunga: “Chi po non vo, chi vo non po, chi sa non fa, chi fa non sa, et così el mundo mal va”. Sempre a partire dal Cinquecento si svolgevano, in occasione della principali feste religiose, i “balli dell’insegna”, precursori delle esibizioni degli sbandieratori: al suono di tamburi e di strumenti a fiato, chi si esibiva prendeva in consegna la bandiera (con l’immagine del santo, custodita durante l’anno in chiesa) ed effettuava figure acrobatiche facendo attenzione a non farle toccare terra.

Cola d’Amatrice, cavaliere. Sala Cola d’Amatrice,

complesso monumentale di S. Francesco

* Testo di Bernardo Nardi (docente dell’Università Politecnica delle Marche, fondatore del Centro Studi sui Giochi Storici di Ascoli)

6 – Cavalieri vincitori del Palio nel Cinquecento di cui si ha notizia*

1519 Battaglino su Villano, di Mariano di Camerino 1549 Pasqualino su Morello sfacciato dell’ascolano Battista di Pier Giovanni Lenti 1558 Morgantino su Disgratiato della perugina donna Ippolita Rainoria (Ranieri) 1567 ex aequo Capo a Turno su Zoppo del cav. ascolano Francesco Mucciarelli e Soldato su Aquila Bianca di Ieronimo Pastravicchia 1568 Andrea su Zoppo di Francesco Mucciarelli 1569 Pace su Rondolino di Silvestro da Visso 1570 Merlettino su Falcone del maltignanese Marcantonio Raffaelli 1571 Merlettino su Rondolino del cav. Fonzo Pompei 1572 Morettino avventurato su Barbarino del cap. Giovanni di Filippo Cauti 1574 Farfaricchio su Baiardo di Giovanni di Berardo Tibaldeschi da Norcia 1577 Statemi a’ dietro su Piccino di Maurizio Calcalnio da Camerino 1584 Farfaricchio su Rabicano di Berardo Tibaldeschi da Norcia 1585 Stefanello su Frontino di Torquato Guiderocchi 1587 Sante su Turchetto del cap. Pietro Beccuti da Spello 1588 Farfaricchio su Turchetto del cap. Pietro Beccuti da Spello 1591 Calabrese su Rabicano di Orazio Andreantonelli 1592 Incicco su Mantovano di Gabriele Fazi da Tocco 1593 Farfaricchio su Mantovanino (Mantuaninus) del cardinale di Montalto 1594 Domenico su Villano di Millino da Viterbo 1596 Salomone su Lupo di Grifone Salomoni da Città S. Angelo 1597 Achille su Pellegrino del cav. offidano Rodomonte 1598 Giovan su Zaino di Candido Malaspina 1599 ex aequo Se Dio Vole su Zaino di Candido Malaspina e fantino senza nome su Turco di Clemente Senesi

Cola di Pietro, schizzo di cavaliere da un suo atto del 1551, Archivio di Stato di Ascoli

* Ricerca documentale a cura di Bernardo Nardi (docente dell’Università Politecnica delle Marche, fondatore del Centro Studi sui Giochi Storici di Ascoli)

7 – Seicento e Settecento*

Nel Seicento i giochi cavallereschi ascolani continuarono ad essere introdotti da componimenti poetici, di cui uno particolarmente celebre. Siamo nel 1604 e i versi per presentare il cavallo Piccino del capitano Ottaviano Cardoni da Camerino, montato dal fantino Antonio, sono dedicati ai membri dell’Accademia degli Spensierati: “Così di pensier vostri alti, e sublimi / o spensierati miei l’ali havess’io / come ho speme, e desio / vincer gli emoli mei secondi, et primi”. Dal 1636 al Palio tradizionale di S. Emidio del 5 agosto si affiancò il Palio delle giumente del 10 agosto. Aumentò anche il fasto dei cerimoniali, che non solo caratterizzò il Palio, che continuò ad essere la competizione cavalleresca più alla moda, ma le intere celebrazioni, tanto che dal 1665 si introdussero i fuochi di artificio, affidati quell’anno a Consorte Consorti da Atri, che ricevette un compenso di 6 scudi. Ai protagonisti del Palio e alle rime che accompagnavano le loro gesta si affiancarono le rappresentazioni allestite nel teatro ligneo montato nell’attuale sala della Vittoria di palazzo Arengo. Anche nel Settecento, con aggiustamenti dettati dalle mode e dal progresso, il Palio continuò ad essere organizzato con grande successo, perfezionando sia i meccanismi che consentivano la “mossa”, liberando i cavalli dai canapi, sia la sistemazione del terreno su cui correvano i cavalli. Dal 1708, al posto del fantino (“ragatius”), comparve lo “scapolatore”, che incitava i cavalli nella corsa.

Rime per il Palio del 1604 dedicate agli Accademici degli Spensierati

* Testo di Bernardo Nardi (docente dell’Università Politecnica delle Marche, fondatore del Centro Studi sui Giochi Storici di Ascoli)

8 – Cavalieri vincitori del Palio nel Seicento*

1600 Alessandro su Barbicano del maceratese Fabrizio Mercantilli 1601 Giovan Battista su Pellegrino del cardinale Giustiniani 1602 Sorca su Frontino di Antonio da Viterbo 1603 Tommaso («Cococcione») su Piccinino dell’ascolano Alfonso Piccinini 1604 Tommaso («Cococcione») su Piccinino dell’ascolano Alfonso Piccinini 1605 Tommaso («Cococcione») su Piccinino dell’ascolano Alfonso Piccinini 1606 Andrea di Toscanella su Piccino del cardinale Farnese 1608 Filippo Gabrielli di Perugia su Piccino di Baldo Clemente da Camerino 1610 Battistino su Ragazino di Ottaviano Cambi da Camerino 1611 Vincenzo su Italiano del romano G. Battista Crescenzi 1612 Federico di Tommaso da Fano su Bellafaccia di Enrico Campana da Osimo 1613 Geronimo su Venturino di Giovanni Occhiolini da Tolentino 1614 Vaccarino su Frontino del comandante Giovanni Antonio Orsini 1615 G. Antonio da Fermo su Frontino del principe di Santo Bono 1617 Giovannino su Venturino del cardinale Crescenzi 1618 Civitella su Perinus di Santa Vittoria 1619 Giovannino sul sauro di Nicola Pallotta 1620 Vincentio sul leardo del cap. Francisci di Norcia 1622 Giovanni Battista su Alfiero del principe di Santo Bono 1623 Pietro su Bizzarro da Norcia 1628 Agostino su Inlà di Giovanni Cifra da San Lupidio 1632 Bartolomeo su Riccio del cap. ascolano Emidio Mucciarelli 1633 Joseph su Zaccagnino del Viceré di Chieti 1637 Domenico Ottaviani su Piccinino di G. B. Cardini da Camerino 1638 G. Battista Agostini su Stelluccia di Alessandro Antonini da Norcia 1640 Giuseppe Cruciani da Camerino su Facciuta dell’ascolano Bartolomeo Portelli 1641 Giovanni Antonio de Merli da Musciano su Stelluccia di Ballino Rainaldi da Nereto 1642 Giuseppe Lucidi da Fermo su Stelluccia di Ballino Rainaldi da Nereto 1644 Giuseppe Lucidi da Fermo su Stelluccia di Ballino Rainaldi da Nereto 1645 Streca su Margarita di Papirio Cianchini 1647 Poca Fortuna da Giulianova su Strega del Regno di Alberti da Acquaviva 1655 Senza nome su Cervia di Giacinto Fanti da Camerino 1657 Giacinto Spada da S. Ginesio su Piccirillo del rev. Cesare Ciucci 1659 Berardino Nardi su Cecata di Pietrangelo Lucidi da Musciano 1660 Giovanni Nicolai da Musciano su Saura Bruciata di Teodori da S. Omero; Domenico Felici da Poggio di Bretta sulla propria baia Stella 1663 Giuseppe Trabucchi su Elionora di Rocco Vecchi 1668 Giuseppe Bucco su Fiorella del conte ascolano Tommaso Saladini 1672 Marino da Spoltorio su Acquaviva dell’ascolano Giuseppe Cornacchia; Antonio di Silvio su Strega di Giovanni Polidei da Nereto

* Ricerca documentale a cura di Bernardo Nardi (docente dell’Università Politecnica delle Marche, fondatore del Centro Studi sui Giochi Storici di Ascoli)

1673 Marino Favava su Turco di Cola Bianchi da Atri; Antonio di Silvio su Strega di Giovanni Polidei da Nereto 1674 Giovanni di Antonio su Zoppa dell’ascolano Ottavio Ambrosi 1675 Camillo Santis su Strega di Antonio Ambrosi 1676 Antonio Migliorini su Serpentino dell’ascolano Pieramico Fioravante 1677 Domenico Antonio su Dina dell’ascolano Giuseppe Cornacchia 1678 Pasquale su Strega di Giuseppe Cornacchia 1680 Pasquale su Compagna dell’abate Delfi da Teramo; Francesco Fenerilli su Strega di Antonio da Giulianova 1681 Francesco Fenerilli su Strega; Giovanni Felice su Rondola di Antonio Franceschi da Montecassiano 1682 Costantino di Carlo su Strega di Antonio Franceschi 1683 Antonio su Strega di Antonio Franceschi 1684 Costantino su Gentilina di Eugenio Ricci da Corropoli 1685 Giuseppe di Carlo su Strega di Francesco Antonio da Campli 1693 Gianlorenzo su Innamorato del dott. Caetano di Teramo 1694 Lorenzo su Riprovaci del teramano Filippo Bernardi 1695 Filippo di Giuseppe su Innamorato del teramano Polidoro Bernardi 1696 ex aequo Gobbo su Tramontana di Giovanni da Teramo e Stella, senza fantino, di Lelio dal Marino 1697 Francesco Palone su Prencipe di Cocchiero 1698 Alessandro su Compagna del sig. Preside

Sebastiano Ghezzi, Celso Saccoccia fra due alfieri (1616), chiesa di S. Angelo Magno

9 – Cavalieri vincitori del Palio nel Settecento di cui si ha notizia*

1700 Filippo su Grillo di Carlo Falgiani del Regno 1706 Giustino su baio castagno di Alessandro Chisani di Chieti 1708 Francesco Antonio Palone su Barbarina di Lorenzo Lamboni di Montefortino. 1709 Tomaso Tassi scapolatore (scap.) per Morosino di don Paolo Tosi 1710 Tomaso Tassi scap. per Morosino di don Paolo Tosi 1711 Tomaso Tassi scap. per Novo di Annibale Malaspina di Ascoli 1714 Francesco Bartoli scap. per Patacchino del marchese Castiglioni di Penne; Lorenzo Rusticucci scap. per Vegiantino del principe di Caserta di Roma 1715 Sante da Palermo scap. per Grillo del principe di Belmonte di Roma; Francesco Bartoli scap. per Patacchino del marchese Castiglioni di Penne 1716 Francesco Antonio Palone scap. per Marchesino di Silvio Alvitreti di Ascoli 1717 G.B. di Felice scap. per Tabacchino di don Alessandro Chisani di Chieti 1718 Valentino di Scipione scap. per Morosino di padre Andrea di Penne; Antonio Cervone scap. per Serpente del ten. col. Valenti 1719 Antonio Cervone scap. per Serpentino del cav. Parisani di Tolentino; idem come sopra 1720 Antonio Franci scap. per Capitano del marchese Castiglioni di Penne; Urbano Persichini scap. di Chieti per Patacchino, di sua proprietà 1721 Antonio Cervone scap. per Falchetto dell’ascolano Annibale Malaspina; idem c.s. 1722 Tomaso Tassi scap. per Falchetto di Pietro Piccini di Belforte 1723 tornano a vincere due fantini: Nicola di Chieti su Compagna del cav. Cappa di L’Aquila; Emidio di Giuseppe su Malpensa del teramano Gaspare di Bernardo 1724 Carlo di Giuseppe scap. di Foligno per Sbuscia del conte Cantagalli di Foligno; fantino Michelangelo Romiti su La volpe Cioppa del teramano Gaspare di Bernardo 1725 Pietro Cesaroni scap. per Ciovolone di Mario Falconieri di Roma 1726 Antonio Cervone scap. per Saltamuro del cav. Parisani di Tolentino; idem c.s. 1727 Giuseppe Adriani scap. per Sbuscia di Antonio di Loreto 1728 G.B. Pizzuti scap. per baio del cav. Parisani di Tolentino; Francesco Ornani di Macerata scap. per il proprio Picchiato 1729 Nicola scap. per Scarpalegge di Paolo Monti di Fermo 1730 Arcangelo Attoni di Spoltorio scap. per il proprio sauro; G.B. Pizzuti scap. per il sauro di Stefano della Torre 1731 Ciacciavello scap. per Aquilino del fermano Paolo Monti; Alessandro di Marco scap. per il proprio sauro 1732 Domenico di Lello scap. per il baio del barone Annibale Valegnani di Chieti ; idem c.s. 1733 Domenico di Lello scap. per il baio del barone Annibale Valegnani di Chieti ; idem c.s. 1734 Marco Antonio di Paolo scap. per Vegliantino di Giuseppe Ricci di Belforte; Carlo Antonio di Domenico scap. per lo stornello del duca Achille Valegnani 1736 Mattia Marinelli scap. per il cavallo del cav. Parisani di Tolentino 1737 Giuseppe Adriani scap. per Turco di Antonio Camerano; Giorgia Vadisci scap. per Zingarella di Gioacchino Panichi di Chieti

* Ricerca documentale a cura di Bernardo Nardi (docente dell’Università Politecnica delle Marche, fondatore e past-president del Centro Studi sui Giochi Storici di Ascoli)

1738 Andrea Cimini scap. per Azolino di Giovanni Agostinoni di Pescara 1739 Andrea Cimini scap. per Aquilino del fermano Paolo Monti; idem c.s. 1740 Andrea Cimini scap. per Aquilino del fermano Paolo Monti; idem c.s. 1741 Andrea Cimini scap. per Aquilino di Paolo Monti; Antonio scap. per Cervo dell’ascolano Giuseppe Parisani 1742 Agostino Taccavelli scap. per Cervo di Giuseppe Parisani; idem c.s. 1743 Agostino Taccavelli scap. per Cervo di Giuseppe Parisani; Carlo d’Antonio scap. per Pallina di Francesco Caldovalo di Ancona 1744 Agostino Taccavelli scap. per Cervo di Giuseppe Parisani; Giosino Vadini scap. per Stornello del notaio Clera di Chieti 1745 Giosino Vadini scap. per Scarpalegge di Andrea Orsoli di Città S. Angelo; idem c.s. 1746 Nicola Tocchi scap. per Pastorello del cav. Parisani di Tolentino; Giosino Vadini scap. per il cavallo di Sabbatino Partenzi 1747 Saverio scap. per Pastorello del cav. Parisani di Tolentino; idem c.s. 1748 Andrea Cimini scap. per Aquilino dell’ascolano Giuseppe Parisani 1749 Andrea Cimini scap. per il morello dell’abate Sgariglia; Giuseppe Antonio Rotini scap. per Stellino del cav. Parisani di Tolentino 1750 Giosino Vadini scap. per Scarpalegge del nobile Giuseppe Maria Parisani; Andrea Cimini scap. per Aquilino dell’abate Sgariglia 1751 Andrea Cimini scap. per Aquilino dell’abate Sgariglia; idem c.s. 1756 Demigerio Pesirella scap. per Rondello di Gaetano Castagna di Atri; Saverio scap. per Serpente dell’ascolano Giuseppe Parisani 1757 Amedeo di Marco scap. per Rondello di Giuseppe Parisani; Berardo Ricci scap. per Scarpalegge del teramano Pasquale Marozzi 1758 Vincenzo di Ubaldo scap. per Scarpalegge di Pasquale Marozzi; Antonio Appignani scap. per Albacina del conte fermano Simone Vinci 1759 Vincenzo di Ubaldo scap. per Scarpalegge del teramano Pasquale Marozzi; idem c.s. 1760 Vincenzo di Ubaldo scap. per Scarpalegge del teramano Pasquale Marozzi; Nicola di Giuseppe scap. per Aquilino dell’ascolano Prospero Cataldi 1761 Stefano Campetti scap. per Scarpalegge del principe romano Rospigliosi; Nicola di Giuseppe per Aquilino di Surricchio d’Atri. 1762 Nicola di Giuseppe scap. per Scarpalegge di Giuseppe Gnagnarelli di Lanciano; Stefano Campetti scap. per Scarpalegge del principe romano Rosgigliosi 1763 Domenico Nasuti scap. per Aquilino di Domenico Cappellucci di Chieti; idem c. s. 1764 Nicola Paparella scap. per Aquilino di Federico Malaspina; idem c.s. 1766 Eustachio scap. per Stornello del canonico Costa di Macerata

10 – Ottocento*

Nell’Ottocento, seguendo una nuova moda, i cavalli iscritti al Palio furono fatti correre senza fantino, spronati in corsa dalle “bocce” che venivano loro poste addosso. Nacque così la “carriera dei cavalli scossi”. Nella seconda metà dell’Ottocento comparvero i primi pali dipinti: i vivaci bozzetti di Giulio Gabrielli li rendono tuttora fruibili, con la rappresentazioni dal vero di vari aspetti e momenti della festa di S. Emidio. Sia pure in modo episodico e paradossale, tornò alla ribalta della festa patronale anche la Quintana, con un ribaltamento totale dei protagonisti e dei significati dell’antica tradizione. In piazza Arringo sei detenuti per piccoli reati, scelti per l’occasione, dovevano slanciarsi, su cavalli montati a pelo, lungo una lizza al termine della quale, a ridosso della facciata della cattedrale, era issato un palo che reggeva un drappo, che costituiva il “palio” da conquistare. Il divertimento della folla che si assiepava intorno a questa “Quintana dei galeotti” consisteva nel vedere chi riusciva a conquistare il drappo – e, conseguentemente, la libertà – evitando di finire rovinosamente contro il travertino della facciata. Sempre nell’Ottocento, nelle aie della campagna ascolana, i contadini erano invece protagonisti della “Quintana rustica”. Essi, a dorso di un somaro, dovevano passare al trotto (per quanto possibile) sotto una secchia piena d’acqua, sospesa in aria tramite un bastone orizzontale. La gara consisteva nel colpire la secchia con la punta di un bastone cercando di evitare di rovesciarsi addosso l’acqua in essa contenuta.

Bozzetti di Giulio Gabrielli per i Pali di Ascoli

* Testo di Bernardo Nardi (docente dell’Università Politecnica delle Marche, fondatore del Centro Studi sui Giochi Storici di Ascoli)

11 – Il Novecento: dal Palio alla versione moderna della Quintana*

Nella prima metà del secolo il Palio perse gradualmente fascino e fu effettuato su percorsi diversi da quello tradizionale, con partenza da fuori o subito dentro porta Maggiore (poi distrutta) oppure nel circuito allestito a Campo Parignano. Nel 1955 si decise pertanto di riprendere la Quintana, nel solco di un rinato interesse per le tradizioni storiche: furono ripristinate le antiche e suggestive cerimonie del Comune medievale come la lettura del bando e l’offerta dei ceri al vescovo; fu deciso il percorso del corteo storico, con partenza dall’antica platea de socto (piazza Ventidio Basso); furono codificate coreografie e grida al Campo dei Giochi (stadio “Squarcia”). A contendersi il palio, realizzato sia dai migliori artisti locali che da maestri di fama internazionale, sono i cavalieri giostranti dei sei attuali sestieri cittadini (S. Emidio, Piazzarola, Porta Maggiore, Porta Romana, Porta Solestà, Porta Tufilla), derivanti dalla riorganizzazione urbanistica post-bellica degli antichi 4 quartieri medievali (ognuno dei quali era a sua volta suddiviso in 6 sestieri). Per accrescere la spettacolarità della giostra ogni cavaliere deve percorrere al galoppo un percorso a forma di otto, colpendo lo scudo del moro tre volte per ciascuna delle tre manches (“tornate”). Risulta vincitore chi ottiene il punteggio totale più alto, sommando i punti al tabellone con quelli relativi al tempo impiegato per le tornate (tolte eventuali penalità o annullamenti per uscite di percorso, cadute, cambio di cavallo o perdita della lancia). Alle due giostre (del primo sabato di luglio in onore della Madonna della Pace e della prima domenica di agosto in onore di S. Emidio) si affiancano le gare per gli sbandieratori e per gli arcieri, così come le cene propiziatorie e quelle di festeggiamento della vittoria nelle sedi di sestiere, veri punti di aggregazione della vita cittadina e centri vitali di un “museo diffuso” della Quintana, per i pali vinti e per i preziosi costumi d’epoca custoditi gelosamente. In tal modo, la Quintana rappresenta il “volto” ufficiale della città ed è la sua ambasciatrice in Italia e all’estero.

Saluto del Maestro Provveditore del Calcio in Costume Aldighiero Batini alla Quintana del 1956

* Testo di Bernardo Nardi (docente dell’Università Politecnica delle Marche, fondatore del Centro Studi sui Giochi Storici di Ascoli)

12 – Cavalieri vincitori della Quintana dal Novecento*

1955 Giovanni Castelli (Porta Tufilla)

1956 Luigi Civita (Porta Romana) 1957 Eugenio Santoni (S. Emidio) 1958 Marcello Formica (Porta Solestà) 1959 Marcello Formica (Porta Solestà) 1960 Angelo De Angelis (Piazzarola) 1960 Luigi Civita (Porta Romana) (Edizione straordinaria Olimpica, Roma, Circo Massimo) 1961 Angelo De Angelis (Piazzarola) 1962 Angelo De Angelis (Piazzarola) 1963 Marcello Formica (Porta Solestà) 1964 Marcello Formica (Porta Solestà) 1965 Gino Ricci (Porta Romana) 1966 Marcello Formica (Porta Solestà) 1967 Marcello Formica (Porta Solestà) 1968 Paolo Giusti (Porta Tufilla) 1969 Paolo Giusti (Porta Tufilla) 1970 Marcello Formica (Porta Solestà) 1971 Gianfranco Ricci (S. Emidio) 1972 Gianfranco Ricci (S. Emidio) 1973 Gianfranco Ricci (S. Emidio) 1974 Gianfranco Ricci (S. Emidio) 1975 Marcello Formica (Porta Solestà) 1976 Gianfranco Ricci (S. Emidio) 1977 Mario Giacomoni (Piazzarola) 1978 Gianfranco Ricci (S. Emidio) 1979 Pierpaolo Placci (Porta Maggiore) 1980 Massimo Montefiori (Porta Romana) 1981 Massimo Montefiori (Porta Romana) 1982 Pierpaolo Placci (Porta Maggiore) 1983 Gianni Vignoli (Piazzarola) 1984 Gianfranco Ricci (S. Emidio) 1985 Gianfranco Ricci (S. Emidio) 1986 Gianluigi Poggiali (Porta Tufilla) 1987 Gianni Vignoli (Piazzarola) 1988 Massimo Montefiori (Porta Romana) 1989 Gianni Vignoli (Piazzarola) 1990 Gianni Vignoli (Piazzarola) 1991 Gianni Vignoli (Piazzarola) 1992 Gianni Vignoli (Piazzarola) 1993 Paolo Margasini (Porta Solestà)

* Ricerca documentale a cura di Bernardo Nardi (docente dell’Università Politecnica delle Marche, fondatore del Centro Studi sui Giochi Storici di Ascoli)

1994 Paolo Margasini (Porta Solestà) (Edizione del Quarantennale) 1994 Paolo Margasini (Porta Solestà) 1995 Paolo Margasini (Porta Solestà) 1996 Gianni Vignoli (Piazzarola) 1997 Franco Melosso (S. Emidio) (Edizione Lotteria Nazionale, I Quintana di Luglio) 1997 Paolo Margasini (Porta Solestà) (Quintana di Agosto) 1998 Paolo Margasini (Porta Solestà) (Quintana di Luglio) 1998 Franco Melosso (S. Emidio) (Quintana di Agosto) 1999 Paolo Margasini (Porta Solestà) (Quintana di Luglio) 1999 Paolo Margasini (Porta Solestà) (Quintana di Agosto) 2000 Paolo Margasini (Porta Solestà) (Quintana di Luglio) 2000 Luca Veneri (Piazzarola) (Quintana di Agosto) 2001 Luca Veneri (Piazzarola) (Quintana di Luglio) 2001 Luca Veneri (Piazzarola) (Quintana di Agosto) 2002 Willer Giacomoni (Porta Solestà) (Quintana di Luglio) 2002 Luca Veneri (Piazzarola) (Quintana di Agosto) 2003 Emanuele Capriotti (Porta Romana) (Quintana di Luglio) 2003 Francesco Scattolini (Porta Romana) (Quintana di Agosto) 2004 Emanuele Capriotti (Porta Romana) (Quintana di Luglio) 2004 Luca Veneri (Piazzarola) (Quintana di Agosto Edizione del Cinquantennale) 2005 Emanuele Capriotti (Porta Romana) (Quintana di Luglio) 2005 Emanuele Capriotti (Porta Romana) (Quintana di Agosto) 2006 Emanuele Capriotti (Porta Romana) (Quintana di Luglio) 2006 Luca Veneri (Piazzarola) (Quintana di Agosto) 2007 Luca Innocenzi (Porta Solestà) non assegnato per decisione del Magnifico Messere (Quintana di Luglio) 2007 Emanuele Capriotti (Porta Romana) (Quintana di Agosto) 2008 Massimo Gubbini (Porta Tufilla) (Quintana di Luglio) 2008 Massimo Gubbini (Porta Tufilla) (Quintana di Agosto) 2009 Luca Veneri (Piazzarola) (Quintana di Luglio) 2009 Massimo Gubbini (Porta Tufilla) (Quintana di Agosto) 2010 Luca Innocenzi (Porta Solestà) (Quintana di Luglio) 2010 Luca Innocenzi (Porta Solestà) (Quintana di Agosto) 2011 Luca Innocenzi (Porta Solestà) (Quintana di Luglio) 2011 Luca Innocenzi (Porta Solestà) (Quintana di Agosto) 2012 Massimo Gubbini (Porta Tufilla) (Quintana di Luglio) 2012 Luca Innocenzi (Porta Solestà) (Quintana di Agosto) 2013 Emanuele Capriotti (Porta Romana) (Quintana di Luglio) 2013 Emanuele Capriotti (Porta Romana) (Quintana di Agosto)

13 – La Quintana oggi: l’attualità di una tradizione secolare unica al mondo*

La Quintana ascolana non è una “rievocazione”: non richiama fantasmi del passato, non rimette in scena antichi episodi; è invece un gioco storico, con una tradizione di oltre sette secoli, nel quale convivono continuità (costante organizzazione di giochi cavallereschi in onore del patrono S. Emidio) e cambiamento (che ha consentito di mantenere attuali le memorie in cui la città si riconosce). Chi “fa” la Quintana sa che contribuisce a scrivere una nuova pagina di un libro secolare. Per questo la Quintana è radicata nella coscienza cittadina, incarnandone profondamente l’identità. Molte innovazioni sono al passo coi tempi, nuovi personaggi si affiancano o sostituiscono i vecchi. Il Campo dei Giochi è stato ridisegnato esclusivamente per la manifestazione, con una pista composta da un complesso impasto di materiali adatti a far correre in sicurezza i cavalli; un servizio medico e veterinario è presente prima, durante e dopo la giostra; i tempi sono presi con fotocellule controllate da cronometristi ufficiali del Comitato Olimpico Nazionale. I suoi momenti e i suoi tempi coprono l’intero anno; i suoi musici entrano nella coreografia dei più rilevanti eventi ascolani; i suoi notabili, le sue dame ed i suoi sbandieratori sono gli ambasciatori cittadini nel mondo; le dirette televisive, le pagine web, i video che la documentano sono diffusi ovunque. La cronaca sembra parlare i tempi effimeri dell’attualità. Eppure la tradizione resta, il contemporaneo si inserisce in una grande storia e le immagini appena fissate entrano a far parte della tradizione. Proprio questa tradizione custodisce e trasmette le radici preziose dell’identità ascolana, dando senso e valore alla vita quotidiana, specie quando i problemi appaiono complessi e i chiaroscuri di un mondo sempre più globale e rapido rendono difficile guardare con fiducia al futuro.

L’attrice Milena Miconi nelle vesti della Maddalena del Crivelli (Polittico di Montefiore)

durante la Quintana 2012 (© Lorenzo Nardi)

* Testo di Bernardo Nardi (docente dell’Università Politecnica delle Marche, fondatore del Centro Studi sui Giochi Storici di Ascoli)

Gli antichi sestieri medioevali (sopra) e gli attuali sestieri cittadini (sotto, disegno di Raniero Isopi)