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CONVEGNISULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINO
Centro giovanile Afltoniaflull1, I'Ist ituto Filosofico Aloisia-
num, icollegi universitariI\t1urialdo eForcellini, la Compagnia
delleOper~ Nord Est,l'Istituto Romano Bruni e la Pastorale
Universitaria Diocesans.
Colgo .quinrli I 'occasione .per ringraziarli per la collabora-zione eringraziaresoprattutto tutti voi 'per la presenza. Ricer-
do che iLp~ossiqlOappuntamentosi terra martedi 17 febbraio
e lascio la parolaal Magnifico Rettore che introdurra il ciclo di
convegni di quest'anno.Grazie.
p ro f . V i nc e nz o M i lan es i
Buonasera a tutti e benvenuti .
SonomoltoIieto di salutare gli studenti, i docenti, Ie autori-ta e tutte le personepresenti in sala per questa settima tornata
deiconvegni sull' attualita di sant' Agostino. II benvenuto pili
affettuoso e pili grato anche a don Giacomo Tantardini, che
interviene anche quest' anna da noi per queste occasioni.
Riflettere per sette anni su un unico autore, trovando conti-
nuamente sollecitazioni nuovee nuovi suggerimenti , e un fatto
significativo. E un fatto cheaccade ogni volta che cisi imbat-
te in un classico del pensiero. Avendostudiato e.insegnato filo-
sofia posso dire che succedeabbastanza frequentementequan-
do, nel corso degli studi, si indaga un autoreclassico. Appro-
fondendo con scrupolo e attenzione i vari aspetti del suo pen-siero, accade di rinnovare l'interesse e ritrovare e la validita del
suo insegnamento.
.Qui peroci troviamo in una situazione con caratteristiche
particolari; che la distinguono dalleoccasioniin cui ci ritro-
viamo in ambiente accademico per un notmaleseminario di
approfondimento. II pubblico che frequentaquesti incontri
none composto in maggioranza daspecialisti.Molti - basta
girare lo.sguardo - sono glistudenti e idocenti che non pro-
vengono da facolta umanistiche. I colleghi, siapresidi di
Agostino testimone della Tradizione
Facolta che docenti dell'Ateneo, che di volta in volta introdu-
cono le Iezioni non sono se non casualmente e raramente stu-
diosi di professione del pensiero agostiniano. Don Giacomo
Tantardini, ilrelatore di questi incontri, che invece studioso di
Agostino e , non ha voluto tuttavia mai proporci una disamina
analitica, fredda, anche se scientificamente corretta del pen-
siero di Agostino, rna una lettura che in uno dei precedenti
incontri e stata giustamente definita "sapienziale", una lettura
efficace e diretta. Tant'e vero che ilmetodo usatoda don Gia-
como non e quello di proporre riflessioni, elaborazioni 0 di-
scorsi su sant'Agostino, ma la Iettura dei testi nella lingua in
cui sono stati scritti, illatino, quasi proprio per sorprenderne
l'esperienza umana - oltre che cristiana, naturalmente - e quin-
di l'attualita: una lectio nel senso originario deltermine,
Tutto questa ci fa capire che a tema non e semplicementeun approfondimento di tipo storico-critico 0 scientifico, ma
una comunicazione di un'esperienza: un'esperienza di studio
rna anche un' esperienza di una rielaborazione personale del
significato, oggi, delle parole di Agostino. E l'esperienza di
Agostino, attraverso Ie pagine di volta in volta proposte, che ci
colpisce, ci fa riflettere, ci coinvolge, e dimostra in questo la
sua attualita. II breve quanto denso approfondimento che sul
temadella giustizia ha fatto ilprocuratore della Repubblica di
Padova dottor Pietro Calogero, che il 20 maggio scorsoha
concluso il sesto ciclo di convegni, mi sembra un esempio
significative di questa metodo di lavoro, che partendo dalle
parole di Agostino su diversi .t em i c i riporta alla contempora-
neita.
Trovo molto apprezzabile, per fare un esempio, che dalle
pagine di Agostino in queste leziorii /letture emerga ulJ.~~~1.Q-
rizzazione sincera dell'esperienza umana in tutti i suoi aspetti,dalla~r'agIo~ne'-alle"passroni:"un-"ap'prezz~ameiito'di· · q u e l · · · · b o · n u mdella citra terrena, di cui ci parlava proprio il procuratore
Calogero. Quello di Agostino, credo di poter dire? e un cri-
stianesimo che per affermare il primato della grazia non ha
nessun bisogno di negare 0misconoscere alcun aspetto dell'u-
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA Dr SANT'AGOSTINO Agostino testimone della Tradizione
mano. In questa senso, la lettura delle opere agostiniane effet-
tuata in questi convegni non si pone affatto in spirito antago-
nista 0 dialettico rispetto alla cultura laica, ma valorizza inve-ce la grande tradizione dell'umanesimo cristiano integrale, percitare l'espressione di Maritain.
L'interesseche ha mosso tante persone a partecipare ai con-
vegni, l'attenzi()necresce11t~..delleJestate giornalistkhe,Ja.p!,.e-
sen~a...C::Qsla.nledLpersonalita impegnate nella vita ciyile . .sociaii, il ricongscil1lento dismdigsiitaliani mi sembranotutje
conf~ime.dl~I'~pp~~.~~i;~~dt:~-~gi~st9_~djndoy.inatQ.._ .
Me ne rallegro con.gli amici che hanno organizzato questi
incontrije sono Iieto di constatare quanta numerose siano le
associazioni, le lisfe·studentescheanche di. diverso orienta-mento, icollegiuniversitarie le istituzioni che collaborano alia
riuscita.dei' convegni. Per parte.mia non ho che da ribadire
I'assicurazioneche nonmanchera l'incoraggiamento, il soste-
e-perquantomisara.possibile, tenutocontoanche degli
.•..••lffi!Jeg;nrao::actenncl".anche.lamia costantepresenza aquesto: . .. .. .. e ' .. ..puntamento; qj]:eexuvenrato ormar una.tracnztone familiare
dalla semplicita della tradizione cristiana. Eppure Agostino,
diventato per grazia cristiano, ha voluto semplicemente esserecristiano, Vorrei, per iniziare, leggere una pagina che puo esse-
re sorprendente. E tratta da La patria e la via , di GoulvenMadec un libro che ha come sottotitolo C ri st o n el la v ita e n et
.pens ie : o d i san t'Agos ti no . Madec cita ~n aut?re t~desco che, a
conclusione di un suo scritto sul pensiero di sant Agost1110su
Cristo, dice: «Agostino non era uno spiri to teologicamentecreative». Madec comment a questa affermazione sorprenden-
te che nell' autore citato intendeva essere critica, cost: «Infat-
t i; salvo errore, non gli venne mai in mente di fare opere origi-
nali». E bellissima questa osservazione. «Egli professava il
Credo della Chiesa cattolica: tutta la sua attivita mirava a com-
prenderlo [il Credo che la Chiesa gli donav~~ ~ ~ f~rlo com-
prendere ai Fedelie a difenderlo controtutti 1
tIPI di contraf-fazione sicuramente non a costruire un sistema personale
[ . .. J . Agostino non ha voluto innovare; questo [innovarej.e
proprio dell' eresias '. Ha voluto sempliceme~te comp~endere,
proporre e difendere qualcosa che pe: graz.la aveva f1cev~to,.possiamo dire, fin da piccolo. Scriveinfattinelle Confessions
che era stato segnato da fanciullo con il segno della croce dalla
madre Monica", In una lezione dell' anno scorso si diceva, par-
tendo da un' osservazione di Madec, che «la conversione di
Agostino si svolge interamente all'inte;n~ del c:istian~simo»3.Madec continua affermando che «nell ammo di Agostino non
c'e altro che il cristianesimo, un'i llustrazione e difesa della
verita cristiana». E conclude: «e bisognera passare attraverso
questa banalizzazione [e bella_labanalit~ del voler ess~re.s~m-plicemente Fedele] per essere 111 grado di apprezzare 1origma-
lita di Agostino>". L'esperienza cristiana di Agostino e COS1 ori-
ermepersonalrnente.
auguro>unibuonascolto.
don Giacomo Tantardini
Un grazie dicuore al magnifico.rettoreper le parole e per
l'ospitalita.che-ancora-una "pIta ci concede e.perche credo sia
una cosa bellae grande, segnodi una.laicita buona, poter par-
lare di un.autore, ..cosi.tipicamente cristiano come Agostino in
un Iuogo.come l'aula magna di questa Universita. E un segno
dellalibertadicui l'Universita.diPadova eesempio da secoli.
Oggi,continuandoil metcdousato negli incontri degli anni
precedenti, vorrei leggere dei brani di Agostino a commento
del titolodegli incontri di quest'anno: «Agostino testimonedella Tradizione». C'e un modo di parlare di Agostinoche, per
esaltarne la grandezza, per evidenziarne l'originalita, .loastrae
1G. Madec, L a p a tr ia e f a v i a . C r is to n e ll a v it a e n e l p e n si er o d i s an t' Ag os ti no ,
Borla, Rorna 1993, p. 253.2 Cfr, Con/essiones I, 11, 17. . . ,3 Cfr, G. Madec, L a p at ri a e f a v ia . C ri st o n el la v it a e n el penstero di san t 'Ago-
stino, op. c it ., p . 24.4 Ibidem, p. 253.
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA Dr SANT'AGOSTINO Agostino testimone della Tradizione
ginale, cosi.personale, proprio perch€:non ha inteso essere ori-
ginale. Ha desideratosemplicemente custodire e comunicare
quello che aveva ricevuto. «Questa e la mi;fede», e la fr;~e del
De Trinitate che abbiamo messo nel titolo di questi convegni,«solo in quanto e la fede cattolica»>,
1 . D e T rin ita te X V, 28, 51
nos iuberes, Domine Deus, in eius nomine qui non est Dominus
Deus. / Neppure anresti comondato, Signore Dio; che noi
fossimo battesxati nei nome di uno clie non e il Signore
Dio, / Neque diceretur voce divina: Audi, Israel; Dominus Deustuus, Deus unus est; / E non direbbe Lavoee di Dio: "Ascol-
ta, Israele, il Signore Dio tuo e un Dio unico" / nisi Trini-
tas ita esses, ut unus Dominus Deus esses. / se tu. non [ossi. Tri-
nita in modo tale da essere un unico Signore Dio, / Et si
tu Deus Pater ipse esses, et Filius verbum tuum lesus Christus ipse
esses, et donum vestrum Spiritus Sanctus [e bello anche questa
«dono vostro» detto dello Spirito Santo] non legeremus in Lit-
teris veritatis: / E se tu Dio Padre fossi sia if Figlio Vel'bo
tuo Gesu Cristo sia il »ostro don~ 1 0 Spirito Santo [se la
Trinita non FosseDio in tre persone uguali e distinte, senonFossedistinto ilPadre dalFiglioe il Padre e ilFiglio daLdonoche e 10 Spirito Santo] non leggeremmo nelle lettere della
»eriuu / Misit Deus Filium suum; / "Dio ha matuiatoii.euo
Figlio"; / nee tu, 0 Unigenite, diceres de Spiritu Sancto: Quem
mittet Pater in nomine meo; et: Quem ego miuam vobis a Patre. /
ne tu, 0Unigenito, diresti deilo Spirito Santo: "Colui ehe
if Padre manda nel mio nome", oppurei "Colui che io
matulero dal Padre"».
Mi sorprende soprattutto il fatto che questa confessio
una preghiera e che ali'inizio Agostino dica\«Credo cosi perc'. ch€:l'hai detto tu», perch€: nelle Sacre Scritture si dice cosi,
una confessione di fede di semplicita assoluta. Sele tre
ne non fossero realmente distinte, non si potrebbe dire che
Padre manda il Figlio 0 che ilPadre e ilFiglio donano 10rito. E se Ie tre persone non fossero un unico Dio, non sipotrebbe dire «Adora, Israele, l 'unico tuo Dio».Poi c' e la frase che chiarisce il ti tolo degli incontri di que-
st'anno: Agostino testimone della Tradizione. Testimone di cia
che e traditum / tramandato. «Ad hanc regulam fidei .. .». II
punto di partenza e ilCredo, la regola della fede, quel Simbo-
lo che Agostino aveva ricevuto, imparato a-memoria, e recita-
to per ricevere ilbattesimo: la traditio e redditio Symbofi. La
. .
II primo brano che vorrei leggere e la conclusione del De
Trinitate. II De Trinitate e l 'opera teologicamente pili com-
piuta di sant'Agostino, che tratta del mistero della Trinita. La
conclusione dell' opera e una preghiera. Anche questo emoltobello. Se la fede cristiana Fosse innanzitutto una "verita su",
una verita su Dio, una vedra su Cristo, se Fosse innanzitutto
dei "contenuti di verita" non sarebbe essenzialmente pre-
ghiera. Essendo invece un incontro gratuito con la realta di
Dio in Gesu Cristo, la fede cristiana e essenzialmente pre-
ghiera, riconoscimento e domanda. II bambino quando siaccorge della presenza della mamma e dice «mamma»,
domanda lamamma. Non si dimostra una presenza, la si rico-
nosce domandandola. Un'attrattiva presente, l'attrattiua
Gesit, non si dimostra, rna la si riconosce grato domandando-
laoIniziamo la lettura.«Ilomine Deus noster, credimus in te Patrem, et Filium, et Spi-
ritum Sanctum. / 0Signore Dio nostro, noi crediamo in te;
Padre, Figlio e Spirito Santo». Ma perch€: crediamo in te
Padre, Figlio e Spirito Santo? Perch€: l'hai detto tu.
«Neque enim diceret Veritas: /lnfatti tn eke sei la Verita
non aoresti; t letto / Ite, baptizate omnes gentes in nomine Patris
et Filii et Spiritus Sancti, / "Andate e battezxate tutte le genti
nei nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ", /
nisi Triniuis esses / se tu. non [ossi Trinita [se tu, che sei la
Verita, non fossi Trinita non avresti detto cosi]. / Nee baptizari
5 Agostino, De T r in i ta t e I, 4, 7.
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINO
Agostino testimone della Tradizione
regola della fede precede. Non si tratta di inventare niente. Euna cosa che viene data «l a fede trasmessa / tradita ai santi una
volta per tut te» (Cd 3), come dice una delle pili brevi lettere
del Nuovo Testamento, la lettera di Giuda",
< ~d h an c re gu la m fid ei d ir ig en s in te ntio ne m m ea m, q ua ntu m
potui, q ua ntu m m e p osse fe cisti / Indiriszanda la m ia atten-
sione a questa regola della [ede, per quonto Ito potuto, 0
meglio [e bella questa precisazione] per quonto tu mi hai
reso possibile fare, / q ua es iv i te / Ito e ercato te ». Ho cercato
te : infatti la regola della fede e aperta sulla presenza. «Actus
fid ei n on te rm in atu r a d e nu ntia bile , se d a d re m» dice san Tom-
maso d'Aquino", L'atto della fede non termina ai contenuti di
veri ta , rna attinge al la realta che la regola della fede custodisce
ed indica. «Q uae sivi te / ho cercato te», ho cercato la tua pre-
senza. Non e la "verita su", e la presenza indicata dal conte-
nuto di v~rita ~l~e corrispo?de al euore; :\
« e t d e si de ra oi i nt el le c ui o id e re q uo d c re d id i 7 e Ito desidernu»
di »edere con Tintelleuo quello cite ho creduto».
Qui apro una piccola parentesi. Nelia vulgata - chiamiamola
COS! - agostiniana, si dice che Agostino parla di un « in te ll ig e u t
cred~s» e di un «c red e u t i n te l li ga s ». A dire ilvero Agostino parla
contmuamente del «c red e u t i nt e ll ig a s» : «riconosci / crede, per
comprendere / ut in te l l igas» . In un discorso" Agostino aggiun-
ge che «c red e u t i nt e ll ig a s» non e contraddittorio con «intellige
u t c r eda s» e dice ai suoi fedeli: « In te llig e u t c re da s v e rb um m e um )
/ Comprendi per credere alia parola che ti sto dicendo, / crede
ut inte lligas V erbum D ei / credi per comprendere il Verbo di
Dio». Voglio dire che per Agostino, e in questo edi un'attualita
sorprendente, la_fede non e il termine di una dimostrazione'~~''''''''''ij~o\.. ~onale. La fede---e-····-roto-riaamente-·ra··ionevole···iii····-uanto""
_.~Sl~e~ap r e s e n z a - c 1 1 e - r a 1 e d e r T c o n o s c e - c o r ~ l s ; ; o n ' a e '~ r c u ~ e ~ ~ t ;a ' "f e a e · T p r o f o n c r a m e n t e r a g l o n e v o I ~ · ' p ~ p ; i ~ · · ~ ~ ; ~ h · € · n ; s c e " c o ~ e
attrattiva di una presenza". 1:i ni ti um f id e i e grazia, frutto di
at trat tiva '" . Questa presenza che attrae i lcuore corrisponde pie-
namente al euore. Attratto da questa presenza, allora uno sem-
pre pili riconosce chi sia questa presenza che 1 0 attrae, sempre
pili cresce nell' intelligenza di questa presenza. Cr ed e u t i nt el li -
gas. Per Agostino e evidente che la fede non e i l r isul tato di una
d imo s tr az io n e r az io n al e, La fede ~al1aavvi.el1e·p~;r;;;t;;ttT:~··
vi-crrunlncontroZb;:'~essendq gratuito, puo accadere a chi 1 0
cerca e a chi non 1 0 cerca. I vangeli sono pieni di testimonianze
sul fatto che la fede QU O nascere in chi non la cerca: in chi, pen-
sate a Zaccheo, e de~o~d7tinarurl~La fedenasce__ '-. ",~ r_".'' ' ''_=_·.' .' ' r~'"~' ' ' '' ' ·_"' ' ' '' ' '' ' '' ' '' ' ''_,1;",.._..._ ..............",",~""__=",_ ..,,,,_,,,,_~_~""",.,..=,,_-<,.,,"'~'"
per l' attrattiva di grazia, non in quanto terrnine di una dimo-
strazione. In questo, ripeto, Agostino e profondamente attuale.
In un mondo in cui il cristianesimo per i giovani, e non solo per
igiovani, e un passato che non li riguarda, nessuna dimostra-
z io ne p uo di per se des tare un interesse per il crist ianesimo, Solo
un' attrattiva puo des tare l'interesse, Dice Reinhold Niebuhr
con una delle frasi psicologicamente pili suggest ive: «Non c'erisposta pili incomprensibile che la risposta a una domanda che
non si pone». La risposta a una domanda che non S 1 pone per
l'uomo e incomprensibile. Solo quando risponde a un interesse,
la risposta.si puo comprendere. Se uno parla, per esempio ai
suoi figli, del cristianesimo, rna non e scattato in loro un inte-
resse per i l cr is tianesimo, tut te quelle parole non dicono nulla".
9 Cfr. Agostino, De praedestinatione sanctorum 2, 5 : «Quoc irca , si cu t nemo
sibi suf fi cit ad inc ip iendum vel per fi ci endum quodcumque opus bonum, quod
iam ist i f ra tres , si cu t ves tra s cr ip ta indicant, verum esse consentiunt, unde in
omni opere bono e t inc ip iendo e t per fi ci endo suff ic ient ia nos tra ex Deo est : i tanemo sibi suffici t vel ad incipiendam vel ad perficiendam fidem, sed sufficientianos tra ex Deo est : quoniam f ides s inon cogit etur , nul la est ; e t non sumus idoneicogitare aliquid quasi ex nobismetipsis , sed sufficientia nostra ex Deo est».
10 Cfr. ibidem 3,7.
11 Cfr. 1.Giussani, Un auuenimento d i v ita c ioe una s tor ia , Edit-I l Sabato,
Roma 1993, p . 352: «In qua lche modo l 'i ni zio del l'a tt eggiamento cultural e dei
cristiani e del inea to dal la esort az ione di san Piet ro a "rendere ragione del la spe·ranza che e in voi" UPt 3, 15) . Questo suppone una inte rrogaz ione che par te dalmondo e raggiunge ilcristiano. Per "rendere ragione" e necessario prima di tut-to che la speranza s ia cos i evidente da colpi re gli osserva tori , cos ti tu ire per ess i
un incontro e costringerl i a domandare».
~Cfr. Concili? ecu.menico Vaticano II, costituzione dogmatica Dei Verbum 8.Tomn:aso d Aqul110,Summa theologiae II-II q.l a. 2 ad 2.
8 Agostino, Serino 43. !/
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eONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINO Agostino testimone della Tradizione
Andiamo avanti con la lettura:
«et multum disputavi, et laboravi. [E nel desiderio divedere con
l'intelligenza quello che ho incontrato (perche la fede cristiana el'avvenimento di unincontro)] / ho molto ricercato e faticato,
/ Domine Deus meus, una spesmea, exaudi me, neJatigatus nolim.te
quaerere, / 0Signore Dio mio; unica mia speransa; ascolta-
mi, non fare eke, stanco, non voglia pili ricercarti, / sed
quaeram faciem tuam semper ardenter / rna che io ricerchi if tuo
»olto sempre con ardore». Vedete com'e personale questocer-
care «i l tuo volto / fa ci em t uam». Questo ardenter si puo tradur-
re «con desiderio rinnovato», 0 anche con la parola che Agosti-
no usa nel capitolo precedente: «Che io ricerchi iltuo volto con
stupore rinnovato». Agostino parla infatti di «mirificata scientia
/ I'intelligenza che nasce dallo stupore»:", L'intelligenza di una
presenza non puo che nascere da un' attrattiva che stupisce.
«Tu da quaerendi vires, qui inveniri. teJecisti , / Dona tti fa
forsa di cercarti, tu che prima ti sei fauo trooare», Non si
puo desiderare, non sipuo cercare qualcosa che non abbia ini-
ziato a interessare 1avita. Non sipuo cercare qualcosa che non
abbia toccato i1 euore, anche solo per un istante. Si ricercaqualcosa che anche solo per un istante ha toccata il euore.
Anche per questo i1cristiano non condanna nessuno, neppure
quelli che non cercano. Perche per cercare bisogna essere,
almeno all'orizzonte ultimo, destati da un' attrattiva. Perche e
vero che il euore e creato come domanda, rna per il peccato
originale l 'uomo e «lontano dal euore / f ug it ivu s co rd isw '" ,
«e t magis magisque inveniendi tespem dedisti / e mi haidato
speranza di trooarti sempre pili».
Termino 1alettura di questo primo brano, leggendo le ulti-
me righe. Madec ne1 brano citato all'inizio valorizza proprio
queste righe per suggerire la ragione per cui ad Agostino nonvennemaiinmentediessereorigina1e 14.Com.e attuale e intel-
ligente questa prospettiva. E l'attrattiva di una presenza che
puo destare l'interesse dell'uomo di sempre e soprattutto del-
l 'uomo di oggi. Non iltentative di rendere interessante ilcri-
stianesimo cambiando le parole. II cambiamento delle parole
lascia asso1utamente indifferente l'uomo per i1qua1e il cristia-
nesimo e un passato che non 10riguarda.«Cum ergopervenerimus ad te, cessabunt multa ista quae dici-
mus, et non pervenimus; / .Quando dunque ooremo raggiunto
te [in Paradiso] ollora le molte parole eke ora diciamo
senaa raggiungerti cesseranno; / et manebis unus omnia in
omnibus: / e rimarrai tu. solo, tutto in tutti / et sine fine dice-
mus unum laudantes te in unum, / e senxa fine diremo una
sola cosa lodando te in un unico stupore / et in te facti
etiam nos unum. / e faui in te anche noi una sola cosa. /
Domine Deus une, Deus Trinitas, / 0Signore unico Dio; 0Dio
Trinitii, / quaecumque dixi in his libris de tuo, agnoscant et tui /
tutto quello che in questi Iibri ItO detto proveniente da te
anche i tuoi 1 0 riconoscano», Non perche l'ho detto io, rna
perche quello che ho detto e «da te / de tuo», ~iene da t.e.Dal-
l'esperienza dellagrazia della fede che tu desti. Dal.de~l?er~re
di vedere con l'intelligenza 1arealta che la regula fidei, 1 1 S z m -
bolo indica;«si qua de meo, et tu ignosce, et tui. Amen / se ho detto qual-
cosa di mio; tu perdona e anche i tuoi [edeli mi perdoni-
no. Amen». Come e commovente questa banalita, per usare la
12 Agostino, De Trinitate xv , 27, 50.13 Agostino, Enarratio in psalmum 57, 1: «Sed quia homines appetentes ea
quae for is sunt, etiam a seipsis exsules facti sunt, data est etiam conscripta lex;110nqu ia in cord ibus scripta non erat, sed quia tu fugi tivus eras cordis tui, ab i llo qu iubique est comprehenderis, et ad teipsum intro revocar is. Propterea scr ipta lexquid clamat cis qui deseruerunt legem scriptam in cordibus suis? Redite, praeva-ricatoris ad cor». Cfr. Agostino, De Trinitate IV, 18, 24:.«Quia igitur ad aeternacapessenda idonei non eramus, sordesque peccatorum nos praegravabant tempo-
ralium rerum amore contractae, et de propagine mortalitatis tamquam naturaliterinolitae, purgandi eramus. Purgari autem ut contemperaremur aeternis non.nisiper temporalia possemus qualibus iam contemperati tenebamur. Sanitas enim amorbo plurimum distat , sed media curatio nisi morbo congruat non perducit ad
sanitatem. Inutilia temporalia decipiunt aegrotos;util i.a teI?P?ralia suscipiuntsanandos et traiciunt ad aeterna sanatos. Mens autem rationalis sicut purgata con-
templat idnem debet rebus aetern is, si .cpurganda temr :oral ibus f ide?1». . ,14 Cfr, G. Madec, La patria e la vza. Cristo nella vzta e nel penszero di sant'A.
gostino, op. cit., p. 253.
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINO Agostino testimone della Tradizione
parola di Madec. Agostino non voleva inventare nessuna teo-logia. Voleva semplicemente comunicare quello che aveva
ricevuto, voleva comprendere quell'incontro di grazia che 10
aveva COS1tupito e COS1i nuovo 10stupiva.
Madec, Agostino parlava «con una .sem~licita e facilita SC011-certantis-'". Ebbene, che in Gesu Cristo sia tutta la nostra spe-
ranza, che lui, lui stesso, sia la nostra consistenza, la vostra
carita 10conosce bene.«Estis enim in eius grege qui intendit et pascit Israel. / Voi
infaUi siete del gregge: di Colui che I!0rge ascolto.e pasc~
Israele, / Sed quoniam sunt pastores, qm pastorum nonun.a audi-
revolunt, pastorum autem officium implere nolunt, / Ma swco~e
ci sono dei pastori [dei vescovi] eke vogliono .essere dna~
mati pasiori ma che non »ogiiono c.ompi~re II dovere.· ~~l
pas tori, / quid ad eos per Prophetam dicat, ~~cutlectum a~dLVL-
mus, recenseamus. / vediamo quello che if profet.a dice a
loro come abbiamo ascoiuuo nellalettura~ / Audue voscum
intel;tione, / Voi, ascoltate con attensione / audiamus nos cum
tremore / noi (pastori) inoece ascoltiamo con t~e,!",on~.} Etfactum est verbum Domini ad me, dicens: Fili hOmLnLS,propheta
super pastores Israel et die ad pastores Israel. / Questa p~rola del
Signore [ 1 1 , rieolta a me: "Figlio dell'uomo, J?rofehzza eon-
tro ipastori di Israele e di' loro". / Hanc lecuonem. modo, cum
legeretur, audivimus. / Abbiamo appena ascoltato ~uesta_ le~-
iura ora che e stata letta: / Hinc cum vestra sanctuate aliquid
loqui decrevimus. / E partetulo ~a fi ~bbiamo deciso di par-
lore un. po' alla »ostra santita [prima ha detto «alIa v.o~tra
carita» adesso rivolgendosi ai fedeli·dice «alla vostra santita»].
/ Adiu;abit ipse utvera dicamus, si non nostra dicam~ / Ci ~iu-
terii il Signore stesso a dire cose cere, .se non dlremo. men-
te di nostro». Vero vuoI dire qualcosa di reale, che corrispon-
de aIle esigenze e aIleevidenze del euore dell'uomo;«s i non nostra dicamus / se non diremo niente di nostro». S~
didamo qualcosa di nostro, che viene da r:oi, ci~ non com-
sponde al euore. Se diciamo quello che abblan:~ ncevuto, cheviene da Lui, queUo corrisponde al cuore. Se dlClam? una cosache inventiamonoi, non stupisce nessuno, n011corrisponde al
2. Sermo 4 6, 1 -2
Passiamo al secondo brano. E un commento al discorso
del profeta Ezechiele ai pastori d'Israele - 0 meglio contro i
cattivi pastori -.chenoi sacerdoti leggiamo ogni anna nel bre-viario!".
«Spes tota nostra quia in Christo est , et quia omnis vera etsalu-
bris gloria nostra ipse est, non nunc primurn didicit Casitas
vestra». Agostino per indicare la sua comunita cristiana, la
Chiesa, usa iltermine carita: caritas vestra, E usa iltermine san-tita: sanctitas vestra. La Chiesa e carita e Ia Chiesa e santita,perche, per riprendere l'espressione del Credo di Paolo VI,
«non possiede altra vita se non quella della grazia-".«Spes tota nostra quia in Christo est , et quia omnis vera et salu-
bris gloria nostra ipse est, non nunc prim urn didicit Caritas vestra
/ Che ogni nostra speransa e in Cristo, e che tutta La
nostra consistensa [perche possiamo tradurre gloria con
consistenza] reale e piena di saloesza sia Lui stesso non da
adesso 10 ho imporato La vostra carito», Che Cesu Cristo
sia la speranza del cristiano, e che la consistenza del cristiano
sia tutta in Lui, per voi fedeli e una cosa familiare, evidente.Parlava a una piccola comunit a di fedeli, di persone quasi tutteanalfabete. E per riprendere un accenno molto bello di
15 Cfr, Settimane XXIV-XXV del Tempo ordinario.16 Cfr, Paolo VI, C r ed o d el p op ol o d i D i o, 30 giugno 1968: «Essa [ la Chiesa] e
dunque santa, pur comprendendo nel suo seno dei peccatori , g iacche essa nonposs iede alt ra vi ta se non quel la del la grazia : appun tov ivendo della sua vi ta , i
suoi membri si santificano, come, sottraendosi alla sua vita, cadono nei peccati enei disordini, che impediscono l 'irradiazione della sua santita. Percio la Chiesa
soffre e fa peni tenza per tal i peccati , da cui pera lt ro ha ilpotere d i guari re i suoifigli con ilSangue di Cr isto e ildono dello Spirito Santo».
17 G. Madec, L a p at ri a e l a v i a. C ri st o n el la v it a e n et p en si er o d i s an t' Ag os ti -
n o, o p. c it ., p. 114.
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINO Agostino testimone della Tradizione
euore di nessuno. Se invece diciamo qualcosa che ci dona il
Signore, non solo in quanto contenuti della regula fidei ma
anche in quanto esperienza di grazia in atto (1 'esperienza cri-
stiana e la cosa pili oggettiva di questo mondor'", allora questacosa corrisponde al euore e 10sorprende.
«Nam si nostra dixerimus, pastores erimus pascentes nos, non
aves; / Infatti se diremo quolcosa di nostro; saremo pasto-
ri eke pascono se stessi, non if gregge; / si autem ill ius sunt
quae dicimus, per quemlibet ipse vas pascit. / se invece sono sue
le cose che diciamo; e lui che vi pasce auraoerso chiun-
que. / Haec dicit Dominus Deus: 0pastores Israel, qui pascunt se
solos! Numquid non avespascunt pastores? / Queste cose dice
if Signore Diot "0pastori d'Israele eke pascete »oi stes-
sil Forse compito dei pastori non e pascere il gregge?"».
E termina questo brano dicendo che se uno dice cose sue
vale per lui I'espressione di Paolo nella Lettera ai Filippesi:«Tutti cercano ipropri interessi, non quelli di Gesu Cristo»(Fi12, 21).
Nel brano che leggiamo Agostino parla dei suoi maestri. Il
primo e Cipriano, ilvescovo martire di Cartagine vissuto duesecoli prima di lui (200-258). Anche questo e molto bello. SuInumero di febbraio di 30Giorni ci sara una relazione dell'arci-
vescovo di Algeri monsignor Henri Teissier sulle radici africane
della teologia agostiniana. Perche Agostino e africano e anchenel guidare la Chiesa di Ippona valorizza la tradizione della
Chiesa africana che.lo ha preceduto. II secondo maestro di Ago-
stino e Ambrogio.II brano che 1eggiamo e tratto dal Contra Iulianum opus
imperfectum, l 'opera non finita da Agostino. Infatti Agostino
mod durante l'assedio dei Vandali alla citra di Ippona nel430
proprio mentre stava scrivendo quest'opera contro Giuliano
d'Eclano, colui che in qualche modo ha sistematizzato l'eresia-
pelagiana e che eravescovo di una piccola citra della Campa-
nia vicino a Benevento. La polemica di Agostino, pili che.neiconfronti di Pelagio, e nei confronti di Giuliano d'Eclano.
«Praeceptores etiam meos negare non debeo, qui me ad. hoc
. intellegendum suo lit terario labore iuverunt. / E non deoo rin-
negare i miei maestri, che mi hanno aiutato con i 101'0
scritti a compretulere questo [quello che ho ricevuto, ildepo-situm fidei che mi e stato trasmesso]. / Meus praeceptor est
Cyprianus / Mio maestro e Cipriano». Agostino cita una frase
di Cipriano sul peccato originale. Anche di recente sono usci-
ti saggi in cui si afferma che 1adottrina del peccato originale
sarebbe stata un'invenzione di Agostino. Anzi, si dice che
l'abbia costruita prendendo suggerimenti e contenuti da posi-zioni manichee 0 da altre sette di tipo gnostico come gli encra-
tid. Agostino invece .insiste nel presentare la dottrina del pee-
cato originale come un dato della Tradizione, testimoniata siadalle Chiese d'Occidente sia dalle Chiese d'Oriente. Per dimo-
strare che e un dato della Tradizione, innanzitutto cita ilvesco-vo Cipriano. L'aspetto di dottrina che qui e in gioco e il batte-simo dei bambini. Anche ipelagiani affermavano che i bambi-
ni dovevano essere battezzati. D'altra parte era difficile andarecontro questa pratica che risaliva agli Apostoli. Essi dicevano
3. Contra Iulianum opus imper/ectum 6,21
I primi due brani sono come una grande premessa. II terzo
brano che ora leggeremo e una testimonianza in atto di Agosti-no testimone della Tradizione. Agostino nella difesa della dot-
trina della fede contro I'eresia pelagiana evidenzia contenuti di
fede che gli sono stati trasmessi dai suoi maestri nella fede e chela Chiesa riconoscera come propri della Tradizione apostolica".
18 Cfr. 1.Giussani, II cammino a l u er o e un'esperienza, Sei, Torino 1995, inparticolare L l incont ro come espe ri en za , pp. 97-98.
19 Cfr. L a g lo ri a d i C ri st o o vv er o l a S u a v it to ri a n el t em p o. I d og mi su ll a g ra zi a,Sei-30Giorni, Roma 1997: I c an on i d el C o nc il io d i C ar ta gi ne d el 418, pp. 21-33;Indiculus, i l p i c co lo c a te c hi sm o r oman o, pp. 35-53; La d ic h ia r az io n e d e l C o n ci li od i O ra ng e d el 529, pp. 55-77; I I d e cr e to s u l p e c c at o o r ig in a le a p pr o ua to d a l Co nc i-lio d i T re nt o il1 7 g iu gn o 1546, pp. 79-89; I I d ec re t a su ll a g i us t i/ i ca z ione approu a -t o d al C on ci li o d i T re nt o u i: gennaio 1547, pp. 91-137.
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pero che i bambini sono S l battezzati, rna nel battesimo sono
r ig e ne ra ti q u al i f ig l i d i Dio rna non salvati dal peccato. Agosti-
no insiste invece sul fatto che anche i bambini sono liberati,
salvati dal peccato. Anche per loro Gesu e il salvatore. Scusa-te una piccola parentesi. Anche oggi, quando si partecipa al
battesimo dei bambini, nelle parole di molti sacerdoti si ascol-
ta pili un inno generico alIa vita che non il fatto che quei bam-
bini sono innanzitutto salvati dal peccato. Si nasce feriti dal
peccato. Questo e dogma di fede. Questa e stata la grandezza
pili commovente di Paolo VI, quando nel Credo del popolo di
Dio ha proposto fedelmente questa dottrina di fede20. Aver
proposto fedelmente ildogma del peccato originale, insieme al
dogma della presenza reale nell'Eucarestia, rappresenta la
testimonianza pili commovente che Paolo VI ha dato a tutta la
Chiesa in quel Credo. Agostino quindi afferma di non essersi
inventato nulla. Gia due secoli prima Cipriano dieeva:
«Infantem secundum Adam carnaliter natum contagium mortis
antiquae prima nativitate traxisse / II bambino, nato carnal-
mente da Adamo, dalla prima nascita [quells naturale, la
seconda e il battesimo] ha contratto il contagio dell'antica
morte / et hoc ipso ad remissionem peccatorum accipiendam faci-
l ius accedere quod ei remittuntur non propria sed aliena peccata /
e proprio per questo e pin facile per il bambino arrioare
a riceoere la remissione dei peecati poiche gli »engono
rimessi non peccati propri, ma peccati commessi da altri»,
Quindi anche ilBattesimo dei bambini e «in remission em pee-
catorum / per la remissione dei peccati».
«Confiteor unum baptisma in remtsstonem peccatorum».
Scusate questa piccola parentesi. L'ultima volta che sono anda- ,
to in Terra Santa, recitando il Credo nella Basil ica di Betlem-
me, inginocchiato dove c'e la stella d'argento con la scritta«Hie de Maria virgine natus est Chrisms», n dove la Madonnaha partorito Gesu, l'espressione del Credo che pili mi hacol-
pito come se la recitassi per la prima volta e stata questa: «Con-
/iteor unum baptisma in remission em peccatorum». Mi e appar-so evidente come la stessa fedein Gesu Cristo venga snatura-
ta21 se non si riconosce che.di fatto nasciamo col peccatoori-
ginale. «In causa duorumbominum [Adamo e Cristo] [. .. ] pro-
prie fides christiana consistit / Nella questione di due uomini epropriamente la fede cristiana che e in gioCO»22.Cost sant'A-gostino. Non solo si snatura lit fede in Gesu Cristo, rna viene
meno l 'intel ligenza della realta, l 'intel ligenza dell'umano, l' in-telligenza del mondo. Si diventa idealist! astratti per poter
essere cinici totali. . )
Cipriano dice che ai bambini pili fac;i1mente S 1 perdona il
peccato, perch€: quelIo che viene perdonato non e un peccatocommesso da loro stessi, rna un peccato commesso da Adamo.
A questo riguardo, l'intelligenza del dato della Tradizione ha
precisato in che senso va inteso che ilpeccato origin ale e un pee-cato non proprio, rna di un altro. Infatti ilpeccato originale enostro pur evidentemente non essendo stato commesso da noi",
<<.Meusstpraeceptor Ambrosius, cuius non solum libros legi, sed
verba etiam loquentis audivi, et per eum lavacrum regenerationis
accepiZ Mio maestro e Ambrogio, del quale non solo ho
letto i libri; ma aneke ho ascoluuo dal vivo le parole e da
cui ho riceouto il laoacro eke mi Iu : rigenerato», Per Ago-
stino non c' e cosa pili grande dell' essere stato battezzato. La
cosa pili grande che gli e capitata e accaduta in quell a notte tra
il24 e il25 aprile del 387 quando e stato bat tezzato da Ambro-
20 Cfr. Paolo VI, C re do d el p op ol o d i D io , 30 giugno 1968: «Noi c rediamo che
in Adamo tutt i hanno pecca to : ilche s igni fi ca che la colpa origina le da lui com-messa ha fat to cadere la natura umana , comune a tut ti g li uomini, i n uno stato in
cui essa por ta l e conseguenze di quel la colpa , e che non e pili 1 0 s ta to in cui s i t ro-vava all 'inizio nei nostri progenitori , costi tuit i nel la santi ta e nel la giust izia, e in cuil 'uomo non conosceva ne i1 male ne la mor te . E la natura umana cos i decaduta,
spogliata del la grazia che la rivestiva, ferita nel le sue proprie forze natural i e sot-
tomessa al dominio del la mor te , che viene t ra smessa a tu tt i g li uomini; ed e i n t alsenso che ciascun uomo nasce nelpeccato. Noi dunque profess iamo, col Concilio
di Trento, che ilpeccato originaleviene trasmesso conla natura umaria, "non per
imitazione, ma per propagazione", e che esso pertanto e "proprio a ciascuno"».
21 Cfr. Pio XII, Human i g e ne r is : «Altri snaturano ilconce tto di gra tu it a del -
l 'ordine sop ran naturale» (cfr. Denzinger 3891). <
22 Agostino, De g r at ia Ch ri st i e t d e p e cc a to o r ig in a li I I, 24, 28.23 Cfr. nota 19, Paolo VI , C re do d el p op ol o d i D io .
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gio a Milano. E commovente il rispetto e l'affetto che Agosti-no ha per Ambrogio.
«Longe sum quidem impar meritis eius; / Certo io sono motto
lontano dai suoi meriti; / sed confiteor etprofiteor me in haccausa nihil ab hoc mea praeceptoredi:fferre. / ma riconosco e
professo che in questa questione [doe per quanto riguarda
il peccato originale] in nulla differisco dal mio maestro. /
Cui absit ut audeas praeferre Pelagium praeceptorem tuum; / E
non sia mai [qui sirivolge a Giuliano d'Eclano] che tu ohbio:
a preferire ad Ambrogio il tuo maestro Pelagia, / quem
tamen ego contra te de Ambrosio teneo testem meum. / che tutta-
via io contro di te chiamo a testimone nei confronti di
Ambrogio. / Pelagius enim dixit , quod eiusfidem etpurissimum
in Scripturis sensum ne inimicus quidem ausus est reprehendere /
In/aui Pelagic [a proposito di Ambrogio] ha deuo che nes-sun nemieo ha osato contestare la sua fede ela sua purls-
sima interpretasdone della Scritturo» ..
Paulus (/pbsio-Zus-dicit».Qui Agostino interviene circa l'interpre-
tazione del versetto del settimo capitolo della Lettera ai Roma-
ni in cui Paolo dice: «Vedo nelle mie membra una legge che fa
guerra alIalegge della mia mente e che mi rende schiavo del pee-cato» (Rm 7, 23). Secondo ipelagiani (rnadi per se questa inter-
pretazione e condivisa anche da autori cattolici) Paolo qui parla
del non cristiano, parla diun giudeo qualunque, doe diuna per-
sona che non ha ancora incontrato I;avvenimento della grazia.
Contro i pelagiani Agostino afferma che secondo il beato
Ambrogio in questa frase «Paolo parla di se stesso». Agostino,seguendo Ambrogio, vuolecioe affermare che il.battesimo can-
-.~--. -~...,.""",-~~"---~..,.->,..I~-,,--,P~-
cella ilpeccato rna Iasciala fragilita". COS1che ognibattezzato, .
~g~~~n<25~~~~~§~.5Iei? e C < : ~ t i ~ 1 ~ _ S b 1 E . ~ ~ g ~ l s . h I ~ ~ ~ = 'la grazia (Ii non commetterne~ Questo e ilcontesto del brano
CheTeggra-mOOggre~COslhogirtradotto Ie prime parole.«Rursus in eadem opere alia loco idem doctor: / E nella stes-
sa opera [Agostino sta citando ilDeParadiso di Ambrogio] di
tuunio in un. altro passo 1 0 stesso maestro [Ambrogio] scri-
ve: / "Impugnatur - inquit - Paulus, et videt legem carnis suae
repugnantem legi mentis suae / Paolo e combauuto e »ede la
Legge della sua came che /a guerra alia Legge della sua
mente / et captivantem se in lege peccati / e che 10 retule
schiaoo della legge del peccato». E qui Agostino coglie il
punto centrale di tutta l'eresia pelagiana e di tutto il pelagia-
nesimo egemone purtroppo oggi:
4. Contra Iulianum 2 , 5, 1 3-1 4
Il quarto brano e ilpili polemico. Qui cito ancora una frase
di Madec. «Agostino polemista e inseparabile dall'Agostino
pastores-". Agostino, proprio perche e pastore, doe proprio
perche vuole custodire santamente e proporre fedelmente la
Tradizione, «come necessaria conseguenza e suo malgrados-"diventa polemico con chi amputa questa Tradizione. L'eresia
puo anche voler sottolineare un aspetto vero, senza tener pre-
senti pero tutti ifattori della fedecattolica. Questo brano che
leggo e ileucre della contestazione che Agostino muove a l pela-
gianesimo. «Verum nunc, quodpotius instat, eccenon secundum vos
quicumque /udaeus, sed secundum beatum Ambrosium de se ipso
26 Cfr. Agostino, Con tr a duas e p is to las p e la g ia nor um 3 , 3 , 5 : «Bapt ismus igi -tur abluit quidem peccata omnia, prorsus omnia facto rum, dictorum, cogitato-
rum, sive originalia sive addita sive quae ignoranter sive quae scienter admissasunt ; sed non aufert infi rmita tem, cui regeneratus resi st it , quando bonum ago-nem luctatur; consentit autem, quando sicut homo in aliquo delicto praeoccupa-tur, propter illud gaudens in actione gratiarum, propter hoc autem gemens inallegatione orat ionum, ib i d icens: Quid ret ribuam Domino pro omnibus quaeretribuit mihi? Hie dieens: Dimitte nobis debita nostra».
27 Cfr. ibidem 4 , 12 ,34: «L. .'] adiuvante Pas to re pastorum, qui ovem perdi -
tam et in parvu li s quaer it , qui oves sanetas et ius tas gra ti s f acit , qu i eas quamvissanctif icatas et iustificatas, ramen in ista fragili tate atque inf irmitate pro quoti-dianis peccatis, sine quibus hie non vivitur , etiam cum bene vivitur , quotidian amrernissionem et ut petant providenter instruit, et petentes clementer exaudit».
24 G. Madec, L a p at ri a e l a v i a. C ri st o n el la v it a e nelpensiero di sant'Agostl-n o, o p. c it ., p. 218.
25 Ibidem.
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CONVEGNr SULL'ATTUALITA Dr SANT'AGOSTINO Agostino.testirnone della Tradizione
«nee de eonseientia sua praesumit / e non presume del suo
prendere coscienza [ E tutto qui: non e ilprendere coscienza che
ci libera, ci salva] sed per Christi gratiam confidit se a mortis corpo-
re liberandum: / ma ~2l!~.l£:.l5!azw ,4iJ;..!i§!!!2?~~l ib!f f . .! !J! ! dal, ~".!orte». Guardate che le parole «mente»
e «corpo» devono essere Iette secondo la Bibbia, non secondo il
dualismo platonico. Nq~Q~.fos£ien~Jll'§!~ la _gt~ia , s i LCristo che cilibera dalla condizione storica dipeccato edi morte.
~rsuggerifelaSOrprendente-attuaHtrdlqUesta 'espressione-
« ne e d e e on sc ie ntia s ua praesumu, s ed p er C hr is ti g ra tia m c on fi-
d it s e l ib er an dum» voglio leggere una frase di Madec che mi
sembra definire la radice del pelagianesimo egemone oggi.
Come premessa dico che non e che Pel agio non parli della gra-zia. Padre Nello Cipriani, professore all'Augustinianum di
Roma, ha detto cose molto belle in particolare a 30Giorni suquesto punto-". Pelagio e un eretico cristiano, quindi non nega
la grazia. Pelagio parla della grazia. Ma della grazia ha una con-
cezione intellettuale, COS1che l'uomo se ne possa impossessare.
E Madec definisce COS1l'essenza dell' eresia pelagiana: «Per il
pelagianesimo la grazia e un dono che l'uomo ha a sua disposi-
zione come un bene che gli sarebbe comunque gia sempre
dato»29. L'uomo possiede la grazia come un bene comunque gia
sempre dato. A sua dispcsizione. Di cui prendere coscienza.
Continua Madec: «Originariamente, per Pelagio, l'uomo si
trova sempre g ia in una dinamica di graziax-". Fin dalla nascita.
Accennavo prima che idiscorsi che si ascoltano durante la cele-
brazione del battesimo dei bambini sembrano un inno alia vita
comunque gia in grazia e non il « eo n/ite or u nu m b ap tism a in
r em is si on em pee ea to r um» . Se l'uomo e sempre gia in una dina-
mica di grazia, sela grazia e un bene comunque sempre gia dato,
e non un avvenimento gratuito che sana e eleva u~ uomo origi-
nariamente ferito, allora tutt~1~,"Yi!.§1:,.fris_t:i~c:ons1ste~,n.1i:!!S?,",O
. di 1 he comungue uno zr a nos-elJ;2rendere COSClell~.1_g_ua CO.§gLL_ ,__~_- - , . - " , . " " , ~ . - - . ~ ; : ; : ; . J ; ; ; ' ~ d : *
~ _ ~ g ~ l " _ , 9 ~ t ~ ! E 9 ".4QP2"~y'~£,,PE~~_c?'_'£2~S:}~£'~~2,_n!:JI2. ,lS1E~~£~'_7~"' comnortarsidi c~n~~~a,~~;.Questa e 1essenza .~el pe ag:~nesl
mo-~ta"gr'~;i~';;;;;;e una condizione ~omunque g~adata: ~la pos-
seduta, di cui occorre prendere coscienza ~er P~l sceghet? Ta~-
t'e vero cheCipriani afferma che ilpela?l~neSlI!10 non e altro
che 1apedagogia filosofica appli~ata al cnst1a~eslmo. . .
Se invece la grazia e un avvemmento gratuito, allora la dina-
mica della vita cristiana e da un lato riconoscimento del dono
dato dal battesimo e daIl' altro domanda e sorpresa c~e. ~uel
d I' Agostino in un modo stupendamente def1111t1VO,ono v va., . h d .dice che se non si riconosce ciS>ch~~tes,gp.. .Q __~__.9n.illQ.§~
- ~ - ' - " ' - - ~ ' . - ' ~ " ' " " ' ; " ' - ; , ' 1 di '0 stonco dimancg_4U~.ge".~112.~_,§~.,!lQ.!L~1CQ!l2_§~e. . l ,_J 1 2 . @ : . m l § ~ , . ._ . " . ~ , " _ . :~ , ,_ _
9l!cl.£ion9,,§L~tpJ2)d~1~~Q£ranza31. Si an:puta la vita. La giovi-
~ezza della vita e data da un cuor~ che ~l sorp~~nde ~ ~ttend~.Altrimenti non c'e giovinezza. Altrimenti non c e storta . Altri-
31cs. Agostino, Contra duas epistolas pela$iqnorum 3,.3, 5:,«f~is~uis !git~rbaptismati derogat quod modo per illud perC1pUTIUS,orrumprt 1 em, quisqutsautem iam nunc eitribuit, quod quidern per ipsum, sed ramen postea perceptu-
ri s ~ f C f l : .Ch~pt:~~iev;;~nique, Dialogo de!la storia e dell/anima c~:lt~e, p e m :Milano 2002 pp ' 126-127: «Smontato 11congegno , messo fuori a~e inca
me, fori 'asse' s estate tutto cade. Tutto cio che sta al centro e questo.
Hr~~i~:~l~m~nto del):mporal~ nell'eterno ,e ~~ll'eterno nel tempo1ra:e. ~Noltoi~., '" ., niente Non c'e piu un mondo da sa vare. on C1
C0111VO~~1~~~~~~~~l~:r~l~on c'e pili alcun cristianesimo. R~st~ spostato anch.el~tl~l;ontato dalla sua stessa tecnica, da.tutto quello ~he costltU1~cela sua i~c~~, . Non c'e iu tentazione ne salvezza, ne prova, ne passagg ,
ca propn.a. , N P 'e ili ne redenzione ne incarnazione, e neanche crea-
~1~~0'~~nn~1",n,s",t,o"e~0~~ ~let .br ei ne Crist lani : Non ci sono pili le prN'omes~~,:~" ," . 1 romesse mantenute on c e p lumantenere le promesse, comp1ere e prom~sse, p ., d ; f ttl' l' com-
. " " ' t N I'c1sonoplUantece enzene a ,l cristianesimo non c e pru men e. 01 . N' " 1' . N "., l' della grazia on Cl sono pru e
Pp~~!~~s~~,~oJ~!~r~~~~i, ille~t~ ~~po~;~l~~~go ildtempoI, 'Iun~o Idastoria
e,II:~~:
'1' l' t . Le antece enze e prece enzecamminarsi e 1 raggmn~ere, lot. rne lir . d . p rofeti la Iunga linea delle pro-compagnare. La Iunga stupe, a snrpe meare .e1 .. ' 1 E 1 linea comune
fezie, stirpe temporale, stirpe di ul? podP?Io, s~lrJeG~l~ltpuai1~od~ santi di Ges~Ia linea plurale dei santi, Ia c omumta e:,sany,.l. '-su, r •. 'e degli altri sant i. Cade tut to. Non c 'e pru ne cnst ianesrmo ne mente».
28 Cfr. L.Cappelletti, Lo stupore della grazia non sipuo imporre, intervista conNello Cipriani, in Il potere e la grazia. Attualita di sant'Agostino, Omicron-30Giorni, Roma 1998, pp. 115-123.
29 G. Madec, La patria e la Via, Cristo nella vita e ne l p en s ie ro di sant'Agasti-no, op. cit" p. 234.
30 Ibidem,
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Agostino testimone della Tradizione
CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINO
menti c'e soltanto un impegno a prendere coscienza e un impe-
gno . a decidere conseguentemente. E }Qy:~~A~~ll~~S_
~~~~E_~~l.~Eh~.,~£E:_!~E.~._~':'~~~!lte esduso (1 ' eresia puovoler sot tol ineare delle cose vere, rn a I e asttaed~ contesto cat-
tNolico,cioe totalile), e ad.ll'in_~~£1l~."~~~.,~g!J?l~,2.~.2L!ln_in~_~ntr9":"on e negate pren ere cosctenza, anzi COS1 reso possibile.
Solo 10stupore conosce", Reso possibile nel la sorpresa di un
incontro, Anche la scelta non e negata. Luomo puo evidente-
mente dire di no a un' attrattiva amorosa. Ricordate ilgiovanericco. Ma il si, cioe illasciarsi a ttrarre, avviene in forza di quel-
l'attrattiva. Tant' e vero che uno dice di S1quasi senza accorger-
si'". E cosi la liberta si attua secondo la natura sua propria".
Questa e la dinamica che rispetta grazia e liberta. La dinamica
cristiana e tutta e sempre come l'inizio, che e un incontro che
attrae, l'attrattiua Gesu. Luomo puo dire di no all'attrattiva. Edi d - - ,,-.-.-...~.-- - "".~ -..~ _ .questa Ire i no e catt ivo. Quando dice di S1,questo S1~Erut-
to del la l iberta at tra tta , COS1che ildogma della fede valoriz-
zando un' es . r essione di A ' - ~ ; t i n ' o : " ' a £ f e r m a " c h ' e " ' ~ J 5 r o " ~ " ' ' ' u ' a n ' d o. . . . . . . . " P ~ " " _ " . . '. ' qPlem.i~tiJ1Q§1d.m~!lliIstg~_i!.E9_~E2J'1], 'iijcoronaTsuoIdonr»3(j~'Continuiamo con la lettura del test; ..~..----- ..-- . .·-'"- . .-
«Et tu quemquam opinaris scientem non posse peccare? / E. tu
pensi eke uno eke conosce [uno che prende coscienza] non
possa peeeare? / Paulus dicit: Non enim quod volafacio bonum;
sed.quod nolo malum, hoc ago; / Paolo dice: "Infatti io non
[accio il bene eke voglio ma [accio .it =': cite. non
voglio" / et tu arbitraris homini prodesse scwntwm / e tu. uuie-
ce pen;i eke all'uomo[per agire bene] sia di aiuto il pren-
dere coscienza / quae delicti augeat invidiam? / eke oumenta
soltanto l'invidia del male?», Com'e attuale questa constata-
z ione . 1 1 cOE~er,~l~}e&"Ii~; i l.~!~~!~~Wl:~~~!~~per usareil termine oggi dlmoda), ~~olt~)g~~.9.!l!_yer§g.guel:; ..
!L~~~~..2l9~i~~!p~pte ~n._y.~ntlQ.Jn ..gal~~~:Il~h~non vuol dire che l' etica non e buona. Sono buom 1 dieci
comandamenti . Uso l'espressione cristiana. I died. con:a~da-
menti sono buoni «si legitime utantur», se S0110 usatlleglttlma-
mente scrivesan Paolo nella prima Lettera a Timoteo (lTm 1,
8). Le~itime, commenta Tommaso d' .Aquino, v,:o~ di~e che non
vi e nei comandamenti la speranza di essere res! giusn, «non -:in eis spes iusti/ieationis»37. Se sono usati legittiman;:nt~, u~oh
riconosce come l'indicazione chiara della strada. Ll11dlCaZlOne
di una strada non e la possibilit:?t di camminare sulla strada .
Questa possibilita e data da un' at tra ttiv~, non d~l con~scere
l'indicazione giusta. Non ilprendere cos~lenza del fattor~ della
strada, ma u!!'~t!.rattiva am2,~_osaf~E1I!:!:.E~;" E . questa e tutta
la diversita tra il cristianesimo e la pedagogla meramen:e
umana. 1 1 pelagianesimo non e nient' altro che la pedagowa
meramente umana applicata al cristianesimo. La prospetnva
cristiana e realistica. La verita cattolica non esclude nessuna
scintilla di verita, E buona la legge, ma ilconoscere la legge nonda la forza di metterla in pratica. Occorre un' altra cosa.
33 Cfr. L. Giussani, Ilu om o e il s uo d es tin e. I n c am min o Marie tti 1820 1999Genova, in particolare «Solo 10 stupore conosce», pp. 151-154. '.
3: Cfr. L. ,Giussani, II c am min ? a l u ero e un'esperienza, Se i, Tor ino 1995, in
particolare E i nc o nt ro c ome e s pe r te n za , p. 98: «Tutto il dramma dell a libe rt a e inquesta "poverta di spiri to": ed e dramma tanto profondo da accadere solitarnen-te quasi senza che l'uomo se ne accorga». .
35 Agostino, De n a tu r a e t g ra ti a 65 , 78 : «Item quod ait a memorato dictum
esse presbytero [Hieronymo]: "Liberi arbitri i nos condidi t Deus nec ad virtutemnee ad vit ia nece .ss it at e t rahimur; a lioquin ubi neces si ta s, nee corona est ", qui snon agnoscat, quis non toto corde suscipiat , quis ali ter conditam humanam negetes se naturam? Sed in rec te fac iendo ideo nul lum est v inculum necess ita ti s quia
libertas est caritatis». Cfr. L.Giussani, E aut oc o sc ie n za d e l c o sm o Rizzoli Milano
2000, in particolare i l cap. V, La dinamica della liberta. ' ,
36 Concilio di Trento, Decreto de i u st i/ iea t ione , Denz inge r 1548: «[. ..] absit
t amen, u t chr ist ianus homo in se ipso vel conf idat vel g lorie tur e t non in .Domi -no [elr . lCor 1, 31; 2Cor 10, 17] , cuius tanta est e rga omnes homines bonit as u teorum velit esse merita [can. 32] quae sunt ipsius dona».
37 Tommaso d'Aquino, S u pe r p r im am Ep is to lam a d T im o th e um lectura, Lectio 3.
5 . S a nt ' Ambrogio, Commen to a l Sa lmo CXVII I, XV, 23 -25 .
L:ultimo brano non e di Agost ino ma di sant ' Ambrogio. E ilcommento del salmo 118, al versetto che dice:
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINO
«''Adiutor et susceptor meus es tu, et in verbum tuum spero". I
"Tu sei it mi o aiuto e sei ... [susceptor vuol dire mio sost egno ,
vuol dire ti p re nd i cu ra d i m e, m i p re nd i in b ra ccio , m i p or tiJ .
Tu sei il mio aiuto e il mio sostegno; e spero nella tuaParola", I Adiutor per legem I Tu sei aiuto con la Zegge [Tu
mi indichi la strada] I susceptor per evangelium I Tu mi prendi
in braceio con la grazia». Tu mi fai camminare come ilbam-
bino piccolo a cui non basta indicate la strada. 11termine evan-
gelium indica la dinamica della grazia in quanto differente
dalla dinamica della legge. Non indica di per se iquattro van-
geli. Poi infatti 1 0 dice esplicitamente:
«Quos lege adiuvi t, in carne suscepit I Quelli che ha aiuuuo
con LaLegge [ indican do la strada], Ii Ita portoti nella' carne
I quia scriptum est: "Hie peccata nostra portat" I perche e stato
scrittos "Questi prende su. di s e i nostri peccoti" I et ideoin verbum eius spero I e per questo [perche mi sostiene, perche
mi porta] spero nella sua paroia", [ ... ] I Pulchre autem ait:
"In verbum tuum speraoi" I i; »eramente bello che dice: "Ho
sperato nella tua Parola" I hoc est: non in prophetas speravi I
cioei Non ho sperato nei profeti I non in legem I non h.o
sperato nella Legge», I profeti sono buoni, sono una cosa
grande iprofeti. E buona la legge, l'ha data il Signore. Guar-
date che la parola «legge», secondo Tommaso d' Aquino, indi-
ca anche iprecetti evangelici":
«sed in verbum tuum speravi I ma io ho sperato nella tua
Parola I hoc est in adventum tuum [e qui secondo me e la cos apili bella di tutte le cose lette questa sera] eioe nella tua
nenuta». S pe ro n ella tu a P ar ola d oe s pe ro c he tu v en ga . 11bam-bino non spera nella parola della mamma, nel senso delle
parole che la mamma dice, spera che la mamma venga. ECOS1
noi nei confronti ill Gesu Cristo: non si spera nelle sue parole,
si spera che lui venga. Non si spera in lui (intendetemi bene),
si spera che lui venga. 11 bambino non spera nella mamma,
spera che la mamma .ci sia. Spera che la mamma, quando
38 Cfr. Tommaso d'Aquino, Summa theologiae I, IIae, q. CVI, a. I I.
Agostino testimone della Tradizione
magari si accorge che non e 1 1 vicina; venga, ritorni subito. La
speranza in una presenza personale e 1~speranza che venga,
.Che sia. Meglio, che venga. Perche "che sia" puo essere anche
lontano. Che venga.
«In verbum tuum speravi hoc est in adventum tuum ut venias et
suscipias peceotoreslLo Ito sperato nella tua Parola doe
nella tua oenuta affinche tu. »enga e prenda in braccio noi
peccatori I delicta condones, ooem lassam tuis in cruce humeris
bonus pastor inponas I e ci perdoni i peccati e metta sulle
tue spalle, sullo tua croce; la pecorella smarrita», S i sperain questo, che prenda noi in braccio, che metta sulle spalle noi,
p.ecore smarrite, ,
«5i quis sperat in Christum, separare se debet a consortio perfi-
dorum I Se uno spera lcostl in Cristo, allora si deoe allon»
tanare dolla compagnia dei cattioi». Anche questa e bellis-simo. I1modo pili immediate che abbiamo, nella nostra fragi-
lita, di evitare i1 peccato, e pregare di evitare le occasioni pros-
sime di peccato. COS!ilcatechismo di san Pio X.
E qui c'e un brano in cui Ambrogio distingue tra la fragili-
ta e la malignita. Distingue tra il cad ere per fragilita e la pro-
gettualita del male. In questo brano Ambrogio non distingue
tra il peccato mortale e il peccato veniale. Anche la fragilita
puo comportare peccato mortale. Qui Ambrogio distingue pili
nell'intimo: tra il peccato come progettualita cattiva e la fragi-
lita di chi, proprio per la stessa fragilita umana, cade.
«Ideoque dicit: "Discedite a me, maligni, et scrutabor mandata
Dei mei" I Per questo il Signore dice: "Allontanateoi da me
cattioi e io sauted) i comandomenti del mio Signore". I
[ . . . J Malignos repellit, laborantes vocat. / Caccia lontano da
s e i cattioi [colore che progettualmente vogliono essere catti-
vi] e inoece chlama coloro che si affaticano. I Dicit illis
Iesus: "Discedite a me omnes qui operamini iniquitatem", I Ai
cauioi dice Gesiu "Allonuuuueoi da me »oi che operate
l'iniquita" I istis ait: I a questi eke si affaticano dice: I
"Venite ad me omnes qui laboratis et onerati estis" / "Venite a
me »oi tutti che siete affaticati e stanchi"; / non utique
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA Dr SANT'AGOSTINO
imid appunti, non sono riuscito a riordinarmi Ie idee, stante
Ia giornata particolarmente Iambiccata. E quindi confido nella
vostra benevolenza. Ho fatto qualche riflessione per introdur-
re questa conversazione che non puo non tenere conto di chisono, della mia personale preparazione che e quella di cultore
di diri tto pubblico, io dico modesto senza falsa modestia, e dichi comunque cerca di rendersi conto del significate pil i gene-
rale che per la vita ha il considerare l'esperienza dal punto di
vista del diritto. E dun que collocandomi in questa prospettiva
mi sono domandato, alla luce anche di quanto monsignor Tan-
tardini ha detto nella lezione introduttiva del corso, che ha
tenuto nel gennaio di quest'anno, che cosa ci puo dire Agosti-
no testimone della Tradizione.
Sono due parole, un nome proprio da una parte e un
sostantivo dall'altra, che per molti aspett i - e questa e sempli-cemente il riflesso della mia personale piccola meditazione -
sono tuttora Iargamente estranei al modo secondo il qualequotidianamente ci muoviamo come giuristi, 1 0 dico in sintesi.
Perche? Perche Agostino indaga ilsoggetto, l 'uomo, si preoc-
cupa dell 'uomo e non delle sue astrazioni. Sono cose risapute,
Luca ed io ce le diciamo sempre, magari anche con qualche
altra persona, e una banalita, ma non e una banalita,· perchecomunque anche in universita la formazione del giurista esempre fatta attraverso Tizio, Caioe Sempronio, cioe attraver-
so delle controfigure che sono sempre identiche a se stesse.
Non c'e mai la preoccupazione di cogliere le diversita,
E poi la tradizione. Conta la tradizione? La tradizione evocail senso del divenire, della storia e noi per definizione tendia-mo a collocarci al di fuori del tempo, al di fuori della storia.
Qui ho davanti Giorgio Fornasiero, che sa benissimo che
siamo portati comunque apensare ildiritto soggettivo come
qualcosa che e sempre esistito e sempre esistera. Non parlia-
mo poi del negozio giuridico, non parliamo delle forme dello
state e di governo, che per. quanta si vogliano prospettate nel
divenire, noi tuttavia le assumiamo come categorie, cioe come
astrazioni. Riflettendo un po' su quello che Agostino insegna-
Agostino testimone della Tradizione .
va, ho compreso che ha cercato di pensare rna mai di per se ha
cercato di giungere alla. definizione dell'oggettivita prescin-
dendo dal soggetto. Sipuo dire cOS1?Don Giacomo, lei mi
perdoni tutte le inesattezze, le porcherie che mi capita di
dire ... e da povero cristo che parlo.Allora io dico che se ci fermiamo su di lui - e tante cose si
trovano scritte nella prima meditazione di monsignor Tantar-
dini - noi comprendiamo che le istituzioni vanno liberate dal
dogma, dai dogmatismi, dalle sterilizzazioni, dalle astrazioni
che sono servite fino a poco tempo fa, rna oggi non servono a
nessuno, perche nessuno si identifies in esse, nessuno com-
prende di che cosa si sta parlando, E non e un caso che il.miocollega - adesso dico cost, proprio -, ilprofessor Antonini,stia
facendo una serie di conversazioni sulle istituzioni e abbia
pensato, pur nella incomprensione di qualcuno che pero pove-
retto non ci arriva ed e ovvio che non ci arrivi, di mettere insie-me tre parole di questa genere: desiderio, democrazia, Iiberta ..
Qui la mia facolta potrebbe esplodere da un minuto all' a ltro
perche nel modo pili assoluto non e in grado di capire come
possano stare insieme, rna noi tentiamo e lui tenta di mettere
insieme queste parole.
Vi ho detto un istante fa che ho riflettuto e mi ha colpito -
o meglio mi e parso che sia.utile - dare dal mio punto di vista
questa piccolo contribute, segnalando appunto come l'aiuto
pili forte che ci puo dare il pensiero di sant' Agostino sia que-
sto superamento di un' oggettivita fine a se stessa. E quella che
porta all 'astrazione, che alIa fine - 1 0 diro fra un istante - permolti aspetti impedisce di pensare. E non a caso un grande del
pensiero filosofico contemporaneo come Abbagnano, ri~ssu~
mendo nell'esordio le posizionidi Agostino, parla propno di
dispersione, di inquietudine, di crisi, di redenzione. E monsi-
gnor Tantardini nel gennaio 2004 parlava di .intelligenza che
nasce dallo stupore. Noi invece siamo abituati a procedere
secondo le geometrie, pigliando un articolo e mettendolo vici-
no all' altro, credendo che la parola ricomprenda il mondo
intero. Non abbiamo mai 1 0 stupore. 10 , guardate, ve 1 0 dico
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINO
sinceramente. Tranne qualche professore che ho avuto, gli altri
non si stupivano mai di niente, perche erano dei ragionieri:
uno pili uno dava due. Non puo dar due, se da due e sbaglia-to! Dara tre, dara sei, data meno uno, rna non puo dare due,
altrimenti l'esperienza e confinata all 'interno di un reticolo di
predeterminazioni che rende disumana la vita. Ecco, per cert i
aspetti, 'i l contribute pili importante. Rompendo l'oggettivita
ti porta al superamento della frigidi ta e ti riapre all'esperienzagiuridica. E non e un caso che Enrico Opocher, facendo una
splendida per quanto breve introduzione a un libro di Baldas-
sarre Pastore, Tradizione e diritto, scrivesse appunto di «arida
esegesi del diritto positive», riferibile a quelli che appartengo-
no alla mia categoria.
Ma io penso che ci siaanche un'a lt ra serie di suggestioni che
Agostino cipuo dare, sempre, r ipeto, guardando dalla mia pro-
spettiva. Lo sapete che in questi tempi mold autorevoli pensa-tori, metto in cima Emanuele Severino (e naturalmente posso
aver frainteso le sue bellissime lezioni, ilsuo percorso persona-
le e straordinario, intendiamoci), parlano di "fine dei fini", di .
tecnica che produce fini a getto continuo e dun que preclude
qualsiasi riflessione sul fine. 10 dico la sacrosanta verita che non
ci credo, non sono persuaso da questo ragionamento che pure
e sostenuto con grandissima capacita argomentativa e can note-
volissima, anzi straordinaria, profondita di pensiero.
E non mi persuade proprio perche mi sono imbattuto, ri leg-
gendo di recente le Confessioni, in un richiamo fatto da chi
aveva antepostola prefazione, sulla seguente affermazione diAgostino: «Factum audivimus, mysterium requiramus»:
abbiamo visto ilfatto, r icerchiamo il mistero. Torna fuori pro-
prio questo. E una conoscenza che si apre per definizione a
qualcosa che ti interroga. E l'inquietudine allora per cert i
aspetti che e ilvolano della giustizia enoi non riusciamo a par-
lare di giustizia. E una cosa che ci ripetiamo continuamente, la
dico - e una banalita - rna nei sommari analitici dei nostri
manuali, rna anche delle opere monografiche, la parola giusti-
zia non compare maioCompaiono Ie parole legge, diritto, ordi-
Agostino testimone della Tradizione
namento rna la parola giustizia non compare maio E vi par
poco? Se dopo non ci capiamo 0se facciamo la Figura di azzec-
cagarbugli ...Fine di una prima serie di notazioni. Adesso ne faccio una
seconda che non so quanta valga. Vela rifilo come la puo.rifi-
lare un venditore di qualcosa che spera che il pubblico com-
pri, rna ovviamente euna scommessa. Mi sono doma~~ato
anche questo. Riesco a leggere quello che riesco a leggere,ima
c'e qualcuno, che ho.letto 0 riletto di recente, che interpreta.in
qualche suo passaggio - perche qui ho la necessita di sbrigar-
mela in fret ta e spero di non avervi mangiato del tempo -eche
in qualche modo dia l'idea. da un altro punto di vista diche
cosa puo essere la suggestione che si ricava meditando su san-
t'Agostino? 'E perche di recente ho riletto questa grande opera, e quin»
di non vi posso dire delle altre, rnaeGuerra e pace di Tolstoj.
Adesso non venite a dirmi che non c' entra niente, che nonha
mai letto sant' Agostino, perche e opera da ragionieri questa,
evidentemente. Non importa che non l'abbia letto. Dipende:
c'e il respiro interiore, c'e una comunanza di idee, c'e un modo
di vedere le cose.Ecco, ho messo insieme una serie di rilievi
che mi ero annotato leggendo.
10 penso che attraverso questa serie di considerazioni .siarrivi al punto di cui vi ho detto prima, cioe la riflessione
l'uomo, la meditazione serrata su cio che e la ricerca dellata, l'inquietudine della ricerca, naturalmente, non la
acquisita come un ex ante, rna invece l'ex post come corona-mento di una vita, che e manifestazione di fede proprio nel
momenta in cui ricerca in ogni momento il frammento del
messaggio nel quale si riconosce. Ecco, che sia impossibile
comprendere queste categorie e che sia indispensabile quindi
seguire ad esempio, gli spunti che ci derivano dal pensiero
agostiniano e dimostrato ad esempio secondo me da questa
serie di battute che Tolstoj tira fuori.Sentite questa. Dunque, noi sappiamo tutt i che la legge e al
centro del sistema, secondo l'impostazione tradizionale. Noi
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINO
descriviamo sempre l'ordinamento come un' organizzazione
burocratica, doe c'e sempre la piramide. Sia rovesdata oppu-
re no, piramide sempre e. C'e chi sta sopra, chi sta sotto, chi
ci comanda, Pensate ai nostri supremi organi dello Stato.
Adesso noi andiamo a casa, apriamo la televisione, c' e qual-
cuno che pontifica. Normalmentenon e il papa: sara il presi-dente della Repubblica, il presidente del Consiglio, il capo
de~l'opposizione. Tutti ti dicono la verita.isi 0no? E quando
nor ~orremmo alzare la mano dicono: «No, piano, tu non
contr, tu conti tutt' al pili il giorno in cui vai a votare e tra l' a l-
tro cerca di votare bene. Punto». 10 credo che 10 spazio dato
al cittadino sia pili 0 meno questo. In sostanza, il riostro
modello e quello statocentrico della dottrina che viene stu-
diata dagli studenti, no? Con il monopolio della funzione la
predeterminazione delle forme eccetera. Ebbene, sentite. «In
~n sistema s~atocentrico, nominato dalla statolatria, chiunque
e un s~bord1nato». E sentite la definizione che Tolstoj da disubordinate: «Un uomo chenon e abituato a ragionare».Difatti e cosi,
Secondo. Voi sapete che ilmetodo che noi ut ilizziamo equanto di pili lontano dalle prospettive di cui ci did anche
dopo sant' Agostino, perche e il metodo giuridico che ci ha ela-
borato la dottr ina tedesca, che per certi aspetti ha connessioni
con altre visioni totalizzanti che si sono manifestate in altri
paesi. Ma sentite la bellezza di questa definizione che da Tol-
stoj . .«II t~desco» - qui non c'e niente contro la grande Ger-
mama, evidentemente; d'altra parte 10 dice un russo, equindi
n?,n m'importa - «e sicuro di se nel modo peggiore di tut ti,nelp1U~nerglco e nel pili r ipugnante dei modi, perche si immagi-
na di conoscere laveri ta, cioe una scienza che si e inventata lui
stesso e che per lui e l 'assoluta verita». E guardate che ilnostro
metodo - S 1 0no? guardo un mio collega. .. - e cosi. Prendete
in mana unnostro libro e vedrete che ciascuno pretende di
dire che .cos'e la verita, qual e l'interpretazione, come ci si
muove. E la negazione dell'apertura verso iproblemi, e la
sistematizzazione della vi ta in un blocco chiuso. «E tale era,
Agostino testimone della Tradizione
evidentemente, anche ... » e segue, perche adesso nonposso
fermarmi sulle altre cose.
Ma aggiunge ancora di pili, perche l'insegnamento e pro-prio addirittura contro la funzione del professore universita-
rio. Perche «il professore universitario», dice lui, che e quello
che fa le cose con quel metodo, «e uno che fin dalla sua primagioventu si e dedicate alia scienza, doe alIa lettura di certi
volumetti, all 'asc~lto delle lezioni e a ricopiare gli appuntidi
questi volumetti e di queste lezioni in appositi quaderni».
Quindi mi sono autodefinito. Pensate che cosa io posso evi-
dentemente introit are da queste indicazioni.
Perche tutto questo? 0 ache cosa arriva la conclusione.di
questa lavoro? Ti porta a parlaredella sdenza del dirit to, doe
«quel banco di cambia della storia», scrive Tolstoj, «che pro-
mette di converti re in oro pure il concetto che glis torici hanno
del potere». Bisognerebbe potersi fermare su ciascuna di que-
ste parole, per pens a re al dramma che c' e e al dramma checonsuma chi opera con Iamentalita del subordinato. Vorrei
dire: sant' Agostino ti insegna a non essere subordinato.D'altra parte, ed e questo il punto al quale mi richiamo per
dire quanta c'e di questa centralita dell'uomo e quanta gran-
dezza va a lui riconosciuta, pur nella sua mediocrita, io ho pen-
sato pili volte qual e ilpersonaggio che Tolstoj preferisce. Ed
e sicuramente Pierre Bezuchov. Ma qual e ilpersonaggio che
Pierre Bezuchov preferisce? E Platon Karataev, del quale dice
COS1: «No, non potete capire che cosa ho imparato da quel-
l 'uomo analfabeta, da queUo stupidotto», che gli ha fatto com-
pagnianei mesi in cui e stato prigioniero dei francesi durantel' occupazione di Mosca. E perche questa era il giudizio di
Pierre? Perche diceva: «Platon di affett i, amicizie 0 amori»,
come li intendeva Pierre, «non ne aveva, ma amava e viveva
d' amore, con tutto do che la vita gli faceva incontrare, e in
particolar modo con l 'uomo. Non con qualche uomo in parti-
colare, ma con chiunque egli avesse davanti». 10 credo che qui
ci sia un punto di collegamento straordinario rispetto al dato
della riflessione incentrata sull' inquietudine. Ed e un'inquie-
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINO Agostino testimone della Tradizione
tudineche si abbina con la centralita dell'uomo ma che con-
sente sempre alI'uomo di tenere i piedi per terra.
E qui chiudo ricordando, per brevita, la pagina conclusiva
che Abbagnano ha dedicato a Nietzsche. E una pagina straor-dinaria. Scusate se ho usato il termine straordinario piu volte,
ma purtroppo mi e venuto fuori naturalmente. Dice tantecose, ma alla fine conclude COS1: «Perche siamo nel tempo in
cui l'uomo tende a credere di poter fare Forse anche in ecces-
so rispetto aIle sue possibil ita, a credere di non potersi inter-
rogare per certi aspetti salvo eludere igrandi interrogativi
della vita», e via di questa passo. D' altra parte non e un casoche Nietzsche sia stato ripreso, no? ecco, a forti t inte. 1'uomo
di Agostino e un' altra cosa, evidentemente. E credo che qui
agostiniano sia (rni si perdonino sempre la classificazione 0
l 'abbinamento impropri, rna comunque e il pensiero interno
che conta) Abbagnano, nel momenta in cui alIa fine scrive
COS1: «La tragica conclusione della sua vita» - perche sapeteche Nietzsche e morto pazzo - «e un insegnamento non meno
fecondo delle grandi parole che egli seppe trovare per sottrar-
re l'uomo all'esistenza banale e restituirgli il senso della ecce-zionalita, della grandezza e del rischio. Ma l'eccezione», scrive
Abbagnano, «quando e veramente tale, non vuole altro che
riportarsi alIa regola, ed ogni compito eccezionale esige l'u-
.rnil ta e la comprensione degli altri. Ogni grandezza e tale nel-
1'uomo e per l 'uomo. Non e pretesa di superamento deIl'uomo
stesso. E il rischio e inevitabile, nella condizione umana, rna variconosciuto e affrontato, piuttosto che sfidato 0 esaltato, nel-
l'inquietudine della ricerca». Vi ringrazio.
sue astraziol1i». Questa e una delle ipotesi piu interessanti perlegg;r~~gTi'~:~~ittidi Agostino. Agostino realista, .che d~scrive
l'uomo COS1 com'e, non come deve essere. II realismo di Ago-
stino 1 0 vedremo anche nei brani che oggi Ieggeremo, e una
delle' cose pili stupefacenti. Agostino non parla del1'uom~
astratto, neppure dell'uomo come dovrebbe essere, ma .d1come e di fatto e di come un'attrattiva gratuita 1 0 puo cambia-
reo Questa e un' osservazione capitale. Basterebbe dire che
Agostino per esempio nel De c iv ita te D ei non descrive l'id~al~
delle due citra le descrive COS1 come sono '. Anche della citta
del mondo valorizza aspetti positivi, compresi esempi di mora-
le umana, come quando accenna «alle virtu dei paga~i che in
un certo modo sono simili aIle virtu cristianev'. La diffcrenza
per Agostino non sta nel fatto che levirtu dei crist iani sono~iu
eroiche rna che scaturiscono da un' altra sorgente. Agostino
descrive l'uomo COS1 com'e e come 1 0 puo rendere un incontro
Fortunato. Usiamo pure questa parola, visto che nel Pantheonpagano la Fortuna e la Felidta sono i due ideali ch~ Ago~tino
puo valorizzare. Con una piccola correzione, se COS1 possiamo
dire: che non sono divinita rna doni dell 'unico Dio.
,,,~'altro suggerimento del professor ~ert?lissi ~h~, v?rrei
riprendere e l'accenno «a1superamento di un oggettrvita fmea
se stessa», doe l'intenzione di valorizzare l'incontro tra
don Giacomo Tantardini
1Cfr, J. Ratzinger, Popoloe ,casa,diDiofn"sant)Agost~no, J,aca J?ook,.Milan?1978, pp. XIII-XIV: «Compresi COS1 che ne l1l1terprt;tazlOneIde~hsta pr,edoml-nante a partite da Heinrich Scholz, ne l'interpretazlOne teocratl~a vemvano a
capo del pensiero di Agostino; a~b~~ue provengol1? ,da cat~g?r.leestranee alPadre della Chiesa. [... Questo significa che con C iv it as D e i Sl ~n~e?depura~mente ed esclusivamente la Chiesa e non qualche altr.a comunita ideale ,delbuoni; rna per la Chiesa e essenziale in questo modo di pensare che es~~e Iacomunita "spirituale", quel "nuovo" popolo c~e t rascende tut te le ~?mumta ter-rene ed acquista realta sempre e solo nella tensione tra 11terreno e l'intramonda-
no e il Risorto». ,2 Agostino, De civitate D~iV, 18,3. Cfr. Agostir:0.'De civitat~Dez II, 29 : 1:
«Haec potius concupisce, 0 indoles Romana laudabilis, 0 r;rogel1lesReg;.tlolUmScaevolarum, Scipionum Fabriciorum; haec P?tn~s con~uplsce, ~aec,a~ illa tur-pissima vanitate et fallacissima daemonum malignitate discerne, Si qu~din~el~u-dabile naturaliter eminet, non nisi vera pietate purgatur atque perficitur, rmpie-
tate autem disperditur et punitur».
Ringrazio di cuoreil professor Bertolissi per le tante sugge-
stioni che ci ha offerto. Mi permetto di evidenziare due cose
che immediatamente mi hanno colpito. La prima e l'accennoal fatto che «s~(!.?:~~~~~12~.~~.P~~<?E"<:.~J2.~_4ell:ll9p1<:!,,~",g2E.9d!~,
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINOAgostino tes timone della Tradizione
termini catechistici potremmo dire che solo l'umanita visibile e
tangibile di Gesu (e quindi qualcosa di esteriore, che e inco-minciato a esistere nel tempo) dona al cuore del l'uomo la pos-
sibi lita di amare le cose eterne". Era solo un cenno per dire che
,~~?stin<?2l?n~~~~!.?~~g:l!?~i21~;'$Anzi il proprium
dell' esperienza cristiana e l'accorgersi della corrispondenzadiuna cosa esteriore (l 'umanita di Cesu)? aIle esigenze e alle.evi-
denze ultime del cuore. Ho valorizzato queste due frasi del pro-
fessor Bertolissi perche mi serpbrano accennare a tante sugge-
stioni che questi incontri hanrio offerto.Oggi, continuando ilmetodo di cl'uestiincontri, leggiamo quat-
tro brani di Agostino. Inizioanche questa volta con una frasediGoulven Madec: «Sono convinto che Ie pagine di Agostinosono
sempre pili interessanti espesso pili chiare dei commenti-".
1 . De p ec ca to rum me rit is et remissione I, 28, 563 Ag~stino, E n~r ra ti o i ~ / J. sa lm um 57, 1.: «Sed quia homines appetentes ea
quae f~n~ sunt , ~ tlam a . se ipsi s exsules fac ti sunt, dat a est e ti am consc ript a l ex;
no? q~la m cord i bu s scripta n~)il e rat, se? qu ia ~u fugitivus eras cordis tui, ab ilIo
qur ub~que est c0t :?pre~endens , e t ad teipsum mtro revocaris . Propterea scripta
lex qut? dat :?at er s qUI deseruer unt legem scriptam in cordibus su is? Redite
praevancatons ad cor». '
• 4 qr. Agost ino, De T r in it at e IV, 18, 24: «Quia igitur ad aeterna capes senda
idonei non eramus, sor desque peccatorum nos p raegravabant temporalium
rerum amore . contrac tae, e t d : propagine mor ta li ta ti s t amquam natural ite r inoli-tae, purg~ndl eramus. PUl'g~l' l autem ut contemperaremur aeter nis non n isi per
temporalia .possem.us qualibu s iam con temperati tenebamur. Sanitas enim a
mo: -bo plunmu? : dis ta t, s ed ~edia .c1 ;l ra tio nisi morbo congrua t non perduci t ad
sanit at em. Inutl~l~ ternporal iadecipiunt aegrotos; u ti li a t empora li a susc ip iunt
s anandos, ~ t t ra icmnt ad aeterna sanatos. .Mens autem rat iona li s s icut purga tacon5templat lOn~m debet . rebus ae~er.nis , s ic purganda temporalibus fidem».
C~r Agostino, De l ib e ro a rb zt rz o I II , 10, 30: «Quia enim rat iona li s c reatura
Verbo i lIo t amq~am <?pti~o c ibo s~o pasc itur ; humana autem anima rat iona lisest , quae mor~ahbus vinculi s pecca ti poena tenebatur, ad hoc diminut ioni s redac -
ta, ~t pe. r coniecturas rerum visibilium ad intellegenda invisibilia niteretur: cibus
ratl~)11ahs creatura~ ~a~~us est visibilis, non commutatione naturae suae, sed
habitu nostra~, ut ~ls lbdla ~ectantes , ad se invisibilem.revocaret, Sic eum anima
quem s~~e~blens mtu.s reliquerat, foris humilem invenit , imitatura eius humil i~
tate~ vis ibilern, et a? invis ibilem alt itudit ;te~ reditura». Cfr Agost ino, De Sp ir it ue t l it te ra , 4, 6: .«Prom~e. qu~e h?c praecipit bona et laudabilis lex est. Sed ub i
sanctus non adlUva~ Spiritus I11sptrans_pro co~cupiscen~iamala concupiscentiam
b~)flam, hoc est carl~atem dlffu?del!s 11 1 cordibus nos tns, profecto il Ia l ex quam-VIS bona auget prohibendo desiderium malum». '
II primo brano e tratto da De peccatorum meritis et remis-
sione. E la prima opera antipelegiana di Agostino e risaleal
~ 412. L'anno precedente a Cartagine si era tenuta una confe-
renza di vescovi africani in cuierano state condannate le prime
avvisaglie dell' eresia pelagiana. Padre Agostino Trape, ilgran>
de studioso di sant' Agostino, scrive nell' Introduzione a questa
prima opera antipelagiana: «Agostino appare pili tradizionale
e meno innovatore di quanta molti pensano-".
6 Cfr. P ra e/ at io d e N ai io it at e D om in i: «Quia per incarnat i Verbi mys te rium
novae menti s nos trae oculi s lux tuae c la ri ta ti s infuls it : u t dum vis ib il it er Deum
cognoscimus, per hunc in invis ibil ium amorem rapiamur».7 Cfr. Concilio ecumenico Vaticano II, costi tuzione Sac ro sanct um Conci li um
n. 6: «Ipsius namque humanit as , i n uni ta te personae Verbi , fui t i ns trumentum
nostrae salut is»; efr. Tommaso d'Aquino, S umma t he o lo g ia e III q. 9 a. 2: «Adhunc autem finem beatitudinis homines reducuntur per Chri sti humanitatem».
8 G. Madec, L a p at ria e l a v i a. C ri st o n ell a v it a e n et p en si er o d i s an t'A go st in o,
Borla, Roma 1993, p , 16 .9 Cfr. A. Trape, P rima r is po st a d e ll a t eo lo g ia a ll e q ue s ti on i p e la g ia n e, Introdu-
zione a: Sant' Agostino, II c as tig o e i l p e rd on o d ei p ec ca ti e i l b at te si mo d ei b am bi -
ni, in O pe re d i s an t'A go st in o. N at ur a e g ra zia ,I , p. 4. '
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINO Agostino testimone della Tradizione
Ma prima di iniziare la lettura del brano vorrei suggerire un
altro.spunto diMadec, che a sua volta S 1 rifa a una frase dell'In-
t roduzione a ll o s tud io d i san t)Agos ti no di Etienne Gilson1o . Gil-
son scrive che < < 1 ' esperienza personale di Agostino era nella sua
essenza e fino nei suoi pili intimi particolari la negazione del
pelagianesimo». Madec e d'accordo con Gilson, rna sottolineache, quando Agostino per la prima volta deve rispondere alpela-
g ianes imo, usa argomenti di autorita: innanzitutto la Sacra Scrit-
tura, letta nella luce della fede ininterrotta della Chiesa come i
Padri e la liturgia l'hanno testimoniata. Il pelagianesimo e si con-tro l'esperienza person ale diAgostino, ma per rispondere a Pela-gio Agostino si appoggia a qualcosa che 1 0 precede cioe l'autori-t~ della Chiesa 11. Come ho gia accennato il rapporto tra l'espe-nenza person ale di Agostino e cia che la precede non e un rap-porto dialettico. La sua esperienza personale e cristiana proprioperche corrisponde a cia che la precede. E l'accorgersi che cia
che precede, cioe la fede della Chiesa, corrisponde e rispondecome riposo all'inquietudine del suo cuore. Iniziamo ilbrano.
«Consideratis autem omnibus divinis testimoniis / Dopo aver
considerata tutte Ie testimonianee divine / quae commemo-
ravi sive singillatim de unoquoque disputans sive acervatim multa
congestans / che ho ricordato., sia commentcuulole singo-
larmente una a una, sia roggruppandone molte insieme, /
vel quaecumque similia non commemoravi, / e anche tuu« quel-
le simili clie non ho ricordato [le testimonianze della Scrit-
tura sono molte di pili di quelle cit ate] / nihil invenitur nisi
quod universa Ecclesia tenet) / non si trona altro se non quel-
1 0 che la Chiesa cauolica [diffusa in tutto il mondo] ritiene
[tenet significa ritenere nel senso di riconoscere e di conseruarequalcosa che viene dato]; / quae adversus omnes profanas novi-
tates vigilare debet. / essa che [la Chiesa] deoe essere vigi-lante verso ogni nooiti» pro/ana». Mi ha colpito l'aggettivo
profanas. La Chiesa deve essere vigilante nei confronti delle
novita profane. Perche anche cia che e tramandato si rinnova.
« Nihil inn ove tur nisi q uod tra ditu m e st» . Cia che .viene tra-mandato si ripresenta come, nuovo nella storia. E questa si
riconosce facilmente se si guarda la dinamica propria dell'atto
di fede. San Tommaso d'Aquino degli articoli di fede scrive:
«perceptio veritatis tendens in ipsams+'. Qui Agostino parla
invece di novita profane. Non e il presentarsi sempre nuovo dicia che e stato tramandato.
Dunque che cosa la Chiesa tenet cioe riconosce e conserva?E qui c' e una piccola sintesi del Credo:
«omnem hominem separaria Deo,/ ogni uomo e seporato da
Dio [nasce lontano da Dio] , / nisi qui per mediatorem Christum
reconciliatur Deo, / se non oiene riconciliato con Dio aura-
verso Cristo mediatore». L'altra volta abbiamo accennato che
si snatura la fede in Gesu Cristo se non si tiene presente il pee-
cato originale. Agostino dice sinteticamente « In c au sa d uo rum
hom inum / Nella causa [causa e un termine giuridico] di due
uomini [Adamo e Cristo] in particolare / propr ie f id e s chri st iana
cons is ti t / e in gioco l'essenza stessa della fede cristianas-";10 Cfr,E.Gilson, Introduzione allo studio di sant'Agostino Marietti Genova
198.3, p. 183: «Cio che domina tutta Ia storia della controversia, e che ii pelagia-nesimo ra~presen.tava la negazione radicale dell'esperienza personale di Agosti-~o, 0, se S1preferisce, l'esperienzapersonale di Agostino era nella sua essenza efinanche nei particolari pili intimi, la negazione stessa del pelagianesimo»:
1~Cfr, G ~adec, La pa tria e lavl~. Cristo nella v ita e nel pens iero d i sant 'A -
gostino, op..at., pp. 237-238: «Agostino, da parte sua, rispondeva alle domandeche gh venrvano poste; ma e vero che egli coise immediatamente ancora unavoltaI'importanza ?ella ~ontroversia; ed e per questa che siimpegno, fin dallasua prima opera antipelagiana, a redigere il "dossier scritturistico della redenzio-=" e ad amministrarne cost "la p~ova scritturistica"; il che prova che ilpelagia-nesimo no? era solam~r:te contrario aHasua esperienzapersonale pili profonda,ma anche in contraddizione con le Scritture»,
12 Tommaso d'Aquino, Summa theologiae II-II q. 1 a. 6 ad 6. Cfr, Summatbeo-
logiae II-II q. 1 a.2 ad 2: «Actus autem credentis non terrnmatur ad enuntiabilesed ad rem». .
13 Agostino, De gratia Christi et de peccato originali II, 24 , 28 : «Sed in causaduorum hominum, quorum per unum venumdati sumus sub peccato, per alte-rum redimirnur a peccatis; per unum praecipitati sumus in mortem, per alterumliberamur ad vitam; quoniam illenos in se perdidit, faciendo voluntatem suam,non eius a quo factus est; iste nos in se salvos fecit , non f~ciendo voluntate:nsuam, sed eius a quo missus est:in horum ergo duorum horninum causa propne
fides christiana consistit».
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINO
«nee separari quemquam nisi peeeatis intercludentibus posse, /
e nessuno pUG essere separato da Dio se non perche etenuto Iontano dai peccati». Questa osservazione, anche
dal punto di vista filosofico, e la grande discriminante tra il
cristianesimo e tutta la religiosita umana. II cristianesimo
afferma che la creazione e buona, « om nis c re atu ra b on a»(lTm 4, 4) e che un peccato storico, il peccato di Adamo ed
Eva, ha ferito la creazione. Se non e un peccato a separare da
Dio, la creazione stessa e male, te rtiu m n on d atu r. 0 la crea-
zione buona e separata da Dio per un peccato storico, oppu-
re la creazione stessa e male, la creazione stessa e una caduta,un separarsi da Dio.
Vi voglio leggere delle parole secondo me definitive di Del
Noce su questa tema. Credo che siano tra le pili belle e le pili
attuali dei suoi scrit ti!", «Non ci sono che due fondamentali
spiegazioni del problema del male [del male che esistenel
mondo. E una constatazione realistica che l'uomo e lontano daDio, che l'uomo e catt ivo]: quella della Genesi [e doe la crea-zione e buona e un peccato storico della liberta dell'uomo l 'ha
ferita] e quella contenuta nel mito di Anassimandro» per il
',quale la creazione stessa e una caduta. E qui mi rifaccio al
"tipo tedesco" cui accennava il professor Bertolissi. Del Noce
fa una considerazione sorprendente. Dice che il pensiero
moderno «non e una laicizzazione radicale dell' antropologia
cristiana» quanta piuttosto «una ricomprensione pagana del
cristianesimo, di cui parlava Kierkegaard a proposito dell'he-
gelismo». Detto in altri termini Del Noce afferma che l 'al ter-
nativa al cristianesimo non e l'illuminismo di Voltaire, quanto
piuttosto l'idealismo tedesco. Per Del Noce ilpensiero moder-
no non e la laicizzazione dell' antropologia cristiana. «Mi sem-
bra al contrario che si debba parlare di una ricomprensione
della novita cristiana in categorie antiche». E una ricompren-
sione della novita cristiana. In questi ultimi decenni stiamo
assistendo all'egemonia di questa ricomprensione del cristia-
14 A. Del Noce, Itprob lema del l 'a te ismo, I lMulino, Bologna 1964, p. 27 e nota 20.
I'
Agostino testimone della Tradizione
nesimo. L'alternativa alIa fede non e l 'ateismo (pensate al mar-xismo) come laicizzazione radicale dell' antropologia cristiana,
ma una ricomprensione della novita'cristiana secondo uno
schema" religiose mascherato da parole crist iane, senza ris-
pettare la novita e quindi la dinamica propria dell'avvenimen-
to cristiano. La non distinzione tra senso religioso e fede,meglio la non·distinzione tra Ia dinamica del senso religiose e
la dinamica della grazia della fede (quindi la non distinzione
tra natura storica ferita dal peccato originale e grazia che sana
ed eleva questa natura concreta) sono tra le conseguenze pili
immediatarnente evidenti diquestaricomprensione del.cristia-
nesimo. All'interno di questa intuizione, Del Noce cita il
Nietzsche della Filosof ia nel l) epoca t ra g ic a d e i G r e ci e poi com-
menta dicendo che se sinega ilpeccato originale «i t male vieneposto nella finitezza stessa dell' esistente [1 ' apparenza, la fini-
tezza, l'esteriorita, il temp orale viene considerato come male
da cui purificarsil. Cioe la.colpa diventa ontologica, scrittanella struttura stessa dell' esistente finite»!". Agostino a questo
proposito parla del «malum naturales",
15 Cfr. Rm 12 ,2 : «Kal . j-L~0U0XTlj-LaTlCw8e0 aiwvl TO\JT(p,aAAaj-L<:T~j-LOp<p.?G0,-8e Tij aVaKalVW0el TOGVOO<:;,l<:;TOOOKlj-LuCelVj-LU<:;iTO8~ATlj-LaOUOsoii, TO
aya80v Kal euapwTOv Kal T~A810V», . .16 A. Del Noce, It p r ob lem a d e ll 'a te ism o, o p . c it ., p. 1 ?2 : « Pe rc he 1 1I?a1evlene
posto nella f initezza stessa dell' esistente, cioe la colpa diventa ontologica,
nella struttura stessa dell' esistente finito, Cioe la scelta che condizionacategorie e tutto 1 0 sviluppo del razionalis.mo e il.r~fiuto ~~lla visione delto cOS1come s i t rova espos ta nella Genesi . La cntica religiosa che U<:lUVl~'-O " .•
Bibbia r iducendola a racconti leggendari e in realta.conseguente a q~esta
AlIa spiegazione della Bibbia per cui i lmale e stato mt~o.dotto da~01
nelIHV.'-.,V.·.:
per un atto di liherta, se ne sos ti tui sce un ' altra per. C~l 11m;sso di 11l11Lt:z;,~a
morte viene cons idera to come necessario. Col che SIntorna m sostanza
gazione del male contenuta nel frammcnto di Anassimandro».17 Agostino, Con t ra Iu li anum I, 2, 4: «Nernpe 1l1t~r.nos, q~antum .
in tent ionem l ibr i mei, cui te r espondisse quattuor tUIS iactas, ista vertrtur
stio, quod ego dico sic nuptias esse laudandas, ut nul!o mod.o ad
pam vituperationemque pertineat, ?~od omn~s hOl1_lmes prl.morumhominum peccato nascuntur obnoxii, J:Ioc e,?-lm qm negat, Ipsa christia ..nae
fidei subvertere fi rmamenta conatur. Hinc quippe factum est ut De nupttts
concupiscentia librum scriberem: nuptiarum sci lice t ?onum. dis~ernens .ab .malo unde t rahitur o riginale peccatum. Tu autet? ~lPS nupt la~ s ll :e dub itatio-ne damnari, nisi quod ex eis nascitur, ab omni SIt liberum obhgatlone peccati:
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA Dr SANT'AGOSTINO
Su questa punta vorrei fare un ultimo accenno. Se cia che
separa da Dio sono di per se la finitezza, l'esteriorita, l' appa-
renza, aHora ilritornare a Dio e un' ascesi. Se invece cia che
separa da Dio e un peccato storico, il ritornare a Dio non puo
che essere un fatto storico di perdono. E questa e tutta la dif-
ferenza tra I' ascesi 0purificazione filosofica e religiosa e il cri-stianesimo", Perche se la creazione stessa nel suo essere finita
e male, allora per essere liberi dal ma1ebisogna liberarsi dalla
finitezza: l'ascesi, la purificazione consiste in un liberarsi dalla
finitezza, in un andare oltre I'apparenza, in un passare dan' e-
steriorita all'interiorita. Se invece lacreazione e buona rna feri-ta, bisogna semplicemente sanare la ferita. E se questa ferita
deriva da un fatto storico, sara un fatto storico che la sana.
Tanto e vero che nel bellissimo brano di Agostino citato nella
nota 13 della lezione scorsa'", si dice cosi: «Sanitas enim a
morbo plurimum distat / La sanita infatti e molto lontana dalla
malattia / sed media curatio nisi morbo congruat non perducit
propter quod libris quattuor te unum meum refutasse gloriaris. In quibus librisvolens homines avertere a fide catholica fundatissima, et ad novitatem vestrierroris adducere, saepe incutis legentium sensibus Manichaeae pestis horro-rem; quasi malum naturale cum Manichaeis sapiat, qui dicit infantes secun-dum Adam carnaliter natos contagium mortis antiquae prima nativitate con-trahere, et ob hoc secunda indigere, ut per lavacrum regenerationis prius pee-cati originalis remissione purgentur, et in Dei filios adoptati in regnum Unige-niti transferantur». '
18 Cfr. per esempio Agostino, De T ri ni ta te IV, 10 , 13: «Haec est vera pax etcum Creatore nostro nobis firma connexio, purgatis et reconciliatis per Media-torem vitae, sicut maculati et alienati ab eo recesseramus per mediatorem mor-
tis. Sicut enim diabolus superbus hominem superbientem perduxit ad mortem,ita Christus humilis hominem obedientem reduxit ad vitam; quia sicut ille elatuscecidit et deiecit consentientem, siciste humiliatus surrexit, et erexit credentem.Quia enim non pervenerat diabolus quo ipse perduxerat (mortem quippe spiri-tus in impietate gestabat sed mortem carnis non subierat quia nee indumentumsusceperat), magnus homini videbatur princeps in legionibus daemonum, perquos fallaciarum regnum exercet. Sichominem per elationis typhum, potentiaequam iustitiae cupidiorem, aut per falsam philosophiam magis .inflans, aut persacra sacrilega irretiens, in quibus etiam magicae fallaciae curiosiores superbio-resque animas deceptas illusasque praecipitans, subditum tenet; pollicens etiampurgationem animae per eas quas T E A E T U I appellant, transfigurando se in ange-lum lucis per multiformem machinationem in signis et prodigiis mendacii».
19 Agostino, De T r in i ta t e IV, 18, 24. .
i1
J
Agostino testimone della Tradizione
ad sanitatem / rna la cura, se non e adeguata alla malattia, nonconduce alla sanita».
Proseguo nella lettura del brano del De peccatorum mentis
et remissione:«come non si puo essere seporati da Dio se non per if
peccato / non ergo reconciliari nisi peccatorum remissione / cosinon sipub essere riconeiliati se non per if perdono deipec-
cati / per unam gratiam misericordissimi Salvatoris / attraeerso
la sola graxia del misericordiosissimo Salvatore, / per unam
.victimam verissimi sacerdotis / e attraoerso la sola vittima del
oerissimo sacerdote». II cardinal Danneels in un'intervista
molto bella pubblicata su 30Giorni di dicembre 2003 suggeri-
va che bisognerebbe riscrivere, 0meglio ancora valorizzare, la
Lettera agli Ebrei/" . In questa mondo in cui la corruzione del
sentimento religioso e cosi invadente, fino ana perversione dei
sacrifici, come e bello ricordare che «l'unico sacrificio della
croce ha posto te rmine a ogni sac ri f ic io» (Cf r . Eb 1 0 , 1 1 -1 8 ).«Fer unam victimam / Attraverso un'unica vittimas-". SuI.
l 'unica vittima torneremo la prossima volta, perche sull'unici-
ta del sacrificio che salva contro itentativi sacrificali degli
uomini, Agostino, in particolare nel De ciuitate Dez22, ha delle
pagine di un' attualita sorprendente;
«ac sic omnes filios mulieris, quae serpenti credidit, ut libidi-
ne corrumperetur, / e cos] tutti i figli della donna [Eva] eke
h.a creduto cd serpente cosi da essere corrotta darla con-
cupiscenxa [il termine libido 1 0 traduciamo con concupi-
scenza, termine classico della tradizione cristiana - anche la
lettura di san Giacomo della Messa di .oggi parla della con-
20 Cfr. G. Valente, « Fo rs e n el la C hie sa c i v o rre bb e u n m om en to d i c alm a, p err e sp i ra r e un po '» , intervista con ilcardinale Godfried Dannee1s, in 30Giorni, n.12, dicembre 2003, p. 30: «Forse ci vorrebbe una n uo va Le tt er a a gl i E br ei perricordarci che Cristo e l'unico sacerdote».
21 Cfr. G. Madec, L a p at ria e la vi a. C ri sto n ella vi ta e n el p en sie ro d i sa nt'A "gostinoc op . c i t. , p. 91: «Facendosiuomo, Cristo e diventato nello stesso temposacerdote e vittima del sacrificio: "Sei tu ilSacerdote, tu la Vittima, tu l'Offeren-te, tu l'Offerta" (E n. i n p s. 64, 6)>>.
22 Cfr. Agostino, D e c iv it at e D e i X.
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINO Agostino testimone della Tradizione
cupiscenza/"] / non liberari a corpore mortis huius / non pos-
sono essere Liberati dalla cotulizione concreto di quella
mort.e», Ho gia ricordato che la parola "corpo" non dev' es-
sere intesa secondo l'antropologia platonica;
«nisi per filium Virginis, quae angelo credidit, ut sine libidine
fetaretur / se non per il Figlio della Vergine [Maria] che Itacreduto all'angelo e COSl ha concepito sensa concupi-
scensa», In Agostino si trovano accenni, a volte anche brevi
come questo, alla Madonna che racchiudono tenerezza e stu-
pore nei confronti della Madre del Signore.
Voglio solo aggiungere una piccola cosa che mi sembra
importante. Per Agostino (semplicemente perche e COS1 per il
cristianesimo) come e storico il peccato originale, COS1 e storicala salvezza di Cristo". Come ilpeccato originale non e un male
m e ta /is ic o / ma lum n atu ra le , COS1 la salvezza di Cristo non e unfatto metafisico. La salvezza si comunica attraverso un incontro
storico. Per usare l 'espressione di Pio XII nella Media to r D e i,la salvezza si comunica attraverso un contatto vitale con ilSal-
vatore-'. Nessuno puo essere salvo «s ine Chr is ti sa lva to r is soci e -
tate / senza venire in rapporto con Cristo Salvatore [societas
vuol dire rapporto, incontro, contatto con lui] / in quam nos
s uo s an gu in e r ed em it / per cui ci ha redenti col suo sangue»26.
Ci ha redenti perche 1 0 incontrassimo, perche entrassimo in
rapporto reale con Lui, in contatto vitale con Lui. Tanto e veroche Agostino distingue tra universalita causale della salvezza e
universalita numerica della salvezza. Questo e l 'esempio cheporta: sidice che in una citra c'e una sola levatrice che fanasce-
re tutti e in quella c i t r a c' e un solo maestro di lettere che inse-gna a tutti. Agostino commenta. Tutti quelli che nascono,
nascono attraverso la levatrice di quella citra. Questo pero non
significa anche che tutti quell i che nascono studino lettere con
quel maestro. Ma vuol dire che tutti quelli che studiano lettere,
studiano con quel maestro. E COS1 tutti hanno peccato in
Adamo, perche tutti nascono da Adamo. E tutti coloro che
sono salvi, sono salvi in Cristo". Affidiamo almistero di Dio.la
possibilita che questo tutti possa abbracciare tutti.
2. Contra Iulianum I, 4, 13-14
n secondo brano e molto bello anche per gli accenni di Ago-stino alla Sede apostolica di Roma. E tratto dal Contra Iul ianum,
23 Gc 1,13-15:«Nessuno, quando e tentato, diea: "Sono tentato da Dio"; per-che Dio non puo essere tentato dal male e non tenta nessuno almale. Ciascunopiuttosto e tentato dalla propria concupiscenza che 1 0 attrae e 1 0 seduce; poi laconcupiscenza concepisce e genera il peccato, e ilpeccato, quand'e consumato,produce la motte».
, 24 Cfr.Concillo di Trento, Decret um de iu st i/ ic a ti one , cap. 3, ( (Qu ipe r Ch r is tum
iustificantur", DS 1523: «Verum etsi ille "pro omnibus mortuus est" [2Cor 5, 15],
non omnes tamen mortis eius beneficium recipiunt, sed iidumtaxtat, quibus meri-tum passioniseius communieatur. Nam sicut reverahomines, nisi ex semineAdaepropagati nascerentur, non nascerentur iniusti, cum ea propagatione per ipsum,dum concipiuntur, propriam iniustitiam contrahant: ita nisi in Christo renasceren-tur, numquam iustificarentur, cum ea renascentia per rneritum passionis eiusgratia,qua iustifiunt, illistribuatur. Pro hoc beneficioApostolus gratias nos semper agerehortatur Patri, "qui dignos nos fecit in partem sortis sanctorum in lumine" [ColI,
12], et eripuit de potestate tenebrarum, transtulitque in regnum Filii dilectionissuae, in quo habemus redemptionern et remissionempeccatorum [Col I, 1 3 -1 4 ]» .
25 Pio XII, enciclica M ed ia to r D ei n. 63: «Questo riscatto, pero, non ebbesubito ilsuo pieno effetto: e necessario che Cristo, dopo aver riscattato ilmondocolcarissimo prezzo di se stesso, entri nel reale ed effettivopossesso delle anime.Quindi, affinche, col gradimento di Dio, si compia per tutti gli individui e per
tutte le generazioni fino alIafine dei secoli laIoro redenzione e salvezza e asso-lutamente necessario che ognuno venga a contatto vitale col Sacrificio della
Cr,?ce?e COS! i ~eriti che da.esso derivano siano loro trasmessi ed applicati.·Sipuo dire che Cnsto ha costruito sul Calvario una piscina dipurificazione e di sal-vezza che riempi col sangue da Lui versato; rna se gli uomini non si immergono
nelle sue onde e non vilavano le macchie delle loro iniquita, non possono certa-mente essere purificati e salvati».
26 Agostino, _ D ep ec ca to ru m m er it is e t r em is si on e e t d e b ap ti sm o p ar vu lo ru m II,1, 1: «De baptismo parvulorum, Marcelline carissime, quod non solum eis adregnum Dei, verum etiam ad salutem vitamque aeternam adipiscendam detur,quam sine Dei regno et sine Christi salvatoris societate, in quam nos suo san'guine redemit, habere nullus potest, priore libro satis,ut arbitror, disputavimus».
27 Ibidem I, 28, 55: «Tamquam sidicamusverbi gratia: "Una estobstetrix in haccivitate,quae omnes excipit, et unus esthie litterarum magister,qui omnes docet",n~que ibi possunt intellegi omnes, nisi qui nascuntur, neque hie omnes, nisi quidiscunt; non tamen omnes qui nascuntur litteras discunt, sed cuius claret, quod etillicre<:tedictum est: "Omnes excipit, praeter cuius manus nemo nascitur", et hierecte dictum est: "Omnes docet, praeter cuiusmagisterium nemo discit"».
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT' AGOSTINO Agostino testimone della Tradizione
opera scritta neI421. Dopo ilsecondo libro del D e n up ti is e t c on -
cupiscentia, quest' opera in sei libri e la prima compiuta rispostaa Giuliano d'Edano. I,'altra e il Con tra I ul ia n um opus impe r /e c -
tum, cosi chiamata perche Agostino mori prima di terminarla.Ho gia accennato nella scorsa lezione a Giuliano d'Eclano, "1 ' ar-
chitetto del dogma pelagiano" , come 1 0 definisce con ironia Ago-stino'". Giuliano, a soli trent' anni vescovo di Edano, piccola dio-
cesivicino a Benevento, era figlio di Memore, un vescovo amico
di Agostino, tanto e vero che Agostino gli aveva inviato una dellesue prime opere, ilDe mus ic a , proprio per l'educazione del figlio.Iue erano in rapporto epistolare": Giuliano e colui che racco-glie in un sistema la grande eresia di Pelagio. .
Come dicevo, l 'opera Con tra I ul ia n um e stata scrit ta nel
421. Che cos'era successo negli anni che intercorrono tra il De
p ec ca to rum me ri ti s e t r em is si on e del 412 e ilCon t ra Iu li anum
del 421? Papa Innocenzo 1(401-417) aveva approvato con un
cons enso immediato idecreti di due conciliregionali, tenuti aCartagine e a Milevi, divenendo COS1 testimone e difensore
della fede della Tradizione contro l'eresia di Pelagio. Ai vesco-
vi africani papa Innocenzo infatti aveva risposto immediata-
mente riconoscendo che la loro testimonianza era la testimo-
nianza della fede della Chiesa.
Ne1418, dopo la morte di papa Innocenzo, sit iene un conci-
lio a Cartagine, a cui partecipa anche Agostino, e nel corso del
quale l'eresia di Pelagic viene di nuovo condannata. Di questoconcilio ci sono pervenuti gli atti. Sono un documento dogmati-
co cui tutti i concili seguenti faranno riferimento". A papa Inno-
cenzo era succeduto papa Zosimo. All 'inizio papa Zosimo fu
titubante nei confronti dell'eresia pelagiana. Anzi invito addirit-
tura ivescovi africani a Roma per sostenere le loro accuse nei
confronti di Pelagio rimproverandoli di essere stati troppo pre-
cipitosi nel condannare le tesi pelagiane. Comunque quando Ie
decisioni del Concilio di Cartagine furono inviate al Papa con
una lettera in cui ivescovi si appellavano all'approvazione
avuta dal suo predecessore papa Innocenzo, Zosimo, anche per
influsso dell'imperatore (e questo e un particolare interessan-te), con una lettera (Episto la tractoria) che non ci e stata con-
servata integralmente rna di cui conosciamo il contenuto,approve le definizioni del Concilio di Cartagine, diventando
COS1 lui stesso il primo testimone e difensore della fede della
Tradizione. La netta presa di posizione di papa Zosimo costrin-
ge ipelagiani a cambiare strategia. Mentre prima tentavano di
dimostrare che la loro posizione consisteva solo in un invito
all' ascesi cristiana, a un impegno morale, dopo la letter a di
papa Zosimo passano all'attacco, accusando Agostino di essere
manicheo. Leggo al riguardo una frase sintetica di padre Nello
Cipriani. «1'accusa gravissima.e complessa puo essere COS1 rias-
sunta. Primo: la dottrina del peccato originale e un'invenzione
di Agostino. Secondo: Agostino trova isuoi seguaci tra ilpopo-1 0 ignorante dei Fedeli .Terzo: la dottrina di Agostino ha la sua
origine nel manicheismo mentre e rifiutata dai pili illustri dot-tori della Chiesa e in particolare da quelli dell'Oriente»!'.Agostino nel Cont ra I ul ia n um deve rispondere a queste
accuse mosse da coloro che ormai Agostino chiamera «i nuovi
eretici nemici della grazia di Cristos-". Deve dimostrare che ilpeccato originale non e una sua invenzione. Deve chiarire che
31 Cfr. N. Cipriani, Introduzione a: Sant'Agostino, Con tr o G i ul ia n o, in Opere
d i s an t' Ag os ti no . P ol em ic a c on G iu li an o, I, Citra Nuova Editr ice, Roma 1985, p.
424: «L'accusa, gravissirna e complessa, puo essere COS1 r iassunta: 1adottr ina delpeccato origina1e e un'invenzione agostiniana, che trova i suoi seguaci tra ilpopolo ignorante dei fedeli ed ha la sua origine nel manicheismo, ment re e rifiu-tata dai pili i llustr i dottori della Chiesa, in par ticolare di quella Orientale».
32 Agostino, Con tra du as ep i st o la s pe l ag i anorum I, 1 ,2: «Novi qu ippe heretici ,
inimici gra tiae Dei, quae datur pusil li s e t magnis per Iesum Christum Dominum
nos trum, ets i iam cavend i evident ius apert io re i rnprobatione mons trantur, non
tamen quiescunt scr iptis suis minus cautorum vel minus eruditorum corda tempta-reoQuibus ut ique respondendum esset , ne sevel suos in i llo nefando errore fi rma-
rent , e tiam si non metueremus, ne quem quam cathol icorum verisimi li sermonedeciperent. Cum vero non desinant fremere ad dominici gregis caulas, atque ad dir i-piendas tanto pretio redemptas oves, aditus undecumque rirnari , communisque sit
omnibus nobis qu i fungimur episcopatus of ficio (quamvis ipse in ea praemineas
28 Cfr. Agostino, Con tra Iu li anum VI, 11,36.29 Cfr. ibidem I, 4, 12.30 Cfr. I c an on i d el C o nc il io d i C a rt ag in e d el 41 8, in L a g lo ri a d i C ri st o o vv er o l a
S ua v it to ri a n el t em po . I d og mi s ul la g ra zi a, Sei-30Giorni, Roma 1997 , pp. 21-33.
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINOAgostino testimone della Tradizione
ifedel i ignoranti possono essere testimoni della fede. della
Chiesa. La fede infatti non nasce per cultura. E proprio per
questo e evidente che la fede non e un'inve~zion.e di :lOmini33 •
Deve difendersi dan' accusa che la sua dottrina CIrca11peccatooriginale sia manichea. Che anzi sono ipelagiani ad essere
manichei, proprio perche non accettano il peccato originale. Equi ritorna l'osservazione di Del Noce. Proprio perche non siaccetta ilpeccato originale, la creazione stessa, la natura stess~
diventa male. Cost Agostino deve dimostrare che non solo 1
padri della Chiesa d'Occidente, ma anche iadri della Chiesa
d'Oriente sono testimoni dell'unica fede. «E vero cio che dal-
l' ant ichi ta con vera fede cat tol ica viene predicato e creduto in
.\'tutta la Chiesax-".
l~ Passiamo aHalettura.
«An ideo contemnendos putas, quia occidentalis Ecclesiae sunt
omnes, / Ma perche credi che debbano essere disprezzati [i
testimoni che finora ho prodotto] per il solo [atu» che sono
tutti della Chiesa d'Oecidente / nee ullus est in eis commemo-
ratus a nobis Orientis episcopus? / e perche tra essi non abbia-
mo citato olcun. »escooo dell'Oriente? / Quid ergo faciemus,
cum il li Graeci sint, nos Latini? / Che cosa importa se loro sono
greci e noi Latini? [E poi qui Agostino comincia ad accennare
a 1 primato della Chiesa di Roma]·/ Puto tibi eam partem orbis suf
ficere debere, in qiui'primum. Apostolorum suorum voluit Dominus
gloriosissimo martyrio coronare. / A me sembra che debba esse-
re suffieiente per te quella parte del mondo nella. quole il
Signore volle coronare il primo dei suoi apostoli [Pietro]
con un.gloriosissimo martirio, [Agostino accenna che dovreb-
be bastare la testimonianza delta Chiesa di Roma] / Cui Eccle-
siae praesidentem. beatum lnnocentium si audire voluisses iam tuncpericulosam iuventutem tuam Pelagianis laqueis exuisses. / E se ta
aoessi ooluto ascoltare il uescooo della Chiesa di Rorna, il
beato Innocenso; gia da ollora aoresti sciolto dai legacci
dei pelagiani la tua gioventu in pericolo [quando Innocenzo
fu vescovo della Chiesa di Roma (401-417) Giuliano era negli
anni della giovinezza]. / Quid enim potuit ille vir sanctus Africanis
respondere conciliis / Che cosa in/atti pote rispondere quel«
Tuomo santo ai concili afiieani / nisi quod antiquitus Apostoli-
ca Sedes et Romana cum ceteris tenet perseveranter Ecclesia? / se
non quello che dall'antiehita LaSede apostolica e LaChie-
sa romana insiemealle altre Chiese [anche questa comunio-ne con Ie altre Chiese e un accenno molto bello] conseroa con
perseoeronsa?», Anche il Papa ubbidisce al depositum. Non
puo inventarsi nulla. L'assistenza dello Spirito Santo, ricorda ilConcilio ecumenico Vaticano I, e data al vescovo della Chiesa diRoma «per santamente custodire e fedelmente esporre ildepo-sito della fede»35.
celsiore fas tigio) specula pastoral. is , facio 9u~d poss~m pro me~part icula mun.eris,
quantum mihi Dominus adiuva.ntl~us oratl~mbus tu~s d~nare.dignatur, ut pes~ile~-t ibus et ins idiant ibus eorum scnptis medentia et mumentia s~np~~praetendam, qui-
bus rabies qua fur iunt , au t e ti am ipsa sanetur, au t ~ l~e~endl~ a ll is repel l~ tuf» .. .
33 Agost ino,Se rmo 43, 6: «Et ipsa quanta Chr is ti d igna tio? P .e trus ISt~qUl.S IC
. l oquitur p iscator fu it,et modo ~a~nam ~a~de~ habet or ato r, SI potuent ab l~~
intel legi piscator. Propterea pnmis chr~s tla ll1s loq~ens ~postolus Paulus a lt .
"Videte vocat ionem ves tram, f ra tres , quia non mult i sapientes . secUl;dum car -
nem, non mu lti potentes, non multi nobiles. Sed infirma mu~dl elegit ,Deus. ';'tconfundat for tia , e t stult a mundi e legit Deus ut confundat saplente~, e t ignobil ia
mundi et contempt ib il ia e legi t Deus e t ea quae non . sunt tamquam s l.n tu t ea quae
sunt evacuarentur". Si enim eligeret Chris tus primitus.oratorem, ~:l tceret orator:
"Eloquentiae meae mer ito e lectus sum". S i e1ige re~ se~ator~m, dl~eret s enator :
"Dignit at is meae mer ito e lectus sum". ~ost remo, SIpn~s eh~eret Imper~torem,
diceret imperator : "Potesta ti s meae mento e lec tus sum . Quiescant et~hfferan-
tur isti paululum, quiescant, non. ot;:tittantur, _no?-~ontem~an~uri, sed a~lq\,ann:-
lum dif fe rantur , quo possunt g lori ar i de semenps is I? semetlpS l~ .. Da mihi inquitillum p iscatorem, da mihi id iotam, da mih i. imperltum , da n :lh l ~um, cum quonon dignatur loqui senator , n ee quando e!lltt piscem, Ip sum mquit da. Hunc SI
implever o, man ifestum erit quod ego facio, Quamquam et senato rem et orato-
rem et imperatorem ego sum fac turus: quand0f=umql!e ~ac turus eg? e t sena to-
rem, sed cer tius ego piscatorem. Potes~ ~enator ~ lorta r.l de semetl l? so , potest
ora tor, potest imperator , Non potes t rus t ~e C~r lsto pls ca .tor . Ve ll la~ propter
docendam salubrem humilitatem. Prius veniat piscator, Per l_psummel~us add~-
citur imperat~r"». Cfr. G. !"1ade~, Un ,a r e l ig i on e d i ==« m L a p atr ta e la V ia ,C r is to n el la v it a e n el p e ns ie ro d i s an t' Ag os ti no , o p ..at., pp. ~66-~68.
34 Agostino, Con t ra Iu li anum VI, 5, 11: «Sed. ets! nulla rat :o~e mdaget_ur, n~llosermone expli ce tur: verum tamen est quod ant iqur tus verac i f ide catholi ca prae -
d icatur e t c reditur per Eccles iam totam», 35 Conc il io ecumenico Vat icano I , C o ns ti tu ti o d og m af ie a " P as to r a et er nu s" d eEcc le s i a Ch r i st i (DS 3070) : «Neque enim Petr i succes soribus Spi ri tus Sanctus
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA Dr SANT'AGOSTINO
«Et tamen eius successorem (Zosimum) crimine praevaricatio-
nis accusas / Tuuavia tu. accusi del crimine di prenarica-
sione il suo successore Zosimo [si riferisce alla gia citata Bpi-
s tola t ractoria con cui papa Zosimo, dopo momenti di tenten-
namento, approve icanoni del Concilio di Cartagine del 418]
/ quia doctrinae apostolicae et sui decessoris sententiae noluitrefragari. / perch.e non ho. »oluto andar contro Ladottrina
degli Apostoli ne contra il giudisio del suo predecessore
[.. .] / Cum his etiam ipseconsulet / Con questi [cioe ivescovi
della Chiesa d'Occidente che testimoniano la dottrina del pec-
cato origin ale] si schier« anehe papa Innocenso: / etsi
posterior tempore,prior loco / il quale sebbene venga dopo di
loro nel tempo [per esempio rispetto a Cipriano e ad Ambro-
gio] »iene prima per il luogo». E una delle formulazioni pilisemplici e pili evidenti del primato della Chiesa di Roma.
Innocenzo e posteriore per esempio rispetto a Ireneo vescovo
di Lione (e molto bello che Agostino citi anche Ireneo) rna hail primato per il luogo, perche e vescovo di Roma.
«De miseris parvulis ab originali malo, quod trahitur ex Adam,
per Christi gratiam liberandis, unam cum eis tenet christianam
veramque sententiam: / Papa Innocenzo professa con loro La
stessa vera e cristiana dottrina circa i bambini, infelici,
che devono essere Liberati'auraoerso Lagrazia di Cristo dal
peccato originale che contraggono da Adamo: / qui omne .
praeteritum vitium, primi scilicet hominis, qui libero arbitrio est in
profunda demersus, Christum dixit sui lavacropurgasse Baptisma-
tis; / lui [papa Innocenzo] che ha detto che Cristo con il
laoacro del suo bauesimo ha purificato .ogni antico pee-
cato; quello cioe del primo uomo che dalla sua libena fusprofondato nel baratro; / qui denique parvulos definivit, nisi
manducaverint carnem. Filiihominis, vitam prorsus habere non
posse. / e sempre papa Lnnocenso ha dichiarato che anche
i bambini se non mangiano lo carne del Figlio dell'uomo
promissus est, ut eo revelante novam doctrinam patefacerent, sed ut, eo assi-stente, traditam per Apostolos revelationem seu fidei depositum sancte custodi-rent et fide1iterexponerent».
"J' \: ,.
Agostino testimone della Tradizione
in nessuti modo possono tuiere La vita36 . I Huic responde,
immo ipsi Domino, cuius ille antistes usus est testimonio / A lui
rispondi [Agostino qui si rivolge direttamente a Giuliano d'E-
clano] anai allo stesso Signore di cui quel oescooo [papa
InnocenzoJ ha usato la testimonianxa / et dic unde imago Dei
tam capitali supplicio puniatur, ut vita privetur, si peccatum anascentibus originale non trahitur / e spiega come mai, se if
peccoto originale non uiene contratto da chi nasce; Tim-
magine di Dio pUG essere punita con una pena cosi capi-
tale do essere privata della vita [eterna]», L'immagine di
Dio, cioe l 'uomo creato, solo pet un peccato puo non possede-
re la vita eterna, altrimenti si verificherebbe l'assurdo per cui la
creazione sarebbe destin ata diper se alla dannazione.
«Sed quid dicas, aut quu] resporuleas; qui etiam si beatum
audeas lnnocentium, non audebis tamen Christumdicere Mani~
chaeum? / Ma che cosa dirai 0meglio che cosa risponde-
rai ta che, se anche osi dire che if beato Innocenso emanicheo; non oserai tuttoniia dire che Cristo stessoe
manicheo? / Non est ergo cur provoces ad Orientis antistites;
quia et ipsi utique christiani sunt / Non e'e dunque motioodi '
appellarti ai »escooi dell'Oriente. Infaui anche 101'0 sono
in tutto e per tutto cristiani / et utriusque partis terrarumfides
ista una est; / e delle due parti della term [l'Oriente e 1'0c-
cidente] questa [ede e unica», Qui c' e un' affermazione bel-
lissima. Perche e unica la fede?«quia etfides ista christiana est:/ perche anche questa [ede
e cristiana: [ e la stessa fede che genera l 'unita della Chiesa.
La testimonianza e unica perche unica e la fede cristiana. E l'i-dentica grazia della fede che genera l'unita] / et te certe occi-
dentalis terra generavit, occidentalis regeneravit Ecclesia / e tu,
sensadubbio; ti ha generato Laterra d'Oecidente e ti ha
rigenerato la Chiesa d'Oecidente. / Quid ei quaeris inferre,
quod in ea non invenisti , quando in eius membra venisti? / Per-
ehe cerchi di introdurre in essa quello ehe non vi hai tro-
36 Cfr , Gv 6 , 5 2 -53 .
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINOAgostino tes timone della Tradizione
nato quando sei entrato a far parte delle sue membra? /
lmmo quid ei quaeris ouferre, quod in ea tu quoque accepisti? / E
poi, perche cerchi di portar via da essa quello che anche
tu. in essa hai ricemuo?».
Nel branoche ora leggiamo, Agostino, all 'inizio, e un po'cattivo nei confronti di Giuliano.
«Sed, ui dixi, sentiat de ista libidine iste quodlibet, / M a, come
ho detto, Giuliano pensi quello che ouole di questa con-
cupiscenxa; / praedicet utl ibet, / Laesalti come »uole, l lau-
det quantumlibet I la lodi come ouole I (sicut enim multis locissignificati, multum libet), / {poiche, come sembra di capire
in molti suoi possi, gli piace molto], / ut eius si non usibus,
saltem laudibus Pelagiani oblectentur, quicumque eorum proposi-
to continentiae carne coniuguni nohfruuntur, / affincke i pela-
giani si dilettino; se non delsuouso, almeno delle suelodi
[le lodi della concupiscenza], tutti quei pelagiani eke, amen-
do il proposito della ea~tita, non gotlono dell'unioneear-
nale». Giuliano vescovod'Eclano era sposato. Per questo!' ac-cenno ironico di Agostino;
«tantum parvulis parcat, I eoltanto risparmi i bambini lut
non eos laudet inutili ter defendatque crudeliter / non [acendone
le lodi inutilmenie e non difendendoli cnulelmente». l'b-
biamo gia accennato nella scorsa lezione. I pelagiani nonpote-vano affermare che i bambini non devono essere battezzati.Essi dicevano che i bambini sono battezzati per essere rigene-rati figli di Dio, non per essere perdonati dal peccato, perchenascono senza peccato originale. Per questo Agostino dice a
Giuliano di risparmiare ibambini, di non lodarli come inno-centi, mentre sono feriti dal peccato, non lodarli doe inutil-mente e di non difenderli crudelmente, perche, difendendolinella loro presunta innocenza, siimpedisce chevengano salva-
ti dal peccato equindi sie crudeli nei loro confronti;
<<salvosesse non dicat, / non dic« che sono gia solei, / non
ad laudatorem Pelagium, sed ad salvatorem Christum venire per-
mittat. I permetta loro di giungere non a Pelagic eke li
loda [nella loro presunta innocenza] ma a Cristo eke Ii
saloo; / Nam ut iam liber iste cZaudatur, quoniam ita sermo illius
terminatus est, qui in chartula quam misisti scriptus est, ut diceret:
I Ma per finire ormai questo Iibro; poiche cosi termina il
suo [di Giuliano] discorso scritto nei dossier eke tu.mi hoi
3. De nuptiis et concupiscentia II, 35, 60
Passiamo al terzo brano, che e tratto dal secondo libro delDe nupt ii s e t c onc up is ce n ti a. II secondo libro di quest'opera fuscritto nel419, quindi prima del Cont ra Iu li anum . Consiste inuna risposta ad un dossier, a delle cartelle (chartulas le chiamaAgostino"). Alipio, un vescovo amico di Agostino, era stato
ricevuto a Roma in maniera cordialissima (<<benigniss imeac
sincerissimewt) dal nuovo papa, Bonifacio. Bonifacionon soloavevaconfermato la condanna contro ipelagiani dei suoi pre-
decessori, ma aveva anche inviato ad Agostino due lettere deipelagiani perche Agostino rispondesse loro. Alipio dopoRoma si reca a Ravenna da uno dei dignitari pili importantidella corte imperiale, Valerio, e di seguito torna a Roma perripartire alla volta dell'Africa.Una volta giunto Alipio aRoma,Valerio gli fa recapitare un dossier di alcuni scritti anonimi
contro Agostino. In questo dossier anonimo si afferma cheAgostino, siccome riconosce il peccato originale, concepireb-be il matrimonio come male e non come bene, anzi attribui-rebbe al diavolo la procreazione deifigli.Tutta la riflessione diAgostino sulmatrimonio e basata sulla chiara distinzione tra laconcupiscenza e i bona del matrimonio. II matrimonio, comela creazione, e bene; rna, come la creazione, a causa del pecca-to di Adamo, e ferito dalla concupiscenza. E la concupiscenzae conseguenza del peccato e conduce al peccato. Agostinoattribuisce questo dossier anonimo a Giuliano d'Eclano e virisponde col secondo libro del De nupt ii s e t c onc up is ce n ti a.
37 Cfr, Agostino, De nuptiis et concupiscentia II, 1, 1.
38 Agostino, Contra duas epistolas pelagianorum I, 1, 1.
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA DI SANT'AGOSTINO Agostino testimone della Tradizione
mandatot»; qui Agostino ripete la frase con cui Giuliano d'E-
clano termina il suo scritto. Questo testa di Giuliano ha,
secondo me, un' attualita sorprendente.
«"Verecreditoquiaper Iesumfacta sunt omnia, et sine ipsofactum.
estnihil" / "Credi neromente che per mezzo di Gesu tuuo e
suuo [auo e sensa di lui nulla e suuo fatto" [Questesono leparole conclusive del dossier di Giuliano. Ed e vero che nel
Verbo tutto e creato. Sono leparole dell'inizio del Vangelo di san
Giovanni] / concedat lesum etiam parvulis esselesum / conceda
che Gesu [non sia solo ilVerbo che crea] sia Gesu [doe ilsal-
vatore] anche per i bambini». E vero che sie creati nel Verbo,rna si nasce feriti dal peccato. Non basta dire che si e creati in
Cristo se non si e ricreati nel battesimo'? in Cristo;
«et,ut per eumJacta omniaJatetur per id quod est VerbumDeus,
/ e come riconosce che tutte le cose sono state create per
mezzo di Lui in quanto e if Verbo di Dio; / ita etiam parvu-
los ab eosalvosfierifateatur per id quod est Iesus, / COS" ricono-sea che anche i bambini da Lui sono resi salvi in quanto
e Gesu / si vult catholicus esse Christianus. / se ouole essere
cristiano cattolico, / Sic enim scriptum est in Evangelio: "Et
vocabunt nomen eius Iesum: ipse enim salvum faciet populum
suum a peccatis eorum" / C O S " infatti si leggenel Vangelo: "E
1 0 chiameranno Gesu: infatti saloeri: il suo popolo dai
suoi peccati", / Ideo ergoIesum, quoniam Iesus latine Salvator
est. / E chiamato dunque Gesu, perche Gesu in latina uuoi
dire salvatore. / Ipse enim salvumfaciet populum suum, in quo
populo sunt utique etparvuli, / Lui infatti salvera if suo popo-
10 , e in questo popolo ci sono certamente anche i bambi-
ni, Ialvum [aciet autem a peccatis eorum. Sunt ergoet inpanni-
lis peccata originaria, / e 10 salnerii dai peccati, Dunoue
anche nei bambini c 'e il peccato originale, / propter quaeJesus,id est, Salvator, possit esseet ipsorum / a motioo del quale
anche per Ioro potri» essere Gesu, doe salvatore».
Scusate se l'incontro di oggi e stato, potremmo dire cosi,
teologico. II tempo non ci ha permesso di evidenziare tutti gli
spunti di attualita delle cose lette, rna se si riprendera il testa
che verra dato la prossima volta, non sara difficile intuirne le
suggestioni attuali.
4 . E pisto la 2 19
Voglio finire con un breve brano tratto dalla lettera 219,
riguardante un certo Leporio. Questi era un monaco di Marsi-
glia condannato dai vescovi della Gallia perche non riconosce-
va che ilVerbo di Dio siera fatto carne. Non riusciva ad ammet-
tere che « Ve rb um c ar o fa ctum e st / ilVerbo sie fatto carne» pet-
che ne aveva un'interpretazione erronea. Come e possibile, S 1
chiedeva, che Dio immutabile si trasformi in un uomo? Ma il
dogma della fede non dice questo. Riconosce che ilVerboDio
eterno e immutabile, rimanendo Dio eterno e immutabile, ha
assunto la natura umana, s en za c on /u si on e e d iv is ione tra divini-
ta e umanita. Leporio pensava che il cristianesirno dicesse che
Dio si e trasformato in un uomo. Per questa non accettava l'In-
carnazione, il mistero sorgivo del cristianesimo. Condannato dai
vescovi della Gallia, era venuto in Africa, e ad Ippona aveva
incontrato Agostino. Agostino gli spiega facilmente la dottrina
della fede sul mistero dell'Incarnazione. Leporio accetta cor-
dialmente che «il Figlio di Dio, facendosi uomo, non cesso di
essere Dio, rna restando vero Dio incomincio ad essere anche
vero uomo», come dice nella sua semplicita ilCatechismo di san
39 Cfr. C od ic e d i d ir it to c an on ic o, D e b ap ti sm o, Canone 849: «Baptismus,ianua sacramentorum, inre vel saltern invoto ad salutem necessarius, quo homi-nes a peccatis liberantur, in Dei filios regenerantur atque indelebili charactereChristo configurati Ecclesiae incorporantur, valide confertur tanturnmodo perlavacrum aquaeverae cum debita verborum forma». Cfr.L. Giussani, Senso r e li -g io so e f e d e, in I la ut oc os ci en za d el c osmo, Rizzoli, Milano 2000, p. 15: «II cardi-nal Konig, chesembra recentemente aver cambiato idea [efr. F. Konig, N o n b as taa pr ir si a l mo nd o, intervista di A. TornieIli, in 30Giorni, n. 10, ottobre 1992, pp.10-15], ha introdotto ilConcilio VaticanoIIon ildiscorso "cristocentrico", valea dire Cristo centro del cosmo e della storia, ma "fallacemente" centro: centronel senso di identificazione del contenuto del senso religioso con il Dio fattocarne. Una identificazione per cuiilDio fatto carne, se siidentifica colsenso reli-gioso, e dentro in tutti gliuomini e in tutte Ie lora espressioni».
Agostino testimone della Tradizione
5/16/2018 20-04-2012(1) - slidepdf.com
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Pio X. Agostino scrive poi una lettera aivescovi della Gallia per-
che vuole rimandare i1 monaco nella sua terra e aggiunge alIa
lettera un documento firmato da Leporio in cui Leporio stesso
accetta la dottrina della fede suI mistero dell'Incarnazione.
La dottrina vera, la dottrina della fede, e la possibil ita di
rimanere in quella soc ie ta s Chr is ti sa lva to r is , in quella cornu-nione di Cristo salvatore in cui il cuore trova riposo. La dot-
trina cristiana non e i1 fine, e mezzo per un incontro persona-
le. L'inquietudine del cuore trova riposo in quell' abbraccio,
come leggendo Ambrogio l'altra volta abbiamo sottolineatoi''.
L'inquietudine del cuore e appagata dalla soc ie tas Chr is t i, dal
cont at to v it al e con la presenza di Gesii Cristo. La dottrina
della fede e possibilita di questa contatto vitale. COSle supre-ma carita custodire la dottrina, proprio perche la dottrina epossibilita della soc ie ta s Chr is t i sa lua to r is" , Qui Agostino 1 0
dice con parole che potremmo definire paterne e materne.
«Non itaque nobis, sed eius misericordiae demus gloriam, /Dunque non diamo gloria a noi lche abbiamo riportato
sulla retta strada, nella retta dottrina, questa nostro fratelloJ
ma diamo gloria alia misericordia di Colui [ilSignore] / in
cuius manu sumus et nos et sermones nostri / nelle cui mani
siamo noi e le nostre parole». Ricordate gli accenni dell'al-
tra volta: se diciamo cose nostre, siamo pastori cattivi, se dicia-
mo cose che ci vengono da Lui, allorasiamo pastoribuoni'".
«Et sicut in supradictofilio nostro ministerium vestrum humili-
tas nostra laudavit; / E come Lanostra umilta [Ie parole sono
40 Cfr. sant'Ambrogio, Commento alSalmo 118,24. «Pulchre autem ait: "In ver-bum tuwn speravi",hoc est: non in prophetas speravi,non in legem,sed in verbumtuum speravi, hoc est in adventum tuum, ut venias et suscipias peccatores, delictacondones, ovemlassamtuis in crucehumerisbonus pastor inponas (efr.Lc 15,4-5)>>.
41 Cfr. 2Gv 9:«Chi va oltre e non siattiene alla dottrina di Cristo, non pos-siede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede ilPadre e ilFiglio».
42 Agostino, Sermo 46: «Et factum est verbum Domini ad me, dicens: Fil ihominis, propheta super pastores Israelet die ad pastores Israel. Hanc lectionemmodo, cum legeretur, audivimus; hinc cum vestra Sanctitate aliquid loqui deere-vimus. Adiuvabit ipse ut vera dicamus, si non nostra dicamus, Nam si nostradixerimus, pastores erimus pascentes nos, non oves; si autem illius sunt quaedicimus, per quemlibet ipse vos pascit». -
espressione della fede di Agostino, rna anche della sua grande
genialita retorica, perche la fede esalta Ie capacita naturali] lux
Lodato in questo nostro figUo [Leporio] il »ostro ministero
[che e stato un ministero di condanna], / sic etiam Sanctitas
vestra nostro ministerio gratuletur. / cosi La oostra santitii
[notate che di se dice «la nostra umilta», dei vescovi della Gal-lia dice «la vostra santita»] si congraudi.con. il nostro seroi-
sio [perche l'abbiamo riportato nella retta dottrina], / Pater-
no igitur et fraterno corde su~cipite a nobis / Accoglietelo da
parte nostra con cuore puterno; ansi [raterno; / a nobis
misericordi lenitate correctum [ e bellissimo J / lui che e stato
corretto da noi con dolceexa misericordioso».
«Lenitate mi se r ic o rd i / con una tenerezza misericordiosa».
Questa e la .correzione nella Chiesa, e una correzione paterna
e materna. E perche ci sia risposta all' inquietudine del cuore
che si e attenti alla dottrina. Non e una dottrina filosoficaE
una possibilita di abbraccio la dottrina della fede, una possibi-lita di stupore, di commozione, di riposo. E bellissimo questo
«m is e ri co rd i l en it at e / la dolcezza della misericordia»;
«sicui nos suscepimus a vobis misericordi severitate correptum.l
come noi Tabbiamo riceouto da »oi castigato dalla
misericordiosa seoeriui [perche da loro era stato ....J.>UUHL"
tol. / Etsi enim aliud per nos, aliud per vos;/ E sebbene
abbiamo fatto una cosa e uoi aoete fauo un'oltra
utrumque tamenfraternae saluti necessarium una caritasfecit.
due cose tuttooia; entrambe necessarie olla salvezza
[ratello, le ha fotte Tunica carita. / UnusergoDeusfecit,
niam Deus caritas est / Le ha faue dunque Tunico Dio;
che Dio e carita». La carita e ilgesto, l'opera del Signore.Guardate che sant' Agostino potrebbe essere tutto
- e COS1oncludo - in questa piccola frase della piccola
di Lisieux: «Quando sono caritatevole, e.solo Gesu che aQiscE~;/!!ji/'~j
in me»43.Questo e il cristianesimo: non u n d ov er e ss er e
tevole, rna una cosa mille volte pil i semplice: domandare
43 Teresa di Lisieux, Storia di un'anima, manoscritto C, I, 290.
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CONVEGNI SULL'ATTUALITA Dr SANT'AGOSTINO
Gesu agisca. Se la carita fosse un'opera nostra, sarebbe ulti-
mamente impossibile. E invece e semplicissimo per il bambi-
no domandare che la mamma faccia. C O S 1 sorge la carita ne1
cristiano. Domandare che un Altro agisca. L'uomo puo
domandare e sorprendersi delle cose che accadono. «Una cari-
tas fecit. Unus ergo Deus fecit) quoniam Deus caritas est». Unasola cari ta ha agito, quindi l'unico Dio ha fatto questo, perche
Dio e carita.