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Corso di laurea in Scienze dell’Educazione A. A. 2012 / 2013 Istituzioni di Linguistica (M-Z) Dr. Giorgio Francesco Arcodia ([email protected] ) 1. Le lingue di contatto: pidgin e creoli Raramente i linguisti hanno la possibilità di osservare o documentare la ‘nascita’ di una lingua, o di individuare l’esatto momento dell’emergere di una lingua. Le lingue sono trasmesse da una generazione all’altra e persino le fasi della storia di una singola l ingua (...) sono il risultato di un accumulo graduale di mutamenti nel corso di numerose generazioni. Fanno eccezione le lingue che emergono in seguito al contatto linguistico. Queste lingue sono dette ‘lingue di contatto’” (Matras, Y., 2009, Languge Contact, Cambridge, Cambridge University Press) → lingue pidgin e creole (→ nel database Ethnologue, 17 lingue pidgin e 82 creoli)

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Corso di laurea in Scienze dell’Educazione

A. A. 2012 / 2013

Istituzioni di Linguistica (M-Z)

Dr. Giorgio Francesco Arcodia

([email protected])

1. Le lingue di contatto: pidgin e creoli

“Raramente i linguisti hanno la possibilità di osservare o documentare la ‘nascita’ di una

lingua, o di individuare l’esatto momento dell’emergere di una lingua. Le lingue sono

trasmesse da una generazione all’altra e persino le fasi della storia di una singola lingua

(...) sono il risultato di un accumulo graduale di mutamenti nel corso di numerose

generazioni. Fanno eccezione le lingue che emergono in seguito al contatto linguistico.

Queste lingue sono dette ‘lingue di contatto’”

(Matras, Y., 2009, Languge Contact, Cambridge, Cambridge University Press)

→ lingue pidgin e creole (→ nel database Ethnologue, 17 lingue pidgin e 82 creoli)

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Es.: WAPE (West African Pidgin English), lingua di contatto a base inglese

Insieme di varietà oggi parlate soprattutto nella zona

compresa tra Ghana, Nigeria e Cameron

Varietà di lingua risultato dei contatti tra europei e

popolazioni locali nel periodo coloniale e

precoloniale (dalla seconda metà del XV secolo fino

al secondo dopoguerra)

→ zona strategica per le rotte commerciali; varietà

di inglese ‘commerciale’ usate per la comunicazione,

con tratti ‘misti’

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Esempio di WAPE ghanese

(Turchetta, B., 1996, Lingua e diversità. Multilinguismo e lingue veicolari in Africa occidentale, Milano, Franco Angeli)

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1.1 Le lingue pidgin

“Un pidgin è una lingua ridotta, prodotta da contatti estesi tra gruppi di persone privi di

una lingua comune; emergono quando questi hanno bisogno di un qualche mezzo per la

comunicazione verbale, magari per il commercio, ma nessuno impara la lingua dell’altro

gruppo per motivi di ordine sociale, come la mancanza di fiducia o di contatti

ravvicinati”

(Holm, John, 2004, An Introduction to Pidgins and Creoles, Cambridge, CUP; trad. mia)

→ lingua di substrato (lingua della comunità parlante con meno potere) vs. lingua di

superstrato (lingua della comunità parlante con più potere) → con eccezioni!!

→ la lingua di maggior prestigio è quella che fornisce la gran parte del lessico → lingua

lessificatrice (lexifier); spesso, una lingua europea (inglese, francese, spagnolo,

portoghese, nederlandese)

Es.: WAPE, Chinese Pidgin English (Cina meridionale, ormai estinto), Russenorsk

(pidgin a base russa e norvegese, estinto), Italiano semplificato d’Etiopia, lingua franca

(base parzialmente italiana, estinto)

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“In sostanza, una comunità umana si trova costretta ad esprimersi in una lingua diversa

dalla propria, senza avere tempo sufficiente per acquisirla in modo ‘naturale’. In uno

scenario che comporta perciò un’esposizione parziale e limitata alla nuova lingua, la

soluzione di emergenza più immediata è quella di salvaguardare l’efficacia comunicativa,

a scapito di della buona formazione grammaticale. Questo porta gli apprendenti a

concentrarsi sul lessico e a trascurare la grammatica. (...)

Un pidgin è quindi sempre una L2 [lingua non nativa] ed ha un uso e una diffusione

limitati a pochissimi ambiti funzionali, cioè alle situazioni in cui i due gruppi umani

devono effettivamente interagire.”

(Grandi, N., 2008, Pidgin e creoli, in Banfi, E. e N. Grandi (a cura di), Le lingue extraeuropee: Americhe,

Australia e lingue di contatto, Roma, Carocci)

→ pidgin e creoli erano originariamente percepiti come forme corrotte, ‘imbastardite’

della lingua lessificatrice; cfr. le denominazioni broken English, português bastardo

“Questo disprezzo spesso proveniva in parte dalla sensazione che pidgin e creoli fossero

la corruzione di lingue ‘superiori’, di solito lingue europee, e in parte dall’atteggiamento

nei confronti dei parlanti di queste lingue, che erano percepiti come semiselvaggi, la cui

acquisizione parziale di abitudini civili era in qualche modo un affronto.”

(Holm, John, 2004, An Introduction to Pidgins and Creoles, Cambridge, CUP; trad. mia)

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“(...) le ideologie relative alle lingue creole dal XIX secolo sono strettamente connesse

con assunzioni razziali sui neri africani. Per esempio, Bertrand-Bocandé (1849) ritiene

che una civiltà e la sua lingua siano ugualmente complesse, e propone che, per gli

africani, le intricate proprietà mofologiche delle lingue europee sarebbero troppo

complicate e quindi devono essere semplificate per permetterne l’acquisizione.

(...) L’idea (a base razziale) dei neri africani come ‘più semplici’ è estesa alle loro lingue,

basandosi sull’equivalenza tra lingua, cultura e razza.”

(Ansaldo, U., 2007, Deconstructing creole. The rationale, in Ansaldo, U., Matthews, S. & Lim, L. (eds.),

Deconstructing Creole, Amsterdam-Philadelphia, John Benjamins; trad. mia)

“(...) È da relativamente poco tempo che i linguisti si sono resi conto del fatto che pidgin

e creoli non sono versioni scorrette di altre lingue ma, piuttosto, nuove lingue”

(Holm, John, 2004, An Introduction to Pidgins and Creoles, Cambridge, CUP; trad. mia)

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Esistono varie forme di semplificazione di una lingua, come il registro usato da alcuni

parlanti con i non nativi (foreigner talk) o le varietà di apprendimento di una lingua

(apprendenti stranieri); tuttavia, un pidgin è più stabile, ha un proprio lessico e una

grammatica, anche se la variazione può essere notevole da parlante a parlante (più

pronunciata che per le ‘altre’ lingue)

→ In casi piuttosto rari, il ruolo di lingua lessificatrice può essere condiviso

Es.: Russenorsk, lingua usata nel commercio tra norvegesi e russi nel XVIII e nel XIX

secolo, basso squilibrio tra lessico di origine norvegese e lessico di origine russa

→ questo è possibile per la ridotta differenza di status tra pescatori norvegesi e

commercianti russi; normalmente, un pidgin si sviluppa in situazioni di contatto tra

gruppi di parlanti con una grande distanza sociale

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Alcune caratteristiche dei pidgin:

(a) lessico ridotto, ristretto agli ambiti funzionali del pidgin (poche sfere semantiche),

scarsità di parole funzionali (articoli, congiunzioni, etc.), molte parole polisemiche

Es.: figiano (lingua austronesiana, isole Fiji) vs. Pidgin Fijian

Significato figiano standard Pidgin Fijian

scatola, cesto kato kato

cesto da pesca noke kato

cesto di foglie di cocco sū kato

vassoio di foglie i lalakai kato

intrecciate

(Grandi, N., 2008, Pidgin e creoli, in Banfi, E. & Grandi, N. Le lingue extraeuropee: Americhe, Australia e

lingue di contatto, Roma, Carocci)

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(b) grammatica semplice, assenza quasi totale di desinenze grammaticali (morfologia

flessiva e derivazionale quasi assente), sintassi semplice (perlopiù coordinazione)

Es./1: Chinese Pidgin English:

He every day tipsy

Lui ogni giorno brillo ‘È ubriaco tutti i giorni.’

Two man alla same

2 uomo tutto uguale ‘noi siamo uguali’

These belong you? ‘Questo è tuo?’

questi appartenere tu

You look see dog no bitee you ‘Non lasciarti mordere dal cane.’

tu guarda vedi cane no mordere tu

(Ansaldo, U., S. Matthews & G. Smith, 2011, The Cantonese substrate in China Coast Pidgin, in Lefevbre, C. (ed.)

Creoles, their Substrates, and Language Typology, Amsterdam-Philadelphia, John Benjamins)

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Es./2: Italiano dei lavoratori stranieri della Svizzera tedesca (Fremdarbeiteritalienisch, FAI)

→ Varietà parzialmente pidginizzata di italiano usata come lingua franca dai lavoratori

stranieri nella Svizzera tedesca (spagnoli, portoghesi, greci, slavi meridionali, turchi, etc.)

“Si parla poco tedesco?” (intervistatore italiano)

“Sì, solo con chefa [caposquadra]; con altri donne tutti parlare italiano; anche

portughese parlare italiano, spagnoli, tutti, tutti” (L1 serbo-croato)

→ riduzione delle desinenze di nomi e verbi, uso del singolare per il plurale, mancato

accordo: andare questi due uomi via, volere una bicchiera?, mio mamma, mio genitori

→ omissione di parole grammaticali, copula: tutti bastardo, io grande, grande istoria

→ presenza di termini (svizzeri) tedeschi adattati: diecisette anni a questa ferma [<

Firma, azienda], ma io sono cranista [< Kran 'gru'], mio marito non mangiare alla

cantina [< Kantine 'mensa']

(Berruto, G., 1991, Fremdarbeiteritalienisch: fenomeni di pidginizzazione dell'italiano nella Svizzera tedesca,

"Rivista di Linguistica", 3:2, pp. 333-367 )

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→ cfr. Italiano Semplificato d’Etiopia (ISE, varietà usata negli anni ’70 del ‘900 intorno

ad Addis Abeba e Asmara, utilizzato tra italiani/europei e nativi e parlanti lingue locali, e

anche tra parlanti lingue locali diverse)

uso di c’è con funzione di predicato di possesso:

FAI: albanesi non c’è una repubblica sua

ISE: iyo non ce [c’è] makkina

uso dell’infinito come forma indifferenziata del verbo (usi non perfettivi)

FAI: prima, io lavorare na-a ristorante

ISE: loro stare addis abeba

→ uso di una forma corrispondente al participio passato dell’italiano (−to) per

esprimere il passato perfettivo

→ strategie analoghe a quelle utilizzate nelle varietà iniziali di italiano come

seconda lingua

(Bernini, G., 2010, Italiano come Pidgin, in Simone, R. (a cura di), Enciclopedia dell’Italiano, Bari, Laterza)

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1.2 I creoli

“(...) si chiamano creole le varietà linguistiche che, pur avendo avuto la stessa origine del

pidgin, sono parlate come lingua materna da una comunità e hanno quindi la latitudine di

domini propria di una qualsiasi varietà linguistica”

(Cardona, G.R., 2009, Introduzione alla sociolinguistica, Torino, UTET)

Creolo/1: si sviluppa quando un pidgin diviene la lingua materna di una generazione,

ovvero quando il pidgin viene parlato anche in contesto familiare, ad esempio a seguito

dell’aumento di matrimoni misti (Creolo giamaicano).

→ “Un creolo ha un pidgin o un gergo (jargon) come antenato; è parlato come lingua

nativa da un’intera comunità di parlanti, spesso una comunità i cui antenati sono stati

ricollocati geograficamente, così che i legami con la loro lingua originale e con la loro

identità socioculturale sono stati in parte spezzati. Queste condizioni sociali erano spesso

il prodotto della schiavitù”

(Holm, John, 2004, An Introduction to Pidgins and Creoles, Cambridge, CUP; trad. mia)

→ creolo < fr. créole (criole) < port. bras. crioulo ‘schiavo africano nato nel Nuovo

Mondo’ > ‘europeo nato nel nuovo mondo’ > ‘lingua e cultura degli africani e degli

europei nati nel nuovo mondo’

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Es.: Tok Pisin (< talk pidgin; detto anche Melanesian Pidgin English), creolo a base inglese,

una delle tre lingue ufficiali della Papua Nuova Guinea (insieme ad inglese e hiri motu)

→ lingua più parlata del Pacifico meridionale; i parlanti di tok pisin, pijin (Isole Solomon)

e bislama (Vanuatu) si comprendono tra di loro

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→ 122.000 parlanti nativi, 4.000.000 di parlanti come seconda lingua; principale lingua

di comunicazione della Papua Nuova Guinea tra parlanti di lingue diverse (oltre 800!!),

comunemente usata nel commercio e in parlamento

‘I tre porcellini’ (Tripela liklik pik) (N.B.: i < ingl. he)

Bipo tru tripela liklik pik i stap. Ol i stap long bus tasol. Ol i no gat haus.

‘Molto tempo fa c'erano tre piccoli porcellini. Essi vivevano in un bosco. Non

avevano casa.’

(Grandi, N., 2008, Pidgin e creoli, in Banfi, E. & Grandi, N. Le lingue extraeuropee: Americhe, Australia e

lingue di contatto, Roma, Carocci)

‘Padre nostro’

Papa bilong mipela

Yu stap long heven

Nem bilong yu i mas i stap holi.

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→ alcune caratteristiche austronesiane (sostrato)

Es.: sistema dei pronomi personali

mi ‘io’

yumi ‘noi’

yumitupela ‘noi’ (duale; noi due) → comprendono l’interlocutore

yumitripela ‘noi’ (triale; noi tre) (plurale inclusivo)

mipela ‘noi tutti’

mitupela ‘noi’ (duale; noi due) → escludono l’interlocutore

mitripela ‘noi’ (triale; noi tre) (plurale esclusivo)

→ cfr. pronomi personali del figiano (famiglia austronesiana):

(Clark, R., 2009, Austronesian Languages, in Comrie, B. (ed.), The World’s Major Languages, London , Routledge)

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“Tutte e tre le varietà di Melanesian Pidgin English [Tok Pisin] traggono le loro origini

dalle piantagioni di canna da zucchero del Queensland, per le quali 100.000 lavoratori da

questi tre paesi [Papua Nuova Guinea, isole Solomon, Vanuatu] furono reclutati nel XIX

secolo. Uomini con lingue non reciprocamente intelligibili si ritrovarono a vivere e

lavorare insieme, così come a dover comunicare con gli amministratori anglofoni delle

piantagioni. Una forma di inglese pidgin serviva a tale scopo. Quando il commercio della

forza lavoro terminò nel 1905, la maggior parte dei lavoratori rientrò al proprio paese di

origine, portando con loro la conoscenza di questo Queensland Plantation Pidgin. In

questi paesi notevolmente plurilingue, il pidgin svolgeva l’utile funzione interna della

comunicazione attraverso i confini etnolinguistici. Le condizioni sociali dunque

contribuirono non solo alla ritenzione e alla diffusione del pidgin, ma anche alla sua

stabilizzazione e alla seguente creolizzazione”

(Romaine, S., 2006, Tok Pisin, in Brown, K. (ed.), Encyclopedia of Language and Linguistics (2nd edition),

Amsterdam, Elsevier; trad. mia)

→ tra i fattori sociali della stabilizzazione e creolizzazione del tok pisin, matrimoni misti

(interetnici) e nascita di ambienti urbani plurilingue

→ cfr. i pidgin parlati dagli schiavi africani nelle piantagioni del Nuovo Mondo, poi

creolizzati nelle generazioni nate nelle Americhe, che acquisiscono un pidgin come

lingua nativa / primaria

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→ “Ciclo di vita” dei pidgin:

(1) Pidgin gergale (lessico molto limitato, sintassi molto elementare, molta variazione)

(2) Pidgin stabile (compaiono regolarità grammaticali, espansione del lessico,

stabilizzazione della norma grammaticale; maggiore attenzione alla forma)

(3) Pidgin esteso (complessificazione della grammatica, crescita degli ambiti d’uso)

→ nessuno di questi stadi è necessario

(4) Creolizzazione (detta anche nativizzazione) → nascita di una lingua creola

(N.B.: questo ciclo non è da intendersi come ‘necessario’; moltissimi pidgin scompaiono

quando vengono meno le condizioni sociali e linguistiche che hanno portato alla loro nascita)

→ con l’estensione/creolizzazione, la complessità del sistema diventa quella di

qualunque lingua storico-naturale

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Es./1: morfologia del Jamaican Creole English

Suffisso derivazionale −iisha ‘persona’ (cfr. it. −one)

nyam ‘mangiare’ + −iisha = nyamiisha ‘mangione, goloso’

taak ‘parlare’ + −iisha = taakiisha ‘chiaccherone’

(Farquharson, J.T., 2007, Creole morphology revisited, in Ansaldo, U., Matthews, S. & Lim, L. (eds.),

Deconstructing Creole, Amsterdam-Philadelphia, John Benjamins)

Es./2: subordinazione in Ndyuka (creolo a base inglese, Suriname)

→ fa mi waka so, frase subordinata

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Creolo/2: lingua prodotta da contatti intensi tra diversi sistemi linguistici in particolari

contesti sociali e storici

→ “(...) le lingue cambiano perché i loro parlanti le cambiano”

→ Lingue di contatto come prodotto di ambienti multilingue, dove la trasmissione delle

lingue avviene in maniera ‘informale’ (non apprendimento normativo scolastico) e in cui

la lingua è un elemento nella costruzione di una nuova identità culturale

‘Poli’ dell’ecologia linguistica:

A B

Plurilinguismo Monolinguismo

Commistione di lingue ‘Purismo’ linguistico

Trasmissione informale Scolarizzazione

Notevole variazione Tendenze normative

Creatività Conformismo

(Ansaldo, U., 2009, Contact Languages. Ecology and Evolution in Asia. Cambridge, Cambridge University Press;

trad. mia)

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“(...) l’ecologia B, nella sua forma estrema, è il prodotto degli stati-nazione dell’Europa

occidentale degli ultimi duecendo anni e non si applica agli insediamenti umani

precedenti in generale (...) associare la normalità al monolinguismo è fuorviante; i

contesti monolingue sono storicamente e culturalmente molto marcati, perché

l’acquisizione monolingue, con insegnamento esplicito è un fenomeno recente che non

riguarda la maggioranza della popolazione mondiale come pratica linguistica. (...) in una

teoria linguistica realistica, il contatto linguistico e il cambiamento indotto dal contatto

sono onnipresenti, e le grammatiche miste sono il risultato normale dell’ecologia

linguistica che li definisce”

→ network intercomunitari, scambi (anche genetici) e confilitti tra gruppi umani sono

caratteristici di pressoché ogni forma di vita associata; il contatto linguistico, con la

possibilità di prestiti e interferenze, è la norma (e non l’eccezione) nelle società umane

→ la variazione (negli usi linguistici), la commistione di codici, la trasmissione informale

e la creatività linguistica (= usi innovativi del codice) sono tratti normali in molte società

contemporanee

(Ansaldo, U., 2009, Contact Languages. Ecology and Evolution in Asia. Cambridge, Cambridge University Press;

trad. mia)

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→ minore pressione normativa, input più ricco, più spazio alla creatività

(Ansaldo, U., 2009, Contact Languages. Ecology and Evolution in Asia. Cambridge, Cambridge University Press)

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Es.: Singlish (o Singapore Colloquial English); lingua mista con elementi sinitici/cinesi

(mandarino, hokkien, cantonese), malese/malay (austronesiani) e tamil (dravidici, india

meridionale)

Predicazione senza copula:

this your car? (vs. is this your car?

today weather very hot (vs. today’s weather is very hot)

→ cfr. cantonese che1 hou2 wu4jou4 lett. ‘macchina molto sporca’

malay buku itu baru lett. ‘libro questo nuovo’

→ l’assenza di copula non è una semplificazione dell’inglese, ma la selezione di una

caratteristica di due importanti lingue presenti nell’ecologia in cui si è sviluppato il Singlish

→ i parlanti lingue cinesi erano (e sono) in maggioranza; le lingue cinesi e il malay sono

congruenti per questa (ed altre) caratteristiche, e quindi questo modello è più frequente e

viene selezionato nella ‘ristrutturazione’ del sistema

(Ansaldo, U., 2011, The Asian typology of English: theoretical and methodological considerations, in Lim, L. &

Gisborne, N. (eds.), The Typology of Asian Englishes, Amsterdam-Philadelphia, John Benjamins)

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Pubblicità dello Speak Good English Movement

(goodenglish.org.sg), campagna del governo di Singapore

‘contro’ il Singlish

S.: Now what time?

I.: What is the time?

→ entrambe le varietà, inglese normativo e Singlish, sono disponibili per buona parte

della popolazione di Singapore; il parlante può scegliere

→ Singlish come elemento fondante dell’identità dei singaporesi

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Es./2: Baba Malay; lingua di contatto a base malese/malay, con forti influssi cinesi

(soprattutto hokkien), caratteristica dei peranakan della Malesia (Malacca, Singapore)

→ Peranakan (o baba(-nyonya), o straits Chinese):

discendenti degli immigranti dalla Cina meridionale

(tipicamente, di lingua hokkien o teochew) e di

donne malesi (di lingua malese)

→ identità culturale mista: cucina con forte influsso

malese, utilizzo di abiti malesi/indonesiani (sarong,

kebaya) per le nyonya (donne peranakan), ma

conservazione di costumi e riti cinesi (es. nel

matrimonio, nella vita religiosa)

→ nessuna forma di oppressione: i peranakan erano

una minoranza di benestante e privilegiata,

impegnata tipicamente nel commercio, e

consideravano Malacca o Singapore la loro casa

(Ansaldo, U., Lim, L. & Mufwene, S.S., 2007, The sociolinguistic

history of the Peranakans. What it tells us about ‘creolization’, in

Ansaldo, U., Matthews, S. & Lim, L. (eds.), Deconstructing Creole,

Amsterdam-Philadelphia, John Benjamins)

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→ cfr. lo sviluppo tipico di pidgin e creoli:

“I pidgin più noti si svilupparono nelle colonie commerciali europee dell’Africa e della

regione del Pacifico (attorno ai trade forts e lungo le rotte commerciali), prima che queste

furono acquisite politicamente e espanse in colonie di sfruttamento nella seconda metà

del diciannovesimo secolo. Erano basati sui vernacolari non-standard parlati dai

commercianti europei, a cui le controparti non-europee erano esposte durante i contatti

commerciali occasionali.”

“(...) i creoli si sono sviluppati nelle colonie d’insediamento [settlement colonies],

caratterizzate da contatti tra schiavi e colonizzatori europei che erano inizialmente

regolari e intimi. (...) Le popolazioni creole (...) avevano pieno accesso alle lingue

europee, nelle loro varietà coloniali (...). È stata in effetti la successiva approssimazione

dei loro vernacolari coloniali da parte degli schiavi delle piantagioni che produsse i

creoli (...). Questo processo fu intensificato dalla decrescita della sproporzione di parlanti

nativi fluenti (...) e parlanti non pienamente competenti (...). I creoli si sono sviluppati in

un periodo nel quale le popolazioni erano separate per razza e crescevano più per

importazione di nuova manodopera che per nascita”

(Mufwene, S., 2001, The Ecology of Language Evolution, Cambridge, Cambridge University Press; trad. mia)

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Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2012 / 2013 – [email protected]

27

→ nella creazione del Baba Malay, invece:

nessuno spostamento forzato e/o traumatico della popolazione

relazioni di potere (socio-economico) non a svantaggio dei peranakan

evoluzione della lingua non caratterizzata da semplificazione (del malese)

nessuna ‘rottura’ nella trasmissione della lingua ‘lessificatrice’ (il malese); i

peranakan sono comunque stati immersi in un ambiente linguistico dove il malese

era ben presente (spesso all’interno della famiglia/casa), con diffuso plurilinguismo

individuale e societario

→ Baba Malay come elemento essenziale dell’identità peranakan, parte di un sistema di

usi e costumi che caratterizzano la comunità

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Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2012 / 2013 – [email protected]

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Pidgin e creoli nel mondo

(Holm, John, 2004, An Introduction to Pidgins and Creoles, Cambridge, CUP)