14.00 lettera 385 al nome di gesù cristo crocifisso e di maria dolce
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- Lettera 385
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- Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce
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- Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges. Io Catarina, schiava dei servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi giusto e buon rettore, a ci che si compia in voi l'onore di Dio e il desiderio vostro, il quale so che Dio vi ha dato buono, per la sua misericordia.
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- Ma non vedo il modo che noi potessimo ben reggere altrui, se prima non reggiamo noi medesimi. Quando l'anima regge s, regge altrui con quel medesimo modo: perch ama il prossimo suo con quell'amore che ama s medesimo.
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- In che modo regge s medesimo colui che teme Dio? E con che giustizia? Il modo suo questo. Che con lume di ragione egli ordina le tre potenze dell'anima, e con quell'ordine regola tutta la vita sua spiritualmente e corporalmente, in ogni luogo, stato e tempo che egli , giustamente.
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- E perch egli ha conosciuto che Dio deve essere amato dalle sue creature con tutto il cuore, con tutto l'affetto e con tutte le forze nostre; poi sale sopra la sedia della coscienza per tenervi ragione, quando vede che la sensualit volesse guastare questo dolce e glorioso ordine.
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- E se per illusione del dimonio o per la propria fragilit fosse guasta o impedita la perfezione che d questo santo ordine, egli ne fa giustizia; come illuminato, che a ciascuno d il debito suo.
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- Onde, se la sensualit getta il colpo mortale, morte ne riceve; tagliando il capo alla propria perversa volont col coltello dell'odio del vizio, e coll'amore della virt. Poi la giustizia, secondo la gravezza della colpa, disciplina il disordinato affetto dell'anima, facendogli pagare quella condanna che gli posta per la divina giustizia.
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- Che condanna questa, e per che modo data? Lo dico. Che l'appetito sensitivo, il quale cerca lo stato, le dignit e le ricchezze del mondo, la ragione giusto vuole che egli desideri e abbracci la vergogna, spregi la dignit, e cerchi la vilt; vuole, ch'egli abbandoni la ricchezza volontariamente, e si sposi alla povert; si fidi di Dio, e non di s n degli stati del mondo, i quali non hanno fermezza n stabilit veruna.
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- E se questo perverso appetito cerca la puzza dell'immundizia, la giustizia l'ha obbligato, e lo costringe a cercare e dilettarsi della purit. Se vuole superbia, gli d umilt, e per la infedelt la fede, per l'avarizia la larghezza della carit; per l'odio e dispiacere del prossimo, la benevolenza; allimprudente, la prudenza.
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- E cos tutte le virt sono quei bandi e condanne, che il giudice in su la sedia della coscienza giudica che si diano all'affetto dell'anima per punire l'appetito sensitivo, e per distruggere l'affetto del vizio, decapitando la propria volont, come detto .
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- Or cos tiene ragione all'anima, rendendole il debito della virt. E lha posta in signoria come donna e la sensualit tiene come serva. Per questo modo rende il debito dell'onore a Dio, e la dilezione della carit al prossimo.
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- Il luogo dove deve stare, la casa del conoscimento di s, e della bont di Dio in s; misurando con quella misura altrui, con la quale vuole essere misurato egli; lavando spesso la faccia dell'anima d'ogni macula di peccato nel sangue di Cristo col mezzo della pura e santa confessione;
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- nutrendola del cibo degli angeli, cio del sacramento dolce del corpo e del sangue di Ges Cristo, tutto Dio e tutto uomo, il quale ogni fedele cristiano tenuto di prendere almeno una volta l'anno. Chi lo vuole pi, pi lo pigli; ma non meno: e per nessuna cosa lo debba l'uomo lasciare, n giusto, n peccatore.
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- Perch, se il peccatore non disposto, egli si deve disporre; se egli giusto, per umilt non deve lasciare, dicendo: Io non son degno di tanto mistero. Quando io me ne sentir pi degno, io mi comunicher. Non deve fare cos; ma deve pensare, che mai per sue giustizie non ne sarebbe degno.
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- E quando se ne facesse degno, allora sarebbe indegno, ammantellerebbe la superbia col mantello dell'umilt. Ma Dio degno di far noi degni; e per nella dignit sua lo dobbiamo ricevere. E ce lo conviene ricevere in due modi, cio attualmente e mentalmente; cio col santo vero e affocato desiderio; e questo desiderio non vuole essere solamente nell'atto della comunione, ma in ogni tempo e in ogni luogo, s come cibo che si prende per dar vita di grazia all'anima.
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- Tutto questo, che la santa giustizia detta, procede dall'ordine che con giusta ragione dide ed osserv nelle tre potenze dell'anima sua. Poich l'ha in s, l'amministra al prossimo suo coll'orazione, e con la parola e con la buona e santa vita. E se egli uomo che abbia a reggere, s come egli osservatore della legge in s, cos vuole che sia osservata per i sudditi; e acciocch l'osservi con zelo di giustizia, punisce quelli che trapassano.
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- Onde, siccome egli ha punita in s la propria sensualit, che ribellava alla legge divina; cos, avendo a reggere i corpi dei sudditi, li vuole punire quando non osservano la legge civile, e gli altri statuti, e ordinazioni buone, fatte per quelli che hanno avuto a reggere e governare. E secondo che vuole l'ordine della giustizia, cos d poco e assai, secondo che chiede la ragione.
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- Questa giustizia non vuole essere contaminata n diminuita per timore di pena n di morte corporale, non per minacce n per lusinghe, non per piacere delle creature, o per sostanza temporale: n rivendere l'onore, n le carni degli uomini per denari; siccome fanno quelli che ingiustamente vivono senza verun ordine o lume di ragione.
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- Ma il giusto per veruna cosa la lascia; anco, giusto il suo potere l'osserva, cercando, in ci che egli ha a fare, l'onore di Dio, la salute dell'anima sua, e il Bene universale d'ogni persona; consigliando schiettamente e mostrando la verit, quanto gli possibile. Cos deve fare, a voler mantenere s e la citt in pace, e conservare la santa giustizia. Ch solo per la giustizia, la quale mancata, sono venuti e vengono tanti mali.
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- E per io, con desiderio di vederla in voi e mantenerla nella citt nostra, reggerla e governarla con ordine, dissi che io desideravo di vedervi giusto e vero governatore: la qual giustizia se prima non si comincia da s stesso, come detto , gi mai nel prossimo non la potrebbe osservare in veruno stato che fosse.
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- Adunque v'invito e voglio che con ogni sollecitudine ordiniate sempre voi medesimo, come detto , acci che facciate compitamente quello perch la divina bont ora vi ha posto. Ponetevi sempre Dio dinanzi agli occhi vostri, in tutte le cose che avete a fare, con vera umilt, acci che Dio sia gloriato in voi.
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- Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
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