2007-03-31

11
SEBASTIANO VASSALLI L’idea di tradimento come atto moralmente spre- gevole appartiene alla cultu- ra giudaico-cristiana ed è qua- si assente nella tradizione classica, sia latina che greca. Nei poemi omerici ci sono personaggi anche negativi, ma non c’è «il traditore». Nel- la poesia lirica e nella mitolo- gia, i tradimenti tra amanti e anche tra coniugi fanno parte degli erotikà pazémata, delle sofferenze d’amore: sono co- se che non si dovrebbero fare e che, se vengono scoperte, possono anche essere puni- te, ma non rappresenta- no una colpa sul piano morale. Quando Vulca- no, il dio ingegnoso ma deforme, sorprese sua moglie Venere a letto con Marte, si limitò a castigare i due amanti chiudendoli in una rete e lasciandoli così nu- di per un po’ di tempo, esposti agli scherzi e alle beffe degli altri dei dell’Olimpo. Tra gli dei come tra gli uo- mini, la fedeltà era considera- ta una virtù ma il tradimento non era un peccato particolar- mente grave; dei e dee, pur avendo i loro coniugi, per così dire, ufficiali, si accoppiavano con chi volevano e perfino con gli esseri umani, dando vi- ta a degli ibridi. Ercole, ad esempio, era figlio di Giove e di una donna mortale, Alcme- na; Enea era figlio di Venere e del troiano Anchise. Nella sto- ria di Roma antica i tradimen- ti si chiamavano congiure. Bruto che tradisce il padre adottivo Giulio Cesare pugna- landolo a morte, per i suoi contemporanei non è un tra- ditore: è un congiurato che si comporta in quel modo a cau- sa delle sue idee politiche. (Un po’ come i senatori Turi- gliatto e Rossi, che hanno fat- to cadere un governo per sen- tirsi a posto con le loro co- scienze). Né la lingua latina né, per quanto io ricordo, la lingua greca, hanno l’equivalente del nostro verbo «tradire». Tradire viene, sì, dal latino, ma nasce in epoca medioeva- le da tradere, consegnare, e si riferisce proprio all’atto di Giuda che consegna Gesù Cri- sto ai carnefici, in cambio di trenta denari. Il traditore di Gesù è il personaggio su cui si fonda la nostra idea di tradi- mento, come ci è stata tra- mandata nei secoli. E’ il pri- mo traditore della letteratu- ra. Da lui discendono Gano di Maganza, il «fellone» che fece cadere il paladino Orlando in una imboscata dei Mori; lo Iago di Shakespeare e tante altre figure di malvagi, tratte dalla realtà o create dal- la fantasia degli scrittori. Gesù, tra- dito da Giu- da, viene consegnato agli uomini che lo uccideran- no inchiodandolo su una cro- ce. Alla base della nostra civil- tà c’è il mito della croce, e il tradimento ne è una compo- nente essenziale. Questa con- siderazione, già da sola, è suf- ficiente per farci rivalutare il ruolo di Giuda e per dare vita ANTEPRIMA Le Olimpiadi di Perissinotto Una zona d’ombra nella Torino in festa TESIO P. III L’ECLISSE DEL TRADITORE Continua a pagina II PERSONAGGI Tra Parise e Berardinelli Guerre politiche e trincee della critica CORTELLESSA-ONOFRI P. V DIARIO DI LETTURA Con Bocca il Provinciale «In Fenoglio c’è una falsa Resistenza» QUARANTA P. XI FULMINI NICO ORENGO [email protected] CENTO CHIODI AL CAFFÈ TUTTO libri Oltre Giuda La storia del discepolo al nostro tempo appare datata e assurda: una volta c’era l’«infame», ora c’è il pentito LA STAMPA SABATO 31 MARZO 2007 PAGINA I p Già veder inchiodare dei libri è una scena forte, inquietante. Ma lo slogan che accompagna l’ultimo film di Ermanno Olmi, «Centochiodi», è: «Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico». Una frase simile, nessun vero amico, fra amici e amici dei libri, vorrebbe fosse vera. Anche i libri più dogmatici contemplano margini di intervento, interpretazione, riscrittura. La beata ingenuità, la parola lontana dalla scrittura, corre il rischio poi di affidarsi a slogan che hanno il sapore di una pubblicità di Illy. SETTIMANALE LEGGERE GUARDARE ASCOLTARE NUMERO 1557 ANNO XXXI [email protected] W

Upload: franz

Post on 12-Jun-2015

354 views

Category:

Documents


1 download

TRANSCRIPT

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - I - 31/03/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 30/03/07 17.45

SEBASTIANOVASSALLI

L’idea di tradimentocome atto moralmente spre-gevole appartiene alla cultu-ra giudaico-cristianaed è qua-si assente nella tradizioneclassica, sia latina che greca.Nei poemi omerici ci sonopersonaggi anche negativi,ma non c’è «il traditore». Nel-la poesia lirica e nella mitolo-gia, i tradimenti tra amanti eanche tra coniugi fanno partedegli erotikà pazémata, dellesofferenze d’amore: sono co-se che non si dovrebbero faree che, se vengono scoperte,possono anche essere puni-te, ma non rappresenta-no una colpa sul pianomorale. Quando Vulca-no, il dio ingegnoso madeforme, sorprese suamoglie Venere a letto conMarte, si limitò a castigare idue amanti chiudendoli inuna rete e lasciandoli così nu-di per unpo’ di tempo, espostiagli scherzi e alle beffe deglialtri dei dell’Olimpo.Tra gli dei come tra gli uo-

mini, la fedeltà era considera-ta una virtù ma il tradimentonon era un peccato particolar-mente grave; dei e dee, pur

avendo i loro coniugi, per cosìdire, ufficiali, si accoppiavanocon chi volevano e perfinocon gli esseri umani, dando vi-ta a degli ibridi. Ercole, adesempio, era figlio di Giove edi una donnamortale, Alcme-na; Enea era figlio di Venere edel troianoAnchise. Nella sto-ria di Romaantica i tradimen-ti si chiamavano congiure.Bruto che tradisce il padreadottivoGiulio Cesare pugna-landolo a morte, per i suoicontemporanei non è un tra-ditore: è un congiurato che sicomporta in quelmodo a cau-sa delle sue idee politiche.(Un po’ come i senatori Turi-gliatto e Rossi, che hanno fat-to cadere un governo per sen-tirsi a posto con le loro co-scienze).Né la lingua latina né, per

quanto io ricordo, la linguagreca, hanno l’equivalentedel nostro verbo «tradire».Tradire viene, sì, dal latino,ma nasce in epoca medioeva-le da tradere, consegnare, e siriferisce proprio all’atto diGiuda che consegnaGesù Cri-sto ai carnefici, in cambio ditrenta denari. Il traditore diGesù è il personaggio su cui sifonda la nostra idea di tradi-mento, come ci è stata tra-mandata nei secoli. E’ il pri-mo traditore della letteratu-ra. Da lui discendono Gano diMaganza, il «fellone» che fececadere il paladino Orlando inuna imboscata dei Mori; loIago di Shakespeare etante altre figure dimalvagi, tratte dallarealtà o create dal-la fantasia degliscrittori.Gesù, tra-

dito da Giu-da, vieneconsegnato

agli uomini che lo uccideran-no inchiodandolo su una cro-ce. Alla base della nostra civil-tà c’è il mito della croce, e iltradimento ne è una compo-nente essenziale. Questa con-siderazione, già da sola, è suf-ficiente per farci rivalutare ilruolo di Giuda e per dare vita

ANTEPRIMALe Olimpiadidi PerissinottoUna zonad’ombra nellaTorino in festaTESIO P. III

L’ECLISSEDELTRADITORE

Continuaa pagina II

PERSONAGGITra Parisee BerardinelliGuerre politichee trinceedella criticaCORTELLESSA-ONOFRI P. V

DIARIO DI LETTURACon Boccail Provinciale«In Fenoglioc’è una falsaResistenza»QUARANTA P. XI

FULMININICO ORENGO

[email protected]

CENTOCHIODI

AL CAFFÈ

TUTTOlibri

Oltre Giuda La storia del discepoloal nostro tempoappare datata e assurda:unavolta c’era l’«infame», ora c’è il pentito

LA STAMPASABATO 31 MARZO 2007

PAGINA I

p

Già veder inchiodare dei libri è una scena forte,inquietante. Ma lo slogan che accompagna l’ultimofilm di Ermanno Olmi, «Centochiodi», è: «Tutti ilibri del mondo non valgono un caffè con unamico». Una frase simile, nessun vero amico, fraamici e amici dei libri, vorrebbe fosse vera.Anche i libri più dogmatici contemplano margini diintervento, interpretazione, riscrittura. La beataingenuità, la parola lontana dalla scrittura, corre ilrischio poi di affidarsi a slogan che hanno ilsapore di una pubblicità di Illy.

SETTIMANALELEGGEREGUARDAREASCOLTARENUMERO 1557ANNO [email protected]

W

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - II - 31/03/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: VLASIM - Ora di stampa: 30/03/07 16.27

Ulderico Munzi lospiega nelle pri-me pagine: unamattina va dal-l’edicolante e chie-

de il tal libro su Benito Mus-solini, in vendita con un quo-tidiano. Il libro è esaurito. Lohanno comprato giovani evecchi, gli spiega l’edicolan-te, perché la storia non haetà. Quella della Secondaguerra mondiale, soprattut-to, e quella delle dittature edegli anni d’approccio al con-flitto, raccoglie appassionatianche nelle prime serate tv.Dopo di che, il trend è statointercettato e il tentativo diseguirlo col piglio dell’origi-nalità porta a saggi comequesto di Munzi: «Gli aquilo-ni non volano più. Storia delpilota che rubò un aereo alDuce» (Sperling&Kupfer,pp. 173, !17). Si tratta dellastoria del sergente della Re-gia Aeronautica, Diego Maz-zocchi, che un giorno rubal’aereo e diserta. Va in Fran-cia, forse sulle tracce di unafanciulla, ma nel giro di qual-che mese è già ad Helsinki,dove si batte contro l’invaso-re russo al fianco del popolofinlandese. E se in Scandina-via riposa nel Cimitero deglieroi, da noi rimane iscritto al-la categoria ignobile dei defe-zionisti. Bella storia, efficace-mente affrontabile in trentapagine, se si trovasse piùspesso il coraggio di diffonde-re a 3 euro libri di trenta pa-gine, anziché a 17 libri di cen-tosettanta. Sempre che aqualcuno non prema sapereche, da ragazzo, Diego Maz-zocchi si sdraiava sui pratidella Valtellina e restava im-mobile a guardare il cielo se-guendo l’andare delle bian-che nuvole estive, con un’incli-nazione riflessiva e contem-plativa già analizzata in Hei-di. E poi, infine e naturalmen-te, in copertina c’è quel ri-mando sempreverde, «Du-ce», di fronte al quale ci simette in attesa di ponderosericerche - le uniche mancanti- sulle varianti di frittataescogitate da donna Racheleper l’imperiale palato.

LA RUPETARPEA

LUCIOCALPURNIO BESTIA

IL DUCEETERNA

FRITTATA

Primo Levi con Philip Roth, a Torino nel 1986

IL GRINZANEINCORONA

PHILIP ROTH

Il «Master Award» (premio di 25 mila dollari) al romanzieredel «Lamento di Portnoy» e di tanti altri capolavori,

da «Pastorale americana» a «Everyman», avverrà a New Yorknel ricordo di Primo Levi, a vent’anni dalla morte

Nasce il «GrinzaneMaster Award» etocca subito a Phi-lip Roth. Grande or-ganizzatore (anche

i «meno amici» gli riconosco-no, tra le altre, questa qualità),Giuliano Soria, che da tempocon le sue iniziative tocca iquattro angoli del pianeta, hainventato, con il San Paolo diTorino, questo suo ennesimopremio, del tutto inedito, desti-nato ogni anno ad un maestrodella letteratura internaziona-le. Novità nella novità: il pre-scelto non viene invitato sullecolline langarole (dove dal1982 sono stati laureati centi-naia di autori, sette diventatipoi Nobel, scoperti talenti, ini-ziate al piacere-dovere dellalettura generazioni di giova-ni). Si va a trovarlo a casa sua(nel 2008, probabilmente toc-cherà a García Márquez).

SI INCONTRARONO NEL 1986E l’avvio, il 16-17 aprile in unconvegno a New York, si pre-senta con una doppia valenzadi singolare suggestione: l’as-segnazione dei 25.000 dollaridel premio al romanziere delLamento di Portnoy, di Every-man e di tanti altri capolavo-ri, avverrà nel ricordo di Pri-mo Levi nel ventennale dellamorte. Una sorta di «incon-tro» o meglio di «reincontro»che costituirà il nucleo delledue giornate di studio all’Isti-tuto Italiano di Cultura e allaColumbia (relatori: Angelinie Chiaberge, De Rienzo e Er-nesto Franco, Paolo Mauri,Molinari, Alexander Stille,Riotta, Colasanti) perché ilmassimo scrittore americanovivente non solo ha incontra-

to più volte l’autore di Se questoè un uomo (primo vincitore delGrinzane proprio nell’82), mase ne conserva una sua celebreintervista, pubblicata nell’86prima dalla N.Y.Book Review,subito dopo da La Stampa (e daEinaudi nel ’97 nella raccolta acura di Marco Belpoliti: Primolevi: conversazioni e interviste)mentre proprio a Roth spetta ilmerito di aver contribuito alladiffusione dell’opera di Levi ne-gli Usa.

INTANTO A TORINO...Che futuro per il Grinzane? Ca-duto come gli altri enti cultura-li sotto la mannaia risparmiosadel Comune. Tagli, senz’altro«ma non talmente dannosi -spiega Soria - visto che la no-stra politica è stata da semprequella di attingere a risorse at-traverso sponsor. Con la fortu-na di aver potuto ottenere sino-ra il meglio. Il che è dimostratodal moltiplicarsi delle nostre at-tività (a Parigi è stato appenaassegnato il «Grinzane Fran-ce», ndr), la minore delle qualinon è certo il GrinzaneAward». E che futuro per il pa-tron? Molti programmi, con unapprodo chissà quando (confi-gurabile da chi desse credito alocali mormorii) al Lingotto.«Ho ben altro da fare - ribatteSoria - anzi troppo». Certo «noisiamo nel sistema libro del Pie-monte». Certo «nella naturadelle cose l’acqua va al mare».

BOICOTTARE TEHERANAnche gli editori guardano consempre maggiore preoccupa-zione all’Iran. Stefano Mauri,nella sua qualità di rappresen-tante dell’Associazione Italia-na Editori nell’Executive Com-

mittee dell’Unione Internazio-nale Editori sintetizza, per Tut-tolibri, la situazione. «Sono or-mai note le difficoltà di frontealle quali si trovano oggi gli edi-tori iraniani. L’attuale governopratica una censura preventi-va che non tiene conto dei det-tami costituzionali, che non dàragioni né sembra indicare re-sponsabili dei tanti tagli che i li-bri devono subire, al punto dadivenire spesso impubblicabiliSuccessivamente si è ampliataanche la gamma di libri sogget-ti a sequestro dopo aver passa-to il vaglio della censura pre-ventiva e la pubblicazione, condanni economici ancor più gra-vi per gli editori».

EDITORI SEGREGATIOra è la volta della Fiera inter-nazionale del libro di Teheran,2-12 maggio. «Il governo - pro-segue Mauri - ha deciso di se-gregare gli editori iraniani aMossalla, praticamente unmausoleo eretto in onore diKhomeini e dunque con un si-gnificato politico preciso, se-condo la scrittrice iranianaAzar Mahloujian, esule in Sve-zia. Di conseguenza, su invitodella comunità editoriale ira-niana e di molte associazionidegli editori, molte delegazionieuropee e americane stanno di-sdettando la propria partecipa-zione alla Fiera in segno di pro-testa verso una decisione chefa evidentemente parte del pro-getto di Ahmadinejad volto adannullare una comunità delleidee nonostante tutto ancoravivace e combattiva. La decisio-ne viene giustificata da incoe-renti esigenze pratiche: l’edifi-cio destinato agli stranieri sa-rebbe insicuro».

LA POSTA DI CARLO FRUTTERO

a un personaggio controver-so, su cui corrono molte leg-gende e su cui possono an-che sorgere dei dubbi: chi cigarantisce che gli Evangeli-sti abbiano raccontato la ve-rità? La storia del tradimen-to di Giuda potrebbe ancheessere stata originata da uncontrasto con gli altri disce-poli; e lui potrebbe esserestato il seguace più fedeledel Maestro, il più vicino al-lo spirito della sua predica-zione...

Il «partito di Giuda», na-to con gli gnostici nel II seco-lo dopo Cristo, si è molto raf-forzato in questi ultimi tem-pi, nella letteratura e nell’ar-te; ma i miti non si lascianosmontare impunemente.Mettere in dubbio che Gesù

sia morto a causa di un tradi-tore significa togliere uno deipilastri su cui si basa la no-stra civiltà: quello della leal-tà, della coerenza con sé stes-si e con gli altri, del tener fedealla parola data anche a prez-zo di sacrifici. Se Giuda nonha tradito, non può esistere laparola tradimento e non puòesistere il tradimento. Già nel-la lingua italiana, quando iltradimento tra coniugi (l’«adulterio») ha smesso di esse-re un reato, non si è più chia-mato tradimento ma tra-sgressione; ora, anche la pa-rola trasgressione è in decli-no. Siamo tornati a Vulcanoche punisce la moglie tenen-dola sospesa in una rete, e aBruto che uccide Cesare sen-za tradirlo, per una divergen-za di idee. Siamo tornati a...nulla. Uccidere una persona,nel nostro sistema giudiziario

e nella nostra cultura è un re-ato; ed è un reato anche tener-la appesa al soffitto. Soltantoil tradimento non è più punibi-le e, di fatto, non esiste più.

Se Giuda non ha tradito,nessuno più è un traditore. Inpolitica, si può emigrare dallasinistra alla destra senzanemmeno fare una sosta dal-le parti del centro. Ci sonopersone, in questo Paese, chehanno iniziato le loro carrierecelebrando matrimoni prole-tari e adesso hanno incarichiistituzionali per partiti comeForza Italia o la Lega. Quasitutti gli ideologi della destravengono dalla sinistra più du-ra e più pura... I misteri del-l’animo umano non cessanodi stupirci.

Viviamo nell’epoca delpentimento e del perdono. Iltraditore, una volta, era «uninfame»; adesso è «un penti-

to». Pentirsi è un atto di gran-de moralità, perché presup-pone l’ammissione di una col-pa e il proposito di non com-metterla più. I pentiti del ter-rorismo e quelli della mafiameritano un premio e di soli-to lo ottengono, dopo averefatto i nomi dei loro compliciche sono diventati i loro nemi-ci. C’è gente, in questo Paese,che ha rapinato, violentato,ucciso e messo i cadaveri nelcemento e nell’acido e ora è li-bera e lotta insieme a noi, dal-la parte del Bene contro il Ma-le. Tutto ciò è molto bello.

Giuda appartiene al passa-to. La sua storia, se è vera, èla storia di un ingenuo che in-vece di pentirsi si è dato alladisperazione, e che si è rovi-nato per pochi spiccioli. Unastoria datata e assurda. Oggiuna fotografia nemmeno tan-to compromettente, di un po-litico nemmeno tanto impor-tante, può valere centomilaeuro. Quanto varrebbe GesùCristo?

SCRIVERE ACarlo Fruttero, Tuttolibri-La Stampa, via Marenco 32, 10126 Torino [email protected]

p

FictionfemministaL'allibitoSignor Fruttero, sono allibito per il

tono di noia e fastidio con cui lei rispon-de (anzi, non risponde) alla richiestadel lettore Palumbo che da persona nor-male si dichiara sconcertato perchél'episodio della strage di lavoratrici cuisi richiama la festa dell'8 marzo sareb-be inesistente, e cioè un falso storico ra-dicale... Nessuno la obbligava a rispon-dere a questa piuttosto che ad altre let-

tere... Un minimo di umiltà e di rispetto(e perché no, anche di professionalità)le avrebbe consentito di leggere inWikipedia i documenti che le allego, neiquali c'è la fotografia dell'edificio bru-ciato a New York il 25 marzo 1911, checausò la morte di 146 persone, per lamaggior parte giovani operaie...

Vincenzo Cottinelli, BresciaIlbuonsamaritanoGentile dott. Fruttero... Lo scrittore

Vittorio Messori nel suo libro Pensarela Storia (ed. Paoline 1992) al paragrafo55 a pag. 107 dice che la storia, pur com-movente, è falsa. Il sottotitolo del para-grafo recita: una «festa» inventata. Gianluigi Arpini, Crema

LastoricainviperitaEgregio signor Fruttero... Ha ragio-

ne il signor Palumbo, alcuni anni fa(1987) uscì un libro dal titolo 8 marzo.Storie, miti, riti della giornata internazio-nale della donna scritto da Tilde Capo-mazza e Marisa Ombra... E' un libro diben 167 pagine... che scatenò «scanda-lo» sulla stampa di tutte le correnti peraver corretto la versione accreditatadelle origini la quale recitava: «Nel 1910Clara Zetkin istituì la giornata interna-zionale della donna per ricordare lamorte di 129 persone in un incendio aChicago nel 1908... Il libro è da tempoesaurito altrimenti lo manderei al suolettore (Palumbo), il quale da uomo sen-

sibile si pone almeno delle domande...Non lo manderei a lei perché sono certache non lo leggerebbe. Peccato peròche un uomo di cultura e di successo co-me lei abbia dato quella risposta.

Saluti da Tilde Capomazza, GenovaL'insensibileSarò anche insensibile ma resto co-

munque confuso. Ci fu davvero l'incen-dio? E dove? A New York o a Chicago?Nel 1908 o nel 1911? E quante furono levittime, 129 o 146? Ha proprio ragione ilLettore Allibito: nessuno mi obbligavaa rispondere alla lettera del signor Pa-lumbo piuttosto che ad altre lettere. In-sensibile, confuso e pentito, Frutteroarrossì...

IL VANGELO SECONDO GIUDAdi BENIAMINO ISCARIOTAMondadori, pp. 120, !12Domani è la Domenica dellePalme, giovedì è l’Ultima Cena.«Uno di voi, che mangia con mequesta sera, mi tradirà», disseGesù. «Ognuno, a turno, negòinsistentemente. Giuda sapeva diessere innocente di fronte a taleaccusa, perché il suo unico scopoera salvare Gesù da una morteinutile». Così il Vangelo che«riabilita» il traditore raccontatoda Jeffrey Archey, con laconsulenza del biblista FrancisMoloney.Adam ZagajewskiTRADIMENTOAdelphi, pp. 298, !30Il testo che dà il titolo allaraccolta di scritti di quello chedicono essere «il poetamaggiore» della Polonia conSzymborska è la lucida e affilataautodifesa di un intellettuale

accusato di esser stato succubedello stalinismo. Non negando,ma rivendicando il propriotradimento, portando su di sé lacolpa. E andando ben oltre lapolitica : «Chi ero? Un’animaimmortale ficcata a forza in uncorpo rattrappito, in un ‘epocarattrappita.... Chiunque posseggaun’anima immortale e abbiaricevuto la vita è un traditore».Christian PetrELOGIO DEL TRADITORECastelvecchi, pp. 110, !6Il saggio, in uscita il 3 maggio,distingue fra il traditore «falso»,colui che rinnega la propria vita erinuncia a sé stesso, dal traditore«vero», chi decide diabbandonare il suo mondo maportando con sé tutto quello cheil passato gli ha insegnato.Dunque non un «passaggio alnemico», ma una cosciente,responsabile scelta di un nuovofuturo.

DA GIUDA A STALIN

Segue da pagina I

L’eclisse del traditore

MIRELLAAPPIOTTI

Agenda TuttolibriSABATO 31 MARZO 2007

LA STAMPAII

PROSSIMAMENTE

W

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - III - 31/03/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/03 - Autore: VLASIM - Ora di stampa: 30/03/07 16.27

GIOVANNITESIO

Sulla moda gialla lui dice di nonfare gli snob. Lui dice che «dove c'è ab-bondanza, la quantità determinauna dif-ferenzaqualitativadei prodotti».Dicean-che che «il proliferare del giallo è indicedella sua forzadi rappresentazionesocia-le e forse della necessità che abbiamo diquesta rappresentazione». Dice infineche lui non è «negativo», che «rispetta lavarietà dei gusti» e che «non tutto nellanarrativa di consumo è determinato apriori».Ma poi non manca di precisare che

non è un «convertito» e che quando luicominciònel '94 (l'esordioconL'anno cheuccisero Rosetta è del '97), lo scoglio daevitareper ungiovanenarratorenoneraaffatto il giallo,ma semai il «romanzoge-nerazionale».Nientemode,dunque,nien-te obbedienze consumistiche.Ma genui-na adesione ad un genere che consentemoltevariazioni.Lui è Alessandro Perissinotto, sem-

pre un filo di malinconia negli occhi, unaserietà probabilmente inderogabile chegli viene dall'origine e che non manca -tuttavia - di spazi ironici e divertiti. Co-mequandoraccontadellamultaper velo-citàcheè riuscitoaprenderequellavoltaa Riomaggiore andando ai 66 chilometriall'oracon la suaBMWF650.Torinese, studi tecnici (ha un diplo-

ma di perito elettronico),Perissinottohaimboccato la strada delle Lettere laure-andosi in semiologia con una tesi sugliaspetti figurativi della fiaba. Per poi in-traprendere il dottorato a Bergamo, do-veha insegnatoper tre anni editoriamul-timediale. E tornare poi a Torino, doveinsegnadiscipline legate alla teoria e allatecnicadellacomunicazionedimassa.Sei romanzi all'attivo, i primi tre da

Sellerio,gli altri daRizzoli (L'ultimanottebianca è il titolo appena arrivato in libre-ria). Ma anche tanti piccoli dadà, piccolidivertissement in cui sprigionare la par-te più libera e ludica di sé: negli ultimidue mesi, ad esempio, una striscia a fu-metti che apparesuunarivistadi psicolo-gia del gruppo Mondadori, «Per me», eche ha come protagonista Aida, una psi-cologadella devianza, bella, spregiudica-

ta, sicuradei suoipassi.Proprio il contrario della psicologaAn-

na Pavesi, che è la protagonistadei due ul-timi romanzi. Una donna che s'inventa ilruolo nuovo di «trovapersone». Una don-na che s'interroga molto e che si sentespesso inadeguata,ma che non demorde enon si lascia attanagliare dalla paura. Pe-rissinotto se l'è vista nascere a poco a po-co: dopo il commissario del romanzod'esordio,dopo il «clericus» tardo-medioe-vale del secondo romanzo (La canzone diColombano), dopo l'ex poliziotto ed ex fer-rovieredel terzo (Treno8017), dopo il giudi-ce-donnadel quarto (Almiogiudice).Persa in non-luoghi brumosi di una

freddacampagna lombardaabitatadai ca-pannoni e dal traffico indaffarato,nel quin-to romanzo (Unapiccola storia ignobile)An-naPavesi èuna torinesechepermetaboliz-zare lo strappodella separazionedalmari-to va ad abitare a Bergamo con la sua gat-ta Morgana ed è chiamata a dipanare ilsuoprimodramma.Ora - nel romanzo appena pubblicato -

è sempre lei chedaBergamofa il viaggiodiritorno per dipanare un secondo drammapiantato nell'inedito cuore della Torinoolimpica attraversata per un verso dallagioia della città festosa e per altro versodall'emarginazionee dal disagio: dalla tos-sicodipendenza(storiavecchia)al bornout(storia nuova), che Perissinotto traducecon la parola«esaurimento»: il saltonel bu-io di chi è partito per aiutare ma è finitonell'inghiottitoio.Un fenomenodi cui si parlapocoonien-

te, e di cui lo scrittore ha avuto cognizioneper caso: «Mi ci sono imbattutoassistendoalladiscussionedi laureadi una studentes-sa.E' parola che si riferiscea quegli educa-tori che passano dall'altra parte e diventa-no tossici. Una forma nuova di disagio, dicui m'è parso che valesse la pena di occu-parsianchenarrativamente».Un disagio, del resto, che è perfetta-

mente intonato alla concezione del giallodi cui Perissinotto si fa portavoce: «Intan-to il giallo che mi piace scrivere è quelloche esalta la concezione drammatica piùche enigmatica delle vicende. A me piaceesplorare la zona d'ombra di chi scompa-re, lasciando dietro di sé una scia di do-mande irrisolte. Ecco il perché la psicolo-

ga. Un detective può prescindere daidrammi, una psicologa no. E poi volevouna donna che non fosse super-donna, chenon si fissasse in uno stereotipo. Non ladonna necessariamente debole ma nean-che quella che arriva a eccessi di sicurez-za. Non atti individuali e istantanei, maunacontinuaassunzionedi responsabilità.Un personaggio, insomma, che non fossesemplicemente asservito all'indagine eche facessedeimiei romanzi, comediceSi-menon,dei romans-romans».Simenon nome-nume? «Oh, sì», am-

mette Perissinotto. Ma non senza distin-guere: «L'omaggio a Simenon c'è sempreneimiei romanzi. Se penso però aMaigretpenso a qualcuno che ha sempre la stessaetàe chenoncambia. InAnnaPavesi, inve-ce, c'è evoluzione.In lei il tempoagisce.Leiè un personaggio che cresce. Dal romanzoprecedente a questo, ad esempio, non sof-fre più allo stessomodo per la separazionedalmarito. Io non so quanto continueràadaccompagnarmima so che lei, insiemeconme,continueràacambiare».Anna Pavesi è anche il personaggio at-

traverso cui passa il grande tema dellamenzognaedellaverità, cheè fondamenta-le nel percorso narrativo di Perissinotto:«L'investigatore tradizionale si appella al-le prove. In Anna Pavesi prove non ce nesono». Le prove di Anna sono le prove delsuo autore: «Rischiose come i resti di veri-tà chesi attaccanoallemenzogne,ma tena-ci come i resti diurni che si abbarbicano aisuoi sogni».

BOWLES

Autobiografiadi un eccentrico= La sua opera più nota, «Il tènel deserto», fu portata sulloschermo da Bernardo Bertolucci.Nato a New York nel 1910,scomparso Tangeri nel 1999, PaulBowles si racconta in «Senza maifermarsi», L’autobiografia ,scritta nel 1972, è ora propostada Feltrinelli (pp. 371, !30, trad.di Cinzia Tafani).

CAPOTE E MARILYN

Colazionie altre viteDi incontro in incontro, un ritrattodi Capote. «Colazione daTruman» ha raccolto leconversazioni con lo scrittore(Minimum fax, pp. 266, !11,50,traduzione di Lucio Carbonelli,prefazione di James A. Michener).Patrick Besson proclama che«Marilyn Monroe non è morta»(Giulio Perrone editore, pp. 95,!10, traduzione di Ilaria Piperno).E anche Kennedy è vivo: si sononascosti per anni come duevecchi innamorati? Tra Californiae Francia, una fantasticaindagine.

TESTO E SCHERMO

La terradi Visconti= Martedì 3 aprile,all’Auditorium Parco della Musicadi Roma, ore 17, sarà presentatala nuova collana di audiovisivi«Dal testo allo schermo. Alconfine tra letteratura e cinema»,diretta da Giovanna Taviani perl'Editore Palumbo di Palermo. Iprimi due numeri sono dedicati a«Luchino Visconti» e a «La terratrema», con interventi di storici,critici, testimoni .

AB ORIGINE

Da Gauguina Dostoevskij= Sui sentieri del Bello edell’Armonia, un ritornodell’uomo all’uomo. «Ab origine.Dal primitivismo di Gauguinall’età dell’oro di Dostoevskij».A Ivrea, Museo della Carale, dal30 marzo, una mostra (Gribaudo,Etro, Matano e le fotografieCastagna) e un ciclo di incontri,con il contributo, tra gli altri, diGianni Vattimo. Il 9 giugnoconferenza finale di GiulioGiorello (per info:www.museodellacarale.it).

Torino in festa durante le Olimpiadi 2006: un’altra indagine per la psicologa Anna Pavesi

IL LIBRO

“ATORINOUNADONNACOI FIOCCHI”

Perissinotto «L’ultimanotte bianca»,un drammanel cuore della città in festa:la psicologaPavesi nella zonad’ombra

ALESSANDRO PERISSINOTTOL'ultima notte biancaRIZZOLI, pp. 224, !17

Anna Pavesi è alle prese con un nuovocaso di persona scomparsa. Questavolta a scomparire è un'educatrice,strettamente legata al caso di untossicodipendente affogato nel Po.Intorno alla scomparsa dell'una e allamorte dell'altro ruota l'intera vicendache si svolge nei giorni della Torinoolimpica. Tra periferia e centro, tra festaed emarginazione, altri personaggianimano la storia: una prostituta, unmagnaccia, un ex marito, una nuovacompagna, una gatta, due punkabbestia,due cani e un bambolotto impiccato.

Il personaggio TuttolibriSABATO 31 MARZO 2007

LA STAMPA III

BLOC NOTES

W

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - IV - 31/03/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: VLASIM - Ora di stampa: 30/03/07 16.27

Che ci siano inqui-namenti d'ogni ti-po è inutile ancoradire: dell'aria, del-le acque edei terre-

ni.Ma c'è un tipo di inquina-mento a cui pensiamomeno,quello acustico. Alludo all'assediodi parole che ci strin-ge attorno, un mare, un fra-stuono, esortazioni, ingiun-zioni, avvisi, notizie a gogò,Tv, telefono, telefonini: tem-pi di ipertrofia, di sovrab-bondanzadel flussi di comu-nicazione. Il silenzio è diven-tato un bene quasi inattingi-bile. Racconta un mio colle-ga di Zurigo,Michele Lopor-caro, che si occupadi «retori-ca della comunicazione»,che si sta diffondendo anchein Italia una moda partitadagli Usa, la moda del«quiet party»: si va in un lo-cale, si pagae... si sta zitti.Oggi, la parola magica deinostri tempi è «comunicazio-ne». Anche all'Università,non si parla d'altro che di«comunicazione»edi «comu-nicare»,non ci sono che emit-tenti e destinatari, tutto il re-sto è la noia, passatismo deldisciplinare. Ma basta tenerd'occhio i dibattiti televisivi,il comportamento dell'uomopoliticoodierno.Conta il flusso comunicati-vo, indipendentemente daogni contenuto, conta esserepresenti, parlare, a proposi-to o a sproposito,dire e disdi-re, affermare e smentire, in-sultare e poi il giorno dopoblandire, l'importante è esse-re costantemente presentecon parole, comunicare, diredire... Non importa se la co-municazione si è resa auto-noma dal reale contenuto. Èbene ripetere e ripetere paro-le, dando sulla voce agli al-tri.«Riformismo», benissimo, echi è contrario, tutti d'accor-do...,ma bisognavedere qua-li riforme! Tutti vogliono la«svolta», ma girando versodove? Occorre «andareavanti», ma in che direzio-ne?Non vogliamopiù saper-ne di parole giocate indipen-dentementedai contenuti.

PAROLEIN CORSO

GIAN LUIGIBECCARIA

SVOLTAVERSODOVE?

pp Marco Missirolip IL BUIO ADDOSSOp GUANDA, pp. 277, !15p ROMANZO

pp Leonardo Colombatip RIOp RIZZOLIp pp. 350, !17p ROMANZO

SERGIOPENT

Alcune inaspettatesorprese ci sono giunte daquesto iniziodi stagione.Avo-ledo e Cappellani, Fortunatoe Spirito, oltre all'esordio nelromanzodiDeRoma,DiCon-soli, Postorino, Zaccuri. Testampiamente superati per tut-ti. A sorpresa aggiungiamosorpresaconRio, secondo ro-manzo - e primo «leggibile» -di Leonardo Colombati, tren-tasettenneromanocheavevafatto trasudare emozioni acertacritica impavidaper cui

le avanguardie vanno plauditea occhi chiusi, anche quando achiudere gli occhi sono solo ilettori.Due soli giorni veloci, gioco-

si, rallegranti, ci sono invecebastati per calare a fondo nelmondo diRio, un romanzomo-derno e istintivo ma non arro-gante o autocelebrativo, che cihamessi di fronte alle effettivecapacità di Colombati, uno chesembra saper davvero il fattosuo in quanto a scrittura e te-nutanarrativa, bastavace lodi-cesse con un libro d'anticipo.Rio non è nient'altro, in fondo,che un romanzo generazionaleo di formazione, che racchiudein sé gli stereotipi della cresci-ta e dellamaturità nel pellegri-naggiocosmopolitaedisinibitodi un protagonista asetticomasimpatico, critico ma anchesprovveduto, soprattutto in fat-todi sceltedeterminanti.Ritroviamo il personaggio

diColombati inunpresente ro-manobenestantemasenzasto-ria, infelicemente sposato e in-gravidato di delusioni prevedi-bili: una bella casa, un figlio ditre anni, scappatelle extraco-niugali, jogging e check-up ipo-condriaci, sommersodal defini-tivo ritorno a quel passato dacui pensò un tempo di allonta-narsi per non ricalcare le ormedi un padre ignorante e traffi-

cone, diventatoun imprendito-re arricchitoepacchianocomeun mafioso d'importazione inun film di Hollywood. Una sto-ria italiana come tante, tra illu-sioni di gioventù e amara resadei conti, anche seben remune-rata.Mac'erastatoun tempo,un

tempo in cui il giovane italianoera approdato in una Londradatata 1996, dove lamondanitàdell'epoca nuova lo aveva av-volto in un giro di conoscenzegiuste quanto casuali, che loavevano proiettato versol'olimpo delle più lecite ambi-zioni. Un impiego di prim'ordi-ne alla City, locali di lusso edonne disponibili, il futuro trale mani. E poi quell'incontro alRio Center, l'afterhour per nu-disti in cui il ventiseienne ro-mano incrocia la rotta di Filip-po Runeberg, mito declinantedella letteratura italiana, cele-brato e ammirato ovunque nelmondo.Fingendosi uno scritto-re in erba, il protagonista en-tra nelle grazie e nella vita dafeuilleton del maturo dandy,che lo getta tra le braccia disuanipoteLeae lo introduce inunpaesedellemeravigliepossi-bili in cui il giovane «grim-peur» si perde con tutto il suobagagliodi bugie.Rio è il paradisodelle illusio-

ni umane, con il suo concentra-to di perversioni e di ludici di-sincanti, ma la discesa verso lanormalità dell'eroe di Colom-bati attraversa con superbaironia una storia in cui entranoed escono molti personaggicon le loro esperienze da millee una notte di fine millennio,dando vita a un percorso di au-todistruzione ad alto livello, incui il poveroemigrantedi lussocapisceche i sogni vannovissu-ti fino all'ultimo respiro, omes-

si da parte per accettare il gri-giofumo della realtà. In questadinamica de-formativa, il ro-manzo scorre come un fiumepienodi eventi eprofili, paesag-gi urbani e partecipazioni iper-realiste, analisi sociali e deter-minismoopportunista contem-poraneo, regalandoci una sto-ria non nuova ma nuova per inostri tempi, in cui i sogni si la-sciano alle spalle in cambio diun po' di moneta sonante. Unsegnale di qualità della nostranarrativa, ma anche un tempospeso con allegria a meditaresuquelle remote illusioniche cisono appartenute prima di ve-stircidi anonimanormalità.

RENATOBARILLI

Livio Romano, quaran-tenne, pugliese, autore giunto alsuo terzo romanzo con questoNiente da ridere, rappresenta almeglio la fitta schiera di narra-tori della sua generazione cheattestano un ottimo grado dimaturità e di capacitànell'affer-rare le cose. Su di loro, vicever-sa, si abbatte la disattenzioneditutta la stampa qualificata, chepreferisce o rivangare le gloriepassate o «far piovere sul ba-gnato» suonando il flauto ai suc-cessi stranieri.Non è che questo buon esito

si basi su qualità speciali, anzi, ilrisultato di Romanoè apprezza-bile proprio per una sua qualitàmediana, per un carattere diampia rappresentazione di unospaccato di vita di cui tutti sia-mo testimoni e partecipi. Intan-to, c'è subito da notare al positi-vo il venir meno di qualsiasi di-stanza tra il Sud e il Nord del no-stroPaese. Il protagonista,Gre-gorio Parigino, abita qualche

landa del Salentino, ma la suaesistenza non varia rispetto aquanto potrebbe capitare aqualche collega emiliano o lom-bardo.Si tratta di una società or-

mai invasa da telefoni cellulari,damessaggini, da computer, an-che se tra le maglie del sistemadominante filtrano vividi scam-

poli di natura meridionale, conpalpiti di mare e sapori di terra.Altrettanto si dica dello stato so-ciale dell'umanità che comparein queste pagine: di medio-bas-sa estrazione, dedita a mestieriintellettuali di non alta levatu-ra. Il protagonista,per esempio,èmaestro di scuola, e nello stes-so tempo scribacchia per i gior-nali, tra i suoi amici ci sono me-

dici e avvocati,ma comunque inmolti faticano a raggiungere lafine del mese, sempre tallonatidalle scadenzedeimutui.A livello pubblico, dominano

le trame elettoralistiche, tantoche il nostroGregorio viene con-vinto a candidarsi per i «verdi»,ma senza convinzione, quantobasta, però, per fargli tastare ilpolso degli intrighi che si celanonelle alte sfere. Quanto al priva-to, siamo in pieno regime di fa-miglia «aperta», con una mo-glie, Delia, ben attenta a far va-lere i suoi diritti, anche sessuali,ma col coniuge che a sua voltaritiene che gli spetti concedersicerte scappatelle, per esempiocon una Wanda che se ne va ingiro conducendo un carrozzoneper la vendita del torrone, sem-pre pronta a fissare appunta-menti precari con ricorso ames-saggini e sfruttando le toilettesdei supermercati.Figli con diritti sacrosanti,

parenti, madre e nonna, a cari-co, una cugina, Rosina, regolar-mente abbandonata dai suoi uo-

mini e sempre ritornante a chie-dere aiuto in seno al nido fami-liare del protagonista. Il tuttoservito col linguaggio giusto, ra-pido, pieno di ironia, di ammic-chi da cogliere al volo. Insom-ma, il mondo che noi tutti cono-sciamo e in cui ci troviamo im-mersi. Semmai, questo fitto tes-suto di mini-accadimenti ri-schia di soffocare la possibilitàche un qualche filo conduttoreemergacon evidenza.Ma un identikit del genere

era già proprio di una lontanastagione del nostro passato,quella consegnata al neoreali-smo di fine-'40 e primi '50. Pocotempo fa, su queste colonne,non mi sono prestato ad alcunrevisionismo a favore di Casso-la, ma sarei ben più propenso aesaltare le buone doti dei Rea eLucentini e Fenogliodegli stessianni. In conclusione, quello cheoggi si diffonde e domina è un in-teressante fenomeno di neo-ne-orealismo ritrovato, seppurerapportato a una situazione in-teramentemutata.

LORENZOMONDO

Il ventiseienne MarcoMissiroli è al suo secondo ro-manzo; con il primo,Senza coda,ha vinto il Campiello per un au-tore esordiente. Anche nel Buioaddosso si mostra attento almondo dei bambini, ai loro oc-chispalancatisull’indifferenzaesulla crudeltà dei grandi. Conun più deciso avvio sul terrenodel fantastico,chesembraperal-tro scaturire dalla più verosimi-le normalità.Comeaccadenellafiaba, accettati certi presuppo-sti, tutto fila inmodoconsequen-ziale, senzastrappivistosi.Prendiamo il paese di R., in

cui vige una regola spietata.Perscongiurare un’antica maledi-zione (la morìa delle greggi cheproduconouna lanafatata)achinascemalformatoo infermovie-ne fatta sorbire una «polveredolce» che lo addormenta persempre. Quasi che, dopo il tra-collo economico, ogni altra di-sgrazia risultasse intollerabile.(Mentreunaepigrafeche l’auto-re traedaFaulknersta lì a rove-sciarne il senso: «Tra il dolore eilnullascelgo ildolore»).E’ il puntodi partenzadi una

vicenda che potrebbe svolgersi,standoai nomi e ai colori, in unaconcreta ma distanziante Pro-venza. Dove il sindaco Jerome,ribellandosi alle norme eugene-tiche, rifiuta di uccidere in no-

me di una assoluta purezza la fi-glia Poline, che è nata con unagambasecca.Si impegnatuttaviaa tenerla chiusa in casa, dietro ilvetro della finestra dalla qualespia la vita che le è negata. Le tie-necompagniaNunù,unorfanodi-sturbatodimente, cui il padredel-la «Zoppa»,convertitoallamiseri-cordia,hadatoricovero.Con poche eccezioni, la fami-

gliaècircondatadalladisapprova-zione e dal rancore della comuni-tà, chedeve tacitarenella coscien-za le troppe morti «bianche» delpassato. La solitudine e la reclu-sionedeidue,ormai ragazzi, si ac-centuano quandomuoiono i geni-tori di Poline.Vengono infatti rin-chiusi nella torre dell’orologio,con l’incombenzadi suonare,ada-te ore, le campane. Il compito toc-ca a Nunù, piccolo Quasimodo si-gnore dei tetti, mentre la compa-gna gli fornisce una ideale stam-pella, lo assiste e rassicuracontroildileggiodegliadulti.Un giorno scopre che suo pa-

dre, colpevole di essere buono, diessere tornato innocentecomeuninfante,è statoucciso.Ecompie lesuevendettesventandoun intrigodegliottimati,con il quale intendo-nodarenotorietàalpaesedimenti-cato, riportarloall’anticosplendo-re. La ragazza, mentre recuperala libertà, allontana, a quanto pardi capire, un maleficio che consi-steproprionel fanatismodegliabi-tanti,nella lorodurezzadicuore.L’esito del romanzo è malcer-

to. Il piccolo machiavellismo delnuovo sindaco e del prete con iquali Poline entra in guerra, sem-bra un’aggiunta un poco incon-gruae frettolosa.Al terminedi unagiato percorso narrativo chemolto concede alle afasicheespressioni del povero idiota. Re-staall’attivo,questasì, l’ideazioneprima e forte di una comunitàche, sotto le parvenze di un one-sto decoro, perfino di uno stoicoossequioalla legalità,apparecom-posta da orchi feroci. Stretta inun patto che prevede la decima-zionedei suoinati.Nella sterilede-nuncia di quel matto che affida lasua voce più vera all’assordantesuonodellecampane.

NELLACITYUNGIOVANEGRIMPEUR

pp Livio Romanop NIENTE DA RIDEREp MARSILIOp pp. 359, !17p ROMANZO

Ricorrono sms ed e-mail. Ecconeun esempio: «Vuoi venire si o nocon me al concerto di Eros Ra-mazzotti... E’ il mio idolo lo sai...Sarà la prossima settimana a Gal-lipoli... In questo perido non c’ènessuno... Concerto + hotdog +visita delle mie farfalle?».

Livio Romano Un uomo qualunquetra vizi pubblici e privatemiserie

LAGAMBASECCADIETROILVETRO

«Niente da ridere»:unmaestro di scuola,una famiglia «aperta»,trame elettoralistiche,l’omologazione al Nord

Colombati Tra illusioni di gioventùe resa dei conti, verso la normalità

LeonardoColombati:romano,lo scrittoreha 37 anni

«Rio», il paradiso delleillusioni umane, conil suo concentratodi perversionie di ludici disincanti

MESSAGGINIESCAPPATELLECOSÌVA ILSUD

Missiroli «Il buio addosso»,quando è una colpa essere buoni

Narrativa italiana TuttolibriSABATO 31 MARZO 2007

LA STAMPAIV

W

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - V - 31/03/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/05 - Autore: VLASIM - Ora di stampa: 30/03/07 16.28

pp Emanuele Zinatop ALFONSO BERARDINELLI

IL CRITICO COME INTRUSOp LE LETTERE, pp. 250, pp. 19,50

pp Goffredo Parisep GUERRE POLITICHE

Vietnam, Biafra, Laos, CileADELPHI,pp. 275, !13,50

ANDREACORTELLESSA

Come a quello del lette-rario «padre» (acquisito) Co-misso, anche al nome di Goffre-do Parise risponde oggi menoun corpus testuale che un'aura.Diciamo pure una moda. Piùche una scrittura, un malcertoed evocativo sentimentodella let-teratura. Ed è invariabilmenteall'ultimo Parise che si pensa: aquel miracoloso dizionario deisentimenti che sono i Sillabari(insieme al loro segreto calconegativo,L'odoredel sangue).

Col far ciò, però, si perdetantissimo. Prima, infatti, c'è lostupefacente slancio poetizzan-te del Ragazzo morto e le comete

(col segreto antefatto, in corso direstauro, dei Movimenti remoti);c'è il romanziere «moraviano»,grottesco e già sentimentale (co-me divinò Sanguineti scrivendodel Prete bello); c'è lo scrittorepop e pop al nero, «kafkiano»(per Giacomo Debenedetti) e già«postmoderno» (per Silvio Per-rella), del Padrone e del Cremato-riodiVienna. E poi c'è il viaggiato-re «politico». Forse il più sugge-stivo di tutti.

È tempestivo il ritorno in li-breria di Guerre politiche (confor-me alla veste einaudiana del '76dopo le parziali edizioni a caldo,da Feltrinelli nel '67 e nel '68;qualche pagina dispersa si pote-va pur porre in appendice), intempo di ritornante ibridazionefra giornalismo e invenzione nar-rativa (Roberto Saviano non famistero del suo culto per questolibro; ma parla chiaro già la devo-zione di Parise per Truman Capo-te); e forse consentirà di ricomin-ciare a leggerlodavvero, quest'au-tore. Uno dei capisaldi della vul-gata, per esempio, vede in Pariseun pioniere dell'anti-ideologismooggi assai alla moda. LeggereGuerre politiche impone all'assun-to una verifica dialettica: evitan-do di fare del suo autore un ante-signano degli anticonformisti acontrattod'oggidì.

L'aggettivo del titolo, infatti,non è lì per caso. (Altrettanto«po-litici»sono gli altri reportagesdel

tempo,CaraCinaeNewYork). In-terrogando i carnosi soldatonidello Zio Sam nella boscaglia tro-picale, Parise si stupisce per la lo-ro trance, quasi: indotta propriodalla loro assoluta impoliticità.«Non sanno nulla di nulla […], perloro il Vietnam è una specie di lu-na popolata di Vietcong, cioè diqualcosa di piccolo, sempre na-scosto, il diavolo che prolifera infolletti e coboldi medievali». Così,nel ritratto a smalti acidi del ge-neralissimo Westmoreland (hi-ghlight figurativo del libro, rical-cato su Warhol o sui coeviGenera-li di Enrico Baj; altrove è evocatoOldenburg), squisitamentepoliti-ca - e quanto attuale! - è la deco-struzione della propaganda Usa(«la nostra missione è […]quellad'aiutare il popolo vietnamita ascegliere il proprio futuro di liber-tà»): «libertà» è parola oscena inbocca all'«uomo industriale» cheaccetta «d'essere uno strumento,mosso da altri strumenti». Allostesso modo Parise coglie il carat-tere mediatico della tragedia delBiafra («l'arma più potente […]non sono le atomiche, bensì lapubblicità»): anticipando così lalettura «postmoderna», peresempio di Frederic Jameson,del Vietnam e delle altre guerreneocoloniali di quel tempo (e delnostro).

TRA DARWIN E FOUCAULTCerto, Parise rifugge dalle lettu-re ideologicamente sommarie,stereotipate.Ha orrore, cioè, pro-prio delle vulgate: per fare ognivolta esperienza diretta - squisita-mente soggettiva e idiosincratica- del conflitto in cui si getta. Non èin base a un teorema astratto cheaffronta pericoli anche fisici, conattitudine quasi da stuntman, maper «passione umana»: cioè «unaspecie di fame fisica e mentaleche porta a confondere il propriosangue con quello degli altri».

Sangue: ecco la parola-chiavedi questo scrittore (come benissi-mo ha mostrato Domenico Scar-pa) così intriso di darwinismo. Ec'è proprio Darwin, citato nell'Av-vertenza iniziale, nel suo modod'intendere la politica (titolo di unaltro inedito del quale si vorrebbesapere di più), sottraendola a unadimensione «strettamente croni-stica e contingente». Non la «sto-ria dell'uomo come frutto dellavolontà dell'uomo», come diràneiSillabari, bensì la «storia natu-rale».

L'epochédel sostrato razionali-sta, nella collisione colla sostanzatraumatica della guerra, imponea Parise di farsi - nelle pagine sul-lo sterminio per fame in Biafra oin quelle sulle formicolanti città-postribolo del Vietnam -, ben pri-ma che Foucault e Agamben in-troducano il concetto (e la paro-la), il primo interprete biopoliticodella nuda vita. Della posta, cioè,tuttora in gioco.

DETESTAREESALTAILCRITICO

Caro Tuttolibri, ri-spondo a Ferdinan-do Camon che recen-sendoSensi vietatidiMassimo Onofri (sa-

bato 17/3n.d.r.) si dichiara sor-preso dell’aver io detto che lemie obiezioni ad Angelo Gu-glielmi in quanto direttore diRaitre nacquero per motivi dirisentimento (non aver da luiottenuto i riconoscimenti cuiambivo).

Camon, perché si scandaliz-za («vorrei non aver visto»)?Che male c’è a confessare unapropria debolezza o colpa? Epoi, era la mia una vera colpa?Quella «confessione», che se-condo Onofri mi fa onore, eradecisamente sopra le righe,come tutta l’intervista da cuiscaturì. Quale intervista di Sa-belli Fioretti non si trascinadietro un tono garibaldino,beffardo, perfino sprezzante?Ma anche mi pentissi di queglieccessi di spavalderia, la di-scussione su Raitre (1993),giuro sugli dèi di tutte le reli-

gioni, era fondata su temi e mo-tivi in cui continuo a credere(un’indulgenza in Guglielmi ver-so il quotidiano, fino a trasfor-marlo in corrivo – benché ciòsia, o così sembra, l’essenza del-la televisione). Altro discorso èse avrei scritto di Raitre se nonavessi avuto con Guglielmi uncontenzioso ventennale. Forseno. O forse sì, lo stesso.

Resta il fatto che non condivi-do, di Onofri, lo stupore che am-bissi al riconoscimento di Gu-glielmi. È il mio problema «sto-rico» e personale - il risentimen-to è questo - con le neoavan-guardie. Ma tra Guglielmi e Ci-tati continuo a preferire Gu-glielmi. Di lui, mi piace l’asciut-tezza. E se essa scivola giù, finoall’annullamento del soggetto(a questa specifica corrività),mi ribello. Mi ribello se è controdi me. E se non è contro di me.Talora, dunque, mi ribello duevolte, con più vigore. Ma l’inter-locutore fu Guglielmi e Gugliel-mi resta.

Franco Cordelli

Caro Tuttolibri, forsedavvero qualche «si-to» pecione inquinacon bubbole anche idati e fatti più agevo-

li da riscontrare. Tempo fa viho scritto che non ho mai inti-tolato un mio racconto Diste-sa d’estate (che non vuol dirniente), bensì Distesa estate,incipit un tempo famosissimodi una lirica di Cardarelli. Ep-pure l’errore continua anchenella Garzantina Letteratura

ora in edicola col Corriere del-la Sera.

Ancora presso di Voi, Fer-dinando Camon scrive che,secondo un libro di MassimoOnofri ora uscito, GiorgioBassani «non volendo pubbli-care la neoavanguardia nelcatalogo Feltrinelli, finse diaver perduto il manoscrittodi Fratelli d’Italia di Arbasi-no».

Ma quando mai: come hoscritto spesso, rievocando

quelle vicende, fra le amicizieche si formavano tra i collabo-ratori di Paragone, Bassanidapprima mi chiese qualcheracconto per la sua rivistaBotteghe oscure. Gli mandaiL’Anonimo lombardo, che si ri-faceva alla tradizione manzo-niana del manoscritto perdu-to e ritrovato: ma la princi-pessa Caetani, sua editrice,perse il mio biglietto d’accom-pagno. Bassani lo fece legge-re a qualche amico, Pasolinicapì che era un testo mio, maintanto avevo inviato un altroracconto con lettera acclusa,e tutto finì con la pubblicazio-ne di quei miei racconti, e pa-recchi in più (incluso Distesaestate), sotto quel medesimotitolo, nella «Biblioteca» diBassani presso Feltrinelli.Fratelli d’Italia si direbbe

oggi «imperdibile» (come letesi di laurea), perché ovvia-mente ce n’erano molte copiein casa editrice. Secondo Bas-sani, era troppo sperimentaleo forse immorale per la sua

«Biblioteca», accanto all’Ano-nimo lombardo, a Parigi o ca-ra, al Gattopardo, a E.M. For-ster. Giangiacomo Feltrinellidecise allora di collocarlo nel-l’altra sua collana, «i Narrato-ri», insieme a Grass, Paster-nák, García Márquez, i «mo-derni» d’allora. In seguito siscatenarono pettegolezzi an-che acidi, sui «carrierismi»,ma presto gli analoghi gossipsul Sessantotto e sul Settan-tasette li fecero passare dimoda. E oggi paiono maligni-tà contro la memoria di Bas-sani. Ci sono le sue lettere, aproposito. E anche varie co-pie originali di quel dattilo-scritto, battute con carta car-bone d’epoca. Sarà il caso dioffrirle alle aste di moderna-riato, visto che ad ogni pole-mica sale il prezzo?

(Ma circa il vostro titoloManifesti non opere, sarà il ca-so di riconsiderare l’opera om-nia di Manganelli o di Sangui-neti?).

Alberto Arbasino

MASSIMOONOFRI

Molte sono le ragionida cui nascono gli esercizi diammirazione. Una prova ci ar-riva da Alfonso Berardinelli ilcritico come intruso. L'ha cura-to un eccellente studioso diVolponi, Emanuele Zinato,che ha messo insieme un suosaggio, un'intervista, un'anto-logia allestita dallo stesso Be-rardinelli, un inserto fotografi-co, una nota bio-bibliografica.Dicevo molte quelle ragioni:perché l'ammirazione di Zina-to per Berardinelli è pari all'an-sia e al malcelato imbarazzocon cui cerca di giustificarnel'esistenza.

Di fronte a che? Non tanto al-la Teoria della letteratura, neicui confronti Berardinelli è sta-to da subito eretico: lo scambiodi battute tra i due su FrancescoOrlando è, in tal senso, significa-tivo. Nemmeno rispetto agli spe-cialismi di quell'Accademia dacui Berardinelli si dimise nel1994. Quanto di fronte a un senti-mento d'appartenenza ad unatradizione, quella marxista - siapure di marxismo critico, allaFortini -, cui Zinato si sente an-cora vincolato.

Del resto, una domanda co-me: «E' ancora possibile oggi, se-condo te, "riconoscere amici enemici"?», risulterebbe incom-prensibile: se non dentro un per-corso che ha condotto molti in-tellettuali comunisti da Marx aCarl Schmitt. Sanguineti docet:le strade dell'«odio di classe» so-no infinite, poco importa se aquell'odio non corrisponda piùuna teoria globale del capitali-smo e della lotta di classe.

RICATTATO DAL FUTUROGià, il Fortini di proverbialeoscurità: mai dare al nemico bor-ghese punti di riferimento. IlFortini cui Berardinelli, nel1973, dedicò una monografia:congedandosene per sempre.Sarà perché costretto a giustifi-carsi, «intruso» persino a casapropria, Berardinelli è chiaro:«Io non credo nel futuro». Ecco:

c'è stato un intellettuale italianopiù ricattato dal futuro di Forti-ni? Quel futuro che fu il suo pira-nesiano carcere d'invenzione.

La scelta del common sense ela volontà «di salvare dal male ilpiù possibile i viventi finché vivo-no», non sacrificandoli alla felici-tà dei posteri, fu il modo di Be-rardinelli di dire no a Fortini:per Herzen e Tolstoj, Orwell eAuden, Simone Weil e la Moran-te. Una scelta politica, individua-listica e libertaria, riassumibilenell'imperativo di PiergiorgioBellocchio che, nel 1984, finiti iQuaderni piacentini, fondava conBerardinelli Diario, scritto aquattro mani e diffuso per abbo-namento a pochi felici: «Dal noiall’io». C'è, però, una disposizio-ne fortiniana, cui Berardinellinon derogherà mai, diventando-ne l'originale teorico e storico:quella saggistica. Notava Forti-ni: «Svolgere il discorso criticovuol dire allora poter parlare ditutto a proposito di una concre-ta e determinata occasione. Ilcritico allora è esattamente il di-verso dallo specialista».

TEMPI DI MACERIEZinato ha ragione se scrive cheBerardinelliè «tra i pochissimi arelativizzare, prima dell'arrivoda Yale della moda decostruzio-nista, la pretesa unificante dellasemiotica». Ritrovandosi a cin-quant'anni con «nemici dapper-tutto»: il Gruppo 63, gli operai-sti, la generazione del '68 «diven-tata Nuovo Ceto Medio», lostrutturalismo e la semiologia, iseguaci di Nietzsche e Heideg-ger, «i nuovi poeti che sono non-poeti». Ma cosa ha rappresenta-to Berardinelli per le generazio-ni successive? Zinato, è reticen-te. Si limita a citare, marcandouna distanza, Trevi e Perrella,riesumazioni del «critico-arti-sta»: ignorando che, per Berar-dinelli, l'estetizzante Citati nullaha a che fare con Garboli. Biso-gnerebbe capire perché. Men-tre tace, Zinato, sul versante del-la critica della cultura: dove, in-vece, i nomi sarebbero troppi.

Nel mio Ingrati maestri(1995), l'ammirazione per luis'univa al fastidio perché non mipareva riconoscesse, fino in fon-do, le ragioni della letteratura.Sbagliavo: erano, le sue, ragionipiù larghe di quanto non vedes-si. Un rammarico, però, resta ecredo sia anche suo: per Berar-dinelli è più facile scrivere di ciòche detesta. Sarà perché i tem-pi, di macerie, l'hanno costrettoad un difensivo lavoro di deco-struzione? O perché, la sua, re-sta un'immaginazione icastica esatirica? Empirista e socratico,polemista formidabile, scrittoredi forza aforistica e percussiva,Berardinelli continua a lottarecon lo stesso dèmone. Il dèmonedella Teoria.

Guerre politiche Dal Vietnamal Biafra, tra «fame fisica ementale»

CONPARISEDOVENUDAE’LAVITA

Lettere Cordelli e la primaRai Tre,Arbasino e i primi «Fratelli d’Italia»

Goffredo Parise visto da Flavio Costantini

DAGUGLIELMIABASSANI, TUTTIALL’ AVANGUARDIA

Alfonso Berardinelli, «il critico come intruso»

Alfonso Berardinelli Un eserciziodi ammirazione, con nemici ovunque

Confronti TuttolibriSABATO 31 MARZO 2007

LA STAMPA V

W

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - VI - 31/03/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: VLASIM - Ora di stampa: 30/03/07 16.28

MANONSIPUO’DIREADDIOALLAMADRE

UNMICROPRINCIPETRA IRAMI

Antrim e Oates Figura clou nellanarrativa americana: nuove epifanie

Letture rosa Tre storie «chick lit»tra ironia, eros e bellezze in carriera

DONNAGRASSA,MOGLIE INCRISI,RAGAZZESEXY

ROBERTODENTI

Non tutti i libri (classi-ci, moderni, contemporanei)possono avere la meritata for-tuna di ottenere esegesi degnedella più alta letteratura come,ad esempio, è capitato al capo-lavoro di Collodi (vedi il Pinoc-chio,un libroparallelodiGiorgioManganelli). La pretesa di tro-varsi di fronte ad un capolavo-ro che possa sfidare il tempo èquasi impossibile. Ci sono peròugualmente buoni romanzi chesi distinguono dalle banalità dicui sembra essere intrisa un'editoria alla caccia del libroevento, inseguendolaRowling.AncheTobiadiTimothéede

Fombelle (natonel 1973) paga iltributo allamoda di oggi: senzaseguirla l'editore può rischiaregrosso.Tobia arriva in Italia: a)dopo un'asta fra editori; b) ètradottocontemporaneamentedal francese in 15 lingue; c)avràun seguito,uno solo (in Ita-lia nell'autunnodel 2007); d) hagià avuto in Francia quattro ri-conoscimenti importanti fracui il Premio Saint-Exupéry2006,categoriaromanzo.Quantosoprapotrebbesem-

brare, nel complesso, un fattopiùappariscenteche sostanzia-le e inveceTobiaè unottimoro-manzo che i ragazzi possonoleggere e capire a partire dagliundicianni.Chiesto all'autore perché

nel suo romanzonon c'èmagia,non ci sono streghe e maghi eperché non segue le linee tradi-zionali del fantasy di oggi, deFombelle risponde: «Da quan-do si scopre che l’avventura sisvolge all’interno di un albero,e che il protagonistaèun ragaz-zo di questamisura, non c’è piùalcunanecessitàdi ricorrereal-la magia per raccontare la sto-ria. Le regole di quel mondo,del mondo dell’albero, sono leregole stesse della nostra vita edel nostro pianeta. E il pianeta“albero”,è evidente,è un’imma-gine della fragilità del nostropianeta».L'albero è il protagonista

del romanzo, anche se il perso-naggio che attraversa le piùstrabilianti avventure, ricchedi colpi di scena e di azione, èTobia che vive nei rami, nellecortecce, negli anfratti più re-conditi.Tobia è altounmillime-tro emezzo,mapresto ce nedi-mentichiamo perché le sue vi-cende hanno sempre la forza ela convinzione della realtà. Il

papà di Tobia, un saggio studio-so, scopre che il grande albero èuna creatura vivente in cui scor-re l'energia vitale costituita dallalinfa. Si rifiuta però di rivelare lascoperta perché il potere (rap-presentato da uominimeschini emenzogneri) sfrutterebbe la lin-fa stessaportando l'alberoamor-te sicura.Padre,madree figliovengono

così mandati in esilio. Tobia rie-scea fuggiree le vicendeassumo-no un ritmo narrativo di forte in-tensità, in cui la tecnica del flash-back diventa elemento determi-nante di una suspense di forte li-velloemotivochesostienetutto ilromanzo. Quando Tobia fugge,la caccia degli uomini del potereè spietata: «Mai battaglia più im-pari si era svolta sull'albero: unbambino contro il resto del mon-do». Al giovane lettore non puònon scattare un profondo sensodi identificazione,che garantiscesempre il successo della letturadiuna storia.Anche il tema dell'amicizia

raggiunge momenti di forte in-tensità. Infatti Norz, l'amico diTobia, lo tradisce inunmomentodi debolezza,ma immediatamen-te si rendecontodel drammaticoerrore commesso: allora si dise-gna apposta una cicatrice sul vi-so, per essere scambiato conl'amicodel cuore, «facendosipas-

sare per lui... Aveva dato la pellepersalvarequelladell’amico».Tobia sta nascosto per un in-

verno intero sepolto vivo in unagrotta. Ben presto capisce «chenon si vive soltanto di aria, ac-qua, calore, luce e consapevolez-za del tempo... Si vive degli altri.Questa fu la sua conclusione. Sivivedegli altri».Tobiaèunperso-naggiomolto più adultodella suaetà e comeogni preadolescenteèaiutato, nella sua lotta per la so-pravvivenza,dallagrandecapaci-tà di lavorare di immaginazione.Il suomondo inminiatura è il no-stro mondo reale nel quale cer-chiamodinonveniresopraffatti.Una lente d'ingrandimento è

allegataal libro con la quale scru-tare ogni disegno (in bianco e ne-ro,molto interessantiedi granderesa figurativa) per poter com-porre un «messaggio segreto»che potrebbe svelare «dove fini-rà Tobia». Forse i giovani lettoriavranno una ragione in più peraffrontare il romanzo, che restauna letturadiversaegradevole.

CLAUDIOGORLIER

Fu l’incomparabile Le-slie Fiedler, nel tuttora fonda-mentaleAmore emorte nel roman-zo americano, amettere in gioco ilruolo matriarcale nella tradizio-ne letterariadegliStatiUniti, conil trauma del maschio e la censu-ra, inquietante rivincita delloscrittore nei confronti del perso-naggio femminile, o inesistente(Moby-Dick), o figuracui sottrarsi(Le avventure di Huckleberry FinndiMarkTwain) o, all’opposto, im-perioso tiranno (l’infermiera inQualcuno volò sopra il nido delcùculo di Ken Kesey). Il paradig-ma resiste,ma si presta a una se-rie di varianti. Eccone due: La vi-ta dopo, di Donald Antrim, e Lamadre che mi manca, di Joyce Ca-rolOates.

Antrim,nato nel 1958, è tra gliscrittori più significativi sul pia-no innovativoo decisamente spe-rimentale della sua generazionenegli StatiUniti, sia sul pianodel-l’invenzionenarrativasia suquel-lo della scrittura. Questo è il suoquarto romanzo, dopoVotate Ro-binsonperunmondomigliore, I cen-to fratelli, The Verificationist. Diun suo, per così dire, confratello,Rick Moody, abbiamo parlato lascorsa settimana, e va detto chebisogna ringraziare i nostri viva-ci, piccoli - per dimensione- edito-ri, comeminimum fax, per averlipropostial pubblico italiano.Sen-zadimenticareundichiaratopro-genitore di Antrim, quel DonaldBarthelmeche io tradussi e intro-dussi - mi scuso per l’autocitazio-ne - nel 1969 con i racconti di Ri-torna, dottor Caligari, non a casorilanciatidaminimumfax.La novità di Antrim rispetto

al paradigma fiedleriano sta nelfatto che il racconto confessioneè condotto dall’autore, ma il pro-tagonista autentico, morto «unbel sabato mattina nel mesed’agosto dell’anno 2000», si chia-ma Louanne, sua madre. Alcoliz-zata, due matrimoni, aggressivaspesso ossessivamente, artistamancata, egocentrica nella suapossessiva imprevedibilità, dopola lenta malattia e la morte percancro Louanne virtualmentesvincola il figlio.Quattromesi pri-ma della morte di lei il figlio, cheda tempo intrattienesoltantorap-porti occasionali con lamadre, in-contrandola riflette: «Ero un uo-mo di più di quarant’anni, cheaveva paura di sua madre. O for-se avevopaura per lei». Louanne,preda di «bizzarre allucinazioni

in cui conversava con una schie-ra di spiriti tra cui laVergineMa-ria e Gesù in persona» si giudica«una eroina in viaggio». C’è in leiunaspruzzatadinewage, e del re-sto, dopo lamorte, il figlioprende-rà a parlare con lei, in una sortadi frequentazionezen. Qui la rivin-cita matriarcale si impone, nonsenza quella erotica ambiguitàsulla quale insisteva Fiedler, allesoglie di un incesto tutto menta-le.Antrim non segue mai un filo

logico, cosicché personaggi e si-tuazioni si incrociano e si inca-strano, secondo i canoni che dila-tano la narrativa tardo post-mo-dernapeculiarediAntrim,diMo-ody, se volete di De Lillo. Il bana-le, il quotidiano, acquistano unaprecisa dimensione simbolica, enon deve stupire che il romanzoinizi con il complicato acquisto diunampio lettodapartediDonalde della sua amica, indicata, comealtri personaggi,con la sola inizia-ledelnome.Nel rapporto tra passato e

presente,contauna spazialitàtut-ta americana, che caratteristica-mente si svolge nel profondoSude inFlorida, essi pure chiaramen-te simbolici. Alla fine, nelle acquedell’Oceano David si accingerà,con la sorella, a gettare le ceneridi Louanne.SoltantooraDavid, ilquale durante la malattia di lei siè reso conto di un’insopprimibilescambio, di «essersi unito in ma-trimonio a lei», diviene adulto, li-berodi creare.Paradossalmente, un discor-

so più breve sollecita il pur robu-

sto romanzo di Joyce Carol Oa-tes. Qui il rapporto evocativo conlamadredefunta riguardauna fi-glia: così il femminino acquisisceun effetto specchio. Oates è natanel 1938, e il ventenniogenerazio-nale si traduce inunamisuranar-rativa raffinata ma assai menosperimentale. La madre, Gwen,muore in circostanze tragiche, el’effettoricadesulla figliaminore,la tormentata, introversa Nikki.Così, il ruolomatriarcalediGwensi esercita su di lei, che rischiauna sorta di disintegrazione del-l’io, come tutti i numerosi perso-naggidiOates, soggetti - haosser-vato uno studioso americano - alvolere fataledi unmisteriosocre-atore. Nikki sa, e lo dice, che lastoria di suamadre sarà anche lasua, ma al termine del romanzouna rivincita si realizzerà, non acaso nell’eros con un uomo rude-mente maschio, e peraltro subal-terno. La rivincita, non a caso, diunconturbantematriarcato.

MIAPELUSO

Inizia con leggerezza,presentandosi come chick litfortementeerotica e riccadi di-vertita ironia, Lily la tigre diAlona Kimhi (Guanda, pp. 297,! 16) nella bella traduzione diElenaLoewenthal.Scritto da un’ucraina cre-

sciuta in Israele e ambientato aTel Aviv, il romanzo è doppia-mente interessantenel suopro-porre il sorriso in un paesesconvolto da una guerra senzafine. Lily, la protagonista, è do-tata di un corpo straripante,centododicichili di carnerosaeappetibileche sa far vibrare co-me uno strumento musicalequando ama e quando si ama.Accanto a lei una giovane don-na, Ninush, dall’evanescentealabastrina bellezza capace diconcupire uomini e donne, an-che quando lascia scorgere ladentatura marcescente, checontrasta con quella «sublime»diLily.Una terza figura femminile,

Mikhaela, stramba taxista, si uni-sce alle due a completare nellaperfezionedella triade lo sconvol-gente duetto. Con un andamentoonirico, entrano in scena, tra itanti personaggi, anche un tran-sessuale e un tenero cucciolo ditigre. Il narrareprendequindi al-tre ali verso uno scavo della fem-minilità allo stato brado, in unsusseguirsidi immaginidi straor-dinaria levità, a comporre un so-gno violento e delicato che nonconcedesoste.

Dellaclassica chick litè inveceil rovesciamento, anzi la radio-grafiadi quanto in essaè sottinte-so, Come mollare il marito senzarovinarsi il make-up, creativa mafuorviante titolazione italianadell’originale A bit of a marriagedi Karina Mellinger (trad. di F.Alba, Meridiano Zero, pp. 251,! 14).Spaccato lungoungiornodel-

la vita di due coniugi trentenni -un’insopportabile donna in crisi,artistademente emogliedisamo-

rata, e un riccoavvocato in frego-la perenne nella loro orrifica eopulenta dimora londinese - siesprime e si concreta in una mi-nuziosa e sarcastica descrizionedegli organi sessuali e delle lorourgenze impellenti in cui tutto sicondensa: desiderio e abitudine,comunicazione e rassegnazione.Unamadrevanesia,unaromanti-ca colf, un’amica belloccia e unpaio di ospiti esterrefatti concor-rono a dar vita a una commediadi efficace crudeltà, più eloquen-tediun saggiosociologico.Librorosapereccellenza,pre-

corre la più nobile chick lit Il me-glio della vita di Rona Jaffe, ro-manzo cult di alto livello scrittonel 1958, ora riproposto da NeriPozzanell’elegantetraduzionediMarina Bonetti (pp. 559,!18). Inuna frenetica New York, cinqueragazze, tutte belle, raffinateedi-sinibite, disinvoltamente in car-riera,ma tutte con ilmitodelma-trimonio d’amore cui sacrificareogni ambizione. Un «Sex and theCity senza vibratori», una prosariccaenel contempoasciutta.

Per i ragazzi Un romanzo francesepremiato con il «Saint-Exupéry»

pp Timothée de Fombellep TOBIAp Illustrazioni di François Placep Trad. di Maria Bastanzettip Ed. SAN PAOLOp pp. 343 , !16,50

pp Donald Antrimp LA VITA DOPOp trad. di Matteo Colombop EINAUDI, pp. 183, !17p

p Joyce Carol Oatesp LA MADRE CHE MI MANCAp trad. di Annamaria Biavasco

e Valentina Guanip MONDADORI, pp. 454,!19

Tobiaèaltounmillimetroemezzo

«Malinconia»,un dipintodiAmedeo Bocchidi cui è in corsouna mostraa Parma

Un figlio che ha pauradi lei o per leiLa rivincita nell’erosdi una figliatormentata e introversa

Il millimetrico Tobiae le sue avventuresu un albero che diventaminiatura del mondo,tra conflitti e speranze

Narrativa straniera TuttolibriSABATO 31 MARZO 2007

LA STAMPAVI

W

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - VII - 31/03/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/07 - Autore: VLASIM - Ora di stampa: 30/03/07 16.28

QUESTASTORICARISUSCITA IVINTI

Autoritratto Natalie ZemonDavis, la ricerca comepassione civile, che dà voce agli esclusi e alle vittime

CHEFEDEHACHICOMPIESTRAGIINNOMEDELBENE?

ANGELOD’ORSI

Come si diventa stori-ci? Con studi specifici, certo;con un apprendistato empiri-co in archivi e biblioteche;gra-zie all'incontro con maestri ecompagni che sollecitano, inqualche modo, il nostro inte-resse; o, infine, perché le espe-rienze personali, tra eventi dicui siamo stati spettatori, onei quali siamocomunquesta-ti coinvolti, ci fanno scoprire,per l'appunto, la scienza diClio. Del resto il nesso tra sto-ria e politica è strettissimo enegarlo sarebbe stolto. E laformazione da storici spessosegue tragitti del tutto perso-nali, con una notevole dose dicasualità: ci si puòancheritro-vare «storici per caso», ma lapassione per la ricerca è sem-preunapassionecivile.Lo dimostra bene questa

affascinante confessione sot-to forma di conversazione, diunagrandestudiosacomeNa-talie Zemon Davis, che nellasua stessa biografiamostra le

tracce delle intricate vicende,spessodrammatiche, talora tra-gicheaddirittura,del ’900.Alle spalle di questa apprez-

zata studiosa specialmente deisecoli XV-XVII (in italiano se-gnalo Il ritornodiMartinGuerre.Un caso di doppia identità nellaFrancia del Cinquecento, Einau-di e Il dono. Vita familiare e rela-zioni pubbliche nella Francia delCinquecento, Feltrinelli), v'è ladiasporaebraicadallaMitteleu-ropa, e un rapporto ambivalen-te con Israele, prima amato,poi, in qualche modo, ripudiatoper quella che in modo via viapiù lucido pareva alla Zemon(Davis è il cognome del marito,un matematico che in questepagine ha un posto significati-vo) una politica di oppressioneverso i palestinesi: oggi lei faparte di un gruppo di persone,ebree e non, che ogni settima-na, aToronto, si trovanodavan-ti al consolato israeliano, prote-standoper la politicadi quel go-verno. Ma in questo itinerarioaffascinante e complicato, v'èanche la caccia alle streghe ne-

gli Stati Uniti, il paese dove isuoi antenati si erano trasferitie di cui lei, Natalie, è figlia insie-me critica e orgogliosa, comelarga parte dell'intellettualitàstatunitense.Persecuzioni nel passato, di

cui lei porta solo il ricordoattra-verso racconti familiari, e per-

secuzioni nel presente, che lehanno causato difficoltà prati-che, amarezze, ma anche, nellaimperscrutabile logicadel caso,creando nuove opportunità,tanto per Chandler (il marito),quanto per lei stessa. Entrambifiniscono, ad esempio, ad inse-gnare inCanada.Come in tutta l'intelligencija

colta e aperta d'Oltre Oceano,vivissimo è l'interesse, curiosoe amorevole, per l'Europa, lasua grande storia, la sua cultu-ra, i suoi personaggi, anchequelli minimi, di cui preferibil-mente si è occupata Natalie daricercatrice. In particolare è al-la Francia che si dirige l'atten-zione; la Francia con i Lumi, lasua «Grande Révolution», lasua tradizionedemocratica. Im-para il francese, compie viaggi,che, per otto lunghi anni, deveinterromperegrazie alle sanzio-ni inique (ritiro del passaporto)dellaCommissioneper le attivi-tà antiamericane, di cui lei e ilconiuge sono vittime. Lui addi-ritturaperde il posto all'univer-sità e si fa 5 mesi di prigione!L'accusa,naturalmente,per en-trambi, è di «comunismo».

LE CULTURE DEL POPOLOForse per questo suo retroter-ra, e per i valori ideali in cui cre-deva e in cui continua a crede-re, Natalie si fa storica degliesclusi, degli ultimi, delle vitti-me, specialmentedonne. E pre-dilige le culture del popolo, cer-cando attraverso le sue ricer-che d'archivio, di far risuonarela voce del passato. Per lei lastoria sembra anche essere, ol-tre cheunpiacere, undovere ci-vico, e, più in particolare, comenota il suo intervistatore,DenisCrouzet, una forma di compen-sazionedel passato, una rivinci-ta innomedei vinti, e dei deboli.Lavoraresull'indeterminato

della storia,porre interrogativi,far risuscitare imorti, verrebbeda dire: ecco lo scopo del verostorico. E Natalie Zemon è unastorica autentica, che sa inter-pellare le fonti, restituendo il sa-pore delle epoche, il colore evorrei dire l'odore dei fatti, deiloro protagonisti, e dell'infinitafolla di comprimari. La tensio-ne che la studiosa riesce a im-primere alla sua pagina riflette,probabilmente, la complessitàproblematica e avventurosadella sua stessa vita di cosmo-politadelXXsecolo, chehadop-piato felicemente il capo delXXI. «Non ho la sensazione diesserevecchia - afferma -, eppu-re lo sono!». Ma c'è un secondo«eppure», che lei stessa aggiun-ge: «Posso sempre accettarequesta tappadella vita comeun'avventura che prosegue, conmolti problemi (…). Forse nonavrò il tempodi trovaredelle ri-sposte,maeccomiqua!».

FEDERICOVERCELLONE

C'è una questione an-gosciosa che da sempre tor-menta e affascina i credentimentre costituisce un'armapolemicasempreaffilatanellemani avversarie. E' una do-manda abissale che si può pe-rò formulare con poche paro-le: se c'èDioperchédobbiamofare quotidianamente i conticon il male? Perché siamo cir-condati dalmale se il mondo èstato creato dall'Essere onni-potente,modello di ogni perfe-zione? E' quello che i filosofihanno chiamato il problemadella teodicea.Qualsiasi risposta si voglia

fornire a questo interrogativosi finisce per mettere in que-stione l'onnipotenzae laperfe-zione di Dio stesso. Se c'è ilmale infatti Dio non è onnipo-tente e perfetto come si vor-rebbe. Dinanzi a quest'armapotente involontariamentemessa nelle mani del nemico,ilmondodei credentiha rispo-

sto con moltissimi argomenti,affermandoperesempio - comefece a suo tempo Leibniz - cheDio ha fatto tutto quanto era insuo potere per spuntare il mi-gliore dei mondi possibili. Mase così sono andate le cose - co-meebbea sottolinearesarcasti-camente Voltaire dopo il terre-moto di Lisbonadel 1755 - comemaiproprio ilmiglioredeimon-di possibili può ospitare una co-sì immanesofferenza?

CRISTIANESIMO TRAGICOLa questione non è tramontatae mantiene tutta la sua appas-sionante attualità come testi-monia la considerazioneDelma-le e di Dio condotta da ClaudioCiancio (Morcelliana, pp. 136,!12). Qui si riprende con vigorel'antica questione del rapportotra Dio e il male nel quadro diuna visione tragica del cristia-nesimo, critica nei confronti delmondo tardo-moderno che ten-dea rimuovere la realtàdelma-le, a ridurne lanatura scandalo-sa e inaccettabile. Non è un di-

scorso remoto ma quantomaiattuale sia per la coscienza reli-giosa sia per quella laica. Ci tro-viamo infatti - come sappiamosin troppo bene - in un temponel quale sono rinati i fonda-mentalismi e, in nomedella reli-gione, si realizzanoviolenzee di-struzioni, si rovesciano governie si compiono atti di terrori-smo. E' in nome di un Dio chevengono così perpetrate stragiinaudite, è in nome di un altroDio che si conduconoguerrede-

vastanti come quella irachena.Entrambi i contendenti si giu-stificano facendo ricorso all'au-torità suprema, e affermanoche il male commesso oggi èfunzionale a un bene superioreeancoradarealizzare.E' legittimoquesto richiamo

aDio sul pianodella cultura reli-giosa e della cultura in genera-le? La questione non riguardaaffatto solo la coscienza dei fe-deli. E' la storia oggi a insegnar-ci che un Dio ridotto a vessillo,

che una religione intesa comeunsistemadi credenzee di inse-gnamenti opinabili, estranei aiterritoridella razionalitàedellacultura, divengono facilmentestrumento di quanti li voglionoutilizzare come simboli che le-gittimano la violenza delle con-trapposte tribù del mondo tar-do-moderno.Tanto più attuale diviene da

questo punto di vista - per cre-denti e non credenti - l’affasci-nante immagine, peraltro teolo-gicamente rigorosa, che vienequi proposta di unDio cristianoche ha innanzitutto vinto il ma-le entro di sé, di un Dio che pos-siede dunque il male come unavirtualità che è in lui rimastaimplicita e dominata. Acquisia-mo così l'idea di un Dio respon-sabile, e responsabile sino alpuntodaassumeresudi séognicolpaper realizzare la redenzio-nedalmale.Il sacrificio di Gesù sulla

Croce costituisce, da questopunto di vista, l'estrema presadi responsabilità di Dio nei con-

fronti del creato, di un dio cosìpoco desideroso d'imporre lapropria verità come un sistemadi credenze da configurare pa-radossalmente come salvezzala propria stessa morte con laquale si fa carico di ogni male.Questo è il modello del tragicocristiano che pone perentoria-mente l'uomo - comeDio primadi lui - dinanzi all'abisso della li-bertà e della responsabilità, di-nanzi alla scelta drammaticatra il sì e il noalmale.

IL DESTINO DEI GRECIBen diversamente andavano lecose nella tragedia greca dovel'uomo, ignaro della libertà, ce-deva il passo all'inesorabile in-cedere del male sotto le fattez-ze del destino. Questo Dio re-sponsabile non giustificherà al-loramai ilmale perpetratooggiin vista di un bene superioreche si realizzerà domani dandoseguitoagli auspici di tutti i fon-damentalisti.Fare nuovamentei conti con Lui può aiutare laicie credenti a sperareancora.

Filosofia Il rapporto traDio e il malenel tempo dei fondamentalismi

pp Natalie Zemon Davisp LA PASSIONE DELLA STORIA

Un dialogo con Denis Crouzetp A cura di Angiolina Arru

e Sofia Boesch Gajanop Traduzione di Paolo Gallonip VIELLA, pp. XVII-190, ! 22

TERRE PROMESSEELENA

LOEWENTHAL

DAL MEDIOEVOALLA SHOAH

Due storie speculari del mondo ebraico: «Il medico di Sefarad»,sulla vita di Maimonide, e «La fortuna dei Meijer», una sagafamiliare tra ’800 e ’900, narrata conmagistrale leggerezza

NatalieZemonDavis: tra lesueoperepiùnote«Il ritornodiMartinGuerre», tradottoin Italiada Einaudi

Idee TuttolibriSABATO 31 MARZO 2007

LA STAMPA VII

Distanti angoli dimondo. Storie di-verse, quasi oppo-ste: l'una che siapre all'indomani

di una lunga settimana fune-bre, l'altra con un vivido tra-vaglio di parto. L'una che hasede nel cuore più sommessoe quasi inosservato dell'Euro-pa, l'altra tutta fra atmosferemediterranee. Ma soprattut-to, due incontri di lettura se-gnati da prospettive quasispeculari: l'uno è romanzo co-rale, o meglio schiettamentefamiliare, così come s'intendela famiglia nelmondo ebraico.Cioè un susseguirsi in terra,su un cammino comune checiascuno interpreta a propriomodo, generazionedopo gene-razione. L'altro, invece, è un li-bro profondamente individua-le, come d'obbligo quando siaffronta, seppure in via ro-manzata, la biografia di ungrande personaggio. Tale fu,e inmodomirabile,MosèMai-monide, forse la figura più im-ponente di tutto l'ebraismomedievale: filosofo, talmudi-sta,medico.A lui lo scrittore spagnolo

César Vidal dedica Il medicodi Sefarad (trad. di AlessioCazzaniga, Ponte alle Grazie,pp. 283, !14,50). Si tratta diun romanzo storico impernia-to sul personaggio Maimoni-de, soprattutto nei panni di il-lustre e appassionatomedico.Intorno a lui Vidal ricostrui-sce il contesto dell'epoca conuna precisione mai pedante,senza retorica.Ne risultaquelmondo multietnico ante litte-ram che fu il Mediterraneomedioevale: un po' cristiano,

un po'musulmano, un po' ebrai-co; non sempre pacifico, certo.Ma dotato di una sua armoniatutta speciale.Ben diverso è, come si dice-

va, il contesto storico e umanoin cui si svolge La fortuna deiMeijer, dello scrittore svizzeroCharles Lewinsky (trad. dal te-desco di Valentina Tortelli, Ei-naudi, pp. 897,!19,50). Lamoledel romanzo, infatti, è lo spec-chio di una storia che si dipanalungo i secoli e dove la protago-nista unica è proprio lei, questagrande famiglia annidata inuna regione in cui la storia si fasottovoce. Anche quella deiMeijer, in fondo, che Lewinskyricostruisce con un tocco a vol-te davvero magistrale. Affetti,mestieri, contrasti, piccoli se-greti e grandi passi verso il futu-ro: tutto è affrontato con unavena leggera, qualche grano diironia e soprattutto quel tipicospleen ebraico che è miscugliodi tanti sentimenti insieme.Ci sono in questo romanzo

momenti drammatici e altri didrastico cambiamento - comequando, nel lontano 1871, arrivanella placida dimora di famigliail misterioso cugino Janki, conil quale l'epopea prende avvio.Ci sono delle belle figure di per-sonaggi, come l'operosa e intel-ligente Chanele o la viziata main fondo altruistaMimi. C'è l'at-mosfera dei borghi ebraici, inquesta linda rivisitazione sviz-zera. Su tutto riposa il velo som-messo di una storia dal ritmopacato dove nulla ha fretta diaccadere. Dove persino la cata-strofe della Shoah penetrastemperata oltre quei confini:ed è proprio questa, la «fortu-na» deiMeijer.

W

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - VIII - 31/03/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: VLASIM - Ora di stampa: 30/03/07 16.28

pp Giulia Galeottip STORIA DEL VOTO

ALLE DONNE IN ITALIAp BIBLINKp pp.317, !24

pp Antonio Santoni Rugiup LA LUNGA STORIA

DELLA SCUOLA SECONDARIAp CAROCCI, pp. 228, !19p Paolo Mottanap CARO INSEGNANTEp FRANCOANGELI, pp. 96, !12

ILROSSETTOCONQUISTÒLASCHEDA

GIORGIOBOATTI

Ragazzi in conflittocon i presidi perché vietanol'uso del cellulare in classe, fa-miglie che ricorrono al Tarcontro le valutazioni dei pro-fessori, filmati scioccanti discene accadute dentro qual-che aula: non c'è giorno senzache irrompano nelle cronachesegnali disparati, quasi sem-preallarmanti e difficili da sot-tovalutare, del gravissimo di-sagio che sta vivendo quellascuola secondaria che Anto-nio Santoni Rugiu definisce -

nel suo denso saggio edito daCarocci - «ponte tra la scuolaelementare e l'università, e cioèfra l'infanziae lagioventù».Pedagogista, storico dell'

educazione, Santoni Rugiu è unrigoroso: nelle primepagine po-lemizzacon ladisinvoltaabitudi-ne, che caratterizza anche il te-stodella recente riformaMorat-ti, di impiegare inmodo indistin-to, non differenziato, terminiquali educazione, istruzione, for-mazione, oppure conoscenza,competenza,abilità.Per Santoni Rugiu anche

l'aggettivo «secondario», riferi-to alla scuola, per essere intesocorrettamente va collegato almomento storico. Così nel librosi parte dall'inizio del tutto: ov-vero da quella Legge Casati,promulgata il 13 novembre 1859ancora innomediVittorioEma-nueleRe di Sardegna -madi lì apocoRed'Italia - chepone le ba-si complessive dell'ordinamen-to scolastico che si estenderàpoia tutta lapenisola.L'importanzadei diversi gra-

di di ordinamento è immedia-mente desumibile dal numerodi articoli che, nella «Casati»,vengono dedicati a ciascuno diesso.Dopo le premessegeneralidel Titolo I, il Titolo II riservaall'università 140 articoli, sull'istruzione secondaria classicasi soffermano ben 83 articoli,

mentreall'istruzionetecnicaeaquella elementare (o normale)ci si rivolgerispettivamentecon42 e 43 articoli. E' evidente dun-que la prevalenza data al ginna-sio e liceo Classico, unico mo-mento formativo dei giovaniche, poi ammessi all'Università,formeranno la classe dirigentedel Paese.Questomodello,mes-so in discussione all'inizio delNovecentoda coloro che voglio-no attribuire maggiore rilevan-zaall'istruzionescientifica,e farfronte all'esigenza di una mo-derna istruzione tecnica, vieneribadito con la riforma volutanel 1923 da Gentile, il ministrodell'Istruzionedel governo inse-diato da Mussolini dopo la«MarciasuRoma».

POCHI MA BUONICome spiega l’autore, con la ri-formaGentile si sancisce il prin-cipio di «pochi alunnima buoni,riportando la scuola secondariaal suo carattere aristocratico dichi fosse capace di superare leperiodiche selezioni dei miglio-ri, i quali di necessità sono sem-pre in numero assai ristretto».Da allora di acqua sotto i pontine è passata parecchia: la rifor-ma del 1962 della scuola secon-daria inferiore ha sancito l'av-vento della scuola dimassa. Perl'ordinamento della secondariasuperiore si è sempre invece inuna sortadi limbo. Infatti, nono-stante quasi mezzo secolo di la-vori e studi di svariate commis-sioni, disegnidi leggee interven-ti da parte dei governi che si so-no succeduti (ultimi, con Berlu-sconi, i decreti legislativi delmi-nistroMoratti, destinati a diven-tare via via operanti se non in-terverrannoda parte del gover-no Prodi correzioni o cancella-zioni), ci si è fermati, secondoSantoni Rugiu, alla soglia delriordino, mai varcandola conuna complessiva e calibrata ri-forma della secondaria. Da quiil disagiodi una scuolache riflet-te nelle sue non adeguate strut-turequeimutamenti, intervenu-ti nella società, che insegnanti estudentivivonosulla loropelle.

CARO INSEGNANTEDi questo parla il libro di PaoloMottana inuscitadaFrancoAn-geli,Caro insegnante. Amichevolisuggestioni per godere la scuola,che sembra - ironico, vitale, ac-cattivante - il manifesto pro-grammatico di John Keating,l'insegnante interpretatodaRo-bin Williams nel film di PeterWeir L'attimo fuggente. Qua-rant'anni dopo la Lettera a unaprofessoressa di Don Milani il li-bro di PaoloMottana si candidaa essere una significativa e pro-vocatorianewentrydi successosul tema di come stare - e so-prattuttocosa fare - in classe. [email protected]

ODDONECAMERANA

La compilazione oggidi un elenco aggiornato dei di-ritti dell'uomo e della donnametterebbe in luce l'immensaeredità che ci è stata trasmes-sa dalle generazioni che ci han-no preceduto. Il fatto è che aibeni dell'eguaglianza,del dirit-to al lavoro, alla salute, alla li-bertà di opinione, di culto, dimovimento, di dignità, così co-meall'accessoa tanti altri benidella stessa natura, tra il 1945e il 1946, si è aggiunto in Italiail diritto elettoraleattivo e pas-sivo anche per le donne. Ungrande patrimonio di cui an-

che il nostro Paese si è arricchi-to e che oggi, a sessant'anni didistanza, consideriamocomeda-to e acquisito. La stessa cosasuccede con tanti altri beni con-segnatici dal passato e ritenutiirrinunciabili. Presi come siamoa rincorrere nuove mete e inse-guire traguardi considerati piùattuali, finisce così che non pen-siamo a tutelare quello che ab-biamo ricevuto in dono dandoloper scontato come nostro. Machi ci garantisce che lo avremoper sempre? L'indifferenza, lasufficienza e il distacco rivelatidalle percentuali crescenti diastensione al voto e di assenzaai seggi nelle consultazioni degliultimi anni sono lì a metterci inallarme.A ricordarci come questa

modestao umilemanifestazionedi cittadinanza anche femmini-le, poter votare, sia un bene pre-zioso e sia stato oggetto di unaconquista faticosa, ecco il bel li-bro di Giulia Galeotti Storia delvoto alle donne italiane. Opportu-namente ricordato dall'autrice,il mito arcaico, secondo il qualeil diritto di voto delle donne sa-rebbe un diritto riconosciuto findall'origine dell'umanità, maperduto per lo sgarbo fatto ai lo-ro contemporanei maschi bat-tezzando la città di Atene conun nome femminile, sta a confer-mare la tesi secondo la quale i

miti sono racconti abbelliti e co-struiti per coprire le ragioni del-la violenza fondativa della no-stra cultura a cui si cerca di por-re rimedio. Il riconoscimentodel voto alle donne, togliendoledallo stato di recluse e di assen-ti, ne è pertanto una delle mani-festazioni.Molti gli ostacoli da supera-

re per ammettere che materni-tà e politica non sono in opposi-zione o per respingere forme dicarità pelosa e adulazione daparte degli uomini che si diceva-no contrari al voto delle donneper salvarne la dolcezza. Primofra tutti gli ostacoli, l'idea diconcedere il voto in nome dellaspecificità femminile e non del-la cittadinanza e dell'eguaglian-za, a cui hanno fatto seguito cal-coli quantitativi, come quelloper cui per ogni donna che veni-va inserita nelle liste elettoralic'era un uomo che veniva esclu-so, o il timore che la partecipa-zione politica delle donne intac-casse l'unità familiare, o snatu-rasse la fisionomia politica delPaese. E poi la paura dell'asten-sionismo, dell'influenzabilità,del conservatorismo, della pre-sunta apatia femminile e il so-spetto che le donne si limitasse-ro a far da portavoce degli inte-ressi del loro sesso. Senza con-tare la lunga sospensione tem-porale di attenzione al tema, laparentesi italiana dovuta agli

anni del fascismo. Se non altro,superato lo scontro tra inter-ventiste e neutraliste, la primaguerra mondiale e soprattuttola seconda, seguita dalla Resi-stenza e dalla larga partecipa-zione femminile alla lotta per ri-fondare il Paese, possono esse-re considerate alla stregua di fe-nomeni che hanno sveltito l'ac-coglimentodi un diritto già rico-nosciuto in altri Paesi europei.Scritto benissimo, in uno sti-

le vivo, cortese e misurato, e at-tingendo da una quantità di fon-ti, tra cui giornali, periodici emolta narrativa dell'epoca, il te-sto della Galeotti fornisce al let-tore particolari di grande inte-resse e credibilità, sparsi tra lepagine che descrivono l'atmo-sfera rarefatta dei comizi fem-minili, le emozioni del voto, l'im-barazzo di fronte alla novità del-le cabine, l'incertezzaper l'abbi-gliamento adatto a presentarsial seggio, nonché i problemi con-nessi al pericolo di annullare leschede con eventuali tracce dirossetto. Quando la petite histoi-re incontra la grande histoire.

L’illustrazionedi copertinadel librodi PaoloMottana«Caroinsegnante»,in uscitada FrancoAngeli:un invito ariscoprireil piaceredel fare scuola,un manualedi «didatticaamorosa»

EDOPOGENTILEILNULLA

La «secondaria» La scuola che piùdi tutte attende un’organica riforma

Una vignetta del 1946: l’Italia prova il “cappellino” repubblicano

Il voto alle donne La lunga storiadi un diritto che si dà per scontato

A lungo si è sostenutoche la partecipazionefemminile alla vitapolitica avrebbe minatol’unità della famiglia

Storie TuttolibriSABATO 31 MARZO 2007

LA STAMPAVIII

W

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - IX - 31/03/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/10 - Autore: VLASIM - Ora di stampa: 30/03/07 16.28

I VIDEOGIOCHI?SONOILCIRCODELDUEMILA

MARCOBELPOLITI

Da un decennio è apparso unnuovo paradigma visivo che sostitui-sce quello dominante nel corso del XXsecolo,di cui il cinemae la tv sonostatii baluardi. Andrew Darley, studiosodel Surrey Institute of Art & Design,lo ha battezzato Videoculture digitali (FrancoAngeli, pp. 263,!22).Videogio-chi, film digitali, viaggi simulati neiparchi tematici, spot, video musicali,computer animation contribuiscono adiffondere una nuova forma di visionefondata su modalità visive di superfi-cie. Queste tipologie video mettono inprimopiano l'aspettosensitivo.Le parole chiavedella nuova esteti-

cadel sensibile sono: forma, stile, deco-razione, simulazione, illusione, spetta-colo. Darley sottolinea la significativadiminuzionedi interessedi queste tec-niche verso la cosiddetta «costruzionedei significati».Gli spettatori dei video-giochi, che hanno eguagliato per con-sumo e importanza quelli del cinema,sono sollecitati e coinvolti a livelli piùimmediati e di superficie.È inattounoslittamentoprogressivodella sensibili-tà verso l'artificio, mentre aumentanoi legami con esperienze estetiche piùdirettamente basate sui sensi. L'origi-nedi questo cambiamentoepocaledel-la percezione visiva è negli Anni ‘60:l'introduzione della computer graphic,le sperimentazioni con i film di JohnWithteny, la diffusione delle tecniche

di rappresentazione,CADeCAMusa-ti da tutti gli studi di architettura, sinoalle ricerche di Nam June Paik, l'arti-sta scomparso di recente, vero profe-ta della videocultura. L'anno spartiac-que della nuova cultura visiva è il 1995quando viene distribuito il primo lun-gometraggio interamente realizzatocon immagini di sintesi, Toy Story, ri-sultato delle ricerchedella Pixar e del-la ILM. A definire questo cambiamen-to sono lemanipolazioni delle immagi-ni, l'utilizzo interattivo in tempo reale,la simulazione tridimensionale, l'ani-mazionee la sintesi realistica.

LA SONTAG E «l’EROTICA DELL’ARTE»Darley non conduce un discorso stret-tamente tecnico, bensì concettuale.Egli è partito da un celebre saggio diSusan Sontag, Contro l’interpretazione(1964, ora negli Oscar Mondadori), incui veniva criticata l'ideadi forniredel-le interpretazioni critiche di ogni ope-ra d'arte , cinemae fotografie compre-se; la critica, scriveva la Sontag, do-vrebbe mostrare «come mai è quellocheè»enon«checosasignifica».La conclusione del saggio è emble-

matica: «Anziché di un'ermeneutica,abbiamo bisogno di un'erotica dell'ar-te». I nuovi media hanno realizzatoquesto sebbene in unadirezioneche lascrittrice non aveva previsto. Il conte-nuto di un'opera - film d'animazione ovideogioco - non è oggi più così impor-tante; ciò che conta è l'emozione che

provoca nello spettatore attraverso laspettacolarità. Per dirla con un lin-guaggio tradizionale, ampiamente su-perato, la forma è più importante delcontenuto. Il saggio di Darley ha ilme-rito di mostrare come questo cambia-mento di paradigma non sia una novi-tà, bensì la ripresa di elementi che losviluppo di cinema e tv avevano oblia-to, una sorta di risveglio di pratiche,forme ed esperienze appartenute alleprime pratiche di intrattenimento po-polare. Una tradizione rimasta sepol-ta sotto l'edificio della narratività chesi è imposto nel cinema americano tragli Anni ‘20 e ‘30 del ‘900, ed è conti-nuatanella tvAnni ‘60e ‘70.Il cinema delle origini è più com-

plesso ed eterogeneo di quello che si èsoliti credere. Quando nasce ereditainfatti alcune modalità spettacolaridel circo (nato nella forma canonicanel Settecento), delle lanterne magi-che e dello stesso diorama. Ci sonodue linee possibili di sviluppo dellospettacolo popolare: la fantasmagori-ca, legata alla rappresentazionedel re-pertoriomagico-fantastico,e quella in-

vece realistica che riproduce in modocredibile il mondo naturale. Un ruoloimportante hanno avuto anche i LunaPark. Rem Kooholas ha mostrato inDeliriusNewYorkcome la stessaarchi-tettura diManhattan, l'idea della cittàdi grattacieli, nasca dal parco diverti-menti eretto lì di frontenell' ‘800.

DIVERTIRSI CON L’INGANNOIl libro di Darley riattiva temi e que-stioni perse nel corso del Novecento,facendoci capire come il cinema sial'erede del teatro di magia, del musichall, del teatro di varietàe del parcodi-vertimenti. Questi intrattenimenti do-vettero affrontare una crisi commer-ciale ed estetica a vantaggio del cine-ma. Non del cinema in generale - il tri-ck-film e il filmd'attualità - bensì del ci-nemanarrativo, quello in cui si raccon-taunastoria.Questo tipodi spettacoloaveva il vantaggio di far entrare lospettatore in uno spazio finzionale cheneattiva le tendenzevoyeuristiche.La spettacolarità rimase così inibi-

ta, addomesticata dalla narrativa percirca quarant'anni, sino a che gli effet-

ti speciali cominciarono a svilupparsigrazie alle nuove tecniche di rappre-sentazione computerizzata. Guerrestellari, ma anche l'artigianale e inno-vativo 2001 Odissea nello spazio, dimo-strarono la possibilità di stupire e at-trarre lo spettatore al di là delle storieraccontate. La meraviglia ritornò dicolpo la protagonista attraverso l'usodegli artifici visivi sino a trascinatecon sé la pubblicità televisiva, poi leclip musicali e alla fine lo stesso cine-ma. Tutto questo è stato, dice Darley,l'effetto delle nuove tecnologie di rap-presentazionedigitale.La caratteristica principale di que-

sto spettacolo è quella di non nascon-dere la proprianatura di rappresenta-zione: siamo di fronte a spettacoli dimagia dove essere ingannati fa partedel divertimento.Video pop, videogio-chi, prima pubblici e poi privati - l'usodella console -, sfondano il muro dellaspettacolarità erodendo l'elementonarrativo e ripristinando, inmodo rin-novato s'intende, vecchi paradigmidel passato: si pensi a come nei video-giochi lo spettatore sia coinvolto nellospettacolo stesso, anche fisicamente enon solo mentalmente. Come avevaprevisto laSontag, la critica - quella ci-nematografica in primis - continua aguardare questi spettacoli in terminidi valori narrativi tradizionali, parlan-do di personaggi, trama, coerenza delracconto, e ignorando la nuova esteti-ca che emerge col cambio di paradig-mavisivo.Darley approfondisce i temi della

simulazione, della produzione digitaledelle immagini, quello della serialità espiegacome iduepilastridella culturadel Novecento, tra loro in conflitto - ilrealismo ingenuodella cultura dimas-sa e la tradizione anti-narrativa delmodernismo - si siano sgretolati conl'avvento dei nuovi media mostrandoun paesaggio culturale e produttivodel tutto nuovo. È l'avvento della «ma-nagerialità estetica» in cui il produtto-re comeartista e stilistadell'espressio-ne cede il posto al produttore comeprogrammatore: «ovvero il manager-manipolatore del gioco formale, im-merso in quel perpetuummobile che èlaculturavisivacontemporanea».

Tendenze Come è cambiata l’esteticadel narrare, dal cinema ai computer

Gli spettatoridei videogiochihannoeguagliatoquellidel cinema

Visioni TuttolibriSABATO 31 MARZO 2007

LA STAMPA IX

NEWTON COMPTON EDITORI

W W W . N E W T O N C O M P T O N . C O M

DEI TRECENTO SPARTANICHE SEGUIRONO IL RE LEONIDA ALLE TERMOPILI, NE SOPRAVVISSE

SOLTANTO UNO. MA PRESTO SCOPRÌDI AVER FATTO LA SCELTA SBAGLIATA…

Nell’elmo sentiva il rimbombo delle proprie tempie chepulsavano all’impazzata. Respirava a fatica, e l’ingombrodel copricapo gli parve un insopportabile fardello. Se lolevò con il braccio destro, mentre l’altro arto penzolavainerte lungo il fianco sinistro. Una volta privo di elmo, sentìdistintamente voci e grida dietro di lui. Voci e grida nemi-che. Era pronto un altro drappello di persiani. Non si voltò.Strinse forte la lancia che si era procurato, e la scagliò controuno dei soldati del gruppo che aveva appena decimato,urlando: «Io sono come Leonida!»

«Frediani è un esperto narratore di battaglie.»Corrado Augias, Il Venerdì di Repubblica

NUOVA NARRATIVA n. 78 (384 pp.). ! 9,90

Prog

etto

gra

fico

Stud

ioTi

srl

W

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - X - 31/03/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/11 - Autore: VLASIM - Ora di stampa: 30/03/07 16.26

VariaNarrativaitaliana

32

Narrativastraniera Saggistica Tascabili Ragazzi

Non direnotte

OZFELTRINELLI

7 33

Il cacciatoredi aquiloni

HOSSEINIPIEMME

Perché nonpossiamoessere cristianiODIFREDDILONGANESI

Ce livre est un bijou».In classifica, sia pu-re al sedicesimo po-sto, c'è questo ro-manzo-gioiello, la

storia di una donna dai lunghicapelli neri che trova primamarito e poi l'amore, duranteuna cura termale. Chissà se,per rimbalzo esterofilo, an-che gli italiani lo leggerannoinmassa e con altrettanto en-tusiasmo. Non occorre nean-che aspettare che sia tradot-to, il bijou.Mal de pierres altronon è che Mal di pietre dellascrittrice sarda Milena Agus,pubblicato da Nottetempo.Merita.Al primo posto c'è Un ro-

man russe di Emmanuel Car-rère. Il suo libro precedente,ormai di sette anni fa, era l'in-quietanteL'avversario (Einau-di), che partendo da un fattodi cronaca vera, e nera, rico-struiva la vita psichica del fal-so dottore Jean-Claude Ro-mand, impeccabile nellamen-

zogna finché non sterminò a fu-cilate padre, madre, moglie, fi-gli e cane. «La follia e l'orroremi hanno sempre ossessionato.I libri che ho scritto non parla-no d'altro», dice Carrère. ConUn roman russe va alle radicidell'ossessione, radici familiarie segrete. Il romanzo è «russo»perché racconta di un lungosoggiorno in un paesino a otto-cento chilometri daMosca, pergirare il documentarioRetour àKotelnitch su un soldato unghe-rese arrestato nel 1944 dall'ar-mata rossa e rinchiuso per cin-quant'anni in unmanicomio so-vietico. Ma è «russo», il roman-zo, soprattutto perché infran-ge un (anzi: il) tabù di famiglia.In quello stesso 1944 il non-

no materno di Emmanuel Car-rère, un aristocratico georgia-no esiliato in Francia, sparì:probabilmente giustiziato percollaborazionismo con i nazi-sti. Di lui rimasero poche foto-grafie ingiallite, e unamuragliadi silenzio. Mai ne ha parlato la

madre dello scrittore (e figliadel giustiziato), la storica Hélè-ne Carrère d'Encausse, segre-tario a vita dell'Académiefrançaise, un pezzo grosso. Al-le soglie dei cinquant'anni, Em-manuel fruga nel segreto fami-liare, nella follia e nell'orrore.Per PierreAssouline diLeMon-de, «questo libro è probabil-mente una delle cose più poten-ti che si possano leggere duran-te questa stagione letterarialeggermente pre-elettorale».E a proposito di periodo «leg-

germente pre-elettorale», ilmedesimo Emmanuel Carrèreconfessa su Libération di nonavere mai votato in vita sua,ma di essere stavolta tentatoda Bayrou, che vede come «uneroe da filmdi FrankCapra, unprovinciale animato un'ideasemplice e ingenua, che gli uo-mini di buona volontà si rim-bocchino tutti insieme le mani-che per raddrizzare la barca».Il suo amico Olivier considerainvece Bayrou come un misto

del Topaze di Pagnol e di For-rest Gump: un sintomo bizzar-ro, che si sgonfierà presto. Masi stanno gonfiando invece, egià minacciano il primato delRoman russe di Carrère, le ven-dite di Projet d'espoir appuntodi François Bayrou. Idem perQui connaît madame Royal diEric Besson. Idem per L'incon-nu de l'Elysée di Pierre Péan,sul presidente uscente Chirac.Idem...Fuori dalla valanga di libri

sulla politica, è già uscito dalleclassifiche «il libro che tutti icandidati alle presidenziali do-vrebbero leggere per capire ladesolazione esistenziale deifrancesi». È il monumentaleMi-crofictions di Régis Jauffret, di-zionario enciclopedico di mise-rie e crudeltà quotidiane.Nono-stante il battage dei salotti let-terari e dei giornali, non ha tro-vato un suo pubblico: il cinismonichilista è très chic, ma i più lotrovano irritante e se ne tengo-no alla larga.

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALL’ISTITUTO DEMOSKOPEA DI MILANO, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 120 LIBRERIE A ROTAZIONE, DI CUI 80 EFFETTIVE. SI ASSEGNANO I 100PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA CIFRA FRA PARENTESI, SOTTO IL PUNTEGGIO, INDICA LA POSIZIONE IN CLASSIFICA NELLA SETTIMANA PRECEDENTE.LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 17 AL 23 MARZO

Scusa ma tichiamo amore

MOCCIARIZZOLI

64

L’ombradel vento

RUIZ ZAFONMONDADORI

43

La cattedraledel mare

FALCONESLONGANESI

38 28

1. Il cacciatore di aquiloni 43Hosseini [4]17,50 PIEMME

2. Non dire notte 42Oz [1]15,00 FELTRINELLI

3. La cattedrale del mare 38Falcones [2]18,60 LONGANESI

4. Il piccolo libraio di Archangelsk 30Simenon [3]16,00 ADELPHI

5. L’innocenza 22Chevalier [6]17,00 NERI POZZA

6. Nei boschi eterni 17Vargas [7]15,80 EINAUDI

7. Everyman 17Roth [5]13,50 EINAUDI

8. Giochi sacri 11Chandra [–]22,00 MONDADORI

9. L’oro dei Lama 10Cussler; Dirgo [8]19,00 LONGANESI

10. Il bambino con i petali in tasca 9Irani [9]14,50 PIEMME

1. 10+. Il mio mondo ... 22Del Piero [1]14,00 MONDADORI

2. Centro d’igiene mentale 19Cristicchi [2]15,00 MONDADORI

3. E’ facile smettere di fumare... 9Carr [7]10,00 EWI

4. Il collo mi fa impazzire... 9Ephron [10]10,00 FELTRINELLI

5. Quelli che corrono. Un manuale... 8Baldini [–]13,00 MONDADORI

6. La danzatrice bambina 7Flacco [–]16,50 PIEMME

7. Rivergination 7Littizzetto [8]15,00 MONDADORI

8. La classe fa la ola... 6Beer (cur.) [9]10,00 RIZZOLI

9. Caro papà 6Greive [–]10,00 MONDADORI

10. MicroMega vol. 2 6Autori vari [6]12,00 L’ESPRESSO

1. Le due guerriere... 13Troisi [1]17,00 MONDADORI

2. Il piccolo principe 7Saint-Exupéry [2]7,00 BOMPIANI

3. Mistero a Parigi 5Stilton [–]14,50 PIEMME

4. I guardiani del crepuscolo 5Luk’janenko [–]17,00 MONDADORI

5. I due liocorni. Con cd audio 5Grotti [–]7,90 GALLUCCI

6. Ci vuole un fiore 4Rodari; Endrigo [9]7,90 GALLUCCI

7. Arthur e il popolo dei Minimei 4Besson [6]18,00 MONDADORI

8. La setta degli assassini 4Troisi [4]17,00 MONDADORI

9. Via dei matti. Con cd audio 4Endrigo; Costa [–]7,90 GALLUCCI

10. Un ponte per Terabithia 3Paterson [–]16,00 MONDADORI

AI PUNTILUCIANO

GENTA

SCUSAMA TI SOFFIO

IL POSTO

Le pecoree il pastore

CAMILLERISELLERIO

100 2 3 4 42 5

Il piccololibraio diArchangelskSIMENONADELPHI

8

1. Le pecore e il pastore 100Camilleri [3]10,00 SELLERIO

2. Scusa ma ti chiamo amore 64Moccia [1]18,00 RIZZOLI

3. A un passo dal sogno 41Sfondrini; Zanforlin [2]14,00 MONDADORI

4. Il colore del sole 28Camilleri [4]14,00 MONDADORI

5. Il segreto di Ortelia 28Vitali [–]15,00 GARZANTI

6. Gomorra 23Saviano [7]15,50 MONDADORI

7. Manituana 19Wu Ming [–]17,50 EINAUDI

8. Tango e gli altri 18Guccini; Macchiavelli [5]17,50 MONDADORI

9. Ho voglia di te 18Moccia [8]16,00 FELTRINELLI

10. Ritorno a Baraule 17Niffoi [–]16,00 ADELPHI

1. Perché non possiamo... 33Odifreddi [1]14,60 LONGANESI

2. La scomparsa dei fatti 20Travaglio [3]15,00 IL SAGGIATORE

3. Inchiesta su Gesù 20Augias; Pesce [2]17,00 MONDADORI

4. La città degli uomini 10Bertinotti; Valzania [4]16,50 MONDADORI

5. Esportare la libertà 9Canfora [10]12,00 MONDADORI

6. Una madre lo sa 8De Gregorio [–]14,00 MONDADORI

7. Una vita con Karol 7Dziwisz [5]17,00 RIZZOLI

8. Che cos’è la politica? 7Veltroni [–]15,00 LUCA SOSSELLA

9. Ultimo. Il memoriale inedito... 7Misch [–]16,00 CASTELVECCHI

10. La vita digitale 6Andreoli [9]10,00 RIZZOLI

1. L’ombra del vento 32Ruiz Zafon [1]12,00 MONDADORI

2. Imparare democrazia 13Zagrebelsky [–]11,50 EINAUDI

3. Maigret e il ladro indolente 12Simenon [–]8,00 ADELPHI

4. La pensione Eva 11Camilleri [6]6,00 MONDADORI

5. Proibito parlare... 11Politkovskaja [4]10,00 MONDADORI

6. E’ una vita che ti aspetto 10Volo [5]7,80 MONDADORI

7. Ti prendo e ti porto via 10Ammaniti [2]8,40 MONDADORI

8. La masseria delle allodole 9Arslan [–]10,00 BUR RIZZOLI

9. Esco a fare due passi 9Volo [8]8,40 MONDADORI

10. La masseria delle allodole 9Arslan [–]7,80 BUR RIZZOLI

Nessunanovità tra i primidieci,maunasor-presac’è in classifica: il «vecchio»Camille-ri spodesta il «giovane»Moccia, conundi-staccodi quasi 40punti.Anchese si trattadi unCamilleri senzaMontalbano,Le peco-

re e il pastore si inserisce nell’alveo delle sue indaginistoriche, sembra riconciliarecon ilMaestro il pubbli-co degli affezionati, meno attratti dal suo più sofisti-cato Caravaggio. Il titolo nuovo della settimana sitrova all’undicesimo posto: nuovo per modo di dire,Il segreto di Ortelia, carnoso racconto lungo di An-drea Vitali - macellai e belle donne - già apparso nel

2001 da Aragno nel trittico L’aria del lago: informa-zione ignorata nell’edizione Garzanti, a confermache filologia e trasparenza sono costume obsoleto,mentre si affermacome trenddelmarketing il ripor-tare in bella evidenza i giudizi dei lettori raccolti nelweb, là dove ieri campeggiavano i giudizi dei critici:scelta legittima, nessuna lesamaestà, solo un dato difatto indicativodi un «cambio di stagione» culturale.Altro nuovo ingresso tra gli italiani è il romanzonestorico deiWunMing, l’epopea irochese diManitua-na; mentre fra gli stranieri - dove primeggia l’Afgha-nistan di Hosseini, in classifica da 63 settimane - en-

tra il «giallone» indianodi Chandra.Nella saggistica,suanaturale sede, troveremmoal quartoposto Impa-rare democrazia, classificatonei tascabili. La bella an-tologia ragionata di Zagrebelsky starebbe più in altodella teatrale lezione in dvd di Veltroni, pensata perquella che in questi giorni a «Docet», la rassegna ro-manadell’editoria scolastica, è statadefinita la «digi-tal generation». La sua è una performancemultime-diale cui meglio si addice la varia. Ma non è solo unadifferenzadi generimerceologici, è questionedi stilee sostanza: Zagrebelsky è allievo di Bobbio e Veltro-ni compagnodi scuoladiFonzie.

I PRIMI DIECI

1 41

30 10

CHE LIBRO FA... IN FRANCIAGIOVANNA

ZUCCONI

PARIGI SCOPREUN BIJOU SARDOE’ il racconto «Mal di pietre» di MilenaAgus, edito in ItaliadaNottetempo. In vetta alle classifiche «Un roman russe»

di Emmanuel Carrère, segue un’ondata di titoli «preelettorali»

La classifica TuttolibriSABATO 31 MARZO 2007

LA STAMPAX

6

A un passodal sogno

SFONDRINI; ZANFORLINMONDADORI

9Il coloredel sole

CAMILLERIMONDADORI

NA

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - XI - 31/03/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/12 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 30/03/07 17.46

f

LE SUE SCELTE

f

DE LAS CASESMemorialedi Sant’ElenaBUR, pp. XLVI-1740, 2 voll., !25

A Sant’Elena, Napoleone trascorse gliultimi anni di vita in esilio, «Ei fusiccome immobile» il 5 maggio 1821. Il«Memoriale di Sant’Elena» fu scrittodal conte Emmanuel - Augustin -Dieudonné - Joseph Las Cases.Divenuto intimo dell’Imperatore neraccolse le «confessioni».Per Bocca, il Memoriale è «l’apoteosidel retroscena, pubblico e privato».

DANTE LIVIO BIANCOGuerra partigianaEINAUDI, pp. LVIII-152, !9,8

Avvocato, nel 1945 Dante LivioBianco successe a Duccio Galimbertinel comando dele formazioni di«Giustizia e Libertà». Scomparve nel1953, in montagna. Ha raccontato la«Guerra partigiana» nell’omonimolibro, che si avvale della premessa diNorberto Bobbio e dell’introduzionedi Nuto Revelli. Bocca, in Dante LivioBianco, riconosce un maestro di stile:«Asciutto, degno dei commentarii diCesare».

BRUNOQUARANTA

E’ un ruvido patriarca oc-casionalmente in città,

Giorgio Bocca. E poco o nulla impor-ta che l’occasione, in principio Tori-no, quindi Milano, abbia il respiro disessant’anni e più. Chi ha memoriadelmondodi ieri lo «vede» inuncaffèbiliardo, le carte che obbediscono alrichiamotacito delle dita.O in unavi-gna, accanto a Bartolo Mascarello, el’uno e l’altropiemontesemente sem-pre fermi al no, il no alla barrique, diuno spessore etico e politico che, vada sé, travalica la barrique.O in cimaa un colle, tra la neve e il fuoco, «ban-dito» tra i «banditi» partigiani di Pie-tro Chiodi, immaginando e architet-tandoun’altra Italia.La camicia è color prugna, le ma-

ni sono piccole tenaglie, sul viso si ri-conoscono e si riveriscono anticheastuzie, come i passanti sotto i porti-ci bassi della sua Cuneo. Ritorna IlProvinciale, l’autobiografiadi un anti-taliano, l’inventariodi unavita corsa-ra, financoun po’ fellona, fellonaper-ché picaresca, sempre in diretta,sempreall’erta, inagguato.Un libro, IlProvinciale, tra i libri di

una lunga militanza scrittoria, unventaglio di parole mai abatine, maiimbellettate, mai giulebbose, ma che«servono», che dicono il fango e lapolvere, la miserabilità e la tenebra,«sporche»comeOttoneRosai volevafosse lapittura.Di libro in libro, via via edificando

un solidissimo alibi. «Chi scrive nonha tempodi leggere».Manonperque-stoè inettoa cogliere lapepitao il vuo-to. Leo Longanesi non scoprirà forseil Deserto dei tartari solo annusando-lo?Longanesi che scrutandonel «Pie-montese un disprezzo per il genereumano ben più pesante di quello delRomagnolo» contribuirà indiretta-

mente all’identificazione di GiorgioBocca. Lo aveva già capito Stendhal:«La profonda cattiveria piemontese,senzapari almondo, cheè soltantodiffi-denzaversogliuomini e la sorte».Ognuno riconosce i suoi, no? E for-

se non è un caso che Bocca ai «cit e ca-tiv», ai piccoli e ai cattivi, dal professorValletta a Giulio Debenedetti, il fu di-rettore de La Stampa, un fantasmaconcretissimo, abbia dedicato ritrattifolgoranti. Ovvero il giornalismo che èletteratura,che «fa» letteratura.Bocca, quando ancora non scriveva checosa leggeva?«In casa, io ragazzo, c’eraunabibliote-caminima, cento libri o giù di lì. Riflet-tevaquae là le sensibilitàdimiopadre,preside, e di mia madre, maestra. Asvettare erano i poeti, da Leopardi almonumentoCarducci».E Bocca junior si avvicinò così alla poe-sia...«Neanche un po’. Non ho poeti sul ta-volino».Neanche Montale?«Neanche. IlmioMontale è una finzio-ne smascherata durante il viaggio diPaoloVI in Terrasanta.Noi giornalistialbergavamo in Giordania, ma tra-smettevamo i servizi da Gerusa-lemme. Eravamo in ritardo. Si dovevarientrare. Il coprifuoco incombeva.Partimmo di corsa. Eusebio, che inTerrasanta come aMilano si atteggia-va a claudicante, scattò, mostrandosilesto, lestissimo».Veniamo alla prosa: la Torino del secon-do dopoguerra, dove compì professio-nalmente gli anni di prova il cronistaBocca. E’ la stagione della «Gazzettadel Popolo», in corso Valdocco, nellostesso palazzo c’era «l’Unità», vi colla-borava Cesare Pavese.«Quando l’Italia dichiarò guerra allaFrancia e alla Gran Bretagna scrissesul Diario: “La guerra rialza il tono divita del Paese”. Non parla così un fa-

scista? Noi, di Cuneo, diffidiamo deilangaroli, sonomatti. Unmatto, Pave-se. Lo incontravo in un ristorante vici-no alla Gazzetta: vi mangiavano i co-munisti dell’Unità e qualcuno di noi.Pavese faceva l’intellettuale. Uno diCanelli che fa l’intellettuale... Che no-ia... Diffiderò, più tardi, dello stessoArpino.NellamilaneseCasa della Cul-tura che scenate imbastiva, fantasti-cavadi un odio smisurato trame e lui,una recita...Ma certi suoi romanzi so-nobuoni».E Fenoglio? «Il partigiano Johnny» nonè il suo mondo, Bocca?«Ma no. Fenoglio della Resistenzanon ha capito nulla. Io, di quei ventimesi, ho un’idea politica e storica. Soqual è stato il valore della Resistenza,so perché il sogno che la innervava ènaufragato. Fenoglio è come Pansa.La sua Resistenza è falsa, un teatro diassassini, di cialtroni, di poveracci.Ma GL, Giustizia e Libertà, era l’uni-versità di noi provinciali».

Un ricordo di Fenoglio?«Si era amici, da ragazzi. Io giocavo acalcio. Lui tifava per me.Mi aveva so-prannominatoBilly. Ilmotivo non l’homai saputo».Non abbandoniamo la Provincia Gran-da e il tempo di guerra: Nuto Revelli.«Era e rimase, sempre, un soldato, unufficiale effettivo. Guardava infinecon sospetto alla guerra partigiana».Neppure un modello piemontese?«Almeno due figuremi hanno, ci han-no, insegnato a scrivere. Il presidenteLuigi Einaudi e Dante Livio Bianco, il

rivale di Duccio Galimberti, il suo suc-cessore al comando delle formazionidi Giustizia e Libertà. Si legga la suaGuerra partigiana: uno stile asciutto,degnodei commentarii di Cesare».Lei si rifà a Shakespeare per raccontareDante Livio Bianco («... a me ricordava ilBruto shakespeariano dall’ambizionepiù grande che l’amore per Cesare»).Un’altra volta ha «trovato» Coppi nel«Don Chisciotte»:«di solida complessio-ne, secco di corpo e magro di viso».Quali sono i suoi classici?«Stevenson, Tolstoj, Stendhal. Solouno Stendhal potrebbe darci un ro-manzo sugli anni di piombo. In cimamettoperòNapoleone, ilMemoriale diSant’Elena, l’apoteosi che è del retro-scena, pubblico e privato».Torniamo all’«Unità»: Italo Calvino.«Calvino, sì. Simpatico, ricco di umo-rismo, a differenza di Fenoglio. Gran-de anche sulla pagina: inventava lascrittura».Restiamo a Torino: Primo Levi.«Un’ulteriore affinità. Lo intervistaiper la televisione. Una testimonianzache i vari biografi e critici non posso-no ignorare. E’ nella Chiave a stella ilLevi che prediligo».Torino, l’Einaudi: nel catalogo delloStruzzo lei non c’è.«Le porte di via Biancamano non misono mai state schiuse. L’unico einau-dianoamostrarmi interesse fuVittori-ni. SulPolitecnicoaccolse lamia inchie-sta sulla fugadalle campagne».Perfida Torino...«Sbarrata l’Einaudi, vietata La Stam-pa. Dapprima subii il no di Frassati.Poi saggiai Ciuffettino De Benedetti:provocatoriamentemi offrì un posto aGenova. Scappai a Londra, là sposan-domi».Torino, l’Italia.Un secolo fa nasceva Gui-do Piovene. Ne apprezza il «Viaggio»?«La sua è un’Italia finta. Piovene, uncinicodi non comune intelligenza, chepure annovero tra gli antitaliani, èostaggiodel bello scrivere...».Lei non nasconde il suo antimeridionali-smo: «Il meridionalismo, la rinascita delSud li lascio in eredità ai miei figli». Qua-le libro svela il Sud?«Un viaggio elettoraledi FrancescoDeSanctis».Ma risale al 1876...«E allora? Non è cambiato nulla. Omeglio (o peggio): nessuno si è accor-to che la borghesia ha cooptato lama-fia».«Che resta da capire?». E’ l’interrogati-vo che suggella «Il Provinciale»...«Che resta da capire? Che l’uomo èun assassino, che l’Italia è irredimibi-le, anche se la tenebra non è assolu-ta».Sciascia diceva della Sicilia: «E’ irredimi-bile».«Stupefacente,Sciascia.Ungiorno va-do a Palermo, voglio scrivere un po’ diarticoli sulla mafia. A chi domandareuna bussola se non a Sciascia?Mi rag-giunge in albergo, con la pagliettabian-ca. Chi posso intervistare?, gli doman-do. Mi dà dei nomi. Erano, lo capirò inbreve, tutti capimafia. Sciascia è inquestoepisodio».Lasciamo il mare color del vino, tornia-mo al vino vero di Langa, dalle Langherisaliamo nelle sue montagne, Bocca.«Lemontagneche sono la provincia».Quale la lettura per eccellenza della sta-gione partigiana?«Piero Gobetti, il nostro mito, di unastatura intellettuale e morale spaven-tevole. Nello zaino tenevoRisorgimen-to senza eroi. Il Risorgimento è la no-stra stagione aurea. Io mi consideroun personaggio risorgimentale. Holottato affinché l’Italia fossedegnadelRisorgimento, diventasse finalmentemaggiorenne. Siamo stati lì lì per rea-lizzarlo, un Paese civile. Nel ‘45, di cit-tà in città, soffiava la speranza cristal-lina di un’Italia radicalmente altra».Sulla copertina del Provinciale c’èuna Topolino targata Milano, la stra-da è in salita, la meta è misteriosa.Una visione buzzatiana. Al volantechi se non Giorgio Bocca? Non ame-rà Pavese, ma un verso dell’intellet-tuale «matto» è irriducibilmentesuo: «Ho trovato compagni trovan-dome stesso».

“COM’E’ FALSALARESISTENZADIFENOGLIO”

GIORGIO BOCCAIl ProvincialeFELTRINELLI, pp. 292, !17

Settant’anni di vita italiana. Nellatestimonianza del «Provinciale».Dalla guerra partigiana alla Torino«dura e viva» dell’immediato secondodopoguerra. Dall’Italia che nuota nelboom, una «grande sconosciuta»,svelata inchiesta dopo inchiesta, alSessantotto («Il provinciale attentoalle opportunità, la formica che haaccumulato cultura e professionevede nel Sessantotto un’ondaanomala che lo sorprende, losballotta, qualcosa che ribalta i valori,confonde le procedure, scompagina ivalori»). Dai comunisti nostrani «duridi ferro» agli anni di piombo. Daicumenda al Cavaliere. Agli ultimigiorni del generale Dalla Chiesa,«nuovo, quasi patetico: voleva farvedere alla sua giovane moglie chenon aveva paura». Agli affetti, allessico famigliare, i figli, i nipoti, lamoglie, gli amici. Sempre coltivandol’antica memoria: gli anni della neve edel fuoco, in montagna, sognandoun’altra Italia.

La vita. Giorgio Bocca è nato a Cuneo nel 1920. Vive a Milano. Ha esordito co-me giornalista scrivendo sul foglio di «Giustizia e Libertà». E’ stato quindi alla«Gazzetta del Popolo», all’«Europeo», al «Giorno» di Italo Pietra . E’ tra i fonda-tori di «Repubblica» (1975). Sull’«Espresso» cura la rubrica «L’antitaliano».

Le opere. Il primo libro di Bocca, «Partigiani della montagna», uscì nel 1945. E’ora nel catalogo Feltrinelli, come, tra gli altri, «Le mie montagne». Ha pubblica-to, fra gli altri titoli, «Storia dell’Italia partigiana», «Palmiro Togliatti», «Vita digiornalista» (con Tobagi). E’ dell’anno scorso «Napoli siamo noi» (Feltrinelli).

GiorgioBocca

TUTTOlibri RESPONSABILE: NICO ORENGO. IN REDAZIONE: LUCIANO GENTA, BRUNO QUARANTA. E-MAIL: [email protected] SITO INTERNET: www.lastampa.it/tuttolibri/

IL LIBRO

«Sulle montagne con Gobettinello zaino. Pavese? Chenoia un intellettualedi Canelli. Calvino, lui sìche era ricco di umorismo»

GiorgioBocca(di cui Feltrinellipubblica«Il Provinciale», settant’annidi vita italiana)con la figliaNicolettanelleLanghe

Diario di lettura TuttolibriSABATO 31 MARZO 2007

LA STAMPA XI

W