2007-02-17

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IL PERSONAGGIO L’Italia ipocrita di Fortunato Quando l’omosessualità è il detonatore ZUCCONI P. III UMBERTO ECO Renato Giovannoli è autore (tra l’altro, ma a parer mio anzitutto) di uno dei libri «scientifici» più appassionan- ti, La scienza della fantascienza. Chi ha letto questo libro sa che non è una storia della fanta- scienza, né una riflessione sul- l’attendibilità scientifica della fantascienza, bensì un libro sulle principali idee finzional- mente scientifiche che circola- no nei principali romanzi e rac- conti di fantascienza. Queste idee dimostrano una insospet- tabile coerenza, come se costi- tuissero un sistema, pari per omogeneità e consequenziali- tà a quello della scienza. L’indagine di Giovannoli è stata possibile (e appare plausi- bile, nella sua rigorosa tratta- zione delle leggi della robotica, della natura degli alieni e dei mutanti, dell’iperspazio e della quarta dimensione, dei viaggi nel tempo e dei paradossi tem- porali, degli universi paralleli e via dicendo) per almeno tre ra- gioni: la prima, e la più banale, è che gli autori di fantascienza si leggevano e si leggono tra lo- ro, e quindi alcuni temi migra- no da storia a storia, e vengono ripresi e approfonditi, così che si è creato come un sistema pa- rallelo a quello della scienza uf- ficiale; la seconda è che i ro- manzieri di fantascienza aveva- no sottocchio i problemi posti dalla scienza, e sviluppavano le loro finzioni non in opposizione alle soluzioni della scienza, ma semplicemente traendone le conseguenze più estreme, se- guendo rigorosamente non tan- to una logica dell’inverosimile quanto una logica dell’ipoteti- co; e la terza è che alcune delle idee ventilate dalla fantascien- za (e basterebbe partire dai pa- dri fondatori, o almeno da Ver- ne e dalle meraviglie del futuro descritte da Salgari o Robida) di fatto sono poi diventate real- tà, come i viaggi spaziali, o le applicazioni dell’intelligenza artificiale, tal che non si può prescindere dal sospetto che per tanti aspetti la scienza del- la fantascienza avesse non so- lo anticipato ma in un certo qual modo ispirato la scienza della scienza. Coerentemente col suo vec- chio libro, Giovannoli avrebbe dovuto intitolare quest’ultimo L’epistemologia dell’epistemolo- gia poliziesca,o La logica dell’in- dagine fittizia, perché di fatto qui egli applica all’arcipelago della letteratura poliziesca lo stesso metodo che aveva appli- cato alla fantascienza: assu- me cioè che i detectives della narrativa abbiano ideato e ap- plicato i loro metodi di indagi- ne in maniera affine ai filosofi e agli scienziati, per cui di que- sti metodi va alla ricerca rico- struendoli come procedimen- ti coerenti e suscettibili d’in- dagine logica. Salvo che c’è una differenza. I narratori di fantascienza presu- mevano che potessero darsi (un giorno o in un universo paralle- lo) leggi affini a quelle che regola- no il nostro universo, ma con al- cune interessanti variazioni o estensioni, e pertanto resta legit- timo il sospetto che quello che av- viene in un romanzo di fanta- scienza potrebbe non accadere mai nella realtà, e che le leggi del- la scienza fantascientifica non possano mai coincidere con quel- le della scienza. Invece, per quan- to riguarda la narrativa polizie- sca, il detective ragiona o si com- porta come di solito ci compor- tiamo noi, o i più acuti tra noi, nella vita reale, e certamente co- me si sono comportati e si com- portano filosofi o scienziati. Altri- menti il romanzo poliziesco, se si riferisse non al nostro universo ma a un Altro, non sarebbe inte- ressante come di fatto è. Dunque si potrebbe conclu- derne che, mentre i narratori di fantascienza fanno finta di essere scienziati di domani, i narratori polizieschi descrivo- no il modo in cui si è pensato ieri e si pensa oggi. La differenza non è da poco. Se La scienza della fantascienza poteva essere il manuale un po- co provocatorio di una scienza possibile, questo libro rappre- senta una indagine filosofica sul modo in cui realmente si pensa. A questo titolo ci si può davvero chiedere, come fa in fondo l’autore, se esso rappre- senti una filosofia del racconto ROMANZI ITALIANI Cordero e Niffoi Il filosofo del ‘700 e il mistero del medico QUARANTA-MONDO P. IV DIARIO DI LETTURA Che umorista il Novecento Da Guareschi a Za nel segno di Collodi CONTI P. XII FULMINI NICO ORENGO [email protected] UN CICLISTA PER HEMINGWAY TUTTO libri Umberto Eco: è sua la prefazione al saggio di Renato Giovannoli sul romanzo poliziesco in uscita dall’editore Medusa Elementare, Wittgenstein “Chi ha fatto questo?”: in viaggio con Umberto Eco tra i meandri del racconto poliziesco, un modello ridotto della ricerca metafisica LA STAMPA SABATO 17 FEBBRAIO 2007 PAGINA I Segue a pagina II Il cuore filosofico del racconto poliziesco è esplorato in «Elementare, Wittgen- stein!», un saggio di Renato Giovannoli che esce per i tipi di Medusa (pp. 368, 29), con la prefazione di Umberto Eco, che pubblichiamo qui in anteprima. Allievo di Eco, Renato Giovannoli, di professione bibliotecario, si occupa di semiotica della cultura. Il suo lavoro si articola in tre parti. La prima, «La catena e il filo. Logica dell’indagine», muove da Holmes («Le “deduzioni” di Sherlock Holmes sono abduzioni?») per approdare a Wittgenstein («Witt- genstein e la massima pragmatica»). La seconda sezione, «L’impronta e la maschera. Ontologia degli indizi», va dagli indizi artefatti alle «prove morali», dagli indizi «vaghi» al «gotico razionalista». La terza, «La scac- chiera e il labirinto. Geometria del mistero», giunge a visitare «il labirin- to nel poliziesco moderno» (dai labirinti cinesi di van Gulik a «labirinto e crittogramma» nel «Nome della rosa», a «un labirinto-crittogramma nella «Città di vetro» di Paul Auster). Sull’ultimo numero dell’americana «Hemingway Review», lo studioso Mark Cirino firma un breve saggio in cui identifica l’autista di ambulanze Bartolomeo Aymo, in «Addio alle armi», pubblicato nel 1929, nell’omonimo ciclista piemontese, nato a Carignano nel settembre del 1889. Hemingway era un appassionato delle due ruote, si sa e lo ricorda anche Dos Passos. Aymo era un bel gregario, terzo nel Tour de France del ‘26, terzo nel Giro d’Italia del ’28. Anche se il «vero americano» in bicicletta era l’ex lottatore Gaetano Belloni. IL DETECTIVE INDAGA COME ARISTOTELE p SETTIMANALE LEGGERE GUARDARE ASCOLTARE NUMERO 1551 ANNO XXXI [email protected] W

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - I - 17/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: MAUMAG - Ora di stampa: 16/02/07 19.29

IL PERSONAGGIOL’Italia ipocritadi FortunatoQuandol’omosessualitàè il detonatoreZUCCONI P. III

UMBERTOECO

Renato Giovannoli èautore (tra l’altro, ma a parermio anzitutto) di uno dei libri«scientifici» più appassionan-ti, La scienza della fantascienza.Chi ha letto questo libro sa chenon è una storia della fanta-scienza, né una riflessione sul-l’attendibilità scientifica dellafantascienza, bensì un librosulle principali idee finzional-mente scientifiche che circola-no nei principali romanzi e rac-conti di fantascienza. Questeidee dimostrano una insospet-tabile coerenza, come se costi-tuissero un sistema, pari peromogeneità e consequenziali-tà a quello della scienza.L’indagine di Giovannoli è

stata possibile (e appare plausi-bile, nella sua rigorosa tratta-zione delle leggi della robotica,della natura degli alieni e deimutanti, dell’iperspazio e dellaquarta dimensione, dei viagginel tempo e dei paradossi tem-porali, degli universi paralleli evia dicendo) per almeno tre ra-gioni: la prima, e la più banale,è che gli autori di fantascienzasi leggevano e si leggono tra lo-ro, e quindi alcuni temi migra-no da storia a storia, e vengonoripresi e approfonditi, così chesi è creato come un sistema pa-rallelo a quello della scienza uf-ficiale; la seconda è che i ro-manzieri di fantascienzaaveva-no sottocchio i problemi postidalla scienza, e sviluppavano leloro finzioni non in opposizionealle soluzioni della scienza, ma

semplicemente traendone leconseguenze più estreme, se-guendo rigorosamentenon tan-to una logica dell’inverosimilequanto una logica dell’ipoteti-co; e la terza è che alcune delleidee ventilate dalla fantascien-za (e basterebbe partire dai pa-dri fondatori, o almeno da Ver-ne e dalle meraviglie del futurodescritte da Salgari o Robida)di fatto sono poi diventate real-tà, come i viaggi spaziali, o leapplicazioni dell’intelligenzaartificiale, tal che non si puòprescindere dal sospetto cheper tanti aspetti la scienza del-la fantascienza avesse non so-lo anticipato ma in un certoqual modo ispirato la scienzadella scienza.Coerentemente col suo vec-

chio libro, Giovannoli avrebbedovuto intitolare quest’ultimoL’epistemologia dell’epistemolo-gia poliziesca, oLa logica dell’in-dagine fittizia, perché di fattoqui egli applica all’arcipelagodella letteratura poliziesca lostessometodo che aveva appli-cato alla fantascienza: assu-me cioè che i detectives dellanarrativa abbiano ideato e ap-plicato i lorometodi di indagi-ne in maniera affine ai filosofie agli scienziati, per cui di que-stimetodi va alla ricerca rico-struendoli come procedimen-ti coerenti e suscettibili d’in-dagine logica.Salvo che c’è una differenza.

Inarratoridi fantascienzapresu-mevano che potessero darsi (ungiorno o in un universo paralle-lo) leggi affiniaquellecheregola-

no il nostro universo, ma con al-cune interessanti variazioni oestensioni,epertantoresta legit-timoilsospettochequellocheav-viene in un romanzo di fanta-scienza potrebbe non accaderemainellarealtà,eche le leggidel-la scienza fantascientifica nonpossanomaicoincidereconquel-ledellascienza. Invece,perquan-to riguarda la narrativa polizie-sca, il detectiveragionaosi com-porta come di solito ci compor-tiamo noi, o i più acuti tra noi,

nella vita reale, e certamente co-me si sono comportati e si com-portanofilosofio scienziati.Altri-menti il romanzopoliziesco, se siriferisse non al nostro universoma a unAltro, non sarebbe inte-ressantecomedifattoè.Dunque si potrebbe conclu-

derne che, mentre i narratoridi fantascienza fanno finta diessere scienziati di domani, inarratori polizieschi descrivo-no il modo in cui si è pensatoieri e si pensa oggi.

La differenza non è da poco.Se La scienza della fantascienzapoteva essere il manuale un po-co provocatorio di una scienzapossibile, questo libro rappre-senta una indagine filosoficasul modo in cui realmente sipensa. A questo titolo ci si puòdavvero chiedere, come fa infondo l’autore, se esso rappre-senti una filosofia del racconto

ROMANZI ITALIANICorderoe NiffoiIl filosofo del‘700 e il misterodel medicoQUARANTA-MONDO P. IV

DIARIO DI LETTURAChe umoristail NovecentoDa Guareschia Za nel segnodi CollodiCONTI P. XII

FULMININICO ORENGO

[email protected]

UN CICLISTAPER

HEMINGWAY

TUTTOlibri

Umberto Eco:è sua laprefazioneal saggiodi RenatoGiovannolisul romanzopoliziescoin uscitadall’editoreMedusa

Elementare, Wittgenstein “Chi ha fatto questo?”: in viaggio conUmbertoEcotra imeandri del racconto poliziesco, unmodello ridotto della ricercametafisica

LA STAMPASABATO 17 FEBBRAIO 2007

PAGINA I

Segue a pagina II

Il cuore filosofico del racconto poliziesco è esplorato in «Elementare, Wittgen-stein!», un saggio di Renato Giovannoli che esce per i tipi di Medusa (pp. 368,!29), con la prefazione di Umberto Eco, che pubblichiamo qui in anteprima.

Allievo di Eco, Renato Giovannoli, di professione bibliotecario, si occupadi semiotica della cultura. Il suo lavoro si articola in tre parti. La prima, «Lacatenae il filo. Logica dell’indagine»,muoveda Holmes («Le “deduzioni”diSherlock Holmes sono abduzioni?») per approdare a Wittgenstein («Witt-genstein e la massima pragmatica»). La seconda sezione, «L’impronta ela maschera. Ontologia degli indizi», va dagli indizi artefatti alle «provemorali», dagli indizi «vaghi» al «gotico razionalista». La terza, «La scac-chiera e il labirinto. Geometria del mistero», giunge a visitare «il labirin-to nel poliziesco moderno» (dai labirinti cinesi di van Gulik a «labirinto ecrittogramma» nel «Nome della rosa», a «un labirinto-crittogrammanella «Città di vetro» di Paul Auster).

Sull’ultimo numero dell’americana «HemingwayReview», lo studioso Mark Cirino firma un brevesaggio in cui identifica l’autista di ambulanzeBartolomeo Aymo, in «Addio alle armi», pubblicatonel 1929, nell’omonimo ciclista piemontese, nato aCarignano nel settembre del 1889. Hemingway eraun appassionato delle due ruote, si sa e lo ricordaanche Dos Passos. Aymo era un bel gregario, terzonel Tour de France del ‘26, terzo nel Giro d’Italiadel ’28. Anche se il «vero americano» in biciclettaera l’ex lottatore Gaetano Belloni.

ILDETECTIVE INDAGACOMEARISTOTELE

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SETTIMANALELEGGEREGUARDAREASCOLTARENUMERO 1551ANNO [email protected]

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - II - 17/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: MAUMAG - Ora di stampa: 16/02/07 19.29

LA RUPETARPEA

LUCIOCALPURNIO BESTIA

L’OMERTA’CHE

REFRAIN

Bisogna subito chie-dere scusaall'auto-re: riassumere latramaè sempre un'operazione vaga-

mente truffaldina. Per dire,c'eraunamicomio che riassu-meva così laDivinaComme-dia: «Firenze. Uno scrittore,avvilito da un amore non cor-risposto, si mette alla ricercadellaMadonna. Lo accompa-gna un amico di Mantova».Quindi scusa e ancora scusa,però sentite questa: il capo-commessodi un negozio d'ab-bigliamento, già di caratteresolare, è su di giri perché hatrovato una fidanzata concui funziona e soprattuttoperché ha appena compratocasa, accendendo un mutuo.Una mattina va con l'archi-tetto e gli operai per avviare ilavori di ristrutturazione e lacasa non c'è più. Scomparsa.E' rimasto soltanto il giardi-no. Nessuno, nel quartiere, ri-corda di aver mai visto la ca-sa. Allora il capocommessova dalla polizia che giusta-mente lo piglia permatto,madopo una verifica catastaleaccerta la sanità di mentedell'uomo. La banca, tutta-via, non gli cancella il mutuo.Lui non si rassegna e cerca dicapire meglio finché, scavan-do in giardino, scopre nel sot-tosuolo un bimbo nero da cuiviene a sapere che la casa gliè stata rasaal suolonottetem-po. Difatti, sollevando unstrato di erba artificiale, rin-viene lemacerie. E proprio al-lora viene contattato dall'emissario di un uomo moltopotenteemolto buono il quale(l'uomopotente, non l'emissa-rio) gli offre una stupendavil-la almare in cambio del terre-no (e del silenzio) su cui vuoleedificare un palazzo. Intantola fidanzata, stufa dei piagni-stei, lo ha puremollato. Fina-le all'altezza del resto, con in-terventodel Quirinale.Omer-tà, prepotenza, connivenza,mafia eccetera sono il cuoredella stravista e stavoltastrampalata denuncia socia-le di Michele Perriera in LaCasa, editore Sellerio, 81 pa-ginepernove euro.

Ingannevolinidi d’amore...Caro signor Fruttero, leggendo sabatoscorso quella sua breve esplorazione tragli annunci economici osé io, che vivo inprovincia, mi ci sono divertito; ma miamoglie vorrebbe addirittura farlaingrandire, incorniciarla e appenderlasopra la mia parte del letto matrimoniale.Per farti sognare, dice, ma è solosarcasmo. Secondo lei quelle offertedimostrano la dabbenaggine e credulità dinoi uomini, sempre pronti a prendere per

buone le più grosse panzane promozionali.Se quelle hanno tutte un fondoschiena daurlo, com'è il mio allora? Da miserere? Epromette di scrivere al ministro delle PariOpportunità e quantomeno all'ente checontrolla la pubblicità ingannevole. Vogliaperdonarmi questa lamentela che lasciaintatta la mia ammirazione per lei. Senza firma

Gentile Senza Firma, mi spiace diaverle creato dei grattacapi coniugalima sua moglie mette spiritosamente ildito, come spesso succede alle donne,su un punto cui non avevo pensato.Uno telefona, combina, si presenta al«nido d'amore» e si trova davanti (o

meglio dietro) un fondoschiena chenon corrisponde alla descrizione pub-blicitaria. Cosa fare? Manca un sinda-cato di categoria cui presentare il caso,né un programma come «Mi mandaRai3» accetterebbe, temo, di dibattereuna simile questione. L'ideale sarebbepotersi rivolgere a una sorta di sex-au-thority bipartisan e transormonica,una commissione che funzionerebbecomeuna commissionedi censura a ro-vescio, per così dire. I probiviri (o piut-tosto i pornoviri) si riuniscono, decido-no di mandare un loro meticoloso con-sulente già noto per aver smascheratotuttaunaserie sospettadi sedicenti «6ªnaturale» (erano 3ª siliconata!) che va

a fare il dovuto controllo. L'urlo non gliviene, assolutamente. E nemmeno unostrillo, un gridolino, giusto uno schioc-co pigro, trasognato, cui segue la paro-la «però…». E allora reprimende e san-zioni di vario tipo, che Piero Chiaraavrebbe saputo escogitare magistral-mente.Ho appena ricevuto il «Meridia-no» che raccoglie tutti i suoi romanzi,con una assai fine prefazione di MauroMorelli.Un libro fondamentaleper rivi-sitare la provincia italiana degli AnniTrenta,ma la sua letterami fa pensarechenel secondomillennio le cosenon si-anopoi così cambiate, a dispetto (o pro-prio a causa) delle pantere caraibiche edei transmostruosamente dotatissimi.

poliziesco (il che secondo mesarebbe riduttivo) o unmanua-le di filosofia cheprende lemos-se, anzichéda esempi tratti dal-la vita reale, da esempi di ragio-namento tratti dalla finzione.Epertanto non so se raccoman-darlo a chi vuole capire il ro-manzo poliziesco o a chi vuolecapire la filosofia, e per pruden-za lo raccomandoaentrambi.Uno degli aspetti più appas-

sionanti del libro non è tanto ladimostrazione che alcuni auto-ri di polizieschi erano al corren-te di problemi filosofici e scien-tifici (si vedano per esempio gliappassionanti paragrafi153-156 sui rapporti traDashiell Hammett e la teoriadella relatività, la topologia e al-tre questioni) – perché questosi poteva agilmente immagina-

re, almeno per alcuni autoriche mostrano una notevoleconsapevolezza dei metodi diragionamento, e altrimentinon si spiegherebbe perchéHolmespoteva parlare di dedu-zione. L’aspetto più stupefacen-te è che alcuni pensatori nonavrebbero pensato (forse) co-mehannopensato, se non aves-sero letto romanzi polizieschi,e mi riferisco alle pagine chegiustificano il titolo del libro, incui si vede quanto partito il se-condo Wittgenstein avessetratto dalla lettura degli hardboilednovels.Siamo onesti, probabilmen-

te prima viene la filosofia e poiil poliziesco, dato che non riu-scirei a trovare fonti «gialle»al pensiero di Aristotele,Ockham, Cartesio o Kant (machissà... in fondo anche Edipore è la storia, prima, della de-crittazione di un enigma e,

poi, di una indagine polizie-sca). Ma certamente, a parti-re come minimo dai raccontidi spettri della gothic novel eda Sue o da Poe, il raccontopoliziesco ha forse influenzatopiù di quanto sappiamo i pen-satori accademici – i quali nontutti avevano l’onestà o laspregiudicatezza intellettualedi Wittgenstein, e io so di mieimaestri d’università, dall’inse-gnamento rigoroso e pensoso,che la sera a letto o durante levacanze leggevano con dilettoe profitto i Gialli Mondadori(manonme lo dicevano).Se proprio qualcuno non

avesse né voglia né tempo dileggere questo libro, potrei in-degnamente sintetizzarlo (ache servono altrimenti le pre-fazioni?) dicendo che il pas-saggio tra il poliziesco di de-tection a quello hard boiled, ov-vero il poliziesco di azione, è

affine al passaggio dal Witt-genstein del Tractatus a quel-lo delle Philosophische Unter-suchungen (che in inglese sitraduce non a caso come Phi-losophical Investigations) e,siccome è difficile pensareche bestioni maccartisti tuttistupore e ferocia come Spilla-ne avessero letto Wittgen-stein, è piuttosto pensabile (edocumentato) che Wittgen-stein avesse letto i maestridello hard boiled novel. Il sal-to epistemologico di cui parloè quello da un paradigma del-la deduzione (che prevede unmondo ordinato, una GrandeCatena dell’Essere spiegabilein termini di rapporti quasiobbligati tra cause ed effetti eretta da una sorta di armoniaprestabilita per cui l’ordine ela connessione delle idee nel-la mente del detective rispec-chia l’ordine e la connessionevigente nella realtà) a un pa-radigma che in modo abba-stanza geniale Giovannoliascrive all’eredità del prag-

matismo, in cui il detective,più che risalire alle cause,provoca effetti.Ma i rapporti trapensiero fi-

losofico e pensiero poliziesconon si arrestano qui. Mi piace-rebbe dilungarmi sui paragrafiin cui si discutono i rapportipossibili tra Woolrich, AgathaChristie e Heidegger. Certa-mente Giovannoli non ardisceindividuare influenze docu-mentabili traDieci piccoli india-ni, che è del 1939, ed Essere etempo, che è del 1927, e (direiio) per due buone ragioni, unache una dame inglese nonavrebbe ritenuto chic leggereun rozzo pensatore tedesco, el’altra cheHeidegger (anche secronologicamenteavesse potu-to) non avrebbemai letto un ro-manzo poliziesco inglese vistoche per lui si poteva filosofaresolo in greco e in tedesco.Ma ilcolpo di scena per cui si ricon-duce l’idea di una presenza co-stante della morte e del suo es-sere-per-essa a una tradizionemedievale, certamente (se fa

onore ad Agatha) getta un’om-bra di déjà-vu su Martin. Eh, letramedelloZeitgeist!Io avevo scritto tempo fa che

un libro poliziesco è un modelloridotto della ricerca metafisica,visto che entrambi si risolvononella domanda «Chi ha fattoquesto?» – che è poi la versionefilosofica del whodunit. Giovan-nolimi ricorda che un problemaanalogo si era posto Chestertondefinendo il racconto poliziescoun simbolo di misteri più alti, eche Deleuze aveva detto che unlibro di filosofia dovrebbe esse-re una specie di poliziesco. Checosa sono le cinquevie perdimo-strare l’esistenza di Dio in SanTommaso se non un modellod’indagine poliziesca? E per lohard boiled? Basta Pascal con lasua scommessa, via, proviamoascompigliare le carte, e poi ve-dremoche succede.Ultima annotazione per chi

non ritenesse utile leggere que-sto libro: andatevi a vedere lepagine su Hammett e lo spazioin formadi cavatappi.

LA CARICADEGLI

UNDER 30

Editori e redazioni sempre più giovani,si punta sulla narrativa capace di forte visibilità sui media

(anche se non lo meriterebbe), alle donnescrittrici riconosciuta una sorta di primato

LA POSTA DI CARLO FRUTTERO SCRIVERE ACarlo Fruttero, Tuttolibri-La Stampa, via Marenco 32, 10126 Torino [email protected]

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Tendenze: 1ª) editori erelative redazioni pre-feribilmente moltogiovani. Sono in pa-recchi ormai. 2ª) edi-

tori che puntano sempre piùsulla narrativa: pericolosa macapace di forte visibilità suimedia (anche quando non lameriterebbe) e le classificheconfermano. 3ª) editori che,nella narrativa, riconoscono lapotenza espressiva delle don-ne scrittrici lasciando loro unasorta di primato.

PERRONE NELLO ZAINOSei persone, tutte coetanee,un consulentedi appena 23 an-ni, Paolo Di Paolo, cui si deveCome un’isola ovvero «viaggiocon Lalla Romano», in questigiornimolto segnalato in occa-sione del centenario di una del-le nostre massime e più amateautrici. Nata a Roma nel 2005,è proprio attraverso il suo im-pianto giovane che la sigla fascouting tra i propri simili ecerca di far leggere «anchecon eventi, book party, feste».Così ha lanciato 35 titoli in 6collane. In pocket, forse pro-prio pensando agli zaini dei ra-gazzi, a cura di Di Paolo, i«Racconti d’autore»: Pensiericrudeli di Riccarelli, Rosso diCinzia Tani, imminente il noirdi Raul Montanari sul mondodella haute couture E’ di modalamorte; nei prossimimesi unaRavera e un Picouly. Formatinormali e bella grafica per bioe autobiografie di personaggifamosi e nonnella collana «Bio-tòn»: risvolto antropologico(come nel prossimo Sorridimiancora, 12 autrici italiane dan-no voce a 12 pakistane) o risvol-to surreale (come inM.Monroe

è morta di Patrick Besson «ungrande autore - dice Perrone -pochissimo noto in Italia») o ri-svolto esistenziale (come nelDiario di uno gigolòdi Joys, pseu-donimo di un giamaicano, nonporno ma vero narratore, unodei successi della casa).

ANTOLOGIE DI «NUOVI»Nella collana apposita, le provedi esordienti che si legano a fattireali, tra Ricucci e Vanna Mar-chi, tra il pallone e il tema dellamorte, e che poi confluisconosingolarmente nelle «Onde» co-me Alessandro Salas il cui Schi-zoamore è un saporito antiSan-Valentino. Perrone non si famancare neppure una collana di«classici» affidata a WalterMauro, tra Svevo Flaubert Ver-gaWilde ecc., «sempre sceglien-do tra le operine meno note»,uno scouting anche questo. Lacollana «Poiesis» come attod’amore (la poesia civile diGoytisolo) e due nuove collanein autunno: «Cattive ragazze»affidata, pour cause, allaRaverae «iNoir» a Montanari «atipiconel genere». Ulteriore impegnodell’editrice: diffondere i nostriautori all’estero». Tutti lo dico-no, pochi lo fanno.

CASTELVECCHI FICTION«Oggi è finita la generazione diTrainspotting, l’autocompiaci-mento del disfacimento» sottoli-nea l’editore della cultura giova-nile trasgressiva, che scoprì asuo tempo Nove, la Santacroce,Labranca, la cultura «over-ground», i cybernauti, dandospazio a Deleuze-Guattari, ai si-tuazionisti, forte di solida cultu-ra quanto innamorato dellosberleffo. Oggi gli autori affron-tano la negatività con scritture

forti, capaci di contemplare ilmale: è l’Alberto Castelvecchipensiero che, pur restando fede-le al suo filone saggistico, riaprealla narrativa dove, tra i primi 5titoli, 4 sono a firma femminile:si parte subito con la catalanaImma Turbau e la sua tenera-terribile storia di due adolescen-ti nel Gioco dell’impiccato; a se-guire rocambolesche situazionidi amore e sesso per La ragazzadefinitiva dell’italianaGisy Sher-man; Il chiodo fisso di Abby Lee,la blogger più famosa d’Inghil-terra, tutta sesso senza se e sen-za ma; Corpus Christine dellagiovane francese Max Mon-nhaye, rapporto di coppia unpo’ alla Nothomb. Unico ma-schio William Brandt nel Librodel film della storia della mia vi-ta, sfigato sceneggiatorepianta-to dalla moglie diventata famo-sa in una superscena di sesso ci-nematografica. Come si vede itemi preferiti da Castelvecchinon cambiano. Cambiano lo sti-le - assicura l’editore -, la forzadella scrittura, con l’energia el’intelligenza di quella femmini-le, la cosa più interessante chec’è oggi inEuropa».

CONTROPIEDE«Ahlambra», collanina di Data-news che inalbera grandi nomi,da Hobsbawn a Mahfuz, daOctavio Paz a Stigliz a Camille-ri. Ultime, Le voci di Istanbul diPamuk. Peccato si tratti, per ilpiù recente Nobel come per glialtri, di brevi scritti degli autoriseguiti da interviste apparse sugiornali stranieri e anche, ingran numero e recenti, italiani.Un copia e incolla che può esse-re utile ma non può chiamarsivero «libro» (e ha fatto arrabbia-re l’inventorediMontalbano).

Continuada pag. I

Il detective comeAristotele

MIRELLAAPPIOTTI

Agenda TuttolibriSABATO 17 FEBBRAIO 2007

LA STAMPAII

PROSSIMAMENTE

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Page 3: 2007-02-17

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - III - 17/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/03 - Autore: MAUMAG - Ora di stampa: 16/02/07 19.29

BLOC NOTES

Edith Piaf

GIOVANNAZUCCONI

Così, goffamente, tanto perrompere il ghiaccio, chiediamo a Ma-rio Fortunato: questo articolo tenteràun suo ritratto,ma se lei invece doves-se fare il proprio autoritratto?«Una pittrice amica, Serena No-

no, dipinse una serie di ritratti londi-nesi, fra cui il mio. Il mio compagnolo vide e disse: you look miserable, seipatetico».Non eraneanche unadomanda, ep-

pure nella risposta c'è già tutto, è unvero fulmineo autoritratto: l'ironiami-te, Londradoveha diretto l'istituto ita-lianodi cultura, l'accennonon ostenta-to a una rete di relazioni importanti, equella maniera così matter-of-fact, di-rebbe lui che è anglofilo e anglofono,di parlare dell'omosessualità.Che è in-vece un tema dolente sia nell'attualitàitaliana (corre sottotraccianel dibatti-to sui «Dico»), sia nel suo romanzo, Igiorni innocenti della guerra.«Quando debuttai come scritto-

re, una ventina di anni fa, ebbi recen-sioni di Alberto Moravia, di NataliaGinzburg, e un tema ricorrente eraquello dell'omosessualità racconta-ta in maniera non drammatica: con-sapevole,ma accettata. In questo ro-manzo invece ho seguito la strada in-versa, l'omosessualità torna a far de-flagrare le contraddizioni, porta i no-di al pettine».L'omosessualità come detonatore: nell'Italia degli Anni Quaranta, quella del li-bro, e anche in quella di oggi?«Il problemadei Pacs è il solito che hasempre afflitto questo Paese e l'ha re-so così arretrato: si fa ma non si dice.A me personalmente non me ne im-porta nulla dei Pacs, vivo da dieci an-ni una libera unione con il mio compa-gno e non ho mai sentito il desideriodi formalizzarla. Però in un Paese ci-vile chiunque deve poter esercitarequesto diritto. Quando si è sposato,Elton John ha invitato Blair al suomatrimonio. Ovunque è una cosa ov-via, qui sarebbe crollato il palazzo».A proposito di diritti dei gay, lei anni fachiese e ottenne l'estensione dell'assi-

stenza sanitaria dei giornalisti al suocompagno.«Non chiesi, semplicemente e perfinoingenuamente comunicai che il miocompagno viveva con me more uxo-rio, e dunque per regolamento avevadiritto allamutua. Ci fu grande dibat-tito, alla fine la cosa è passata: io nonne homai usufruito, però mi fa piace-re che sia un diritto acquisito».Altre polemiche scoppiarono nel2002, quando sembrò che Berlusco-ni, allora premier nonché ministro de-gli Esteri ad interim, non volesse rin-novarle l'incarico di direttore dell'isti-tuto di cultura a Londra. Eccelsi intel-lettuali sia inglesi sia italiani firmaro-no vibranti petizioni.«Una vicenda pietosa, volevano cac-ciarmi per ragioni non corrette. Poirimasi, quattro anni in tutto».Adesso è ancora direttore, ma dellaFondazione Ratti, a Como.«Mi chiamarono proprio mentrepassavo quel momentaccio, ne sonomolto grato. Siamo una delle pochevere fondazioni culturali, abbiamo aComo unmuseo di storia del tessutomolto visitato da stranieri e menoda italiani, ospitiamo artisti residen-ti (la prossima estate sarà Joan Jo-nas), organizziamo seminari, pubbli-chiamo libri».Londra non le manca?«Ci vado spesso, il mio compagno èlondinese. Però, sì, ho una nostalgiastrepitosa. L'altra sera, qui a Milano,ho proposto ai miei amici: andiamo amangiare thai. Pensa che ti ripensa,non ci è venuto in mente niente, sia-mo finiti in un'osteria.Mimanca quel-la ricchezza di scelte, quella libertà.ACoventGarden puoi andare anche all'ultimo minuto, alla Scala devi fartiraccomandaremesi prima».E la società letteraria italiana, al con-fronto con quella inglese?«È bloccata, poco sincera. Dalle re-censioni non capisci se vale la penaleggere un libro o no».E i suoi colleghi scrittori?«A Londra ho organizzato una seriedi incontri fra scrittori inglesi e italia-ni: un modo semplice per conoscersi,

leggersi a vicenda. Solo che il 99% de-gli italiani non sapeva l'inglese...».Né viceversa, suppongo. Ma faccia i no-mi, la prego.«Baricco, cosa che mi ha stupefatto.Fra tutti, soltanto Dacia Maraini eAndrea De Carlo parlano inglese be-ne. Sarà un caso,ma sono stati gli uni-ci due davvero liberi, non rigidi per lapreoccupazione di fare bella figura,bensì serenamente, piacevolmente sestessi anche in pubblico».Con chi era in coppia Dacia Maraini?«ConPDJames, la giallista».Anche in Gran Bretagna è obbligatoriodire che il giallo è l'unico vero romanzosociale?«Ma no, non si fa confusione come danoi. Qui non se ne può più, troppi gial-li e troppo sopravvalutati. Lì invecequando c'è stato l'attentato del 7 lu-glio i giornali hanno chiesto commen-ti a scrittori come IanMcEwan, micaall'autrice di Harry Potter o a quelladi Bridget Jones. Qui l'unica logica èil successo. Ha ragione Arbasino, ècome giudicare un ristorante dal nu-merodi coperti».Dunque lei spera di vendere pochissi-mo del suo romanzo.«Ma no, se vendessi cinque milioni di

copie sarei più felice e soprattutto piùricco. Dico solo che in Italia siamomalmessi, bloccati, c'è una derivastrana, la quantità è un valore comemai altrove. Negli ultimi anni è suc-cesso qualcosa di terribile. Siamo di-ventati completamente immorali».Che cosa ama e che cosa disprezza dell'Italia?«Amo il cibo, il clima, le tante personearmoniose e belle anche fisicamente.Disprezzo, per esempio, la nostra ridi-cola esterofilia. Ridendo, dico che do-vrei firmare i miei libri con un nomeinglese di donna.RebeccaFoster, peresempio, le piace?».Mica male. Lei parla spesso di libertà edi blocchi.«Mi colpisce quanto noi italiani siamobloccati dai vizi di sempre. Quello dicompiacere, che rende così fragile lanostra democrazia. Quello di nonscandalizzarci se qualcuno non sol-tanto esprime il proprio punto di vi-sta, ma impone la propria verità pre-scrittiva anche a chi con lui non c'en-tra niente».Sta parlando dei vescovi?«E se fra qualche anno fosse unimam a dire: alt, questa legge nonva bene?».

CRONACHE D’AUTORE

Rushdie, Márqueze Sepúlveda= Oltre la narrativa. Di saggioin articolo. Tre raccolte d’autore.Salman Rushdie, in «Superatequesta linea» (Oscar Mondadori,pp. 486, !9,40, traduzione diGiovanna Capogrossi) varia dagliottant’anni di Arthur Miller allamorte di Diana, dal rock all’Islam,dal calcio alla fatwa iraniana.Gabriel García Márquez, in«Periodismo militante» (Fuoridalle rotte, pp. 295, !9,90,traduzione di Gianni Guadalupi),segue il filo rivoluzionario delmondo, quale prima rivoluzione«scrivere bene». Luis Sepúlveda,in «Cronache dal cono sud»(Guanda, pp. 113, !11, traduzionedi Ilide Carmignani), oscilla fral’incubo di Pinochet e la speranzaincarnata da Michelle Bachelet.

DARIO FO

Mondogiullare= Così parlò il Nobel dellaletteratura. «Il mondo secondoFo» è una conversazione delGran Giullare con GiuseppinaManin (Guanda, pp. 157, !13,50).«Ho ottant’anni ma ne ho vissutialmeno centocinquanta». Dibattaglia in battaglia: «per unmondo migliore, per un pianetameno violento, per città più amisura d’uomo e di natura...».Per la Bellezza, fra i suoitestimoni Raffaello, a cui DarioFo dedica una singolare lettura:«Bello figlio che tu se’»(Franco Cosimo Panini, pp.191, !20, a cura di FrancaRame) in occasionedell’esposizione «Raffaello:una mostra impossibile» aNapoli, Palazzo Reale.

FILM E ALBUM

Edith Piafla vie en rose= «La môme» in Francia, «Lavie en rose» in Italia. E’ il film suEdith Piaf di Olivier Dahanpresentato al Festival di Berlino.La vita della cantante, «môme»,piccina, era alta solo un metro equarantasette, è ripercorsa anchenel volume «Piaf. Passione eArte» di Angelo Giannecchini,Mauro Baroni editore (pp. 469,!50). Una breve esistenza, dal1915 al 1963, dalla tragica,squallida infanzia, alla gloria, finoal diapason toccato all’«Olympia»poco prima della scomparsa. Maicommiserandosi: «Non, je neregrette rien, / né il bene, né ilmale che mi han fatto, / tutto ciòmi resta indifferente».Angelo Giannecchini ha compostoun omaggio mirabile a Edith Piaf,

una galleria curatissima, tranotizie, fotografie (molte rare),testi di canzoni leggendarie. «Lemie canzoni! Come parlare dellemie canzoni? Gli uomini, perquanto li abbia amati, restanosempre gli “altri”. Le mie canzonisono me stessa, la mia carne, ilmio sangue...».

ALTRO CALCIO

La partitamemorabile= Accadde nel 2000. A Parigi.Davide contro Golia. I dilettantidel Calais contro i professionistidel Nantes. Finale della Coupe deFrance. Un evento, calcistico eoltre. Perché sul rettangolo verdein palio non solo era un trofeo difootball, ma il destino di una cittàin declino. E dunque: Alé Calais,come suona la «favola» diOsvaldo Guerrieri (in uscita daFlaccovio, pp. 75, !10). Il football,ma non solo, rimbalza anche nelromanzo di Cristiano Cavina«Un’ultima stagione daesordienti» (Marcos y Marcos, pp.219, !14). Tredicenni in campo, ilcalcio sopra ogni cosa. «... non eraper niente facile batterci. Maeravamo affamati del pallone.Eravamo nati per quello».

FARNESINA

Tra artee diplomazia= Dal Palazzo delle Segreterie,in piazza Castello, a Torino, alfiorentino Palazzo Vecchio inpiazza della Signoria, alle romanesedi, Consulta, Chigi, VillaMadama, nonché il Palazzo dellaFarnesina, dov’è il nostroministero degli Esteri. UgoColombo Sacco di Albiano, indiplomazia dal 1981, ha compiutoun elegante, nonché puntigliosoviaggio, tra parole e immagini:«Dove la diplomazia incontral’arte» (Editore Colombo, pp.325, !90, prefazione di PaoloBucci di Benisichi). In particolareil volume vuol essere «un museovirtuale della memoria»,ripercorre le vicende delle sedicentrali della diplomazia italianafra l’Unità e oggi.

GUERRA E GIOVANI

MarioFortunato:esceda Bompiani il romanzo«Igiorni innocentidella guerra»

“IPOCRITAITALIA: SI FANONSIDICE”

Un'immagine seppiata, due giovani indivisa nello slancio di un abbraccio, equel titolo che già dice di tragediecollettive e insieme di privataspensieratezza. «I giorni innocentidella guerra» di Mario Fortunatoracconta come si diventava adulti(quanto intensamente, quantoprecocemente) nell'Europa dei primianni Quaranta, quando allo scoppioormonale dell'adolescenza facevanoriscontro ben altre esplosioni, e altrebattaglie. «Volevo scrivere la storiamélo di qualcuno che torna a casa e dàfuoco a ciò che ha di più caro», diceFortunato svelando quanto ardentisono le passioni dei suoi personaggi.«Poi è scoppiata la guerra in Irak. Laprima l'avevo seguita come inviatodell'”Espresso”, all'inizio della secondaero a Londra e rimasi impressionatoda quanto gli inglesi, tradizionalmentetutt'altro che pacifisti, protestasserocontro. Sono anche andato a qualchemanifestazione, inclusa quella in HydePark di cui parla Ian McEwan in“Sabato”. Insomma, ho sentito ilbisogno di riflettere sul problemadella guerra».Nel romanzo, è la seconda guerramondiale: fra la campagna lazialeall'ombra del monte Soratte, doveFortunato ha una casa, e Londra. Iltema del libro, dice, è quello delrapporto fra guerra e gioventù: alcuniragazzi, italiani e inglesi, scopronociascuno a suo modo il desiderio, lapropria linea d'ombra, «mentre è incorso quel grande rito di passaggio delNovecento che fu la guerra». Unsottotema è quello dell'omosessualità:«mi dicono che durante il fascismoscorresse sotterranea una vivace vitagay, e non mi sorprende perché nelmachismo italiano c'è il suo rovescio,cioè l'esclusione violenta e arrogantedel corpo femminile».Sarà Colin Firth (obbligatoriodefinirlo «l'attore di Bridget Jones») aleggere pagine del romanzo giovedì 8marzo alla Feltrinelli in GalleriaColonna, a Roma. [g.z.]

MARIO FORTUNATOI giorni innocentidella guerraBOMPIANI, pp. 224, !15ROMANZO

IL LIBROMario Fortunato «I giorni innocentidella guerra»: l’omosessualità comedetonatore cheporta i nodi al pettine

Il personaggio TuttolibriSABATO 17 FEBBRAIO 2007

LA STAMPA III

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Page 4: 2007-02-17

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - IV - 17/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: MAUMAG - Ora di stampa: 16/02/07 19.29

pp Salvatore Niffoip RITORNO A BARAULEp ADELPHIp pp. 199, !16p ROMANZO

pp Franco Corderop L’ARMATURAp GARZANTIp pp. 661, !22p ROMANZO

BRUNOQUARANTA

Quando un dottore ingiurisprudenza, sia FranzKafka o sia Franco Cordero,imbocca il sentiero della lette-ratura, testimonia l’esattez-za. A sfolgorare in L’armatu-ra, nuova opera del professo-re, maestro di Procedura pe-nale, è la terza lezione ameri-cana di Italo Calvino, l’«iper-sensibilità» o «allergia» che lainnerva: «Mi sembra che il lin-guaggio venga sempre usatoin modo approssimativo, ca-suale, sbadato, e ne provo un

fastidio intollerabile».La settecentesca fabula

(L’Armatura si dispiega dal 5 di-cembre 1749 al 30 settembre1752) è, rigo dopo rigo, cesellatadal rasoio di Occam, obbedisceall’imperativodel filosofo antipa-pista: tagliare le «premesse inu-tili», così svuotando «interi mu-sei», adottare (indossare) un vo-cabolario «lieve, asciutto, diafa-no», all’osso.FrancoCorderoè in armi, so-

prattutto, contro la pestedel lin-guaggio. Il suo trattato (L’Arma-tura è un trattato romanzesco, ocon ambizioni romanzesche,per essere riconosciuta appieno- direbbe Thomas Mann - come«opera d’arte, giuoco, sia pureun giuoco molto serio» dovreb-be, avrebbe dovuto, artistica-mente elevarsi sui problemi chela nutrono); ebbene: L’Armatu-ranon dà tregua alla faciloneria,alla sciatteria, all’amnesia. Esi-ge, dall’autore, una disciplinaferrea, richiede un lettore flâ-neur, che del flâneur abbial’amorosa, stoicapazienza.In L’Armatura i fatti sono le

idee. La storia, in sé, è parca: ilgiovane Fert che si addottora infilosofia. Quale cuna della suadissertazione la biblioteca delCastello e le sue propaggini (an-che l’agrimensore K. giunge nelCastello, K. come Fert nella ne-ve che «allunga le distanze dal

mondo»).Anzi: laBiblioteca, col-madi tesori, «così fuorimano - èannunciata a Fert -, a casa deldiavolo, ma sappiamo dal novel-liere quanto siano sottili i diavo-li». L’iter, per diventare doctorphilosophiae, mirando poi a unasediadottorale, è variegato, peri-glioso, infido: tali, nei secoli deisecoli, le congreghe accademi-che, leminieredi turpitudini chesono. «Cheaffaremaligno la tra-versatadelmondo...».Spavaldo, di una spavalderia

che ignora la spocchia, Fert.Neltempio del sapere, è «interlocu-tore efferato»di Pascal e diAgo-stino, di Spinoza e di MastroEckhart, di Leibniz e diTomma-so, di Abelardo e di Hume... Diogni classico scoprendo l’anellomancante. Insieme scoprendosisospettato fra i sospettati, quan-do il sospettato, i sospettati ono-rano la cultura seminando dub-bi, copiosamente,a costodiman-dare l’universo, l’establishement,all’aria.L’Armatura è una scommes-

sa «pericolosamente satura dipensiero» (questa l’identità cor-deriana,non sfuggitaalTimesLi-terary Supplement) di un solita-rio intonato alla disciplina diPortRoyal, ancorché senza con-fessione («anacoreta senza con-fessione» si presentaFert). L’ul-teriore capitolo di una parabolache, narrativamente, celebra ilquarantennale (nel 1967 vieneconcepito Genus, pubblicato nel1969, seguiranno, tra gli altri ti-toli, L’Opera, Le Masche, Passid’arme) e, saggisticamente, spa-zia da Gli osservanti a L’Epistolaai Romani, alle Fiabe d’entropia,alle sonde inesorabili (d’inesora-bilità lucidità) calatenel caso ita-liano, ilSignorB. edintorni.C’è, nelle pagine visionarie,

oniriche, fantastiche di FrancoCordero via via susseguitesi unfilo che rifulge di luce nuova in

L’Armatura (a propositodi natu-ra dell’Invisibile: Odilon Redonè la copertina ad hoc). Negli Os-servanti avverte che l’uomo ègrande quando è «capace di ne-gare tutto il resto, contrappo-nendovisi emodificandolosenzarequie».Sfarinandosuperstizio-ni, ottusità, servitù, incrostazio-ni, in primis le ruggini che oscu-rano il Lógos travestendolo daDio. Tendendo infine, kafkiana-mente, verso la norma fonda-mentale, la Legge, «la parola re-dentrice - come riassumerà unlettore esimio di Kafka, GiulianoBaioni - che liberi dall’inganno edallaprigionedelmondo».

MIRELLASERRI

Il buio è oltre la siepe.Niente di più vero, fuor di me-tafora, s’intende, per la picco-la protagonista del secondostraordinario romanzo di Leti-zia Muratori, La vita in comu-ne. La scrittrice, che ha esordi-to come una delle ex Ragazzeche dovresti conoscere, antolo-gia di short stories pubblicatada Einaudi Stile libero, ha poiproseguito con Tu non c’entrisulla strada del racconto eroti-comettendo in in scena una vi-cenda dolce-amara di sessoselvaggio praticato da unascatenata e tormentata teenager, affidandosi a una linguascattante, veloce, agilissima.La verve ironica, incon-

trollata e scoppiettante, orala Muratori la trasferisce inquesta narrazione genera-zionale con ragazze un po’fuori di testa e amori trascu-rati e ritrovati.Il mal di vivere dei trenta-

quarantenni o giù di lì è simbo-

licamente evocato dalla sin-drome che colpisce fin dabambina Tina, protagonistade La vita in comune. E’ il ter-rore, per lei manifestatosi daquando aveva 6-7 anni, del bu-io oltre la porta della camerada letto.Tina chiede ripetutamente

a sua madre di chiuderla achiave. La paura è la perditadell’autocontrollo. Di uscirenottetempo per accoltellare,senza motivo alcuno, in un ge-sto psicotico e irrazionale, isuoi «cari». Solo in seguitoscoprirà di non essere figlianaturale bensì adottata. I suoigenitori, quando lei confesse-rà le sue ossessioni, a loro vol-ta le racconteranno analogheinclinazioni omicide verso pa-dri emadri. Una forma questadi atipica iniziazione alla vita.«In quel momento capii

che la felicità è dividere congli altri lo stesso male», af-ferma Tina con un’ironiache sarà poi il filo condutto-re di tutta la vicenda. Una

generazione, quella raccon-tata dalla Muratori, che sicaratterizza per l’assenzadi padri e madri «veri», pre-senti in carne e ossa.

GIORNALISTI «MASCHERATI»Tina è una giornalista trenta-cinquenne in un’agenzia di no-tizie ed è alle prese con unmondo di figure a chiave, die-tro le quali è possibile ricono-scere volti noti dei talk-show,politici e giornalisti, da Giulia-no Ferrara a Oscar Giannino aGiorgio Dell’Arti aMarcoMin-niti, sottosegretario alla Difesamolto amato dai generali.In parallelo a quella della

cronista non più in erba, scor-re la vicenda di Isayas, ex pove-ro ragazzo eritreo divenutochirurgo a Erlagen. Anche nelcaso del medico nato nel Cor-no d’Africa la famiglia è inesi-stente. E’ stato mantenuto inSvizzera dalla bellissima ma-dre, prostituta di alto bordosempre assente e conviventecon un ricco etiope. Lui stesso

ha un figlio che ha allevato dasolo. Così tra college di lusso egiornalisti primedonne (comel’ex fidanzato di Tina) la colon-na sonora del bel libro sembraessere Baci senza memoria. Lacantava Paolo Conte e i baci seli sono scambiati da ragazziIsayas e Tina, fan del cantauto-re. Effusioni che sembranonon aver lasciato nessuna im-pronta. Ma la memoria di quellegame originario, nato nei bo-schi, sarà poi ritrovata per Ti-na e Isayas.A far uscire dal letargo esi-

stenziale la generazione deisenza famiglia ci penserà infi-ne Joseph. E’ il figlio quindicen-ne del medico nato eritreo chepartecipa alle manifestazionicontro le centrali nucleari inGermania e scopre la vocazio-ne ecologista.L’ultimo bacio di Muccino è

stato la più rappresentativa fo-to di gruppo dei trentenni alleprese con la vita di coppia. Orac’è La vita in comune di LetiziaMuratori.

LORENZOMONDO

Dopo il catturanteesordio, nel 2005, della Leggen-da di RedentaTiria e la solida ri-conferma della Vedova scalza,Salvatore Niffoi se ne esce conun altro romanzo,Ritorno a Ba-raule. Manifestando una esube-ranzadi temi e figuredepositatinella suamemoria e già affidatiin parte a edizioni minori dellanatia Sardegna, prima che ap-prodasserosotto l’autorevolesi-gla di Adelphi. La Sardegna,protagonistaassoluta, continuaa nutrire le sue pagine con losfondo ambientale, lo scogliodel dialetto, la forza di chiusepassioni, senza pretendere tut-tavia a una semplice resa reali-stica. Nel nuovo romanzo com-pare un personaggio abbastan-za inconsueto per Niffoi. Que-sto Carmine Pullana ha studia-to in continente ed è diventatochirurgo, prodigandosi nel sal-vare bambini «dal cuore gua-sto».Adesso,mentre si sente in-calzato da una grave malattia,torna al paese per scoprire unsegreto che lo assilla da sempreeche riguarda la sua identità.Primadimorire, vuole sape-

recos’èaccaduto lanotte incui,negli stagni che circondanoBa-raule, fu trovato il corpodi Sido-ra Molas, vittima di un atroce

delitto, e nella rete di un pescato-re apparve un neonato inzuppatodi sangue. Quel bambino, vendu-to a una coppia sterile di possi-denti, era cresciuto nell’agiatez-za, aveva frequentato l’universi-tà, era diventato in una parolaCarminePullana,nonrassegnatoalla suacondizionedibastardo.Adesso si aggira in paese e

dintorni, cercando di ricomporreun credibilemosaico con le «mol-te bugie e qualche verità» che glivengono fornite in cambio di de-naro o per pietà dei suoi occhi

«stanchi e mangiati dalla tristu-ra». Incontra pescatori, contadi-ni, piccoli notabili, si arrampica fi-no a uno scosceso convento dimonache, alla desolazione mura-ta di un manicomio, ottenendoversionicontrastanti.Chi ha davvero ucciso la bella

e smaniosa Sidora? Si tratta diun delitto passionale, inteso avendicare un tradimento?E chi èil vero padre del bambino venutodal mare? Tutto si complica conla storia un poco criptica di unagrotta che nasconde un tesoro,conun seguitodi ferociammazza-menti. Carmine non si scoraggia,anche se per via prova una stra-na sensazione: di essere diventa-to il confidente di persone che,mentre cercano di soddisfare lesue richieste, raccontano le «lo-ro» storie, riaprendoantiche feri-te.E’ laprimasvolta inuna tramache sembrava rettilinea: «Senzache quasi se ne rendesse conto,Carmine Pullana sentiva il vuotoche aveva dentro riempirsi pianopiano di cose altrui, che diventa-vano anche sue...». Finisce dun-que, senza volerlo, per ubbidireidealmente alla sua vocazione dimedico dei cuori. Sono per lo piùstorie di vite sacrificate, in cuil’asprezza dei sentimenti si ac-compagna alle torbide pulsionidel sesso, all’esplosione del furo-revendicativo, anchesenonman-cano spiragli di tenerezza,di con-divisione. In quella Sardegna sel-vaggia i comportamenti umani sirispecchiano inunpaesaggioden-so e scolpito, che non concede re-frigerioallaviolenzadel sole.Qui si scapriccia, offrendo le

sue provemigliori, la tavolozzadiNiffoi, la sua lingua mescidata,ricca di inediti accostamenti, diardimentose e perfino azzardatemetafore: «Più lontano, nel buiosenza confine, sembrava che mi-lioni di vecchi si fossero messi anuotare sopra un lenzuolo blua-stro lasciando galleggiare solo labarba e quanto restava dei capel-li. Ogni bracciata, un gemito, co-me se i vecchi e il mare si fosseromessi d’accordo per cantare unDies iraeagli abitanti di Baraule».L’investigazione di Carmine

resterà inconclusa. Arriverà a ri-conoscersinellamadre «malfata-ta»,ma non riuscirà ad accertarel’identità del padre. D’altra partequel tassello vuoto rimanda aun’altraassenza, la ricercadel pa-dre naturale svolta a poco a poconella ricerca di un altro Padre.Carmine lo contesta e lo invocacome un novello Giobbe, chia-mandolo a testimone delle pro-prie sofferenze e di quelle che haconosciutonel suo estenuantepe-regrinare. Sente ormai che lamorteè vicina e la sua sola preoc-cupazioneè di scoprire il Suo gio-co. «Ma tu, Signore, - ripete con ilsalmista - fino a quando induge-rai?» Il giallo esistenziale tende asforarenelgiallometafisico.

pp Letizia Muratorip LA VITA IN COMUNEp EINAUDI-STILE LIBEROp pp.360, !14p ROMANZO

La protagonista si presenta così :«Sono nata due volte. La prima,al policlinico di Roma. Da qualcu-no che mi ha lasciato alle cure diuna caposala. Il 30 giugno del1972... La seconda, il 14 lugliodello stesso anno. Giorno in cuiun uomo venne a prendermi al ni-do»

IL CASTELLOCONTROLAPESTE

OLTRELAPORTAL’INCUBODEITUOICARI

Letizia Muratori Il mal di viveredi una generazione «senza famiglia»

IL SARDOMEDICODEICUORI

INOLTRE

L’armatura Con FrancoCorderoin unaBiblioteca a casa del diavolo

FrancoCorderoin un disegnodi Ettore Viola

Nel Settecentoil giovane Fertsi addottora in filosofia:«Che affare malignola traversata del mondo»

Salvatore Niffoi

Niffoi In «Ritorno a Baraule»un chirurgo ricerca la sua identità

Narrativa italiana TuttolibriSABATO 17 FEBBRAIO 2007

LA STAMPAIV

Salvatore Niffoi, prima diAdelphi, ha pubblicatoi suoi romanzi per i tipidelle Edizioni Il Maestrale(www.edizionimaestrale.com). La casa sarda riproponeora quattro romanzi delloscrittore, usciti fra il 1999 e il2003, avvalendosi della retedi distribuzione Rcs Libri.Si tratta di «Il viaggio degliinganni», «Il postino diPiracherfa», «Cristolu» e «Lasesta ora». Nel mese digiugno, Il Maestralepubblicherà di SalvatoreNiffoi «L’ultimo inverno».

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - V - 17/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/05 - Autore: MAUMAG - Ora di stampa: 16/02/07 19.29

GIUSEPPECULICCHIA

In attesa che le attuali guerreafghane e irachene e un domani forseiraniane producano oltre alle note vit-time soprattutto civili qualcosa di si-mile al ragguardevole corpus di opereletterariema anche cinematografichescaturite dall'intervento statunitensein Vietnam, Feltrinelli ripubblica a di-stanza di quasi un trentennio rispettoalla prima edizione americana ungran bel libro di Tim O'Brien, Inse-guendo Cacciato, premiato col Natio-nal Book Award nel 1978 e uscito inItalia da Leonardo nel lontano 1989.Tim O'Brien in Vietnam ci finì davve-ro, quattordici mesi in fanteria tra ilgennaio del 1969 e il marzo del 1970. Eil Vietnam è ancora lì, in InseguendoCacciato, pronto a inghiottirti fin dallaprima pagina, giungla e risaie e insettie umidità e paura e voglia di tornare acasae tutto.La storia è dunque quella del lun-

ghissimo, incredibile, allucinato inse-guimento, da parte del non più giova-ne tenente Corson, sofferente di dis-senteria, e del suo pugno di soldati piùomenosull'orlodi unacrisi di nervi, diquesto disertore che di cognome faCacciatoedi nomechissà, nessunodeisuoi commilitoni lo hamai saputo o selo ricorda. Cacciato, deciso a mollarela stupida guerra toccatagli in serbo acausa di data e luogo di nascita (e cen-

so: l'attuale presidenteBush, si sa, riu-scì a restarsene a casa), un bel giornodecide di mollare baracca e burattiniper andarsene armi in spalla fino aPa-rigi. Dato che si trova dalle parti delMekong, quindi, attraverso Laos, Bir-mania, India, Afghanistan, Iran, Tur-chia, Grecia, Jugoslavia, Austria, Ger-mania, Francia. A piedi. I fanti d'al-tronde in tutte le guerre s'abituanopresto a fare lunghe marce, e quandouno dei soldati impantanati nel fangodel Sud-Est asiatico riferisce la scom-parsadiCacciato al tenente in coman-doene riassumeagrandi linee il pianodi fuga, riferisce: «Dopo laGrecia il re-stoè facile, è così chemihadetto».

SOGNARE ALLA GRANDENon a caso, in epigrafe viene citatoSiegfried Sassoon: «I soldati sono so-gnatori». E infatti: tra i membri dellasquadra comandata alla missione, sidistingue Paul Berlin, gran sognatorecome appunto tutti i soldati, che ai so-gni (non di rado indotti artificialmen-te: inVietnamcom'ènoto si combatte-va sotto l'effetto di anfetamine e poi sicercava rifugio nell'eroinao si prende-va il volo con l'Lsd) ricorrono per libe-rare la mente dalle paure con cui perforzadi cose devono convivere: su tut-te, forse, quella derivante dal doversisbarazzare delle gallerie sotterraneescavatedaiVietcong secondo le proce-dure propugnate da un altro ufficiale,

il tenenteMartin, per il quale gli stret-ti cunicoli vanno prima ispezionati dacima a fondo e solo dopo fatti saltare.Salvo cheBerlin, da parte sua, ama so-gnaredavvero ingrande.La strada per Parigi imboccata dal

gruppodi ragazzi conai piedi i loroan-fibi risulta per forza di cose tortuosa,densa di rischi e di sorprese. Passaper grossi fiumi limacciosi e placiditorrenti che s'inoltrano nella giungla,e per la Regione dei Laghi più grandedel mondo, che a Berlin ricorda para-dossalmente ilWisconsin e le gite tra iboschi compiute durante l'infanziacon suo padre, a parte il fatto che lì glialberi sono stati tutti bruciati dal na-palm e che per laghi s'intendono i cra-teri scavati dalle bombe sganciate daiB-52 e poi riempiti dalle piogge torren-ziali di un'acqua priva (ovviamente) dipesci.TranneperCacciato, che si osti-naa tentaredi pescarequalcosa.L'inseguimento di Cacciato passa

tra gli altri luoghi per la Teheran pre-

rivoluzionaria al tempo dello Scià, incui le strade sono ancora intitolate aEisenhower e ci si diverte ad assisterealle decapitazioni (uno tra i capitoli in-dimenticabili, altro che gli effettaccicui siamo ormai assuefatti al cinemacome in letteratura), e si conclude inuna Parigi dove Les Halles sono anco-ra il mercato alimentare più popolaredella capitale. Giorno dopo giorno, ilconto dei commilitoni morti si fa perBerlin sempre più pesante da soppor-tare. E la storia del drappello alle cal-cagna di Cacciato, intessuta delle sto-rie di Doc e Billy Boy, del mitragliereHaroldMurphye tanti altri, si avvia al-la sua inevitabileconclusione.Libro intenso, unaprosa trasparen-

te, Inseguendo Cacciato è uno di queiromanzi capaci di far sorridere e dicommuovere fin quasi alle lacrime.Magari siamo noi che stiamo invec-chiando.Ma lui, più attuale chemai all'epoca del «nuovo Vietnam» medio-rientale,portabenissimo i suoi anni.

IL LIBRO

Vietnam1968: soldati americanidopoun attacco dei vietcong

TIM O'BRIENInseguendo Cacciatotraduzione di Sandro OssolaFELTRINELLIpp. 300, !17Torna il romanzo che nel 1978vinse il «National Book Award»,tradotto nel 1989 da Leonardo

DALVIETNAMALLEHALLESFUGGE IL FANTE

Tra le numerose opere ispirate alconflitto del Vietnam, spicca «Dispacci»di Michael Herr (Alet, 2005), resocontodei suoi trascorsi di corrispondente diguerra nel Sud-Est asiatico che di lì apochi anni avrebbe spinto il cineastaFrancis Ford Coppola a richiedere laconsulenza dell'autore per il suofilm-monstre «Apocalypse Now».Un altro straordinario regista, StanleyKubrick, si rivolse per il suo «Full MetalJacket» oltre che a Herr anche all'exMarine Gustav Hashford, autore delromanzo «The Short-timers» (tradottonel 99 da Bompiani col titolo «Nato peruccidere»), cruda testimonianza sullavita quotidiana dei soldati americaniprima della presa di Saigon, il 30 aprile1975, da parte dei Vietcong.Sulle difficoltà dei reduci dopo il ritornoin patria, restano imprescindibilialmeno tre film: : «Taxi Driver»(Scorsese - De Niro), «Quel pomeriggiodi un giorno da cani» (Lumet - Al Pacino)e «Nato il 4 di luglio» (Stone - Cruise)

ALTRI VIETNAM

Tim O'Brien «InseguendoCacciato»:addio alle armi, un’epica, lungamarcia

Il ritorno TuttolibriSABATO 17 FEBBRAIO 2007

LA STAMPA V

NEWTON COMPTON EDITORI

W W W . N E W T O N C O M P T O N . C O M

E V I D E N Z I A P E R T E Q U A T T R O G R A N D I S U C C E S S I

NICK STONEL’esorcismo diMr Clarinet

In una terra di magia nera, riti voodooe antiche maledizioni, troppi bambini

sono scomparsi misteriosamente.È tempo di fare luce sulle ombredella leggenda: chi è Mr Clarinet?

«Audacemente e senza tregua oscuro,pieno di supercattivi [...] rende omaggio

alla pulp-fiction e ai film noir.»The Guardian

MICHAEL BYRNESIl vangelo dei Templari

Il furto di una misteriosa reliquiaa Gerusalemme innesca un thriller

mozzafiato che intreccia archeologiae azione, religione e politica, scienza e fede.

«Nel filone dei mistery storico-religiosi [...]ha il merito di immaginare scenari

davvero ambiziosi.»GQ

«...un thriller archeologico di sicuro appeal.»la Repubblica

BILL NAPIERLa profezia della croce«Napier sfugge la mannaia della sintesifinale, fa d’ogni conclusione un nuovo

punto di partenza, d’ogni certezzaun dubbio. Non tira facili morali:

ma narra, semplicemente.E narra con la splendida felicità di narrare.»

Francesco Fantasia, Il Messaggero

«Intrigante e ricco di immaginazione.Un esempio magistrale di narrazione.»

Steve Berry, autore diIl terzo segreto e L’ultima cospirazione

SOPHIA MCDOUGALLRomanitas

«La scrittrice inglese immagina in un mistodi fantasy e storia, modernità e barbarie,che cosa sarebbe oggi l’impero romano,

se fosse continuato.»Corrado Augias, Il Venerdì

«Una storia commovente, irresistibile,narrata con vivacità e con talento.»

Conn Iggulden

NUOVA NARRATIVA n. 71 (496 pp.). ! 11,90NUOVA NARRATIVA n. 68 (304 pp.). ! 9,90NUOVA NARRATIVA n. 62 (368 pp.). ! 9,90NUOVA NARRATIVA n. 59 (560 pp.). ! 9,90

Prog

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Stud

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Page 6: 2007-02-17

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - VI - 17/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: MAUMAG - Ora di stampa: 16/02/07 19.29

In una società multietni-ca come la nostra il fore-stiero è tornato a essereun nemico. Chi non è deinostri deve essere in qual-

che modo contrassegnato dadifetti caratterizzanti. Pur-troppo è sempre stato così.Lo si vede anche nelle paroleche usiamo. Ricordo che imiei nonni piemontesi chia-mavano lo zoticone unmur-lách, dal veneto morlaco,dai Morlacchi, popolazioneslava. Nemico, dicevo, è perdefinizione il forestiero, indi-viduo da evitare. Di qui lemolte denigrazioni popolari.Basta consultare raccolte disoprannomiemotteggi riferi-ti agli abitanti di paesi e cit-tà, quegli epiteti etnici scher-zosi o ingiuriosi chiamati«blasoni popolari»: in cala-brese catanise significa uo-mo furbo, in siciliano catani-si vuol dire ingannatore, fal-so, sleale; a Siena chietino èil falso devoto, o un imposto-re, e con il significato di bac-chettone è presente in moltidialetti settentrionali (vene-ziano e trentino cetín, berga-masco cetí, bresciano chití).In Toscana lombardo signi-ficava rozzo, villano, a ColleVal d'Elsa uomo grasso emangiatore, nel Lazio mar-cheggiano è l'imbroglione,nel Veneto maramán, ma-remmanoalla lettera, non si-gnifica allevatore di cavalli,ma, a seconda dei luoghi, in-dica la persona trasandata,rozza, turbolenta, ignorante,o genericamente il meridio-nale. E ancora: in triestinoistrián significa tirchio, i la-dini confinanti col Belluneseindicavano con lombérc,plurale di lombárt, gli agor-dini (passa poi a significare«mendicante»); in romane-sco lombardo significava la-dro, il verbo lumbardá ruba-re, pure il francese lombardsignifica usuraio (è attestatoalmeno dal 1268); i lombardicomunque si vendicano, e inCarloDossi (VitadiAlbertoPisani ) è documentato il ver-bo infranciosarenel sensodicorrompere, raggirare. Unaserie infinitadi cortesie.

PAROLEIN CORSO

GIAN LUIGIBECCARIA

EPITETII BLASONIPOPOLARI

pp Paola Capriolop RILKE

Biografia di uno sguardop ANANKEp pp.111, !13

pp Rudyard Kiplingp LA CITTÀ

DELLA TREMENDA NOTTEp a cura di Ottavio Faticap ADELPHIp pp. 271, ! 18p RACCONTI

Un’antologia di racconti an-glo-indiani (ossia di matricecoloniale ottocentesca) attin-ti in gran parte a «Plain Talesfrom the Hills» (1888) e a «Li-fe's Handicap» (1891).

ALESSANDROMONTI

Il volume La città dellatremenda notte di Rudyard Ki-pling, a cura di Ottavio Faticacon una densa postfazione, rac-coglie racconti anglo-indiani (os-sia di matrice coloniale ottocen-tesca) attinti in gran parte aPlain Tales from the Hills (1888) ea Life's Handicap (1891). Benchéoggi si tenda a leggerli da partedella critica italiana (spesso at-tardatasuposizionipost-orienta-liste) come esempiodella capaci-tà di Kipling di addentrarsi neimeandri di una labirintica edesotica società indiana, si trattadi argomenti e visioni tipici deldiscorso cronachistico e lettera-rio anglo-indiano. Incentratoquindi non tanto su una cono-scenza estesadel subcontinente,ma sui disagi dovuti al clima esulla condizione d'esilio soffertanel contatto quotidiano con una

culturaegente estranee.Contat-ti questi che non coinvolgevanol'intera popolazione, ma settoriben definiti e limitati della stes-sa: domestici, subalterni di varioordineegrado.In particolare il raccontino

da cui trae origine il titolo di que-sta raccolta è rifacimento di unaserie di bozzetti pittoreschi, os-sia di atmosfera esotica, dedica-ti, con tono in genere elogiativonei confrontidell'amministrazio-ne britannica, a varie città india-ne, secondo lo schema, assai po-polarenella scrittura tardo-vitto-riana, dei vagabondaggi nottur-ni alla Dickens nella Londra un-derground. A tale matrice biso-gna aggiungere i toni più omenomacabri che rovesciano, secon-do lo schema dialettico anglo-in-diano, la visione del «gorgeousEast» nella «Land of Regrets»,«Terra dei Rimpianti», secondola definizione di un altro poetaanglo-indiano, Sir Alfred Lyall,governatoredelPunjab.Quindi il caldo soffocante, la

morte sempre in agguato, i dor-mienti-cadaveri (visione estre-madell'abitudine degli indiani diavvolgersi da capo a piedi comein un sudario quando dormono),tipici di ogni scrivente anglo-in-diano,ma rimescolati da Kiplingcome viaggio esoterico per unapubblico insulare inglese. È la«visione dell'India» contenutanella poesia omonima di Kipling(«Madre India, esangue ed ema-ciata / Eccoti il nutrimento a tedestinato; / Prenditi il giovanefunzionario inglese /Uccidilopu-re a tuo piacimento») su cui sifonda un racconto come Il mo-mento del trapasso, cronacadi undelirio indottodal clima indiano.Un ulteriore filone anglo-in-

diano è tuttavia presente in que-sta raccolta: quello che rovescia

il temadel salvataggiodi una fan-ciulla indiana, poi assimilata inmodo più omeno palese alla cul-turaeuropea, daunvirile eroe in-glesebianco. I tradimenti amoro-si alquanto cinici esposti in Li-speth o in Georgie Porgie fannodell'uomo bianco un cialtronefedifrago. Tuttavia Kipling nonsfugge da un'ambiguità di fon-do: Lispeth (deformazione loca-le di Elizabeth) indica in ingleseanche il farfugliare, un balbet-tio infantile, mentre l'incapaci-tà che ha Georgina nel secondoracconto di capire il tradimen-to del suo Georgie allude all'in-feriorità mentale dei birmani,incapaci di andare oltre il sensoletterale delle azioni e delle pa-role. D'altra parte il narratoreci dice all'inizio che non dobbia-mo criticare il disordine in unacasa nella quale si sta facendopulizia: ovvero Kipling prendein giro il lettore quando sostie-ne che lamascalzonata diGeor-gie si giustifica con la costruzio-nedi unordine imperiale?Lasciando da parte il troppo

valutatoBeeBee, PecoraNera, in-farcito di richiami dickensiani eche porta il lettore a dimentica-re, nel gridato biografismo la di-stinzione tra autore limite e per-sona reale, mi soffermerei inve-

ce suBeyond thePale,Oltre il limi-te (ma direi piuttosto «Fuori dalproprio territorio).Si tratta di un astuta storia

falso esotica, che in realtà è ma-gistrale riscrittura del Raccontodel mugnaio di Chaucer, coltocon diabolica precisione nellesueradici bibliche.Un ingleseva-lica un rigagnolo (i corsi d'acquacome spartiacque culturale) epenetra nei vicoli di Lahore, do-ve seduce la segregata Bisesa(«narrow in a cage» come l'Ali-son di Chaucer); scoperta, la ra-gazza ha le mani mozzate, comesi annuncia in modo criptico all'inizio del racconto, quando si di-ce che se Bisesa non avesse rice-vuto l'amante avrebbe potutocontinuare a impastare il pane,eco di II Samuele 13, in cui l'attodi impastare è legato a un rap-porto incestuoso tra fratello e so-rella, quindiproibito, comenonèlegittimo nella società colonialeil rapporto tra un bianco e unanativa. Non basta: nel raccontodi Chaucer l'adulterio (altro attoillegittimo) si consuma proprioin un mastello per impastare ilpane. Certo Kipling è più com-plesso, e meno «pittoresco» diquanto a prima vista possa sem-brare.

LUIGIFORTE

Leggendo l’intensosaggio di Paola Capriolo, Rilke.Biografia di uno sguardo, mi ètornato in mente che MariaCorti l'aveva definita una scrit-trice capace di «modellare lamateriaassillantee vertiginosadi cui sono fatti i sogni». Anchela saggista maneggia l'impon-derabile: non lo spazio oniricostavolta, ma il regno delle coseinvestite dallo sguardo magicoe tra-sfigurante di un metafisi-co della parola come Rilke. LaCapriolo sceglie la strada piùardua nella sua avventura ver-so il grande lirico tedesco: simi-metizza nel suomondo, lo glos-sa eparafrasautilizzando lette-re e versi, prosa e poesia. Conun linguaggio lieve e allusivo,ma tutt'altro che vago. Anzi,impastato di vigore filosofico,esso lascia filtrare un precisodisegno che accompagna le va-rie tappe del cammino rilkiano.E' una letturanel segnodell'em-patia, più che una vera inter-pretazione. Già nella poetica diBenn, a cui aveva dedicato unbel libro, L'assoluto artificiale(Bompiani 1996), Paola Caprio-lo aveva scoperto una forma ditrascendenza con le stimmatedel nichilismo:un'idea fortemasenz'ombradi trionfalismi.In Rilke ella individua ora il

travaglio di una modernità cherischia di sfigurare lo sguardodel poeta.E' la scopertadi Pari-gi, la Città-Dolore, metropolidove la nuda angoscia si tramu-ta in spazio. Ma anche il luogodove Rilke matura la consape-volezzadi sottrarre le coseaunmondo in disfacimento conunosguardonuovoche sa equilibra-re l'astrazionedel profondoe laconcretezza della realtà. Suquesto gesto, che la lezione del-lo scultore Rodin aiuta a com-piere, Rilke fonda la sua nuovapoetica: afferrare la sostanzadelle cose e trasporla in mate-riale linguistico, straniando lasoggettività, l'io poetico, nellecose stesse, che solo allora, nonpossedute, si svelano piena-mente.Lo sguardodiRilke«iso-la, tornisce»e scioglie gli ogget-ti dalla loro trama di abitudini,dalla quotidiana alienazione. E'un progetto di trasformazione,di salvezza del mondo: l'iniziodi quella metamorfosi, che laCapriolo segue con raffinatacomplicitànelle lungheperegri-nazioni rilkiane.L'itinerario della Capriolo

non segue le stradebattutedal-la critica: èquesto il suo fascinoe un po' anche il suo limite. Mail corpo a corpo con Rilke spri-giona intuizioni che solo unoscrittorepuòelargirecon tantagenerosità e finezza. E con unapunta di utopia, verso immagi-ni non profanate dai demonidellamodernità.

RILKESGUARDOCHESALVAILMONDO

Racconti Unviaggio esotericoper un pubblico insulare inglese

UnacaricaturadiKiplingcorrispondentediguerra(adestra):esceunasuaantologiadi raccontianglo-indiani

L’ESANGUEMADREINDIADIKIPLING

«La città dellatremenda notte»:caldo soffocante,dormienti-cadaveri,tradimenti amorosi

Narrativa straniera TuttolibriSABATO 17 FEBBRAIO 2007

LA STAMPAVI

www.librimondadori.it

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Page 7: 2007-02-17

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - VII - 17/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/07 - Autore: MAUMAG - Ora di stampa: 16/02/07 19.29

GIUSEPPEMARCENARO

Certo, davanti ai dipinti alli-neati a pubblico godimento nei mu-sei e nelle gallerie succede di tutto.La gente sfila in preda a un torporestupefatto, fa la bocca a uovo di pic-cione per lameraviglia, chiama qual-cunodel gruppo che venga a condivi-dere lo sgomento provocato dall’in-spiegabile. Nei religiosi brusii dellesale il pubblico digerisce passabil-mente immagini, nella maggior par-tedei casi collezionando soltantome-fitiche targhette - quelle dove stascritto l’autore, il titolo e il donatore -senza guardare il dipinto che le inef-fabili contrassegnano. Qualcuno pe-rò, in preda a uno «stranomale», cheprendendo dal diaframma sale allatesta infiammandola, schianta a ter-ra comeunbirillo. È l’eruzionedel de-liquio noto come «sindrome di Sten-dhal» che si prova prevalentementea Firenze, città dove tutto è troppo edove l’autoredeiSouvenirs d’égotismeebbe la sua botta di mal di mare arti-

stico. Oltre a certe opere degli Uffizi(particolarmente gettonato il Bacco diCaravaggio), luogo di eccellenza perdeliqui artistici è la cappella Brancac-ci, con gli affreschi di Masaccio. Qui, aquantosi dice, la gente tracolla.La causa?Sembra che i più sensibi-

li soggiacciano sconfitti dalla genialepotenza di quanto stanno guardando.Si sviene tuttavia non soltanto per levertiginose pitture: qualche turista in-trinsecandosi alla bellezza vienemenoa causa del caldo; dell’infoiata stan-chezza di voler vedere tutto a ogni co-sto frustrandosi il fisico; e magari an-che a conseguenza della carbonara ri-masta sullo stomaco.Madavanti a cer-ti dipinti - e non soltanto a Firenze - ol-tre a provare fatali vapeurs da collas-so, c’è anchechi rompe inpianto.Può capitare, confiteor, di trovarsi

in preda al panico e con il ciglio umidodavanti a undipinto raffiguranteunca-gnolino seminascosto nella rena,un’opera«marginale»di FranciscoGo-ya, che famostra di sé inmezzo al cor-teo delle ammiratissime pitture nere,

alMuseo del Prado, aMadrid. La lacri-mapotrebbenon essere scesaper il ca-gnolino nella sua curiosa quanto enig-maticapositura, e neppurea causadal-la gammadei color bruno di cui è cam-pita l’opera, piuttosto per la tensioneprovocata dal dipinto nel suo insieme,capacedi vorticareun fortissimomuli-nellodi flussi soggioganti.Al Museum of Modern Art di New

York, davanti alla Zingara dormiente eleonediRousseau il Doganiere che cre-ava, nella medesima sala, un vibrantecortocircuito con La notte stellata diVanGogh, fuprovataun’analogaverti-go. La «vittima», arrivata sull’orlo diun collasso, implorava: «Portatemivia.Stoperpiangere».

IL SONDAGGIO DI ELKINSSecondo James Elkins, che alla lacri-mazione davanti ai quadri ha dedicatoun intrigante quanto divertente libro,zeppodi interrogativi e rare conferme,il fenomeno è ben più complesso diquanto io abbia tentato di raffazzona-re fino a questo punto. Articolatissimo

saggio quello di Elkins, intanto perchéimplica, nel piagnisteo da choc artisti-co, opere che prendendo dal Rinasci-mento (dal grande e sublime GiovanniBellini) arrivano fin a Mark Rothko ealla celebre cappella di Houston cheaccoglie 14 immense tele di questo arti-sta, in apparenza tutteeguali.Prima di mettersi all’opera, da

buonamericano - dalle sue parti, comenoto, dichiarano sulle confezioni perfi-no il tasso di umidità delle mele -Elkins, diligentissimo, ha compiuto uncircostanziatosondaggio traquanti hapotuto rintracciare al mondo in gradodi testimoniare d’aver lacrimato da-vanti a un dipinto. Ha poi allargato lasua indagine a tetragoni storici dell’ar-te che non si farebbero smuovere alsentimento nemmeno dalle cannonategiacché, nel loro fervore accademico, iquadri li esaminano con il sadico di-stacco del perito settore quando sbat-teuncadaveresul tavolo anatomico.Elkins, ripercorrendo la storia del-

l’arte, rievoca le forti reazioni che han-no suscitato alcuni dipinti in «spettato-ri» di mondi ed epoche diverse, solleti-candoquell’umbratile luogo in cui l’oc-chio e lo spirito si fondono, dando luo-go a un’emozione che da sempre l’uo-mosente senza riuscirea spiegare.La lacrima suscitata dalla possen-

te enigmaticità di un dipinto non vie-ne dal nulla, arriva dalla tempesta delcuore di chi lo contempla, insisteElkins. Intanto, è bene ricordarlo, leopere d’arte non sono soltanto deco-razioni, bensì degli oggetti particola-ri che riescono a risucchiarci fuoridal mondo. È dalla ricerca di una sin-tonia con l’opera e di un abbandonoad essa che può accadere qualcosa.Fuorviante naturalmente la costanterichiesta dei cultori del turismo mu-seale o mostraiuolo che si ostinano

con il protocollare: «Mi può spiegareil significato di quel dipinto?». Che èla domanda più insulsa che un amato-re d’arte possa fare, specie se si dedi-ca organicamente a ciò che sta scrit-to sulla targhetta del museo o nellaguida. È una fortuna se riesce a vede-re dell’altro. Una volta che si ha la te-sta piena di informazioni frammenta-rie, diventa più difficile percepirequalcosa che vada oltre le targhette,la audioguide, i cataloghi che soffoca-no la capacità di sentire davvero.Il quadro, l’opera che un tempo

era una forma stupefacente, in gradodi ipnotizzare, è diventata argomen-to da telequiz e l’oggetto della miopeperizia degli studiosi. Mettendo inazione la loro attrezzeria culturale,gli storici d’arte non vedono più ciòche stanno guardando. Si dedicanoalle qualità accessorie dell’opera: imateriali, le dimensioni, i nomi deicommittenti. E infondendo nel pub-blico queste informazioni depistanodall’essenzialità dell’opera. La storiadell’arte acceca le opere d’arte.Nell’abbandono alla visione può in-

vece accadere qualcosa di insolito. Undipinto è energia fattasimateria.E tut-to sommatononè così difficile percepi-re il fruscio irradiato da un capolavo-ro, la cui grandiosità viene dall’accu-mulo emozionale che emana. Il «lin-guaggio»di questacomunicazionepuòcondurre a una felicità ritrovata: lasorpresa di percepire un altro univer-so. Forse per questo alcuni di noi pian-gono davanti alla maestà rivelata. Maquesto è un discorso che vale per ognivertiginosa forma dell’espressivitàumana. Poi se qualcuno non riesce amettersi in sintonia con un capolavo-ro, versando lamiracolosa lacrima, pa-zienza. Può comunque essere esorta-to: «Provaci ancoraSam».

GIORGIOBOATTI

Ameno che intervenga-no improbabili colpi di scena, sa-rà lei, la splendida biga etruscadorata, ritrovata oltre un secolofa sul colle del Capitano, pressoMonteleone di Spoleto, a essereincoronata regina della festa diprimavera con cui il Metropoli-tanMuseumdiNewYork apriràtra poco i nuovi padiglioni dell'arteetrusca, grecae romana.Lungo gli 8000 metri quadri

dell'esposizione - frutto di diecianni di lavoro edi oltre 155milio-ni di dollari di investimenti - thegolden chariot, come lo definisco-nogli addetti ai lavori, sarà il pez-zopiù prezioso esposto nella gal-leria intitolata a Leon Leky eShelbyWhite,munifici trustee diquello che probabilmente, consei milioni di visitatori, è il piùfrequentato dei grandimusei in-ternazionali.C'è però qualcuno che, lonta-

no dai frenetici preparativi incorso presso la sede del Met, ri-schiadi rovinare festa: comerac-

contaMario La Ferla ne La bigarapita, il ComunediMonteleone,assieme alla regione Umbria, hadecisodi avviare una causa lega-le nei confronti delmuseo ameri-canoper tornare in possessodel-lo straordinario reperto che do-po il ritrovamento, avvenuto nelfebbraio del 1902 per opera delcontadino Isidoro Vannozzi, sipone al centro di una serie di vi-cende che sono narrate col rit-moavvincentedi unaspystory.Nell'ordine entrano in scena

contadini con la vocazione del«tombarolo»,unmercantedi fer-raglie di Norcia (che per 950 lireacquista la biga, rinvenuta inuna tomba etrusca assieme aduescheletri, probabilmente i re-sti di unreedella suacompagna,sepolti accantoal loro golden cha-riot). E poi avventurieri, traffi-cantid'arte, politici corrotti, poli-ziotti indolenti. Da Norcia, inquel 1902, la biga finisce a Romadove J.P. Morgan, uno dei gran-di robber baron americani dell'epoca, la vede, rimanendone in-cantato. Decide, da appassiona-

to collezionistanonchégenerososponsor del Met, di farla appro-dareaNewYork.L'impresanonè facileperché

sulla faccenda s'alzano interpel-lanzeparlamentari rivolte al pre-sidente del ConsiglioGiolitti. Pe-rò J.P.Morgan samuovere benele sue carte: proprio in quel peri-odo porta a termine una serie digenerose acquisizioni che, favo-rendo famiglie romane vicine algoverno, consentono di dotarel'AccademiaAmericanaalGiani-colodi spazi adeguati.

PAGATA 250 MILA LIRECosì, forte di qualche autorevolecomplicità, la biga finisce - parenascosta in un treno merci cari-co di grano - a Parigi, in un cave-aux del Crédit Lyonnais, bancadiproprietàdel finanziereameri-cano. E da qui, dietro pagamen-to di 250.000 lire amisteriosi in-termediari, il reperto finisce al1000 di Fifth Avenue, sede delMet. Quando in Italia le accusecontro J.P. Morgan s'alzano ditono entra in scena il direttore

delMetropolitanMuseum.Si trattadi ungentiluomopie-

montese, Luigi Palma di Cesno-la, chedopoaverpartecipatogio-vanissimo all'assedio di Peschie-ra e alla campagnadiCrimeaè fi-nito negli Stati Uniti. Qui, com-battendoda eroe nella guerra ci-vile, è stato fatto generale, poi èdiventato consoleaCipro equin-di, avendo smistato in Europa,ma soprattutto verso il museoamericano, preziosi reperti ar-cheologici raccolti durante lasua «missione diplomatica», vie-nenominatodirettoredelMet.Palma di Cesnola difende

J.P. Morgan e assicura di averacquistato la biga aParigi di pro-pria iniziativae del tutto regolar-mente. Ma di quell'acquisizione,avvenuta oltre un secolo fa, nonesiste alcun atto ufficiale. Così ilcontenzioso legale tra il piccoloComune umbro e il potente Metè approdato sui grandi mediaamericani. E rischia di rovinarela festa di primavera attorno algolden chariot.

[email protected]

SindromeDal PradoalMoma, al Louvre:quando ci si commuovedi fronte a undipinto

pp Mario La Ferlap LA BIGA RAPITAp STAMPA ALTERNATIVAp pp. 158, !13

p Altre sei storie di «arte rubata»sono narrate da Roberto Fagioloin «L'ombra del Caravaggio» (Nu-trimenti, pp. 153, !10), dal furtodella «Gioconda» (Louvre 1911)alla «Natività» del Merisi (Paler-mo 1969) al «Ritratto di signora»di Klimt (Piacenza 1997)

LABIGAETRUSCADALTOMBAROLOALMETROPOLITAN

Spy story al Museo Ritrovata oltreun secolo fa, com’è finita a NewYork?

JAMES ELKINSDipinti e lacrimeStorie di genteche ha piantodavanti a un quadrotraduzione di Francesco Saba SardiBRUNO MONDADORI, pp. 276, ! 26

L’autore, ricorda Gombrich in unalettera in appendice, confuta il dettodi Leonardo: «Il pittore sarà mosso alriso ma non alle lacrime, ché le lacrimedisturbano le emozioni più del riso».

IL LIBRO

QUANTELACRIMEPER IL DOGANIERE

«Il sogno»,dipintodiRousseauilDoganiere:unsaggiodiElkins indagasulcomee ilperchésipuòpiangeredavantiaunquadro,sull’artecome«tempestadiemozioni»

Visioni TuttolibriSABATO 17 FEBBRAIO 2007

LA STAMPA VII

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Page 8: 2007-02-17

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - VIII - 17/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: MAUMAG - Ora di stampa: 16/02/07 19.29

Ernesto Rossi Le lettere 1943-1967,la ricerca laica di una «terza forza»

UNBASTIANCONTRARIOTRADCEPCI

ANGELOD’ORSI

Siano rese lodi a Mim-mo Franzinelli per l'amorevolelavorodi scavo checonducenel-la biografia di Ernesto Rossi,uomo vissuto all'insegna di unatriplice coerenza: antifascista,democratica e anticlericale. Hogià espresso, davanti a tran-chesedite inprecedenza, lamiaopinione sui limiti dell'autore, esull'«innamoramento» del suocuratore.Davanti a questonuo-vo capitolo epistolografico, nonposso esimermi da un dubbio:ha senso continuare con questostillicidio di edizioni, tutte par-ziali, che si intrecciano tra di lo-ro inorizzontale - trauneditoree l'altro - e in verticale, lungo idecenni? Il lavoro di cura deimateriali epistolari è comples-so, richiede tempi nonbrevi, pe-na risultati insoddisfacenti. Masonoquestionidimetodosucui,in questa sede, sarebbe ingene-

rosoe fuori luogosoffermarsi.Certo, anche questo ulterio-

re capitolo del Rossi-pensierooffre ragione d'interesse, spe-cie a chi si ponga a comprende-re il problema della transizioneitalianadal fascismoallaRepub-blica, e quindi dal nuovo «regi-me»dellaDc, comeRossi lo con-siderò, all'apertura al Psi. Sitrattadi documenti utili soprat-tutto per seguire dall'interno lagalassia di quel mondo politico-intellettuale di «terza forza»,tra i residui del PdA, via via piùlacerati e dispersi, i salveminia-ni, i radicali (Rossi fu fondatoredel Partito), gli amici del Mon-do, con tutte le innumerevolidiaspore, che mostrarono, conla litigiosità degli individui, i li-miti di una posizione che nonriuscì a trovare un centro digravità. L'anticonformismo,sventolato come una bandiera,non fu un collante sufficiente, enon soltanto le idiosincrasie ca-ratteriali, ma le differenze poli-tiche che nella guerra fredda,interna ed internazionale,emergevano sempre più nette,provocarono l'implosione dellacostellazione dei «laici», sem-pre più a disagio tra Dc e Pci,traNatoePattodiVarsavia.

ALL’OMBRA DI SALVEMINIEppure, chegruppodi persone!Oltre a Rossi, Lussu, Tasca, Si-lone, Valiani, Paolo Barile, Ros-si Doria, Enriquez Agnoletti,Spinelli, Olivetti, Pannunzio,Piccardi, Galante Garrone, finoai più giovani, da Eugenio Scal-fari a Marco Pannella... Ombrasovrastante, il vecchioSalvemi-ni, a cui tutti da vivo e post mor-

tem guardavano come a un nu-me, ma che non fu sufficiente aimpedire lo scoppiare reiteratodei contrasti e la loro mancatarisoluzione.Lo scontropiùaspro, e famo-

so, fu quello Piccardi/Pannun-zio generato da una nota nellaStoria degli ebrei italiani di Ren-zoDeFelice (1961), conun'accu-sa sostanzialmente di antisemi-tismo al primo, subito cavalca-ta dal secondo, suscitando larabbia sconfortata diRossi, e dialtri amici, che sul caso finironoper dividersi irrimediabilmen-te. Al di là dei torti e delle ragio-ni, Rossi rivelò la sua grandez-za d'animo, lui che era statouno degli antifascisti più seri,conquasi un decenniodi prigio-nia negli stessi anni in cui moltidi coloro che nel dopoguerra glifuronoamici scrivevanosugior-nali o professavano ex cathedra,tranquilli.Perciò l'accanimentocontroPiccardi a lui parve stru-mentale e ipocrita.Ene fece, co-me sempre, una battaglia diprincipio.L'episodio rappresen-tò la fine della militanza radica-le, ma anche della collaborazio-ne al Mondo, sostituita, grazieall'intesa con Parri e altri, dall'esperienza de L'Astrolabio, unodei settimanali politici più viva-cidell'Italia fra i '60 e i '70.

L’ITALIA «TISICUCCIA»Le lettere confermano, nel be-ne e nel male, le caratteristichedi questo «bastian contrario»,pronto all'ira e al perdono, acu-tonei giudizi, talora ingiusto, ef-ficacenelle analisi, benché spes-so semplificatorie, ma onesto, edalla notevole verve anchescrittoria (è uno dei grandiesponenti dell'epistolografiapo-liticadel ‘900 italiano).Ma quale, in sintesi, il suo

«programmapolitico» per l'Ita-lia che cercava di fare (male) isuoi conti con il passato?Lo sin-tetizza in un'amara lettera allamadre dei fratelli Rosselli, nelmaggio '46. Non essendoci sta-to il crollo del fascismo per unarivoluzione, l'Italia «tisicuccia»si avviava sulla strada di unagrigia continuità, dominata da«preti» e «padroni», divoratadal cancroburocratico e centra-listico (Rossi è uno dei grandipadri del federalismo interno einternazionale), schiacciata dalpeso dei corporativismi vecchie nuovi, a cui una parte della Si-nistra non era estranea, per illungivedenteRossi.Davanti a talequadro, egli fu

subito una sorta di apolide, che,tuttavia, non rinunciò al sognoe all'imperativo dell'azione di-retta: per Rossi, infatti: «Nonbasta riconoscere la necessitàpratica.Un intellettuale, se è ve-ramente tale, ama la verità, enon è disposto a confinarla neitrattati scientifici».

pp Ernesto Rossip EPISTOLARIO 1943-1967

Dal Partito d'Azioneal centro-sinistra

p a cura di Mimmo Franzinellip LATERZAp pp. XXVII-554, ! 38

p Tra i destinatari delle lettere(circa 350, in gran parte ine-dite): Bobbio, Calamandrei,Einaudi, Galante Garrone, Mi-la, Olivetti, Parri, Salvemini,Scalfari, Silone, Altiero Spi-nelli, Valiani

MICHELEAINIS

La composizione delleclassi dirigenti di unPaesene ri-vela la sostanza più profonda,ne mette a nudo l’ossatura. El’indagineoperatadaungruppodi sociologi direttodaCarloCar-boni - ora pubblicata da Laterza- ne offre una radiografia spieta-ta. Quale? Un’oligarchia di 17milapersonaggi, «maschile, cen-tronordista, invecchiata, con vi-stosi problemi di ricambio, for-te in consenso e debole in com-petenza».A questa desolata conclusio-

ne Carboni giunge sfogliandouno per uno le migliaia di curri-cula ospitati nell’edizione 2005diWho’s who in Itay, catalogan-doli, comparandoli con le edizio-ni precedenti. E i dati sono perl’appunto quantomai eloquenti.Difatti: nel 1998 in questa élitec’era una maggioranza relativadi cinquantenni, nel 2005 pre-valgono di gran lunga i sessan-tenni. Ma per forza: perché vis’incontrano sempre le stesse

facce, sicchéperdue terzi la suastruttura è rimasta inalterata.Meno di uno su 4 ha fatto espe-rienze di studio e di lavoro al-l’estero. Le donne costituivanol’8% nel 1990, ma sono ancoraappena il 12% nel 2004; e oltre-tutto una su tre è un personag-gio dello sport o dello spettaco-lo. I giovani sotto i 35 anni rap-presentano meno del 3% del to-tale. Solo un quinto delle classidirigenti è nato in una regionedel Sud.Al verticedella scala so-ciale si riduce lo spazio dell’eco-nomia, mentre guadagnano po-sizioni i politici e il mondo delleprofessioni.Cresce il potere del-le lobbies, e crescealtresì il pesospecifico della fedeltà, dell’ap-partenenza a questa o a quellacamarilla per farsi largonella vi-ta. A tutto scapito ovviamentedel merito, delle competenzepersonali.Da questi dati esce il profilo

d’una società ingiusta, e ingiu-sta perché ingessata nelle suestruttureportanti, eperchénonsa dare spazio ai suoi talenti.

Forse lo sapevamo già, ma le ri-cerche sociologiche hanno per-lomeno il pregiodi toglierci qua-lunque alibi, di farci sbattere ilmusocontro la realtàdei fatti.

ASSUNTI SENZA CONCORSOUn solo esempio: la nostra Co-stituzione stabilisce che agli im-pieghi pubblici s’acceda perconcorso, in modo da assicura-re la selezione dei migliori, non-ché la loro indipendenza dal po-liticodi turno.Maquesto princi-pio è ormai diventato cartastraccia. Così, nel quindicennio1975- 1990 il 60%dei neoassuntiè stato immesso in ruolo senzaalcun concorso, e dopo di allorail fenomeno ha assunto dimen-sioni ancora più imponenti,senz’alcuna verifica preventivané delle esigenze d’organico nédella professionalità dei nuovivenuti.Da qui una crisi di fiducia,

che ancora una volta investe inprimo luogo la politica.A tale ri-guardo ci vengono in soccorsoaltre ricerche, talvolta richia-

matenello stesso volumediCar-boni. In base a una rilevazioneCensis del 2000, in Italia solo il4,4% della popolazione si senterappresentatodai partiti.Un’al-tra indagine dell’università diOxford attesta che nel 2002 il li-vello medio di sfiducia degli ita-liani sulle proprie istituzioni erapari al 56,5%, di gran lunga su-perioreaquello tedesco (44%)oinglese (40%). Per l’IstitutoCat-taneo di Bologna, nel 2005 soloun italiano su 30 aveva fiducianella pubblica amministrazione(negli Usa il livello è superioredi quasi 4 volte). E a propria vol-ta quest’ultima - secondo il Glo-bal Competitiveness Index -precipita al 113˚ posto su 117 Pa-esi, quanto a inefficienza. Men-tre la stessa fonte ci colloca al114˚ posto circa l’acquiescenzadel nostro sistema fiscale versoil privilegio.Insomma: se l’élite che ci go-

verna è una gerontocrazia chiu-sa e inossidabile, almeno in que-sto caso c’è da dire che i capellibianchinonportano saggezza.

pp Carlo Carboni (a cura di)p ÉLITE E CLASSI DIRIGENTI

IN ITALIAp LATERZAp pp. 164, ! 10

Tra gli autori del volume: Ema-nuele Pavolini, Roberto Giulianel-li, Italo Moscati, Renato Novelli,Ercole Sori. Nella prefazionePierluigi Celli richiama il saggiodi Ornaghi e Parsi «Le virtù deimigliori», il Mulino (purtroppofuori commercio)

Indagine Una classe dirigente privadi ricambio, che non premia il merito

Il saggio che Pier VincenzoMengaldo,professoredi sto-riadella lingua italianapres-so l'Università di Padova,ha appena pubblicato per i

tipi di Bollati Boringhieri - Lavendetta è il racconto. Testimo-nianze e riflessioni sulla Shoah(pp. 175, euro 12) - è a prima vi-sta un percorso nella letteratu-ra intornoallaShoah.Lo studioso associa le testi-

monianze, le memorie indivi-duali dell'esperienza, vissuta erimasta, alle analisi storicheche sono seguite ai fatti. Anchequi, il ventagliodimateriale spa-zia dal testo più specifico allasintesicompleta, comequelladiRaul Hilberg: La distruzione de-gli ebrei d'Europa pubblicata initaliano, in tempi diversi, da Ei-naudi.Mengaldoentra in questepa-

role. Affronta tutto l'universoconcentrazionarioe non soltan-toquellonazista (c'è anche il gu-lag di Solzenicyn) attraversociò che emerge dall'esperienzanarrata e registrata: da NedoFiano a Viktor Frankl, da HansJonas a Liana Millu, i nomi diqueste voci sono davvero tanti.Si potrebbe rilevare, a questoproposito, che praticamentetutta questa storia è una rico-struzione di parole, attraversole quali la realtà di quel passatotorna - piùomenosfocata.L'originalità dell’analisi di

Mengaldostaperònel ricostrui-re l'esperienza concentraziona-ria dentro e non attraverso leparole: «Comemostrano i testi-monidi piùomeno forte scrittu-ra, non si trattadi esprimere l'or-roremadi testimoniarloe cono-scerlo, e in questo le parole, lesobrie parole, sono indispensa-

bili». Questo saggio si configuradunque come una vera e propriasintassidel discorsoche vienedo-po il campo di concentramento:quando testimoniare diventa permolti una necessità inevitabile,ma anche la frustrante consape-volezza che le parole - tutte ed'ogni lingua - sono inadeguateall'esperienza.Ne sono immensa-mente lontane. Fra questi dueestremi, il bisognocioèdinarrareper un verso e la frustrazione dinonesprimereper l'altro, si situa-no i racconti.Mengaldo li passa in rassegna,

ne esamina il lessico e la costru-zione linguistica, si sofferma suisilenzi. La mole di materiale chelo studiosoaffrontaè davverono-tevole: l'effetto nel lettore è quel-lo di una vera e propria «globaliz-zazione»dell'orrore.Un piccolo appunto: la tratta-

zione è spesso interrotta, comesincopata, da riferimenti biblio-grafici enumerici nel corpodel te-sto, piuttosto che nelle note: equesto spezza un poco l'attenzio-ne.Ma certo, amarginedi questaapprofonditae soffertadisamina,emerge a poco a poco il centrodellaquestione.E cioè che le testi-monianze sullaShoah sono intac-catedal paradossodell'inesprimi-bilità di questa esperienza.Quan-tomai ci si avvicinaalla realtà vis-suta (anzi sopravvissuta) con leparole? Mengaldo, e noi con lui,trova la risposta nella voce diAharon Appelfeld: «Le parolenon hanno la forza di fronteggia-re le grandi catastrofi; sonopove-re,misereemistificanti».(L’autore discuterà il suo libro

con Gian Luigi Beccaria e MarcoRevelli,martedì 20 febbraio a Tori-no h. 17,30 al Museo diffuso dellaResistenza.n.d.r.)

TERRE PROMESSEELENA

LOEWENTHAL

DOPO, LE PAROLENON BASTANO

Come testimoniare l’esperienza dei campi di concentramento?Mengaldo esamina la letteratura della Shoah (e non solo),

racconti necessari, eppure nel contempo sempre «inadeguati»

Ernesto Rossi (a sinistra) negli Anni 60 con Mario Pannunzio, fondatore della rivista «Il Mondo»

MASCHI, VECCHIE INCOMPETENTI:ECCOL’ÉLITE

Storie TuttolibriSABATO 17 FEBBRAIO 2007

LA STAMPAVIII

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Page 9: 2007-02-17

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - IX - 17/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/09 - Autore: MAUMAG - Ora di stampa: 16/02/07 19.29

ALESSANDRODEFILIPPI

Nel settembre 2005 la Franciacelebrò le esequie di Freud e della suascuola. Venne pubblicato Il libro nerodella psicoanalisi, atto d'accusa che su-scitò scalpore e scandalo e che parve amolti la definitiva sepoltura del mitodel lettino. Le Monde, con inevitabilesciovinismod'ufficio, lo definì «il primovero libro di storia della psicoanalisi».Non vi fu altrettanto clamore in altrenazioni, Italia compresa, dove, dopouna certa curiosità (alimentata da un'intervista rilasciatadaElisabethRoudi-nesco, pitonessadella psicoanalisi fran-cese), del libro ci si dimenticò fino alla

suapubblicazione,piuttosto in sordina,nel novembre scorso. Non vi fu altret-tanto clamoreperchénoncen'erabiso-gno: la Francia, con l'Argentina, è or-mai l'unico Paese in cui si guardi allapsicoanalisi come a una roccaforte dipotere da scalzare e non come a unadelle molte metafore della psiche e delmondo.L'impatto del Libro nero è aggressi-

vo, fin dalla scaltra veste editoriale. Alcentro di una copertina nero su nero,degna del funerale che si celebra all'in-terno, spicca una fotografia di Freud, ilcaro estinto. Quel viso che emerge dall'oscurità pare l'immagine d'un onnipo-tenteSignoredegli Anelli della psicodi-

namica; del resto, proprio un anello do-natodaFreudera il simbolo dell'appar-tenenza alla sua più intima cerchia, ilComitatosegreto.Il libro, inquasi settecentopaginedi

attacchi vigorosi e sovente (non sem-pre) ben motivati, non può che far di-scutere, soprattutto se il ritratto cheemerge del Professore è quello di uncialtronemillantatore e unpo' cocaino-mane, molto interessato ai quattrinidei suoi talora facoltosi pazienti. Giudi-zio che, con l'eccezione della cocaino-mania, viene riservato anche ai succes-sori di Freud, descritti non troppovela-tamente come ignoranti approfittatori,sanguisughedi denaro e potere. Si trat-

ta, in effetti, di un attacco senza prece-denti, tale da far passare ben più di unbrivido lungo la schienadeimalcapitatianalizzandiodierni.L'assuntodel libro,pur nella complessità degli articoli dicui è composto e nell'attendibilità dimolti di essi, è semplice.Lapsicoanalisiè la grande truffa del ventesimo secolo,più ancoradel rockandroll: una costru-zione ben più che inutile, dannosa finoalla morte: «Le teorie psicoanalitichehanno ostacolato il trattamento dellatossicodipendenza e contribuito allamorte di migliaia di persone»; oppure:«cosa c'èdimale nell'affermareche i di-fensori di Freud “non si sono semplice-mente sbagliati ma sono ipocriti e spu-dorati”»?Nonc'èmale, davvero.In realtà l'opera curata da Catheri-

ne Meyer ha molti meriti storiografici,contribuendoalla comprensione - e allacritica - di un fenomenocomplesso e di-scutibile.Ci sarebbedadire che il conti-nuo tonobrillante, addirittura sarcasti-co, di certi articoli nuoce al libro e, inPaesi in cui il potere degli analisti èsempre stato molto minore che non inFrancia, appare francamente sproposi-tato. Anche il titolo italiano, non citan-do Freud come quello originale, inducein qualche equivoco. L'opera è rivoltacontro Freud e i freudiani, mentre danoi nel discorso profano, anche colto, sitende ad accomunare sotto il terminedi psicoanalisi le scuole psicodinami-che,quelle, per intenderci, checredonoall'esistenza dell'inconscio, da Jung adAdler, da Ferenczi alla psicologia dell'Io, con le quali gli autori dei saggi nonpaiono sempre avere grande dimesti-chezza.

SOLO LADRI E IMBROGLIONI?Il libro comunque inquieterà gli stessifedeli, e qualsiasi analista bennato sisentiràspintoaunapprofonditoesamedi coscienza per domandarsi se sia sta-to ipocrita e spudorato, disonesto finoal ladrocinio o bugiardo. Ma qui inizia-no i dubbi. Nel testo la psicoanalisi ètrattata comeuna costruzioneconpre-tese di scientificità e come tale facil-mente criticabile, non rispondendo ov-viamente al criterio di falsificabilità diPopper. Al tempo stesso, si rimprove-rano agli analisti teorie fantasiose e in-sostenibili, paragonandole a quelle,d'indubbiaefficaciaclinica,delle scuolecognitivo-comportamentali.È facile dimostrare questi assunti:

la psicoanalisi non è una scienza e, al-meno in Italia, pochi o nessuno sareb-bero disposti a affermare il contrario.Al tempo stesso è vero che taluni testianalitici sfiorano, nella loro autorefe-renzialità, il grottesco. Il problemaèunaltro: è davvero questa la psicoanalisioggi praticata? Esistono gli psicoanali-sti di cui il libro presenta un quadro co-sì negativo: ladri e imbroglionidella psi-che?È osservazione comune che vi sia-no terapeuti bravi e altri meno o affat-to, ma tutti i terapeuti bravi, analisticompresi, sono abbastanza in accordosui loro obiettivi e sul loro approccio almalato, usando, con umiltà, strumentidi vario genere, dall'interpretazioneall'interventopedagogico,dallaprescrizio-ne comportamentale al consiglio basa-to sulbuonsenso.

Un lavoro artigianale, dunque. Delresto, il fraintendimento sulla scientifi-citàdell'analisi è stato spazzatoviamol-ti anni fa dalla concezione junghiana diequazione personale: ogni teoria psico-dinamica non può non risentire dellecaratteristiche intellettuali, emotive,etichedel suocreatore.Ogni teorianonè quindi che una metafora, e ciò chefunziona davvero è l'incontro tra tera-peuta e paziente, con la loro capacità dicreareunospazioaffettivosincero.Poi,in quell'incontro,molte tecnicheposso-no essere usate: è sufficiente che fun-zionino. Vero è che la psicoanalisi freu-dianaortodossa sembranonaveremol-te applicazioni cliniche e che si basa suun lavoro lungo, costoso e faticoso. Aquestoproposito, unaneddotopersona-le: molti anni fa, il mio primo analistami citò il caso di una persona affetta dafobia;diciamo fobiadei ragni, per esem-pio. Il paziente, nel giro di un paio d'an-ni, aveva dato una straordinaria svoltaalla sua vita: aveva trovato una compa-gna, un lavoromigliore e si era bene in-serito nel suo ambiente. E i ragni, do-mandai?Ah,beh, la fobiaè rimasta.Aneddoto grottesco? Non direi: il

punto è che bisogna sapere cosa chiede-reaun'analisi.Senepuòottenereunper-corso di vita, unameditazione sui propridesideri, e, soprattutto, comediceAugu-stoRomano, «unariappropriazioneemo-tivadi sé».Pocoachevederecon lamedi-cina o con la cura, dunque, molto invececon il prendersi cura. L'analisi occupaunospaziodiversorispettoalle «magnifi-che sorti e progressive» delle terapie co-gnitive e delle neuroscienze e anche ri-spetto al loro riduzionismo: quello del si-lenzio e della concentrazione su se stessiinunmondofragorosoevolgare.

Il libro nero della psicoanalisi Contro «la truffa del ’900»inutile e dannosa: si attacca la teoria,ma si dimentica chequel che conta davvero è l’incontro tra terapeuta e paziente

AUGUSTOROMANO

Jung racconta nelle suememorie che, incerto sulla stra-da da intraprendere dopo la lau-rea in medicina, la lettura delmanuale di psichiatria di Krafft-Ebing lo indussea sceglierequel-la specialità.Enonperché si trat-tassedi un'operaparticolarmen-te originale, ma perché l'autorenella prefazione affermava chele psicosi erano «malattie dellapersonalità».Contrariamenteal-la cultura medica del tempo, in-cline a considerare le malattiementali comemalattie del cervel-lo sostanzialmente incurabili,questaaffermazione si apriva all'idea che la persona umana è unastruttura unitaria, di cui fannoparteanche le sue alterazionipa-tologiche.Appaiono ora in italiano, a ol-

tre cento anni dalla edizione ori-ginale, leBiografie sessualiestrat-te dal testo più celebre di Ri-chard von Krafft-Ebing, quellaPsychopathia sexualische all'epo-ca ebbe numerosissime ristam-

pe e traduzioni. Il ragguardevoletomo raccoglie storie cliniche didiversa ampiezza, tutte relativea quelle che la scienza dell'epocaconsiderava perversioni sessua-li (sadismo, masochismo, ipere-stesia sessuale, omosessualità,feticismo,esibizionismo).In verità, la lettura non con-

ferma le buone intenzioni espres-se in quella prefazione che tantoaveva impressionato Jung. Ciòche soprattutto colpisce èl'aspetto teratologico dell'insie-me, l'assemblaggio, in una spe-cie di gabinetto dove si mescola-no orrori e bizzarrie, non tantodi frammentidi vitaquantodi ge-sti, tic, invenzioni sessuali di allu-cinata baroccagine. C'è vera-mentedi tutto, dal tipo che strap-pa le mammelle e i genitali allapovera vittimapermangiarli poicotti congli gnocchi, a quellochesi eccita facendo entrare unaprostituta in un tino pieno d'olio,all'altro che traemassimopiace-re erotico dal disegnare reti ditriangoli equilateri. Per non diredellapredilezioneper gli stivalet-

ti («non però curvi alla francese,madiritti all'inglese»!)o per i pie-di di «donne finemente educate,peraltro non lavati da diversigiorni», o anche per il crespo dilutto portato sul cappello o sulbraccio. E ancora: la signorache, quandovaa lettocolmarito,esige di andarci con le scarpe; el'esibizionistache, per contrasta-re la sua inclinazione, si proponedi ordinare al suo sarto un paiodi mutande chiuse diversamen-te. Né mancano le notazioni dicostume. Apprendiamo peresempio che a Napoli era faciletrovare false vergini, ma anche«giovani superbi dagli occhi nerie dai capelli ricciuti, per sommeassai tenui». O che le famiglie diceto elevato cercavano di farpassare per pazzi i rampolli chesi innamoravano di ragazze dicondizione inferiore.Oscillante tra il varietà e il

Grand Guignol, attraversato dalampidi un involontario surreali-smo, serbatoio potenziale di rac-conti volta avolta gotici onatura-listici, il libromostra anche i pre-

giudizi dell'autore e della societàcui appartiene. Non va dimenti-cato che il codice austro-ungari-co puniva con la detenzionel'omosessualità; l'autore ci ag-giunge di suo una vera e propriafobia per la masturbazione («ilfunestoonanismo»).Mi sono lasciato trascinare

dalladerivaaneddotica.Perché?Credo che una parte di colpa siaimputabile al libro, nel quale -con la parziale eccezione di alcu-ni scritti autobiografici - le vicen-de degli individui esaminati ven-gono reificate nella forma delladiagnosi o del «caso clinico». Seinterroghiamo le parole, siamocolpiti dal fatto che spesso il ter-mine «caso» significa «eventoprivodi necessità».Così è di que-ste monotone storie, cui per lopiù è stato sottratto lo spessoreumano, la sofferenza, la vergo-gna, la colpa di cui sono intessu-te. Prive sia del fulgore del mito,sia del retroterra psicodinami-co, la vita di cui qui si tratta striz-za l'occhio al teatro delle mario-nette, e al teatroanatomico.

Freud in una caricatura di Marcenaro (tratta da «Panorama», 1982)

pp Richard von Krafft-Ebingp BIOGRAFIE SESSUALIp traduzione di Piero Giollap NERI POZZAp pp. 590, ! 38

p Queste «Biografie sessuali» so-no tratte dalla «Psychopathiasexualis» di von Krafft-Ebing,uscita nel 1886: pochi anni dopoFreud avrebbe pubblicato «L'in-terpretazione dei sogni».

PerversioniDai feticisti ai sadici,il catalogo fine ’800 diKrafft-Ebing

NIPOTINI DI FREUDSANGUISUGHEDISOLDIEPOTERE

AUTORI VARIIl libro nerodella psicoanalisisotto la direzione di Catherine MeyerFAZI pp.689, !29,50

Il sottotitolo dice: «Vivere, pensare estare meglio senza Freud». Nellaprefazione all’edizione italiana lacuratrice risponde a chi ha trattato gliautori come «ragazzacci che se laprendono con la vecchietta». Il loroscopo, spiega, era solo «contestare lapretesa della psicoanalisi di essere lasola psicoterapia che funzionaveramente»

IL LIBRO

CHEPIACEREGLISTIVALETTIALL’ INGLESE

Idee TuttolibriSABATO 17 FEBBRAIO 2007

LA STAMPA IX

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Page 10: 2007-02-17

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - X - 10/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/10 - Autore: SAMPOZ - Ora di stampa: 09/02/07 17.39

pp Vanni Codeluppip LA VETRINIZZAZIONE

SOCIALE. Il processo di spet-tacolarizzazione degli indivi-dui e della società

p BOLLATI BORINGHIERIp pp. 109, ! 11

pp Rem Koolhaasp JUNKSPACEp a cura di Gabriele Mastriglip Quodlibetp pp. 123, !13,50p SAGGIO

GIANFRANCOMARRONE

Che cos'è una vetri-na?Apparentemente è una la-stra di vetro che separa il ne-gozio dal marciapiedi. Ma aben pensarci, si tratta di qual-cosa di più complicato. Piutto-sto che un oggetto del mon-do, la vetrina è un dispositivoal tempo stesso ottico e pro-mozionale, un congegno chetrasforma il passante casualein un sicuro compratore. Die-tro quel vetro largo e splen-dente, ogni negoziante espo-ne gli oggetti che più potreb-bero attirare l'attenzione delcliente, portandolo a entrarenel negozio e ad acquistarequalcosa. Una vetrina parla,dice cose molto precise che,in fondo, sono suadenti pro-messe a chi, attraversandolacon lo sguardo, punta su ciòche essa tuttavia gli impedi-sce di toccare. Ogni vetrina ri-pete allora: «Ti faccio vederetante belle cose, sono tuttequi, pronte per te, ti aspetta-no; ma per possederle, ahi-mè, devi entrare e pagare».Sembradi sentire persone ve-re, e peraltro con un ruoloprofessionale tanto anticoquantopreciso.Per questa ragione Vanni

Codeluppi, fra i più attenti

studiosi italiani di sociologiadei consumi, studia da tempole vetrine e tutto ciò che essecomportanonella vita quotidia-na. Qualche anno fa, neLo spet-tacolo della merce (Bompiani)aveva ricostruito le trasforma-zioni dei luoghi di vendita e direlativo consumo: dalle botte-ghe ai mercati, dalle esposizio-ni universali ai passages, daigrandimagazzini ai centri com-merciali, sino agli attuali con-cept stores e ai parchi a tema.Veniva fuori come la logica dell'esposizione delle merci non so-lo abbia occupato ogni luogo emomento della vita individualee collettiva, ma abbia anchemodificato l'idea di merce: dacosamateriale a spettacolo im-materiale, bene virtuale.Seguendo questo ragiona-

mento, nel suo ultimo volume,La vetrinizzazione sociale, Code-luppi mostra come la vetrinasia ormai diventata unmodo difare e di essere: un dispositivodi visione che è un regimedi or-ganizzazione sociale, una for-ma comunicativa che supera ilimiti del punto vendita - diqualsiasi natura e dimensione -per espandersi in luoghi e situa-zioni anchemolto diversi.In una vetrina, ricorda in-

nanzitutto Codeluppi, ci si puòanche specchiare. E non è ne-

cessariamente un bel vedere:ci si scopre soli di fronte aglioggetti, senza nessuno con cuicondividere il desiderio voyeu-ristico dell'ammirazione dimerci che quelle stesse vetri-ne, per proprietà transitiva,rendono ancora più brillanti.Se pure l'individuo moderno,perduti i punti di riferimentotradizionali, costruisce la pro-pria identità nell'atto del con-sumo, d'altro canto quest'attoè quasi sempre solitario, avul-so da qualsiasi interazione congli altri. Si vive nell'istantanei-tà, inseguendo una gratifica-zione sempre diversa, in unaspaesante corsa all'ultima no-vità. Accade così che le diffe-renze fra guardante e guarda-to si appiattiscano. Per dotar-si di un'identità, non basta piùscegliere fra la varietà delleproposte di mercato. Occorremettersi in mostra, passaredall'altro lato della vetrina, ti-rarsi a lucido, farsi belli e dar-si a vedere: trasformarsi cioèin altrettante merci. È questala vetrinizzazione sociale: unalogica perversa dell'esposizio-ne di tutto e di tutti, a vantag-gio di tutto e di tutti.

PERSINO LA MORTEIl libro propone moltissimiesempi a questo riguardo, pre-si da ogni campo della vita deinostri giorni. Si pensi al corpo,non più destino che ci portia-modietroma risultatomomen-taneo di una serie di sforzi permigliorarlo e cambiarlo, abbel-lirlo ed esporlo. Fra la moda, lepalestre e la chirurgia esteticac'è solo una differenza di gra-do. Si pensi ai reality show, unfenomeno di straripante suc-cesso che ha trasferito la prati-ca delleweb camdagli schermidei computer a quelli televisi-

vi, istituzionalizzando l'idea dipoter trascorrere ognimomen-to della vita giornaliera in unaspecie di vetrina. Si pensi al dif-fondersi delle città palcosceni-co, insieme di luoghi dove nonsolo ci si mette in mostra mache si mettono in mostra essistessi, previamente e opportu-namente imbellettati: Di-sneyword èdovunque.E finanche la morte viene

messa in vetrina: funeral ho-mes, cimiteri su Internet, anel-li che contengono la cenere deicremati, clip nelle tombe... Manon diciamolo ai black bloc:troverebbero una qualche ra-gionedel loro operato.

LEGGERE LA MATEMATICA

MARCOBELPOLITILo Junkspace, lo spa-zio spazzatura, è il re-

siduo che l'umanità lascia sulpianeta. Di cosa è composto?Scale mobili, aria condiziona-ta, sprinkler, porte tagliafuo-co, lamed'aria.Se l'architettu-ra separa gli edifici, l'aria con-dizionata li unisce. Essa sor-regge le nostre cattedrali: igrandi centri commerciali.Rem Koolhaas, architetto,saggista, grandeprovocatore,descrive nel suo saggio Junk-space, in modo lucido e insie-me cinico la situazione in cui

si trova oggi l'architettura con-temporanea. Per Koolhaas ilmovimento moderno ha deva-stato il pianeta con il suo mododi costruire, composto di gran-di scatole, parallelepipedi cheammorbano le periferie urbanecome gli svincoli autostradali, isupermercati e le villette dell'hinterland. Ma invece di pro-porre una nuova ecologia, unmodo di pensare e usare lo spa-zio più consono alle risorse delpianeta, Koolhaas sfida il con-temporaneo ad andare avanti,a superare la propria barrieradel suono, prendendo atto cheinvece dello sviluppo lo Junk-space offre entropia, invece delprogresso una forma di collas-so rallentatoe senza fine.Dopo aver teorizzato l'esi-

stenza del XXL, l'extra large,anche in architettura, il teori-co olandese di Delirious NewYork propone la visione di unapost-architettura, spazio in cuiil disastro viene gestito attra-verso categorie che ricordanola critica della ragion cinica diSloterdijk, ma anche il dadai-smodi Schwitters; la nuova cit-tà, che Koohlaas chiama CittàGenerica, assomiglia al Merz-bau dell'artista tedesco: un col-lage tridimensionale, colonnainfinita composta di parti ete-roclite e incongrue. Il program-ma dello Junkspace è dunquel'escalation. La città che l'ar-

chitetto olandese descrive so-miglia ai non-luoghi di MarcAugé; meglio: è tutta un non-luogo, così che la differenza traluogo e non-luogo è superata.La stessa politica diventa inquesta visione cinica «unmani-festo fatto con Photoshop, pro-getti ininterrotti del reciproca-mente esclusivo arbitrati dapochi trasparentiOng».In questo spazio sociale e

architettonico domina il Gran-de Fratello di Orwell fornito divideocamere e carte di credi-to, tessere e moneta elettroni-ca: «Il soggetto è svuotato del-la sua privacy in cambio dell'accesso al nirvana del credi-to».Ma a differenza delle visio-ni apocalittiche di Orwell, quinon c'è unDittatore, mente oc-culta che regola tutto, bensì ilsistema è policentrico e anoni-mo, ovvero funziona per sestesso e non ha altro scopo chela propria conservazione edespansione: «lo Junkspace èuno spazio senza autore, e tut-tavia sorprendentemente auto-ritario». Anche la diffusionedell'inglese, la neo-lingua delGlobo, è per l'architetto olan-dese una vittoria di Pirro: «Labastardizzazione collettivadell'inglese è il nostro succes-so più impressionante».La visione del contempora-

neocheKoohlaas ci offre è scon-solante: un luogo dove i conflittitendono a risolversi nell'E-spa-ce e a trasformarsi in mattonidello stesso Junkspace. L'ufficiodiventa la casa urbana, le scri-vanie sonomutate in sculture, ilpavimento illuminato da farettia incasso.UnuniversoPost-it incuidomina la«memoriadi squa-dra», la «persistenza dell'infor-mazione» e l'agit-prop azienda-le. Di sicuro dal punto di vistaarchitettonico la visione di Ko-

olhaas coglie nel segno: il singo-lo edificio perde di significato ediventauna semplice infrastrut-tura della società, ricorda Ga-brieleMastrigli nella suapostfa-zione al libro, prodotto più dell'incontro tra la scala mobile el'aria condizionata che del dise-gno dell'architetto. Koohlaasnon propone soluzioni, ma soloattraversamenti; spinge il letto-re a varcare questa soglia delpresente come se si trattasse disuperareuna linead'ombra, ap-pellandosi più al vitalismo chenonalla fede o all'ideologia.Nel-lo Junkspace anche le ideologiesono diventate spazzatura eproduconosolo entropia.

ARCHITETTI,BASTASPAZZATURA

GEOMETRIA

A spasso conMr. Quadrato= Anna Cerasoli, docente dimatematica delle superiori,scrive racconti matematici perragazzi. Dopo i numeri, oggetto didue suoi libri precedenti,prosegue ora con la geometria. E'sempre il nonno adaccompagnare il nipote nellenuove indagini, portandolo ascoprire quanta matematica ci sianascosta nei tramezzini o nellearance, negli specchi o neipinguini, nel pallone o nellecomete. «Mr. Quadrato - A spassonel meraviglioso mondo dellageometria (Sperling & Kupfer,pp.162, e 12,50) è un libro pergiovani studenti delle medie e deiprimi anni delle superiori, invitatia penetrare, attraverso i variracconti, nei segreti dello spazio.Donald Coxeter

MACHISEISENONSTAIINVETRINA?

UN SEMIOLOGO SI DIVERTE

Enigmie rompicapi= Marcel Danesi, semiologocanadese, studioso di didatica,ha scoperto i vantaggi dell'usodi giochi e puzzle, strumentiideali per aprire la strada alragionamento matematico. Ilsuo «Labirinti, quadrati magici eparadossi logici» (Dedalo, pp.309, !14,50) non è un libro daraccomandare a chi già ama lamatematica e sa quanto siadivertente, ma a chi la conoscepoco, non l'ha mai amata e forseingiustamente l'ha anche un po'odiata. Danesi presenta diecienigmi classici, come La torre diHanoi o Il quadrato magico.Sono occasioni per scoprirenuove idee matematiche enuovi, originali rompicapi cheincuriosiranno il lettore.

FEDERICO PEIRETTI

DIVULGAZIONE

Stranezzeper i curiosi= Ghisetti e Corvi è uno dei rarieditori scolastici che hanno ilcoraggio di andare oltre il manualeper proporre una collana di libri didivulgazione matematica di altolivello. L'autore di questi libri èJean - Paul Delahaye, uno deimigliori divulgatori francesi,docente di informaticaall'Università di Lille. «Matematicacuriosa» (pp. 136, !10,50) è ilsesto libro della collana, rivolto achi è disposto «a meravigliarsi difronte alle stranezze matematichedel mondo». E' composto dacapitoli indipendenti, da leggerecome meglio si crede, in un ordinequalsiasi. E' un libro affascinante,destinato a chi ama il gioco, l'arte,il paradosso, il ragionamento, lescommesse.

DONALD COXETER

Lo studioso cheispirò Escher= Donald Coxeter dichiarava dicercare nella matematicasoltanto la bellezza. Eraaffascinato dai caleidoscopicapaci di creare infinite strutturesimmetriche, dalle quali èarrivato a nuove, brillanti ideedella geometria e allo studio deipolitopi, considerati fra i piùimportanti oggetti matematici.Molti artisti furono ispirati daisuoi lavori, primo fra tutti Escher,suo grande amico. Ma la nuovabiografia di Siobhan Roberts, «Ilre dello spazio infinito - Storiadell'uomo che salvò la geometria»( Rizzoli, pp. 558, ! 22) è un po'troppo agiografica e anedottica.Una lettura divertente, alla qualeperò non fermarsi per capire ilpensiero matematico di Coxeter.

Ipermercati, autostrade,periferie e villette,un presunto progressoormai al collasso:la denuncia di Koolhaas

Il disastro urbano Ormai le cittàsono scatole vuote, “non luoghi”

Rem Koolhaasè un architettoolandeseche accusai colleghidi averdevastatol’ambientecon le lorocostruzioni«senz’anima»

Per darsi un’identitàsembra che non bastipiù comprare, occorretrasformarsi inmerci:è la “vetrinizzazione”

La società del consumo È tuttounmettersi in mostra, corpi e anime

DAL MEDIOEVO

La genialitàdi Fibonacci= Fu Leonardo Fibonacci unodei primi a portare in Europa , nel1200, lo zero e le cifre arabe. Escrisse uno dei primi manuali diaritmetica, il «Liber Abaci», in cuiillustrava le nuove, vantaggiosetecniche di calcolo. Ma ci volleropiù di due secoli prima che lenuove cifre entrassero nell'usoquotidiano. Nei «Giochi matematicidel medioevo», Bruno Mondadori,pp. 150, !12,50), Nando Geronimiha svolto un accurato lavoro diselezione dei giochi e dei problemioriginali di Fibonacci, dimostrandola genialità del matematico pisanonella scelta delle situazioni piùopportune per l'avvio alla nuovapratica matematica di personerecalcitranti ad abbandonare imetodi tradizionali.

Società TuttolibriSABATO 10 FEBBRAIO 2007

LA STAMPAX

NA

Page 11: 2007-02-17

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - XI - 17/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/11 - Autore: MAUMAG - Ora di stampa: 16/02/07 19.30

VariaNarrativastraniera Saggistica Tascabili RagazziNarrativa

italiana

Colpisce che in cimaalle vendite nel de-voto Messico siaun libro contro laChiesa cattolica,

colpisce ancora di più il to-no seccamente didascalicocon cui recensioni e com-menti ne enumerano le col-pe storiche. Spigolando quae là: «La Chiesa cattolica incollusione con i militari ro-vesciò governi come quellodi Juárez, impedì l'alfabetiz-zazione di massa e l'impor-tazione di libri sgraditi,bloccò la diffusione delleidee illuministe, si prostituìfino a utilizzare pulpiti econfessionali a favore deipropri interessi terreni»;«possedeva il 65% delle pro-prietà immobiliari del pae-se, aveva banche ipoteca-rie, sgravi fiscali, una poli-zia segreta e carceri clande-stine»; «si oppose alla Costi-tuzione nel 1824 e nel 1857».Oltre ai fatti, ma con

identica asciuttezza, vengo-no espresse anche opinioni al-trove inaudite: «Non possia-mo permettere che abbia uncanale televisivo o che tengalezioni di religione nelle scuo-le, perché è così che getta lebasi dei suoi business».E tutto ciò è scatenato non

da un saggio storico, ma daun romanzo con personaggifittizi e avvenimenti peròcomprovati. Si intitola Mexi-co ante Dios, l'autore è Fran-cisco Martín Moreno, in co-pertina ci sono due manigiunte che reggono un rosa-rio - ma sono, poco ascetica-mente, cariche di trine e gio-ielli. Colpisce che questo li-bro sia primo in classifica,colpisce ancora di più chenessuno, non uno, abbia dife-so pubblicamente il ruolo del-le gerarchie cattoliche nellastoria messicana del dician-novesimo secolo. O almeno ciabbia provato.La parola «arretratezza»

ricorre nei commenti sia all'invettiva romanzesca di Mar-tín Moreno, sia a un libromolto diverso ma altrettantofortunato. È una guida peradolescenti, un tutto-quello-che-avreste-voluto-sapere-ma-non-avete-mai-osato-chiedere su sesso, droghe,anoressia, alcolismo, amici,famiglia, emozioni: un «ma-nuale imprescindibile per af-frontare l'assalto degli ormo-ni», insomma. E deve esserevero, se nella versione perfanciulle ha venduto 300 mi-la copie, in quella per fanciul-li finora 100mila.Alcuni protestano per

l'«arretratezza» di quei geni-tori scandalizzati perché vi sifa dell'educazione sessuale.Altri, curiosamente, gioisco-no perché tante copie signifi-cano che il Messico non è unPaese di non lettori. Senzacapire che stavolta «letto» èun sostantivo, più che un par-ticipio passato.

Adolescenti turbati e tur-binosi a parte, dalle classifi-che sembra che la storia pa-tria e la religione, o almenola spiritualità, siano i dueprincipali interessi dei letto-ri messicani.C'è La otra historia de Mexi-

co di un commentatore politi-co che si firma, modestamen-te, Catón. C'è Francesco: unavida entre el cielo y la tierra,che non è una biografia delpoverello di Assisi ma la sto-ria di uno che muore e quan-do arriva in cielo (cioè lieve-mente fuori tempo massimo)riceve ammaestramenti peril benessere interiore dai ma-estri spirituali. E c'è l'ennesi-ma puntata del romanzo se-riale Caballo de Troya dellospagnolo Benítez, avventuredi due soldati americani cheviaggiano nel tempo per rac-cogliere informazioni sul Cri-sto. Una specie di «inchiestasu Gesù», ma non certo in sti-le Augias-Pesce.

1. Una vita con Karol 23Dziwisz [-]17,00 RIZZOLI

2. La scomparsa dei fatti 17Travaglio [2]15,00 IL SAGGIATORE

3. Inchiesta su Gesù 12Augias; Pesce [1]17,00 MONDADORI

4. American vertigo 10Lévy [-]19,00 RIZZOLI

5. Nessuno deve scegliere per noi 8Veronesi; De Tilla [-]16,00 SPERLING&KUPFER

6. Cancellare le tracce 6Battista [6]18,00 RIZZOLI

7. Sull’amore 6Crepet [9]12,50 EINAUDI

8. La democrazia che non c’è 6Ginsborg [5]8,00 EINAUDI

9. Le piccole cose che cambiano... 6Morelli [10]15,50 MONDADORI

10. Opus Dei segreta 6Pinotti [4]11,50 BUR RIZZOLI

1. Rivergination 17Littizzetto [1]15,00 MONDADORI

2. La classe fa la ola mentre spiego 10Beer (Cur.) [5]10,00 RIZZOLI

3. Ti amo da impazzire 10Greive [4]10,00 MONDADORI

4. E’ facile smettere di fumare... 9Carr [2]10,00 EWI

5. Ti adoro perché 8Bonetti [8]10,00 SPERLING & KUPFER

6. The italian job 7Vialli; Marcotti [3]16,00 MONDADORI

7. Il piccolissimo libro delle risposte 5Bolt [–]6,00 SONZOGNO

8. La danzatrice bambina 4Flacco [–]16,50 PIEMME

9. I soldi fanno la felicità 4Bardolla [–]16,00 SPERLING & KUPFER

10. Tutto il Grillo che conta 4Grillo [9]13,00 FELTRINELLI

1. Scusa ma ti chiamo amore 100Moccia [-]18,00 RIZZOLI

2. Il colore del sole 74Camilleri [-]14,00 MONDADORI

3. Boccamurata 43Agnello Hornby [1]15,00 FELTRINELLI

4. Gomorra 28Saviano [2]15,50 MONDADORI

5. Testimone inconsapevole 15Carofiglio [7]11,00 SELLERIO

6. Ragionevoli dubbi 15Carofiglio [10]12,00 SELLERIO

7. Stagioni 15Rigoni Stern [3]10,80 EINAUDI

8. Io sono di legno 14Carcasi [6]11,00 FELTRINELLI

9. Le ali della sfinge 12Camilleri [5]12,00 SELLERIO

10. Ad occhi chiusi 11Carofiglio [8]10,00 SELLERIO

1. La cattedrale del mare 65Falcones [4]18,60 LONGANESI

2. Il cacciatore di aquiloni 34Hosseini [1]17,50 PIEMME

3. Everyman 33Roth [2]13,50 EINAUDI

4. Nei boschi eterni 31Vargas [-]15,80 EINAUDI

5. Hannibal Lecter 26Harris [3]19,00 MONDADORI

6. La tana del lupo 10Patterson [-]17,60 LONGANESI

7. L’africano 10Le Clézio [-]10,00 INSTAR LIBRI

8. Chi ama torna sempre indietro 10Musso [8]17,50 SONZOGNO

9. Appuntamento al buio 8Steel [7]17,50 SPERLING & KUPFER

10. Io & Marley 7Grogan [6]14,50 SPERLING & KUPFER

1. Predatore 14Cornwell [1]6,00 MONDADORI

2. L’ombra del vento 11Ruiz Zafon [2]12,00 MONDADORI

3. Il mio nome è rosso 9Pamuk [7]11,80 EINAUDI

4. Se questo è un uomo 9Levi [4]9,80 EINAUDI

5. Proibito parlare 8Politkovskaja [6]10,00 MONDADORI

6. L’amico ritrovato 8Uhlman [10]5,00 FELTRINELLI

7. Non siamo nati per soffrire 7Morelli [5]6,00 MONDADORI

8. La mappa di pietra 7Rollins [3]5,00 RL LIBRI

9. Il passato è una terra straniera 6Carofiglio [-]7,40 BUR RIZZOLI

10. Il sergente nella neve 6Rigoni Stern [-]10,00 EINAUDI

1. Il piccolo principe 8Saint-Exupéry [2]7,00 BOMPIANI

2. Arthur e il popolo dei Minimei 6Besson [9]18,00 MONDADORI

3. Eragon. L’eredità. Vol. 1 5Paolini [1]18,90 FABBRI

4. Salviamo la balena bianca 4Stilton [4]8,20 PIEMME

5. Eldest. L’eredità. Vol. 2 4Paolini [6]6,00 FABBRI

6. Cronache del mondo emerso... 4Troisi [-]20,00 MONDADORI

7. Eldest. L’eredità. Vol. 2 4Paolini [3]15,90 FABBRI

8. Una notte al museo. La storia 4Goldman [-]9,00 MONDADORI

9. Alla scoperta degli animali... 4Ring [-]11,50 WALT DISNEY ITALIA

10. Principesse. Libro puzzle 4Autori vari [-]7,90 WALT DISNEY ITALIA

AI PUNTILUCIANO

GENTA

SCUSA MAMI CHIAMO

MOCCIA

65

31

GomorraSAVIANOMONDADORI

HannibalLecterHARRISMONDADORI

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALL’ISTITUTO DEMOSKOPEA DI MILANO, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 120 LIBRERIE A ROTAZIONE, DI CUI 80 EFFETTIVE. SI ASSEGNANO I 100PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA CIFRA FRA PARENTESI, SOTTO IL PUNTEGGIO, INDICA LA POSIZIONE IN CLASSIFICA NELLA SETTIMANA PRECEDENTE.LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 3 AL 9 FEBBRAIO.

Come previsto, il botto c’è stato: in libreriadalle 21 del 6 febbraio con frotte di ragazzi-ne al seguito (manco fosse Harry Potter),a Moccia son bastati tre giorni (la nostrarilevazionevadal 3al 9)per conquistare lo

scettro della classifica e far salire il valore in copievendutedei 100punti intornoalle 15mila. La prossi-ma settimana l’effetto SanValentino farà ancor piùdavolano. Il glamour rosa della coppia di fatto - lice-ale intraprendente e pubblicitario scafato, vent’an-ni di differenza - sopravanza così il nero caravagge-sco di un Camilleri «fuori ordinanza», frammento

mimetico di un «passaggio» sicilianodell’artista av-venturiero («...fino a quando durerà questa vitamea raminga che non pace non requie trova?...»).Dal ’600 barocco si va nel Medioevo gotico con laCattedrale barcellonese di Falcones. Dopo questeprime tre novità, i punteggi dimagriscono rapida-mente, arretrano ma resistono Agnello Hornby eRoth.Nei primi dieci si contanoancoraduenuovi in-gressi: il giallo normanno della Vargas, tra fanta-smi, cadaveri profanati, animalimutilati, otto omici-di; e il dialogo con il segretario di Wojtyla. Salgonoin saggistica il viaggio americano di Henri Levy e

l’infanzia africana di Le Clézio (un debutto, qui, del-la piccola Instar), due altri «lanci» di Fabio Fazio: aconferma di quanto la tv, se e quando vuole, può in-cidere nella promozione del libro.Mentre ad esem-pio la ricerca di Ariel Toaf Pasqua di sangue. Ebreid’Europa e omicidi rituali , al centro di focose polemi-che sui giornali, resta fuori tabella (12˚). Comunquesia, tutti i libri che di qui passano sono più che «for-tunati».Si pensi che, secondodatidell’AssociazioneEditori, nel 2005 il 20% dei titoli entrati in libreria èrimasto invenduto, il 47% ha venduto una copia so-la, e il 18%duecopie.EnonècolpadiMoccia.

Il coloredel soleCAMILLERIMONDADORI

74

La cattedraledel mareFALCONESLONGANESI

Il cacciatoredi aquiloniHOSSEINIPIEMME

EverymanROTHEINAUDI

33

Nei boschieterniVARGASEINAUDI

28 26

Una vitacon KarolDZIWISZRIZZOLI

23

CHE LIBRO FA... IN MESSICOGIOVANNA

ZUCCONI

MANI SPORCHEPER UN ROSARIONel Paese di antica devozione il bestseller della narrativa,

«Mexico ante Dios», è un atto di accusacontro la Chiesa cattolica nell’Ottocento

1I PRIMI DIECI

Scusa ma tichiamo amoreMOCCIARIZZOLI

100 2 3 4BoccamurataAGNELLO HORNBYFELTRINELLI

43 5 34

6 7 8 9 10

La classifica TuttolibriSABATO 17 FEBBRAIO 2007

LA STAMPA XI

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Page 12: 2007-02-17

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - XII - 17/02/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/12 - Autore: MAUMAG - Ora di stampa: 16/02/07 19.30

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CARLO COLLODIOpereMONDADORIa cura d Daniela Marcheschipp. CXXIV-1130, ! 55

«Sto leggendo gli umoristi tra Otto eNovecento perché sto scrivendo suGiovannino Guareschi. Ho cominciatoda Collodi, il primo grande moderno,di una attualità incredibile: leggetevil'«Onorevole Cenè Tanti» in «Occhi enasi», e «Le tasse simpatiche» in«Pagine sparse», oggi nel Meridiano acura di Daniela Marcheschi. Latradizione comico-umoristica delNovecento è assai ricca e importante:Zavattini, Mosca, Metz, Manzoni,Marchesi, il giovane Federico Fellini».

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EZIO RAIMONDICamminare nel tempoALIBERTIpp. 256, ! 16

«Sono dialoghi con Alberto Bertoni eGiorgio Zanetti: una lunga intervistaa Ezio Raimondi, il grande italianistadi Bologna, che fa capire che la criticaletteraria e la vita s'intreccianovisceralmente. Vita e letteraturasono un tutt'uno col destino: e non sibleffa. Renato Serra docet. Hoseguito all’Università tutte le lezionidi Ezio Raimondi: lui mi ha tenuto abattesimo la casa editrice MonteUniversità Parma e la rivista PalazzoSanvitale con un incontro a Parma».

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FLAUBERTL’opera e il suo doppioa cura di Franco RellaFAZIpp. XXVII-479, ! 29,50

«Sul comodino leggo da quasi unmese, una lettera per sera,l'epistolario di Flaubert “L'opera e ilsuo doppio”: un capolavoro discrittura, di poetica e di stuporeverso il mondo e la bêtise degliuomini. Tra i classici, anche Cechov:quando ne leggo i racconti, sentosempre lui che ride ironico ebeffardo. Con Dostoevskij invece èdiverso, la sua voce si porta dietromolte ombre e ghigni non semprebenevoli».

“ILMIONOVECENTOUMORISTADIGENIO”

GUIDOCONTI

Sono un lettore disordinato,che legge anche più di un libro al gior-no, e soprattutto leggo in modi diver-si. Non c'è un modo solo. Ricordo cheuna notte, una ventina di anni fa, sta-vo leggendo Lo specchio storto e Unoscherzettodi Cechov quando, nel silen-zio della mia camera, sentii un risoli-no. Stupore e meraviglia. Chi è chestava ridendo? Proprio lui, Cechov.Quando si legge in silenzio e s'interio-rizza la parola altrui, capita che la no-stra voce evochi anche la voce dell'au-tore. Se si ascolta bene, quella vocesta sotto la nostra. E' un esercizio digrande attenzione. Quella sera ho ca-pito cosa volesse dire leggere davve-ro: è un modo per evocare la voce deimorti, è una commistione di due voci:una che fa rivivere l'altra, in un gestomagico e profondo, che offre implica-zioni incredibili di cui sto scrivendo inun lungo saggio. E' una lettura scia-manica. Quando leggo i racconti diCechov, sento sempre lui che ride iro-nico e beffardo. ConDostoevskij inve-ce è diverso, il suo umorismoha impli-cazioni molto più profonde, e la sua

voce si porta dietro molte ombre eghigni non semprebenevoli.Leggere poi, da quando dirigo la

MonteUniversitàParma editore, è di-ventato anche un lavoro. Maria Cortidiceva sempre che in questo esercizioci vuolemolta umiltà. La buona volon-tà di leggere un dattiloscritto come sefosse spedito da Dostoevskij s'infran-ge spesso alla seconda pagina, e il dat-tiloscritto finisce nel cestino per gros-solani errori di narrazione e di stile. Idattiloscritti sono sempre meno inte-ressanti, sempre più noiosi, sempremeno sorprendenti, la scrittura sem-pre più banale: scimmiotta le modedel momento o gli scrittori di succes-so. Solitamente li leggo ad alta voceper vedere se reggono alla lettura.Difficilmentearrivo a paginadieci.Leggo per fare ricerca. Sto leggen-

do gli umoristi tra Otto e Novecentoperché sto scrivendo su GiovanninoGuareschi. Ho cominciato da Collodi,il primo grande moderno, di una at-tualità incredibile: leggetevi l'«Onore-vole Cenè Tanti» in Occhi e nasi, e «Letasse simpatiche» inPagine sparse, og-gi nel Meridiano a cura di DanielaMarcheschi. L'Italia di allora è pur-troppo l'Italia di oggi. Ho letto i rac-conti di F.T.Marinetti, e consiglioCo-me si seducono le donne: ho risomolto enon ho ancora capito se questo scrit-toremi prende in giro, se c'è o ci fa!La tradizione comico-umoristica

del Novecento è assai ricca e impor-tante: Zavattini,Mosca,Metz,Manzo-ni,Marchesi, il giovaneFederico Felli-ni che è uno straordinario umorista edisegnatore satirico prima di diventa-re regista. Insomma, proprio nel seco-lo degli orrori e delle dittature c'è unNovecento umoristico importante, di-verso, ma non inferiore a quello teo-rizzato daPirandello.Mentre la socie-tà italiana si gonfia il petto sotto il fa-scio di Mussolini e tutto salta in arianella polveriera della Seconda guerramondiale, lavorano e scrivono umori-

sti di genio: una realtà del Novecentoletterario che nelle storie della lettera-tura è completamente ignorata. DiarioClandestino di Guareschi, il diario di unumorista nel lager (ben prima di Beni-gni), è un capolavoro europeo, degno distare a fianco a quellodi PrimoLevi.Leggo gli scrittori della mia terra

con un affetto speciale perché lì la mialettura si accompagna ad un sentimen-to particolare, anche di parte (perchéno?).Ho letto l'ultimo romanzo della tri-logia di BevilacquaLui che ti tradiva, do-ve la parola rompe il confine con il realee cerca una sintonia con l'aldilà in unviaggio orfico complesso, dove la paro-la tenta di vincere la morte ricostruen-do un cordone ombelicale primigenio.Conosco tutta l'opera di LuigiMalerba,ma l'ultimo, Fantasmi romani, è un ca-polavoro che racconta l'incomunicabili-tà della coppia, in un mondo inquinatofisicamente e moralmente, che valemolti trattati sociologici e psicologicisulla famiglia e il matrimonio. Ho lettoUomini di cenere di Roberto Barbolini,con la sua prosa esuberante e arioste-sca, con le sue vertigini linguistiche chedentro il gioco letterario racconta l'apo-calissi contemporanea in un viaggioapotropaico contro la morte. Ho lettoGiuseppe Pederiali con le sue donneemiliane, pettorute, amorose, dee me-ravigliosedella vita nel libro Il paese del-

le amanti giocose. E poi l'esordio di Leo-poldo Carra, L'estate muore, dove Par-ma s'illuminadimalinconia nei tramon-ti degli Anni Ottanta, ho letto i raccontistralunati di Gianni CelatiVite di pasco-lanti o le follie brevissime di Learco Pi-gnagnoli creato daDaniele Benati. Leg-go questi scrittori e sento la loro vocecomequella di amici vicini, dove ciò checonta è il riconoscersi perché nati inuna stessa fetta di terra. Da loro attin-go, imparo, sono imieimaestri.

Amomolto la pittura e compromol-tissimi cataloghi d'arte. Ultimamenteho lettomolti saggi, soprattutto diari dipittori e interviste come quella di Mi-chel Archimbaud a Bacon, o il saggiosulle pitture nere di Goya di Yves Bon-nefois. Leggo anche saggistica: consi-glio a tutti Camminare nel tempo unalunga intervista a Ezio Raimondi, ilgrande italianista di Bologna, che fa ca-pire che la critica letteraria e la vitas'intrecciano visceralmente. Vita e let-teratura sono un tutt'uno col destino: e

non si bleffa. Serra docet.Leggo soprattutto i poeti contempo-

ranei, perché da lorom'imbevoper scri-vere i miei romanzi e il primo amore so-no i poeti liguri che ho studiatoper la te-si poi centrata su Sbarbaro. Li rileggopiù volte, sorseggiandoli piano, perchéla poesia va meditata lentamente. Hoappena finito l'ultima raccolta di Lucia-no Erba,Remi in barca, dove l'ironia delpoeta stempera il tragico sguardo suuna realtà contemporanea di una natu-ra indifferente ai destini dell'uomo inun viaggio a ritroso verso le proprie ori-gini poetiche. Ho riletto ristampate lepoesie erotiche, telluriche e carnevale-sche del vecchio Zavattini di Stricarmin d'na parola, e fresco fresco mi accin-go ad aprireTrovatoridiGianni d'Elia.Sul comodino leggo da quasi unme-

se una lettera per sera, l'epistolario diFlaubert L'opera e il suo doppio: un ca-polavoro di scrittura, di poetica e di stu-pore verso il mondo e la bêtise degli uo-mini. Quello che rileggo più spesso so-no le avventure del Barone di Mün-chhausen: quando lessi per la primavolta che raccontava come una gratagli aveva tagliato il cavallo in due e co-me lui lo aveva ricucito continuandopoi a cavalcare, ho capito che la lettera-tura è un donomeraviglioso che Dio hafatto agli uomini e chi non lo ha ancoracapito, peggioper lui.

LE SUE SCELTE

GuidoConti

TUTTOlibri RESPONSABILE: NICO ORENGO. IN REDAZIONE: LUCIANO GENTA, BRUNO QUARANTA. E-MAIL: [email protected] SITO INTERNET: www.lastampa.it/tuttolibri/

«In cima pongo Guareschi,il suo Diario Clandestinonel lager anticipa Benigni,è un capolavoro degnodi stare accanto a Levi»

«Leggo gli scrittori della miaterra con un affetto speciale:dal viaggio orficodi Alberto Bevilacquaai fantasmi di Malerba»

Giovannino Guareschi, l’artefice del piccolo mondo antico di Peppone e don Camillo, nel suo ristorante con i figli Carlotta e Alberto

La vita. Guido Conti è nato a Parma, dove vive e lavora, nel 1965. Si è laureatocon Giuseppe Guglielmi su Sbarbaro. Ha fondato la casa editrice Monte Universi-tà Parma, e la rivista, di cui è direttore, «Palazzo Sanvitale». Nel fascicolo appe-na uscito una monografia di José Régio.

Opere. È stato scoperto da Pier Vittorio Tondelli. Nel 1998 ha pubblicato i rac-conti «Il coccodrillo sull’altare» (Guanda, premio Chiara). Premio selezione Cam-piello con «I cieli di vetro». Di Zavattini ha curato «Dite la vostra», raccolta degliscritti giovanili. Da Guanda è appena uscito il romanzo «La palla contro il muro».

Diario di lettura TuttolibriSABATO 17 FEBBRAIO 2007

LA STAMPAXII

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