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14/2012
Note e Studi
Le assemblee delle società quotate: il d.lgs. n. 27 del 27 gennaio 2010, le prime esperienze applicative nel 2011 e il decreto correttivo
del 2012 (d.lgs. n. 91 del 18 giugno 2012)
Valentina Allotti – Paola Spatola
Le assemblee delle società quotate 14/2012
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Indice
Introduzione p. 3
1. Il campione esaminato p.10
2. L’ambito di applicazione della disciplina p.13
3. La convocazione unica p.16
4. L’informativa preassembleare p.19
5. L’integrazione dell’ordine del giorno p.25
6. Il diritto di porre domande prima dell’assemblea p.31
7. Il voto a distanza p.42
8. Il voto per delega p.45
9. Il rappresentante designato p.50
10. La sollecitazione delle deleghe p.58
11. I proxy advisors p.61
12. L’identificazione degli azionisti p.66
13. La maggiorazione dei dividendi p.69
Conclusioni p.72
Allegato 1 – Questionario sullo svolgimento delle assemblee
Allegato 2 – La disciplina dell’integrazione dell’ordine del giorno, del
diritto di porre domande e dell’identificazione degli azionisti in alcuni
paesi europei
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Introduzione*
La disciplina dell’assemblea delle società quotate è stata modificata dal d.lgs. n.
27/2010 (di seguito il “Decreto”) 1 di attuazione della direttiva 2007/36/CE2.
Il Decreto ha inciso profondamente sull’organizzazione e sul funzionamento delle
assemblee delle società quotate, ha introdotto nuovi diritti degli azionisti e ha più in
generale rafforzato le loro prerogative, nell’ottica di valorizzazione dell’assemblea
come momento di confronto con il management delle società.
Presupposto di tale rinvigorito ruolo dell’assemblea è la trasparenza di tutti i documenti
preassembleari (ma anche post-assembleari), messi a disposizione anche sul sito
internet delle società. Il sito internet consente agli azionisti di accedere direttamente
alle informazioni sull’emittente e di interagire più agevolmente con la società per
l’esercizio dei propri diritti (per esempio scaricando dal sito i moduli per la delega) e
superando così i problemi derivanti dall’esistenza di una catena di intermediazione.
Oltre al diritto di integrazione dell’ordine del giorno, già riconosciuto nel nostro
ordinamento dalla legge sul risparmio (legge 28 dicembre 2005, n. 262) e che
consente alle minoranze qualificate di intervenire sull’agenda dei lavori assembleari, è
stato codificato il diritto di porre domande prima dell’assemblea e il correlato obbligo di
fornire risposta da parte delle società. L’eventuale messa a disposizione delle
domande e risposte nel sito internet della società esime la stessa dal fornire risposta
durante l’assemblea. Ancora una volta, dunque, il sito internet delle società costituisce
un mezzo privilegiato di comunicazione con gli investitori.
*Si ringraziano Chiara Bulgarini e Mateja Milic per la preziosa collaborazione. 1 La nuova disciplina è stata commentata da Assonime in 2 circolari: la n. 11/2010 “Prime considerazioni sulla trasposizione della direttiva europea sui diritti degli azionisti: gli effetti sugli statuti delle società quotate e i nuovi termini per le assemblee” e la n. 14/2011 “La nuova disciplina sul funzionamento dell’assemblea delle società quotate”. 2 Il 12 dicembre 2012 la Commissione europea ha pubblicato il Piano d’Azione in materia di diritto societario e di corporate governance nel quale delinea le iniziative che intende intraprendere per modernizzare il quadro giuridico in cui operano le imprese. Tra le varie iniziative che la Commissione intende adottare vi è la possibile modifica della direttiva sui diritti degli azionisti per: i) consentire l’identificazione degli azionisti da parte delle società a livello europeo; ii) rafforzare il controllo degli azionisti sulla remunerazione degli amministratori; iii) rafforzare il controllo degli azionisti sulle operazioni con parti correlate; iv) introdurre regole sulla trasparenza dell’attività dei proxy advisors e sui conflitti di interessi.
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Le modalità di partecipazione all’assemblea sono state oggetto di semplificazione:
l’introduzione della record date, infatti, consente di partecipare e votare a chi è socio 7
giorni di mercato aperto precedenti l’assemblea. Tale meccanismo, basato su una
comunicazione inviata dall’intermediario all’emittente, è quindi compatibile con
l’alienazione delle azioni successivamente alla data indicata e non rende necessario il
blocco dei titoli, così inviso agli investitori, soprattutto esteri ed istituzionali. Le vicende
traslative del titolo, infatti, sono irrilevanti ai fini della legittimazione all’intervento e al
voto in assemblea.
Come dimostrato da alcuni studi effettuati3, il meccanismo della record date ha
incentivato la presenza degli investitori alle assemblee societarie del 2011.
La semplificazione non ha riguardato solo le procedure per la partecipazione fisica alle
assemblee ma anche la possibilità di votare a distanza. Il Decreto, infatti, ha rimesso
agli statuti la possibilità di prevedere il voto elettronico o per corrispondenza e la
partecipazione in assemblea mediante mezzi elettronici. In questo modo potrebbe
essere incentivato il voto degli azionisti non residenti, qualora interessati, favorendo
così, in linea con le istanze della direttiva, l’interazione delle società con il proprio
azionariato cross-border.
Semplificazioni sono state apportate anche alle deleghe di voto: i limiti al numero delle
deleghe sono stati aboliti ed è stata prevista una compiuta disciplina sui conflitti di
interessi in luogo del divieto di delega a membri del Consiglio di amministrazione,
3 Si vedano, per esempio, F. Bianconi e S. Bruno, Evoluzione degli assetti proprietari e attivismo delle minoranze, presentazione al Seminario organizzato da Georgeson, 25 maggio 2012 e la presentazione di M. Bianchi; dalle presentazioni emerge un significativo aumento dei partecipanti, soprattutto istituzionali, alle assemblee del 2011 e 2012 rispetto agli anni passati; si veda anche S. Bruno, Il ruolo dell’assemblea di SPA nella corporate governance, Padova, 2012; L. Enriques, La corporate governance delle società quotate italiane: sfide e opportunità, intervento presso il Dipartimento di economia dell’Università di Trento, 3 novembre 2011. L’Autore afferma che la partecipazione media degli azionisti nel 2011 è aumentata, passando dal 50% al 61% nelle società FTSE/MIB e che il fenomeno ha riguardato soprattutto gli investitori istituzionali (p. 10). Dalla Relazione per l’anno 2011 della Consob risulta anche superiore la quota degli investitori istituzionali esteri nel capitale delle società italiane rispetto a quello degli investitori domestici (cfr. p. 98). Per alcuni dati relativi alla partecipazione alle assemblee delle società italiane quotate, si veda da ultimo Consob, Rapporto 2012 sulla corporategovernance delle società quotate italiane, 1 dicembre 2012. Il maggiore attivismo sembra anche collegato a una minore concentrazione delle assemblee nel periodo; la percentuale di assemblee nell’ultima settimana di aprile si è ridotta, dal 2009 al 2001, dal 60% al 40% (così M. Bianchi, cit.). Proprio il fine di evitare la concentrazione delle assemblee aveva mosso il legislatore che, nel recepire la direttiva sui diritti degli azionisti, aveva modificato l’art. 154-ter Tuf ove aveva previsto l’obbligo di pubblicazione, entro 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio sociale, del “progetto di bilancio” in luogo della pubblicazione del “bilancio d’esercizio” previsto in precedenza in sede di recepimento della direttiva Transparency. La previgente formulazione aveva obbligato le società a concentrare le assemblee in un unico periodo poiché non era più possibile avvalersi della facoltà di prevedere in statuto la convocazione dell’assemblea annuale entro 180 giorni dalla chiusura dell’esercizio sociale (ex art. 2364 c.c.) né andare in seconda convocazione oltre i 120 giorni (si veda la circolare Assonime n. 11/2010, cit).
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precedentemente previsto. La semplificazione ha interessato anche la disciplina sulla
sollecitazione delle deleghe.
Il Decreto, inoltre, sempre nell’ottica di agevolare il voto degli azionisti, ha introdotto la
facoltà per le società di nominare un rappresentante al quale i soci possono conferire
le deleghe di voto; lo strumento, non previsto dalla direttiva, ma introdotto dal Decreto,
è rivolto soprattutto alla clientela retail.
Il riconoscimento della facoltà di identificare l’azionariato, previsto per le società e per
gli azionisti in possesso di una partecipazione qualificata4, mira a instaurare un dialogo
più proficuo e attivo tra la società e i suoi investitori che potranno per esempio essere
destinatari di iniziative ad hoc e personalizzate.
Il riconoscimento della facoltà di maggiorazione del dividendo per chi detenga le azioni
per un periodo continuativo di tempo indicato nello statuto è volto invece a incentivare
l’investimento di lungo periodo e va nella direzione, auspicata dalla Commissione
europea nel Green Paper sulla corporate governance delle società quotate5, di
contrastare l’eccessivo short-termism che contraddistingue attualmente il mercato dei
capitali. Il riconoscimento di un premio all’azionariato fedele, mutuato da altri
ordinamenti6, non si traduce, necessariamente7, in una minor partecipazione o in una
meno intensa partecipazione alla vita della società; la fidelizzazione dell’azionariato,
obiettivo della disposizione in commento, non significa che ai soci, soddisfatti
dell’eventuale maggiorazione, sia precluso l’esercizio di tutto quel fascio di diritti,
4 L’art. 83-duodecies, comma 3 Tuf stabilisce quale condizione per la legittimazione da parte dei soci alla richiesta di identificazione degli azionisti la detenzione della “metà” della quota di partecipazione prevista dalla Consob per la presentazione delle liste per la nomina degli organi di amministrazione; con il decreto correttivo la previsione è stata modificata ed è stato precisato che deve sussistere “almeno” la metà della quota di partecipazione sopracitata. 5 Green Paper, The EU corporate governance framework, COM(2011)164 final. http://ec.europa.eu/internal_market/company/docs/modern/com2011-164_it.pdf#page=2 6 Si veda, per una panoramica europea sulla maggiorazione del dividendo e istituti analoghi, N. De Luca, Premi di fedeltà ed eguaglianza tra azionisti: riflessioni sull’art. 127-quater Tuf, in “Rivista di diritto societario”, n. 1/2012. In Francia, il Codice di commercio stabilisce la possibilità per tutte le società, anche non quotate, di prevedere in statuto la maggiorazione del dividendo, nel limite del 10% del dividendo ordinario a beneficio degli azionisti che detengano azioni nominative da almeno 2 anni. Per le società quotate è previsto che la percentuale della maggiorazione non ecceda lo 0.5% del capitale sociale. In Spagna agli azionisti le società possono riconoscere un beneficio monetario a chi partecipi alle assemblee. In Germania è possibile erogare dividendi addizionali in forma di premi, se lo prevede lo statuto e lo deliberi l’assemblea. 7 Come sostengono invece M. Stella Richer, Prime considerazioni sul dividendo maggiorato, in “Rivista Bancaria” n. 5/6 2010, p. 59 e, I troppi problemi del dividendo maggiorato, in “Rivista di diritto commerciale”, n. 1/2011, p. 89 e R. Cugnasco, La maggiorazione del dividendo nelle società quotate, in ”Rivista del diritto commerciale”, n. 4/2011. Tra le “condizioni ulteriori” da prevedere in statuto, l’emittente potrebbe stabilire, per esempio, di assegnare la maggiorazione del dividendo a chi partecipi all’assemblea, così costituendo un incentivo a una maggiore partecipazione alla vita sociale. Così G.A. Rescio, Clausole di maggiorazione del dividendo nell’evoluzione del sistema delle società azionarie, in La struttura finanziaria e i bilanci delle società di capitali, Studi in onore di Giovanni E. Colombo, Torino, pp. 278-295.
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individuali o collettivi, che vengono sanciti dal Decreto, quali il diritto di porre domande,
di integrare l’ordine del giorno. La maggiorazione del dividendo non rende
necessariamente apatici, rispetto alla vita societaria, gli azionisti beneficiari che
comunque possono esprimere la loro voice con gli strumenti garantiti loro dal Decreto8.
Per effetto del Decreto, e nel solco già tracciato dalla riforma del diritto societario, è
stato pertanto ulteriormente delineato lo statuto delle società quotate rispetto alle
società chiuse. Tale statuto “speciale” è da intendersi sia come un insieme di
prerogative peculiari riconosciute agli azionisti volte a incentivarne l’attivismo e il
coinvolgimento nella governance delle società, sia anche come istituti e facoltà speciali
riconosciuti alle società medesime e non previsti espressamente per le società chiuse.
Tali istituti e facoltà vengono perlopiù disciplinati nelle leggi speciali.
Nel novembre 2011, Assonime ha promosso un’indagine sull’applicazione, da parte
delle società quotate sue associate, della nuova disciplina sui diritti degli azionisti
introdotta dal Decreto.
Scopo dell’indagine è stato quello di analizzare in che modo le società abbiano dato
concretamente attuazione alle nuove disposizioni nella prima campagna assembleare
utile del 20119, verificare se e in che modo le società abbiano esercitato le diverse
facoltà previste dal Decreto, se gli strumenti di voice introdotti dal Decreto siano stati
effettivamente utilizzati dai soci, valutare se vi siano stati problemi di interpretazione
della normativa e considerare, infine, l’opportunità di interventi correttivi. La legge
comunitaria 200810 delegava infatti il Governo ad adottare disposizioni integrative e
correttive del d. lgs. n. 27/2010 entro 24 mesi dalla sua entrata in vigore e l’occasione
del decreto correttivo poteva pertanto essere colta per porre in evidenza le
problematiche emerse e proporre eventuali soluzioni.
Il banco di prova è stato quello delle assemblee del 2011 tenuto conto del fatto che,
come si è detto, il Decreto è entrato in vigore il 20 marzo 2010 ma le disposizioni sul
procedimento assembleare hanno trovato applicazione a decorrere dalle assemblee il
cui avviso di convocazione è stato pubblicato dopo il 31 ottobre 2010 e, pertanto, solo
nella stagione assembleare del 201111.
8 Come rammentato dalla Relazione che afferma che l’incentivazione all’investimento nel lungo periodo costituisce un presupposto per un maggiore coinvolgimento all’esercizio dei diritti sociali (si veda p. 9 della Relazione al decreto). 9 L’art. 7 del Decreto prevedeva infatti che le norme dello stesso attinenti al procedimento assembleare trovassero applicazione alle assemblee il cui avviso di convocazione fosse pubblicato dopo il 31 ottobre 2010. 10 Si veda l’art. 1, comma 5 della legge 7 luglio 2009, n. 88. 11 Per l’entrata in vigore delle disposizioni regolamentari si veda la circolare Assonime n. 14/2011, cit..
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L’indagine è stata effettuata tramite l’elaborazione di un questionario in formato
elettronico articolato in 14 paragrafi sui seguenti temi: i) l’ambito di applicazione della
nuova disciplina; ii) la convocazione unica; iii) l’informativa preassembleare; iv)
l’integrazione dell’ordine del giorno e la presentazione di nuove proposte; v) il diritto di
porre domande sulle materie all’ordine del giorno prima dell’assemblea; vi) il voto per
delega; vii) il rappresentante designato; viii) il voto elettronico e per corrispondenza e la
partecipazione in assemblea con mezzi elettronici; ix) la sollecitazione delle deleghe di
voto; x) l’attività dei proxy advisors; xi) l’identificazione degli azionisti; xii) la
maggiorazione dei dividendi; xiii) le altre modifiche statutarie; xiv) il regolamento
assembleare.
Anticipando i contenuti di quanto emerso dall’esame dei questionari, è possibile
individuare le principali questioni derivanti dall’applicazione della nuova disciplina. Esse
riguardano: i) le modalità di pubblicazione della documentazione assembleare; ii) la
regolamentazione del diritto di porre domande prima dell’assemblea; iii) la figura del
rappresentate designato; iv) le facoltà di identificazione degli azionisti e di
maggiorazione del dividendo.
Parte di queste problematiche sono state affrontate (e alcune risolte) dal decreto
correttivo (d.lgs. n. 91 del 18 giugno 2012), la cui adozione è stata preceduta da una
consultazione pubblica avviata dal Ministero dell’Economia nel febbraio 201212.
Con riferimento alla pubblicazione dei documenti assembleari, uno dei principali
problemi è stato quello dei costi. Secondo quanto prescritto dalla normativa, l’avviso di
convocazione deve essere pubblicato sul sito internet della società, nonché con le altre
modalità previste dal regolamento emanato ai sensi dell’art. 113-ter, comma 3 Tuf,
inclusa la pubblicazione a mezzo stampa. Le società hanno sostenuto costi variabili
che dipendono anche dal numero di avvisi pubblicati a seconda del numero di
assemblee da convocare (ordinarie, straordinarie, degli obbligazionisti, di risparmio,
ecc). A tale riguardo, il decreto correttivo ha opportunamente consentito la
pubblicazione dell’avviso per estratto sul quotidiano13, anche alla luce del fatto che
12Si veda lo schema di decreto in consultazione e la risposta alla consultazione di Assonime (Interventi e consultazioni n. 2/2012). Il decreto è stato approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri il 16 marzo 2012 e trasmesso al Parlamento per i pareri delle competenti commissioni parlamentari. L’approvazione definitiva del decreto da parte del Consiglio dei ministri è avvenuta il 15 giugno 2012 e il decreto è stato pubblicato in G.U. n. 152 del 2 luglio 2012. Il decreto è accompagnato da una relazione. Successivamente alla pubblicazione in G.U. del decreto correttivo, è stato pubblicato un avviso di rettifica che ha riguardato l’art. 83-terdecies (pagamento dei dividendi) e l’art. 127-ter (diritto di porre domande prima dell’assemblea). L’avviso è stato pubblicato in G.U. n. 155 del 5 luglio 2012. 13 La modifica è stata apportata all’art. 125-bis Tuf e si applica alle assemblee il cui avviso di convocazione è pubblicato dopo il 1° gennaio 2013, come previsto dall’art. 5 del decreto correttivo.
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sono aumentate le quantità di informazioni da inserire nell’avviso di convocazione per
effetto del recepimento della direttiva.
Quanto al diritto di porre domande è emerso che la maggior parte delle società ha
previsto, nell’avviso di convocazione e per una migliore organizzazione dell’evento
assembleare, un termine entro il quale ricevere le domande (cd. cut-off date). A tale
riguardo il decreto correttivo ha codificato la prassi delle società consentendo
espressamente l’indicazione, nell’avviso di convocazione, di una data di cut-off14. Il
problema del numero delle domande pervenute o la non pertinenza delle stesse
all’ordine del giorno fa sorgere invece la questione della opportunità dell’adozione di un
regolamento assembleare che regoli l’ordinato svolgimento delle assemblee15.
Dall’analisi del questionario è inoltre emerso che buona parte delle società ha
nominato un rappresentante designato, sovente esterno alla società medesima, ma
che tale soggetto è stato scarsamente utilizzato dai soci. In sede di consultazione sul
decreto correttivo, il Ministero aveva vietato alle società di attribuire al consiglio
d’amministrazione la facoltà di nomina del rappresentante designato, in
controtendenza con la prassi seguita dalle società. La scelta era stata criticata da
Assonime in quanto non lasciava alle società quel margine di flessibilità che appariva
necessario essendo la scelta sulla nomina influenzata da diversi fattori, quali ad
esempio la tipologia di assemblea (annuale di approvazione del bilancio, altre
assemblee ordinarie, ecc). Nella versione definitiva del decreto, alla luce dei rilievi delle
competenti commissioni parlamentari16, il divieto di delega al consiglio
d’amministrazione è stato rimosso.
I risultati del questionario hanno evidenziato che poche società hanno previsto in
statuto la facoltà di identificazione dell’azionariato e nessuna ha introdotto la clausola
sulla maggiorazione del dividendo. Le motivazioni vanno ricercate, per quanto
concerne la shareholder identification, nei limiti posti dalla normativa (si pensi al diritto
alla riservatezza che non consente una compiuta identificazione dell’azionariato,
nell’assenza di una norma cogente a livello comunitario e nell’incertezza sui costi) e,
per la maggiorazione del dividendo, sia nelle difficoltà operative per riconoscere gli
azionisti beneficiari del dividendo maggiorato, sia nelle problematiche di ordine
14 In sede di consultazione il Ministero aveva proposto di rimettere la scelta della data di cut-off allo statuto, mentre nella versione definitiva del decreto è stata recepita la prassi di prevedere tale data nell’avviso di convocazione dell’assemblea. 15 A tale proposito si rammenta che l’edizione del 2011 del Codice di autodisciplina prevede che il regolamento assembleare eventualmente adottato precisi, tra l’altro, la durata massima dei singoli interventi, le modalità di risposta alle domande pervenute prima dell’assemblea, nonché i termini entro i quali devono pervenire tali domande (si veda il commento all’art. 9). 16 Le Commissioni del Senato (Commissioni riunite II e VI) hanno suggerito l’eliminazione del divieto in ragione della scarsa utilizzazione dell’istituto e per garantire flessibilità normativa.
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giuridico dovute alla facoltà di recesso che fa sorgere l’eventuale previsione in statuto
della clausola. Il decreto correttivo non ha previsto misure significative in materia di
shareholder identification ma è intervenuto per migliorare la formulazione della norma
sul dividendo maggiorato.
Tra le altre novità del decreto correttivo segnaliamo: i) il chiarimento sull’applicabilità
delle disposizioni alle assemblee degli obbligazionisti e alle assemblee speciali; ii) la
precisazione che il termine di quaranta giorni per la pubblicazione dell’avviso di
convocazione riguarda solo le assemblee chiamate a rinnovare, con voto di lista, gli
organi sociali; iii) la precisazione che il termine per la convocazione decorre dalla
pubblicazione dell’avviso sul sito internet della società; iv) l’abrogazione delle
disposizioni che estendono parte della disciplina agli emittenti azioni diffuse tra il
pubblico in misura rilevante; v) l’estensione della disciplina dell’integrazione dell’ordine
del giorno anche alla presentazione di ulteriori proposte di delibera; vi) l’estensione di
alcune disposizioni del Decreto alle società cooperative quotate che in precedenza
erano state escluse dal campo di applicazione; vii) la convocazione unica come
modalità di default, salvo diversa previsione statutaria17; viii) alcune modifiche e
precisazioni sulla disciplina delle relazioni finanziarie annuali; in particolare, oltre ad
alcune modifiche per tener conto dei diversi modelli di amministrazione e controllo, è
venuto meno l’obbligo di pubblicazione contestuale della relazione di revisione con la
relazione finanziaria annuale.
Il decreto correttivo è entrato in vigore il 17 luglio 2012 e ha previsto una disciplina
transitoria per alcune disposizioni. Si tratta in particolare: i) delle modifiche agli articoli
2366, 2369, 2376 e 2415 del codice civile, e cioè quelle che assimilano il regime delle
società cooperative a quello delle società per azioni quotate in materia di convocazione
dell’assemblea, quelle in tema di convocazione unica e quelle che assoggettano le
assemblee speciali degli strumenti finanziari ammessi al sistema di gestione accentrata
alla disciplina della legittimazione all’intervento e al voto dell’assemblea degli azionisti;
ii) delle modifiche all’articolo 83-sexies in materia di record date; iii) dell’abrogazione
del comma 2-ter dell’art. 116 che aveva esteso agli emittenti azioni diffuse tra il
17 Nella versione del decreto approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri, erano inoltre state aggiunte alcune previsioni in tema di aumento di capitale; con la prima previsione si proponeva di rimuovere il quorum deliberativo rafforzato di cui all’art. 2441, comma 5 (conseguentemente era stato modificato l’art. 2443, comma 2). La ratio della modifica, come si legge nella Relazione al decreto, era quella di eliminare un onere particolarmente gravoso, che rende difficile per le società deliberare un aumento di capitale, e non in linea con la seconda direttiva. Con la seconda previsione, contenuta all’art. 2447, si proponeva di consentire la deliberazione di aumenti di capitale senza ridurre il capitale precedente. Entrambe le previsioni non sono presenti nel testo finale del decreto, alla luce dei rilievi mossi dalle competenti commissioni parlamentari circa la mancanza di criteri di delega. Si rammenta però che i quorum deliberativi rafforzati previsti dagli artt. 2441 e 2443 sono stati abrogati dal d.lgs. 11 ottobre 2012, n. 184 che, nel recepire la direttiva sul prospetto, ha apportato alcune modifiche al Codice Civile e al Tuf. Il decreto, pubblicato in G.U. n. 253 del 29 ottobre 2012, è entrato in vigore il 13 novembre.
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pubblico in misura rilevante alcune previsioni; iv) delle modifiche all’art. 125-bis relative
alla pubblicazione dell’avviso di convocazione dell’assemblea; v) delle modifiche
riguardanti il regime delle società cooperative, di cui agli artt. 135 e seguenti. Queste
disposizioni si applicheranno alle assemblee il cui avviso di convocazione sia
pubblicato successivamente al 1° gennaio 201318.
Nel Note Studi, dopo una breve descrizione del campione esaminato, saranno illustrate
le domande poste dal questionario e le risposte ricevute, e saranno analizzate le
diverse problematiche poste dalla nuova disciplina, anche alla luce delle modifiche del
decreto correttivo. In allegato al Note Studi vi è una rassegna sulla disciplina del diritto
di porre domande, di integrazione dell’ordine del giorno e della shareholder
identification in alcuni paesi europei (Germania, Francia e Regno Unito).
18 Il decreto correttivo stabilisce inoltre un termine di sei mesi dalla sua entrata in vigore per l’emanazione dei regolamenti e delle disposizioni di attuazione. Si rammenta in proposito che Consob e Banca d’Italia, il 10 agosto 2012, hanno pubblicato in consultazione le modifiche al Provvedimento congiunto in materia di post-trading per recepire le novità contenute nel decreto correttivo. Assonime ha risposto alla consultazione (si veda “Interventi e consultazioni” n. 5/2012).
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1. Il campione esaminato
Assonime ha inviato, nel novembre del 2011, alle società associate quotate un
questionario relativo alle principali novità introdotte nell’ordinamento italiano a seguito
dell’entrata in vigore del Decreto.
Il questionario si articola in 14 sezioni, alcune a risposta libera, altre a risposta multipla,
e riguardano i diversi aspetti oggetto dell’intervento della direttiva, ossia: ambito di
applicazione della nuova disciplina; convocazione unica; informativa preassembleare;
integrazione dell’ordine del giorno; diritto di porre domande prima dell’assemblea;
deleghe di voto; rappresentante designato; voto elettronico, per corrispondenza e
partecipazione in assemblea con mezzi elettronici; sollecitazione deleghe di voto; proxy
advisors; identificazione degli azionisti; maggiorazione dei dividendi; altre modifiche
statutarie e regolamento assembleare.
Il questionario è stato sottoposto a 114 società, delle quali 43 hanno fornito risposta19.
Il campione esaminato è costituito da società tutte quotate sul mercato di Borsa Italiana
e tutte appartenenti a gruppi. Inoltre, esso risulta caratterizzato dai seguenti elementi,
aggiornati al giugno 2012:
19Le società che hanno fornito risposta sono le seguenti: Arnoldo Mondadori Editore, Assicurazioni Generali, Astaldi, Autogrill, Autostrada Torino-Milano, Autostrade Meridionali, Banca Generali, Banca Monte dei Paschi, Banco Popolare società cooperativa, Benetton Group, Buzzi Unicem, Cir, Credito Bergamasco, Credito Emiliano, Davide Campari, Edison, Enel, Eni, Exor, Finmeccanica, Fondiaria Sai, Impregilo, Indesit, Intesa San Paolo, Iren, Italcementi, Italmobiliare, Kme Group, Lottomatica, Luxottica, Pirelli, Prelios, Premafin Finanziaria, Prysmian, Rcs Mediagroup, Risanamento, Saipem, Seat Pagine Gialle, Sogefi, Stefanel, Telecom, Terna, Unipol.
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a) Capitalizzazione
b) Quotazione segmento STAR
c) Settore merceologico
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2. L’ambito di applicazione della disciplina
La disciplina sui diritti degli azionisti è stata introdotta nella Parte IV, Titolo III Capo II
del Tuf, dedicata alle società con azioni quotate nei mercati regolamentati. Alcune
disposizioni sono state estese anche agli emittenti azioni diffuse tra il pubblico in
misura rilevante20.
La relazione al Decreto, inoltre, aveva precisato che sono applicabili alle assemblee
degli azionisti di risparmio le disposizioni contenute nel Decreto. Nulla era stato invece
previsto con riguardo alle assemblee degli obbligazionisti.
Le disposizioni che estendevano parte della disciplina anche agli emittenti diffusi sono
state abrogate dal decreto correttivo per ridurre gli adempimenti a carico degli stessi
emittenti e alla luce del fatto che la contemporanea estensione di diverse disposizioni
agli emittenti ammessi sui sistemi multilaterali di negoziazione aveva determinato
alcune sovrapposizioni qualora l’emittente fosse anche un emittente diffuso21;
l’abrogazione si applica alle assemblee il cui avviso di convocazione è pubblicato dopo
il 1° gennaio 2013, come previsto dall’art. 5 del decreto correttivo.
Con riguardo alle assemblee degli azionisti di risparmio, si profilavano alcune
problematiche applicative relative a talune disposizioni in tema di convocazione unica;
il Decreto non era intervenuto sulla disciplina dei quorum contenuta nelle norme
speciali e aveva altresì lasciato, per tali assemblee, la terza convocazione che, nelle
società con azioni ordinarie è solo rimessa agli statuti (art. 146 Tuf); la previsione della
terza convocazione senza quorum costitutivo nelle assemblee di risparmio, volta a
garantire sempre la nomina del rappresentante comune, non era quindi coordinata con
l’istituto della convocazione unica e i quorum ivi previsti22. Non era pertanto chiaro se e
in che modo si potesse applicare la disciplina della convocazione unica alle assemblee
di risparmio.
20 Cfr. art. 116, comma 2-ter Tuf che prevedeva l’applicazione delle previsioni su avviso di convocazione e contenuto (art. 125-bis, commi 1 e 3 e 4 in quanto compatibile), relazioni degli amministratori (art. 125-ter), pubblicazione dei documenti sul sito internet della società (art. 125-quater), convocazioni successive alla prima (art. 126), integrazione dell’ordine del giorno (art. 126-bis) e voto per corrispondenza o elettronico (art. 127). 21 Si tratta del comma 2-ter dell’art. 116. Cfr. Relazione al decreto correttivo. 22 L’art. 2369 prevede, in tema di convocazione unica, che si applichino le maggioranze stabilite per la seconda convocazione per l’assemblea ordinaria e quelle previste per le convocazioni successive alla seconda per l’assemblea straordinaria.
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Con riferimento alle assemblee degli obbligazionisti, si era sostenuto che, in assenza di
disposizioni sul punto, in via interpretativa le disposizioni contenute nel Decreto
potevano essere ritenute applicabili anche alle assemblee degli obbligazionisti (cfr.
circolare Assonime n. 14/2011)23.
L’indagine
Nel questionario è stato quindi chiesto se le disposizioni sui diritti degli azionisti fossero
state applicate anche alle assemblee speciali e degli obbligazionisti.
Dalle risposte al questionario è emerso che il 25% delle società ha esteso l’ambito di
applicazione delle disposizioni, il 21% non lo ha esteso, il 35% non ha risposto24, il
19% ha tenuto solo assemblee di azioni ordinarie.
23 Il Decreto aveva inserito le nuove disposizioni sul funzionamento dell’assemblea nel Capo II del Titolo III del Tuf, dedicato alle società con azioni quotate (e ciò è in linea con la Direttiva) ma le norme sul funzionamento dell’assemblea delle azioni possano essere applicate, in quanto compatibili, anche alle assemblee degli obbligazionisti per effetto del richiamo contenuto nell’art. 2415, comma 3 c.c.. 24 Nel campione delle società che hanno risposto di non aver esteso o che non hanno risposto potrebbero esserci anche società che non hanno assemblee degli obbligazionisti, di risparmio o privilegiate.
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In particolare, delle società che hanno esteso l’ambito di applicazione delle
disposizioni, il 50% lo ha fatto con riguardo alle assemblee degli azionisti di risparmio, il
21% alle assemblee dei possessori di azioni privilegiate e il 29% alle assemblee degli
obbligazionisti.
Il decreto correttivo
Il decreto correttivo ha espressamente previsto l’applicazione della disciplina
dell’intervento e del voto anche alle obbligazioni ammesse alla gestione accentrata,
alle assemblee speciali e a quelle degli azionisti di risparmio25. Il chiarimento è stato
opportuno anche se questa soluzione era già desumibile in via interpretativa.
Nulla osta inoltre all’applicazione, su base volontaria, alle assemblee degli
obbligazionisti, alle assemblee speciali e degli azionisti di risparmio anche delle
previsioni in materia di integrazione dell’ordine del giorno, del diritto di porre domande
e di rappresentante designato, sebbene ciò non fosse espressamente previsto nel
decreto correttivo26.
25 Si vedano le modifiche apportate agli artt. 2376 e 2415 c.c.. 26 In questo senso la risposta di Assonime alla consultazione del Ministero sul decreto correttivo.
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3. La convocazione unica
La facoltà di optare per la convocazione unica dell’assemblea era stata introdotta dal
Decreto per le sole società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio. Tale
facoltà, rimessa allo statuto, non era prevista dalla direttiva ma era stata
opportunamente introdotta ai fini di semplificazione (art. 2369 c.c.)27.
La norma prevede, in tema di quorum, che si applichino le maggioranze previste per la
seconda convocazione dell’assemblea ordinaria e quelle previste per le convocazioni
successive alla seconda per l’assemblea straordinaria28.
La convocazione unica, oltre a semplificare il procedimento assembleare, consente
una riduzione dei costi collegati all’evento assembleare.
L’indagine
L’occasione del questionario è quindi stata colta per chiedere alle società se fosse
stata effettivamente prevista la convocazione unica dell’assemblea e come fosse stata
disciplinata tale facoltà nello statuto: con previsione “secca” per tutte le assemblee o
con clausola che rinvia al consiglio di amministrazione la determinazione se procedere
con convocazione unica, di volta in volta.
Dal questionario è risultato che il 68% delle società del campione ha previsto in statuto
la facoltà di convocazione unica; di queste, il 96% ha rimesso tale facoltà al Cda che
decide volta per volta.
27 Così il documento di consultazione del Ministero del 24 luglio 2009, p. 6. Nel commento allo schema di decreto correttivo il Ministero aveva anche chiesto commenti sulla possibilità di estendere la convocazione unica alle società chiuse. Nel testo finale del decreto non si prevede alcunché al riguardo. 28 L’assemblea ordinaria è regolarmente costituita qualunque sia la parte di capitale rappresentata in assemblea e delibera a maggioranza. L’assemblea straordinaria è regolarmente costituita quando è rappresentato almeno un quinto del capitale sociale e delibera con il voto di almeno due terzi del capitale rappresentato in assemblea. Ciò salvo che lo statuto non preveda maggioranze più elevate.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
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Le assemblee delle società quotate 14/2012
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Il decreto correttivo
Nonostante la prassi di molte società di attribuire al consiglio di amministrazione la
facoltà di ricorrere alla convocazione unica sia stata ritenuta legittima dai primi
commentatori29, nella versione dello schema di decreto correttivo pubblicata in
consultazione dal Ministero dell’economia e della finanze, si era proposto di vietare alle
società la delega sulla facoltà della convocazione unica al consiglio di amministrazione
in quanto non sembrava in linea con le finalità che hanno ispirato la legislazione e
avrebbe creato incertezze tra gli investitori30.
Assonime, in sede di risposta alla consultazione, aveva esposto le proprie osservazioni
obiettando in ordine al proposto divieto.
In primo luogo la clausola statutaria che deleghi al consiglio di amministrazione la
scelta sulla convocazione unica non creerebbe incertezze tra gli investitori (italiani ed
esteri) dal momento che essi avrebbero contezza sull’effettiva data dell’adunanza (e se
essa sarà l’unica) nell’avviso di convocazione che viene pubblicato dalle società con
congruo anticipo.
In secondo luogo appare utile mantenere tale facoltà di delega alla luce del fatto che la
disciplina sui diritti degli azionisti è applicabile ai diversi tipi di assemblea (annuale di
approvazione del bilancio, altre assemblee ordinarie, assemblee straordinarie), alle
assemblee degli azionisti di risparmio, alle assemblee speciali e alle assemblee degli
obbligazionisti); la facoltà di scelta in capo al consiglio di amministrazione
consentirebbe di avere una certa flessibilità, utile per modulare la disciplina della
convocazione a seconda delle assemblee da convocare, così consentendo di
contenere i costi della convocazione in presenza di assemblee per le quali potrebbe
rendersi opportuno prevedere la convocazione unica31.
29 Si vedano N. Atlante e M. Stella Richter, Il recepimento in Italia della direttiva sui diritti degli azionisti, in Studi di impresa del consiglio nazionale del notariato, Studio n. 62/2010/I, 2010 e A. Busani, Le modifiche statutarie conseguenti alla legge sui diritti degli azionisti, in “Le Società” 7/2010, p. 850. Così anche N. Abriani, Il pungolo gentile dell’assemblea mite tra attivismo degli azionisti e nuova governance societaria. Prime riflessioni sull’attuazione in Italia della Direttiva 2007/36/CE, relazione destinata a Scritti in onore di Marcello Foschini, Cedam, 2011. L’Autore ipotizza inoltre di non prevedere quorum costitutivi ma solo deliberativi e riferiti al capitale presente e rappresentato in assemblea. Di diverso avviso è invece L. Enriques, sub commento all’art. 2369, in ”Nuove leggi civili commentate”, n. 3/2011, p. 549. L’Autore sostiene che la rimessione al consiglio di amministrazione della scelta se tenere l’assemblea in unica o plurime convocazioni può essere utilizzata con finalità strategiche. 30 Così anche M. Bianchi, Seminario decreto legislativo 27/2010, presso l’incontro su “Il recepimento della direttiva 2007/36/CE sui diritti degli azionisti”, tenutosi nell’Università degli Studi La Sapienza, il 29 ottobre 2010. Il Ministero, nella consultazione, chiedeva inoltre commenti sulla possibilità che la convocazione unica rappresentasse la modalità di default di organizzazione di assemblea, salvo deroga statutaria, e sull’estensione della facoltà alle società chiuse. 31 Le argomentazioni sono state esposte Assonime nella risposta alla consultazione del Ministero del 1° marzo 2012 (cfr. Interventi e consultazioni n. 2/2012, cit.).
Le assemblee delle società quotate 14/2012
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Per prevenire o reprimere eventuali usi strumentali del meccanismo della
convocazione unica sarebbero comunque attivabili i rimedi codicistici, qualora fosse
ravvisabile una responsabilità degli amministratori in tal senso.
Il decreto correttivo, nella versione finale, ha modificato la disposizione inizialmente
proposta e ha previsto che la convocazione unica32 rappresenti, per le società che
fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, la modalità di default di convocazione
dell’assemblea, salvo diversa disposizione statutaria. Ciò consente di ritenere legittime
le clausole statutarie che delegano al Cda la scelta se optare o meno per la
convocazione unica. In questo senso sembra deporre la formulazione letterale della
norma contenuta all’art. 2369 che, nel prevedere la convocazione unica come regola di
default, fa salva la possibilità che lo statuto disponga diversamente, senza prevedere
vincoli all’autonomia statutaria. Anche i lavori preparatori suggeriscono tale soluzione
alla luce del fatto che inizialmente il Ministero aveva previsto un espresso divieto di
delega al consiglio di amministrazione, divieto che è stato tuttavia rimosso nella
versione finale a seguito delle osservazioni ricevute. La relazione al decreto sul punto
non è tuttavia chiara.
4. L’informativa preassembleare
La disciplina sull’informativa preassembleare è stata notevolmente rafforzata dal
recepimento della direttiva sui diritti degli azionisti; il contenuto dell’avviso di
convocazione per le società quotate, disciplinato ormai esclusivamente all’art. 125-bis
Tuf, è stato notevolmente ampliato rispetto alle previgenti disposizioni contenute nel
Codice Civile; i termini di pubblicazione dell’avviso di convocazione sono stati
diversificati e sono stati ampliati quelli per l’elezione degli organi di amministrazione e
controllo con voto di lista, portati a quaranta giorni33; l’avviso di convocazione,
32 Le maggioranze, in tale caso, sono quelle previste per la seconda convocazione per l’assemblea ordinaria e quelle previste per le convocazioni successive alla seconda per l’assemblea straordinaria. 33 Il termine ordinario di convocazione dell’assemblea è di trenta giorni, di ventuno per le assemblee speciali per la riduzione del capitale per perdite (art. 2446), riduzione del capitale sociale al di sotto del minimo legale (art. 2447) e nomina e revoca dei liquidatori (2487) e di quindici giorni per il caso di opa. In sede di risposta alla consultazione avviata sul decreto correttivo, Assonime, alla luce della richiesta di commenti da parte del Ministero sulla possibilità di estendere il termine dei 21 giorni per la convocazione dell’assemblea anche alle assemblee convocate per gli aumenti di capitale, aveva evidenziato come il tema fosse di grande rilevanza nel contesto attuale di mercato. Assonime aveva fatto presente che il termine vigente di 30 giorni potesse essere ridotto a 21, come già previsto per le assemblee di riduzione del capitale per perdite, riduzione del capitale al di sotto del minimo legale e nomina e revoca dei liquidatori; anche per la convocazione delle assemblee per gli aumenti di capitale potrebbero infatti sussistere le stesse ragioni di urgenza che hanno indotto a prevedere il termine di 21 giorni per le casistiche citate. Il termine di 21 giorni sarebbe comunque un termine minimo, compatibile con la
Le assemblee delle società quotate 14/2012
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pubblicato a mezzo stampa, è anche pubblicato sul sito internet della società, divenuto
obbligatorio per effetto del recepimento della direttiva Transparency (direttiva
2004/109/CE); l‘obbligo di pubblicazione delle relazioni all’ordine del giorno da parte
degli amministratori, prima contenuto nel Decreto Ministeriale n. 437/1998,34 è ora
disciplinato dal Tuf che ne prescrive la pubblicazione anche sul sito internet della
società (art. 125-ter Tuf); è stato sancito l’obbligo di pubblicazione sul sito internet della
società dei documenti da sottoporre all’assemblea e dei documenti post-assembleari
(art. 125-quater)35, così garantendo un ampio accesso alla documentazione
assembleare da parte di soci attuali e potenziali, italiani ed esteri.
L’ampliamento dell’informativa preassembleare dovrebbe costituire uno degli strumenti
atti ad incrementare una buona governance delle società.
L’indagine
Le domande poste dal questionario sull’informativa preassembleare riguardavano: (i) in
che modo fossero state presentate le singole proposte di delibera; (ii) su quanti giornali
fosse stato pubblicato l’avviso di convocazione e quali erano i relativi costi; (iii) se
l’avviso fosse stato pubblicato anche in inglese sul sito e sui giornali a diffusione
internazionale; (iv) se le relazioni sui punti all’ordine del giorno fossero state pubblicate
con tempistiche differenziate; (v) se i soci di controllo avessero pubblicato proposte di
delibera su argomenti sui quali gli amministratori non hanno presentato proposte di
delibera; (vi) se altri soci avessero presentato proposte di delibera.
Dal questionario è emerso che nell‘avviso di convocazione, nella maggior parte dei
casi, le singole proposte di delibera sono state accorpate per materia (59%) anziché
distinte per singola delibera (41%); ciò che invece agevolerebbe il conferimento delle
deleghe di voto e, in particolare, le istruzioni al rappresentante eventualmente
designato dalle società.
tempistica prevista nella direttiva (nel Regno Unito il termine per la convocazione dell’assemblea è già comunque di 21 giorni). In ogni caso le esigenze di tutela degli azionisti sarebbero garantite dalla disciplina sull’informativa preassembleare (cfr. “Interventi e consultazioni” n. 2/2012). Il decreto correttivo, nella versione finale, non ha tuttavia accolta tale istanza. 34 Abrogato dal decreto correttivo. 35 Il rendiconto sintetico delle votazioni e il verbale dell’assemblea sono pubblicati sul sito internet della società, rispettivamente, entro cinque e trenta giorni dall’assemblea.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
21
È emerso che è prassi delle società pubblicare l’avviso di convocazione anche in
inglese sul proprio sito internet (70%).
La possibilità di pubblicazione delle relazioni con tempistiche differenziate, in linea con
l’interpretazione fornita dalla Consob36 e fatta propria anche nella circolare Assonime37,
è stata sfruttata dal 60% delle società.
36 La Consob aveva affermato, nel documento di esito delle consultazioni per la modifica del Regolamento Emittenti del 24 dicembre 2010, che, pur in assenza di deleghe sul punto, in linea generale non sembrava sussistere nell’ordinamento un principio generale secondo cui tutte le relazioni relative alle materie all’ordine del giorno dovessero essere pubblicate contestualmente all’avviso di convocazione; gli emittenti potrebbero dunque pubblicare le relazioni nei tempi applicabili a seconda della specifica materia affrontata. Nell’esempio riportato nel documento di esito delle consultazioni, la Consob aveva affermato che nel caso in cui l’avviso di convocazione fosse pubblicato il quarantesimo giorno precedente l’assemblea, doveva essere pubblicata, in tale data, una relazione sull’elezione dei componenti degli organi di amministrazione e controllo; “resta invece la possibilità, per gli emittenti, di pubblicare le relazioni
Le assemblee delle società quotate 14/2012
22
La pubblicazione a mezzo stampa dell’avviso di convocazione ha riguardato, perlopiù,
un quotidiano; solo in casi più sporadici la pubblicazione è avvenuta su un numero
superiore di quotidiani.
previste dall’art. 125-ter, comma 1 entro il trentesimo giorno precedente l’assemblea” (cfr. pp. 7 e 8). Pur essendo il termine ordinario per la pubblicazione delle relazioni di trenta giorni, non sembrava naturalmente impedito alle società di pubblicare, nel caso di assemblea per l’elezione con voto di lista degli organi di amministrazione e controllo, le relazioni degli amministratori collegate alla nomina degli organi sociali (quali quelle per la determinazione della durata e del compenso) anche 40 giorni prima dell’assemblea. Quanto alla relazione degli amministratori sulla proposta di dividendo, essa dovrebbe essere pubblicata almeno ventuno giorni prima dell’assemblea, essendo collegata alla relazione finanziaria annuale; resta tuttavia ferma la facoltà per le società di pubblicare tale relazione anche prima dei ventuno giorni (essendo la proposta di dividendo tipicamente inserita nei comunicati price sensitive post Cda di approvazione del progetto di bilancio) (cfr. schemi di comunicato nelle Istruzioni al Regolamento di Borsa Italiana, art. IA.2.6.3.) essendo comunque, il termine di ventuno giorni previsto dall’art. 154-ter, comma 1-bis, un termine minimo. 37 Cfr. pp. 12 e ss..
Le assemblee delle società quotate 14/2012
23
I costi collegati alla pubblicazione a mezzo stampa sono variabili da un minimo di 6.000
euro ad un massimo di 40.000 euro. E’ probabile che la variabilità dei costi dipenda,
non solo dal numero di giornali su cui l’avviso di convocazione è pubblicato, ma per
esempio anche dal numero di avvisi di convocazione da pubblicare perché nel caso di
società con più assemblee anche diverse da quelle delle azioni ordinarie (assemblee
speciali, di risparmio, degli obbligazionisti, di azioni privilegiate), i costi aumentano
inevitabilmente.
Il decreto correttivo
Proprio alla luce della maggiore ampiezza del contenuto dell’avviso di convocazione e
dell’obbligo di pubblicazione a mezzo stampa, in sede di risposta alla consultazione
avviata dal Ministero sul decreto correttivo, Assonime ha rappresentato la possibilità di
consentire la pubblicazione dell’avviso di convocazione, per estratto, con le modalità
previste dalla Consob con regolamento emanato ai sensi dell’art. 113-ter, comma 3
Tuf, facendo poi rinvio a quanto pubblicato sul sito internet della società.
Il decreto correttivo, nella versione finale e nonostante i pareri contrari delle competenti
commissioni parlamentari, ha previsto la possibilità di pubblicare l’avviso di
convocazione per estratto sui giornali quotidiani: il decreto correttivo ha chiarito anche
che il requisito della pubblicazione entro il trentesimo giorno precedente l’assemblea
riguarda la pubblicazione sul sito internet della società (art. 125-bis, comma 1)38.
38 I pareri delle commissioni parlamentari competenti (Commissioni II e VI della Camera e del Senato) hanno invitato il Governo a valutare l’opportunità di pubblicare integralmente detto avviso sulla stampa per “incrementare ulteriormente il livello di trasparenza e diffusione di tali informazioni…”). Si vedano i pareri rispettivamente del 24 aprile 2012 e del 23 maggio 2012. La Relazione al decreto afferma che in tutta la direttiva la diffusione delle informazioni tramite il sito internet della società riveste un ruolo centrale. La
Le assemblee delle società quotate 14/2012
24
Il decreto correttivo ha altresì chiarito che l’anticipazione del termine di pubblicazione a
quaranta giorni riguarda esclusivamente le assemblee convocate per il rinnovo,
mediante voto di lista, dei componenti degli organi di amministrazione e controllo (art.
125-bis, comma 2)39; la precisazione, comunque opportuna, era già contenuta nella
Relazione al decreto40.
Inoltre il decreto correttivo ha riformulato il comma 1 dell’art. 125-quater ove è stato
chiarito che i documenti che sono sottoposti all’assemblea sono messi a disposizione
del pubblico, entro il termine di pubblicazione dell’avviso di convocazione previsto per
ciascuna delle materie all’ordine del giorno a cui si riferiscono, ovvero il successivo
termine previsto dalla legge per la loro pubblicazione41.
I termini di pubblicazione per le relazioni sulle materie all’ordine del giorno e per i
documenti sottoposti all’assemblea sono diversi a seconda della tempistica prevista
per la pubblicazione dell’avviso e della relativa materia cui si riferiscono: da ciò
consegue che i documenti citati possono essere pubblicati dalle società con
tempistiche differenziate. Questa situazione è frutto della moltiplicazione dei termini per
la pubblicazione dell’avviso di convocazione introdotti dal Decreto e non agevola
l’accesso alla documentazione da parte degli investitori che sono costretti a reperire le
informazioni sul sito delle società un po’ per volta, a tranches. Una riflessione che
conduca all’eliminazione della moltiplicazione dei termini dell’avviso di convocazione
sembrerebbe quindi opportuna, anche alla luce del fatto che tale previsione non è in
linea con la direttiva che prevedeva un termine minimo di ventuno giorni42.
Relazione prosegue affermando che poiché gli emittenti non sono tenuti ad indicare preventivamente (ad esempio nello statuto) in quale quotidiano verrà effettuata la pubblicazione dell’avviso, l’efficacia informativa della pubblicazione a mezzo stampa può essere limitata. 39 Il decreto correttivo ha inoltre aggiunto, dopo l’esame del Consiglio dei ministri, una disposizione sul contenuto dell’avviso di convocazione stabilendo che l’avviso debba contenere anche le modalità e i termini di presentazione delle liste per l’elezione dei componenti del consiglio di amministrazione e del componente di minoranza del collegio sindacale o del consiglio di sorveglianza (cfr. art. 125-bis, comma 4, lett. d-bis)). 40 Cfr. p. 3. 41 Cfr. art. 125-quater, comma 1, lett. a). Nella Relazione al decreto correttivo si afferma che “la pubblicazione delle relazioni può non essere contestuale con la pubblicazione dell’avviso di convocazione e che si fa riferimento al termine di pubblicazione astrattamente previsto per la materia al quale ciascuna relazione si riferisce”. 42 La moltiplicazione dei termini per l’avviso di convocazione era stata criticata da Assonime già in sede di risposta alla consultazione avviata dal Ministero nel 2009. Sul fatto che la scelta del legislatore avrebbe potuto essere meno articolata e sul fatto che si sarebbe potuto scegliere un unico termine per qualsiasi tipo di deliberazione, si veda anche R. Guidotti, sub commento all’art. 125-bis, in “Le Nuove leggi civili commentate”, n. 3/2011, p. 662.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
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5. L’integrazione dell’ordine del giorno
I soci che rappresentano, anche congiuntamente, almeno un quarantesimo del capitale
sociale hanno il diritto di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea predisposto dagli
amministratori e pubblicato con l’avviso di convocazione. Il nostro ordinamento
conosceva il diritto di integrazione dell’ordine del giorno già prima della trasposizione
della direttiva (art. 126-bis). Rispetto alla norma introdotta nel 2005 dalla legge sul
risparmio43, il Decreto ha solo modificato i termini per l’esercizio del diritto e ha previsto
l’obbligo, per i soci richiedenti, di accompagnare la richiesta di integrazione con una
relazione sulle integrazioni proposte.
La richiesta di integrazione deve essere presentata per iscritto entro dieci giorni dalla
pubblicazione dell’avviso di convocazione e la domanda deve indicare gli ulteriori
argomenti proposti. Un termine più breve di cinque giorni è previsto per i casi in cui i
termini di convocazione dell’assemblea sono ridotti ex lege (art. 125-bis, comma 3),
come nel caso dell’assemblea convocata in pendenza di un’offerta pubblica d’acquisto
per l’autorizzazione delle misure difensive (art. 104, comma 2). Delle integrazioni
dell’ordine del giorno è data notizia almeno quindici giorni prima di quello fissato per
l’assemblea, nelle stesse forme previste per la pubblicazione dell’avviso di
convocazione. Il termine è ridotto a sette giorni nel caso di assemblea convocata per
l’approvazione di misure difensive in pendenza di un’opa.
I soci che richiedono l'integrazione dell'ordine del giorno predispongono una relazione
sulle materie di cui essi propongono la trattazione. La relazione è consegnata
all'organo di amministrazione entro il termine ultimo per la presentazione della richiesta
di integrazione. L'organo di amministrazione mette a disposizione del pubblico la
relazione, accompagnata dalle proprie eventuali valutazioni, contestualmente alla
pubblicazione della notizia dell'integrazione, con le modalità di cui all'articolo 125-ter,
comma 1.
L'integrazione dell'ordine del giorno non è ammessa per gli argomenti sui quali
l'assemblea delibera, a norma di legge, su proposta degli amministratori o sulla base di
un progetto o di una relazione da essi predisposta, diversa da quelle di cui all'articolo
125-ter, comma 1.
43 Legge 28 dicembre 2005, n. 262
Le assemblee delle società quotate 14/2012
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L’indagine
Il questionario chiedeva: (i) se fossero state presentate richieste di integrazione
dell’ordine del giorno, da chi fossero state presentate (socio di controllo o altri soci) e
se la società le avesse commentate; (ii) quali modalità fossero state previste dalla
società per l’esercizio del diritto (posta, posta elettronica certificata, altro).
Dall’analisi è emerso che nella campagna assembleare 2011, i soci delle società che
hanno risposto al questionario non si sono avvalsi della facoltà di integrare l’ordine del
giorno.
Quanto alle modalità per la trasmissione della richiesta di integrazione da parte del
socio, nel silenzio della norma le società hanno previsto nell’avviso di convocazione la
possibilità di fare ricorso a diversi mezzi di trasmissione, quali l’invio tramite posta,
tramite fax o tramite posta elettronica, anche non certificata, oppure la consegna
presso la sede sociale. Quasi tutte le società hanno previsto la possibilità di utilizzare,
alternativamente tra loro, due o più modalità tra quelle elencate.
0 5 10 15 20 25 30
invio tramite posta
invio tramite posta elettronica (anche non certificata)
consegna presso la sede sociale
invio tramite fax
nessuna risposta
Numero delle società
Modalità richieste per l'esercizio del diritto di integrazione dell'ordine del giorno*:
* Quasi tutte le società hanno richiesto l’utilizzo alternativo di due o più modalità tra quelle sopra elencate
Le assemblee delle società quotate 14/2012
27
Diverso dal diritto di integrazione dell’ordine del giorno è quello di presentare nuove
proposte di delibera su materie all’ordine del giorno. L’art. 126-bis, come modificato dal
Decreto, non disciplinava questa ipotesi, anche se la direttiva riconosce agli azionisti
entrambi i diritti, sia quello di integrazione dell’ordine del giorno, sia quello di
presentazione di nuove proposte.
Il nostro ordinamento riconosce il diritto del socio di presentare nuove proposte di
delibera in assemblea, ma non disciplina l’ipotesi di presentazione di nuove proposte
anche prima dell’assemblea.
L’opportunità di rendere note le nuove proposte prima dell’assemblea, per consentire
un’adeguata informazione degli altri soci, è stata identificata dal Codice di
Autodisciplina del 2011. Il Codice segnala agli azionisti che controllano l’emittente o, in
mancanza, a quelli che sono in grado di esercitare su di esso un’influenza notevole,
l’opportunità di comunicare al pubblico, con congruo anticipo, le eventuali proposte che
intendono sottoporre all’assemblea in merito ad argomenti sui quali non è stata
formulata dagli amministratori una specifica proposta: ad esempio, gli orientamenti di
tali azionisti su argomenti quali il numero dei componenti del consiglio di
amministrazione, la durata e la remunerazione di tale organo potrebbero essere
comunicati al mercato in occasione della presentazione della lista di candidati, in modo
da facilitare la raccolta di voti per delega ed evitare eventuali voti negativi per
mancanza di informazioni44.
Con il questionario è stato chiesto alle società: (i) se i soci di controllo avessero
presentato proposte di delibera e, in questo caso, se ne avessero data comunicazione
al pubblico prima dell’assemblea; (ii) se proposte di delibera fossero state presentate
da altri soci.
Dall’indagine è emerso che nel 41% dei casi i soci di controllo hanno presentato
proposte di delibera su argomenti sui quali gli amministratori non avevano presentato
una specifica proposta.
44 Si veda il commento all’art. 9 del Codice di Autodisciplina.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
28
Solo nel 15% delle società sono state presentate proposte di delibera anche da soci
non di controllo.
Nella maggior parte dei casi, le proposte sono state presentate in assemblea. In un
caso, la società ha specificato che il socio di controllo ha formulato proposte in ordine
alla determinazione del numero degli amministratori e della durata in carica del
consiglio di amministrazione nel contesto della presentazione delle liste, mentre la
proposta sulla determinazione dei compensi degli amministratori è stata formulata dal
socio di controllo direttamente in assemblea. In un caso, la società ha specificato che
si trattava di una parziale revisione del documento sulle politiche di remunerazione e
incentivazione per il 2011 da parte della capogruppo ed è stata resa pubblica appena
disponibile, prima dell’assemblea.dell’assemblea.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
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Il decreto correttivo
Il decreto correttivo ha modificato l’art. 126-bis sotto tre profili: innanzitutto, ha previsto
il diritto dei soci di presentare prima dell’assemblea nuove proposte di delibera sulle
materie all’ordine del giorno; ha poi chiarito alcuni aspetti procedurali relativi alla
presentazione della domanda; ha infine disciplinato il caso in cui gli amministratori non
provvedano all’integrazione come richiesto dai soci.
La presentazione di nuove proposte prima dell’assemblea è subordinata alle stesse
condizioni previste per l’integrazione dell’ordine del giorno: può dunque essere
presentata da tanti soci che rappresentino, anche congiuntamente, almeno un
quarantesimo del capitale sociale entro dieci giorni dalla pubblicazione dell’avviso di
convocazione (o il termine più breve previsto per le assemblee con termini di
convocazione ridotti). Sul punto la Relazione al decreto afferma che la presentazione in
via preventiva delle proposte di delibera consente ai soci proponenti di svolgere anche
una sollecitazione di deleghe e più in generale di assicurarsi che la proposta sia presa
in considerazione ai fini delle istruzioni di voto che gli altri soci intendessero impartire ai
propri soci.
Resta ferma la possibilità di presentare nuove proposte direttamente in assemblea; la
norma riconosce tale diritto anche al socio individualmente.
Meno chiaro, vista la formulazione letterale della norma che non richiama la
presentazione di nuove proposte di delibera, è se il divieto di integrazione dell’ordine
del giorno per gli argomenti sui quali l’assemblea delibera su proposta dell’organo
amministrativo o sulla base di un progetto o di una relazione45 (art. 126-bis, comma 3)
si applichi anche alla presentazione di nuove proposte e non solo all’indicazione di
nuove materie. La ratio del divieto (analogo a quello previsto con riferimento alla
convocazione dell’assemblea da parte dei soci ex art. 2367 c.c.) è quella di porre un
limite alla facoltà dei soci di chiedere l’integrazione dell’ordine del giorno e garantire
così l’esclusività dell’esercizio della funzione di gestione agli amministratori, senza
indebite intromissioni da parte dell’assemblea46. Alla luce della finalità del divieto, non
45 Come ad esempio nel caso di approvazione del bilancio, trasformazione, approvazione del progetto di fusione e di scissione, l’aumento del capitale con esclusione del diritto di opzione, la riduzione del capitale sociale per perdite; in tutte queste situazioni, infatti, la legge prevede che la deliberazione avvenga su proposta dell’organo amministrativo, o sulla base di una relazione o di un progetto di sua esclusiva competenza. Cfr. P. Fiorio, sub commento all’art.. 2367, in G. Cottino, G. Bonfante, O. Cagnasso, P. Montalenti (a cura di), Il nuovo diritto societario, Bologna 2004, I, 516. 46 Per un commento alla previsione dell’art. 2367 c.c. si veda A. Coppola, sub commento all’art. 2367, in M. Sandulli - V. Santoro (a cura di), La riforma delle società, Torino 2003, p. 286. Si veda anche P. Fiorio, cit..
Le assemblee delle società quotate 14/2012
30
si vede dunque la ragione di trattare diversamente le due ipotesi, di integrazione
dell’ordine del giorno e di presentazione di nuove proposte di delibera.
Si osserva che l’art. 147-ter Tuf richiede, per la presentazione della lista, che il socio
detenga una partecipazione che non può essere inferiore a un quarantesimo del
capitale sociale o alla diversa misura stabilita dalla Consob47, mentre per l’integrazione
dell’ordine del giorno è prevista la detenzione di almeno un quarantesimo del capitale
sociale48. Nei casi in cui la soglia fissata dalla Consob sia inferiore al quarantesimo del
capitale sociale, il socio legittimato alla presentazione della lista per la nomina degli
amministratori non avrebbe i requisiti per presentare proposte di delibera sulla durata
dell’incarico degli amministratori, sul loro numero o sulla loro remunerazione.
Quanto alle modalità di pubblicazione delle nuove proposte, il correttivo prevede che
ne sia data “notizia” nelle stesse forme previste per la pubblicazione dell’avviso di
convocazione, e quindi anche a mezzo stampa, ma che la pubblicazione integrale delle
proposte possa essere invece realizzata tramite la pubblicazione sul sito internet della
società, come previsto per la pubblicazione delle relazioni degli amministratori sulle
materie all’ordine del giorno. La soluzione appare conforme a quanto previsto anche
dall’art. 5.4 della direttiva, ai sensi del quale le proposte di delibera presentate dagli
azionisti sono rese disponibili sul sito internet, non appena possibile, dopo la loro
ricezione da parte delle società.
Il decreto correttivo ha poi chiarito che le domande di integrazione sono presentate per
iscritto, insieme alla certificazione che attesta la titolarità della partecipazione, anche
per corrispondenza o in via elettronica, e che gli eventuali requisiti ulteriori richiesti
dalla società devono essere strettamente necessari per l’identificazione dei richiedenti.
Il decreto correttivo è infine intervenuto anche per disciplinare il caso in cui l’organo di
amministrazione non provveda a integrare l’ordine del giorno, sulla falsariga di quanto
già previsto all’art. 2367 c.c. in tema di convocazione su richiesta dei soci.
47 La Consob ha disciplinato le quote di partecipazione per la presentazione delle liste all’art. 114-quater del Regolamento Emittenti. 48 Le due disposizioni prevedono poi tempi di esercizio del diritto e modalità di pubblicazione diversi.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
31
6. Il diritto di porre domande
L’art. 127-ter introduce il diritto di porre domande prima dell’assemblea e prevede che
alle stesse sia data risposta al più tardi durante la stessa49. L’art. 127-ter prevede poi
che la società possa fornire una risposta unitaria alle domande aventi lo stesso
contenuto e che non è dovuta una risposta quando le informazioni richieste siano già
disponibili in formato “domanda e risposta” in apposita sezione del sito internet della
società.
La norma lascia aperte alcune questioni.
Innanzitutto, non chiarisce se la società, per motivi organizzativi, possa prevedere dei
termini entro i quali il diritto debba essere esercitato. In altri casi, come ad esempio con
riferimento al voto per corrispondenza o in via elettronica o sul conferimento delle
deleghe al rappresentante designato, il termine per l’esercizio del diritto è
espressamente indicato. In sede di prima interpretazione, la previsione di un cut-off
date da parte delle società ci è apparsa legittima, poiché è finalizzata a garantire il
corretto svolgimento dell’assemblea e la sua preparazione e non a limitare l’esercizio
del diritto da parte del socio50. La direttiva ha infatti chiarito, all’art. 9, par. 2, che il
diritto di porre domande è comunque soggetto alle misure, adottate dagli Stati membri
o dalle singole società, necessarie a “garantire l’identificazione degli azionisti, il corretto
svolgimento dell’assemblea, la sua preparazione e la tutela della riservatezza e degli
interessi della società”.
In secondo luogo, non è chiaro se siano legittimati a ricevere risposta solo i soci che
hanno posto domande e che risultino essere ancora azionisti alla record date. In
questo senso sembra deporre la lettera dell’art. 24 del Provvedimento congiunto Banca
d’Italia/Consob sulla gestione accentrata, quando impone agli intermediari di
comunicare all’emittente l’eventuale cessione degli strumenti finanziari oggetto di una
precedente comunicazione, inviata per l’esercizio del diritto di porre domande, solo nel
caso in cui la cessione abbia a oggetto la totalità degli strumenti finanziari di pertinenza
del soggetto legittimato. Nel caso di cessione parziale, la comunicazione di rettifica non
è dovuta. La diversa disciplina del caso di cessione parziale rispetto a quello di
cessione totale lascia pensare che nel primo caso, diversamente dal secondo, non
venga meno la legittimazione all’esercizio del diritto: sembra cioè che il socio che abbia
posto una domanda abbia comunque diritto e interesse a ricevere una risposta se ha
49 Il diritto di partecipare alla discussione e di porre domande agli amministratori in assemblea è pacificamente riconosciuto nel nostro ordinamento, pur in assenza di disciplina esplicita. 50 Circolare Assonime n. 14/2011, cit., p. 29.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
32
alienato una parte della propria partecipazione, mentre l’analogo diritto verrebbe meno
in caso di alienazione totale51.
La norma, infine, non dispone nulla sulle modalità di trasmissione delle domande dai
soci alla società, lasciando quindi libere queste ultime di prevederle.
L’indagine
A fronte delle incertezze poste dal testo della norma, le società si sono orientate in
modo diverso nella prima applicazione della disciplina.
Il questionario chiedeva alle società: (i) se avessero previsto una data di cut-off, con
quali termini e quale natura avesse (invito o termine di ricevibilità); (ii) se fosse stata
prevista l’attestazione della legittimazione per l’esercizio del diritto e una diversa data
per la legittimazione a ottenere la risposta e se fossero state ricevute comunicazioni di
rettifica da parte degli intermediari; (iii) il numero delle domande ricevute e la
percentuale di azioni detenute dai soci richiedenti; (iv) le modalità previste per
l’esercizio del diritto; (v) se fosse stata negata la risposta alle domande non pertinenti
all’ordine del giorno; (vi) quando la società avesse dato risposta alle domande; (vii) se
fosse stata prevista una sezione del sito per raccogliere le domande e le risposte.
Quanto alla legittimazione per l’esercizio del diritto, l’82% delle società esaminate ha
richiesto l’attestazione mediante certificazione.
51 Circolare Assonime n. 14/2011, cit. p. 31; C. Mosca, Art. 127-ter, Diritto di porre domande prima dell’assemblea, in Il Testo Unico della Finanza, a cura di M. Fratini, G. Gasparri, Torino 2012, 1779; F. Pasquariello, Art. 127-ter, Diritto di porre domande prima dell’assemblea, in “Le nuove leggi civili commentate”, 2011, 707, 710; A. Busani, Il diritto di porre domande prima dell’assemblea e l’obbligo della società di rispondere, in “Le Società”, 2011, 431, 434.
82%
16%
2%
È stata prevista l'attestazione della legittimazione in capo agli azionisti
mediante certificazione?
SI
NO
Non applicabile (società
cooperativa)
Le assemblee delle società quotate 14/2012
33
Nel 40% dei casi, le società hanno indicato la record date come data di riferimento per
l’attestazione della legittimazione a fare domande; nel 48% dei casi non hanno indicato
nessuna data; nel 3% dei casi hanno indicato la data dell’avviso di convocazione.
Le società hanno richiesto l’utilizzo alternativo di più modalità per la presentazione
delle domande quali il deposito presso la sede sociale, la compilazione del modulo
messo a disposizione sul sito della società, l’invio tramite posta, fax o posta elettronica,
anche non certificata.
40%
48%
3%9%
Data di riferimento per l'attestazione della legittimazione degli azionisti a
porre domande all'assemblea:
Record date
Nessuna data
Data di pubblicazione dell'avviso di convocazione
altro*
* Altre date di riferimento: entro la fine del terzo giorno di mercato
aperto precedente la data dell’assemblea in prima convocazione; entro 2 giorni prima della data di prima convocazione dell'assemblea; entro 3 giorni lavorativi prima dell'assemblea.
0 10 20 30 40
Invio tramite posta
invio tramite posta elettronica (anche NC)
invio tramite FAX
compilazione modulo sul sito della società
consegna presso la sede sociale
Numero delle società
Modalità richieste per l'esercizio del diritto*:
* Quasi tutte le società hanno richiesto l’utilizzo alternativo di due o più modalità tra quelle elencate
Le assemblee delle società quotate 14/2012
34
Dall’indagine è emerso che il 68% delle società esaminate ha previsto una data di cut-
off nell’avviso di convocazione.
Nel 69% dei casi la cut-off è stata costruita come un termine per la ricevibilità delle
domande; nel 17% dei casi è stata prevista come un semplice invito ai soci a far
pervenire le domande alla società entro la data indicata; nel 14% dei casi non è stata
specificata la natura del termine.
Nella campagna assembleare 2011, le società che hanno previsto la cut-off date,
hanno fatto riferimento, nel 10% dei casi, a “giorni lavorativi”, e nel 38% dei casi “a
68%
30%
2%
È stata prevista una cut off date?
SI
NO
Non applicabile (società cooperativa)
Le assemblee delle società quotate 14/2012
35
giorni di mercato aperto”. Nel 52% dei casi non è stato specificato nulla e quindi si
deve presumere che si trattasse di giorni di calendario.
Dall’indagine emerge che l’89% delle società esaminate non ha previsto una data
diversa, prima dell’assemblea, per la legittimazione a ottenere le risposte. Solo il 7%
delle società ha invece indicato una data diversa, rispettivamente il sesto giorno
precedente l’assemblea e la record date.
38%
10%
52%
Cut off date prevista*:
ri ferimento a giorni di mercato aperto (in media n. 2,3 giorni; min secondo giorno, max terzo giorno )
ri ferimento a giorni lavorativi (in media n. 2,6 giorni; min 2 giorni, max 3 giorni)
ri ferimento a giorni (in media n. 2,8 giorni; min 1 giorno, max 10 giorni)
* Il 61% delle società che hanno previsto una cut off date ha fatto decorrere il termine dalla data dell’assemblea in prima convocazione, mentre il restante 39% ha fatto decorrere il termine dall’assemblea in generale, senza specificare se si
trattasse di prima, seconda o unica convocazione
7%
89%
2%2%
È stata prevista una diversa data, prima dell'assemblea, per la legittimazione a
ottenere le risposte?
SI*
NO
nessuna risposta
non applicabile (società cooperativa)
* Trattasi di due società che hanno previsto, rispettivamente, i l sesto giorno precedente l’assemblea e la record date.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
36
Emerge poi che solo il 14% delle società esaminate ha ricevuto comunicazioni di
rettifica da parte degli intermediari per intervenuta cessione delle azioni di pertinenza
del legittimato, ai sensi dell’art. 24 del Provvedimento congiunto.
Le domande devono riguardare le materie poste all’ordine del giorno. Il criterio della
pertinenza connota l’obbligo di rispondere della società. Se infatti le domande non
0 1 2 3 4
meno di 10
tra 10 e 50
più di 50
Numero delle società
Numero delle comunicazioni direttifica ricevute (dalle 6 società
cui sono pervenute)
Le assemblee delle società quotate 14/2012
37
sono attinenti alle materie su cui l’assemblea è chiamata a votare, l’obbligo di risposta
non trova applicazione. Dall’indagine è però emerso che la maggior parte delle società
ha dato risposta a tutte le domande ricevute, a prescindere dalla loro connessione con
le materie poste all’ordine del giorno. In particolare, nel 77% dei casi le società hanno
risposto a tutte le domande ricevute, anche se non riconducibili all’ordine del giorno. Il
9% delle società non ha risposto alle domande che non fossero pertinenti con le
materie da trattare in assemblea.
L’art. 127-ter dispone che alle domande pervenute prima dell’assemblea venga data
risposta al più tardi durante la stessa. La società è dunque libera di scegliere se
rispondere prima oppure se rispondere direttamente in assemblea.
Delle 22 società che hanno ricevuto delle domande dai propri azionisti, la maggior
parte, il 63%, ha scelto di rispondere alle domande in assemblea; il 14% ha risposto
prima dell’assemblea e il 23% ha risposto dopo l’assemblea allegando le risposte al
verbale.
9%
77%
14%
Pur avendo ricevuto domande nei termini previsti, si è comunque ritenuto di non dare risposta a talune domande ritenute non pertinenti all'ordine del
giorno?
SI
NO
nessuna risposta
Quando è stata data risposta alle
domande poste?
14%
63%
23%
prima dell'assemblea
durante l'assemblea
dopo l'assemblea, allegando le
risposte al verbale
Le assemblee delle società quotate 14/2012
38
La lettura delle risposte alle domande in assemblea ha comportato l’allungamento
notevole dei tempi con ripercussioni negative sul corretto svolgimento della riunione
stessa.
La norma prevede che la società non è tenuta a rispondere quando le informazioni
sono già disponibili in formato “domanda e risposta” in apposita sezione del sito
internet della società. Dall’indagine è emerso che solo il 23% del campione si è avvalso
di tale facoltà e ha previsto una sezione del sito destinata a raccogliere le domande e
le risposte.
Dall’esame delle prime esperienze applicative, emerge un uso a volte pretestuoso del
diritto di porre domande da parte di alcuni azionisti, legato più a fenomeni di disturbo
che a un interesse a ricevere risposte. Risultano infatti diversi casi in cui gli azionisti
23%
65%
12%
È stata prevista una sezione del sito che raccoglie domande e risposte?
SI
NO
nessuna r isposta
0 2 4 6 8
non specificato
meno di 20 min.
tra 20 e 90 min.
più di 90 min.
Numero delle società
Tempo impiegato per fornire le rispostedurante l’assemblea:
Le assemblee delle società quotate 14/2012
39
che hanno posto le domande non si sono presentati in assemblea, neanche per
delega; o ancora, casi in cui sono state presentate a più società domande “fotocopia”.
Dall’indagine è inoltre emerso che, a fronte del numero di domande ricevute e
dell’impatto prodotto sullo svolgimento delle assemblee, la significatività della
partecipazione detenuta dagli azionisti che hanno posto domande è minima. In almeno
10 società le domande ricevute sono state comprese tra 40 e 70; in 3 società sono
state più di 70; in 4 società sono state comprese tra 10 e 40.
Nel 95% dei casi, i soci che hanno posto le domande prima dell’assemblea
rappresentavano meno dello 0,01% del capitale sociale. Solo nel 5% dei casi,
rappresentavano più del 2% del capitale sociale.
95%
5%
Quante azioni detenevano i soci che hanno posto domande?
meno dello 0,01% del capitale sociale
più del 2% del capitale sociale
0 5 10 15 20 25
nessuna
meno di 10
tra 10 e 40
tra 40 e 70
più di 70
Numero delle società
Numero di domande ricevute:
Le assemblee delle società quotate 14/2012
40
A questo riguardo, il documento di consultazione preparato dal Gruppo di Esperti
nominato dalla Commissione nel 2001 per individuare i principi per la modernizzazione
del diritto societario europeo, si interrogava sull’opportunità di prevedere il diritto degli
azionisti di porre domande e di presentare proposte di delibera e di subordinare
l’esercizio di entrambi al possesso di una partecipazione qualificata. La
preoccupazione era quella di evitare l’uso distorto e improprio di tali strumenti, a meri
fini di disturbo, da parte di azionisti “minimi”, senza alcun vantaggio per gli altri soci.
L’idea della soglia di legittimazione per il diritto di porre domande non è stata però
ripresa nel Rapporto finale del Gruppo di Esperti, cd. Rapporto Winter52. La questione
dell’opportunità di ancorare i diritti dei soci al possesso azionario qualificato, come già
avviene per l’impugnativa delle deliberazioni assembleari, l’azione di responsabilità
esercitata dai soci, la convocazione dell’assemblea su richiesta dei soci, la
presentazione delle liste di candidati alle cariche sociali, l’integrazione dell’ordine del
giorno, è stata recentemente sostenuta anche in dottrina53.
Il decreto correttivo
Il decreto correttivo ha modificato in modo significativo il testo dell’art. 127-ter per
chiarire quegli aspetti della disciplina che si sono rivelati più problematici nella
campagna assembleare 2011, con particolare riferimento alla questione della
legittimazione all’esercizio del diritto di porre domande, alla previsione da parte della
società di una data di cut-off (cioè entro la quale le domande devono pervenire) e alle
modalità di risposta alle domande.
Quanto al primo aspetto, il decreto correttivo prevede espressamente la possibilità, per
le società, di indicare un termine di cut-off entro il quale le domande formulate prima
dell’assemblea debbano pervenirle a pena di irricevibilità. La norma prevede due
possibilità: (i) una data di cut-off, a scelta della società ma che non può essere
superiore a tre giorni precedenti la data dell’assemblea in prima o unica convocazione;
(ii) una cut-off di cinque giorni prima dell’assemblea con l’obbligo però della società di
fornire la risposta almeno due giorni54 prima dell’assemblea, anche mediante
pubblicazione sul sito internet della società. In entrambi i casi, la data di cut-off deve
essere indicata nell’avviso di convocazione.
Il decreto specifica poi i casi in cui la risposta non è dovuta: non più solo quando le
informazioni richieste siano già disponibili nel formato “domanda e risposta” nella
52 Report of the High Level Group of Company Law Experts on A Modern Regulatory Framework for Company Law in Europe, 4 Novembre 2002, 53 P. Montalenti, La Direttiva azionisti e l’informazione preassembleare, in “Giurisprudenza Commerciale” 2011, I, 685. 54 Si tratta di giorni di calendario, come dichiarato nella Relazione al decreto.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
41
sezione apposita del sito ma anche quando la risposta è stata già pubblicata sul sito
internet. Non c’è dunque un obbligo di rispondere individualmente al socio, ma
piuttosto di rendere disponibile la risposta, o l’informazione, al socio. Da questo punto
di vista, il sito internet si conferma come il veicolo privilegiato per l’informazione dei
soci.
Infine, la risposta si considera fornita in assemblea quando viene messa a disposizione
dei soci in formato cartaceo all’inizio dell’adunanza. Anche in questo caso, il principio è
quello di rendere disponibile a tutti i soci la risposta.
Il decreto correttivo chiarisce che il diritto di porre domande sulle materie all’ordine del
giorno può essere esercitato da “coloro ai quali spetta il diritto di voto” e non più,
genericamente, dai “soci”. La modifica potrebbe essere letta nel senso che la società è
tenuta a rispondere solo al socio che ha posto domande prima dell’assemblea e che
risulti ancora azionista alla record date, come sostenuto in una prima interpretazione
della norma55.
La relazione al decreto si discosta però da questa lettura, che non viene ritenuta
condivisibile perché imporrebbe al socio un onere ulteriore, rispetto a quello della prova
della propria legittimazione all’esercizio del diritto.
L’interpretazione criticata dalla relazione appare però coerente con la ratio del diritto di
porre domande e ne sottolinea la funzionalità all’esercizio del diritto di voto. La
previsione della direttiva di un diritto a porre domande connesse ai temi all’ordine del
giorno risponde infatti all’esigenza di garantire una puntuale informazione al socio in
vista dell’espressione del voto; così come la previsione dell’obbligo di rispondere al più
tardi in assemblea appare coerente con tale finalità. Del resto, che questo sia lo scopo
della norma è riconosciuto anche nella relazione al decreto correttivo, quando afferma
che con le modifiche introdotte si è voluto rendere la disposizione più aderente alle
finalità dell’articolo 9 della direttiva di consentire la massima informazione
preassembleare, soprattutto in vista del rilascio di una delega con istruzioni.
Quanto all’onere aggiuntivo per il socio, le linee guida per le comunicazioni degli
intermediari e relative all’esercizio di alcuni diritti, in corso di elaborazione da parte
delle associazioni che rappresentano emittenti ed intermediari, prevedono un’unica
comunicazione di legittimazione, fatta prima della record date al momento dell’esercizio
di porre domande, che ha efficacia fino alla record date. La data di efficacia avrebbe la
funzione di indicare all’intermediario che, nel caso in cui le azioni vengano vendute
prima della record date, dovrà fare una comunicazione di rettifica. In ogni caso,
55 Cfr. supra, parte introduttiva del paragrafo 6.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
42
l’emittente è libero di fornire comunque risposta a chi non risulti più socio alla record
date.
L’art. 127-ter non prevede espressamente il principio secondo cui le società possono
adottare le misure necessarie per “garantire l’identificazione degli azionisti, il corretto
svolgimento dell’assemblea, la sua preparazione e la tutela della riservatezza e degli
interessi della società”, come invece previsto nella direttiva all’art. 9. La previsione
avrebbe reso espliciti quei principi generali dell’ordinamento, già riconosciuti in via
giurisprudenziale con riferimento al dibattito in assemblea56, che consentono alle
società, anche attraverso lo strumento del regolamento di assemblea, di organizzare e
gestire le riunioni assembleari e le domande poste prima dell’assemblea, arginando il
diffuso fenomeno dei “disturbatori”. Il decreto correttivo non è intervenuto sulla
questione. La relazione al decreto spiega che l’identificazione degli azionisti, il corretto
svolgimento dell’assemblea, la sua preparazione e la tutela della riservatezza e degli
interessi della società sono aspetti relativi allo svolgimento dell’assemblea, mentre la
norma disciplina l’esercizio del diritto di porre domande prima dell’assemblea. A tale
riguardo il Comitato per la Corporate Governance, nel commento all’art. 9 del Codice di
Autodisciplina sui rapporti con gli azionisti, come riformulato nella versione del
dicembre 2011, e consapevole del fenomeno dei “disturbatori”, auspica che gli
emittenti “pongano in essere misure volte a tutelare la libera partecipazione degli
azionisti, nel rispetto delle esigenze di ognuno”.
7. Il voto a distanza
Lo statuto può consentire l’intervento all’assemblea mediante mezzi di
telecomunicazione e può consentire anche l’esercizio del diritto di voto per
corrispondenza o in via elettronica (art. 2370. comma 4, c.c.). La Consob stabilisce con
regolamento le modalità di esercizio del diritto di voto a distanza e di svolgimento
dell’assemblea mediante mezzi di telecomunicazione (art. 127 Tuf).
La previsione nello statuto della partecipazione in assemblea mediante mezzi di
telecomunicazione, così come del voto per corrispondenza o in via elettronica (prima
dell’assemblea o durante il suo svolgimento), è una facoltà per la società (cd.opt-in). La
partecipazione “virtuale” e il voto a distanza devono essere una facoltà anche per i
soci; la società può offrire ai propri azionisti la possibilità di avvalersi di questi strumenti
ma non può imporne l’utilizzazione in via esclusiva.
56 Cfr. Cass. 11 luglio 1995, n. 7578.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
43
L’indagine
Con il questionario, è stato chiesto alle società: (i) se lo statuto avesse previsto il
ricorso agli strumenti per il voto a distanza e come fosse stata formulata la relativa
clausola; (ii) nel caso di previsione della partecipazione con mezzi elettronici, se lo
statuto ne avesse disciplinato le modalità; (iii) se tali strumenti fossero stati
effettivamente utilizzati.
Dall’indagine emerge che solo il 30% delle società ha previsto nello statuto la
possibilità di esercitare il voto a distanza (per corrispondenza o in via elettronica) o di
partecipare all’assemblea con mezzi elettronici. In questi casi, lo statuto ha rimesso al
consiglio d’amministrazione la decisione circa l’attivazione degli strumenti per le
singole assemblee.
Tra gli strumenti contemplati dall’art. 2370, il voto elettronico è stato quello previsto dal
maggior numero di società, seguito dalla partecipazione in assemblea con mezzi
elettronici e per ultimo dal voto per corrispondenza.
30%
70%
Lo statuto prevede il ricorso al voto elettronico o per corrispondenza o alla
partecipazione in assemblea con mezzi elettronici?
SI*
NO
* Ove previsti, tali strumenti sono sempre contemplati dallo statuto ma con rinvio al consiglio di amministrazione
0 2 4 6 8 10 12 14
voto elettronico
voto per corrispondenza
partecipazione con mezzi elettronici
Strumenti di partecipazione previsti dallo statuto*:
Numero delle società
* In particolare, due società fanno ricorso a tutti gli strumenti in questione, mentre 1/3 delle società che hanno risposto affermativamente fanno ricorso a due degli strumenti di partecipazione a distanza in esame
Le assemblee delle società quotate 14/2012
44
Dall’esperienza applicativa emerge che gli strumenti per il voto a distanza o per la
partecipazione elettronica all’assemblea hanno avuto una modesta applicazione. Sono
stati infatti previsti dagli statuti di solo il 30% delle società esaminate, e tra queste sono
stati effettivamente utilizzati solo nel 23% dei casi57. I casi di effettivo utilizzo, tuttavia,
si riferiscono unicamente al voto per corrispondenza, mentre dalle risposte fornite dalle
società non risulta che siano stati effettivamente utilizzati né il voto elettronico né la
partecipazione con mezzi elettronici58. A questo riguardo, occorre però specificare che
la nuova disciplina era applicabile a partire dalle assemblee in cui avviso di
convocazione è stato pubblicato dopo il 31 ottobre 2010 e le società potrebbero aver
modificato gli statuti solo con l’assemblea del 2011. Quindi l’effettivo impatto della
nuova disciplina sull’uso delle modalità di voto a distanza deve essere verificato alla
luce delle assemblee del 2012. Occorre anche ricordare che la possibilità di prevedere
il voto per corrispondenza è nota nel nostro ordinamento dal 1993 per le società
privatizzate e dalla riforma societaria del 2003 per tutte le società. L’esperienza in
materia di voto per corrispondenza ha comunque dimostrato uno scarsissimo uso dello
strumento59.
57 Delle 13 società che hanno previsto nello statuto la possibilità di ricorso ai mezzi di partecipazione a distanza, due non hanno risposto alla domanda sul loro effettivo utilizzo. 58 Da alcune risposte ai questionari emerge come la partecipazione all’assemblea con mezzi elettronici venga talvolta confusa con l’utilizzo del c.d. Televoter, che consiste unicamente in un apparecchio a radio frequenza, con il quale vengono raccolti i voti dei presenti all’adunanza. 59 Ad es. nel caso dell’Eni, solo 3 azionisti nel 2010 e 1 nel 2011 hanno votato per corrispondenza. L’Enel non lo ha mai introdotto.
23%
62%
15%
Tali strumenti di partecipazione e voto sono stati effettivamente utilizzati?
SI
NO
nessuna risposta
Le assemblee delle società quotate 14/2012
45
Il decreto correttivo
Il decreto correttivo non ha previsto modifiche alle previsioni in materia di voto a
distanza e partecipazione in assemblea mediante mezzi elettronici.
8. Il voto per delega
Con la trasposizione della direttiva, è stata introdotta una disciplina speciale per le
società quotate in materia di deleghe di voto (contenuta nel Tuf, artt. 135-novies, 135-
decies e 135-undecies, e nel Regolamento Emittenti, artt. 134-139). Continuano ad
applicarsi anche alle società quotate i primi quattro commi dell’art. 2372.
L’estensione della possibilità di votare per delega era uno degli obiettivi della direttiva
sui diritti degli azionisti. Nell’impianto della direttiva, la facilitazione del voto per delega
veniva legata all’efficienza del governo societario: l’incentivo alla partecipazione
indiretta dei piccoli azionisti dovrebbe consentire loro di esercitare un grado ottimale di
monitoraggio e di controllo sull’attività degli organi amministrativi ed esecutivi.
Le nuove regole: (i) disciplinano le formalità per il conferimento della delega,
prevedendo anche l’uso di mezzi elettronici; (ii) prevedono la possibilità per il socio di
nominare più rappresentanti, in deroga al principio generale che impone di indicare un
unico rappresentante per ciascuna assemblea; (iii) individuano ipotesi tipiche di
conflitto di interessi tra rappresentante e rappresentato e introducono regole speciali
per il conferimento della delega in questi casi; in particolare, è ora possibile conferire la
delega anche ai membri degli organi di amministrazione e controllo; (iv) introducono
l’istituto del “rappresentante designato” dalla società, e cioè un soggetto incaricato
dalla società di raccogliere le deleghe dei soci.
La rappresentanza deve essere conferita per iscritto (art. 2372, comma 1). La delega
non può essere lasciata con il nome del rappresentante in bianco ed è sempre
revocabile, nonostante ogni patto contrario.
L’azionista può indicare un unico rappresentante per ciascuna assemblea, salva la
facoltà di indicare sostituti (art. 135-novies, comma 1). Individua poi due eccezioni a
tale regola: (i) l’azionista può delegare un rappresentante diverso per ciascuno dei
conti destinati a registrare i movimenti dei titoli (comma 2); è questo il caso ad esempio
in cui il socio detiene le proprie azioni in conti aperti presso diversi intermediari (o
anche in conti diversi aperti presso lo stesso intermediario); (ii) il soggetto indicato
Le assemblee delle società quotate 14/2012
46
come titolare delle azioni (intermediario o fiduciario) che agisce per conto dei propri
clienti, può indicare come rappresentanti i soggetti per conto dei quali agisce (comma
3) ovvero altri; è questo il caso dell’intestazione fiduciaria di azioni. Le società fiduciarie
intervengono, infatti, nelle assemblee delle società delle quali risultano socie in virtù
dell’intestazione fiduciaria delle relative azioni; in questi casi è pacificamente ammesso
che quando una fiduciaria agisca nell’interesse di una pluralità di fiducianti, possa
esprimere un voto divergente per adempiere all’incarico ricevuto.
La norma affida poi al Ministero della Giustizia il compito di stabilire con regolamento,
sentita la Consob, le modalità di conferimento della delega (dal socio al
rappresentante) in via elettronica e che le società indichino nello statuto almeno una
modalità di notifica elettronica della delega (alla società) che gli azionisti hanno la
facoltà di utilizzare (art. 135-novies, comma 6). Il regolamento ministeriale non è mai
stato adottato. In sede di primo commento della normativa, si era ritenuto che la
materia dovesse essere regolamentata dal codice sull’amministrazione digitale (CAD),
che attribuisce esclusivamente al documento informatico sottoscritto con firma
elettronica avanzata, qualificata o digitale, formato nel rispetto delle regole tecniche
previste dal CAD, gli effetti di legge riconducibili alla scrittura privata di cui all’art. 2702
c.c.. Solo la firma elettronica avanzata, qualificata o digitale garantisce l’identificabilità
dell’autore, l’integrità e l’immodificabilità del documento. Diversamente il documento
elettronico cui è apposta una firma elettronica (semplice) sul piano probatorio è
liberamente valutabile in giudizio, tenuto conto delle sue caratteristiche oggettive di
qualità, sicurezza, integrità e immodificabilità.
Con riferimento alla notifica della delega alla società, il rappresentante può, in luogo
dell’originale, consegnare o trasmettere una copia, anche su supporto informatico,
della delega, attestando sotto la propria responsabilità la conformità della delega
all’originale e l’identità del delegante. Il rappresentante deve in ogni caso conservare
l’originale della delega e deve tenere traccia delle istruzioni di voto eventualmente
ricevute per un anno a decorrere dalla conclusione dei lavori assembleari (art. 135-
novies, comma 5).
La delega può essere notificata alla società in qualsiasi momento, anche in assemblea:
il titolare del diritto di voto deve infatti poter decidere fino all’ultimo momento se
partecipare direttamente o per delega. Da un punto di vista operativo, la previsione di
un termine per la notifica elettronica della delega sarebbe utile per consentire
l’organizzazione dell’assemblea stessa. Si ritiene però che non possano essere previsti
limiti ulteriori al conferimento della delega rispetto a quelli disciplinati dalla direttiva e
che l’indicazione di eventuali termini nell’avviso di convocazione avrebbe dunque una
valenza meramente organizzativa e non preclusiva dell’esercizio del diritto.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
47
L’indagine
Il questionario chiedeva alle società: (i) quali modalità di trasmissione della delega
avessero previsto e quando fosse stata notificata alla società; (ii) se fosse stata
prevista una modalità di notifica elettronica della delega e se fosse stato previsto un
termine; (iii) se ci fossero stati casi di nomina di più di un rappresentante da parte dello
stesso socio.
La maggior parte delle società non ha specificato le modalità di trasmissione della
delega alle società. Le altre società hanno previsto la trasmissione via posta, via posta
elettronica, anche non certificata, e altre modalità (fax, FTP, altro).
Il 45% delle società esaminate ha dichiarato che le deleghe sono state notificate prima
dell’assemblea; il 31% delle società le ha ricevute in assemblea; nel 19% dei casi,
sono state notificate sia prima sia durante lo svolgimento dell’assemblea.
Con specifico riferimento alle modalità di notifica elettronica delle deleghe, la più
richiesta dalle società risulta essere la posta elettronica, anche non certificata. Alcune
società hanno fatto riferimento all’utilizzo di un’apposita sezione del sito della società e
45%
31%
19%
5%
Quando è stata notificata la delega alla società?
prima dell'assemblea
in assemblea
sia prima sia durante
l'assemblea
nessuna risposta
0 5 10 15 20 25 30
non specificato
altre modalità elettroniche (fax, FTP, ecc.)
posta elettronica (anche NC)
posta
Numero delle società
Quali modalità di trasmissione della delega alle società o di copia della delega sono state utilizzate dal delegato?*
* La maggior parte delle società ha indicato, come modalità di conferimento della delega dal rappresentato al rappresentante, la modalità cartacea
Le assemblee delle società quotate 14/2012
48
ad altre modalità, come ad esempio il fax. Quasi tutte le società hanno previsto
l’utilizzo alternativo di due o più modalità tra quelle elencate; alcune società non hanno
indicato alcuna modalità di notifica elettronica.
La maggior parte delle società che hanno risposto al questionario, esattamente il 74%,
non ha previsto termini per la notifica elettronica della delega. Il 24% ha invece previsto
un termine per la notifica della delega.
La previsione della possibilità di nominare più di un rappresentante da parte dello
stesso soggetto, insieme alla mancata previsione di conferimento di istruzioni di voto
omogenee, aveva sollevato preoccupazioni in ordine alla possibilità di espressione di
voto divergente. In realtà, nessuna delle società esaminate ha registrato casi di nomina
di pluralità di rappresentanti da parte dello stesso socio.
24%
74%
2%
È stato previsto un termine per la
notifica elettronica della delega?
SI
NO
nessuna risposta
0 10 20 30 40 50
posta elettronica (anche non certificata)
utilizzo di apposita sezione del sito della società
altre modalità (fax, posta)**
nessuna risposta
Numero delle società
Modalità di notifica elettronica della delega previste*:
* Quasi tutte le società hanno richiesto l’utilizzo alternativo di due o più modalità tra quelle sopra elencate
** Alcune società nella risposta non hanno indicato alcuna modalità di notifica elettronica della delega, mentre hanno indicato modalità non elettroniche quali fax e posta.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
49
Il decreto correttivo
Il decreto correttivo ha modificato la norma relativa al conferimento della delega in via
elettronica eliminando il riferimento al regolamento del Ministero della Giustizia per la
relativa disciplina. La delega può essere conferita con documento informatico
sottoscritto in forma elettronica ai sensi dell’art. 21, comma 2 del Codice
dell’amministrazione digitale (d.lgs. 7 marzo 2005, n. 82), che conferisce l’efficacia di
scrittura privata ai sensi dell’art. 2702 c.c..
Il decreto ha poi modificato l’art. 2372, comma 2, che prevede che nelle società che
fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, la rappresentanza può essere conferita
solo per singole assemblee, salvo che si tratti di procura generale o di procura
conferita da una società, associazione, fondazione o altro ente collettivo o istituzione
ad un proprio dipendente. Il limite non si applica più alle Sgr, alle Sicav, alle società di
gestione armonizzate e ai soggetti extracomunitari che svolgono attività di gestione
collettiva del risparmio. La relazione al decreto giustifica la modifica con l’esigenza di
agevolare la partecipazione in assemblea degli investitori istituzionali italiani ed esteri,
in conformità alle prassi comunemente adottate a livello internazionale.
100%
Ci sono stati casi di pluralità di rappresentanti nominati da uno stesso azionista?
NO
Le assemblee delle società quotate 14/2012
50
9. Il rappresentante designato
Una delle principali novità del Decreto è la previsione della nomina, da parte delle
società, di un soggetto incaricato di ricevere le deleghe da parte degli azionisti (art.
135-undecies). La figura del “rappresentante designato”, non previsto dalla direttiva, è
stata introdotta dal legislatore italiano allo scopo di facilitare l’espressione del voto per
delega da parte dei soci. I soci possono conferire al rappresentante designato, entro il
secondo giorno di mercato aperto precedente la data fissata per l’assemblea in prima o
unica convocazione, una delega con istruzioni di voto su tutte o alcune proposte
all’ordine del giorno. La delega ha effetto per le sole proposte in relazione alle quali
siano conferite istruzioni di voto (art. 135-undecies, comma 1). La delega è conferita
mediante la sottoscrizione di un modulo il cui contenuto minimo è disciplinato dalla
Consob con regolamento (art. 135-undecies, comma 2 e 134 RE).
La previsione dell’art. 135-undecies non è imperativa; lo statuto può derogare
all’obbligo di designazione di un soggetto incaricato di ricevere le deleghe dagli
azionisti (cd. opt-out). In assenza di una clausola di deroga, le società sono tenute a
designare, per ciascuna assemblea, un soggetto incaricato di ricevere le deleghe e a
indicarne l’identità nell’avviso di convocazione ai sensi dell’art. 125-bis, comma 4, n. 3.
Il conferimento della delega deve rispettare il principio generale della forma scritta,
posto dall’art. 2372 c.c.. E’ possibile il conferimento in via elettronica della delega al
rappresentante designato; il conferimento deve comunque avvenire nel rispetto delle
previsioni di cui all’art. 135-novies, comma 6. Ai sensi del decreto correttivo, la delega
può essere conferita con documento informatico sottoscritto in forma elettronica ai
sensi dell’art. 21, comma 2 del Codice dell’amministrazione digitale.
Il contenuto minimo del modulo di delega è disciplinato dalla Consob con regolamento
(art. 135-undecies, comma 2 e 134 RE). Il modulo è diviso in due sezioni: la prima
contiene le informazioni relative al delegante e al delegato nonché il numero delle
azioni rappresentate e deve essere consegnata alla società, entro i termini previsti dal
comma 1 dell’art. 135-undecies sopra citato; la seconda contiene le ulteriori
informazioni riguardanti le istruzioni di voto e deve rimanere a conoscenza del solo
rappresentante designato, fino all’inizio dell’assemblea. Il modulo di delega è molto
dettagliato e richiama le disposizioni normative sulla previsione delle istruzioni di voto e
la possibilità di voto difforme dalle istruzioni nelle ipotesi previste dal RE (su cui si veda
più diffusamente infra). Il modulo prevede anche espressamente l’ipotesi di votazione
sull’azione di responsabilità degli amministratori proposta ai sensi dell’art. 2393 c.c,
Le assemblee delle società quotate 14/2012
51
che può essere sollevata dai soci in assemblea in occasione dell’approvazione del
bilancio.
L’indagine
Con il questionario, è stato chiesto alle società: (i) se lo statuto avesse previsto il
ricorso al rappresentante designato e come fosse stata formulata la relativa clausola;
(ii) se fosse stata prevista la possibilità di nominare più di un rappresentante designato;
(iii) se fosse stato nominato un soggetto interno o esterno alla società e se fosse una
persona fisica o giuridica; (iv) se lo strumento fosse stato utilizzato dagli azionisti e con
quali modalità fossero state conferite le deleghe; (v) quali costi avesse sostenuto la
società; (vi) se ci fossero stati casi di deleghe parziali, revoca della delega o casi di
voto difforme rispetto alle istruzioni ricevute da parte del rappresentante designato; (vii)
se fosse stato modificato il modulo di delega della Consob.
La maggior parte delle società esaminate non ha esercitato l’opt-out scegliendo di
prevedere il ricorso al rappresentate designato. Di queste, il 60% ha previsto il
rappresentante designato per tutte le assemblee. Il 36% delle società ha previsto
invece una deroga parziale, prevedendo in statuto la facoltà del consiglio
d’amministrazione di designare, nell’avviso di convocazione, il rappresentante
designato. Il 2% delle società ha invece derogato alla norma e non prevede il ricorso a
tale strumento.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
52
Il 70% delle società esaminate ha nominato come rappresentante designato una
società; in questo caso, sono applicabili le previsioni del comma 4 dell’art. 2372 cc, ai
sensi delle quali se la rappresentanza è conferita a una società, fondazione o altro ente
collettivo o istituzione, questi possono delegare un proprio dipendente o collaboratore;
nel 23 % dei casi è stato invece nominato una persona fisica.
La totalità delle società ha nominato come rappresentante designato un soggetto
esterno, sebbene la norma non impedisca di affidare tale funzione anche a un soggetto
legato alla società; l’art. 135-undecies non pone infatti limiti soggettivi con riferimento
alla scelta del rappresentante designato da parte della società. Le eventuali situazioni
di conflitto di interesse del rappresentante designato sarebbero infatti “neutralizzate”
dall’obbligo di conferire deleghe con istruzioni di voto. Inoltre, la norma impone al
rappresentante designato di comunicare al socio gli eventuali interessi che per conto
proprio o di terzi abbia rispetto alle proposte di delibera poste all’ordine del giorno.
Il 14% del campione esaminato ha previsto la possibilità di nominare più di un
rappresentante designato, anche se non risulta che tale facoltà sia stata utilizzata. Il
74% delle società non ha previsto questa possibilità; tra queste, una società sta
pensando di introdurla.
23%
70%
7%
Il rappresentante designato è un soggetto*:
professionista persona fisica
società
nessuna r isposta/non applicabile
* Tutte le società hanno nominato rappresentante designato un soggetto esterno alla società
Le assemblee delle società quotate 14/2012
53
Dall’indagine emerge che le deleghe sono state trasmesse principalmente tramite
internet o il browser della società e tramite posta. In alcune società sono state utilizzate
tutte e due le modalità.
Il 54% delle società esaminate non ha apportato modifiche al modulo di delega
predisposto dalla Consob. Il 16 % ha apportato modifiche marginali non precisate nella
risposta al questionario. Il 14% ha invece previsto alcune integrazioni, come ad
esempio l’indicazione della titolarità del diritto di voto alla record date e l’espressa
rinuncia del rappresentante designato all’esercizio di un voto difforme rispetto a quello
indicato nelle istruzioni di voto ricevute.
14%
74%
2%
È stata prevista la possibilità di nominare più di un rappresentante
designato?
SI
NO*
nessuna risposta/non applicabile
* Tra le società che non prevedono tale possibilità, solo una sta pensando di introdurla
0 2 4 6 8 10
tramite posta
tramite internet/browser della società
sia tramite posta sia tramite
internet/browser della società
Numero delle società
Modalità con cui sono state trasmessele deleghe:
Le assemblee delle società quotate 14/2012
54
Le azioni per le quali è stata conferita la delega, anche parziale, sono computate ai fini
della regolare costituzione dell’assemblea. In relazione alle proposte per le quali non
siano state conferite istruzioni di voto, le azioni del socio non sono computate ai fini del
calcolo della maggioranza e della quota di capitale richiesta per l’approvazione delle
delibere (art. 135-undecies, comma 3). In questi casi, la posizione del socio è
assimilabile a quella degli assenti o astenuti e quindi è legittimato all’impugnazione
della delibera e al recesso, ai sensi degli artt. 2377 e 2437 c.c. Dall’indagine non
risultano casi di conferimento di deleghe al rappresentante designato solo su alcune
materie all’ordine del giorno.
La delega e le istruzioni di voto sono sempre revocabili entro la fine del secondo giorno
di mercato aperto precedente la data fissata per l’assemblea (art. 135-undecies,
54%
16%
16%
14%
Modifiche apportate al modulo di delega previsto dalla Consob:
nessuna
modifiche marginali non precisate
integrazioni*
nessuna ri sposta/non applicabile
* Ad integrazione del modello, più di una società ha inserito I’indicazione
della titolarità del diritto di voto alla record date e l’espressa rinuncia del rappresentante designato all’esercizio di un voto difforme da quello indicato nelle istruzioni di voto ricevute.
100%
Ci sono stati casi di deleghe parziali?
NO
Le assemblee delle società quotate 14/2012
55
comma 2). Non risultano casi di revoca della delega conferita al rappresentante
designato.
L’art. 135-undecies comma 5 rimette alla Consob di stabilire, in via regolamentare, i
casi in cui il rappresentante che non si trovi in alcuna delle situazioni di conflitto di
interesse indicate nell’art. 135-decies, può esprimere un voto difforme da quello
indicato nelle istruzioni ricevute. La Consob ha al riguardo chiarito che il
rappresentante designato, che non sia in “conflitto di interessi, può votare in modo
difforme rispetto alle istruzioni ricevute, solo se è stato espressamente autorizzato dal
delegante ed esclusivamente in due casi: (i) se si verificano circostanze di rilievo,
ignote all’atto del rilascio della delega, e che non possono essere comunicate al
delegante, tali da far ragionevolmente ritenere che questi, se le avesse conosciute,
avrebbe dato la sua approvazione; in questo caso, le istruzioni ricevute al momento
della delega possono non essere più attuali; (ii) in caso di modifiche o integrazioni delle
proposte di deliberazione sottoposte all’assemblea; in questo caso, possono addirittura
mancare le istruzioni, poiché al momento del conferimento della delega si ignoravano
le nuove proposte (art. 134, comma 2, RE). Nel caso di voto difforme dalle istruzioni, il
rappresentante designato deve dichiarare in assemblea: (i) il numero di voti espressi in
modo difforme dalle istruzioni ricevute oppure, nel caso di integrazioni delle proposte di
deliberazione sottoposte all’assemblea, espressi in assenza di istruzioni, rispetto al
numero complessivo dei voti esercitati, distinguendo tra astensioni, voti favorevoli e
voti contrari; ii) le motivazioni del voto espresso in modo difforme dalle istruzioni
ricevute o in assenza di istruzioni (art. 134, comma 3, RE).
Non risultano casi di voto difforme da parte del rappresentante designato rispetto alle
istruzioni ricevute.
100%
Ci sono stati casi di revoca della delega?
NO
Le assemblee delle società quotate 14/2012
56
Lo strumento del rappresentante designato è stato scarsamente utilizzato dagli
azionisti. Solo nel 35% delle società che lo hanno previsto, il rappresentante designato
ha ricevuto deleghe di voto.
In questi casi, inoltre, l’entità della partecipazione detenuta dagli azionisti che hanno
conferito deleghe al rappresentante designato è risultata piuttosto esigua. Nell’80% dei
casi, la partecipazione detenuta è stata inferiore allo 0,01% del capitale sociale; nel
restante 20%, la partecipazione risultava compresa tra lo 0,01% e lo 0,1% del capitale
sociale.
100%
Ci sono stati casi di voto difforme da parte del rappresentante
designato?
NO
35%
58%
7%
Gli azionisti si sono avvalsi della figura del
rappresentante designato?
SI
NO
nessuna risposta/non applicabile
Le assemblee delle società quotate 14/2012
57
I dati relativi ai costi sostenuti dalle società per la creazione e il funzionamento del
rappresentante designato è molto varia e la variabilità dipende anche dallo strumento
utilizzato per la raccolta delle deleghe. La maggior parte delle società del campione
esaminato ha sostenuto costi inferiori a 5.000 Euro; una parte significativa si è
assestata su valori di spesa compresi tra 10.000 e 30.000 Euro; una percentuale
minore ha sostenuto costi superiori a 30.000 Euro e in alcuni casi anche a 40.000
Euro.
80%
20%
Entità della partecipazione degli azionisti che si sono avvalsi del rappresentante designato*:
inferiore allo 0,01%
compresa tra lo 0,01% e lo 0,1%
* In una sola società un numero consistente di azionisti (99) si è avvalso della figura della figura del rappresentante designato, mentre nelle
altre la media è stata di 1,5 azionisti.
0 2 4 6 8 10 12
meno di 5.000 €
tra 5.000 e 10.000 €
tra 10.000 e 20.000 €
tra 20.000 e 30.000 €
tra 30.000 e 40.000 €
più di 40.000 €
Numero delle società
Ammontare dei costi sostenuti dalle societàper il rappresentante designato:
Le assemblee delle società quotate 14/2012
58
Il decreto correttivo
Il decreto correttivo ha espressamente previsto la possibilità di conferire la delega al
rappresentante designato anche nelle convocazioni successive alla prima, se previste.
Nella relazione al decreto si spiega che non si ravvisano esigenze di tipo organizzativo
dell’evento assembleare che impediscano il conferimento della delega in una data
anteriore alla prima convocazione.
Ancora, il decreto correttivo ha previsto che le deleghe possono essere conferite al
rappresentante designato solo secondo le procedure previste dall’art. 135-undecies. Il
rappresentante designato non potrà dunque ricevere altre deleghe se non nella qualità
riconosciutagli dalla norma.
Il decreto correttivo non ha impedito la possibilità per la società di delegare al consiglio
d’amministrazione la scelta se designare o meno il rappresentante per ogni singola
assemblea. In una prima versione, lo schema di decreto correttivo prevedeva invece il
divieto di attribuire agli amministratori tale scelta, imponendo alle società un’alternativa
secca tra l’attivazione dello strumento per tutte le assemblee o la sua mancata
attivazione. La flessibilità della scelta statutaria, garantita dal decreto correttivo, appare
invece opportuna. La scelta sulla nomina del rappresentante può essere influenzata da
differenti fattori, quali ad esempio la tipologia di assemblea (annuale di approvazione
del bilancio, altre assemblee ordinarie, assemblee straordinarie) o di azionariato, che
possono variare nel tempo. La flessibilità per le società appare poi tanto più necessaria
se si considera che la disciplina in materia di rappresentante designato può essere
applicata anche alle assemblee degli azionisti di risparmio, alle assemblee speciali e
alle assemblee degli obbligazionisti.
10. La sollecitazione delle deleghe
Il Decreto ha modificato in modo sostanziale la disciplina della sollecitazione delle
deleghe di voto, introducendo significative semplificazioni60.
60 Prima del Decreto, la sollecitazione delle deleghe doveva essere rivolta alla generalità degli azionisti ed era effettuata da un soggetto promotore, su incarico del committente, mediante diffusione del prospetto e del modulo di delega. Il committente doveva possedere azioni in misura almeno pari all'1% del capitale sociale rappresentato da azioni con diritto di voto nella stessa. La Consob poteva stabilire percentuali inferiori per società a elevata capitalizzazione e ad azionariato particolarmente diffuso. Alle associazioni di azionisti (artt. 141-142 Tuf) era invece consentita la raccolta di deleghe tra i propri associati mediante diffusione di un modulo di delega ma al di fuori della complessa procedura di sollecitazione prevista dagli artt. 137-140 Tuf. Cfr. E. Ricciardiello, La nuova disciplina in materia di sollecitazione delle deleghe di voto: inizia la stagione italiana dei proxy fights?, in “Giurisprudenza Commerciale”, 2012, I, 151; A. Aiello,
Le assemblee delle società quotate 14/2012
59
Si considera “sollecitazione” qualsiasi richiesta di conferimento di deleghe di voto
rivolta a più di 200 azionisti su specifiche proposte di voto oppure accompagnata da
raccomandazioni, dichiarazioni o altre indicazioni idonee a influenzare il voto.
Il Decreto ha eliminato il requisito del possesso azionario e ha previsto che la
sollecitazione venga effettuata direttamente dal promotore, mediante la diffusione di un
prospetto e di un modulo di delega, senza bisogno di servirsi di un intermediario. Il voto
relativo alle azioni per le quali è stata rilasciata la delega è esercitato direttamente dal
promotore, che non può farsi sostituire se non dal soggetto indicato nel modulo di
delega e nel prospetto di sollecitazione.
La sollecitazione di deleghe può essere anche rivolta alla raccolta di deleghe di voto
che non aderiscano alle proposte o alle raccomandazioni espresse dal promotore nel
prospetto. Si ritiene, infatti, che la possibilità per l’azionista di aderire alla sollecitazione
anche nel caso in cui non condivida tutte le proposte del promotore possa incentivare il
ricorso a tale strumento. È rimessa dunque al promotore la scelta di condizionare la
raccolta delle deleghe all’adesione alle proprie proposte di voto (c.d. one way proxy)
oppure di raccogliere anche le deleghe non adesive (c.d. dual proxy).
Il Decreto ha mantenuto la disciplina sulle associazioni degli azionisti, già prevista nel
Tuf all’art. 141. La norma prevede ora che non costituisce sollecitazione la richiesta di
conferimento di deleghe di voto accompagnata da raccomandazioni, dichiarazioni o
altre indicazioni idonee a influenzare il voto rivolta ai propri associati dalle associazioni
di azionisti che: i) sono costituite con scrittura privata autenticata; ii) non esercitano
attività di impresa, salvo quelle direttamente strumentali al raggiungimento dello scopo
associativo; iii) sono composte da almeno 50 persone fisiche ciascuna delle quali è
proprietaria di un quantitativo di azioni non superiore allo 0,1 per cento del capitale
sociale rappresentato da azioni con diritto di voto. Le deleghe conferite all'associazione
di azionisti non sono computate ai fini del calcolo del limite di 200 azionisti, previsto
nella definizione di sollecitazione di cui all’art. 136, comma 1, lett. b) Tuf.
La nuova fisionomia dello strumento ne ha incoraggiato l’utilizzazione. Subito dopo
l’entrata in vigore della nuova disciplina, si è tenuta la prima sollecitazione di deleghe
nell’ambito di uno scontro per il rinnovo del consiglio di amministrazione della società
(caso Cape Live). A questa sollecitazione, ne hanno fatte seguito altre, sia nei confronti
degli azionisti (es., nel 2011, Parmalat, Kerself, Meridiana Fly; nel 2012, Screen
Artt. 136-141, in Il Testo Unico della Finanza, a cura di M. Fratini – G. Gasparri, Torino 2012, p. 1855; R. Premonte, Artt. 142-144, in Il Testo Unico della Finanza, a cura di M. Fratini – G. Gasparri, Torino 2012, p. 1880; C. Pasquariello, Artt. 136-144, in “Le Nuove Leggi Civili Commentate”, 2011, p. 751; Circolare Assonime, n. 14/2011, cit., p. 48.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
60
Service e Impregilo, sempre nell’ambito del ricambio del consiglio d’amministrazione)
sia nei confronti degli obbligazionisti (es. nel 2011, Sopaf, BPM; nel 2012, Carige)61.
L’indagine
Il questionario chiedeva alle società: (i) se ci fossero state sollecitazioni di deleghe e
chi fosse stato il promotore; (ii) quanti azionisti avessero aderito alla sollecitazione e
che percentuale di azioni detenessero; (iii) se ci fossero state raccolte di deleghe da
parte delle associazioni di azionisti.
In nessuna delle società che hanno risposto risulta essere stata effettuata una
sollecitazione delle deleghe.
Solo nel 7% del campione esaminato (pari a 3 società) ci sono state raccolte di
deleghe da parte di associazioni di azionisti. In questi casi, il numero di deleghe
raccolto è stato di 52, 86 e 1150 deleghe.
61 F. Bianconi, S. Bruno, Evoluzione degli assetti proprietari e attivismo delle minoranze, presentazione al Seminario organizzato dal Georgeson, 25 maggio 2012.
100%
Sono state fatte sollecitazioni di deleghe?
NO
Le assemblee delle società quotate 14/2012
61
Il decreto correttivo
Il decreto correttivo ha chiarito che la sollecitazione delle deleghe può essere
promossa anche dalla società emittente62. Ha inoltre esteso la disciplina della
sollecitazione anche alle assemblee dei titolari di strumenti finanziari diversi dalle
azioni negoziati su mercati regolamentati italiani o di altri paesi UE63.
11. I proxy advisors
L’indagine si è occupata anche dei proxy advisors, società di consulenza a cui spesso
si rivolgono gli azionisti delle società quotate, in particolare gli investitori istituzionali,
per analizzare il materiale relativo all’assemblea e ricevere raccomandazioni di voto.
Gli investitori istituzionali in possesso di portafogli titoli estremamente diversificati si
ritrovano a fronteggiare difficoltà pratiche al momento di valutare nel dettaglio come
votare sui punti iscritti all'ordine del giorno delle assemblee generali delle società
partecipate. Fanno quindi frequente ricorso ai servizi forniti da consulenti in materia di
62 Cfr. art. 136, comma 1, lett. c). A questa soluzione si giungeva anche prima, nonostante la norma non lo prevedesse espressamente; in questo senso deponevano le disposizioni del Regolamento Emittenti che precludono alla società emittente promotrice di una sollecitazione di votare in modo difforme rispetto alle istruzioni ricevute (art. 138, comma 4, RE) e quelle che impongono alla società emittente promotore di esercitare il voto anche in modo non conforme alle proprie proposte (art. 138, comma 2, RE). Cfr. circolare Assonime, n. 14/2011 cit., p. 49. 63 Cfr. art. 137, comma 4-bis.
7%
90%
3%
Ci sono state raccolte di deleghe da parte di associazioni di azionisti?
SI*
NO
non applicabile (società cooperativa)
* Nelle tre società che hanno risposto affermativamente le associazioni di azionisti hanno raccolto, rispettivamente, n. 86, n. 52 e n. 1150 deleghe
Le assemblee delle società quotate 14/2012
62
voto, quali consigli sul voto, deleghe di voto e valutazione del governo societario. Di
conseguenza, l'influenza di questi consulenti sul voto è rilevante. Inoltre, secondo
alcuni, gli investitori istituzionali fanno maggiormente ricorso ai consigli di voto per
investimenti in società estere che per investimenti nel mercato nazionale. Ciò fa sì che
l'influenza dei consulenti è maggiore nei mercati con un'elevata percentuale di
investitori internazionali.
L’attività dei proxy advisors, molto diffusa negli Stati Uniti, si sta estendendo anche in
Europa. La Commissione europea se ne è occupata nell’ambito del Libro Verde sulla
corporate governance delle società quotate del 2011, evidenziando motivi di
preoccupazione rispetto all’influenza esercitata da questi consulenti in materia di voto,
per due principali ragioni: innanzitutto, perché gli investitori e le società partecipate
hanno espresso a loro volta preoccupazione sull'insufficiente trasparenza dei
consulenti in merito ai metodi utilizzati per la preparazione delle raccomandazioni; in
particolare, alcuni ritengono che il metodo di analisi non prenda in considerazione le
caratteristiche specifiche di una società e/o le caratteristiche della legislazione
nazionale, le migliori prassi in materia di governo societario; in secondo luogo, perché i
proxy advisors possono essere soggetti a conflitti di interesse64.
A livello di Stati membri, risultano iniziative in materia di proxy advisors in tre paesi: in
Francia, l’AMF ha adottato una Raccomandazione specifica sui consulenti di voto nel
2011; nel Regno Unito, il tema è affrontato nell’ambito dello Stewardship Code del
FRC; in Olanda, la questione è trattata nel codice di autodisciplina delle società
quotate65.
64 Il 22 marzo 2012, l’ESMA ha pubblicato un documento sull’attività dei proxy advisors in Europa su cui ha aperto una pubblica consultazione allo scopo di raccogliere informazioni e orientamenti e valutare l’opportunità di un intervento regolamentare a livello europeo sul tema. Le principali questioni esaminate nel documento riguardano: l’entità del ricorso ai servizi prestati dai proxy advisors da parte degli investitori istituzionali; la correlazione tra l’attività dei proxy advisors e il comportamento degli investitori istituzionali in sede di espressione del voto; il rapporto tra responsabilità degli investitori istituzionali e affidamento di questi ultimi ai servizi dei proxy advisors; la gestione dei potenziali conflitti di interesse dei proxy advisors; la metodologia seguita dai proxy advisors nella formulazione delle raccomandazioni di voto e la loro interazione con gli emittenti nell’elaborazione di raccomandazioni di voto; i requisiti di professionalità e indipendenza che devono essere posseduti dallo staff di una proxy advisory firm. Il documento ipotizza poi quattro possibili interventi regolamentari: non intraprendere, per il momento, alcuna iniziativa a livello europeo; incoraggiare lo sviluppo di standard di comportamento a livello ogni singolo Stato membro o di codici di autodisciplina; predisporre una disciplina semi-vincolante a livello europeo, attraverso la previsione di un comply or explain approach obbligatorio oppure di guidelines da parte dell’ESMA; emanare una disciplina europea vincolante. http://www.esma.europa.eu/system/files/2012-212.pdf 65 Nel 2011, l’associazione dei fondi europei (Efama) ha pubblicato un insieme di principi per migliorare la partecipazione dei fondi nelle società oggetto di investimento. I principi sono tesi a rafforzare e incrementare il livello di comunicazione con la società oggetto di investimento e si presentano molto simili a quelli contenuti nello Stewardship Code inglese.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
63
L’indagine svolta si è concentrata su due aspetti: i rapporti diretti eventualmente
intercorsi tra proxy advisors e società quotate e l’impatto delle raccomandazioni di voto
sugli esiti della votazione assembleare. Un primo dato che è emerso dall’indagine è
quello della scarsa rilevanza, almeno per il momento e per le società esaminate,
dell’attività dei proxy advisors, o comunque della dimensione molto limitata dei contatti
diretti tra consulenti di voto e società quotate. Quanto a quest’ultimo aspetto, risulta
che in un limitato numero di casi le società quotate hanno avuto contatti diretti con i
proxy advisors; in particolare, nel 7% delle società esaminate, ci sono stati contatti
anche prima della pubblicazione della documentazione
Solo nel 9% dei casi i proxy advisors hanno chiesto alla società chiarimenti sulla
documentazione assembleare prima di elaborare la propria raccomandazione di voto.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
64
Nel 7% dei casi, i proxy advisors hanno cercato un confronto diretto con la società
quotata prima di pubblicare la propria raccomandazione di voto, inviandone la bozza.
Quanto all’influenza dell’attività dei proxy advisors sul comportamento delle società
quotate, risulta che solo il 5% delle società ha tenuto conto degli orientamenti espressi
dai consulenti di voto nell’elaborazione delle proposte di vote per l’assemblea.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
65
Il 10% delle società ha ricevuto raccomandazioni di voto negativo o di astensione.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
66
12. L’identificazione degli azionisti
Il Decreto ha introdotto nel Tuf la disposizione che sancisce la facoltà per le società di
identificare il proprio azionariato, se ciò è previsto nello statuto (art. 83-duodecies). La
facoltà è riconosciuta alle società italiane con azioni ammesse alla negoziazione nei
mercati regolamentati italiani o nei sistemi multilaterali di negoziazione italiani o di altri
paesi europei con il consenso dell’emittente.
La richiesta di identificazione deve essere fatta dalla società agli intermediari tramite la
società di gestione accentrata e ha per oggetto i dati identificativi degli azionisti che
non abbiano espressamente vietato la comunicazione degli stessi.
Nel caso in cui lo statuto preveda tale facoltà, la società è tenuta ad effettuare la
medesima richiesta di identificazione su istanza di una minoranza qualificata.
La norma prevede altresì un principio di ripartizione dei costi tra la società e i soci
richiedenti demandando alla Consob la determinazione dei criteri.
Sono inoltre previsti specifici obblighi di pubblicazione, in capo alla società, relativi
all’avvenuta istanza di identificazione.
La previsione sulla shareholder identification non era stata disciplinata dalla direttiva
ma è stata richiesta da Assonime in sede di risposta alla consultazione avviata dal
Ministero nel 2009, anche alla luce del fatto che tale facoltà, già sancita in diversi
ordinamenti, può essere un utile strumento per le società per attivare un dialogo
proficuo con gli azionisti e costituire un incentivo al miglioramento della governance66.
L’indagine
Il questionario chiedeva: (i) se lo statuto avesse previsto la facoltà di identificazione
degli azionisti; (ii) se fosse stata effettuata tale identificazione; (iii) se fosse stata
effettuata un’identificazione parziale.
Dall’analisi del questionario è emerso che le società che hanno previsto in statuto la
facoltà di identificazione degli azionisti sono state poche. Nei pochi casi in cui tale
66 Sull’utilità della shareholder identification si vedano L. Enriques, M. Gargantini, V. Novembre, Mandatory and contract-based share holding disclosure, in “Uniform Law Revue”, vol. XV, 2010. Nello scritto gli Autori suggeriscono una shareholder identification lasciata agli statuti delle società con l’imposizione, però, dell’obbligo di collaborazione a carico degli intermediari, a prescindere dalla legge di incorporazione. Quanto al diniego dell’identificazione, suggeriscono che sia lasciata allo statuto la relativa determinazione. Per una rassegna sull’utilità della shareholder identification, si veda M. Gargantini, sub commento all’art. 83-duodecies, in “Le Nuovi leggi civili commentate” n. 3/2011, p.624.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
67
facoltà è stata prevista (14%), l’identificazione non è stata comunque
richiesta/effettuata.
Lo scarso utilizzo della facoltà di identificazione degli azionisti potrebbe essere
riconducibile a diversi motivi, già peraltro più dettagliatamente analizzati nella circolare
Assonime n. 14/2011; in primo luogo, come anche rappresentato al Ministero
dell’economia e delle finanze nella risposta alla consultazione del febbraio 2012, i limiti
della shareholder identification sono rinvenibili nella possibilità, per l’azionariato, di
Le assemblee delle società quotate 14/2012
68
restare nell’anonimato67. In secondo luogo manca una disposizione comunitaria
cogente che imponga agli intermediari esteri di collaborare nell’identificazione degli
azionisti così che tale processo di identificazione si arresta ai confini nazionali. Infine,
la determinazione dei costi appare incerta.
Con riferimento al primo profilo, una possibile soluzione, suggerita in sede di risposta
alla consultazione avviata dal Ministero sul decreto correttivo, potrebbe essere, in
alternativa alla rimozione della possibilità di diniego all’identificazione, quella di
modulare il rifiuto all’identificazione a seconda che questa sia effettuata dalla società o
dagli azionisti della stessa.
Con riferimento al secondo profilo, va evidenziato che la Commissione europea, nella
consultazione sul Green Paper della primavera del 2011, si è posta il problema
dell’insussistenza di una norma cogente a livello comunitario sull’identificazione degli
azionisti e ha quindi chiesto se sia necessario attivare un meccanismo o prevedere una
disposizione che sancisca la facoltà di identificazione degli azionisti68.
Con riferimento al terzo profilo, i criteri di ripartizione dei costi tra società e soci
richiedenti sono stati rimessi dal legislatore, all’art. 83-duodecies, alla Consob che nel
Regolamento Emittenti (art. 133-bis) ha previsto che: i) sia lo statuto a prevedere i
criteri di ripartizione dei costi; ii) qualora la shareholder identification venga esercitata
dai soci nei sei mesi successivi alla chiusura dell’esercizio sociale e comunque prima
dell’assemblea ordinaria annuale e non sia stata effettuata alcuna richiesta, debba
essere la società a sostenere detti costi; iii) qualora lo statuto non provveda a
disciplinare i criteri, debba essere la società a sostenere interamente gli oneri
economici.
67 Ciò implica anche che l’aggiornamento del libro soci, che consegue alla richiesta di identificazione ex art. 83-undecies Tuf, è solo parziale in quanto vi confluiscono i nominativi solo di coloro che non hanno negato la propria identificazione (sul punto si veda più diffusamente la circolare Assonime n. 14/2011, p. 63). 68 Cfr. Green Paper, The EU corporate governance framework, cit.. Assonime ha risposto alla consultazione avviata dalla Commissione europea tramite l’associazione EuropeanIssuers e ha chiesto l’imposizione di una norma comunitaria cogente che consenta alle società di effettuare la shareholder identification, senza possibilità di opporre un rifiuto all’identificazione, e che obblighi tutti gli intermediari lungo la catena a fornire i dati identificativi degli azionisti. European Issuers ha anche allegato alla risposta una sommaria ricostruzione di come tale facoltà di identificazione funzioni nei diversi Stati membri; dalla panoramica risulta che in diversi Stati la shareholder identification già sussiste e che la mancata identificazione è sanzionata in vari modi (sospensione di diritti di voto e di pagamento dei dividendi, sanzioni pecuniarie).
Le assemblee delle società quotate 14/2012
69
Il decreto correttivo
Il decreto correttivo non ha previsto modifiche di rilievo in tema di shareholder
identification alla luce del fatto che, come si legge nel documento di consultazione, non
c’è un quadro comunitario armonizzato.
13. La maggiorazione dei dividendi
La facoltà di prevedere in statuto la maggiorazione del dividendo è stata introdotta dal
Decreto all’art. 127-quater. Tale disposizione prevede la facoltà per le società italiane
con azioni quotate nei mercati regolamentati italiani o di altri paesi dell’Unione europea,
di inserire in statuto la facoltà di riconoscere un dividendo maggiorato per chi detenga
continuativamente le azioni per un periodo di tempo, comunque non inferiore a un
anno.
Il riconoscimento di un dividendo maggiorato, estraneo alla direttiva che non si è
occupata di disciplinare i profili patrimoniali collegati alla detenzione di azioni69, è
comunque stato mantenuto nella versione finale del Decreto in quanto, come dichiarato
nella relativa Relazione, esso è “strettamente collegato con la finalità di incentivare
l’investimento di lungo periodo dei piccoli azionisti, presupposto per un loro maggiore
coinvolgimento all’esercizio dei diritti sociali”70.
La norma stabilisce la misura massima di maggiorazione, non superiore al 10% del
dividendo distribuito alle altre azioni (ordinarie, salvo quello che si dirà in prosieguo), e
prevede compiutamente i casi in cui la maggiorazione non può essere attribuita, se non
entro una certa soglia. La norma consente inoltre agli statuti di prevedere condizioni
ulteriori71.
69 Nel testo originario del Decreto posto in consultazione dal Ministero dell’economia e delle finanze nel luglio 2009 non vi erano disposizioni sulla maggiorazione del dividendo; queste sono invece state introdotte solo a seguito dell’esame in Consiglio dei Ministri. La Commissione parlamentare (Commissioni riunite II e VI della Camera dei Deputati), esaminato lo schema di decreto, aveva invitato il Governo a valutare: i) se la materia rientrasse nella delega conferita; ii) se l’attribuzione della quota di dividendo maggiorato non rischiasse di ridurre la quota di partecipazione agli utili degli altri azionisti; iii) se il riconoscimento di dividendo non determinasse la creazione di una categoria speciale di azioni; iv) e in ogni caso di attribuire la maggiorazione anche agli azionisti che possedessero una quota superiore al 2% del capitale della società, limitatamente alla quota di partecipazione fino al 2%. 70 Si veda p. 9 della relazione. La disposizione è stata modificata per tenere conto delle osservazioni formulate dalle commissioni riunite Giustizia e Finanze della Camera; la modifica ha riguardato il limite alla partecipazione detenibile che dà luogo alla maggiorazione, ridotto dal 2% allo 0.50% del capitale sociale. 71 La norma contenuta all’art. 127-quater Tuf demanda, ai fini della maggiorazione del dividendo, la previsione in statuto: i) della facoltà di maggiorazione; ii) del periodo minimo continuativo di detenzione delle azioni, comunque non inferiore a un anno; iii) della misura della maggiorazione del dividendo,
Le assemblee delle società quotate 14/2012
70
L’art. 127-quater prevede alcune condizioni in presenza delle quali la maggiorazione è
impedita o è contenuta in una misura fissata dalla disposizione (0.5%).
In primo luogo il beneficio della maggiorazione può essere attribuito nella misura
massima di partecipazione dello 0.5% del capitale della società anche qualora vi sia
una partecipazione superiore, anche detenuta direttamente o indirettamente, per il
tramite di fiduciari, di società controllate o per interposta persona (art. 127-quater,
comma 2, prima parte).
La maggiorazione è inoltre impedita per le azioni detenute da chi, durante il periodo di
detenzione previsto, abbia esercitato anche temporaneamente o congiuntamente con
altri soci tramite un patto parasociale ex art. 122, un’influenza dominante ovvero
notevole sulla società; la disposizione fa riferimento al “controllo congiunto”, anche se
lo limita all’ipotesi del patto parasociale previsto dall’art. 122 Tuf (art. 127-quater,
comma 2, seconda parte).
La maggiorazione è parimenti impedita per le azioni che durante il periodo previsto
siano state conferite anche temporaneamente, ad un patto parasociale previsto dall’art.
122, che nel medesimo periodo o parte di esso abbia avuto ad oggetto una
partecipazione complessiva superiore al 30%72 (art. 127-quater, comma 2 ultima
parte).
Successivamente all’emanazione della disposizione sono sorte alcune incertezze,
anche di ordine applicativo.
In primo luogo l’eventuale previsione in statuto di tale clausola farebbe sorgere il diritto
di recesso in quanto essa rappresenta una modifica dello statuto concernente i diritti di
voto e partecipazione ex art. 2437, comma 1, lett. g) c.c.73.
In secondo luogo non era chiaro come la società potesse verificare l’insussistenza di
alcune condizioni ostative alla maggiorazione del dividendo74.
comunque non superiore al 10% del dividendo distribuito alle altre azioni; iv) dell’eventuale estensione alle azioni assegnate gratuitamente ai sensi dell’art. 2442 c.c.; v) delle eventuali condizioni ulteriori. 72 Si tratta della soglia del 30% che fa scattare l’obbligo di opa totalitaria ai sensi dell’art. 106, comma 1 Tuf. 73 Così M. Stella Richter, Prime considerazioni sul dividendo maggiorato,cit., e M. Stella Richter, I troppi problemi del dividendo maggiorato, cit., e G. A. Rescio, Clausole di maggiorazione del dividendo nell’evoluzione del sistema delle società azionarie, cit., e G. A. Rescio, sub commento all’art. 127-quater, Il Testo Unico della Finanza, cit.. 74 Il comma 2 dell’art. 127-quater prevede, tra l’altro, che chi direttamente che indirettamente detenga per il tramite di fiduciari, società controllate o per interposta persona, una partecipazione superiore allo 0.5% del capitale sociale (o della minore percentuale indicata in statuto), la maggiorazione può essere attribuita solo per la partecipazione pari allo 0.5%. La ricorrenza di tale condizione è però difficilmente accertabile dalla società in assenza di un obbligo dichiarativo da parte di chi detiene tali partecipazioni.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
71
Altri profili problematici erano inoltre sorti con riferimento alla quantificazione della
maggiorazione e alla possibilità degli amministratori di formulare la proposta di
distribuzione degli utili da sottoporre all’assemblea75.
L’indagine
Il questionario chiedeva se fosse stata prevista in statuto la facoltà di maggiorazione
del dividendo.
Dal questionario è emerso che nessuna società del campione ha previsto in statuto la
facoltà di maggiorazione del dividendo, probabilmente anche a causa delle incertezze
applicative76.
75 Il problema della quantificazione potrebbe risolto con l’inserimento in statuto di una previsione che riconosca la percezione del beneficio patrimoniale ai soggetti che maturino l’holding period a una data precedente l’assemblea (così S. Nocella, sub commento art. 127-quater, in “Nuove leggi civili commentate”, n. 3, 2011, p. 712). In alternativa si potrebbe considerare di prevedere in statuto, quale condizione ulteriore, quella di subordinare la maggiorazione del dividendo a condizione che gli azionisti interessati depositino le azioni presso conti detenuti dalla stessa società emittente ex art. 13, comma 1, lett. g) del Provvedimento congiunto; in tal modo le società potrebbe determinare il totale della maggiorazione da attribuire essendo noti ex-ante i soggetti destinatari del beneficio. La norma da ultimo citata prevede infatti che tra i soggetti ammessi alla gestione accentrata in qualità di intermediari vi siano anche gli emittenti, limitatamente agli strumenti finanziari emessi o assegnati dagli stessi o dalle società controllate o collegate attraverso partecipazione azionaria; tipicamente l’emittente può infatti accendere conti presso la società di gestione accentrata per registrare i titoli detenuti dai dipendenti azionisti e dai soci di controllo, evitando quindi di dover aprire conti presso gli intermediari, con conseguenti risparmi, per gli azionisti, dei costi collegati. In questo modo le azioni dei beneficiari sarebbero registrate (e quindi identificate) in conti titoli accesi direttamente dall’emittente presso la società di gestione accentrata. 76 Si segnala che un soggetto ha promosso, nel 2012, una sollecitazione di deleghe di voto in una società quotata (Enel) volta a prevedere in statuto la maggiorazione del dividendo, secondo quanto previsto all’art. 127-quater.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
72
Il decreto correttivo
Il decreto correttivo è intervenuto sulla disposizione contenuta all’art. 127-quater per
migliorarne la formulazione.
Esso ha in primo luogo stabilito che la deliberazione di modifica dello statuto per la
previsione della maggiorazione del dividendo non attribuisce il diritto di recesso77.
Inoltre il decreto, al fine di facilitare l’emittente nella verifica dell’insussistenza delle
condizioni ostative, ha previsto che colui che ha ottenuto l’assegnazione della
maggiorazione deve dichiarare, su richiesta della società, l’insussistenza delle
condizioni ostative previste dal comma 278 dell’art. 127-quater e deve esibire la
certificazione attestante la durata della detenzione delle azioni per le quali è richiesto il
beneficio79.
Infine il decreto ha precisato che la detenzione continuativa non è solo riferita all’anno
ma anche a un periodo inferiore nel caso in cui tra due date consecutive di pagamento
del dividendo intercorrano meno di 365 giorni (e ciò è possibile per effetto del
calendario di borsa80).
Conclusioni
Con l’obiettivo di facilitare la partecipazione degli azionisti in assemblea e aumentarne
la voice, il Decreto si è mosso lungo quattro direttrici principali: (i) il rafforzamento
dell’informativa preassembleare (e post-assembleare), dal punto di vista dei contenuti,
della tempistica e delle modalità di pubblicazione dei documenti destinati
all’assemblea, nonché attraverso la previsione del diritto di porre domande prima
dell’assemblea; (ii) la possibilità per i soci di concorrere alla definizione dei temi da
discutere in assemblea, attraverso la disciplina dell’integrazione dell’ordine del giorno e
della presentazione di proposte di delibera prima dell’assemblea stessa, che si affianca
al diritto, già previsto dall’art. 2367 c.c., di convocare l’assemblea; (iii) la previsione
della record date, per consentire la partecipazione e il voto alla riunione assembleare
senza bloccare le azioni possedute; (iv) la disciplina del voto a distanza, della
partecipazione in assemblea mediante mezzi elettronici e delle deleghe di voto, incluso
77 Cfr. nuovo comma 4-ter. 78 Il decreto correttivo ha anche riformulato il comma 2 al fine di chiarire meglio le condizioni ostative al riconoscimento del beneficio. 79 Cfr. nuovo comma 4-bis. Nel testo in consultazione non era stata prevista la richiesta della società, poi introdotta nel testo finale. 80 Un’altra modifica ha interessato il comma 2 al fine di chiarire meglio le condizioni ostative al riconoscimento del beneficio.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
73
lo strumento del rappresentante designato e della sollecitazione delle deleghe, per
facilitare e incoraggiare l’espressione, anche coordinata, del diritto di voto.
Parzialmente diverse le finalità dell’identificazione degli azionisti e della maggiorazione
dei dividendi, anche se entrambe sono riconducibili a un generale rafforzamento del
ruolo degli azionisti nella governance delle società quotate, in linea con quanto emerge
dagli orientamenti della Commissione europea. La disciplina sull’identificazione degli
azionisti dovrebbe infatti consentire alla società di mantenere un dialogo costante con i
propri azionisti e a questi ultimi di coordinarsi con gli altri soci; la maggiorazione del
dividendo si colloca invece in una prospettiva di valorizzazione dell’investimento di
lungo termine nelle società quotate.
I dati che emergono dalle prime esperienze applicative della nuova disciplina e
dall’indagine forniscono alcuni spunti di riflessione.
Le disposizioni che sembrano aver avuto un maggiore impatto sulla fisionomia delle
assemblee delle società italiane quotate sono quelle in materia di record date e di
sollecitazione delle deleghe. Con l’introduzione della record date si è registrato infatti
un incremento sensibile della partecipazione degli investitori istituzionali, soprattutto
esteri; la nuova disciplina della sollecitazione delle deleghe ha rivitalizzato l’istituto,
prima del 2010 pressoché inutilizzato. In particolare, ci sono stati due casi di vere e
proprie “proxy fight” nell’ambito di uno scontro per il rinnovo dell’organo di
amministrazione, che hanno mostrato le potenzialità dell’istituto proprio nella
prospettiva della contendibilità del controllo societario81.
Il maggiore attivismo degli investitori istituzionali e le potenzialità dello strumento della
sollecitazione delle deleghe rendono quanto mai attuali le riflessioni, avviate a livello
europeo, in tema di stweardship e di proxy advisors. Il primo profilo attiene alla
disciplina degli investitori istituzionali e al tema della maggiore trasparenza delle
obbligazioni fiduciarie dei gestori degli attivi, con particolare riferimento all’indicazione
delle strategie di investimento scelte, e alla pubblicazione di informazioni sul livello e
sulla portata dell’impegno attivo nelle società detenute, così come delle politiche di
voto. Il secondo impone invece una riflessione sull’opportunità di regolamentare
l’attività dei consulenti di voto, quanto meno in termini di trasparenza.
Minore successo hanno avuto gli strumenti pensati per gli azionisti retail, in particolare
il voto elettronico e il rappresentante designato. La scarsa utilizzazione dei nuovi
81 V. supra § 10; E. Ricciardiello, La nuova disciplina in materia di sollecitazione delle deleghe di voto: inizia la stagione italiana dei proxy fights?, cit., R. Sabbatini, Scalate senza opa a Piazza Affari, Il Sole 24ore, 7 giugno 2012.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
74
strumenti può essere riconducibile alla novità legislativa82. In ogni caso, per una
migliore fruibilità degli strumenti, soprattutto quello della partecipazione in assemblea
mediante mezzi di telecomunicazione, appare utile completare la disciplina con
apposite previsioni del regolamento assembleare.
Un impatto significativo sullo svolgimento delle riunioni assembleari lo ha avuto la
nuova previsione sul diritto di porre domande prima dell’assemblea, a causa di un uso
a volte pretestuoso dello strumento da parte di azionisti “minimi” e anche della scelta di
molte società di rispondere alle domande oralmente in assemblea. Le modifiche
introdotte con il decreto correttivo, in particolare la disciplina della cut-off date e la
possibilità di rispondere mettendo a disposizione dei soci le risposte scritte in
assemblea, dovrebbero aiutare a risolvere molti dei problemi riscontrati nel corso delle
assemblee del 2011. Una maggiore valorizzazione dello strumento delle domande e
risposte pubblicate sul sito internet della società, insieme all’adozione di previsioni
specifiche nei regolamenti di assemblea, potrebbe aiutare nella gestione delle richieste
di informazioni da parte dei soci. Sul diritto di porre domande, si osserva che altri
ordinamenti hanno scelto soluzioni diverse, limitandone l’esercizio alla riunione
assembleare: è il caso, ad esempio, della Germania, che ha anche disciplinato
puntualmente le ipotesi in cui la società può legittimamente rifiutarsi di rispondere.
Gli istituti meno utilizzati sono stati quelli in materia di identificazione degli azionisti e di
maggiorazione del dividendo. La prima ha probabilmente risentito sia dei limiti della
normativa interna che, con la previsione del diritto alla riservatezza dei soci ne mina
l’efficacia, sia dell’assenza di una disciplina comunitaria che imponga agli intermediari
esteri di fornire alle società i dati identificativi degli azionisti. Altro limite della disciplina
vigente è l’incertezza sui costi dell’operazione. Quanto alla maggiorazione dei
dividendi, il principale problema sembra essere stato quello dell’incertezza del quadro
normativo di riferimento che ha indotto le società a non avvalersi della facoltà concessa
dalla legge. Bisognerà vedere se la nuova formulazione prevista dal decreto correttivo
produrrà risultati diversi.
I dati che emergono dall’indagine sui costi sostenuti dalle società per dare attuazione
alla nuova disciplina e sull’utilizzazione da parte degli azionisti dei nuovi strumenti
suggeriscono la necessità di garantire la massima flessibilità organizzativa alle società,
privilegiando il più possibile le scelte statutarie che lasciano discrezionalità al consiglio
di amministrazione e valorizzando l’avviso di convocazione come strumento per
effettuare scelte organizzative e darne informazione ai soci. Si ritiene infatti che il
giusto equilibrio tra trasparenza per gli azionisti e per il mercato e flessibilità per le 82 Visti i termini di entrata in vigore della nuova disciplina, l’uso effettivo del voto elettronico andrebbe valutato con riferimento alle assemblee successive a quelle del 2011. V. supra § 7.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
75
società debba essere raggiunto, attraverso la responsabilizzazione del consiglio di
amministrazione e la trasparenza sulla scelta adottata nell’avviso di convocazione. E
questo è l’orientamento seguito anche dal decreto correttivo.
Un’ultima considerazione va fatta sul regolamento assembleare, che è sempre più
chiamato a svolgere un ruolo fondamentale per il corretto funzionamento delle
assemblee, attraverso la disciplina dei suoi aspetti essenziali al fine di garantirne
l’ordinato svolgimento.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
ALLEGATO 1 - QUESTIONARIO SULL’APPLICAZIONE DELLA NUOVA DISCIPLINA SULL’ASSEMBLEA DELLE SOCIETA’ QUOTATE
DATI DEL COMPILATORE Denominazione sociale: Referente: (nominativo) (funzione) (recapito telefonico) (e.mail) 1. AMBITO DI APPLICAZIONE 1.1 La nuova disciplina è stata applicata anche:
Alle assemblee speciali
Se sì, a quali (assemblea azioni privilegiate, di risparmio, altre azioni) …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
alle assemblee degli obbligazionisti
1.2 Se sì, quali disposizioni sono state applicate? (ad esempio, quelle relative all’informativa
preassembleare e alla pubblicazione dell’avviso di convocazione; quelle relative ai diritti degli azionisti, come quello di porre domande, o altro) …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
2. CONVOCAZIONE UNICA 2.1 E’ stata prevista la convocazione unica dell’assemblea?
SI Se sì, per quali assemblee? (ad esempio, assemblee straordinarie, assemblee
ordinarie, assemblee che abbiano un certo ordine del giorno) ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
NO
Le assemblee delle società quotate 14/2012
2.2 In che modo è stata prevista? (ad esempio, previsione nello statuto per tutte le assemblee;
previsione nello statuto e rinvio al CDA per la decisione, di volta in volta, sulla convocazione unica) …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
3. INFORMATIVA PREASSEMBLEARE 3.1 Nell’avviso di convocazione in che modo sono state esposte le singole proposte di delibera?
Distinte per ogni singola proposta Accorpate per materie all’ordine del giorno
3.2 Nell’ambito dei documenti sottoposti all’assemblea sono stati comunicati anche documenti su
cui non è richiesta l’approvazione dell’assemblea (ad esempio, il bilancio consolidato)?
SI Se sì, quali…………………………………………………………..
NO 3.3 Su quanti giornali è stato pubblicato l’avviso di convocazione?
………………………………………………………………………………..
3.4 L’avviso è stato pubblicato anche in inglese sul sito?
SI NO
3.5 L’avviso è stato pubblicato anche in inglese su giornali a diffusione internazionale?
SI NO
3.6 A quanto ammontano i costi di pubblicazione dell’avviso di convocazione sulla stampa?
……………………………………………………………………………….
3.7 Le relazioni sui punti all’ordine del giorno sono state pubblicate con tempistiche differenziate?
SI
Se si, indicare le motivazioni della scelta ………………………………………………………………………………………..
NO
Le assemblee delle società quotate 14/2012
3.8 Come sono state articolate le relazioni degli amministratori?
Articolate punto per punto Unica relazione (per esempio: rinnovo CDA e sotto temi su nomina, compensi, presidente)
3.9 I soci di controllo hanno effettuato proposte di delibera su argomenti sui quali gli
amministratori non hanno presentato una specifica proposta (es. numero, durata, compensi degli amministratori)?
SI
Se sì, ne è stata data comunicazione con anticipo al pubblico? Quanto prima? ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
NO 3.10 Ci sono state proposte di delibera (su argomenti sui quali gli amministratori non hanno
presentato una specifica proposta come ad es. numero, durata, compensi degli amministratori) presentate da soci diversi da quello di controllo (ad es. da investitori istituzionali)?
SI
Da chi sono state presentate? NO
3.11 Che modalità sono state richieste per la presentazione delle liste per la nomina degli organi
di amministrazione e controllo? ………………………………………………………….
4. INTEGRAZIONE DELL’ORDINE DEL GIORNO 4.1 Sono state proposte integrazioni all’ordine del giorno?
SI NO
4.2 Quali modalità sono state richieste per l’esercizio del diritto (per esempio invio delle proposte per posta o invio tramite posta elettronica certificata o altro)? 4.3 Chi ha proposto ulteriori punti all’ordine del giorno in assemblea e su quali materie?
Socio di controllo Altri soci (indicazione della quantità di azioni detenute)
4.4 Nel caso in cui sia stata presentata un’integrazione dell’ordine del giorno da parte dei soci, la società ha commentato la proposta?
SI
Le assemblee delle società quotate 14/2012
NO
5. DIRITTO DI PORRE DOMANDE PRIMA DELL’ASSEMBLEA 5.1 E’ stata prevista una cut off date (intesa come data entro la quale far pervenire le domande alla
società)?
SI Se sì, quali i termini previsti? Se sì, è stata prevista come un semplice invito ai soci o come una scadenza per la
ricevibilità delle domande? ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
NO 5.2 E’ stata prevista l’attestazione della legittimazione in capo agli azionisti mediante certificazione
(o altro) ?
SI Se sì, con riferimento a quale data?
………………………………………………………………………………………. NO
5.3 E’ stata prevista una diversa data, prima dell’assemblea, per la legittimazione a ottenere le
risposte? Se sì, quale data? …………………………………………………………………………………………………
5.4 Quante domande sono state ricevute?
…………………………………………………………………………………………………… 5.5 Quali modalità sono state richieste per l’esercizio del diritto (es. invio delle domande per posta o
invio tramite posta elettronica certificata o altro)? ……………………………………………………………………. 5.6 Pur avendo ricevuto domande nei termini previsti, si è comunque ritenuto di non dare risposta a
talune domande ritenute non pertinenti all’ordine del giorno?
SI NO
5.7 Quando è stata data risposta a tali domande?
Prima dell’assemblea Se “prima dell’assemblea”, con quali modalità?
Durante l’assemblea
Se “durante l’assemblea”, quanto tempo è durata la risposta?
Le assemblee delle società quotate 14/2012
Dopo l’assemblea, allegando le risposte al verbale
…………………………………………………………………………………………………… 5.8 E’stata prevista una sezione del sito che raccoglie domande e risposte?
SI NO
5.9 Quante azioni detenevano i soci che hanno posto domande?
…………………………………………………………………………………………………… 5.10 Sono pervenute comunicazioni di rettifica da parte degli intermediari per intervenuta cessione delle azioni di pertinenza del legittimato ai sensi dell’art. 24 del Provvedimento congiunto?
SI Se sì, quante? Per quale percentuale di azioni?
…………………………………………………………………………………. NO
6. DELEGHE DI VOTO 6.1 Quali modalità di conferimento, trasmissione della delega o di copia della delega sono state
utilizzate da parte del rappresentante?
……………………………………………………………………………………………………
6.2 Ci sono stati casi di pluralità di rappresentanti nominati da uno stesso azionista?
SI Se sì, quanti?
NO 6.3 Quando è stata notificata la delega alla società (in assemblea, prima dell’assemblea e in questo
caso quando)? ……………………………………………………………………………………………………
6.4 Quale modalità di notifica elettronica della delega è stata prevista?
…………………………………………………………………………
6.5 E’ stato previsto un termine per la notifica elettronica della delega?
Le assemblee delle società quotate 14/2012
SI
Se sì, quale? …………………………………………………………… …………………………………………………………….
NO 7. RAPPRESENTANTE DESIGNATO 7.1 Lo statuto ha derogato all’obbligo di designazione di un soggetto incaricato di ricevere le
deleghe degli azionisti?
7.2 Se sì, con quale formulazione? (ad esempio, previsione nello statuto per tutte le assemblee; previsione nello statuto e rinvio al CDA)
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
7.3 E’ stata prevista la possibilità di nominare più di un rappresentante designato?
SI NO
Se no, la società sta pensando di prevederlo?
7.4 Il rappresentante designato è un soggetto:
Interno alla società …………………………………………………………………………
In questo caso, chi è stato designato? (Presidente, amministratore, altro) ………………………………………………………………………
Esterno alla società ………………………………………………………………………………………
In questo caso, chi è stato designato? (professionista persona fisica, società, altro) ……………………………………………………………………………………..
7.5 Gli azionisti si sono avvalsi di questa figura?
SI
Se sì, quanti azionisti? Quante azioni detenevano? …………………………………………………….
NO
…………………………………………………………………………………………………… 7.6 Con quale modalità sono state conferite le deleghe? (via posta, via internet, via browser della
società, altro)
Le assemblee delle società quotate 14/2012
…………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………
7.7 A quanto ammontano i costi sostenuti dalla società?
………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………….
7.8 Ci sono stati casi di deleghe parziali (solo su alcuni punti all’ordine del giorno)?
SI NO
7.9 Ci sono stati casi di revoca della delega?
SI NO
7.10 Ci sono stati casi di voto difforme da parte del rappresentante designato?
SI NO
…………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………
7.11 E’ stato modificato il modulo di delega previsto dalla Consob? SI
Se sì, che modifiche sono state apportate? …………………………………………………………………………………………
NO
8. VOTO ELETTRONICO E PER CORRISPONDENZA E PARTECIPAZIONE IN
ASSEMBLEA CON MEZZI ELETTRONICI 8.1 Lo statuto prevede il ricorso a questi strumenti?
SI Se sì, quali?
Voto elettronico Voto per corrispondenza Partecipazione con mezzi elettronici
Se sì, in che modo? (es. previsione nello statuto per tutte le assemblee; previsione nello statuto e rinvio al CDA)
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
Le assemblee delle società quotate 14/2012
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
NO Se no, la società sta pensando di prevederli? Perché?
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
.2 Nel caso di partecipazione con mezzi elettronici, cosa è stato previsto? (Partecipazione video,
audio o elettronica, passiva o attiva, altro)…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
8.3 Tali strumenti di partecipazione e voto sono stati effettivamente utilizzati?
SI Voto elettronico (indicare % di utilizzo) (con quali modalità tecniche?)…………… Voto per corrispondenza (indicare % di utilizzo)…………… Partecipazione con mezzi elettronici (indicare % di utilizzo)……………
NO
8.4 A quanto ammontano i costi sostenuti dalla società?
Voto elettronico: …………………………………………………………………. Voto per corrispondenza: ………………………………………………………… Partecipazione con mezzi elettronici: …………………………………………….
9. SOLLECITAZIONE DELEGHE DI VOTO 9.1 Sono state fatte sollecitazioni?
SI Se sì, chi è stato il promotore? (azionista singolo, gruppo di azionisti, società)
……………………………………………………………………………….. Quante azioni deteneva il
promotore?......................................................................................................................................................................................................................................................................................
NO
9.2 Quanti azionisti hanno aderito alla sollecitazione e quante azioni detenevano?
Le assemblee delle società quotate 14/2012
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
9.3 Ci sono state raccolte di deleghe da parte delle associazioni di azionisti?
SI Se sì, quante deleghe sono state raccolte?
NO 10. PROXY ADVISORS
10.1. Avete avuto rapporti diretti e scambi di informazioni anche prima della pubblicazione della documentazione relativa all’assemblea?
SI NO
10.2 Vi sono state richieste di chiarimenti sulla documentazione assembleare?
SI NO
10.3 E’ stata trasmessa la bozza di rapporto per commenti prima della pubblicazione?
SI NO
10.4 Avete tenuto conto degli orientamenti dei proxy advisors nell’elaborazione delle proposte?
SI NO
10.5 Ci sono state raccomandazioni di voto negativo o di astensione? Con che motivazioni, se
indicate?
SI NO
…………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………
10.6 Quali considerazioni è possibile trarre analizzando la relazione tra le raccomandazioni di voto
e l’esito delle votazioni?
……………………………………………………………………………………………………
Le assemblee delle società quotate 14/2012
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………
10. 7 Quale valutazione date all’attività svolta dai proxy advisors? (voto 1: insufficiente, voto 2: sufficiente, voto 3: buono, voto 4: ottimo)
VOTO PROFESSIONALITA' ESPERIENZACONOSCENZA
DELL'ORDINAMENTO ITALIANO
CONOSCENZA DELLA
STRUTTURA DELLA SOCIETA'
1
2
3
4 10.8 Considerazioni in merito all’opportunità di regolamentare l’attività dei proxy advisors (trasparenza delle procedure di analisi utilizzate e delle situazioni di conflitto di interesse)
…………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
11. IDENTIFICAZIONE DEGLI AZIONISTI 11.1 Lo statuto ha previsto la facoltà dell’identificazione degli azionisti?
SI Se sì, cosa prevede lo statuto con riferimento ai criteri per la ripartizione dei
costi?..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
NO Se no, la società sta pensando di prevederla? Perché?
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
11.2 E’ stata effettuata l’identificazione degli azionisti? SI
Le assemblee delle società quotate 14/2012
Se sì, con quali esiti? (quanta parte di azionariato è stata identificata? Quale parte dell’azionariato è stata identificata?)
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
NO 11.3 E’ stata richiesta un’identificazione parziale degli azionisti?
SI Se sì, di quali azionisti si è chiesta l’identificazione?
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
NO
12. MAGGIORAZIONE DEI DIVIDENDI 12.1 Lo statuto prevede la maggiorazione del dividendo ex art. 127-quater Tuf?
SI Se sì, cosa prevede lo statuto? Sono previste condizioni ulteriori rispetto a quelle
determinate nella legge? ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
NO Se no, la società sta pensando di prevederlo? Perché?
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 13. ALTRE MODIFICHE STATUTARIE 13.1 Sono state previste ulteriori modifiche allo statuto a prescindere dal recepimento del decreto n. 27/2010?
SI NO
In caso affermativo, quali? ……………………………………
Le assemblee delle società quotate 14/2012
14. REGOLAMENTO ASSEMBLEARE 14.1 E’ stato adottato un regolamento assembleare?
SI Se sì, a che data risale l’ultima modifica? Se sì, quali aspetti dello svolgimento dell’assemblea sono affrontati?
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
NO
Le assemblee delle società quotate 14/2012
76
Allegato 2 – La disciplina dell’integrazione dell’ordine del giorno, del diritto di
porre domande e dell’identificazione degli azionisti in alcuni paesi europei
L’integrazione dell’ordine del giorno e la presentazione di proposte di delibera
Germania – L’ Aktiengesetz tedesco, come aggiornato dalla legge di attuazione della
Direttiva azionisti (il Gesetz zur Umsetzung der Aktionärsrechterichtlinie del 28 maggio
2009, c.d. ARUG) disciplina, all’art. 122 il diritto di integrazione dell’ordine del giorno.
La norma prevede che gli azionisti titolari di una partecipazione non inferiore al 5% del
capitale sociale, o di una partecipazione di valore pari a 500.000 euro, possano
richiedere l’inserimento di nuovi punti all’ordine del giorno, facendo pervenire la
domanda alla società almeno 30 giorni prima dell’assemblea83. La richiesta deve
essere accompagnata da una relazione illustrativa oppure da una proposta di
delibera84. L’art. 124 disciplina il procedimento per la pubblicazione dei nuovi punti
all’ordine del giorno, che dovranno essere inseriti nell’avviso di convocazione
dell’assemblea o pubblicati subito dopo il ricevimento della proposta. Nuove proposte
di delibera su argomenti che sono già all’ordine del giorno possono essere sempre
presentate in assemblea.
Gli azionisti possono presentare, anche individualmente, proposte di delibera contrarie
a quelle già presentate dal Consiglio di gestione o dal Consiglio di sorveglianza sulle
materie all’ordine del giorno e possono fare proposte di nomina (art. 126). Le proposte
devono essere presentate almeno 14 giorni prima della data di svolgimento
dell’assemblea.
Francia – Il Code de Commerce francese, come modificato dall’Ordonnance n°2010-
1511 del 9 dicembre 2010, disciplina il diritto di integrare l’ordine del giorno
dell’assemblea e di presentare nuove proposte di delibera all’art. L225-105, il quale
prevede che uno o più azionisti che rappresentino almeno il 5% del capitale sociale
oppure le associazioni di azionisti che soddisfino determinati requisiti, fissati dall'art.
L225-12085, possano richiedere l’iscrizione di punti all’ordine del giorno nonché di
proposte di delibera. Se la società ha un capitale superiore a 750.000 euro, la
83 Il termine è di 24 giorni per le società non quotate. Si fa presente che l’avviso di pubblicazione deve essere pubblicato almeno 30 giorni prima della data di svolgimento dell’assemblea. 84 Il legislatore tedesco prevede anche che, nell’ipotesi in cui agli azionisti richiedenti venga negata sia la convocazione dell’assemblea sia l’inserimento e la pubblicazione di nuovi punti all’ordine del giorno, il giudice possa autorizzare gli stessi a convocare autonomamente l’assemblea o a pubblicare eventuali nuovi punti all’ordine del giorno, nominando altresì il presidente dell’assemblea. In tal caso, la società dovrà sostenere sia le spese dell’assemblea sia le spese processuali. 85 Ossia quelle composta da azionisti che siano titolari di azioni nominative da almeno due anni, che detengano congiuntamente almeno il 5% del capitale sociale avente diritto di voto e che abbiano comunicato il loro statuto alla società e all’AMF, l’Autorità francese di vigilanza sui mercati finanziari.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
77
percentuale richiesta per l’esercizio del diritto è proporzionalmente ridotta86 (art. R225-
71).
L’art. R225-71 definisce le modalità di esercizio del diritto. In particolare, la richiesta di
integrazione dell’ordine del giorno deve essere motivata; quella di nuove proposte deve
contenere la formulazione della proposta di delibera e può essere accompagnata da
una breve motivazione. Nel caso in cui la proposta riguardi la nomina di un membro del
consiglio d’amministrazione o del consiglio di sorveglianza, devono essere indicate le
generalità del candidato e la sua (eventuale) occupazione all’interno della società (art.
R225-83, 5°).
La richiesta deve essere trasmessa per lettera raccomandata con avviso di ritorno o
con modalità elettroniche. L’azionista deve dimostrare di essere in possesso della
partecipazione richiesta e deve trasmettere la relativa certificazione. L’esame del
nuovo punto all’ordine del giorno e della nuova proposta di delibera è condizionata alla
trasmissione di una certificazione, da parte del richiedente, di essere ancora azionista
tre giorni prima dell’assemblea.
L'ordine del giorno della riunione, non può essere modificato in seconda convocazione.
Regno Unito – Il legislatore inglese si è avvalso della facoltà, concessa dall’art. 6 della
direttiva, di limitare l’esercizio del diritto di integrare l’ordine del giorno (sec. 338 A) e di
presentare nuove proposte di delibera (sec. 338) alla sola assemblea annuale, visto
che il Companies Act 200687 già prevede il diritto dei soci di convocare l’assemblea
(sec.303).
I soci hanno il diritto di chiedere l’inserimento nell’ordine del giorno di un nuovo
argomento a condizione che non sia diffamatorio, frivolo o provocatorio. La richiesta di
integrazione deve: (i) essere presentata in forma scritta, cartacea o elettronica; (ii)
indicare la materia da inserire all’ordine del giorno; (iii) essere accompagnata da
relazione illustrativa che giustifichi la richiesta; (iv) essere sottoscritta dal richiedente e
inviata alla società non più tardi di sei settimane prima dell’assemblea annuale oppure
quando viene pubblicato l’avviso di convocazione.
86 Toutefois, lorsque le capital de la société est supérieur à 750 000 euros, le montant du capital à représenter en application de l'alinéa précédent est, selon l'importance de ce capital, réduit ainsi qu'il suit : a) 4 % pour les 750 000 premiers euros ; b) 2, 50 % pour la tranche de capital comprise entre 750 000 et 7 500 000 euros ; c) 1 % pour la tranche de capital comprise entre 7 500 000 et 15 000 000 euros ; d) 0, 50 % pour le surplus du capital. 87 Come modificato dal Companies (Shareholders’ Rights) Regulations del 3 agosto 2009 di attuazione della direttiva azionisti.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
78
La società è tenuta a integrare l’ordine del giorno quando la richiesta proviene da tanti
soci che rappresentino almeno il 5 per cento del totale dei diritti di voto esercitabili in
assemblea oppure da almeno 100 soci che abbiano il diritto di voto in assemblea e
siano in possesso di azioni per le quali sia stato versato almeno il valore di 100 £. La
società deve darne notizia con le stesse modalità previste per la pubblicazione
dell’avviso di convocazione e pubblicare l’integrazione sul sito web (sec. 340A).
Quanto alla presentazione di proposte di delibera, i soci hanno il diritto di chiedere alla
società di inviare ai soci legittimati a ricevere l’avviso di convocazione dell’assemblea
annuale le proposte che intendono presentare alla successiva assemblea annuale.
Una proposta di delibera può essere presentata in assemblea a condizione che essa
non sia: (i) inefficace, perché in contrasto con lo statuto o altre ragioni; (ii) diffamatoria;
(iii) frivola o provocatoria. La legittimazione per l’esercizio del diritto e le modalità per la
presentazione della richiesta sono le stesse previste per l’integrazione dell’ordine del
giorno. La società deve darne notizia con le stesse modalità previste per la
pubblicazione dell’avviso di convocazione (art. 339).
I costi relativi all’integrazione dell’ordine del giorno e alla presentazione di proposte di
delibera sono a carico della società se questa ha ricevuto, prima della fine dell’anno
finanziario precedente l’assemblea, un numero sufficiente di richieste da inserire
all’ordine del giorno ai sensi della sec. 338 A e della sec. 338. Negli altri casi, e almeno
che la società non decida diversamente, i costi sono a carico del richiedente. La
società non è tenuta a dare seguito all’integrazione se non viene depositata una
somma sufficiente per dare attuazione alla richiesta di integrazione dell’ordine del
giorno (art. 340 B e 339).
Il diritto di porre domande
Germania – Il diritto di porre domande è disciplinato dall’art. 131 dell’Aktiengesetz
tedesco, come aggiornato dalla legge di attuazione della Direttiva azionisti (il Gesetz
zur Umsetzung der Aktionärsrechterichtlinie del 28 maggio 2009, c.d. ARUG), che
sancisce il diritto degli azionisti a ricevere informazioni, previa richiesta, durante
l’assemblea, ove tali informazioni riguardino l’attività svolta dalla società e siano
necessarie al fine di consentire agli azionisti una corretta valutazione dei punti
all’ordine del giorno dell’assemblea stessa. Nei gruppi di società, le richieste di
informazioni possono riguardare anche i rapporti legali e d’affari della società con le
sue controllate o collegate.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
79
Le informazioni fornite dalla società dovranno rispettare i principi di coscienziosità e
accuratezza, mentre il regolamento assembleare potrà autorizzare il presidente
dell’assemblea a limitare il numero di domande e il tempo a disposizione di ciascun
azionista, nonché disciplinare in via generale le modalità di esercizio del diritto di porre
domande.
Il terzo comma dell’art. 131 indica i casi in cui il management della società può
legittimamente rifiutare di fornire risposta ai quesiti posti dagli azionisti, ossia quando:
(i) tali risposte possano danneggiare concretamente la società o le società ad essa
collegate; (ii) le informazioni richieste siano collegate a valutazioni fiscali oppure
riguardino l’ammontare di determinate imposte; (iii) le informazioni richieste riguardino
le differenze tra il valore di bilancio di determinati beni e il loro reale valore di mercato,
a meno che l’assemblea in questione non sia stata convocata per l’approvazione del
bilancio; (iv) le informazioni richieste riguardino i metodi di classificazione delle poste di
bilancio e la loro valutazione, qualora le informazioni già diffuse riguardo a tali metodi
siano sufficienti ad assicurare una corretta visione della situazione della società, a
meno che l’assemblea in questione non sia stata convocata per l’approvazione del
bilancio; (v) la diffusione delle informazioni richieste sia suscettibile di rendere il
consiglio di amministrazione penalmente perseguibile; (vi) trattandosi di istituzioni
finanziarie o creditizie, non siano dovute informazioni riguardanti i criteri di valutazione
e di calcolo utilizzati nella redazione delle relazioni finanziarie; (vii) le informazioni
siano disponibili in via continuativa sul sito Internet della società almeno 7 giorni prima
dell’adunanza, oltre che durante essa.
Nel caso in cui un azionista abbia ricevuto informazioni al di fuori dell’assemblea, in
ragione del suo status di socio, tale informazione deve essere fornita a qualunque altro
azionista la richieda, anche se non indispensabile ai fini di una corretta valutazione dei
punti all’ordine del giorno. L’azionista cui sia stata negata una determinata
informazione può richiedere che la sua domanda nonché la ragione per cui
l’informazione sia stata negata siano indicate nel verbale dell’assemblea.
Francia – L’art. L225-108 del Code de Commerce francese, come modificato
dall’Ordonnance n. 2010-1511 del 9 dicembre 2010, contiene una trasposizione del
diritto di porre domande molto sintetica, sul modello dell’art. 127-ter Tuf. Il terzo comma
della norma in questione dispone che, a partire dal momento in cui vengono posti a
disposizione degli azionisti i documenti necessari al fine di consentirgli di pronunciarsi
con cognizione di causa sugli argomenti discussi in assemblea88, costoro hanno la
88 L’art. L 225-108 del Code de commerce dispone che la natura dei suddetti documenti e le condizioni del loro invio o della loro messa a disposizione degli azionisti sono determinati con decreto del Consiglio di Stato.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
80
facoltà di porre per iscritto delle domande alle quali l’organo amministrativo sarà tenuto
a rispondere nel corso dell’assemblea, con facoltà di dare risposta unitaria alle
domande aventi lo stesso contenuto, mentre non è disciplinata la facoltà di rispondere
prima dell’assemblea. Il legislatore francese si è avvalso della facoltà concessa dalla
Direttiva agli Stati membri di prevedere che la risposta alle domande poste si consideri
data nel caso in cui l’informazione sia presente sul sito Internet della società nella
sezione riservata alle domande e risposte. Quanto alle modalità di esercizio del diritto,
le domande devono essere inviate alla società entro il quarto giorno precedente
l’assemblea, mediante lettera raccomandata con ricevuta di ritorno indirizzata al
presidente del consiglio d’amministrazione oppure essere trasmesse in via elettronica
all’indirizzo indicato nell’avviso di convocazione.
Regno Unito – La società deve rispondere in assemblea alle domande poste dai soci
presenti sulle materie all’ordine del giorno (art. 319 A del Companies Act 200689). La
risposta non è dovuta se questa: (i) interferisce con la preparazione dell’assemblea; (ii)
implica la comunicazione di informazioni riservate; (iii) le relative informazioni sono già
disponibili sul sito Internet della società in formato domanda-risposta; (iv) se è contrario
all’interesse della società o al buon funzionamento dell’assemblea.
La disciplina della shareholder identification
Francia - Così come in Italia, anche in Francia l’identificazione degli azionisti può
essere richiesta solo ove espressamente prevista dallo statuto sociale. In particolare
questa disposizione si riferisce soltanto agli azionisti con titoli al portatore (Art. L228-2
Code de Commerce), essendo gli altri azionisti (c.d. pure registred shareholders) già
identificati negli appositi registri degli emittenti. A differenza del legislatore italiano che
richiede genericamente i dati identificativi90 dell’azionista (oltre al numero delle azioni
registrate sul suo conto), la legge francese dispone una precisa elencazione delle
informazioni che dovranno essere comunicate a tal fine: il nome o la denominazione, la
nazionalità, la data di nascita o di incorporazione e il domicilio dell’azionista nonché il
numero delle azioni da esso possedute e l’esistenza di particolari limiti o vincoli al loro
esercizio. La società può richiedere in qualsiasi momento l’identificazione di tutti o
parte dei propri azionisti alla società di gestione accentrata (Euroclear France), la quale
89 Come modificato dal Companies (Shareholders’ Rights) Regulations del 3 agosto 2009 di attuazione della direttiva azionisti. 90 Il significato della locuzione “dati identificativi” può essere definito per analogia facendo riferimento al contenuto del libo soci: tali dati dovrebbero essere costituiti dalle generalità dell’azionista, compreso il suo domicilio, ferma restando la segnalazione del numero di azioni registrate sul conto (si veda circolare Assonime n. 14/2011).
Le assemblee delle società quotate 14/2012
81
inoltrerà a sua volta la richiesta agli intermediari che dovranno fornire tali informazioni
(identità dell’azionista e numero delle azioni da esso detenute) entro 10 giorni. La
società di gestione accentrata dovrà comunicare le informazioni così ricevute alla
società richiedente entro 5 giorni lavorativi dalla loro ricezione91.
In seguito alle novità introdotte dalla Lois sur les nouvelles régulations économiques
del 15 maggio 2001, il Code de commerce riconosce ora anche agli investitori esteri
che detengono le azioni tramite intermediari il diritto di voto e richiede perciò che gli
intermediari (tramite i quali gli investitori esteri detengono le loro azioni) siano iscritti nel
registro dell’emittente, nell’apposita categoria degli “investitori registrati”. Essi sono
tenuti a dichiarare il loro status di intermediari ovvero che essi agiscono non in qualità
di azionisti ma di intermediari registrati. Essi devono fornire entro dieci giorni lavorativi
dalla richiesta dell’emittente o di un suo rappresentante l’identità dei titolari delle azioni
nonché il numero di azioni detenuto da ciascuno di essi. La mancata o errata
comunicazione dei dati richiesti dall’emittente comporta la sospensione dei diritti
sociali, patrimoniali e amministrativi.92 Gli azionisti possono inoltre accedere alle
informazioni contenute nel registro soltanto nei 15 giorni che precedono l’assemblea
generale (Art. L225-116 Code de Commerce).
Germania - In Germania i portatori delle azioni nominative sono iscritti nell’apposito
Aktienregister e la qualifica di azionista è riconosciuta soltanto a colui che è iscritto nel
registro dell’emittente93. Per quanto concerne gli intermediari, questi possono essere
registrati in qualità di fiduciari ovvero di segna-posto (Platzhalter), ma soltanto su
richiesta dell’emittente e previa disposizione statutaria.
Sin dall’entrata in vigore della legge del 200894 e dalla relativa modifica del §67
dell’Aktiengesetz, il nuovo quarto comma del §67 demanda allo statuto di stabilire a
quali condizioni95 è valida l’annotazione fatta in nome proprio ma per conto di terzi (c.d.
Dritteintragung) e stabilisce che le azioni detenute dall’intermediario sono da
considerare come azioni dello stesso, anche in caso di comproprietà con il singolo
investitore96. L’emittente può inoltre, a prescindere da una previsione statutaria,
91 Artt. L228-2 e ss. del Code de commerce, che inoltre specifica che i costi dell’identificazione devono essere posti a carico della società richiedente. Si veda anche Ansa, Proxy voting Reform in France: a Guide for non resident shareholders, gennaio 2003. 92 Si veda anche circolare Assonime n. 14/2011, cit.. 93 Così il secondo comma del §67 AktG 94 Il testo della legge cd. Risikobegrenzungsgesetz, entrata in vigore il 19 agosto 2008 è disponibile sul sito www.bgbl.de. 95 Lo statuto può, ad esempio, individuare soglie massime di partecipazione, superate le quali chi risulta iscritto nel libro soci dovrà indicare il titolare effettivo delle azioni. Si veda M. Gargantini, Identificazione dell’azionista e legittimazione all’esercizio del voto nelle s.p.a. quotate, Torino, 2012. 96 Per una breve analisi dell’intervento del legislatore tedesco si veda “European Issuers’ comments to the Green paper on the EU corporate governance framework”, 22 luglio 2011.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
82
richiedere a coloro che risultano registrati le informazioni di cui al primo comma del §67
AktG (nome, data di nascita, domicilio e numero delle azioni). Gli azionisti registrati
sono obbligati a fornire tale informazione entro un termine ragionevole, mentre gli
intermediari, qualora registrati, sono tenuti a trasmettere la richiesta dell’emittente al
titolare effettivo delle azioni. In caso di mancata comunicazione la legge prevede il
congelamento dei diritti di voto.97
Per quanto concerne i costi della shareholder identification, la legge prevede
espressamente che i costi della comunicazione delle informazioni necessarie alla
società per l’aggiornamento del registro siano posti a carico della richiedente (quarto
comma del §67 AktG). Gli azionisti non possono inoltre accedere alle informazioni
contenute nel registro: ciascun azionista che desideri accedere al registro per
accertare i propri dati dovrà essere espressamente autorizzato dall’emittente.98
Regno Unito - In Gran Bretagna il mercato è caratterizzato dall’esistenza di soli titoli
nominativi e a tal fine il Companies Act del 2006 obbliga tutte le società quotate a
tenere un registro che dovrà contenere le seguenti informazioni: nome, domicilio, data
di iscrizione nel registro e numero dei titoli detenuti da ciascun azionisti. Per quanto
concerne gli intermediari, essi sono registrati nel registro dell’emittente come membri e
conseguentemente riconosciuti come azionisti. Per quanto concerne l’identificazione
degli azionisti, il Companies Act attribuisce ad ogni società ovvero ad una minoranza
qualificata degli azionisti (pari al 3%, come in Germania) il potere di rivolgersi sia agli
intermediari che al singolo azionista e ciò non soltanto prima dell’assemblea generale
annuale ma ogniqualvolta lo ritenga necessario (a differenza da Italia e Francia, non è
a tal fine necessaria un’espressa disposizione statutaria in tal senso)99. A differenza
dell’Italia, in Gran Bretagna l’azionista non ha alcun diritto a mantenere la riservatezza
dei propri dati e l’emittente può richiedere informazioni anche ai soggetti che ritiene
abbiano un interesse economico collegato alla detenzione di una o più azioni.100 In
caso di mancata comunicazione delle informazioni richieste, la legge stabilisce la
nullità del trasferimento delle azioni e la sospensione sia dei diritti di voto che della
distribuzione dei dividendi (fatta eccezione per la liquidazione). Chi non ha ottemperato
alle richieste dell’emittente non può inoltre acquisire ulteriori azioni. La legge riserva
97 Secondo il §67 AktG, comma 2: “(…) bestehen Stimmrechte aus Aktien nicht, solange ein Auskunftsverlangen gemäß Absatz 4 Satz 2 oder Satz 3 nach Fristablauf nicht erfüllt ist“. Come precisato nel ”European Issuers’ comments to the Green paper on the EU corporate governance framework”, 22 luglio 2011, cit., la mancata comunicazione delle informazioni, pur comportando la temporanea sospensione dei diritti di voto, non impedisce la partecipazione all’assemblea. 98 Si noti che il singolo azionista potrà, previa autorizzazione dell’emittente, verificare soltanto i propri dati. 99 Così L. Enriques, M. Gargantini, V. Novembre, Mandatory and contract-based share holding disclosure, in “Uniform Law Review”, cit.. 100 Si veda circolare Assonime n. 14/2011.
Le assemblee delle società quotate 14/2012
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allo statuto la facoltà di attribuire alla società stessa il potere di irrogare le suddette
sanzioni. Fornire false informazioni nella dichiarazione costituisce inoltre reato penale.