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1 PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 3 GIUGNO - LUGLIO 2000 Sped. in A.P. - art.2 comma 20c legge 662/96 Filiale E.P.T. 52100 AREZZO aut. Nr. 909 del 29/9/1997-Anno XXXIV-Per. del Vic. di Anghiari e Monterchi Con approvazione della Curia di Arezzo - Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Renato Bertini - Stampa Grafiche Borgo, Sansepolcro

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Vita della parrocchia e del comune di Anghiari e Monterchi

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHIN. 3 GIUGNO - LUGLIO 2000

Sped. in A.P. - art.2 comma 20c legge 662/96 Filiale E.P.T. 52100 AREZZO aut. Nr. 909 del 29/9/1997-Anno XXXIV-Per. del Vic. di Anghiari e MonterchiCon approvazione della Curia di Arezzo - Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Renato Bertini - Stampa Grafiche Borgo, Sansepolcro

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SommarioLe tue mani di Cmr pag 2L'Angelus di Alfonso Sassolini " 2Giubileo per l'Anno Santo del 2000 " 3Calendario Liturgico " 4Sante Messe festive e avvisi delle parrocchie " 5Il Palterre

Acrostici per due parroci di Cmr " 6Lettera in redazione " 6Gli anziani sognano di Cmr " 7

Il Grande Giubileo del Duemila di don Q. Giorgini " 8Campo scuola estivo parrocchiale di don Juan Carlos " 9Campeggio-ritiro di due giorni di Giulio Camaiti " 9L'angolo della poesia... e della prosa

Braccia di Maria Pia Fabiani " 10Aforismi di Turiddo Guerri " 10Voci di Vera Cuccini " 10Farfalle di Vera Cuccini " 10Voglia d'eterno di Cmr " 10La ricetta dell'amore " 11Dedicata alla mamma di Adriano Baccanelli " 11

Note dalla Misericordia a cura di Adriano BaccanelliIl "Vecchio" e il nuovo Crocifisso Giubilare " 12

Angolo della Missione a cura di Franco CristiniCaro bambù, ho bisogno di te " 13

La vignetta: Questione di denti " 13Gruppo Donatori di Sangue Fratres di P. Ganganelli

Sangue sicuro, lusso per pochi " 14Consenso informato: una nuova cultura... " 15

La Fratres di Anghiari dalla "Sellerona" pag. 15Festa Estiva del Donatore " 15

Carnevale della Gioventù Un'edizione memorabile " 16Assemblea Generale della Società del Carnevale " 17Il nostro pellegrinaggio a Roma " 18Le offerte per il Michelino... e per l'Oratorio " 18Ricordiamo l'amico Rinaldo di Gigi Nono " 19Ricordiamo un caro amico di G.M. " 19Restauriamo le nostre opere d'arte " 19ANGHIARI di Sergio Lombardi " 20Un nuovo Patto per lo sviluppo delle comunità locali" 21Da Tavernelle a cura di A. Bivignani

La Cresima e... la Prima Comunione " 22Quando "trassero" a Togliatti " 22La nuova Croce " 22

Dalle nostre parrocchie " 23Palazzo Corsi: Breve storia e ipotesi di restauro " 24Auguri!! " 24La "Libera Università dell'Autobiografia" di Anghiari " 25Chiesa delle SS. Flora e Lucilla a Verazzano " 2 5Il nostro caro, vecchio Anghiari di Loris Babbini

Il Convento e la chiesa della Croce " 26La battitura del grano di Flavio Mercati (III parte) " 28Ad Petri sedem di Alessandro Bivignani " 30A Maria Maddalena di Paolino Veri " 3 0Cronachetta dei fatti... " 31La vignetta: La Scampanata 2000 " 31

I n c o p e r t i n a : L a c h i e s a d i V e r a z -

Domenica 21 maggiola parrocchia ha organizzatoun pellegrinaggio al vicino

Santuario di Petriolo in quest'anno Giubilare 2000

Ho visto il fuocoribollir sull’Etna.Ho visto tra gli scogliribollire l’onda:infinita potenzadella natura viva!

Ho visto il marmodivenuto statua.Ho visto dei coloridivenuti un quadro:infinita potenzadel genio umano!

Poi ho visto le tue mani.

Le ho viste alzatesulla mia testa china:“Io ti assolvo dai tuoi peccati.”

Il fuoco, l’onda,il genio umano,tutto spariscedavanti alle tue mani!

Sacerdote del mio Dio,grazie per le tue mani.

Le tue mani di Cmr L’Angelusdi Alfonso Sassolini

“Marx è morto, Dio è morto e anch’io sto ma-luccio.” Così qualcuno scrisse su un muro di Torino verso la fine dei fatidici anni Sessanta. Ma se Marx è sicuramente e irrimediabilmente defunto, di sicuro il buon Dio è ancora sopra di noi, intorno a noi; forse un po’ meno dentro di noi: dentro questa società “civile e progredita” che ignora o nega Dio perché non ha ancora aperto un sito Internet e non è raggiungibile con la E.MAIL.Ma per raggiungerlo e stabilire il contatto con la sua, solo apparentemente irraggiungibile, eterna dimensione, infinita e pur così prossima a noi, c’è sempre la preghiera. L’Angelus, antica e dolce preghiera del mezzodì, era un tempo da tutti recitata.Al suono della campana del mezzogiorno ci si alzava in piedi e tracciando il segno della Cro-ce si cominciava: “Angelus Domini nuntiavit Mariae...”L’uomo pretende oggi il silenzio di Dio per poter orgogliosamente affermare la sua supremazia e la sua capacità di camminare da solo: verso dove?

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Origine e storia (seconda e ultima parte)

Presso i cristiani l’anno giubilare sorse sotto l’influsso della devozione popolare animata dal movi-mento penitenziale a sfondo gioachimita a partire dal 1260. La sera del 1° gennaio del 1300 una folla imponente si precipitò nella chiesa di S. Pietro in Roma con la convinzione di lucrare un’indulgenza straordinaria; il fenomeno si ripeté nei giorni seguenti. Si fece appello allora ad un’antica tradizione (di cui non si conserva ricordo nella curia romana) secondo la quale l’anno centenario doveva ritenersi anno di perdono universale. Il papa di allora, Bonifacio VIII, il 22 febbraio emanò una bolla che rispondeva a quell’attesa popolare di antica reminiscenza ebraica (anche se con significato diverso) e decideva che ogni cento anni ci doveva essere un giubileo universale con liberazione da colpe e da pene per i penitenti e confessati (pro penitentibus et confessis) che avessero compiute 30 visite se romani, 15 se forestieri, alle basiliche vaticana e ostiense. Questa bolla ebbe vasta risonanza in tutta Europa e richiamò a Roma grandi turbe di pellegrini che crearono anche preoccupazioni per il vettovagliamento e la tutela.

Nel 1342 una delegazione di romani ad Avignone chiese a Clemente VI di concedere il giubileo ogni 50 anni per aprire la possibilità di lucrarlo a un maggior numero di fedeli; il papa lo concesse per il 1350. Infine Paolo II nel 1740 dispose che si celebrasse il giubileo anche negli anni 25 e 75.

Col procedere del tempo si introdusse nell’anno giubilare anche quel fasto esteriore che, senza ledere l’interiorità spirituale, contribuì a mantenere secondo gli usi del tempo il carattere popolaresco che il giubileo ebbe fin dagli inizi: nel 1425 Martino V fece aprire la porta santa di S. Giovanni in Laterano, così entrò in uso la porta santa; si precisarono le basiliche da visitare, i cerimoniali di apertura, di chiusura, ecc.

Spiritualmente il giubileo ordinario comporta “una solenne indulgenza plenaria concessa dal roma-no pontefice con annesse facoltà speciali per i confessori a favorire dei fedeli che lucrano il giubileo stesso” (Enc. Cattol.).

Il tempo durante il quale si può lucrare tale indulgenza, o anno giubilare, si chiama Anno Santo, che ricade all’inizio di ogni secolo e negli anni 25, 50 e 75. La storia ne elenca 25 (compreso quello indetto da Paolo VI per il 1975).

L’Anno Santo ha inizio a Roma dal Natale dell’anno immediatamente precedente (“a Nativitate”), a ricordo della nascita del Signore; in tale giorno ha luogo l’apertura della “porta santa” della Basilica Vaticana fatta dal Sommo Pontefice; l’Anno Santo si protrae fino al Natale successivo.

Chiuso l’Anno Santo, il Papa suole estendere il giubileo a tutto il mondo cristiano.Oltre a una eccezionale occasione per la remissione delle colpe, il giubileo offre la possibilità di

una remissione plenaria delle pene temporali da scontarsi nell’altra vita per i peccati commessi: ciò avviene mediante le indulgenze.

Condizioni per lucrare le indulgenze sono la Confessione attuale (cioè fatta per l’occasione), la Co-munione, la visita a determinate chiese e la recita di alcune preghiere stabilite dal Papa stesso. Speciali facoltà sono concesse agli Ordinari locali a favore di coloro che fossero impossibilitati ad adempiere le condizioni prescritte.

Oltre ai giubilei ordinari, fin dal secolo XVI invalse l’uso di indire giubilei straordinari per ottene-re mediante preghiere, digiuni, opere buone e partecipazione ai sacramenti particolari aiuti di Dio in momenti difficili per la Chiesa o per determinate nazioni. La durata e le modalità di tali giubilei sono determinate nelle costituzioni apostoliche con cui vengono indetti.

L’ultimo giubileo straordinario fu indetto da Pio XI per il 1933 in occasione del 19° centenario della Redenzione (cf. ampiamente Enciclopedia Cattolica).

Giubileo per l'Anno Santo del 2000

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CALENDARIO LITURGICO

Mese di giugnoDedicato al Sacro Cuore di Gesù

1° giungo – Primo giovedì del mese. Si invitano i fe-deli alla preghiera per le vocazioni.

2 giugno – Primo venerdì del mese. Nella Pieve di Micciano alle ore 20,30 Santa Messa per il Gruppo uomini dei Ritiri di Perseveranza.

4 giugno – Domenica VII di Pasqua. Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo. Santa Messa alle ore 9,30.Festa al Santuario della Madonna del Carmine. “Cristo è innalzato fino alla destra del Padre ove ci precede per prepararci un posto.”

6 giugno – Primo Martedì del mese. In Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosa-rio.

11 giugno Domenica - Pentecoste – Sante Messe se-condo l’orario festivo. “Al cinquantesimo giorno della Pasqua si trovavano tutti riuniti nello stesso luogo; venne all’improvviso dal cielo un fragore, come un soffio di vento impetuoso che riempì la casa; lingue di fuoco scesero su ognuno degli apostoli: Tutti furono pieni di Spirito Santo, Alleluia.”

13 giungo martedì – Sant’Antonio di Padova sacer-dote e dottore della Chiesa. Fernando Martins alias Antonio da Padova è nato a Lisbona in Portogallo verso la fine del secolo XII. Entrato nel monastero dei canonici regolari di Sant’Agostino a Coimbra, poco dopo l’ordinazione sacerdotale svestì l’abito agosti-niano ed indossò il ruvido saio divenendo francescano passando ai frati minori. Si dedicò quindi alla evange-lizzazione dei popoli in Africa, in Francia e in Italia. Morì a 36 anni a Padova nel 1231.

18 giugno – Domenica XI del Tempo Ordinario. SS. Trinità. Sante Messe secondo l’orario festivo.

24 giugno sabato – Natività di San Giovanni Batti-sta. “Da Zaccaria ed Elisabetta nacque Giovanni, il precursore di Cristo. Egli camminerà davanti a Lui a preparare le sue vie.”

25 giugno – Domenica XII del Tempo Ordinario. Corpus Domini. “Cristo nella Cena pasquale ha dona-to il suo Corpo e il suo Sangue per la vita.” In Propo-situra alle ore 9,30 Santa Messa. Ore 11 Santa Messa

solenne in occasione della Prima Comunione dei bam-bini della nostra parrocchia. Alle ore 18 Santa Messa nella chiesa della Croce a cui seguirà la processione fino alla Propositura.

29 giugno giovedì – San Pietro e Paolo apostoli. “Pietro, il primo degli apostoli, e Paolo, il maestro dei pagani, ci insegnano Signore la tua legge.”

30 giugno venerdì – Sacro Cuore di Gesù. “Il Signo-re ci ha accolti nel suo cuore ricordando la sua miseri-cordia.”

Mese di luglio

2 luglio – Domenica XIII del Tempo Ordinario. Sante messe secondo l’orario festivo.

3 luglio lunedì – San Tommaso apostolo. “Tu hai veduto, Tommaso e hai creduto: Beato chi non vede, eppure crede, alleluia.”

4 luglio martedì – Primo Martedì del mese. In Propo-situra alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario.

6 luglio – Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni.

7 luglio – Primo Venerdì del mese. Nella Pieve di Micciano alle ore 20,30 Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza.

9 luglio – Domenica XIV del Tempo Ordinario. Sante messe secondo l’orario festivo.

11 luglio martedì – San Benedetto abate patrono d’Europa: Nacque a Norcia verso il 480. Cominciò la vita eremitica nella regione di Subiaco, passò quindi a Cassino dove fondò il celebre monastero e vi scrisse la Regola che gli meritò il titolo di “Patriarca del mona-chesimo occidentale”. Morì il 21 marzo del 547. Paolo VI lo dichiarò patrono di tutta l’Europa.

Anniversario dell’apparizione della Madonna al Combarbio (oggi il Carmine).Alle ore 20, dalla piazzetta della Croce e alle ore 20,20 dal Bagnolo (per la parrocchia di Tavernelle), pellegrinaggio verso il Santuario per partecipare alla Santa Messa alle ore 21.

16 luglio – Domenica XV del Tempo Ordinario. Bea-

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SANTE MESSE FESTIVECELEBRATE NELLE CHIESEDEL VICARIATO DI ANGHIARI...

Ore 8,00 -PIEVE DI MICCIANO -CHIESA DI SAN LEOOre 8,30 -ANGHIARI: Chiesa di S. StefanoOre 8,40 -PIEVE DI SOVARAOre 9,00 -CHIESA DEL PONTE ALLA PIERA -CHIESA DI TUBBIANO -CHIESA DI CATIGLIANOOre 9,30 -ANGHIARI: Chiesa di ProposituraOre 10,00 -SANTUARIO DEL CARMINE -CENACOLO DI MONTAUTOOre 10,30 -CHIESA DI SAN LEOOre 11,00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -PIEVE DI MICCIANOOre 11,30 -CHIESA DI TAVERNELLE -CHIESA DI VIAIOOre 12,00 -CHIESA DI TOPPOLEOre 18,00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

... E DI MONTERCHI

Ore 8,30 S. Maria della Pace Le VilleOre 8,45 San Michele Arc.lo a PadonchiaOre 9,30 CHIESA delle monache MonterchiOre 10 CHIESA della Madonna Bella PocaiaOre 11 S. Maria della Pace Le VilleOre 11,15 San Simeone profeta a MonterchiOre 16,30 (ore 18 estivo) San Simeone a Monterchi

Ultima domenica del mese chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze ore 15 (ore 17 estivo).

ta Vergine Maria del Monte Carmelo. Sante Messe secondo l’orario festivo. Alle ore 21 nel Santuario del Carmine Santa Messa cui seguirà una breve processio-ne intorno al Santuario.

22 luglio sabato – Santa Maria Maddalena. Accolta tra i discepoli di Cristo fu presente alla sua morte e la mattina di Pasqua meritò di veder per prima il Reden-tore risuscitato.La Santa Messa delle ore 18 verrà celebrata nella Chiesa della Maddalena nel Borgo della Croce.

23 luglio – Domenica XVI del Tempo Ordinario. San-te messe secondo l’orario festivo.

25 luglio martedì – San Giacomo apostolo. Figlio di Zebedeo e fratello dell’apostolo Giovanni, nacque a Betsaida. Fu presente ai principali miracoli del Signo-re. Fu fatto uccidere da Erode verso l’anno 42. È ve-nerato soprattutto in Spagna a Compostela dove esiste la celebre basilica a lui dedicata.

26 luglio mercoledì – Santi Gioacchino e Anna, ge-nitori della Beata Vergine Maria: Secondo una antica tradizione che risale al secondo secolo ebbero questo nome i genitori della Beata Vergine Maria.

29 luglio sabato – Santa Marta. Fu sorella di Maria e di Lazzaro. A Betania ricevette il Signore come ospite, lo servì con devozione e delicatezza e, con le sue pre-ghiere, ottenne la resurrezione del fratello.

30 luglio – Domenica XVII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.

Santuario del CarmineMartedì 11 luglio 2000

Anniversario dell’apparizione

Ore 20 ritrovo ad Anghiari (piazzetta della Cro-ce) - Ore 20,20 al Bagnolo ... per raggiungere il SantuarioOre 21 S. Messa Solenne.

Venerdì 14 e sabato 15 luglio, ore 21, triduo in preparazione alla festa della Madonna del Carmine

Domenica 16 luglio Festa della Madonna del Carmine

Ore 10 S. Messa.Ore 21 S. Messa e processione attorno al San-tuario.

Santuario del CarmineFesta dell’Ascensione

Domenica 4 giugno 2000

Sante Messe alle ore 7, 8, 9, 10, 11.Alle ore 16 benedizione dei bambini.Alle ore 18 S. Messa in suffragio dei festarini e dei benefattori defunti.

Alla S. Messa delle ore 11 parteciperà l'As-sociazione Nazionale Carabinieri Sezione di Anghiari

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IL PALTERRE: dove gli anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

Spett.le Redazionede “L’Oratorio di Anghiari”,

colgo l’occasione offerta da questo strumento diabolico, ma meraviglioso, quale la posta elettronica, per inviare due righe al Vostro giornale e, soprattutto alla comunità di Anghiari che, anche se non mi conosce, sento molto vicina, naturalmente, in senso metaforico.Infatti non sono un cittadino di Anghiari, bensì di Mi-lano.Probabilmente qualche lettore del Vostro giornale avrà avuto l’occasione di notare, un paio di anni fa, una fac-cia nuova che scorrazzava per le via e le campagne tra Anghiari e S. Sepolcro, a bordo di una moto o di una macchina targata MI.Ma appare lecito chiedersi, in primo luogo che cosa ci facessi ad Anghiari, in secondo luogo che cosa ne sappia del giornale dell’Oratorio di Anghiari.Alla prima domanda è facile rispondere: perché è un bellissimo paese!!Diciamo che ho avuto l’occasione di recarmi ad Anghiari per fare una visita ad alcuni amici e alla fine, mi è piaciuto tanto che ci sono tornato parecchie volte.Ormai ricevo da qualche anno il Vostro giornale, da quando un amico, che collabora con la Redazione mi ha iscritto tra gli abbonati.Mi fa sempre molto piacere ricevere “L’Oratorio di Anghiari”, ma mi fa ancora più piacere leggere degli

avvenimenti e dell’attività che animano la comunità parrocchiale e non; talvolta mi è capitato di leggere di vicende che riguardano miei amici e, in qualche modo, mi fanno sentire un po’ più vicino alle vostre colline.Ringrazio vivamente, sia chi ha provveduto ad iscrivermi tra gli abbonati, sia chi con la propria opera permette a me, che vivo così distante, di “partecipare” alla vita della Vostra Comunità.Mi preme sottolineare, tuttavia, che lo strumento del giornale dell’Oratorio è un veicolo importante per con-servare quell’aggregazione e quella identità che, ormai, sta venendo meno in molte parti del nostro Paese.I ricorrenti richiami e le rievocazioni della storia di Anghiari, alle consuetudini tramandate (che, ancora una volta, sono altro dalle tradizioni), le celebrazioni delle feste religiose che, nonostante il “vento di modernità e di progresso” che agita gli illuminati intelletti della nostra povera Italia, sono elementi fondamentali e im-prescindibili della nostra cultura, sono importanti motivi di identità culturale che impegnano la Redazione ad assumersi la responsabilità di tener viva la comunità che, conscia della propria storia, avrà occasione di crescere con la coscienza di sé.Vi ringrazio ancora per il lavoro che svolgete, mi scuso per qualche mio accento polemico, laddove voleste pub-blicare questa mia lettera, Vi autorizzo senza riserve.Buon Lavoro. Fabrizio

Ricordi biturgensiAcrostico per il parroco venuto da vicino

Da sopra quei gradini, anche a meOr sembra che tu guardi:Nero tra capelli ed il villoso mento

Mi brucia quello sguardo penetrante.Arde forse come il celebre roveto?Resta irrisolto il mio interrogativo.Certo, Sacerdote sei e pensi un pocoOltre il pensiero mio!

Se vado però a ritroso nel passatoAllor ti vedo diverso tanto; eriLibero “citto” in terra biturgense eVedo ancor tanti volti cari;Io li adagio dentro me, sotto il tuo sguardo penetrante.

Nel tuo nome il tuo destinoAcrostico per il Parroco venuto da lontano

DomineddioOnnipotente e saggioNon giudicò, cogitando,

Jattura, impedimento o danno,Un giovane parrocoAndino-colombianoNella nostra antica

Comunità anghiarese.Anzi lo educò (l’andino-colombioano)Rapidamente e bene,La itala lingua,Ostica per tanti,Speditamente a parlar

Ascolta il nostro bell’idioma,Resta con noi, Don Carlos,Dacci una mano (anche due)In questo inc…to mondo!Lode a Dio, pace a te,American del sud e a tutti gli anghiaresi.

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... Il Palterre

Gli anziani sognano

Lo sapevate che gli anziani sognano? Qualche volta sognano cose o situazioni che, se si avverassero, cambie-rebbero e di molto la loro vita qui, sul pianeta terra. Altre volte invece sognano già incontri, luoghi, sentimenti che credono proprio di quel mondo che troveranno appena saltato il fosso.

Io, per quando avessi saltato il fosso, sognavo di farmi costruire una casa dal mio amico Filippo Brunelleschi, ma più che una casa un chiostro, con quegli archi scarni e snelli, come solo lui sa disegnare. Poi ho letto le Scritture e ho saputo che il Padre celeste ci darà una casa non co-struita da mano d’uomo. Cosa andavo cercando? La casa del Padre celeste sarà molto più bella di quella progettata da Filippo! Così quel sogno l’ho eliminato.

Per quanto riguarda i sogni di questo mondo, per me al primo posto ci stanno le scale mobili. Ed è naturale per una persona più vicina alla 4ª che alla 3ª età e che vive ad Anghiari! La prima scala dal posteggio di fronte alla Misericordia fino alla statua di Garibaldi e la seconda da Garibaldi fino alla Croce. Che bello non aver più la lingua fuori della bocca come il mio cane.

Chi sa se i “cittini” di oggi, tanto coccolati da tutti (compresi i nostri due parroci), potranno domani o do-podomani fruire di queste scale, oggetto del mio attuale sogno senza speranza!

I giovani, dai più piccoli ai più grandi, fanno parte dei sogni degli anziani: sono i loro nipoti e pronipoti (anche se non realmente per vincoli familiari), sono il legame con questo mondo che Dio ci ha regalato, sono ciò che vivrà quando loro, gli anziani, li guarderanno dalla nuvoletta privata. Li hanno adottati nel loro cuore e li vorrebbero perfetti dentro e fuori; perfetti non si può essere, certo, ma si può anche migliorare e per questo gli anziani pregano, in Chiesa e nel segreto della loro stanza: “Dio, fai che siano buoni, fai che le famiglie diano loro tanto amore, fai che qualche volta si ricordino di noi, fai che siano gentili, ecc. …” Fai anche, o Dio, che dalla cura prioritaria dei giovani (dico e sottolineo prioritaria) ai nostri 2 parroci avanzi un briciolino di tempo da dedicare a chi giovane non è più e in qualche momento ha paura di non saper ben usare i remi per portare all’altra riva la sgangherata barchetta.

Di tutto quanto scritto cosa è veramente sogno, cosa desiderio, cosa realtà? Mah, le idee mi si confondono un poco! Ciao gente, alla prossima, a Dio piacendo.

Beatitudini della seradi Cmr

Benvenuti ad Anghiaridi Emmedipì

Sono queste le parole, incise sopra un'asse di legno si-stemata nei giardini del Campo della Fiera, che turisti e anghiaresi possono leggere arrivando e sostando in que-sto invidiabile spazio di verde della nostra Comunità.È un piccolo segno che credo faccia piacere ai visitatori che arrivano e si fermano nella nostra cittadina.

Una importante festa di AnghiariNel numero 4 del periodico “Il messaggio della santa Casa”, edito a Loreto, è stato pubblicato un articolo in cui si parla della bella tradizione anghiarese di festeggiare la Madonna di Loreto il 10 dicembre di ogni anno.Siamo lieti di segnalare le belle parole che ha avuto il redattore dell’articolo per la nostra festa tanto sentita dalle famiglie di Anghiari e, in particolare, da quelle di Anghiari vecchio.

Le Croci nei campiPassando per le nostre campagne si vedono molti campi nei quali sono state collocate le croci con la foglia di giglio benedetta. È questo un gesto che le famiglie compiono consapevoli di invocare la benedizione e la protezione di Dio sulle messi e sui raccolti.

Il nido del merloNel nostro cimitero, in una lapide vicina a quella di Silvano Carria, un merlo maldestro ha costruito il suo nido. Vi ha deposto le uova, le ha covate e sono nati dei pigolanti pulcini.Conoscendo Silvano io credo che lui era contento di questo avvenimento e sua moglie Lorena e le altre don-ne che si recavano in visita ai propri cari cercavano in ogni modo di non disturbare troppo quella famigliola in crescita. Purtroppo una mano forse troppo propensa alla pulizia e all’ordine ha eliminato ogni speranza di voli nei nostri cieli.

Nuovo laureato a TavernelleIl giorno 20 aprile si è laureato, con la bellissima votazio-ne di 110 e dignità di stampa, Michele Baggi, discutendo la tesi: "Studio della variabilità fenotipica ed analisi del genoma in linee di tabacco selezionate in vitro per la tolleranza a concentrazioni elevate di manganese." Al nuovo dottore in agraria vanno gli auguri di tutta la comunità di Tavernelle.

A Tavernelle Domenica 18 giugno - Festa della famiglia

CON LOTTERIA, GIOCHI E... MERENDA PER TUTTI

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IL GRANDE GIUBILEODEL DUEMILA di don Quinto Giorgini

Il dono dell’INDULGENZA è un altro “peculiare” segno del Giubileo ed anche uno degli elementi “costitutivi”. Questo si legge al n.9 della Bolla d’Indizione, la quale afferma inoltre che nell’Indulgenza: “si manifesta la pienezza della miseri-cordia del Padre che a tutti viene incontro con il suo amore, espresso in primo luogo nel perdono delle colpe.”Parlare del valore delle indulgenze nel clima spirituale attuale, dove il senso del peccato è quasi scomparso e il sacramento della Penitenza sempre più trascurato, è certamente cosa ardua e difficile. Molti ricorderanno soltanto la cosiddetta vendita delle indulgenze avvenuta al tempo di Martin Lutero che non si limitò giustamente a criticarne gli abusi reali ma purtroppo negò anche i fondamenti dottrinali delle indulgenze medesime. Pochi invece ne conoscono gli aspetti positivi per la espiazione dei peccati e la crescita della vita spirituale in tante anime e gli effetti benefici ottenuti dalle offerte indulgenziali che ser-virono per finanziare non solo la stupenda costruzione della Basilica di S.Pietro (che tutti abbiamo ammirato nel nostro recente pellegrinaggio a Roma) ma anche per la realizzazione di opere di carità per poveri, ammalati, pellegrini: cioè ospizi, ospedali, ricoveri... Persino i fedeli più devoti ed impegnati nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali, sanno poco o nulla circa la dottrina e la lunga storia delle indulgenze. Quindi è utile parlarne, previo accenno alle verità di Fede che stanno alla base della dottrina cattolica sull’indulgenza. Tutti gli uomini (eccetto l’Immacolata) sono stati costituiti peccatori a causa del peccato originale di Adamo. Cristo Salvatore è morto come vittima di espiazione per i nostri peccati; non solo per i nostri ma, come dice S. Giovanni nella sua prima lettera, per i peccati del mondo intero. Cristo Risorto, ha affidato il potere di perdonare i peccati alla sua Chiesa che lo esercita attraverso i sacramenti del Battesimo e della Penitenza.Mentre il Battesimo ricevuto da adulti cancella non solo il peccato originale e tutti gli altri peccati gravi e leggeri e tutte le pene meritate, completamente e subito; il sacramento della Penitenza, per l’assoluzione dei peccati più gravi richiese fin dall’inizio un previo, lungo e penoso cammino di penitenza pubblica. Questa penitenza pubblica aveva una diversa durata: cinquanta, cento, trecento giorni, un anno, tre anni ecc.. secon-do la gravità e il numero delle colpe commesse. Nel periodo delle persecuzioni, se un cristiano sopportava le torture con l’intenzione di intercedere per un peccatore, questi poteva ottenere dalla Chiesa la remissione, il condono di una parte o dell’intera penitenza pubblica.A questo condono delle opere di penitenza venne dato il nome di ”indulgenza” che etimologicamente indica: benevolenza, clemenza, misericordia, perdono.Passata l’epoca delle persecuzioni cruente, la Chiesa comprese sempre più il mistero della COMUNIONE dei SANTI e del suo essere il CORPO MISTICO di Cristo, per cui tutte le membra di questo Corpo, i fedeli ancora pellegrini sulla terra, le anime del Purgatorio e i beati del Cielo, sono uniti in virtù della grazia e della carità soprannaturale. I meriti dei più ricchi, cioè di Cristo, della Madonna e dei Santi, costituendo come un tesoro ed un patrimonio spirituale immenso, possono essere messi a disposizione dei più poveri cioè dei peccatori, da parte di chi

nella Chiesa ha ricevuto il potere delle chiavi del Regno dei Cieli. Questo dono dell’indulgenza viene definita da Paolo VI nella Costituzione Apostolica Indulgentiarum doctrina: “la remissione dinanzi a Dio della PENA TEMPORALE per i peccati, già rimessi quanto alla COLPA, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della reden-zione, dispensa ed applica autoritativamente il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi (can. 992 del CDC). L’In-dulgenza non è un sacramento, è solo un’azione della Chiesa che come definisce il Concilio di Trento, “ha ricevuto da Cristo il potere di conferire le Indulgenze”. Essa è strettamente legata ai sacramenti della Penitenza e della Santissima Eucarestia cioè il cristiano che ha l’intenzione di ottenere l’Indulgenza Plenaria Giubilare, deve confessarsi e comunicarsi bene e nel tempo stabilito, eseguire l’opera indulgenziata, pregare per le intenzioni del Sommo Pontefice ed inoltre avere nel cuore un TOTALE DISTACCO dal PECCATO anche semplicemente VENIALE. Quindi non è troppo facile ottenere il “dono totale della Misericordia di Dio” cioè l’Indulgenza Plenaria, nella quale non c’è nulla di automatico, non basta ripetere mecca-nicamente certe pratiche devozionali per riceverla. Se manca questa fondamentale condizione di distacco totale da ogni più piccolo peccato, l’Indulgenza non sarà plenaria ma soltanto PARZIALE cioè servirà per rimettere una parte della PENA TEMPORALE da scontare, quantificata non più in giorni o anni di penitenza canonica della antica usanza della Chiesa ma, come ha deciso Paolo VI, duplicando il merito ottenuto nel compiere l’azione buona indulgenziata. Esempio: se recito una preghiera o faccio una buona azione che rientra nell’elenco delle indulgenze parziali, acquisto un merito proporzionato al grado di amore espresso; questo merito, per intervento della Chiesa, mi viene “raddoppiato” a sconto parziale delle pene temporanee meritate per i peccati già rimessi in quanto alla colpa. Le Indulgenze possono essere acquistate da ciascuno di noi vivi ed anche in suffragio dei nostri cari defunti. Ma mentre quelle “parziali” possono essere ottenute, ripetutamente nel corso di una stessa giornata, la Plenaria non si può ottenere più di una volta, salvo il caso di pericolo di morte.L’indulgenza Plenaria, che possiamo ricevere più volte durante questo storico anno Santo, dovrebbe diventare l’anima del Grande Giubileo, un motivo di gioia per il perdono completo delle continue colpe e pene meritate, un atto di fiducia nell’in-finito amore misericordioso di Gesù, Sorgente del consolante Mistero della Comunione tra tutti i Santi che sono le cellule vive del Suo Mistico Corpo.

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Campeggio-ritiro di due giorni a Caprese con Juan Carlosdi Giulio CamaitiAlcune settimane fa, prima di Pasqua, noi di terza e di seconda media siamo andati in ritiro a Caprese con don Juan Carlos.Più che ritiro è stato un breve campeggio. Il sabato po-meriggio, appena arrivati ci hanno sistemati in comode stanze da sei, vicino alla chiesa di Zenzano.Poi, dopo aver giocato a pallone nel prato e dopo aver ascoltato della musica, ci siamo riuniti per decidere quale compito ognuno doveva svolgere (chi lavava i piatti, chi apparecchiava, ecc.). Eravamo una quindicina di ragazzi e ci avevano diviso in tre gruppi, ad ogni gruppo era affidato un “adulto”. Il ritiro è proceduto benissimo, ci siamo divertiti molto insieme e soprattutto la notte,

Campo Scuola Estivo Parrocchiale di don Juan Carlos

Il tempo estivo è considerato da alcuni tempo di evasione, di riposo, di viaggi, di vacanza; da altri un tempo prezioso per arricchire il bagaglio culturale, spirituale e dilatare le amicizie. Il campo scuola parrocchiale o inter-parrocchiale è una proposta che, se vissuta bene, può diventare un’esperienza ricca di valori, di amicizia e ci fa essere Chiesa.

Dall’esperienza acquisita e consolidata negli anni, uno dei modi per educare i ragazzi ad uno stile di vita cristiana mi sembra sia offerto dalla proposta del campo scuola parrocchiale durante il periodo estivo. Mi sono accorto che i ragazzi in questo periodo, liberi dagli impegni dello studio, dello sport, ecc., sono molto più aperti, disponibili e ricettivi ad accogliere una proposta cristiana e a fare delle esperienze significative che possano aiutarli a crescere. L’Oratorio, con il Campo estivo è sicuramente il mezzo privilegiato all’interno del quale realizzare la proposta educativa.

Per un ragazzino delle elementari, il campo scuola estivo non è una cosa da poco, soprattutto se in parrocchia c’è ormai la tradizione. I ragazzi lo attendono, lo aspettano con trepidazione, sognano e si raccontano le avventure che diventano memoria comune. Importante perciò non disattendere le loro attese.

Le esperienze che i ragazzi vivono (la danza, la partita di calcio, la musica, la scuola e lo stesso catechismo, ecc.) si susseguono spesso senza che quasi se ne rendano conto, senza fare unità; non sono ancora capaci di riflettere su queste esperienze e di valutarle.

All’interno del gruppo, in un contesto così forte di campo estivo, il ragazzo impara a stare con gli altri secondo un certo stile, a scoprire sé stesso, le proprie capacità, i propri limiti e anche quelli degli altri, attraverso la colla-borazione, il gioco, la preghiera e la vita comune.

Spesso poi nelle varie attività essi vivono relazioni di competitività, consumismo, individualismo che li divide e li isola. Allora gli obiettivi principali che ci proponiamo è sì di fare scoprire che Dio ha un posto fondamentale nella loro vita e poi che, attraverso il gruppo, possono valutare e capire sé stessi, fare delle scelte, esercitare dei ruoli, ricevere approvazioni e disapprovazioni smussando e formandosi il carattere.

Per concludere, ora sentiamo che cosa pensa un ragazzo del campo scuola parrocchiale e per questo ho doman-dato ad un ragazzo delle superiori che fino ad oggi continua a fare questa esperienza.

Giuliano che cosa ne pensi del campo scuola parrocchiale? -Anzitutto, mi piace la giornata tipo del cam-peggio, ogni giorno è caratterizzato da svariati momenti, dove si svolgono tantissime attività. Ogni giorno c’è sia dei momenti di gioco e sia dei momenti di preghiera. Il campeggio mi ha fatto scoprire la presenza di Dio in ogni piccola cosa, nei giochi, nello stare insieme. Anche le passeggiate, effettuate nel mezzo della natura servono proprio a scoprire la presenza di Dio nella natura. Secondo me il campeggio è un’esperienza molto bella e molto importante per la vita dei giovani.

quando noi ragazzi abbiamo giocato e ascoltato la mu-sica fino al mattino, nonostante Juan Carlos abbia fatto di tutto per farci addormentare.Come ogni ritiro c’era il momento della preghiera di cui si occupava Fabio.Abbiamo recitato le lodi mattutine e i vespri per poi finire partecipando alla Messa organizzata completamente da noi ragazzi.Soprattutto, in questo ritiro, abbiamo formato un gruppo e abbiamo capito anche la sua importanza che è quella dello stare insieme, volersi bene e divertirsi.Anche il mangiare era buono e a nome di tutti noi ragazzi ringrazio la signora Franca che gentilmente ci ha fatto da cuoca. Abbiamo trascorso un fine settimana divertente anche grazie all’ottima organizzazione degli adulti: Juan Carlos, Giorgia, Lorenzo, Alessandro, Fabio, ecc.Grazie a tutti e alla prossima.

ò

IL CAMPO ESTIVO DELLA PARROCCHIA VERRÀ ORGANIZZATO A PA-LAZZUOLO (Monte San Savino) DAL 6 AL 15 LUGLIO

Per informazioni rivolgersi in parrocchia

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Vocidi Vera Cuccini

Ascoltol’eterna musica del mareil mormorio allegro del ruscelloil sibilo del vento fra le frondelo scrosciare monotono della pioggia.Voci antiche e pur sempre nuovevoci amiche e tanto care all’animo mio.Ascolto ancheil tic tac della vecchia pendolaè la voce del tempoche inesorabile passa e non perdona…Come vorrei fermarlo…!

Farfalledi Vera Cuccini

Nella quiete del meriggioassonnato, le farfalle,bianche e coloratevolano silenzioseleggere e delicatesi posano sui fioriin dolce connubio.Vorrei volar con loro,librarmi in altonell’azzurro del cielo,aspirare voluttuosiprofumi, e…dimenticare…

Voglia d’eternodi Cmr

Vorrei dolcementeposar la testasulla spalla tuae, al tuo calor,sentir l’animasalire liberada ogni umana zavorra.

Con te per la manovorrei dissetarmialle fontiche san d’eterno,vorrei vagarper le vallila cui struggente paceci scolorasse il voltonell’estasi appagata.

Bracciadi Maria Pia Fabiani

Un sacco a maglie larghetre chili di patatee una stanza in penombra.Dopo tre settimaneporto il sacco in cucina.Dai buchi, disperate,più braccia fini e biancheche chiedono la vita.Un tuffo al cuore: ho visto quelle bracciacosì bianche e scarnite!Nelle foto di guerradei maledetti Campi!Eran d’uomini e donneche, scheletri viventi,ci ricordavan l’odiovigliacco ed assassinoche li portò laggiù.E una preghiera sale:“Mai più! Mai più! Mai più! 1° aprile 2000

Un sorriso tutto rosadi Maria Pia Fabiani

Giornata buia, abbuia pure mequando apro la finestra e lì davantil’altro muro vicino mi si para.Poi vengo qua, nel piccolo tinello,apro gli scuri del mio finestronee il miracolo avviene: a pochi passisi spalanca un sorriso tutto rosa:questa notte è fiorita l’azaleache pur ieri sostava timorosa,e rende tutto chiaro l’orizzontedegli occhi e della mente.Vivere è bello, è bello veramente. 29 aprile 2000

Aforismidi Turiddo GuerriVien da chiedersi: oggi l’uomo esiste?Egli comunque non è più sé stesso.Rinchiuso nel suo guscio è molto tristee cade annichilito molto spesso.

Auto, films in casa, picì e tivùhanno il poter d’estraniargli il cuoreperfin da chi da poco non c’è più,come un figlio, la madre o il genitore.

Ed ignaro va anch’egli al suo destino,a nessuno sentendosi vicino.

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La ricetta dell’amoreA Titty in occasione del suo matrimonio

Titty e Stefano adorati,qui vi vedo innamorati,belli, allegri e sorridenti,fra gli amici ed i parenti.

Nel cammino dell’amore,sia vicino a voi il Signore,e vi guidi con premura,per la strada più sicura.

Per te Titty mia diletta,ho già pronta una ricetta,è già stata collaudata,perché mamma l’ha provata.

Un buon kilo di pazienza,mescolare con prudenza,mezzo kilo d’accortezza,ed un kilo di dolcezza,mezzo kilo d’allegria,devi aggiungere via via,poi buon senso e comprensioneson da usare a profusione,un buon pizzico d’amor,gli da sempre più sapore.

Metti tutto in un tegame,bello, solido, di rame,usa il tutto con giudizio,sennò sbagli dall’inizio,baci e baci a volontà,finché il tutto cuocerà,resta tu sempre vicino,fai che cuocia pian pianino,perché s’attacca facilmente,poi non ci ricavi niente,e se prende di bruciato,è già un piatto rovinato.

Mai lasciarlo incustodito,se vuoi un piatto saporito,mai far spegnere la fiamma,Baci e Auguri dalla MAMMA!! 6 novembre 1999

Aforismidi Turiddo Guerri

Che un francobollo costi più di una busta lo capiscono tutti, ma perché un anellino d’oro che non serve a nul-la costi più di un cerchione di ferro che serve molto, non lo capisce nessuno.Eppure si continua da sempre a ritenere l’oro più pre-zioso del ferro.

Dedicata alla mammaNel compimento dell’ottantesimo compleanno

Nei pesci il nove marzo sono nato,del quarantotto classe mai si vanta,col nome di Adriano mi hai chiamato,purificandomi con l’acqua santa.

Ma solo al mondo tu non mi lasciasti,e come Abele, per farmi compagnia,ebbi un fratello che tu mi affiancasti,che andò a infiammar la mia gelosia

Poi mancar non poteva una sorella,Valeria fu un tuo grande desiderio,così la gelosia vestì in gonnella,e andò a ghermire il piccolo Valerio.

Ma certo ch’eri tu il nostro rifugio,quella cui sempre noi ricorrevamo,quando un incosciente sotterfugio,qualcosa di non bello facevamo.

Poi siam cresciuti e diventati adulti,ben otto volte ti abbiamo reso nonna,la dinastia faran questi virgulti,che son nipoti in pantaloni e gonna.

Subimmo insieme poi la malasorte,che tutti noi coinvolse cara madre,quando a bussar la porta fu la morte,venuta per strapparci nostro padre.

Or quattordici maggio siamo in toro,e tu sei qui con noi e coi tuoi malanni,mamma: figli e nipoti sono in coro,per osannare i tuoi giusti ottant’anni.

Adriano Baccanelli

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NOTE DALLA MISERICORDIAa cura di Adriano Baccanelli

Il “Vecchio” e il Nuovo Crocifisso Giubilare

Offerte per la nostra Misericordia

In memoria di Bartolini Lina, nata il 6 agosto 1912 e morta il 31 dicembre 1999, la figlia Marianna ha offerto alla Confraternita di Misericordia la somma di lire 400.000.

In memoria di Adriano Draghi è stata devoluta la somma di L. 500.000.

La festa in onore della S. Croce che si celebra ad Anghiari fin dal XVI secolo, era patrocinata dai Mi-nori Osservanti di S. Francesco, nel convento con attigua chiesa, situati nell’antica “Ruga di S. Martino”. In principio si festeggiava in settem-bre, successivamente, dalla prima metà del XVII secolo, fu anticipata al mese di Maggio.

Soppressa la Corporazione Re-ligiosa dalle leggi granducali del 1785, la festa si trasferì alla Badia Camaldolese di S. Bartolomeo: sede parrocchiale fino al 1787. La solennità divenne così patrocinio della Compagnia dello Spirito Santo (dal 1817 Confraternita di Misericordia) che lì aveva l’ora-torio e che si ispirava ad un antico SS.mo Crocifisso risalente al XIII secolo, il cui Simulacro si trovava in quella chiesa.

Recentemente questa Sacra Scultura lignea è stata sottoposta a degli interventi di restauro, durante

(scuola dove ora insegna) dimostrando talento e amore per l’intaglio. Facile per lo scultore contemporaneo Alfiero Coleschi, suo insegnante, trasmettere al giovane dotatissimo Fausto, l’arte di materializzare quell’espressione inte-riore che lo caratterizzava, attraverso la scultura lignea.

L’opera che dopo un anno e mezzo ci ha consegnato, è quanto ci aspettavamo nelle migliori ipotesi di previsione.

Di dimensioni quasi naturali (l’im-magine del Cristo è alta c/a 160 cm), la scultura eseguita in perfetto stile classico, è di esemplare bellezza. Si nota nella ricerca dell’espressione, del particolare, del vero, il notevole spessore tecnico dell’esecutore.

Il bianco quasi naturale del pino strobo della croce, voluto per ribadire che in essa nessuna colpa fu scontata, mette ancor più in risalto il Simulacro di color noce chiaro, eseguito in legno di tiglio.

i quali è emerso tutto il peso degli anni che la opprimo-no, tanto da sconsigliare il trasporto in processione, che avviene in occasione dell’anno giubilare.

La defezione della Preziosissima Opera, all’avvento del III millennio, coincidente con il giubileo, fece sì che il problema fosse celermente affrontato dal Magistrato della Misericordia, che senza tentennamenti o dubbi alcuni, deliberò di commissionare un nuovo Crocifisso. I posteri oltre la testimonianza della piena attività della nostra secolare Istituzione nell’Anno Domini 2000, avrebbero disposto di un nuovo Simulacro da portare in processione in occasione del giubileo.

Per l’esecuzione dell’opera, la scelta adeguata parve quella d’incaricare un nostro concittadino, e anche qui, non ci furono contrasti nel Direttivo.

Fausto Chiasserini ci sembrò la persona giusta, quella che aveva tutti i requisiti che cercavamo: contattato per quest’incarico, con soddisfazione raccogliemmo il suo consenso.

La tradizione che vuole l’alta valle del Tevere prodiga nel dare i natali ad artisti che in varie epoche hanno dato lustro alla nostra terra, continua a concedere i suoi buoni frutti, Fausto è senza dubbio uno di questi.

Anghiarese del Ponte alla Piera, negli anni 60 iniziava la formazione presso l’Istituto Statale d’Arte di Anghiari,

Bravo Fausto: le sensazioni provate osservando la tua opera, sono identiche a quelle che si provano davanti al restaurato, medievale Crocifisso, dal quale, può degna-mente raccogliere il testimone, fino al raggiungimento della prossima staffetta, percorrendo la stessa strada attraverso i secoli.

Dopo la rievocazione giubilare, il Crocifisso sarà sistemato per la sosta venticinquennale, sul laterale de-stro rispetto all’ingresso della chiesa della Croce, come a rendere omaggio al luogo dove nel XVI secolo, iniziò la celebrazione della festa a lui dedicata.

La festa di Anghiari.

Il "nuovo" Crocifisso che verrà collocato nella chiesa della Croce.

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Angolo della MissioneRubrica a cura di Franco Cristini

In questo periodo le offerte pervenute per la missione di Kibakwe in Tanzania ammontano a lire 50.000 perve-nutemi tramite vaglia postale.

Vorrei porre alla vostra attenzione e meditazione questo racconto forse già conosciuto da molti lettori ma da tenere sempre ben presente nella nostra vita quotidiana.

«Caro bambù, ho bisogno di te»C’era una volta un bellissimo e meraviglioso giardino. Era situa ad ovest del paese, in mezzo al grande

La vignetta: Questione di denti.

regno. Il Signore di questo giardino aveva l’abitu-dine di farvi una passeggiata ogni giorno, quando il caldo della giornata era più forte.

C’era in questo giardino un bambù di aspetto nobile. Era il più bello di tutti gli alberi del giardino e il Signore amava questo bambù più di tutte le altre piante. Anno dopo anno, questo bambù cresceva e diventava sempre più bello e più grazioso. Il bambù sapeva bene che il Signore lo amava e ne godeva.

Un bel giorno, il Signore, molto in pensiero, si avvicinò al suo albero amato e l’albero, in grande venerazione, chinò la sua testa. Il Signore gli disse: “Caro Bambù, ho bisogno di te.” Sembrò al bambù che fosse venuto il giorno di tutti i giorni, il giorno per cui era nato. Con grande gioia, ma a bassa voce, il bambù rispose: O Signore, sono pronto. Fa di me l’uso che vuoi.

“Bambù”, la voce del Signore era seria, “per usarti devo abbatterti”, il bambù fu spaventato, molto spaventato: “Abbattermi, Signore, me che hai fatto diventare il più bell’albero del tuo giardino?”. “No, per favore, no! Fa uso di me per la tua gioia, Signore, ma per favore, non abbattermi”.

“Mio caro caro bambù”, disse il Signore, e la sua voce era più seria, “se non posso abbatterti, non posso usarti”. Nel giardino, ci fu allora un gran silenzio. Il vento non tirava più, gli uccelli non cantavano più. Lentamente, molto lentamente, il bambù chinò ancora di più la sua testa meravigliosa. Poi sussurrò: “Signore, se non puoi usarmi senza abbattermi, fa di me quello che vuoi e abbattimi.”

“Mio caro bambù”, disse di nuovo il Signore, “non devo solo abbatterti, ma anche tagliarti le foglie e i rami.”

“O Signore”, disse il bambù, “Non farmi questo. Lasciami almeno le foglie e i miei rami.”

“Se non posso tagliarli, non posso usarli”.Allora il sole si nascose e gli uccelli ansiosi vo-

larono via. II bambù tremò e disse appena udibile: Signore, tagliali!”

“Mio caro bambù, devo farti ancora di più. Devo

spaccarti in due e strapparti il cuore. Se non posso fare questo non posso usarti.” Il bambù non poté più parlare. Si chinò fino a terra.

Così il Signore del giardino abbatté il bambù tagliò i rami, levò le foglie, lo spaccò in due e ne estirpò il cuore. Poi portò il bambù alla fonte di acqua fresca vicino ai suoi campi inariditi. Là, delicatamente, il Signore dispose l’amato bambù a terra; un’estremità del tronco la collegò alla fonte, l’altra la diresse verso il suo campo arido.

La fonte dava l’acqua, l’acqua si riversava sul campo che aveva tanto aspettato. Poi fu piantato il riso, i giorni passarono, la semenza crebbe e il tempo della raccolta venne. Così il meraviglioso bambù divenne realmente una grande benedizione in tutta la sua povertà e umiltà.

Quando era ancora grande e bello e grazioso, viveva e cresceva solo per sé stesso e amava la propria bellezza. Al contrario, nel suo stato povero e distrutto, era diventato un canale, che il Signore usava per rendere fecondo il suo regno.

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres”Anghiari

Sangue sicuro, lusso per pochiLa bilancia pende sempre dalla stessa parte, che si

parli di ricchezza, qualità della vita, acqua potabile. Uno squilibrio, quello fra Nord e Sud del mondo, che si dilata anche sulla disponibilità di sangue “sicuro”, cioè non infetto perché adeguatamente controllato. Il dato scon-certante secondo cui 1’80% della popolazione globale può accedere solo al 20% del sangue “sano”, sale alla ribalta nella Giornata della sanità promossa dall’Oms. “La sicurezza del sangue inizia da me. Sangue donato, vite salvate” è il tema su cui quest’anno l’Organizzazione mondiale della sanità intende sensibilizzare l’opinione pubblica. Affinché l’efficienza dei servizi trasfusionali e le riserve del prezioso liquido occupino le prime pagine nell’agenda delle autorità sanitarie.

Sicurezza? Un lussoOgni anno gli abitanti del mondo donano 75 milioni

di unità ematiche, ognuna di 450 millilitri. Ma il 20 % non viene sottoposto a test di controllo. I Motivi? Innan-zitutto il costo: 50 dollari per singola unità. Molti Paesi africani e asiatici non hanno strumenti adeguati né staff medici competenti. Il test diagnostico per gli anticorpi da Hiv, per esempio, è in commercio da 15 anni, ma ci sono angoli di mondo in cui resta un miraggio.

Malattie in viaggio col sangueOgni anno, su 5,6 milioni di nuove infezioni da virus

Hiv, circa il 10% è figlio di trasfusioni di sangue infetto. In agguato anche l’epatite B (fino a 16 milioni di casi annui) e C (dai 2,3 ai 4,7 milioni), la sifilide e la malaria.

Trasfusione uguale vitaNei Paesi in via di sviluppo, 500 mila donne muoiono

ogni anno di parto. Il 25% dei decessi avviene perché manca sangue per compensare le ingenti perdite delle partorienti. Tanti bambini africani e asiatici soffrono di gravi anemie, curabili solo con le trasfusioni Così come alcune malattie genetiche – talassemia, emofilia, anemie falciformi- e traumi da incidenti stradali. Ma il sangue è necessario anche negli interventi chirurgici e nelle terapie anticancro.

Due classi di donatoriSolo un esiguo 16% delle riserve mondiali proviene

da volontari non remunerati, in assoluto i donatori più sicuri. Perché il loro gesto è spontaneo e perché vengono sottoposti a controlli periodici che garantiscono l’ottimo stato di salute dei loro globuli rossi, bianchi e piastrine. Mentre negli Stati occidentali sono loro a fornire il 98% delle scorte ematiche, nei Paesi in via di sviluppo il si-stema delle donazioni poggia sui familiari dei pazienti, che spesso “assoldano” donatori a pagamento, in gran parte non sicuri perché in cerca di guadagno e spesso non consci del proprio stato di salute.

ScenariÈ dal ’75 che l’Oms lavora alla sensibilizzazione. Ma

il direttore generale, Gro Harlem Brundtland, denuncia che su scala globale poco è mutato: “Manca l’impegno dei governi.” Dei 191 Stati membri dell’Oms, meno di 70 hanno attuato una politica orientata al problema e inquadrata in una legislazione organica. E sono spora-dici gli aiuti ai Paesi bisognosi per creare infrastrutture trasfusionali e formare personale.

E in Italia?Gli scandali sul sangue infetto hanno spaventato i

potenziali donatori: nel ’97 erano il 3,4% della popola-zione, oggi sono il 2,1, contro la media europea attestata sul 3,9% e l’indice “ideale” stabilito dall’Oms (4%). Più sensibile il Nord-Est (2,8%), un po’ meno il Sud (1,5%), anche se qui i donatori aumentano ogni anno. “Oggi siamo autosufficienti – rassicura il dottor Paolo Zucchelli, pre-sidente della Società italiana di medicina trasfusionale e immunoematologia – grazie a una compensazione fra le regioni, e la sicurezza è assoluta. Manca però un’efficiente integrazione fra i servizi trasfusionali sparsi sul territo-rio”. Forse rimedierà l’imminente riordino del sistema, per cui il ministero del Tesoro ha appena stanziato 40 miliardi. “La richiesta di sangue – continua Zucchelli – sale ogni anno del 3-4%, perché aumentano i trapianti e si diffondono le nuove terapie oncologiche. Da l' “Avvenire” del 07/04/00, Giornata mondiale della sanità

IL MOTTO DEL DONATORE“Una stilla del mio sangue

per un palpito del tuo cuore”

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Consenso informato: una nuova cultura della donazione

sportivi “FRATRES” del paese.Ore 15 GIOCHI IN PINETA per grandi e bambiniOre 20.00 INTRATTENIMENTO MUSICALE con

un famoso complessoOre 23.00 ESTRAZIONE SOTTOSCRIZIONE

INTERNA A PREMIIntervenite numerosi

3ª EDIZIONE

Domenica 9 luglio 2000Presso la PINETA BEER-GARDEN DI Anghiari

ProgrammaOre 11.00 S. Messa in suffragio dei donatori defuntiOre 13.00 Pranzo dello SPORT, aperto a tutti ma con un particolare invito a dirigenti ed atleti dei tre gruppi

Nei giorni scorsi il nostro Gruppo, in collaborazione con l’ASL n. 8 e con il Centro Trasfusionale del locale Ospedale, è stato protagonista di un incontro con gli studenti delle classi terminali dell’Istituto Statale d’Arte di Anghiari, nell’ambito del programma annuale di “Educazione alla salute nelle scuole”.

Tema dell’iniziativa l’importante argomento della “Donazione” non solo del sangue ma degli organi in generale, alla luce anche della recente legge nazionale sul consenso informato e della scelta che saremo chiamati a fare sulla disponibilità o meno che organi del corpo possano essere espiantati al momento della nostra morte e trapiantati in quello di persone gravemente ammalate.

Relatrice dell’incontro la dott.ssa Paola Vannini, responsabile del Centro Trasfusio-nale di zona. Dopo una ampia premessa sulle problematiche legate a tale argomento e la visione di un filmato sullo stesso tema, ha intessuto con i numerosi giovani presenti un interessante scambio di informazioni e di opinioni, dal quale è emerso con tutta la sua drammaticità un quadro nazionale alquanto desolante. Basti pensare che in Italia ogni anno, a fronte di oltre diecimila pazienti in attesa di trapianto, solo seicento di essi riescono ad essere accontentati, a causa della scarsa disponibilità di organi. Tutto questo, nonostante che dal lontano 1973 l’AIDO (Associazione Italiana Donatori di Organi) si prodighi per pro-muovere nel paese la cultura della solidarietà umana, sollecitando continuamente la coscienza dei cittadini sulla necessità della donazione, giustamente definita “Una questione di vita”.

Luogo dell’iniziativa è stata l’Aula Magna della Confraternita di Misericordia di Anghiari (g.c.) benemerita associazione di volontariato, che incarna tra la nostra gente i principi della solidarietà e fratellanza umana.

La Presidenza

La “Fratres” di Anghiari dalla “Sellerona”

Complimenti ai ragazzi del gruppo sportivo “Fratres” di Anghiari, che militano onorevolmente nel campionati provinciale CSI di calcio.

La formazione anghiarese ha partecipato, qualche tempo fa, alla trasmissione televisiva “Goleada” che va in onda tutte le domeniche su TMC, in virtù dei numerosi successi conseguiti sul campo.

Un bell’onore per la compagine valtiberina, che ha potuto vivere in diretta la bravura del conduttore Massimo Caputo e gustarsi il fascino di Eva Weber, a tutti più nota con l’appellativo di “Sellerona”.

Nell’occasione sono stati consegnati ai rappresentanti della trasmissione in diretta televisiva, alcuni simboli della terra di Anghiari, messi a disposizione dall’Amministrazione comunale, ben lieta di partecipare ad una così rara ed importante occasione di promozione del paese.

La redazione sportiva

FESTA ESTIVA DEL DONATORE DI SANGUE “FRATRES”

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Carnevale della GioventùUn’edizione memorabile

Eh, sì, quella del 2000 è stata una edizione da ricordare negli “annali” della Società del Carnevale: tutte e due le sfilate hanno avuto un notevole successo, merito in primis, alla clemenza meteorologica che ha regalato due splendide giornate, e a un “menù” che ha saputo miscelare ingredienti tratti dalla tradizione (carri colorati e accattivanti, gruppi bandistici sempre di buon livello, l’invitante e ristoratore angolo “mangereccio”, la simpatia e l’accoglienza di sempre) che hanno condito con sapore più brioso e frizzante una manifestazione che da sempre ha riscosso buoni consensi.

L’impegno a livello organizzativo è stato notevole, ma il risultato è stato gratificante e ha dato nuovo vigore e un nuovo slancio per il futuro.

Futuro che rimane ancora incerto e vago per l’ormai nota scadenza riguardante il Capannone che funge da deposito e da laboratorio.

La Società coglie l’occasione per ringraziare ancora e pubblicamente la famiglia Cherici che per tanti anni ha mantenuto fede agli accordi stipulati nel lontano 1977 dai defunti Fortunato e Ivano, che la Società vuole ricordare con una Messa commemorativa il 28 maggio 2000 alle ore 18.

È anche a queste persone che va il merito di una vita così longeva della manifestazione e, come non ricordare il fondatore, la pietra basilare sulla quale si è sviluppata tutta la struttura, il nostro caro, attivo, lungimirante Proposto Don Nilo Conti, che, assieme ad un illustre anghiarese, il Sig. Bruno Mangoni, dette vita nell’ancora più lontano 1968 alla Società del Carnevale della Gioventù.

In questo excursus storico-sentimentale, ci piace ricordare anche i vari presidenti che si sono avvicen-dati: Bruno Mangoni, Piero Calli, Palmiro Papini, Stefano Rossi, Marco Pernici, Fedele Boncompagni, Mauro Poggini e tutti i collaboratori che hanno creduto e lavorato alla sua riuscita, a volte, anche con una punta di amarezza e di sconforto, dovuti all’assottigliarsi progressivo del drappello degli “attivi”.

Le “forze attive”, in effetti, sono molto esigue e devono ora affrontare questa incognita del futuro. Esiste, al momento, un’unica ipotesi percorribile proposta dal parroco Don Marco, è probabilmente una soluzione razionale, che nel tempo potrà dirsi vincente, ma è una soluzione impegnativa anche sotto il profilo finanziario, che un piccolo gruppo dimissionario di Consiglieri, non può assumersi.

Quindi, è vero e reale: il Carnevale può morire.Sta a tutta la popolazione deciderne le sorti.È per questo che tutti siete invitati a prendere parte alla Assemblea sociale del 1° giungo 2000 alle

ore 21 presso i locali della Con-fraternita di Misericordia in Via Matteotti.

Parleremo delle problemati-che che ci affliggono, troveremo insieme eventuali soluzioni, eleg-geremo il nuovo Consiglio, forse, salveremo il Carnevale.

P.S. Coloro che volessero far parte del Consiglio potranno proporre la propria candidatura in quella sede.

Alcune "mascherine" sul carro del "Sambudellaio". Anno 1968, davanti all'Oratorio.

foto emm

edipì

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SOCIETÀ DEL CARNEVALE DELLA GIOVENTÙANGHIARI

Giovedì 1° giugno 2000 alle ore 21presso il Salone della Misericordia g.c.

in Via Matteotti (di fronte al parcheggio sotto le mura)

ASSEMBLEA GENERALE

di tutti i Soci della Società e di tutti gli anghiaresi che hanno a cuore la sorte del nostro Carnevale.

Durante l'Assemblea ognuno potrà chiedere di far parte del nuovo Consiglio che verrà eletto nella stessa serata.

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Le vostre offerte per l'OratorioEcco il terzo elenco degli amici lettori che ci confermano il loro apprezzamento per il lavoro svolto con il giornale e la loro volontà di aiutare così la parrocchia.

Il nostro C/C postale è 11802527

Ultime offerte pervenute per il restauro del quadro del Michelino a Santo StefanoIn memoria di Adriano Draghi L . 7 0 0 . 0 0 0Mafucci Mercati Teresa L . 5 0 . 0 0 0In memoria di Adriano Draghi (raccolta nei bar della Stazione) L . 1 0 0 . 0 0 0Andrea Papini per la piantana in ferro L . 1 0 0 . 0 0 0

Continua la sottoscrizione che ci permetterà di completare il pagamento del restauro di questa importantissima opera. Chi vuole aiutarci lo può fare con versamenti sul C/C n. 2291 intestato alla Parrocchia di Santo Stefano presso la BCC di Anghiari e Stia o direttamente a Gastone Mafucci o Giovanni Valbonetti .

Acquisti LilianaBartolomei EnaBrondoli GinoCamaiti AthosCartocci CostantinoCeppodomo GinoChieli ErnestoChiribini AnteroConti AdalgisaDraghi AssueroDragoni MirellaFerri MirellaFoni Federico, SienaGaggiottini AzelioGuiducci Giancarlo, FirenzeLapini Fausta, Ravenna

Leonessi Maria, SansepolcroMartini AstingheMeozzi Fabio, SansepolcroMercati GastoneNoferi ReliaOlandesi FernandoOlandesi SettimioPaletti FernandoPanci EnricaPecorari VeronicaPernici Ermindo, MotinaPiomboni AdelmoPoggini GiovanninoQuarto Paolo RomaRistorante Mondani FrancescoScartoni Lorena

Severi RosaTaddei Laura, TavernelleTenca Rossi Carla, Casargo COTizzi FiorenzoTognetti Aldo PisaVagnetti Maddalena, RomaVillarecci MarisaZanchi Armando

Il 6 maggio siamo partiti in molti alla volta di Roma e credo che come me sarete stati ansiosi e preoccupati per quella che tutti dicevano essere una giornata di tanta confusione, forse coinvolti da una grande ondata media-tica che continuamente parla di "orde di pellegrini" che invadono Roma, con relative difficoltà.

Devo dire invece che è stata una giornata veramente eccezionale, una buona organizzazione e, sicuramente, molto emozionante.

Fin dal mattino in pulman ci siamo preparati con pre-ghiere e riflessioni al grande momento che ci attendeva in questo anno di grazia.

Siamo arrivati in San Pietro all'inizio della S. Messa, cantavano tutti quanti l'inno del Giubileo. Io mi sono subito sentita percorrere da un brivido, eravamo lì ad incontrare il Vicario di Cristo, successore di Pietro, che ci dice che il nostro pellegrinaggio non può finire a Roma. Gesù, uomo perfetto, ci ha dato un coman-

damento che riassume tutta la legge: "Amarsi come Lui ci ha amato." Riflettendo su questo ho pensato al nostro Gruppo donatori; ci siamo messi a disposizione del prossimo donando il sangue gratuitamente, tanto da farne la nostra cultura.

Questa logica, che viene dallo Spirito di Cristo e dal suo Vangelo, è diventata la carica che ci spinge a donare la nostra stessa persona, le nostre capacità e il nostro tempo, sempre con maggiore impegno, costanza e responsabilità. Questo è un "pellegrinaggio d'amore" che il nostro gruppo e tutti i gruppi Fratres hanno ini-ziato anni fa.

Quando, recitando il S. Rosario, abbiamo attraversato la Porta Santa, che rappresenta CRISTO SALVATORE, ho pensato a ciò che ancora possiamo realizzare. Nel no-stro piccolo tutti dovremo aprire la Porta Santa e andare incontro agli ultimi, veri protagonisti del Giubileo.

Francesca

Il nostro pellegrinaggio a Roma

È pervenuta una ulteriore somma di L. 250.000 in memoria di Ro-berto e raccolta dagli amici della sorella Angela che verrà utilizzata per il restauro della tela raffigu-rante Sant'Anna.

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Ricordiamo l'amico Rinaldodi Gigi Nono

Nel trigesimo della sua scomparsa, il gruppo di amici che più d’altri gli furono vicini, vogliono far rivivere nella memoria la figura dell’amico Rinaldo.Egli, nel lungo percorso della sua vita, seppe distinguersi per l’attaccamento alla famiglia, per la serietà con cui seppe condurre il suo impegno professionale e per l’in-gegno profuso nell’arte che seppe esprimere negli ultimi anni, producendo apprezzate opere che lo ricorderanno nel tempo futuro quale maestro modellatore d’oggetti ceramici.La sua partecipazione alla vita sociale, fu tratteggiata nella poesia ispirata a un rapporto amichevole esemplare, come sembra alludere il brano della poesia intitolata “Incontro di amici nel cortese afflato”.

L’andar per boschi a ricercar boleti,con quel girar raminghi e senza meta,intenti allo stanar come poeti,quella parte di vita all’occhio vieta.

La poesia voleva fissare un momento felice, vissuto da un gruppetto d’amici, prima che le vicissitudini della vita peregrina dei singoli, si evolvesse verso altre mo-tivazioni.In quella poesia si rivela il suo nome, con la simpatica metafora, riproponendone la nona quartina con la quale ne sigilliamo il ricordo in amicizia:

Il suo nome d’altronde lo si vedenel verso sottostante con sua voce1:“Ferma Baiardo mio, deh ferma il piede!Che l’esser senza te troppo mi nuoce.”

1) Rinaldo: dall’Orlando Furioso di Torquato Tasso.30 marzo 2000

Ricordiamo un caro amicodi GM

Unanime sconforto e dolore per tutta la Comunità di S. Stefano alla morte di Adriano Draghi av-venuta precocemente ed inattesa il 28 marzo 2000.Adriano (il Rosso) nato e vissuto nella parrocchia di S. Stefano de-dicando la sua vita alla famiglia, al lavoro, agli amici.Con il suo carattere affabile e spiritoso, pieno di vitalità, sem-pre pronto allo scherzo e alla bat-tuta amava la partita a carte con gli amici che ogni giorno cercava di fare ma al solo scopo di riderci sopra.Presente a tute le manifestazioni e alle occasioni di feste, con intelligenza e spontaneità sapeva ben esprimersi con le poesie e le sue rime.La commossa partecipazione di tutta la Comunità nel rendergli omaggio ai funerali sono la testimonianza e la stima che si aveva per Adriano.La tua scomparsa lascia un vuoto immenso ma sarai sempre vivo nel cuore di tutti noi.Alla moglie, al figlio, alla famiglia esprimiamo ancora il nostro cordoglio.

Restauriamo le nostre opere d’arteÈ questo l’invito che la parrocchia vi rivolge aderendo anche a specifiche richieste pervenute.Dopo gli importanti restauri al Crocifisso della Badia, alla pala della Deposizione del Puligo, alla Lavanda del Sogliani, alla pala della Madonna di Domenico di Michelino di Santo Stefano, si provvederà, se possi-bile, al restauro anche delle tele che si trovano nella chiesa della Propositura e della chiesa della Croce.Ecco l’elenco delle opere della Propositura…:

1) Presentazione al Tempio,2) Natività,3) Martirio di San Bartolomeo,4) Sant’Anna.…e quelle della chiesa della Croce:

1) Madonna con Bambino S. Caterina d’Alessandria e San Bernardino da Siena;2) Crocifissione con i Santi Cecilia, Agata e France-sco;3) Cacciata dal Paradiso terrestre;4) Madonna in gloria con i Santi Cecilia, Lorenzo, Antonio e Giuseppe.

Coloro che desiderano collaborare per il restauro di queste opere si possono rivolgere in parrocchia.Quando il giornale sarà pubblicato la tela della chiesa della Croce raffigurante la "Crocifissione", probabil-mente sarà già al restauro per l'impegno assuntosi dal-la Pia Società del Gesù Morto.

Il 29 marzo 2000 due pellegrini, provenienti dal Belgio, si sono fermati in parrocchia.

Nous remercions la paroic pour l’accueil généreux qui elle nous a reservée. Nous sommes des reli-gieux venont de Belgique. Nous somme en pelegri-naux de la Verna jusqu’à Rome. Qu’en cette année sainte, le Seigneur vienne benir chaque famille de le village e son prêtre.Frère François - Communauté de Tiberiade - Bel-gique

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A N G H I A R IOvvero la storia in breve del nostro paese raccontata da Sergio Lombardi

osì nel 1163 Reinaldo di Colonia, legato a Federico I° Barbarossa concede a vari Comuni, fra cui Anghiari, l’indipendenza da qualsiasi autorità feudale, in cambio però dipendenza diretta dall’imperatore. Venendo meno l’influenza dell’eremo Camaldolese, Arezzo ne appro-fitta pensando che era l’opportunità per ampliare il suo ruolo egemone a spese dei vicini. Organizzata in tutti i settori della sua amministrazione, Arezzo è in grado di affrontare Siena, Perugia, Città di Castello e Firenze e la conclusione di tutto ciò è la conquista da parte degli Aretini di vari possedimenti ecclesiastici incluso il castello di Anghiari che dipendeva ancora dal priore di Camaldoli. Nel 1175 dopo dura resistenza, gli Aretini entrarono vittoriosi nel castello di Anghiari del quale oggi non rimane che alcuni mozziconi di muri anneriti dal fuoco fatto dagli Aretini durante la conquista. Solo nel 1181 i consoli di Arezzo ordinarono la ricostruzione delle mura di cinta, ma tutto secondo un nuovo tracciato che poi è quello odierno che risulta molto più ampio delle mura originarie. Molti, attratti dalla sicurezza che dette mura conferivano al paese, entrarono a far parte della popolazione stabile di Anghiari. I patti furono che gli Aretini si riservarono uno spazio fabbricabile all’interno della vecchia cinta muraria, parallelamente Anghiari si impegna a comperare 20 case in Arezzo. Da un documento datato 29 Luglio 1227 risulta che Anghiari era guidato da un podestà, con un organico comunale completo ed in piena regola, infatti oltre che un podestà c’era anche un giudice, un camerlengo e 5 consiglieri. L’affluenza di denaro pubblico veniva utilizzato seguen-do tre metodi:1) spettava al priore di S. Bartolomeo, secondo antichi capitolati;2) era trattenuto per la sussistenza del comune stesso;3) veniva speso per i bisogni della comunità;Degno di ricordo di questo periodo è la costruzione di un canale che, uscendo dal Tevere nei pressi di Monte-doglio, arrivava fino al territorio di Citerna. Tale canale fu detto di Acquaviola e lungo il suo tragitto raccoglieva i vari acquitrini, inoltre ciò permise l’apertura di ben 11 mulini i quali contribuirono alle migliorie della zona stessa. Si arriva così al 1289 anno in cui i discendenti di Galbino, divenuti nel frattempo signori d’Anghiari, cedono l’intero comune agli Aretini, i quali nel 1290 approvano che Anghiari sia tra le terre libere del proprio dominio. Nei primi anni del 1300 in Arezzo si verifica l’insediamento del vescovo Guido Tarlati il quale esa-mina attentamente la controversia fra Arezzo e Firenze, e da uomo accorto quale era, riuscì ad accordarsi con gli stessi Fiorentini. Nel 1322 occupò Anghiari, lascian-dolo poi come signoria al fratello Pier Saccone. Durante questa signoria furono rafforzate le mura castellane e soprattutto fu costruita la lunga e diritta strada che con-

duce da Anghiari a S. Sepolcro rimasta anche ai giorni nostri. Ora è il momento di vedere ciò che succede nella periferia di Anghiari e iniziamo con il vedere la pieve di S. MARIA di SOVARA.Fondata alla fine del VII secolo dopo Cristo, come chiesa di missione cattolica in territorio Arimannico, è un edificio di tono romanicheggiante ispirato allo stile duecentesco del duomo di S. Sepolcro. Rimaneggiata più volte, serba solo esternamente le strutture della sua origine, nel XV° secolo fu quasi integralmente rifatta e anche il campanile nella sua parte superiore subì la ristrutturazione dello stile dell’epoca. Internamente è da notare il fonte battesimale esagonale finemente decorato ed un dipinto su tela del XV° secolo. È ricordata per la prima volta in un documento del 1030 riguardante la usurpazione da parte Longobarda di alcune terre. Nel 1226 Onorio II° la prese sotto la sua protezione. L’im-pianto originale a croce latina triabsidato, è fatto risalire dal Franceschini, alla fine del XII° secolo. Le tre absidi sono certamente riconducibili allo stile pre-romanico o romanico primitivo.Passiamo ora al CONVENTO dei CAPPUCCINI di Montauto: lo stesso è situato geograficamente sulla cima di un poggio, alla destra del fiume Sovara, è un com-plesso cinquecentesco ambientato in un contesto ricco di cipressi e lecci secolari. Fondato dal conte Federico Barbolani ha nel suo interno affreschi che ricordano i vari momenti della vita di S. Francesco. continua

Il Borghetto di Anghiari

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Primato e centralità della persona

Il Credito Cooperativo ispira la propria attività all’atten-zione e alla promozione della persona. Il Credito Coope-rativo è un sistema di banche costituite da persone che lavorano per le persone. Il Credito Cooperativo investe sul capitale umano –costituito dai soci, dai clienti e dai collaboratori– per valorizzarlo stabilmente.

L’impegno

L’impegno del Credito Cooperativo si concentra, in par-ticolare, nel soddisfare i bisogni finanziari dei soci e dei clienti, ricercando il miglioramento continuo della qualità e della convenienza dei prodotti e dei servizi offerti.Obiettivo del Credito Cooperativo è produrre utilità e vantaggi, è creare valore economico, sociale e culturale a beneficio dei soci e della comunità locale e “fabbricare” fiducia.Lo stile di servizio, la buona conoscenza del territorio, l’eccellenza nella relazione con i soci c clienti, l’approc-cio solidale, la cura della professionalità costituiscono lo stimolo costante per chi amministra le aziende del Credito Cooperativo e per chi vi presta la propria attività professionale.

Autonomia

L’autonomia e uno dei principi fondamentali del Credito Cooperativo. Tale principio è vitale e fecondo solo se coordinato, collegato e integrato nel “sistema” del Credito Cooperativo.

Promozione della partecipazione

Il Credito Cooperativo promuove la partecipazione al proprio interno e in particolare quella dei soci alla vita della cooperativa.Il Credito Cooperativo favorisce la partecipazione degli operatori locali alla vita economica, privilegiando le fami-glie e le piccole imprese; promuove l’accesso al credito, contribuisce alla parificazione delle opportunità.

CooperazioneLo stile cooperativo è il segreto del successo. L’unione delle forze, il lavoro di gruppo, la condivisione leale de-gli obiettivi sono il futuro della cooperazione di credito. La cooperazione tra le banche cooperative attraverso le strutture locali, regionali, nazionali e internazionali è condizione per conservarne l’autonomia e migliorarne il servizio a soci e clienti.

Utilità, servizio e benefici

Il Credito Cooperativo non ha scopo di lucro. Il con-seguimento di un equo risultato, e non la distribuzione del profitto, è la meta che guida la gestione del Credito Cooperativo. Il risultato utile della gestione è strumento per perpetuare la promozione del benessere dei soci e del territorio di riferimento, al servizio dei quali si pone il Cre-

dito Cooperativo. Esso è altresì testimonianza di capacità imprenditoriale e misura dell’efficienza organizzativa, nonché condizione indispensabile per l’autofinanziamento e lo sviluppo della singola banca cooperativa.Il Credito Cooperativo continuerà a destinare tale utile al rafforzamento delle riserve –in misura almeno pari a quella indicata dalla legge– e ad altre attività di utilità sociale condivise dai soci.Il patrimonio accumulato è un bene prezioso da preservare e da difendere nel rispetto dei fondatori e nell’interesse delle generazioni future.I soci del Credito Cooperativo possono, con le modalità più opportune, ottenere benefici in proporzione all’attività finanziaria singolarmente svolta con la propria banca cooperativa.

Promozione dello sviluppo locale

Il Credito Cooperativo è legato alla comunità locale che lo esprime da un’alleanza durevole per lo sviluppo.Attraverso la propria attività creditizia e mediante la destinazione annuale di una parte degli utili della ge-stione promuove il benessere della comunità locale, il suo sviluppo economico, sociale e culturale. Il Credito Cooperativo esplica un’attività imprenditoriale “a respon-sabilità sociale”, non soltanto finanziaria, ed al servizio dell’economia civile.

Formazione permanente

Il Credito Cooperativo si impegna a favorire la crescita delle competenze e della professionalità degli amministra-tori, dirigenti, collaboratori e la crescita e la diffusione della cultura economica, sociale, civile nei soci e nelle comunità locali.

Soci

I soci del Credito Cooperativo si impegnano sul proprio onore a contribuire allo sviluppo della banca lavorando intensamente con essa, promuovendone lo spirito e l’ade-sione presso la comunità locale e dando chiaro esempio di controllo democratico, eguaglianza di diritti, equità e solidarietà tra i componenti la base sociale.Fedeli allo spirito dei fondatori, i soci credono ed aderisco-no ad un codice etico fondato sull’onestà, la trasparenza, la responsabilità sociale, l’altruismo.

Amministratori

Gli amministratori del Credito Cooperativo si impegnano sul proprio onore a partecipare alle decisioni in coscienza ed autonomia, a creare valore economico e sociale per i soci e la comunità, a dedicare il tempo necessario a tale incarico, a curare personalmente la propria qualificazione professionale e formazione permanente.

Un nuovo Patto per lo sviluppo delle comunità locali

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Da Tavernelle Rubrica a cura di Alessandro Bivignani

Seconda puntata: “Quando trassero a Togliatti”Si era in tempo di battitura, e mentre i contadini erano affaccendati nelle proprie aie, alcuni operai della fattoria della Barbolana stavano lavorando nella costruzione di una nuova via, quella che ancora oggi porta alla Maestà di S. Francesco. Il cantiere era impegnato su un tratto di strada pianeggiante, proprio davanti ad una croce (che ul-timamente è stata ripristinata); di fronte a lei, raccontano gli anziani, nei tempi andati sorgeva un cimitero, ma già negli anni ’50 non vi era più traccia. Durante i lavori di sterro del terreno fu ritrovato, dal fu Adamo Piomboni di Caserecci, un teschio, ed egli sosteneva fermamente che si trattasse del teschio del Vescovo Tarlati di Pietramala, tant’è che se lo portò a casa e lo mise sul proprio como-dino. Sosteneva anche che durante la notte parlasse con questo vescovo. La faccenda fu poi sistemata dall’allora prete di Galbino che andò a Caserecci e provvide ad una degna sepoltura del teschio.Ritornando ai lavori della via, mentre gli operai erano nel tratto pianeggiante del cantiere, venne l’allora guar-dia della zona, (fu Angiolino) che avvertì dell’attentato

La nuova crocedi Alessandro BivignaniLa mattina di domenica 7 maggio 2000, ci siamo ritro-vati, con Enzo Panichi, Palmiro Papini e don Marco per impiantare la nuova croce rifatta al posto della vecchia, ormai logorata dal tempo. Nei giorni precedenti Enzo aveva accomodato con cura il basamento della croce, composto da un unico sasso, che ormai si stava sgreto-lando tutto, mentre il falegname Palmiro stava facendo una croce di legno. Così, prima della messa a Montauto, abbiamo sistemato questa nuova opera nel piedistallo restaurato, e la semplice cerimonia si è conclusa con la benedizione di don Marco. Sul basamento della croce è stata scoperta la data 1889, sicuramente la data della croce, che si trovava in una antica via che conduceva ad un cimitero; accanto ad essa è stata scritta la data R 2000, in ricordo di questa ricostruzione. La data è stata scelta di proposito, in quanto era la prima domenica dopo il 3 maggio, festa del SS. Crocifisso. Il luogo sarà ulteriormente sistemato da Enzo che pianterà ai lati della croce due piante di rose.A tutti quelli che si sono impegnati per questo lavoro vada la frase di ringraziamento, propria a chi svolge opere di volontariato: Dio ve ne renda merito.

IL FATTO di Enzo Panichi

La cresima a Tavernelle

Per mezzo delle mani del Vescovo diocesano mons. Gualtiero Bassetti, la mattina del 3 maggio, nella chie-sa di Tavernelle, hanno ricevuto il sacramento della Cresima:

Riccardo Cangi Valentina FioriRoberta Spaziani Patrizio ZinedduCatia Santi Federica SoppelsaElisa Cenni

Il Vescovo, successore degli Apostoli, attraverso il gesto dell’imposizione delle mani, rievoca lo Spirito Santo che scese sopra di loro nel giorno di Pentecoste. Per questo è il Vescovo (oppure un suo delegato), il Ministro deputato ad amministrare il sacramento della Cresima o Confermazione.

La Prima comunione

Il giorno 25 giugno, festa del Corpus Domini, riceve-ranno per la prima volta il sacramento dell’Eucarestia, nella chiesa di Tavernelle:

Nicola Natalini Luca Bartolomei Sara Rossi Marco FragaiSilvia Giuliattini Laura Nhennertam

Don Marco assieme a Palmiro, a Enzo e alle suore del Cenacolo davanti alla Croce ricostruita.

foto ab

a Palmiro Togliatti, a Roma. Affermò che ad Anghiari erano avvenuti e stavano ancora avvenendo numerosi disordini della popolazione, e di stare attenti se avreb-bero continuato a lavorare; a Bergamino, infatti, alcuni reazionari fecero cessare la battitura, e portarono le oche già pronte da mangiare nell’allora unico frigorifero esi-stente della zona: alla bottega del Brandinelli (l’attuale Pergola di Merendelli). Dopo un paio di giorni le cose si calmarono, anche se non ci fu nessun pericolo per gli operai di cui faceva parte anche Enzo.

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Dalle Parrocchie

Parrocchia di Monterchi

Dal 18 al 25 giugno verrà celebrata con la collabo-razione delle Monache Benedettine del SS. Sacramen-to e la Compagnia omonima una settimana Eucaristica Mariana per valorizzare l’Anno del Giubileo 2000. In questa settimana (il programma dettagliato verrà por-tato a conoscenza in seguito) si dedicherà un giorno ai ragazzi delle varie scuole, ai giovani, alla Compagnia della Misericordia, agli ammalati e il SS. Sacramento verrà esposto più a lungo sia nella chiesa arcipretale sia nella chiesa delle monache benedettine.

La processione del Corpus Domini vorremmo farla il giorno stesso in cui cade la festa, giovedì 22 giugno, alla sera.

Il giorno 18 giugno ci sarà la Prima comunione per i ragazzi della parrocchia di San Biagio mentre il 25 ci sarà la Prima comunione dei ragazzi di Monterchi. Nella stessa settimana c’è l’intenzione di inaugurare e benedire la nuova porta della chiesa di Monterchi a cui ha lavorato anche l’Istituto d’Arte di Anghiari.

Parrocchia di San Leo e TubbianoLa festa del Sacro Cuore

In giugno si farà la festa del Sacro Cuore di Gesù che è sostenuta dalla Congregazione del Sacro Cuore. Questa Congregazione è stata fondata da don Gino Del Buono, nativo di Soci in Casentino e approdato a Tubbiano, un sacerdote buono di nome e di fatto che nel 1917 consacrò la parrocchia di Tubbiano al Sacro Cuore.

Era una dedicazione diffusa nella Chiesa, ma non tanto. Dette impulso a questa devozione il vescovo di Arezzo Monsignor Giovanni Volpi e don Gino fu uno dei primi preti che diffuse in diocesi questa devozione e fondò appunto questa Congregazione aiutato vali-damente da vari collaboratori e in particolare dalle famiglie Del Pia, Bartolini, Gigli e Giorni. Fu fondata e portata avanti per molto tempo. Anche adesso esiste e ha oltre cento iscritti che provengono non solo da Tubbiano ma anche da altre parti d’Italia e anche dall’estero. Scrivono ancora e mandano la quota sim-bolica che è di 100 lire all’anno, più qualche offerta libera e volontaria. Anche dall’estero appunto si ri-cordano di questa Compagni. Nell’anno in cui nacque infatti fu un anno veramente tragico e don Gino non trovò di meglio che affidare la sua parrocchia alla protezione del Cuore di Gesù. Fu quello l’anno del terremoto che provocò molti danni, anche ad Anghia-ri, tanto che poi la Regina d’Italia venne a visitare

Anghiari, Monterchi e Citerna che erano le cittadine più danneggiate. Era anche uno degli anni della pri-ma guerra mondiale quando tutta la miglior gioventù era al fronte e molti ragazzi anche di Tubbiano mori-rono. Ogni tanto trovo nell’archivio parrocchiale delle lettere del Sindaco di Anghiari che scriveva al parro-co perché annunziasse alle famiglie della parrocchia la morte di qualche familiare. Don Gino provvedeva a quest’opera necessaria ma affidava al Sacro Cuore di Gesù la popolazione tutta.

Così nacque questa Congregazione e tutti aderiro-no volentieri. La statua che è sull’altare maggiore di Tubbiano fu fatta venire da Roma, a cura della ditta Rosa Zanazzio, ma prima di essere portata a Tub-biano fu portata in Vaticano per essere benedetta dal papa che allora era Benedetto XV.

La festa del Sacro Cuore si farà nella domenica che precede la domenica del Corpus Domini e in quel giorno viene fatta anche la Prima comunione dei ra-gazzi. Quest’anno, dato che sono pochi, verranno tutti a San Leo.

Questa del Corpus Domini è una delle feste del po-polo che venivano cioè preparate con il concorso del popolo tutto. Questa festa come per quella del Rosario e quella di Sant’Antonio abate c’erano nella parroc-chia i festieri che provvedevano alla raccolta delle ele-mosine dalle varie famiglie e quindi veniva preparata la festa in parrocchia.

Parrocchia di Micciano

A Micciano per antica consuetudine la celebrazione della Prima Comunione e il conferimento della Santa Cresima avverranno il giorno della festa della S.ma Trinità cioè domenica 18 giugno. Nel pomeriggio, alle ore 17, Processione del Corpus Domini.

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Palazzo Corsi ad Anghiari: Breve storia ed ipo-tesi di restauro Da una ricerca effettuata da Monia Allegretti, Stefania Bargelli, Alessandra Peruzzi

Le originiNell’ambito del corso di Restauro Architettonico

della Facoltà di Architettura di Firenze, condotto dal Prof. P. Brandinelli e coadiuvato dalla Dott.sa F. Chieli ci siamo occupate di Palazzo Corsi ad Anghiari. L’edi-ficio (vincolato ai sensi della Legge 01.06.1939 n. 1039 sulla Tutela delle cose di interesse artistico o storico, della Legge 29.06.1939 n. 1497 sulla Protezione delle bellezze naturali e della Legge Regionale 21.05.1980 n. 59) è situato lungo Corso Matteotti, all’angolo con Via Mazzini e prospettante Piazza Baldaccio.

La Famiglia Corsi, originaria di Citerna in provincia di Perugia, ha come capostipite Paolo detto “il Còrso” così soprannominato poiché nell’anno 1496 era “Corso di quelli che stavano a guardia del Papa (L. Taglieschi)”. In origine era una famiglia di macellai, alcuni membri seguirono questa attività altri si distinsero invece per le

nello spazio retrostante e allora collegate all’edificio tramite dei giardini. Il palazzo si è formato attraverso la fusione di tre unità edilizie a schiera quattrocentesche visibili in un’illustrazione del Codice Taglieschi ed ancora riconoscibili nella suddivisione interna. Nel documento del 1791 Deputazioni sopra la nobiltà e la cittadinanza, deposto all’Archivio di Stato di Firenze, viene riportata la descrizione generale dell’intero edificio ed una più accurata del piano terra: “Nel Borgo della Croce un Palazzo che corrisponde nel Borgo del Terrato composto di centoventitrè stanze, quattro cortili, una stanza con lavatoio, due fontane, uno stanzone con 30 tini, e due cantine con 23 botti […] ed il soprascritto stanzone ad uso di vinaio di lunghezza 34 braccia e di larghezza 23 braccia, con quattro magazzini ed una bottega di tre stanze”. Attualmente all’interno si possono distinguere, in maniera difficoltosa, solo tre cortili, che risultano piuttosto dei buchi di rimanenza. Uno di questi appare coperto da una passerella che permette l’accesso diretto all’Ufficio Anagrafe ed al Centro Anziani.

Anche la corte al piano terra risulta modificata non presentando più la rampa di scale che consentiva il col-legamento con lo spazio aperto al piano primo. Mentre all’interno dell’edificio rimangono ancora i vecchi collegamenti verticali, “quattro scale che portino alla sommità del medesimo. Due maestre e due Sagrate che alla prima Maestra in dono di scala Sagrate, ed all’altra Maestra in un’altra scala Sagrate e tutte le dette scale con i gradini o sia scalini di pietra.”

Gli scalini sono molto bassi, si racconta che Benedetto Corsi li fece costruire in questo modo per permettere ad una figlia disabile di arrivare in casa con il cavallo. Inol-tre sul primo pianerottolo di riposo, a metà della prima rampa, si aveva un accesso alla parte che oggi rimane interrata, dove si trovavano le stalle.

Dopo la morte di Benedetto l’intero complesso passa nelle mani del figlio Francesco (nato il 3 febbraio 1786), mentre il figlio Angiolo (nato l’8 febbraio 1789) ottiene in eredità le case interne al centro storico del paese.

continua

loro doti di “buon soldato”, come il Tenente Ugolino, padre di Benedetto Corsi (1745 – 1803).

Proprio a Benedetto è legata la nobiltà della famiglia, concessagli da Ferdinando III nel 1792 per Sansepolcro, e nel 1793 per Arezzo. Tale richiesta era già stata inoltrata nel 1780 ed è da questa data in poi che il nostro personaggio si impegna nell’acquisto di terreni, nella costru-zione di un adeguato palazzo e in opere di pubblica utilità. La nobiltà alla famiglia fu infine concessa “per-ché ricca e perché molte famiglie nobili erano andate estinte”.

Il Palazzo faceva parte del com-plesso Corsi realizzato tra il 1777 ed il 1794 dall’architetto fiorentino Lorenzo Pozzolini e comprendente anche il Teatro e la Cappella situati

Uno dei pannelli che impreziosiscono le stanze al piano nobile di Palazzo Corsi.

Auguri!!!Auguri al neo-dottore Pierluigi Lega, nostro concittadino, laurea-tosi il 10 di aprile scorso presso l'Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Economia e Commercio, discutendo la tesi in Marketing internazionale dal titolo "La distribuzione come leva strategica nei beni di lusso: Il caso Gucci"Relatore: Prof. Gaetano Aiello

Nella foto Pierlugi assieme agli amici neodottori Carlo Leonardi e Sal-vatore Frosina

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La “Libera Università dell’Autobiografia” di Anghiari

Chiesa delle SS. Flora e Lucilla a Verazzanoda “Viaggio per le valli altotiberine” di don Ercole Agnoletti

Verazzano è un aggregato all’inizio della valletta del rio di S. Rufilio e del rio della Cestola, affluenti della Sovara, non distante da Toppole, ma più a monte e sul versante opposto, a m. 569 s.m. in comune di Anghiari.

È un agglomerato con chiesa di origine antichissima, spesso legata nella sua storia al castello di Toppole. Nel 1058 era nei confini di Anghiari e soggiaceva al vescovo di Arezzo, nel cuneo territoriale che s’intrecciava con la diocesi di Città di Castello.

Poi fu dell’abbazia delle Sante Flora e Lucilla e, nel 1112, l’abate la vendette, insieme all’intera corte, a Ugo, figlio di Rigo, unitamente a quella di Toppole, per liberare dal pegno le corti di Montione e di Galognano.

Nel 1141 la chiesa fu riconosciuta anche dal suo rettore Carità sotto la giurisdizione del vescovo di Città di Castello, entrando quindi a far parte della diocesi tifernate. Nel febbraio 1147 l’eremo di Camaldoli, per alcune cessioni e vendite fatte da Quintavalle di Ugo dei Longobardi di Galbino, allargò i propri possessi nelle corti di Verazzano, Toppole, Pianettole e nella pieve di Micciano, rimanendo però al donatore il patronato della chiesa. Nacque così una controversia tra la canonica di S. Donato e l’eremo di Camaldoli. L’otto maggio 1174 avvenne un compromesso, con permuta, tra i canonici aretini di S. Donato e il priore di Camaldoli, per cui i primi cedettero il castello di Moggiona e il secondo la metà del castello di Toppole e quanto aveva acquistato

dall’abbazia di S. Fiora nella villa di Verazzano.Nel 1208 era rettore della chiesa di Verazzano il

prete Giovanni. Al suo tempo si riaccese la lite giuri-sdizionale col vescovo castellano, e diede origine ad atti di indisciplina da parte del clero locale. Sappiamo infatti che i due parroci, Ubaldo di Toppole e Giovanni di Verazzano, nonostante l’ingiunzione di presentarsi al vescovo di Città Castello per assisterlo nella consa-crazione della chiesa di Celle e per offrirgli l’obolo per la loro ordinazione sacerdotale, non obbedirono, non riconoscendosi obbligati.

Ma nel 1268 il vescovo castellano Niccolò, giunto alla pieve della Sovara, designò quattro preti, fra i quali Diotaiuti di Verrazzano, per la dichiarazione che tutto il plebanato apparteneva al suo episcopio, col diritto al consueto censo.

Poi la corte di Verazzano cadde sotto il dominio dei Tarlati e dal 1384 sotto quello della repubblica fiorentina. Nel 1520 venne a far parte della diocesi di Sansepolcro. Nel 1566, unita al capitolo della cattedrale di Sansepolcro, minacciava rovina in più parti. Due anni dopo, soltanto il pavimento si trova restaurato, con sepolcri e lastrico. Vi era vicario D. Giacomo di Domenico da Monterchi. Nel 1593, era rettore D. Paolo Bartolomei. II vescovo decise di costruire una nuova chiesa, sequestrando i frutti del beneficio. Nel 1649 le anime alla comunione erano 90. Sulla parete dell’altare era dipinta l’immagine delle sante Flora e Lucilla. Il campanile aveva una campana.

Con la fondazione della Libera Università dell’Autobiografia ad Anghiari nel 1997, la Valti-berina ha fatto un altro passo verso la specializzazione nel settore della scrittura autobiografica, ospitando già da ormai 16 anni il famoso Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano.

Per quanto la “Libera” sia ancora piccola, è già riuscita, sotto la guida dei suoi leader Sa-verio Tutino e Prof. Duccio Demetrio di Milano, a far diventare Anghiari, per i diversi giorni di corsi di formazione e convegni, un centro culturale frequentato da studiosi ed interessati di tutt’Italia.

Con la creazione di un “Circolo di scrittura autobiografica” a distanza l’Università si rivolge anche a persone dall’estero: chi vuole, può partecipare. Approfittando della presenza di nu-merosi abitanti stranieri, il circolo manda inviti a scrivere “di sé” non solo a tutti i membri della Libera Università, ma anche a persone legate a simili iniziative in Germania, Inghilterra, Finlandia…

Gli inviti propongono un argomento ben preciso da ricordare e le risposte in forma di lettera vengono lette dai “corrispondenti”, cioè gruppi di abitanti di Anghiari, Anghiaresi e stranieri, che rispondono a ogni lettera, man-dando il prossimo invito.

I testi vengono tutti raccolti: Così la Libera ospiterà con il tempo un vero e proprio Archivio della Memoria europea.

L’iniziativa è aperta a tutti, specialmente a persone con un lungo passato da raccontare, che vengono sollecitate a scrivere di sé: Per quanto riguarda il gruppo dei lettori, si accolgono volentieri anche persone giovani che si interessano di storie di vita.

Chi è interessato a partecipare, richieda il primo “appello” nella sede della Libera Università di Anghiari, Piazza del Popolo, 5.

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di Loris Babbini

Anno 1224 – “venendo il Serafico Padre San Fran-cesco* da Montaguto, dove era stato a visitare Alberto Barbolani, con il quale havea grand’amicizia, passò da Anghiari.”

Questa venuta “essendosi divulgata nel Paese, con-correvano a squadre i Popoli per veder l’Huomo divino e per ottener da Lui qualche grazia; onde Egli per com-piacere i suoi devoti, si fermò in una casetta coperta di paglia; la sera poi se n’andò al Borgo S. Sepolcro e di lì a Montecasale…”

Da quel giorno in poi “hanno sempre gli Anghiaresi conservato la devozione verso il Santo e la Sua Religione, in tanto che cercavano per ogni via di poter fabbricare un oratorio o hospitio per i suoi Frati.”

Tale fu la testimonianza del tempo antico di Anghiari, divenuta la credenza tradizionale di oggi, così come ce la fa giungere il testo, autentico ed inedito, delle cronache manoscritte di Lorenzo Taglieschi, annalista anghiarese (1598 – 1654).

Questi scritti, unici per la storia locale, rappresentano anche la fonte più valida sulle vicende del Convento e Chiesa della Croce, fino a tutta la prima metà del XVII secolo. Pertanto nella ricostruzione dei fatti si è ritenuto più aderente alla verità, trascrivere integralmente nel loro testo, frasi e vocaboli, ponendo tutto fra virgolette (“…”) per più chiara evidenza.

Come nacque l’idea di fabbricare in Anghiari un convento per i Minori Osservanti di S. Francesco

Si arrivò all’anno 1479 e sotto questo devoto spirito per il Santo i “Compadroni” della Chiesa di Santa Maria di Corsano, nel contado di Anghiari, avendo raccolto molte elemosine e tante offerte dai devoti della miraco-losa Madonna, si proposero di fabbricare un convento per i frati Osservanti di S. Francesco, contiguo alla loro chiesa. A favore di questa iniziativa chiesero “aiuto e consiglio” alla Comunità di Anghiari, la quale nominò Ricciardo di Francesco di Giuliano e ser Giusto di Gio, acciò che dessero principio con gli introiti realizzati, alla costruzione del convento.

Ma la cosa non ebbe effetto per gl’impedimenti sollevati da “alcuni maligni” di opinioni contrarie, evi-dentemente maldisposti verso l’Ordine degli Osservanti Francescani.

Così l’iniziativa fu accantonata e l’idea della fabbrica del Monastero in quel luogo fu abbandonata.

Ma non per questo i devoti di S. Francesco si persero d’animo e chiesero alla Comunità di Anghiari, a mez-zo delle Monache di Santa Margherita del Borgo S. Sepolcro, del Terzo Ordine, il luogo dell’Ospedale di S. Martino (posto nel Borgo della Croce, oggi Via Mat-teotti), onde potervi erigere un Monastero dell’Ordine di Santa Chiara.

La richiesta incontrò il favore del Consiglio Generale di Anghiari, anche perché era stata già una sua proposta e pertanto nel 1483 furono eletti quattro “operai” (così venivano chiamati coloro che erano preposti ad incarichi dal Consiglio Generale) affinché si desse principio al suddetto monastero a spese della locale Fraternita di S. Maria del Borghetto.

Ma nel corso degli avvenimenti a taluno sembrò che il sito prescelto dell’ospedale di San Martino presentasse grosse difficoltà e una eccessiva spesa per la realizzazione dell’Opera, onde “mandarono la cosa in lungo”.

Così anche questa volta si assopì l’entusiasmo di co-loro che con tanto calore si erano prefissi di condurre a termine l’edificazione del Monastero di San Francesco. L’argomento fu ripreso poi dal Padre fra Antonio da Poppi –zoccolante- il quale in questa impresa tanto si adoperò,

Il convento e la chiesa della Croce d’AnghiariStoria, leggenda e tradizione francescana anghiarese

La chiesa della Croce da una stampa settecentesca.

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che riuscì a persuadere gli anghiaresi a riprendere il progetto per la costruzione dell’ “Hospitio”.

Fu per suo merito che il Consiglio Generale di Anghiari spedì un Ambasciatore al Capitolo dei Minori Osservanti, richiedendo l’invio di due frati, affinché assistessero alla fabbrica di quest’ospizio “da erigere in quel luogo che da loro fosse parso più a proposito”.

A questo fine l’anno 1494 il Capitolo elesse lo stesso fra Antonio, insieme ad un altro sacerdote, i quali dopo aver visto e considerato più luoghi, quello “a sommo il Borgo della Croce giudicarono per il migliore come luogo situato lontano dalle case e quasi in mezzo le selve avendolo mostrato agli operai sopra ciò eletti, questi l’approvarono”. Con tali premesse ormai si poteva pensare che la costruzione dell’edificio avrebbe avuto il suo inizio, se la morte del Padre fra Antonio non avesse interrotta tutta l’opera, pur sempre osteggiata e boicottata da “alcuni poco devoti”.

Però i frati che dalla Verna consuetudinariamente venivano in Anghiari per le “cerche” e per raccogliere le elemosine, continuavano a ricordare e sollecitare la costruzione dell’ospizio, non solo ai devoti benefattori, ma anche a coloro che si erano apertamente mostrati ad esso contrari.

Poco sarebbe comunque giovata anche questa esor-tazione, se Dio, che sa mutare il male in bene e gli inimici diventar fedeli amici, non havesse ispirato nel core di Zanobi di Niccolò di Bartolomeo del Maestro de’ Bigliaffi, uno dei più ostinati avversari e contestatore dell’idea della fabbrica, a dar principio all’ospizio nel luogo prestabilito.

Lo Zanobi nella sua buona determinazione fu efficace-mente affiancato e coadiuvato in maniera determinante dal Beato Padre fra Bartolomeo Magi ma purtroppo non poté vedere realizzato il suo buon proposito, “perché la morte lo colse”.

Esso prevedendo la sua scomparsa, nel testamento (27 marzo 1499), pose tutti i suoi averi a beneficio dell’edi-ficazione dell’ospizio e della chiesa di San Francesco, nominando esecutrice testamentaria sua madre Giudetta di Lorenzo Magi, la quale nello stesso anno 1499, dette finalmente principio alla fabbrica sullo stesso terreno di proprietà del testatore, “nell’istesso luogo designato da Padre fra Antonio da Poppi, ad onore e venerenzia del Padre San Francesco, intitolando la Chiesa dal Suo nome, in quella forma che hoggi si vede” (Era nella pri-ma metà del XVII secolo, quando Lorenzo Taglieschi scriveva questi avvenimenti).

Ma i mezzi lasciati dal testatore Bigliaffi, come quelli di sua madre Giudetta Magi, non furono bastanti a portare a termine l’opera, perché se pur fu ultimata in quanto all’ospizio, non lo fu per la Chiesa, per allora rimasta solamente tirata su sul terreno, nei suoi primi muri pe-rimetrali e tale si stette fino all’anno 1512.

Intanto andava aumentando la devozione che gli anghia-resi avevano per il Serafico Francesco e per la sua dottrina e questo soprattutto in riflesso alla fama ed al concetto di

santità in cui tenevano il Beato fra Bartolomei Magi di Anghiari. E proprio per questa profonda devozione che si verificò un notevole apporto derivato dalle elemosine e dalle offerte del popolo, unite ai molteplici stanziamenti disposti dalla Comunità e dalla Fraternita di Santa Maria del Borghetto, tanto che “si coprì la Chiesa e si ridusse a tutta perfezione”. Per assecondare i buoni propositi ed i desideri dei benefattori e degli stessi frati, venne data priorità al termine della Chiesa su quello del convento.

Già nell’anno 1534 con il contributo della Comunità vi si introdussero “i cavalli di grossi legni di abete, venuti dalla Verna. Fu fatta imbiancare, fu abbellita e fu fatta ammattonare dalla Comunità medesima, anche perché essa, per particolare devozione, in settembre, era solita far celebrare ogni anno la festa di Santa Croce, pur non essendovi in Anghiari alcuna chiesa, né altare del titolo della Croce. Per questo fatto i Priori comunitativi, con altri benefattori, fecero trasferire nella nuova chiesa di San Francesco, una cappella detta della “Croce”, la quale era in una “Maestà”, pressoché cadente, situata nel “Campaccio” –così aveva nome il luogo d’inizio dell’ancora via della Bozia.

Da quel tempo il convento e la chiesa di San Fran-cesco, assunsero il nome e titolo della “Croce”, come l’altare omonimo collocato vicino alla porta della stessa chiesa**.

Note:* San Francesco nacque nel 1182 ad Assisi.** Da altro documento del 1658 si apprende che “in detta cappella vi è solamente una statua di un Crocifisso e non vi si celebra alcuna festa”.

Da una ricerca di archivio effettuata nel 1982 (ottavo centenario della nascita di San Francesco).

L'Altare della Croce

Nel disegno del 1603, riportato a lato, è raffigurato il lato destro, entrando, della chiesa della Croce nel luogo dove oggi c'è la pila dell'Acqua santa. Più o meno in quello stesso luogo esisteva l'altare dedicato alla cappella della Croce (segnata dal cerchio in bian-co) qui trasportata dal "Campaccio" (zona posta nel-le vicinanze della chiesa della Croce) cioè dal luogo in cui s'era fermato San Francesco. L'idea è di collocarvi il nuovo Crocifisso realizzato dalla Mi-sericordia.

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La battitura del grano dal passato al presentedi Flavio Mercati terza parte

La festa della battituraNella battitura la fatica non era eccessiva, ciò che

dava più fastidio era la polvere che penetrava dappertutto, negli occhi, nella bocca, nel naso, nella gola, nei polmoni, sotto la camicia e i pantaloni e che metteva addosso un pizzicorino irritante e molesto. Se poi si impiastriccia-va con il sudore era anche peggio. Tuttavia la battitura trascorreva in una atmosfera allegra e festosa, non solo perché vi erano molti giovani, ma anche perché tutti avvertivano che si raccoglieva il prodotto più importante della terra, quello che avrebbe garantito la sopravvivenza a quella famiglia. I più allegri di tutti, anche se per altri motivi, erano però i ragazzi. Per i “citti” di campagna la battitura e la Fiera del Cocomero del 29 agosto erano gli eventi più importanti , più attesi di tutto il periodo estivo. Erano le uniche occasioni, finita la scuola, che permettevano loro di uscire dal proprio guscio, di vedere un po’ di gente, di socializzare, di divertirsi un po’ e di rompere la monotonia di una lunga estate sempre uguale. I ragazzi di casa invitavano i loro amichetti delle case vicine e parenti e si divertivano a giocare a nascondino fra le balle piene di grano, il barcone, il pagliaio, la gente o ad altri giochi. Vedevano, conoscevano persone nuove e diventavano un po’ più disinvolti e aperti.

Intanto però che si stava parlando la nostra battitura è proseguita ed ora è arrivata alla fine. Le persone, sporche di sudore e di polvere, chiedono alla gente di casa degli asciugamani e poi vanno a lavarsi e rinfrescarsi presso qualche fontana o fonte, a qualche vicino ruscello o fiume e poi, tutti a pranzo, all’ombra! Menù: spaghetti, pasta corta e/o maccheroni al sugo d’oca, oca al forno con contorno di patatine fritte, o insalata di pomodori e cetrioli, o lattuga, o polpettine di fagiolini. Tutto qui, solo primo e secondo, ma roba buona e sostanziosa. Questa era una battitura media con tre pasti, compreso lo spuntino, ma, se la battitura era molto lunga, ci potevano essere anche cinque pasti, aggiungendo a quelli sopra nominati, un altro spuntino e la minestra con lesso e salsa, o zucchine e fagiolini lessi. L’ultimo pasto, però, era sempre la pastasciutta con l’oca al forno.

Le bianche bandiere della pace

Ecco una battitura tipica dei primi anni ’50, trascorsa in un clima sereno e festoso, mentre in realtà, durante quel periodo, le campagne erano in forte fibrillazione che, in seguito si sarebbe ripercossa anche sulle battiture. Questa agitazione era originata dal fatto che i contadini tramite le loro organizzazioni avanzavano delle richieste ai proprietari come ad esempio una divisione dei prodotti più favorevole al mezzadro, che essi ed il governo non erano, in un primo tempo, tanto disposti ad esaudire.

Il clima divenne surriscaldato nel 1953, quando su questa agitazione di carattere settoriale se ne innestò un’altra, più generale, di politica estera. Eravamo già in piena guerra fredda, quando fra la fine del 1952 e i primi mesi del ’53 avvennero due fatti che la resero ancora più acuta: la nomina, nel novembre del ’52 a presidente degli Stati Uniti del generale Dwight Eisenhower e la morte, avvenuta nel marzo del ’53, del capo dell’URSS e del comunismo mondiale, Giuseppe Stalin. Eisenhower durante la seconda guerra mondiale, dal 1942 era stato comandante supremo delle forze alleate (americane ed inglesi) sul fronte europeo, mentre Stalin, sempre in quella guerra, aveva guidato la Russia alla riscossa contro i tedeschi, dopo che questi erano arrivati sin nei sobborghi di Mosca. Ora la nomina di un generale a capo della maggior potenza della NATO di cui anche l’Italia faceva parte dal 1949, era già considerato, dai vari partiti comunisti, un atto di ostilità nei confronti dell’URSS; quando poi morì Stalin subentrò anche il sospetto in loro, che le potenze occidentali volessero attuare una politica ancora più ostile, fino ad arrivare all’aggressione forse, nei confronti dei paesi del blocco comunista, approfittando della morte del grande capo e della crisi per la successione con conseguente indebolimento di quel blocco. Per questo la sinistra che si ispirava a quella ideologia indisse nel 1953 una serie di manifestazioni dette “per la pace” che avevano come simbolo una bianca colomba detta “della pace”, manifestazioni che erano anche un formidabile strumento di propaganda politica. Il governo le vedeva come il fumo negli occhi considerandole quasi come atti sovversivi (allora questo aggettivo era di moda) nei suoi confronti, nei confronti dello Stato democratico, della NATO e a favore dell’Unione Sovietica. Nelle campagne la bianca colomba venne sostituita da bianche bandiere dette anch’esse “della pace”, a volte erano anche rosse, ma fondamentalmente, secondo le direttive, dovevano essere bianche. Sventolavano soprattutto in cima ai pagliai durante le battiture.

Esse però vennero prese a simbolo anche delle batta-glie contadine, pace doveva significare pure trovare un accordo con i proprietari sulla base delle richieste a loro avanzate. Perciò in questo caso all’ostilità del Governo verso queste manifestazioni si aggiungeva quella dei proprietari terrieri. Fatto sta che nelle zone dove com-parivano queste bandiere si cominciò a vedere anche la celere, che erano reparti, come dice la parola stessa, di pronto intervento, appositamente addestrati per reprimere disordini, una polizia nella polizia, istituita nel 1947 dal ministro democristiano Mario Scelba e i cui appartenenti, per questo, venivano anche denominati dal popolo della sinistra socialcomunista, con un pizzico di disprezzo, “scelbotti” o “scelbini”. Particolarmente presa di mira era la zona di Valle, denominata anche “costa rossa”

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La rievocazione di una battitura a Ta-vernelle nel 1997 con il mazzacavallo per fare il pagliaio..

perché tutta comunista. Una mattina un vecchietto di poche parole riuscì a issare, forse con una pertica, uno straccio bianco ad una certa altezza, su di una quercia (ora non c’è più) che si trovava lungo la strada Maestra (così allora si chiamava) Anghiari-Caprese Michelangelo. Dopo un po’ arrivò una pattuglia di poliziotti. Che fare? Uno di loro afferrò il moschetto e lo puntò contro quello straccio per sparargli , ma il superiore, evidentemente più responsabile, lo bloccò subito con un “Che fai? stupido! Metti giù quell’arma, non si spara ad un simbolo, sarebbe una provocazione.”

In un pomeriggio di qualche giorno dopo si batte in un podere della zona e sul metullo del pagliaio sventola una bianca bandiera. Ad un certo punto si vede in lontananza venire su dalla strada Maestra un gruppo di poliziotti (una quindicina). Arrivano alla casa e la battitura si ferma (nel frattempo la bandiera è sparita). Chi li comanda chiede al “capo di casa” se va tutto bene, se ci sono problemi nella battitura e cose simili. Al che il coltivatore rispon-de che tutto procede normalmente, che è una normale battitura che tutto è calmo, regolare, tranquillo e non ci sono intoppi. Rimangono lì una diecina di minuti e poi se ne vanno; spariti dalla vista, la trebbiatura riprende e la bandiera ritorna a sventolare. Nel pomeriggio seguente si batte in un podere vicino: la scena ha un inizio simile ma lo svolgimento è diverso. Sul pagliaio è issata la solita bianca bandiera, la polizia ritorna mentre la ban-diera sparisce e la battitura si ferma. Questa volta però, i poliziotti non se ne vanno forse temendo che, una volta spariti, ritorni poi a sventolare.

La battitura, però, non riprende, anche perché i battitori non sono affatto disposti a lavorare sotto il controllo della polizia come se fossero dei galeotti ai lavori forzati, sor-vegliati dai guardiani. La situazione è bloccata e rimane così per qualche ora, ma tutto in un clima di tranquillità e responsabilità; la gente calma e paziente seduta nell’aia e nella piazza, i poliziotti che girellano qua e là. Alla fine il fattore ha un’idea: ricorrere al Sindaco!

Era allora Sindaco di Anghiari, a capo di una giunta di sinistra il sig. Antonio Ferrini, il quale , richiesto dal fattore di intervenire non si fa pregare e viene subito a piedi, insieme al fattore, per cercare di trovare una soluzione.

In sintesi dice ai battitori che ormai hanno protestato abbastanza, che la loro protesta sia per la causa per cui è stata issata la bandiera, sia contro la presenza della polizia è stata attuata, che è il momento di riprendere per finire il lavoro prima di notte, che occorre anche non causare troppi disagi alla famiglia; insomma riesce ad essere convincente, la battitura riprende con rinnovata lena, la polizia se ne va e la bandiera non ricompare nell’aia. A sera, la trebbiatura è finita e la gente orgogliosa d’aver vissuto una giornata importante e d’aver protestato in modo dignitoso e civile.

Negli anni seguenti di “bandiere della pace” non si parlò più nelle campagne, anche perché in molte persone la visuale si era allungata verso orizzonti più lontani,

oltre le lotte sindacali o politiche contingenti. Le ragazze sognavano il moroso con la Vespa, la Lambretta o la moto con cui sfrecciare per le strade con i capelli al vento sedute sul sellino posteriore rigorosamente di fianco. Lo stare sedute a cavalcioni con le gambe divaricate era infatti considerato in modo rozzo, oserei dire osceno di stare in moto per una donna, disdicevole soprattutto per una ragazza, poiché, andando il vento poteva alzare il vestito (donne con i pantaloni ancora erano una rarità e viste anche con occhio non tanto benevolo). Le mamme, a loro volta, cominciavano a stare in apprensione alla sola idea che le loro figliole un giorno se ne andassero da sole in giro, chissà dove, con i giovanotti, sfuggendo al loro controllo. I ragazzi sognavano di avere la ragaz-za, la “città”, ma, prima di questa, di avere la moto e lo scooter che era la condizione per arrivare a quella. Ragazzi e ragazze sognavano di sposarsi e di abbando-nare la terra. I genitori invece, cominciavano a guardare con preoccupazione al loro futuro poiché da soli non ce l’avrebbero fatta a mandare avanti i poderi e quindi dovevano considerare l’eventualità di abbandonare anche loro la terra con chissà quali prospettive.

Si era alla vigilia dell’abbandono delle campagne da parte di molta gente che, però, a lungo andare, con l’avvento della meccanizzazione nel mondo dei campi non sarebbe stato poi un fenomeno del tutto negativo.

La battitura che abbiamo sopra esaminata, quella tradizionale sull’aia col trattore o trattrice, trebbiatrice e scalone continuò sino agli anni ’70 circa, quando suben-trarono le mietitrebbiatrici, e così anch’essa divenne una cosa passata, una pagina di storia del mondo agricolo, un avvenimento da rievocare magari anche con le stesse persone, ormai un po’ invecchiate, che vi parteciparono tanti anni fa con uno spirito diverso.

Note: * Il frate "da cerca" o "cercatore" Fra Damaso (in gergo Fradamise) che aveva l'ospizio presso l'attuale sede della Miserciordia si chiamava, al secolo, Bertocci Valentino. È sepolto nel cimitero dei frati della Verna.

** Mario Scelba: ministro dell'interno (1947-53) e ('60-'62), presidente del Consiglio ('54-'55), siciliano di Caltagirone (1901-1991).Un vivo ringraziamento a tutte quelle persone che hanno

fornito notizie. Un sentito particolare ringraziamento al signor Oscar Mari-nelli abitante a San Giustino, via Arezzo 21, di professione meccanico ed anche esperto e restauratore di “motori a foco”, per le notizie fornite su tali motori.

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“Ad Petri sedem”La partecipazione di Anghiari e Ta-vernelle al pellegrinaggio giubilare diocesano 6 maggio 2000di Alessandro Bivignani

Anche le parrocchie di Anghiari e Tavernelle, fuse in una unica unità pastorale, hanno partecipato, in-sieme a tutti i fedeli della diocesi, al pellegrinaggio giubilare che ha visto riuniti in piazza S. Pietro più di 25.000 pellegrini toscani.La diocesi di Arezzo, Cortona e Sansepolcro, insieme alla diocesi di Fiesole si sono recate pellegrine verso la sede del Vicario di Cristo, dando vita ad uno dei pellegrinaggi più significativi di tutto il Giubileo.Anche noi abbiamo fatto sicuramente la nostra parte; molti giorni di intensa preparazione, e una discreta orga-nizzazione di tutta la giornata sono serviti a far vivere ed a far sentire ad ognuno lo spirito di unità, proprio del pellegrino giubilare.La giornata è cominciata con l’arrivo in piazza san Pietro, in una folla che siamo abituati a vedere solo dalla televisione, e la partecipazione alla Celebrazione Eucaristica, in cui era presente anche il nostro Vescovo. Al termine della Messa abbiamo notato una certa agitazione tra gli addetti alla sicurezza: stava infatti per ar-rivare il Papa. Sotto uno splendido sole, il Papa ha attraversato tutta la piazza, passando vicino anche a noi che eravamo quasi gli ultimi, fino a recarsi sotto il baldacchino per tenere l’udienza, e impartire a noi pellegrini, la benedizione.Dopo un frugale pranzo, avendo a disposizione in po’ di tempo libero, molti di noi sono andati in giro per la città; alcuni sono arrivati persino a san Giovanni in Laterano. Nel pomeriggio ci siamo ritrovati ancora una volta in piazza san Pietro, dove siamo stati incolonnati per varcare la Porta Santa, insieme ad una numerosa folla di fedeli (per la Porta Santa passano circa 5.000 pellegrini ogni ora). Il viaggio di ritorno è stato molto silenzioso, infatti la maggior parte del pulman ha dormito per quasi tutto il tragitto, da Roma ad Anghiari.

Qual donna frivolanon mostrava Maddalenagamba se volto non donaoppur turgida mammellase fianco libidine non sazia.In tutto era perfettalo sguardo attirava dell’uomoed era orgogliosa e soddisfatta.

Ma quando il divino Gesùad essa si presentòalla materiale apparenza rinunciòper adagiarsi nell’immenso pelagodel pentimento e virtù.

Ai suoi piedi si prostròqual segno di conversionelacrimando con dolorepoi con sgomento e ammirazionedel fariseo e pubblicanol’asciugò con devozione.

Anche se molto faticosa, la giornata è stata secondo me, una esperienza bellissima. Siamo riusciti, infatti, a diventare anche noi quella “Chiesa unita nel cammino verso Cristo”. La fatica della giornata è stata ricom-pensata dal fatto di aver vissuto fino in fondo lo spirito dei veri pellegrini che, accomunati dalla stessa fede, si recavano nei secoli scorsi, verso Roma, tra i mille pericoli e insidie del tempo. Cambiano i tempi, le tecnologie, i modelli di vita, ma per una volta siamo stati come gli antichi pellegrini: la fatica di camminare prima, con la fatica di stare sotto il sole, in coda per molto tempo e in mezzo a tante persone. L’esperienza che hanno vissuto gli antichi Romei (così si chiamavano i pellegrini che si recavano a Roma) è stata rivissuta da noi il 6 maggio. Come gli antichi si recavano per andare “ad Petri sedem”, anche noi ci siamo incam-minati, con fatica, verso la Porta Santa, che non simboleggia altro che Cristo (…Io sono la porta…). Non è infatti il passaggio fisico della Porta che cambia l’uomo, ma il passaggio, o meglio, il cambiamento del cuore, dopo aver vissuto una esperienza bel-la e vera; se il Giubileo è veramente questo, allora penso che anche noi, forse anche per un solo giorno, ma l’abbiamo sperimentato nel nostro

Non soddisfatta del perdonounguento sparse a profusionesulla testa del Signoresuscitando nello Scariotaprotesta e indignazione.

Ma Gesù non dimenticò il gestonon dimenticò il piantonon dimenticò la sua presenzaal piede della Croce.

Maddalena qual folena mattutinaal terzo giorno dalla morteera lì presso il monumento.Con balsamo e unguentoPer dare inizio alla sacra operazione.

E quando tutto sembravaNascosto da chi mera illusioneEcco che Gesù col suo splendoreAd essa si presentò per primo.

cuore.

- alcune testimonianze -

Marinella Papini - È stata una espe-rienza bellissima, grazie al bellissimo tempo ma anche alla partecipazione attiva di tutti noi. Anche se siamo tornati veramente stanchi e sfiniti, penso che ne sia valsa la pena; io ripartirei ancora una volta per vivere una così bella giornata. Comunque penso che quando si va in giro si dovrebbe rispettare un po’ più gli orari, e non pensare solo a se stessi.

Mario Omarini - La giornata è stata molto bella, grazie soprattutto al bel-lissimo tempo. È vero che abbiamo faticato, ma sapevamo di faticare quando si va a questo genere di pellegrinaggi. Comunque anche noi che eravamo quelli un po’ più anziano del gruppo, ci siamo divertiti tanto, e poi, sicuramente sarà difficile per noi ritornare a Roma per il prossimo Giubileo.

Linda Bartolomei - Il momento forse più emozionante della giornata è stato secondo me il canto del “Padre nostro” durante la messa; vedere una così im-mensa folla di persone prendersi per mano e cantare insieme la preghiera insegnata da Gesù.

A Maria Maddalenadi Paolino Veri

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CRONAC HETTA dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Tradizioni che scompaionoLa benedizione dei "motori" il 1° maggio.

Mese di MarzoGiovedì 2. Oggi sono andato a cercare il “Cicci-

cocco”.Domenica 5. Oggi è nato Nicolò Fornacini di Alessio

e Valentina Marrini. La sua famiglia al Campo della Fiera.

Lunedì 6. Oggi è nato Lorenzo Vaglini di Stefano e Barbara Bergamini. La sua famiglia abita per la via di San Leo.

Giovedì 9. Alle 2 e mezzo suonavano le campane della Propositura. Mi sa che era perché cominciava il giro della Benedizione delle famiglie.

- Oggi è morto Franco Marra di anni 51. Franco, conosciutissimo per la sua attività professionale di in-fermiere abitava alla Giardinella.

- Oggi è morto anche Dante Rossi di anni 74. Dante ha gestito per tantissimi anni il distributore di benzina per la via Nova.

Venerdì 10. Stasera con mia moglie siamo andati alla "Coppe" al Borgo e ho incontrato il Biga che aveva perso la moglie.

Sabato 11. Oggi è morto Rinaldo Noferi di anni 85. Rinaldo abitava in cima alla Croce ed era molto bravo nel fare oggetti in ceramica.

Mercoledì 15. Oggi è morto Pasqualino Comanducci (di Mangiapotenze) di anni 88. Pasqualino abitava a Mezzavia.

Sabato 18. Oggi ho visto che il biancospino vicino alla Maestà delle Forche era fiorito e erano fioriti anche i “tromboni” nel campo davanti alla Ripa.

Domenica 19. Oggi è morto Livio Santucci di anni 85. Abitava a San Leo vicino alla Chica.

Martedì 21. Oggi è cominciata la primavera ma ieri notte, sopra i monti del Borgo, ha nevicato un po’.

Sabato 25. Oggi è morta Elisa Becci vedova Mazzi di anni 87. Abitava al Ghetto.

Lunedì 27. Oggi è morta Maddalena Bianchi vedova Morelli di anni 94. Abitava alla Casaccia e suo marito era conosciuto dagli amici come l’ “Americano”.

- Oggi è morta anche Rosa Pernici vedova Cherici di anni 94. Abitava a Tavernelle ma la sua famiglia proviene dalla Fossa.

Martedì 28. Oggi è morto Adriano Draghi di ani 65. Adriano abitava in fondo a Via Cupa all’Infrantoio.

Mese di aprileDomenica 2. Stamani abbiamo cominciato le iscri-

zioni per la Scampanata con un ritrovo in piazza.- Oggi è nato Samuele Bruno di Alessio Luigi e Elisa

Scartoni. La sua famiglia abita verso Carboncione.Lunedì 3. Stamani ho visto che le rondini hanno

accomodato il nido sotto la terrazza. È tornata la pri-mavera!

Venerdì 7. Oggi è nato Marco Mercati di Franco e Anna Maria Piomboni. La sua famiglia abita davanti al Deposito.

Lunedì 10. Oggi è morta Francesca Del Pianta vedova Senesi di anni 80. Abitava al Ponte.

Martedì 11. Oggi è nato Mattia Nocentini di Michele e Elena Donnini. La sua famiglia abita al Campo della Fiera.

Mercoledì 12. Oggi è nata Giada D’Aluisi di Mauro e Francesca Piomboni. La sua famiglia a Montebello.

Giovedì 13. Stamani Angiolino de Toppole m’ha detto che quest’anno prugnoli “gnente”.

Venerdì 14. Oggi è nata Cecilia Buffetti di Claudio e Patrizia Cherici. La sua famiglia abita ai Piani.

Domenica 16. Alla Badia sono state benedette le Pal-me e poi la processione ha raggiunto la Propositura.

Lunerdì 17. Oggi è nato Ardenis Selmani di Safet e di Ibe Globoderi. La sua famiglia abita per i Cordoni.

Venerdì 21. Stasera alla processione del Venerdì Santo hanno partecipato anche la Confraternita di Mise-ricordia, la Compagnia di Sant’Antonio, quella del SS. Sacramento e quella di Casenovole.

Sabato 22. Stasera sono andato a Castiglion Fio-rentino per la Messa e anche per vedere la “Volata” del Cristo risorto.

Lunedì 24. Oggi siamo andati alla Maestà delle Forche e sono state estratte le vesti per le donne anghiaresi. Sono toccate a Iolanda Crociani e Alessia Ruggeri.

Mercoledì 26. Oggi è morta Matilde Mazzetti in Innocenti di anni 64. Matilde abitava al Ghetto.

La vignetta: La Scampanata 2000.

Decreto pulisciliste

Ma invece di perdere tempo in Parlamento, non sarebbe meglio se si applicasse la legge che prevede il periodico aggiornamento delle liste elettorali e si sanzionassero quei comuni che non adempiono a tale preciso obbligo?

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