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QUALE ROMANZO Il futuro nelle vite vissute Come superare l’inesperienza di Scurati GUGLIELMI P. III MIRELLA SERRI Una cultura della morte o una cultura viva, produttiva, «desiderante», slogan iperusato all'epoca, negli Anni Settanta? A trent' anni di distanza dalla ribel- lione dei ragazzi del '77, qua- le il bilancio? A riaprire il di- battito su pro e contro di un periodo e di un movimento pieni di luci e di ombre è il bel racconto di Lucia Annun- ziata dedicato al 1977. L'ulti- ma foto di famiglia (Einaudi). La giornalista, scrittrice, ex presidente della Rai, riper- corre fasti ed esiti nefasti (l' uccisione nel 1977 di Casale- gno, vicedirettore della Stampa) della «rivolta», così fu anche chiamata, del '77. Che tra le pagine nere ebbe anche quelle del passamon- tagna e del terrore. Cosa ne pensa oggi chi, con i suoi libri, rappresentò il labora- torio della cosiddetta «nuova sinistra» e fu il mentore di tan- te tribù politico-culturali, di maoisti, leninisti, lottacontinui- sti, castristi, e via dicendo? «Pubblicavo tutti i testi di quello che allora si definiva il movimento - ricorda Giulio Savelli, giovanissimo editore fin dagli Anni Sessanta della Samonà e Savelli. Oggi Savel- li ha abbandonato il lavoro editoriale, ex deputato del Po- lo e musicologo è alle prese con un saggio su Wolfgang Amadeus Mozart -. Si tratta- va in gran parte di pamphlet cucinati dal fuoco vivo delle assemblee dove si discuteva di tutto, dalle carceri iraniane al diritto di aborto. Un calde- rone. Ma non solo. Alcuni li- bri ebbero un gran successo: La strage di Stato, per esem- pio,una “controinchiesta” sul- la strategia della tensione e le bombe del 12 dicembre 1969 a piazza Fontana, Porci con le ali, di Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice, Scrittori e popolo, di Alberto Asor Rosa. Quella stagione per me però terminò bruscamente nel 1976. Ero trozkista e mi tro- vai ad imboccare un via libe- ral. Un percorso che io chia- mo il mio “filo rosa” e che non è solo mio nell'ex sinistra eu- ropea, basta pensare a Willy Brandt e ad Andreas Papan- dreu. In un saggio sulla rivi- sta Il leviatano di Ernesto Gal- li della Loggia, Franco Moret- ti, Giuseppe Bedeschi, Paolo Flores d'Arcais, esponevo la mia disillusione». Il suo abbandono della casa da lei creata non fu solo una scel- ta editoriale? «Fu anche una scelta di vita. Abitavo a via dei Coronari. Tutti i sabati in quella zona centrale di Roma si scatena- va la guerriglia urbana. Capi- vo che tutto quello di cui si SHOAH L’abuso della ricorrenza Una domanda tabù: è morale la memoria? LOEWENTHAL P. IX DIARIO DI LETTURA Ballando con Inge La signora Feltrinelli e i suoi Nobel ZUCCONI P. XII FULMINI NICO ORENGO [email protected] PAVESE OLTRE I VETI TUTTO libri IL MIGLIORE ’77 ERA IN ROSA E CON LE ALI Una striscia tratta dalla serie «Zanardi» di Andrea Pazienza, scomparso nel 1998, fondatore tra l’altro della rivista «Frigidaire». In basso, Giulio Savelli Savelli L’editore del Movimento “rilegge” i libri di allora: “Nessun racconto adeguato su molotov o P38 ma una bella storia di ardori adolescenziali” LA STAMPA SABATO 27 GENNAIO 2007 PAGINA I Continua a pagina II Dopo la pubblicazione, da Einaudi, della tesi di Pavese sulla poesia di Whitman, non sarebbe il caso di reinserire i taccuini segreti, quelli degli scritti su antifascismo e nazionalsocialismo, nel «Mestiere di vivere»? E’ un invito che viene dalle pagine della biografia di Pavese ora pubblicata da Lorenzo Mondo, che quei taccuini pubblicò, sulla «Stampa» dell’8 agosto del ’90, e dal saggio di Pier Luigi Battista, «Cancellare le tracce» sui silenzi di molti intellettuali collusi con l’ideologia fascista. Sono ormai lontani i veti di Calvino e Natalia Ginzburg. Nel decennio che raggiunge l'acme con il '77 degli autonomi e degli indiani metropolitani nascevano i volumi di piombo. Balestrini, nelle poesie Ma noi facciamone un'altra, aveva praticato l'insurrezione del dizionario. Ben altra «Insurrezione», si chiamava così l'ultimo capitolo, di Vogliamo tutto. Nel romanzo lo scrittore si cimentava con il furore di un salariato dell'industria e descriveva la rivolta a Fiat Mirafiori, bastonate e molotov tra lavoratori e polizia. Nel 1976 lo scrittore soffiava sul fuoco con la trascrizione dei testi clandestini e ufficiali del terrorismo, nell'opera-collage la Violenza illustrata.A mettere poi nero su bianco il meridione proletario ci provava una tuta blu, Vincenzo Guerrazzi: Nord e Sud uniti nella lotta. Toni Negri elaborava Il dominio e il sabotaggio, manifesto dell'autonomia armata. La fucina editoriale sfornava poi a pieno ritmo opere di Lenin, Mao Tse Tung, Trotsky e del feroce coreano Kim il Sung. Gli studenti divoravano La resistenza accusa di Pietro Secchia. In controtendenza, Alberto Arbasino con Fantasmi italiani . Lo scrittore di Voghera metteva alla berlina gli equivoci collettivi di anni tribali. p SETTIMANALE LEGGERE GUARDARE ASCOLTARE NUMERO 1548 ANNO XXXI [email protected] NA

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - I - 27/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 26/01/07 18.50

QUALE ROMANZOIl futuro nellevite vissuteCome superarel’inesperienzadi ScuratiGUGLIELMI P. III

MIRELLASERRI

Una cultura dellamorte o una cultura viva,produttiva, «desiderante»,slogan iperusato all'epoca,negli Anni Settanta? A trent'anni di distanza dalla ribel-lione dei ragazzi del '77, qua-le il bilancio? A riaprire il di-battito su pro e contro di unperiodo e di un movimentopieni di luci e di ombre è ilbel racconto di Lucia Annun-ziata dedicato al 1977. L'ulti-ma foto di famiglia (Einaudi).La giornalista, scrittrice, expresidente della Rai, riper-corre fasti ed esiti nefasti (l'uccisione nel 1977 di Casale-gno, vicedirettore dellaStampa) della «rivolta», cosìfu anche chiamata, del '77.Che tra le pagine nere ebbeanche quelle del passamon-tagna e del terrore.Cosa ne pensa oggi chi, con isuoi libri, rappresentò il labora-torio della cosiddetta «nuovasinistra» e fu il mentore di tan-te tribù politico-culturali, dimaoisti, leninisti, lottacontinui-sti, castristi, e via dicendo?«Pubblicavo tutti i testi diquello che allora si definiva ilmovimento - ricorda GiulioSavelli, giovanissimo editorefin dagli Anni Sessanta dellaSamonà e Savelli. Oggi Savel-li ha abbandonato il lavoroeditoriale, ex deputato del Po-lo e musicologo è alle presecon un saggio su Wolfgang

Amadeus Mozart -. Si tratta-va in gran parte di pamphletcucinati dal fuoco vivo delleassemblee dove si discutevadi tutto, dalle carceri iranianeal diritto di aborto. Un calde-rone. Ma non solo. Alcuni li-bri ebbero un gran successo:La strage di Stato, per esem-pio,una “controinchiesta” sul-la strategia della tensione e lebombe del 12 dicembre 1969 apiazza Fontana, Porci con leali, di Lidia Ravera e MarcoLombardo Radice, Scrittori epopolo, di Alberto Asor Rosa.Quella stagione per me peròterminò bruscamente nel1976. Ero trozkista e mi tro-vai ad imboccare un via libe-ral. Un percorso che io chia-mo il mio “filo rosa” e che nonè solo mio nell'ex sinistra eu-ropea, basta pensare a WillyBrandt e ad Andreas Papan-dreu. In un saggio sulla rivi-sta Il leviatano di Ernesto Gal-li della Loggia, FrancoMoret-ti, Giuseppe Bedeschi, PaoloFlores d'Arcais, esponevo lamia disillusione».Il suo abbandono della casa dalei creata non fu solo una scel-ta editoriale?«Fu anche una scelta di vita.Abitavo a via dei Coronari.Tutti i sabati in quella zonacentrale di Roma si scatena-va la guerriglia urbana. Capi-vo che tutto quello di cui si

SHOAHL’abusodella ricorrenzaUna domandatabù: è moralela memoria?LOEWENTHAL P. IX

DIARIO DI LETTURABallandocon IngeLa signoraFeltrinellie i suoi NobelZUCCONI P. XII

FULMININICO ORENGO

[email protected]

PAVESEOLTRE

I VETI

TUTTOlibri

ILMIGLIORE ’77ERA INROSAECONLEALI

Una striscia tratta dalla serie «Zanardi» di Andrea Pazienza, scomparso nel 1998, fondatore tra l’altro della rivista «Frigidaire». In basso, Giulio Savelli

SavelliL’editore delMovimento “rilegge” i libridi allora: “Nessun racconto adeguato sumolotovoP38maunabella storia di ardori adolescenziali”

LA STAMPASABATO 27 GENNAIO 2007

PAGINA I

Continuaa pagina II

Dopo la pubblicazione, da Einaudi, della tesi diPavese sulla poesia di Whitman, non sarebbe il casodi reinserire i taccuini segreti, quelli degli scritti suantifascismo e nazionalsocialismo, nel «Mestiere divivere»? E’ un invito che viene dalle pagine dellabiografia di Pavese ora pubblicata da LorenzoMondo, che quei taccuini pubblicò, sulla «Stampa»dell’8 agosto del ’90, e dal saggio di Pier LuigiBattista, «Cancellare le tracce» sui silenzi di moltiintellettuali collusi con l’ideologia fascista. Sonoormai lontani i veti di Calvino e Natalia Ginzburg.

Nel decenniocheraggiunge l'acmecon il '77degli autonomiedegliindianimetropolitaninascevano i volumidi piombo.Balestrini, nellepoesieManoi facciamoneun'altra, avevapraticato l'insurrezionedeldizionario.Benaltra«Insurrezione»,si chiamavacosì l'ultimocapitolo,diVogliamotutto.Nel romanzo lo scrittoresi cimentavaconil furoredi unsalariatodell'industriaedescriveva la rivoltaaFiatMirafiori, bastonateemolotov tra lavoratoriepolizia.Nel 1976 loscrittoresoffiavasul fuococon la trascrizionedei testi clandestini eufficialidel terrorismo,nell'opera-collage laViolenza illustrata. Ametterepoi nerosubianco ilmeridioneproletarioci provavaunatutablu,VincenzoGuerrazzi:NordeSuduniti nella lotta.ToniNegrielaborava Il dominio e il sabotaggio,manifestodell'autonomiaarmata.La fucinaeditoriale sfornavapoi apienoritmooperediLenin,MaoTseTung,Trotskyedel ferocecoreanoKim ilSung.GlistudentidivoravanoLa resistenzaaccusadiPietroSecchia. Incontrotendenza,AlbertoArbasinoconFantasmi italiani. Lo scrittorediVogheramettevaallaberlinagli equivoci collettivi di anni tribali.p

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - II - 27/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 26/01/07 18.28

Siamo tutti uominidi mondo, e quindidiciamo pure chesono prove d'affet-to. Come quella di

Giovanni Veronesi, che all'inizio di «Manuale d'amore2» inquadra «Caos calmo»,il bel libro di suo fratello San-dro premiato con lo Strega.E gli uomini di mondo, sa-pendo che cosa siano il came-ratismo e la tenerezza, si in-curiosiscono se, per caso, Pie-trangeloButtafuoco eCamil-la Baresani accolgono il pri-mo romanzo di Sergio Clau-dioPerroni («Nonmuorenes-suno», Bompiani) come ildrago infuocato sulla lettera-tura italiana. E se Perronimedesimo si avvale dei loroammirati sbalordimenti incopertina, di Buttafuoco, delquale è stato editor per le«Uova del drago», della Ba-resani, di cui è stato - per fa-re innocente gossip - in uffi-ciale corrispondenza senti-mentale. Siamo uomini dimondo e coltiviamo il pregiu-dizio positivo, anche perPer-roni, che da traduttorediMi-chelHouellebecq disse che al-la fine gli era venuto a noia.E allora Perroni - imbriglia-to nel risistemare o nel tra-slare la prosa altrui - s'è infi-ne svincolato e ha spiegato leali della sua prosa sua. Il co-ro dei critici - famigli e no - èdi entusiastico delirio. Percuimagari è in errore lo scri-vente, ma questo concerto divoci messo in campo da Per-roni per raccontare la biogra-fia e la psicologia di R.T. Fex- scrittore immaginario, disuccesso e battistianamenteautoesiliato - è un vero capo-lavoro di manierismo. Tra-duci di qua, correggi di là,Perroni ha capito che il pro-fessore di ginnastica rico-struisce Rex con una profu-sione di parolacce, il poetacon una profusione di con-giuntivi, la ragazza con unaprofusionedi rosee lacrimuc-ce, l'étoile dell'Opera conuna profusione di citazionisul pentagramma. Tuttopiuttosto scontato, tranne ilprezzodel volume.

LA RUPETARPEA

LUCIOCALPURNIO BESTIA

CONCERTODI VOCI

CON GOSSIP

LA POSTA DI CARLO FRUTTERO

era discusso, parlato, teo-rizzato non aveva nessu-na direzione se non la di-struzione. I testi da meediti trovavano largo con-senso. Spesso però, al con-trario, i libri che più ama-vo non riscuotevano al-cun apprezzamento».Quali erano?«Faccio un esempio. Duran-te la presentazione a Torinodi un saggio, Il Vietnam socia-lista, scritto da un vietnami-ta che criticava la dittaturadelNord, provai disagio, sen-so di estraneità profondissi-ma. Mi accaloravo a spiega-re le ragioni per cui bisogna-va combattere la tirannidedi sinistra e mi sentivo dardi gomito dagli altri interlo-cutori che sedevano al tavo-

lo con me. “Yankee go home”era lo slogan che volevanosentir risuonare nella sala. Al-tro che ragioni critiche. Io eroantiamericano e assolutamen-te favorevole alla causa viet-namita, però avrei voluto chesi discutesse anche di altromanon fupossibile».Lei faceva anche uscire Karl Kau-tsky ed Eric Fromm contro lamorale borghese, Wilhelm Rei-ch, Michail Bakunin, Paul Lafar-gue. C'erano dei classici di pesonella sua biblioteca turbolenta.«Certamente. Però, soprat-tutto quando si trovarono araccontare i cambiamenti dicostume, i rapporti con il ma-trimonio, l'eros, la famiglia, iragazzi del '77 dettero i lorofruttimigliori».Staparlandodi«Porci con leali»?«All'epoca non leggevo tuttii testi che pubblicavo. Se neoccupava Dino Audino. Ma

una volta, per caso, mi pro-pose il dattiloscritto con lastoria di Rocco e Antonia.Poi venne da me e io gli dis-si: “Invece delle solite 200copie facciamo 300. E lui“400”. Era un libro che fuo-riusciva dalla grigia tradizio-ne della letteratura di sini-stra. Vi si privilegiavanol'amore o il rapporto con lafamiglia, che i veri rivoluzio-nari sdegnavano o chiamava-no sentimenti piccolo-bor-ghesi. Così è nato un bestsel-ler che ha saputo descrivereil giro di boa compiuto dai di-sprezzati piccolo-borghesi.Ironia della sorte, la lettera-tura di allora non ci ha datonessun racconto adeguatosulle molotov o sulle P38 diquegli anni ma una bella sto-ria di ardori adolescenziali».Tra le pubblicazioni della casaeditrice che più fecero scalpore

vi fu un manuale di guerriglia ur-bana dove tra l'altro si insegnavaa confezionare le molotov. Co-meripensaoggiquestavicenda?«Non credo di dover averedei tardivi pentimenti. Era-no argomenti di cui si parla-va parecchio. Con la dire-

zione di Lucio Colletti, a me-tà degli Anni 60, uscì la rivi-sta La sinistra, a cui collabo-ravano con pseudonimomolti giornalisti e politici dispicco, da Vittorio Foa aLuigi Pintor, da Lucio Li-bertini a Lelio Basso. Gian-giacomo Feltrinelli nel 1968ci propose di far diventaresettimanale la testata. Col-letti abbandonò subito l'im-presa. Su questa nuova edi-zione apparve un articoloin cui si esortava alla violen-za metropolitana e si illu-strava la confezione dellebombe. Questo tanto per di-re che non c'era solo il librodella mia casa editrice.Qualche tempo dopo, Feltri-nelli ci fece avere per La si-nistra un suo articolo a dirpoco allarmante in cui spie-gava le ragioni per cui biso-gnava passare alla lotta ar-mata. Si decise di tagliarloe di posizionarlo in modoche fosse assai poco visibi-le. Feltrinelli, quando vide

lo scempio del suo scritto,si arrabbiò moltissimo».Quale la sua reazione?«Ci sospese i finanziamenti.Tutto l'ambiente tendeva allaviolenza. Oggi in libreria un li-bro diMarx non si trova. Nes-suno di quelli che lo hannoesaltato, anche tra i diesse,prende la penna per dire incosa ha sbagliato. La critica èimplicita nell'oblio».Tra i meriti del '77 vi fu l'inven-zione di un linguaggio ancheletterario e l'intuizione degli«indiani metropolitani» circale possibilità della comunica-zione, tanto che la rubrica del-le lettere di Lotta continua puòessere vista come una specie diblog. Che ne pensa?«Perme il gruppo più lontanoera Lotta continua. Coltivavauna visione irrazionale dellapolitica. Nella rubrica si giu-stificavano tutte le esigenzegiovanili, dal terrorismo alladroga. Parafrasando Lenin:l'infantilismo era proprio lamalattia dell'estremismo».

EINAUDIIN CASA

DEBENEDETTI

La Fondazione che custodisce i documenti e la bibliotecapersonale dell’editore, presieduta dal nipote Malcolm,trasloca a Torino nella casa dove visse il maggiore

critico italiano del Novecento

SCRIVERE ACarlo Fruttero, Tuttolibri-La Stampa, via Marenco 32, 10126 Torino [email protected]

p

Il libronel parcoCaro Fruttero, durante un viaggio inGermania rimasi impressionato dallalodevole iniziativa delle autorità comunalidi Augusta. In un parco cittadino facevabella mostra di sé una piccola libreria, dovechiunque poteva accedere, prendere unlibro, leggerselo tranquillamente su unapanchina per poi riporlo. Mi è sembrato unottimo incentivo a diffondere la lettura eun'evidente dimostrazione di civiltà. Mauro Luglio, Monfalcone (Go)

Gentile lettore, alla sua segnalazio-ne rispondo con un ricordonitido e sfu-mato, come tutti i ricordi d'infanzia.Nel parco torinese del Valentino, nonlontano (mi pare) da un bel monumen-to equestre c'era una specie di minu-scolo châlet di intenzioni svizzere, for-se oggi scomparso. Secondo mia ma-dre, che mi portava al parco a passeg-gio (C. ca. 1932), si trattava di una bi-bliotecacircolanteda lei stessa talvoltafrequentata, risalente agli anni anterio-ri alla Grande Guerra. Epoca Gozzano,dunque. Un secolo fa, quando Torinodoveva essere civilissima, o tale ci pia-ce immaginare che fosse. Lo châlet-bi-bliotecanel parco, la patinoire dove sci-

volavano flessuose signore in veletta,la palazzina delle Belle Arti, le primepalestre per animose giovanette, i pic-coli tram col bigliettaio a bordo... Feciappena in tempo a vedere la coda diquesta cometa, per la quale non provoin realtà nessuna vera nostalgia. E sobene che a tante immagini benevole(confetterie, botteghe di Droghe & Co-loniali dai profumi interminabili) se nepossonocontrapporrealtrettante, figu-riamoci, di segno truce, iniquo, mise-rando. Ma conservo l'impressione su-perficiale che allora la città nel suo in-sieme fosse, direi, equilibrata, ben bi-lanciata, ciascun pezzo del presepe alsuo giusto posto. Come se a ogni novità

o necessità si sapesse via via provvede-re con ragionevolezza emisura: la sedeuniversitaria di via Po era adeguata aisuoi iscritti, il grande ospizio era ade-guato ai «poveri vecchi», c'erano lemi-steriose vedovenubili, le Figlie deiMili-tari col loro apposito istituto, e così via.E' quella suggestione (infantile) di mi-sura, appunto, del naturale e insiemecalibrato funzionamento di tutti i suoipezzi che Torino non può più trasmet-tere. Ma è solo l'eco di un sentimento,che mi riesce perciò difficile spiegareai miei nipoti adolescenti, aggrediti ederubati da loro coetanei in tre puntidiversi, ma centrali, di questa ormaismisuratacittà.

L’editore Giulio Einaudi

Luigi Pintor

Segue da pagina I

ATorino la Fondazio-ne Giulio Einaudi,onlus privata soste-nuta esclusivamentedalla famiglia e gui-

data dal giovane nipote, Mal-colmEinaudi, trasloca dal Lun-go Po Diaz. Va a pochi passi didistanza, in corso San Mauri-zio 52, dove è vissuto sino al1937 Giacomo Debenedetti. Idocumenti e la biblioteca per-sonale del più grande editoreitaliano, scomparso nel 1999,approdano alla casa del piùgrande critico italiano di cui aRoma si sono appena celebratiin due giorni di convegno i 40anni dalla morte. «Coinciden-ze» allaPaulAuster...

IL PASSATO CHE VIVEInizio Anni Trenta, una sera incorso San Maurizio 52. «...Vol-au-vent, consommè, galantinadi pollo,mela alla crema.Piran-dello mangiava poco, standoleggermente discosto dalla ta-vola...». Il sommo siciliano conMarta Abba, ospiti di Giacomoe Renata Debenedetti: il rac-contodi questa visita, bizzarra-mente conclusa, è una delle pa-ginepiù affascinantidiGiacomi-no, il «racconto dal vero» che ilfiglio Antonio ha dedicato almondo privato del padre. Inquegli anni «Giacomino»ha fat-to già molta strada, collabora-zione al Baretti di Gobetti; fon-dazionenel 1922 conSergioSol-midiPrimo tempo, la rivistachescopre Montale, cui collaboraSaba;gli articoliper laGazzettadel Popolo subito firmati, prou-stianamente, Debenedetti-Swann.MentrecorsoSanMau-rizio èpuntodi riferimento,nel-la città di Gualino, dei grandiamici: Casorati e Dafne, la Ma-

sino e la Allason, Soldati e Bon-fantini, laRomano eVenturi. Ra-dici che l’autoredi «RomanzodelNovecento»nonhamai reciso.

IL FUTURO GIOVANEInizio 2007, corso san Maurizio52.Nei locali occupatiperunqua-rantennio dallo «storico» anti-quarioGhigoedi proprietàdiAn-tonio Debenedetti, entrerà conun patrimonio di oggetti e carte,anche lo «stile Einaudi» cheMal-colm, «presidente-operaio», co-me si definisce un po’ ironica-mente, della Fondazione, subitorivela, parlando con passione elucidità della sua impresa nellaquale ha il forte appoggio di Pao-lo Terni, vice presidente. Natanel 2003 «grazie a un lascito diRobertoEinaudi, fratellomaggio-re e presenza costante nella vitadel Nonno e con l’assistenza an-che del ramo einaudiano in Usa.Con mezzi comunque limitatistiamo lavorando da artigiani alnostro primo impegno: la catalo-gazionee lamessa in tuteladi tut-to ciò che la Fondazione custodi-sce». I programmidiMalcolmEi-naudi sono molti ma non ancorapronti. Evidente è l’orgoglio «diavercela fatta, insiemeapochi al-trettanto giovani collaboratori,restando fermi su un punto pernoi fondamentale: ladignità».

L’INCONTRO MANCATOCon le istituzioni. Sintetizza An-tonio Debenedetti: « Proprio ilmassimoeditore italianoe ilmas-simocritico italiano sembranodi-menticati dalla loro città». Unatarga in corso San Maurizio per«Giacomino».Silenzio totale ver-so la Fondazione Giulio Einaudi«dopo un iniziale cenno di inte-resse, allamorte del Nonno - sot-tolinea Malcolm - dell’allora sin-

daco Castellani; poi qualche al-tro contatto, infine il nulla. Unarichiesta di colloquio da partemia in una lettera del marzo2006 all’assessore alla Culturadella Regione non hamai ricevu-to risposta...». La sorte che, aTo-rino, accomuna Giulio Einaudi eGiacomo Debenedetti, non pareundestino, piuttostoun sintomo.

ORVIETO: NUOVI LIBRAIAppena concluso a Venezia il24˚ Corso di perfezionamentodella Scuola per Librai Umbertoe Elisabetta Mauri, nasce a Or-vieto una «Scuola Librai Italia-ni» per laureati aspiranti a que-sta professione, sotto l’egida del-l’Ali, dell’Università Ca’ Foscariveneziana cui è affidata la dire-zione scientifica e di vari enti.Dal 1˚ marzo al dicembre 2007:300 ore di lezioni in aula, 500 oredi stage in libreria «per coprireunvuoto formativonel nostropa-ese, per formareelementi qualifi-cati e creare i presupposti peruna ampliamento del mercato,attraverso nuove librerie, specienelle zonecarenti».

ROMA: NUOVI EDITORIAltrettanto importante il «Cor-so di alta formazione per edito-ria libraria» (editor, ufficiostampa, redattore ecc) promos-so da Vivalibri Centro Studi, or-ganizzatrice Alessandra Gam-betti. Da marzo in collaborazio-ne con l’Ateneo di Urbino, do-centi i responsabili delle più im-portanti sigle italiane, da Rizzo-li a Adelphi, da Neri Pozza a Fa-nucci, aMeltemi. «Un’iniziativamolto seria» assicura Paolo Re-petti di Einaudi Stile Libero. Secresce l’editoria, cresce ancheil nostro Paese. Torneremo suentrambi i progetti.

MIRELLAAPPIOTTI

Il Settantasette color rosa

Agenda TuttolibriSABATO 27 GENNAIO 2007

LA STAMPAII

PROSSIMAMENTE

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - III - 27/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/03 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 26/01/07 18.28

ANGELOGUGLIELMI

E' da molti anni (e precisa-mente dallamia recensione a La not-te della cometa di Sebastiano Vassal-li) che io vadopredicando che le diffi-coltà di fare romanzo oggi possonoessere superate (o comunque affron-tate) chiedendoaiuto allamemoriali-stica (biografica o autobiografica) oa eventi della nostra storia (pubblicaoprivata) appartenenti al nostropas-sato (più omenoantico o recente).Portavo a riprova oltre il libro di

Vassalli (che come si sa racconta unpezzo della vita del poeta Campana)quello della Duras, di Robbe-Grillet,di Sollers, della nostra Mazzucco, diDelGiudice, di Arpaia, di Fiori emol-ti altri. Giungevo a queste conclusio-ni con argomentazioni non sostan-zialmente diverse, ma diversamentegerarchizzate, da quelle che AntonioScurati sostiene ne La letteraturadell'inesperienza. Che con lamoderni-tà gli uomini hanno perduto l'espe-rienza delle cose, che si sono allonta-nate danoi fino a scomparire (alla no-stra vista) è cosa indubbia, accertata(e da tempo certificata) ma non ciconsente di attribuire la più partedella colpa per questa perdita alla te-levisione (che forse ha la sola respon-sabilità di perfezionare un processoiniziatopiùdi unsecolo fa).La data di nascita dell'inespe-

rienza risale infatti (non dico nienteche non si sappia) agli ultimi decen-ni dell'800 quando a cominciare daCézanne, Flaubert e Mallarmé l'ar-te voltò le spalle alle forme della na-tura non più riconoscendosi nellemanifestazioni del verosimile. E for-se risale a molto prima ma accon-tentiamoci di questi riferimenti cosìvergognosamente elementari. Maperché a partire da questi autori (odai tanti altri che potremmocitare),tutti con le radici piantate nell'ulti-mo '800, si appalesa il fenomeno (laiattura) dell'inesperienza e, comescrive Scurati, perde di valore anziviene «annientato l'ordine simboli-co, la possibilità stessa di riprodur-re attraverso un sistema di segni si-gnificativi la struttura delle cose»(compito cui fino allora l'arte avevaatteso)? E' che le cose si sono allon-tanate e hanno perduto la possibili-tà di continuare a essere riconosciu-te come la sede del senso (il luogodove i significati si rivelano).

L'allontanamentoè il risultatodi in-terventi diversi a cominciare, comeScurati sottolinea, dall'irruzione delprogresso scientifico, quindi l'esplosio-ne della civiltà industriale, l'affermarsidella società di massa e infine l'arrivodella fotografia (e poi via via del cine-ma, della radio, della televisione e in-sommadell'interocompartodelle «tec-nologiedel visuale artificiale») che eso-nera l'arte dal dovere della «rappre-sentazione» (di trovare il senso nellemanifestazionidel verosimile).Dunque non è la televisione il re-

sponsabile primo (il maggior colpevo-le) - come inclina a ritenere Scurati -della perdita del valore dell'esperien-za (della caduta del nostro rapportocon il mondo delle cose). I grandi dellatradizione del moderno ne hanno pre-so atto (se pur con qualche smarri-mento) e cercato (e trovato) strade al-ternativeperovviare allaperdita.

I CLASSICI DEL MODERNOJoyce, Musil, Kafka, Céline, Gadda oPirandello hanno messo in moto un'azione violenta capace di spogliare lecose della loro falsa aneddoticità, valo-rizzandole nella materialità della loronuda presenza. Senza più abiti addos-so era indispensabile insegnare loro(alle cose) unanuova lingua con cui co-municare (e manifestare) la loro deso-lata (e desolante) esistenza. E qui ven-ne in soccorso forse Nietzsche e certoFreudchemiseroadisposizionesondeche consentirono di scendere dentrodi esse (di calarsi nel loro profondo) e,ove si riusciva a non smarrirsi, di sco-prire e attivare nuove inquietanti im-prevedibili favole.Questa è la sorte che toccò ai clas-

sici del moderno, né la situazionecambiò per i loro figli e nipoti e sem-mai si aggravò via via che gli agenti,che avevano distanziato il mondodall'esperienza diretta degli uomini,perfezionarono la loro forza divari-cante. Furono trovati nuovi accorgi-menti per riparare al danno magarianche di segno opposto rispetto aquelli utilizzati dagli illustri predeces-sori, passando per esempio dal mono-logo interiore di Joyce a una sorta dimonologo esteriore di Robbe-Grillete degli altri scrittori del Nouveau Ro-man o alla contestazione linguisticadella neoavanguardia italiana.So che a questo punto il lettore mi

dirà: ma quale è il valore degli scritto-ri appena citati dai francesi della scuo-

la dello sguardo agli italiani del Grup-po '63? Lo capisco e dichiaro di non sa-per rispondere rinviando il giudizio achi verrà dopo di noi (nel rispetto deiposteri). Quel che tuttavia so è chequesti scrittori, come diceva LucianoAnceschi, «hanno contribuito forte-mente a delineare un campo in cui lanostra vita trovava impulso e calore».E aggiungeva: «Non mi pare che og-gi» - e quell'oggi vale anche per i no-stri già avanzati anni 2000 - «esistaqualcosa di simile. La cosa più grave èla inesistenza di una chiara volontà direcuperoe di rinnovamento».Allora non è vero quello che oggi «a

non mancare non è il talento» (comescrive Scurati). «Non sono gli occhiche ci fanno difetto e non è nemmenola bellezza a averci abbandonati. Si èinfranto lo specchio in cui contemplar-la». A mancare è proprio il talento co-me capacità di prendere atto che quel-

lo specchio è rottoe che labellezzanonva cercata nel suo riflesso. «L'arte èciò che diventa mondo, non ciò che èmondo»dicevaKarlKrauss.Sicchémettiamodaparte ogni pro-

posito di rispecchiamento (di qualcosache è di fronte ai nostri occhi) e vedia-mo di quali accorgimenti lo scrittoreoggi dispone per aspirare a aggiunge-re un pezzo(pur piccolissimo) di mon-do. Presentando l'ultimo romanzo diEugenio Scalfari, vagamente ispiratoalla figura di Gianni Agnelli, io sosten-ni che l'autore meglio avrebbe fatto ascrivere la vitadiGianniAgnelli (comeaveva fatto Vassalli con Campana eDel Giudice con Bobi Bazlen). E alloracercai di spiegare perché il raccontodella storia di unpersonaggio realmen-te vissuto conserva quella suggestionedi verità che in genere manca al ro-manzo di invenzione. I motivi sonoquelli elencati più sopra ma ancor più

esplicitamente stanno nella constata-zione che lo scrittore ha perduto datempo il ruolo (che fino a ieri gli era at-tribuito) di dispensatore di verità e loha perduto quando ha scoperto cheper ogni domanda sonopossibili più ri-sposte tra le quali sceglierne una, co-me fa il romanzod'invenzione, è infilar-si inuna stretta soffocanteanzi è, inevi-tabilmente, scegliere la strada dellamanipolazionemistificatoria.

RECITA PER SE’Il romanzo biografico o autobiografi-co consente al contrario di non sce-gliere giacché consiste nel racconta-re la storia di una vita già vissuta che,per i segni oggettivi che ha lasciato,non deve elemosinare da nessuno ilriconoscimento di realtà (o meglio lostato di cosa accaduta). E non è veroche scrivere di una vita già vissutasia compiere una operazione crona-chistica e di pura documentazione.Noi non sappiamo chi siamo (e doveandiamo). Ciascuno che guardi nellapropria vita scopre una serie di atti eeventi slegati ognuno dei quali recitaper sé; una serie di atti che spesso sicontraddicono e rischiano l'insensa-tezza; di ricordi che mentono, di con-vinzioni che ingannano. Le vite degliuomini sono irriconoscibili. L'irrico-noscibilità apre spazi alla creatività(e fantasia) dello scrittore che a parti-re da quelle vite può puntare a scopri-re e trasmettere nuova conoscenza ecomunicare possibili suggestioni diautenticità.E quel che vale per il romanzo bio-

grafico è ovviamente estensibile al ro-manzo epistolare, diaristico nonchéal romanzo storico e cioè a tutte quel-le forme di narrativa che hanno alcentro eventi o situazioni appartenen-ti a un tempo già trascorso (sulla cuidatità - semplice datità - non è consen-tito dubitare). Io non ho ben capitoper quale altra strada Scurati arrivialla stessa conclusione indicando nelromanzo storico la possibilità più con-creta per uno scrittore di oggi. Le ar-gomentazioni che io porto, per la sem-plicità con cui possono essere raccon-tate, sono semplicistiche? Ne aspettodi più argute e colte.

LA TESI

NELLEVITEGIA’VISSUTEIL FUTURODELROMANZO

ANTONIO SCURATILa letteraturadell’inesperienzaBOMPIANIpp. 83, !6,20

Un paesaggio di Cézanne: la sua pittura, dice Guglielmi, è l’inizio dell’ «inesperienza»

La letteratura dell’inesperienza La colpa non è della tv, l’arte voltòle spalle alle forme della natura già a fine ’800: Guglielmi discute Scurati

Il dibattito TuttolibriSABATO 27 GENNAIO 2007

LA STAMPA III

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - IV - 20/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: PASFAI - Ora di stampa: 19/01/07 17.23

pp Piero Rinaldip PESCA IN ACQUE DOLCIp SIRONIp pp. 137, ! 13,50p RACCONTI

pp Leopoldo Carrap L'ESTATE MUOREp PONTE ALLE GRAZIEp pp.224, !14p ROMANZO

pp Bianca Garavellip AMORE A CAPE TOWNp AVAGLIANOp pp. 145, !12p ROMANZO

MAURIZIOCUCCHI

Un'opera prima sot-tilmente inquieta eppure cor-diale, affabile. Un romanzovenato da una malinconiadolce. Leopoldo Carra, qua-rantaquattro anni, esordisceraccontando di un personag-gio sensibile e delicato, ungiovane neolaureato che stacercando di lavorare comeredattore editoriale, occu-pandosi di un libro che lomette in contatto con un an-ziano signore, il dottorGrani-to, una figurapiacevole e ben

descritta, plausibilissima etutt'altro che granitica, nellasua semplice nobiltà di modi.Enrico, il protagonista, appareall'interno di un gruppo di ami-ci di cui l'autore registra lechiacchiere e i piccoli affari,aprendo sulla realtà di unmon-do giovanile d'oggi, tra l'inge-nuo e l'ozioso. Il personaggiofemminile più importante èIsabella, di cui Enrico si inna-mora, ricambiato, ma dentrouna storia complicata dai pro-blemi familiari della ragazza.E da quelli di Enrico. Sì, per-ché il protagonista è un tipoquieto e scrupoloso, che si de-dica al suo lavoro con speran-za e precisione estrema, mache è spesso tormentato dapiccole ossessioni noiosissime,che gli guastano la pace e l'ar-monia delle ore migliori. Peresempio se ne va con Isabella atrascorrere qualche giornod'amore, e ci riesce, ci riesco-no entrambi. Solo che lui, a uncerto punto, è afferrato dal ti-more insinuante di essere usci-to di casa senza chiudere unrubinetto dell'acqua. E dun-que è afflitto dall'idea dell'alla-gamento, del suo appartamen-to e dell'intero stabile, dell'ar-rivo dei pompieri in sua assen-za. Drammi psicologici soppor-tabili, in fondo. Chi non è statovittima di qualche paura simi-

le, come quella di non averchiuso il gas o la porta, di averdimenticato il passaporto a ca-sa prima di un viaggio in terrelontane?E poi Enrico è anche vitti-

ma di un'altra paura che loavvelena: quella che un soloerrore possa essergli fatale,possa costargli il lavoro, co-stringendolo a ricominciaretutto da capo.Nell'insieme, il romanzo di

Leopoldo Carra non presentaeventi particolari, come è di-chiarato in copertina: «Unastoria dove nulla è speciale,ma tutto è straordinario. Un'estate decisiva, come tutti neabbiamo avute». Cose ordina-rie, insomma, eppure decisiveper qualcuno. Qui per Enrico,per la sua crescita, per il suodiventare adulto. Quasi un ro-manzo di formazione, L'estatechemuore, anche attraverso gliintoppi della relazione del pro-tagonista con la sua Isabella.Con il vantaggio di alcune si-tuazioni, o episodi, di viva emolto agevole lettura. Comequando il dott. Granito chiedea Enrico di restare a cena dalui, aprendogli sereno la suaumanità. Come nella descrizio-ne della partita a calcio balilla,tra colpi di taglio e gol del por-tiere. E come nelle lezioni delcorso di ballo, per le quali ilprotagonista non mostra unaparticolare attitudine o un par-ticolare interesse, anche senon si tira indietro quando Isa-bella, in discoteca, lo fa ballarepiù a lungo di quel che vorreb-be, e lui si fa coinvolgere, tral'altro, in una scena di gelosiacon inizio di rissa e relativosangue. Adorabilmente goffo,potremmo dire. Ma sempreorientato verso la sostanza del-le cose, e poco propenso a im-

mergersi nel frivolo in cui lacompagnia e le sue abitudinipotrebbero assorbirlo.Leopoldo Carra non strizza

l'occhio a nessun tipo di letto-re, non cerca situazioni accat-tivanti, non usa un linguaggioe uno stile ammiccanti. Pre-senta dialoghi efficaci, si pro-pone in una scrittura equilibra-ta ed elegante, scorrevole etrasparente, felicemente nor-male. E' un autore nuovo chesi muove con sicurezza, per-ché colto e maturo, sorrettodal buon gusto, dall'onestà del-la scrittura e dalla semplice ve-rità delle figure e del mondoche ci rappresenta.

ENRICOROSSI

Scendendo al mattinolungo il torrente,SalvatoreGat-tico aveva incontrato le trote ene aveva pescate un paio a mi-sura.Colpassardelleoreeranoarrivati anche i barbi, pesci più«muscolosi», lottatori, e poi sa-rebbe stata la volta di cavedanicarpee forse anchequalchean-guilla, giù verso il mare. Era la«sua maratona di pesca» cheanche per quell'anno l'avevaportato al solito posto, doveavrebbe piantato la tenda perqueiduegiorni all'annocheera-no «l'unica cosa veramente suache aveva conservato». E saràproprio in questo punto fermodi una vita, che la vita stessa siincepperà ingarbugliandosi neipensieri di un'esistenza cosìtranquillae appagantedasmar-rirsi neimeandri del tempochepassa senza unperché definito.Quel mondo che fino ad alloraappariva ed era sempre statopiacevole e rassicurante, perdedi senso e si dissolve nell'inco-gnito di fatti o punti di vistanuovi. Era passato tutto, festeamori figli, era passata tutta lavita; e intanto era arrivata se-ra. Ci sarebbe stata anche sta-volta l'amata moglie ad aspet-tarlo, vicino al ponte in fondo alfiume,cometutte lealtrevolte?

La vita che rimane sospesa eha uno scarto proprio nel pienodel suo scorrere tranquilla e sere-na è un tratto - un destino - cheaccomuna anche gli altri prota-gonisti dei racconti del libro diPieroRinaldi, che prende il titoloproprio dal vivido racconto delladiscesa lungo il torrente,Pesca inacquedolci.A dispetto della perizia pisca-

toria mostrata nel racconto Ri-naldinonè unpescatore.Per l'oc-casioneperòha intervistatoalcu-ni membri del circuito italianodella pesca sportiva con quellascrupolosità che spesso si confàallo scrittore padrone dei suoimezzi, e che ritroviamoanchene-gli altri racconti.Stanno tutti su un confine i

protagonisti di questi racconti -rappresentantioperai padri inge-gneri amanti - personecome tan-te che a un certo punto, volenti onolenti, si ritrovano davanti a unfatto, un avvenimento, un ogget-to, unaparola (il Tavolinettodell'emblematico racconto), un qual-cosa insomma che li porta in unaterradi nessuno, sospesi tra quelche è sempre stato e quel che

non si sa ancora cosa potrà esse-re, ma di sicuro sarà diverso daprima.Rinaldi si intrufola nelle pie-

ghedellavita ene scrutagli inter-stizi usando stili e registri diver-si: ci sono raccontibrevi e più lun-ghi, l'inizio de «La scarpa rossa»potrebbeessere quello di un poe-ma in versi, e ci sono perfino unmonologo e un pezzo a due vociscritti comedrammi teatrali.Ar-riva in fretta la fine di questo li-bro, che proprio nel suo dipinge-re l'indefinitezza lascia un sensodi compiuto, accompagnato dal-la sensazioneche forse l'essenzia-ledellavitaèquellocheci accadementre laviviamo.

GIOVANNITESIO

Dopo Pinocchio nero,la cronaca dello spettacolo al-lestito con i ragazzi di stradadi Nairobi, ecco L'amore buo-no appena pubblicato da Riz-zoli, la cronaca di un altrospettacolo che Marco Balianiha preparato in parte con glistessi ragazzi, in parte con al-tri, nella stessa Africa marto-riata dalle malattie, dalla pro-miscuità, dal degrado. Un li-bro-diario, un libro-verità, unlibro-racconto che cerca di di-re sull'Africa tutto ciò chenessuna guida turistica diràmai, nessuno sguardo corrivopotrà mai riportare.L'Africa, il teatro, l'io che

narra sono i tre fili lungo iquali il libro si muove. L'Afri-ca afflitta dall'Aids, lo spetta-colo che Baliani cerca di met-tere insieme su questa piagatremenda, dietro cui si muo-vono pregiudizi atavici, e sututto un io interrogante cheindaga attraverso i compor-

tamenti altrui i suoi stessicomportamenti, attraverso ipensieri altrui i suoi stessipensieri.Un io che dietro la dura

scorza di un fare che escludeogni sentimentalismo sa met-tersi in gioco, sa cedere al ca-lore degli affetti, e persinopiangere senza vergogna sudi sé e su un mondo «perduto,avvilito, umiliato fin nella car-ne, nei corpi, nelle cose piùsemplici». Non senza tenerecostantemente d'occhio lo svi-luppo dell'impresa, da cui vie-ne il senso di un teatro capacedi straniare, di spiazzare, e sela parola non fosse troppo ar-dita o troppo compromessa,anche di redimere. Un modoper cercare e per sperimenta-re nuove vie al senso stessoche il teatro porta con sé.Non un romanzo d'inven-

zione, dunque, ma un'asprarequisitoria che poco o nullacede per altro alla predicazio-ne virtuosa. Una requisitoriadi cose e di azioni, non di pen-

sieri (più o meno retorici),che quando ci sono procedo-no da quella che viene chiama-ta «dialettica di nutrimento»,in cui si insinuano tuttaviaformidabili dubbi di fondo.Qui si lavora su materiale dif-ficile e l'impresa procede tragrandi difficoltà, molte dellequali legate a pregiudizi, abi-tudini mentali, resistenze an-nidate in una «mentalità».I personaggi sono molti.

Con l'io che si rappresentaraccontando i movimenti delsuo percorso non sempre ret-tilineo, c'è il figlio Mirto, c'èKuki Gallmann, una donnafuori del comune che moltoha da insegnare senza darlo avedere. Ci sono i ragazzi coin-volti nel progetto dello spetta-colo: Nancy, la ragazza chenon demorde, Kajohn, lo spi-lungone capobanda, JohnMu-thama, Commando, John K.,George, Jango, Joseph, Mi-chael, Daniel, James, Evans,che si misurano con le discus-sioni preliminari, l'improvvi-

sazione, le canzoni, la ritmica,la mimica, la clownerie. Ci so-no momenti di struggente bel-lezza come quelli della RiftValley, dove si percepisce lapresenza sovrumana e stra-niera della natura. Ma c'è an-che l'orrore che sta all'originedel campo di Gulu, nel Norddell'Uganda, dove vengono ac-colti gli ex ragazzi guerriglie-ri. Ci sono i momenti dell'im-potenza e del panico, e ci sonoquelli della gioia e persinodell'euforia.Attraverso la sua impresa

Baliani racconta la crescita diun gruppo, l'urgenza e la pas-sione del fare, il sogno di unatrasformazione e di una rina-scita. Profondamente calatanella coscienza del reale, lastoria del mondo-condom chei ragazzi allestiscono diventala storia di tutte le storie. Unadifficile scommessa. Una fan-tastica avventura che con-giunge i corpi al cuore, l'eticaal dono, la follia all'«amorebuono» di cui il titolo parla.

BRUNOQUARANTA

Forse è la scrittura ilpetalo pregiato di Amore a Ca-pe Town, un viaggio geografi-co, sì, ma soprattutto interio-re, là dove si annida la donna,leimistero senza fine.Ad archi-tettarlo (a soffrirlo, ma lucida-mente,modellandolo con paro-le asciutte, lievi, malinconica-mente ironiche) è BiancaGara-velli. Insegnante fra Milano eVigevano, dantista (il commen-to alla Commedia per Bompia-ni), un’escursione nel thrillingesoterico (Il passo della dea,Passigli).Da Itaca, la privata terra

lombarda, affidandosi allaGrande Anima del Viaggio,una donna di mezza età che saessere bella raggiunge un’ami-ca in Sudafrica.Un po’ Thelmaun po’ Louise, un po’ festa mo-bile un po’ Lost in translation,inseguendo «il miraggio dellasoluzionestraniera».Estate, coloratissimi shops,

coffee bars, restaurant e big et-nic markets, sabbia bianca, lu-ci stroboscopiche, «la forza an-cora infantile di un popolo chesta costruendo la propria sto-ria». Ma non sarà un viso deli-cato come una porcellana neraa ipnotizzare la turista. Bensìun ibrido «fra un lord inglese,un viveur francese, e natural-mente un rappresentante diquell’indefinibile genia che è lasudafricanitàbianca».Riavvolgerà il gomitolo, la

fascinosa signora, tornerà acasa, certa che l’ultimo incon-tro ancora l’aspetta. Ma noncon l’«ibrido». Com’è ribaldoil cuore...

«Un'estatedecisiva, cometutti neabbiamoavute»,la stagioneche improntail romanzodi Carra

I RUBINETTIALLAGANOGLIAMORI

pp Marco Balianip L’AMORE BUONOp RIZZOLIp pp. 222, !14,50p ROMANZO

L’amore buono J’accuse che nullaconcede alla predicazione virtuosa

Pesca in acque dolci Lungoil torrente il crepuscolo d’un uomo

LAVITAINFONDOALLATROTA

CAPETOWNILFUOCOCHENONSI SPEGNE

Carra Nell’«Estate chemuore»le ossessioni di un giovane laureato

Chiacchiere e piccoliaffari, un certomondo giovaniled’oggi, sospesotra l’ingenuo e l’ozioso

CUORED’AFRICATRAEUFORIAE INFINITE PIAGHE

I personaggi di PieroRinaldi, volentio nolenti, ad ora incertasaranno catapultatiin una terra di nessuno

Narrativa italiana TuttolibriSABATO 20 GENNAIO 2007

LA STAMPAIV

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - V - 27/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/05 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 26/01/07 18.50

IL LIBRO

GABRIELLASICA

Abbiamo nel cuore un solita-rio / amore, nostra vita infinita, / e ne-gli occhi il cielo per nostro vario / cam-mino.Le spiagge i cieli, la riva /…/Que-sta è la nostra vita e nulla più»». Ho ci-tato qualcheversodi uno splendido so-netto che, con immediatezza stupefa-cente, non può non trasmettere a chilegge la forzadella poesiadiBeppeSal-via.Nasce da questi versi il titolo del li-bro,Un solitario amore, del poeta luca-no, diventato romano, finalmente a di-sposizione. La Fandango pubblica un'importante edizione (anche se non èl'edizione filologica che bisognerà ungiorno fare), che comprendeElisaSan-sovino e Cuore, oltre ad alcune poesiedisperse.Cura il libro, dapar suo,Ema-nueleTrevi, cheha voluto la collabora-zione di Flavia Giacomozzi, autrice diCampo di battaglia Poeti a Roma neglianni Ottanta (antologia di Prato paga-no e Braci), edito da Castelvecchi, incui si era stilata per la prima volta unabiografiaeunabibliografiadiSalvia.Non èSalvia unpoeta da scoprire o

rilanciare.Apiùdi vent'annidallamor-te, la sua fama è pian piano cresciuta.Oggi èormaiunpoetadi culto, poetadi«bellissimi doni». Finalmente ricono-sciuto, non più soltanto dalla ristrettacerchia di amici in cui si è mosso, inquei pochi e magici anni a Roma, tra il'77 e l'85. Pochi e ricchi anni in cui si ècompiuta la sua folgorante apparizio-ne, nella poesia di fine Novecento, conuno stile tutto suo e speciale, impasta-to di tradizione e freschezza, di irruen-zascanzonataegrandesapienza.Salvia era un veroumanistadall'in-

gegnomultiformecatapultatonelmon-domoderno,con l'inevitabile inadegua-tezzaal viverequotidianoe l'impazien-za dei suoi trent'anni e poco più: «Nonha più limite la mia pazienza. / Non hopazienzapiù per niente, niente / più ri-mane della nostra fortuna». Scriveva

velocemente poesie e prose, dipingeva edisegnava fumetti firmandosi Queenex,aveva letto i libri necessari e, soprattut-to, riusciva a intravedere un futuro nonmenodolorosodel passato.L'uscita della nuova edizione Fan-

dango, è un'occasione per me, che hoavuto Beppe vicino come amico e com-pagno di strada, per rileggerlo e conti-nuare a scoprire nuovi e straordinari filie pensieri. Una poesia intensa e vibran-te, che comunica con la velocità di unafreccia chemira al bersaglio.Non a casoSalvia si disegna come un arciere-trafit-to, con l'arco a tracolla e un coniglio ac-canto, o, in un autoritratto riportato inquesto libro, con i pesci sacrificali a lato,nella poesia che comincia: «Cara virtù,io t'ho senza pensare / regalate le mieorepiùbelle».Parole confidenziali e intime e coltis-

sime, che vengono da lontano, da Pe-

trarca e Foscolo, passano per il Leopar-di del cuore stanco o il Baudelaire del«cuore messo a nudo», traversanol'amato Keats e riposano imprevedibil-mente negli anni che sembravano piùrestii ad accoglierle, diventando nuove.Parole raffinate e sapienti, per chi hadeciso di affidare al «cuore» ogni sal-vezza, un cuore che suona, nell'affinitàetimologica, come corda, la corda dellapoesia-lira: «non v'era nulla nel miocuore è vero, / ma quest'aspra materias'avea le sue / parole, e io le ho dette tut-te o / anche le ho taciute». E del suo se-colo Salvia guarda più a certo Pascoli emolto alla leggerezza di Gozzano (con-dividendone la stessa passione per l'en-tomologia) più che a Penna, non parti-

colarmente amato, come invece qual-che criticoha scritto.Parlando con alcuni ventenni entu-

siasti di Un solitario amore, ho scopertoche Salvia è un poeta che piace ai giova-ni di oggi. Lo leggono come il poeta diquegli Anni Ottanta in cui loro sono natie chevannoscoprendoperquellospiritodi notevole creatività e irrequietezza,che in effetti animò qualcuno nel torna-re a un azzeramento di quanto si avevaintornoper ricominciareda capo, inmo-do nuovo, in modo «dolce». Senza farsicommercializzare, da artigiani, restan-do in disparte a volte anche per scelta,puntando sulle riviste, sulla rilettura. Eper di più, poiché amava lamusica post-punk e lamusica elettronica, il dark wa-ve, e ascoltava certi cantanti e musicistitornati di moda insieme agli anni Ottan-ta, viene percepito comeunodi loro, unoche si sente felice perché «di qui si vedefinalmente il cielo» e scrive poesie speri-mentando e ama la bizzarria e un po' diribellione: «Io scrivodi notte,mi suggeri-sco che scrivere. Io vivo in quei fogli da-vanti. Mi piacciono bianchi, mi piaccio-noscritti.Mipiace secantaLydiaLunchoVittoriaSpivey».Una ragazzaparago-na, con mio stupore, Salvia a AntoniaPozzi, uniti dallo stessodestino, la stessaleggerezza e lo stesso sorriso quandonon c'è l'ansia. Sembra strano, ma nontanto. E mi ritrovo a leggere una poesiadi Salvia al femminile, firmata Sansovi-no e falsamente datata 24 aprile 1937 e,dopo, una poesia della Pozzi con la stes-sa data, quasi in un dialogo a distanza,traanimeaffini.

Ci sarebbero nella biografia di Salviatanti elementi per farne una leggenda,che niente hanno a che fare con una poe-sia dalla grazia tutta particolare e lamu-sicalità del verso italiano.ASalvia piace-vano gli slanci e i salti, i salti lessicali e lo-gici, e anche quelli fisici, da equilibrista.Gli piaceva saltare sui davanzali.Lo face-va ogni tanto, tra il terroredi chi guarda-va. Non si prendeva mai sul serio, avevauno spirito sornione, e se pure aveva unsentimento altissimo della poesia, non cipensava troppo a bruciare le sue pagine,a buttarle, pare, nel Tevere. E scrivevausando eteronomi, alla maniera di Pes-soa, che gli consentivano di praticare «l'immodesta arte di troppo vite vere»,usando nomi di ragazze come Elisa San-sovinoodibambinicomeFlavioGiuliani.Ementre si sta ristampandoUn soli-

tario amore, esaurito a poche settima-ne dall'uscita, si comincia a pensare aun'edizione dei suoi racconti landolfia-ni, probabilmente a cura di SandroVe-ronesi, tramite per l'operazione con laFandango.Dal vento delle contrade lucane, «al

limitaredi neve e foresta», tra volpi e se-gugi, deve essere giunto a Salvia il sibiloincandescentedei versi di Orazio, di Isa-bellaMorra e di RoccoScotellaro.E dal-la solare luce mediterranea della Siciliamaterna un'eco di scuola siciliana. È lospirito di Salvia e delle sue magnifichelettere musive, in cui l'invocazione clas-sica alle Muse e il ricordo degli eroi «del'altra età» sono già una commoventelettera ai posteri: «Questo v'insegno: v'èartee sappiatelausare».

Vent’anni dopo “Solitario amore”,ritorno al poeta lucano tra irruenzascanzonata e grande sapienza

SALVIA:NELCUOREOGNISALVEZZA

Scriveva velocemente,dipingeva e disegnavafumetti, riuscivaa intravedere un futuronon meno doloroso del passato

BEPPE SALVIAUn solitario amoreFANDANGO, pp. 244, !17,50

L’opera comprende «ElisaSansovino» e «Cuore», oltre ad alcunepoesie disperse. Cura il libroEmanuele Trevi, che ha voluto lacollaborazione di Flavia Giacomozzi.Beppe Salvia nacque a Potenza nel1954 e morì a Roma nel 1985. Nellacapitale trascorse gli anni dal ‘75 allascomparsa: stagioni brevi e ricche,«in cui - ricorda Gabriella Sica - si ècompiuta la sua folgoranteapparizione, nella poesia di fineNovecento, con uno stile tutto suo especiale, impastato di tradizione efreschezza. Salvia era un umanistadall'ingegno multiforme catapultatonel mondo moderno, con l'inevitabileinadeguatezza al vivere quotidiano».

L’isolaTiberinaaRoma, l’altra cittàdiSalvia (adestra, inunafotodiG.Sica,1984)

l’Italia è un Paese governatoda altri Paesi,una riserva di caccia,qui a casa mi sentoal sicuro, sto sul lettopenso, leggo linusascolto musica, a scuolaper tutto il tempocerco di non sentireniente,dentro di me la notte sognogli elefanti africani. Beppe Salvia

Il personaggio TuttolibriSABATO 27 GENNAIO 2007

LA STAMPA V

I suoi versi

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Eschilo

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VI - 27/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 26/01/07 18.29

INCANTINAILSEGRETOE’ TERRIBILE

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PER ILBAMBINODIROSARIOFATALE ILGELATO

Suketu Mehta Informatissima,affascinante, allarmante radiografia

ANGELABIANCHINI

E' appena uscito in ita-liano uno dei romanzi delloscrittore argentino César Aira,Come diventai monaca. Sfoggiauna bella copertina con unasuora giovane che odora un ge-lato. Diciamo subito che né lacopertina né possibilmente il ti-tolo (come spiega la nota deltraduttore) corrispondono aun significato certo.Tutto è fuorviante nel ro-

manzo, di sicuro vi è soltanto ilnome dell'autore, tra i più noti ei più prolifici della letteraturaar-gentina attuale. Nato nel 1949, aCoronel Pringles, nella provin-cia di Buenos Aires, Aira hascritto fino a oggi una cinquanti-na di titoli fra saggi, racconti eromanzi. Dal 1993, dai due aiquattro libri l'anno, saltando daun genere all'altro, dalla culturapopolare al pulp alla fiction tele-visiva a storie fantastiche, gene-ralmente situate, però, o in unsobborgo di Buenos Aires oppu-re nella Pampa.

Come diventaimonaca si svol-ge a Rosario, è narrato in primapersona da un maschietto cheha appena compiuto i sei anni,ma a momenti, da come raccon-ta, vede se stesso comeuna bam-bina. La famiglia si è trasferitada poco da Coronel Pringles aRosario e il padre, adorato e ve-nerato dal bambino, lo porta aprendere un gelato, leccorniache nel luogo di origine non esi-steva. Fatalità vuole che la palli-na servita al bambino e tanto lo-data dal padre, sia marcia, in-somma, andata a male («Ormainon potevo più tornare indietro.Mi appariva chiaro che l'unicastrada che mi restava, a quelpunto, era dimostrare a papàche la cosa che tenevo in manoera immonda»). Di qui ha iniziola tragedia che coinvolge tuttala famiglia.Il vero interessedel romanzo

sta nei blocchi di narrazione cheseguono e segnano lo sviluppodel protagonista: non tanto me-moria, perché pare cheAira del-lamemoria diffidi, ma, piuttosto

della percezione della vita comeviene colta dal bambino: tuttavera eppure travisata, dramma-tica e tuttavia umoristica, orapuntualissima ora capovolta.Anzi, vorrei dire, quasi semprecapovolta: gli incubi dei mesitrascorsi in una corsia di ospe-dale in mezzo a bambini affettida cianidi alimentari, dominati edistrutti da un'unica infermierala cui goffaggine «aveva qualco-sa di sublime» e coadiuvata, perdi più, da una sorta di nana ma-ga. L'entrata alla scuola elemen-tare con tre mesi di ritardo è al-trettanto misteriosa, perché lamaestra, considerandolo unmo-stro, trascura di spiegargli chegli altri alunni sanno già legge-re. La vicinanza con la madre,tutta giocata sull'ascoltomorbo-sodelle soap radiofoniche (tra lequaliRaccontami nonnina, che ri-corda, perfino nel titolo, quantoci offre oggi la nostra televisio-ne), andate e venute, sparizioni,spiate, riconciliazioni.Un fiume di eventi, sensazio-

ni che trascina sempre avanti,

congiuntamente, in una sortadi folle abbraccio, scrittore elettore. Potrebbe però, questafiumana, portare a una conclu-sione, sia pure dibattibile: valea dire che, chiusa l'iniziazionenevrotica dell'infanzia, comincil'entrata nella vita della scrittu-ra. E, del resto, un finale simil-mente aperto, anche se tutto di-verso, si trova in un altro ro-manzo di Aira che, pure, non hanulla a che fare con Come diven-tai monaca: è Il mago (Feltrinelli,trad. di Michela Finassi Parolo,pp. 140,!9).MaAira è troppo ricco, trop-

po inventivo e sovversivo per-ché possa essere incasellato inuna interpretazione sola. Comeè stato detto, egli rappresentauno degli esemplari di cui è ric-ca la grande letteratura argenti-na: al tempo stesso, scrittore diromanzi e scrittore di finzioni,sempre intento a seminare dub-bi. E, trovandosi in possesso diun codice dissacrante, sa ancherendere esplosiva la realtà di an-tiche situazioni romanzesche.

Aira “Come diventai monaca”,l’iniziazione nevrotica dell’infanzia

Anne Godard “Inconsolabile”,una tagliente storia famigliare

pp Anne Godardp INCONSOLABILEp trad. di Riccardo Fedrigap NERI POZZAp pp.115, !14p ROMANZO

MASOLINOD’AMICO

Suketu Mehta è nato aCalcutta in un’ampia famiglia dicommercianti di origine gujara-ti, ha trascorso l’infanzia e la pri-ma adolescenza a Bombay, e poiha vissuto a New York, Parigi,Londra e in città universitariestatunitensi. Adulto, ha sentitoil richiamo delle origini ed è tor-nato con lamoglie e due figliolet-ti a vivere nella brulicante, im-possibile Bombay, della cui per-lustrazione sistematica è benpresto diventato specialista. Ilsuo vasto, informatissimo, affa-scinante e allarmante studio - as-sai ammirevolmente tradottonell’edizione italiana - è un re-portage che per capillarità di ri-cerca, spregiudicatezzadi giudi-zi e anche per non ostentato

umorismo può far pensare a ungiovane e entusiasta TomWolfedelSubcontinente.Il tomo è diviso in più sezioni,

la prima delle quali mette subitole carte in tavola, descrivendospassosamente il primo impattodel reduce con la città dei suoi ri-cordi, diventata durante gli annidella sua assenza lamegalopoli amaggiordensitàdemograficadelglobo - persino 386.250 (sic!)per-sone al chilometroquadro in cer-te zone del centro, contro le 436di Berlino. Un giovane povero dicui in seguito Mehta descriveràle ambizioni e le illusioni gli trac-cia suun tovagliolo la sistemazio-ne notturna della propria fami-glia. «Io emio fratello sulla bran-da... poi, i due fratelli più piccolisul pavimento. ...I miei genitoriin cucina - solo teoricamente se-parata dal resto della stanza. ...-Mia sorella dorme sotto il tavo-lo». Anche se i nuovi ricchi nonsmettono di acquistare auto digrossacilindrata, il trafficopriva-to e pubblico procededappertut-to a passo d’uomo. I servizi prin-cipali sono quasi inesistenti, nel-le case anche nuove l’acqua cor-rente arriva a singhiozzo, perchégli scarsi acquedotti sono sac-cheggiati da migliaia di allaccia-menti abusivi; gli slum non han-no fognature, e decinedimigliaiadi individui fanno regolarmente iloro bisogni all’aperto (le donnesolo all’alba, quando non ci sonopassanti che le vedano)...Malgrado la lista delle ca-

renze, di cui questo è solo uncampione molto sintetico, il li-bro diMehta non è un atto di ac-cusa, bensì un tentativo, diverti-to, affettuoso e accorato, di ca-

pire come in tali circostanze lasopravvivenza sia possibile.Tra le ampie sezioni del suo stu-dio una è dedicata alla crimina-lità, una alla vita notturna, unaal cinema, che è tra le maggioriindustrie del luogo.Il discorso sulla criminalità è

particolarmente notevole. Aquanto pare la convivenza di et-nie e religioni diverse così carat-teristica in questa metropoliportuale affacciata sull’Oceanosimantenneentro limiti di ragio-nevole tolleranza reciproca finoai grandi e sanguinosi conflittidel 1993, quando iniziò una spira-le di massacri di musulmani adopera di indù (la grandemaggio-ranza), e viceversa. Emerse allo-ra un partito violentemente na-zionalista e antiislamico, e seguìla proliferazionedi bandedi gan-gstger professionisti, dediti alsemplice omicidio di esponentidell’etnia rivale. Mehta intervi-sta più di un pluriomicida; c’è an-che chi si è specializzato, a suotempo, nel bruciare vivi dei mu-sulmani incontrati per strada,semplicementeperché tali. Que-sti gangster sono a spasso per-ché la legge non ha strumenticontro di loro: occorrono anchedieci anni per un processo pena-le, un giudice ha in media tremi-la casi da sbrigare, la polizia saper prima che i delinquenti arre-stati saranno rilasciati quasi su-bito. Essa adotta dunquemetodialtrettanto sbrigativi, leggi i co-siddetti «incontri», ossia l’elimi-nazione a sangue freddo dei so-spetti in finti scontri a fuoco (ul-

time statistiche: 83 gangster am-mazzati così nel ’99, 74nel 2000,più di 100nel 2001).Il capitolo sulla cinelandia in-

dù costituisce la seconda partedella zona intitolata «Piacere»,nella prima parte della quale so-no i ritratti di alcune dive di ran-go minore, ballerine delle «beer-houses», che si dimenano com-pletamente vestite davanti a uo-mini che le coprono di rupie, mache possono lasciarsi convinceread andare a letto con loro (le ver-gini, dietro un compenso moltoalto concordato con le loro ma-dri). Campeggiano qui i ritrattidi «Monalisa», bellissimaventen-ne venuta dalla campagna, dellaquale Mehta diventa il confiden-te privilegiato; e diManoj, che ot-tiene il successo travestendosida donna e facendosi chiamareHoney,machenonvuole cambia-re sesso davvero, e col tempo sisposa con una donna e mette almondoun figliomaschio.

pp Suketu Mehtap MAXIMUM CITY

Bombay città degli eccessip trad. di Fausto Galuzzi

e Anna Nadottip EINAUDIp pp. 544, !19.50p ROMANZO

GABRIELLABOSCO

Chi parla nel lungomonologo-racconto che sroto-la per cento pagine una storiafamiliare tagliente come unapietra affilata? Tanto dram-matica quanto esemplare, lavicenda narrata è quella diuna donna - Inconsolabile - ilcui figliomaggiore si è suicida-to adolescente. La voce nar-rante si rivolge al tu di questadonna: «Niente pane, questamattina a colazione, avevi di-menticato di toglierlo dal con-gelatore. Il blocco ghiacciato èrimasto inutilizzato sul tavolodella cucina, in bella mostra,muto e irrigidito come te». Ilracconto prende avvio da unodei tanti anniversari del suici-dio nella cui attesa, anno dopoanno, la vita della donna or-mai trascorre. Ne sono passa-ti una ventina, di anni. Gli altritre figli, due femminee unma-schio, sono intanto cresciutioppressi dal gesto del loro fra-tellopiùgrande, e ilmaritodel-la donna se n’è andato. La ri-correnzapassa nella speranzache qualcuno telefoni, ma or-mai a distanza di tanto temponessuno lo fapiù.L’autrice,AnneGodard,ha

trentacinque anni. Questo è ilsuoprimoromanzo.Nel passa-

to della donna di cui narra la vi-cenda, si nasconde un segreto,legato a un’attività clandestinadei suoi genitori, negli annidellaguerra, svolta in cantina, attivi-tà di cui la donna, all’epocabam-bina, non avrebbe dovuto sape-re nulla ma che, sia pure confu-samente e con paura per il mi-stero che avvolgeva la cosa, leiaveva intuito. IrèneLindon, del-le Editions de Minuit, quandoha letto ilmanoscrittone è rima-sta folgorata. Ha percepito il le-game invisibile tra la storia cheil libro racconta e la Storia chesta nelle fondamenta delle Edi-tionsdeMinuit.AnneGodard, oltre che scrit-

trice, è docente di letteratura al-la Sorbona. Si è specializzatastudiando il dialogo in epoca ri-nascimentale. Nel passare allacreazione narrativa, ha sceltouna forma - il monologo - che sipresenta però come un dialogotra due soggetti, sdoppiamentodi un’identitàpersa. In questo li-bro racconta una vicenda che laconcerne. Lei scrive vestendo ipanni di quellamadre, e le parla

come se parlasse a se stessa.Unascrittura fredda,hannodet-to certi lettori. Io vedo piuttostouna necessità, dietro a questoromanzo. Molto ha origine inquel segreto nella cantina dellacasad’infanzia.La donna incon-solabile, che sospetta di avercausato il suicidio del figlio maal tempo stesso trasforma quelgesto nel senso della sua vita, siscegliepoi unamalattia che pro-gressivamente la paralizzerà fi-no a portarla allamorte per sof-focamento. In questomodo con-danna tutti intornoa lei al sensodi colpa. Da questo senso di col-pa, penso, scaturisce la scrittu-ra del libro. La traduzione, benfatta, è diRiccardoFedriga.

pp César Airap COME DIVENTAI MONACAp trad. di Raul Schenardip FELTRINELLIp pp. 104, !11p ROMANZO

Comincia così: «La mia storia, lastoria di “come diventai mona-ca”, è cominciata molto prestonella mia vita; avevo appenacompiuto sei anni». La chiave delracconto è un gioco lessicale rac-chiuso in quelle virgolette

Una donna che sospettadi aver causatoil suicidio del figliotrasforma quel gestonel senso della sua vita

«Bombay»:nonun attodi accusa,bensìun tentativodi capirecome lasopravvivenzasia possibile

Nella città degli eccessi,un reportage che fapensare a un giovanee entusiasta TomWolfedel Subcontinente

Narrativa straniera TuttolibriSABATO 27 GENNAIO 2007

LA STAMPAVI

NA

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VII - 27/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/07 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 26/01/07 18.38

STEFANIABERTOLA

La fama va per i fatti suoi, edella verità non gliene importa niente.Acchiappaunapersonae la fissaall'im-maginariouniversale in baseaemozio-ni, capricci, o particolari, o equivoci.Sei una scrittricemolto impegnata nelsociale, ardentemente femminista, av-versa al matrimonio e forse anche,chissà,un filogay?Bene, resterai stam-pigliata nei secoli dei secoli come em-blema del romanzetto rosa per adole-scenti. Non puoi farci niente, LouisaMay Alcott, e neanche diecimila saggiemilledotte introduzioni ti sottrarran-

no al tuo destino. Adesso ci prova an-che l'Einaudi, a rimetterti al tuo postonella storiadella letteratura:un severotomo grigio e poderoso riunisce I quat-tro libri delle piccole donne, ovveroPicco-le Donne, Piccole donne crescono, PiccoliUomini e I ragazzi di Jo, preceduti ap-punto da un'introduzione che dovreb-be spazzar via gli ultimi dubbi. DanielaDaniele ci raccontaconesaurientepre-cisione la vita e il pensiero dellaAlcott,ece lasvela in tutta lasuapotenza.LouisaMayènatanel 1832daunpa-

dre idealista, riformista, antirazzista,creatore della prima scuola mista perbianchieneri chemaisia esistita (e che

ebbe vita brevissima). A causa di que-ste sue caratteristiche, il signor Alcottera incapace di mantenere la moglie ele quattro figlie (Anne, Louisa, Eliza-beth eMay), e a soli 12 anni Louisa ini-ziò apensarci lei, lavorandoamanbas-sa come cameriera, cucitrice, inse-gnante.Durante laGuerraCivile si pre-cipitò a fare l'infermiera volontaria, siammalò di tifo e in seguito a cure sba-gliate fu avvelenata col mercurio, unavvelenamento lento lento che l'ha uc-cisa sì, ma molti anni dopo, nel 1888,quando aveva 56 anni. Ma l'ha vera-mente uccisa il mercurio? Qualcuno,ad esempio la sottile indagatrice discrittrici Barbara Lanati, trova moltosospetta lamorte di LouisaMay, avve-nutaesattamenteduegiornidopoquel-ladelpadre, ovverodell'unicouomodalei amato, il qualemorendo l'aveva cal-damente pregata di raggiungerlo alpiù presto. Noi invece ci lasciamo in-cantaredal fattoche laAlcottè sepoltanel cimitero Sleepy Hollow di Con-cord,Massachusetts, e così la immagi-niamo come un fantasma autunnaleraccontato da Tim Burton, in un filmancoradagirare.

L’EROINA NUOVAMa alla fine? Detto tutto e letto tutto,cosa ci resta di Louisa May Alcott? Cirestano sempre e solo, naturalmente,le piccole donne. E in particolare ci re-sta Jo, in cui la Alcott ha ritratto sestessa, così come le altre tre sono ispi-rate alle sue vere sorelle, emolte circo-stanze, se non fatti, del romanzo sonopresi dalla vita degli Alcott . Proprio direcente, Jo è tornata nell'ennesimaversione, una nuova incarnazione tut-ta italiana che sta avvincendo milionidi telespettatori: ha la bella faccia diCarlotta Tesconi, la Titti di Racconta-mi, la fiction in onda su Rai Uno. Checos'è, Titti, se non una Jo? Adolescen-te negli Anni 60, circondata da donnedi stampo tradizionale, sospinta versoilmatrimonio,Titti vuole studiare, vuo-le essere indipendente e non vuole as-solutamentesposarsi.Eccola lì, ancoralei, l'eroinanuova cheAlcott ha regala-to alla letteratura,al cinema,alla televi-sione, alla moda, allo spettacolo: la ra-gazza maschiaccio, quella che vuole ipantaloni, che si taglia i capelli, che dei

ragazzi vuole essere soltanto amica e,casomai, rivale, che è bella amodo suo,che non sa che farsene di un ago (di undiamante, di un rossetto, di una padel-la antiaderente, di un biberon) ed è in-vece bravissimaa cavallo, su uno scoo-ter,al volantediunaereo.

UNA COSA FANTASTICADa Gertrude Stein all'ultima modellache sfila in smoking, sono tutte figlie diJo. E quindi tutte figlie di Louisa May,che fino a un certo punto si identificaquasi totalmente con la sua eroina. Fi-no a un certo punto, perché poi succe-de una cosa insolita e fantastica: se disolito le autrici concedono ai loro alterego letterari tutto ciò che loro, nella vi-ta vera, non possono avere, tra LouisaMayAlcott e JoMarch leparti si inver-tono, e la ragazza di carta è costretta,per pressioni editoriali, a sposarsi e di-ventare madre, mentre la sua autricemai si sposerà, e candidamente, nelcorso di un’intervista, spiegherà così ilproprio zitellaggio: «Non mi sono spo-sata perché mi sono innamorata di unsacco di belle ragazze, e mai, assoluta-mentemai, diunuomo».Lascrittricecondurràdavvero l'esi-

stenza che desidera, libera e indipen-dente, mentre Jo finirà circondata dafigli, nipoti e trovatelli assortiti, tuttiriuniti a Plumfield, la scuola che negliultimi due romanzi della serie incarnagloriosamente i sogni falliti del signorAlcott. Ma non è soltanto Jo a rappre-sentare un ideale femminile tutt'altrocheconvenzionale: anche le altre sorel-le, figlie enipotiMarch fannoscelteau-tonome e personali: c'è l'attrice, la pit-trice, il medico. E certo, ci sono anchele casalinghe, le madri devote, le in-stancabili cuocitrici dibiscotti, tuttedi-scendenti dalla capostipite Meg, la so-rella saggia, la prima a sposarsi, quellasempre confinata tra cucina e salotto.Maproprio in loro sta la grandezzame-no immediatamente evidente della Al-cott: perché Meg e Daisy e le altre nelramocasalinghe lo sonoper scelta,per-ché gli piace, perché questo è quelloche desiderano fare, esattamente co-me Jo vuole scrivere, Amy dipingere,Nan diventare medico. Amorevole os-servatrice di donne, Alcott si rendevaconto che ogni scelta è legittima eha lostessovalore, purché sia, appunto, una

scelta, e mai avrebbe commesso losgarbo di considerare una scrittricepiù realizzata di una mamma a tempopieno.Manonèper il pensiero liberoepro-

fondo dell'autrice che ancora oggi letredicenni con l'iPod si incantano sullesorelleMarch. Loro, comenoi, succhia-no le pastiglie al limone di Amy,metto-no i guanti spaiati diMeg, si innamora-nodel romanticoLaurie, piangono, tan-to, quando muore Beth. Loro, comenoi, sono affascinate da quelle protago-niste così vive e divertenti, ma anchedal mondo perduto dell'Ottocento, del-la neve, del Natale con i mandarini, deiballi tra vicini di casa. E forse preferi-scono comprarsi Piccole donne nell'edi-zionesgargiantevenduta suunabanca-rella del Lungomare, senza introduzio-ne, e contante illustrazionicolorate.

Alcott Impegnata, avversa alle nozze,eppure emblema “rosa” per adolescenti

QUELLEPICCOLEDONNENONFANNOUNAFEMMINISTA

IL LIBRO

LOUISA MAY ALCOTTI quattro libridelle Piccole donnetraduzione diDaniela Daniele, Luca LambertiEINAUDI, pp. XXII-1116, !16,8

Louisa May nacque nel 1832 da unpadre idealista, riformista, antirazzista,creatore della prima scuola mista perbianchi e neri che mai sia esistita (e cheebbe vita brevissima). A causa diqueste sue caratteristiche, il signorAlcott era incapace di mantenere lamoglie e le quattro figlie. A soli 12 anniLouisa iniziò a pensarci lei, lavorandocome cameriera, cucitrice, insegnante.

Il classico TuttolibriSABATO 27 GENNAIO 2007

LA STAMPA VII

NEWTON COMPTON EDITORINEWTON COMPTON EDITORI

W W W . N E W T O N C O M P T O N . C O M

E V I D E N Z I A P E R T E Q U A T T R O G R A N D I S U C C E S S I

AMANDA FILIPACCHIIl club degli innamorati

«Spassosissimo e intelligente.»Vanity Fair

«Un’amabile comicità surreale.»The New York Times Book Review

«Una farsa surreale e dal ritmo serrato,sul sesso, sulle paure, sulla seduzione

e sullo stalking a Manhattan...il più divertente e il più riuscito romanzo

di Amanda Filipacchi.»Bret Easton Ellis, autore di American Psycho

ANAGRAMMA n. 29 (288 pp.). ! 9,90

LISA BETH KOVETZIl club eroticodel martedì

«Quando Lisa Beth Kovetz ha scritto Il cluberotico del martedì era in vena di erotismo.

Unitevi al club e buon divertimento!»Sidney Sheldon

«Delizioso... Chi avrebbe mai pensatoche scrivere e leggere di peccatucci sessualipotesse essere così catartico e costituire

una tale affermazione di vitalità?»Kirkus Reviews

FEDERICA BOSCOCercasi amoredisperatamente

«È possibile tuffarsi in un mare di felicitàse i genitori remano contro? La scrittrice

Federica Bosco giura di sì.»Cosmopolitan

«Una scrittura caustica, brillantedella galassia rosa.

Arrivare all’ultima pagina quasi dispiace.» Il Giornale

FEDERICA BOSCOMi piaci da morire

«Un “treno di panna” dei nostri tempi,dai toni più leggeri, simpatico e con marcate

aspirazioni da grande schermo.»Sergio Pent, Tuttolibri

«Arriva, finalmente, un libro italianospiritoso, scritto benissimo, sottile, colto

e allo stesso tempo popolare [...]Vorrei addirittura fare un film da questo

stupendo romanzo generazionale.»Enrico Vanzina

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NA

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VIII - 27/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 26/01/07 18.29

Oro alla Patria Furono le donnea sostenere le guerre del fascismo

CARODUCEPRENDITILENOSTREFEDI

Soranzo La figura cinquecentesca“riscoperta” daMassimoFirpo

Il vescovo Soranzofu «vittima»dellaControriforma

VESCOVOEDERETICOLARIFORMAREPRESSA

GIORGIOBOATTI

Visto che si rivelò unsuccesso travolgente, l'idea funaturalmente attribuita a Mus-solini. In realtà, come spiegaPe-traTerhoeven inOro alla patria,la primaaproporredi contribui-re alle spese della campagnad'Etiopia del 1935 donando le fe-di nuziali, vale a dire l'unico og-gettod'oropossedutonelle fami-glie italiane più povere, fu unadonna di Borgo San Dalmazzo,una località delCuneese. Sugge-rendo, in una lettera del 10 otto-bre al segretario del Pnf Stara-ce, di dare «oro alla Patria» incambio di una sobria vera d'ac-ciaio, Olga Rossignolo Giordanosi inseriva con inconsapevolesemplicità negli scenari dellagrande politica in rapidissimaevoluzione dopo la decisione fa-scista di attaccare l'Etiopia.Ma,al tempo stesso, esprimeva ele-menti fortemente simbolici, bensottolineatinel librodellaTerho-even, di adesione al regime. Ledonne italiane donavano con

quel loro gesto i loro uomini alleguerre fasciste.Il 2 ottobre del 1935Mussoli-

ni era apparso al balcone di pa-lazzo Venezia per annunciare atutti gli Italiani l'inizio delle osti-lità e il rifiutodi ogni composizio-ne diplomatica della crisi inter-nazionale. La Società delle Na-zioni, successivamente, condan-nava l'Italia comePaese aggres-soree deliberavache fosse sotto-posta all'embargo sulle armi e asanzionieconomiche.Gli oneri prevedibili dell'im-

presa bellica erano già stati all'origine di alcuni provvedimentipresi dal governo di Roma a set-tembre. Oltre all'aumento di al-cune tasse (bollo sul registro esugli affari) era stato predispo-sto un prestito - patriottico sì,ma che comunque remuneravacon una rendita del 5% i sotto-scrittori - che consentì di racco-glierequalcosacomeottomiliar-di di lire dell'epoca. Ottimistica-mente si era previsto che l'inte-ra campagna di conquista dell'Etiopia avrebbe avuto un costo

non inferiore al miliardo e mez-zo: in realtà costerà una mediadi unmiliardo al mese. Tuttavial'indicazione a colmare le ingen-ti spese militari con un diretto evolontario apporto da parte de-gli italiani, e soprattutto col do-nodell'oronuziale, non venneaf-fatto dall'alto. Furono propostecome quella giunta da BorgoSan Dalmazzo, e raccolte spon-tanee avvenute in altre località,a crearne lepremesse.

LA MEDAGLIETTA DI CROCEInizialmente, le gerarchie si di-mostrano prudenti. Petra Te-rhoeven mette in luce alcuniaspetti poconoti.Adesempioco-me i vertici di regime - con la so-la eccezione di Farinacci - guar-dino con diffidenza alle primedonazioni spontanee, davanti al-le quali il vice-ministro Dino Al-fieri scriveràaddirittura: «IlDu-ce non crede di accettare per-chénonsiamo ancora in così dif-ficili condizioni come qualcunovorrebbe far credere». Il mini-stro degli Interni, Buffarini Gui-

di, con una circolare alle prefet-ture, scoraggia il proseguimen-todiquesto tipodi iniziative.Madopo pochi giorni a Roma il ven-tocambia.Si intuiscecome la vo-glia di coinvolgimento bellico,espressa dal basso, e da parte dimoltissimedonne, possa tradur-si in una formidabile campagnadi sostegno al regime. La reginaElena decide di partecipare allacerimonia all'Altare della Patriache il 18 dicembre 1935 sancisceil dono delle fedi da parte di mi-lioni di donne italiane.Ma anchefigure di spicco dell'opposizioneliberale - daCroceadAlbertiniaVittorioEmanueleOrlando - do-nano in quei giorni, in sostegnoalla guerra, la loro aurea meda-glietta di senatori. È un fiumed'oro, quasi trentasei tonnellate,che confluisce nella Regia Zec-ca: equivale secondo le primesti-meapocomenodimezzomiliar-do di lire. Saranno sufficientiper coprire le spese dell'impre-sadi Etiopiagiusto perunadeci-nadi giorni, o pocopiù.

[email protected]

GIUSEPPERICUPERATI

Il segreto di MassimoFirpo è non solo di aver avuto adisposizione grandi maestri, apartire da FrancoVenturi,ma diaver vissuto un avvio «murato-riano».Non c'entra ilmodello re-ligioso, ma soprattutto il passag-gio dall'erudizioneall'interpreta-zione. Dopo un'ottima tesi di lau-rea, trasformata in un libro, sull'ereticoPietroBizzarri, il giovaneFirpoavevascelto la viadi offrireun'attenzione sistematica e giàinterpretativa,ma ancora impla-cabilmente filologica, alle fonti.Vadettoche egli lavorava in tem-pi lontani, quando l'Archivio del-la Congregazione della Fede(Santo Uffizio e Indice) era pre-cluso agli studiosi... Nonostantequesto ostacolo, una scienza del

documento invitta gli aveva con-sentito di scoprire, dalle perife-rie, nella ricostruzione di alcunifondamentaliprocessi dell'Inqui-sizione, il meccanismo che stavacreando, dopo i papati rinasci-mentali, quella politica della re-pressionechegli storici delSette-cento avevano ribattezzato Con-troriforma. In realtà poco dopoche Delio Cantimori aveva sco-perto gli eretici italiani c'era sta-to un fatto nuovo: uno studiosotedesco, monsignor Hubert Je-din, destinato a sottolineare lacentralità del Concilio di Trento,aveva lanciato una sfida, nel1946, raccolta in Italia: Controri-formaoRiformacattolica?Il maggiore studioso di ereti-

ci come precursori della moder-nità degli utopisti, Cantimori,aveva accettato il terreno conuna dolorosa torsione. Una par-te dei suoi allievi anche laici furo-no orientati a studiare la rifor-ma cattolica, spostando l'atten-zione dagli eretici ai vescovi ri-formatori. Il mondo cattolico,che aveva un'egemonia praticasul terrenopolitico,manon intel-lettuale, cercava un terreno «ri-formatore» da contrapporre ailaici.Non a caso la stagionedellaRiforma cattolica coincise congli aspetti più felici del centro si-nistra, quando i cattolici, anchesul terrenodella scuola, avevanoabbandonato la difesa ostinatadi quella privata religiosa.Perché questo discorso sul

passato prossimo? Perché oggi ilaici sononuovamentealla dispe-rata ricerca di cattolici illumina-ti, ma non dei loro miti fondativi.A un certo punto i vescovi rifor-matori avevanosostituitogli esu-li. Il terrenonuovo era quello del-la modernizzazione e i cattolicivolevanoparteciparvi con creati-vità retrospettiva.Il lavoro filologico di Firpo

era un fastidioso ostacolo alla li-nearità di un progresso guidatononpiù dagli stati,ma dalla chie-sa, dalle chiese, dal religioso di-ventato una categoria come ilpolitico. Era il riemergere dellaRiforma nel cuore della Chiesa.Gli eretici cessavano di essereesuli, nicodemiti, o creativi resi-dui di culture del passato; diven-tavano intellettuali, cenacoli,gruppi che proponevanonon so-lo un concilio diverso,ma un dia-logo propositivo con la Riforma.Firpo ha posto un problemaaffa-scinante, coinvolgendo due pit-tori come il Pontorno e Lotto edue contesti diversi, non a casocon tradizioni repubblicane invia di trasformazione (Firenze)e di scontro con Roma (Vene-zia). L'ultimo libro è dedicato adun vescovo di cui non a caso ave-va pubblicato il processo.Vittore Soranzo, di famiglia

patrizia veneziana, legato a Pie-troBembo, quindi adun cardina-le del papato rinascimentale, ma

in via di trasformazione, incon-tra la proposta di Pole, Valdès,Carnesecchi.Porta la lezionespi-rituale valdesiana in un croceviafra ducato di Milano e Venezia,come la diocesi di Bergamo.Nona caso la sua esperienza è difesadal patriziato della Dominante ebraccatadall'Inquisizione.Due termini tornanodimoda,

scombinando un morbido disci-plinamento: il controllo del papa-to da parte di ordini che domina-no cultura e strumenti repressi-vi, quali domenicani e francesca-ni, accanto a nuovi, come gesuitie teatini: Riforma e Controrifor-ma.Soranzononè un eroemora-le lineare, ma un testimone diuna vicenda che tocca un grup-po, da Pole al cardinalMorone, aCarnesecchi. I processi sonoqua-si simultanei, anche se i risultatidiversamente drammatici. Ac-cetta l'abiura,ma resta legato al-le idee riformate, come progettoalternativo di chiesa, che avevaavuto altre territorialità, da Fer-rara, aNapoli, aViterbo.Lamor-tepietosa lo sottraeall'Inquisizio-ne. Il titolo parla di riformatoreed eretico e si riferisce al vesco-vo, ma il sottotitolo esplicita chesi tratta diRiforma tout court all'interno della Chiesa. E' un ritor-no indietroouna fuga in avanti?In realtà è l'esplicitazione di

un percorso creativo. La conclu-sione, che parla di unCinquecen-to riformato e riformatore (rial-lacciandosi a Venturi), è destina-ta a suscitare polemiche, ma ria-pre il terreno per una Controri-forma che ha dentro tante cose,

non solo un dolce ed ordinato di-sciplinamento con modernizza-zioni parallele. In tempo di crisidello stato gli storici cattolici (eanche laici) hanno cercato dispe-rate alternative (la corte, la nobil-tà, la modernizzazione ecclesia-stica o ancora quella che la sto-riografia tedesca ha vissuto co-me «giustizializzazionedella giu-stizia»).Ma resta il fatto che sen-za la duramodernizzazionedeglistati, ripensata e resa irenica dautopisti e riformatori (e da cri-stiani illuminati come Muratori)la modernizzazione della Chiesaavrebbe fatto dell'Italia l'isola fe-lice e separata dell'autocensurae della crisi della scienza.Non è ilritornodi una tesi gobettianasul-la mancata Riforma. E' la testi-monianza che una Riforma pre-sente anche in Italia fu duramen-te repressa da un papato dell'in-quisizione. Di questo l'itinerariotriste, quasi tragico e umano diSoranzoèdocumentazione.

pp Massimo Firpop VITTORE SORANZO

VESCOVO ED ERETICOp LATERZAp pp. 540, !48p STORIA

pp Petra Terhoevenp ORO ALLA PATRIA

Donne, guerra e propaganda nel-la giornata della Fede fascista

p trad. di Marco Cupellarop il Mulino, pp. 393, !25

Sostiene l’autrice: «Non fu la de-terminazione del governo centra-le a imporre la raccolta dei metal-li preziosi a una popolazione ri-luttante. L’impulso iniziale ven-ne piuttosto da iscritti e simpa-tizzanti del partito».

Accetta l’abiura, maresta legato al progettoalternativo di Chiesa,la morte pietosa losottrae all’Inquisizione

LONTANO E VICINOENZO

BIANCHI

LA SORELLADEI “SEMPLICI”

La fondatrice dell’Eremo francescano a Campello sul Clitunno,una delle esperienze più limpide di vita evangelica del ’900,in dialogo con Buonaiuti e Mazzolari, Schweitzer e Gandhi

Storie TuttolibriSABATO 27 GENNAIO 2007

LA STAMPAVIII

Ci sono figurechevan-no accostate in pun-ta di cuore, senza fa-re rumore, per nonturbarne la limpidez-

za e non offuscarne la traspa-renza.Una di queste è SorellaMaria, «la Minore», fondatri-ce dell'Eremo Francescano aCampello sul Clitunno, unadelle esperienzepiù limpidedivita evangelica del XX secolo,dove condusse con alcune so-relle una vita di nascondimen-to e nel contempo di straordi-nario irradiamento, di solitu-dine e di intensa comunionecon tutte le creature. Ed è conquestadiscrezione rispettosa,unita al desiderio di renderepartecipi altri di un tesoro na-scosto nelle colline dell'Um-bria, che sono usciti recente-mente due volumi: il primo (Ilcanto dell'allodola, a cura diPaoloMarangon, Qiqajon, pp.280,!16) raccoglie una sceltadella corrispondenza intercor-sa tra Sorella Maria e p. Gio-vanni Vannucci, frate servitachedaràpoi vita all'eremodel-le Stinche; il secondo (Maria-no Borgognoni, Sorella Maria.Selvatica e libera in Cristo, Cit-tadella, pp. 192, !14,80) rico-struisce con acume e con pro-fondapartecipazione la figuradi questa donna intessuta divangelo e dotata di finissimainteriorità.Nonsorprendechedalla so-

litudine silenziosa dell'eremoSorellaMaria abbia intreccia-to legami, diretti o epistolari,con uomini come ErnestoBuonaiuti e donPrimoMazzo-lari, Albert Schweitzer e Gan-dhi, accanto a tanti altri «sem-plici» alla ricerca di una fede

autentica o anche solo di un'amicizia schietta e fedele. Nonsorprendono neanche le diffi-denze e le difficoltà che dovetteincontrare da parte della Chie-sa che faticava a coglierne il re-spiro ecumenico e il soffio di li-bertà rigenerante.Eppure, a di-stanza di quarantacinque annidalla sua morte, sono più verechemai le parole concui si acco-miatò da lei p. Vannucci: «Gra-zie per averci guidati ad amarela pura semplicità, il silenzio, ilrispetto delle cose e delle crea-ture, la gratitudine verso ogniessere, la croce e il patire no-stro e di tutti. Grazie per avercimostrato che nella fedeltà sem-plice e assoluta al Signore Ge-sù, la fededell'Orientee dell'Oc-cidente, la chiesa diRomae tut-te le chiese possono incontrarsinell'unità dell'amore. Grazieper aver ridato vita alle paroleessenzialidel cristianesimo».Sì, in Sorella Maria vi è una

genialità spirituale creativa,una nuova interpretazione del-la vita cristiana, unaprofezia se-gnata dalla pura semplicitàevangelica. Le pagine di Borgo-gnoni, frutto di anni di sapientelavoro e di frequentazione conl'Eremo di Campello e conquanti lì hanno trovato ristoroeconsolazione,ne ripercorronoil pensiero e il vissuto, facendo-neemergere tutto il valoredi te-stimonianzaevangelicaper i no-stri giorni: davvero solo la sem-plicità di cuore dei piccoli puòpenetrare e svelare il misterodel regno, tesoro sepolto nelcampo che solo chi ha il cuorelargo, chi si sa e si confessa «mi-nore», chi conosce la ricchezzadella gratuità, può dissotterra-ree condividere.

NA

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IX - 27/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/09 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 26/01/07 18.50

pp Avishai Margalitp ETICA DELLA MEMORIAp trad. di Valeria Ottonellip IL MULINOp pp. 175, !13p SAGGIO

ELENALOEWENTHAL

Il giorno della memoriasi fa una presenzasemprepiù in-vadente. E' diventato ormai unastagione carica di eventi e paro-le, una vera e propria sfida allepotenzialità innovative di cui ècapace questo mondo mediati-co: che cosa si potràmai inventa-re di nuovoper ricordare ciò cheè già stato? Il paradosso è ovvio,implicito in questa domanda. Lasfida alla monotonia della ricor-renzaèdavveroardua,eppuresidirebbe che la resa sia un attoignominioso. Il silenzio non vie-

nepreso in considerazione: le ini-ziative simoltiplicano in cercadiun «non ancora detto», «non an-coramostrato».Scuole ed enti locali s'inge-

gnano per contrastare lo spet-tro della ripetizione - ferma re-stando la necessitàdi «fare qual-cosa». Anche gli editori hannoormai assunto questa ricorren-za come una rituale scadenzanel loro calendario di uscite.Terminata la profusione natali-zia arriva puntuale la serie di li-bri dedicati alla Shoah. Analisistoriche, testimonianze semprepiù in bilico sull'attendibilità delpassato. I sopravvissuti ci lascia-no per delle ragioni dettate nonda loro né da noi ma dalla natu-ra stessa: le loro memorie sonosempre più rare. Al loro postoecco incursioni romanzate, sto-rie di storie, beffardi e improba-bili capovolgimenti di destino.Man mano che la distanza neltempo aumenta, le vicende di-ventanosemprepiù complicate:arabeschidel passato.Pensare che basterebbe leg-

gere Primo Levi per sapere - esentire - tutto. Qualche pagina,basterebbe. Invece, questa ri-dondanza di materia - sia essain forma di mostra documenta-ria, novità editoriale, iniziativascolastica - finisce per diluire.Che cosa? Difficile dirlo. Diffici-le dare un oggetto a questa sen-

sazione di «esubero», articola-re con le parole il presentimen-to di un troppo che fa sbiadire.Che cosa? Come si fa a far sbia-dire il nero impenetrabile diquella storia? Di queimorti sen-za voce? In fondo a tutto ciò, al-le perplessità che vengono dalconstatare quanto la ritualitàconnaturata in ogni cerimoniasia inadeguata alla memoria, aquesta memoria, c'è una do-manda ancora più bruciante.Persino tabù, in giorni comequesti. A che serve, veramente,ricordare?Ha un senso?Il libro di Avishai Margalit,

Etica della memoria, aiuta a de-clinare queste domande. Le sfi-la dall'indicibile.Le trasforma, epiù che mai in giorni come que-sto, da scabrose in necessarie.Siamo tenuti a ricordare - e inparticolar modo fuori dai para-metri religiosi?Lamemorianonè necessaria. O per lo meno, lo ènon più dell'oblio. E' una cono-scenza non del passato in sé,mache ci provienedal passato.Nonè detto che la conoscenza sia for-mativa, può risultare anche de-leteria: come disse Primo Levi,il fatto che sia accadutonon limi-ta, anzi moltiplica le probabilitàche ciò accada di nuovo. Ram-memorare il passato è un impe-rativo, uno strumento, un detta-to identitario. Può diventare an-che una feroce potenzialità:quella di riportarlo in vita. Ciònon significa, beninteso, che ilgiornodellamemoriaci assicuriil ritorno di quel passato oggi ri-evocato con tanto slancio collet-tivo. Ma non illudiamoci tropposulla portata educativa toutcourt di questa iniziativa globa-le. Non diventiamo più buoniper il semplice fatto di ricorda-re. O di indurre scolari e lettori,visitatori di mostre e spettatori,a ricordare laShoah.

Che lamemoriadi per sé nonsia morale è il perno intorno alquale ruota l'argomentazione diMargalit. «La memoria suscitavendetta tanto spesso quantosuscita riconciliazione, e la spe-ranza di raggiungere una catar-si attraverso la liberazione deiricordi potrebbe rivelarsi un'il-lusione… Nel corso dei capitoligiungerò alla conclusione che,sebbene si dia un'etica dellame-moria, nellamemoria c'è ben po-ca moralità». La nostra espe-rienza individuale ci dice chememoria e oblio sono impulsi in-controllabili: ricordiamo e di-mentichiamo non ciò che la no-stramorale o i nostri bisogni spi-

rituali ci impongono,ma ciò chei nostri neuroni ci dettano. A li-vello collettivo, questa significache lamemoria artificiale - crea-ta dalla ricorrenza - chiama unmovente diverso dallamorale insé.Nondobbiamoricordareper-ché ciò è giusto, bensì inevitabi-le. Questa inevitabilità sta ripo-sta in un nucleo emotivo, indefi-nibile.Margalit aiuta a rifletteresulla memoria come condivisio-ne sentimentale. In questo sen-so, la strada è stata aperta daMartha Nussbaum con L'intelli-genza delle emozioni (il Mulino,2004, pp. 868, !45): una filoso-fia del sentire, invece del sape-re. O meglio, del conoscere at-traverso il sentire. Il ricordo del-le emozioni non dovrebbe esse-re l'effetto, ma la causa primadella memoria: essa, in quantoimmedesimazionenel passato, èun elemento centrale nell'identi-tà ebraica. Il ricordo dell'Esododall'Egitto è celebrato nella Pa-squa comeunavera e propria ri-visitazione sentimentale guida-ta dal precetto non tanto di ri-cordarequantodi «fare comesefossimo noi, in prima persona,adusciredall'Egitto».Ma quanto è possibile condi-

videre una memoria che ti re-spinge come quella della Shoah?L'orrore genera una repulsioneistintiva, un rifiuto dettato dall'impulso di sopravvivenza - fisicaed emotiva.Comequandoci sco-stiamo di scatto da una fiamma.Il giorno della memoria, invece,fa dell'esuberanza di manifesta-zioni una forma di rassicurazio-ne collettiva. La condivisiones'innesca non con il passato manella celebrazione del medesi-mo, che per contro sfuma dietroil sipario dell'evento - invece ditornare franoi.Parlandone così tanto, è co-

me se si stemperasse quella cheè la naturapiù densa e più scurae più tremenda, di quel passato:la sua ineffabilità. La certezzache le parole sono insufficienti,le immagini opache, i numeriinadeguati. Tutto ciò non è nul-la di nulla, al confronto con il si-lenzio di tutti quei morti, l'orro-re imperdonabile di quello chehanno sofferto.Lo sappiamo sin troppo bene

noi che siamo figli della Shoah,nati a un passo di tempo da quelbuco nero, sopravvissuti perchéquesta è la nostracondizionean-che se siamo arrivati dopo. Di-stanti un'eternità e un'infinitàdaquella storia.Questo solo sap-piamo: che mai riusciremo acomprenderla.Nonnei suoi trat-ti storici, nella cronaca dei fatti.No, non in questo. Piuttosto, è laconsapevolezzadolorosa, a voltestraziante, di non poter capirequel dolore e quello strazio checi stanno appena alle spalle, dacuiunsoffiodi tempoeunabissoscuroemutoci separano.

BRUNOQUARANTA

Già nel cognome vi èqualcosa di rinascimentale, divasto, una passione civile lungaormainovantacinqueanni.Bru-no Vasari è unamemoria intre-pida, mai arresa, mai inceppa-ta, della Shoah. Nel lager vi finìnel 1944, uscendone nel maggiosuccessivo. In agosto pubblicò,obbedendo a un imperativo ca-tegorico, Mauthausen bivaccodella morte (Giuntina), la primatestimonianzasulla follianazifa-scista, una «cronaca» dove tut-toènecessario.Sequesto è unuo-mo di Levi uscirà solo nel 1947,per i tipi di De Silva, la casa edi-tricediFrancoAntonicelli.Vasari-Levi,una tenaceami-

cizia, rammentando, giorno do-po giorno, quell’agonia. Levi,suggellando un comune desti-no, dedicherà a Vasari, a B.V.,una poesia, nel 1984: «Sincethen, at anuncertainhour, /Do-po di allora, ad ora incerta, /Quella pena ritorna, / e se nontrova chi lo ascolti / Gli bruciainpetto il cuore».

STORIA DELLA DEPORTAZIONEA che punto è l’ascolto? Nellacasa torinese, dominante la pit-tura infuocata di Carlo Levi,tutto è ancora qui, tutto è anco-ra presente, il tempo dei ricor-di è di là da venire, se è veroche i ricordi cominciano con lecicatrici. «La speranza è nel-l’opera. E’ vicina al traguardola Storia della deportazionepo-litica dall’Italia ‘43-‘45, che hofortissimamente voluto. L’hadiretta Brunello Mantelli. Vihanno collaborato trenta stu-diosi, anche stranieri. NicolaTranfaglia ha garantito il pa-tronatodell’Università».Un’impresa che allunga le

radici nel campo di Mauthau-sen. «Spariti i tedeschi, arriva-ti gli americani, in attesa di tor-nare in Italia, di riascoltarenel-la voce commossa e festosa dicoloro che ci avrebbero accol-to la voce della Patria, strin-gemmoun patto. Sarebbe natal’Associazione ex deportati.

Ora, dell’Aned, sono il presiden-te onorario».Tra coloro che ritrovarono la

stradadi casa, PrimoLevi: «Nonesitai - quando mi parve giusto -a dissentire da lui. Affermava,per esempio, che erano soprav-vissuti i peggiori. E invece no.Non pochi salvati appartengonoalla schiera dei migliori. Mi die-de ragione».

LE SS A MILANOSul treno piombato, Bruno Va-sari non salì perché ebreo. «Vo-levo ad ogni costo entrare nellaResistenza. Sarà Cosatini, il se-gretario di Parri, a offrirmenel’occasione.Ma una spia sporcòil mio battesimo. Le SS mi cat-turarono davanti al cimitero diMilano, dove avrei incontratoun gruppo di partigiani emilia-ni. Recluso a San Vittore, rag-giunsi quindi il lager».E venne la Liberazione. Da

Mauthausen a Salisburgo e Mo-naco, a Höchst, vicino al lago diCostanza, a Innsbruck, dal Tiro-lo a Bolzano, aMilano. A Torino.La convalescenza, il diario detta-to alla moglie, l’indimenticabile,spartano pranzo a Roma conFerruccio Parri, da azionista aazionista, il lavoro, all’Eiar, poiRai, quandopresidente eraArtu-ro Carlo Jemolo, sino a raggiun-gere la vicedirezionegenerale.Vasari è un borghese di una

borghesia rara, sospesa fra cul-tura e politica, come sollecita-va Norberto Bobbio (carissimoconfrère sotto la Mole, conAlessandro Galante Garrone: icarteggi sono custoditi nell’Isti-tuto piemontese per la Storiadella Resistenza).Una borghesia superiore,

che discende per li rami mitte-leuropei, quel cuore della Mit-teleuropa che è Trieste, doveVasari nacque nel 1911, doveavrà come «maggiore», al li-ceo, Giani Stuparich, l’autoredel risorgimentale Ritorneran-no, fra «coscienza e libertà».«Che cosa mi manca di Trie-ste? L’aria marina mista conl’aria del Carso, le passeggiatecon la compagna liceale...».

LAMEMORIANONE’MORALE

VASARIILPRIMOTESTIMONE

Tra i libri che rischiarano il giornodella memoria, «Il piccolo Adolfnon aveva le ciglia» di HelgaSchneider, l’autrice di «Il rogo diBerlino», per Einaudi (pp. 194,!9,50). E’ la storia di una madreche reagisce alla lucida follia delregime nazista.Sempre da Einaudi, «I Kapo diAuschwitz» (pp. 156, !10) diCharles Liblau, ebreo e militantecomunista nella Polonia degli AnniTrenta, scampato alla morte dilager (prefazione di Enzo Traverso,edizione italiana a cura di FredianoSessi, autore del racconto perragazzi «prigionieri della memoria,Marsilio, pp. 108, !6,50). Ancorada Einaudi, la nuova edizione,aggiornata, di «Gli ebrei nell’Italiafascista» di Michele Sarfatti (pp.402, !12,80). Dalla marcia di Romaall’epilogo della Shoah.Sulla «Memoria della Shoah»,accoglie saggi di vari autoril’antologia a cura di Saul Meghnagi

per Donzelli (pp. 278, !21,50).Garzanti ripropone, di Elie Wiesel,il romanzo «Dopo la notte» ( pp.275, !9). Tra i temi: l’assenza e laricerca di una patria, la necessità eil fascino del nomadismo, la lottatra l’oblio e la memoria. IlMelangolo offre la testimonianzadella francese Denise Holstein«Non vi dimenticherò mai, bambinidi Auschwitz (pp. 144, !10). DaSironi, «Baracche, appunti diprigionia 1944-45», di AlessandroDietrich (!14,50), la storia vera diuno «schiavo di Hitler», deportatoin un campo di lavoro del TerzoReich per non aver aderito allaRepubblica di Salò.«38/45. Luoghi della guerra e dellaResistenza nella provincia diTorino» è la «guida per la memoria»curata da Luciano Boccalatte,Andrea D’Arrigo e Bruno Maida perla Provincia di Torino e l’Istitutopiemontese per la storia dellaResistenza e della società.

ALTRI TITOLI

Shoah Una domanda tabù: a cheserve ricordare? Ha un senso?

Il saggiodi AvishaiMargalit«Etica dellamemoria»in uscitadal Mulinosostiene chericordare,in sé,non è «giusto»,bensì«inevitabile»

Un eccesso di mostre,libri, iniziativescolastiche: basterebbeleggere Primo Leviper sapere e sentire

Amico di Levi Il suo “Mauthausen”anticipò “Se questo è un uomo”

La ricorrenza TuttolibriSABATO 27 GENNAIO 2007

LA STAMPA IX

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - X - 27/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/10 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 26/01/07 18.29

MARCOBELPOLITI

Quattro persone siedono in-torno a un tavolo: Hal Foster, il piùgiovane; Yve-Alain Bois, studiosofrancese che insegna in America;Benjamin H. D. Buchlor, specialistadell'arte tedesca; Rosalind Krauss,l'unica donna ma anche la più famo-sa di loro. Stanno discutendo del li-bro che hanno appena concluso:Artedal 1900, un'opera mastodontica chepercorre in oltre 100 capitoli il secolotrascorso, anno per anno, disegnan-do un profilo inatteso e approfonditodi quanto è accaduto nella pittura,scultura, fotografia, ma anche nellafilosofia, nella letteratura e nella so-cietà. Si tratta della seconda tavolarotonda che commenta quanto han-no scritto; la primaè statadopo le pa-ginedal 1900al 1945.Oradevono tira-re le somme.Hanno visioni differentidell'arte, in particolare Foster e laKrauss la pensano diversamente suuno dei punti fondamentali del di-scorso critico: il Kitsch, ovvero il rap-porto traarte e culturadimassa.All'inizio dell'opera ciascuno dei

quattro ha riassunto i problemi delsecolo XX attraverso una propria in-troduzione metodologica. Tuttaviahanno anche un punto in comune: illavoro in October, la rivista fondatanel 1976 dalla Krauss, su cui hannoscritto nel corso degli ultimi vent'an-ni importanti saggi. Buchlor e Boischiudono il discorso con una visionenon troppo ottimista: oggi l'arte vivetra due poli opposti, la banca, dove siconservano le opere come investi-mento economico, e gli spazi espositi-vi, semipubblici, in cui vengono cele-brati riti che permettono di compen-sare la perdita di una domandadi au-todeterminazione politica e sociale.La ragione che li ha spinti a scriverequesta grande storia del Novecentoè quella di rimescolare le carte e to-gliere dall'oblio aspetti della produ-zioneculturale ignorati o rimossi.Ci sono riusciti? Direi di sì. Arte

dal 1900 è un libro da cui non si puòprescindere,siacheci si occupidi arti

visive sia che ci si interessi di letteratu-ra.C'èdentrounavisionesemplice e in-siemecomplessa,masoprattutto il ten-tativodi trovareuna risposta al grandeinterrogativo dell'arte contempora-nea: mercato o autonomia dell'arte?Consumo o rivolta? E si tratta di inter-rogativi politici, nel senso forte del ter-mine. Per quanto la visione dei quattroautori siacentrata sul paesaggioameri-cano, con notevoli incomprensioni dell'arte europea - italiana in particolare,dalle avanguardie in qua - le questioniche sollevano sono cruciali, a partiredallo snodo tra i tre momenti indicatinel sottotitolo: «Modernismo, Antimo-dernismo,Postmodernismo».

IL PASSATO NON È CHIUSOIn particolare, la questione del Po-stmodernismo è posta finalmente inuna prospettiva davvero utile a com-prendere quello che è accaduto dallametà degli Anni Sessanta ad oggi, cosìda orientare la visionedell'intero seco-lo. Anzi, possiamo dire che è lo sguar-do sul presente che illumina quello sulpassato, in una sortadi retroazione: Pi-casso, Matisse, avanguardia russa,Mondrian,Dadaismo, Surrealismo, di-ventano comprensibili alla luce dellequestioni poste oggi dall'arte, così chei predecessori sono coloro che antici-pano nel passato il presente, una sortadi anacronismo storico che è poi l'ere-dità migliore delle stesse avanguardienovecentesche.L'idea che trasmette il libro è che il

passatononèchiusounavoltapersem-pre,mapuò essere riaperto, come indi-cava Benjamin in una serie di passatipossibili e di futuri praticabili. L'idea dipoliticità, e insieme di critica, sta pro-prio in questo sforzodi riconsiderare losnodo tra modernismo e postmoderni-smo in termini di possibilità e non solodi mera storia da affidare agli archivi,rimettendonel contempo ingioco lede-finizioni, gli statuti,ma anche le singolestoriedi artisti emovimenti collettivi, li-berando il tutto dalle pastoie conserva-tricidelle falsepretese filologiche.Arte dal 1900 è stato preceduto e

preparato da un libro fondamentale,

vero classico del genere, L'originalitàdell'avanguardia e altri miti modernistidi Rosalind Krauss, scritto nel 1985 eora in uscita daFazi a cura di ElioGra-zioli. Dieci anni dopo Hal Foster ha in-vece pubblicatoun libromilitante, Il ri-tornodel reale (oraeditodaPostmedia)che ne prosegue i discorsi rispetto allenuove pratiche artistiche. In questaopera si trovano anticipate alcune del-le novità dell'Arte dal 900, dove i capi-toli dedicati agli ultimi trent'anni sonostati scritti in granpartedaFoster.Nel capitolo finale del suo libro,

«Cos'è successo al postmoderno?»,egli ci ricorda che «non esiste un sem-plice ora, ma che ogni presente è non-sincrono, unamiscela di tempi diversi;perciò non c'è transizione temporaletra moderno e postmoderno»: devonoessere analizzati insieme, in parallas-

se, poiché questi due concetti dipendo-no dalla nostra posizione nel presentee questa, a sua volta, è definita da talicontestualizzazioni. Se gli Anni Tren-ta sono il culmine del modernismo, gliAnni Sessanta segnano il pieno dispie-garsi del postmodernismo, evento checomportadue effetti strettamente cor-relati: rivisitare il modernismo e nelcontempodecretarne lamorte.Esistono, dice Foster in Arte dal

1900, due versioni opposte del postmo-dernismo:progressista e neoconserva-trice. La seconda è espressa, a suo pa-rere, dall'architettura di Philip John-soneRobertVenturi, comedallapittu-radi Clemente,Kiefer eSchnabel, arti-sti più antimodernisti che postmoder-nisti che hanno cercato una riconcilia-zione con il pubblico e con il mercatoma senza essere davvero democratici.

Questa versione del postmodernismo,fondata sulla citazione e il pastiche, no-nostante le proprie intenzioni, ha evi-denziato negli Anni Ottanta la disinte-grazionedel canone stilisticomoderni-sta. L'altropostmodernismo,di cui Fo-ster e la Krauss sono i teorici, è defini-to come poststrutturalista. Mentre ineoconservatori davano per scontatala verità delle rappresentazioni, i po-ststrutturalisti perseguirono la criticadella rappresentazione che mise indubbio tale verità (Foster fa gli esempidiBarbaraKrugereJennyHolzer).

AFFETTI E CONOSCENZAMaora, ci spiegano le ultime cento pa-gine della grande opera curata da ElioGrazioli (dal 1984 al 2003), siamo al dilà di tutto questo. Esistono oggi formedinarrazione e tipi di soggettività, scri-ve, che hanno visto nel postmoderni-smo non il segno di una perdita reale,come sostenevano gli antimodernisti,bensì una potenziale apertura su qual-cosa di diverso. Sono le opere di RonaPondick, Robert Gober, Kiki Smith,William Kentridge, o Douglas Gordona segnare questomomento. Non è for-se un caso che l'ultimo capitolo, in cuicompare decisivo il lavoro di scambioe organizzazione culturale di HansUlrichObrist, si chiuda sulla visione diattività in cui l'attività di distribuireidee, irradiare energie, liberare forzecollettive (CasternHoller eStefanoBo-eri) si coniuga con la attenzione alle re-lazionid'affetto.Con laglobalizzazioneil paesaggio diventa necessariamenteinternazionale e quello dell'artista di-viene un lavoro di «studio»: «Non spa-zio di produzione, diceGabrielOrozco,maun tempodi conoscenza».

La foto è antica, sgra-nata, le figure hannocontorni sfuocati.C'è un paesaggio ru-rale che si perde lon-

tano; al centro si stagliano,ingobbite, le sagome deibraccianti della pianura pa-dana; in mezzo a quello sce-nario di fatica e fame, spic-ca una silhouette agile, conuna ampia gonna nera e unablusa anche nera, unica don-na nell'universo maschiledel lavoro.E' Argentina Altobelli, un'

organizzatrice sindacale, se-gretaria generale della Fe-derterra, in visita ai lavoridella bonifica a Crevalcore.E' l'8 maggio 1920. Quasi unsecolo dopo, le vie delle no-stre città ci si offrono popola-te di manifestazioni, sfilate,comizi di donne, in festa o inlotta, ma comunque protago-niste: la foto di un corteo del15 aprile 1989 per la leggesull'aborto riproduce un fittoassieparsi di volti femminili,

stretti uno all'altro in lunghe fi-le che occupano tutta l'ampiez-za di una strada romana.Nell'arco cronologico rac-

chiuso grosso modo da questedue immagini si sviluppa l'av-vincente racconto fotograficodel volume curato da LuciaMotti Donne nella CGIL: unastoria lunga un secolo. 100 annidi lotta per la dignità, i diritti ela libertà femminile (Ediesse,pp. 564,!35).Il libro attraversa tutto inte-

ro il percorso che in un secoloha portato le donne ad usciredagli interni di una oppressivadomesticità e a frequentarecon sempre più assiduità e di-mestichezza i grandi spaziaperti delle istituzioni e dell'agire pubblico. A questa narra-zione che segue l'ordine crono-logico se ne affianca un'altra,scandita dai temi più significa-tivi (lamobilitazione delle cam-pagne, le lotte per il diritto allavoro e alla parità di retribu-zione, per i servizi sociali, perla pace, per l'aborto e i diritti

civili) che hanno segnato il mo-vimento femminile soprattut-to negli anni dell'Italia repub-blicana. Un caso a parte è lamonografia su Trieste, a cuidobbiamo non solo l'approfon-dimento delle peculiarità dellazona del nostro confine orien-tale, ma anche la più bella im-magine in assoluto tra quellepubblicate: un gruppo di lavo-ratrici del Porto Vecchio, pro-tagoniste degli scioperi rivolu-zionari scoppiati nel gennaio1918 in tutti i più importanticentri industriali dell'imperoasburgico, riprese sedute inmezzo ai binari della ferrovia,belle, decise, spavalde.Come in tutte le storie foto-

grafiche, non è tanto la pre-senza delle donne a essere do-cumentata, ma come quellapresenza è stata rappresenta-ta e quando ha avuto la forzadi imporre ai canoni della rap-presentazione tradizionalequelli della propria autorap-presentazione. Così, allo slan-cio del movimento nell'Italia

repubblicana corrispondeuno sguardo diverso, primaquello della fotografia socialee del realismo del dopoguer-ra, poi quello dei movimenticollettivi degli Anni 70.In questo caso, quello che

emerge con forza è la rotturadi ogni «separatezza» tra il fo-tografo e il soggetto fotografa-to; i loro due sguardi di colpocominciano a intrecciarsi, a ri-specchiarsi l'uno nell'altro:nel frastuono del protagoni-smo delle donne di quegli an-ni, è come confrontarsi con unattimo di tempo sospeso: inquel momento, il fotografo e ilsoggetto che ritrae smettonodi fronteggiarsi in un irrealeping-pong di sguardi, il foto-grafo prende la sua racchetta-macchina fotografica e si tra-sferisce dalla stessa parte deltavolo del suo dirimpettaio.Una piccola rivoluzione si ècompiuta: l'autorappresenta-zione del movimento coincidecon la rappresentazione chene danno i fotografi.

Bilanci del Novecento Tre percorsidalle avanguardie al Postmoderno,una critica estetica e insiemepolitica

FOSTER, KRAUUS, BOIS, BUCHLOCHArte dal 1900Modernismo,antimodernismo,PostmodernismoZANICHELLI, pp. 704, ! 64,80

ROSALIND KRAUSSL’originalitàdell’avanguardia e altrimiti modernistiFAZI, pp.356, ! 44,50

HAL FOSTERIl ritorno del realePOSTMEDIA, pp. 254, ! 21

I TITOLI

L’OCCHIO E L’ORECCHIOGIOVANNI

DE LUNA

DA OGGETTOA PROTAGONISTEIn un album fotografico, le donne della Cgil nel Novecento,il lungo cammino, soggettivo e collettivo, per la conquista

dei diritti sul lavoro e nella società, tra lotta e festa

L’ARTETRACONSUMOERIVOLTA

PaulMcCharthy«Testedi pomodoro»,1994: un’immaginedal volume«Artedal ‘900»,Zanichelli, che saràpresentatoad «ArteFiera»diBologna

(domenica28, h.13, ArtCaféHall 18),da E. Grazioli,M. Belpoliti e S.Chiodi

Visioni TuttolibriSABATO 27 GENNAIO 2007

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - XI - 27/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/11 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 26/01/07 18.29

VariaNarrativastraniera Saggistica Tascabili RagazziNarrativa

italiana

La scomparsadei fattiTRAVAGLIOIL SAGGIATORE

StagioniRIGONI STERNEINAUDI

47 45 44 41

Desolante scorsa aigiornali internazio-nali. Sembra chetutto il mondo, dalCanada alla Male-

sia, stia leggendo gli stessi li-bri. Più o meno, poco prima opoco dopo a seconda della di-stanza dal centro dell'impero,la pappa editoriale propinataè sempre quella. In Francia,invece, anche ai vertici delleclassifiche sembranoemerge-resussulti di autonomia.Sembrano, appunto. Primo

nella narrativa è sempre LesBienveillantes di JonathanLit-tell, che però è americano. Enella saggistica spicca un filo-ne ecologista, apparentemen-te in unavariante tutta france-se. Apparentemente, appun-to.C'èPourunpacte écologiquedi Nicholas Hulot, un pro-gramma d'azione «insiemeambizioso e realista» per mi-

surare i candidati alle presiden-ziali in basealla loro agendaam-bientalista: solo che l'hanno sot-toscritto siaSarkozy siaSégolè-ne Royal, e i giochi si complica-no. C'è una nuova casa editrice,la Gallmeister, tutta dedicata alnature writing: peccato che ilsuo pezzo forte sia EdwardAb-bey, americanissimo (in Italia ètradotto da unadelle nostremi-gliori case editrici, MeridianoZero).E c'è l'eco-thrillerLePar-fum d'Adam di Jean-Chri-stopheRufin: che però occhieg-gia ai bestselleroni all'anglosas-sone sin dalla copertina in rilie-vo; e dalla trama, che parte all'inseguimento planetario di unafialetta che minaccia uno scon-quasso batteriologico per sop-primereuna parte dell'umanitàdevastatrice (c'è ancheuna tap-paaTorino!).Francesissimo invece il suc-

cesso inatteso - centomila copie

vendute, cinquemila quelle del-la prima tiratura - del dissa-crante Cahier de gribouillagespour adultes qui s'ennuient au bu-reau della giovane grafica Clai-re Fay: un quadernetto dovescarabocchiare («Odio ilmio ca-po, odio il mio capo...») la pro-pria frustrazionedi impiegati fi-no a «trasformare la noia inenergiapositiva».Mentre ovviamente è iper-

francese soltanto in apparenzal'allarme lanciatodal semiologobulgaro-parigino Tzvetan To-dorovnel pamphletLa littératu-re en péril: dove si paventa nonla solitamorte del romanzo,maproprio della letteratura tutta.Perché nelle scuole si insegnastoria e critica letteraria, manon a leggere i libri. Pochi mesifa, a identiche conclusioni eragiunto un rapporto delministe-ro dell'Istruzione, e la Maisondes écrivains ha reagito con

una raccolta di firme - quello sìungenere intramontabile...Alla fin fine, il libro più origi-

nale di questo inizio 2007 èComment parler des livres quel'on a pas lus di Pierre Bayard:zeppo di colte digressioni suinon-lettori più creativi, daMon-taigne che rileggeva a OscarWilde che non leggeva prima direcensire «per non essere in-fluenzato». E benintenzionatonel togliere sensi di colpa a chinon legge, non tutto, mai abba-stanza (anche il lettore più buli-mico non potràmai ingurgitarela gran massa di libri pubblica-ti: incluso questo). Ma la que-stione della non lettura fu giàgenialmente riassuntadaPatri-ck Poivre d'Arvor, conduttoredi una trasmissione televisivasui libri. Alla domanda se aves-se letto il tale romanzo, rispose:«Sì,manonpersonalmente».Etvoila tout.

I PRIMI DIECI

GomorraSAVIANOMONDADORI

100

Innocente.Una storiaveraGRISHAMMONDADORI

Io sono dilegnoCARCASIFELTRINELLI

45

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALL’ISTITUTO DEMOSKOPEA DI MILANO, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 120 LIBRERIE A ROTAZIONE, DI CUI 80 EFFETTIVE. SI ASSEGNANO I 100PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA CIFRA FRA PARENTESI, SOTTO IL PUNTEGGIO, INDICA LA POSIZIONE IN CLASSIFICA NELLA SETTIMANA PRECEDENTE.LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 13 AL 19 GENNAIO.

AI PUNTILUCIANO

GENTA

HANNIBALLECTER

BABY KILLER

1 2Il cacciatoredi aquiloniHOSSEINIPIEMME

99 3 87 62 5

HannibalLecterHARRISMONDADORI

Inchiestasu GesùAUGIAS, PESCEMONDADORI

RiverginationLITTIZZETTOMONDADORI

Le alidella sfingeCAMILLERISELLERIO

1. Gomorra 100Saviano [1]15,50 MONDADORI

2. Le ali della sfinge 53Camilleri [2]12,00 SELLERIO

3. Stagioni 47Rigoni Stern [3]10,80 EINAUDI

4. Io sono di legno 41Carcasi [-]11,00 FELTRINELLI

5. Fuori da un evidente destino 40Faletti [4]18,90 BALDINI CASTOLDI DALAI

6. Donne informate sui fatti 39Fruttero [7]16,50 MONDADORI

7. Ad occhi chiusi 34Carofiglio [6]10,00 SELLERIO

8. Testimone inconsapevole 32Carofiglio [10]11,00 SELLERIO

9. Ragionevoli dubbi 28Carofiglio [5]12,00 SELLERIO

10. Come Dio comanda 24Ammaniti [8]19,00 MONDADORI

1. Il cacciatore di aquiloni 99Hosseini [1]17,50 PIEMME

2. Hannibal Lecter 45Harris [-]19,00 MONDADORI

3. Innocente. Una storia vera 45Grisham [2]18,60 MONDADORI

4. La ricerca della felicità 39Gardner; Troupe [-]18,00 FANDANGO

5. Chi ama torna sempre indietro 37Musso [-]17,50 SONZOGNO

6. Fiume di sangue 35Deaver [7]12,00 SONZOGNO

7. L’ordine del sole nero 31Rollins [-]18,60 NORD

8. Doppia missione 31O’Brian [-]16,60 LONGANESI

9. Inés dell’anima mia 25Allende [3]17,00 FELTRINELLI

10. Ehi, prof! 24McCourt [5]18,50 ADELPHI

1. Inchiesta su Gesù 62Augias; Pesce [1]17,00 MONDADORI

2. La scomparsa dei fatti 44Travaglio [3]15,00 IL SAGGIATORE

3. La democrazia che non c’è 27Ginsborg [-]8,00 EINAUDI

4. Navigando a vista 23Vidal [2]17,50 FAZI

5. La sfida del secolo. Energia 22Angela; Pinna [-]16,00 MONDADORI

6. Sull’amore 21Crepet [6]12,50 EINAUDI

7. La grande bugia 19Pansa [5]18,00 SPERLING & KUPFER

8. Cina. Il drago rampante 19Pisu [-]16,00 SPERLING & KUPFER

9. Opus Dei segreta 17Pinotti [4]11,50 BUR RIZZOLI

10. Quello che non si doveva dire 17Biagi; Mazzetti [7]18,00 RIZZOLI

1. Rivergination 87Littizzetto [1]15,00 MONDADORI

2. La classe fa la ola mentre... 21Beer (Cur.) [4]10,00 RIZZOLI

3. Oggi cucini tu. Vol. 3 18Clerici; Moroni [2]17,00 MONDADORI; RAI ERI

4. E’ facile smettere di fumare... 17Carr [10]10,00 EWI

5. Il piccolissimo libro... 15Bolt [5]6,00 SONZOGNO

6. Guinness World Records 2007 14Autori vari [-]27,00 MONDADORI

7. Fate la nanna 13Estivill; De Béjar [-]8,00 MANDRAGORA

8. Calendario atlante... 11Autori Vari [3]15,90 DE AGOSTINI

9. Italia 2007. La guida rossa 11Autori vari [-]22,00 MICHELIN ITALIANA

10. Il gambero rozzo 2007 10Cambi [8]22,00 NEWTON & COMPTON

1. L’ombra del vento 40Ruiz Zafon [1]12,00 MONDADORI

2. Il mio nome è rosso 31Pamuk [2]11,80 EINAUDI

3. L’amico ritrovato 24Uhlman [3]5,00 FELTRINELLI

4. Se questo è un uomo 14Levi [9]9,80 EINAUDI

5. Il sergente nella neve 14Rigoni Stern [-]10,00 EINAUDI

6. Angeli e demoni 11Brown [-]12,00 MONDADORI

7. Ti prendo e ti porto via 10Ammaniti [-]8,40 MONDADORI

8. Il Gattopardo 10Tomasi di Lampedusa [-]7.00 FELTRINELLI

9. Tre metri sopra il cielo 10Moccia [6]9,00 FELTRINELLI

10. Zeus e altri racconti 10Manfredi [-]8,80 MONDADORI

1. Eragon. L’eredità. Vol.1 22Paolini [1]18,90 FABBRI

2. Eldest. L’eredità. Vol.2 19Paolini [2]15,90 FABBRI

3. Eldest. L’eredità. Vol.2 17Paolini [3]6,00 FABBRI (LIBRI ORO)

4. Il piccolo principe 15Saint-Exupéry [4]7,00 BOMPIANI

5. Un sorriso grande come ... 11Sala Gallini [-]16,00 MONDADORI

6. Cronache del mondo emerso 10Troisi [6]20,00 MONDADORI

7. Il segreto delle gemelle 8Gnone [-]14,90 DE AGOSTINI RAGAZZI

8. Viaggio nel tempo. Vol.2 8Stilton [5]23,50 PIEMME

9. Salviamo la balena bianca 7Stilton [-]8,20 PIEMME

10. L’incanto del buio... Vol. 2 7Gnone [8]15,90 DE AGOSTINI RAGAZZI

TUTTOlibri RESPONSABILE: NICO ORENGO. IN REDAZIONE: LUCIANO GENTA, BRUNO QUARANTA. E-MAIL: [email protected] SITO INTERNET: www.lastampa.it/tuttolibri/

La bestia e la bella, mister bestseller Tho-mas Harris e la giovane outsider GiuliaCarcasi, sono le prime due novità 2007 adentrare nel gruppo dei dieci più venduti,sempre guidato dal trio Saviano - Hossei-

ni - Littizzetto. La bestia è Hannibal Lecter, que-sta volta raccontato à rebours, «alle origini del ma-le»: lo ritroviamo bambino, orfano di una guerrache gli ha incenerito la famiglia e rivelato gli orro-ri degli uomini, poi adolescente a Parigi, affidatoalle cure degli zii, lui pittore e lei una giapponeseche di cognome fa Murasaki, ispirata all’autrice

della Storia di Genji: presto emergeranno i traumidi quell’infanzia, si riveleranno insieme il genio e ilmale. Il primo squartamento arriva a pagina 114,non a caso in unamacelleria. La bella è una diciot-tenne, di nomeMia («preferirei chiamarmi Tua»),il rovescio di sua madre («Lei hai piedi piombo, iodi aria. Lei sta in equilibrio, io casco di continuo»).La loro è una storia parallela, due vocimonologan-ti a capitoli alterni, una anamnesi dellamadre chescaturisce dalla lettura proibita del diario della fi-glia e attraverso di lei rivive la propria maternità:amori, paure, speranze, il minimalismo del cuore.

Nell’attesa delle prossime novità, sfogliamo il Ca-talogo degli editori italiani 2007 proposto comesempre dall’Editrice Bibliografica: ormai sonoben oltre i 6000, cifra qui più che mai stupefacen-te, vedendo che in classifica non ne emergono qua-si mai più di una ventina (erano 23 i marchi nel bi-lancio del 2006). C’è da supporre che sarebberoancor meno in una classifica che inglobasse lagrande distribuzione. I librai - che in questi giornia Venezia, alla Scuola Mauri, hanno discusso delruolo culturale che la libreria ha nella vita di unacittà -meritano un osservatorio a parte.

53

8 10

CHE LIBRO FA ... A PARIGIGIOVANNA

ZUCCONI

COME RECENSIRESENZA LEGGEREE’ uno dei titoli più originali nelle classifiche francesi, sempre

guidate da Jonathan Littell: un ironico controcantoall’amaro saggio di Todorov «La letteratura in pericolo»

TzvetanTodorovlancial’allarme:«Non siinsegna piùa leggerei libri»

La classifica TuttolibriSABATO 27 GENNAIO 2007

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - XII - 27/01/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/12 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 26/01/07 18.38

RONALD SURESH ROBERTSNo Cold KitchenSTE PublishersPP.700, £ 17,50 su Amazon.co.uk

«Ronald è il mio biografo, è pericoloso»,pare abbia detto Nadine Gordimer(nella foto), la scrittrice sudafricanaottantaduenne che vinse il Nobel nel1991, presentandolo al suo editoresvedese (Feltrinelli è da sempre il suoeditore italiano). Aveva ragione.Roberts, laureato a Oxford e a Harvard,ha impiegato otto anni per scriverequesta biografia, che ha suscitatopolemiche per le rivelazioni sulla vitaprivata della Gordimer. Inge Feltrinellil'ha letta per amicizia con la scrittrice, eanche perché negli ultimi anni prediligebiografie e autobiografie.

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f

DANIEL KEHLMANNLa misura del mondoFELTRINELLI, PP. 256, !15

«Un romanzo eccellente, originale,anche spiritoso. In Germania è unostraordinario successo, noi inveceabbiamo venduto solo 45 milacopie, peccato». Ma il libro tedescorecente che più ha coinvolto IngeFeltrinelli è ovviamentel'autobiografia del suo amicoGünter Grass. «Lui avrebbe potutorivelare prima il suo passato, peresempio quando Kohl accompagnòReagan in un cimitero delle SS:allora avrebbe potuto confessare,invece tuonò, "come si permetteKohl" eccetera. Un'occasioneperduta».

f

GABRIEL GARCÍA MÁRQUEZMemoria delle mieputtane tristiMONDADORI, PP.141, !5

E quali libri invece non le sonopiaciuti? «L'ultimo Le Carré,“Ronnie, mio padre”: ha ragioneRushdie, gli manca qualchecentimetro alla letteratura vera.L'ultimo Vargas Llosa “Avventuredella ragazza cattiva”, l'ultimoGarcía Márquez. Peccato. I grandinon devono scrivere libri piccoli. Main genere quello che non mi piace lodimentico. Come le malattie, quandoè finito il dolore non lo ricordi».Nell'elenco anche Niccolò Ammaniti(“Come Dio comanda”) e Zadie Smith(“Della bellezza”).

GIOVANNAZUCCONI

«Vorrei ballare ancorauna volta a Stoccolma».Nel salone illuminato di

candele, per il Nobel futuro di un al-tro dei suoi scrittori. Sarebbe il ven-tesimo, nel catalogoFeltrinelli.Balla, Inge. Sempre. Alla Fiera di

Francoforte, nelle foto d'antan appe-se alle pareti, boogie e cha-cha-chaall'inaugurazione dell'ennesima li-breria. E balla anche quando nonballa:mentre racconta le sue letturedegli ultimimesi e di una vita intera,seduta nello studiolo che fu di Gian-giacomo, su una classica poltronci-na capitonnée diMies van der Rohe,però ritappezzata in arancione, il co-lore che preferisce, che la esprime.Balla sempre, Inge, anche da ferma:nella formidabile vitalità di ogni ge-sto. Impetuosa,mentre tira fuori rivi-ste e libri appena letti da una vecchiaborsa africana di paglia intrecciata,ovviamente arancionee fucsia, che lasegue ovunque. Spiccia e civettuolacome una danzatrice, anche quando,gli occhi socchiusi in una ridente fes-sura, accenna alla propria «old age».Imperiosa come la padrona (di casa,di casa editrice) che è, nei bigliettini,indecifrabili scarabocchi, che mandaagli amici e a chi lavora per lei: li fir-ma «IF», e in quella sigla c'è il «se», ilbivio delle occasioni che ha attraver-sato tutta la suavita.Tedescao italia-nadall'accento inestirpabile, fotogra-fa giramondo o editrice per amore eper forza, affamata nel dopoguerraoppuremiliardaria, tragedie opassio-ni, circolini intellettuali o jet set co-smopolita. E adesso è il momento diun «se» ulteriore: ballando ballando,e leggendo leggendo, scriverà infineun libro?«Si avvicina il momento dell'au-

tobiografia, nella mia vecchia età.

Non ne ho voglia, cercano di costrin-germi. Però la verità è difficile, si sci-vola facilmente nella vanità, che puòessere dannosa. Forse, in forma digrande diario...».Intanto, legge.«Negli ultimi anni, appunto molte bio-grafie e autobiografie. Robert Hughes,Jane Fonda, Katharine Graham, JoanDidion... Libri anche belli, però non nehomai lettaunavera, onesta.Quasi tut-ti diventanobugiardi, ancheHenryMil-lerquandoparladiMarilyn».Per potere scrivere le proprie memorie,bisogna appunto serbare memoria.«Scrivo un diario, da cinquant'anni.Ma non confessioni personali, comefanno le signore. Per un paio d'ore, nelfine settimana, annoto tutto. Ho avutounavita talmente intensa cheho pauradi perdere una parola, un dettaglio, ilcoloredi unacravatta».E le capita di rileggerli, questi appunti?«No. Con la mia scrittura, nessunopuò leggerli. Geroglifici».Ma quando ha scritto «Senior Service»,che era anche una storia di famiglia,suo figlio Carlo non l'ha consultata?«Per niente. Mi ha solo chiesto fatti,dove siete stati nel 1968, cose così».Inge, quando legge?«Sempre. È la grande passione dellamia vita, il mio piacere. Posso viveresenza vestiti, senza tutto, non senza li-bri. Ho fame di lettura, devo recupera-requello chehoperso finoai quattordi-ci anni, nellaGermanianazista».E dove legge?«In treno, a letto, in aeroporto, nellasauna, dappertutto. Ho sempre alme-no due libri conme, altrimenti mi vie-ne l'angoscia».Nella sauna? Ma non si rovinano?«Certo! I thriller si disfano, e giusta-mente, sono effimeri».Regala libri?«Mi piace moltissimo. Però sono an-che gelosa. Odio quelli che rubano i

libri alle feste. Ricordo un dialogofra Roberto Olivetti e Giangiaco-mo. Olivetti diceva: tutti voglionola Valentina, ma io regalo ville, dia-manti, zibellini, però la macchinada scrivere no, quella devono com-prarla. E Giangiacomo: anch'io re-galo ville, diamanti, ma i libri no,devono comprarli. Scherzavano, fi-no a un certo punto...».I libri Feltrinelli li legge tutti?«Non proprio tutti, non mi basta iltempo. Ecco qui gli ultimi, Simonet-ta Agnello Hornby, Eugenio Borgna,Arabi invisibili di Paola Caridi... Ec-co il mio vecchio amico Giorgio Boc-ca, Erri De Luca, Tabucchi: ho undream, aspetto un suo altro granderomanzo... Ultimamente ho rilettoSotto il vulcano di Malcolm Lowry eIl Gattopardo di Tomasi di Lampedu-sa, vale la pena!».Dunque rilegge.«Moltissimo. Da qualche anno,mi pia-ce leggereanche in francese.Ho rilettoquella che è stata lamiabibbia, Il secon-do sesso di Simone de Beauvoir, non èpernulladatato».E Littell, che in Francia è l'autoredell'anno?«Non voglio leggerlo, né in francesené in altre lingue.UnSSgay... Troppofurbo, troppomorboso».Dalla borsa fucsia e arancione esconomucchi di libri appena letti, dalle paro-le nondette il buio della giovinezza nel-la Germania nazista. Inevitabile pro-nunciare il nome di Günter Grass,l'amico di una vita, l'autore di casa dasempre, che in settembre nell'autobio-grafiaBeimHäutenderZwiebelrivelòdiessereandatovolontarionelleSS.«Non puoi dirlo sessant'anni dopo, sesei stato non uno scrittore apolitico,maunagrandevocemoralisticacheac-cusava, rimproverava pubblicamentetutti. Neppure suo figlio sapeva. Suamogliesì,masuo figliono».

E perché non l'ha detto prima? In fon-do erano cose accadute quand'era unragazzino.«Forse si vergognava perché è statolento, ha capito dopo Norimberga enon subito quell'orrore, quella trage-dia unica. Eppure proprio lui - con Iltamburo di latta, Anni di cani e Gatto etopo - ha scritto i primigrandi libri anti-nazisti.Conrabbia».Avrà letto anche l'altra grande autobio-grafia uscita in Germania negli ultimimesi, «Ich nicht» di Joachim Fest.«Ach, Fest era un conservatore antifa-scista. Molto tedeschi, quei borghesiche odiavanoHitler perché lo trovava-no volgare. Però ha fatto una cosa in-fame, nel libro ha alluso a un inesi-stentepassato nazista diHabermas, enon l'ha corretto. Forse perché nonha fatto in tempo, era troppomalato».Ed è morto pochi giorni prima dell'usci-ta del libro. Alla luce di quel passato, edi quelle polemiche, che effetto le fa ildibattito sulla Resistenza?«Mi fa male. La Resistenza ha creatoun Paese fantastico, quando negli An-ni Cinquanta sono arrivata qui dallaGermanianoiosa e di piombo, in Italiac'era la vita. Cultura, politica, cinema.La sinistra era civile».E adesso?«Adesso non è niente. Neanche social-democratica.Nel Paese non si discutepiù. Comanda la chiesa, e nessunoche dica al Papa: grazie, ma questa èuna repubblica. Chi ha detto che la fa-miglia deve essere un uomo e una don-na? Il sindaco di Berlino ha detto: "Iosono gay und dass ist gut so, e va benecosì". Punto e basta. Perfetto».Nella pila di libri che ha tirati fuori dallafamosa borsa, vedo solo titoli in tede-sco e in inglese. Nessun italiano.«Dopo tanti anni mi piace leggere initaliano e capisco se un libro vale lapena oppure no. Però conosco ilmio li-mite: in italiano non colgo le sfumatu-re e quindi non oso emettere giudizi».Non ci credo.«Ammaniti non mi è piaciuto molto, iltema è troppo grande per lui. L'ultimoPiersanti è bellissimo.PhilipRothEve-ryman no. Zadie Smith On Beauty no -già fatto, e molto meglio, da Iris Mur-doch,EvelynWaugh,SaulBellow».Stiamo arrivando ai suoi amati anglo-americani. Ma se un libro non le piacelo molla?«Disciplina prussiana. Leggo fino infondo».Segue i consigli di qualcuno?«Mi fido molto di Alberto Rollo, ilnostro editor-at-large. E di NataliaAspesi! Con lei ci regaliamo librifrivoli...».Legge molto in inglese.«Più volentieri che in tedesco. La miapassione è nata là, nel dopoguerra,prima era tutto proibito, potevamoleggere solo i classici tedeschi. Dopoho divoratoDreiser, Dos Passos, Tho-mas Wolfe, Sinclair Lewis, DorothyParker, Bellow, Baldwin, Roth! E la fa-menonmi è ancora passata».E Hemingway, che fotografò a Cuba fa-cendo uno scoop mondiale.«Tutto Hemingway, certo, il mioidolo. Anche se rileggendo Fiestamiaccorgo adesso che un po' antisemitalo era».E ultimamente?«Ecco qua. Le lettere di Virginia Wo-olf, molto divertenti. Una biografia diHarperLee, della quale pubblicammonel 1962 Il buio oltre la siepe. L'ultimonumero della Paris Review. No ColdKitchen, biografia dellamia amicaNa-dineGordimer. Lei èmolto ferita, ave-va accolto l'autore Ronald Roberts incasa, come un figlio, affascinata dallasua intelligenza. E lui, forse per ambi-zione di completezza, ha rivelato indi-screzioni sulla sua vita sentimentale.Chemancanzadi tatto».Settecento pagine e l'ha letto tutto, èpieno di segnalibri.«Certo, dovrò parlarne con lei appenala vedo. E poi: Der fliegende Berg delmio amico Christoph Ransmayr, ungrandissimo, merita il Nobel! E, inmanoscritto, l'ultimo romanzo delmio amico Richard Ford, un grandis-simo,merita il Nobel!».Vorrebbeballare a Stoccolma, Inge, eforse nonuna volta soltanto.

INGE:VOGLIOANCORABALLAREASTOCCOLMA

Unascena del«Dottor Zivago», il fim trattodall’omonimoromanzodiPasternak,premioNobelnel1958

Inge Schönthal Feltrinelli ha festeggiato ballando i suoi settant'anni, nel2000. Prima di trasferirsi in Italia ha lavorato come fotoreporter, fotografan-do Hemingway, Picasso, De Beauvoir. Grande viaggiatrice, dice che «casa è aMilano». In questi giorni è a Venezia per la Scuola per Librai Umberto e Elisa-

betta Mauri, di cui è promotrice. È Cavaliere della Repubblica Italiana, di quel-la tedesca, e della République française. Ha ricevuto lauree honoris causa aFerrara e alla Iulm di Milano, l'onorificenza di Accademico di Brera. È vicepre-sidente della holding che controlla la casa editrice e le librerie Feltrinelli.

IngeFeltrinelli

LE SUE SCELTE

Diario di lettura TuttolibriSABATO 27 GENNAIO 2007

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