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19-02-2019 Media Monitoring per Rassegna stampa del 19-02-2019

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Page 1: 19-02-2019 · 19/02/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO) ... A Torino il record di Natale nove pazienti in 36 ore ... pronto soccorso, dove accedono 70 mila malati all' anno. E il numero

19-02-2019

Media Monitoring per

Rassegna stampa del 19-02-2019

Page 2: 19-02-2019 · 19/02/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO) ... A Torino il record di Natale nove pazienti in 36 ore ... pronto soccorso, dove accedono 70 mila malati all' anno. E il numero

AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona 1 ................................................................................ 19/02/2019 - CRONACHE DI SALERNO

Spira dopo l' intervento per dimagrire 1 ................................................................................... 18/02/2019 - WWW.OTTOPAGINE.IT

Muore al Ruggi dopo l'intervento per dimagrire, 13 indagati 3 ................................................ Sanità Salerno e provincia 4 ..............................................................................................................

19/02/2019 - CRONACHE DI SALERNO"Quarant' anni dopo Basaglia" Al via gli incontri in città 4 ........................................................

Sanità Campania 5 ............................................................................................................................... 19/02/2019 - IL MATTINO

Assalto blatte al Pellegrini la denuncia dei sindacati: la "manina" già a gennaio 5 .................. 19/02/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO)

«C' è una preoccupante escalation Percopo non può restare a guardare» 7 ............................. 19/02/2019 - IL MATTINO (ED. BENEVENTO)

«Ospedali, rimuovere il manager» 9 ......................................................................................... 19/02/2019 - IL SANNIO

Cardiologia: appalto per nuovi dispositivi medici 11 ................................................................ 19/02/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI)

La presidente Bozzaotra "Psicologi, nuova formazione" 12 ...................................................... 19/02/2019 - IL MATTINO (ED. CASERTA)

Macerie e incuria all' ospedale «Moscati» 14 ............................................................................ 19/02/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO)

Medici di guardia, via libera a ventuno incarichi 16 .................................................................. 19/02/2019 - IL MATTINO

Muore in ospedale gli affiliati al clan picchiano i medici 17 ...................................................... 19/02/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI)

Pancreas e diabete primo autotrapianto di cellule su paziente operata di tumore 19 .............. 19/02/2019 - IL MATTINO (ED. CASERTA)

Registro tumori, via alla raccolta dati del terzo triennio 21 ...................................................... 19/02/2019 - IL MATTINO

Robot chirurgico fermo, Verdoliva chiama i primari 23 ............................................................. 19/02/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO)

Un' altra aggressione al Pronto soccorso 25 ............................................................................. Sanità nazionale 27 .............................................................................................................................

19/02/2019 - LA STAMPAA Catania solo 6 operazioni "Siamo fermi da mesi" 27 ..............................................................

19/02/2019 - LA STAMPAA Torino il record di Natale nove pazienti in 36 ore 29 .............................................................

19/02/2019 - IL DUBBIODal Gemelli il cuore artificiale "wireless" 31 .............................................................................

19/02/2019 - LA STAMPAI dolcificanti, né angeli né demoni 32 .......................................................................................

19/02/2019 - LA STAMPAIl nostro cervello vuole il glucosio Il segreto è nelle dosi 34 .....................................................

19/02/2019 - CORRIERE DELLA SERAL' autonomia sulla salute allarma i medici: rischio disparità 36 ................................................

19/02/2019 - IL DUBBIOL' Italia è diventato un Paese di malati cronici 38 .....................................................................

19/02/2019 - LA STAMPALa causa oscura di schizofrenia e depressione 39 .....................................................................

19/02/2019 - LA VERITÀLa legge per farla finita con l' utero in affitto 41 ......................................................................

19/02/2019 - IL GIORNOLa rivolta dei medici: no all' autonomia 43 ...............................................................................

19/02/2019 - IL SOLE 24 ORELe Regioni all' attacco sul patto della salute: le risorse non bastano 45 ..................................

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19/02/2019 - LA STAMPAMai cedere agli attacchi di panico 47 ........................................................................................

19/02/2019 - LA STAMPASi testano le prime staminali anti-rigetto 49 ............................................................................

19/02/2019 - LA STAMPATrapianti in crescita ma il Sud arranca 50 .................................................................................

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19/02/2019

Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

Pagina 4 EAV: € 959Lettori: 29.750

Spira dopo l' intervento per dimagrire

Saranno gli esiti dell' autopsia a stabilirele reali cause ed eventuali responsabilitàsul decesso di G.M. 52enne salernitanospirato nei giorni scorsi all' ospedale divia San Leonardo. Pare che ad uccidere l'uomo possa essere stata una peritonitesviluppatasi a seguito di un interventoper la riduzione dello stomaco. Cosaabbia determinato la peritonite e se visono state delle negligenza da parte deicamici bianchi sarà stabilito solo quandosaranno disponibili i risultati dell' esamenecroscopico effettuato dal medicolegale nominato dalla Procura che haaperto un' inchiesta.Tredici gli avvisi digaranzia inviati ad altrettanti camicibianchi. Sei i medici dell' ospedale diBenevento dove è stato effettuato ilprimo intervento e sette del "SanGiovanni di Dio e Ruggi d' Aragona" doveil paziente è spirato. Il 52enne è giuntoin condizioni disperate al prontosoccorso di via San Leonardo, qui i medici hanno fatto di tutto per strapparlo allamorte, sottoponendolo a ben due interventi. Sono stati i familiari della vittima arivolgersi alla magistratura chiedendo chiarezza sulla morte del congiunto. Un attodovuto, l' avviso di garanzia per i camici bianchi del Ruggi. Sarebbero stati iscrittinel registro degli indagati in quanto era necessaria l' autopsia, un atto irripetibile.Giovanni M. aveva decisio di sottoporsi alla riduzione dello stomaco in quanto avevaseriamente bisogno di dimagrire: i suoi oltre 150 chilogrammi gli causavano diverseproblematiche alla salute. Per questo il 52enne aveva deciso di sottoporsi all'intervento di riduzione gastrico. Per potersi operare aveva scelto una struttura sanitaria di Benevento, dove si trovava il medico di cui si fidava e che lo avevaseguito. Dopo l' intervento e il decorso post operatorio l' uomo era stato dimesso.Tornato a casa pare abbia cominciato ad accusare i primi malori. Nonostante iltrascorrere dei giorni le condizioni non miglioravano al punto che si è resonecessario il ricorso presso l' ospedale di via San Leonardo. Stando ad alcuneindiscrezioni, sembrerebbe che i medici abbiano anche provato a contattare icolleghi di Benevento, ma il quadro clinico era preoccupante. Giovanni M. viene così

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portato una prima volta in sala operatoria, ma non basta. Ci ritornerà una secondavolta. Nonostante gli sforzi dei medici il cuore del paziente si ferma per sempre. Orasarà l' inchiesta della magistratura a dover far luce sul decesso.

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18/02/2019

Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

EAV: € 1.168Lettori: 19.200

Link alla pagina web

Muore al Ruggi dopo l'intervento per dimagrire, 13 indagatiPina Ferro

Una peritonite sviluppatesi a seguito diun intervento per la riduzione dellostomaco è costata la vita a Giovanni M.52 anni di Salerno. Sul decessodell’uomo è stata aperta un’inchiesta daparte della Procura di Salerno. Sono 13gli avvisi di garanzia inviati ad altrettantimedici che hanno tenuto in cura ilpaziente. Si tratta di sei camici bianchi diun ospedale di Benevento e sette del “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” diSalerno. Presso il nosocomio salernitano, dove il 52enne è giunto in condizionidisperate i medici hanno fatto di tutto per strapparlo alla morte. Nonostante, siastato sottoposto a due interventi, per il paziente non vi è stato nulla da fare. Sonostati i familiari della vittima a rivolgersi alla magistratura chiedendo che venga fattachiarezza sulla morte del congiunto. Sembrerebbe, che per i sanitari salernitanil’avviso di garanzia sia stato un atto dovuto al fine di poter procedere ad un esameirripetibile quale l’autopsia. L’esame necroscopico è stato effettuato qualche giornofa. Giovanni M. con un peso che andava oltre i 150 chilogrammi, che gli causava nonpochi problemi alla salute, aveva deciso di sottoporsi all’intervento di riduzione dellostomaco per poter dimagrire. L’operazione era stata effettuata a Benevento e, dopo,un apparente normale decorso post operatorio l’uomo era stato dimesso. Tornato acasa pare abbia cominciato ad accusare i primi malori. Nonostante il trascorrere deigiorni le condizioni non miglioravano al punto che si è reso necessario il ricorsopresso l’ospedale di via San Leonardo. Stando ad alcune indiscrezioni, sembrerebbeche i medici abbiano anche provato a contattare i colleghi di Benevento, ma lasituazione clinica del paziente pare non fosse ottimale. Giovanni M. viene cosìportato una prima volta in sala operatoria, ma non basta. Ci ritornerà una secondavolta. Nonostante gli sforzi dei medici il cuore del paziente si ferma per sempre. Orasarà l’inchiesta della magistratura a far luce sulle reali cause ed eventualiresponsabilità del decesso del 52enne.

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19/02/2019

Argomento: Sanità Salerno e provincia

Pagina 4 EAV: € 632Lettori: 29.750

"Quarant' anni dopo Basaglia" Al via gli incontri in città

E' in programma questa mattina, alle ore11, presso la Sala Giunta del Palazzo diCittà, l' incontro -conferenza stampa daltitolo "Una legge per i matti: quarant'anni dopo Basaglia". L' Italia è stata unodei Paesi pionieri nell' ambito dellaSalute mentale. Il merito va a FrancoBasaglia che ha messo in pratica unideale: chiudere i manicomi (Legge 180).Agli aspetti umanistici, sociali e culturaliscaturiti dalla promulgazione della"Legge Basaglia" il team del Laboratoriodi Antropologia "Annabella Rossi" delDispac-Dipartimento di Scienze delPatrimonio culturale Unisa, ha deciso didedicare una sessione dei Colloqui diSalerno 2018, iniziativa che nelleedizioni precedenti si è dimostratavincente evidenziando riflessioni ed unasinergia tra relatori, studenti e cittadini.A presentare gli incontri, che si terrannodal 21 al 28 febbraio 2019 presso, l'università di Salerno, il Salone del Gonfalone a Palazzo di città e l' Archivio di Stato,saranno l' assessore alle Politiche Giovanili e all' Innovazione Mariarita Giordano, ilprofessor Vincenzo Esposito, docente di Antropologia Culturale Unisa, l' editoreFrancesco orte, Giulio Corrivetti, psichiatra presso Dipartimento salute mentale AslSalerno, e Renato Dentoni Litta, direttore Archivio di Stato. red.cro.

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19/02/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 28 EAV: € 9.941Lettori: 133.364

Assalto blatte al Pellegrini la denuncia dei sindacati: la"manina" già a gennaio

IL CASO Maria Pirro «La manina avevagià colpito: il 21 gennaio, sempre ilpronto soccorso del Vecchio Pellegrini.Non le blatte, ma un cartello scritto apenna aveva scatenato il panico tra ipazienti, invitandoli a rivolgersi altrove,a causa di un guasto in radiologia. Inrealtà, il disservizio era parziale e,comunque, non avrebbe dovuto esseresegnalato con tali modalità». A rivelare l'episodio e associarlo all' altro è AntonioRuggiano, rappresentante Fials ecoordinatore dell' ufficio infermieristico,convinto come i magistrati che indaganoche gli insetti siano stati introdotti nelbagno della struttura sanitaria. «Sì,credo all' ipotesi della pista interna, ecioè che ad agire sia stato qualcuno checonosce bene l' ospedale dellaPignasecca e vuole la destabilizzazione,ma non chiudere il pronto soccorso,perché questo non può accadere da unpunto di vista tecnico: non è previsto nelpiano ospedaliero», chiarisce ilsindacalista, mostrando una copia dell' avviso, un mese fa «posizionato su unacolonna, accanto all' ingresso». Poi, Ruggiano ricorda un altro dettaglio che ritieneimportante: «Come accaduto con gli insetti, visionando i filmati del circuito disorveglianza, non si vede l' autore del gesto. Non viene inquadrato nemmeno in unframe». Di qui il giallo, e l' attesa «che l' inchiesta faccia il suo corso, individuando leresponsabilità del caso». IL DOCUMENTO Con la Fiasl, altre sigle (Cgil, Cisl, Uil eUsla) ai Pellegrini prendono le distanze dal sabotatore che, per gli inquirenti,potrebbe essere proprio un sindacalista. Ma i rappresentanti dei lavoratori colgonoanche l' occasione per «difendere la categoria, che continua a garantire l' assistenzanel presidio». In un documento indirizzato al neocommissario dell' Asl Ciro Verdoliva,descrivono «condizioni di lavoro a dir poco drammatiche», dovute alla carenza dipersonale in organico, alla mancanza di presidi sanitari e al sovraffollamento che si

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registra soprattutto nel pronto soccorso, l' unico aperto nel centro cittadino. Inparticolare, aggiunge Ruggiano, ci sono due infermieri per turno nei reparti (adeccezione della dialisi, della medicina e della rianimazione), cinque per squadra alpronto soccorso, dove accedono 70 mila malati all' anno. E il numero di operatorisocio-sanitari non basta per assicurare il servizio h 24, nella notte restano solo ibarellieri per le emergenze. «E lo spazio dedicato ai codici rossi, con quattro ocinque postazioni, resta chiuso in attesa che siano completati i lavori in terapiaintensiva», aggiunge il leader della Fials, anticipando alcuni degli argomenti domanial centro della riunione fissata tra i rappresentanti del comparto e il manager. «C' èconflittualità tra chi presta servizio in pronto soccorso e nei reparti, chi non se lasente più di stare in prima linea. E chi fomenta. Occorre intervenire a prescinderedall' inchiesta», sostiene Ruggiano. GLI INSETTI «Il video che mostra le blatte è statoquasi certamente creato ad arte da dei sabotatori. Gli insetti sono stati infattiintrodotti di proposito e poi ripresi», dicono di nuovo il consigliere regionale deiVerdi Francesco Emilio Borrelli e il conduttore de La Radiazza su Radio Marte GianniSimioli, che ieri hanno consultato Emilio Noviello, medico veterinario, pronto acertificare che le blatte che si vedono nel filmato sono degli esemplari di blapticadubia, «provenienti da Argentina e Brasile e usati solitamente per alimentare rettili:reperirli è molto facile sia su internet che nei negozi». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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19/02/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 23 EAV: € 10.215Lettori: 133.364

«C' è una preoccupante escalation Percopo non può restarea guardare»

LE REAZIONI «Non è la prima e moltoprobabilmente non sarà nemmeno l'ultima». Romina Iannuzzi, segretarioprovinciale del Nursind, commenta l'aggressione subita dall' infermiere delPronto soccorso del «Moscati». Dice: «Ègià da parecchio tempo che si verificanoepisodi di violenza nei confronti delpersonale medico e infermieristico dell'ospedale di Avellino. Ormai stiamoassistendo a una preoccupanteescalation, che pare non avere freno.Chiediamo un intervento urgente delladirezione generale: non si può restareancora a guardare. È prima di tutto unaquestione di civiltà». La struttura diContrada Amoretta, che soffre per l'atavica carenza di organico, è semprepiù congestionata dai codici in entrata:«In molti circostanze spiega Iannuzzi sitratti di pazienti che potrebbero esseregestiti altrove, dai medici di base o daquelli di guardia che assicurano lacontinuità assistenziale». Ma tuttipreferiscono il Pronto soccorso: «Ad Avellino arriva gente anche da fuori provincia,dal Napoletano e dal Salernitano, segno che nonostante tutto lavoriamo bene e lagente si fida di noi più di quanto possa fidarsi del personale presente in altriospedali». Col picco influenzale, la situazione è anche peggiorata: «Un solo addettoal triage dice la segretaria del sindacato delle professioni infermieristiche - non puòbastare: è una cosa inaccettabile». Sul punto, è stato chiesto alla direzione generaledell' Azienda di intervenire: «Tutte le promesse che il manager Percopo ha fatto nonsono ancora state mantenute. Durante i ripetuti incontri che abbiamo avuto c' erastato assicurato che gli spazi sarebbero stati adeguati, che non avremmo più vistobarelle in giro, che almeno sarebbero state installate delle tendine per separare iletti: allo stato attuale un paziente non gode di un minimo di privacy quando èricoverato in Pronto soccorso. Venite a fare un giro, sembra un accampamento». E

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poi le tanto attese nuove assunzioni. La settimana scorsa Percopo ha annunciato gliinnesti di 9 medici 8 a tempo indeterminato e uno con contratto a termine, due deiquali, però, destinati probabilmente al «Landolfi» di Solofra e di 4 infermieri daselezionare nelle liste di mobilità. Insomma, la svolta potrebbe essere vicina:bisognerà comunque espletare l' iter burocratico, confidando che non ci sianointoppi, prima di poter riportare in quota i camici bianchi e i paramedici del repartodiretto da Antonino Maffei che lamenta, come detto, un' atavica carenza di organico:infatti, in servizio ci sono 26 infermieri (dovrebbero essere 30) ai quali si aggiungono12 operatori sociosanitari (Oss), mentre sono 14 i medici a fronte dei 18 necessari.«Confidiamo nel fatto che tutto si concretizzi nel più breve tempo possibile: siamoallo stremo», commenta ancora Iannuzzi. «Di conseguenza aggiunge pure gli utentisono esasperati: non si rendono conto del lavoro massacrante che facciamo, silamentano perché aspettano troppo e poi succedono cose come quella dell' altrogiorno». Sulla questione, la sindacalista attacca il responsabile aziendale del Rischioclinico Vincenzo Arbucci che avrebbe tentato di sminuire quanto accade quasi ognigiorno in Pronto soccorso derubricandolo a «normale amministrazione». ReplicaIannuzzi: «È preoccupante quello che dice il responsabile del Rischio clinico: nega l'evidenza». Eppure sulle aggressioni al personale dei Pronto soccorso è statapresentata anche un' interrogazione parlamentare e i dati dimostrano che nel 2017quelle verbali e fisiche nei confronti di operatori sanitari sono incrementate di circa il95 per cento rispetto all' anno precedente: «A livello sia locale sia nazionale -conclude Iannuzzi - è un problema allarmante». an. pl. © RIPRODUZIONERISERVATA.

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19/02/2019 Il Mattino (ed. Benevento)

Argomento: Sanità Campania

Pagina 23 EAV: € 9.343Lettori: 133.364

«Ospedali, rimuovere il manager»Gianni De Blasi

LA LINEAo «Un direttore così, ilpresidente della Regione dovrebbespedirlo a casa. Ovviamente, provvederòa informare De Luca del comportamentotenuto dal manager dell' Aziendaospedaliera S. Pio, atteggiamento che l'assemblea dei sindaci ha provveduto astigmatizzare. Un' assenza inconcepibilee immotivata, neppure comunicata. Disicuro, uno sgarbo e una maleducazioneistituzionale che ha rari precedenti». Ilpiù duro con Renato Pizzuti è ClementeMastella, ma tutti i colleghi sindacipresenti all' assemblea hanno condivisola necessità di rimarcare negativamentela defezione del direttore generale. L'assemblea dei sindaci aveva convocato imanager dell' Asl e dell' Aziendaospedaliera, per verificare gli effetti deldecreto commissariale numero 103 del2018. Insomma, le questioni sollevate inmaniera diffusa due settimane fa,quando il pessimismo sul futuro dellasanità nel Sannio accomunò tutti gliamministratori, ben al di là delle appartenenze, oltre al comitato civico «Curiamo lavita» di Sant' Agata. Dubbi riproposti, ieri, ancora da Mena De Stasi. IL COMITATOAnzi, i timori hanno lasciato il passo alle certezze. Negative: «Per la nostra provincia- dice la De Stasi -, l' offerta sanitaria, fatta passare per miracolo, rappresenta unavera e propria miseria. Un Dea di II livello, un presidio ospedaliero di base, ilFatebenefratelli, con specialistiche situate a pochissima distanza dal Dea e, poi, ilnulla. Da qualche giorno è iniziata l' opera di smantellamento del Sant' Alfonso. Unastruttura capace di accogliere oltre 150 posti letto ridotta a sole 24 disponibilità». LEFASCE TRICOLORI «Ma è l' intera sanità sannita che sta morendo per consunzione»,ha incalzato il sindaco di Castelvenere Mario Scetta, medico con esperienzapluridecennale. Al «Rummo», infatti, non è che la situazione sia molto diversa. Unasituazione che stride con il mancato utilizzo di 15 milioni e conseguente restituzionealla Regione, come se il presidio non avesse bisogno di nulla. Nel padiglione Dea cisarebbero, inoltre, tre reparti ristrutturati da oltre un anno e mai attivati, mentre i

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pazienti sostano per giorni in barella al pronto soccorso. Spiegazioni e delucidazioniche i sindaci avrebbero preteso da Pizzuti (ieri sera irrintracciabile per avere unareplica) e che, se tutto filerà liscio, chiederanno in una prossima occasione (propostaformulata da Valentino). È stato formato un comitato di sindaci che chiederà diincontrare il digì, sarà lui a stabilire data e ora. «Neppure una comunicazione diceMastella -. non ci ha detto nulla. Poi, quando l' ho chiamato per sapere quandosarebbe arrivato, mi ha risposto di essere impegnato in un' altra riunione. Ma, vipare che esista una riunione più importante di un appuntamento in cui si discute lasituazione drammatica, e sottolineo drammatica, del Rummo di Benevento, dove ilpronto soccorso induce chi ci arriva ad abbandonarlo? Spero che l' autoritàgiudiziaria cominci a occuparsene». L' AZIENDA SANITARIA Clima ben diverso neiconfronti del direttore dell' Asl. A Picker i sindaci hanno dato atto di essersi assuntoresponsabilità personali pur di garantire una rete nella definizione della rete dell'emergenza. Undici ambulanze oltre ad una dodicesima rianimativa quando glistandard del ministero della Salute ne riconoscerebbero appena 6, nella sola città cene sono 3 anziché una. Attive 3 elisuperfici, una H 24, ma c' è grave carenza medici.Prima di occuparsi di sanità, l' assemblea dei sindaci ha espresso la sua nettacontrarietà nei confronti della procedura opaca che, nell' intesa tra governo e alcuneregioni, mira a rafforzare il centralismo regionale a discapito delle autonomiecomunali. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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19/02/2019 Il Sannio

Argomento: Sanità Campania

Pagina 6 EAV: € 917Lettori: 29.750

Cardiologia: appalto per nuovi dispositivi medici

Partita la procedura aperta per l'affidamento per la fornitura triennale didispositivi medici per elettrofisiologia edablazioni delle aritmie cardiache per l'Uoc di Cardiologia e Utic dell' aziendaOspedaliera San Pio di Benevento (checomprende i due presidi, fusi tra loro, del'Rummo' in città e del 'Sant' AlfonsoMaria de' Liguori' a Sant' Agata de' Goti).Ai sensi del Codice degli Appalti, la garasarà espletata mediante procedura dell'offerta economica, giudicatacompatibile, più vantaggiosa. Imperniatasull' analisi del rapporto qualità prezzo esempre nel rispetto delle specifichedettagliate nel capitolato tecnico. Lagara verrà aggiudicata per lotti. Nonsono ammesse offerte parziali. L'importo complessivo dell' appalto a based' asta è pari ad 1.383.375 più Iva comeper legge. Avviso pubblico peraltro per assumere a tempo determinato, con incaricodi otto mesi, due medici di medicina generale, in attesa dell' espletamento e dellaconclusione delle procedure relative al concorso per l' assunzione a tempodeterminato. Se da un lato per l' azienda San Pio si nota una moderata accelerazioneper le procedure relative ad insfrastrutturazioni materiali e a potenziamenti diorganico, resta però un clima teso nei rapporti con diverse sigle sindacali. Asprainfatti la vertenza tra sindacati e direzione generale dell' Azienda ospedaliara 'SanPio'. Dopo la proclamazione dello stato di agitazione a seguito dell' esito di unaassemblea tenutasi lo scorso 11 febbraio le sigle Fsi Usae (con GiovanniTommaselli); Fials (con Mario Ciarlo); Nursing Up (con Gaetano Simeone); Fp Cgil(con Angelo Palatella) hanno esperito la procedura per il tentativo obbligatorio diconciliazione. Una volta terminata laddove la vertenza dovesse permanere sipotrebbe palesare il rischio di forme di protesta ancora più incisive. Diversi i punti dimalcontento: alcuni di carattere contrattuale progressioni economiche; produttività;decentrato e posizioni organizzative. Altre invece su questioni più propriamente digestione aziendale quali criticità al Pronto Soccorso del presidio 'Rummo', asserito"calo dei ricoveri" e "criticità sulla fusione con il presidio Sant' Alfoso Maria de'Liguori".

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19/02/2019

Argomento: Sanità Campania

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La presidente Bozzaotra "Psicologi, nuova formazione"IMAGE_3_46_62

Trent' anni di psicologia, l' Ordinecampano festeggia il suo anniversariocon i suoi iscritti. Una celebrazione conun occhio al passato e lo sguardo alfuturo. Tanto che ieri, il giorno in cui 30anni fa veniva approvata la legge 56 del1989, l' Ordine ha annunciato unprogetto mirato alla formazione. Cioè arendere esperti gli specialisti chiamati aintervenire in contesti alternativi a quellitradizionali. Si chiama Pif , sta per "Profiliinnovativi di funzione psicologica" ed èstato presentato all' hotel RoyalContinental. Antonella Bozzaotra, lapresidente degli psicologi, premette chel' iniziativa nasce da unaconsapevolezza: «Le nuove dinamichesociali e il processo di globalizzazionefanno emergere domande a cui occorredare risposte appropriate». Quali sonogli ambiti di intervento? «Ne abbiamoindividuati cinque: il passaggio digestione generazionale di un' impresa familiare, il marketing territoriale con losviluppo della domanda turistica, lo studio del territorio mirato alla promozione deibeni comuni, le proposte di semplificazione delle modalità di accesso alle cure e gliinterventi nell' emergenza sociale e nelle catastrofi naturali». Un modo per farincontrare domanda e offerta? «Sì, ma per farlo è necessario individuare icommittenti, tra cui istituzioni, enti locali e agenzie del privato sociale». Peresempio? «Uno per tutti. I manager degli ospedali potrebbero essere committentiper far sì che nei pronti soccorso si riduca la conflittualità tra utenti e personaleaddetto all' assistenza». Quale sarà il compito degli psicologi? «Saranno formati perrispondere in maniera appropriata alle esigenze richieste». È previsto anche un'attività affidata a psicologi senior. «Sono gli iscritti all' Ordine che hannocompetenze specifiche e che lavoreranno a stretto contatto con risorse junior». Qualisono? «I laureati in Psicologia che stanno svolgendo tirocini professionalizzanti e/oabilitanti. Poi c' è un comitato scientifico, formato da esponenti del mondoaccademico e da rappresentanti di altre categorie professionali: loro validerannodall' esterno gli esiti del progetto». Ci spiega in dettaglio la piattaforma Pif? «Si

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parte dalla partecipazione al progetto: sarà predisposto dall' Ordine un bando per lamanifestazione del proprio interesse. Potranno partecipare tutti gli psicologi cheintendono sviluppare la propria formazione. Ovviamente poi, a seconda dellecommittenze individuate, i colleghi formati saranno distribuiti nei vari settori diintervento». L' incontro di ieri si è aperto con un video. «Sì, un video che hariproposto le immagini-testimonianze degli psicologi che operano oggi sul territoriocampano e che, attraverso la propria esperienza, hanno arricchito il dibattito sulleopportunità di sviluppo della professione». - g. d. b. © RIPRODUZIONE RISERVATA Laspecialista Antonella Bozzaotra è la presidente dell' Ordine degli psicologi campani"Oggi le nuove dinamiche sociali e la globalizzazione richiedono risposte adeguateda parte degli psicologi"

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19/02/2019

Argomento: Sanità Campania

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Macerie e incuria all' ospedale «Moscati»

LA SANITÀ Marilù Musto Per arrivare alparcheggio dell' ospedale Moscatibisogna attraversare una stradacostellata di rifiuti e sacchi di spazzaturache nessuno, da mesi, da anni, rimuove.Il Comune fa spallucce. L' ospedale losegue. E, intanto, la strada resta sporca.Fosse solo questo il disagio, ci sarebbeda ben sperare dopo aver attraversato ilcancello. Ma lo scenario che si presentaagli occhi degli utenti dell' ospedaleMoscati di Aversa è sconcertante. ILCANTIERE L' ex pronto soccorso è ridottoa un cumulo di macerie, mentre il nuovosembra essere pulito e sicuro. Soloapparenza. Perché il tanto sponsorizzatodrappello di polizia - voluto dalconsigliere regionale Stefano Graziano(Pd) - è chiuso a chiave. Da ormai settemesi. «Da quando uno dei due agenti èandato in pensione, questa porta èrimasta serrata», fanno sapere glioperatori. E così, c' è solo una guardiagiurata privata a occuparsi dellasicurezza al triage di trincea. «Ormai la crisi di questo ospedale è come un cancro,non si riesce a sradicare», tuona la segreteria Fials di Caserta. «È un discorso lungo -continua Giuseppe Nacchia del sindacato - al vertice di questo ospedale qualcosanon funziona, questo è certo. E non è possibile continuare in questo stato. C' è, adesempio, un pronto soccorso radiologico, ma non si sa se sia regolare oppure no».Per non parlare della carenza di medici. A marzo andranno via quattro camici bianchidal Pronto soccorso perché vincitori di concorso in alte zone della Campania. «Da quivanno via perché non si può lavorare in questo stato», sussurrano gli infermieri deireparti. Già, i reparti. I LETTI Pochissimi i posti letto. Chi entra al pronto soccorso nonsa come né quando ne uscirà, perché i letti nelle corsie non sono sufficienti all'utenza. Questo stato di cose non tocca la professionalità dei dipendenti, ma mette adura prova la dignità di un posto di lavoro che dovrebbe essere garantita e,soprattutto, i pazienti. È una sorta di limbo e potrebbe capitare al malato anche direstare per tre giorni di seguito «piazzato» in una stanza. Inoltre, sempre all' interno

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dei vari reparti, è possibile vedere barelle arrugginite parcheggiate nei corridoi,pronte per essere smaltite. Ma, anche qui, non si sa dove, nè quando. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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19/02/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 23 EAV: € 2.991Lettori: 133.364

Medici di guardia, via libera a ventuno incarichi

Non saranno la panacea a tutti i mali delPronto soccorso, ma i medici di guardiapossono offrire un grosso contributo perdecongestionare l' affluenza a ContradaAmoretta. Lo sostengono gli operatori, isindacalisti e anche il presidenteprovinciale dell' Ordine medici FrancescoSellitto ha recentemente lanciato unappello in questo senso. E l' Asl, allora, siimpegna per mantenere i livelli dicontinuità assistenziale affidando 21incarichi su tutto il territorio provincialeper complessivi 152mila euro. Concontratto annuale, fino al 28 febbraiodell' anno prossimo, i camici bianchiandranno a coprire i turni ad Aquilonia,Ariano Irpino (2), Calabritto,Fontanarosa, Forino, Lauro, Lacedonia,Laceno, Sant' Andrea di Conza, Villanovadel Battista e nelle carceri di Bellizzi (2),Ariano (6) e Sant' Angelo dei Lombardi(2).

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19/02/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 28 EAV: € 8.805Lettori: 133.364

Muore in ospedale gli affiliati al clan picchiano i medici

LA VIOLENZA Dario Sautto Muore peruna probabile leucemia fulminante dopoquattro giorni in ospedale, i parentiassaltano i reparti, danneggiano alcunimacchinari e picchiano medici einfermieri. Lei era la moglie di un affiliatoal clan Gionta, corso sul posto edenunciato per evasione dai domiciliari.Scene di ordinaria follia, quattrodenunciati e un medico ferito nel primopomeriggio di ieri all' ospedale diBoscotrecase. LA FOLLIA Nella tardamattinata, Caterina Verso, 53enne diTorre Annunziata, ha accusato un malorementre era ricoverata nel reparto diMedicina d' Urgenza. Era lì daventiquattro ore, dopo aver trascorsodue giorni e mezzo in Cardiologia peralcuni scompensi cardiaci. Era inmiglioramento, secondo i medici dell'ospedale Sant' Anna e Madonna dellaNeve, dunque le servivano alcuni giornidi degenza sotto osservazione. Poi, lesue condizioni sono improvvisamenteprecipitate e, nonostante il tentativo di rianimazione, è deceduta. Appresa la notizia,familiari e parenti una quarantina in tutto hanno assaltato l' ospedale diBoscotrecase. In pochi istanti, il medico che ha comunicato il decesso ai figli è statoaggredito, spintonato, schiaffeggiato, preso a pugni. Altre persone hanno cominciatoa distruggere quel che si trovavano davanti: porte sfondate, mobili a terra,suppellettili in frantumi. Anche alcuni infermieri sono stati spintonati, ma ad avere lapeggio è stato il medico che ha riportato escoriazioni al volto e un forte traumacranico. Solo l' intervento dei carabinieri della compagnia di Torre Annunziata, ealcune pattuglie della polizia, ha permesso di riportare la situazione alla calma.Placati gli animi, i figli della donna deceduta hanno denunciato un presunto caso dimalasanità, dunque i carabinieri come disposto dal sostituto procuratore EmilioPrisco hanno sequestrato la salma, ora all' obitorio di Castellammare di Stabia inattesa dell' autopsia, e la cartella clinica. L' inchiesta, aperta al momento controignoti, servirà a chiarire le cause della morte della donna. LA DENUNCIA Nel

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frattempo, però, i carabinieri hanno identificato una trentina di persone accorse sulposto, denunciandone quattro. Si tratta dei due figli della donna, che dovrannorispondere di lesioni e danneggiamento aggravato; di una nipote, che avrebbepartecipato a mettere a soqquadro il reparto dell' ospedale; del neo vedovo, il53enne Andrea Cirillo, affiliato al clan Gionta, attualmente ai domiciliari perchéaccusato di essere uno dei capi dello spaccio di droga e accorso sul posto senzaautorizzazione. Il medico ferito ne avrà per una decina di giorni, mentre già nelpomeriggio gli uffici devastati erano stati sistemati. Restano da sostituire solo leporte sfondate, con un macchinario per delle visite diagnostiche da rimettere anuova. «Fermo restando il dolore per la perdita di una vita spiegano i vertici dell' AslNapoli 3 Sud questo comportamento è da condannare con forza, perché si mette inpericolo anche l' incolumità di altri pazienti, oltre che del personale. Inoltre, così è arischio lo stesso regolare funzionamento del reparto». «Un atto inqualificabileafferma il consigliere regionale dei Verdi e membro della commissione Sanità,Francesco Emilio Borrelli di una gravità inaudita». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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19/02/2019

Argomento: Sanità Campania

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Pancreas e diabete primo autotrapianto di cellule supaziente operata di tumore

GIUSEPPE DEL BELLO

Ospedale Cardarelli Primi per il Centro-sud. Il Cardarelli ha colto un altroobiettivo: contribuire a curare il diabetedi tipo 1, il più frequente. C' è riuscitoeffettuando il trapianto di cellule diLangherans, quelle deputate allaproduzione di insulina, coinvolte proprionello sviluppo del diabete. Finora questotipo di intervento era prerogativaterapeutica esclusiva del Niguarda e delSan Raffaele di Milano. Autore delprimato partenopeo è uno specialista dilungo corso e grande esperienza inchirurgia epatobiliare, Carlo Molino. Conla sua équipe ha reimpiantato in unapaziente a cui prima era stata asportatagran parte del pancreas ( per tumore),cioè coda e testa dell' organo, le suestesse cellule opportunamente isolate. «Le cellule - premette Molino - sono statereinfuse nel sistema portale per poiannidarsi nel fegato iniziando a produrreinsulina, quindi a svolgere la loro funzione. Tutto questo apre le porte all'allotrapianto con la possibilità di utilizzare cellule di Langherans da donatorecadavere così come si fa con i trapianti di fegato. La tecnica, grazie all' isolamentodelle cellule pancreatiche, è stata messa a punto negli Usa da Camillo Ricordi,scienziato milanese e direttore dell' istituto di ricerca sul diabete di Miami. Durante ilconvegno recentemente tenutosi al Cardarelli ha spiegato: « Nel mondo sono statifatti più di mille trapianti. Con i nuovi protocolli di immuno- modulazione e di terapieantirigetto, la maggioranza di trapianti funziona a sette anni di distanza, mentre lasopravvivenza a venti è altissima, di gran lunga superiore a quella dei trapianti d'organo». In tutta Italia sono 350 i pazienti che grazie all' autotrapianto possonotenere a bada il diabete. Ma quale è la fascia di diabetici che può giovarsi di questotrapianto? «Solo quando è fallito qualsiasi altro tentativo terapeutico per teneresotto controllo la glicemia - è la drastica risposta di Ricordi - praticamente quando sitratta di ipoglicemia severa, laddove il paziente non si accorge che il valore della

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glicemia sta calando in maniera pericolosa: condizioni che possono condurre allosvenimento e, in qualche caso, anche alla morte. « Il risultato concreto ottenuto -commenta l' ex manager del Cardarelli e oggi commissario della Asl Napoli 1 - è ilfrutto dell' accordo bilaterale tra il nostro ospedale e il Niguarda » . Rosanna Sanninoè la presidente della "Isola che non c' è", l' associazione dei giovani diabetici che haricordato come in Campania la malattia ha un' incidenza particolarmente elevata. Lefa eco Fabiana Anastasio, del coordinamento pazienti diabetici della Campania.Rivela: «Qui il diabete è una pandemia. E si muore di più che nelle altre regioni, ildoppio secondo gli ultimi dati Istat. E questo significa che c' è qualcosa che nonfunziona nell' organizzazione » . Da due anni, sul nostro territorio è stata attivatauna riorganizzazione assistenziale, un piano partito dall' Asl Napoli 2 nord e daestendere a tutte le altre aziende sanitarie. Molino non solo è portavoce di unachirurgia tecnologicamente avanzata, ma è anche da anni impegnato sul fronte dellasolidarietà ( come già riportato nel 2009 da Repubblica), con la realizzazione di dueospedali in Tanzania. Dice oggi: «I due presìdi costruiti col nostro impegno sono statiaffidati agli africani, lasciando a noi l' eventuale supervisione. Adesso stiamo tirandosu un poliambulatorio e promuovendo il progetto SeaRen: è finalizzato a farconoscere a ragazzi con disabilità e non vedenti i nostri fondali e l' archeologiamarina ». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il chirurgo Carlo Molino è il direttore diChirurgia al Cardarelli: "La metodica apre le porte all' allotrapianto con la possibilitàdi utilizzare le cellule di Langherans da donatore cadavere. Così come si fa con itrapianti di fegato"

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19/02/2019

Argomento: Sanità Campania

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Registro tumori, via alla raccolta dati del terzo triennio

LA SANITA' LA SANITA' Lia PelusoLicenziato il monitoraggio del secondotriennio di ricerca, ora l' equipe delRegistro Tumori dell' Asl di Caserta siappresta a fare una nuova indagine per ilterzo triennio, vale a dire dal 2014 al2016. Dopo il primo triennio, quello dal2008 al 2010, la squadra diretta daAngelo D' Argenzio, direttore dell' UocMonitoraggio Rischio ambientale eRegistro Tumori, ha inserito nella propriabanca dati il 2011 e il 2012 e si apprestaad inserire anche il 2013. Intanto,approvato dalla Regione il progetto per ilnuovo monitoraggio, chiede di potersvolgere l' indagine per il terzo triennio,2014-2016, con una spesa totaleprevista di 379.000 euro. Ancora non èpossibile diffondere i dati esatti emersidall' analisi del secondo triennio, però èpossibile dire che «siamo di fronte aduna situazione che di base non ha grandicambiamenti rispetto al primo triennio,sebbene ora possiamo guardare allatotalità di tutto il tempo analizzato, cioè sei anni», spiega il direttore del RegistroTumori di Caserta D' Argenzio. Di certo, spiega ancora il referente, «il numero dimortalità aumenta perchè è più alta la vita media. Di fondo l' incidenza dei tumori(la prima diagnosi certa di malattia neoplastica) non si allontana dal trend nazionale,ma si muore di più, e il motivo risiede nell' offerta assistenziale nonchè dalla reteoncologica». In pratica, a parità di malattia, si muore di più e, mentre il numero didiagnosi è in linea con l' atteso, quello delle morti no: ce ne sono di più. Questoperchè «bisognerebbe incentivare molto di più la prevenzione per poter prendere iltumore in tempo e creare dei percorsi che il paziente possa seguire senza chiedereniente, senza disorientamenti. Già alla diagnosi, la struttura dovrebbe fornire lerisposte al paziente in modo adeguato alla patologia riscontrata, segnalando ilpercorso assistenziale a il giusto centro di riferimento», continua ancora D' Argenzio.Poi è chiaro che il discorso dipende dalla patologia: «per esempio - spiega l'epidemiologo - il grandi numeri di mortalità sono quelli che riguardano per lo più

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uomini adulti, colpiti in particolare da tumore al polmone. Per le patologieoncologiche del sangue, invece, siamo in linea con l' atteso sia per l' incidenza cheper la mortalità. Al di sotto dell' atteso per la mortalità è il numero che riguarda ilcarcinoma del collo dell' utero». Quando si parla di registro Tumori, la prima cosaassociazione che in genere viene compiuta è quella all' etichetta Terra dei Fuochi:«quando parliamo di ambiente e di correlazione tra l' ambiente circostante e l'insorgenza dei tumori, bisogna riflettere anche sulle cattive abitudini, che il più dellevolte possono procurare danni molto gravi, ma su cui il cittadino forse non rifletteabbastanza. E' il caso del fumo, la prima causa del tumore ai polmoni, insieme all'eccessivo traffico cittadino, o dell' eccessiva quantità di cibo. La Campania ha lamaglia nera per l' obesità infantile che può sfociare in tante malattie dell' adulto, tracui anche di tipo neoplastico». Quella della Terra dei Fuochi, secondo il direttore delRegistro Tumori di Caserta, «è una situazione che va combattuta a prescindere, al dilà dei roghi dei rifiuti. La sensibilità per cambiare le abitudini e togliere l' etichetta diTerra dei Fuochi andrebbe creata da tutte le istituzioni ma la gente dovrebbe capire.Non ci sono solo i roghi a danneggiare l' ambiente e la nostra salute, ma anchediverse dannose abitudini che ci ostiniamo a seguire, come il fumo, il cibo, l' alcol(sebbene i dati più preoccupanti di quest' ultimo riguardino il Nord Est del Veneto).La patologia tumorale è la somma di tanti fattori di rischio». © RIPRODUZIONERISERVATA.

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19/02/2019

Argomento: Sanità Campania

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Robot chirurgico fermo, Verdoliva chiama i primari

IL RETROSCENA Ettore Mautone Il robotchirurgico dell' Ospedale del mare èfermo da un anno? L' apparecchiaturanon è stata più utilizzata perchémancano i kit e le pinze? Alcune dellealte tecnologie del presidio di Napoli estnon funzionano? Il problema è di ordineeconomico. L' armamentario hi tech alservizio delle chirurgie costerebbetroppo per i conti di una Asl in rosso perdecine di milioni di euro. Questa larisposta fornita da alcuni dirigenti alneocommissario della Asl Napoli 1, CiroVerdoliva, che ieri mattina ha incontratooperatori, medici e amministrativi. Nelcorso dell' incontro Verdoliva ha ancheannunciato di aver scelto il commissariosanitario aziendale. Si tratta di AnnaBorrelli che proviene dall' unità diprogrammazione del Cardarelli e che,insieme al commissario amministrativogià individuato Ferdinando Memoli,affiancherà Verdoliva nella guida dellaAsl. GLI INVESTIMENTI La mentalità delrisparmio, emersa come causa del funzionamento a rallentatore dell' ospedale diNapoli est, è probabilmente figlia dei vincoli del Piano di rientro dal debito, in cui aprevalere sono stati gli obiettivi di bilancio. La Campania però, da cinque anni, haconti in pareggio con un avanzo di cassa complessivo che consente di investire inqualità dell' assistenza. Senza contare che l' innovazione tecnologica incide sullamigrazione sanitaria che rappresenta, con circa 300 milioni di euro annui, laprincipale voce di costo negativo per la sanità regionale. Ora si volta pagina.Verdoliva oltre a chiedere a tutti i primari dell' Ospedale del mare di stilare unadettagliata relazione su ciò che manca nei reparti ha anche presentato il nuovovertice amministrativo dell' ospedale, Angela Maddalena, alla quale ci si potràrivolgere per segnalare i fabbisogni. LE CHIRURGIE L' altro nodo è l' insufficientenumero di sedute operatorie per chi, come la Chirurgia endocrina, può contare solosu 2 giornate a settimana a fronte di quasi 300 pazienti in attesa di cui il 30%oncologici. Qui l' obiettivo è duplice: da un lato reclutare gli infermieri che servono

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per aprire le altre sale non ancora in funzione (ne sono attive solo 6 su 14)attingendo alla graduatoria del concorso in dirittura al Cardarelli. Dall' altroparametrare le attività in base ai fabbisogni e alle liste di attesa e non alla dotazionedi posti letto insufficienti in alcune discipline. Confutato invece, dati alla mano, ilpresunto rallentamento della chirurgia vascolare. «Dal 10 dicembre 2018 - dice ilprimario Gennaro Vigliotti - abbiamo effettuato 134 interventi e dal 10 gennaio a ieri70 per un totale di 204». Le liste di attesa? Praticamente abbattute tranne per levarici agli arti inferiori. In partenza anche la chirurgia per gli aneurismi della carotidee la chirurgia vascolare maggiore. «Qui effettuiamo un trattamento delle patologieviscerali esclusivo in Campania - conclude il clinico - con degenza ridotta al minimo.Le medicazioni e le visite si effettuano secondo prenotazione e, per gli operati,senza attesa». In pubblicazione uno studio sull' uso delle staminali nelle arteriopatieche ha arruolato 25 pazienti su circa 300 operati per ischemia cronica critica in basea un protocollo riconosciuto dalla società italiana di chirurgia e validato nel 2014dalla Regione Campania. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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19/02/2019

Argomento: Sanità Campania

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Un' altra aggressione al Pronto soccorso

LA VIOLENZA Antonello Plati Paura edelirio al Pronto soccorso di Avellinodove l' altra sera s' è consumata un'altra aggressione, la seconda in appenadue settimane, ai danni del personale inservizio. A farne le spese, un infermierecolpito al volto con un pugno da unpaziente in attesa del referto. Per lavittima una forte contusione, tre giorni diprognosi, un paio di occhiali rotti e ungrosso spavento. Erano circa le 18,quando l' infermiere assegnato per quelgiorno all' area ortopedica stavatrasportando un utente già sottoposto aradiografia, giunto nei pressi della zonadei codici rossi è iniziato il parapiglia: unuomo di 78 anni, in evidente stato dialterazione, ha prima iniziato a inveirecontro la guardia giurata e poiimprovvisamente e in modo del tuttoingiustificato s' è scagliato contro l'infermiere, che s' era fermato neltentativo di placare gli animi e ditutelare l' altro utente che stavatrasportando. È stato, però, colpito al volto con un pugno che ha causato la rotturadegli occhiali da vista e una forte contusione. L' INTERVENTO Dopo l' aggressione,sul posto sono arrivati i carabinieri ma scioccato per l' accaduto l' operatore nonavrebbe sporto denuncia. Mentre il settantottenne anche davanti alle forze dell'ordine avrebbe continuato a molestare i presenti: scene di delirio culminate colsangue sparso sulle pareti dopo che all' uomo è saltato dal braccio l' ago della flebo.Nemmeno i figli che erano con lui sono riusciti a calmarlo. Tutto è stato ripreso dalletelecamere della videosorveglianza e adesso è al vaglio dell' autorità giudiziaria.Dunque, ancora caos nel presidio d' emergenza a Contrada Amoretta. La situazionegià critica, a causa della carenza di organico, è precipitata nell' ultimo periodo: con ilpicco influenzale sono aumentati gli accessi più di 100 al giorno - e i codici in entratasono diventati ingestibili determinando tempi di attesa sempre più lunghi. IPROBLEMI Una condizione di grave difficoltà riconosciuta sia dal primario del repartoAntonio Maffei, che ha chiesto rinforzi immediati, sia dal direttore generale Angelo

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Percopo, che s' è mosso su due fronti. Il manager ha assicurato nuovi innesti 8medici e 4 infermieri e ha tentato di riconoscere al personale un' indennità di disagiocon un aumento di circa 400 euro lordi in busta paga per tre mesi (da gennaio amarzo). Se nel primo caso si attende che l' iter burocratico faccia il suo corso, lamaggiorazione dello stipendio è stata, invece, bloccata dalla Regione che hasollevato una questione di merito rispetto alla delibera disponendone la revoca inquanto nel testo l' Azienda manifesta la volontà di concedere «un' indennitàaggiuntiva» non prevista dal contratto per un solo comparto. LE CRITICHEContestata sin da subito considerata «una mancia» e «un' offesa alla dignità deilavoratori» dal coordinatore dell' Unione sindacale di base (Usb) Vito Storniello l'indennità era stata concessa a fine gennaio ai 26 infermieri e ai 12 operatorisociosanitari (Oss) del Pronto soccorso in un momento di profonda crisi culminatocon la prima aggressione dell' addetta al triage. Ma i paramedici non ci stanno ereclamano i loro diritti. «L' attività del Pronto soccorso - dicono - si valutaglobalmente, cioè sugli accessi annuali. È così che si assegnano le risorse alpersonale. Questo proseguono - imporrebbe una organizzazione che garantisca l'assistenza in emergenza nel rispetto dei parametri indicati dal decreto delcommissario ad acta alla Sanità. Non è accettabile denunciano che nello stessospazio si forniscano sia prestazioni in emergenza sia reparto. Di qui, l' esigenza di unriconoscimento economico che deve essere concesso perché sono state modificatele nostre attività. Difatti, l' assistenza è diventata di area critica e il contrattoprevede per queste aree una indennità di disagio. Quindi concludono - l' auspicio èche l' Azienda modifichi quanto prima la delibera sostituendo il termine aggiuntivacon disagio». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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19/02/2019

Argomento: Sanità nazionale

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A Catania solo 6 operazioni "Siamo fermi da mesi"FABIO ALBANESE

La città siciliana ultima nonostante idonatori Sei trapianti di rene in tutto il2018. Per i dati del Centro nazionaletrapianti, la sanità catanese è ultima inItalia. Eppure non mancano le strutturedi eccellenza e nemmeno i donatoripotenziali, se è vero che l' Aido conta intutta la provincia tredicimila iscritti suuna popolazione di un milione di abitanti:«Il dato non mi sorprende - dice ilpresidente locale dell' Associazionedonatori organi, Michele Tuttobene -perchè se pure la sensibilità è alta, negliultimi anni abbiamo notato un nonimpegno da parte delle istituzioni, deglienti regionali che devono sostenere icoordinatori locali». A Catania quelli direne sono gli unici trapianti autorizzati.Quelli di cuore sono stati sospesi nel2017, quando fu chiuso il centro cuoredell' ormai dismesso ospedaleFerrarotto, quello dove nel 1997 futrapiantato il cuore di Marta Russo, «perassenza di attività», come spiega la coordinatrice del Centro regionale trapiantiBruna Piazza che, per la ridotta attività del 2018, ha una spiegazione: «E' stato unanno particolare - dice - perchè il centro trapianti del Policlinico di Catania hasofferto di grosse difficoltà logistiche dovute al trasferimento dei locali. Lo stopprogrammato era di tre mesi ma alla fine si è protratto ed è durato sei mesi. Aquesto va aggiunta la malattia di un operatore». Per la dottoressa Piazza oltre ai seitrapianti di rene da cadavere se ne deve aggiungere un altro da vivente. Ma il datoresta comunque sconfortante, soprattutto se si pensa che l' anno prima i trapianti direne a Catania erano stati 29. I problemi «logistici», insomma, non sembrerebberosufficienti a spiegare un calo così consistente. Per fare trapianti, ci vogliono gliorgani da trapiantare. «Nel 2017 abbiamo registrato un boom - spiega il dottorCristian Ilardi che coordina la struttura per i prelievi d' organo e di tessuti dell'azienda ospedaliera Policlinico-Vittorio Emanuele - abbiamo fatto dodici prelievimultiorgano mentre nel 2018, in un contesto di calo regionale, ne abbiamo fatti lametà e quest' anno non ne abbiamo fatto ancora nessuno». Stando agli operatori, le

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ragioni del calo sono anzitutto «politiche» e, più che per la maggiore o minoresensibilità dei donatori, riguarderebbe l' organizzazione della sanità siciliana, dallivello centrale a quello ospedaliero: scarsità di posti letto nelle rianimazioni, nessunincentivo per il personale che si occupa, anche per 36 ore di fila, delle fasi delprelievo degli organi. Spesso, è la buona volontà del personale a sopperire allecarenze. Ma non sempre questo può bastare. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

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19/02/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 13 EAV: € 31.118Lettori: 533.243

A Torino il record di Natale nove pazienti in 36 oreLIDIA CATALANO

All' ospedale delle Molinette la migliorperformance Più di un trapianto algiorno. Con picchi da record, come nelle36 ore intercorse tra la notte della Vigiliae il giorno di Natale, quando 9 pazientihanno ricevuto in dono un organo all'ospedale Molinette della Città dellaSalute di Torino. Il report 2018 delCentro nazionale trapianti consacra ilprimato del capoluogo piemontese, cheguida la classifica con 377 interventi.«Se si contano anche i 5 trapiantipediatrici eseguiti all' ospedale infantileRegina Margherita, i numeri salgonoulteriormente», precisa il professorAntonio Amoroso, a capo delCoordinamento regionale trapianti dellaCittà della Salute. «La scelta di farconvergere in un' unica organizzazionetutte le competenze, le professionalità ele strutture - dal laboratorio di genetica omicrobiologia al centro trasfusionale - ciha consentito di fare sistema, con unduplice risultato: abbiamo ottimizzato le risorse e siamo stati in grado di offrire aipazienti un servizio che altrove è frammentato». La Città della Salute di Torino è adesempio tra le pochissime strutture in Italia a fare trapianti combinati. «Nel 2018 -spiega il professor Amoroso - sono stati 14: in dieci casi nell' ambito di uno stessointervento abbiamo trapiantato rene e fegato e in quattro rene e pancreas». Non èun caso che nelle liste d' attesa delle Molinette (in calo sul 2017), ci sia una nutritapercentuale di pazienti provenienti da altre Regioni. Degli 816 in attesa di un rene,circa 200 (uno su quattro) sono cittadini residenti fuori da Piemonte e Val d' Aosta. Ela percentuale sale al 50 per cento se si guarda ai 63 in lista per il fegato. Ma non èsolo una questione di numeri e volumi. «L' eccellenza - aggiunge Amoroso - si misuraanche dal successo dell' intervento. Per noi è un altro motivo di orgoglio, perché lasopravvivenza post trapianto da uno a 5 anni è più alta della media nazionale». Un'efficienza ampiamente riconosciuta dalla popolazione, che esprime la propriagratitudine nei confronti del sistema sanitario regionale dimostrando maggioresensibilità e propensione alla donazione degli organi. «In Piemonte abbiamo 36-37

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donatori per milione di abitanti, il dato italiano si ferma a 23». Ancora un primato,destinato a lievitare con la possibilità - introdotta a Torino da luglio 2017 - diesprimere la propria volontà in vita, in fase di rilascio del documento di identitàelettronica. «Se abbiamo più donatori non è certo perché da noi si muore di più -conclude Amoroso -. Ma perché si tende a creare e cementare un rapporto profondotra medici e p azienti, improntato alla professionalità e all' assoluta trasparenza». Unpatto di fiducia che i cittadini, a Torino più che altrove, onorano con il più grandeatto di generosità. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

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19/02/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 14 EAV: € 809Lettori: 29.750

Dal Gemelli il cuore artificiale "wireless"

Un cuore artificiale senza cavi e batterieesterne, ma capace di alimentarsi inmodalità ' wireless', è stato impiantatoper la prima volta al mondo su duepazienti ad Astana in Kazakistan da un'équipe internazionale alla quale hapartecipato Massimo Massetti, direttoreArea cardiologica Fondazione PoliclinicoUniversitario A. Gemelli Irccs di Roma eordinario di Cardiochirurgia all'Università Cattolica, insieme ai colleghiYury Pya di Astana e Ivan Netuka diPraga. Secondo i risultati dellasperimentazione clinica, appenapubblicati sulla rivista americana 'Journal of Heart and LungTransplantation', ' il dispositivo èrisultato sicuro, con riduzione del rischiodi infezioni, e ha un' autonomia di circa 8ore'. ' I pazienti che sono in lista pertrapianto cardiaco o coloro che ne sonoesclusi per una qualsiasi causa - affermaMassetti - potranno sperare in una vitapressoché normale senza il legame del cuore artificiale con le batterie esterne e conun rischio di infezioni significativamente ridotto'. Il nuovo cuore artificiale parziale, 'Fivad', tra alcuni mesi dovrebbe approdare in Italia. ' Il dispositivo - spiegano dalGemelli - si ricarica in modo wireless ( senza fili) attraverso una cintura indossabileche invia la corrente al dispositivo dentro il torace del malato. I pazienti hanno 51 e24 anni e soffrivano di una insufficienza cardiaca terminale. Gli interventi sono statieseguiti nell' ambito di un progetto scientifico denominato Fivad, che è statocondotto con un gruppo di ricercatori internazionali. Il progetto ha seguito tutte letappe da quelle in vitro, poi la sperimentazione animale e solo alla fine, e dopo averdimostrato l' efficacia e la sicurezza, sono stati realizzati gli impianti nei pazienti'. Gliinterventi chirurgici sono stati realizzati in un centro di eccellenza per la cura diqueste malattie, dove Yuri Pya con la sua équipe rappresentano un punto diriferimento a livello mondiale.

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19/02/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 30 EAV: € 47.036Lettori: 533.243

I dolcificanti, né angeli né demoniSTEFANO MASSARELLI

Sotto indagine i successori dellasaccarina "Non hanno effetti per obesi ediabetici" Hanno un potere dolcificantefino a centinaia di volte superiorerispetto al saccarosio e non apportanocalorie. È questa la verità scientificaaccettata universalmente sui dolcificantipiù diffusi, come sucralosio, aspartame,ciclamato e stevia, ciclicamente alcentro di dibattiti e controversie: sonotra i «buoni» o tra i «cattivi» dellatavola? Uno dei simboli della lororeputazione altalenante è la saccarina,scoperta per caso più di un secolo fa dalchimico tedesco Constantin Fahlberg.Dal sapore leggermente amarognolo ecapace di dolcificare fino a 500 volte piùdel saccarosio contenuto nello zuccheroclassico, la saccarina diventò da subito l'ingrediente ideale per la produzione dibibite e dolci industriali, fino a scatenarela reazione dei colossi dello zuccheroche, attraverso vere e proprie campagnedi diffamazione, ne portarono alla messa al bando in molti Stati. Revisione completaFu poi il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, malato di diabete, apromuoverne l' utilizzo per fini terapeutici e a permettere a questo eccipienteartificiale, privo di calorie, di rimanere sul mercato per decenni, fino alla suacompleta rivalutazione a cavallo tra gli Anni 60 e 70. «A quell' epoca era vista comela soluzione definitiva all' obesità e al diabete e ricordo che molti italiani si recavanoaddirittura in Svizzera ad acquistarla», rammenta Giuseppe Rovera, responsabilescientifico del Centro per i disturbi alimentari del Policlinico San Pietro di Bergamo edocente all' Università di Torino. Ma che cosa sappiamo oggi degli effetti sulla salutedella saccarina e dei suoi successori di origine naturale o artificiale? La risposta piùesaustiva arriva da una revisione sistematica del gruppo Cochrane appenapubblicata sul «British Medical Journal». Il gruppo di ricercatori ha passato inrassegna 56 studi clinici e osservazionali ed è giunto alla conclusione che idolcificanti non sembrano avere alcun impatto significativo sul peso corporeo enemmeno sul diabete. Inoltre non è dimostrata alcuna influenza sul rischio di

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malattie cardiovascolari, cancro, malattie dei reni e disturbi del cavo orale. Insostanza, la revisione lascia intendere che queste sostanze siano «neutre» per lasalute, seppur sottolineando la necessità di ulteriori e più approfondite ricerche pervalutare eventuali impatti nel lungo periodo. «Un aspetto importante emerso dallostudio è che non conosciamo a fondo gli effetti di un loro utilizzo nel lungo termine,data la carenza di dati scientifici - sottolinea Rovera -. Inoltre è interessante notarecome neppure i dolcificanti di origine naturale, come la stevia, abbiano un impattobenefico sul controllo del peso corporeo e sulla glicemia». Raccomandazioni dell'Oms In particolare lo studio - che con molta probabilità porrà le basi per le prossimeraccomandazioni dell' Oms in tema di dolcificanti - ha mostrato che il consumo didolcificanti naturali oppure artificiali appare inutile nel far perdere peso ai soggettiobesi, sia adulti sia bambini. «Secondo alcuni studi scientifici, l' assunzione dialimenti o bevande dolci, seppure con zero calorie, comporta un effetto di tipo"rebound" nel cervello: significa che ci spinge a cercare ulteriori alimenti dal saporedolce e a far aumentare così l' introito giornaliero di calorie», aggiunge Rovera. Incontraddizione rispetto ad alcuni studi precedenti, inoltre, la revisione sembra averchiarito che i dolcificanti non creano danni o benefici in caso di diabete. Si smentiscecosì uno studio del 2017 dell' Università di Adelaide che aveva messo in allerta molticonsumatori di dolcificanti, dimostrando che questi potevano alterare il controllodella glicemia e, addirittura, favorire un aumento del rischio di diabete. Un risultatosubito contestato da molti scienziati e da diverse associazioni di pazienti, i qualilamentavano la scarsità di dati scientifici della ricerca e un' operazione didemonizzazione di questi prodotti. «Per quanto sia difficile, le persone con il diabetedovrebbero abituarsi a fare a meno dello zucchero senza ricorrere a sostituti»,sottolinea quindi Rovera. Chi non ha problemi di glicemia, invece, secondo l' esperto,può sempre prendere in considerazione alcune alternative classiche. «Il nostrocervello si nutre di zucchero - conclude Rovera -. Ritengo che un consumo dizucchero, preferibilmente se poco lavorato e senza eccedere la soglia dei 5 grammial giorno, sia la strategia più vantaggiosa per la salute dell' organismo rispetto all'uso dei dolcificanti». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

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19/02/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 31 EAV: € 50.884Lettori: 533.243

Il nostro cervello vuole il glucosio Il segreto è nelle dosiGIORGIO CALABRESE

LE REGOLE PER PENSARE MEGLIOOccupa solo il 2% del peso corporeo, mail cervello consuma oltre il 25% delbudget energetico dell' organismo.Eppure, per quanto riguarda la «spesa»giornaliera di calorie, non è cosìspendaccione. Per dimostrarlo un teamamericano ha misurato la circolazionenei «canali» che circondano le arterie delcranio, attraverso i quali viaggia l'energia sotto forma di glucosio. Le stimesono state messe a confronto: uomini,topi, ratti, scoiattoli, conigli, scimmie ealtre 15 specie animali, tra cui i lemuri.Più grandi sono i canali che av volgonoqueste arterie, più sangue e glucosioarrivano al cervello: si è così scopertoche le calorie bruciate ogni giorno perrespirare, digerire e mantenersi caldivariano molto. Sono il doppio rispetto anoi nello scimpanzé e dalle tre allecinque volte in più in scoiattoli e topi. Esempre in termini di costi energetici nonsi rilevano eccessive differenze tra il nostro cervello e quello della minuscola tupaia,dei lemuri e anche delle piccolissime scimmie pigmee marmoset. Contrariamente aquanto si pensa, il team della Duke University di Durham, guidato da Doug Boyer, haspiegato sul «Journal of Human Evolution» che il cervello umano non assimila unagrande quantità di calorie. E intanto lo «European Food Information Council»sottolinea come il mantenimento di specifici livelli ematici di glucosio è necessarioper mantenere buone funzioni cognitive. Il nostro cervello, infatti, è costituito da unafitta rete di neuroni costantemente attivi, anche nel sonno. Ecco perché è necessariauna fornitura continua di glucosio: una dieta equilibrata dovrebbe poter fornire tra il45 e il 60% dell' energia totale, recuperata attraverso i carboidrati. E quindi unadulto richiede circa 200 grammi di glucosio al giorno, due terzi dei quali destinatoal cervello. Questa peculiarità - non sempre nota - ha portato probabilmente al piùgrande equivoco dietologico, promuovendo l' idea della privazione dei carboidrati. Inrealtà, quando i livelli di glucosio scendono molto, come nel caso dell' inedia, ilcervello compete con il resto del corpo per il glucosio. Solo così può mantenere alta

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la propria attività. I meccanismi sono due: prelevando il glucosio direttamente dalsangue, quando le cellule hanno poca energia, oppure limitando la quantità diglucosio utilizzabile dal resto del corpo. Per far funzionare al meglio il cervello èquindi consigliabile consumare carboidrati semplici, contenuti in frutta, verdura ecereali. Il loro regolare consumo fornisce un appropriato nutrimento e, diconseguenza, occorre prestare attenzione all' eccessiva limitazione di tali alimenti.Alcune aree cerebrali come la corteccia frontale sono particolarmente sensibili all'abbassamento del livello di glucosio e perdono colpi in caso di un eccessivoabbassamento degli zuccheri. Le aree deputate alla regolazione delle funzioni vitali,come respirazione e battito cardiaco, sono invece più resistenti: quando il livello diglucosio scende, è possibile che i pensieri risultino confusi, ma il meccanismo direspirazione resta comunque invariato. Quando diventano troppo elevati, i livelli diglucosio possono invece risultare nocivi, perché, a lungo andare, danneggiano lecellule cerebrali. Il cervello può reagire a un eccesso di cibo come a un agentepatogeno, attivando una risposta immunitaria che causa deficit cognitivi come, peresempio, quelli associati all' Alzheimer. Se si vogliono mantenere ottimali le funzionicognitive, è perciò necessario fare pasti regolari e numerosi studi hanno dimostratoche una prima colazione corretta migliora le «performances» mentali, amplificandole capacità di memoria e attenzione. Fonti diverse di glucosio sono garantite concinque pasti al giorno. Privazioni estreme o digiuni prolungati, quindi, non possonodiventare uno stile di vita dietetico. Uno spuntino con un frutto fornisce al cervellocirca 25 grammi di glucosio e lungo la giornata è importante l' assunzione dicarboidrati, anche a basso indice glicemico: si trasformano in molecole di glucosiopiù lentamente e forniscono un rilascio graduale di energia. Anche la scelta deigrassi è importante, perché non tutti sono ugualmente buoni. I peggiori sono quelli«trans» e seguono i saturi, che necessitano di tempo per essere metabolizzati,mentre i più sani sono gli insaturi. Chi segue diete ad alto contenuto di grassi saturiha più probabilità di sviluppare deficit cognitivi o di incorrere negli ictus. Acidi grassiessenziali come gli omega3 si rivelano, invece, preziosi per il trattamento delladepressione e di disturbi psichiatrici come la schizofrenia, oltre ad essere utili per losviluppo del cervello nei bambini. Meglio, dunque, scegliere fonti naturali da cuitrarre i grassi: pesce, semi vegetali, noci e frutta secca. BY NC ND ALCUNI DIRITTIRISERVATI.

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19/02/2019

Argomento: Sanità nazionale

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L' autonomia sulla salute allarma i medici: rischio disparitàVirginia Piccolillo

La campagna dell' Ordine: è un diritto ditutti. Ma Giorgetti: bene che se neoccupino le Regioni ROMA Se passerà ilprogetto di autonomia rafforzata delleRegioni «il rischio è di gravissimericadute sulla salute dei cittadini». L'allarme lo lancia Filippo Anelli,presidente della Federazione NazionaleOrdini dei Medici Chirurghi e Odontoiatrinonché dell' Ordine medici di Bari.Preoccupato che «il passaggio dellecompetenze sanitarie e delle relativerisorse dallo Stato alle Regioni, facendosaltare il fondo sanitario nazionale e isuoi meccanismi di ripartizione, neghi defacto il Ssn e la sua capacità di garantireil principio di solidarietà», Anelli halanciato ieri una campagna choc con unadonna malata di tumore avvolta in unabandiera tricolore che chiede aiuto:«Italia non abbandonarci. Vogliamo unaSanità uguale per tutti. La salute è undiritto di tutti». Ma il governo va avanti.Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, rimarca: «L'autonomia faceva parte del programma di governo e deve essere fatta bene. L'hanno chiesto anche i Cinque Stelle in Veneto e Lombardia che hanno appoggiato ilreferendum». E valuta positivamente il fatto che vengono sancite «nuove importantiautonomie delle Regioni in tema di sanità: dagli accessi alle scuole dispecializzazione, all' ingresso nel Ssn, ma anche per i farmaci equivalenti e i ticket».«Dai Cinque Stelle mi aspetto coerenza - incalza la ministra Erika Stefani - i cittadinidi Serie A e di Serie B si sono creati con le inefficienze dell' amministrazione e dellapolitica». Questa, spiega, «non è una secessione dei ricchi. Vengono sempresalvaguardate le posizioni di tutte le regioni». A nulla sembra servire l' appello delpresidente Cei, monsignor Filippo Santoro che definisce sul Messaggero la proposta«un boccone avvelenato». Il senatore Roberto Calderoli, vicepresidente del Senatocontrattacca: «Forse i vescovi dovrebbero puntare il loro indice su quelle Regionidove ci sono le formiche nelle corsie degli ospedali». Luigi de Magistris, sindaco diNapoli, rilancia: «Noi siamo per un' Italia che sia una e indivisibile e che valorizzi

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tutte le autonomie. Ma se altri vogliono provocare strappi costituzionali, noi nel solcodella Costituzione, diciamo no all' autonomia differenziata delle Regioni ma sì a un'autonomia totale delle città. Entro quest' anno faremo un referendum per la totaleautonomia della Città di Napoli». Per il presidente della Lombardia, Attilio Fontana,«l' autonomia è un passaggio epocale». E il governatore della Liguria, Giovanni Totise la prende con i Cinque Stelle: «La frenata sulle autonomie la trovo strana perchéanche nel consiglio regionale della Liguria hanno votato a favore del percorso diautonomia». Da Pomigliano D' Arco, interviene Luigi Di Maio: «Sull' autonomia cisarà un incontro politico a breve e troveremo una soluzione come sulla Tav». ©RIPRODUZIONE RISERVAT.

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19/02/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 14 EAV: € 877Lettori: 29.750

L' Italia è diventato un Paese di malati cronici

Un Paese costretto a fare i conti con lemalattie croniche. Patologie in crescita,che l' anno scorso hanno interessatoquasi il 40% della popolazione delBelpaese: 24 milioni di italiani, con 12,5milioni affetti da multi- cronicità. Tra 10anni, nel 2028, il numero di malaticronici salirà a 25 milioni, mentre i multi-cronici saranno 14 milioni. La patologiapiù frequente sarà l' ipertensione, conquasi 12 milioni di persone colpite nel2028, mentre l' artrosi/ artriteinteresserà 11 milioni di italiani; perentrambe ci si attende 1 milione dimalati in più rispetto al 2017.Attualmente, inoltre, nel nostro Paese sistima una spesa complessiva di circa66,7 miliardi per la cronicità. E' quantoemerge dal focus dell' Osservatorionazionale sulla salute nelle regioniitaliane, che ha sede a Roma presso l'Università Cattolica, e offre un quadrosulla prevalenza di questo fenomeno esullo scenario dei prossimi 10 anni. Fra le insidie più diffuse anche l' osteoporosi: tra10 anni colpirà 5,3 milioni in Italia, 500 mila in più rispetto al 2017. Invece gli italianicon diabete saranno 3,6 milioni, mentre i malati di cuore 2,7 milioni. Quanto allediverse fasce della popolazione, nel 2028 tra gli italiani di 45- 74 anni gli ipertesisaranno 7 milioni, quelli affetti da artrosi/ artrite 6 milioni, i malati di osteoporosi 2,6milioni, i malati di diabete circa 2 milioni e i malati di cuore più di 1 milione. Inoltre,tra gli over 75 ben 4 milioni saranno affetti da ipertensione o artrosi/ artrite, 2,5milioni da osteoporosi, 1,5 milioni da diabete e 1,3 milioni da patologie cardiache. Ilproblema della cronicità rappresenta una sfida molto importante per il futuro di tuttele popolazioni mondiali poiché, come dice l' Organizzazione mondiale della sanità, lemalattie croniche sono ' problemi di salute che richiedono un trattamento continuodurante un periodo di tempo da anni a decadi' e richiederanno l' impegno di circa il70- 80% delle risorse sanitarie a livello mondiale. Oggi in Italia, secondo le stime,siamo a circa 66,7 miliardi spesi per la cronicità.

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19/02/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 32 EAV: € 36.699Lettori: 533.243

La causa oscura di schizofrenia e depressionePAOLA MARIANO

C' è un asse pancia-cervello: icambiamenti nelle colonie deimicrorganismi possono scatenare anchealcune malattie mentali I batteri cheabitano il nostro intestino - il microbiota- potrebbero giocare un ruolodeterminante per la salute mentale: indue studi pubblicati su «ScienceAdvances» e «Nature Microbiology»risultano coinvolti nei casi di schizofreniae depressione. Scienziati americani,cinesi ed europei hanno scoperto che ilmicrobiota di persone colpite dalle duemalattie è diverso da quello degliindividui sani e che la schizofrenia si può«trasmettere», trapiantando ilmicrobiota dei pazienti nell' intestino ditopi sani. Lo squilibrio del microbiota ègià stato collegato a diverse malattie enumerosi studi hanno evidenziato unlegame «pancia»-mente, tanto che siparla di asse microbiota-intestino-cervello. L' attività del microbiota, infatti,è sotto osservazione: potrebbe influenzare la funzione neurale tramite la produzionee la degradazione di una serie di molecole. Il team dell' università cinese Sun Yat-sen a Guangzhou e della Suny Upstate Medical University a Syracuse, Usa, hannoconfrontato 63 pazienti schizofrenici e 69 individui sani: il microbiota dei pazienti hauna composizione molto meno varia, un eccesso di batteri delle famiglieVeillonellaceae, Prevotellaceae, Bacteroidaceae e Coriobacteriaceae e, inoltre, undeficit di altri ceppi ritenuti «buoni». Quando poi - spiega Julio Licinio, uno degliautori della ricerca - i batteri dei pazienti sono stati trapiantati nell' intestino ditopini sani, questi hanno manifestato i sintomi tipici della schizofrenia. Non solo.Analizzando le feci dei topi malati, sono state trovate concentrazioni alterate disostanze essenziali per il cervello, in particolare per l' equilibrio del glutammato, unodei principali neurotrasmettitori. «I risultati - aggiunge Licinio - offrono una vianuova per la cura della schizofrenia, se mostreremo che, modificando il microbiotadei pazienti, possiamo cambiarne in positivo il comportamento». Risultati simili sonoemersi nello studio di Jeroen Raes del Vib-Ku a Lovanio, in Belgio, su 2 mila persone.

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Il microbiota dei sani e dei depressi, anche in questo caso, sono risultati diversi: duetipi di batteri, Coprococcus e Dialister, erano in concentrazioni ridotte nell' intestinodei malati. Analizzando la produzione e la degradazione di sostanze da parte deimicrorganismi intestinali, è stato quindi creato un catalogo di molecolepotenzialmente neuro-attive, capaci di interferire con il sistema nervoso: nell'intestino dei depressi, tra l' altro, è ridotta «Dopac», una molecola simile alladopamina, neurotrasmettitore alla base di gratificazione e appagamento . Disporredi un catalogo di sostanze neuro-attive - spiega Raes - permetterà di identificare ibatteri con un ruolo sulla salute mentale e di svelare i meccanismi molecolari concui tali microrganismi disturbano il benessere psichico. E c' è chi cavalca l' ipotesidell' asse microbiota-intestino-cervello in uno studio su 40 depressi: il gruppo diAndré Schmidt dell' ospedale psichiatrico dell' Università di Basilea ha intrapreso untrial in cui confronterà pillole di microbiota (ottenuto da un donatore sano) con unplacebo. Obiettivo: capire se la terapia con il microbiota ha effetti antidepressivi e sea questa si associa la nascita di nuovi neuroni nel cervello e la modificazione di moltidei parametri compromessi dal «male di vivere». BY NC ND ALCUNI DIRITTIRISERVATI.

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19/02/2019

Argomento: Sanità nazionale

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La legge per farla finita con l' utero in affittofrancesco borgonovo

Vedremo chi avrà il coraggio diappoggiarlo, questo disegno di legge.Vedremo chi sarà capace di dare uncalcio all' ideologia e di schierarsi afavore di una causa sacrosanta. Il nuovotesto che ha per primo firmatario ilsenatore leghista Simone Pillon è, a tuttigli effetti, uno spartiacque. Approvarlosignifica bloccare una volta per tuttequella pratica ignobile chiamata, intragico burocratese, «maternitàsurrogata». Una pratica proibita dallalegge italiana, condannata dai legislatori,da numerosi giudici e pure dalbuonsenso, ma che è in corso disdoganamento grazie ai volonterosidifensori dei diritti arcobaleno. «Le tristipratiche dell' utero in affitto e dellacompravendita di gameti umani», silegge nel testo del disegno di legge,«pur essendo considerate delittuose dalnostro ordinamento (legge n. 40 del2004) sono purtroppo impunementeutilizzate da alcuni nostri connazionali che non si fanno scrupolo di acquistaregameti umani scelti su veri e propri cataloghi online, impiegando poi le donne qualiautentiche incubatrici». Come noto, infatti, sono numerose le coppie (sia gay siaeterosessuali) che fanno ricorso alla surrogazione all' estero, per poi tornare in Italiae registrare all' anagrafe i bambini. Purtroppo, come notano Pillon e i suoi colleghi,«non è possibile per il giudice italiano sanzionare tali reati commessi all' estero inquanto non rientrano nella previsione di cui all' articolo 7 del codice penale». Ilnuovo disegno di legge serve proprio a colmare questo vuoto e a porre un freno «altriste fenomeno del cosiddetto "turismo riproduttivo", inasprendo inoltre le rispettivepene onde aumentare l' effetto deterrente della norma».Le pene previste, infatti,sono severe. All' articolo due si legge: «Chiunque, in qualsiasi forma, realizza,organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o lasurrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multada 800.000 a un milione di euro». Sono misure più che condivisibili. Del resto, èstata la Corte costituzionale, nel 2017, a ribadire che la maternità surrogata

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«offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioniumane». E, pochi giorni fa, è stata la Cassazione a spiegare che il ricorso all' utero inaffitto è comunque un reato, anche se non c' è stato passaggio di denaro. Non èfinita, però. Questo disegno di legge ha un ulteriore obiettivo, cioè quello di rendere«impossibile iscrivere o trascrivere atti di nascita di minori con due padri o con duemadri, in violazione delle più elementari esigenze naturali oltre che del primario esuperiore interesse del minore a non essere separato dai propri genitori naturali,come previsto dalla Convenzione Onu sui diritti dell' infanzia».Questo, ovviamente, èil punto più delicato. Da parecchi mesi, vari Comuni italiani hanno cominciato aregistrare i bambini delle coppie arcobaleno come «figli di due padri o due madri».Come sempre accade, sono stati tirati in ballo i «diritti» degli omosessuali. Laregistrazione si è trasformata in una sorta di battaglia di civiltà contro i bigotticattivi che non vogliono rassegnarsi al progresso. Sotto le frasi commoventi e dietrole parole altisonanti, tuttavia, si cela la truffa. Registrare i «figli di due padri»significa, nei fatti, legittimare il ricorso all' utero in affitto. Ovvero aggirare la leggeitaliana, fingendo che le coppie arcobaleno abbiano trovato i pargoli sotto un cavolodurante un viaggio oltre confine. Possiamo già prevedere quello che succederà. Gliattivisti Lgbt diranno che il ddl proposto da Pillon è omofobo e retrogrado, che puntaalla discriminazione delle «famiglie omogenitoriali» e via dicendo. Ecco perchéquesto disegno di legge è fondamentale: permetterà di scoprire finalmente tutte lecarte. Come voteranno i 5 stelle? Come si schiererà il Partito democratico? Starannodalla parte dell' ordinamento italiano, dalla parte della Cassazione e della Consulta,oppure chiameranno in causa l' omofobia e difenderanno lo sfruttamento del corpofemminile per non fare dispetto agli amici rainbow? Sceglieranno di tutelare ledonne e i bambini oppure respingeranno il testo perché lo ha proposto un leghistacattivo?Il fronte che si oppone all' utero in affitto è molto ampio. Ci sono i cattolici e iconservatori, ma anche femministe, attiviste lesbiche, pensatori di sinistra. Peresempio la autorevole sociologa Daniela Danna, le cui parole andrebbero scolpitenella pietra: «Che cosa dà diritto ai medici di disporre di alcuni corpi femminile come"terapia" per l' incapacità di altri di avere dei figli?», scrive la studiosa. «Che cosa dàloro diritto di impiantare embrioni in una donna dicendo che sono di altri? Nulla, senon leggi ingiuste che configurano un nuovo campo di potere e un nuovo mercatoche, come tutti i mercati, in parte risponde alla domanda e in parte la crea». Ecco, èil momento di farla finita con questo mercato orrendo. È il momento di fermare unavolta per tutte l' utero in affitto. La legge è scritta, sono appena tre articoletti. Bastasemplicemente approvarla. Vedremo chi avrà il coraggio di farlo, chi oserà andareoltre l' appartenenza politica e schierarsi a favore di una buona battaglia. Una lottaper i diritti: ma i diritti veri, questa volta.

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19/02/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 9 EAV: € 7.586Lettori: 153.101

La rivolta dei medici: no all' autonomiaAlessandro Farruggia.

Campagna choc con una malata dicancro. «Dopo la riforma avremopazienti di serie B» ROMA UN CAZZOTTOallo stomaco. Un' immagine volutamentechoc. La fotografia di una donna intrattamento chemioterapico avvolta inuna bandiera tricolore e accompagnatada una richiesta di aiuto: «Italia nonabbandonarci. Vogliamo una sanitàuguale per tutti. La salute è un diritto ditutti». Filippo Anelli, presidente dellaFederazione nazionale degli Ordini deimedici chirurghi e degli odontoiatri epresidente dell' Ordine dei medici diBari, ha voluto questa campagna permettere in guardia dai pericoli delregionalismo differenziato, con manifestiche saranno affissi da oggi a Bari e damarzo nelle altre città d' Italia. L'iniziativa, spiega Anelli, «esprime lapreoccupazione dei professionisti della salute di fronte a una riforma pocotrasparente e i timori che possa minare il principio di solidarietà e il Ssn nel suocomplesso». Prima dell' ordine dei medici erano intervenuti con toni preoccupatianche l' associazione Anaoo Assomed («è il requiem della sanità pubblica») e ilsindacato CoAs medici dirigenti. Ma la Lega respinge i dubbi e preme sul M5S chetace ma sembra molto meno convinto, in particolare dell' inemendabilità da partedel Parlamento delle intese con le Regioni. «Dai 5 Stelle - incalza la ministra ErikaStefani - mi aspetto coerenza. I cittadini di Serie A e di Serie B si sono creati con leinefficienze dell' amministrazione e della politica. Questa non è una secessione deiricchi. Vengono sempre salvaguardate le posizioni di tutte le regioni». IN PRESSINGanche il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, per il quale l' autonomia «fa parte delprogramma di governo e dev' essere fatta e fatta bene. Le autonomie differenziatenon creeranno un maggior divario tra Nord e Sud del Paese. Semmai è ilcentralismo, per come è stato interpretato sinora, ad aver ampliato la frattura». Lapensano così anche molti presidenti di regione, anche non di maggioranza. «Unamaggior flessibilità amministrativa e organizzativa - ha osservato il governatore delPiemonte Sergio Chiamparino (Pd) - non porterebbe alla rottura dell' unità e dell'indivisibilità dello Stato: è un modo per rendere lo Stato più funzionale e semplice su

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alcune materie». Altri negano fermamente la bontà di una riforma del genere. «Ladivisione in tanti statarelli - osserva il presidente della Toscana Enrico Rossi (Pd) -può solo fare male all' Italia. Una richiesta di autonomia che riguarda ben 23 materieè di fatto la creazione di tanti piccoli stati».

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19/02/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 3 EAV: € 28.432Lettori: 281.841

Le Regioni all' attacco sul patto della salute: le risorse nonbastano

Barbara Gobbi

possibili sforamenti Chiesti maggiorifondi rispetto agli 8,5 miliardi in piùprevisti in manovra ROMA Più risorse,subito e "senza condizione", oltre agli8,5 miliardi di euro stanziati per la sanitànel triennio 2019-2021 in legge dibilancio. E incrementi non vincolati alladeadline del 31 marzo per lasottoscrizione dell' intesa con il Governo.È quanto chiedono le Regioni nellapiattaforma politica sul nuovo Patto perla salute, confezionata in attesa che ilministero invii la sua proposta tecnica.Un servizio sanitario in equilibriofinanziario dal 2017 - a partire da undisavanzo certificato di 6 miliardi di euronel 2006 - e la lista del dare-avere a lorovantaggio, sono il biglietto da visita concui i governatori battono cassa. Unarichiesta di soldi in più generica, lontanada 10 miliardi della prima bozzapreparata dai tecnici, ma supportata da argomentazioni e paletti ben precisi. Il Pattoper la salute è la "manovrina" per la sanità, i cui contenuti sono stati fissati in leggedi bilancio. Primo tra tutti, il calendario degli incrementi: un miliardo di euro in piùper quest' anno (già preventivato dal Governo precedente), due miliardi aggiuntiviper il 2020 e 1,5 miliardi per il 2021. Un aumento complessivo del Fondo sanitarionazionale di 4,5 miliardi nel triennio, cui vanno a sommarsi i 4 miliardi diinvestimenti sbloccati per l' edilizia sanitaria. In tutto 8,5 miliardi di euro chesarebbero in arrivo per la sanità, almeno sulla carta. Il condizionale è d' obbligo, afronte delle promesse mancate degli ultimi anni. Basti pensare - ricordano le Regioni- che i 114,4 miliardi di euro stanziati dall' ultima manovra sono cifra inferiore ai115,4 miliardi previsti per il 2016 dal precedente Patto. Una somma poi decurtatadalle successive operazioni di finanza pubblica, fino a toccare il minimo dei 111miliardi di euro. La sanità «ha visto costantemente scendere il suo livello difinanziamento in proporzione al Pil», avvisano i presidenti di regione. E certo nonconfortano le previsioni di crescita allo 0,4% o meno e la possibile manovra

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correttiva in arrivo. La stessa Corte dei conti ha segnalato, del resto, l' insostenibilitàdel quadro attuale di risorse a fronte delle principali emergenze per il Ssn: dall'invecchiamento della popolazione all' esigenza di rinnovare i contratti del personalesanitario adeguando i fabbisogni sia sul fronte dei numeri che della formazione, dallavetustà delle apparecchiature alla riforma delle politiche sociali, dalla medicinapersonalizzata ai farmaci molecolari. Un quadro di risorse finanziarie certe edisponibili, non modificabili unilateralmente e non condizionabili dagli andamentifinanziari complessivi, per il prossimo triennio/quadriennio, è quello che le Regionichiedono sia messo sul piatto. La posta in gioco è la coerenza tra il livello difinanziamento del Servizio sanitario nazionale e i Livelli essenziali di assistenza dagarantire in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. © RIPRODUZIONERISERVATA.

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19/02/2019

Argomento: Sanità nazionale

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Mai cedere agli attacchi di panicoVALENTINA ARCOVIO

Ecco le strategie per gestire leemergenze La sensazione è di essere sulpunto di svenire. Il respiro bloccato ingola, il cuore che batte a mille e il pesodi un macigno sul petto. Si inizia asudare anche se ci si sente gelare. Iltempo si dilata e si teme di impazzire.Poi tutto scompare, ma resta l' angosciache tutto possa ricominciare da capo. Èla paura di avere paura, di andare in tiltnei momenti e nei luoghi più svariati: alsupermercato, al cinema, in coda neltraffico, alla fermata dell' autobus. «Sichiama, come si sa, "attacco di panico"ed è un disturbo d' ansia in cui possonoconcorrere più cause: unapredisposizione familiare, un traumainfantile o più recente o, più in generale,quel senso di precarietà che caratterizzail nostro momento storico», spiega lapsicologa e psicoterapeuta PaolaVinciguerra, presidente dell'Associazione Europea Disturbi daAttacchi di Panico (Eurodap) e direttore scientifico di Bioequilibrium. Malessereprofondo . Alcuni studi legano gli attacchi di panico a uno squilibrio chimico nelcervello, ma, perlopiù, le origini sono psicologiche. «Sono sintomi di un disagiointeriore - spiega Vinciguerra -, per esempio scatenato dalla perdita di una personacara o da problemi lavorativi». Se poi a questa condizione si unisce uno stile di vitastressante, non stupisce che, solo in Italia, a soffrire di questa sindrome siano nonmeno di otto milioni di persone. Approccio integrato . La buona notizia, però, è che sipuò «guarire». Purché ci si affidi a uno specialista. «Bisogna chiedere aiuto senzavergognarsi - sottolinea Vinciguerra -. Si deve ricorrere alla psicoterapia, integrata almetodo "Emdr", "Eye movement desensitization and reprocessing"». Si tratta di unmetodo di desensibilizzazione e rielaborazione attraverso la stimolazione bilateraledel cervello, che Vinciguerra ha descritto, con la collega Isabel Fernandez, nel nuovosaggio «Il panico ospite improvviso» (Edizione Mimemis). Il regista di questimovimenti è lo psicoterapeuta. «È una metodologia completa, che utilizza imovimenti oculari o altre forme di stimolazione ritmica destro-sinistra per trattare

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disturbi legati a esperienze traumatiche passate, recenti o presenti». I movimentioculari dell'«Emdr» - aggiunge - «stimolano la produzione di ondeelettromagnetiche, le stesse che produciamo fisiologicamente durante il sonno,permettendo il trasporto dell' informazione traumatica dalla corteccia prefrontale aquella parietale. Così conserveremo la memoria dell' evento, ma non rivivremo più l'attivazione allarmante che si verifca quando rimane intrappolata nella cortecciaprefrontale». Dopo la stimolazione, perciò, si ricorda l' evento, ma si sente che faormai parte del passato. Saper respirare . Nel frattempo si forniscono al pazienteuna serie di risorse per gestire i momenti d' ansia. «La prima cosa da fare è cercaredi respirare in modo lento e profondo, espandendo la cassa toracica e aprendo ildiaframma, concentrandosi sul respiro stesso», dice Vinciguerra. Spesso, infatti, gliattacchi di panico sono accompagnati da iperventilazione: la sensazione di «fame d'aria» spinge a immettere nei polmoni tantissima aria. Troppa. «E così non si fa altroche peggiorare le cose, in quanto si accelera ulteriormente il ritmo cardiaco e lapressione arteriosa - aggiunge lo psicoterapeuta Giovanni Porta -. È dunqueimportante consumare un po' dell' ossigeno di troppo. Per esempio facendo piccoligesti come aprire e chiedere le mani o camminando». Percepire il tempo. «Lamaggior parte degli attacchi dura tra i cinque e i 20 minuti, al massimo mezz' ora -dice Porta -. È dunque importante, se abbiamo vicino qualcuno in preda a una crisi,spiegargli con voce calma che tra poco quella spiacevole esperienza finirà». Seinvece si è soli, ci si può tranquillizzare lo stesso. «Si deve portare il pensiero suqualcosa di positivo, ripetendo a se stessi, come in una sorta di mantra, che non ciaccadrà niente di brutto». Imparare a distrarsi . «L' attacco, spesso, insorge per l'eccesso di attenzione che la persona dedica al controllo di se stessa - sottolinea -.Più soffro e più ascolterò con attenzione il mio cuore e il mio respiro. Però, portandol' attenzione allarmata su questi processi automatici, per natura non consapevoli,inevitabilmente sentirò qualcosa di strano». È quindi importante spostare l'attenzione verso l' esterno: «I passanti, qualche elemento curioso dell' ambiente, ilpaesaggio». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

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19/02/2019

Argomento: Sanità nazionale

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Si testano le prime staminali anti-rigetto

Ottenute le prime cellule staminali anti-rigetto: sono invisibili al sistemaimmunitario, che così non le rifiuta,grazie alla tecnica Crispr ditaglia&incolla del Dna. In futuropotrebbero essere usate per terapie dimedicina rigenerativa universali, adattea qualsiasi paziente. A indicarlo sono iprimi test con cellule umane e di topoall' Università della California a SanFrancisco e pubblicati su «NatureBiotechnology». Si tratta di staminalipluripotenti indotte, vale a dire celluleadulte tornate bambine grazie allariprogrammazione del Dna. Considerateil «Sacro Graal» della medicinarigenerativa per la capacità didifferenziarsi in cellule di vari organi,vengono coltivate a partire da celluleadulte prelevate dallo stesso paziente. L'approccio, però, presenta molteproblematiche: oltre a essere lungo ecostoso, non è facilmente riproducibile.Per superare questi ostacoli i ricercatori hanno trasformato le staminali indotte incellule universali: il segreto sta nella disattivazione di tre geni essenziali per ilriconoscimento della cellula da parte del sistema immunitario.

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19/02/2019

Argomento: Sanità nazionale

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Trapianti in crescita ma il Sud arrancaMARIA CORBI

Dal 2014 le donazioni di organi sonoaumentate del 24%. Toscana la regionepiù virtuosa, bene il Piemonte Cresce ilnumero dei donatori d' organo, siaccorciano le liste di attesa, aumentano itrapianti, e si salvano più vite. I dati cheemergono dal rapporto 2018 del Centronazionale trapianti (Cnt), presentato alministero della Salute sonoincoraggianti. Lo scorso anno ci sonostati 1.680 donatori (tra deceduti eviventi) con una flessione di 83 unitàrispetto al 2017 (ma sempre al di sopradella media degli ultimi 5 anni). Un trend(2014-2018) in decisa ascesa con unacrescita delle donazioni pari al 24,4%.Complessivamente i trapianti effettuatinel 2018 sono stati 3.718, di cui 3.407da donatori deceduti e 311 da viventi.Nel dettaglio, sono stati effettuati 2.117trapianti di rene (di cui 287 da vivente),1.245 di fegato (86 da viventi), 233 dicuore, 143 di polmone e 41 di pancreas.Le liste d' attesa calano per il terzo anno consecutivo (in particolare quella per iltrapianto di rene) mentre le dichiarazioni di volontà alla donazione degli organi sonoquasi raddoppiate, grazie al possibilità di registrare la propria scelta al rinnovo dellacarta d' identità elettronica. La cattiva notizia è che l' Italia non va tutta alla stessavelocità, con regioni e città «virtuose» e altre molto meno. «Ci sono criticità delservizio sanitario nazionale che si ripercuotono sull' attività di trapianti - ha spiegatoAlessandro Nanni Costa, direttore del Cnt - i volumi di attività nelle regioni centro-settentrionali sono ancora molto superiori a quelli del Sud». Nel 2018 la Toscana si èconfermata come la regione con il maggior numero di donatori utilizzati per milionedi abitanti (46,8), uno dei dati migliori tra tutte le regioni europee. C' è stata unacrescita importante in Piemonte (i donatori utilizzati sono passati da 32 a 34,8 permilione di persone) e in Lombardia (da 24,8 a 26,4). Da segnalare il caso virtuosodella Sardegna, dove a livello locale i donatori utilizzati sono saliti in termini assolutidel 18,9% in un solo anno (da 37 a 44). L' ospedale Molinette di Torino è la strutturadove si svolgono più trapianti in Italia. Seguono Padova, Pisa e Bologna. In coda

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Cosenza, Napoli-Monaldi e Catania. E gli italiani sono sempre più disposti a lasciarele proprie dichiarazioni di volontà alla donazione di organi, un cambiamentoculturale alimentato dalla possibilità di registrare la scelta al rinnovo della carta d'identità elettronica. Al 31 dicembre 2018 le dichiarazioni registrate erano quasi 4,5milioni, oltre 1,9 milioni in più rispetto al 2017. Un aumento del 76%, il migliorrisultato di sempre. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.