15 coltivazioni piante officinali

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La produzione di piante officinali è influenzata da numerosi fattori: - Condizioni pedoclimatiche: habitat, clima, terreno - Scelta di coltivazioni idonee all’ambiente naturale circostante - Moltiplicazione e propagazione delle piante coltivate - Lavorazioni e tecniche agronomiche - Concimazione - Controllo infestanti e parassiti Produzione piante officinali Il consumo di piante medicinali ed aromatiche da parte dell’industria farmaceutica, alimentare, liquoristica, cosmetica ed erboristica è in continuo aumento in tutto il mondo. In Italia il consumo annuo di piante medicinali ed aromatiche coltivabili è stimato in circa 100-120 milioni di euro. Secondo gli ultimi dati la superficie investita in Italia a piante officinali erbacee rimane modesta (circa 3.000 ha). Infatti circa il 70% delle piante delle piante officinali trasformate e consumate in Italia sono di produzione estera e vengono importate.

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La produzione di piante officinali è influenzata da numerosi fattori:- Condizioni pedoclimatiche: habitat, clima, terreno- Scelta di coltivazioni idonee all’ambiente naturale circostante- Moltiplicazione e propagazione delle piante coltivate - Lavorazioni e tecniche agronomiche- Concimazione - Controllo infestanti e parassiti

Produzione piante officinali

Il consumo di piante medicinali ed aromatiche da parte dell’industria farmaceutica, alimentare, liquoristica, cosmetica ed erboristica è in continuo aumento in tutto il mondo.

In Italia il consumo annuo di piante medicinali ed aromatiche coltivabili è stimato in circa 100-120 milioni di euro.

Secondo gli ultimi dati la superficie investita in Italia a piante officinali erbacee rimane modesta (circa 3.000 ha). Infatti circa il 70% delle piante delle piante officinali trasformate e consumate in Italia sono di produzione estera e vengono importate.

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Condizioni PEDOCLIMATICHE

Ogni fascia fitoclimatica è peculiare per un certo numero di specieche possono adattarsi alla particolare situazione pedologica e climatica.

I terreni idonei per le coltivazioni delle piante officinali devono:� godere di una buona esposizione, � essere al riparo da venti dominanti,� facilmente accessibile alle macchine,� facilmente lavorabili

Per la scelta delle specie da coltivare è importante conoscere:� la composizione del suolo in nutrienti, pH, e tessitura.� l’andamento climatico annuale,� rilevazione dei dati pluviometrici� esame della flora spontanea

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Scelta delle specie da coltivare

Per la scelta delle specie da coltivare, data l'importanza delle condizioni di habitat, di clima, di terreno e di acidità, è opportuno rivolgersi verso quelle piante che già sono presenti nella flora spontanea dell'ambiente naturale circostante (autoctone).

Infatti in campo si vogliono riprodurre le condizioni dell’optimum ecologicoproprio dell’ambiente naturale in cui si sviluppano le specie spontanee.

E’ auspicabile poter disporre per la coltivazione dell’ecotipo autoctono, poiché utilizzare per la propagazione materiale originari della zona, presenta maggiori garanzie di successo.

Inoltre ricorrendo a semi, piantine o talee la cui provenienza non è conosciuta c’è il rischio di incorrere in diversi chemiotipi

Sebbene siano piante appartenenti alle stessa specie, possono avere diversi chemiotipi, ossia avere una differente composizione biochimica, e ciò comporta delle differenze nella composizione degli oli essenziali.

Tale polimorfismo chimico intraspecifico è dovuto direttamente adifferenze nel corredo genetico indotte da adattamenti ambientali acquisiti.

E’ importante ricordare che le variabilità delle essenze sono imputabili alla latitudine di coltivazione

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Ancora oggi è problematico il reperimento del materiale (semi, piantine ) per la produzione di piante officinali.

Spesso le sementi in commercio sono di produzione extranazionale e ciò comporta qualche incognita sulla adattabilità alle condizioni pedoclimatiche.

Per evitare problemi di adattabilità, sarebbe opportuno utilizzare materiale di propagazione proveniente dalla stessa zona di coltivazione (ecotipo autoctono).

Moltiplicazione delle piante officinali

Oggi, una delle principali innovazioni nella tecnica di propagazione vegetativa, rispetto al sistema tradizionale, riguarda la micropropagazione o moltiplicazione in vitro, che consente di ottenere un numero molto elevato di piantine esattamente uguali alla pianta madre.

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La riproduzione delle piante officinali può avvenire per semi o per via vegetativa.

Seme: è la modalità di moltiplicazione delle piante fertili.La semina può avvenire direttamente in pieno campo o in un semenzaio. Con la semina in semenzaio si ottengono piantine da trapiantare a primavera avanzata. (Salvia officinale, timo …)

Divisione dei rizomi: i rizomi vengono estratti dal terreno durante il riposo vegetativo della coltura e poi diviso in tante porzioni contenenti almeno una o due gemme che verranno poi messe a dimora (Menta piperite, Assenzio pontico … )

Divisione dei cespi: le piante tendono a formare degli individui distinti, ognuno con il proprio apparato radicale, attorno al nucleo centrale della pianta madre (Valeriana, Maggiorana, Santoreggia...)

Talee: modalità di propagazione utilizzata soprattutto per gli ibridi. Questa operazione viene effettuata in tarda estate. Si utilizzano i getti laterali che non hanno fiorito e vengono posti in un substrato di terra, sabbia e perlite arricchito con un ormone di radicamento per favorire l’attecchimento .Dopo l'emissione delle prime radici, le talee vengono ripicchettate, per consentire alla giovane pianta un maggiore sviluppo dell'apparato radicale.

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Il terreno è un importante fattore della produzione, vanno adottate le tecniche capaci di conservarne o migliorarne le sue caratteristiche produttive. I terreni migliori sono ben strutturati, con buona proporzione tra argilla, sabbia e limo, con sufficiente capacità idrica e buona dotazione di sostanza organica.

Lavorazioni secondarie consistono nell’affinamento delle zolle e appianamento del terreno, queste devono essere effettuate cogliendo i momenti favorevoli in rapporto al grado di umidità del terreno ed alle sue caratteristiche fisiche. In relazione alle zolle prodotte dalla prima lavorazione si utilizzeranno: erpici rotanti o frangizolle a cui può seguire una lavorazione con estirpatore o con erpici a denti elastici. Il terreno sarà poi lasciato all’azione degli agenti atmosferici che completeranno l’opera di affinamento.In prossimità della semina le lavorazioni vanno limitate ad un passaggio con erpice leggero a denti dritti o a catena al fine di migliorare il contato terreno seme.

Lavorazioni principali devono essere eseguite in condizioni di tempera, ovvero con un livello di umidità che consenta la massima rottura delle zolle.La meccanizzazione del xx secolo ha permesso:- una riduzione del lavoro - un aumento del raccolto, - un incremento della produzione alimentare- ma anche un incontrollato sfruttamento del suolo. L’utilizzo delle macchine va considerato in relazione all’ impatto sul terreno che deve essere rispettato

Lavorazioni e tecniche agronomiche

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Gli aratri operano contemporaneamente il taglio del terreno in senso verticale, orizzontale ed il rovesciamento della "fetta" così ottenuta.

Lo strato più superficiale del terreno (su cui sono presenti i residui colturali, le infestanti ed i loro semi) viene portato in profondità; conseguentemente gli strati più profondi vengono portati in superficie ed esposti all'azione degli agenti atmosferici.

L'impiego frequente di un'aratura profonda può distruggere l'equilibrio organico del suolo causando erosione e nel tempo perdita di produttività

Epoca di interventoIl periodo dell'anno preferibile per concentrare le arature e preparare il terreno, è a fine estate e durante l'autunno, per avvalersi a pieno dell'azione prolungata delle piogge e dell'alternarsi di periodi di gelo e disgelo nel periodo invernale. L'aratura estiva, date le alte temperature, provoca marcati processi di ossidazione delle riserve organiche del suolo con conseguente riduzione delle stesse.

Modalità di interventoL’aratura può essere effettuata fuori solco o entro solco. Per causare i minori danni da compattamento del terreno sono consigliabili operazioni di aratura fuori solco.

Lavorazioni e tecniche agronomiche: aratura

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L’estirpatore effettua dei tagli verticali sul terreno già lavorato in precedenza, rompendo l'eventuale crosta superficiale formata, riducendo in parte la zollosità e la cavernosità, rendendo omogeneo il profilo del terreno.

Con l’azione della estirpatura sono portati in superficiei rizomi di piante infestanti, eliminando anche eventuali piante infestanti già sviluppate in superficie.

In determinate condizioni pedologiche (terreni non particolarmente compatti e in tempera) l'estirpatura può anche sostituire l'erpicatura.

Un terreno estirpato presenta una superficie abbastanza regolare, leggermente ondulata per l'azione di taglio eseguito e con scarsa zollosità in superficie.

Un particolare ruolo dell'estirpatura è l'esecuzione come lavorazione principale in una delle tecniche di “minimo impatto”. In questo caso l'estirpatura surroga l'aratura eseguendo una lavorazione meno energica e meno profonda.

Può essere una alternativa all‘aratura nei lavori di preparazione autunnale, quando le condizioni pedoclimatiche sfavorevoli hanno ritardato il momento in cui eseguire l'aratura.

Lavorazioni e tecniche agronomiche: estirpatura

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L'erpicatura è eseguita in genere come lavoro complementare, solitamente dopo l'aratura, per sminuzzare le zolle e pareggiare la superficie, preparando definitivamente il letto di semina

L'erpicatura si limita a lavorare uno strato superficiale di 5-15 cm riducendo la dimensione delle zolle e rendendo più regolare la superficie.

Le proprietà fisiche del terreno (tessitura e struttura) sono fattori da considerare per la lavorazione: l'erpicatura si esegue con facilità nei terreni poco compatti e asciutti, mentre è meno efficace, anche se indispensabile, nei terreni argillosi e, in generale, in quelli mal strutturati.

L'erpicatura è più efficace sui terreni in temperama tendenti all'asciutto: un terreno troppo secco lezolle vengono spostate senza essere sminuzzarle; mentre con terreno troppo umido le zolle tendono a deformarsi senza essere sminuzzate.

L'efficacia aumenta se è eseguita a distanza dall'aratura:in questo modo infatti si sfrutta l'azione disgregatrice degli agenti atmosferici sulle zolle.

Lavorazioni e tecniche agronomiche: erpicatura

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Concimazioni Organiche e Minerali Naturali

L’utilizzo di concimi organici e minerali è necessario per mantenereil terreno a buoni livelli di fertilità

Le sostanze organiche nel terreno diminuiscono il dilavamento dei nutrenti per mezzo dell’azione di adsorbimento esercitata dalle particelle di humus.

Per effettuare una corretta ed appropriata concimazione bisogna considerare la parte della pianta che costituisce la droga:- Fiori e sommità fiorite: sono da privilegiare le concimazioni fosfatiche,- Seme e radici: sono utili le concimazioni potassiche.

Concimazioni organiche:- Letame: la composizione minerale in N-P-K varia a secondo della matrice di origine;- Compost: preparato con scarti di sostanza organica opportunamente miscelati;- Granulati o pellettati: nuovi prodotti organici concentrati ed integrati con microelementi,

torba e farina di alghe marine,- Sovescio: interramento di una coltura a breve ciclo (crucifera, leguminosa) prima della

coltura principale.

Concimazioni minerali:Si preferisce l’impiego di concimi minerali a lenta cessione perprolungare la disponibilità dei nutrienti per le piante.E’ importante conoscere le percentuali di elementi presenti, la loro reazione e il periodo ottimale di impiego.

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Controllo delle infestanti

La soluzione più semplice per la lotta alle delle infestanti è il diserbo con fitofarmaci.

Nella logica della coltivazione secondo criteri biologici è possibile mettere in atto delle misure preventive di tipo agronomico e biologico:

- rotazione: con un erbaio intercalare tra colture di piante officinali;

- aratura: contribuisce all’azione di controllo interrando in profondità i semi delle infestanti e portando in superficie rizomi o semi;

-diserbo biologico totale: seminare Senape bianca (Sinapis alba) 30-40 gg prima della entrata in campo della coltura principale, segue lo sfalcio prima della fioritura;

-diserbo biologico preventivo: prevede la somministrazione di minerali di natura vegetale (Mn, S, F, Fe, Zn, Mb, Cu), acidi umici, carbonati e silicati;

- fresatura: per il controllo delle infestanti quando la coltura è già in atto. Il passaggio tra le file si rende necessario più volte durante la stagione vegetativa;

- pacciamatura interfila: utilizzando paglia, segatura, trucioli, felci distribuiti in stati sottili sull’interfila. Oltre ad inibire le infestanti, si riesce a mantenere umido il suolo e, una volta decomposto, aumentare il contenuto di humus nel terreno;

- pacciamatura in plastica: comunemente utilizzato per le orticole, non consente però l’idratazione del terreno, né apporto di sostanza organica.

-pacciamatura in biofilm: biodegradabile, composto da cellulosa e torba. Utilizzabile per un ciclo vegetativo.

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Controllo dei parassiti

Le piante officinali solitamente non sono fortemente attaccate da insetti e funghi, poiché esse stesse si comportano da repellenti naturali:Afidi: assenzio, tanaceto, aloe, camomilla;Lumache: lavanda, salvia, timo, rosmarino (piante ricche di oli essenziali);Funghi: equiseto, ortica, (soprattutto contro oidio e ruggine)

Quando si rende necessario intervenire, è opportuno utilizzare insetticidi di origine vegetale a base di piretro, rotenone, quassio, nicotina, reperibili in commercio:

Piretro e rotenone: hanno un ampio spettro di azione, sono tossici anche per gli insetti utili.

Quassio: utilizzato come decotto di legno ricavato da piante tropicali. E’ meno tossico delle piretrine ed è selettivo verso gli insetti pronubi.

Nicotina: è un alcaloide estratto dalle foglie di tabacco, ed ha elevata tossicità. L’uso deve essere limitato e le operazioni effettuate da personale formato.

Si raccomanda di rispettare, come per tutti gli insetticidi, i tempi di carenza.

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Raccolta e tempo balsamico

E’ importante valutare l’epoca esatta in cui effettuare la raccolta della pianta officinale, cioè il periodo in cui è massimo il contenuto di principio attivo: TEMPO BALSAMICO

La raccolta è consigliabile che avvenga in giornate asciutte, nella mattinata dopo la scomparsa della rugiada o al tramonto; infatti i principi attivi presenti nella pianta sono sensibili al calore e all’umidità che possono denaturarli.

- Foglie e cimette: devono essere raccolte subito prima della fioritura della pianta. Nella maggior parte dei casi il tempo balsamico coincide con il maggior rigoglio vegetativo.

- Fiori e sommità: si raccolgono prima della fioritura del bocciolo.

- Semi: la raccolta avviene a maturità del ciclo vegetativo mediante trebbiatura.

- Parti sotterranee: radici, rizomi, tuberi e bulbi, si raccolgono in periodo di riposo vegetativo, quando si èconcluso l’accumulo delle sostanze di riserva,prima della fioritura della pianta.

Nella maggior parte dei casi il tempo balsamico coincide con il maggior rigoglio vegetativo.

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Per la produzione di erbe fresche si può fare riferimento a quelle attrezzature largamente usate dalle aziende orto-floro-vivaistiche: seminatrici, semenzai, serre riscaldate, ecc.

Per la produzione di erbe essiccate e di radici, oltre alla attrezzature per la coltivazione, saranno necessarie le seguenti macchine:

- raccoglitrici dimensionate alla grandezza delle superfici coltivate- essiccatoio (che è l'attrezzatura fondamentale)- taglierina per tagliare le erbe o le radici prima o dopo la essiccazione- selezionatrice per ottenere diversi tipi di assortimenti commerciali- macchine di pressaggio del prodotto secco e di confezionamento in balle- magazzini adeguati per stoccaggio piante medicinali e/o aromatiche prodotte.

Per la produzione di semi (anice, finocchio, cardo mariano, coriandolo...) è fondamentale disporre della seguente attrezzatura:

- seminatrici di precisione- trebbiatrici- aree di essiccazione- magazzino

Per la produzione di olii essenziali (di menta, lavanda...) è naturalmente necessario un distillatore

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Processi di prima trasformazione

Prima di essere lavorato il materiale raccolto subisce una cernita per eliminare i corpi estranei. In particolare le radici e le parti sotterranee vengono mondate e blandamente disinfettate.

Segue poi l’essicazione allo scopo di:- Bloccare l’attività enzimatica dei processi catabolici con degradazione dei principi attivi;- Evitare modifiche delle caratteristiche organolettiche dei principi attivi;- Fissare i colori naturali e le caratteristiche aromatiche mediante il processo di blanching (soprattutto per le industrie alimentari).

I macchinari per la raccolta e/o trasformazione delle piante officinali (separatrici foglie/fusti, trance per taglio tisana ecc.) sono spesso di produzione straniera e quindi molto costosi e non sempre facili da procurare.

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CommercializzazioneLe piante aromatiche per essere commerciabili devono inoltre possedere i seguenti requisiti:� residui tossici (diserbanti, pesticidi, ecc.) nei limiti di legge� assenza di impurezze e contaminanti� sufficiente essiccazione del prodotto� carica batterica nei limiti di legge� aflatossine nei limiti di legge� metalli pesanti nei limiti di legge� contenuto di principi attivi secondo farmacopea o monografie relative al prodotto

Queste caratteristiche possono essere ottenute solo con un’alta specializzazione ed adeguati macchinari di trasformazione ed ambienti di conservazione.

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Nel corso dell'industrializzazione della nostra società, anche l'erboristeria è stata coinvolta in un processo di modernizzazione. La raccolta selvatica per eccellenza è stata infatti sostituita da coltivazioni agricole specializzate per erbe e medicinali. L'industria li elabora in:

• integratori alimentari • prodotti salutistici • cosmetici • prodotti erboristici e fitoterapici • farmaci

Consumo di piante officinali in Italia

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CODICE DI BUONA PRATICA AGRICOLA

Codice Buona Pratica Agricola (CBPA) è un insieme di norme di autoregolamentazione sulla coltivazione di piante e prima trasformazione di prodotti agricoli.

Esse rappresentano per il coltivatore uno strumento di controllo e verifica del processo produttivo agricolo, in tutte le sue fasi, al fine di ottenere un prodotto di qualità. Tale qualità, che discende da una qualificazione certificabile di tutto il modello produttivo, conferisce valore aggiunto al prodotto, rendendolo maggiormente rispondente alle richieste del mercato in fatto di sicurezza, igiene e compatibilità ambientale.

L’Unione Europea ha richiesto, attraverso direttive specifiche, l’elaborazione da parte degli stati membri di Codici di Buona Pratica Agricola (CBPA o GAP), nell’ambito di programmi di agricoltura sovvenzionata, marchi pubblici di qualità, o di interventi di tutela in aree a rischio ambientale.

Attualmente tali norme non sono vincolanti e possono essere adottate per libera scelta dal produttore o nell’ambito di un rapporto contrattuale tra privati.

Tutti coloro che lavorano nel settore delle piante officinali dovrebbero contribuire nella diffusione, attuazione ed applicazione delle norme di Buona Pratica Agricola da parte di tutti gli operatori.

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Ministero delle politiche agricole e forestaliDecreto Ministeriale 19 aprile 1999

Approvazione del codice di buona pratica agricola.

(Gazzetta Ufficiale n. 102 del 04-05-1999 – supplemento ordinario n. 86)

IL MINISTRO PER LE POLITICHE AGRICOLEDI CONCERTO CON IL MINISTRO DELL’AMBIENTE EIL MINISTRO DELLA SANITÀ

D e c r e t a:

In attuazione dell'art. 4 della direttiva del Consiglio 91/676/CEE del 12 dicembre 1991, recepito con la legge n. 146 del 22 febbraio 1994, e' approvato il codice di buona pratica agricola di cui in premessa, recante criteri e indicazioni di validità nazionale, se del caso integrabile da parte delle regioni e province autonome in relazione a esigenze locali, fermi restando i criteri e indicazioni ivi fissati. Tale codice e' allegato al presente decreto e ne costituisce parte integrante.

Il presente decreto verrà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.Roma, 19 aprile 1999Il Ministro per le politiche agricole, De CastroIl Ministro dell'ambiente, RonchiIl Ministro della sanità, Bindi

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Obiettivo del Codice di Buona Pratica Agricola per i prodotti erboristici

Il CBPA si prefigge di stabilire un insieme norme e criteri, che consentano al produttore di attuare un controllo sul processo produttivo della coltivazione eprima trasformazione delle piante ad uso erboristico.L’obiettivo della qualità ha queste finalità:

1) tutela del consumatore finale a igiene e sicurezza del prodotto b determinazione ed origine del prodotto c qualità del prodotto in termini di principi attivi

2) tutela delle risorse naturali a fertilità del suolob utilizzo e tutela delle riserve idriche c gestione della biodiversità

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1) TUTELA DEL CONSUMATORE FINALE

1a Igiene e sicurezzaIl prodotto deve ovviamente rispondere ai requisiti d’igiene e qualità previsti dallo standard UE in termini di carica batterica, ceneri, contaminanti di varia natura, prodotti di alterazione e degradazione. In particolare, essendo le erbe officinali prodotti destinati ad un uso connesso con la salute umana, è di fondamentale importanza che tali requisiti siano rispettati con rigore, anzi valori di riferimento interni alle aziende produttrici dovrebbero essere fissati a livelli di sicurezza più restrittivi rispetto alle varie normative vigenti.

Contaminazione batterica Contaminazione in campo : concimazione, irrigazioneContaminazione nelle fasi successive: raccolta, manipolazione e trasporto.

Contaminazione chimica inquinanti da combustioni auto-veicolari, industriali, impianti di incenerimento di rifiuti.Nelle aree di coltivazione verificare le perdite di olio, grasso e carburanti sulle macchine e attrezzature utilizzate per la raccolta ed il trasporto.

Contaminanti diversiI prodotti non devono contenere materiali estranei provenienti dai campi quali terra, sassi, pezzi di legno, o dai mezzi di raccolta e trasporto.

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1b Determinazione ed origine del prodotto

Le droghe vegetali derivano da specie tassonomicamente ben determinatedelle quali sono state studiati e descritti i principi attivi e le proprietà.

Il produttore deve essere sempre in grado di assicurare che la denominazione della droga e la specie da lui effettivamente coltivata coincidano. A tal fine è necessario che le specie siano botanicamente identificate con il binomio linneiano, nome generico e specifico, e ne sia indicata l’eventuale varietà o chemiotipo.

La semente prodotta in azienda deve essere ottenuta in campi di selezione dove il controllo delle caratteristiche fenotipiche può essere fatto agevolmenteI campi di conservazione e mantenimento del germoplasma di una specie allogamadevono essere adeguatamente isolati per evitare incroci indesiderati.

Se l’approvvigionamento avviene presso ditte sementiere o vivaistiche, richiedere che la denominazione e l’origine del materiale siano certificati. In caso di reperimento in natura determinare le specie in modo rigoroso e indicare sempre la località di origine e la data di raccolta del materiale. E’ importante che esista una rintracciabilità fino all’origine del materiale di propagazione.

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1c Qualità dei principi e delle sostanze caratteristiche nel prodotto

Accorgimenti colturaliUna nutrizione ed un’irrigazione equilibrata influenzano positivamente il contenuto di principi attivi. Attuare un costante lavoro di selezione genetica all’interno delle popolazioni vegetali utilizzate in azienda in modo da conservare le popolazioni migliorate.

Tempo balsamicoPer la maggior parte delle officinali è noto un dato tempo balsamico ovvero il periodo in cui il valore quali-quantitativo del fitocomplesso risulta massimo.

Criteri di post-raccoltaNelle fasi immediatamente successive alla raccolta evitare processi degradativi a carico

dei tessuti vegetali, che potrebbero interessare anche i principi attivi di interesse. I primi processi di lavorazione sulla droga grezza devono avvenire con modalità, tempi e temperature, che non alterino le proprietà della droga.

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2) NORME DI SALVAGUARDIA DELLE RISORSE NATURALI

Nel processo produttivo agricolo le risorse coinvolte sono quelle dell’ambiente naturale: il suolo, l’acqua, l’aria, la biodiversità. La trasformazione in ecosistema agrario comporta l’utilizzo e lo sfruttamento di tali risorse naturali.

2a Fertilità del suolo Il conseguimento di una buona fertilità ha una ricaduta enorme sui risultati colturali: in un terreno fertile le colture esplicano il massimo potenziale produttivo, offrono la massima resistenza a malattie e parassiti, ottimizzano l’utilizzazione dell’acqua.

Lavorazioni: devono essere il più possibile conservative del profilo biologicamente attivo e fertile del terreno agendo solo sugli strati superficiali (30- 35 cm profondità). Evitare l’utilizzo massivo di macchine ed attrezzature troppo pesanti (compattazione).

Rotazioni ed avvicendamenti: alternare piante con caratteristiche ed esigenze le più possibili diverse. Quindi piante sfruttanti che utilizzano molto il suolo, necessitano di molta meccanizzazione e lasciano pochi residui devono alternarsi con piante miglioratrici, che fissano l’azoto e/o lasciano molti residui colturali ricchi di fibre.

Concimazioni : effettuate in quantità tali almeno da reintegrare l’humus annualmente mineralizzato. E’ importante puntare ad un arricchimento del terreno in sostanza organica indipendentemente dalla dotazione iniziale, tenendo conto anche delle asportazioni di elementi macronutrienti (N, P, K).

Copertura del terreno: è opportuno mantenere il terreno scoperto il minor tempo possibile. A tal fine possono essere attuate colture non finalizzate alla raccolta.

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2b Utilizzo e tutela delle riserve idriche

Prevenzione dell’inquinamento dell’acqua: inquinamento delle acque superficiali e di falda è frequentemente causato da irrazionali pratiche agricole (concimazioni, fertilizzazioni, utilizzo di fitofarmaci)Pianificazione irrigua in zone a clima asciutto: la superficie irrigua deve essere proporzionata all’effettiva disponibilità di risorse locali, acqua nei pozzi, fiumi, invasi …Quantità dell’acqua: ciascuna specie coltivata risponde in modo diverso all’irrigazione. L’irrigazione determina un maggiore rigoglio vegetativo ed un incremento della biomassa prodotta, fatto che spesso è in controtendenza al contenuto delle sostanze farmacologicamente attive. Eccessi di acqua determinano maggiori attacchi di parassiti fungini, fisiopatie, lisciviazione dei nutrienti del suolo, rallentamento o inibizione dei naturali fenomeni di umificazione e mineralizzazione della sostanza organica del suolo, distruzione della struttura del terreno.Modalità di distribuzione: le irrigazioni abbondanti devono essere evitate nelle prime fasi dello sviluppo dell’apparato radicale delle piante poiché determinano uno sviluppo superficiale delle radici ed una maggiore sensibilità alla siccità durante le fasi successive E’ opportuno sospendere le irrigazioni in vicinanza della raccolta poiché acqua in eccesso può essere trattenuta nei tessuti delle piante con conseguenti maggiori rischi di fermentazione del raccolto fresco e maggior onere nell’essiccazione. Qualità dell’acqua: l’acqua di irrigazione non deve superare i limiti di salinità e basicità. Contaminanti pericolosi per la salute, sia di natura microbiologica (coliformi, salmonelle) che chimica (metalli pesanti, fitofarmaci, solventi ecc.), non devono essere presenti.

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2c Gestione della biodiversità

La eccessiva semplificazione di un ambiente naturale (monocoltura in successione) porta a maggiori squilibri nell’ecosistema (pullulazioni di insetti, malattie, malerbe) e di conseguenza maggiori sono gli input che l’uomo deve attuare. E’ evidente la necessità di mantenere elevata la biodiversità, intervenendo il minimo possibile con input esterni.

Biodiversità nel campo coltivato - L’ecosistema agrario può essere diversificato con le consociazioni e le colture intercalari. Evitare appezzamenti monocolturali troppo ampi. La diversità è assicurata dalle rotazioni che garantiscono alternanza tra piante diverse, per appartenenza tassonomica, ciclo colturale, esigenze nutrizionali ed ecologiciche.Biodiversità al di fuori del campo coltivato - Le siepi e la vegetazione dei bordi deve essere per quanto possibile salvaguardata o ripristinata. Opportune colture di bordo possono essere effettuate come filtro biologico verso sorgenti di inquinamento o focolai parassitari. Sono anche l’habitat naturale di molte piante officinali e quindi sono preziosa fonte di materiale per la ricerca e per il miglioramento genetico. Squilibri parassitari: funghi ed insetti - Utilizzare varietà tolleranti o resistenti a quelle malattie che hanno alta incidenza nell’areale di coltivazione. Non coltivare piante fuori dell’area climatica di naturale diffusione o in terreni non adatti. Ricorrere ove possibile alla lotta biologica, tramite introduzione degli antagonisti naturali dei parassiti. Erbe infestanti - Il controllo va effettuato attraverso metodi indiretti di mantenimento degli equilibri e di diversificazione dell’ambiente coltivato (rotazioni, consociazioni, coperture, combinazioni allelopatiche).