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STORIA Dal documento al racconto La finzione per conoscere il passato SCURATI P. VII MI SONO SVEGLIATO PENSANDO A DE AMICIS GIANPIERO CHIRICO «Non conosco quasi nulla dei miei antenati. Credo si- ano tedeschi. E l'idea non mi piace». Miller: lettere a una sici- liana. Un epistolario con echi sentimentali, sessuali e lettera- ri. Un carteggio con suggestio- ni sensuali, commenti sulla so- cietà americana, interventi su autori italiani e stranieri. Un epistolario davvero interessan- te poiché tra due sconosciuti. Lui lo scrittore di cui le donne americane al ritorno dalla Fran- cia portavano nascosti i Tropici, libri banditi per oscenità dal go- verno americano, sino al 1961. Lei Emanuela Crescione una sconosciuta insegnante di lette- re. Nasce per caso: «Mi ha sor- preso molto ricevere la tua gen- tile, entusiastica lettera: non credo di averne mai ricevute da un siciliano o siciliana». Il carteggio - comprende una cinquantina di missive e ab- braccia tre anni (dal 1972 al 1975) - si spiega con il forte sti- molo sentito dallo scrittore sta- tunitense nell'intrecciare una corrispondenza con una donna che sollecitava la sua scrittura e la sua curiosità sessuale: «[…] Mi piacerebbe toccarti, sfiora- re la tua pelle[…]»; «[…]ho il dubbio di non poter soddisfare la tua sessualità. Tu hai bisogno di un uomo notte e giorno[…]». Ed ancora si interroga Miller: «E' vero che le donne italiane sono molto, molto appassiona- te, e che non riescono a essere soddisfatte anche se vengono amate spesso?». Non mancano riferimenti su scrittori italiani: si sveglia un giorno l'autore pensando a Cuo- re di De Amicis preferendolo al LA CLASSIFICA Harry Potter vince nel 2006 Il maghetto è il primo dei 100 più venduti GENTA P. X DIARIO DI LETTURA Tra la Francia e il Manzoni L’ebreo Golder e gli sposi dell’Ottocento ELKANN P. XI FULMINI NICO ORENGO [email protected] A MORETTI UNA COSA DI SINISTRA TUTTO libri Henry Miller visto da Levine LA STAMPA SABATO 13 GENNAIO 2007 Continua a pagina II Henry Miller 444 Ocampo Drive - Pacific Palisades California 90272 […]1974 Cara Emanuela, Oggi ti sto scrivendo in inglese. Questa mattina mi sono svegliato con il delizioso ricordo di un libro, che ho letto quando ero ragazzo - Cuore - intitolato in inglese Il cuore di un ragazzo. Credo che tu conosca De Amicis. Insomma, questo libro mi ha impressionato molto quando l'ho letto, primo per la sua particolare sensibilità, secondo perché riguardava il popolo italiano di quel tempo. Ho anche letto Pinocchio di un altro italiano, è stato scritto da Collodi o un nome simile. Comunque, Pinocchio non mi ha impressionato come Cuore - probabilmente perché è la storia mi è sembrata troppo irreale. Suppongo che questi libri sono ancora letti dai bambini di tutto il mondo, come Alice, nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. Tu che ami i libri così tanto, hai letto questi con gli occhi di bambina? […]Bene, devo smettere di scrivere. Fammi avere tue notizie presto. Fammi sapere se va bene che io ti scriva in inglese. Mi sarebbe piaciuto conoscere un poco d'italiano. Baci adesso Henry Miller Il carteggio fra Henry Miller e l’inse- gnante Emanuela Crescione abbrac- cia l’epoca 1972-1975. Di Miller sono appena usciti «Il colosso di Marussi» (Feltrinelli, pp. 214, 8, trad. di Franco Salvatorelli) e «Il giudizio del cuore» (Christian Marinotti ed., pp. 238, 22, trad. di Fiorelsa Iezzi). Sopra: illustrazione di Attilio Mussino per Pinocchio e una vignetta di Arnaldo Ferraguti, «Franti cacciato dalla scuola» Con masochismo rococò continua a Torino la bega sul Festival del Cinema. E-mail e appelli fioccano a sostegno di Rondolino, mentre Barbera ribatte e infila distinguo. L’unica cosa certa è che il candidato Nanni Moretti è sfumato. Peccato, avrebbe sicuramente portato curiosità, nervi, ossessioni, amore per il cinema alla manifestazione e anche alle pasticcerie torinesi, sempre nel mirino del suo sguardo, quando è ospite in città. Ma il rimpianto serve a poco. A lui che chiede di «dire una cosa di sinistra», una cosa di sinistra gliel’han fatta. GRAFFIA IN SICILIA LA TIGRE DI MILLER Inedito Il sensuale carteggio fra una sconosciuta insegnante di lettere e lo scrittore dei Tropici: «E’ vero che le donne italiane sono molto appassionate?» p SETTIMANALE LEGGERE GUARDARE ASCOLTARE NUMERO 1546 ANNO XXXI [email protected] W

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Page 1: 2007-01-13

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - I - 13/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/01/07 19.02

STORIADal documentoal raccontoLa finzioneper conoscereil passatoSCURATI P. VII

MI SONOSVEGLIATOPENSANDOADEAMICIS

GIANPIEROCHIRICO

«Non conosco quasinulla dei miei antenati. Credo si-ano tedeschi. E l'idea non mipiace». Miller: lettere a una sici-liana. Un epistolario con echisentimentali, sessuali e lettera-ri. Un carteggio con suggestio-ni sensuali, commenti sulla so-cietà americana, interventi suautori italiani e stranieri. Unepistolario davvero interessan-te poiché tra due sconosciuti.Lui lo scrittore di cui le donneamericane al ritorno dalla Fran-cia portavano nascosti iTropici,libri banditi per oscenità dal go-verno americano, sino al 1961.Lei Emanuela Crescione unasconosciuta insegnante di lette-re. Nasce per caso: «Mi ha sor-preso molto ricevere la tua gen-tile, entusiastica lettera: noncredo di averne mai ricevute daun siciliano o siciliana».

Il carteggio - comprendeuna cinquantina di missive e ab-braccia tre anni (dal 1972 al1975) - si spiega con il forte sti-molo sentito dallo scrittore sta-tunitense nell'intrecciare unacorrispondenza con una donnache sollecitava la sua scritturae la sua curiosità sessuale: «[…]Mi piacerebbe toccarti, sfiora-re la tua pelle[…]»; «[…]ho ildubbio di non poter soddisfarela tua sessualità. Tu hai bisognodi un uomo notte e giorno[…]».Ed ancora si interroga Miller:«E' vero che le donne italianesono molto, molto appassiona-te, e che non riescono a esseresoddisfatte anche se vengonoamate spesso?».

Non mancano riferimenti suscrittori italiani: si sveglia ungiorno l'autore pensando aCuo-re di De Amicis preferendolo al

LA CLASSIFICAHarry Pottervince nel 2006Il maghetto èil primo dei 100più vendutiGENTA P. X

DIARIO DI LETTURATra la Franciae il ManzoniL’ebreo Goldere gli sposidell’OttocentoELKANN P. XI

FULMININICO ORENGO

[email protected]

A MORETTIUNA COSA

DI SINISTRA

TUTTOlibri

Henry Millervisto da Levine

LA STAMPASABATO

13 GENNAIO 2007

Continuaa pagina II

HenryMiller 444OcampoDrive- Pacific Palisades California90272[…]1974Cara Emanuela,Oggi ti sto scrivendo in

inglese. Questa mattina misono svegliato con il deliziosoricordo di un libro, che ho lettoquando ero ragazzo - Cuore -intitolato in inglese Il cuore diun ragazzo. Credo che tuconosca De Amicis. Insomma,questo libro mi haimpressionato molto quandol'ho letto, primo per la sua

particolare sensibilità,secondo perché riguardava ilpopolo italiano di quel tempo.Ho anche letto Pinocchio di unaltro italiano, è stato scritto daCollodi o un nome simile.Comunque, Pinocchio non miha impressionato come Cuore- probabilmente perché è lastoria mi è sembrata troppoirreale. Suppongo che questilibri sono ancora letti daibambini di tutto il mondo,come Alice, nel paese dellemeraviglie di Lewis Carroll.Tu che ami i libri così tanto,hai letto questi con gli occhi dibambina? […]Bene, devosmettere di scrivere. Fammiavere tue notizie presto.Fammi sapere se va bene cheio ti scriva in inglese. Misarebbe piaciuto conoscere unpoco d'italiano.

Baci adesso HenryMiller

Il carteggio fra Henry Miller e l’inse-gnante Emanuela Crescione abbrac-cia l’epoca 1972-1975. Di Miller sonoappena usciti «Il colosso di Marussi»(Feltrinelli, pp. 214, !8, trad. diFranco Salvatorelli) e «Il giudiziodel cuore» (Christian Marinotti ed.,pp. 238,!22, trad. di Fiorelsa Iezzi).

Sopra:illustrazionedi AttilioMussinoper Pinocchioe una vignettadi ArnaldoFerraguti,«Franticacciato dallascuola»

Con masochismo rococò continua a Torino la begasul Festival del Cinema. E-mail e appelli fioccano asostegno di Rondolino, mentre Barbera ribatte einfila distinguo. L’unica cosa certa è che il candidatoNanni Moretti è sfumato. Peccato, avrebbesicuramente portato curiosità, nervi, ossessioni,amore per il cinema alla manifestazione e anche allepasticcerie torinesi, sempre nel mirino del suosguardo, quando è ospite in città. Ma il rimpiantoserve a poco. A lui che chiede di «dire una cosa disinistra», una cosa di sinistra gliel’han fatta.

GRAFFIA INSICILIALATIGREDIMILLER

Inedito Il sensuale carteggio fra una sconosciutainsegnante di lettere e lo scrittore dei Tropici:«E’ vero che le donne italiane sonomolto appassionate?»

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SETTIMANALELEGGEREGUARDAREASCOLTARENUMERO 1546ANNO [email protected]

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - II - 13/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/01/07 19.02

Quando Leo Longanesi com-missionava articoli a IndroMontanelli, quest'ultimo siimbufaliva e obiettava: «Mel'hai spiegato, me l'hai rias-sunto, me l'hai dettagliato:scrivitelo tu». E Longanesi:«No, perché una banalitàdel genere può firmarla sol-tanto un imbecille come te».Resta da stabilire chi abbiacommissionato allo storicoPaul Ginsborg (nato a Lon-dra, ma italiano d'adozio-ne) il saggetto appena uscitoper Einaudi: «La democra-zia che non c'è» (pp. 152,!8). E' tuttavia probabileche Ginsborg se lo sia com-missionato da sé, e che nontrovi squalificante né l'ideané l'estensione della medesi-ma. L'idea (scontatuccia) èche le democrazie liberali si-ano paradossalmente in cri-si dal giorno della loro con-clamata vittoria, nel 1989,alla caduta del Muro di Ber-lino. Che lo siano perché laclasse politica - in una demo-crazia rappresentativa - ten-de a trasformarsi in una éli-te. Che la classe politica siaelitaria perché il popolo tra-scura i doveri di partecipa-zione e controllo da che hagiudicato prioritario il suobenessere e trastullo quoti-diano. Che il popolo sia cosìripiegato sul proprio ombeli-co per una serie di fattori frai quali occupa una posizionepredominante - e qui servela citazione testuale - «la te-levisione e, in special modo,la televisione commerciale».La televisione commerciale,infatti, non considera glispettatori cittadini ma mem-bri del mercato. Il mercato,poi, soprattutto nel caso del-le multinazionali, è in gradodi «decidere del destino di in-tere comunità». Dunque, chefare? Secondo Ginsborg, ser-ve che la società civile si affi-ni, si ingrossi, si organizzi esia tramite continuo fra lapolitica e il popolo, di modoche il popolo riacquisti con-sapevolezza. Ma forse tuttoquesto Longanesi non locommissionerebbe nemmenoal vostro Calpurnio.

LA RUPETARPEA

LUCIOCALPURNIO BESTIA

GINSBORGLA BANALE

DEMOCRAZIA

LA POSTA DI CARLO FRUTTERO SCRIVERE ACarlo Fruttero, Tuttolibri-La Stampa, via Marenco 32, 10126 Torino [email protected]

Pinocchio di Collodi, ritenendola seconda una storia irreale.

Henry Miller e la siciliananon si incontreranno mai, seb-bene più volte si legge di unviaggio e del desiderio di ve-dersi; le avances dello scritto-re spinsero però la donna asmettere di scrivere, la corri-spondenza infatti si interrom-perà alla fine del 1974.

Le lettere che in stralcio sipubblicano sono conservatedalla poetessa, mentre quelleall'autore dei Tropici probabil-mente sono andate perdute.Nelle missive presentate nonmancano riferimenti di Millerall'America; non la consideraPatria, accorda la propria fe-deltà alla Francia e scrive:«Gli Stati Uniti stanno seguen-do la sorte dell'antica Roma.

Sarà finita in altri venti anni.Per come la vedo io, credoche l'America sarà il futurodel pianeta; e i cinesi condur-ranno il gioco».

In due anni, il colloquio si fasempre più aperto, si chiede ilperché di tanto attaccamentoad una sconosciuta, che defini-sce nel 1974 «una specie di ti-gre appassionata di letteratu-ra e amore».

Il tono delle lettere sembral'atto di un uomo che di frontealla sua vecchiaia, vuole anco-ra dichiarare e vivere il suo«essere lussurioso». L'autorescrive sempre con una pennanera su fogli di carta gialli obianchi. Vi sono missive lun-ghe anche otto pagine; nonmancano storpiature ed erroridi grammatica, che Miller com-mette quando usa il francese,con cui spesso inizia le missiveper terminare in inglese.

Leopardia memoria?Caro Fruttero,in quante buone vecchie famigliec'erano sempre zii e zie che ripetevano«Godi fanciullo mio» e «Stagion lieta ècotesta», ignari di qualunqueautorevole «Famiglie, vi odio». I bravinipotini, diligenti scolaretti, usavanoancora ammonire «Garzoncelloscherzoso....» il vecchio zio. E allaprozia: «Ecco a voi la gallina, tornata insu la via, che ripete il suo verso». Ma si

studia ancora Leopardi a memoria,oggidì? E quanti studiosi piccinibrandiscono lo scopino del cesso con lapargoletta mano, cantando «A lancia espada il Barbarossa in campo», nelsalottino di nonna Speranza?Cari saluti e auguri. Alberto Arbasino.

Sì, è ancorail caso

Caro Arbasino, le sue letterine lievie appena crepitanti scaricano poisempre fulmini angosciosi. E' vero, si

studia ancora Leopardi a memorianelle nostre scuole? Sono poco infor-mato, posso solo dire che tre anni faun mio nipotino dovette commentareminuziosamente «Ei fu siccome im-mobile», composizione che dopo tan-to tempo mi sembrò difficilissima (enon bellissima) anche solo da capireverso per verso. Lo aiutai come pote-vo e lo commiserai. Mi chiesi: ma è an-cora il caso? Alla fine mi sono convin-to: sì, è ancora il caso. Anche «T'amoo pio bove»? Anche. «La pioggerellinadi marzo»? Sissignore. E il «giallo»della cavallina storna che denuncial'assassino con un nitrito? Assoluta-mente. Perché poi in verità non saprei

dire. In una intervista tv che ogni tan-to fanno rivedere Italo Calvino racco-mandava anche lui lo studio a memo-ria della poesia, quei versi, sia belli siabrutti, ti terranno compagnia in tardaetà, diceva. E frattanto sono venutiGassman e Benigni a leggere Danteda cima a fondo con gran successo. E'la scoperta del piacere della condivi-sione poetica? Della lingua comune?Dell'amor di Patria addirittura? Paro-le grosse, che gente di poca fede quali,immagino, siamo Arbasino e io nonpronunceranno mai. Senza poi conta-re che allora anche «Deh ridatemi laspeme», anche «Ma l'amore no...». CF

MONDADORIUN SECOLO

GRANDI FIRME

La casa di Segrate festeggia il centenariocon quattro Meridiani dedicati

al giornalismo italiano dal 1860 al 2001,un grande romanzo corale

Ocampo Drive - Pacific Palisa-des, California 90272

18 gennaio 1973Cara EmanuelaMi dispiace rispondere così

tardi alla tua gentile lettera delcinque dicembre. Non sono an-dato in ospedale, ma ho avutol'influenza e molte cose da fare(incisioni all'acquaforte e litogra-fie) per la mia raccolta di arte

giapponese. Tutto quello che di-ci della tua vita e dei libri mi toc-ca profondamente. Penso sem-pre alla Sicilia come un postomolto austero, soprattutto per ledonne. Quando ero in Italia, hoavuto paura di venire in Sicilia,pensavo che fosse ostile verso glistranieri, soprattutto americani.So che è una bellissima parte delmondo, nella quale il sole giocaun ruolo fondamentale, e pure laTradizione. Certamente, gli anti-chi greci l'hanno apprezzata. Almomento il mio desiderio più for-te è quello di visitare - prima dimorire - l'Oriente: Cina, Giappo-

ne, India, Bali... (...).La mia fedeltà va sempre alla

Francia e non all'America. GliStati Uniti stanno seguendo lasorte dell'antica Roma. Sarà fini-ta in altri venti anni. Per come lavedo io, credo che l'America sa-rà il futuro del pianeta; e i cinesicondurranno il gioco. Io non so-no comunista, non sono fascistae neppure democratico. La politi-ca non mi interessa. Ho solo ilsenso della Storia, della storiacontemporanea. Mi ha commos-so profondamente il tuo deside-rio che io viva ancora a lungo: ilmodo in cui lo hai espresso. Acci-dentalmente, ho notato che il tuofrancese è quasi perfetto rispet-to al mio. Accludo qualche carto-lina e riproduzioni dei miei ac-quarelli che piaceranno moltoda vedere ai tuoi figli. La mia fo-to è di quando avevo 3 anni emezzo ed è autentica. Sembroun piccolo lord Famtleroy, maquello è come la borghesia diBrooklyn vestiva i propri figli al-la fine dell'Ottocento ( 189-').

Adesso devo smettere di scri-

vere; sono le due di mattina.I migliori auguri per il nuovo

anno (...) Henry Miller18 maggio 1974Cara Emanuela,(...).Adesso ho 82 anni. La mia

salute è buona, la mia mente vi-va e lucida, ma sono inabilitatoda una gamba malata, dall'artri-te al fianco, da un occhio non ve-do, sono sordo in un orecchio.Non sono più l'uomo dei «Tropi-ci». Naturalmente, ne sono mol-to lusingato. Mi farebbe moltopiacere. Ma ho qualche esitazio-ne a consigliartelo. Mi capisci?Trascorro molto tempo a letto,fantasticandoci. E' difficile perme convivere con la mia condi-zione, sebbene l'accetti. Vado inbici, gioco a ping-pong ogni gior-no, nuoto, etc.

Sto aspettando ancora unatua foto e altre tue poche parole.(...).

Ti abbraccio Henry Miller(traduzione e trascrizione di

Gianpiero Chirico)

Segue da pagina I

Una festa a sorpresa,per i 100 anni dellaMondadori: 4 Meri-diani dedicati al gior-nalismo italiano dal

1860 al 2001. I primi due,1860-1900 e 1900-1939, in que-sto 2007 felicemente crucialeper la nostra massima editrice,nata nel 1907 dall’iniziativa spe-ricolata di un quasi ragazzo chesi chiamava Arnoldo Mondado-ri. Un secolo che sarà celebratoin vari momenti. Uno dei quali,fondamentale, è proprio in que-sto progetto che unisce due del-le anime di Segrate, libri e gior-nali. L’idea, perfetta per l’occa-sione e di assoluta attualità, ènata e condotta in porto da Re-nata Colorni,protagonista dellacultura italiana oltre che auto-revole figura della nostra edito-ria. Germanista di eccellenza etraduttrice, la responsabile del-la collana-regina mondadoria-na ce ne dà un annuncio-flashinanteprima. Affidato alle cure diFranco Contorbia, sarà un veroe proprio evento. Poiché, tuttacostruita con i testi delle grandifirme che, su quotidiani e perio-dici, hanno testimoniato i giornidella nostra vita, questa non di-venterà solo la storia del nostrogiornalismo. Una volta comple-tata l’operazione con il terzo equarto meridiano (dal 1939 al2001 e non è stato un caso fer-marsi a questa data) si leggeràcome la storia, «estremamentesfaccettata», di quasi centocin-quant’anni dell’Italia e del mon-do. Un grande romanzo corale.Ricco di dissonanze.

L’ULTIMO PIRANDELLOMa la festa «non è tutta qui».Almeno due altri Meridiani so-no stati pensati nell’ambito del

centenario. Il primo volume dei«Romanzi» di Thomas Mann acura di Luca Crescenzi con IBuddenbrook e Altezza reale nel-le nuove traduzioni di Silvia Bor-toli e Margherita Carbonarocon un saggio di Marcel Reich-Ranicki, il più celebre dei criticitedeschi. La chiusura del «ci-clo» pirandelliano con il IV tomodelle «Maschere nude», curato-re Alessandro D’Amico: singola-re per il doppio frontespizio cheindicherà l’inserimento, in ap-pendice, delle 11 pièces pirandel-liane in dialetto, filologicamenteaccompagnate da Alberto Var-varo e con un, si preannuncia,delizioso testo di Camilleri.

DIRITTI E CLASSICISu entrambi i fronti si è discus-so ampiamente in questi giorni,con la Mondadori ancora unavolta in primo piano. Attorno al-l’autore del Fu Mattia Pascalche Segrate ha pubblicato inesclusiva sino a fine 2006, le ulti-me notizie confermerebberoche, scaduti il 31 dicembre i 70anni di copertura dei diritti sul-la sua opera, i medesimi non ver-ranno prolungati, nonostantel’istanza di alcuni tra gli eredi.«La (quasi) conferma ci vieneproprio dai diretti interessati»spiega Renata Colorni che poi,per quanto riguarda la querellesui classici (spariranno da biblio-teche e cataloghi?), non si lasciacoinvolgere più di tanto. Il III vo-lume del «Teatro» di Eduardo, ilprimo volume dei romanzi diSaul Bellow con saggio di GuidoFink, le «Opere» di Spinozastanno a dimostrare che la re-sponsabile dei Meridiani restapiù che mai fedele alla propria li-nea di lavoro. Che comprende,come sempre, new entry, talvol-

ta particolari: come il Cassola,respinto dalla critica nei Sessan-ta-Settanta, ora protagonista, a20 anni dalla morte, del primoMeridiano del 2007 con i suoi«Racconti e romanzi» affidatoalle cure di una bravissima AlbaAndreini. Forse anche Cassolaormai non può non dirsi un«classico» come Fosco Marainile cui «Opere scelte» frutto dellavoro di Franco Marcoaldi usci-ranno a ottobre. P.S. L’equivococlassici-non classici: gli è chetutto ormai succede in fretta,nell’editoria come nella fabbricadei Santi...

E MOCCIA VA DA RIZZOLIMedaglia d’argento del 2006 die-tro Harry Potter, quasi 3 milionidi copie solo in Italia fra Tre me-tri sopra il cielo e Ho voglia di te,l’autore più amato dai giovanis-simi, per il suo terzo romanzo,lascia Feltrinelli. Scusa ma tichiamo amore esce il 7 febbraioda Rizzoli 24/7. Per questa sto-ria in cui il mondo degli adole-scenti si scontra con quello degliadulti, protagonisti il trentaset-tenne Alex e la diciassettenneNiki, «volevo cominciare an-ch’io una nuova avventura». Co-mincia bene: 300 mila copie diprima tiratura.

SELLERIO SNOBForse non vuole, la amata signo-ra Elvira sempre più centralenel mondo dell’editoria, lasciar-ci leggere la quarta di copertinadi alcuni suoi libri. Caratteri po-co inchiostrati su carta marro-ne o verde, come nella preziosacollanina «Il divano». Buio pe-sto. Sorte toccata, per contrap-passo, anche al piacevole Dizio-nario Snob del Cinema. Snob, conun pizzico di sadismo...

DICOADDIOAI TROPICI

MIRELLAAPPIOTTI

La tigre diMillerp

Agenda TuttolibriSABATO 13 GENNAIO 2007

LA STAMPAII

PROSSIMAMENTE

Una letteraautografadi Henry Miller

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Page 3: 2007-01-13

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - III - 13/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/03 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/01/07 19.03

AURELIOPICCA

L'ultima volta che EdwardBunkerè venuto in Italiami sonoarma-to di penna e taccuino e con il mio ami-co Ago ci siamo portati dietro cavallet-to e digitale. L'ho incontrato in un al-bergo di Roma in un'estate torrida. E'alto unmetro e ottanta, indossa un abi-to di lino, una T-shirt azzurrina comegli occhi e in testa ha un cappellaccio dipaglia. E' nato a LosAngeles alla vigiliadel Capodanno del 1933. Quando entròlaprimavolta nel carcere diSanQuinti-noera il detenutopiùgiovane.Trenta secondi fa gli avevo chiesto:

«Dalla suaautobiografia (Educazionediuna canaglia, Einaudi Stile libero) sem-bra che lei sia vissuto inun asilo infanti-le». Ha accennato un sorriso. E mi hadetto: «Certo, è stata una bella scuola.E ho dei ricordi straordinari.Metà del-la mia vita l'ho passata a raccoglierli.L'altrametà, a scriverli».Il crime-writer celebrato in Ameri-

ca, tradotto in Italia con i romanzi Co-meuna bestia feroce eCanemangia cane,l'organizzatore di truffe e rapine inclu-so dall'Fbi nella lista dei dieci criminalipiù ricercati, l'attore e la comparsa inuna trentina di film possiede di sicuroun serbatoio di fatti e volti e storie che

lo fanno uno scrittore daDelitto e casti-go, più che un giallista. Allora gli do-mando: «Quando appare per la primavolta la parola furto, ci si emoziona.Sembrache si sia scopertoun tesoro...»«Il furto è una grande avventura. Laprimavolta chemi è capitatodi esserevittima di un furto, è stato in orfano-trofio. Avevo un piccolo armadio conla chiusura. Un bambino era riuscitoad aprirlo, e mi aveva rubato le cara-melle. Per me non era concepibile.Non era immaginabile che qualcunopotesse rubare una cosa chemi appar-teneva. Quella era una cosa mia! Poi,in seguito, alla scuola militare, qual-chedunomi ha insegnato a rubare. Al-lora quella è stata un'emozione».Jean Genet quando parla di ladri e furtiè morboso, ne fa una gabbia estetica.Lei, invece, niente.Sì.«Sì» sta a significare che Bunker nonspartisce niente con romanticismi, de-cadentismi, compiacimenti letterari.Bunk racconta con la grammatica for-giata sulla strada.Non le sembra che Los Angeles, oltre aessere una metropoli spirituale, è ancheuna immensa tendopoli indiana?«E' vero. Sono i messicani che lo dico-no. Dicono: è un barrio, cioè un villag-gio. Un grande villaggio indiano delletribùdi quella zona.Del Sud-Ovest».Quando in «Educazione di una cana-glia» ricorda la morte della sua cagnet-ta, si legge che ha provato un grande do-lore. Signor Bunker, preferisce più gli uo-mini, o gli animali?«Un cane non ti tradirà mai. Io mi so-no rivoltato contro tutti, perché mel'avevano ammazzata. I miei genitorili ho odiati. Non li ho mai perdonati. Eho cercato di fare a loro lo stessomaleche avevano fatto ame».La sua prima ragazza è stata italiana. Unamico di cui fidarsi: italiano. Nei peniten-ziari mangiava spaghetti. Che idea hadel nostro Paese?«So un po' della vostra storia:Mussoli-ni. E so di un re che ha unificato l'Italiainsieme a un altro signore. E poi hostudiato che avete una storia lunghis-sima cheneppure voi conoscete. Fattadi battaglie... E nel vostro Paese simangia bene!».Ma è vero che lei non si considera unoscrittore noir?

Eddie storce la bocca, dice: «No, nonlo sono. Qualcuno lo pensa, ma io no.Gli scrittori noir non sanno niente delcrimine. Non sanno niente della realtàvera. Scrivonobuone storie.Qualcunomi piace. Li leggo. Ma non tutti. Sonotroppo realista per essere consideratouno scrittore noir. Il noir si ispira alfantastico, al bizzarro, al lato oscuro».Bunker fuma una Camel dietro l'altrae si diverte.Lei è stato tanto attratto dal caos, forseperché nato nel giorno del terremoto?«Sono stato concepito nel giorno delterremoto. E sono nato in un giorno ditempesta. Comunque, funziono me-glio nel caos. Nel caos so reagire.Quando gli altri vanno in tilt, io sonodeterminato. Negli incidenti d'auto:quando gli altri sono a pezzi, io vado eli tiro fuori».Mentre gli parlo mi viene in mente unpasso della sua autobiografia. Quandoricorda che è stato per cinque giornirinchiuso in una cella d'acciaio di tremetri quadri.Anche quando tratta la più estrema del-le solitudini lei è misurato. Non spendepagine in pianti...«Non si può essere più soli di così. Co-me sono stato io in quella cella a quin-dici anni. Ero un topo in gabbia. E an-che cattivo come un topo di fogna. Ec-co: ero un topo di fogna».Un mio amico scrittore che di notte fa ilvigilante dice che la giustizia non funzio-na perché i giudici sono individui chenon si cambiano i calzini. Sono personeche trascurano la biancheria intima...«Di storie sui giudici ne ho sentite tan-te. Di alcuni raccontano che sotto la to-ga non portano niente. Che vanno ingiro nudi per le aule dei tribunali. Maquesta sui calzini non l'ho mai sentita.Io non so che cosa è la giustizia. Emol-ta gente non lo sa comeme».Senta, Bunk, prima di spegnere la luce emettersi a dormire, a che cosa pensa?Speravo mi rispondesse: penso allamorte. Uno scrittore che racconta dicrimini e di piani feroci alla fine, lamorte, non può farla scomparire così.In fondo speravo che mi rispondessecome Scorsese in una lontana intervi-sta a Playboy. Invece la sua risposta èstata: «Penso se riuscirò ad addor-mentarmi».

BUNKER:UNFURTODICARAMELLEMIHAFATTOCOSI’

LA VITAUNA CANAGLIA

CLASSE 1933Edward Bunker, nato a Hollywood il31 dicembre 1933, è scomparso a LosAngeles il 19 luglio 2005. Ha sposatoJennifer Steele, da cui ha avuto unfiglio. In Einaudi Stile libero Bunkerha pubblicato «Cane mangia cane»(1999), «Come una bestia feroce»(2001), l'autobiografia «Educazionedi una canaglia» (2002), «Little boyblue» (2003) e «Animal Factory»(2004), tutti piú volte ristampati.

L’ultima intervista Il crime-writerscomparso nel 2005, di truffa in rapina

EDWARD BUNKERStarkEINAUDItrad. Cristiana Mennellapp. VI-180, !13Edward Bunker

Nella collana Stile Libero, l’ultimastoria di Bunker. «Stark»: ovverocrudo, aspro, duro. La storia di unpiccolo delinquente nella Californiadel Sud, primi anni Sessanta, a provadi ogni redenzione. Corredano il librodue scritti: di James Ellroy («... un po’Mickey Spillane un po’esistenzialismo francese») e JenniferSteele.

THE END

Il personaggio TuttolibriSABATO 13 GENNAIO 2007

LA STAMPA III

CARLO CAMBI

Le ricette e i vini del Gambero Rozzo 2007 CARLO CAMBI

Il Gambero Rozzo 2007

Una raccolta di 531 ricette rega-late ai “gamberoniani rozzi“ golo-si da tanti cuochi e cuoche, osti eristoratori presenti nella prima enella seconda edizione del Gam-bero Rozzo. Ricette del cuore, del-la tradizione, delle mamme e del-le nonne, che si possono gustareai tavoli di quelle trattorie o cuci-nare in casa per i propri amici.

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CARLO CAMBI

LE RICETTE E I VINIDEL GAMBERO ROZZO

2007I segreti delle osterie e delle trattorie d’Italia

per fare a casa l’insolita zuppa

«La rozza sintesi potrebbe esse-re: è la guida che mancava. E il suoautore, sempre rozzamente par-lando, si potrebbe definire il “giu-stiziere della tavola“.»

la Repubblica

«L’hanno soprannominato il DanBrown della panzanella – e lui neva fierissimo. Il “Codice“ di CarloCambi si chiama Il Gambero Rozzoe vuole essere una contro-guidaalle trattorie d’Italia.»

Corriere della Sera

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IL GAMBERO ROZZO2007

Guida alle osterie e trattorie d’ItaliaPiù che una questione d’etichetta

è una questione di forchetta

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Page 4: 2007-01-13

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - IV - 13/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/01/07 19.03

Capita spesso ditrovare mantenu-ti in vitanei dialet-ti d’Italia nomipropri di perso-

naggi dimenticati diventatilocalmente popolari. InAbruzzo per esempio mar-chesciarre viene detto di un“prepotente”: era il nome diun bandito, Marco Sciarra,che combatté per Veneziacontro gli Uscocchi. Invecenel Lazio un cascbarrone sidice di un uomo crudele, dalnome del famoso briganteAntonio Gasparone da Son-nino, celebre per le sue scor-rerie nella campagna roma-na. CarlaMarcato eManlioCortelazzo, benemeriti auto-ri di un prezioso dizionarioetimologico dialettale, ci ri-cordano che l’eco dell’impre-se efferate di Mastrilli supe-rò l’ambito regionale, tantoche il detto al n’à fat piò cheMastréll è vivo in emiliano,aModena, ed è testimoniatoanche nella fascia lagunare,daChioggiaaVenezia..Ma nei dialetti non si ricor-dano soltanto banditi.Tra ilpopolo erano in passato lar-gamente diffuse le leggendedel ciclo bretone o carolin-gio, e i cantari cavallereschi.In Piemonte falabrách“rozzo, sciocco” riprende ilnome di Fier-à-Bras (Forte-braccio); Gano di Maganzacompare nel foggiano ma-ganzese "falso, infido"; inUmbria (a Terni) marguttuindica la personapoco racco-mandabile, oppure unosciocco, dal nome del celebregigante, l’aiutante di Mor-gante. Al Nord troviamomarfisa, dal personaggiodell’Orlando Furioso, nelsenso di “persona molesta”,in Romagna “donna astuta-mente contegnosa”. Dal no-me proprio Drusiana, delBovo d’Antona e dei Realidi Francia, arriva il tosc.drusiana, trusiana “vecchiaarcigna, o sciatta”; a Chiog-gia drusiana (e drosana nelPolesine) indicava un am-massodi nuvole “arruffate”,che portano pioggia (dico-no) se nere, vento se bianche.

PAROLEIN CORSO

GIANLUIGIBECCARIA

DIALETTOCHE

BRIGANTE

pp Cesare Pavesep INTERPRETAZIONE DELLAp POESIA DI WALT WHITMANp a cura di Valerio Magrellip EINAUDI, pp. 158, s.i.p.p TESI DI LAUREA

pp Francesco Tacconep GLI IMPIETRITIp PEQUODp pp. 158, !14.00

LORENZOMONDO

Pavese laureando, Pa-vese laureato. Un profilo delgiovane e ancora incognitoscrittore ci viene proposto at-traverso la sua tesi di laurea,pubblicata per la prima voltada Einaudi in una edizione (peril momento) non venale, a curadi Valerio Magrelli. Si intitolaInterpretazione della poesia diWaltWhitman, e rappresenta ilpunto d’arrivo di una precoceammirazione per il poeta delleFoglie d’erba, e insieme il puntodi partenza della sua carriera

diamericanista.Moltosi èdiscus-so, senza arrivare a precise con-clusioni, sul fatto che il titolaredella cattedra di letteratura in-glese, Federico Olivero, quellamattinadel 20giugno 1930nonsisia presentato alla seduta di lau-rea, sicché fu sostituito dal fran-cesistaFerdinandoNeri.Qualcu-no sostenne che Olivero fosse di-sturbato dagli influssi della criti-ca crociana riscontrabili nella te-si, altri dalla non meno evidentepolemicacontro laborianaziona-listica del regime fascista. Forsesi trattò semplicemente di tiepi-do interesse per Whitman o diqualche banale impedimento.Forse, come opina Magrelli, fusconcertato da quelle pagine incui«emergeunbrio, unasicurez-za, una sicumera, che sconfinanoapertamentenell’arroganza».Pa-vese fu comunque promosso conil punteggiodi 108 su 110, un rico-noscimento che non rende deltutto merito ad un testo che, te-nuto conto dei ventun’anni del-l’autore, appare straordinario.Edè inutiledirecheproprionellagiovanile baldanza, nella prepo-tente intromissionedell’io sta l’in-teressedellasuascrittura.Pavese si propone, niente di

meno, che di liberare Whitmandalle incomprensioni dei suoi in-terpreti, anchedei più titolati. Ledisquisizioni sulla biografia e sul-lametrica adottata dal «magnifi-

co fannullone» vengono secca-mente respinte da chi si lasciaguidaredal solo criteriodi poesiae non poesia. Il motivo condutto-re del saggio, al di là dell’analisisui singoli componimenti, consi-ste nella scoperta che Whitman«non fece il poema primitivo chesognava, ma il poema di questosuosogno»,che«fecepoesiadi fa-re poesia». Il prendere amodelloi grandi poeminazionali della let-teratura universale rivelerebbela sua natura letteratissima;l’aspirazione a immergersi, fuorda ogni costrizione, nella naturapanica e nell’universale «comra-deship», ne farebbe, paradossal-mente e senza ingiuria, un mo-dernissimo «arcade». Spetta al-l’anglista giudicare la pertinenzadelle sue osservazioni in terminigenerali e puntuali. Quello che anoi interessa è il partito che neseppe trarre lo scrittore Pavese.Il mito, certo, di una natura sot-tratta alla pura resa naturalisti-ca, la tensionevolontaristicaaco-struirsi una immagine di poeta-pioniere proteso a una continuascoperta. E, nonostante la quiproclamata avversione a tratta-re di scienza metrica, l’influssowhitmaniano sui versi distesi eassonanzatideiMaridelSud.Anche in alcuni tratti laterali

edigressivi si possonocogliere in-dizi significativi. Ad esempio, do-ve Cesare ravvisa la presenza diuno «sfogo idillico» o utopistico,rispetto alla vita artificiosa dellemetropoli, nell’Anderson di Risonero. Anderson ricondotto inqualche misura alla famiglia diWhitman, come lo stessoMelvil-le: «La “Balena” passa per unatruce saga del mare e basta. Oraio credo che tra le sue paginemi-gliori sianoproprio, oltre la conti-nua atmosfera di terribilità puri-tanadelmare, la navigazionetra-sognata di Ismaele nel Pacifico e

gli accenni episodici alle isole delcorallo...». Si tratta, con eviden-za,di una interpretazioneridutti-va diMoby Dick, che Pavese, di lìa poco traduttore del gran libro,nonmancheràdi rettificare. Il let-tore - conclude Magrelli - «nonpotrà che restare ammirato e in-sieme commosso dallo slanciocon cui questo ventunenne delleBasse Langhe faceva il suo toni-truante ingresso nella Letteratu-ra».E lo facevaconunoscrittovi-cario che, vergato in lode di unpoetaamatissimo, forniva in con-troluce - tra feconde e ancoramalcerte intuizioni - un seducen-te, autobiografico ritratto di arti-stadagiovane.

ITALIANIBRAVAGENTE, UNAFUGACHENONHAFINE

GIOVANNITESIO

Cinquant'anni di lavoroper Alessandro Spina, nom deplume, maschera pseudonimachesuggerisceunvolto consacra-to alla vocazione del rifugio e delriparo.Undici titoli tra romanzi eracconti divisi in tre segmentiche corrispondonoai tre tempi diun ampio ciclo nordafricano daltitolo sfuggente e complessivo, Iconfini dell’ombra, ora interamen-teraccolto inungrossovolumediquasi milletrecento pagine pub-blicato dalla Morcelliana di Bre-scia. Tre campate (la conquistacoloniale, l'età coloniale, la decolo-nizzazione) di una «vasta ca-thédrale», come elegantementesuggeriscePietroGibellininell'In-troduzione. Dal primo titolo (Ilgiovane maronita) all'ultimo (Larivadella vitaminore), nonunper-corso rigorosamente cronologi-co ma un condensato esempla-re di momenti cruciali («è lasomma che crea la diacronia»).Altrettanti nodi di un movimen-to polare che si gioca sulle due

sponde di un'attualità forte-mente inattuale.Come definire altrimenti un'

impresa che contrasta con tuttii canoni della velocità e del con-sumo, dellamoda e dell'omologocui oggi si officia con invadentedimestichezza?Maanche: comeignorare l'insipienzadi un paesecome il nostro che i veri conticon il suo colonialismo non li hamai voluti fare, preferendo la fa-vola degli italiani brava gente,onesti filantropi in terra d'Afri-ca? Un'infelice vicenda che delresto s'accompagnaad interpre-tazioni sciaguratamente illustri:D'Annunzio, Pascoli, il Crocedella Storia d'Italia, cui non so-no bastati i meritevoli volumi diAngelo Del Boca ad opporre lapiù fiera resistenza.Una bella sfida, insomma,

quella che lo stesso Spina defini-sce nel saggio autobiografico fi-nale, La posterità dell’ombra, incui traccia con malizia e preci-sione le coordinate del disegnoche lo ha impegnato così a lun-go. Non senza disdegno per le lo-

giche anche troppo perscrutabi-li di una odierna e sconfortantesordità editoriale.L'intero ciclo può essere letto

come un movimento a più livelli:da un lato la consapevolezza chela conquista italiana della Libiasia - benpiùa fondocheunattodiviolenzastorica - un'ambiguame-tafora della condizione umana,dall'altro la più specifica idea chetale condizione non si possa diresenonpervia allusiva,attraversoun sottile gioco di rifrazioni, ri-flessi, rimandi, sottintesi, dialo-ghi intelligenti.Unmondo in con-tinua metamorfosi che viene col-to in tutta la sua ottusità. Un'umanità in cima alla sua hybris,ma attaccata nello stesso tempoal filo forte del doppio che l'ac-compagnacome uno smarrimen-to, come una profezia. Quasi piùfantasmiche corpi saldi, spoglie emaschere di un'umanità defilata.Personaggi «ideofori», che inter-pretano le scene di una dissemi-nata forzadeldestino.Romanzi e racconti concepi-

ti come testi teatrali, almeno nel

senso che sono frequenti i richia-mi al linguaggio del teatro (atto-re, scena, dramma, tragedia,commedia, agnizione, melo-dramma, gag), frequenti i dialo-ghi a due, a tre, a più personag-gi, nonmeno frequenti i monolo-ghi. Tutto è concepito come unospazio scenico in cui si muovel'onnipresente figura del dop-pio, dell'estraneo, dello stranie-ro, del diverso, del sosia, dell'al-tro, del magico, dell'irrazionale,del «fantoccio» (l'automa, il re-plicante), del mostro, della metà(l'altra faccia del doppio).Pur non venendomeno al suo

valore di denuncia, la questionecoloniale tocca qui il più alto gra-do del suo valore di metafora, diemblema della condizione uma-na.Entro uno spazio solidamenteancoratoalla storia, nonaltrocheunmodoper interpretare il singo-lare e specialmente traumaticogioco della deriva e della «fugasenza fine».Umanitàchesi perdenei suoi giorni ultimi, smarrita eprigioniera nel reticolo delle suetragicomiche illusioni.

Spina «I confini dell’ombra» traera coloniale e decolonizzazioni

PIERSANDROPALLAVICINI

Federico ha una deci-na d'anni, fa la quinta elemen-tare. Nel suomondo senza da-tanon ci sonocellulari, dvd, In-ternet e astucci firmati. Uncomputer fa solo da comparsanella stanzadi un fratellomag-giore, e allo stesso tempo resi-ste, nascosto nelle cantine,qualche pacco di giornali por-no. Siamo a cavallo tra gli Ot-tanta e i Novanta, viene dapensare, in questa storia di ra-gazzini dove Federico è l'ionarrante.E in questagià lonta-nissima epoca si crede che lanarrazione corra via fino ache, verso la fine, il lettore se-gue Federico lamentarsi delcosto in euro di una piccolaspesa.Maègiustocosì, ha sen-so così: quello di Federico è unmondo a misura di bambino.Unmondo italianoeprovincia-le, piccolo, esentato dalle tra-me e dagli sfasci del Mondocon la emmemaiuscola.Per Federico niente tele-

giornali, dunque, niente politi-ca nemmeno sullo sfondo,nienteultime tendenze, nientegrandi catastrofi e niente pau-re. Salvo quelle, non grandima enormi, della bolla in cui èrinchiuso un bambino che di-venta ragazzino, e sperimenta

i primi squilibri ormonali e i pri-mi innamoramenti senza chenessuno gli spieghi quel che glisuccede.L'autore, Francesco Tacco-

ne, vienedaesperienzedi narra-tiva per ragazzi e da fumetti perteenager disincantati (la bellaserie Hollywood Bau, disegnatada Mauro Marchesi), e in que-sto suo primo romanzo se negiova, poiché ribalta la prospet-tiva - raccontando una storia dibambini per la letturadi unpub-blico adulto - facendo palpitarela narrazione delle tenerezze,dei batticuore e delle illumina-zioni che riguardano un bambi-nomolto sveglio che si infila nellabirintodellapubertà.Federico ha un talento inna-

to per combinare guai, natural-mente senza farlo apposta, equestobastapermandareavan-ti la trama. Insomma,non succe-denientedi che: non ci sonomo-stri in agguato, non ci sonogeni-tori psicopatici o cadaveri mi-steriosi ritrovati nel campo gio-chi. C'è solo Federico che si op-pone a Piergiorgio, figlio di pa-pà; c'èMaddalenachediFederi-

co si innamora così che ci scap-pano i primibaci e anchequalco-sa di più; c'è Federico che man-da per sbaglio all'ospedale Pier-giorgio e che poi all'ospedale,sempreper sbaglio, ci finiscepu-re lui. Ci sono eventi minimi, ir-rilevanti per un adulto e fonda-mentali per un bambino,ma tal-mente freschi e toccanti - cosìcome escono, storti e goffi, dallabocca di un bambino irrequietoma non irriverente - che il libroregala lo stessouna letturamoz-zafiatocheporta, felicemente increscendo, fino al finale. Doveun piccolo dramma accade connaturalezza e misura, come inqualsiasipiccolavita.

LAPRIMAFOGLIADIPAVESE

pp Alessandro Spinap I CONFINI DELL'OMBRAp MORCELLIANAp pp. 1268, !49

NEANCHEUNMOSTROPER FEDERICO

Un testo, tenuto contodei 21 anni dell’autore,straordinario: unicaguida il criteriodi poesia e non poesia

Su Whitman Nella tesi di laureail ritratto dello scrittore da giovane

Cesare PaveseE’ uscitada Rizzolila biografia«Quell’anticoragazzo»scrittada LorenzoMondo

Ragazzini TraAnni 80 e 90,primi squilibri ormonali, primi amori

«Gli impietriti»di Francesco Taccone:un piccolo drammaaccade come in qualsiasipiccola esistenza

Narrativa italiana TuttolibriSABATO 13 GENNAIO 2007

LA STAMPAIV

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Page 5: 2007-01-13

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - V - 13/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/05 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/01/07 19.05

GIUSEPPEMARCENARO

Èavvenuto. Eppure lo ave-va raccomandato lui stesso: «Nonaumentate le dose». Tant'è. Chepoi Montale abbia voluto informar-ci d'essere vissuto al cinque percento è una delle sue brontolateboutade. Contraddicendosi conuna bella scia di «inediti» a comin-ciare dal controverso fuoco artifi-ciale con botto - amiccia lunga - dalui medesimo predisposto per ilproprio centenario e conosciutocome Diario postumo; per arrivareal recente (estremo?) La casa di Ol-giate e altre poesie, edito più a giubi-

lo dei curatori che per aggiungere al-tri «misteri montaliani» al mondo.D'altra parte è per chiunque un'

occasione ghiotta poter mettere legrinfie su una silloge inedita del mag-gior poeta. E potervi aggiungere,per buon peso, tutta un'acribia di no-te, che comunque lasciano il tempoche trovano, e il cui sovranomerito èsemmai quello d'offrire al lettore (oagli esegeti) esercizi da ragionieri altrapezio eseguiti con surrealisticofervore. Un esempio? Pagina 93, no-ta alla poesia Simon Boccanegra:«Manoscritta in inchiostro (stilogra-fica?) blu; la direzione della scrittu-ra presuppone una rotazione del

quaderno di 180˚». Formidabile. Ecome la mettiamo con i critici da medepistati? Col dubbio veramente am-letico che i sacri versi siano stati ver-gati a stilografica o con altro instru-mento? Sarebbe cambiato qualco-sa? Naturalmente tutto, visto chedall'eruditissima informazione si ap-prende che i versi Simon Boccane-gra furono composti nel senso con-trario del normale verso del quader-no, e cioè passabilmente a testa ingiù. La schizzinoseria dei commentidà comunque il senso di quanta at-tenzione - dovutissima - sia stata ri-volta all'Eusebio nazionale e a questimanoscritti in particolare, gelosa-

mente conservati da Gina Tiossi, laquale, come fece Celeste Albaretcon Marcel Proust, del suo accuditoha salvaguardato giustissimamentefin le note della spesa, per poi gene-rosamente passarle al suo destinonaturale: il Fondo Manoscritti dell'Università di Pavia.Al di là della «nuova» silloge di

cui veramente non urgeva la necessi-tà e che non aumenta certo la concla-mata intensità dell'opera di Monta-le, e che non svela altri reconditi per-corsi di una poesia somma, l'uscitadel volumetto pone invece una que-stione. Se sia lecito ai posteri rende-re pubblici, di un letterato, testi cheegli ha probabilmente scartato per-ché nel suo giudizio non perfetta-mente riusciti anche se, come in que-sto caso, assolutamente con l'incon-fondibile imprint. Anche con la ma-no sinistra e la testa da un'altra par-te la genialità di uno come Montaleschizza comunque fuori. Opportunoinvece è rendere noti semmai deicorrelati, come lettere e diari chepossano chiarire, ve ne fosse biso-gno, l'avventura di una creatività,per aiutare a leggerla e maggiormen-te comprenderla nelle pieghe più na-scoste. E allora sì che l'opera di uncuratore diventa essenziale. Lavorodi alta dedizione contraddetto frago-rosamente proprio con un altro volu-me montaliano, Lettere da casa Mon-tale (1908-1938), uscito anch'esso direcente. Gli astri in questi ultimitempi non devono aver guardato conparticolare fervore il grande Euse-bio. Se il libro di versi - La casa di Ol-giate - sgronda di un apparato dapartita doppia con postille da acca-demismo visionario, un cui pallidoesempio si è citato, l'altro, quello del-le lettere, che di note avrebbe avutoassoluta necessità, non ne ha neppu-re una, condizionato come è in unaforma tipo excursus familiar-biogra-fico d'antan. Invece di contribuire amaggiormente chiarire il rapportodi Eusebio con la propria famiglia,specialmente all'insorgere della cre-atività poetica, soprattutto la confi-denza affettuosa e con la intellettual-mente stupenda sorella Marianna, ilrisultato è di una disarmante sfoca-tura. Peccato. Un'occasione perdu-ta, dovuta, con l'attenuante di un giu-dizio opinabilissimo, alla curatrice,Zaira Zuffetti Pavesi, di Lodi, la qua-le se di montaliano ha qualcosa è ilnome: sembra mediato da un perso-naggio di Farfalla di Dinard, speciequando, esibendo le proprie qualità,si presenta come «saggista e già do-cente di Lettere presso i Licei».È evidente come questo grosso to-

mo abbia tuttavia a che fare conMontale soltanto di sponda. NellaNota in apertura di volume, per am-missione della stessa curatrice «Nonè infatti di Eugenio che qui si vuoleparlare, anche se, di riflesso, l’infan-zia e l’adolescenza del poeta emergo-no con limpida definizione, ma dellavita di una straordinaria figura didonna [la sorella Marianna] che ave-va come sogno e come vocazionequella di scrivere…». «Prima musa

di Eugenio» la definisce Roberto Vi-gnolo - nipote di Luigi Vignolo chein seconde nozze sposò MariannaMontale - aprendo il volume con laprefazione «della famiglia», la cui vi-sibile presenza si giustifica anchenella diffusa genealogia dei Montalee dei Vignolo - resa nota da pag. XIXa XXI - con presenti tutti gli aventidiritto, nei vari gradi, con personalivite, morte e «miracoli», in una im-maginaria fotografia di gruppo, afar da corona e a esistere grazie allaluce riflessa emanata dal parentepremio Nobel.Per buon peso a completare la pa-

dellata delle recenti montalerie, giàannunciato come portatore di rivo-luzionari scoop, un altro volume,vient de paraître, dovuto a un «mon-talista di lungo corso» che svela unulteriore personaggio, femminilemanco a dirsi, dell'ingarbugliata«avventura sentimentale» di Euse-bio. Celata in unMottetto e affioratadal pack poetico fa capolino una nuo-va «musa»: Maria Rosa Solari. Unamisteriosa «pantera peruviana» cheal suo tempo sembra avesse già fat-to ingelosire Clizia [IRMA BRAN-DEIS]la quale, volitiva com'era, de-siderava vampiristicamente tutto ilfantasma poetico dei Mottetti taglia-to e cucito addosso a sé (Cfr. Letterea Clizia,Mondadori, 2006).Gli svelamenti, ci mancherebbe,

sono più che legittimi. Talvolta peròil dissanguamento dei misteri contri-buisce purtroppo a traghettare la po-esia verso il gossip da settimanalepatinato, trasformando, come in que-sto caso, l'aura dei versi di Montalein sciarade e logogrifi da smontare agodimento di un narcisistico eserci-zio da accademia, per nulla lettera-rio, assimilando così la più alta poe-sia italiana del Novecento a un nume-ro della «Settimana enigmistica».

EUGENIO MONTALELa casa di Olgiatee altre poesiea cura di R.Cremante e G. Lavezzi,MONDADORI, pp.104, ! 9,40

ZAIRA ZANETTI (a cura di)Lettere da casaMontaleL'ANCORAp p. 748, ! 30,00

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I LIBRI

Versi e lettereUna scia di inediti di cui veramentenon urgeva la necessità, il rapporto con la sorellaMariannaancor più oscurato, un gossip da settimanale patinato

EugenioMontalenacque aGenovanel1896 emorìa Milanonel1981.Fu insignitodel premioNobelnel1975

Il caso letterario TuttolibriSABATO 13 GENNAIO 2007

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Page 6: 2007-01-13

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - VI - 13/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/01/07 19.05

CUOREARIDODIBUDAPEST

Nooteboom Alla ricerca di una vitanuova, da Europa eAmerica Latina

BENVENUTISULROGOINDUISTA

Szabó «La ballata di Iza», della scrittrice ungherese,che infine sarà una drammatica epopea della terza età

MARTAMORAZZONI

Dice Fulvio Ferrari,traduttore del nuovo roman-zo di Nooteboom, che è il ten-tativo di coniugare e ordinareil rapporto tra realtà e imma-ginazione a determinare letrame dello scrittore olande-se, che nello sforzo di raggiun-gere lameta questa volta fa ri-corso agli angeli, creature diun al di là che ci è lontanamen-te appartenuto e sembranorappresentare l'incarnazionedella nostalgia. Il paradisoperduto di miltoniana memo-ria fa da parola guida nel per-corso romanzesco di due sto-

rie, una femminile e una ma-schile, che convergono in unpunto sospeso.I protagonisti provengono

da continenti diversi, l'Ameri-ca Latina e l'Europa, si incon-trano nel nuovomondo austra-liano, a cui sono approdati allaricerca di un rinnovamento.Stranieri tutti e due al quintocontinente, ne avvertono lami-steriosa prossimità alla perdu-ta condizione paradisiaca. Chesia l'artista aborigeno con cuila donnabrasiliana,Alma, viveuna settimana intensa di pas-sione e distanza, perché le èinavvicinabile la profondità dirapporto col tempo che lui pos-siede e non può comunicare; ola dimensione di creatura an-gelica di cui lei si traveste peruna articolata messa in scenanella città di Perth durante ilfestival degli scrittori, lì dovel'altro protagonista la incon-tra; in ogni caso sono la ricer-ca e l'esperienza di un altrovea muovere le fila delle vite deiprotagonisti.Per Alma la ragione della

fuga da San Paolo è stata la

violenza di uno stupro, per lui,intellettuale di mezza età, ditante esperienze e sulla chinadiscendente di una vecchiaiapiù mentale che fisica, il biso-gno di trovare uno stimolonuovo, una improvvisa nuovavolontà. Le due trame, sparti-te in una parte prima e secon-da e in questa seconda infinecongiunte nell'incontro casua-le dei due e nel loro successivoritrovarsi, stanno in una corni-ce: l'autore su un aereo direttoa Berlino osserva una giovanedonna scartare un pacchettoconun libro, la segue all'arrivoa Tempelhof e la vede allonta-narsi in auto con un uomo. Al-la fine del romanzo l'autore lareincontra alla stazione di Ber-lino con lo stesso libro e questavolta il dialogo tra i due si apreintorno all'opera che la donnaha con sé, Il Paradiso perdutodiMilton.Tra premessa e conclusio-

ne, questa soprattutto giocatasul tema della scrittura comecreazione e sulla nostalgia delcreatore che prende congedodalla creatura, si dispiega il ro-

manzo che intrattiene due tra-me parallele, la fuga di Alma,esperta di arte e affascinatadal tema degli angeli nella pit-tura gotica e rinascimentale,la fuga di Erik Zondag dall'Olanda e da unausurata storiapersonale e sentimentale. Cisono in questo romanzo brevealcuni colpi d'ala e la ben notaqualità di riflessione di Noote-boom, ci sono affondi e fluttua-zioni a pelo di memoria che laqualità di scrittura dell'olande-se mette in campo, alternandogli uni alle altre in un intarsioricercato. Troviamo anche ri-petizioni del suo percorso diautore da lui volute, e nondi-meno tali da rallentare il cam-mino di questo piccolo roman-zo, forse perché accendononellettore la nostalgia di altre co-se amate della suaproduzione.Penso aMokousei, un raccontodi straordinaria potenza, chequi ritroviamo chiamato incausa da Erik che ricorda lastoria dell'amico fotografo edel suo distruttivo amore perunamodella giapponese. Ne ri-conosciamo le tracce nell'

uguale straniamento che Al-ma (nome non casuale dellaprotagonista) vive con l'arti-sta aborigeno, che le viene«prestato» per una settimanadal gallerista e con cui vive lapercezione fisica delmistero.Quello che in Mokousei

era il profondo stupore dellascoperta qui si ripete in unatonalità più intellettuale chesensuale, sicché lo sgomentodell'erotismo totale qualequello raccontato nella sto-ria giapponese qui è domina-to dalla razionalità di un nar-ratore che percorre a occhiben aperti una strada giàsperimentata. A chi leggeràquesto romanzo dai tantipregi stilistici e dalle tante ri-flessioni, non ultime quellesulla pacatezza, così come ipittori si sono sempre inge-gnati a dimostrare, con cuimadonne in quieta attesa ac-colgono gli angeli, creaturecosì altre e remote da noi!suggerirei di dare un'occhia-ta e riflettere sull'altra fac-cia dell'Annunciazione, quel-la di Recanati del Lotto.

LUIGIFORTE

Tutti vorrebbero ave-re una figlia come Iza: premu-rosa, intelligente, attiva. An-che professionalmente unapersona di prim'ordine: aPest, dove lavora come medi-co, gode della stima genera-le. E molti la ricordano anco-ra con affetto quand'era allaclinica della cittadina terma-le di Dorosz non lontano dalsuo paese natio. Ed elogianola devozione che ha sempreavuto verso i genitori: il pa-dre, Vince Szocs, magistratoincorruttibile destituito nel1923 per non aver seguito ledirettive del regime e avereassolto alcuni scioperanti.La madre Etelka, che dopo lamorte di Vince, è oggetto dipremure e di ansie e quasi sisente soffocare nell'abbrac-cio amorevole della figlia,che rischia di cancellare lasua identità e il suomondo.Anche stavolta, con il ro-

manzo La ballata di Iza scrittonegli Anni Sessanta, ed oraproposto da Einaudi nell'im-peccabile traduzione di BrunoVentavoli, Magda Szabó, lascrittrice ungherese quasi no-vantenne (è nata nel 1917, l'an-no dopo lamorte di FrancescoGiuseppe) costruisce una fa-scinosa geometria degli affettiche si dissolve in disperantesolitudine. Come già nel ro-manzo La porta, premio Mon-dello 2005, il disagio di un'inte-ra epoca prende corpo in com-plessi destini individuali, in fi-gure femminili a contrasto, einfine in una sorta di dramma-tica epopea della terza età. Co-me là era l'anima balzana, im-prevedibile, misteriosa delladomestica Emerenc Szeredása tenere banco, qui è Etelkache sfugge alla severa discipli-na della figlia, in un gioco di se-nili velleità, di dialoghi elusi, ditenerezze disattese.MagdaSzabó è artista insu-

perabile nel conferire alla quo-

tidianità quasi una dimensio-ne epica, i cui personaggi sonosentimenti e sensazioni, fanta-smi inconsci, rovelli. Ma so-prattutto un bisogno di auten-ticità e di partecipazione cheparadossalmente propriol'amore filiale preclude. Per-ché Iza che ha deciso di porta-re con sé a Pest la propriama-dre organizzandole la vita finnei più minuti dettagli non siavvede che le sue attenzioniscavano un baratro sotto i pie-di della vecchia Etelka. Strap-pata al suo mondo, l'anzianadonna di campagna non si rac-capezza più e lo spaesamentodiventa lenta, inarrestabile fu-ga in un passato di ombre, conun tragico raptus finale in cuila Szabó dà il meglio di se stes-sa come scrittrice.Ma il romanzo non è solo

il mancato dialogo fra madree figlia. E' un testo corale, in-tessuto di molte voci e pro-spettive, di ragioni individua-li e di storiche verità. Iza, vit-tima della sua stessa genero-sità, troppo controllata ed ef-ficiente, razionale al puntoda rimuovere ogni parvenzadi sentimento, ha dietro di séun matrimonio fallito con ilcollega Antal, che ormai, «leè più lontano del cielo». Quelloro problematico legame at-traversa, fra mille interroga-tivi, l'intero romanzo e sigla,ancora una volta, nell'otticafra uomo e donna, la storia diun cuore arido per troppa ri-trosia. E ad Antal si aggiun-ge il nuovo compagno di Iza,lo scrittore Domokos: anch'egli un tassello di un futurosenza speranza.In quest'atmosfera plum-

bea solo la figura di Lidia, l'in-fermiera che ha assistito Vin-ce fino all'ultimo, e di cui An-tal è ora innamorato, sembraadombrare una possibile for-madi riscatto. Lidia dà voce alproprio sentimento, non si na-sconde agli altri, ne interpretai bisogni. Semplice e naturale,come Iza ha scordato di esse-re fin dai tempi della giovinez-za.Ma dietro la complessa tra-ma di prospettive che rendo-no cangianti e mutevoli i pro-tagonisti, resta la sensazionedi una profonda disarmonia,di un assetto delmondo trabal-lante come le varie fasi dellastoria ungherese. E sullo sfon-do la consapevolezza di unvuoto immenso, in cui, alla fi-ne, solo Iza si rispecchia: sra-dicata e abbandonata e forseallora, per la prima volta, ca-pace di articolare il propriodolore senza che nessuno, emeno chemai i genitori morti,possano ascoltare la sua vocedispersa nel vento.

pp Cees Nooteboomp PERDUTO IL PARADISOp trad. e postfazionep di Fulvio Ferrarip IPERBOREA, pp. 163, !13.00

SE ILPARADISOE’ INAUSTRALIA

ALESSANDROMONTI

Nell'India tradizionalela sorte delle vedove brahmineera crudele: se non bruciavanosul rogo insiemealmaritomor-to, facevano le serveper la fami-glia estesa della suocera, oppu-re erano rinchiuse in squallidiasili a loro riservati. Portavanoi capelli rasati, avevano comeunico indumento una sari bian-ca, non portavanogioielli,man-giavano avanzi o riso scondito,a loro erano proibiti dolci e tè.Poteva capitare che una bimbadi cinqueo sei anni fosse sposa-ta a un coetaneo o a un uomofatto, consuetudine non rara,benché il «child marriage» fos-se proibito dagli inglesi, che difatto sene lavavano lemani. Ca-pitava così che il marito moris-se prima ancora che la sposa-bambina raggiungesse la pu-bertà, e potesse lasciare la di-mora paterna e consumare ilmatrimonio.Ancora oggi l'induismo tra-

dizionale considera la donnaunessere per natura impuro e pe-ricoloso, da domare con il ma-trimonio, in cui è destinata aprocreare figli maschi. Vedova,una donna è come morta insie-me almarito, è un oggetto di ri-

brezzo oppure d'uso. Tale è il de-stino del piccolo topolino, questoè il significato del nome Chuya,sposa a sei anni a un uomo di 44anni, e vedova a otto anni. È unabimba di campagna, tutta giochie innocenza, figlia di un brahmi-no osservante che la lascia in untetroasilopervedovediBenares.Benvenuti nell'inferno induista:siamo attorno al 1938,ma in real-tà nell'India senza tempo, dove ilrito e i doveri «dharma», blocca-no l'individuo in una dimensionestaticae senzasperanze.Tratto dalla sceneggiatura

del film «Water», il romanzoAc-qua di Bapsi Sidhwa è come unpugno nello stomaco per lo spet-tatoreoccidentale, e fa il paio conil film, e il romanzo, Phanyammao la giovane vedova, che parla diun tema analogo, in modo peròelogiativoper i sacrifici a cui è te-nuta una vedova. InAcquanonvisono tuttavia percorsi verso lasantità, o verso liberazioni piùterrene affidate all'amore, comepotrebbeavvenire per la giovanevedova costretta a prostituirsi,anche se la bimba riuscirà a fug-

gireeavereun futurodiverso.Si potrà obiettare che la sto-

ria riguarda il passato.Forsenonè così, se si considera il film «Ma-thrubhoomi - Una terra senzadonne»,dedicatoalla praticadell'infanticidio femminile. È la dop-pia velocità dell'Indiadi oggi, svi-luppo freneticoe immobilismori-tualistico. Ottima la versione diValeria Giacobbo, e delicata lanarrativa di Bapsi Sidhwa, di cuivorrei ricordare i capitoli iniziali,originali rispetto alla sceneggia-tura, conun tocco leggerochemiricorda i classici della narrativabengalesecome Il lamento del sen-tierooDevdas.

Acqua Chuya, vedova a otto anni,poi relegata in un asilo per vedove

pp Magda Szabóp LA BALLATA DI IZAp trad. di Bruno Ventavolip Einaudi, pp. 304, !18.00p ROMANZO

pp Bapsi Sidhwap ACQUAp trad. di Valeria Giacobbop NERI POZZAp pp. 206, !15p ROMANZO

MagdaSzabó,quasinovantenne:è natanel1917, l'annodopo lamortedi FrancescoGiuseppe

Una storia di BapsiSidhwa ambientatanel 1938 (ma in realtànell’India senza tempo)tratta dal film «Water»

Narrativa straniera TuttolibriSABATO 13 GENNAIO 2007

LA STAMPAVI

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - VII - 13/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/07 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/01/07 19.02

ANTONIOSCURATI

E se il romanzo stori-co non fosse nella tradizioneletteraria italiana un «genereper lo più marginale» (secon-do quanto scrisse Geno Pam-paloni nel necrologio diMariaBellonci)? E se Berchet aves-se avuto ragione e Manzonitorto? E se quel tal Aristoteleavesse avuto anche lui unaqualche ragione quando so-stenne che la finzione poeticasarebbepiù vera del vero?Questi interrogativi li solle-

va, direttamente o indiretta-mente, Narrare la storia. Daldocumento al racconto (Monda-dori 2006), un volumedapocopubblicato che raccoglie i ri-sultati di una ammirevole ini-ziativa promossa dalla Fonda-zione Bellonci nel 2002 quan-do, tramite un bando diffusonelle università italiane e stra-niere, si assegnarono a venti-due giovani studiosi borse distudio perché svolgessero unanno di ricerche sul tema delrapporto tra creazione artisti-co-letteraria e narrazione del-la storia.La prima «scoperta» dovu-

ta a questo libro prezioso ri-guarda proprio la centralitàeccentrica del romanzo stori-co nella produzione letterariaitaliana del '900: i nomi diBanti, Pirandello, De Rober-to, Sciascia, Vittorini, Bellon-ci, Bassani, Striano, Vassalli,Eco (per limitarci ai primiAn-ni 80) testimoniano non solodi quantità e qualità ma, for-se, addirittura di una funzio-ne precipua svolta dal roman-zo storico all'interno del siste-ma dei generi, soprattutto nel-le sue recenti e attuali muta-

zioni. Come suggerisce nell'in-troduzione Nadia Fusini, pareproprio che il romanzo storico,in virtù della sua relazione d'ori-gine con le questioni capitalidella memoria, della coscienzastorica, della finitudine umanae, dunque, della nostra intimitàcon la morte in quanto animalisimbolici, conservi un rapportoprivilegiato con gli strati antro-pologici profondi toccati dall'in-venzione letteraria e, più in ge-nerale, dalla finzione fabulatri-ce. In un'epoca di dilagante pa-raletteratura, nell'occhio ciclo-nico della babele dei linguaggi,scatenatasi dopo il crollo dellepoetiche, il romanzo storico sifarebbe, insomma, custode deivalori,ma dovrei dire dei poterispecificamente letterari entrola più ampia impresa dellamito-poiesi contemporanea.I due cardini attorno ai quali

ruota questa riflessione a piùvoci sono, giustamente, la ri-scrittura inventiva del risorgi-mento in funzione di critica del-la contemporaneità condottada LucianoBianciardi negli An-ni 60 e l'invenzione testuale diun «rinascimento privato» pro-dotta da Maria Bellonci nell'ar-co di una carriera letterariacompresa tra la prima edizionedi Lucrezia Borgia (1939) e il suoultimo libro, intitolato appuntoRinascimento privato, apparsonel 1985, poco prima della mor-te dell'autrice. Mi soffermo suquest'ultimo perché il quadrodel passaggio dagli esordi dellabiografia romanzata di Lucre-zia alla pienamaturità artisticadel romanzo biografico/auto-biografico su e di Isabellad'Este/Maria Bellonci, dipintonei due saggi di Faleschini Ler-ner e di Antonelli, mi pare raffi-

guri non solo il cammino di unascrittrice verso il proprio capo-lavoro testamentarioma ancheun'immagineesemplaredi ciò acui può ardire la potenza lette-raria nei «componimenti mistidi storia e d'invenzione» (comeli definì Manzoni), non soloquindi la personale impresa del-la Bellonci ma un emblema delromanzo storico in quanto tale.Ai suoi esordi, nella biogra-

fia di Lucrezia, pur essendo la fi-glia di papa Alessandro VI unodei personaggi più romanze-schi e romanzati della storia, laBellonci s'identifica non con leima con gli informatori che po-polano le corti cinquecente-sche, si proibisce ogni «mo-struosa ipotesi da romanzo»,procede per mimesi linguisticaricercando l'effetto anticato, as-sume la posizione distaccatadel detective che scova, scopre,studia fino a fornire alla rico-struzione storica apporti inedi-ti che rivaleggiano con il lavorodegli storici professionisti. Qua-rantacinque anni più tardi, nel-la sua narrazione inventiva del-la propria e altrui vita, il cui pre-testo le è fornito dall'esistenzastorica di Isabella d'Este, la Bel-lonci, dopo unminuzioso lavorodi documentazione, fa saltaretutti i filtri, non ricostruisce piùfatti ma la vita immaginata eimmaginale di uomini e donnedinanzi ai fatti, accoglie cioèl'immaginazione come l'habi-tus più autentico dello scrittorestorico, passa dall'empatia all'immedesimazione, al mesmeri-smo intellettuale, rifrange lapropria voce autoriale secondoangoli diversi, compie sistema-tiche rotazioni del punto di vi-sta, si spinge audacemente ol-tre il dato documentario rifor-

mulandolo liberamente nelladiegesi, innesta elementi di pu-ra finzione, si fonde, infine, conil personaggio romanzesco dalei creato ed entra così in riso-nanza con il personaggio stori-co cui è improntato. «Mi trasfe-risco in Isabella», aveva annun-ciato la Bellonci, e lo fa. Dive-nendo storica in quanto scrittri-ce, cedendo alla tentazione au-tobiografica, abbandonandosi aun vero romanzo, inscrivendo ilcerchio maggiore della storiaufficiale-monumentale nel cer-chio minore della storia priva-ta, inventando un luogo esclusi-vamente testuale dove incon-trare il proprio alter ego (lastanza degli orologi nella qualeIsabella si ritirerebbe a scrive-re le proprie memorie) la Bel-lonci crea uno spazio metate-stuale e sovrastorico dove po-ter attingere a una memoriadell'immaginario, a una corren-te profonda d'immagini archeti-piche che fluiscono e rifluisco-no secondo il moto circolare erivolutivo del mito. In punto dimorte, la Bellonci si apre, in-somma, alla divinazione lettera-ria. E' trascorsa letteralmenteuna vita dall'esordio del '39.Manon è trascorsa in vano. Né lasua né quella di Isabella, con la

quale ora è profondamenteidentificata, poiché entrambe,pur segnate nella storia da"amare sconfitte", trovano ilproprio riscatto nel luogo dellafinzione, dove le due donne,strette in una sorellanza assolu-ta, solitaria, notturna e finale, sireinventano, si ritrovano, cioè,nella comunicazione tra i vivi e imorti. Scendono assieme nell'abgrund del mito, l'underworldsottostante tutte le storie nar-rate da chemondo èmondo: «Ilmio segreto è unamemoria cheagisce per terribilità. Isolata,immobile, sul punto di scattare,sto al centro di correnti vortico-se che girano a spirali in questastanza dove i miei cento orologisgranano battiti diversi in di-versi timbri (…) Fin quando vi-viamo esiste un solo tempo, ilpresente».La Bellonci sceglie, insom-

ma, il Manzoni autore de I pro-messi sposi contro il teorico seni-le che li ripudiava perché giudi-cava intrinsecamente contrad-dittorio l'assunto del generemi-sto, inteso a mischiare veritàstorica e invenzione letteraria.Si dimostra, così, ancora unavolta, che aveva ragione Ber-chet, nella lettera Agli amicid'Italia quando, nel 1829, esorta-va il «poeta civile» che volessescrivere né per i «parigini» néper gli «ottentotti», ma per ilpopolo, a trascurare «il fattostorico quale precisamente fu»,mirando invece a risvegliarenel lettore permezzo d'immagi-ni stratigrafiche una consenta-neità con gli affetti che altri uo-mini provaronoo proverebberodavanti a quei fatti. Da questafiducia nella facoltà poetica co-me fondamentale facoltà uma-na, e nell'efficacia retorica dell'arte popolare, scaturì, in fondo,la Nazione italiana, che fu dap-prima un'invenzione letterariarisorgimentale, successivamen-te scaduta a realtà.I padri e le madri delle pa-

trie lettere ci insegnano, insom-ma, come la finzione, trionfan-do dialetticamente sulla merafattualità, sia uno strumento in-dispensabile per acquistare co-noscenza e padronanza del pas-sato. Ma anche del presente.Oggi, infatti, di fronte ai tantivenditori di carabattole chesmerciano il loro prodotto dan-doti in garanzia la promessache si tratterebbe di a truestory! (sai che emozione!), difronte ai mistificatori del neo-realismo finto-ingenuo, secon-do i quali basterebbe tenereuna telecamera accesa sulmon-do perché la realtà si raccontida se stessa, non è inutile ricor-dare che l'ars poetica occiden-tale si fonda su una vecchiaidea di Aristotele (chi era co-stui?): l'idea secondo la quale ilcontrario della falsità non sa-rebbe la realtàma la finzione.

BELLONCISIGNORA

RINASCIMENTO

IL LIBRO

Narrare la storia.Dal documentoal raccontoMONDADORIpresentazione di Tullio De Maurointroduzione di Nadia Fusinipp. 520, !19

La prima «scoperta» dovuta aquesto libro è la centralitàeccentrica del romanzostorico nella produzioneletteraria italiana del '900:Banti, Pirandello, De Roberto,Sciascia, Vittorini, Bellonci,Bassani, Striano, Vassalli, Eco

Le «Opere» di Maria Belloncisono raccolte in due Meridia-ni Mondadori, pp. CLVI-II-3018, !110.A cura di Ernesto Ferrero.Con un saggio di Valeria Del-la Valle. Introduzione di Mas-simo Onofri.

COSI’ L’INVENZIONEACCENDELASTORIA

In«Rinascimentoprivato»MariaBellonci si immedesima in Isabellad’Este (a destra labibliotecadella duchessa), raggiungendo il suo vertice letterario

Dal documento al racconto TraManzoni e Bellonci, la finzionecome strumento per acquistare conoscenza e padronanza del passato

Idee TuttolibriSABATO 13 GENNAIO 2007

LA STAMPA VII

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Page 8: 2007-01-13

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - VIII - 13/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/01/07 19.05

Libri proibiti Dalla Controriformaa PaoloVI, che abolì il «tribunale»

ALL’INDICEANCHECHI INQUISI’GALILEO

Gian Carlo Fusco Un ritrattodi Angelo Roncalli in punta di stile

EPAPAGIOVANNIFECEUNBRINDISICONL’ERRANTE

ALESSANDROBARBERO

Nella storia della Chie-sa cattolica è capitato più di unavolta che il papato investissegrandi energie nelmantenimen-to di divieti giudicati anacroni-stici dall'opinione pubblica eignorati di fatto dalla massa deicredenti, fino al punto in cuiquei divieti, ormai tramutati piùche altro in fonte d'imbarazzo,venivano silenziosamente lascia-ti cadere. E' il caso dell'Indicedei libri proibiti, che venne aboli-to da Paolo VI nel 1965, con tan-ta discrezione chenessuno se neaccorse: il Papa infatti si limitò ariorganizzare l'ex Sant'Uffiziosubordinandolo alla Segreteriadi Stato, e nell'elencarne le fun-zioni non parlò più di «proibire»i libri pericolosi, ma semplice-

mente di «riprovarli». Ci volleroparecchimesi perché il settima-nale Gente pubblicasse un'inter-vista al cardinale Ottaviani incui si ammetteva che a partireda quel momento l'Indice nonaveva più valore giuridico e nonsarebbe più stato aggiornato;anche allora, però, la notizia cad-de nel disinteresse generale, fin-ché il Vaticano, fors'anche sec-cato da quella mancanza di at-tenzione, pubblicò una circolare(stavolta ripresa con grande en-fasi dalla stampa di tutto il mon-do) in cui si ribadiva che l'Indiceaveva perduto la sua autorità edera decaduta anche la scomuni-ca per chi leggesse le opere proi-bite.Il fatto che l'abolizione sia

passata inosservata, fino a quan-do i rotocalchi non decisero difarne uno scoop estivo, la dicelunga sull'indifferenza che ilmondo cattolico provava da unpezzo per l'Indice e per le suesanzioni. Lo stesso cardinaleOt-taviani dichiarò che l'Indice eradiventato inutile perché proibi-va solo libri dei secoli passati,che tanto nessuno leggeva: unadichiarazione (se fatta in buonafede) di spettacolare ignoranza,giacché gli ultimi aggiornamen-ti si preoccupavano invece divietare le opere di Sartre e i ro-manzi di Moravia. E' vero, piut-tosto, che la selezione dei testida condannare era sempre sta-ta parziale e arbitraria, non percattiva volontà,ma per l'oggetti-va impossibilità di tenere in pie-di un simile meccanismo di con-trollo, di fronte allo strariparedella stampa. Le commissioni fa-cevano quel che potevano, mariuscivano a esaminare solo unaminima parte di ciò che venivapubblicato: capitava così chefossero messi all'Indice Balzac,Flaubert, e perfino il DizionarioLarousse, ma non Darwin, enemmeno ilMeinKampf.Più che una storia dell'Indi-

ce, comedichiara il titolo, il librodiWolf, professore di storia del-laChiesa aMünster, è un'analisidi comeoperava concretamentela Congregazione dell'Indice nelXIX secolo, a partire dalla de-nuncia che di solito metteva inmoto il giudizio, fino alla condan-na o, molto spesso, all'assoluzio-ne del libro incriminato. Il limitecronologico è obbligato, perchésoltanto per l'Ottocento dispo-niamo di un'abbondante docu-mentazione, resa disponibile,nel 1998, dall'apertura degli ar-chivi della Congregazione. Sap-piamo invece poco, purtroppo,delle modalità con cui vennerocompilati i primi Indici, nell'etàdella Controriforma, anche se èchiaro che già allora qualcosanon funzionava: tant'è che papaPaolo IV preferì insabbiare nel1557 la pubblicazione del primoIndice romano, avendo scoperto

che era stata inclusa anche unadelle sue opere, pubblicata quan-do era ancora il cardinal Carafa.Non è un caso isolato, giacché fi-nirono all'Indice anche operedel cardinale Bellarmino, il su-premo Inquisitore che processòGalileo; e del resto, nello sforzodisperatodi arginare laRiformaprotestante, vennemessa all'In-dice e vietata anche la Bibbia,non solo nelle traduzioni in vol-gare (giacché la posizione uffi-ciale della Chiesa era che i laici,per il loro stesso bene, la Bibbianon dovevano leggerla), ma inqualunque edizione pubblicatada tipografi protestanti.NelXIX secolo l'Indice aveva

perdutomolta della sua terribili-tà: tant'è che il Gregorovius, ilfamoso storico di Roma, quandovide affisso all'ingresso di SanPietro il decreto che vietava lasua opera, fece salti di gioia(«adesso il Papa le fa pubblici-tà»). Eppure è proprio in quest'epoca chegli archivi traboccanodi fascicoli, con le lettere di de-nuncia che di solito davano il viaal processo, le relazioni dei peri-ti e i verbali delle sedute in cui iprelati della Congregazioneprendevano le loro decisioni.Per il lettore italiano, è un pecca-to che Wolf abbia scelto di stu-diare quasi esclusivamente i ca-si di autori tedeschi, poco o nul-la conosciuti da noi: che il popo-larissimo autore di romanzi perragazzi, KarlMay, abbia rischia-to di essere messo all'Indice nel1910 per la denuncia di un devo-to cattolico renano, è interessan-

te per chi conosce la saga diWinnetou, ma per noi sarebbemolto più succoso sapere se cifumai un processo controSalga-ri. Tuttavia, il capitolo sul pro-cesso contro La capanna dellozio Tom, denunciato nel 1853dall'Inquisitore di Perugia chel'aveva sequestrato insieme aun carico di libri stranieri intro-dotti di contrabbando nello Sta-toPontificio, vale da solo un inte-ro libro. Il tugurio dello zio Tom,così s'intitolava quella primatraduzione fiorentina, venne al-la fine assolto, dopo un durissi-mo braccio di ferro fra l'Inquisi-tore domenicano, che insistevasulla pericolosità d'un libro tra-boccante di «demagogia», e ilfrancescano che si assunse la di-fesa: perfino in quegli ultimi an-ni del PapaRe la Chiesa, eviden-temente, eramenomonolitica alsuo interno di quanto non si sfor-zasse di apparire agli occhi delmondo.

pp Hubert Wolfp STORIA DELL'INDICE

Il Vaticano e i libri proibitip DONZELLIp pp. 278, !27

BRUNOQUARANTA

Imprevedibile, GianCarlo Fusco, affabulatoremira-bile (quel capo d’opera che è Lerose del Ventennio), a suo agio,stilisticamente, inventivamen-te, nella taverna come al casino,nonché in sacrestia. Via via, ca-sa Sellerio estrae dallo stipatis-simo baule che il Gran Bizzarroconfezionò a futura memoria, oforse no, dissipatore com’era,com’è ogni vero talento, una pe-pita. Ecco (chi l’avrebbe detto)un ritratto di Papa Giovanni, sepossibile inedito, un Roncalli asé, rispetto ai mille tomi fioritidattorno al suo passaggio nel-l’aldiquà.Perché vi sono più cose in

cielo e in terra... Già Emilio Cec-chi lo aveva rammentato in unpescerosso.Dovesuppone«checapiti al buonDiodi sentirsi vuo-toe seccato, lassù in cimaagli al-tari e in cima agli articoli spiri-tualisti. E che verso sera, qual-che volta, ronzi in incognito a ri-temprarsi» fra quanti non sono

proprio un modello di virtù, di-stinguendo fraerroreeerrante.Sarà andata così, nell’agosto

del 1956. Uno speciale inviato alFestival Cinematografico, GianCarlo Fusco, ricevette un ina-spettato e sorprendente invito.Alle otto lo attendeva, nel Palaz-zo Patriarcale, il cardinal Ron-calli. Lo aveva incuriosito un ar-ticolo dell’«incantatore», in par-ticolare un flash su certi fraticappuccini assidui nella zonapiùscollacciatadelLido.

Cordialmente, francamente,brindandocon il vinoda lui stes-so servito («Almiopaese, è sem-pre il padrone di casa che serveil vino agli ospiti»), SuaEminen-za giunse a ringraziare Fusco:«Anche se il suo articolo erapiuttosto duro.... Sono venuto aconoscenza del comportamen-to poco edificante di quei mieicarissimi frati, e ho avuto così lapossibilità di richiamarli pater-namenteall’ordine».A sua volta, Gian Carlo Fu-

sco ringrazieràRoncalli ritraen-dolo con speciale, ispirata sensi-bilità, dalle umili origini in terrabergamascaalle nunziature (So-fia, Istanbul, Parigi), dagli studial soglio pontificio, dal Concilioal commiato, nel 1963.Un incon-tro ideale, fra un carattere e uncronista, il cronista che esige divedere, non di turibolare, il ca-rattere che tiene in gran dispit-to gli arabeschi, incardinato co-m’ènella«faticadi vivere».Un Papato raro, quello gio-

vanneo, rara la sapienzadel cuo-re che lo improntò. Non a casoArturo Carlo Jemolo comporrànel tempo di Roncalli successo-re di Pietro una pagina lumino-sa, trasfigurata, quasi un’ode:«Sul frescocielodi giugno, appe-na lavato dalla pioggia, ti ergichiara dinanzi ai miei occhi, cu-pola di San Pietro. Non c’è lineache più non riesca attraverso isensi a giungermi al cuore diquella che ti circoscrive, e chepare realizzare l’antica aspira-zione dell’uomo, il ponte gettatotra lui ed il cielo».

Nel 1853 si sfidaronosullo «Zio Tom»un domenicano (accusa)e un francescano (difesa):il libro venne assolto

pp Gian Carlo Fuscop PAPA GIOVANNIp SELLERIOp pp. 156, !10

LONTANO E VICINOENZO

BIANCHI

I SECOLI BUIFAN LUCE SU DIO

Le Goff: il Medioevo ha saputo rischiarare non solol’immagine della divinità cui i cristiani prestano la loro fede,

ma anche il volto dell’uomo che ne discende

Ilprocesso aGalileo, supremoinquisitore il cardinalBellarmino

Storie TuttolibriSABATO 13 GENNAIO 2007

LA STAMPAVIII

Se venissimo interro-gati sull'immagineche di Dio si fanno inostri contempora-nei, probabilmente

ce la caveremmo con qualchegenerico luogo comune, oppu-re diremmo che la tematica ètroppo complessa per essere li-quidata in poche parole. Se poil'interlocutore passasse a chie-derci una panoramica dei pun-ti di vista suDio che hanno avu-to gli europei negli ultimi cin-quecento anni, finiremmo persorridere, adducendo l'impos-sibilità di raccogliere anche so-lo in un libro un tale ventagliodi prospettive.Eppure ci sono studiosi do-

tati di una tale capacità di sin-tesi e una tale chiarezza di di-vulgazione da riuscire a trat-teggiare con serietà ed esau-rientemente - in sole cento pa-gine di un agile tascabile - qua-le fosse il volto di Dio nei paesidel Sacro Romano Impero suun arco di tempo di quasi milleanni. Uno di questi rari perso-naggi è Jacques Le Goff, tra ipiù insigni storici del Medioe-vo, che ha curato intere collanedi storia e specifichemonogra-fie sulla tarda antichità e cheha saputo distillare il frutto deisuoi studi in quattro capitolettidi un'opera recentemente pub-blicata da Laterza (Il Dio delmedioevo, pp. 108,!12,00).Il dato che forse sorprende

maggiormente il lettore di que-sto affascinante excursus - cor-redato anche da 6 piccole tavo-le a colori fuori testo - è che «leimmagini di Dio cambiano»con il mutare dei tempi. Po-tremmo usare anche in questoambito della teologia e della

comprensione comune di Dioquello che papa Giovanni XXIIIdiceva a quanti lo accusavanopiù omeno velatamentedi «cam-biare il Vangelo»: «Non è il Van-gelo che cambia, siamo noi chelo comprendiamo meglio». Così,l'antropomorfizzazione di Dio,l'articolarsi delle persone dellaTrinità, l'accentuazione della fi-gura di Maria hanno attraversa-to quei secoli che alcuni insisto-no a chiamare bui e che invecehanno saputo gettare una lucenuova non solo sull'immaginedella divinità cui i cristiani pre-stano la loro fede, ma anche sulvolto dell'uomoche ne discende.Non a caso, il libro si chiude

su due dati che esprimono sim-bolicamente il passaggio da un'epoca all'altra: da un lato, in unastagione in cui «l'immagine delCristo assume un rilievo sempremaggiore, si assiste a un avveni-mento inaudito: (con Francescod'Assisi) per la prima volta unuomo riceve le stimmate»; d'al-tro lato, «alla fine del Medioevol'umanesimo sarà connotato daun tema sempre più pervasivo:l'imitazionedi Cristo». La seque-la di Gesù Cristo si è venuta con-notando come adesione alla suavicenda umana, fino a fare delsanto un «somigliantissimo» alFiglio dell'uomo e aprendo quin-di a ogni battezzato la possibilitàdi riscoprire l'immagine di Diodeposta in lui attraverso unasempre più fedele «imitazione»del pensare, del sentire e dell'agi-re del Dio fattosi uomo in Gesùdi Nazaret. Ce n'è abbastanzaper riprendereancora oggi la do-manda posta da Gesù ai suoi di-scepoli: «Chi dice la gente chesia il Figlio dell'uomo? ... E voi,chi dite che io sia?».

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - IX - 13/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/09 - Autore: GIOVIA - Ora di stampa: 12/01/07 22.14

pp Clifford A. Pickoverp IL NASTRO DI MÖBIUSp APOGEOp pp. 248, !15

Inostri bambini guardano latv per due-tre ore (con pic-chi di 5-6) tutti i giorni nell'arco di dieci anni. In parti-colare il «settore ragazzi»

in Italia si rivolge a un'utenzadipiù di sei milioni di minori. Il55% del campione di una ricer-ca Eurispes guarderebbe la tvnella propria stanza. Se rispet-to al cinema possiamo proteg-gerli da Mel Gibson, chi li pro-tegge dall'impiccaggione diSaddam e dalle altre mille schi-fezze che circolano in video?Quali sonogli effetti di unsimilebombardamento audiovisivo?Catastrofici per alcuni (indivi-dualismo, isolamentocon il crol-lodelle relazioni sociali, impove-rimento culturale, eccesso diemotività), positivi per altri(nuove opportunità conosciti-ve, moltiplicazione dei rapporticon i coetanei e apertura di ine-diti canali di comunicazionecon gli adulti sulla base dellacondivisionedelle stesse imma-gini edelle stesseemozioni).Laquestioneè stataaffronta-

ta dai pedagogisti della torineseFacoltà di Scienze della Forma-zione (in un progetto di ricercaguidato da Cristina Coggi) chehanno condotto un'inchiesta suuna trasmissione per ragazzi (laMelavisione di Rai Tre) sfociataora in un libro in grado di riper-correre efficacemente tutti gliambiti che sono chiamati in cau-sa: le reazioni del bambino fruito-re, il ruolo degli educatori e dellafamiglia, le finalità dei produttoritelevisivi.Non si tratta solodi rin-vigorire una rete di controlli isti-tuzionali di per sé già pletorica.Alberto Parola e Roberto Trin-chero (Vedere, guardare, osserva-re la TV, Franco Angeli, 2006,pp.1-255,!19) prendono atto rea-listicamente che il mercato e lostrapotere dell'audience metto-no continuamente a rischio qual-siasi istanza pedagogica. La solu-zionedel problemanon sta nel fa-re«una televisioneper i ragazzi»:la tv dei bambini è quella cheguardanoenonquella fattaappo-staper loro.Nonsolo.Oggi la tele-visione intercetta solo un seg-

mento del flusso audiovisivo incui sono immersi, bombardatidal computer, da Internet, dai vi-deogiochi, dai cellulari ad elevatainterattività. Di qui la prioritàeducativa che mi pare la partepiù stimolante della loro propo-sta, rivolta essenzialmente allascuola e agli insegnanti: il nemicodacombatteresi annida inuna ri-cezione passiva e subalterna del-le immagini. Gli antidoti possonotrovarsi in duedirezioni.Anzitut-to nel riuscire a trasformare unatrasmissione televisiva in un og-getto di studio. Analizzare i per-sonaggi del «Grande Fratello»,ad esempio,mettendoli in relazio-ne con quelli della tradizione del-la commedia dell'arte, favorisceun'operadi distanziamento, oltrea rivelarsi una fonte preziosa perriflettere sull'antropologia degliitalianidi oggi.L'altro percorso, ancora più

innovativo, si lega alla propostadi imparare a scuola a «fare la te-levisione»; entrare nei meccani-smi della produzionevuol dire es-sere in grado di scomporre una

trasmissionenelle sue varie com-ponenti, esaminarne analitica-mente le intenzioni degli autori,le modalità della messa in scena,spezzare il filo che lega il mondoreale a quello virtuale.Comescri-ve Parola, «occorre insegnare airagazzi a sollevare il coperchioalfine di curiosare e riconoscereche cosa c'è dentro».E' un'opera-zionedi disvelamento il cui obiet-tivo è l'acquisizione di una robu-sta consapevolezza critica. Sia-mo all'interno di un filone di me-dia education che in Italia sta de-collando con ottimi risultati. Sitratta di vincere molti ostacolianche di natura economica. Percostruire un piccolo ma efficacelaboratorio scolastico di produ-zione di filmati digitali occorro-no soldi che le scuole non hanno.E questo è un settore sul quale ilmercato e i privati non investi-rannomai. Restano gli Enti pub-blici e i vari assessorati alla Cul-tura e all'istruzione che possonocogliere una buona occasioneper impiegare utilmente i soldipubblici di cui dispongono.

pp Giorgio Boattip BOLIDI

Quando gli italianiincontrarono le primeautomobili

p MONDADORI pp.295, !18

ROBERTODUIZ

Un'ansia di velocitàartiglia l'Europa di fine Otto-cento e spinge tutti a percor-rerne le strade il più rapida-mente possibile. Una smania,anche simbolica, di dare unadecisa accelerata al progres-so, già tangibile dopo mezzosecolo di Rivoluzione Indu-striale, in un'epoca di euforia,ancora ignara degli sconvolgi-menti in agguato nel secoloche sta arrivando e totalmen-te avulsa da dubbi inerenti lasostenibilità dell'indiscrimina-

tamente invocato sviluppo. Un'epoca in qualche misura «inno-cente» nel suo sogno di unamo-dernità ancora da scoprire, spe-rimentare, elaborare. Letteral-mente «lanciata» nell'insegui-mentodi quel sogno.Giorgio Boatti, studioso di

storia contemporanea, giornali-sta e scrittore, in Bolidi, circo-scrive all'interno di tre lustri ilgrande, definitivo cambiamen-to che scompiglia, esalta, rivolu-ziona, fagocita, subordina ognicosa e si impone sbarazzandosifacilmente di ogni dubbio (pernon parlare di improponibile re-sistenza) sul suo baldanzoso,scoppiettante incedere. E rin-chiude il tutto tra due significa-tive immagini epocali che se iso-late sono storie a sé e se messein relazione, unite dal filo dima-ni anarchiche omicide, raccon-tano uno sbalzo epocale irrever-sibile, forse irripetibile in un co-sì breve lassodi tempo.

CADE UMBERTO ICade, colpito a morte sulla car-rozza trainata dai suoi amati ca-valli il re d'Italia Umberto I, inun torrido luglio del 1900. Cadealla stessa maniera, 14 anni do-po, Francesco Ferdinandod'Asburgo,ma a bordo di un'au-tovettura scoperta sulla qualesfila per le vie di Sarajevo. Trelustri appena, appunto. Boatti,

con la tenacia del ricercatore ela brillantezza del narratorestorico che blandisce il costu-me, racconta quanto più è pos-sibile, curioso, sensato, indicati-vo, tutto ciò che sta in mezzo aquei due fatti. Ovvero, l'irresi-stibile progresso verso l'afferma-zione dell'automobile, punto dinon ritorno e apertura di scena-ri inediti. Già il treno a vaporeaveva fatto la sua comparsa,mostro d'acciaio spargente nu-bi di fumo su valli e colline d'Ita-lia fino a lì incontaminate, quasiirridente le carrozze a cavallidei viaggiatori ottocenteschi.Ma è la bicicletta l'oggetto

«scandaloso» che apre la via ai«bolidi» lanciati a 40-45 all'ora,velocità stupefacente a quell'epoca. E dal giungere dell'auto-mobile, constata l'autore, «con-seguiranno, spesso inavvertitio sottovalutati dai diretti testi-moni, vertiginosi mutamenti.Quelli più significativi non ri-guardano tanto il mondo deitrasporti e della produzione in-dustriale, quanto, invece, il radi-cale rimodellamento di città epaesi, l'abbandonodi assetti ur-banistici plurisecolari e il ripla-smarsi del territorio in ogni suoaspetto, dal panorama sonoro aquello visivo a quello ambienta-le», senza sottovalutare lemodi-ficazioni che intervengono nel-la vita dei singoli, delle comuni-tà e nel rapporto fra strati so-ciali e diverse generazioni, non-ché la spinta propulsiva a dareal Regno d'Italia, ancora fram-mentato in «località», un siste-ma di comunicazioni in gradodi unificarlo davvero.

UN’ALTRA ITALIAVeicoli elettrici e a vapore sonoalternative che all'inizio lusin-gano. Ma è il motore a scoppio,alla fine, ad ottenere suprema-zia assoluta. Nobili, più o menoeccentrici, e imprenditori illu-minati e lungimiranti sono i pio-nieri. Un lungo elenco di nomiarcinoti figura nell'avventuradall'esito felice. Il Touring ClubItaliano si assume il compitodella regia. Si organizzano garelungo itinerari che fanno scopri-re un'altra Italia. Nascono cir-cuiti sui quali si confrontanomarche e piloti, avanguardiedello star system automobilisti-co. La velocità infiamma l'im-maginazione degli artisti. Cubi-sti, per un verso, e futuristi perun altro l'esaltano.Nel Manifesto futurista del

1909 Marinetti l'inneggia. Maintanto, già due anni prima, Lui-gi Barzini aveva viaggiato daPechino a Parigi sulla miticaItala, guidata dal principe Sci-pione Borghese, raccontandol'avventura in La metà del mon-do vista da un'automobile. E' ilmotore a scattare in fuga, la po-esia arranca, gregaria.

FEDERICOPEIRETTI

Una strisciolina dicarta, larga qualche centime-tro, incollata agli estremi, do-po averne dato unmezzo girodi torsione, è una delle figurepiù straordinarie e sorpren-denti del mondo matematico.Si chiama «nastrodiMöbius»e la sua popolarità è arrivataben oltre l'ambiente deimate-matici. A raccontarci la sto-ria di questa figura è CliffordA. Pickover, scrittore di fan-tascienza e di divulgazione,nel suo nuovo libro, Il nastro

di Möbius. Pickover è un perso-naggio molto originale, come ilsuo sito al quale raccomandia-mo di fare una visita: ht-tp://sprott.physics.wisc.edu/PICKOVER/home.htm.E' sufficiente, muniti di col-

la e forbici, avere la pazienzadi costruire uno di questi na-stri per restare sconcertati difronte alle sue caratteristi-che. Se proviamo a percorre-re con un dito la superficie delnastro, scopriamo che ritor-niamo al punto di partenzasenza mai staccare il dito.Questo significa che il nastrodi Möbius ha una sola superfi-cie, cioè non ha due facce, unainferiore e una superiore, co-me un normale anello di car-ta. Se una formica percorres-se tutto il nastro, alla fine si ri-troverebbe al punto di parten-za, senza «salti» o «stacchi».Proviamo a tagliarlo a me-

tà. Contrariamente a quanto cipotremmo aspettare non avre-mo due nastri, ma uno solo piùlungo. Tagliamo ancora ametàla striscia così ottenuta e, sor-presa, otteniamo due strisce le-gate fra loro. Il lettore curiosoproseguirà per conto suo que-sta ricerca e scoprirà che ta-gliando il nastro all'altezza diun terzo dal bordo otterrà duestrisce, una è ancora un nastrodi Möbius, l'altra è una striscia

con una torsione di 360˚. Se in-vece di una sola torsione di180˚ diamo al nastro due, tre opiù torsioni, otterremo ancoradei risultati inaspettati. Alla fi-ne il lettore avrà il tavolo pienodi nastri più o meno contorti esarà anche logico che si chiedaquale senso possono avere.Oltre ai maghi, che li utiliz-

zano per i loro giochi di presti-gio, e agli artisti, affascinati daqueste forme, fra i primi ad oc-cuparsene ci sono stati diversigrandi matematici. Carl Frie-drich Gauss, ad esempio, incu-riosito dalla strana figura neavrebbe suggerito lo studio adue suoi allievi, August Ferdi-nand Möbius e Johann Bene-dict Listing. La paternità dell'oggetto spetterebbe a Listing,il primo che abbia pubblicatoun articolo sull'argomento.

TOPOLOGIA«Nastro di Möbius» oppure«Nastro di Listing»: decisa-mente preferiamo il primo no-me che evoca subito qualcosadi magico. Möbius in ogni casoè il matematico che ne ha ap-profondito lo studio. A Listingva il merito di aver coniato iltermine «topologia», per indi-care quella vasta branca dellamatematica chiamata anche«geometria del foglio di gom-ma», poiché studia le proprietàdi una figura che restano inalte-rate quando questa venga sot-toposta a una deformazione.La topologia è parte importan-te della matematicamoderna eil nastro di Möbius è modo mi-glioreper avviarne lo studio.Nel suo libro Pickover ci fa

scoprire i tanti aspetti impreve-dibili di un nastro che ha porta-to a gioielli, musiche, case, rac-conti e rompicapi insoliti. C'èpersino un brevetto cinese perun trenino che viaggia su bina-

ri Möbius. Max Bill, il celebreartista svizzero, ha scritto aproposito dei nastri di Möbius:«Sono convinto che la loro effi-cacia stia in parte nel loro valo-re simbolico; essi sono modelliper la riflessione e la contem-plazione».Quali sorprese riserva un

semplice nastro di carta! L'ov-vio, diceva Voltaire, esiste so-lo per l'idiota. Anche l'oggettoall'apparenza più banale,com'è appunto un nastro dicarta, può riservaremolte sor-prese e portare a interessantiscoperte chi lo sa osservarecon attenzione.

COM’E’MAGICOILNASTRO

L’OCCHIO E L’ORECCHIOGIOVANNI

DE LUNA

A SCUOLADI TELEVISIONEIl mercato e lo strapotere dell'audiencemettono a rischio

qualsiasi istanza pedagogica: insegnare ai ragazzia sollevare il coperchio per riconoscere che cosa c'è dentro

Bolidi PrimoNovecento, quandoil progresso correva ai 45 all’ora

«Bolidi»,come in trelustriil mondocambiòvelocità

QUATTRORUOTED’EUROPA

Un disegnodi MauritiusCorneliusEscher«Anellodi Möbius II»,1963

Möbius Una tra le figure piùstraordinarie del mondo matematico

Ha portato a gioielli,musiche, case, raccontie rompicapi insoliti:c'è persino un brevettocinese per un trenino

Percorsi TuttolibriSABATO 13 GENNAIO 2007

LA STAMPA IX

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Page 10: 2007-01-13

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - X - 13/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/10 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/01/07 19.05

11. Un posto nel mondo 37Volo 15,00 MONDADORI

12. La pensione Eva 35Camilleri 14,00 MONDADORI

13. Crypto 35Brown 18,60 MONDADORI

14. Ragionevoli dubbi 33Carofiglio 12 SELLERIO

15. Tutto il Grillo che conta 33Grillo 13,00 FELTRINELLI

16. L’ombra del vento 33Ruiz Zafon 12,00 MONDADORI

17. La grande bugia 32Pansa 18,00 SPERLING & KUPFER

18. Donne informate sui fatti 29Fruttero 16,50 MONDADORI

19. La ragazza del secolo scorso 28Rossanda 18,00 EINAUDI

20. Tre metri sopra il cielo 26Moccia 10,00 FELTRINELLI

21. Il codice da Vinci 26Brown 18,60 MONDADORI

22. Come Dio comanda 24Ammaniti 19,00 MONDADORI

23. Il mio nome è rosso 22Pamuk 11,80 EINAUDI

24. Inés dell’anima mia 21Allende 17,00 FELTRINELLI

25. Caos calmo 21Veronesi 17,50 BOMPIANI

26. L’impero di Cindia. Cina... 20Rampini 15,00 MONDADORI

27. La verità del ghiaccio 20Brown 5,00 MONDADORI

28. Le cronache di Narnia 20Lewis 20,00 MONDADORI

29. Ascolta la mia voce 19Tamaro 15,50 RIZZOLI

30. La vedova scalza 19Niffoi 15,00 ADELPHI

31. La scoperta dell’alba 18Veltroni 16,00 RIZZOLI

32. Innocente. Una storia vera 17Grisham 18,60 MONDADORI

33. Il piccolo principe 17Saint-Exupéry 7,00 BOMPIANI

34. La verità del ghiaccio 17Brown 18,60 MONDADORI

35. Un altro giro di giostra 17Terzani 18,60 LONGANESI

36. Testimone inconsapevole 17Carofiglio 11,00 SELLERIO

37. A passo di gambero 16Eco 17,50 BOMPIANI

38. Sono come il fiume... 16Coelho 16,00 BOMPIANI

39. Io & Marley 16Grogan 14,50 SPERLING & KUPFER

40. Le mille balle blu 15Gomez, Travaglio 11,50 BUR RIZZOLI

41. Olive comprese 15Vitali 16,00 GARZANTI

42. Quello che non si doveva dire 15Biagi; Mazzetti 18,00 RIZZOLI

43. La classe fa la ola mentre... 15Beer (cur.) 10,00 RIZZOLI

44. Predatore 15Cornwell 19,00 MONDADORI

45. I segreti di Roma. Storie... 15Augias 18,50 MONDADORI

46. Stagioni 15Rigoni Stern 10,80 EINAUDI

47. Rosso corallo 14Casati Modignani 17,50 SPERLING & KUPFER

48. Suite francese 13Némirovsky 19,00 ADELPHI

49. Parlami d’amore 13Muccino; Vangelista 16,00 RIZZOLI

50. Deus caritas est 13Benedetto XVI 1,50 LIBRERIA EDITRICE VATICANA

51. Ad occhi chiusi 13Carofiglio 10,00 SELLERIO

52. Il profumo 13Süskind 17,60 LONGANESI

53. La ballata delle prugne secche 13Pulsatilla 10,00 CASTELVECCHI

54. E’una vita che ti aspetto 12Volo 7,80 MONDADORI

55. Istanbul 12Pamuk 18,50 EINAUDI

56. Ti prendo e ti porto via 12Ammaniti 8,40 MONDADORI

57. Memorie di una geisha 12Golden 18,60 LONGANESI

58. Come diventare bella, ricca... 12Giacobbe 12,00 MONDADORI

59. L’ombra del vento 12Ruiz Zafon 18,00 MONDADORI

60. Angeli e demoni 12Brown 18,60 MONDADORI

61. Shantaram 11Roberts 22,00 NERI POZZA

62. Questa storia 11Baricco 15,00 FANDANGO

63. Il diavolo veste Prada 11Weisberger 13,50 PIEMME

64. Io amo l’Italia. Ma gli italiani... 11Allam 17,00 MONDADORI

65. In nome della madre 11De Luca 7,50 FELTRINELLI

66. Eragon 11Paolini 6,00 FABBRI

67. Mare delle verità 11De Carlo 16,00 BOMPIANI

68. Un indovino mi disse 11Terzani 8,60 TEA

69. L’Italia spezzata. Un paese... 11Vespa 18,00 MONDADORI - RAI ERI

70. Undici minuti 11Coelho 6,00 BOMPIANI

AI PUNTILUCIANO

GENTA

È HARRY IL 1˚DEI 100

PIÙ VENDUTI

3

91. L’amore o quasi 9Dunne 15,50 GUANDA

92. Dio ci salvi dagli inglesi... o no!? 9Caprarica 18,00 SPERLING & KUPFER

93. La differenza cristiana 9Bianchi 8,00 EINAUDI

94. Niente di vero tranne gli occhi 9Faletti 5,00 BALDINI CASTOLDI DALAI

95. Il sentiero dei nidi di ragno 8Calvino 7,40 MONDADORI

96. Guinness World Records 2007 8Autori vari 27,00 MONDADORI

97. L’alchimista 8Coelho 16,00 BOMPIANI

98. Se questo è un uomo 8Levi 9,80 BOMPIANI

99. Fate la nanna. Il semplice... 8Estivill; De Béjar 8,00 MANDRAGORA

100. Memoria delle mie puttane... 8García Márquez 5,00 MONDADORI

1. JoanneKathleenRowling,natail 31 luglio1965aYate,GranBretagna,l’arteficediHarryPotter.2.KhaledHosseini,afghano-americano,autoredi«Il cacciatorediaquiloni».3.FedericoMoccia, incimaalleclassifichecon«Hovogliadi te»

2

1

71. La luna fredda 11Deaver 19,00 SONZOGNO

72. 1984 10Orwell 7,80 MONDADORI

73. Ti amerò per sempre 10Angela 15,00 MONDADORI

74. L’amico ritrovato 10Uhlman 5,00 FELTRINELLI

75. Il codice da Vinci 10Brown 12,00 MONDADORI

76. La traccia 10Cornwell 5,00 MONDADORI

77. I fantasmi di pietra 10Corona 17,00 MONDADORI

78. Lettera a un insegnante 9Andreoli 9,50 RIZZOLI

79. I segreti di Roma. Storie... 9Augias 5,00 MONDADORI

80. Lo strano caso del cane... 9Haddon 9,80 EINAUDI

81. L’infinito viaggiare 9Magris 17,00 MONDADORI

82. Eragon. L’eredità. Vol. 1 9Paolini 18,90 FABBRI

83. Ricordi di un vicolo cieco 9Yoshimoto 11,00 FELTRINELLI

84. La sorella 9Márai 16,50 ADELPHI

85. Esco a fare due passi 9Volo 8,40 MONDADORI

86. Angeli e demoni 9Brown 12,00 MONDADORI

87. Cargo 9Simenon 18,00 ADELPHI

88. Quella sera dorata 9Cameron 19,00 ADELPHI

89. Il broker 9Grisham 5,00 MONDADORI

90. Le mie montagne. Gli anni... 9Bocca 14,00 FELTRINELLI

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALL’ISTITUTO DEMOSKOPEA DI MILANO, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 120 LIBRERIE A ROTAZIONE, DI CUI 80 EFFETTIVE. SI ASSEGNANO I 100PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE.

Ilmaghettoharifattoboom:è lui,HarryPotter, conla sua sesta avventura alle prese col principemez-zosangue, il più venduto in libreria nel corso del2006, secondo le rilevazioni Demoskopea. Non glisuccedeva dal 2001 (con La pietra filosofale), poi

era stata la volta di Fallaci, Camilleri e per due anni diseguito, 2004 e 2005, di Dan Brown. Così, per una vol-ta, emerge la tabelladei «ragazzi»,per altropovera: so-lo altri 4 titoli fra i primi 100 (Lewis con Narnia, SaintExupéry e un doppio Paolini con Eragon). Numerica-mente, prevalgono i romanzi stranieri (36 su 100, pri-mo Il cacciatorediHosseini)seguiti dai romanzi italiani

(32: in testaMoccia conHovoglia di te, Saviano, la verasorpresa dell’anno, poi i più prevedibili Camilleri e Fa-letti). I titoli di saggistica sono 18 (qui Terzani precedeAugias, Pansa e Rampini) e nella varia 9 (con l’exploitdella Littizzetto). Considerando i tascabili (20 su 100)vince Zafòn (e sommando l’edizione rilegata divente-rebbe9˚assoluto).Nella classificadeigruppi editorialiprevale ancora una volta Segrate, con 50 titoli su 100:37Mondadori, 7Einaudi, 4Sperling, 2Piemme.Secon-doRizzoli con 22 titoli: 7 della casamadrequanti quellidi Bompiani, più 5 Adelphi, 2 Fabbri, 1 Sonzogno. Ter-zo l’arcipelagoMauri Spagnol, 8 titoli (ma tra questi il

primoe il quinto assoluti, Rowling eTerzani): in detta-glio, 4 Longanesi, 1 Guanda, 1 Salani, 1 Garzanti, 1 Tea.A chiudere il conto, 8 Feltrinelli, 5 Sellerio, 2 BaldiniCastoldi Dalai e 1 rispettivamente per la Libreria ed.Vaticana, Neri Pozza, Castelvecchi, Fandango e Man-dragora. I 100 punti di Harry Potter, nel campione,equivalgono a circa 350 mila copie: la casa editrice neha dichiarate oltre 800mila,ma, come si sa, qui le rile-vazioni riguardanosolo le librerie, ne è esclusa la gran-de distribuzione. Dunque, come sempre, va ricordatoche «la mappa non è il territorio». Ma per orientarsi,megliounamappatrasparente,anchese«parziale».

Ho voglia di teMOCCIAFELTRINELLI

71

La vampad’agostoCAMILLERISELLERIO

52

Fuori daun evidentedestinoFALETTIBALDINI CASTOLDI DALAI

48

Inchiestasu GesùAUGIAS, PESCEMONDADORI

46

RiverginationLITTIZZETTOMONDADORI

42

Le alidella sfingeCAMILLERISELLERIO

42

E GLI ALTRI NOVANTA

I signori bestsellers

I PRIMI DIECI

La classifica TuttolibriSABATO 13 GENNAIO 2007

LA STAMPAX

1Harry Pottere il principemezzosangueROWLINGSALANI

100 2Il cacciatoredi aquiloniHOSSEINIPIEMME

83 3 4Gomorra.Viaggionell’impero...SAVIANOMONDADORI

69 5La fineè il mio inizio.Un padre...TERZANILONGANESI

56

6 7 8 9 10

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Page 11: 2007-01-13

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - XI - 13/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/11 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/01/07 19.06

IRENE NEMIROVSKYDavid Goldertraduzione di Margherita BelardettiADELPHI, PP. 180, !16

«David Golder» è un romanzo dellascrittrice Irene Némirovsky, che halegato il suo nome a «Suite francese».«E’ una storia - riepiloga Alain Elkann- ambientata nella Francia tra le dueguerre. Golder è un personaggio chepotrebbe trovare il suo posto in unacommedia di Bernstein o in un film inbianco e nero interpretato da VonStroheim o meglio ancora da PeterLory. Golder è un uomo d’affari ebreoche si lascia trascinare in un giocopericoloso di speculazioni perprocurarsi il denaro ed il lusso».

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ALESSANDRO MANZONII promessi sposiIntroduzione e notedi Vittorio SpinazzolaGARZANTIPP: XXXIV-522, !8,50

«Voglio ascoltare la lettura dei“Promessi Sposi” al di fuori da uncontesto scolastico o da ogniretorica. Per fare questo ho compratoil romanzo in edizione tascabile e hocominciato a rileggerlo con grandegusto. Rileggere è bellissimo perchéanche se si conoscono già la trama e ipersonaggi si scoprono cose cheerano sfuggite in una prima lettura eche ci appaiono improvvisamentestraordinarie».

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INFRANCIACONL’UOMOD’AFFARIEBREO

LE SUE SCELTE

CONSTANT WAIRYIl valletto di Napoleonea cura di Patrizia VarettoSELLERIO, PP. 341, !12

«In un pomeriggio - spiega AlainElkann - ho anche letto per caso “Ilvalletto di Napoleone”. Da quandoErnesto Ferrero ha scritto il suoromanzoN. (Einaudi) che parla di unNapoleone ormai vinto all’isolad’Elba, ho cominciato a leggere librisu Napoleone e devo dire che sonobelle le pagine in cui il vallettoConstant, che vive sempre accantoall’Imperatore lo descrive nella gloria,in guerra, nella vittoria e nellasconfitta fino appunto all’esilioall’isola d’Elba».

ALAINELKANN

Gli ultimi giorni di dicem-bre, le prime settimane di genna-io e il Ferragosto sono per me imomenti migliori da dedicare al-la lettura. Non parlo di letture ob-bligatorie, di libri che ricevo peril mio programma televisivo«Due minuti e un libro» (La7) o dilibri che mi inviano per cortesia oper amicizia autori ed editori, madi libri che mi compero io. Sono li-bri che mi attraggono, che stoaspettando, che magari non sonotradotti e allora li compro quan-do viaggio o li ordino attraversoInternet. Come nasce il desideriodi leggere un libro è secondo meun capriccio, una voglia irraziona-le spesso improvvisa. Puoi sco-prirlo per caso in libreria o sullabancarella o puoi essere attrattoda una recensione o da quello chesenti dire da qualcuno. Propriodurante il periodo natalizio mi èvenuto il desiderio di rileggere iPromessi Sposi di AlessandroManzoni. Rileggerlo come ho ri-letto per esempio Guerra e Pace diTolstoj due agosti fa o L’idiota diDostoevskij lo scorso agosto.Voglio ascoltare la lettura dei

Promessi Sposi al di fuori da uncontesto scolastico o da ogni reto-rica. Per fare questo ho compratoil romanzo in edizione tascabile eho cominciato a rileggerlo congrande gusto. Rileggere è bellissi-mo perché anche se si conosconogià la trama e i personaggi si sco-prono cose che erano sfuggite inuna prima lettura e che ci appaio-no improvvisamente straordina-rie. Succede poi che, anche se

uno ha molti libri messi ben in vi-sta sul tavolo che ha davanti, ci sialza e capita di guardare la biblio-teca e si viene attratti da un libroche magari è lì da tempo.Il giorno di Capodanno ho preso

in mano il volume 493 della Biblio-teca Adelphi, copertina rossa unromanzo di Irène Némirovsky, l’au-trice di Suite Francese, libro cheavevo già letto con grande gusto. Iltitolo del romanzo è David Golder.E’ una storia ambientata nellaFrancia tra le due guerre e Golderè un personaggio che potrebbe be-nissimo trovare il suo posto in unacommedia di Bernstein o in un film

in bianco e nero interpretato daVon Stroheim o meglio ancora daPeter Lorre. E’ la storia un po’ tra-gica di un uomo d’affari ebreo chesi lascia trascinare in un gioco peri-coloso di speculazioni per procu-rarsi il denaro ed il lusso, che glidanno l’illusione di poter compera-re i sentimenti, almeno di ricono-scenza, di sua moglie Gloria e diquella che lui crede essere sua fi-glia Joyce, ma che in realtà è la fi-glia naturale di uno spregiudicatogiocatore e cicisbeo che da anni èl’amante di sua moglie.David Golder è la storia dell’an-

goscia di un uomo che soffre di unaangina pectoris che lo condurrà al-la morte, ma è anche la descrizioneperfetta di un mondo decadente, ci-nico e orribile dove il denaro è lasola cosa che conta per poter conti-nuare a vivere fuori dal mondo inun lusso grottesco e malinconicoche ha odore di cipria e di lacrime.A Parigi in dicembre avevo com-

perato due libri curiosi Avec Ca-mus di Jean Daniel (Gallimard) eCahiers de Guerre di MargueriteDuras (I.O.L.). Jean Daniel ritornain un libro di memorie sulle traccedel suo maestro di vita e di giorna-lismo Albert Camus l’autore delloStraniero, ma anche l’intellettualeimpegnato, il direttore di «Com-bat» mitico quotidiano a cui colla-boravano i grandi scrittori e intel-lettuali esistenzialisti e quindi edi-torialista dell’«Express» il settima-nale a cui collaborarono FrançoiseGiroud, André Mauriac, PierreMendès-France... C’è poi una lun-ga parte del saggio dedicata a Ca-mus e la guerra di Algeria e anchealla sua rottura con Sartre.

Nei suoi Cahiers de Guerre laDuras parla degli anni della guer-ra in cui vive in Indonesia e capi-sce bene che da questi scritti trar-rà ispirazione per alcuni suoi fa-mosi romanzi compreso L’Aman-te (Feltrinelli), che fu un grandissi-mo best seller. In questo libro èanche curiosa la descrizione nelprimo dopoguerra di un’estate almare vicino a Bocche di Magra incui Giulio Einaudi, Dionigi Masce-olo e soprattutto Elio e GinettaVittorini vengono descritti sullaspiaggia nei piccoli gesti della va-canza. Le donne si abbronzanotra di loro, gli uomini giocano apalla, i corpi sono giovani e sen-suali. Sembra di vedere un film diAntonioni o di Visconti.In un pomeriggio ho anche let-

to per caso Il Valletto di Napoleone(Sellerio) da quando Ernesto Fer-rero ha scritto il suo romanzo N.(Einaudi) che parla di un Napoleo-ne ormai vinto all’isola d’Elba, hocominciato a leggere libri su Napo-leone e devo dire che sono belle lepagine in cui il valletto Constant,che vive sempre accanto all’Impe-ratore lo descrive nella gloria, inguerra, nella vittoria e nella scon-fitta fino appunto all’esilio all’iso-la d’Elba.Avevo chiesto a un libraio roma-

no se aveva le poesie di SandroPenna. Mi ha risposto no, ho soloProse e foglietti sparsi scritti tra il’39 e il ’41 (Gli Elefanti di Garzanti).Ho comprato il libro, l’ho letto. Ilracconto Un po’ di febbre da cuiprende il titolo il libro mi ha fattotornare in mente una poesia delgrande poeta greco alessandrinoKavafis «Passata la mezzanotte».L’omosessualità è descritta coneleganza e con passione. Ho ancheripensato a un libro che vorrei ri-leggere di Giorgio Bassani Gli oc-chiali d’oro (Mondadori) forse ilsuo libro più bello sul tema della di-scriminazione.Adesso ho ancora due libri che

aspettano di essere letti. Devo di-re che li ho già sfogliati, ho già let-to qualche pagina. Sì, mi piace an-che annusare i libri. Tenerli conme, metterli in valigia, posarli sulcomodino la notte, aprirli e poi aun certo punto cominciare a legge-re. Uno è l’autobiografia di GianniVattimo scritta con PiergiorgioPaterlini Non essere Dio (AlibertiEditore), l’altro è un romanzo diun giovane narratore francesePhilippe Forest Per tutta la notte acura di Domenico Scarpa pubbli-cato da Alet.L’autobiografia a quattro mani

di Vattimo mi interessa perché co-nosco bene il filosofo e mi piaccio-no molto i libri intervista, perchécredo che riescano ad esprimerebene pensieri magari complessi inmodo più semplice. Philippe Fo-rest l’ho conosciuto a Palermo du-rante un dibattito del PremioMondello e ho capito che si trattadi uno scrittore giovane e molto in-teressante.Ci sono adesso tre nuovi libri

che ronzano nei miei pensieri do-po aver letto un elzeviro di Fran-co Cordelli sull’opera di Isaak Ba-bel e in particolare sul meridianoTutte le opere (Mondadori) in cuilo scrittore descrive la prosa poe-tica del grande narratore ebreodesidero per lo meno comperarequel volume.Poi sono curioso di leggere il

saggio di Maurizio Molinari GliEbrei di New York (Laterza) e infi-ne aspetto anche il nuovo roman-zo di Mario Fortunato (Bompia-ni) di cui sono molto curioso. Illettore si domanderà se nelle mieletture c’è un filo rosso, un nesso.Confesso che le mie letture na-scono da impulsi e capricci, con-sidero un grande lusso e un gran-de divertimento lasciarmi sedur-re dai libri.

L’INVIDIAALLA RICERCA

DELL’ARTISTA«L’invidia» è, in ordine di tempo,l’ultimo lavoro di Alain Elkann, per itipi di Bompiani (pp. 132, !10). Ne èprotagonista unoscrittore-giornalista, travolto da unacuriosità sempre più ossessiva perun famoso artista: Julian Sax.Recensendo il romanzo su Tuttolibri,Lorenzo Mondo osserva: «L’invidiadiventa infine la storia di un’idea diromanzo che, liberandosi da pratiche,pretestuose finalità (la guarigionedell’autore) valga soltanto per sestesso, per l’autonoma capacità diesprimere le contraddittorie passionidell’animo umano. Un romanzoaperto e tutto da scrivere».

TUTTOlibri RESPONSABILE: NICO ORENGO. IN REDAZIONE: LUCIANO GENTA, BRUNO QUARANTA. E-MAIL: [email protected] SITO INTERNET: www.lastampa.it/tuttolibri/

Parigi1938, al caffè:nella capitale franceseèambientato il romanzodi IrèneNémirovsky«DavidGolder»

Vita Alain Elkann è nato a New York nel 1950. Giornalista e scrittore. Collabo-ra a «La Stampa», «Lo Specchio», «Nuovi Argomenti», «Panta». Una lungaconsuetudine lo ha legato ad Alberto Moravia, di cui ha scritto la «Vita» perBompiani, tradotta in più di quindici lingue.

Opere Alain Elkann esordì come narratore con «Piazza Carignano» (nei Tasca-bili Bompiani). Sempre nel catalogo Bompiani, tra gli altri titoli, «Essereebreo» (con Elio Toaff), «Il padre francese», «John Star», «Una lunga estate»,«Mitzvà», «Giorno dopo giorno».

AlainElkann

Diario di lettura TuttolibriSABATO 13 GENNAIO 2007

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