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FEUILLETON Il medioevo di Barcellona Avventure, lotte e amori nella cattedrale BIANCHINI P. III GABRIELLA BOSCO Per quasi cinquant’an- ni generazioni di letto- ri hanno creduto che, a dispet- to del titolo, Zazie nel métro non ci andasse per niente. C’era sciopero e la ragazzina aveva un bel protestare e bat- tere i piedi, era venuta a Parigi apposta per quello… Niente da fare: «Il métro, questo mezzo di trasporto eminentemente parigino, si è addormentato sotto terra, perché gli impiega- ti dalle pinze perforanti hanno cessato di lavorare», spiega lo zio. Adesso viene fuori che la storia era tutt’altra. Zazie nel métro c’è andata, non c’era nessuno sciopero, nessun im- pedimento esterno ha ostaco- lato la realizzazione del deside- rio principale. A più riprese addirittura la ragazzina è pe- netrata nelle viscere della capi- tale. Insomma, la condizione fondante del celeberrimo ro- manzo di Raymond Queneau era falsa. A rivelarlo è un inedi- to, uno dei numerosi, che figu- ra nel volume della Pléiade an- dato in libreria per i trent’anni della morte dello scrittore. Terzo volume a lui dedicato, secondo per quel che riguarda i romanzi. Comprende una se- rie di testi mai pubblicati, tra cui alcuni capitoli sconosciuti di Zazie nel métro, uno dei quali per l’appunto s’intitola Zazie vraiment dans le métro, Zazie davvero nel métro. Il primo viaggio lo fa da sola, iniziazio- ne con tutti i sacri crismi. Scende nel buco, si attarda un po’ distratta da attrazioni che precedono il passaggio per la prima strettoia, l’acquisto del biglietto. Teme che le chieda- no cose che non sa, la destina- zione ad esempio, esita sul tipo di documento di viaggio (fami- glie numerose, corsa singola o tessera settimanale…). Risol- ve brillantemente, biglietto semplice di prima classe («Za- zie era economa, ma non ava- ra»). Viene spintonata da un ragazzo mentre scende le sca- le verso la banchina sotterra- nea, «cocu», cornuto lo apo- strofa lei, e poi riprende la di- scesa interrotta, «chaque mar- che lui semble nuptiale», scri- ve Queneau, giocando sul dop- pio senso del termine marche, sia marcia sia gradino in fran- cese. «E’ esaltata». Come an- dasse a nozze. Non tutto fila li- scio, naturalmente. «La sua più ferma intenzio- ne è di godere di quel mezzo di comunicazione e di fare anda- ta e ritorno un numero inde- terminato di volte». Le idee le ha chiare la strampalata, sur- reale, tenerissima Zazie che per chiunque abbia visto il film di Louis Malle tratto dal libro ha il volto indimenticabile di Catherine Demongeot. Lo zio Gabriel (l’altrettanto indimen- ticabile e compianto Philippe Noiret, nel film) le ha detto che ci si può rimanere anche tutto il giorno senza che nessuno ti chieda niente. Zazie è solo al primo stadio della stupefazio- ne, parecchi altri stadi l’atten- dono. Poi, però, a una fermata sale il controllore, Zazie ha con lui uno scambio di battute e la fiducia nello zio Gabriel co- mincia a incrinarsi. Per frantu- marsi completamente quando il métro arriva al capolinea e una voce invita tutti i viaggia- tori a scendere dal treno. Non era ancora abbastanza scafa- ta, Zazie, per inventare che le era scappata la fermata e chie- dere di poter raggiungere la banchina opposta per recupe- rarla aggirando così il fastidio- so inconveniente di dover già risalire in superficie. Furiosa, Zazie «rerentre» appena può, come direbbe lo zio Gabriel, ci torna. E la seconda volta Zazie riesce ad approfittare anche «delle gioie perpendicolari e per così dire aggiunte della cir- colazione metropolitana», ov- vero fa su e giù in ascensore, restando sempre sotto terra. Eccetera. MANZONI Gli sposi della prima ora L’edizione critica del “Fermo e Lucia” BARILLI P. V DIARIO DI LETTURA I calendari sul lago Da Frate Indovino a Dürrenmatt VITALI P. XII FULMINI NICO ORENGO [email protected] APOCALISSI CON NARCISO TUTTO libri SUL METRO ZAZIE C’ERA LA STAMPA SABATO 3 FEBBRAIO 2007 PAGINA I Continua a pagina II «... mentre l’umanità stessa rischia un suicidio di specie, l’industria internazionale del libro e dell’intrattenimento produce, diffonde e propina a milioni e milioni di lettori la più grottesca finzione mentale consolatoria che l’umanità abbia mai costruito». Parola di Carla Benedetti, che il suo editore, Coniglio, lei consenziente, definisce Giovanna d’Arco della critica. Per fortuna che il dialogo che offre al curatore Maccherini è alleggerito da 31 foto della «Giovanna» dai 4 anni a oggi, da Levanto a Manhattan, dall’Iran all’Etiopia. Apocalissi con Narciso. Una scena di «Zazie nel métro», il film che Louis Malle trasse dal romanzo di Queneau nel 1959. Protagonisti Philippe Noiret e Catherine Demongeot (sopra) Queneau Ritrovata un’altra versione del celebre romanzo, un inedito ora nella Pléiade: la ragazza si calò davvero nei sotterranei della Ville Lumière p SETTIMANALE LEGGERE GUARDARE ASCOLTARE NUMERO 1549 ANNO XXXI [email protected] NA

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - I - 03/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 02/02/07 19.23

FEUILLETONIl medioevodi BarcellonaAvventure,lotte e amorinella cattedraleBIANCHINI P. III

GABRIELLABOSCO

Per quasi cinquant’an-ni generazioni di letto-

ri hanno creduto che, a dispet-to del titolo, Zazie nel métronon ci andasse per niente.C’era sciopero e la ragazzinaaveva un bel protestare e bat-tere i piedi, era venuta aParigiapposta per quello…Niente dafare: «Il métro, questo mezzodi trasporto eminentementeparigino, si è addormentatosotto terra, perché gli impiega-

ti dalle pinze perforanti hannocessato di lavorare», spiega lozio.Adesso viene fuori che la

storia era tutt’altra. Zazie nelmétro c’è andata, non c’eranessuno sciopero, nessun im-pedimento esterno ha ostaco-lato la realizzazionedel deside-rio principale. A più ripreseaddirittura la ragazzina è pe-netrata nelle viscere della capi-tale. Insomma, la condizionefondante del celeberrimo ro-manzo di Raymond Queneau

era falsa. A rivelarlo è un inedi-to, uno dei numerosi, che figu-ra nel volume della Pléiade an-dato in libreria per i trent’annidella morte dello scrittore.Terzo volume a lui dedicato,secondo per quel che riguardai romanzi. Comprende una se-rie di testi mai pubblicati, tracui alcuni capitoli sconosciutidiZazie nelmétro, uno dei qualiper l’appunto s’intitola Zazievraiment dans le métro, Zaziedavvero nel métro. Il primoviaggio lo fa da sola, iniziazio-

ne con tutti i sacri crismi.Scende nel buco, si attarda unpo’ distratta da attrazioni cheprecedono il passaggio per laprima strettoia, l’acquisto delbiglietto. Teme che le chieda-no cose che non sa, la destina-zione ad esempio, esita sul tipodi documento di viaggio (fami-glie numerose, corsa singola otessera settimanale…). Risol-ve brillantemente, bigliettosemplice di prima classe («Za-zie era economa, ma non ava-ra»). Viene spintonata da unragazzo mentre scende le sca-le verso la banchina sotterra-nea, «cocu», cornuto lo apo-strofa lei, e poi riprende la di-scesa interrotta, «chaquemar-che lui semble nuptiale», scri-ve Queneau, giocando sul dop-pio senso del termine marche,sia marcia sia gradino in fran-cese. «E’ esaltata». Come an-dasse a nozze. Non tutto fila li-scio, naturalmente.«La sua più ferma intenzio-

ne è di godere di quel mezzo dicomunicazione e di fare anda-ta e ritorno un numero inde-terminato di volte». Le idee leha chiare la strampalata, sur-reale, tenerissima Zazie cheper chiunque abbia visto il filmdi Louis Malle tratto dal libroha il volto indimenticabile diCatherine Demongeot. Lo zio

Gabriel (l’altrettanto indimen-ticabile e compianto PhilippeNoiret, nel film) le ha detto checi si può rimanere anche tuttoil giorno senza che nessuno tichieda niente. Zazie è solo alprimo stadio della stupefazio-ne, parecchi altri stadi l’atten-dono. Poi, però, a una fermatasale il controllore, Zazie hacon lui uno scambio di battutee la fiducia nello zio Gabriel co-mincia a incrinarsi. Per frantu-marsi completamente quandoil métro arriva al capolinea euna voce invita tutti i viaggia-tori a scendere dal treno. Nonera ancora abbastanza scafa-ta, Zazie, per inventare che leera scappata la fermata e chie-dere di poter raggiungere labanchina opposta per recupe-rarla aggirando così il fastidio-so inconveniente di dover giàrisalire in superficie. Furiosa,Zazie «rerentre» appena può,come direbbe lo zio Gabriel, citorna. E la seconda voltaZazieriesce ad approfittare anche«delle gioie perpendicolari eper così dire aggiunte della cir-colazione metropolitana», ov-vero fa su e giù in ascensore,restando sempre sotto terra.Eccetera.

MANZONIGli sposidella prima oraL’edizionecritica del“Fermo e Lucia”BARILLI P. V

DIARIO DI LETTURAI calendarisul lagoDa FrateIndovinoa DürrenmattVITALI P. XII

FULMININICO ORENGO

[email protected]

APOCALISSICON

NARCISO

TUTTOlibri

SULMETROZAZIEC’ERA

LA STAMPASABATO 3 FEBBRAIO 2007

PAGINA I

Continuaa pagina II

«... mentre l’umanità stessa rischia un suicidio dispecie, l’industria internazionale del libro edell’intrattenimento produce, diffonde e propina amilioni e milioni di lettori la più grottesca finzionementale consolatoria che l’umanità abbia maicostruito». Parola di Carla Benedetti, che il suoeditore, Coniglio, lei consenziente, definisce Giovannad’Arco della critica. Per fortuna che il dialogo che offreal curatore Maccherini è alleggerito da 31 foto della«Giovanna» dai 4 anni a oggi, da Levanto a Manhattan,dall’Iran all’Etiopia. Apocalissi con Narciso.

Una scenadi «Zazienel métro»,il film cheLouis Malletrasse dalromanzo diQueneaunel 1959.ProtagonistiPhilippe Noirete CatherineDemongeot(sopra)

QueneauRitrovata un’altra versione del celebreromanzo, un inedito oranella Pléiade: la ragazzasi calò davvero nei sotterranei della Ville Lumière

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SETTIMANALELEGGEREGUARDAREASCOLTARENUMERO 1549ANNO [email protected]

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - II - 03/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 02/02/07 19.23

Essere personaggiscomodi, oggi comeoggi, è una gran co-modità. Si prenda-no Diego Cugia e il

suo personaggio-nom de plu-me-alter ego Jack Folla. Li siprendano entrambi, e si pren-da il loro ultimo libro. Si inti-tola «Zomberos» ed è editodaMondadori, collana «stra-de blu» (pp. 248,!15). Nel ri-svolto si legge, giustappunto,che la voce di Diego Cugia è«la più appassionata e sco-moda dell'etere». La più sco-moda in assoluto, di tutto ilmondo. Poi si legge che la vo-ce scomoda ha scritto vari li-bri per Mondadori e ancheper Bompiani e Rai-Eri. Perla Rai, sappiamo, ha scrittoprogrammi televisivi e con-dotto programmi radiofoni-ci. «Zomberos»nasce dal pro-gramma condotto su «Ra-dio-24», che è l'emittente diConfindustria. Si dimostre-rebbe dunque che essere sco-modi non impedisce di avereeditori molto istituzionali. Econtempla, invece, la divulga-zione di pensieri elevati, con-trocorrente e, in definitiva,scomodi. In «Zomberos», unpo' saggio un po' diario, sonocontenuti i seguenti schiaffimorali al conformismo italia-no: elogi a John FitzgeraldKennedye aCheGuevara; di-sgusto per il braccio teso diPaolo Di Canio; paralleli frail Dio degli ayatollah e il Diodei cristiani; considerazionisull'impunità attorno a Usti-ca e sul lezzo attorno a Piaz-za Fontana; dubbi a proposi-to della morte di Nicola Cali-pari e sulle responsabilitàde-gli americani; indignazionisul carcere di Abu Grahib esu quello di Guantanamo;vergognaapropositodel turi-smo sessuale; indice alzatocontro Luciano Moggi; criti-che alla società dei consumi eall'oscurantismo cattolico;puntualizzazioni sugli uomi-ni della P2 arrivati al gover-no; scoramento per la linguauccisa «dai reality, da chinon leggemai un libro…».E chi ne ha letto un altro ditroppo?

LA RUPETARPEA

LucioCalpurnio Bestia

SCHIAFFOCHE NONFERISCE

LA POSTA DI CARLO FRUTTERO

NEL BOSCOFELICE

DI GADDA

Su «Belfagor» gli alberi e il paesaggio lombardodell’Ingegnere: dominante il ciliegio

del Ducato di Sant’Aquila,il feudo fantastico e immaginario dei giochi infantili

SCRIVERE ACarlo Fruttero, Tuttolibri-La Stampa, via Marenco 32, 10126 Torino [email protected]

La faccenda era in praticatutta diversa, diversa la pre-messa, diverse le conseguen-ze. Che cosa spinse poi Quene-au a invertire la rotta e a la-sciar cadere questa prima ver-sione scritta qualche anno pri-ma rispetto a quella definiti-va, inventando lo sciopero ini-bitore? Nel Diario dà una ver-sione del cambiamento di tipoun po’ surrealista, e ormai perQueneau era lontana quellastagione; su caso e ispirazionetanto cari a Breton aveva avu-to modo di esprimersi senzamezzi termini. Dice cioè, nelDiario, che un bel mattino,mentre sentiva Haydn, era il 5novembre del 1957, ha avuto«un’illuminazione»: la grève,lo sciopero. E qualche giornodopo, il 14 dicembre: «E se Za-

zie non scendesse mai nelmétro?».

In un’intervista del 1959, dipoco successiva all’uscita e alclamoroso successo del libro,Queneau parla invece di unacircostanza esterna come cau-sa dei cambiamenti rispettoalla prima versione. Rievocan-do le origini di Zazie, dice chela prima cosa che gli era venu-ta in mente, già molto tempoprima di mettersi a scrivere,era stato il titolo, quelle quat-tro parole così disposte. Poil’idea di immaginare una spe-cie di «odissea» di una ragaz-za - all’epoca la pensava un po’più grande, quindici persinosedici anni, mentre poi la ri-dusse a dodici per via «dicia-mo, del ringiovanimento gene-rale dell’umanità» - nella me-tropolitana di Parigi. Ma eccoche era uscito un libro perbambini, proprio quando ave-

va scritto le prime pagine, inti-tolato L’enfant du métro. Più omeno l’odissea che aveva pen-sato lui. Inutile continuare.Poi la ripresa, anni dopo, conla metropolitana in un altroruolo, non più di primo piano.Che ruolo? chiede l’intervista-tore. «Souterrain», rispondel’intervistato. Ruolo sotterra-neo. Conclude poi Queneau ri-badendo che il romanzo rac-conta di una iniziazione, delle«prove che devono subire igiovani prima di penetrarenella vita adulta».

Benché dodicenne, Zaziein realtà sa tutto della vita, èprecocissima e smaliziata. Ledue sole cose che non cono-sce, e di cui le resta la curiosi-tà, sono il métro e «l’ormoses-sualità». L’idea primaria poiabbandonata non può non farpensare al rapporto di Quene-au con inconscio e psicanalisi,

come esso si delinea in quelgioiello che è il suo romanzoautobiografico in versi intito-latoChêne et chien.Queneau viracconta la terapia psicanaliti-ca cui si sottopose a metà de-gli Anni Trenta, quando luistesso era circa trentenne e laburrascosa stagione surreali-sta conclusasi con una rotturafracassante lo aveva lasciatopreda di nevrosi e ossessionisessualmente connotate chepiantavano le radici in una lon-tana infanzia del tutto dimen-ticata. Quella terapia, nei con-fronti della quale Queneauaveva cercato di mettere in at-to ogni sorta di resistenze, siera poi conclusa con un par-ziale successo. Ma l’idea che ildesiderio dovesse in qualchemodo rimanere insoddisfattocontinuava probabilmente aronzargli in testa. Troppogrande rimaneva la paura del-la delusione, dell’appagamen-to inappagante. E, con l’aiutodi Haydn, ecco che lo scioperosi era imposto.

Lei è mortosuicida?Gentile signor Lucentini, nel libro«Quello che non si doveva dire» di EnzoBiagi (con Loris Mazzetti, Rizzolieditore) leggo a pagina 232: «5 agosto2002 muore suicida lo scrittore CarloFruttero. Aveva 82 anni». Si tratta di unacronologia rapida degli eventi dal 2002al 2006, curata da C.T., e il triste eventoè inserito tra la vittoria di Schumacher alGran Premio di Francia e l'approvazione

della legge Cerami. Per quel chericordavo, le cose erano andatediversamente, ma forse questocapovolgimento rientra in un complottonegazionista di cui mi sfugge il senso? Achi devo credere? Un «vostro» affezionato lettore

Caro lettore, creda a me, nessuncomplotto, e mi auguro che lei non fac-cia parte di quella massa di idioti ter-minali sempre pronti, per noia, per fu-tile smania di brividi, a tracannare lepiù inverosimili congetture su qualsia-si fatto, clamoroso o minimo. Fu pur-troppo Lucentini a morire e l'errore èesattamente quello che è: un errore,

una semplice svista. Adesso non sa-prei dove cercare notizie precise male assicuro che nel mondo letterario cisono non pochi precedenti di mortiannunciate e poi smentite. Si credeanzi che questo genere di equivociporti fortuna, allunghi la vita dellopseudo-defunto, e sono dunque gratoalla compilatrice della «cronologia»C.T. (di cui per discrezione, per affet-to, riporto solo le iniziali), una delletante signore e signorine che hannoaccompagnato i miei cinquant'annieditoriali. Redattrici, correttrici, se-gretarie, curatrici, curve in ufficio epoi ancora a casa su quegli intermina-bili elenchi di nomi, cognomi, date da

controllare e ricontrollare una peruna mentre suona il telefono, suona iltelefonino, il collega viene a sedersi disghembo sulla scrivania, il marito nontrova il pepe, il bambino va a sbatterecontro lo sportello del frigo. Donneprecisissime, pignolissime, gli occhi(«bisogna che mi decida a mettere gliocchiali») rossi e lacrimosi dopo cena,l'indice ossessionante che ti continuaa ballare nella testa riga per riga men-tre cerchi di dormire («bevo troppicaffè»). Una svista? Ma cosa vuoi maiche sia, tenera e stanca amica? Lungavita a te (e a me, se è lecito). E Lucen-tini, l'indulgente, si sarebbe di sicurodivertito.

IlsuperstiteCarloFruttero

Carlo Emilio Gadda

Segue da pagina I

Gli alberi «hanno tene-ramente assistito lamia infanzia, circon-dato di speranza lamia adolescenza...».

Gli alberi, nell’opera di Gadda.Fonte di gioia come quel cilie-gio deputato a segnare la capi-tale del Ducato di Sant’Aquila,il feudo fantastico e immagina-rio dei suoi giochi infantili. Fon-te di rabbia quando cadono perlasciar posto alla devastazionedella natura. E’ un poeta, stu-dioso gaddiano, Giancarlo Con-sonni, a entrare nel mondo pri-vilegiato dell’autore dell’Adal-gisa, della Cognizione del dolore(due dei suoi capolavori dovegli abitanti del bosco sono spe-cialmente presenti) con un sag-gio che èSogno della terra e civi-le archivio ovvero Gli alberi e ilpaesaggio lombardo in Gadda,scritto per l’imminente Belfa-gor (n. 367, 61˚ anno dalla fon-dazione della rivista di LuigiRusso, proseguita da CarloFerdinando Russo in un sem-pre più «diabolico» abbinamen-to passione culturale-libertà).

W IL FAGGIOCon le sue radici aggrovigliate.Ma anche viva i platani «nellostagnare delle calure e nelleburrasche d’autunno o quandonella nevicata sono scheletrichiari, sereni». Figure-croce-via, scrive Consonni, che «il"poverissimo storico", "il pove-rissimo naturalista" e il "gra-mo filosofo" - i Gadda garzonidi bottega del Gadda scrittore -finiscono di tirare in ballo appe-na possono. La singolarità del-l’albero posta in rapporto conle altre piante della stessa spe-cie e con il bosco è motivo di ri-flessione sui temi dell’identità,

della somiglianza, della comu-nanza... L’identità di ogni pianta,come di ogni essere, è il centro“di concatenazioni infinite nelflusso e nella deformazione infi-niti” dove tutto "perennementesi crea"». L’Eraclito di via SanSimpliciano ama soprattutto ilbosco che «inscena l’idea di unacomunanza e unità degli esseri...Condizione perduta nella qualesi può intravvedere una delle sor-genti dell’acuta nostalgia chepermea e muove la sua scrittu-ra».

ABBASSO LA ROBINIA«... sopra a la terra lombarda èpiù feconda che non le moschesopra al risotto» (Viaggi di Gulli-ver). «Pungentissima», ha sop-piantato il «fantasioso e nobilepopolo» d’alberi d’ogni specie.Tale è la violenza della piantache «tutto fu robinia». L’Inge-gnere vuol portare l’attenzionesulla devastazione del paesaggio«che dai primi del ’900 si stavaconsumando con il dilagare delleseconde case nei luoghi più ame-ni: le «ville», le «villule», i «villoniripieni», le «villette isolate», le«ville doppie» del celebre passonel Primo tratto della Cognizione(salve le ville nobiliari costruitenei secoli precedenti come la Vil-la Borromeo di Arcore) ed è tra iprimi a indicare nelle abitazionidi villeggiatura dei ceti emergen-ti una delle cause dello scempioterritoriale in atto...». E’ «la radi-ce etica della sua scrittura a isti-tuire confronti ad ogni livello:economia e cultura, i modi del fa-re e i lasciti di civiltà, le condizio-ni materiali e gli stili di vita».

JEMOLO-ISRAELENel 1958 Carlo Arturo Jemoloaveva condotto, per il 3˚ pro-

gramma Rai, interventi intornoallo Stato d’Israele con FabioDella Seta che poi ne fece un vo-lume Eri, Antico e nuovo Israele:momenti e protagonisti del risorgi-mento nazionale ebraico. Per que-sto libro lo storico e giurista (alungo importante collaboratorede «La Stampa») scrisse il sag-gio introduttivo che Belfagorpubblica in questo numero (ric-co anche di una vera e propria ri-cognizione attorno alla Normaledi Pisa). L’analisi di Jemolo risul-ta tuttora molto attuale, per la ri-cerca delle radici delle posizionipalestinesi e di quelle dell’antise-mitismo.

PROUST & MORSELLILa collana di filosofia diretta daMarco Vozza per la piccola-for-te editrice Ananke annuncia unreprint di notevole suggestione:quel saggioProust o del sentimen-to uscito da Garzanti nel 1943,mai più ripubblicato e dove l’au-tore del Comunista anticipa, se-condo il curatore Marco Piazza,alcuni temi fondamentali dellaattuale critica proustiana, vediDeleuze, volta ad esaminare laRecherche dal punto di vista filo-sofico (superantesignano restan-do Debenedetti). Nell’attesa diProust altri due titoli di rilievo: Ilmatrimonio avrà un futuro? del-l’allievo di Ricoeur, Olivier Abel,che tesse l’elogio delle unioni po-stmoderne e, soprattutto, Il librodel filosofo, l’opera che Nietzsche«aveva progettato dopo la pub-blicazione dellaNascitadellaTra-gedia lasciandola in una formaframmentaria ma dal contenutounitario»: così Marco Vozza nel-la sua corposa postfazione che«legge», da filosofo, il testo an-che alla luce di Hume e dell’empi-rismo inglese.

SulmétroZazie c’erap

MIRELLAAPPIOTTI

Agenda TuttolibriSABATO 3 FEBBRAIO 2007

LA STAMPAII

PROSSIMAMENTE

NA

Page 3: 2007-02-03

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - III - 03/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/03 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 02/02/07 19.23

LA CITTÀDA CERVANTESA MONTALBAN

L’AUTORE

ANGELABIANCHINI

In ungiornodi settembredell'anno 1320, in una masseria vicino aBarcellona, propriomentre si celebra-no le nozze di un giovane chiamatoBernat, sopraggiunge, tra lo stupore ela paura degli invitati, il padrone delleterre, il signore di Navarcles e, tenen-do la sposa per il polso, grida: «In vir-tù del diritto che, come tuo signore,mi spetta, ho deciso di giacere con tuamoglie nella sua prima notte di noz-ze». A questo punto, «Bernat fece unpasso avanti, ma si trovò la spada diuno degli amici del nobile puntata allostomaco. Impotente, si fermò di nuo-vo. Francesca non gli staccò gli occhidi dossomentre veniva trascinata ver-so la scala esternadellamasseria».Comincia così il romanzo di Ilde-

fonso Falcones La Cattedrale del ma-re, uno dei cinque bestseller spagnoliche, per l'esplosione delle vendite edelle traduzioni all'estero, hanno pro-vocato, a detta degli esperti, una vera

epropria rivoluzioneeditoriale.LaCattedrale del mare si apre dun-

que con lo stupro per ius primae noctisdi un signorotto locale. Sconsiglierem-mo, però, al pubblico italiano di farsitornare in mente I Promessi Sposi, an-che perché, lasciata da parte la mae-stria e la naturale dolcezza delManzo-ni, se confrontati con i personaggi diFalcones, Don Rodrigo, l'Innominatoe la stessaMonacadiMonza risultanopocopiù che semplici disadattati.

IL CANTIERE DI SANTA MARIA DEL MARTroviamo infatti qui descritto, e a for-ti tinte, quel «macabro spettacolare»che, secondo Pierre Vilar, caratteriz-za alcune epoche della storia spagno-la. Bernat è un servo della gleba, an-corché trecento anni prima i suoi an-tenati, da uomini liberi, fossero impe-gnati, a fianco dei baroni catalani, nel-la Reconquista contro i mori. Nel XIVsecolo, al contrario, è costretto dal si-gnorotto a giacere con lamoglie appe-na stuprata, e, come se non bastasse,

si vede poi portar via anche il figlio,Arnau.Riuscirà tuttavia a sottrarglie-lo di nascosto e, mentre la moglie ri-mane a languire in prigione, fuggecon il bambino a Barcellona pressouna sorella.La Barcellona del Trecento è una

ricca città di mercanti, con un com-mercio in piena espansione, e, nono-stante la mancanza di un porto, can-cellato dall'avanzare della terra, gra-zie alla sua flotta, muove guerre allarivale Genova, intessendo, al contem-po, alleanze conVenezia. E', però, con-trassegnata da costumi medievali diviolenza atroce: vittime i numerosissi-mi schiavi e musulmani, per non par-lare poi degli ebrei, relegati nel barriojudío e costretti a esibire la rosettache li distingueva dai cristiani. Anchepeggiore il destino delle donne chepossono essere imprigionate a vita,qualunque sia la loro religione.Bernat, divenuto uomo libero dopo

la residenza di un anno e un giorno aBarcellona, per sua disgrazia, incappa

in una rivolta popolare contro la care-stia. Impiccato, il suo corpo viene la-sciato in bella vista per giorni e giorni:di lì, il primo atto di forza di Arnau,che, nottetempo, va a staccare il cada-vere del padre per bruciarlo, e riesce asalvarsi mettendosi sotto la protezio-nedellachiesadiSantaMariadelMar.Ha inizio così il rapporto di Arnau

conSantaMaria delMar: proprio nel-la chiesa e nell'immagine della Ma-donna il bambino aveva cercato con-solazione e conforto per la mancanzadella madre mai conosciuta. Arnau,giovanissimo, entra dunque nella cor-porazione dei bastaixos: sono queglioperai che si vedono ancora oggi scol-piti sulle porte principali della chiesa.A spalle, costeggiando il mare, tra-sportavano le pietre dalla cava delMontjuich al cantiere della Cattedra-le allora in costruzione.

DA OPERAIO A BANCHIEREE SantaMaria del Mar, voluta dal po-polo di un quartiere allora miserabile(e oggi elegantissimo), diventa al con-tempo protagonista e sfondo della vi-ta tormentata di Arnau, attraversovarie trasformazioni che si inanellanouna all'altra, tutte legate strettamen-te alla storia di Barcellona. Egli stes-so, da diseredato, passa a diventarebanchiere, amico degli ebrei e deimo-ri, e amante della bella Raquel. Ri-schia però di finire sul rogo per le ac-cuse dell'Inquisizione, penetrata, or-mai, alla fine del secolo, nella liberaBarcellona.La costruzione della Cattedrale

serve inoltre a marcare la continuitàdel tempo attraverso il mutamento,proprio perché, lo ha osservato Jac-ques Le Goff, i principi strutturali del

gotico sviluppano dal romanico e incerti casi, come in Catalogna o nelleFiandre, risalgono almeno parzial-mente all'architettura religiosa paleo-cristiana.L'intreccio dellaCattedrale del ma-

re, corredato da testi storici, è, dun-que, politically più che correct. Quantoallo stile, nonostante gli abbondanticolpi di scena, suona forse un po' trop-po togato e levigato ed è questo so-prattutto a distanziarlo dai grandifeuilleton ottocenteschi, quali, adesempio,NotreDamedeParis.Manon importa. Si tratta pur sem-

pre di un bestseller storico e non eso-terico e il suo successo sta a dimostra-re la sete di cultura di un pubblico chela televisione nutre soltanto a dosiomeopatiche e prefabbricate. Roman-zi ,mostre e viaggi sono oggi strumen-ti di cultura, un po' come lo erano leaule universitarie, affollate di signoreche accorrevano ad ascoltare le lezio-ni di Henri Bergson, ai tempi diProust. Ben vengano, dunque, le visi-te guidate alle cattedrali delmare.

BLOC NOTES

ILDEFONSO FALCONESLa Cattedrale del maretrad.di Roberta BovaiaLONGANESI,pp.642, !18,60

Ildefonso Falcones è nato aBarcellona nel 1959, avvocatospecializzato in diritto civile, hascritto «La cattedrale del mare» pertre anni e mezzo, un'ora al giorno,prima di recarsi al lavoro. In Spagnaha venduto 880.000 copie.

Barcellona, consacrata allaletteratura in una famosadescrizione del Chisciotte, trova ilsuo momento magico negli AnniSessanta. Ancora sotto ilfranchismo, nasce il Premiointernazionale Formentor e fioriscela grande generazione deiGoytisolo, Barral e Gil de Biedma.Manuel Vázquez Montalbán, nelpoema «Città» (Frassinelli 1998), lapercorre passo passo.

I giornali cambiano formato

ELISABETTA MONDELLO

L’alberodi Tondelli= Gli Anni Novanta dellaletteratura. I nuovi scrittori, daAmmaniti a Nove, da Brizzi allaBalestra, da Culicchia alla Vinci.Che discendono per li rami. «Inprincipio fu Tondelli» è ilviaggio tra letteratura mercitelevisione nella narrativa deldecennio scorso a cui invitaElisabetta Mondello, docentealla «Sapienza» di Roma (IlSaggiatore, pp. 159, !15).Di testo in testo. Prove -osserva Elisabetta Mondello -«che impediscono l’indifferenzaper vari motivi. Perché in mododirompente, talora sgradevole(...) pongono per la prima voltasul terreno della letterarietà unvariegato catalogo dellacontemporaneità».

LacattedralediSantaMariadelMar aBarcellona, scenariodel feuilletonstorico medioevaledi IldefonsoFalcones,ora tradottoda Longanesi

SABINO CHIALA’

Le parolein viaggio= Dalla Bibbia a Kavafis, daChatwin a Esenin. Da Hikmet aPessoa, a Cardarelli, nondimenticando, va da sé, Dante.Sabino Chialà, monaco di Bose estudioso di ebriaco e di siriaco,rischiara il viaggio, l’arte che è,attingendo in questa e in quellaletteratura dell’universo mondo.Così componendo un vocabolarioper il «pellegrino» del nostrotempo: «Parole in cammino»(Edizioni Qiqajon, pp. 226, !13).Cinque le sezioni: Tappe,Dimensioni, Forme, Metafore, Mitoe storia. A suggello una preghieraper i viandanti, dell’ufficiomonastico di Bose: «Quelli che sisono smarriti ritornino a te / quelliche non ti hanno conosciutopossano incontrarti».

PREMIO SOLDATI

Ma chi erala Milena di Kafka= Milena oltre Kafka. E’ lastoria che si dispiega nel romanzod’esordio di Ugo Rubini, docenteuniversitario di Lin gua eletteratura tedesca, «Il sogno diJan Jesensky» (Pena Multimedia,pp. 358, !18). Nell’introduzione,Ugo Rubini, a cui è andato ilpremio «Mario Soldati 2006»,narra come decise di mettersisulle tracce di Milena, «la figlia diJan, apparsa (...) quasiall’improvviso grazie a Willy Haas,un giornalista che nel 1952pubblicava da Schocken BooksInc. a New York le “Lettere aMilena” di Kafka... Milenasembrava una figura misteriosa(...): si poteva persino immaginareche fosse solo un’invenzionekafkiana».

Feuilleton Nella Barcellona del ’300, uno spettacolare intrecciodi violenze e rivolte, persecuzioni religiose, avventure e amori

CORSODISTORIAINCATTEDRALE

ANNA POLITKOVSKAJA

Se è proibitoparlare di Putin= L’hanno assassinata l’annoscorso. Era tra le voci libere dellaRussia di Putin: AnnaPolitkovskaja. Ora, negli OscarMondadori, appare «Proibitoparlare» (traduzione di Erika Casali,Martina Cocchini e Davide Girelli,pp. 307, !10). Esplicito ilsottotitolo: Cecenia, Beslan, TeatroDubrovka: le verità scomode dellaRussia di Putin. Nella prefazione,Adriano Sofri ricorda che AnnaPolitkovskaja «non si è mai sentitaparticolarmente eroica, solo unadonna che compiva il suo doverenel migliore dei modi e che aiutavachi non aveva la possibilità di fargiungere il proprio lamento. Sisentiva sola. Non aveva fiducianella Russia e, peraltro, non neaveva nemmeno nell’Occidente».

VITTORIO SABADIN

Il futurodei giornali= I giornali di carta andranno inarchivio (o in soffitta) nel 2043.E’ la «profezia» che VittorioSabadin, tra gli incarichi ricopertivicedirettore de «La Stampa», fae documenta in «L’ultima copiadel “New York Times”» (Donzelli,pp. 167, ! 15). Questo viaggio nelfuturo muove da uno studio diPhilip Meyer, fra i maggioristudiosi dell’editoria americana:nel 2043 sarà acquistata l’ultimacopia su carta del «New YorkTimes». Trentasei anni, dunque,al crepuscolo o all’alba. Secondo ipunti di vista. Per VittorioSabadin crepuscolo e albacoincidono. Presentando il suoexcursus (distillato di specialiosservazioni sul campo, nonché diconvegni e intense letture) non

esita a individuare un’uscita disicurezza: l’alleanza fra web enuovi media da un lato e giornalitradizionali dall’altro. «Perché ivecchi tempi non torneranno, eper chi vuole sopravvivere non c’èpiù tempo da perdere».

Il caso TuttolibriSABATO 3 FEBBRAIO 2007

LA STAMPA III

NA

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IV - 03/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 02/02/07 19.23

La lingua è come unfiume, che si muove,muta, scorre veloce,a volte si allarga inlaghi più stabili, ma

a volte la corrente rallenta osi attarda in sacche e paludi.Luigi Meneghello, di cui fe-steggiamo ora l'uscita del«Meridiano», scriveva alcap. 14diLiberanosamalo:«La lingua si muove comeuna corrente: normalmenteil suo flusso sordo non si av-verte, perché ci siamo den-tro, ma quando torna qual-che emigrato si puòmisurarela distanza dal punto dove èuscito a riva. Tornano dopodieci anni, dopo venti annidalle Australie, dalle Ameri-che: in famiglia hanno conti-nuato a parlare lo stesso dia-letto che parlavano qui connoi, che parlavamo tutti; tor-nano e sembrano gente di unaltro paese o di un'altra età.Eppure non è la loro linguache si è alterata, è la nostra.È come se anche le parole tor-nassero in patria, si ricono-scono con uno strano senti-mento, spesso dopo un po' diesitazione: di qualcunaperfi-no ci si vergognaunpoco».Il genovese che si parla inSardegna, aCarloforte eCa-lasetta, è un genovese più ar-caico, a Genova il dialetto siè evoluto più rapidamente eintensamente, quell'altro è ri-masto fermo allo stadio incui era quando arrivarono,nel 1738, gli abitanti di Ta-barka (isolotto di fronte allacosta di Tunisi dato in con-cessione alla famiglia geno-vese Lomellini), i quali persfuggire alle scorribande sa-racene accettano l'invito diCarlo Emanuele di Savoia esi stabiliscono nell'isola disan Pietro. Sono rimaste«aree isolate», aree che con-servano sempre i tratti piùarcaici, perché l'isolamentolascia evolveredimeno la lin-gua. Penso a certe nostreareealpine, cheancora in etàmoderna attestano nei lorodialetti parole sottratte aqualsiasi collegamento con illatinoo conaltre linguedellanostra era.

PAROLEIN CORSO

GIAN LUIGIBECCARIA

LINGUALIBERA

NOS

pp Francesco Pecorarop DOVE CREDI DI ANDAREp MONDADORIp pp. 200, !16p RACCONTI

pp Simonetta Agnello Hornbyp BOCCAMURATAp FELTRINELLIp pp. 271, !15p ROMANZO

LORENZOMONDO

Simonetta AgnelloHornby è al suo terzo roman-zo, dopo il fortunato esordio deLa mennulara. E quello che piùcolpisce a prima vista in que-stoBoccamurataè il tipo di Sici-lia che viene rappresentato.Manca ad esempio ogni riferi-mento alla mafia (che purecompariva nel primo libro, masenza intenti di esplicita de-nuncia) e più generalmente latensione civile che anima gliscrittori suoi conterranei (Con-solo, Camilleri, Silvana Gras-

so). C’è invece una forte presen-za della natura isolana, esube-rante e furiosa, nella quale si ris-pecchiano sentimenti e moventi.Per inciso, appare misuratol’uso del dialetto, che si limita apochi prelievi lessicali e non si falingua impastandosi con l’italia-no. Il tutto, sia detto, per distin-guere e non per sminuire. LaHornby non sente apparente-mente il rovello dello stile ed è in-teressata, più che ai fenomeni so-ciali, alle storie di famiglia, chesotto sembianze ordinarie na-scondonogli impulsi inarrestabi-li del sangue, gioiosi e funesti.Tito sembrerebbe un uomo

appagato, stando all’insegna cheinalbera con fierezza: «Pastificioe famiglia le sue passioni». E’ unimprenditore di successo, che siavvale delle più aggiornate tecni-che di produzione. Vigila con af-fettuosa autorità su una schieradi figli e nipoti: assistito dallavecchia ziaRachele, che conoscetutte le vicende del casato e sipresenta come una specie di nu-me tutelare. Avverte tuttavia isintomidi una incrinaturanel so-lidomondo che si è costruito. So-no le ambizioni e i contrasti d’in-teresse tra figli e nuore, è la vec-chiaia che si illude di contrasta-re nel furioso possesso di una ba-dante rumena (incarnazionemi-nimale di un obsoleto fascino«slavo» che meglio si attaglia a

Irina, una avventuriera russa ap-prodata inopinatamente in quelpaese siciliano). Soprattuttopor-ta in sé una ferita che non si è ri-marginata nel passare degli an-ni. Lui, che haun così forte sensodella famiglia, è cresciuto senzaconoscere sua madre: era unaputtana, come insinuano i male-voli, o una donna di qualità co-stretta a «sparire», come gli haconfessato suo padre? Ogni oc-casione lo porta a rinfocolare lasua ossessione, come gli accadedavanti alle fiamme del camino:«Un grosso ramo di olivo brucia-va, dritto contro la cappa. Eranorimasti i neri spuntoni dei ramet-ti, alcuni con piccole foglie sec-che. Da quelle attaccate in altoguizzavano fiammelle gialle.Sembrava un albero genealogi-co settecentescocon i nomidegliantenati in fiamme».Chi potrebbe ricomporre

quella mappa ustionata è la ziaRachele. Impassibile e distantecome una parca, cresce via via aprotagonista del romanzo. E’ leila «boccamurata» del titolo, cheprotegge la verità per non turba-re la famiglia ma anche perchéla considera un suo geloso pos-sesso. Un giorno arriva dall’In-ghilterra Dante, il figlio di unasua lontana amica; esibisce le let-tere che Rachele le scrisse e incui viene rivelato il segreto.Men-treRachele è indotta dall’appari-zionedelmessaggero a racconta-re a se stessa, in brandelli di evo-cazioni e di sogni (contrassegna-ti da inserti in corsivo), la storiadi un amore esaltante e tremen-do. Lo stesso che bruciò le vene aBìblide, l’eroina delleMetamorfo-si di Ovidio, che viene citata dal-l’autrice di Boccamurata e le hafornito forse, in senso largo, laprima ispirazione per il roman-zo. Dante, sul quale si addensa-no all’inizio sospetti di intrighi, è

chiamato in realtà a svolgere lafunzione, un poco artificiosa e in-gombrante, di deus ex machina.Quanto a Tito, leggendo quellelettere, anziché esserne sconvol-to, troverà pace e lenimento. Aldi là della possibile nemesi pro-vocata da un amore che è dono edisgrazia: sulla famiglia si adden-sano infatti presagi di malattia edimorte.Il racconto è condotto con

mano sicura, con l’usata capaci-tà della Hornby di padroneggia-re l’intrico degli affetti e delleconflittualità familiari. E rappre-senta anche una elegante scom-messa nella resa di un caso diffi-cile, «scandaloso».

pp Alessandro Defilippip CUORI BUI, USANZE IGNOTEp ANTIGONEp pp.164, !11p RACCONTIp La nuova casa editrice Antigone

è stata fondata da MariellaSchepisi, già editor di Bollati Bo-ringhieri.Ha sede in viale delle Industrie,36, 10078 Venaria Reale (Tori-no).Sito: www.antigonedizioni.com

SENZAPADRISIE’ COSI’GOTICIECOSI’ SNOB

AUGUSTOROMANO

Mi sono fatto l'ideache la professione di psicoana-lista non faciliti l'attività discrittore; anzi, che la rendapiù problematica. L'eserciziodell'analisi favorisce infatti unatteggiamento disincantato eper certi versi poliziesco, e uncostante interrogarsi sullecause e sui significati. Quandosi scrivono prose di invenzioneoccorrerebbe invece salva-guardare solo un aspetto dell'attività analitica, quello che nerappresenta una sorta di pre-condizione: la disponibilità all'ascolto dei propri e degli altruimovimenti interiori. Si rischiaaltrimenti di sacrificare trop-po la poesia «ingenua» a quella«sentimentale» (per usare lecategorie schilleriane), la natu-ra all'artificio, l'immediatezzadell'esperienza ai furori dell'astratta speculazione.Il bello dei racconti di Ales-

sandro Defilippi - che di pro-fessione fa lo psicoterapeuta

- sta nel sottrarsi a questa di-cotomia; e così egli ci fa donodi storie avventurose, avvin-centi, ricche di inventiva, be-nissimo costruite, impagina-te con un montaggio nervosoispirato al cinema più elegan-te, e tuttavia non di puro in-trattenimento.Trattasi in verità di reperti

leggibili a diversi livelli di stra-tificazione. Il primo è quellodella trama, del plot narrativo.Sono tutti, o quasi, raccontidel genere «gotico», fondatisul misterioso, l'onirico, l'in-quietante (il «perturbante»),l'oscuramente simbolico, se-condo una linea che dai roman-tici tedeschi tocca Poe, No-dier, Le Fanu e tanti altri (fra iquali, il nostro Buzzati). Il mi-stero è però abilmente impa-stato con una attenzione «rea-listica» per i dettagli piùminu-ti della quotidianità: il che nemoltiplica l'effetto spiazzante.Questa combinazione apre

le porte a un'altra sovrapposi-zione, che riguarda le masche-

re dell'autore. Potremo alloracontemplare unDefilippi esso-terico: mondano, un po' snob,con qualche civetteria, anchestilistica, a volte un po' insisti-ta; e unDefilippi esoterico, chenasconde nelle sue trame ac-cattivanti alcune dolorose do-mande. Le quali, secondo me,hanno a che fare con due temifondamentali tra loro apparen-tati che, seppure inmodo cifra-to, attraversano quasi tutti iracconti.

MALINCONIA E SEDUZIONEIl primo è quello della invenzio-ne, e dunque dell'oltrepassa-mento di ciò che già esiste, edella sua impossibilità o delsuo fallimento. E' il drammadell'impotenza e dello scacco,al quale si intreccia l'altro te-ma: quello della mancanza deipadri, e del frustrato desideriodi diventare padre, col suo se-guito di rimpianti e di immedi-cabile mancanza. Nelle provemigliori (penso al racconto in-titolato «Bambini») la scrittu-

ra trapassa dal gioco alla pietàe al dolore, e il racconto dall'aneddoto almito.Sull'onda di questa sugge-

stione mi è parso anche di co-gliere i segni di quella che sipotrebbe chiamare una scrit-tura senza padre:morbida, on-dosa, nostalgica, malinconicae insieme seduttiva. Vi è infineun terzo tema, che rappresen-ta per così dire l'inevitabileconseguenza dei primi due: edè la potenza inarrestabile delledonne. Conseguenza inevitabi-le perché, dove non c'è padre,non ci può essere argine alfemminile.Così, facendo finta di nien-

te, l'autore ci regala, con unbel paradosso, alcune ore diuna lettura ricca di suspense,e poi un retrogusto torbato(turbato) come certi whiskyche egli sembra prediligere. Oalmeno, così è parso a me, cheuna tenacemalattia professio-nale obbliga a porre doman-de, e un'altra a dubitare diogni risposta.

BRUNOQUARANTA

La lingua è disador-na, non dimessa. Riflette lestagioni che scorrono, che so-no trascorse. Levando e le-vando. Scrollandosi di dossogli orpelli, le ambizioni, i miti,i padri, le servitù... Cin-quant’anni e dintorni. Un ur-banista, qui nelle vesti discrittore, filosofeggia, traEpicuro e Nicandro (l’esper-to di morsi), sulle clessidredove la sabbia va scemando.Non è, quello di France-

sco Pecoraro, un esordio spe-ciale, un’orma così nitida.Ma, a innervarlo, è, pare,un’esigenza sincera. Il rispet-to è quindi d’obbligo, il viag-gio nelle vite che si succedo-nonon solo una cortesia,ma -ecco - un ascolto doveroso.Chi sale sulla giostra qua

e là cigolante di FrancescoPecoraro? Il professore uni-versitario, l’architetto, l’avvo-cato, il dirigente d’azienda, ilpittore, l’età matura, di mez-zo, a unpasso dal tramontoo,forse, dalla salvezza.Sono il primo e l’ultimo

racconto le prove più autenti-che, ossia condotte spedita-mente, verso un esito che uni-fichi i rivoli sparsi, facendo lu-ce sui destini in gioco. Il socio-

logo quasi attempato che cedealle grazie, ancorché ruvide, diuna allieva, sino a patire l’inva-sione e la distruzione del suomondo, casa, quadri, tappeti, li-bri rari... Un incubo di stoffabuzzatiana o di zavattinianaestravaganza. Non sarebbestato meglio (più savio) indos-sare una maschera ed evade-re, dal qui e ora, recidendoogni liana, foss’anche quella fi-liale? Càpita all’ingegner CarloCorrazzi, «vivo solo quando la-vorava», salvo rimanere folgo-rato sulla via di Damasco, aliasLondra, alias un tizio somi-gliante a «un maori purosan-gue», che ne tatuerà il viso,soddisfando un etico impulso:«Ecco una faccia vera, mi dissi.La mia, allo specchio, non riu-scivo più a vederla: da parec-chio tempo mi vedevo liscio.Fuori e dentro».Rivela, Francesco Pecora-

ro, un passo, un occhio, un me-todomoraviano. Anime e cose,le anime soprattutto, onoratedi una sovrana indifferenza,scrutate da feritoie lontane, ad-dirittura remote, smontate e

rovistate a ciglio asciutto. Silegga «Vivi nascosto», a propo-sito di Epicuro, il rebus dellaDiscarica Totale, di tramezzi-no in bieca riunione, di «me nefrega» in rinvio sine die, di cre-pa in legge «basica»: «Fattiesclusivamente gli affari tuoi».Ci si specchi in «RossoMafai»,nelle divagazioni intorno almo-do di uscire di scena, coltivan-do «l’idea del nulla», accarez-zandola, ingollandola.Dove credi di andare, privo

del punto interrogativo, è laconsolazione che FrancescoPecoraro offre e si offre.Maga-ri nel proprio sangue rappre-so,ma vivo,ma vivi.

INFIAMMEL’ALBERODISICILIA

Defilippi Dolorose domandeseminate in trame accattivanti

CAMBIARFACCIA,CHESOLLIEVO

Boccamurata Agnello Hornbytra affetti e conflittualità familiari

SimonettaAgnello Hornbyè nata aPalermo e vivedal 1972 aLondra dovesvolge laprofessione diavvocato: hadebuttato con«La Mennulara»

Un imprenditoredi successo, unmondoche scricchiola,una zia nume tutelare,un segreto epistolare

Vite di mezzo I cinquantennialla ricerca di una via di fuga

«Dove credi di andare»,l’esordio di FrancescoPecoraro: oltregli orpelli, le ambizioni,i padri, i miti

Narrativa italiana TuttolibriSABATO 3 FEBBRAIO 2007

LA STAMPAIV

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LEGGERE LA POESIA

Non una semplice «anastatica» mauna rielaborazione al computer dipagine identiche all’originale (« maemendate dagli errori»): sono «Ipromessi sposi» nell’edizionepubblicata in fascicoli tra il 1840 e il1842 con le 500 incisioni di Gonin,integrata in appendice dalla «Storiadella colonna infame». Con una storiacritica del testo, note di commentocapitolo per capitolo, cronologia eindici a cura di Luca BadiniConfalonieri. Due volumi in cofanetto(pp. 878 e pp. 240, s.i.p.), unapreziosa iniziativa di Salerno Editriceche restituisce l’opera nella vestevoluta dal Manzoni.

Annie Vivanti

RENATOBARILLI

Dante Isella ha impostato un'operazione che dovrebbe procurarglilagratitudinediquanti, e speriamochesiano tanti, nel nostro Paese amanoprofondamente I promessi sposi. Si sache il capolavoro manzoniano, primadell'edizione definitiva del 1842, ha co-nosciuto tre tappe precedenti, quellauscita nel '27, detta appunto la «venti-settana», e due abbozzi anteriori, maipubblicati in vitadall'autore, rimasti al-lo stato di manoscritti, conservati allaBraidense di Milano, ma dopo la suamorte editi in occasioni varie. Ebbene,Isella, di queste tre tappe intermedie,ha intrapreso un'edizione critica digrande rigore, prevista appunto in trefasi successive,di cui oraesce laprima,in due tomi, unodei quali contiene il te-sto come era uscito di getto dalla pen-na del GrandeLombardo, in un arco ditempo miracolosamente breve, tra il1821 e il '23,mentre il secondoè dedica-toagli apparati filologici,per stendere iquali il curatore principale si è valsodell'aiuto di Barbara Colli, Paola ItaliaeGiuliaRaboni.

PERFETTA COMPRENSIONENaturalmente, né lo scrivente né for-se la maggior parte dei lettori posso-no e vogliono entrare nei sapienti tec-nicismi scrupolosamente seguiti dall'équipe curatoriale. Urge correre alleconclusioni, al risultato di una letturafluida e immediata, di quel primo ab-bozzo del grande romanzo. Ebbene,ne può venire un referto incoraggian-te, tranquillizzante: in quella fase pri-maria, il grande romanziere c'è giàtutto, presente almeno al settanta-ot-tanta per cento. Chi temesse di vede-re un ammasso ancora informe, chesolo a lampi annuncia la futura virtù,non abbia paura, il tratteggio di carat-teri, personaggi, situazioni è già con-dotto con piena maestria; nel giro diappenadue anni lo scrittore è riuscitoa portar via quasi per intero la posta.Ricorrendo a un paradosso, potrem-modire che, se ilManzoni fosse scom-parso alle soglie del suo quarantesi-

mo anno d'età, senza vivere ancora qua-si unmezzo secolo, la sua fama avrebbepotuto stabilirsi pressoché in ugualemi-sura. Basterà leggere qualche puntocruciale, come per esempio l'incontrotra Don Abbondio e i bravi inviati daDon Rodrigo per intimargli il fatale di-vieto. Lo scrittore è già pienamente pa-drone nell'afferrare i piccoli comporta-menti concreti in cui si manifestano inostri riflessi psicologici, penetrandoliconperfetta, ironica, umana, affettuosacomprensione.Ecco che il curatomettela mano nel colletto fingendo di aggiu-starselo, ma in realtà per esplorare senei pressi ci sia qualche salvatore, aproteggerlo dal funesto incontro con ibravi. E questi compiono già quellemossette che, come tristemente rilevaDon Abbondio, mostrano di attendereproprio lui, e lo interpellano con un per-fetto misto di feroce aggressione e dimaliziose furberie, lasciando scivolareabilmente il nome di chi li manda, cheovviamente, nota sempre incalzante loscrittore, funziona come un lampo illu-minantenellamente del povero prete.E così via, si può aprire il testo del

'21-'23 quasi in ogni sua pagina, per veri-ficare che l'autore c'è già, sicuro, magi-strale nel manovrare i vari pedali dell'introspezione, della sagacia, della per-fetta conoscenza del cuore umano. Checosa manca? Vi sono dei vuoti, deglispazi bianchi, perfino utili, forse qual-che lettore comune del capolavoro haavuto la cattiva abitudine di saltare ilunghi brani in cui inManzoni lo storicodel costume italico nel Seicento ha pre-so lamano all'inventoreromanzesco.Per esempio, dopo l'incontro tra il

prete e i messi di Don Rodrigo, si haproprio uno di quei vuoti che poi, nell'edizione conclusiva, saranno riempitidal lungo inserto sulle «gride», sui de-creti di assoluta impotenza con cui il go-verno spagnolo del Ducato milanesetentavadi reprimere lemilizie persona-li dei potenti. Per questa via, qualcunosi è spinto a dare troppo credito alla fa-se aurorale, vedendo in essa un'operaautonoma, da gustare in sé e per sé.Questo rischia di costituire un eccessodi segno opposto, rispetto ai timori di

chi avesse pensato di essere di fronte auna prova ancora incerta. In genere, illungo lavorio successivo non è stato af-fatto inutile, in linea di massima ognimodifica è da approvare, anche se, ov-viamente, ormai si dovranno attenderegli apporti futuri annunciati da Isellaper andare a misurare con precisionela natura dei «progressi».

L’ORMA DI ANN RADCLIFFEQuesti,manmano che l'autore procede-va verso l'edizione finale, hanno perse-guito due ordini di scopi, entrambi in li-nea di massima apprezzabili. In primoluogo, il Manzoni ha voluto via via reci-dere il cordone ombelicale col «roman-zo» in accezione fantastica proposto daWalter Scott,ma forse anche coll'ambi-to assai più romanzesco, sempre di pro-venienza inglese, costituito dai narrato-ri «gotici», sul tipo di Ann Radcliffe,una ispiratrice che ha agito sul Nostropiù di quanto non si creda. Proprio perindulgere a una tradizione del «nero»romanzesco il Manzoni, nei primi ab-bozzi, si era lasciato trasportare dalla

storia della Monaca di Monza, seguen-dola lungo i sentieri della perversione edel delitto, nel che era quasi un omag-gio a un filone aperto addirittura, in pie-no Cinquecento, dal nostro Aretino, eripreso appunto in un tardo Settecentovoglioso di storie eccitanti, macabre,delittuose, traDiderot eAnnRadcliffe.Meglio davvero «dare un taglio», a

quel capitolo pruriginoso, e non per ce-dere alle pressioni di una morale casti-gata, ma per lasciar cadere certi effet-tacci; un taglio, insomma, suggerito daragioni di verosimiglianza, di realismo,che sono la vera musa cui il Manzoniaderisce e ne detta i vari sacrifici. Cosìpure è tutto di guadagnato cheDon Ro-drigo, alla fine delle varianti, venga sor-preso da Renzo mentre giace inanima-to, in preda alla peste, in un misero let-to del Lazzaretto, appartiene invece aun giovanile romanticismo il fatto che ilmorituro, alla vista delle sue vittimedelpassato,Renzo e PadreCristoforo, si al-zi dal suolo e si dia a una pazza cavalca-ta finale. E forse anche è in nome di unasemplificazione progressiva il fatto che

il protagonista principale lasci il nomeiniziale di Fermo, abbastanza raro, perunpiù comune e popolareRenzo.L'altra molla costante del varianti-

smomanzoniano è stata dettata dal so-lito, eterno problema della lingua in cuiesprimersi. Su questo punto si verificailmassimodi distanza, dato che l'abboz-zo del '21-'23, in una delle Introduzionidi cui è dotato, si dichiara fiero di aderi-re alla lingua che si parla aMilano,men-tre via via, come è ben noto, l'autore siaccosterà alla parlata toscana; ma nonper rendere omaggio alla grande tradi-zione letteraria della Crusca, bensì peril giusto ragionamento che la lingua de-ve essere centrale, comune a tutti, par-lata per le strade, e solo quella che siusava a Firenze gli sembrava risponde-re a tali requisiti.Oggi sappiamoche ilmiracolo di uni-

ficare la nostra lingua, dalle Alpi alla Si-cilia, è stato realizzato non dalla lettera-tura dimatrice toscana, bensì dalla tele-visione, ma certo il Manzoni si è avvici-nato comepiù non si poteva, nei suoi an-ni, a un tale obiettivo.

ANNIE VIVANTI

Un nuovo cantoaudace e forte= Non si sa se sia verafortuna, ma certo un ritornoeditoriale lo è. Annie Vivanti staentrando nella possibilità diessere riletta, grazie alle cure -spesso congiunte - di CarloCaporossi e di Anna Folli. Dopola ristampa di alcuni titolipresso Sellerio (da «Raccontiamericani» a «Marion artista dicaffè concerto»), ecco «Tutte lepoesie» (edizione critica conantologia di testi tradotti, acura del solo Caporossi, ed.Olschki, pp. 466, s.i.p.). Vi siraccolgono i «versi scapigliati emonelli» di «Lirica» che uscì inprima edizione nel 1890 daTreves con una prefazione diGiosuè Carducci, segnandol'inizio di un rapporto amoroso

che durò diciassette anni, finoalla morte del «mangiatore dipoetesse» conquistatodall'incantatrice estrosa, capacedi mosse libere e sagaci.Chantesuse, signora chic,scrittrice plurisangue eplurilingue, poetessa, narratrice,commediografa, nomade evagabonda (da Londra a Torino,da Napoli agli States), la Vivantifu consapevole di rappresentareun caso a parte nel panoramadella letteratura italiana: «Delmio paese chiedi? Io ti rispondo:/Non ho paese: è mia tutta laterra!/ La patria mia qual è?Mamma è tedesca,/ Babboitaliano, io nacqui in Inghilterra».Poesie che vengono da unadichiarazione di novità: «Io voglioun nuovo canto audace eforte/Disdegnoso di regole e dirime». E certo risentonodell'ironia frequente che viguizza: «Questi poveri versi/ Son

fiorellini persi/ Dal gran giardinodella Poesia:/ Figli monelli disevera mamma,/ Lievi scintille disuperba fiamma,/ Si vendono atre soldi il chilogramma». Traautobiografismo e invenzione,molto lodevoli le introduzioni egli apparati.

REMIGIO BERTOLINO

Epifaniedell’inverno= Con «Stanse d'ënvern»(Stanze d'inverno), pubblicato daSan Marco dei Giustiniani (pp. 86,s.i.p.), il cuneese Remigio Bertolinoincide un mondo ricco di immaginie cauto di parole. Nell'alto gradosimbolico della stagione invernale- passaggi, soglie, richiami - la suaè antropologia emotiva, natura chesi fa verità. Nel linguaggiofittamente metaforico si raccoglieil senso di una felice identità:quella di un dialetto aspro emontanaro che diventa lingua didentro. Un lirismo essenziale, unmondo di fatti e di oggettisemplici, di ansie umili, di sognipoveri, di follie solitarie, cheschiudono piccole - e a voltestraziate - epifanie. Introduzione diElio Gioanola.

GILBERTO FINZI

Testamentoalla Villon= C'è un'accortissimaconsapevolezza poetica nell'ultimolibro di Gilberto Finzi, «Poetile»(Aragno, pp. 74, !13, con unapostfazione di Cesare Cavalleri).Una sapienza che viene da unmagistero raffinato. E' poesia diuna vecchiaia risentita, la venalirica che viene sostenuta da unavocazione gnomico-etica, ironica epersino satirica. Tra l'amaro di sé el'amaro del mondo. Tra l'attesa«sul nastro trasportatore diCaronte» e l'autoironico«MiniVillonTestamento»: «Amen,la favola tristebella sta perchiudersi,/ Pollicino la strada nonpuò trovare, la penna/esce dipugno, i tasti ballano, il tempo/vola e se ne va,// sempre più poco,più poco, più...».

ALMANACCO

Uno “Specchio”con Raboni= Prese le misure, ascoltateforse anche le critiche,l’«Almanacco dello Specchio»(2006), a cura di Maurizio Cucchi eAntonio Riccardi (Mondadori, pp.246, ! 14), riesce più compatto emeno aziendalistico dell'annoscorso. Molti i poeti italianiraccolti in curiose cinquine (daAntonio Porta a Maria GraziaCalandrone), buoni i poeti stranieri(il brasiliano Roberto Juarroz, ilpalestinese Mahmoud Darwish,l'anglo americano Thomas Cole),equilibrata la sezione «il giro delmondo dei poeti» (Benedetti,Frabotta, Magrelli). Soprattuttosplendida (a cura di PatriziaValduga) l'«autolettura» diGiovanni Raboni. Utile, infine, il«Diario critico» del 2005 .

L’ULTIMACOSÌ COME USCÌ

NEL 1840-1842

ALESSANDRO MANZONII promessi sposiedizione critica diretta da Dante IsellaPrima minuta (1821-1823)«Fermo e Lucia», 2 voll., !90CASA DEL MANZONI, MILANO

LA PRIMAManzoniAcuradiDante Isellal’edizione critica del «FermoeLucia»:l’autore già si rivela sicuro emagistrale

«Ritrattodell’Innominato»di Federico Hayez,olio su tela ,1845ca.

GLISPOSIUSCITIDIGETTO

GIOVANNITESIO

Il classico TuttolibriSABATO 3 FEBBRAIO 2007

LA STAMPA V

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VI - 03/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 02/02/07 19.23

CADAVERISENZARENIASHANGHAI

UNCAMIONSALTAINARIAANEWYORK

DITALAMOINLICANTROPOINDEMENZA

Updike «Terrorista», una missionesuicida dopo le Torri Gemelle

RUGGEROBIANCHI

Bizzarrama azzecca-ta l’idea di scegliere per l’edi-zione italiana del nuovo librodi Jonathan Carroll il titoloTu e un quarto anziché, comenell’originale, quello di un al-tro racconto, The PanicHand. Quest’ultimo, imper-niato sulla figura di unasplendida fanciulla timorosache, per imparare come com-portarsi con gli uomini e conil mondo, si crea una madreaffascinante della quale stu-diare e imitare mosse e mos-sette, incarna il classicomon-do carrolliano in cui s’intrec-ciano senza soluzione di con-tinuità persone reali e simu-lacri, in uno spaziotempo flui-do dove passato presente efuturo, memorie illusioni esogni sono indistinguibili.Tu e un quarto è invece un

racconto oscillante tra l’ero-tico e lo psicologico nel qualeun marito si sforza con dub-bio successo di assecondare

le fantasie proibite della mo-glie, che s’immagina (o forsefrequenta) un terzo incomo-do nel letto, rispetto al qualelui, non essendo più se stes-so ma nemmeno l’altro, ri-schia di essere il quarto omagari soltanto la quartaparte di questo aggroviglia-toménage.

LE VICENDE PIÙ INCREDIBILIUna favola un po’ più scon-tata delle altre, un po’ piùrealistica persino, ma nume-rologicamente calzante perun volume il cui raccontopiù lungo propone la vicen-da di un docente di lettera-tura cui un’anomala colfche frequenta i quartieri al-ti della città e fa le pulizie dicasa per diletto rivela di es-sere un trentaseiesimo diDio, informandolo che un al-tro trentaseiesimo è pro-prio lui.Il marchio inconfondibile

di Carroll sta infatti nellasua eccezionale abilità di

raccontare le vicende più in-credibili e paradossali con iltono dimesso e cattivante,distaccato e partecipe, ironi-co e dolente di chi dà voce astorie vere e riferisce fattirealmente accaduti: la don-na che in un momento di cri-si riporta in vita l’amico im-maginario dell’infanzia, fa-cendogli creare nel tempo li-bero oggetti cult che poimette in vendita in negoziesclusivi; il malato termina-le che diventa un raffinatis-simo esperto di alta moda;l’uomo destinato alla cecitàche prima di perdere la vi-sta fotografa i luoghi e iviaggi della sua anima; ilpreziosissimo zoondel le cuiiridi cangianti, accendendo-si d’un giallo abbagliante,svelano un affollato mondodi licantropi; il dannato chesi scopre costretto perl’eternità a rivedere senzaun attimo di respiro tutti ifilm di Jane Fonda; la casache si trasforma com’era

trent’anni prima perché dicolpo s’è messa a ricordaree prova nostalgia del passa-to; il cane riconoscente cheannuncia al padrone l’Apo-calisse; il professore univer-sitario che si ritrova con lasua esperienza di trentennenei panni detestati di quan-d’era al liceo.Davvero perfidi i raccon-

ti di questo anomalo autoreamericano che ha sceltoVienna come seconda pa-tria. Racconti sconsolati econsolatori insieme. Ti dico-no che tutto è provvisorio eillusorio, che la vita è soltan-to un costrutto mentale, ungioco giocato da un dio sul-l’orlo della demenza che staperdendo la memoria; perdirti subito dopo o subitoprima o nello stesso momen-to che, stando così le cose,anche la morte è un costrut-to mentale e un gioco e chequindi l’avventura dell’uo-mo o di ogni uomo non avràmai limite né fine.

Jonathan Carroll Racconti tral’erotico, lo psicologico, il paradosso

PIEROSORIA

Un esordio ragguar-devole, a cinquant’anni. Unmododi scrivereaffascinante,pieno di sincopi: pensieri, im-magini, profuminon sostenutida verbi, ma solo dalla forzapoetica dell’evocazione di unsapore, di un riflesso, diun’emozione.Poi le accelerateimprovvise: fiumi impetuosidi fatti e di cose. Un modo discrivere per essere letto, pernon far saltareunaparola, pernon concedere salti o visionioblique. Onestamente diffici-le, a sprazzi, finché non si ac-quista il ritmo, finché non siviene colti dal senso di unamusica vorticante. E poi il ge-nere: un thriller di cadaverimartoriati, spolpati di cuore,occhi e reni. Infine, il luogo: laCina del nuovo millennio, lecontraddizioni di una societàchecorre con tradizioni e voltiantichi verso i grattacieli delcapitale e le nuove modernitàdel potereedella corruzione.Questo è Andy Oakes e

queste sono Le mille luci diShanghai. Tutto inizia sullespondenere come il fangodel-lo Huangpu a poca distanzadal Bund, un tempo la stradapiù famosad’Oriente: otto cor-pi squartati, il viso massacra-

to, i polpastrelli recisi, incatena-ti tra di loro da possenti maglied’acciaio per non farli ricono-scere. Questa è la visione chesconvolgeSunPiao, investigato-re capo del Dps squadra omici-di, e che annienta il suograssoeunto luogotenente, il Grand’Uo-moYaobang.Ma il peggio è cheWu, vecchio medico legale dalviso di naftalina, Wen-Ming diprofessione («uomo civilizzatovotato alla tradizione, sempreguidatodal Libro del cerimonia-le in ogni atto della sua vita») ri-fiuta il caso appena vede tuttoquello strazio. E subito il «com-pagno»Zhiyuan, presidentedel-lo Shiqu, il dipartimento urba-no che amministra l’area, e Shi,vecchio arnese del Comitato lo-cale del Partito, tentano di farabortire l’indagine. L’interfe-renza dei tre significa una cosasola: qualcunomolto in alto vuo-le insabbiare il tutto. Perché?Piao ha una moglie stupen-

da, Lingling, da cui è stato la-sciato per un ministro e per lesue limousine. E il suo odio perchi nonpossiedemorale a cui ri-

spondere, gli impedisce di farsiintimidire.Ma finisce in un vor-tice di follia, frequentato da unadiplomatica americana. Dal fi-glio ucciso (perché implicato inun losco traffico di «uomini difango» da un inaccessibile sitoHan) a cui tutto è stato espian-tato. Da una classe politica cheusa la pena dimorte per forniredi organi (anche vivi) ilmercatointerno e quello straniero gesti-to da uno strano chirurgo ingle-se. Il finale è stupefacente, co-me tutto il resto, con Piao accu-sato di mille e più omicidi. Maancor più agghiacciante è la fo-tografia di un Paese che si dicepronto al vero Grande Salto inavanti.Più che ai tempidiMao.

Romanzo d’esordio AndyOakes,delitti e politica nella Cina di oggi

CLAUDIOGORLIER

Un critico americano hacolto nel segnodefinendo i perso-naggi di John Updike «spiritual-mente anfibi, creature alle presecon due territori ma non piena-mente a loro agio in nessuno deidue». È certo il caso dell’ormaiclassicoCorri coniglio, con la fugadel protagonista da una doppia,stringente realtà; se volete, la si-tuazione del suo romanzo forsepiù popolare, Coppie, con la seriedi adulteri incrociati e reiterati inuna piccola comunità degli StatiUniti. Updike, ironicamente, midisse che quando sul campaniledella chiesa cade inCoppieun ful-mine, non si tratta, come scrisse-ro quasi tutti i recensori, di unDio irritato,ma di unDio annoia-to. A mio avviso, ancora una vol-

ta, nel nuovo, ambizioso roman-zo,Terrorista, ci troviamodi fron-te a quello che definirei una dop-pia lealtà, con la scelta lancinantecheessa impone.Il protagonista, Ahmad Mul-

loyAshmawy, in certo sensopati-sceunadoppiadiscendenza. Il pa-dre, che lo haabbandonatodapic-colo, eradi origini egiziane; lama-dreTeresa è figlia di immigrati ir-landesi. Scatta qui la doppia leal-tà, quando Ahmad è un ragazzobrillante, ottimo studente. Da unlato la solitudine, il disprezzo perla società dominata dal culto delsuccesso, del profitto, di un sessoprivo di spiritualità. Dall’altro ivalori tenaci, rigidi, imperiosi delcredo musulmano, incarnati daShaikh Rashid, l’imam yemenitadellamoschea che egli frequenta.A undici anni, perAhmad la scel-ta èun fattocompiuto: l’Islam.Ci sarebbe, in verità, un’alter-

nativa: dar retta al consiglierescolastico, Jack Levy. Il quale èebreo - nome originario Jacob -ma, comeapprenderemocompiu-tamente nel finale del romanzo,anch’egli con una doppia lealtà,nel senso che la sua identitàebrai-ca venne compromessa dal geni-tore e dal nonno, i quali avevanoscelto il comunismo. Così, Jack è«stanco, trasandato, incapace dicredere». Ecco, Ahmad e Jack,duemodi di essere americano in-sofferenti, insoddisfatti, inquieti,come tutti i grandi personaggi diUpdike, a cominciare da Ang-strom,detto«coniglio».A diciotto anni, però, Ahmad

risolutamente sceglie, o crede discegliere.Haabbandonatogli stu-di, fa il camionista, e dopo la tra-gediadelleTorriGemelle si schie-

ra con la jihad e si trasforma, al-meno progettualmente, in terro-rista. Gli viene affidata una mis-sione suicida, proprio alla guidadi un camion conducendo il qualesalterà in aria, aNewYork. Il tra-mite è l’unico amico del cuore,Charlie, «Matto», come vienescherzosamente chiamato. Ah-mad viene confortato da Charlie:«... “Tu sei dalla nostra parte?”,“Io sto dalla parte di chi è dallapartediDio”».Ahmad cancella virtualmente

il privato, anche il legame con lamadre la quale - egli non lo sa - èdiventata l’amante di Jack, ab-bandonato dalla moglie luterana.Qui, secondo la maggioranza deirecensori,Terrorista si trasformain un thriller.Ma non è così: cometutti i romanzi di Updike, si tra-sforma inuna favola, la favoladel-l’America, con le sue doppie leal-tà. Tuttavia l’ultima parte del ro-manzo, che acquista una calcola-ta tensione, riguarda il viaggio diAhmad alla guida del camion di-retto al luogo prescelto per la ca-tastroficaesplosione.Ecco la sor-presa: accanto, al posto del pas-seggero, si troverà addirittura,certo non invitato, Jack. Il qualeha capito, e vuole fermarlo. Latensione fra i due cresce quandosi mettono quasi a giocare con laleva del detonatore che dovrebbefar saltare per aria il veicolo, eJackcostringe il ragazzoauna se-rie di deviazioni, tra superstradee gallerie: il ritratto di una NewYork cupa, labirintica come ungeroglifico. Jack gli dice della suarelazionecon lamadre,maanche

della morte violenta di Charlie, ilquale altro non era se non unagentedellaCia.Non voglio privare il lettore

della sorpresa finale,manonpos-so fare a meno di rammentarecheAhmad rinuncerà al suo pro-getto di terrorista. Updike non èuno scrittore tragico, e le favolenon sfociano in tragedia. Ma cheamericani saranno l’islamico Ah-mad e l’ebreo disincantato Jack?Che cosa avverrà della loro dop-pia lealtà, peculiare di un’Ameri-ca dalle molte facce? Updike nonpropone mai delle risposte. No,Ahmad non è un discendente di-retto di Sacco che, poco primadell’esecuzione con Vanzetti, gri-da «Viva l’anarchia»; appartieneperò amodo suo alla stessaAme-ricamultietnica,nella sua varian-te inquietamente fantastica. Delresto era stato già Melville, par-lando di Hawthorne, a dichiarareche lo scrittore non offre rispo-ste,masoltantodomande.

pp John Updikep TERRORISTAp traduzione di Silvia Piraccinip GUANDAp pp. 293, !15p ROMANZO

pp Andy Oakesp LE MILLE LUCI DI SHANGHAIp Traduzione di Matteo Diarip FANUCCIp pp. 504, !18,50p THRILLER

John Updike, 75 anni: il suo »Terrorista» non è unthriller, ma, come sempre, una « favola sull’America»

pp Jonathan Carrollp TU E UN QUARTOp tr. Lucia Olivierip LAINp pp. 283, !15,50p RACCONTI

Il libro raccoglie 19 «favole peradulti» del visionario Carroll,americano di nascita, di casa aVienna: tra i suoi titoli più noti«Mele bianche» (Fazi), «Il maredi legno» e «Zuppa di vetro» (en-trambi Lain).

La doppia lealtàdi Ahmad, il padredi origini egiziane,la madre figliadi immigrati irlandesi

Un thriller che apresquarci impensati:la pena di morteper favorire il mercatodegli organi «vivi»

Narrativa straniera TuttolibriSABATO 3 FEBBRAIO 2007

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VII - 03/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/07 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 02/02/07 19.23

ANGELOD'ORSI

Qualche tempo fa Tocquevil-le fu definito «uno dei pensatori più ti-rati per la giacca» nel dibattito politi-co: da destra a sinistra, tutti coloroche in qualche modo pretendono pa-tenti di liberalismo, si richiamano al fi-losofo, sociologo, storico e scienziatopolitico normanno. Di pochi giorni orsono è l'inaugurazionedell'UniversitàLibera di Bologna (Ulibo), intitolataappuntoadAlexis deTocqueville, allapresenza di una buona fetta dello sta-to maggiore ulivista, per l'occasionediventato ulibista. Tutti tocquevillia-ni, dunque?

Si sa, più un autore è citato, menoè letto; pochissimo è davvero cono-sciuto. Davanti alle non sempre cor-rette appropriazioni e ai discutibiliutilizzi di questo autore, un'edizionedella sua opera capitale, La democra-zia in America (1835-1840), è benvenu-ta. Ci ha pensato Einaudi, con la pre-stigiosa collezione dei «Millenni», affi-dando a un maestro di storiografia,Corrado Vivanti, il delicato compitodella cura. Che risulta sobria e impec-cabile. Ci si sarebbe forse aspettatiuna nota al testo meno avara, specieper quanto concerne le precedentiedizioni: operazione, del resto, neces-saria, quando si offre la nuova versio-

ne di un testo, specie se tradotto, co-me è il caso di questo, da studiosi divalore quali GiorgioCandeloro eNico-la Matteucci. Insomma: perché unanuova traduzione? (Con questa, senon vado errato, siamo giunti allaquinta versione integrale italiana dell'opera). E, ancora: l'edizione di un clas-sico, non impone come obbligatorioun indice dei nomi, e, magari, un indi-ce analitico? Quanto all'apparato dinote, nella sostanza, è composto daframmenti dalle minute dell'Autore,messe a disposizione dalla prestigiosaedizione francese nella «Pléiade» diGallimard. Si tratta di materiali assaiutili a una piena comprensione del te-

sto, a cui il curatore dell'edizione ita-liana aggiunge essenziali annotazioniulteriori. Insomma, Vivanti assumeun atteggiamentominimalista davan-ti al testo e al suo autore, al quale noncerca di rubare il proscenio. Anche laPrefazione, ineccepibile, è di molecontenuta emisurata nei toni.

UN ARISTOCRATICO UN PO’ CONSERVATORERaccogliendo l'invito implicito nellapubblicazione, ossia a (ri)leggere Toc-queville, chiediamoci che cosa un let-tore odierno, senza specifiche compe-tenze professionali, possa trovare inquest'opera che si colloca nel cuoredell'Ottocento. Un'apologia accortadella democrazia: la difesa di una for-ma politica che avanza irresistibile -secondo l'autore - «in tutto l'Occiden-te cristiano», e alla quale è inutile op-porsi, così come non ha senso cercaredi promuoverla (un importantemoni-to a chi vuole esportarla con le bom-be). Insomma, la democrazia è un pro-cesso da governare: con intelligenza,ma con cautela, cautela che divienepreoccupazione nella seconda partedell'opera, apparsa cinque anni dopola prima, e che, con scorno dell'auto-re, non riscosse il successo di quella.Si tratta quasi di due opere distinte,con una forte accentuazione conser-vatrice, nella cosiddetta «SecondaDe-mocrazia». D'altronde, la concezionedemocratica di questo aristocraticofu tutt'altro che lineare e coerente, la-sciando ampio spazio a sprazzi con-servatori non esenti da tratti reazio-nari.Avrebbe anche tentato di portare

in politica le proprie competenze,Tocqueville, ma non fu un successoquella esperienza. Giunse fino alla ca-rica di ministro degli Esteri, vesti nel-le quali sostenne, o dovè giustificare,con le armi francesi la repressionesanguinosa della Repubblica Romananel 1849, con la susseguente restaura-zione del potere temporale di Pio IX:un ben triste epilogo per un liberalde-mocratico, che confermava così nell'azione concreta i limiti della propriaconcezionepolitica.

IL PERICOLO DI NUOVI (PICCOLI) CESARICionondimeno, da lui - e in particola-re da alcune vivide pagine di quest'opera - rimangono insegnamenti pro-fondi, di stupefacente attualità, a co-minciare dalla sua denuncia della «dit-tatura della maggioranza» e del nuo-vo, morbido, «dispotismo democrati-co», dal cui cuore possono sempresorgere nuovi (piccoli) Cesari. A diffe-renza di tanti pensatori, che costrui-vano forme teoriche, eventualmentecercandone poi la corrispondenza nel-la vita concreta delle istituzioni e del-le nazioni, Tocqueville si fece studiososul campo, recandosi negli Stati Uni-ti, per esaminare le istituzioni peni-tenziarie, in realtà per analizzare ilfunzionamento della vita democrati-ca, in quel nuovo mondo, là dov'erapiù avanzata. Con minimalismo, egliscrisse a Stuart Mill: «L'America erasoltanto il mio quadro; il soggetto erala democrazia». In realtà, l'opera nonrisulta soltanto uno studio originale e

profondo sulla forma democratica -potenzialità e rischi -, ma anche unaperspicace lettura dell'american wayof life, o almeno di quel che di buonoessa offre: l'associazionismo (perqualsiasi problema sorga nella vita as-sociata, gli americani si associano peraffrontarlo insieme); la sagace combi-nazione di accentramento politico edecentramento amministrativo, lacui base è nello «sparpagliamento»del potere, nato dalle prime forme diautorganizzazionedei coloni; i rappor-ti tra poteri, in un difficile equilibrio,chemira a coniugare efficienza del si-stema e libertà dei singoli; la funzioneessenziale di una stampa libera e au-dace…

STUDIARLO, NON «USARLO»Una lezione, che però rimane, in defi-nitiva, quella di un sistema politico (ilregime democratico), più che quelladi un'antropologia (gli americani). Ein tal senso, oggi, La democrazia inAmerica non è già un repertorio per fi-lo o antiamericani; piuttosto, un pre-zioso scrigno di insegnamenti per ifautori della democrazia, ma altresìper i critici delle sue insufficienze, omistificazioni. Insomma, un insiemedi situazioni, istituzioni, tendenze,problemi e pericoli che vengono impli-citamente additati come esemplari,nel bene e nelmale, all'Europa dell'Ot-tocento; ma assolutamente validi perla nostra Europa, nonché per gli stes-si Usa, e una democrazia sempre piùflebile e malata. Non resta dunque alrecensore che rinviare a Tocqueville:reiterando l'invito a leggerlo, prima difarne tanto disinvolto uso (e abuso)nel dibattitopubblico.

Le origini di un mito Gli italianisedotti dallo stile «made inUsa»

VIENEDALL’800IL NOSTROSOGNOSTELLEESTRISCE

GIORGIOBOATTI

Gli emigrati italiani im-maginano il Mondo Nuovo, do-ve contano di rifarsi una vita,ben prima di metterci fisica-mente piede. Come spiega il bellibro di Claudia Dall'Osso, Vo-glia d'America, lo vedonodecen-ni prima che il «mito america-no» raggiunga strati così ampidella popolazione da provoca-re, nel 1954, la geniale satira diSteno con Un americano a Ro-ma: il film in cui adattò la ma-schera di Alberto Sordi allasguaiata e ingenua mimetizza-zione di un trasteverino a stellee strisce che rimpiange di nonesserenatoaKansasCity.Il «sognod'America», quello

che ancora nel 1978, in una can-zone di Francesco Guccini, vie-necollocatonel suo sorgereaglianni del crollo del fascismo edell'arrivo delle ben approvvi-gionate armate americane («L'America era allora, per me, iG.I. di Roosevelt, la Quinta ar-mata/L'America eraLife, sorri-

si e denti bianchi su carta pati-nata/ L'America era il mondosognanteemisteriosodiPaperi-no...»), vieneda lontano.Anzi, sidelinea nei suoi aspetti più rile-vanti, quando le immagini delmodello americano non sonoancoragiuntenelle nostre città,néattraverso il poderoso impat-to della tv né per mezzo dell'af-fascinante affresco del NuovoMondooffertodaHollywood.Quello che emerge daVoglia

d'Americaè l'insospettata«rico-gnizione»giornalistica e lettera-ria italiana che investe, sindall'’800, la terra americana.La costruzione e la comunica-zioni degli stereotipi più comu-ni concernenti la vita oltre Oce-ano, spesso ancora oggi diffusi,trovaradici nelle«impressioni»fissate per il pubblico più sem-plice nelle tavole della Domeni-ca del Corriere, ma anche in libridi viaggio realizzati da una pat-tuglia di intellettuali che vannoper la maggiore a cavallo tra idue secoli. Tra questi il comme-diografo e scrittore Giuseppe

Giacosa che, nel corso di unviaggio negli Usa, registra conqualche sgomento la «macchi-nosa impazienza» americana,dove un'eccezionale potenzatecnica si intreccia, almeno se-condo il librettista di MadameButterfly, con «un'America mi-lionaria, brutale e incompiuta».Giacosa, da uomo abituato alpalcoscenico, è attento ai com-portamenti minuti, al differen-ziarsi dei gesti quotidiani: adesempioè colpitodalmodovelo-ce di bere degli americani: «Es-si nonbevono, tracannano».

I MUSCOLI DELLE RAGAZZEUn altro piemontese, lo scien-ziato Angelo Mosso, in unoscritto sulla Nuova Antologiadel marzo 1902 parla delle ra-gazze americane, che pare averbene osservato durante la suamissione oltreOceano: «Già nelcamminare - scrive l’autore diclassici sulla faticae sullapaura- lasciavanocomprendere la for-za dei muscoli, resi più solididell'esercizio continuo... nella

loro pelle si conosceva la pig-mentazionedel soleper gli eser-cizi nel campodagiochi».Unot-timogiornalista comeDarioPa-pa, che viaggia a lungo negliStati Uniti, crede di riconosce-re in queste donne, che «hannoil furore dell'ubiquità, del movi-mento perpetuo», uno degliaspetti caratteristici dell'ameri-canismo, vale a dire il moto sen-za sosta che annulla nelle me-tropoli le differenze tragiornoenotte e vede aNewYork, «capi-tale delle macchine a vapore»,treni e battelli di ogni sorta che«corrono instancabilmente eappena arrivati già li vedete ri-partire». Per i futuristi che, co-me il pittore Athos Casarini,sbarcano in America è la rottu-ra radicale «con l'insoddisfazio-ne letargica delle città italia-na»: lì si è avvolti da quel sognoamericano, turbinio di velocitàemovimento, cheperMarinetti«è centomila volte più interes-sante della psicologia dell'uo-mo».Provarepercredere.

[email protected]

pp Claudia Dall'Ossop VOGLIA D'AMERICA

Il mito americano in Italiatra Otto e Novecento

p DONZELLIp pp. 137, !19,90

A proposito di filo e antiamerica-nismo, mentre c’è chi invoca bar-riere all’imperialismo cinemato-grafico, varrebbe la pena recupe-rare «I comunisti italiani tra Hol-lywood e Mosca» di Stephen Gun-dle (Giunti, 1995)

ALEXIS DE TOCQUEVILLELa democraziain Americaa cura di Corrado Vivantitrad. di Anna Vivanti SalmonEINAUDI, pp. LIII-921, ! 80

Si muove sulle tracce di Tocqueville«American Vertigo» di Bernard-HenriLévy (Rizzoli, pp. 410, ! 19): un viaggio(in auto, alla Kerouac) per raccontare«il corpo e il volto della vera Americad’oggi», senza stereotipi e senzapregiudizi. Polemico e sarcastico è il«Futuro dizionario d’America« (Isbn,pp. 228, !23), le voci degli intellettualiantiBush, da Auster a Vonnegut

IL LIBRO

Alexis de TocquevilleUnpensatore più citato che letto,l’Ulivo gli dedica la suaUniversità, Einaudi ne riproponeil «viaggio» inAmerica, un capolavoro più chemai attuale

GeorgeWashington,elettoprimopresidentedegli StatiUniti d’America,giuraalla FederalHaledi NewYork,1789

LADEMOCRAZIASIGOVERNA,NONSIESPORTA

Storia TuttolibriSABATO 3 FEBBRAIO 2007

LA STAMPA VII

NA

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VIII - 03/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 02/02/07 19.23

pp Caryl Emersonp VITA DI MUSORGSKIJp EDTp pp.159, !15

Una biografia del musicistarusso (1839 - 1881) autoredel «Boris Godunov»

pp Alberto Bassop STORIA DELLA MUSICAp UTET, 5 volumi, pp. 3000

L’opera è venduta nel circui-to rateale. In libreria è dispo-nibile il cofanetto dei primi 3vol. redatti da Basso, a 56 !

PAOLOGALLARATI

Alberto Basso è unostraordinario motore di ini-ziative editoriali nel campodella musicologia. A lui si de-ve l'ideazione del DEUMM,Dizionario Enciclopedico Uni-versale dellaMusica e deiMusi-cisti, uscito presso la Utet indodici volumi, tra il 1983 e il1988, e quella del dizionario intre volumi dedicato a I titoli ei personaggi che fornisce infor-mazioni su opere recanti untitolo e appartenenti ai generimusicali più diversi, nonché

sui personaggi che vi compaio-no. Basso considera il suoDEUMM un grande contenito-re, una specie di complesso ar-chitettonico cui si aggiunge orauna nuova ala: i quattro volumidi Storia della Musica dedicatialla civiltà occidentale, più unvolume di Cronologia Musicale,sempre pubblicati dalla Utet.La differenza, rispetto alle ini-ziative precedenti, consiste nelfatto che, mentre prima Bassoassumeva un ruolo quasi esclu-sivamente direttivo di coordi-nazione dei vari contributi affi-dati a studiosi diversi, qui pren-de il toro per le corna e affrontalui stesso la stesura dei primitre volumi che riguardano lastoria della musica compresatra l'antichità e la fine dell'Otto-cento. Questo garantisce allatrattazione unità ed omogenei-tà di impostazione.Il lavoro di Basso, studioso

prolifico di cui si ricorda , tral'altro, un monumentale stu-dio su Bach, un volume sullamusica massonica e la storiadel Teatro Regio di Torino,comprende, quindi, più di1600 pagine. La trattazione co-mincia dalla musica del popo-lo ebraico, passa a quella deigreci, etruschi, latini e bizanti-ni per giungere al medioevo erisalire sino alle soglie dellamodernità.

Tra storia ed estetica, Bas-so privilegia senza dubbio laprima, e fornisce al lettore nontanto una descrizione degli stilie delle caratteristiche formalied espressive delle singole ope-re, quanto una ricca serie di da-ti esterni, storici, sociali, politi-ci, artistici, culturali in cui in-quadrare i capolavori che han-no fatto la storia della musica eche vengono additati all'atten-zione del lettore con descrizio-ni sommarie e un'aggettivazio-ne non di rado generica. Ma,evidentemente, non è tantol'opera in sé , come entità este-tica, che interessaAlberto Bas-so, quanto l'opera intesa comedocumento storico per rico-struire, con ricchezza di docu-mentazione, i vari periodi dellaciviltàmusicale dell'Occidente.Questo fornisce al lettore e allostudioso una mappa sicura perorientarsi nella storia musicaleeuropea, e proseguire in pro-fondità le sue ricerche: basti os-servare la complessità degli in-dici, la ricchezza della cronolo-gia che occupa tutto il quintovolume, la chiarezza delle tavo-le sinottiche, l'apparato biblio-grafico che, alla fine del volumeterzo, occupa ben centoventipagine.L'interesse più propriamen-

te critico della trattazione si ac-centua nel quarto volume, incui il capitolo sul Primo Nove-cento è affidato a Carlo Benzi eStefanoLeoni, quello sul Secon-do Novecento allo stesso Leonie ad Andrea Lanza, mentreMaurizio Franco e FrancoFab-bri trattano, rispettivamente, ilJazz e la Popular music. Spe-cialmente le parti di Lanza e diFranco entrano con finezza nelmeritodi una storia delle formee dello stile, attraverso osserva-zioni critiche che permettono

di ricostruire la vicenda dellamusica contemporanea, e quel-la del jazz, con un'efficace sinte-si della complessità e varietàdei fenomeni. In complesso,quindi, pur nella inevitabile alti-metria qualitativa che caratte-rizza le varie parti di un proget-to di queste dimensioni, la nuo-va Storia della Musica-Utet of-fre uno strumento efficace diconoscenza e di riflessione euna visione panoramica utileper lo studioso che, applicando-si a campi ristretti di ricerca,desiderimantenere chiara quel-la visione generale della storiache dà senso e prospettiva alsingolo fenomenoartistico.

GIANNIRONDOLINO

Tutto cominciò il 12 set-tembre 1944, quando laCompa-gnia Italiana SuperFilm Nettu-nia, sotto la guida della contes-sa Carla Politi, comprò da Al-bertoConsiglio i diritti d'autoredel soggetto cinematograficoLadisfatta di Satana, che si ispi-rava al sacrificio di don PietroPappagallo, arrestato dai tede-schi il 29 gennaio 1944e trucida-to alle Fosse Ardeatine il 24marzo. Il contratto prevedevache il film fosse diretto da Ro-berto Rossellini. Dal canto loroIvo Perilli e Rossellini cedette-ro il 18 settembre alla medesi-maNettunia il loro soggetto daltitoloprovvisorioDomani, anch'esso per la regia di Rossellini.Due argomenti d'ambiente bel-lico che sarebbero confluiti, co-me due episodi separati, in ununico filmda realizzarsi tra la fi-nedel 1944e l'iniziodel 1945.LaNettunia cominciò amet-

tere sotto contratto sceneggia-tori, tecnici e attori, fra i quali

AldoFabrizi, SergioAmidei, Fe-derico Fellini, Ubaldo Arata.Ma intanto il progetto si anda-va progressivamente modifi-cando sino a giungere a un filmambientatonellaRomaoccupa-ta dai tedeschi, tutto costruitoattorno alla figura di don Pap-pagallo, omeglio di un prete uc-cisoper la suaattività antifasci-sta, che si ispirava più ancoraalla figura di don GiuseppeMo-rosini, anch'egli arrestato e fuci-lato il 3 aprile 1944 al ForteBra-vetta. Sicché, quando finalmen-te le riprese cominciarono, franon poche difficoltà finanziariee organizzative, nella notte frail 17 e il 18 gennaio 1945 in viade-gli Avignonesi a Roma, il film,dal titolo provvisorio di Storiadi ieri, diventato poi Città aper-ta e infine Roma città aperta, ri-sultò alquanto diverso dal pro-getto originale. E fu un'espe-rienza straordinaria, che duròsino ai primi di giugno, con in-terruzioni e riprese, con l'inter-vento di un altro produttore, ilcommerciante di stoffe Aldo

Venturini, che anticipò non po-chi capitali e rilevò in corsod'opera la produzione, a cui sideve di fatto la riuscita finaledell'operazione.Di questa storia per molti

versi affascinante, che riflettela situazione economicae socia-le dell'Italia ancora in guerra,conRomaappena liberata, e so-prattutto la quasi impossibilitàdi riprendere una produzionecinematografica regolare, mol-to si sapeva, ma molto ancoraera da scoprire, per lamancan-za di documenti o di testimo-nianzeattendibili.

TRENT’ANNI DI RICERCHEOra il libro di StefanoRoncoro-ni, frutto di oltre trent'anni diricerche, anch'esso, come ilfilm di Rossellini, giunto al ter-mine attraversouna serie di dif-ficoltà e contrattempi, ce ne of-fre la ricostruzione con tale do-vizia di documenti da poterlaconsiderare definitiva. E la let-tura dell'ampia introduzione,unitamente a quella della cro-

nologia e degli stessi documen-ti riprodotti, ci consente di ri-percorrere una storia davveroavvincente come un romanzo:in cui personaggi e ambienti,fatti e accadimenti, intoppi e in-tralci, vengono a comporre untesto sfaccettato e spesso coin-volgente. Che si intreccia, qua-si a commento a piè di pagina,con le due sceneggiature delfilmqui pubblicate, quella origi-nale, andata misteriosamenteperduta e ricostruita paziente-mente e avventurosamente daRoncoroni e quella desunta dalfilm stesso, cioè ricavata dall'attenta visione e analisi di ognifotogramma.Ne risulta una lettura anch'

essa di grande interesse, forsepiù per gli studiosi che per ilgrande pubblico, ma indispen-sabile per cogliere dall'internola strutturadiRomacittàapertae soprattutto le varianti appor-tate in corso di lavorazione (fracui il finale con l'uccisione didon Pietro, modificato per l'in-terventodella censura).

GIORGIOPESTELLI

Per conoscere Mo-dest Musorgskij il lettoreitaliano, oltre al ritratto cri-tico di Mario Bortolotto nelsuo Est dell'Oriente (Adel-phi, 1999), poteva già conta-re su Musica e verità a curadi Fedele d'Amico (Il Sag-giatore, 1981), contenentel'epistolario del composito-re come fu pubblicato nel1932 da Andrej N. Rimskij-Korsakov, figlio di Nikolaj.L'EDT aggiunge ora unnuovo titolo importante

con la traduzione italiana diquesta Vita di Musorgskij,opera di Caryl Emerson, illu-stre slavista, studiosa di Ba-tchin, autrice di vari saggifra cui una monografia sulBoris Godunov. Nessun cam-po della storia della musicaha conosciuto negli ultimidecenni un rinnovamentotanto radicale come quellodella musica russa dell'Otto-cento, merito sopra tuttodelle ricerche di Richard Ta-ruskin i cui frutti si vedonoanche in quest'opera dellaEmerson: una maneggevolee aggiornata biografia cheinserisce la personalità delmusicista nella vita russacircostante, facendo moltospazio alle testimonianze di-rette (di Musorgskij e deisuoi amici) con inquadra-mento e discussione dellecomposizioni principali.Invece dell'immagine tra-

dizionale del genio bizzarroe irregolare, fissato in un fa-moso ritratto di Il'ja Repin,l'uomo che ci viene incontroda queste pagine è assai piùcomplesso: Musorgskij sisottovalutava, ma con im-pennate di orgoglio, febbrilimomenti di fiducia in se stes-so; per tanti aspetti, intellet-tuali e pratici, dipendeva daisuoi amici più influenti, da

Balakirev, da Stasov, dalconte Kutuzov; ma era sem-pre pronto a difendere le sueidee, che comunque nessunogli faceva cambiare: incredi-bile la testardaggine nel ri-fiutare quell'invito di Liszt aWeimar che avrebbe potutocambiare la sua vita. L'altradimensione che emerge èl'intelligenza, la lucidità deisuoi giudizi sulla musica; einfine la bontà dell'indole,non separata da una puntadi quella pigrizia che laEmerson avvicina, cometratto comune dell'animarussa, alla fatalistica inerziadell'Oblomov di Gonciarov;certo, solitudine, bohème,povertà e alcolismo nonmancano, ma assumono al-tro peso fra i tanti aspetti di-versi, la nitidezza dei suoiappunti di lavoro, la sommaarte pianistica, persino ilsuo raffinato aspetto da«dandy».Fra le pagine più vive del

libro è la ricostruzione dellagrande stagione creativa

1869-'74, quella che approdaal Boris Godunov: dove si con-ferma che malgrado l'idoleg-giamento dell'uomo «rus-so», dal contadino al sovra-no, dall'intrigante all'ideali-sta, Musorgskij è affattoestraneo alla nozione illumi-nistica di progresso politico;il popolo, un po' come il mitoper Wagner, era per lui lacornice, il pretesto per inda-gare l'uomo e la sua sostan-za morale: con una intensitàche ha fatto apparire Musor-gskij, a uno storico della let-teratura come il Mirskij, «ilpiù grande poeta tragico rus-so della sua epoca».

Grande Opera Unamonumentalemappa storica di Alberto Basso

TEDEUMPERLAMUSICA

pp Stefano Roncoronip LA STORIA

DI «ROMA CITTÀ APERTA»p CINETECA

DI BOLOGNA-LE MANIp pp. 480, !38p SAGGIO

E’ in libreria anche «In viaggiocon Rossellini», saggi di AdrianoAprà (Falsopiano, pp. 256, !15).La Utet ha riproposto la biogra-fia scritta nel 1989 da Rondolino(«Rossellini», pp. 452, !19,50).

Rossellini La storia del film intornoal prete ucciso perché antifascista

MUSORGSKIJCHEGRANTESTARDO

Unascena dall’opera«BorisGodunov»di ModestMusorgskij, su librettotrattoda Puskin

Bache la musicabaroccasono al centrodegli studidi AlbertoBasso

Un lungo, documentatoviaggio, dall’antichità(ebrei, greci, latini)al Novecento (compresijazz e Popular music)

Fra le pagine più vivela ricostruzione dellastagione 1869-74,quella che approdaal «Boris Godunov»

COMEROMASUL SETDIVENTO’CITTA’APERTA

Biografia Una somma artepianistica, un aspetto da dandy

Suoni e immagini TuttolibriSABATO 3 FEBBRAIO 2007

LA STAMPAVIII

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IX - 03/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/09 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 02/02/07 19.23

FARIANSABAHI

Intellettuali che fanno cultu-ra tra lemaglie della censura e attivi-sti che fannoopposizionenonostantele costrizioni dei regimi. Ma anchestudenti, professionisti, blogger, fu-mettisti, registi, cantanti, atleti e in-segnanti. Sono loro i protagonisti delsaggioArabi invisibilidiPaolaCaridi.Residente dapprima al Cairo e ora aGerusalemme, la giornalista italianadà voce agli arabi che non conoscia-mo. A quelli che non sono terroristi.Persone normali, innervosite daglistereotipi che l'Occidente ha di loro.Perché il mondo arabo è molto piùcomplessodi come lo immaginiamo.Non tutti gli arabi intervistati da

Paola Caridi sono però liberali. Ac-corgersene non è sempre facile, an-che per la reporter che ha deciso divivere in Medio Oriente. Il banco diprova, per verificare se un personag-gio è integralista o meno, può essere

una visita in Italia e quindi il confrontocon i nostri valori. La muftí egizianaSouad Salah, per esempio, è presidedel collegio femminile dell'universitàteologica del Cairo. È una giurista dilungo corso ed è autorizzata ad espri-merequei pareri noti con il nomedi fa-twa. Gli egiziani la conoscono beneperché conduce una trasmissione ra-diofonica sull'emittente coranica euno spettacolo televisivo su un canalesatellitare.

COM’È DIFFICILE ESSERE LIBERALIPoiché ritiene che lemutilazioni geni-tali femminili debbano essere vietatee reputa non obbligatorio il niqab (ilvelo integrale che lascia intravederesolo gli occhi), per gli standard egizia-ni Souad Salah è considerata liberale.Un paio di mesi fa, in un incontro or-ganizzato dall'Università di Lecce cuihanno partecipato numerosi studiosiprovenienti da Paesi diversi, la muftíegiziana non ha però esitato a cambia-

re tavolo quando accanto a lei si eraseduto l'ebreo italiano Bruno Segre.Insomma, non tutti gli arabi sono ter-roristi ma, a proposito di tolleranza edi condivisione di valori comuni, glistandard dei religiosi egiziani, in alcu-ni casi, ancora lontani da quelli occi-dentali. Soprattutto quando ci si con-fronta con le minoranze religiose e inparticolare con quella ebraica.Il legame tra Islam ed Ebraismo

non è da sottovalutare, soprattutto al-la luce della crescente islamofobia,considerata dalla sociologa MonicaMassari una «forma di nuovo razzi-smo e non di semplice intolleranza re-ligiosa». Nel saggio Islamofobia Mas-sari spiega che, «mentre la condannagenerale nei confronti dell'antisemiti-smoè condivisa inmanierapressochéunanime, l'islamofobia gode di unacerta dose di tolleranza». A coloroche dubitassero di questa tesi, suffra-gata da numerose interviste in variPaesi europei, l'autrice propone «di

sostituire la parola musulmano con iltermine ebreo in una serie di dichiara-zioni sull'Islam. La nuova versione diquelle medesime frasi sarebbe a dirpoco impronunziabile».Massari osserva poi come nell'isla-

mofobia «ritroviamo, sotto sembian-ze parzialmente diverse, i medesimimeccanismi psicologici e le stesseprassi sociali che conducono ad unadiscriminazione di particolari gruppidi persone a causa di presunte carat-teristiche immutabili: cultura e reli-gione si prestano a divenire una sortadi categoria ontologica sostitutiva del-la razza».Massari paragona l'idea fisi-ca e simbolica di ghetto all'esclusione«dei musulmani (come ieri gli ebrei)dalla vita sociale ed economica dellenostre società, spingendoli a rinchiu-dersi all'interno della propria comuni-tà di riferimento».

TRA PAURE E SOSPETTIGli esempi non mancano. Le inchiestedei centri europei di ricerca sul razzi-smo dimostrano come, a parità di tito-li, i musulmani abbianomaggiori diffi-coltà a trovare lavoro. Ed evidenzianoquanti siano i problemi per le donnevelate, siano esse nate nell'Islamo con-vertite: non trovano impiego perchéindossano il foulardma, al tempo stes-so, sono criticate proprio perché arre-trate. Come se l'emancipazione nonpassasse attraverso l'indipendenzaeconomica!Durante la lettura del saggio diMo-

nica Massari emergono alcuni quesiti:perché abbiamo paura dell'Islam? Esu quali punti i musulmani italiani de-vono fare chiarezza per fugare i so-spetti ed evitare l'islamofobia?Asoddi-sfare queste curiosità, su un tema pe-

raltro complesso, è il volume Islam eviolenza della giornalista FrancescaPaci. Esperta di fenomeni migratoriperLaStampa, l'autricepartedall'isla-mofobia precisando, con il senso criti-co che la contraddistingue, che «la ten-tazione di fare qualche sconto all'Islam è più diffusa tra gli italiani chetragli immigrati».«Una particolarità - spiega - che

emerge nei dibattiti sulla condizionedella donna musulmana, quando l'at-tenzione delle femministe italiane allaspecificità di ogni cultura prevale unpo' contraddittoriamente sull'indigna-zione per i diritti universali violati».L'autrice dà poi la parola ai musulma-ni italiani sulla questione della donnaal di là del velo, il conflitto delle identi-tà, la percezione d'Israele, la nozionedi umma in sostituzione allo Stato, perconcludere sulla figura di Osama binLaden.Di facile lettura, questi tre volumi

sono frutto della ricerca sul campo digiovani donne che, a differenza di illu-stri colleghi e docenti, hanno scrittodopoaverecondottouna lungaricercaeoffronoquindi ai lettorimateriale ine-dito. Una sola nota di biasimo va ai lo-ro editori. Nel saggio di Caridi, pubbli-cato da Feltrinelli, manca l'indice deinomi, indispensabile per rintracciare itanti personaggi che animano le pagi-ne di questo libro informato e curioso.In Islamofobia Laterza cade invece inun luogo comunemettendo in coperti-na una donna con il niqab tipico delGolfo, confuso nella didascalia con ilburqa della tradizione afgana. La foto-grafia è stata scattata a Milano, ma inItalia lemusulmane chedecidonodi in-dossare il velo integrale sono un'esi-guaminoranza.

Lele Luzzati aveva undono raro. Più cheun dono, era una vir-tù coltivata con sere-na pazienza lungo ot-

tantacinque anni di vita.Questa virtù è una vitaminaprovvidenziale per tutti isentimenti, rende l'amoreuna cosa speciale e l'amici-zia qualcosa che non si di-mentica più: sta nello scova-re sempre il lato felice deglialtri. Annidato magari sot-to strati di adipe malmosto-so, dietro cuori depressi,dentro il fiele di un fegatoamaro: ma Lele Luzzati eracapace di riconoscere il se-me dell'allegria anche neiluoghi più impensati. E loportava allo scoperto, strap-pando un sorriso, una risa-ta liberatoria, una nostalgiasopita.Davanti ai suoi colori, al-

le bocche spalancate o bef-farde dei suoi personaggi,agli intrecci di materiali di-versi posati sulla tela, si ridi-

venta bambini beati. Lele sa-peva sempre districarsi nell'arruffato pagliaio dei nostriguai, ne tirava fuori l'ago del-la spensieratezza, di quell'al-legria senza capo né coda cheè in fondo il bello della vita.Tutti i suoi personaggi so-

no così - cose leggere e vagan-ti, come direbbe Saba: Pulci-nella e la Gazza Ladra, Chi-chibio e Orlando Furioso, ilpiccoloMosé che naviga sulleacque del Nilo, Pinocchio, ilVisconte Dimezzato. Alcunifra loro si trovano nella rasse-gna Emanuele Luzzati illustra-tore pubblicata qualche tem-po fa da Tormena Edizioni(Genova). Ma questo è soltan-to un piccolo, minuscolo as-saggio del suo campionariodi figure, volti, danze. Perchélui si divertiva a disegnare, ei suoi personaggi si divertiva-no ad esistere: che magnificoconnubio.Anche il fatto di vivere da

sempre a Genova, di sentirela città come una fonte d'ispi-

razione ma soprattutto comeuna compagna di divertimen-to, lo divertiva. E anche que-sta curiosa stanzialità diebreo errante che, per unoscherzo gentile del destino,abitava da sempre nella stes-sa casa, lo divertiva e lo ispi-rava al tempo stesso. Perchéin fondo, malgrado questasua placida, sorridente stan-

zialità, Lele era davvero uncittadino del mondo. Si trova-va bene ovunque, su tutti oquasi i palcoscenici della vita.Dall'epica ariostesca (fra lesue ultime cose pubblicate unOrlando innamorato, per In-terlinea edizioni) al teatropiù celebre del mondo (Luzza-ti alla Scala, a cura di VittoriaCrespi Morbio, Allemandi

editore) a un umile stagno, in-sieme alle Filastrane di AnnaLavatelli (sempre per Interli-nea), che sono poi filastroc-che di (per?) rane.Per non parlare della Bib-

bia - da Adamo ed Eva chequasi se la ridono sotto i baf-fi a Salomone dongiovanni, aRut che languida contemplai piedi scoperti del suo Boaz,

a Giona nella pancia della ba-lena: quanto si sentiva a casaLele fra quelle pagine. E nel-la stalla della Natività diquel suo presepe così dolce.E dentro le sinagoghe, insie-me a i suoi innumerevoli rab-bini. A tutti loro e a chi scri-ve qui con un groppo pianta-to in gola, mancherà tanto.Tantissimo.

PAOLA CARIDIArabi invisibiliprefazione di 'Ala al-AswaniFELTRINELLI, pp.174, !14

MONICA MASSARIIslamofobiaprefazione di Renate SiebertLATERZA, pp. 150, !10

FRANCESCA PACIIslam e violenzaprefazione di Gianni RiottaLATERZA, pp. 174, !10

I TITOLI

TERRE PROMESSEELENA

LOEWENTHAL

I COLORI DI LELE,SEMI D’ ALLEGRIARicordo di Luzzati, l’illustratore che ha saputo portare il sorrisosui palcoscenici della vita e della letteratura con le sue figure

leggere e vaganti, dalla Bibbia ad Ariosto, da Pinocchio a Calvino

SOTTOILVELOIDEEDASCOPRIRE

Semprepiùnumerosi sonotra noigli «arabi invisibili»:perchéancora troppospessovengono guardati (o si fanno guardare)con la lente delpregiudizio

Arabi e IslamTre ricerche sul campo indaganofra stereotipi e fobie, pregiudizi e intolleranza

Società TuttolibriSABATO 3 FEBBRAIO 2007

LA STAMPA IX

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GUIDOCURTO

Americani per sempre. I pittoridi un mondo nuovo. Parigi 1867 - NewYork 1948. Può trarre in inganno il ti-tolo del documentatissimo e appas-sionato saggio che la sociologa dell'arte Annie Cohen-Solal aveva pubbli-cato nel 2000 aParigi (daGallimard),ora tradotto in italiano da Johan &Levi Editore. Nel libro, infatti, non siparla solo di artisti «americani», maanche e diffusamente di quelli france-si e in genere, degli ambivalenti rap-porti culturali che uniscono, e divido-no, Francia e Stati Uniti in quei fatidi-ci cent'anni compresi tra la fine del

XIX secolo e la primametà del XX.Il racconto prende l'avvio dal pri-

mo luglio 1867, quando s'inaugural'Esposizione Internazionale di Parigie dove i più affermati paesaggisti sta-tunitensi espongono tele vastissime,affollatedi cascatemaestose, alberi se-colari e orizzonti smisurati, convintidimeritare elogi, premi, medaglie; inve-ce la critica francese li stronca confrecciate sarcastiche perché la loropittura «giovane e grezza, inmezzo al-le nostre vecchie culture fa l'effetto diungigante sperduto in una sala dabal-lo». Dopo quella cocente umiliazionedecine e decine di pittori partono daNewYork e vanno aParigi per aggior-

narsi, frequentano, in molti, l'EcoledesBeaux-Arts, «a quei tempi la scuo-la d'arte più prestigiosa delmondo oc-cidentale». Qui ilmaestro indiscusso èJean-Léon Gérôme. Tra i suoi allievic'è Thomas Eakins (Filadelfia1844-1916) che scrive a casa entusiasta«Gérômeha fatto un ritratto di Dante,nessun altro avrebbe potuto farlo co-sì». Così scopriamo che gli artisti pro-venienti dagli Usa non ammirano tan-to gli impressionisti e i postimpressio-nisti, bensì i pittori francesi accademi-ci allora più in auge, come Gérôme, «l'inenarrabileCouture»eCabanel. Inol-tre gli statunitensi partecipano conpassione al costituirsi delle tante colo-nie di artisti sorte a Barbizon, Giver-ny, Pont Aven, lontano dalla città, inmezzo alla natura, per dipingere enplein air. Tutti poi sperano d'esporrenei Salon, ma quasi sempre vengono«respinti» e «il verdetto piomba comeunamannaia».

TRA LE ARTISTE, MARY CASSATMolte sono anche le artiste giunte da-gliUsaaParigi, e tra loro lapiù rinoma-ta è Mary Cassat. Le giovani america-ne rimanganoperò negativamentecol-pite dagli atteggiamenti antifemmini-sti dei francesi e dalla volgarità dei«colleghi» che incontrano ai corsi dipittura. «Nonconsiglierei anessunara-gazza di buona famiglia di venire qui,questi francesi sono spudorati», scriveAlice Kellog ai genitori nel 1888. Il sag-giodellaCohen-Solal, riferisce conam-pi riscontri documentari e bibliografi-ci, di questi dati socio-antropologici,senzaquasimai entrarenelmeritodel-lesceltestilistichee iconologiche.Nella seconda delle tre parti del li-

bro viene indagato il periodo tra 1870e il 1913, durante il qualemolti statuni-tensi riprendono la via di casa e avvie-ne il «ritorno dei figlioli prodighi». Traquanti rientrano in patria ci sonoTho-mas Eakins e Julian Weir. Quest'ulti-mo, dopoquattro anni trascorsi aPari-gi, torna aNewYork «soddisfatto dell'esperienza francese» nel 1877. Pro-prio in quell'anno nasce la SaaSocietyofAmericanArtists, che nel 1878 inau-gura laprimacollettivadei soci.Ma anche molte opere di artisti

francesi arrivano negli Usa e nel 1891

viene presentata a NewYork la primamostra di Monet. E' un evento emble-matico. Gli impressionisti e i postim-pressionisti rapidamente conquistanoil mercato statunitense, grazie al lavo-ro dimercanti influenti comeDurand-Ruel. Non meno importante è il ruolodella Little Galleries of the Photo Se-cession, aperta nel 1905 dal fotografoAlfred Stieglitz al numero 291 dellaQuintaAvenue, eperquestodiventataper antonomasia la 291. Qui vengonopresentateoperediMatisse,ToulouseLautrec, Rousseau, Picabia e Picasso.Tra fine '800e inizio '900 i pittori fran-cesi vengono acquistati in massa daitanti, nuovi, facoltosi collezionisti sta-tunitensi, descritti nella terza partedel volume dedicata ai «filantropi pertutti i gusti». Sono imprenditori comeCarnegie, magnate dell'acciaio,Rockfeller del petrolio, Guggenheimdel rame, Duke del tabacco, Frick delcarbone, Corcoran, Mellon e Morgandell'alta finanza.Altro avvenimento importante per

la diffusione dell'arte francese (ed eu-ropea) negli Usa è la mostra dell'Ar-mory Show che si apre a New York il17 febbraio del 1913. In quell'occasionevengono esposte 1300 opere, un terzodelle quali proveniente dall'Europa:Cezanne,Gauguin,VanGogh,Kandin-skij, Picasso, Derain, Braque, Matis-se. Così l'arte contemporanea (di allo-ra) diventa di gran moda e grazie almecenatismo di tanti privati nasconoanche i primimusei pubblici. Nel 1895Carnegie dona un museo alla sua cit-tà: l'Art Institute di Pittsburgh. Nel1929 viene fondato Museum of Mo-dernArt diNewYork, subito ribattez-zatoMoMA.

LA DANZA DI POLLOCKSubito dopo le opere, anche gli artistifrancesi arrivano negli States. Cometanti altri intellettuali europei, pur-troppo molti giungono per sfuggire lepersecuzioni antiebraiche scatenatedai nazisti e per evitare gli orrori dellaSeconda Guerra Mondiale. Tra gli al-tri, nel 1942 arrivano i surrealisti Bre-ton e Duchamp che insieme fanno unamostra memorabile a Madison Ave-nue. Lo stesso anno anche PeggyGug-genheimarriva aNewYork col suo fu-

turomarito, Max Ernst, e fonda la gal-leria Art of this Century, dove presen-ta tanti cubisti francesi, gli astrattisti ei surrealisti.Anno dopo anno, lentamente, ma

inmodo inarrestabile,NewYorkpren-de il posto di Parigi diventando il cen-trodelmercato edel sistemadell'arte,e anche i «pittori americani» trovanounapropria autonomia e identità, defi-nitivamente sanzionata dal successodell'Action Painting. In particolare diJackson Pollock, invitato alla Bienna-le di Venezia nel 1948. Con «la danzaeroica di Jackson Pollock» il libro siconclude. Per apprezzare in chiavestorico-artistica le molteplici, puntua-li notizie di taglio storico-sociale ritro-vate e narrate in modo analitico dallaCohen-Solan, bisognerebbe leggereanche il saggio di Barbara Rose,Ame-rican Art Since 1900, uscito negli Usanel 1967 e tradotto in italiano dalla EriEdizioni Rai nel 1970: un libro ormaiintrovabile, che meriterebbe d'essereripubblicato.

Dal 1867 al 1948Versoun’identitàche rifulgerà nell’ActionPainting

QUANDOPARIGISGREZZAVAIPITTORID’AMERICA

IL LIBRO

ANNIE COHEN-SOLALAmericani per sempreI pittori di un mondonuovo. Parigi 1867 -New York 1948JOHAN & LEVI editore, pp. 500, ! 31trad. di Manuela Bertoneprogetto grafico di Paola Lenarduzzi

L’autrice, algerina di nascita, èsociologa dell’arte a Parigi

JacksonPollockdipingenel suostudio, 1947

Arte TuttolibriSABATO 3 FEBBRAIO 2007

LA STAMPAX

NEWTON COMPTON EDITORINEWTON COMPTON EDITORI

W W W . N E W T O N C O M P T O N . C O M

E V I D E N Z I A P E R T E Q U A T T R O G R A N D I S U C C E S S I

BILL NAPIERLa profezia della croce«Intrigante e ricco di immaginazione.

Un esempio magistrale di narrazione.»Steve Berry, autore di

Il terzo segreto e L’ultima cospirazione

«Napier intreccia con intelligenzadue storie separate in un avvincenteromanzo di esplorazione, scoperta,

e infine di sopravvivenza...questo è un libro da divorare.»

Jack Du Brul, autore di The Medusa Stone

MICHAEL BYRNESIl vangelo dei Templari

Il furto di una misteriosa reliquiaa Gerusalemme innesca un thriller

mozzafiato che intreccia archeologiae azione, religione e politica, scienza e fede.

«Nel filone dei mistery storico-religiosi [...]ha il merito di immaginare scenari

davvero ambiziosi.»GQ

«...un thriller archeologico di sicuro appeal.»la Repubblica

DAVID GIBBINSL’oro dei crociati

Dalla caduta di Roma all’ultima alba deiNazisti: la ricerca del più importante

tesoro della storia ha inizio...

Torna Jack Howard, il coraggioso archeologosubacqueo, in una nuova avventura ricca

di colpi di scena, dopo il successointernazionale di Atlantis.

«Che cosa ottieni se incroci Indiana Jonescon Dan Brown? David Gibbins.»

Daily Mirror

SOPHIA MCDOUGALLRomanitas

«La scrittrice inglese immagina in un mistodi fantasy e storia, modernità e barbarie,che cosa sarebbe oggi l’impero romano,

se fosse continuato.»Corrado Augias, Il Venerdì

«Una storia commovente, irresistibile,narrata con vivacità e con talento.»

Conn Iggulden

NUOVA NARRATIVA n. 68 (304 pp.). ! 9,90NUOVA NARRATIVA n. 64 (368 pp.). ! 9,90NUOVA NARRATIVA n. 62 (368 pp.). ! 9,90NUOVA NARRATIVA n. 59 (560 pp.). ! 9,90

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - XI - 03/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/11 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 02/02/07 19.24

VariaNarrativastraniera

La ali dellasfingeCAMILLERISELLERIO

Inchiesta suGesùAUGIAS; PESCEMONDADORI

51

Saggistica Tascabili RagazziNarrativaitaliana

I PRIMI DIECI

GomorraSAVIANOMONDADORI

53

The italian jobVIALLI; MARCOTTIMONDADORI

49 47 45

Trentamila copie ven-dutedauna sola libre-ria, quelladiNeilCoo-nerty a Santa Cruz,California. Titolo: Il

nostro incubo sta per finire. Ilbestseller però non è un libro,è unorologio che segna il tem-po che manca alla fine dellapresidenza di George W. Bu-sh (settecento giorni o giù dilì). È in vendita anche su Inter-net, costa unadozzinadi dolla-ri, è diventato un must. Ne hauno anche Bill Clinton, regalodello storico Arthur Schlesin-ger. Il libraio Coonerty non ènuovo a simili imprese. Quan-do, nel 1995, uscì il manifestodi Newt Gingrich To RenewAmerica, regalò per ogni co-pia venduta un sacchetto dicarta, di quelli distribuiti in ae-reoper il voltastomaco.

DIETE E MATRIMONINella classifica per la nonfic-tion del New York Times, i piùvenduti sono The Audacity of

Hope del candidato democrati-co alle presidenziali BarackObama e Innocente di JohnGrisham.In quella di altri giornali, in-

clusa la rivista specializzataPu-blishers' Weekly, i primi due so-no invece The Best Life Diet diBob Greene e You: On a Diet diMichael Roizen, e il buonGrisham viene dopo The ProperCare & Feeding of Marriage diLaura Schlessinger. Manuale,quest'ultimo, di consigli alledonne per il successomatrimo-niale, ovvero:non sposareuomi-ni di altra fede religiosa, rima-nere insieme per il bene dei fi-gli, non girarsi mai dall'altraparte quando lui vuole fare ses-so, non chiedergli di lavare ipiatti, diffidare del femmini-smo. Ai mariti, per inciso, sichiede soltanto di esprimeregratitudine alle mogli per le lo-roabilitàdomestiche.Diete e vademecum nuziali

vendono più copie di Obama eGrisham. Solo che il New York

Times elenca in bella vista lasaggistica seria, e in un elenchi-noapartequellapopolare.

I CAMPIONI DELLA «NERA»Che sia tutta questione di pun-ti di vista è dimostrato anchedalla classifica «nera» (nel sen-so di afroamericana) pubblica-ta su essence.com. Qui i cam-pioni di vendite sono scono-sciuti alle classifiche «bian-che» o multicolor: VickieStringer e Mary Monroe nellanarrativa, e nella saggisticaLetters to a Young Brother diHill Harper seguito da FortyMillion Dollar Slaves di Wil-liamRhoden.

IL VEDOVO DI ALICEAncora a proposito di matri-monio. Ma in tutt'altro senso,rispetto al manualetto ipertra-dizionalista di cui sopra. DopoJohn Bayley sull'Alzheimerdella moglie Iris Murdoch, edopo L'anno del pensiero ma-gico di Joan Didion sulla mor-

te del marito John GregoryDunne, esce in volume (picci-no, 78 pagine, ma ad alta inten-sità emotiva) About Alice diCalvin Trillin. Quando, la scor-sa primavera, questo reporta-ge matrimoniale uscì sul NewYorker, scatenò il tamtam en-tusiasta dei lettori. Alice èmorta, sessantatreenne, l'11settembre 2001: ma la datanon è mai menzionata, perchéquesta è una storia soltantoprivata. Che adesso si fa pub-blica, con limpido pudore.

ATTENTI A QUESTI TRETenere d'occhio Amy Sedaris,attrice e sorella di David: hascritto unbel libro sull'arte dell'intrattenimento. Tenere d'oc-chioVikramChandra, che ha ri-cevutounanticipodi unmilionedi dollari per Sacred Games(uscirà da Mondadori). Tenered'occhio Something in the Air diMarc Fisher, perché anche quiprima o poi bisognerà scriverela storiagloriosadella radio.

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALL’ISTITUTO DEMOSKOPEA DI MILANO, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 120 LIBRERIE A ROTAZIONE, DI CUI 80 EFFETTIVE. SI ASSEGNANO I 100PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA CIFRA FRA PARENTESI, SOTTO IL PUNTEGGIO, INDICA LA POSIZIONE IN CLASSIFICA NELLA SETTIMANA PRECEDENTE.LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 20 AL 26 GENNAIO.

AI PUNTILUCIANO

GENTA

IO GIOCOTU LAVORI

LEI AMA

100 86

L’ombra delventoRUIZ ZAFONMONDADORI

Chi ama tornasempreindietroMUSSOSONZOGNO

RiverginationLITTIZZETTOMONDADORI

HannibalLecterHARRISMONDADORI

1. Il cacciatore di aquiloni 86Hosseini [1]17,50 PIEMME

2. Hannibal Lecter 80Harris [2]19,00 MONDADORI

3. Chi ama torna sempre indietro 45Musso [5]17,50 SONZOGNO

4. Innocente. Una storia vera 40Grisham [3]18,60 MONDADORI

5. La ricerca della felicità 36Gardner; Troupe [4]18,00 FANDANGO

6. L’ordine del sole nero 29Rollins [7]18,60 NORD

7. Doppia missione 28O’Brian [8]16,60 LONGANESI

8. Io & Marley 27Grogan [–]14,50 SPERLING & KUPFER

9. Fiume di sangue 25Deaver [6]12,00 SONZOGNO

10. Inés dell’anima mia 22Allende [9]17,00 FELTRINELLI

1. Rivergination 73Littizzetto [1]15,00 MONDADORI

2. The italian job 51Vialli; Marcotti [–]16,00 MONDADORI

3. E’ facile smettere di fumare... 25Carr [4]10,00 EWI

4. La classe fa la ola mentre... 22Beer (Cur.) [2]10,00 RIZZOLI

5. Il piccolissimo libro... 19Bolt [5]6,00 SONZOGNO

6. La danzatrice bambina 15Flacco [–]16,50 PIEMME

7. Oggi cucini tu. Vol. 3 13Clerici; Moroni [3]17,00 MONDADORI; RAI ERI

8. Calendario atlante... 13Autori Vari [8]15,90 DE AGOSTINI

9. Ti amo da impazzire 13Greive [–]10,00 MONDADORI

10. Gli uomini vengono da Marte... 11Gray [–]6,00 SONZOGNO

1. Il piccolo principe 32Saint-Exupéry [4]7,00 BOMPIANI

2. Eragon. L’eredità. Vol.1 25Paolini [1]15,90 FABBRI

3. Salviamo la balena bianca 19Stilton [9]8,20 PIEMME

4. Eldest. L’eredità. Vol. 2 18Paolini [2]15,90 FABBRI

5. Cronache del mondo emerso 13Troisi [6]20,00 MONDADORI

6. Eldest. L’eredità. Vol. 2 13Paolini [3]6,00 FABBRI

7. Arthur e il popolo dei Minimei 11Besson [-]18,00 MONDADORI

8. L’incanto del buio... Vol. 2 9Gnone [9]15,90 DE AGOSTINI RAGAZZI

9. Viaggio nel tempo. Vol. 2 7Stilton [8]23,20 PIEMME

10. Harry Potter e il Principe... 6Rowling [-]22,00 SALANI

1 2Il cacciatoredi aquiloniHOSSEINIPIEMME

3 80 73 5 62

StagioniRIGONI STERNEINAUDI

1. Gomorra 100Saviano [1]15,50 MONDADORI

2. Stagioni 62Rigoni Stern [3]10,80 EINAUDI

3. Le ali della sfinge 47Camilleri [2]12,00 SELLERIO

4. Io sono di legno 45Carcasi [4]11,00 FELTRINELLI

5. Donne informate sui fatti 45Fruttero [6]16,50 MONDADORI

6. Testimone inconsapevole 39Carofiglio [8]11,00 SELLERIO

7. Ragionevoli dubbi 35Carofiglio [9]12,00 SELLERIO

8. Fuori da un evidente destino 34Faletti [5]18,90 BALDINI CASTOLDI DALAI

9. Olive comprese 34Vitali [–]16,00 GARZANTI LIBRI

10. Boccamurata 30Agnello Hornby [–]15,00 FELTRINELLI

1. Inchiesta su Gesù 53Augias; Pesce [1]17,00 MONDADORI

2. Una vita con Karol 40Dziwisz [–]17,00 IL SAGGIATORE

3. La scomparsa dei fatti 37Travaglio [2]15,00 IL SAGGIATORE

4. La democrazia che non c’è 25Ginsborg [3]8,00 EINAUDI

5. Sull’amore 20Crepet [6]12,50 EINAUDI

6. Opus Dei segreta 19Pinotti [9]11,50 BUR RIZZOLI

7. Cina. Il drago rampante 19Pisu [8]16,00 SPERLING & KUPFER

8. 1977. L’ultima foto... 18Annunziata [–]14,50 EINAUDI

9. Una madre lo sa 18De Gregorio [-]14,00 MONDADORI

10. Le piccole cose che cambiano... 17Morelli [–]15,50 MONDADORI

1. L’ombra del vento 49Ruiz Zafon [1]12,00 MONDADORI

2. Predatore 42Cornwell [-]6,00 MONDADORI

3. Proibito parlare 35Politkovskaja [-]10,00 MONDADORI

4. Il mio nome è rosso 28Pamuk [2]11,80 EINAUDI

5. Se questo è un uomo 23Levi [4]9,80 EINAUDI

6. Il sergente nella neve 21Rigoni Stern [5]10,00 EINAUDI

7. Sotto terra 21Deaver [-]4,90 RL LIBRI

8. L’amico ritrovato 19Uhlman [3]5,00 FELTRINELLI

9. Non siamo nati per soffrire 17Morelli [-]6,00 MONDADORI

10. La rivincita della donna ... 16Buchan [-]6,50 PIEMME

Nessun cambio ai vertici.Hannibal il canni-bale passa dal settimo al terzo posto, manon scalza Saviano eHosseini.Altrenovi-tà 2007 cominciano a farsi strada, anchese i punteggi, tradotti in copie vendute, re-

stanomodesti. Tra gli italiani, dopo la Carcasi, arri-va laAgnelloHornby, conuna intricata saga familia-re nella suaSicilia. Nei saggi entrano i ricordi del se-gretario di Wojtyla e la memoria del 1977 di LuciaAnnunziata. Fra i tascabili emerge la denuncia diAnnaPolitkovskaja controPutin.Ma sale più in altodi tutti un titolodella «varia»,The italian job, settimo

assoluto, firmato daGianLucaVialli (l’ennesimo lan-cio tvdi Fazio).Vi si spiega la differenza tra «due cul-ture calcistiche», l’italiana e l’inglese: per loro è soloun gioco, divertimento e piacere; per noi è carriera,denaro, successo, potere, dunqueanche ansia, affan-ni, colpi bassi, un vero e proprio lavoro, faticoso e avolte pure sporco. L’altra novità tra i primi dieci è ilromanzodel franceseGuillaumeMussoChi ama tor-na sempre indietro, sentimenti conditi di soprannatu-rale (l’amore, si sa, fa miracoli): potrebbe essere larisposta del povero Silvio a Veronica, povera «metàdi niente» (e adesso aspettiamo di veder ricompari-

re in classifica la sua Catherine Dunne). Ma non èquesto l’unico titolo che si presterebbe a proseguirein libreria il gioco di questo stupefacente regolamen-to di conti ( non solo amorosi). Basta scorrere le ulti-me classifiche: Lui che ti tradiva (Bevilacqua) - Inno-cente (Grisham) - Ragionevoli dubbi (Carofiglio) - Tiamerò per sempre (Angela) -Non siamo nati per soffri-re (Morelli) e di conseguenzaLa rivincita della donnamatura (Buchan) - E’ una vita che ti aspetto (Volo),perciòRivoglio lamia vita (DeLaurentiis).Nonrestache Cancellare le tracce (Battista). Titolo di coda:L’Italia spensierata (Piccolo).

8 10

CHE LIBRO FA... NEGLI USAGIOVANNA

ZUCCONI

IL PRESIDENTE HAI GIORNI CONTATI

«L’incubo sta per finire» è il polemico titolo di un orologio ideatoe venduto (30mila «copie») da un libraio della CaliforniaTra i bestseller della saggistica sale il manifesto di Obama

La classifica TuttolibriSABATO 3 FEBBRAIO 2007

LA STAMPA XI

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FRIEDRICH DURRENMATTLa promessa. La panneEINAUDI, pp. 242, !9,5

«Per niente al mondo venderei ilmomento in cui scoprii l'affilataprosa di Friedrich Dürrenmatt che,per lucidità, secchezza e brevitàchirurgica, non sono mai riuscito adisgiungere da un altro grande dellapenna, Leonardo Sciascia: «Lapromessa» insomma come «Aciascuno il suo».E al Maestro diRacalmuto devo sicuramente lariconoscenza di chi riceve la giustaindicazione per non smarrirsi: riuscii anon smarrirmi in una cert'aria che, inquegli anni di liceo, si respiravasoprattutto tra di noi studenti. Ariad'esterofilia...».

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ANDREA CAMILLERILa stagione della cacciaSELLERIOpp. 164, !12,91

«Dalla Sicilia, amore giovanile,continuo ad avere conferme digrandezza. Ne è un buon esempio “Lastagione della caccia” , volume chefece da chaperon a tutta l'altra,parimenti godibile, produzione delpapà di Montalbano: dopo di me, lolesse anche mia moglie negli ultimigiorni della gravidanza e se adesso,dopo dieci anni, abbiamo in casa unerede sereno e divertente, credo cheparte del merito sia di quella letturache rese lievi le ore dell'attesa».

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PIERO CHIARATutti i romanziMONDADORI-MERIDIANIa cura di Mauro Novellipp. XCV-1507, !55

«Stento un po' a digitarne il nomeperché la citazione del nume tutelareha ormai esondato e un po' perché lostesso paragone mi ha sempreimbarazzato. Chiara, per me, è statomedicina. L'ho raccontato anche periscritto che le pagine de «La stanzadel vescovo» furono la panacea dellaprima e ultima volta che lasciai le mieamate sponde per un tempo lungo,quello della naja. Allora, tornare suquelle righe fu rimedio alla nostalgiae non solo».

CHEVISTALAGOCONFRATE INDOVINO

ANDREAVITALI

Dovrei mentire a me stesso,primache adaltri, se fingessi di non ri-cordare le mie prime, grandi lettureformative. Una, il calendario di FrateIndovino.Lorivedoappesoallaparetedi fianco alla finestra vistalago nellacasa delle mie zie. Lettura che mi in-trodusse in un universo sacro di santigrandi e piccoli, dai nomi spessobalza-ni, in un'antologia di motti, proverbi edetti dal sapore bertoldesco e di favo-lette morali di stampo esopico, ma insintonia con quegli anni di dottrinettee strade polverose. Erano gli anni incui, per le previsioni meteorologiche,non si diceva ancora, «L'ha detto la ti-vù», frate Indovino invece,mancopar-lasse,quel calendario.E l'altra lettura,unagioiaper imiei occhidi bambino, ilcatalogo dei Fratelli Ingegnoli, vendi-tori per corrispondenzadi sementi, se-minatori, al mio sguardo, di variegatipanoramidi ortaggi e fiori, sorta di ac-querello di un mondo sempre pulito,fiorito soprattutto, un inno a sane fati-che quotidiane. Sarà stato per questiimprintings che mi trovai perfetta-mente in linea quando scoprii nella bi-blioteca paterna il Don Camillo delloscrittore in camicia scozzese Giovan-nino Guareschi: parole e terra, parolee acquacorrente, parole quante neba-stanoeunmondo, ricreato, inmezzoagente sana, che si volevabene.Passai così la fanciullezza e credo

che, grazie a queste letture, essa siadurata più del dovuto. Non mi lamen-to. Perché per arrivare con grave«scanto», tanto per dirla alla Camille-ri, a scoprire ciò che, in alternativa al

bello e al buono, la vita propone, ci sa-rebbe sempre stato tempo.Ma ci arri-vai. Fu colpa della Vecchia Romagna,il liquore che un tempo creava un'at-mosfera mentre adesso non so se gliriesca più quell'alchimia. In ogni casomi sembra di ricordare che, allegati auna confezione del brandy in oggetto,ci fosserodei cofanetti di tre libri.Nonfosse vero me ne scuso sin d'ora. Ma itre libri c'erano, offerti in dono insie-me con quel liquore o un altro o chissàcosa, e li lessi, ed erano le opere mag-gioridiEdgarAllanPoe.Da Il pozzo e ilpendoloalleSepolture precoci, un ragaz-zocheeraappenauscitodaGuareschiavrebbedovutoavereunminimodi as-sistenza nel compiere il passaggio traun mondo candido e uno oscuro. Nonl'ebbi invece, giusto così. Se uno vuolenutrirsi anche di libri è normale chescorra tutto ilmenù.Fu così che, coniugando due linee

parallele, cominciai a tenere il conto,in continuo aggiornamento, di quei li-bri che mi sarebbe piaciuto scrivere edi quelli che avrei amato solo leggere.Per niente al mondo venderei il mo-mento in cui scoprii l'affilata prosa diFriedrich Dürrenmatt che, per lucidi-tà, secchezzaebrevitàchirurgica,nonsono mai riuscito a disgiungere da unaltro grande della penna, LeonardoSciascia: La promessa insomma comeAciascuno il suo. E alMaestrodiRacal-mutodevo sicuramente la riconoscen-za di chi riceve la giusta indicazioneper non smarrirsi: riuscii a non smar-

rirmi in una cert'aria che, in quegli annidi liceo, si respirava soprattutto tra dinoi studenti. Aria d'esterofilia, Kerouace Tolkien, quasi bandiere di oppostischieramenti, in mezzo ai quali io, figliodi impiegato comunale, ragazzo in bian-co e nero come quello de Il posto di Er-manno Olmi, scoprivo il gran respirodella nostra narrativa, partendo pro-prio da quella Sicilia, apparentementecosì lontana, coi I viceré di De Roberto econ Il marchese di Roccaverdina di Ca-puana.Mi infettò, percorrendodaSudaNord lamia colonna vertebrale, una vo-glia di scoperta tutta italiana. Vogliachehanomi, come lemalattie. Li cito co-sì come mi vengono alla mente e senzafarclassifiche:Arpino,Parise,Fenoglio,Piovene,Dossi,Morselli, per dirne alcu-ni diquelli chehanno lasciatounvuoto.E Chiara, il Piero Chiara. Stento un

po' a digitarne il nomeperché la citazio-ne del nume tutelareha ormai esondatoe un po' perché, sinceramente, lo stessoparagone mi ha sempre imbarazzato.Chiara, per me, è stato medicina. L'hodetto spesso e volentieri, l'ho racconta-to anche per iscritto che le pagine deLastanzadel vescovo furono la panaceadel-la prima e ultima volta che lasciai lemieamate spondeperun tempo lungo, quel-lo della naja.Allora, tornarequotidiana-mente suquelle righe fu rimedio alla no-stalgia e non solo: certezza, piuttosto,che il mondo, il mio, fatto d'acque chefrusciano alle orecchie, non aspettavaaltro che il mio ritorno. Presuntuosopensiero, certamente,maconsolante.Ora, molti anni sono passati da quel

dì, dì del ritorno, della ricongiunzione.E così come, da allora, non ho più stac-cato il bocchettone dall'aria, umida in-vero, di questomondodi rive, alghe, pa-role misurate ma significative, pari-menti non ho mai smesso di essere cu-rioso dei libri nostri, quelli italiani, no-strane storie che nulla hannoda invidia-re alle altrui.

Dalla Sicilia, amore giovanile, conti-nuo ad avere conferme di grandezza.Ne è un buon esempio un libro cui ritor-no spesso. E' La stagione della caccia, diAndrea Camilleri, volume che fece dachaperon a tutta l'altra, parimenti godi-bile, produzione del papà di Montalba-no e al quale ho assegnato virtù tauma-turgiche:perché, dopodime, lo lesse im-mediatamente anche mia moglie negliultimi giorni della gravidanza e se ades-so, dopo dieci anni, abbiamo in casa unerede sereno e divertente, credo chepartedelmerito sia di quella lettura cherese lievi le ore dell'attesa. Se ne sta lì,quindi, a disposizione, sul comodino,verso il quale basta allungare unamano

per pescare a colpo sicuro. E credo diaverlo messo in ottima compagnia, tut-ta italianae spessodi provincia.Faccio una prova e pesco ad occhi

chiusi. All'amo delle dita abbocca subi-to Dino Buzzati col suoDeserto dei Tar-tari, rilettura di quest'ultimo Natale inpieno sole, libro che per me ha assuntoil valore di un trattato: in quelle paginetrovo infatti il riassunto di tutto ciò cheè estremo, periferico, lontano. E mi so-no fatto l'idea che molti scrittori chedella provincia hanno fatto la loro terrail luogo su cui far crescere le propriepa-role abbiano spesso interrogato l'inelut-tabile destinodel tenenteDrogo cercan-do, senza riuscire, di spezzare la catenache lo imbriglia. Frenetico però, comese ballasse il tip-tap, un signore che conla penna faceva quello che voleva simette in mezzo: nome, Giancarlo Fu-sco, titolodel libroL'Italiaal denteche il

benemerito editore Sellerio ha pubbli-cato insieme ad altri per la gioia di chivuole conoscere unPaese dove, alla tra-gedia, si affianca l'operetta, la scanzo-nata arte del sopravvivere che ha avu-to, ha e avrà per sempre la sua fotogra-fia, un'icona, nel volto dell'indimentica-bileAlbertoSordi.A questo punto del giretto in mezzo

ai libri di casa mia, non vorrei che qual-cuno si facesse l'idea distorta che qui, aiconfini del regno letterario, le novitànon giungano oppure impieghino lustriprima di comparire. Giungono invece,giungono in tempo quasi reale. Purequelle straniere arrivano, anche se con-fermo il prevalere dell'amor di Patria.Però, siccome l'amore vero nonmette ilparaocchi, ammetto di aver sbirciato ladonna altrui aprendo alla mia curiositàuna finestra su una letteratura lontanae sconosciuta sino apoco tempo fa, quel-la del Sol Levante. Fu L'uccello che gira-va le viti del mondo di HarukiMurakamia tenermi sospeso, per tre settimane, inun paesaggio di sogni e di metafore do-ve il raccontare fatti è solo pretesto percondividere un raffinatissimo sentire lavita, e raccontarlacomeun fruscio di se-ta.Nascosti nelle pieghedella quale ten-go due piccoli capolavori che mi fannoguardare la vita anche, o soprattutto,con disincanto e col pensiero che, perquanto ci si dia da fare, alla fine quelloche resta è un pugno di mosche in ma-no. Questi due gioielli ce li ha lasciatiuna scrittrice che vide gli orrori e ne fuingoiata, Irene Nemiroskvy, e sono Ilballo e La moglie di don Giovanni. Quan-do li prendo in mano e li rileggo sento ilfruscio di seta, appunto, della sua prosalieve, raffinata.Ma il geloanche, il buio eil freddo del mondo che lesse un solo li-bro e la inghiottì. Allora spengo la luce edicoNon lasciarmi, plagiando il titolodelromanzo di Kashuo Ishiguro ma rivol-gendomiallanecessità, piùchedi scrive-re,di leggere.

LE SUE SCELTE

AndreaVitali

TUTTOlibri RESPONSABILE: NICO ORENGO. IN REDAZIONE: LUCIANO GENTA, BRUNO QUARANTA. E-MAIL: [email protected] SITO INTERNET: www.lastampa.it/tuttolibri/

«Furono i calendari le mieprime, grandi lettureformative: com’erafiorito il catalogodei Fratelli Ingegnoli»

«Don Camillo, folgorante:parole e terra, parole e acquacorrente, un mondo, ricreato,in mezzo a gente sana,che si voleva bene»

Vita Andrea Vitali, medico, è nato nel 1956 a Bellano. Ha un sito: www.andreavi-tali.net. Dove confessa: «Nel 1988 ho cominciato a rubare storie per restituirlescritte su carta. Ma è anche l'anno in cui ho cominciato a ripensare all'infinità distorie che avevo già sentito e che aspettavano solo di essere raccontate».

Opere Esordio nel 1990 con «Il procuratore» (premio Mont Blanc). L‘anno scor-so è uscito da Garzanti il suo ultimo romanzo, «Olive comprese». Sempre daGarzanti, «Una finestra vistalago» (Garzanti 2003, Premio Grinzane Cavour2004, sezione narrativa). E’ in uscita (in marzo) «Il segreto di Ortelia».

Diario di lettura TuttolibriSABATO 3 FEBBRAIO 2007

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