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2  / 11 http://www.samaritani.ch Reportage Samaritani in servizio alla gara del Lauberhorn. p. 4 Buono a sapersi Come prevenire il «colpo di frusta». p. 14 Associazione e Sezioni Impressioni dal corso Modulo 2 in Ticino p. 20 Samaritani a bordo pista a Wengen

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2 / 11http://www.samaritani.ch

ReportageSamaritani in servizio alla gara del Lauberhorn. p. 4

Buono a sapersiCome prevenire il «colpo di frusta». p. 14

Associazione e SezioniImpressioni dal corso Modulo 2 in Ticino p.20

Samaritani a bordo pista a Wengen

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Questo sistema di abbigliamento modulare, costituito da 3 giacche indipendenti con

almeno 5 diversi modi d’indossarle, per-mette di adeguare lungo tutto l’arco dell’anno il proprio vestiario alle varie condizioni climatiche. Anche se originariamente ques-to sistema era stato studiato per l’alpinismo, grazie al suo elevato comfort e all’eccellente livello di tra-spirazione questa giacca softshell è ideale anche per lo stile di vita cittadino. Elegante (logo riportato all’interno), protegge perfettamente da vento e umidità.

Giacca esterna funzionale di qualità con giacca-pile polare interna estraibile.

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100% impermeabile (colonna d’acqua: 20‘000 mm), cuciture saldate.

Softshell con ottime caratteristiche antiven-to e idrorepellenti. La sua elasticità permette grande libertà di movimenti. 2 tasche sui fianchi con zip, 2 tasche interne.

Cappuccio antitormenta con visiera rin-forzata, regolabile, amovibile o arrotolabile nel colletto. Zip lungo gli avambracci, sistema di zip a due vie. Polsino adattabile, etc.

Entrambe estremamente leggere e alta-mente traspirabili (6‘000 g/m2/24h).

Invence di 169.- 98.-Invence di 629.- 198.-

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Sistema di abbigliamento outdoor di OutQuest® per tutte le attività: 3 giacche di qualità in una – 5 modi diversi d’indossarle – 1 prezzo

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Pantalone funzionale da trekkingRealizzato nello stesso materiale del-la giacca esterna, questo pantalone da trekking, antivento e resistente alle intemperie, completa in modo ideale l’efficiente sistema di abbig-liamento outdoor. Colore nero. S, M, L, XL, XXL.

Lo zip laterale lungo tutta la gamba facilita l ’ o p e r a z i o n e d’indossare e togliere que-sto capo da usare anche come sovra-pantalone. Rinforzi su gi-nocchi e sedere. Vita semielastica con velcro regola-bile. 2 tasche con cerniere.

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Sedile mobile per massaggi (Shiatsu) 4 in 1Concedetevi il vostro massaggiatore personale

Teste massaggianti appositamente studi-ate simulano le mani e le dita di un massaggiatore professio-nale. Grazie a una tecnologia e a

programmi modernissimi è pos-sibile eseguire e combinare le

più svariate tecniche di massaggio.

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NOVITA

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Incl. l’adattatore a 12V per l’auto

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Combina una tecnica modernissima e il sapere tradizionale. Ci crederete solo dopo averlo provato: “Massaggia proprio come le mani vere!”. Il massaggio impastante Shiatsu agisce in profondità stimolando e rafforzando la muscolatura della schiena. Il massaggio rullante, estremamente delicato, riattiva la circolazione e funge da drenaggio linfatico. Il massaggio vibrante ha un’azione rilassante sui muscoli favorendo anche il relax psichico. Grazie al massaggio swing potete attivare e armonizzare il vostro flusso del Chi. Da 15 a 20 min. al giorno e viene attivato il flusso energetico, agendo sui muscoli e producendo un piacevole rilassamento. 2 anni di garanzia. In esclusiva solo da SwissQualified.

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Massaggio swing

Il massaggio vibrante, con 3 livelli di intensità impostabili in modo personalizzato, ha un’azione rilassante sui muscoli e favorisce anche il relax psichico.

Massaggio vibrante

Massaggio impastante Shiatsu

Con questa tecnica di massaggio estremamente dolce e piacevole è possibile regolare la distribuzione della pressione lungo la colon-

na vertebrale grazie alla possibilità di regolare la larghezza in modo variabile esattamente secondo le proprie esigenze.

Massaggio rullante

Massaggio impastante che agisce in profondità su tutta l’area della schiena e in modo mirato sulle spalle e sulla zona lombare. Massaggio spot in qualsiasi punto si desideri.

36.-Invence di 89.-

Facilitate il vostro viaggio ottimizzando il peso dei vostri bagagli. Distribuite bene il loro peso tra valigie, bagagli a mano, tasche della giacca, ecc. Non dovete farlo per necessità al check-in ma comodamente prima di partire. Calcolate il

peso degli acquisti fatti durante le vostre vacanze, verificate le dimensioni e affrontate il vostro viaggio di ritorno in maniera altrettanto sicura e

organizzata. Non rinuncerete mai più a questa sensazione!.

Ciò è reso possibile grazie ad una nuova generazione di bilance pesa bagagli piccole e ultra-leggere. Queste bilance di precisione

hanno un peso ridotto, sono facili da usare, sono dotate di una pratica maniglia per il trasporto e di un display molto facile da

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• Bilancia pesa bagagli per una pesatura precisa.• Fissa il peso una volta stabile (beep), 2 x AAA batterie incluse• Adatto anche per pesare pacchi, zaini o durante la pesca.• Fissa il peso una volta stabile (beep), 2 x AAA batterie incluse

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Brightlight luce benessere /Doccia di luce Può compensare i sintomi da carenza

di lucePuò compensare i sintomi da carenza

Apparecchio Premium di alta precisione. Marchio di qualità della Lega tedesca per la lotta contro l’alta pressione Uno dei due apparecchi vincitori del test svolto dalla rivista “saldo” (saldo 03/2009)

Misurazione completamente automatica della pressione sanguigna e del battito cardiaco. Pratica chiusura a velcro per una circonferenza del polso da 12,5 a 20,5 cm. Display extra-grande. Tecnologia Fuzzy-Logic di alta qualità. Memoria per 60 valori misurati con data e ora per il controllo dell’evoluzione della pressione

sanguigna. Premendo un pulsante calcola anche i valori medi di diverse misurazioni. 2 anni di garanzia.

Questo efficace apparecchio per il massaggio delle zone riflessogene del piede stimola in modo energico e preciso le zone riflessogene. Sostituisce in modo radicale, semplice e originale il tradizionale massaggio delle zone

riflessogene del piede effettuato mediante la pressione dei pollici.

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piede stimola in modo energico e preciso le zone riflessogene. Sostituisce in modo radicale, semplice e originale il tradizionale massaggio delle zone

riflessogene del piede effettuato mediante la pressione dei pollici.in modo radicale, semplice e originale il tradizionale massaggio delle zone

riflessogene del piede effettuato mediante la pressione dei pollici.Il nostro sondaggio di prova effettuato in occasione del Congresso di medicina manu-

ale tenutosi a Interlaken (novembre 2009, l’apparecchio era ancora allo stadio di prototipo), ha visto questo apparecchio ottenere i maggiori consensi tra tutti gli intervistati. Su specifica richiesta di numerosi partecipanti, l’apparecchio è stato

equipaggiato con una funzione termica ad infrarossi regolabi-le. L’energica e calda stimolazione delle singole zone riflessogene

del piede produce così una reazione ottimale nelle rispettive parti del corpo. Grazie allo spostamento del proprio peso è inoltre pos-

sibile influenzare l’intensità del la stimolazione mediante i pollici massaggiatori che ruotano in due direzioni. 3 anni di garanzia. 89.-139.-

Invence di 269.-

Massaggio de zone riflessogene del piedevivifica e rivitalizza tutto il vostro corpo

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• Vincitori del test “saldo 03/2009“• Marchio di qualità della Lega

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Misuratore del battito e della pressione da polso 2 in 1Per un semplice controllo di tutti i valori rilevanti

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12-103-25 Pantalone funzionale da trekking a 98.-/pz nero

21-010-25 Sedile mobile massaggiante a 249.-/pz.

21-065-25 Massaggio de zone riflessogene del piede a 139.-/pz

21-071-25 Misuratore del battito e della pressione a 89.-/pz

21-080-25 Brightlight luce benessere a 159.-/pz

50-100-25 Bilancia pesa bagagli digitale a 36.-/pz

Tel.: 0848 000 201 Fax.: 0848 000 202

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Offerte speciali per le lettrici ed i lettori della rivista “samaritani”

Ordinazioni a: SwissQualified SA, Casella postale, 9029 San GalloLa vostra ordinazione include il diritto di restituzione entro 8 giorni. Restano riservati errori di stampa. Prezzi incl. IVA, più spese d’invio (forfait 8.50). Consegna fino ad esaurimento delle scorte.

Cognome/Nome:

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NPA/Località:

Telefono:

Data/Firma:

Simulazione della luce del sole: intensità luminosa ca. 7’000-8‘000 Lux superficie luminosa 45x31, 2 tubi da 36W. Con

sostegno estraibile e comodo comando monotasto.

Una quantità sufficiente di luce solare è importante per l’energia e tutte le funzioni vitali. La speciale luce chiara di questa lampada, che simula quella del sole, può avere effetti sull’equilibrio ormonale ed essere utilizzata per prevenire o trattare i sintomi depressivi invernali senza l’uso di farmaci. 3 anni di garanzia.

L25-ISA-25

Editoriale Editoriale

I Samaritani sonocontagiosi!I Samaritani contagiosi? Come? Di cosa? Certo sarebbe bello se il loro grande entusiasmo e la loro voglia di fare fossero tanto contagiosi come lo sono i noiosi virus dell’in-fluenza stagionale! Pensate, avrem-mo dopo ogni inverno tantissimi nuovi Samaritani in più! Al di là della battuta, penso che la parola «contagio» ben si addice al sentimento che si prova percepen-do la passione e la gioia che molti Samaritani hanno e trasmettono compiendo il loro lavoro.Come ben scrive a pagina 17 un partecipante al Modulo 1 di forma-zione per monitore di corso, i Sama-ritani sono «appassionati» e sanno «appassionare», e questa passione è appunto molto contagiosa.Lo posso testimoniare personal-mente: l’entusiasmo della decina di Samaritane e Samaritani ticinesi che hanno parteciapato a Tenero al Modulo 2 di formazione per moni-tori, mi ha lasciato il desiderio e la voglia di imparare nozioni nuove e utili, di trasmetterle a mia volta e di aiutare il prossimo. Riferiremo di questo corso e senti-remo i suoi partecipanti sul numero di marzo di «oggi Samaritani». Già su questo numero, a pagina 20, ospitiamo però con piacere le im-pressioni di Roberta Zarro, della Sezione di Coldrerio, che ci raccon-ta le emozioni che ha vissuto du-rante il corso. Con rinnovato entu-siasmo questi Samaritani portano ora le loro nuove conoscenze nelle rispettive Sezioni, pronti a «conta-giare» altre persone con il «virus samaritano», che male proprio non fa. Anzi fa solo del bene!

� Mara�Zanetti�Maestrani

Reportage

Samaritani in pista al LauberhornUn avvincente reportage dai Posti samaritani allestiti a Wengen in occasione della famosa e spettacolare discesa di Coppa del Mondo.

Panorama

Dietro le quinte di un Pronto soccorsoUna giornata intera passata con i soccorritori professioni-sti del Pronto soccorso dell’Ospedale cantonale di Olten, i loro interventi, le loro emozioni e paure.

Buono a sapersi

Il «colpo di frusta» alla schienaCome succede e come prevenirlo, i sintomi e le conse-guenze, l’importanza degli accorgimenti preventivi.

Attualità dalla Federazione

Formazione in seno alla FSS: il Modulo 1Continua il nostro percorso a tappe lungo la formazione in seno alla Federazione svizzera dei Samaritani, questo mese visitiamo il Modulo 1 svoltosi in Svizzera romanda.

Ritratto

Il commentatore DRS Hanspeter Latour Allenatore molto noto in tutta la Svizzera e all’estero, possiede eccellenti doti comunicative e un’oratoria avvincente: parlerà alla Giornata d’Impulso a Olten.

Associazione e Sezioni

Echi dalle Sezioni ticinesi e moesaneDue riusciti corsi per la Sezione di Mesocco.Un’incoraggiante testimonianza dal corso di formazione Modulo 2 svoltosi a Tenero.

Som

mar

io

03

oggi samaritani 2/11

SommarioSommario

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oggi samaritani 1/11

Gara di Coppa del Mondo a Wengen, una festa popolare nell’Oberland bernese

Brivido della velocità al LauberhornUn vero record: a metà gennaio erano ben 62 000 gli spettatori che hanno voluto assistere «live» alla mitica discesa del Lauberhorn, a Wengen. Mentre i discesisti passano la linea del traguardo a velocità che raggiungo i 150 km/h, i Samaritani non stanno a guardare, ma sono pronti ad intervenire in caso di emergenza.

Il canadese Osborne all’arrivo solleva un pulviscolo di neve, sotto gli occhi attenti dei Samaritani.

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oggi samaritani 2/11

di James D. Walder (testo e foto)

Cielo terso, blu intenso, il sole che ci riscalda il viso e, sullo sfondo, la ma-estosità dell’Eiger, del Mönch e della Jungfrau. Carlo Janka ha appena la-sciato il cancelletto di partenza di quella che è la gara di Coppa del Mondo più lunga... al mondo! Ac-canto al percorso e nello stadio d’ar-rivo, sventolano freneticamente mi-gliaia di bandiere svizzere. Dopo un avvio avvincente, il beniamino di casa e già vincitore della gara lo scor-so anno, si appresta ad affrontare il temibile salto di 40 metri, noto come Hundschopf. Incredibile come salta lontano e poi riesce di nuovo ad assu-mere la posizione di ricerca di veloci-tà! Le grida d’entusiasmo del pubbli-co si intensificano quando sugli schermi giganti appare il tempo inter-medio: dopo le curve a S, Janka l’«Iceman» è davvero messo bene per minacciare seriamente il primo rango dell’austriaco Klaus Kröll. Il forte gri-gionese attacca ancora sul ripidissi-mo e lungo «Haneggschuss», dove sono già state misurate velocità re-cord di oltre 150 km/h. Al traguardo, dopo oltre 2 minuti e mezzo di gara a velocità folle, il 24enne arriva con soli 39 centesimi di ritardo sul vicin-tore. Janka, che alla fine della compe-tizione salirà sul terzo e meritatissi-mo gradino del podio, è esausto e rimane disteso per alcuni minuti sulla neve nella zona d’arrivo. Gli spettato-ri sono entusiasti! Soprattutto quan-do il rodato Didier Cuche chiude solo a qualche minuto dal secondo rango!

Un team samaritano affiatatoChi in questa atmosfera di festoso en-tusiasmo non deve lasciarsi prendere, bensì deve mantenere la testa lucida, è l’affiatato team dei Samaritani che ruota attorno a Christine Wyss. Ogni volta la presidente (da tanti anni) del-la Sezione Samaritani di Wengen non ritiene nulla della gara e del lungo fine settimana di competizioni, essendo troppo concentrata nel suo lavoro. «Devo sempre chiedere alla fine delle gare chi ha vinto e soprattutto come si sono piazzati i nostri atleti svizze-ri!», dice sorridendo. Oggi, racconta, poco prima dell’inizio della discesa la moglie di un poliziotto è scivolata su una lastra di ghiaccio ed è caduta fe-rendosi leggermente alla testa e al gi-nocchio. È stata subito trasportata al Posto samaritano ubicato vicino allo stadio d’arrivo ed è stata assistita con cura da Christine Wyss e Vivien Bal-mer. Sandra Buess, Yolanda Rey, Claudia Hausheer e Kathrin Buch-

mann, dal canto loro, si sono fortuna-tamente occupate solo di ferite legge-re. Poiché la sola Sezione Samaritani di Wengen dispone di poco personale per eventi così grandi come la gare del Lauberhorn, da anni si è instaurata una buona collaborazione con Sama-ritani provenienti da tutta la Svizzera che hanno saputo creare un team af-fiatato. Maya Spalinger, che – con Werner Widmer – si trova alla posta-zione per gli atleti presso lo stadio di arrivo, arriva per esempio dal Can-ton Zurigo e fa parte della Sezione Samaritani basilese di Wenslingen.

Il pericolo è sempre presenteTanto grandioso e superbo può esse-re lo spettacolo rappresentato dalle alte velocità e dall’entusiasmo conta-

gioso del pubblico, tanto pericolose possono essere queste discese. A que-ste velocità una caduta può avere esiti letali. Christine Wyss – che è capo Ressort nel Comitato organiz-zatore e che durante l’anno è attiva nel servizio di trasporto delle perso-ne malate nell’Oberland bernese – si ricorda ancora della «tragedia di Wengen» quando, 20 anni fa, il gio-vane tirolese Gernot Reinstadler ha pagato con la vita la sua passione per la discesa: una brutta caduta durante le prove gli è stata fatale. O ancora, come «monito», basta il caso dello svizzero Silvano Beltrametti che, dal-la sua caduta durante la discesa, 10 anni fa, vive sulla sedia a rotelle. Bel-trametti era presente a Wengen quale ospite.

Christine Wyss, Werner Widmer e Maya Spalinger (da sinistra) hanno controllato attentamente la zona d’arrivo.

La soccorritrice Denise Dübi e il medico della Sezione Urs Allenspach ai bordi della pista.

L’asso svizzero dello sci Carlo Janka si prende il tempo per posare assieme alla Samaritana Vivien Balmer.

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Cadute alle curve a S KernenNon deve quindi sorprendere se si punta ad una catena di soccorso per-fettamente funzionante. Urs Allen-spach – medico del paese e della Sezio-ne – si è posizionato con la soc corritrice Denise Dübi proprio all’uscita delle curve, vicino alle reti di protezione della pista. Tutte e due seguono gli eventi della gara con grande concen-trazione. E quando, nel tratto più in alto della pista, vengono mostrate le cadute di Patrik Jaerbyn (S) e Stephan Keppler (D), il medico ascolta con at-tenzione via radio le valutazioni forni-te sul posto dal suo collega medico Max Brönnimann. Keppler si è strap-pato diversi legamenti e ha dovuto

essere evacuato con l’elicottero dell’Air Glacier verso l’Ospedale di Interlaken. Per lo sfortunato sciatore tedesco la stagione è ormai finita. «Sono qui al Lauberhorn già per la 19esima volta. Tre medici e due elicot-teri-ambulanza sono a disposizione e pronti ad intervenire. Oggi per fortu-na tutto è andato bene», osserva Allen-spach. La collaborazione con i Samari-tani non è perfetta solo durante la tre giorni di gare, ma pure sull’arco di tutto l’anno, afferma soddisfatto il medico.

Casi particolari durante lanotte di festa Dopo una lunga giornata al Posto samaritano di Wengeralp, Ruth

Burkhalter si ritrova verso sera con i colleghi Douglas Tremaine, Bar-bara Steuri e Patrick Schaufelberger al Posto allestito nell’affollato vil-laggio della gara. Qui, dalle 20, il maggior problema per i Samaritani, per la Polizia sanitaria e per i soc-corritori professionisti diventa il consumo di alcool (vedi box). Ci sono anche alcuni casi particolari, come quello della ragazza che si pre-senta con una ferita sulla fronte cau-sata, a suo dire, da un vaso di fiori che le è caduto addosso. La festa continua per tutta la notte, mentre la luna splendente rischiara l’Eiger, il Mönch e a Jungfrau. n

Nel villaggio della gara davanti al Container dei Samaritani: da sin. Ruth Burkhalter, Douglas Tremaine e Barbara Steuri.

Un milite della Protezione civile si è ferito ad un dito; viene assistito da Maya Spalinger nel Posto samaritano.

La gara di Coppa del Mondo di Wengen attira ogni anno sempre più spettatori ai bordi della pista. Quest’anno, per l'81esima edizione di metà gennaio, gli spettatori erano per la prima volta addirittura più di 60 000: in 18 000 hanno assistito alla Super combinata del venerdì, mentre 35 000 erano presenti alla discesa di sabato con lo show della Patrouille Suisse e altri 9000 hanno assistito allo slalom di domenica; in totate ben 62 000 spettatori. Il record del 2010 è così di nuovo stato superato, e di ben 4000 unità. E anche alla televisione sono in milioni in tutto il Mondo gli

spettatori che guardano il grandioso spettacolo di questa gara mozzafia-to tra le maestose montagne svizzere. Questa immensa attenzio-ne focalizzata su Wengen porta indubbiamente molto all’immagine della regione e del «Circo bianco», ma porta con sé anche alcuni svantagi, soprattutto di natura logistica. Anche se da Lauterbrun-nen a Wengen, a piedi, ci si impiega solo poco più di un’oretta, sono in pochissimi a scegliere questa opzione. Le lunghe code d’attesa alla stazione del trenino dove "si ammassano" tutti gli spettatori, diventano così il «tormentone» del

Lauberhorn. In molti non arrivano neppure in tempo per vedere le gare. Per questo sempre più persone si concedono un breve volo in elicottero per giungere in tempo sul posto di gara. E anche i Samaritani, a volte, sono al limite: si nota infatti che soprattutto molti giovani vengono a Wengen solo per parteci-pare ai party serali e alle varie feste. Spesso arrivano solo dopo la conclusione delle gare e, complice l’alcool, influiscono in modo considerevole sull’ambiente della festa. Come in altri grandi eventi sportivi del genere organizzati in Svizzera (ad es. la Coppa Spengler a Davos), i Posti samaritani servono, a tarda sera e notte, quasi solamente quali luoghi riscaldati per smalire la sbornia. Anche per questo motivo, il Container del Posto samaritano al centro del villaggio è davvero diventato troppo piccolo.Se questo evento, come si può facilmente intuire, è destinato infatti a crescere ancora, i Samarita-ni dovranno poter disporre di un Posto più grande e di più personale. Jdw

L’evento è in crescita costante

Euforia totale nella piazza di Wengen: i fans assistono alla premiazione.

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Principi di base uguali, libertà nell’applicazioneJakob Bähler, 35 anni di Rüschegg nel Canton Berna, rappresenta la Società svizzera delle truppe sanita-rie (SSTS) nel Gruppo di lavoro per l’elaborazione delle nuove direttive nell’ambito della rianimazione per i laici. All’interno della SSTS è re-sponsabile della Commissione tecni-ca, la quale definisce le procedure specificie per i quadri delle singole Sezioni. Come tutti nella SSTS, an-che lui svolge questo lavoro a titolo di volontariato. Professionalmente Jakob Bähler lavora nell’Esercito svizzero, presso la base logistica dove dirige e coordina la formazio-ne dei collaboratori civili. ek.

Quali sono, secondo lei, i vantaggi di essere rappresentante della SSTS nell'elaborazione comune delle nuove direttive? Cosa pensa di questa collaborazione? La collaborazione tra le diverse or-ganizzazione laiche di soccorso raf-forza la formazione nelle singole organizzazioni. Per me «collabora-zione» significa elaborare assieme gli strumenti di formazione; ma si lascia poi la libertà ad ogni singola organizzazione di strutturare la for-mazione come meglio crede.La collaborazione favorisce molte nuove conoscenze, ad esempio co-noscere come lavorano le altre orga-nizzazioni proprio nella formazione. Questo dà a me, in qualità di capo della Commissione tecnica della SSTS, nuove idee e spunti per strut-turare in modo sempre più efficiente la formazione dei nostri quadri.

A quale aspetto bisogna porre maggior attenzione nell'elabora-zione delle nuove direttive di riani-mazione rivolte ai laici? Come far ritenere queste nuove disposizioni, sia ai formatori che ai corsisti?La domanda contiene già la rispo-sta: per i formatori trasmettere le nuove direttive deve essere il più possibile semplice affinché i parteci-panti dei corsi soccorritori possano a loro volta capirle e ritenerle.

Anche se le Truppe sanitarie, come i Samaritani, sono affiliate alla Croce Rossa svizzera (CRS), per tanti anni questi enti si sono perce-piti come concorrenti l'uno dell'al-tro. Oggi si lavora assieme, come mai?Quando dei concorrenti sono capa-ci di lavorare assieme con rispetto e stima reciproci, come ora per l’ela-borazione delle nuove direttive, la concorrenza può diventare una for-za. Tutte le organizzazioni di soc-corso laiche hanno dei quadri e dei membri molto validi; ciò rappresen-ta un buon auspicio per l’attività. Questa collaborazione tra le orga-nizzazioni sotto il tetto della CRS è da prendere come esempio. Sono convinto che una concorrenza sana può essere uno stimolo e un’ulterio-re motivazione per i soccorritori laici a dare il loro meglio per aiutare le persone in difficoltà.

3 domandeJakob Bähler

Sezioni e segreta-riato incentivano i giovaniMentre ho scritto questa colonna, la Federazione svizzera dei Samari-tani contava 121 Gruppi giovanili. Lo scorso anno ne sono stati fonda-ti ben 14 nuovi. Molto bene! Ho la chiara impressione che nelle Sezioni Samaritane e nelle Associa-zioni cantonali ci sia stato in questo importante settore un comune e maggior fermento. Quanto siamo vicini agli obiettivi posti in questo ambito dalla Strategia 2012, riguar-do proprio al lavoro con i giovani, ci verrà comunicato dai rappresen-tanti delle Associazioni cantonali durante la loro conferenza del mese di marzo prossimo.Anche a livello di Segretariato cen-trale della FSS è stata fatta una ri-flessione a sapere quale contributo il Segretariato stesso può fornire concretamente a favore dei giova-ni. La risposta è stata lampante: abbiamo di nuovo offerto un posto di lavoro ad un apprendista di com-mercio nei nostri uffici. L'ultima volta che abbiamo assunto appren-disti è stato due decenni fa, ossia già un bel po' di tempo fa.Ammetto che anche da parte no-stra ci vuole un certo coraggio nel compiere questo passo, carico an-che di responsabilità. Il contratto di lavoro con il futuro apprendista sta andando in porto. Da parte nostra ci rallegriamo già sin d'ora di poter offrire, dal mese di agosto prossi-mo, un interessante e motivante impiego ad un giovane ragazzo, fieri di averlo con noi per la sua pri-ma esperienza lavorativa.

Regina Gorza,Segretaria centrale FSS

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Testo: Zita Motschi Foto: Patrick Lüthy

Sono le 7 di mattina. L’ora del cam­bio di turno al servizio di Pronto soccorso dell’Ospedale cantonale di Olten. I cinque soccorritori profes­sionisti (Judith Mehr di Ruppers­wil, AG; Anita Lack di Gunzgen, SO; Philippe Fröhli di Buchs, AG; Manuel Wasserfallen di Fulenbach, SO, e Theo Voltz di Basilea) si pre­sentano tutti pronti, nella loro divi­sa di lavoro. Dato che fuori fa molto freddo ed è ancora buio, si prendo­no un attimino di tempo per godersi un buon caffé caldo prima di inzia­re il loro turno di lavoro.

Al momento tutto è tranquillo. «A volte appena arriviamo dobbia­mo subito intevenire», racconta Theo Voltz, capo del Team di 35

Pronto soccorso dell’Ospedale di Olten

Sollecitato anche in invernoNebbia, ghiaccio e neve danno sempre del filo da torcere agli ospedali, così anche ai soccorritori professionisti del Pronto soccorso di Olten. «oggi Samaritani» fa vivere ai nostri lettori una giornata intensa di lavoro trascorsa proprio assieme ai soccorritori.

persone. E cosa fate quando tutto è tranquillo e non c’è lavoro? «Abbia­mo le nostre mansioni giornaliere, settimanali e mensili da svolgere: verifichiamo tutto il materiale d’in­tervento, dai medicamenti ai veicoli di soccorso», spiega il basilese. «È estremamente spiacevole e contro­producente, durante un intervento, ritrovarsi con del materiale incom­pleto. Ne va della riuscita dell’inter­vento stesso e della salute del pa­ziente.» Gli altri soccorritori concordano unanimi con il loro capo.

E cosa succede, invece, quando tutti e due i Team di intervento sono occupati? Chi interviene? «La colla­borazione con gli altri enti di soc­corso della regione è stretta e co­struttiva; funziona sempre in modo ottimale», spiega Voltz.

Quando si inizia a parlare del…diavolo, ecco che questo... spunta! Infatti poco prima delle 7.30 arriva un allarme. Il Team 1, composto da Philippe Fröhli e Manuel Wasserfal­len, riceve una chiamata d’urgenza dalla Centrale d’allarme di Soletta. Manuel riferisce di un’emergenza cardiaca e quindi di una possibile necessità di rianimazione. Luogo dell’infortunio: Olten, nelle vici­nanze della stazione. Per sicurezza, il soccorritore getta ancora uno sguardo di controllo sulla cartina della città, poi si sistema la giacca e via! Il Team 1 non ha ancora acceso il motore dell’ambulanza, che di nuovo giunge una chiamata: anche il Team 2 deve quindi mettersi in strada!

A sirene spiegate Manuel Wasser­fallen e Philippe Fröhli percorrono

I due soccorritori professionisti Joel Flury e Martin Groves si preparano ad un intervento.

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le strade della città, grige e molto trafficate a quest’ora di mattina. Alla fine della Hammerallee, sul marciapiede del ponte Dünnern, si sono raggruppate alcune persone. Sul posto c’è un veicolo dei Pompie-ri della città. I Pompieri qui? Philip-pe e Manuel fermano l’ambulanza e aprono la porta: «Attenzione, è tut-to ghiacciato!», gridano loro subito alcune persone. E infatti sia il fondo stradale che il marciapiede sono li-sci e scivolosi. Un vero campo di ghiaccio! I Pompieri sono attenti e avvisano gli automobilisti come pure i pedoni del pericolo. Purtrop-po non tutti prestano attenzione e da lì a poco uno scolaro frettoloso, in sella alla sua bicicletta, freccia davanti ai soccorritori e, nell’af-frontare una leggera curva, scivola e cade a terra. Per fortuna porta il ca-sco e non si fa male. Risale sulla bici e riparte in un lampo.

Sul marciapiede, distesa e immo-bile, giace una donna di mezza età, in posizione laterale. L’avevano tro-vata distesa sulla schiena, inco-sciente; così hanno raccontato le prime persone che le hanno presta-to soccorso. Nessuno ha saputo dire da quanto tempo la donna era diste-sa lì, da sola.

Philippe Fröhli controlla subito la respirazione e il polso e fissa la testa della vittima, che riceve immediata-mente dell’ossigeno. Con prudenza viene poi portata nel vano interno e riscaldato dell’ambulanza.

Verso un quarto alle 8, la pazien-te risponde per la prima volta alle domande che Philippe le pone. Sus-surrando, riesce a pronunciare il suo nome e la data di nascita. Alla domanda se prende dei medicamen-ti, risponde di sì. Contento Philippe Fröhli constata che, a livello senso-riale e motorico, gli arti delle donna funzionano. La procedura di soc-corso procede, come abitualmente, secondo lo schema ABC. Ancora prima che Manuel Wasserfallen av-vii l’ambulanza, la donna riceve un’infusione. Poi si parte subito ver-so il Pronto soccorso dell’Ospedale cantonale, dove si arriva poco dopo le 8. Anche se Philippe, come ha raccontato lui stesso più tardi, non ha constatato delle ferite visibili sul-la donna, le ha somministrato in pochi minuti 12 litri di ossigeno. E questo per fare in modo che, in caso di emorragia cerebrale, le cellule ce-rebrali restino vive. In uno scom-partimento del Pronto soccorso, dove la paziente viene adagiata sul lettino, i due soccorritori professio-

nisti passano subito le necessarie informazioni sulla paziente ai loro colleghi sanitari. I nostri soccorrito-ri riempiono poi il formulario di protocollo dell’intervento, un docu-mento legale che, da una parte, ser-ve ai responsabili dell’ospedale che si prenderanno successivamente cura della paziente e, dall’altra, ser-ve per allestire la fattura. Philippe Fröhli, già esperto anestesista, rim-piazza poi subito nell’ambulanza il materiale appena usato e ci mostra il prezioso e complesso interno dell’ambulanza stessa, a cominciare dagli strumenti di comunicazione (tra l’autista e il soccorritore) fino agli strumenti di soccorso per i bambini.

Alle 9 arriva un’altra chiamata: un’ospite della Casa per pesone an-ziane di Erlinsbach soffre di occlu-sione intestinale. Non si tratta di un’urgenza. Il Team 1 è comunque pronto a partire; il secondo è appe-na rientrato dal suo intervento. «Se

si trattasse di un caso di urgenza D 1 con segnali speciali», ci dicono i soccorritori, «allora partirebbe un Team con la luce azzurra da Aarau.» Ma poiché in questo caso si tratta di un’urgenza di livello 2 e la Casa anziani si trova sul territorio di Soletta, entra in servizio il Pronto soccorso di Olten.

Una volta giunti a Erlinsbach, i due soccorritori professionisti con-statano che l’anziana paziente sof-fre di diversi altri disturbi che ne-cessitano di approfondimenti; per questo la trasportano all’Ospedale per ulteriori esami. È impressionan-te vedere con quale sensibilità e na-turalezza, Philippe riesce a tran-quillizzare l’anziana, ascoltandole le frattempo il polso e chiedendole con gentilezza dei suoi figli e dei suoi nipoti, contribuendo così a di-minuire il comprensibile stato di paura e ansia in cui si trova la pa-ziente. Dopo che la signora ha rag-giunto l’ospedale ed è stata data in

In generale per i servizi di Pronto soccorso e intervento, le misure di sicurezza sono d’obbligo sempre. Nelle misure preventive rientrano: calzature ottime e sicure, abbiglia-mento adeguato alle condizioni meteorologiche (in inverno, giacche termiche, berretti), guanti (anche in funzione di protezione dalle infezioni) e una guida del veicolo adattata alle condizioni della strada e meteorologiche. Le ambulanze sono equipaggiate di mezzi antigelo, gomme invernali ed ev anche catene; in generale vi si

trovano anche delle thermos e le infusioni sono preriscaldate e, in inverno, si usano delle coperte più pesanti rispetto all’estate. In caso di eventi maggiori, c’è un rimochio apposito con due tende da campo che si montano velocemente e un piccolo generatore per scaldare.Agli automobilisti, Theo Voltz consiglia di avere con sé, nell’auto-mobile, un telo di salvataggio (protegge dal vento, dal freddo e dall’umidità) e una o due vecchie coperte (contro il freddo).

Misure preventive

Il capo del Team del Pronto soccorso dell’Ospedale di Olten, Theo Voltz, getta per sicurezza ancora uno sguardo sulla cartina della città prima di partire.

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Il dono di un organo (cuore, reni, polmone, fegato…) può salvare una vita, e purtroppo in Svizzera la lista di persone in attesa di un organo che dia loro nuove speranze e un fu-turo è sempre lunga. La carenza di organi è cronica. Spesso manca la corretta informazione sulle modali-tà di donazione e in genere la gente è reticente o teme ad affrontare questo tema.

Swisstransplant – Fondazione nazionale svizzera per il dono e il trapianto di organi, è un servizio con preciso mandato della Confe-derazione che è responsabile della tenuta delle lista d’attesa dei pa-zienti e dell’attribuzione degli orga-ni ai destinatari in conformità con le leggi in vigore. La fondazione or-ganizza e coordina a livello nazio-nale tutte le attività relative all’at-tribuzione di organi e collabora con gli enti simili di altri Paesi. Nel 2009 è stato creato il Comitato na-zionale del dono di organi (CNDO)

Donare un organo per salvare una vitaÈ importante informare e sensibilizzare, l’esempio del Club Amici di Swisstransplant in Ticino

a seguito dell’integrazione in seno a Swiss transplant della Fondazione svizzera per il dono di organi. Il Comitato si impegna a favore della promozione del dono di organi e di tessuti in Svizzera. I centri abilitati al trapianto di organi in Svizzera sono sei: gli ospedali universitari di Ginevra, Losanna, Berna, Basilea e Zurigo e l’Ospedale cantonale di S. Gallo.

A livello ticinese esiste dal 2003 il Club Amici di Swisstransplant, presieduto da Luciano De Lorenzi. Nato a seguito proprio di una vi-cenda che ha toccato da vicino il suo presidente, il Club si prefigge quale scopo principale quello di so-stenere e promuovere la sensibiliz-zazione capillare (su tutto il territo-rio, anche oltre i confini cantonali) al dono di organi. Ciò avviene at-traverso conferenze, giornate infor-mative, concerti, dibattiti con stu-denti e militari e altre attività divulgative. Il Club è finanziato da

Cornércard e dalle quote dei mem-bri, nonché dagli introiti delle ma-nifestazioni. In Ticino, grazie all’iniziativa del medico prof. Seba-stiano Martinoli, vero pioniere in questo campo, il dono d’organi era ed è già abbastanza conosciuto; ad-dirittura il Canton Ticino ha avuto il primato in Svizzera per numero di donazioni per milione di abitan-ti. Ciò è possibile proprio grazie al grande lavoro di sensibilizzazione portato avanti dai volontari del Club e anche dalle infermiere del reparto di Cure intense dell’Ospe-dale Civico di Lugano. Il Club è a disposizione per collaborare con le Sezioni Samaritane che volessero affrontare il tema della donazione nell’ambito di una loro serata infor-mativa o per un approfondimento. Contattare Luciano De Lorenzi, tel. 091 605 13 08; [email protected] o Alice Pozzoli: [email protected]. Altre info su: www.cluba-miciswisstransplant.ch m.z

consegna ai medici, Philippe come di consuetudine ripristina il mate-riale dell’ambulanza e poi si siede al computer e osserva le immagini del-le analisi fatte alla prima paziente della mattina, quella ritrovata sul ponte. Anche se, in fondo, non è re-sponsabile del seguito delle sue cure,

il destino di questa giovane donna lo interessa. Con piacere viene così a sapere che la ragazza non ha subito emorragie cerebrali né ferite. Molto probabilmente, afferma «questa donna ha avuto fortuna nella sfortu-na: in inverno abbiamo più interven-ti per traumi che non interventi pu-ramente medici». Specialmente le persone anziane, raccontano i colle-ghi di Theo, escono la mattina pre-sto per recuperare la loro posta o per fare la spesa e non si avvedono del fondo ghiacciato e scivolano. «Sono interventi molto frequenti, questi, in inverno», aggiunge Theo Voltz, «il ghiaccio è di gran lunga peggiore e più pericoloso della neve.»

Più rari sono invece gli interventi speciali. Theo Voltz – attivo da 10 anni a Olten ed esperto anestesista e soccorritore – ricorda come, un paio di anni prima, un quarantenne ha dovuto essere recuperato dalle ghiacciate gole del Diavolo: «l’uomo aveva una frattura al collo del fer-more e accusava dolori fortissimi», racconta. «Dato che il luogo dell’in-cidente era difficilmente raggiungi-bile, abbiamo dovuto trasportare a mano tutto il materiale necessario dal basso verso il punto in cui si tro-

vava la vittima. Con l’aiuto dei suoi amici, abbiamo poi potuto calarlo giù velocemente. Se fosse stato solo, avremmo dovuto richiedere l’aiuto dei Pompieri o della Polizia per po-terlo recuperare», spiega.

Alle 11 il Team 1 è chiamato di nuovo ad intervenire: una scolara è iperventilata. Philippe può subito verificare che la giovane ragazza, probabilmente già da giorni, soffre di una forte bronchite e quindi deve essere portata in ospedale per ulte-riori esami. Purtroppo arriva Ma-nuel sconsolato: la porta posteriore dell’ambulanza non si chiude a cau-sa di un difetto tecnico. In men che non si dica, interviene così il Team 2 che trasporta immediatamente la giovane paziente all’ospedale.

È mezzogiorno. Il sole fa capoli-no tra le nuvole, e non riesce a scon-figgere il freddo ancora pungente. A rotazione, i soccorritori si concedo-no un pranzo caldo nella caffette-ria. Il loro turno di lavoro dura an-cora fino alle 15, rispettivamente fino alle 19. Oggi hanno però fortu-na: hanno ancora alcuni minuti di tempo per discutere delle questioni tecniche, ma anche emotive, legate agli interventi della mattinata. Fino al prossimo allarme… n

L’infortunata viene posizionata con cura sulla barella e portata nel vano caldo dell’ambulanza dove riceve un’infusione.

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Il colpo di frusta

L’incubo dopo ogni tamponamentoIn Svizzera ogni anno circa 10000 persone subiscono un colpo di frusta. Dolori alla nuca, verti­gini o disturbi del sonno rendono loro la vita difficile. Nella maggior parte dei pazienti il colpo di frusta si risolve in poche settimane, tuttavia una persona su cinque accusa disturbi anche due anni dopo l’incidente.

Dott.ssa med. Eva Ebnöther

Traffico serale del venerdì. Anche Tanja B. è in coda… Con il pensiero la trentacinquenne è già alla cena che deve ancora preparare. Lo schianto arriva improvviso. Tanja B. viene scaraventata contro il volante e poi di nuovo indietro sul sedile. Dopo il primo spavento si accorge fortunatamente di non essersi ferita. Il signore che la seguiva e che non ha frenato in tempo si assume, senza discussioni, la responsabilità e i costi della riparazione dell’automobile. Allora, tutto bene quel che finisce bene?

La mattina dopo l’incidente Tanja B. accusa forti dolori alla testa e alla nuca. Ha le vertigini e fatica a sollevare la sua bimba di due anni e a preparare la colazione. La diagno-si del medico: «colpo di frusta».

Slogatura alla colonna cervicale Si stima che in Svizzera ogni anno circa 10000 persone subiscono un colpo di frusta, nella maggior parte dei casi come conseguenza di un tamponamento. Altre cause sono per esempio incidenti durante la pratica di sport da combattimento o durante una corsa sfrenata in otto-volante. Il violento e improvviso pie-

gamento del collo provoca lo stira-mento della colonna cervicale.

In linguaggio medico il colpo di frusta viene definito «distorsione cervicale», quindi una slogatura. Chi si sloga la caviglia o la mano, sente subito forti dolori. Nel caso del colpo di frusta, la situazione è diversa. La maggior parte delle per-sone colpite non sente nulla nei mo-menti immediatamente successivi all’impatto. Solo qualche ora dopo o persino giorni dopo si manifesta-no i tipici sintomi. Il colpo di frusta provoca quasi sempre dolori alla nuca e una tensione alla muscolatu-ra della nuca. Altri sintomi sono

Una corretta postura al volante favorisce la prevenzione: posizione eretta, allacciare la cintura e posizione corretta del poggiatesta.

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mal di testa, vertigini, stordimento, dolori alle spalle, disturbi del sonno e della concentrazione o «ronzio nelle orecchie» (tinnito).

Le radiografie non aiutanoGli esperti di medicina concordano sull’esistenza del colpo di frusta, ma il dibattito sulle cause, il decorso, la spiegazione e la terapia è ancora aperto. Il problema consiste nel fat-to che non esistono referti in grado di spiegare i disturbi dei pazienti. Un piede slogato si gonfia e provoca un ematoma. Con il colpo di frusta non avviene nulla di tutto ciò. Il medico deve basare la sua diagnosi unica-mente sullo svolgimento tipico dell’incidente e i sintomi descritti. Nemmeno le radiografie o altre pro-cedure, come la tomografia a riso-nanza magnetica (MRI), sono d’aiu-to. Tuttavia, in caso di forti disturbi, la colonna cervicale viene sottoposta ai raggi onde escludere che si sia rot-ta qualche vertebra.

Alleviare i dolori e rimanere attiviNella maggior parte dei pazienti i sintomi scompaiono da soli nel cor-so di qualche settimana. È tuttavia possibile favorire il processo di gua-rigione. È estremamente importante lenire i disturbi con farmaci efficaci,

affinché le persone interessate possa-no muoversi in modo possibilmente normale e senza irrigidirsi.

Un tempo, in caso di dolori acuti dell’apparato locomotore, si ritene-va che il paziente dovesse mettersi a riposo. Ora non più. Ricerche scien-tifiche hanno dimostrato che per esempio in caso di mal di schiena è preferibile rimanere attivi. In questo modo si evita che la muscolatura si indebolisca, in quanto i muscoli de-boli aumentano i dolori. Questo principio vale anche per il colpo di frusta. I pazienti devono muoversi il più normalmente possibile. Indos-sare il collare per scaricare la nuca non è quasi mai necessario. Anche la fisioterapia è molto importante in caso di colpo di frusta. Se guidati

opportunamente, i pazienti impara-no quali movimenti li aiutano ad evitare i dolori e come rilassare la muscolatura della nuca. Nella mag-gior parte dei casi, i dolori scompa-iono al più tardi dopo quattro fino a sei settimane dopo l’incidente. Tut-tavia, a volte, i disturbi persistono più a lungo. Uno studio svizzero ha dimostrato che due anni dopo l’inci-dente il 18 percento dei pazienti sof-fre di «disturbi residui» e che circa il 4 percento è in parte o completa-mente inabile al lavoro. Per queste persone, che un tempo potevano contare su una rendita d’invalidità, la situazione è diventata molto diffi-cile a causa dell’inasprimento delle disposizioni nell’ambito della sesta revisione della AI (vedi box). n

Colpo di frusta – un’emergenza?

• Un colpo di frusta non è pratica-mente mai un caso di emergen-za, poiché solo qualche ora o giorno dopo l’incidente si manifestano i primi sintomi.

• Non appena percepisce i sintomi, la persona interessata dovrebbe rivolgersi al medico di famiglia.

• Non ha quasi mai senso che i pazienti colpiti da colpo di frusta indossino un collare. Questo infatti indebolisce la muscolatu-ra della nuca e potrebbe provocare quindi un aumento dei disturbi.

• Qualora subito dopo un inciden-te la persona interessata abbia nausea, vomito o mancamenti, questa deve recarsi immediata-mente dal medico o in un Pronto soccorso.

Nessun diritto alla rendita AI

Nel settembre 2010 il Tribunale federale ha deciso che le persone colpite da colpo di frusta non hanno più diritto a una rendita AI. Così facendo, ha anticipato le disposizioni della sesta revisione AI. Con questa revisione vengono tagliate le rendite AI destinate ai pazienti colpiti da colpo di frusta. Il Consiglio nazionale in dicembre 2010 ha deciso di verificare tutte le rendite assegnate prima dell’inizio del 2008 in base a questo quadro clinico. Solo i beneficiari di rendita AI di età superiore a 55 anni, o che percepiscono una rendita da oltre 15 anni, mantengono il diritto alla loro rendita.

Ulteriori informazioni: www.schleudertraumaverband.ch

Prevenire il colpo di frusta

• Gli schienali dei sedili devono essere possibilmente diritti.

• Regolare tutti i poggiatesta – anche quelli dei passeggeri – in modo tale che il margine superiore del poggiatesta sia in linea con l’estremità superiore della testa.

• Tenere più ridotta possibile la distanza tra la parte posteriore della testa e il poggiatesta. La cosa più sicura è fare in modo che la parte posteriore tocchi il poggiatesta.

• Guidare con la massima attenzione possibile e tenersi a sufficiente distanza dal veicolo che precede.

• Quando l’urto è inevitabile: frenare forte, tenere ben stretto il volante e premere il corpo contro il sedile, guardare in avanti e avvertire i passeggeri.

Ulteriori informazioni: www.kopfstuetzen.ch

È importante posizionare in modo corretto i poggiatesta.

Regolare l'altezza

Regolare la distanza

«Queste giornate di formazione sono come delle vacanze»Stéphane Witschard, formatore FSS, Sezione di Sion (VS)

Stéphane Witschard, 34 anni, ha av-vicinato l’attività samaritana 20 anni fa: «scienze e anatomia mi han-no sempre interessato molto», ricor-da colui che, da bambino, giocava a fare il ferito per gli esercizi della Se-zione locale. Oggi Stéphane

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I sei partecipanti romandi con il loro monitore (ultimo a destra).

di Christine Rüfenacht

Il giorno X è arrivato. Sei aspiranti monitori stanno per superare una nuova tappa della loro formazione: il modulo di formatore I FSS. Que-sto modulo consiste nel familiariz-zarsi, in sei giorni, con le tecniche d’insegnamento (gestione dei con-flitti, dinamica di gruppo, feed-back, ecc.) e si conclude con un controllo delle competenze. Per quest’ultima prova, i sei Samaritani si sono recati il 2 ottobre scorso a Nottwil. Veni-vano da Ginevra, Vaud e Friborgo. E per tre settimane si sono preparati a questo esame.

Qualche minuto prima dell’aper-tura della sessione, si poteva toccare con mano la tensione che regnava tra i partecipanti. «Non vale la pena di essere nervosi, neanche i bambini hanno paura di me», li rassicura il

30 minuti per dimostrare le proprie capacitàLa quarta puntata della nostra serie sulla formazione di monitore di «corsi e sezione, assistente» è dedicata al modulo 1. Ai primi di ottobre dello scorso anno, sei romandi ce l’hanno fatta!

formatore, Stéphane Witschard, come preambolo. Uno alla volta, gli allievi presentano un corso di 30 minuti sul quale hanno “sgobbato” per diverse ore. Spiegano che molti hanno lavorato in gruppo e hanno beneficiato degli importanti consi-gli di Samaritani delle loro rispetti-ve Sezioni con anni di esperienza alle spalle. Al termine di ogni pre-sentazione, gli allievi fanno una va-lutazione reciproca. L’ultima parola spetta a Stéphane Witschard, for-matore FSS. È lui che alla fine deci-de se il test è stato superato (ed è il caso per tutti) oppure no. Per questo vallesano, il controllo delle compe-tenze è una novità. È la prima volta che insegna questo modulo. «I par-tecipanti si sono preparati bene», sottolinea molto soddisfatto. «È una buona classe che sa progredire insieme.»

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Il momento della scelta delle tematiche da affrontare.

Come si diventa monitore di corso e monitore di Sezione?Edizione Tipo di formazione Conclusione

10 Riunione orientativa (RO) Conferma di partecipazione alla RO

11/12 Elemento preparatoriotecnico-specialistico

Raccomandazione alla formazione

1 Blocco lavoro nella Sezione Conferma di partecipazione al corso

2 Modulo 1 Certificato formatore 1 FSS

3 Modulo 2 Diploma monitore di corso FSS

4 Lavoro pratico: insegnare in un Corso soccorritori (elemento di qualifica)

Feedback dell’istruttore assegnato

5 Modulo 3 Diploma monitore di Sezione FSS

6/7 Tenere un esercizio di Sezione (elemento di qualifica)

Feedback dell’istruttore assegnato

Witschard è presidente della Sezione di Sion ed ha esteso il suo impegno samaritano alla funzione di forma-tore FSS. La formazione degli adulti è una vera e propria passione. «Que-ste giornate di formazione con i Sa-maritani sono come delle vacanze», afferma, aggiungendo che il suo la-voro di caposervizio delle ambulan-ze è un’attività «secondaria». Desi-dererebbe che un maggior numero di professionisti si impegnasse, come lui, nell’ambito della formazione dei soccorritori volontari.

«Questa formazione è un perfetto complemento al mio lavoro»Jacob Da Silva, Sezione di Carouge (GE)

Tecnico di radiologia all’Ospedale cantonale di Ginevra, Jacob Da Sil-va, 25 anni, ritiene che il suo impe-gno samaritano è un buon comple-mento alla sua professione. «Il mio compito è di fare delle immagini, ma mi manca un po’ l’aspetto delle cure», spiega. Fa parte della sua Se-zione da sei anni e pensa che la for-mazione di monitore rappresenta per lui un arricchimento personale. Senza contare il fatto che nella sua Sezione mancano monitori. Apprez-za l’ottimo ambiente che regna nel suo gruppo dove si trovano quattro ginevrini di quattro Sezioni diverse e da ultimo afferma che la formazione corrisponde perfettamente alle sue aspettative.

«L’ambiente nel gruppo è vera-mente ottimo»Pascal Seydoux, Sezione di Porsel-St.Martin (FR)

«Mi piace impegnarmi e desidero trasmettere le mie conoscenze ad al-tri»: così Pascal Seydoux, 42 anni, riassume le ragioni che lo spingono a seguire la formazione per diventa-re monitore nella sua Sezione di Porsel-St. Martin. Lavorando a Lo-sanna nell’amministrazione immo-biliare delle FFS, ha già avuto l’occa-sione di dare dei corsi a degli apprendisti, ma constata che l’ap-proccio associativo è diverso, «più aperto». Questo friburghese apprez-za in modo particolare l’ambiente che regna nel suo gruppo. «Il fatto che siamo soltanto in sei a seguire il corso è un vantaggio,» ci dice sotto-lineando però che pensava di trovar-vi un maggior numero di giovani.

«Tra i Samaritani mi piace tutto»Shirley Favre, Sezione di Orbe (VD)

La 25enne Shirley Favre è laborato-rista e da cinque anni fa parte della Sezione Samaritani di Orbe. È dopo aver svolto la funzione di sanitaria aziendale che ha preso gusto alle at-tività samaritane. «Mi piace tutto, sia il contatto con la gente che gli esercizi», dice la vodese quando la si interroga sui motivi che la spingono ad essere attiva in questo ambito. La voglia di insegnare l’ha spinta a ini-ziare la formazione di monitrice di corsi. Apprezza in particolare la di-namica che si è creata nel suo grup-

po. «Non si ha l’impressione di avanzare da soli.»

«I Samaritani sono appassionanti e appassionati» François Kuss, Sezione di Versoix (GE)

François Kuss pensa che l’attività sa-maritana sia «qualcosa di sensato». Questo educatore di 43 anni si è lan-ciato nella formazione di monitore perché gli è sempre piaciuto insegna-re e l’argomento lo interessa. Ha messo il dito «nell’ingranaggio», come dice, tramite la sua attività professionale. Lavorando con han-dicappati nel settore sportivo, era logico per lui familiarizzarsi con i gesti che salvano. Dopo di che non ha smesso di perfezionarsi. «I Sama-ritani vi trascinano sulle loro orme. Sono competenti, appassionanti e appassionati», si entusiasma questo padre di famiglia che vive in Fran-cia. «Mi sono sentito subito a mio agio nella mia Sezione di Versoix.»n

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Hanspeter Latour, Uetendorf

Arguto commentatore, forte motivatore e abile comunicatore Parlerà di motivazione e di spirito di squadra sia nel gioco del calcio che nel lavoro samaritano: Hanspeter Latour, carismatico commentatore e allenatore internazionale di calcio, sarà presente alla Giornata d’Impulso di Olten.

di Dominik Senn

Chi non conosce l’abile commen-tatore di calcio della DRS (tele-

visione della Svizzera tedesca), soprattutto in occasione delle appas-sionanti partite della Super League? Lui, il commentatore, si chiama Hanspeter Latour. Come nessun al-tro, infatti, l’allenatore internazio-nale (e già portiere) riesce a capire il gioco sul campo e a trasmetterne e riferirne le emozioni ai telespettato-ri, in ogni salotto svizzero. E in effet-ti, quale allenatore, è il motivatore qualificato ed ideale per portare una squadra alla vittoria. Questo signo-re abbronzato e sorridente, prove-niente dall’Oberland bernese, ha un’attitudine vincente, un sorriso contagioso e un’oratoria ecceziona-le. Ma non è tutto: sa pure ascolta-re. Ai suoi occhi attenti non sfugge nulla. «Mi piace la gente. Per me le persone sono al centro di tutto. Un tiro sul palo invece che in porta è subito dimenticato, ma non le per-sone. Nelle persone intravedo le possibilità di evidenziare i loro ta-lenti. Le difficoltà le lascio via, poi-ché quelle comunque arrivano da sole», afferma sorridendo. Nato nel 1947 a Thun, si forma e lavora per 21 anni come analista presso il Gruppo dei servizi per l’armamen-to; a livello sportivo e amatoriale diventa portiere e allenatore di cal-cio, sia di prime squadre che di squadre giovanili. Più tardi, con l’esperienza, assume il ruolo di alle-

natore principale di diversi club, attività questa che svolge per ben 22 anni, fino al 2009. Il Thun, sotto la sua direzione, è salito fino alla Lega nazionale A e da qui ancora ai vertici della classifica. Il suo nome e la sua figura sono un punto di riferimento per l’intero movimento calcistico na-zionale. Ha pure diretto, come noto, il Grasshopper alla qualifica-zione per la Coppa UEFA e, nel 2006, è diventato capo allenatore del FC Köln, il primo sodalizio della Bundes liga. «Il mio momento più bello – ci confessa – è stato quanto il FC Thun, sotto la mia guida, è sa-lito ai massimi livelli! Proprio quel Club al quale io sono emotivamente molto legato, dato che vi ho mosso i primi... calci e ancora prima, da ra-gazzino, ributtavo in campo i pallo-ni che finivano fuori durante le par-tite cui non mancavo d’assistere.»

È a Colonia, in Germania, che Latour diventa commentatore: «Non c’era giorno in cui non avevo una conferenza stampa, o un’inter-vista o un appuntamento fotografi-co. Ho così avuto modo di imparare quanto importante è la comunica-zione e saper comunicare. Il pubbli-co e gli sponsors hanno in effetti diritto di essere informati. Qui ho imparato come ci si deve comporta-re con la stampa, che a volte può essere molto spietata. E ho pure im-parato a convivere con la pressione

che spesso ‹pesa› sulle persone che rivestono cariche importanti», os-serva il nostro interocutore.

«Senza visioni non ci sono tra-guardi e questi non saranno mai raggiunti senza il necessario entu-siasmo e la pura passione», aggiun-ge. «Il denaro non è mai tra le vere motivazioni, ma la passione sì. Dap-prima ci sono sempre persone ap-passionate, entusiaste di qualcosa e che hanno delle visioni, dei progetti. Solo in secondo tempo verranno le strategie, lo stile di conduzione del gruppo, la formazione del team e il saper gestire la pressione.»

Proprio di tutto questo e della sua lunga esperienza, Latour parlerà a tutti i Samaritani che vorranno par-tecipare alla Giornata d’Impulso di Olten. «Già mi rallegro molto poi-ché come nel calcio, uno sport prati-cato da molte persone e da tutti i ceti sociali, anche il lavoro samari-tano è svolto con la medesima pas-sione da molte persone di prove-nienze diverse, dagli accademici agli artigiani, dai ceti medio-bassi a quelli alti, dai gioavni agli anziani. Il calcio attira molti giovani e giova-nissimi. Ma anche l’attività samari-tana offre molto per i giovani, no?», commenta Latour, che stima molto il lavoro che i Samaritani svolgono, per esempio, nei Posti sanitari du-rante gli eventi sportivi. «Il loro ruolo è fondamentale, stimo molto quello che fanno.» Latour non ha cercato l’attività di relatore, bensì questa gli è stata via via richiesta. Nel tempo libero apprezza stare con la famiglia, nella natura e praticare qualche sport. n

Gratis alla Giornata d’Impulso!Attenti, pronti … Impulso! Approfittate subito dell’occasione e lasciatevi entusiasmare e motivare, a vostra scelta, a Olten il 7 maggio o a Losanna il 14 maggio prossimi, partecipando alla Giornata d’Impulso!

Il Segretariato centrale della FSS premierà con una partecipazione gratuita le prime 15 persone che invieranno la risposta corretta alla seguente domanda:

A Olten, chi parlerà di motivazione e spirito di squadra?

Risposta:Inviare entro il 1 marzo 2011 a: Federazione svizzera dei samaritani, Valérie Cazzin-Bussard, Martin-Disteli-Strasse 27, 4601 Olten – o con fax: 062 286 02 02

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Stress nel lavoro samaritanoIn una lettera, la Samaritana San-dra Zenhäusern della Sezione di Zaniglas ritorna sul tema «Stress nel lavoro volontario», osservando che oggi come oggi parole come «dovere» e «obbligatorio» domina-no l’attività di volontariato presso i Samaritani. Tutto questo, afferma la lettrice, è molto stressante e smi-nuisce il piacere e la gioia che anco-ra si potrebbero avere nell’impegno samaritano.

La redazione centrale di «oggi Samaritani» prende lo spunto da questo malessere manifestato dalla gentile lettrice per precisare ancora la differenza che esiste, anche nel lavoro samaritano, tra obblighi e volontariato. Ecco la risposta di Roland Marti ed Helen Baumann del Segretariato centrale della FSS:

Funzioni-quadro: vuol dire… onore ma anche oneriEssere disposti a rivestire, in quanto Samaritani, una funzione-quadro significa anche essere disposti a se-guire regolarmente delle formazioni e degli aggiornamenti, come pure significa mettersi a disposizione per interventi e picchetti. Una funzione-quadro comporta responsabilità non indifferenti nei confronti delle eventuali vittime, dei pazienti, dei partecipanti ai corsi e dei soci della Sezione stessa. Le competenze spe-cifiche devono quindi essere costan-temente aggiornate, affinché in caso di intervento, lo stesso avvenga in modo ottimale.

Facciamo un paragone: le società sportive non si occupano di «salva-re vite umane», tuttavia appena le loro attività assumono una caratte-ristica competitiva, il volontariato lascia spesso spazio a forme più in-tense di allenamenti mirati, facendo spesso capo anche a conoscenze specialistiche.

Nei Samaritani ci sono compiti che richiedono maggiori responsa-bilità di altri; ogni Samaritano do-vrebbe trovare il suo posto in seno alla Sezione. Ci sono anche compiti meno impegnativi e più tranquilli. Un’organizzazione rimane efficace fintanto che riesce ad aggiornarsi e a stare al passo con i tempi. Di que-sto è pienamente cosciente la FSS: se a livello di primi soccorsi vi sono cambiamenti tecnici o medici, essa è assolutamente tenuta ad informar-ne e a formare la base, quindi tutti voi Samaritani.

Castagnola-Cassarate

In ricordo del dottor Francesco Beretta-Piccoli

Ha suscitato profonda tristezza la scomparsa, avvenuta nella sua di-mora a Cassarate il 16 dicembre scorso, del dottor Francesco Beret-ta-Piccoli. Molte generazioni di abi-tanti della sponda sinistra del Cas-sarate beneficiarono della sua competenza quale medico condotto degli ex Comuni di Castagnola, Brè e Gandria. Ne apprezzarono la sua umanità, disponibilità e grande in-

telligenza. Anche la nostra Sezione ebbe l’onore di averlo tra i fondatori e poi medico responsabile per ben ventisei anni. Anche dopo aver la-sciato l’incarico ed essere diventato socio onorario, non mancava mai di partecipare e rendere ancora più in-teressanti le conferenze organizzate dalla Sezione.

E gradiva molto l’incontro an-nuale per il tradizionale scambio d’auguri prima delle festività natali-zie. Anche se duramente colpito ne-gli affetti famigliari – perse infatti in pochi mesi l’unico figlio, anch’esso medico e la diletta sposa – la sua grande fede ed umanità non venne-ro mai meno; continuò a restare vi-cino ai suoi pazienti con competen-za e simpatia.

La nostra Sezione è vicina a tutta la famiglia che ha perso un impor-tante figura ed assicura imperituro ricordo unito a grande gratitudine per l’amatissimo «sciur dutur».

Per la Sezione Castagnola-Cassarate, PgH

Il caro «sciur dutur» con alla sua destra l’attuale medico della Sezione dottor Vincenzo Liguori, ritratti nella sede di Cassarate durante una recente conferenza.

Si sono svolti nelle scorse settimane a Mesocco, e con successo, un corso soccorritori e un corso BLS-AED. Per il corso soccorritori, la monitrice

Mesocco

Dieci nuovi soccorritori e 12 abilitati all’uso del defibrillatore

è stata Samantha Blumenthal, che ha pure diretto il corso BLS-AED con l’aiuto di Maurizio Giovannac-ci, anche lui - come Samantha - neo-monitore. Dieci i partecipanti al corso soccorritori, in età tra i 14 e i 30 anni (vedi foto), che hanno rice-vuto il relativo certificato.

Il corso BLS-AED è stato seguito da militi del locale Corpo Pompieri, da personale degli Impianti di risa-lita di San Bernardino e da alcuni privati. In tutto una dozzina di par-tecipanti che, una volta ottenuto il relativo certificato, sono stati inse-riti nel «Progetto Rianimazione

precoce» quali First Responder e riceve-ranno quindi un sms sul loro natel dalla centrale 144 in caso di allarme per incidente o infortu-nio e quindi di ur-genza di un defibril-latore.

Sezione Samaritani Mesocco

I partecipanti al Corso soccorritori; al centro accovacciata la monitrice Samantha.

Foto ricordo del corso BLS-AED con, al centro accovacciati, la monitrice Samantha e il neo monitore Maurizio.

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«oggi samaritani» 2/2011Data di apparizione: 9 febbraio 2011

EditoreFederazione Svizzeradei Samaritani FSSMartin-Disteli-Strasse 27Casella postale4601 OltenTelefono 062 286 02 00Telefax 062 286 02 [email protected]

Segretaria centrale: Regina Gorza

Abbonamenti,cambiamenti d’indirizzoper scritto all’indirizzo citato

Prezzo d’abbonamentoSingolo abbonamentoper terzi:Fr. 33.– annuali

10 numeri all’annoTiratura: 5000 copie

RedazioneEugen Kiener, Dominik SennSegretariato: Karin SchmidTelefono 062 286 02 23

Ticino e MoesanoMara MaestraniCasa Vescovi, 6717 DangioTelefono e fax 091 872 17 [email protected] articoli: entro il 15 di ogni mese

InserzioniZürichsee Werbe AGVerlag und AnnoncenSeestrasse 86 8712 StäfaTelefono 044 928 56 11Telefax 044 928 56 00

Impaginazione, stampa, spedizioneAVD Goldach AG9403 Goldach

Impressum

Ci riuniamo a Gordevio il 24 aprile dello scorso anno per il fatidico «esame di entrata»: siamo tutti ner-vosissimi ma pieni di carica positi-va. La maggior parte di noi si cono-sce già in quanto abbiamo seguito le serate di preparazione e quindi il gruppo si ritrova con gran piacere e l’aria che si respira tra di noi fin dal-le 9 di mattina è frizzante, carica di aspettative, di positività, di simpa-tia e di gran voglia di riuscire! Quindi tra un esercizio, una do-manda, una risata, una paura, un commento e un sospiro… arrivano le 17 e tutti siamo ammessi al corso per diventare monitori! Inutile dire che siamo felicissimi e soddisfatti.

Siamo consapevoli del gran lavo-ro che ci aspetta, ma intravediamo anche un grandissimo guadagno per tutti noi, sia a livello di cono-scenza che a livello di amicizia. Dunque il tutto promette bene! Il 3 giugno ci troviamo al Centro sporti-vo di Tenero. L’eccitazione è palpa-bile, siamo contenti di rivederci e di cominciare l’avventura. Non sap-piamo bene cosa ci aspetta, ma sia-mo molto aperti ed abbiamo vera-mente tanta voglia di fare e di imparare cose nuove.

Ci buttiamo a capofitto in questo primo Modulo che per la maggior parte di noi è formato da materie conosciute solo in piccola parte, quindi c’è veramente tanto da impa-rare: dalla comunicazione e alla di-dattica; da tematiche nuove all’ap-profondimento di temi che finora erano conosciuti soltanto in superfi-cie. Insomma, la domenica sera ar-riva in un battibaleno ed il feedback generale è molto positivo. Siamo sempre più entusiasti, il gruppo è sempre più unito… che bella cosa! Adesso arriva la «parte difficile»: abbiamo un mesetto di tempo per prepararci alla prova di competen-

Impressioni ed emozioni dalla formazionedi Monitori di corso e di Sezione

za. E’ un mese molto intenso per tutti e, quando ci ritroviamo a Te-nero il 4 luglio, siamo tutti molto concentrati, abbiamo voglia di far bene, di non deludere i nostri inse-gnanti. E alla fine delle prove di do-menica… tutti al lago a fare un tuf-fo e una partita a pallone! Un bellissimo modo di festeggiare la ri-uscita delle prove e di lasciarci fino al prossimo modulo.

Il 23 settembre ci ritroviamo quindi per il Modulo 2, che ci appa-re subito molto diverso dal primo, sia per il metodo di insegnamento dei nuovi istruttori, sia per le mate-rie trattate. Ora ci immergiamo

davvero nelle cose pratiche che ci servono per il nostro lavoro di mo-nitori. Il primo giorno abbiamo già un test (BLS-AED); il secondo ci di-vertiamo ad imparare le diverse truccature e devo dire che sono uscite di quelle cose veramente rea-listiche! Gli ultimi due giorni sono dedicati ai corsi per la popolazione. Poi… altro esame… altro passo avanti verso la meta!

L’ultimo modulo ci fa ritrovare a Tenero il 12 novembre. Anche que-sta volta abbiamo passato un meset-to a prepararci per una nuova pre-sentazione e, anche se ormai ne abbiamo fatte tante, siamo comun-que nervosetti e non vediamo l’ora di poterci lasciare anche questa pro-va alle spalle.

Ormai sono gli ultimi giorni, ed alla felicità di aver finito il corso, si comincia a sentire la tristezza dell’imminente distacco dai membri del gruppo. Infatti sabato 20 no-vembre ci troviamo per l’ultimo giorno di scuola e, dopo il toccante giochino di chiusura portato da Bea, partiamo per la cena finale dove ripensiamo ai magnifici giorni passati assieme, con la risata incon-fondibile di Rita, il sorriso rassicu-rante di «mamma» Bea, la simpati-cissima chiacchierata di Mariarosa, le scenette buffissime di Mao, la se-rena tranquillità di Marzio…

Tutti noi abbiamo portato un gran valore al gruppo, ed abbiamo reso questa esperienza possibile, adesso ci apprestiamo a portare il nostro lavoro nelle nostre Sezioni, ci siamo ripromessi diverse collabora-zioni tra noi, e ci lasciamo con la consapevolezza che ce l’abbiamo fatta, con sacrifici, impegno, tanta voglia di fare, tanta amicizia ma an-che tanta allegria!

Una partecipante, Roberta Zarro, Sezione di Coldrerio

Una meritata foto di gruppo premia gli sforzi profusi durante la formazione.

Un momento di un lavoro di gruppo; sul fondo Renato Lampert, vicepres. FSS.

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