1,50 ritorno al futuro ha dell’incredibile. ancora una volta, mi sento di sottoli-nere questo...

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cpadver-effigi.com – [email protected] MANCIANO • PITIGLIANO • SORANO Il Nuovo Corriere dell’Amiata, Anno XIX n°2 - Nuovo Corriere del Tufo, n°1, Febbraio 2018 1,50 PARLIAMO DI TURISMO CON TIZIANA BABBUCCI STORIE DI BRIGANTI NELL’ALTA TUSCIA. MORTE AI DELATORI Ritorno al futuro

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c p a d v e r- e f f i g i . c o m – c p a d v e r @ m a c . c o m

MANCIANO • PITIGLIANO • SORANOIl Nuovo Corriere dell’Amiata, Anno XIX n°2 - Nuovo Corriere del Tufo, n°1, Febbraio 2018

1,50

PARLIAMO DI TURISMOCON TIZIANA BABBUCCI

STORIE DI BRIGANTI NELL’ALTA TUSCIA.MORTE AI DELATORI

Ritorno al futuro

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Il Nuovo Corriere dell’Amiataanno XIX - n° 2Nuovo Corriere del TufoAnno VI, numero 1, Febbraio 2018Mensile dell’Associazione culturale omonima senza fini di lucro

Associato al CRIC

Produzione: C&P Adver > Mario PapaliniEdizioni: effigi 0564 967139

Iscrizione al Tribunale di Grosseto n. 10depositata il 26.11.2001

Iscrizione al ROC n° 12763

Direttore responsabile: Fiora Bonelli, Via del Gallaccino, 58033 Castel del Piano, Tel. 0564 955044 - [email protected]

Segreteria di redazione: Alessandro Zecchini 331 3938386email [email protected]: Alessandro Zecchini, Mario Papalini, Luca Federici, Elena Tiribocchi, Paolo Mastracca, Franco Dominici

Immagine di copertina: Nicola Tisi

EDITORIALE

BARIl golosoneVia Santa Chiara, 14PITIGLIANO

di Mario Papalini

Sappiamo tutti che in Italia c’è una bel-

leza particolare, ricca e diffusa, dove da pa-drona la fanno arte e storia, ma anche ospi-talità, accoglienza e

tante altre cose ancora. In Italia sussiste l’e-redità greca sfociata nel Rinascimento, ma filtrate dalla civiltà etrusca che è il segno più evidente dell’antico dalle nostre parti. E dunque bandiere arancioni e riconoscimen-to tra I borghi più belli d’Italia non man-cano… sono quasi dovuti direi. Perché, se ci sono altri cento borghi che assomigliano a Pitigliano, Manciano, Sorano e frazioni, da noi la bellezza è certamente profonda e particolare, disomogenea, sconcertante. E di questo era convinta anche Lucia Morelli, la nostra collaboratrice scomparsa da qual-che mese, che proprio sul valore estetico e culturale in generale aveva costruito la sua esistenza nelle terre del tufo…

Direi piuttosto che l’Italia è un gran-de parco storico, archeologico, artistico, antropologico, all’aperto, senza pari al mondo per intensità. Lo sanno benissimo i viaggiatori che attraversano lo stivale, oggi e da qualche secolo. Sanno che qui sta la radice delle civiltà sbocciate all’indomani dell’impero romano, che ha lasciato segni in una vasta area che supera i confini euro-pei e li ingloba, configurando una grande madre linguistica originaria.

La nostra terra, pur laterale alle grandi città, è una perla incastonata in questo stra-ordinario Tesoro in cui abbiamo l’onore di vivere, pur nelle grandi difficoltà che la po-litica crea ultimamente, soprattutto in am-bito di conservazione e valorizzazione del patrimonio, dove vince una demotivazione che ha dell’incredibile.

Ancora una volta, mi sento di sottoli-nere questo aspetto del territorio che, con una nuova visione dell’agricoltura, sarà

ancora di più da traino per l’economia, che è un termine capace di creatività. Buon 2018 a tutti.

I BORGHI PIÙ BELLI…

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PILLOLE DI STORIARubrica storico-culturale a cura di Franco Dominici

LA GIORNATA DELLA MEMORIA A PITIGLIANOdiscriminazione, razzismo e perscuzione degli Ebrei

Il saluto ai ragazzi del sindaco di Pitigliano Giovanni Gentili.

L’intervento di Franco Dominici, insegnante dell’ISIS Zuccarelli, “La persecuzione degli ebrei in Val di Fiora”, un excursus appassionante su ciò che è stata la persecuzione tra Lazio e Toscana.

Elena Servi, rappresentante della comunità ebraica pitiglianese e presidente dell’associazione “La Piccola Gerusalemme” ha raccontato la propria esperienza durante gli anni della

persecuzione a Pitigliano, prima di leggere alcuni brani tratti dal diario di Anna Frank.

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di Alessandro Zecchini

Si abusa spesso nei nostri paesi del termine “Turismo”. A far-lo sono i soggetti più disparati,

dalle istituzioni agli operatori stessi, ma in realtà cos’è e cosa dobbiamo realmente aspettarci da questo settore? Nelle scor-se settimane abbiamo Tiziana Babbucci giovane imprenditrice soranese che in questo settore lavora ogni giorno. Con il suo “Terre del Tufo Travel & Tours” ha creato un tour operator innovativo, una figura diversa rispetto a quello che offri-va il territorio in passato.

Una chiacchierata a trecentosessanta gradi non solo sulla sua attività ma anche sul termometro turistico delle nostre zone. Prospettive (tante), problematiche (vedi prospettive) e soluzioni, offerte da una ra-gazza che crede ancora nel territorio.

Presentati, di cosa si occupa la tua attività?

Terre del Tufo è un piccolo tour ope-rator che nasce nell’aprile 2016 con l’i-dea di promuovere e valorizzare princi-palmente il nostro territorio, dall’Amiata alla Tuscia. Il lavoro da fare sul territorio è in divenire: ogni giorno nascono nuo-ve collaborazioni con strutture ricettive, guide turistiche ed ambientali, profes-sionisti del settore per creare un prodot-to che possa rispondere sempre meglio alle esigenze di chi visita la nostra zona. È anche l’unica realtà nel comprenso-rio che offre anche servizi di agenzia di viaggi (dalle vacanze, alle crociere, alla biglietteria).

E Tiziana Babbucci chi è?Tiziana Babbucci è una ragazza che

dopo anni lontano da casa per studio- pri-ma lingue a Perugia, un anno in Inghil-terra per perfezionare l’inglese, poi un master a Roma in Management del Turi-smo- ha deciso di tornare alle origini per

lavorare sul territorio e per il territorio. È faticoso? Assolutamente sì. A volte mi chiedo “Ma chi me l’ha fatto fare”? Assolutamente sì! Ma non mollo. Vado avanti con l’idea che collaborando tutti insieme, possiamo far crescere e matura-re la nostra filiera turistica al fine di crea-re un prodotto turistico vendibile.

Turismo, una parola spesso usata senza troppo sapere realmente di cosa si parli nelle nostre zone, facciamo un po’ il punto della situazione.

Dati statistici alla mano, possiamo dire che il territorio delle colline del Fio-ra negli ultimi anni ha visto la domanda turistica crescere gradualmente. Senza dubbio le motivazioni che spingono il turista a trascorrere le proprie vacanze in questa area sono sicuramente legate alle eccellenze enogastronomiche, al vasto patrimonio storico, culturale e natura-listico. Di recente ho parlato con alcu-ni operatori e confrontando i dati sulle presenze si nota che il nostro (come già sappiamo) è un territorio particolarmente soggetto alla stagionalità, quindi i turisti vi si concentrano maggiormente durante la bella stagione, mentre scelgono altre mete durante l’inverno. Inoltre in media non si soffermano per più di 3 notti, in-dipendentemente dal fatto che siano ita-liani o stranieri. Certamente il turismo che ci interessa è quello di tipo slow: una modalità di turismo che pone la qualità al primo posto e che considera il viaggio un importante strumento di conoscenza e confronto e che permette di entrare ogni giorno, in un modo non vincolante, in contatto con la storia, le tradizioni di un territorio e la sua cultura materiale.

Quindi quali sono le problematiche principali?

La frammentata offerta turistica e la difficoltà nel reperire informazioni det-tagliate che permettano al viaggiatore

che ancora sta decidendo la destinazione della sua prossima vacanza, fanno sì che anche se la scelta dovesse ricadere sul nostro territorio, di sicuro non prenoterà per una settimana. Questo perché proprio per la mancanza di informazioni (parlo di un sito di destinazione da consultare pri-ma di recarsi qui, ma anche di materiale cartaceo da poter consultare una volta ar-rivato in loco) il turista non sa che cosa fare e che cosa visitare. Mentre il nostro punto di forza è l’essere vicini ad impor-tanti punti di interesse come le terme di Saturnia, il Monte Amiata, il lago di Bol-sena, tutte raggiungibili in breve tempo in macchina. Ed è prima di tutto su un concetto più ampio di destinazione che dobbiamo pensare se vogliamo superare il problema della stagionalità. In secondo luogo è necessario avere un calendario degli eventi ben definito già all’inizio dell’anno per permettere al viaggiatore di organizzarsi secondo i suoi interessi e perché no, magari ritornare se altri eventi successivi lo attraggono.

Parliamo un po’ di cultura turistica, secondo me un altro tasto dolente del-le nostre zone, gli operatori se dovresti dare un voto, su che livello stiamo?

Direi che raggiungiamo appena la sufficienza. Ovviamente le eccezioni ci sono (per fortuna!) però in generale ho notato che purtroppo c’è una scarsa atti-tudine a fare rete tra operatori, a collabo-

PARLIAMO DI TURISMOcon Tiziana Babbucci

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rare, a partecipare ad iniziative comuni. Siamo una piccola, piccolissima realtà con un ricchissimo patrimonio culturale, naturalistico ed enogastronomico: fare rete o creare un club di prodotto da rac-chiudere sotto un marchio ben identifi-cabile, equivarrebbe a fare realmente la differenza, a far conoscere finalmente il nostro territorio con tutte le sue sfaccet-tature. A tal proposito ho un progetto, ma è ancora in fase embrionale, non posso svelare nulla.

Cosa ti aspetti dal futuro sia per l’attività che per il settore quali pro-spettive vedi basandosi anche sulle no-stre amministrazioni?

In generale sono una persona che cerca di vedere sempre la parte posi-tiva, anche quando le cose non vanno particolarmente bene. Quindi mi sento di dirti che ci vorrà tempo, ma riusci-remo a far crescere il territorio e gli operatori per quanto riguarda il com-parto turistico. Le amministrazioni mi sembrano molto più intente a colla-borare rispetto agli anni precedenti e questo già è un grande passo avanti. Sicuramente dobbiamo iniziare a pro-muoverci insieme, come un’unica de-stinazione. Al turista non interessano le divisioni territoriali: può dormire a Sorano e visitare Pitigliano, mangiare a Manciano e fare il bagno alle terme di Saturnia; ha attraversato 3 comuni, ma non lo sa e non gli interessa. Quello che vede e percepisce è una destinazio-ne unica. Ed è quello che dovremmo vedere anche noi come cittadini e come operatori. Quindi per quanto riguarda la mia attività continuerò innanzitutto a proporre nelle fiere italiane ed in-ternazionali il nostro territorio, alcuni operatori locali mi hanno già contattata per essere presenti con il loro mate-riale che porterò molto volentieri. Poi sicuramente trasformerò quelle che al momento sono idee in progetti concre-ti coinvolgendo le amministrazioni e gli operatori turistici. Spero che questi vengano accolti positivamente e che possiamo crescere insieme al fine di promuovere e vendere una destinazio-ne unica nel suo genere.

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L’AZIENDA DEL MESE

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di A.Z e Elena Tiribocchi

I primi mesi da amministratore l’e-sperienza sul piano umano?

Gentili Un impegno affascinante e bello che naturalmente ti cambia la vita. Però devo dire che sono stato subito pre-so dalla scia del fare e già adesso le cose vengono naturali come se fossi sempre stato lì. Sul lato umano si è creato un bel rapporto sia tra noi amministratori, sia con i dipendenti comunali. La mia è una generazione che è molto votata al cam-biamento quindi la sto prendendo come una bella, stimolante ed impegnativa esperienza.

Morini Dopo i primi sei mesi di at-tività posso affermare che sta andando abbastanza bene. Dico questo perché possiamo e dobbiamo sempre miglio-rarci con l’ aiuto e la collaborazione dei nostri concittadini che ritengo fon-damentale. Questi primi mesi mi sono serviti a capire alcune problematiche del nostro vasto territorio che insieme ai miei collaboratori cercherò di risol-vere lavorando con impegno e sacrifi-cio così da essere più efficienti su tutto il territorio.

Passiamo alle cose fatte in questi sette mesi, se c’è qualcosa che sei riu-scito già a fare di cui vai fiero e le pro-spettive alla fine del 2018

Gentili Non è facile tracciare un primo bilancio visto che siamo all’ini-zio e ci vuole tempo però ci sono cose concrete che già possiamo segnalare. L’internalizzazione dell’imposta di pubblicità, i fondi per SR 74, i finan-ziamenti per la video sorveglianza e tutto il lavoro che stiamo facendo per regolarizzare il traffico del centro sto-rico. Più tanti piccoli interventi, tante piccole accortezze che erano al centro del nostro progetto quando ci siamo presentati come lista. Spero che i cit-tadini percepiscano l’attenzione quasi

maniacale che viene messa tutti i giorni sulle piccole cose.

Per quanto riguarda questo 2018 mi piacerebbe definirlo l’anno del centro storico e di conseguenza del turismo, abbiamo stanziato fondi in più per far si che questo si verifichi: piano del traffico, nuova segnaletica, bagni pub-blici, risistemazione della via cava di San Giuseppe, calendario eventi e pro-mozione.

Morini È stato molto importante l’approvazione del piano operativo, che ci consentirà di dare nuova linfa al tutto il territorio attraverso il rilancio dell’ edilizia con la possibilità di creare occupazione e maggiore economia nei vari settori collegati. E anche di aver reso possibile l’ attivazione del servizio di atterraggio notturno di Pegaso nei campi sportivi di Manciano e Marsiliana. Siamo fieri di essere stati operativi sulla manutenzione delle infrastrutture, ci siamo occupati e ci occuperemo dei lavori pubblici, ambiente, viabilità, turismo, sport con vari eventi già programmati. In programma abbiamo una prima riqualificazione della piazza di Manciano oltre ai vari arredi urbani nelle frazioni. Inoltre saremo attivi e attenti sulle problematiche sociali.

Avendo iniziato appena insidiati a riqualificare alcuni edifici scolastici del capoluogo e delle frazioni anche nel 2018 proseguiremo nei lavori di ristrut-turazione garantendo più sicurezza delle strutture. E inoltre stiamo appoggiando dei progetti interessanti per le scuole, come ad esempio l’attivazione del corso di inglese per le scuole materne, proget-ti ambientali e incentivando le iscrizioni alle scuole superiori del nostro territo-rio attraverso la concessione di un con-tributo di € 100,00 agli alunni che si iscriveranno alla 1° classe delle scuole superiori presenti a Manciano.

Insomma siamo orgogliosi di es-

sere presenti; sapendo che questo è solo un punto di partenza e che do-vremo lavorare molto per provare a migliorare le condizioni di vita dei nostri cari concittadini.

Cosa chiederebbe al suo sindaco se fosse un cittadino?

Gentili Gli chiederai sicuramente onestà e correttezza e che pensi agli interessi dell’intera comunità e non a quelli di pochi, insomma che desse ai cittadini il buon esempio mostrando che un po’ di sacrificio è possibile se serve per un bene comune più grande.

Morini Chiederei che fosse vigi-le sulle questioni importanti, come ad esempio quello della sanità, che an-drebbe non solo tutelata ma migliorata visto l’ importanza turistica del nostro comune e la vastità del nostro straor-dinario territorio. Che provasse, seppur in un momento così difficile a creare un po’ di sviluppo del territorio attra-verso la collaborazione delle varie im-prese e organismi presenti nel comune.

Cosa ti aspetti e cosa chiedi ai citta-dini del tuo paese?

Gentili Collaborazione e pazienza. Ritornando sopra capisco che si guardi sempre ai propri interessi e ai propri pro-blemi, ma è vero che ci sono gli interessi (che spesso sono bisogni) di una comu-nità che devono venire prima. Pazienza perché come si sa la fretta è nemica del

SINDACI A CONFRONTO L’intervista doppia con Mirco Morini e Giovanni Gentili, sindaci di Manciano e Pitigliano

Giovanni Gentili, sindaco di Pitigliano

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bene. Fare le cose tanto per farle non ha senso, noi stiamo lavorando in un’ottica di progettazione per provare a mettere delle basi quindi chiedo pazienza per i risultati.

Morini Collaborazione e dialogo. Da loro mi aspetto un vero e proprio aiuto per provare a costruire tutti in-sieme un futuro migliore per le nuove generazioni.

Siamo nel 2022 ed è finito il man-

dato. Cosa le piacerebbe che venisse raccontato del suo percorso?

Gentili Assolutamente che ha con-tributo a creare qualche posto di lavo-ro sul territorio, secondo me ci sono i margini e spero che questo si verifichi.

Morini Mi piacerebbe venisse detto che il sindaco ce l’ha messa tutta dan-do il meglio di se stesso con onestà ed impegno rispettando tutti i cittadini, nessuno escluso. Che abbia saputo in-tercettare e risolvere alcuni problemi,

quelli sociali ad esempio, cogliendo le difficoltà delle persone più in difficoltà ed infine abbia migliorato la qualità di vita attraverso lo sviluppo del nostro territorio.

Insomma io sono una persona umile e proverò a lavorare per i cittadini, mi piacerebbe lasciare un segno positivo in questo amato e bellissimo territorio ricco di straordinarie bellezze natura-li sapendo che ce l’ho messa tutta. Poi sarà il tempo a dire come è andata.

Mirco Morini, sindaco di Manciano

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di A. Z.

Davide Denci, giovane artista pi-tiglianese: cinema, teatro, e non solo. Ad appena diciotto anni

ha presentato lo scorso mese di dicembre al Teatro Salvini di Pitigliano il suo primo spettacolo “Chi fa da se fa per tre”, due ore di comicità genuina “fatta in casa” come suggerisce il titolo. Il 2017 è stato un anno importante per Davide che si è affaccia-to con ottimi risultati anche al mondo del cinema e della tv. Lo abbiamo incontrato all’inizio di questo 2018 per farci racconta-re quali emozioni lo hanno accompagnato in queste sue esperienze, quali progetti per il futuro per questo giovane artista pitiglia-nese che sogna in grande.

“Chi fa da se fa per tre” un tito-lo che racchiude un doppio senso: lo spettacolo e la sua storia, giusto?

Esatto. Il titolo nasce sicuramente dal-la trilogia dei personaggi che si susseguo-no sul palco per la durata dello spettacolo ma ha anche un’altra valenza. “Chi fa da se fa per tre” è il mio primo spettacolo da solista, scritto, diretto e interpretato da me. Tutto quello che ho fatto l’ho fatto senza aiuto nessuno: scrittura, sceneggiatura, di-rezione e promozione. Insomma l’ho fatto da solo. Sette versioni dello spettacolo più di un anno di lavoro. Detto questo il titolo era quasi scontato.

Il percorso che ti ha portato alla re-alizzazione di questo spettacolo?

Le prime pagine scritte risalgono a quando ho iniziato a lavorare nell’am-biente cinematografico dove ho cono-

sciuto persone e posti nuovi che mi han-no fatto crescere sia a livello artistico che personale. Da lì è nata l’idea di mettere in risalto e criticare la società di oggi. Avevo fatto altri piccoli monologhi ma niente che si potesse definire uno spetta-colo completo.

Progetti per il futuro? Hai già in mente un altro spettacolo teatrale?

Nel 2017 ho partecipato come attore alle riprese di tre film che usciranno in questo 2018, uno da protagonista, una figurazione speciale e una comparsa. Al momento sto lavorando come attore ad un altro progetto, partecipo alle riprese di un videoclip di un famosissimo can-tante italiano del quale non posso sve-lare il nome. In più uno spot televisivo che dovevamo aver già registrato ma per problemi è stato rimandato. Il teatro per adesso lo lasciamo riposare, sto solo la-vorando con la compagnia di Pitigliano SOS Teatro. Per la scrittura di un nuovo spettacolo vediamo in futuro.

Per quanto riguarda Youtube? La prima volta che ci siamo incontrati lavoravi molto come youtuber, quella parte l’hai abbandonata o continui a fare video?

Adesso l’ho abbandonato, l’esperien-za di yiutuber l’ho usata come campo di allenamento, sperimentando varie cose e capendo ciò che mi piaceva fare, è stata una bella esperienza ma è servita solo per capire.

Quando parli ti sento molto sicuro di te, anche negli atteggiamenti che

hai al di là del palcoscenico o della telecamera, non c’è niente che temi? Considerando che hai solo 18 anni e che questo può essere un mondo molto spietato. Non hai paura di volare un po’ troppo in alto?

Chiunque voglia intraprendere un qualsiasi percorso professionale credo che vada incontro a dei rischi e quindi alle paure. Poi devi scegliere se superarle o meno. È un’emozione importante che ti può anche dare l’opportunità di ragionare di più sulle cose e quindi di farle meglio. Però non la vedo come un blocco. La paura c’è stata e ci sarà ma credo che un passo alla volta si possa superare. È leci-to avere dei sogni e coltivarli.

Vuoi fare l’attore “da grande” nel senso queste sono le prime esperienze ma tu di mestiere vuoi fare quello? Si il mio sogno è sempre stato fate l’attore cinematografico e per fortuna sto rag-giungendo il mio sogno.

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CHI FA DA SÉ FA PER TRE a tutto Davide Denci

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Preparazione:Ricoprire il riso con tre dita di acqua e cuocere finché completamente assorbita. Versarlo in due coppe da condire, una con il ketchup e l’altra con il patè d’olive. Immergere le foglie di lattuga per 2 minuti in acqua bollente e poi subito in acqua ghiaccia. Scolarle, asciugarle prima di stenderle su un tagliere due alla volta. Mettere al centro uno strato di ripieno (ricotta,riso) ben steso, con sopra il resto (il samone arrotolato o i formaggi a strisce). Formare un cilindro di circa 9-10 cm arrotolando nell’insalata. Ta-gliare via gli estremi e poi a metà.

Le ricette con i nostri prodotti

TIPO A· 16 foglie di lattuga· gr.80 di riso· 10 cucchiai di Ricotta di Sorano· gr.200 di salmone affumicato

TIPO B· 16 fogli di lattuga · gr.80 di riso· gr.100 di Caciotta al Peperoncino· 1 ketchup q.b.

TIPO C· 16 foglie di lattuga· gr.80 di riso· 1 vasetto di patè di olive nere· gr.100 di Pecorino di Sorano stagionato

INGREDIENTI PER 8 SUSHI DI CIASCUN TIPO:

SUSHI SORANESI

Ho letto con interesse il bilan-cio del 2017 (Un anno in tufo dalla A alla Z) che Alessan-

dro Zecchini e Elena Tiribocchi hanno tracciato in modo efficace e con capacità di sintesi sull’ultimo numero del Nuovo Corriere del Tufo.

Vorrei fare una riflessione sulla lette-ra N: Non solo tufo. Hanno perfettamen-te ragione: «Quando si parla di territo-rio non si può rimanere troppo legati ai confini che il territorio stesso identifica come geografici». E ancora: «Pensare di promuovere singolarmente Pitigliano, Sorano, Sovana o Montemerano non può essere una soluzione…».

Ma il problema non riguarda solo la promozione turistica e la valorizza-zione del patrimonio storico e cultura-le, pur molto importanti. Il problema è che l’area delle Colline del Fiora continua ad essere ben poco coesa, debole economicamente, poco sentita a livello di territori e quindi ben poco presente e attiva.

Sotto questi aspetti altre zone, la Val d’Orcia, l’Amiata stesso, le Colline Metallifere, solo per fare alcuni esempi, hanno dimostrato, pur fra non poche dif-ficoltà, di poter sviluppare politiche utili e sinergiche di collaborazione e di coe-sione, almeno in alcuni settori. A distan-za di oltre una quindicina di anni dalla sua costituzione l’Unione dei Comuni delle Colline del Fiora non è riuscita a determinare, per la sua parte, un’in-versione di tendenza rispetto al passato e, soprattutto, a incidere positivamen-te sulle politiche di sviluppo e su nuove prospettive socio-economiche che ovvia-mente debbono guardare ad altri terri-tori, come la zona sud della provincia di Grosseto ma anche ad Acquapendente e al lago di Bolsena.

Il discorso sarebbe lungo, non voglio portare via spazio a NCT e le “respon-sabilità” non sono solo dell’Unione dei Comuni e non possono essere addebitate unicamente agli enti locali competenti.

L’area del Tufo ha un grande passato

alle spalle ma potrebbe avere, probabil-mente, un presente e un futuro migliori.

Pierandrea Vanni,vice sindaco di Sorano

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di A.Z.

Lo scorso 13 gennaio presso la Sala Petruccioli di Pitigliano si è parlato di enoturismo e antichi vitigni in un con-vegno organizzato e promosso da Ban-ca TEMA.

Il 2017 ha segnato un passo impor-tante per l’enologia locale, i nocchia-nelli antichi vitigni coltivati nei comuni di Pitigliano e Sorano sono entrati nel registro nazionale delle varietà di vite e riconosciuti autoctoni. Capofila di questo lavoro è stato Edoardo Ventimiglia, pro-prietario dell’azienda vitivinicola Sas-sotondo. In questa intervista ci parla del successo avuto dal convegno delle pro-spettive che può offrire questo passaggio al territorio e come può migliorare l’eno-turismo nelle nostre zone.

Punto di partenza o punto di arrivo?Un percorso è fatto di tappe e questa

giornata è l’arrivo di una tappa importan-te. La storia che la precede è iniziata nel 1979 quando la Cantina Cooperativa di Pitigliano, presieduta allora da Stefano Formiconi, sostenuta dalla Cassa Rura-le di Pitigliano e con la collaborazione dell’Università di Pisa e del C.R.A.I di Arezzo, avviò un progetto di recupero e salvaguardia degli antichi vitigni ritrova-te nelle vigne di Pitigliano e Sorano.

Ne furono individuati e recuperati 29: tra questi il Nocchianello bianco e il Nocchianello nero.

Nel 2010 insieme al CREA di Arezzo abbiamo ripreso il progetto che ha portato, nel 2017, all’inserimento dei Nocchianelli nel registro nazionale. Se pensiamo che sul finire del 800 nei nostri comuni le varietà di Nocchianelli erano tra le più coltivate e che cent’anni dopo in pratica erano scom-parsi, ritrovarli oggi nel registro dei vitigni autorizzati deve essere considerato come l’arrivo ad una tappa importante.

E poi?E poi si procede verso la tappa suc-

cessiva, sapendo che “Si può fare” e che da questa riscoperta possono nascere nuove opportunità di rilancio dell’agri-coltura della zone del tufo.

Il convegno ha divulgato i risultati di un lavoro di ricerca che ha raggiunto un obiettivo importante e che apre la strada all’utilizzo pratico, in campo e in cantina, di queste piccole perle di un patrimonio genetico autoctono molto interessante.

Parliamo del vino in se, alla fine del convegno è stato assaggiato il Nocchia-nello nero, una produzione sperimen-tale 2015 di Sassotondo.

Abbiamo in azienda sia il bianco che il rosso, ma solo sul rosso abbiamo fatto vi-nificazioni significative. Sono comunque due vitigni molto diversi: il bianco un po’ più precoce del procanico e piuttosto pro-duttivo, il rosso matura dopo il sangiovese e non ha grosse rese. La maturazione tardi-va del rosso ci consente di mantenere i pro-fumi, frutto, spezie, che potrebbero essere compromessi da una maturazione precoce in queste stagioni caldissime.

Abbiamo assaggiato una vinificazio-ne rustica e cosa potrà essere questo pro-dotto lo dirà il tempo. Sicuramente però siamo di fronte a un un vitigno che ha una storia, che presenta le note speziate e minerali tipiche dei vitigni vulcanici e che si sposa perfettamente con il nostro territorio.

Nel convegno si è parla-to di enoturismo, facciamo un quadro generale di que-sto fenomeno

L’enoturismo è una pra-tica che in parte già funziona nelle nostre aziende: ogni anno a Sassotondo abbiamo circa mille visitatori a cui facciamo vedere vigneti e cantina. È un fenomeno in espansione e di forte tenden-za che produce ricchezza, non solo per le aziende ma

per tutto il territorio. A livello nazionale ed europeo si discute di norme che de-finiscano il quadro, soggettivo e fiscale in primis, in cui queste attività possono essere svolte. Le disposizioni di legge in-trodotte recentemente possono essere un passo avanti ma ci sono ancora delle fal-le che possono rappresentare un pericolo più che un’opportunità e c’è il rischio del solito appesantimento burocratico. Detto questo, per il futuro mi auguro che l’e-noturismo diventi una risorsa importante per tutto il nostro territorio, un territorio che, per quanto riguarda la viticoltura e il vino, vive una fase difficile tanto che esiste il rischio concreto di una diminu-zione del potenziale vitivinicolo (uno tra i pochi luogo in Toscana dove succede questo). Occorre riflettere e ripartire. Il nocchianello simbolicamente parlando, può rappresentare una rinascita.

SI PUÒ FARE!!!

Il convegno è stato promosso e orga-nizzato da Banca TEMA, sabato 13 gen-naio presso la Sala Petruccioli di Piazza della Repubblica a Pitigliano. Hanno partecipato all’organizzazione dell’’e-vento anche l’associazione Cantine nel Tufo di Pitigliano e l’Associazione Ita-liana Sommelier di Grosseto.

ENOTURISMO E ANTICHI VITIGNI “Si può fare”

BANCA TEMA informa

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di Luigi Bisconti

È la settima edizione quella che si è svolta il 20 gennaio scor-so a Pitigliano. Si tratta or-

mai di un evento che caratterizza un dei borghi più belli d’Italia e richiama una moltitudine di addetti ai lavori, turisti o semplicemente curiosi. Nell’Ossequio al Maiale, questo è il nome dell’even-to, ognuno può cimentarsi nelle tecniche di sistemazione delle parti del Maiale, oppure dedicarsi alla loro salatura lavo-rando fianco a fianco ai migliori norcini presenti sul territorio nazionale.

I Rockiettari S.a.r.s. (Società a ri-missione sicura), così si chiama l’asso-ciazione di volontariato che organizza l’evento, ha voluto ancora una volta ri-badire il concetto di tutela della natura e degli animali con la conservazione del patrimonio e delle tradizioni locali. Un sodalizio che svolge una funzione socia-

le importante creando, con l’evento, un momento di aggregazione per tanti cit-tadini pitiglianesi. I soci, persone giova-ni e meno giovani, offrono parte del loro tempo libero gratuitamente insegnando le varie tecniche di norcineria e di cu-cina che hanno sempre come protagoni-sta il Maiale. Già il Maiale la vera star della giornata. Allevato allo stato brado sin dalla nascita, il Maiale viene accudi-to dai membri dell’associazione che ne seguono la crescita insieme ad uno staff di veterinari che controllano sistemati-camente lo stato di salute dell’animale. Per certi aspetti quasi sacro, l’animale viene rispettato anche negli ultimi mo-menti. Le parti lavorate dai norcini e in parte dai partecipanti, vengono poi consumate in un pranzo conviviale dove si possono apprezzare le migliori pre-libatezze che questo splendido animale ci concede. Durante l’evento vengono svolti dei seminari tematici per illustra-re le origini della norcineria locale con la presentazione dei video delle prece-denti edizioni, la consegna dei vari ri-conoscimenti e la nomina dei nuovi aiu-tanti norcini.

L’associazione anche quest’anno non ha potuto accettare tutte le richieste di partecipazione perché, come è ormai consuetudine, preferisce avere un par-tecipazione ridotta per al poter curare meticolosamente tutti i particolari della manifestazione al fine di dimostrare con la qualità, tutto il proprio ringraziamen-to al Maiale. Su richiesta delle istituzio-ni locali, l’associazione sta valutando la possibilità di organizzare un evento straordinario, sempre nel 2018, per cer-care di far fronte alle numerose richieste delle persone che si sono prenotate in ritardo.

Alcuni dati tecnici: il Maiale si chia-mava “Occhiu Bifu”, pesava 215 kg e, salsiccia a parte, è stato pressoché già consumato tutto.

Quindi lunga vita ai Rockiettari e al Maiale…Beh! Al Maiale!!!!!

…fino al prossimo anno.

L’OSSEQUIO AL MAIALE2018

PITIGLIANO Via Don F. Rossi, 34 • c/o locali CIA

sORANO Via Petrarca, 2 • c/o locali CIA

Responsabile:

Valentina Dainelli • Cell. 334 [email protected]

www.assicoop.it

I Rockiettari (inno)

D’antiche vestigiadi vecchi templaria noi non v’è pari

Rockiettari noi siam”

Discesi da stirpedi eroi valorosi

per render letizia orgogliosi viviam

Ma schiavi giammaie lungi da noipaura e viltà

giacché noi liberi siam

Dal solco alla vitecon braccia infinite

le antiche beltàardenti teniam

Allor quando il ventofischiando ci chiama

e forte la bramad’andare a lottar

Invoca il codardoil fato è segnato

ma ardito d’aspettoci vole attacar

Con piglio decisoal nostro cospettoimpavido e retto

comincia a strillar

Or dunque all’assaltodel pingue suino

sia fatto il destinosiam pronti a pugnar

Che venga salatocon sale marino

e appeso al cordinosia messo a seccar

Ma resti il ricordodi un prode guerriero

e sul suo cimieroi santi a pregar

Un cantico merita tale contegno

si tolga lo sdegnoe s’inizi a cantar

Dai clivi e dai montidal piano e dal maril canto riecheggidi noi RockiettarLuigi Bisconti

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Domenico Tiburzi era il suo nomeE nelle notti tristi e senza lunaCol suo fucile stretto sopra il cuoreSfidava la tempesta e la fortuna…Era mpossibbile da chiappallo, perché c’éa pure lue le su spie, ce l’éa perché le pagava bene..

Ogni storia che si tramanda di bocca in boc-

ca ha sempre un fondo di verità, ma a raccontarla ogni volta la si arricchi-sce di qualche partico-lare, ed è così che quasi sempre la verità viene storpiata, stravolta, in-gigantita: spesso da cro-naca diventa romanzo, a

volte leggenda e altre volte mito. In un contesto di fine ottocento in

Maremma, tra miseria e buoni sen-timenti, gioia di vivere mista a mal-contento per una esistenza di stenti e privazioni la vita scorreva tra chiac-chiere, racconti e passa parola tra la gente dei borghi dell’Alta Tuscia e della Bassa Maremma. Ormai assoda-ta da tutti, l’aura di imprendibilità del brigante Domenico Tiburzi era già di-venuta leggenda. In venticinque anni di latitanza il tanto discusso e cantato Re del Lamone, signore delle macchie e dei pascoli regnava su quella terra che il fiume Fiora spartiva tra Granducato di Toscana e Patrimonio di San Pietro, in quel periodo poi riuniti nel neonato Regno d’Italia. Vivere alla macchia per

un quarto di secolo non era stata certo cosa facile: era indispensabile posse-dere l’intuito del predatore e la pru-denza della preda. Domenico Tiburzi viene sovente ricordato nelle cronache per la famigerata “tassa sul brigantag-gio”, una pratica squisitamente mafio-sa, grazie alla quale il Domenichino si assicurava delle entrate fisse che gli garantivano la possibilità di concedersi qualche lusso, buon vino, armi all’ulti-mo grido e donne consenzienti.

Al contempo la fitta rete di manuten-goli, distribuita principalmente tra Ischia di Castro e Farnese, richiedeva non po-chi favori ed elargizioni, ma nonostante la generosità degli aiuti offerti dai bri-ganti ai propri fedeli, le taglie in denaro pendenti sulle teste dei malfattori pote-vano sempre ingolosire qualche paesano. Chiaramente chi tradiva avrebbe pagato col sangue, così da divenire un monito per altri eventuali delatori.

C’era chi faceva la spia per professio-ne e chi invece sperava in un colpo solo di sistemarsi economicamente. Dome-nichino non uccideva i carabinieri, che chiamava “figli di mamma”, e cercava di non gettare l’attenzione delle autorità su di sé, ma quando qualche paesano fi-niva per diventare un confidente troppo intimo delle forze dell’ordine non poteva mancare una sonora scarica di botte, o a volte una botta di fucile.

Una storia che all’epoca fece scal-pore è quella di Antonio Vestri detto Tonino, taglialegna di Farnese. Corre-va l’anno 1882, e da molto tempo egli era manutengolo e confidente di Tibur-

zi, mangiava alla tavola dei briganti e ne traeva benefici economici.

Un giorno il sor Tonino, spinto dall’ingente ricompensa per chi avesse permesso la cattura (vivo o morto) del Tiburzi, decise di aiutare i carabinieri, svelando il rifugio dei briganti nel La-mone. Fatalmente l’arma si inceppò e i rumori derivati dall’imprevisto basta-rono a mettere in allarme i banditi, che anche in quell’occasione riuscirono a farla franca. Però, per sua sfortuna, il Vestri fu riconosciuto da Tiburzi tra la vegetazione. Preso dal panico si nasco-se in casa per sei mesi, ma nessuno dei briganti si era più fatto vivo, nonostante gli spergiuri e le minacce che Nicola Ti-burzi, “figlio del Re Domenico”, spesso gli faceva riportare dai farnesani.

Storie di Briganti nell’Alta TusciaMORTE AI DELATORI

CITTÀ INVISIBILI Rubrica storico-culturale a cura di Luca Federici

[email protected]

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Giunta infine la settimana Santa del 1883 il Vestri prese il coraggio a due mani. Pensando addirittura di essere stato perdonato, in nome di una vec-chia amicizia e dei tanti servigi offerti ai briganti, decise di recarsi al Lamone a far legna. Prese quindi i due muli, ma lasciò il figlio a casa, in quanto ave-va gli stivali a riparare dal calzolaio. Giunse infine alla selva e dopo aver fatto sufficiente legna il Vestri prese la via del ritorno verso Farnese. Nel frattempo aveva incontrato altri pae-sani a cui si era accodato, ma tutto un tratto da dietro i frattoni ai margini del Lamone uscirono fuori due uomini ar-mati fino ai denti, la cui vista doveva aver gelato il sangue ai presenti. Diretti proprio verso il Vestri i due si mostra-rono, erano proprio Tiburzi e Biagini. Il malcapitato conscio delle sue colpe provò a giustificarsi, facendo appello all’amicizia che per anni era perdurata

tra i briganti e il boscaiolo. Non riuscì a terminare la frase che già Tiburzi gli aveva esploso un colpo di fucile che mancò il bersaglio. Il povero Vestri provò a scappare, ma ben presto un’al-tra deflagrazione lo prese in pieno ed egli cadde ansimante.

Biagini si fece vicino e sparò un al-tro colpo mortale, mentre Tonino giace-va a terra, poi Tiburzi prese un lungo col-tello e dopo avergli tagliato la gola lasciò il disgraziato in una pozza di sangue. Or-mai invasati dalla furia omicida i due bri-ganti tra sputi, ingiurie e bestemmie ver-so la spia presero i due somari del Vestri e li uccisero mediante coltellate al ven-tre. Il Biagini disse ad alta voce: “Que-sta è roba mia, gliel’ho pagata io e mi va d’ammazzarla”, mentre Tiburzi urlava: “Ti sta bene brutta spiaccia”. I presenti assistettero in silenzio all’omicidio, poi ripresero ciascuno la sua strada. Tiburzi a quel punto disse a uno di essi che se

ci fosse stato il figlio del Vestri avrebbe ammazzato pure lui, e che avrebbero po-tuto raccontare quello che avevano visto, così da fare da esempio per chi in futuro avesse a sua volta pensato di fare la spia.

Successivamente la vedova di Toni-no Vestri, che nei mesi successivi alla “spiata” aveva ricevuto qualche soldo dalla pubblica amministrazione, chiese di essere risarcita con la taglia promes-sa al marito, giacché egli aveva rispet-tato l’accordo, e che solo l’incapaci-tà dei carabinieri aveva fatto fallire. Per un po’ di tempo essa ricevette un rimborso mensile di 100 lire, che ben presto cessò per “mancanza di fondi”. Questo fatto fu gravissimo e gettò sem-pre più diffidenza da parte della gente verso le autorità, tanto che le taglie fu-rono considerate solamente un ingan-no: uno specchio per allocchi, anziché per allodole.

La vita del brigante non era per tutti, bisognava possedere in primis una natu-rale avversione alle regole precostituite e alle imposizioni. Era necessario poi un fisico robusto per sopportare le lunghe notti all’ addiaccio, l’umidità, i reuma-tismi per il guadare di volata la Fio-ra quando inseguiti da una o dall’altra parte. Bisognava essere generosi con la gente locale, pronti ad elargire nel rice-vere informazioni e mostrarsi più vicini alla gente più di quanto facesse la pub-blica amministrazione, ma era comun-que necessario mantenere le posizioni e farsi sempre rispettare, così da salva-guardare, grazie all’autorità e all’intimi-dazione, la propria sopravvivenza.

Fonti: Il Brigantaggio nel Viterbese (Sci-

pioni 1993); Tiburzi senza Leggenda (Scipioni 1995)GUIDA TURISTICA E AMBIENTALE

JEWISH TOURSRaffaella Agresti3470558178 - [email protected]

CITTÀ INVISIBILI Rubrica storico-culturale a cura di Luca Federici

Il Ponte di San Pietro sul Fiume Fiora (foto AgriBB)

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Le spezie, utilizzate dall’uma-nità praticamente da sempre (furono il motivo principale

per cui il navigatore portoghese Vasco da Gama aprì la rotta per l’India, e fu-rono anche uno dei motivi che spinsero Cristoforo Colombo a cercare una rotta rapida e sicura per le Indie), possiedono proprietà salutistiche di prim’ordine. Pri-me tra tutte, quella aromatizzante e anti-batterica. Ma non soltanto.

Di recente (pochi decenni), ricerche scientifiche di base e cliniche hanno stu-diato i meccanismi d’azione delle spezie, che modulano anche altre proprietà, vale a dire digestive, antiossidanti, antiproli-ferative, con un potenziale terapeutico non trascurabile, anche di interazione positiva con farmaci; per questo, in tempi antichi e per vari secoli a venire, le spezie furono spesso considerate più preziose dell’oro.

Vediamo nel dettaglio le proprietà benefiche delle spezie maggiormente im-piegate:

- Curcuma: la curcumina esibisce ef-ficaci proprietà antitumorali e gli studi dimostrano che è in grado di combattere molte altre patologie; in India è utilizzata da secoli nella medicina Ayurvedica per le sue virtù terapeutiche, soprattutto ci-catrizzanti, antinfiammatorie, digestive, diuretiche e disintossicanti (un uso rego-lare depura il sangue e tonifica il fegato); viene spesso impiegata per la calcolosi della colicisti, per contrastare le malattie infiammatorie e degenerative croniche.

- Sesamo nero: il timochinone è un potente immunostimolatore.

- Pepe nero: la piperina, il composto che fa starnutire, protegge le cellule ce-rebrali ed esercita numerose altre azioni terapeutiche, tra le quali quelle digestive, antisettiche, antinfiammatorie, diuretiche ed un blando potere afrodisiaco.

- Curry: gli alcaloidi carbazolici, che combattono il diabete di tipo 2, il can-cro del colon e il morbo di Alzheimer, si trovano esclusivamente nella foglia di questa pianta.

- Fieno greco: la diosgenina, presente al suo interno, può ridurre le infiamma-zioni e uccidere le cellule tumorali.

- L’anetolo, presente sia nell’anice che nel finocchio, contribuisce a rilassare i crampi mestruali ed è in grado di calma-re le coliche infantili.

- Zenzero: contiene il gingerolo, un composto capace di calmare la nausea; possiede inoltre proprietà vitaminizzanti e tonico-stimolanti (ha un alto contenu-to in vitamina C), stomachiche (stimola l’appetito ed è utile nei problemi digesti-vi nel combattere coliche e flautolenze), carminative , antisettiche ed antinfiam-matorie (allevia i sintomi dell’infiamma-zione della mucosa gastrica ed è un utile decongestionante nei casi di infiamma-zione oculare); ha inoltre una notevole

attività antiossidante e, nella medicina araba, è considerato un vero e proprio afrodisiaco.

- L’acido idrossicitrico abbonda nel-la spezia indiana nota come kokum ed è un potente inibitore dell’appetito; non a caso figura già tra i principali ingredienti in numerosi presidi formulati per perdere peso.

- Peperoncino: la capsaicina al suo interno, può contribuire ad alleviare i sintomi dell’artrite e della psoriasi; usa-to molto in fitoterapia anche per la sua attività vasodilatatrice locale ed antido-lorifica.

- Zafferano: possiede molte virtù ter-apeutiche: è ricco di carotenoidi (presenti anche nelle carote, negli aranci e in altri vegetali) che si trasformano nel nostro organismo in Vitamina A, impedendo così ai radicali liberi di danneggiare le nostre cellule incrementando le difese immunitarie; contiene anche vitamine utili per la digestione e il metabolismo, ed è bene quindi aggiungerlo a cottu-ra ultimata, per non danneggiarle con il calore; inoltre, possiede proprietà stimo-lanti e toniche, e sembra eserciti persino un’azione afrodisiaca

- Cumino: tra le sue proprietà tera-peutiche stimola l’appetito e facilita la digestione.

- Chiodi di garofano: l’essenza d’olio che si ottiene da questi semi viene usato molto in odontoiatria, per le sue propri-età anestetiche e antisettiche: è utile per calmare il mal di denti, per disinfettare il cavo orale e profumare l’alito; è anche un ottimo stimolante di calore, eccellente quindi per le persone che hanno cattiva circolazione periferica.

- Cannella: è usata nella preparazione di prodotti antinfluenzali, spesso insieme ai chiodi di garofano; l’olio essenziale di cannella ha proprietà antimicrobiche: trova infatti applicazione nel trattamento delle patologie gastrointestinali, diarrea infantile, nelle cistiti batteriche, nelle

vaginiti e nelle infezioni del cavo orale.- Cardamomo: quando vengono mas-

ticati, i semi bianchi del cardamomo rilasciano un particolare odore e sapore; per questa loro peculiarità vengono uti-lizzati contro l’alitosi e per la correzione del gusto di tisane.

Le spezie quindi, come abbiamo visto, possiedono innumerevoli attività benefiche per il nostro organismo e pos-sono essere impiegate in molte prepa-razioni culinarie; ad es. possono essere aggiunte alle verdure sia cotte che crude, possono esssere utilizzate per insapori-re delle bevande al posto dello zucche-ro, aggiunte nella preparazione di carne e pesce, possono essere impiegate nella preparazione di tisane, infusi e decotti, ma soprattutto, in una società che vede crescere l’incidenza di ipertensione, anche per eccesso di introito salino, le spezie rappresentano un’alternativa fon-damentale.

LE SPEZIEALIMENTAZIONE E STILE DI VITA Dietista Francesco Anichini

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