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La storia Interventi DIARIO DI LETTURA Umberto Eco: vivere fra cinquantamila libri Inaugurerà la Fiera il 9 «Vi racconto la mia passione di collezionista» SINIGAGLIA P. XXIII FULMINI NICO ORENGO [email protected] LAQUALITÀ CONTA PIÙ DEI NUMERI TUTTO libri 20 anni con i ricordi di LA STAMPA SABATO 5 MAGGIO 2007 PAGINA I Ansia da numeri. Già la si avverte. Signorine dell’Ufficio Stampa della Fiera che, agitate, telefonano per dire che la prevendita dei biglietti per il Lingotto è iniziata, notizia più importante che un convegno, un incontro con un autore si è aggiunto o è caduto. L’anno scorso le presenze dichiarate furono 300.000. Un vero record dal quale, serenamente guardare senza preoccuparsi se i visitatori quest’anno saranno di più o di meno. Non è il numero che porta l’allegria di organizzatori, assessori, presidenti al taglio della torta, ma la qualità della manifestazione. PENSARE I CONFINI Fiera del Libro di Torino 2007 Il tema conduttore della 20ª edizione: una linea che è sempre più arduo definire, rispettare, varcare, cambiare GIULIO ACCORNERO MARCELLO BARAGHINI GIUSEPPE LATERZA EDOARDO SANGUINETI ROMILDA BOLLATI ANGELO PEZZANA SERGIO FANUCCI GIULIANO VIGINI ALBERTO CASTELVECCHI ROSARIA CARPINELLI CARLO FRUTTERO INGE FELTRINELLI ROBERTO CALASSO ROSELLINA ARCHINTO ALBERTO ARBASINO PAOLO REPETTI GIAN ARTURO FERRARI DACIA MARAINI GINEVRA BOMPIANI ROBERTA EINAUDI A PAGINA XII - XIII 1988 - 2006 ANNO PER ANNO DAL SALONE IN RIVA AL PO ALLA FIERA DEL LINGOTTO CRONACHE E IDEE LUCIANO GENTA SETTIMANALE LEGGERE GUARDARE ASCOLTARE NUMERO 1562 ANNO XXXI [email protected] GIORGIO FICARA LA LETTERATURA GIORGIO BOATTI LA GEOPOLITICA AUGUSTO ROMANO LA PSICHE ENZO BIANCHI L’ETICA PIERO BIANUCCI LA SCIENZA MARCO BELPOLITI LE VISIONI CLAUDIO GORLIER LE LINGUE GIUSEPPE CULICCHIA I GIOVANI

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Page 1: 2007-05-05

Pagina Fisica: INSERTI - NAZIONALE - 1 - 05/05/07 - Pag. Logica: INSERTI/PAGINE [TTL01] - Autore: GIOVIA - Ora di stampa: 03/05/07 14.30

La storia

Interventi

DIARIO DI LETTURAUmberto Eco: viverefra cinquantamila libriInaugurerà la Fiera il 9«Vi racconto la miapassione di collezionista»SINIGAGLIA P. XXIII

FULMININICO ORENGO

[email protected]

LAQUALITÀCONTA PIÙ

DEI NUMERI

TUTTOlibri

20anni con i ricordi di

LA STAMPASABATO 5 MAGGIO 2007

PAGINA I

Ansia da numeri. Già la si avverte. Signorinedell’Ufficio Stampa della Fiera che, agitate,telefonano per dire che la prevendita dei biglietti peril Lingotto è iniziata, notizia più importante che unconvegno, un incontro con un autore si è aggiunto o ècaduto. L’anno scorso le presenze dichiarate furono300.000. Un vero record dal quale, serenamenteguardare senza preoccuparsi se i visitatori quest’annosaranno di più o di meno. Non è il numero che portal’allegria di organizzatori, assessori, presidenti altaglio della torta, ma la qualità della manifestazione.

PENSARE ICONFINIFiera del Libro di Torino 2007 Il temaconduttore della 20ª edizione:una linea che è semprepiù arduodefinire, rispettare, varcare, cambiare

GIULIOACCORNERO

MARCELLOBARAGHINI

GIUSEPPE LATERZAEDOARDOSANGUINETIROMILDABOLLATI

ANGELOPEZZANASERGIOFANUCCI

GIULIANOVIGINI

ALBERTOCASTELVECCHI

ROSARIACARPINELLI

CARLOFRUTTEROINGEFELTRINELLIROBERTOCALASSO

ROSELLINAARCHINTO

ALBERTOARBASINO

PAOLOREPETTI

GIANARTUROFERRARIDACIAMARAINI

GINEVRABOMPIANI

ROBERTAEINAUDI

A PAGINA XII - XIII

1988 - 2006

ANNO PER ANNO

DAL SALONEIN RIVA AL POALLA FIERA

DELLINGOTTOCRONACHE E IDEE

LUCIANOGENTA

SETTIMANALELEGGEREGUARDAREASCOLTARENUMERO 1562ANNO [email protected]

GIORGIOFICARALA LETTERATURA

GIORGIOBOATTILA GEOPOLITICA

AUGUSTOROMANOLA PSICHE

ENZOBIANCHIL’ETICA

PIEROBIANUCCILA SCIENZA

MARCOBELPOLITILE VISIONI

CLAUDIOGORLIERLE LINGUE

GIUSEPPECULICCHIAI GIOVANI

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BLOC NOTES IN FIERA

Scorrendo, durantela settimana, i tito-li dei giornalimi so-no convinto sem-pre più dell'uso

«ipereccitato» che oggi fac-ciamo nella nostra lingua.Basta guardareanche ai tito-li dei telegiornali. Certo, ciò èdovuto alle cose gravi che ac-cadononelmondo, guerre, di-sastri, malattie, maltempo,stragi. Ma sono le modalitàdell'annunciarle che si sonoevidenziate. Nei mass-mediatutto è diventato allarme + x: allarme attentati, allarmekamikaze, allarme terrori-smo, allarme ambientale, al-larmenucleare, oppure emer-genza + x: emergenza inqui-namento, emergenza crimi-nalità, emergenza droga,emergenzademocratica, ecc.La tendenza è dovuta ancheall'intenzione di smuoverechi legge. Come se si volessespingere il lettore a fare o farfare qualcosa, a trarre delleconseguenze, ad agire. Il cheè sempre stata una caratteri-stica dell'atto del comunica-re, che non soltanto dà delleinformazioni, ma induce aun'azione. Il parlato e lo scrit-to difatti possono essere con-siderati come forma di agirelinguistico all'interno di unadata situazione comunicati-va. Noi rispondiamo moltospesso alle intenzioni, nongià alle parole. Ci sono enun-ciati dotati di sola forza«pragmatica», e sono quelliche fanno in modo che chiascolta faccia o capisca quel-lo che il parlante vuole da lui,e quindi funzionano soltantose sono intesi inmodonon let-terale. Se chiedi «sai l'ora?»non ti si deve rispondere«sì»,ma si deve dire l'ora esatta(«Sono le quattro e mezzo»).Se rispondi in forma lettera-le, fallisce l'atto linguistico.Comunque sia, le parole sonouna sorta di azione. Provoca-no o voglionoprovocareun ef-fetto, una reazione, esercita-re linguisticamente un con-trollo sulla realtà.Perciò il lo-ro uso che si dice «drogato» o«ipereccitato» entra total-mentenellanorma.

PAROLEIN CORSO

GIAN LUIGIBECCARIA

SE TUTTOE’

ALLARME

LIBRI ANTICHI

Trentacataloghi rari= Tre giorni dedicati ai libriantichi&rari, per la prima voltaalla Fiera. Da venerdì 11 adomenica 13, trenta antiquari inmostra: da Viglongo (lefilologiche edizioni di Salgàri) aPregliasco, da Gilibert aL’Arengario, da Freddi alCartiglio, da Colonnese aGonnelli. In programma, fral'altro, due incontri. Venerdì 11,spazio autori C, ore 14,30: «Il libroantico, occasione e strumento diindagine» (con Gustavo Mola diNomaglio e Maria Teresa Reineri).Sabato 12, spazio autori C, ore10,30, «Come si conserva un libroantico?». Interviene LucianoFagnola. I due appuntamenti sonoa cura dell’Associazione LibraiAntiquari Italiani.

WEB

Dossier specialesu lastampa.it= Per la ventesima edizionedella Fiera del Libro, con più dimille incontri, ospiti da tutto ilmondo, il sito della Stampa offreai suoi lettori un Dossier specialecollocato all’interno del canaleCultura&Spettacoli (all’indirizzowww.lastampa.it/dossier/fierali-bro2007/) che permetterà agliutenti del Web di vivere online lamanifestazione molto da vicino,con il vantaggio della diretta,della multimedialità edell’interattività. Conterrà, incollegamento con il quotidiano econ Tuttolibri: la mappa e ilprogramma della Fiera con gliappuntamenti giorno per giorno;gallerie di fotografie, contributivideo e audio degli autori piùprestigiosi, ma anche

video-reportage tra il pubblico egli stand e i commenti piùautorevoli delle grandi firme delgiornale, oltre a variapprofondimenti e inchieste;nuove rubriche, come «Il libro delgiorno» di Alberto Sinigaglia, cherecensirà in esclusiva per il nostrosito le ultime uscite editorialidella rassegna; una serie di«booktrailer», novità assoluta peril nostro Paese, cioè - come per ifilm al cinema - brevi video dipresentazione dei libri diprossima uscita; videoclip giratitra gli stand della Fierainseguendo un testimonial comeBruno Gambarotta; interventi econtributi di giornalisti ecollaboratori Cultura del nostroquotidiano, che per l’occasione siprepara a trasferire la redazionedelle pagine dedicate allarassegna all’interno dello standdella Stampa, che potrete vederee ascoltare attraverso la webcam.

OSPITI STRANIERI

Wilbur Smithall’Egizio= Tra gli ospiti stranieri dellaFiera, il re dei bestseller, aliasWilbur Smith. Lo scrittoresudafricano presenta il suo ultimoromanzo, «Alle fonti del Nilo»(Longanesi), domenica 13 maggio,ore 18,30, Museo Egizio, viaAccademia delle Scienze, 6.Intervengono Alessandra Casellae Piero Soira. Dalla Cina arriva MoYan, l’autore di «Sorgo rosso». DalCile, Antonio Skármeta, l’autoredel «Postino di Neruda»; dallaSvezia, Per Olov Enquist;dall’Olanda, Arnon Grunberg; dagliStati Uniti, Percival Everett; dallaSpagna, Alicia Gimenez Bartlett;dalla Francia, Tahar Ben Jelloun,Laurent Gaudé, Eric-EmanuelSchmitt e Denis Guédj, con i suoi«gialli matematici».

E’ lontanal’Asia...Gentile Maestro,una mia amica che come me legge molto(ne abbiamo il tempo, ormai) mi haregalato un romanzone di quasi millepagine, di cui non le dirò né il titolo nél'autore. Ma fin dal primo capitolo misono resa conto che non sarei andataavanti, non me la sentivo. Il libro è scrittobene, a quel che mi pare, con unaquantità di personaggi che s'intrecciano,si amano, si odiano eccetera. Ma tutto

questo si svolge in una grande cittàasiatica lontanissima da me e dal miomondo; e la cosa, invece di incuriosirmi,interessarmi, vedo che mi respinge, miaffatica. Tutti quegli strani nomi enomignoli da tenere a mente... E quelleparole in corsivo, intraducibili, che deviandare a cercare nel glossario in fondo alvolume. Non sono certo razzista,frequento senza pregiudizi i ristoranti«etnici» e nel mio piccolo cerco di dareuna mano al Terzo Mondo. Ma quellemille pagine mi spaventano. Che cos'è lamia? Semplice pigrizia, o diffidenza, orifiuto dell'«altro», come sostiene la miaamica? Martina Celassi, Roma

Cara Martina, non si spaventi, diquesti romanzoni etnici ne vedremosempre di più. E' come la Cina, dove so-no oggi in grado di fabbricare delle Fer-rari identiche alle Ferrari, ma «false».Dev'essere questo che la frena, la di-sturba: il prodotto è buono, corre, va,ma noi abbiamo già guidato l'originale,Tolstoj e Dickens, Dumas e Proust, e le«vibrazioni», chiamiamole così, non so-no le stesse. Anche in quelle terre untempo remote e oggi a portata di Alita-lia (salvo scioperi) anche lì ci sono evi-dentemente mogli infelici, mariti infede-li, zii perfidi, potenti criminali, fidanzatiche non riescono a sposarsi, legati datrame complicatissime. Ed è perfetta-

mente naturale che anche lì nascano ro-manzieri che di fronte a una situazionekafkiana scrivano romanzi kafkiani,magari un po' prolissi. E via dicendo.Un Mallarmé sudanese? E perché no al-la fine. Certo non sarà proprio la stessis-sima cosa, ma è pur sempre globalizza-zione che fa comunque bene a tutti, di-cono. In questo momento Adam e Alandue miei amici (inglesi, d'accordo; pazziinglesi, se vuole) stanno montando conpochi soldi e molto entusiasmo un'ope-ra come «Il flauto magico». Dove? InCambogia, sulle gradinate di un anticotempio sperduto nella giungla. Se potes-si non me la perderei una cosa così.

CarloFruttero

GUIDA

I bigliettie il sito= La Fiera del libro si svolge alLingotto dal 10 al 14 maggio. Il 10,il 13 e il 14, apertura dalle 10 alle22; l’11 e il 12 dalle 10 alle 23. Ilbiglietto intero costa 8 euro (erafermo a 7 dal 2002), il bigliettoridotto 6 euro (ragazzi tra gli 11 e i18 anni, studenti universitari,visitatori oltre i 65 anni). Cinqueeuro il ridotto professionali(editori non espositori, scrittori,insegnanti, bibliotecari, librai,critici, consulenti editoriali).Biglietto ridotto junior: 2,5 euro(3-10 anni e alunni materne eelementari accompagnati dagliinsegnanti). Abbonamento per 5giorni a 19 euro. Ingresso gratuitoper insegnanti e professionali il 14maggio. Il sito è www.fieralibro.it;e-mail [email protected].

LA POSTA DI CARLO FRUTTERO SCRIVERE ACarlo Fruttero, Tuttolibri-La Stampa, via Marenco 32, 10126 Torino [email protected]

FUMETTI

ArrivaTorino Comics= Cade un altro confine. Latredicesima edizione di TorinoComic (la sua anima è VittorioPavesio) si tiene alla Fiera delLibro. In programma: venerdì 11,spazio autori D, incontro con ilfumettista Guy Delisle(interviene Matteo Stefanelli);domenica 13, ore 15, «Dragonero.Presentazione del romanzofantasy a fumetti» (Sergio Bonellieditore), con Luca Enoch,Giuseppe Matteoni e StefanoVietti, ore 17 «Demian. Una nuovaminiserie a fumetti» (SergioBonelli), con Pasquale Ruju, ore18, premio Pietro Miccia, concorsoper giovani autori di fumetti;lunedì 14, ore 14, Guida pratica alcollezionismo di fumetti (conSalvatore Taormina).

NEKROSIUSE GREIMAS

AL LINGOTTO

A rappresentare la Lituania, paese ospite della Fiera, il registadel «Don Juan» e l’omaggio a uno dei padri della semiologia

Tra i numerosi invitati stranieri Mustafa Barghouthi,il ministro per l’Informazione dell’Autorità Palestinese

Agenda TuttolibriSABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPAII

Ospite d’onore allaFiera, la piccola Li-tuania, ricca di sto-ria, sarà al Lingottomolto più che una

invitata, per la gran parte delpubblico, «esotica». Nei tredi-ci appuntamenti previsti, si fa-ranno scoperte, incontri conpersonaggi di alto livello, si di-scuterà di religione, filosofia,musica, teatro, cinema, archi-tettura, letteratura e poesia.

DA VILNIUS A BOSEMentre con Diego Marani an-dremo alla «scoperta della lin-gua lituana», con il libro diClaudio Carpini sulla Storiadella Lituania, ovvero nell’«identità cristiana e europea diun popolo» entreremo, attra-verso il colloquio tra l’autore eFranco Cardini, nel cuore del-la singolare situazione di que-sto Paese in prevalenza cattoli-co tra vicini ortodossi e prote-stanti (vedi la Lettonia che ab-biamo conosciuto tra le paginebellissime di Marina Jarre). In-contro culminante, quello trail Cardinale di Vilnius AudrysJuozas Bachis e Enzo Bianchi(«Essere cristiani in Europa»).

POESIA E JAZZCon Franco Quadri, Nekro-sius il regista del «Cantico deicantici», del «Don Juan» di Pu-skin, di «Amleto», del «Faust»,parlerà del suo teatro, ben no-to agli spettatori italiani più av-vertiti; un testa a testa si svol-gerà tra Gianni Rondolino e Jo-nas Mekas, uno dei massimiesponenti del «New AmericanCinema», fondatore della rivi-sta cult «Film Culture». Altrogiro, altri protagonisti: in duepuntate l’incontro tra la poe-

sia, rappresentata da nomi or-mai internazionali (NeringaAbrutyte, Gintaras Grajauskas,Kornelius Platelis e altri) con iljazz; gli scrittori tenteranno dirispondere a una domanda «tec-nica» quanto planetaria: «L’indi-viduo nella prosa lituana: mo-derno o postmoderno» compien-do anche un’incursione nella no-vellistica lituana guardando alpassato. Personaggio di spiccopolitico, ma prima di tutto stori-ca dell’architettura, Irena Vai-svilaite terrà la sua lectio magi-stralis sul barocco «al confineorientale» d’Europa. Last butnot least, il grande omaggio diPaolo Fabbri, Massimo Leone eKestutis Nastopka ad uno deipadri della moderna semiologia,«l’immortale» A. J. Greimas. Ab-bastanza perché la piccola Litua-nia dimostri quanto è grande.

DA NORD A ORIENTEDa Vilnius a Ramallah. Dalla re-lativa quiete di oggi in Lituaniadopo tante vicissitudini) aldramma palestinese-israeliano.Con un libro d’eccezione (che se-gnaliamo tra i tantissimi che ap-proderanno alla Fiera proprioper questa sua peculiarità) Re-stare sulla montagna (nottetem-po) di un autore d’eccezione,Mustafa Barghouthi, presenteal Lingotto venerdì con Vincen-zo Consolo e Lorenzo Cremone-si. Attuale ministro per l’Infor-mazione dell’Autorità Palestine-se, candidato nel 2005 alla presi-denza, Barghouthi in una con-versazione con l’editore france-se Eric Hazan che è una altret-tanto eccezionale testimonianzadella vita in Palestina, raccontala propria esperienza di medicoall’ospedale di Gerusalemme si-no al momento in cui decide di

andare a cercare e curare i ma-lati nel campi profughi «da lì allamilitanza politica il passo è bre-ve. Il rapporto con Arafat, i con-tatti con Hamas, la delusioneper il fallimento del programmadi pace, la nuova Intifada e final-mente la speranza di una convi-venza pacifica con la creazionedi uno Stato palestinese indipen-dente o con un Unico Stato incui le due parti vivano insiemein assoluta parità...». Utopia?Barghouthi, militante e pacifico,musulmano illuminato, non è néun illuso né un ingenuo. Ma lavo-ra perché l’utopia diventi realtà.

QUELLA BAMBINA DOWNLa Figlia del silenzio dell’esor-diente Kim Edwards (Garzanti)è un altro di quei romanzi «fuoridalle righe» di cui certo si parle-rà in Fiera anche se esce solo il17 maggio. Trattasi di due ge-melli separati alla nascita, il ma-schio sano, la piccola con handi-cap che il padre rifiuta, fa crede-re alla moglie sia morta ma che,allevata da una generosa single,tornerà ad incrociare la sua vitacon quella della famiglia d’origi-ne. Ispirato a una storia vera neiSessanta quando i pregiudiziverso i «diversi» erano più forti.E adesso? I tre milioni di copienegli Usa grazie a un fortissimopassaparola, oltre a critiche en-tusiaste, non rivelano forse, ol-tre al talento dell’autrice, ungrande senso di colpa colletti-vo? Il 22 maggio all’Istituto deiCiechi di via Vivaio a Milano siaprirà un dibattito sul «sensodella felicità, l’abbandono, l’ado-zione». Chi può ci vada. O alme-no legga. In questo caso oltreche piacere è dovere. Sarà poianche un affare editoriale, maper una volta ben venga.

MIRELLAAPPIOTTI

PROSSIMAMENTE

Il regista lituano Eimuntas Nekrosius

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SOLOLACOSCIENZASALVERA’ LAPAROLA

GIORGIOFICARA

Quando Ernesto Ferrero,per la Fiera del Libro 2007, ha indi-cato il «confine» come tema di rifles-sione, di fatto ci ha invitati tutti auna metariflessione. Il «confine», la-bile quanto si vuole, minacciatoquanto si vuole, ma oggi più chemai,è la letteratura.Certo, un confine eroso e sboc-

concellato, che non ci custodiscequasi più, non ci fa sentire più a casa.Qualcuno anzi dice che ormai ci tro-viamo in una terra di nessuno e ditutti, dove i linguaggi dell'informa-zione con la loro assoluta potenzahanno snervato e vinto l'intenzionestessa di un'eventuale critica del lin-guaggio. Alla letteratura si dice ad-dio e si cercano nel passato i prodro-mi della sua fine o della sua impoten-za o deprezzamento («dévalorisa-tion»: William Marx, L'adieu à la lit-térature, Paris 2006). La letteraturatace nella barbarie onniavvolgentedello spettacolo e dell'illusionismomediatico (George Steiner, Le silen-ce des livres, Paris 2006). La lettera-

tura, semiviva com'è, deve esseresalvata per salvare il nostro presen-te «dai suoi ingannevoli simulacri»,scrive più acutamente Giulio Ferro-ni nel recente, e del tutto in tema, Iconfini della critica.Sia come sia, questa pochissima

e debolissima letteratura che rima-ne o che deve essere salvata, non èstata mai del tutto forte, nel nostroOccidente. RolandBarthes amava ri-petere che per i cinesi fin da princi-pio la lingua della letteratura è stataestetica e la linguadell'informazionefunzionale, mentre qui, in Occiden-te, abituati come siamononda oggi aconsiderare la più ampia comunicati-vità come un bene assoluto, la lette-ratura è stata spesso ampiamentecomunicativa, ha passato spesso ilconfine. Così un grande sinologo di-lettante, Eugenio Montale, innamo-ratissimo di Acque d'Autunno diChuang tze e di quel pescatore diuna lirica di Po Chu-i, che getta eter-

namente l'amo nel ruscello e non pe-sca niente, era nemico giurato di ognicomunicatività in poesia: la poesia,per lui, era innanzitutto un «fantasmasonoro», una «stregoneria» grazie al-la quale delle idee ci vengono trasmes-se necessariamente «attraverso paro-le che tuttavia non le esprimono».Una «stregoneria» che sarà «anco-

ra possibile», leggiamo nel celebre di-scorso del Nobel (E'ancora possibile lapoesia?, 1975), a patto che l'uomo nonriesca «a liberarsi di tutto, anchedellapropria coscienza» e non «produca»arte come si producono oggetti di con-sumo «da usarsi e da buttarsi via in at-tesa di un nuovomondo»perfettamen-te tecnologico. Chiedersi quale sarà ildestino della poesia, aggiungeMonta-le, «è come chiedersi se l'uomo di do-mani, di un domani magari lontanissi-mo, potrà risolvere le tragiche con-traddizioni in cui si dibatte dal primogiorno dellaCreazione».Dunque la po-esia, il «confine» che distingue e «rifiu-

ta con orrore» produzione e comuni-cazione di massa, è innanzituttoespressione dell'invincibile pena degliuomini, dell'immanemale della storia:finirà quando finirà quel male; si per-derà nelmomento in cui la storia stes-sa si perderà.Questa profezia di Montale, che

riguarda al tempo stesso l'infelicitàdegli uomini e il permanere - storico- della consolazione, presuppone chela letteratura mantenga per semprela sua saldezza di argine contro l'in-formazione. Ma se così non fosse? Sequesto fragile mondo di carta e in-chiostro si sommergesse una voltaper tutte nella grande, ipnotica ac-qua dell'informazione globale, allorache fare? La stessa domanda, dalpunto di vista del lettore, potrebbeessere posta in un altro modo: per-ché dovrei leggere, io, oggi, Pameladel Richardson e non piuttosto vede-re Elisa di Rivombrosa? Perché nelmio mondo, qui e ora, dovrebbe reg-

gere il gesto arcaico di leggere lette-ratura di fronte alla possibilità dicontenerne nello sguardo l'insiemeridotto? L'uomo tutto occhi e tuttocarne, previsto e disdegnato da Car-tesio nella Quinta Meditazione, coluiche non sa «concevoir sans imagi-ner», è l'uomo d'oggi, il «nuovo bar-baro» o «uomomeccanico» per Mon-tale, colui che esteriorizza l'interiori-tà e l'umanità della lettura nella disu-manità «interattiva» dello sguardo.Si potrebbe obiettare che se la bar-

barie vince sulla civiltà, i «mostri» su-gli uomini, Elisa su Pamela, cioè se laletteratura è in difficoltà, la colpa è in-nanzitutto della letteratura. «La lit-térature perdit tout crédit et toutmoyen de traiter la réalité», scriveWilliamMarx nel suo libello; non ce lafa a seguire e sbrogliare le matassedei dati che una realtà sempre menoreale le sottopone, incalzandodi ora inora, diminuto inminuto.Anzi, la letteratura è così debole e

indigente, oggi, che il sistema della co-municazione può permettersi di pro-durne continue imitazioni e contraffa-zioni, o addirittura cancellarla e co-struire letterature nuove di zecca.Che cosa sono questi innumerevoli li-bri di cantanti e presentatori (gli stes-si che oggi, perlopiù, insegnano nelleuniversità) se non comunicazione alquadrato e di fatto caricature di libri?Anche la comunicazione, come untempo la letteratura, vuole esseretramandabile, ci sarà una nonna ungiorno che racconterà alla nipotinale avventure di Fabio Volo come untempo raccontava quelle di BarryLyndon. Una «letteratura» vale l'al-tra. Il lettore del secondo millennioforse chiuderà un cerchio: l'«uomoche guarda» forse tornerà ad essere«uomo che legge», il gesto della lettu-

ra (ma lettura di che?) sarà recupe-rato come ironica sigla consacrantedell'era post-letteraria.Eppure. Eppure la letteratura,

quella vera, balbuzie, pietra d'inciam-po sul sentiero piano dei linguaggi deimedia, non diviene né si corrompemasta, insiste il vecchio Montale delDia-rio del '72. Da invenzione, forse, va tra-sformandosi in commento, appunti,note, secondo libro scritto neimarginidel primo (c'è un'immagine bellissimain Charles Lamb: gli scrittori sono«cormorani da biblioteca»). Oppure, einfine, l'addio alla letteratura è un cer-to grado della letteratura stessa, e ciòche sembra perduto o in procinto diperdersi sta rientrando da una stret-tissima e scomodissimaporta di servi-zio. In ogni caso, ci conviene attende-re e curare e amare ciò che, obiettiva-mente, possediamo: una cosa dévalo-risée, che non finisce.I miei più cordiali auguri alla Fiera

del Libro.

Sul «Buio in arte e in letteratura»interverranno sabato 12, sala rossa,ore 19,30, Valerio Magrelli, PaoloMauri e Nico Orengo. L’incontromuove dal libro di Paolo Mauri, criticoletterario e storico della letteratura,appena edito da Einaudi, «Buio»,«Quando si accendono le luci tuttoritorna banalmente normale: loschermo bianco, il cinema ben noto, glialtri spettatori che si guardanointorno, l’uomo dei gelati... Si sentefortemente lo choc del passaggio. Isentimenti turbati si placano, pronti arimettersi in moto non appenariprende la rappresentazione».

INCONTRIIL BUIO IN PAGINA

E SULLA TELA

Forse il gesto della lettura(ma lettura di che?) saràrecuperato come ironicasigla consacrantedell'era post-letteraria

La profezia diMontale:fin quando non finiràl’immanemale dellastoria, la pena dell’uomo,la poesia sopravviverà

I confini della letteratura InOccidente è stata spesso e ampiamente comunicativa,esponendosi al rischio odierno di essere sommersa nell’ipnotica informazione globale

Questo speciale di Tuttolibri per la Fiera del libro 2007 è stato realizzato in redazione da Nico Orengo, Luciano Gentae Bruno Quaranta, con la cura grafica di Marina Carpini. Le illustrazioni sono di Marco Cazzato (www.marcocazzato.it)

Speciale Fiera Tuttolibri SABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPA III

R

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GIORGIOBOATTI

Che attorno al temadella fron-tiera sia da sempre in funzioneuna fab-brica narrativa, che non conosce nécassa integrazionené dismissioni, è co-sa nota. Le pagine che narranodi confi-ni oltrepassati e ridefiniti col sanguecorrono nel corso dei secoli: da quellelontanissime dell'Anabasi di Senofon-te al Ponte sulla Drina di Ivo Andric,opera che valse all'autore, nel 1961, ilPremioNobel e che prefigurava il coz-zo di nazionalismi e odi etnici operantidentro e fuori le frontiere della Jugo-slaviadi Tito.Le frontiere che vengono contese,

di generazione in generazione, prendo-no posto in infiniti racconti e romanzi eancora di più in saggi, a cominciare dailavori degli storici, poiché, come haspiegatoRaymondQueneau, inUna sto-ria modello, essendo la storia la scienzadell'infelicitàdegli uomini, senonvi fos-sero frontiere vi sarebbe poco da rac-contare: i popoli felici nonhannostoria.Lacelebrepagine in cuiPierreBezu-

chov, prigionierodei francesi diNapole-one, intuisce l'assoluta fragilità delle

frontiere stabilite dai potenti e, guar-dando le stelle che brillano nel cielo diMosca, occupatae incendiata, si ricono-sce nelmondo semplice e senza confinidel soldato-contadinoPlatonKarataev,costituisceunodei vertici della creazio-ne di Tolstoj, ma rappresenta una mi-nuscola particella nell'immenso cano-vaccio narrativo di Guerra e Pace. Ascandire il ritmo dell'opera è l'avanza-re e indietreggiare del fronte delle op-poste armate, che nel loro spostarsi de-terminano le esistenze, e l'infelicità, diinfinitemoltitudini.Sul tema dei confini c'è un aspetto

chenon semprevienemesso in lucee ri-guarda l'immagine della frontiera nonsolo come fabbrica narrativa ma anco-radi più comerappresentazionespetta-colare: allestimento scenico chemira amettere in evidenza le opposte sovrani-tà territoriali, le ideologie in contrastochemodellanoundeterminatospazio.Per procedere a questo allestimen-

to occorre ovviamente creare la giustadose di pathos: vi provvedono - in quell'Europadi inizioNovecento incui, comeraccontaStefanZweig ne Il mondo di ie-ri, è ancora possibile viaggiare senza

dover esibire alcun passaporto al postodi confine - fragili autori che comincia-no a enfatizzare il ruolo della frontieracome luogodovesi gioca il destinodellapatria-nazione.Per l'Italia è il temadel-le frontiere da ridefinire e spostare inavanti, per inglobare le «terre irreden-te». L'espressione più raffinata e con-traddittoriadi queste aspirazioni emer-ge nel libro di Scipio Slataper, Il mioCarso, dove lo scrittore triestino - purconsapevole della irriducibile diversitàfra la propria formazioneegli umorina-zionalisti che prendono forma nella re-dazione fiorentina de la Voce - articolala sua scelta a favore dell'interventi-smo italiano. Coerente fino all'estremo,Slatapermuore, non ancora trentenne,in combattimento sulPodgoraalla fron-tiera tra l'Italia e l'impero austro-unga-rico. La generazione dei coetanei euro-pei di Slataper, precipitata in quella«grandeguerra» che in nomedegli ego-ismi nazionali vorrebbe muovere fron-tiere e ridisegnare sovranità, conosce-rà la terribile esperienza di essere in-chiodata alle trincee, la sguardo fissonon tanto sul nuovo confine da espu-gnare quanto sulla «terra di nessuno»

che costituisce il loro unico orizzonte.Infatti, come ha spiegato Eric J. Leednel suo magistrale saggio Terra di nes-suno, che costituisce il miglior vaccinodisponibile per trattare chi è colpitodalla «sindrome della frontiera da con-quistare», i combattenti di quel conflit-to, prigionieri nelle opposte trincee, co-noscono la frantumazione dell'io e spe-rimentano come la difesa del «sacrosuolo»della patria diventi claustrofobi-ca reclusione in un sottosuolo buio efangoso dove regna la regressione piùbrutale e vige il «capovolgimento» piùtraumaticodellanormalità.Nelmedesi-

mo spazio - la terra di nessuno appunto- si mescolano combattenti e caduti, inun intreccio che segna l'infrangersidel-la frontiera travivi emorti.Più tardi la naturadella frontieraco-

me luogo spettacolare, come palcosce-nico drammaticamente efficace nel de-lineare la portata dello scontro tra op-poste sovranità, è riaffermato dal ter-mine«Cortinadi ferro»utilizzato inOc-cidente a partire dal 1946, per designa-re il confine che separa l'Occidente daiPaesi del bloccocomunista. La denomi-nazione viene impiegata per la primavoltadaWinstonChurchillneldiscorsotenuto il 15 marzo 1946 a Fulton (Mis-souri) che secondo molti storici dà for-male inizio alla Guerra Fredda e dun-que a un contrasto tra i blocchi che du-rerà quasi mezzo secolo. Affermandoin quella occasione che «da Stettino aTrieste è calata una cortina di ferro» illeader inglese utilizza, e non a caso, untermine prettamente teatrale, poichénella sua lingua curtain indica la barrie-ra isolante, antincendio, che nei teatrisepara il pubblico dal palcoscenico du-rante l'intervallodello spettacolo.Non a caso la «cortina di ferro» e

tutte le sue trasfigurazioni sul terreno -reticolati, campi minati, Muro di Berli-no, torrette di sorveglianza - fanno dasfondo alle creazioni delle spy-storiesche, correndo lungo la seconda metàdel Novecento, rappresentano la sinte-si narrativa più efficace e riuscita dellaGuerra Fredda. In quelli che sono i ca-polavoridi LeCarré ilmomentocentra-le della narrazione prende posto sem-pre lungo i varchi collocati sulla Corti-nadi ferro che separa i dueblocchi.Em-blematica, e anticipatrice della dissolu-zione che verrà di lì a qualche anno delblocco socialista e degli imponenti ap-parati di sicurezza a difesa delle suefrontiere, è la scenanella qualeKarla, ilgrande capo dell'intelligence sovietica,l'aria stanca e la tuta stropicciata daoperaio, lascia clandestinamenteBerli-no Est per consegnarsi a George Smi-ley, l'agente inglese protagonista asso-luto delle storie di Le Carré. Il passo diKarla, nota Smiley, è lento, affranto.Tutte le frontiere - non solo la Cortinadi ferro - stancanoeaffaticano.

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«Diritti umani» è la grande operaUtet che sarà presentata sabato 12,sala azzurra, ore 17,30.Intervengono, con il direttore dellapubblicazione Marcello Flores,Daniela Colombo, Anthony Dworkin,Aryeh Neier, Gianni Riotta e GustavoZagrebelsky.«Diritti umani» si compone di undizionario in due volumi (1500 paginecomplessive, un atlante (anch’esso indue volumi, dove s’intrecciano pianotematico e piano storico-geografico,con carte, schemi e statistiche),documenti e letture (un’antologia:letture di taglio filosofico, morale,politico, giuridico), documentifotografici, due dvd video, un cd-romintertestuale che raccoglie dizionarioe atlante.

INCONTRIIL DIZIONARIO

DEI DIRITTI UMANI

UNPASSAPORTOPEROGNICORTINA

Speciale Fiera TuttolibriSABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPAIV

I confini della geopoliticaOltrepassati e ridefiniti con il sanguenei secoli,una fabbrica narrativa chenon conoscené cassa integrazionenédismissioni

Dall’Anabasi al NobelIvo Andric che prefiguravail cozzo di nazionalismie odi etnici dentro e fuorila Jugoslavia di Tito

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Sala Rossa

a cura di Editori Laterza

Le religioni della politica.Da Mussolini a BushLectio magistralis di Emilio Gentile

IntroduceSimonetta Fiori

Sabato 12 ore 15,30Sala Azzurra

a cura di Editori Laterzae Fiera del Libro

Confini. Le vespe di Panama.Una riflessione su centro e periferiaLectio magistralis di Zygmunt Bauman

IntroducePaolo Di Paolo

Sabato 12 ore 20,00Sala Book – Bookstock Village

a cura di Fiera del Libro

Un’estate a Teherandi Farian Sabahi

Ne discute con l’autriceCesare Martinetti

Domenica 13 ore 11,00Sala Azzurra

a cura di Editori Laterza

Confini.Finzione/Non-finzione.Scrittori tra narrazione e reportage

IntervengonoMauro CovacichMassimo GramelliniFrancesco Piccolo

CoordinaDaria Bignardi

Page 5: 2007-05-05

Pagina Fisica: INSERTI - NAZIONALE - 6 - 05/05/07 - Pag. Logica: INSERTI/PAGINE [TTL06] - Autore: GIOCHI - Ora di stampa: 03/05/07 12.55

AUGUSTOROMANO

In latino la parola limite, cheè la linea che segna un confine, si diceanche modus, che deriva dalla radiceindoeuropeamed. Si tratta di una ra-dice che designa nozioni molto diver-se. Guarire (da med deriva medicus),prendere cura, ma anche meditare,riflettere, misurare (da cui il tedescomessen). Ciò che predomina è appun-to la nozione dimisura.Misura qui de-signa moderazione; modestus è coluiche osserva la misura, cioè che poneordine in una situazione disordinata.Ecco perché la radice med regge an-che il significato di governare, nelsenso di far fronte con mezzi sicuri aun problema preciso (da cui anche:trattare secondo le regole una malat-tia). In definitiva, med è la regola sta-bilita, non di giustizia ma di ordine.Per questo si apparenta anche al si-gnificato di ius, nel quale del resto ècontenuta l'idea di confine (il puntodove finisce il diritto di un individuo ecomincia quello di un altro). In questa«scienza dei limiti» confluiscono unapulsione conoscitiva ed una etica enormativa (est modus in rebus), ispira-ta ad un atteggiamento «apollineo»,in cui prevale la spinta civilizzatrice el'idea che perimetrare, tracciare con-fini, ricondurre all'ordine siano gestidi per sé salutari.Non c'è dubbio che per certi versi

la psicoanalisi cada sotto questa cate-goria, sia per quanto riguarda la siste-mazione teorica dei distretti della psi-che, sia per le procedure operative(setting, interpretazione). Tutti sap-piamo però che l'analisi non è soloquesto: che il setting in certi casi vie-ne sconvolto, che a volte le interpreta-zioni ammutoliscono, che l'ordine deldiscorso - l'ordine della vita - deve es-sere sovvertito.In altre parole, altrettanto impor-

tante dei confini e dei limiti è il loro at-traversamento, e talvolta la loro rot-tura. E' questo del resto un tema tipi-co della modernità e della post-mo-dernità, con la differenza che ciò chenella modernità era vissuto dramma-ticamente, nella post-modernità è agi-to inmodo ludico e disimpegnato.Per restare nel campo delle scien-

ze umane, basterà ricordare due au-tori, l'antropologo A. von Gennep e ilfilosofo e saggistaG. Bachelard.Il primo (I riti di passaggio, Bollati

Boringhieri) scrive: «Vivere significadisaggregarsi e reintegrarsi di conti-nuo, mutare stato e forma, morire erinascere; in altre parole, si tratta diagire per poi fermarsi, aspettare e ri-prendere fiato per poi ricominciaread agire, ma in modo diverso. Sonosemprenuove le soglie da valicare...».Il secondo (La poetica dello spazio,

Dedalo ) ha vigorosamente sottolinea-

to come la semplice opposizione geo-metrica tra il fuori e il dentro acqui-sta significati aggressivi, in quantopossiede «l'affilata nettezza della dia-lettica del sì e del no che decide di tut-to». E' così che i limiti diventano bar-riere. A questa enfatizzazione del con-flitto, che contiene in sé un'opzionemonistica, Bachelard oppone l'imma-gine dell'uomo come «essere socchiu-so» e della porta come generatrice diuna rêverie che si affaccia sul cosmodel socchiuso con le sue esitazioni,tentazioni, desideri...Torniamo ora alla psicoanalisi. Al-

meno tre sono i punti in cui essamani-festa inmodo evidente l'importanza el'utilità del travalicamento dei confi-ni. Il primo riguarda i rapporti con al-tre discipline. Sin dalle origini, la psi-coanalisi hamostrato la fecondità de-

gli scambi con materie quali l'antro-pologia, la scienza delle religioni, lamitologia, l'iconologia. Basti pensareaTotem e tabu di Freud (Bollati Borin-ghieri), a La libido - simboli e trasfor-mazioni di Jung (Bollati Boringhieri)o anche, di Jung eKerenyi,Prolegome-ni allo studio scientifico della mitologia( Bollati Boringhieri).Il senso di queste ibridazioni sta

nell'esigenzadi connettere la psicopa-tologia alle radici universali della con-dizione umana, sottraendola allo spe-cialismomedico. Con il che viene indi-cata un'altra rottura di confini: quellatra normalità e patologia.Questa solidarietà tra psicoanalisi

e scienze umane è la spia di quel recu-pero della dimensione mitologica,che rappresenta il secondo punto dirottura di confini: quello tra scienza e

mito. La psicoanalisi nasce, conFreud, in ambiente positivistico equindi con ambizioni scientifiche, cheancor oggi qua e là sopravvivono. Magià con Freud - e proprio con Totem etabu, che Kerenyi definì come «un so-stituto del mito biblico del peccatooriginale» - l'aspirazione all'oggettivi-tà scientifica si lascia persuadere dall'immaginazionemitica.Jung, con maggiore consapevo-

lezza epistemologica rispetto aFreud, ha teorizzato la funzione diquesto passaggio: «Che cosa noi sia-mo per la nostra visione interiore[...]può essere espresso solo con unmito. Il mito è più individuale, rap-presenta la vita con più precisionedella scienza. La scienza si serve diconcetti troppo generali per potersoddisfare alla ricchezza soggettivadella vita singola [...]Nessuna scien-za sostituirà mai il mito» (Ricordi so-gni riflessioni,Rizzoli).In modo esplicito o implicito la

psicoanalisi ha riconosciuto che ognipsicologia presuppone una antropo-logia, legittimando così non solo lostudio psicologico della mitologiamaanche la psicologia come produttricedi miti. Di conseguenza, non di radoil linguaggio «scientifico» si rivela es-sere l'involucro che nasconde e insie-me fa trasparire il nucleo irrazionaleche esso racchiude. Vi è in questo unfecondo ritorno alla psicologia pre-scientifica, che rappresenta una sor-ta di filone parallelo a quello deglistudi psicologici ispirati alle scienzenaturali. Del resto, già vonKleist ave-va proposto di suddividere gli uominiin due classi: «quelli che si intendonoper mezzo di metafore, e quelli che siintendono permezzo di formule».Si potrebbe anche aggiungere

che la letteratura psicoanalitica,con la sua insistenza sui «casi clini-ci» e sui sogni, e con le sue temera-rie riflessioni teoriche, appartienealla stessa temperie culturale incui sono nati i grandi romanzi-sag-gio del ventesimo secolo (Mann,Broch, Musil...).La terza rottura di confini è quel-

la che la psicoanalisi opera, nella teo-ria e nella terapia, tra conscio e in-conscio. Sia che si ponga, con Freud,il compito di «colonizzare» l'incon-scio (Introduzione alla psicoanalisi,Bollati Boringhieri), sia che, conJung, riaffermi l'esigenza di un co-stante rinnovamento attraverso ripe-tuti processi di integrazione di con-scio e inconscio (Introduzione alla psi-cologia analitica, Bollati Boringhieri),la riflessione psicoanalitica ha sem-pre tenuta aperta una porta su quell'aldilà che dimora nel fondo della no-stra psiche e che sempre si difendedai tentativi dell'Io di ridurlo al lin-guaggio discorsivo.

Corpo-Anima è fra i sentieri dellaFiera, nell’area Bookstock. Giovedì10, ore 13, «Il paese spensierato equello no», con Enzo Bianchi eFrancesco Piccolo. Venerdì 11, ore 18,Wladimir Kaminer e GiuseppeCulicchia a colloquio su «Berlino,città di frontiera». Domenica 13, ore12, «Tra Occidente e Islam» conPietrangelo Buttafuoco e HamidZiarati. Lunedì 14, ore 12, incontrocon Samuel (Subsonica).

INCONTRICORPO-ANIMA

DI PAESE IN CITTA’

I confini della psicheL’analisi è anche attraversamento,e talvolta rottura, e sovvertimento, dell’ordinedella vita

Speciale Fiera TuttolibriSABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPAVI

MAICHIUDERELAPORTAALMITO

Ciò che nella modernità eravissuto drammaticamente,

nella post-modernitàè agito in modo

ludico e disimpegnato

L’Aldilà nel fondodel nostro inconsciosi difende dai tentatividell'Io di ridurloal linguaggio discorsivo

STEVEN LUKES

Il potereUna visione radicale

pp. 188 - ! 16,00

FRANÇOIS BŒSPFLUG

La caricaturae il sacroIslam, ebraismo e cristianesimo a confronto

pp. 150 - ! 13,50

PIERANGELO SEQUERI

L’ombra di PietroLegami buoni e altre beatitudini

pp. 160 - ! 14,00

FRED HALLIDAY

Il Medio OrientePotenza, politica e ideologia

pp. 496 - ! 25,00

a cura di ALDO GRASSO

Fare storiacon la televisioneL’immagine come fonte, evento, memoria

Prefazione di Paolo Mieli

pp. 296 - ! 20,00

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Page 6: 2007-05-05

Pagina Fisica: INSERTI - NAZIONALE - 7 - 05/05/07 - Pag. Logica: INSERTI/PAGINE [TTL07] - Autore: GIOCHI - Ora di stampa: 03/05/07 12.28

Lectio magistralis del cardinale CamilloRuini, venerdì 11, ore 16, sala gialla. Iltema è: «Teologia e cultura. Terre diconfine». Intervengono Valter Danna e ilcardinale arcivescovo di Torino SeverinoPoletto.Altri appuntamenti: alle 11, sala blu,

«Editoria e religione. Il nuovo portaleRebeccalibri» (Franco Garelli, RobertoBava, Simonetta Pillon, Andrea Tenetti,Vittorio Sozzi). Alle 15, sala blu, «Storiadella Lituania. Cultura e religione nell’exUnione Sovietica» (con Franco Cardini,Irena Vaisvilaite e Claudio Carpini). Il 12maggio, sala blu, ore 21: «Maschio efemmina li creò? La fine della differenzasessuale» (con Chiara Saraceno eLucetta Scaraffia). Il 13, sala blu, ore 13,«Televisione ed educazione. Amore esesso in Tv» (con Massimo Bernardini eGiorgio Simonelli).

ENZOBIANCHI

Il discernimento etico attra-versa l'intera Bibbia, fin dalle sueprime pagine: nel libro della Genesil'albero della conoscenza del bene edelmale è collocato assieme all'albe-ro della vita al cuore di quel giardinodell'Eden che accoglie e rappresen-ta gli elementi fondanti la condizio-ne umana. E, non a caso, la possibili-tà e capacità di scelta è posta instretta relazione proprio con il con-cetto di limite e di confine. L'essereumano non accetta il limite - l'esor-tazione a rispettare un limite è la pa-rola prima di Dio all'umanità: «po-traimangiare di ogni albero, eccettouno» - e, rifiutando la propria condi-zione di essere limitato, subisce il«confino», l'espulsione al di là di unafrontiera delimitata e invalicabile(cf. Gen 2,16; 3,2.23-24).Ma non è so-lo la tradizione biblica - e quindiquella ebraica e cristiana - a tra-smettere il discrimine fondamenta-le tra bene emale,ma ogni ambito dipensiero umano, sia esso mitologi-co, religioso o semplicemente giuri-dico-legislativo, in ogni epoca e cul-tura, a qualsiasi latitudine e sottoqualunque regime politico e ammini-strativo, da quello tribale a quellostatuale o sovranazionale.Naturalmente, nel fluire della

storia e nel variare degli orizzonti, iconfini dell'etica - il proibito e il per-messo che dovrebbero rispettiva-mentemettere in guardia dal danno-so e incoraggiare al benefico - hannoconosciuto e conoscono spostamen-ti anche significativi, così come pre-scrizioni e divieti vedono la loro as-solutezza assottigliarsi o scompari-re a seconda di chi, quando e comecompie o omette una determinataazione: così, per esempio, l'uccisio-ne di un altro essere umano vieneconsiderata universalmente un cri-mine,ma ci sono stati tempi e luoghiin cui poteva essere concepita comeatto di culto e, ancora oggi, può di-

ventare una necessità in situazione dilegittima difesa, un atto di giustizianell'esecuzione della pena di morte oaddirittura un sacro dovere quandoviene compiuta indossando una divi-sa diversa da quella della vittima.Sempre l'essere umano si è dun-

que interrogato sul confine tra il benee il male, cercando di fissare criteriper stabilire il limite tra giusto e ingiu-sto, tra diritto e sopruso, tra tentazio-ne e ideale.Ma nel secolo da poco con-cluso questo interrogativo si è fattolancinante essenzialmente per due ra-gioni: da un lato la progressiva eman-cipazione della tecnica dalla scienzae, quindi, dall'etica che abita quest'ul-tima; d'altro lato l'aver sperimentatonei due conflittimondiali e nei genoci-di che li hanno accompagnati, prece-

duti o seguiti il «male assoluto», l'abis-so profondo di malvagità nel qualenon ci si sarebbe potuto aspettare chel'uomoprecipitasse.Se tutto ciò che è tecnicamente ed

economicamente possibile diviene le-cito e se nessun freno religioso, filoso-fico o ideologico trattiene il male cheposso infliggere all'altro, allora chipuò stabilire un confine invalicabile ecome può difenderlo da quanti lo cal-pestano?Nona caso è proprio dopo lasciagura della seconda guerra mon-diale e l'inferno della shoah che uomi-ni di pensiero e di governo hanno av-vertito il bisogno improcrastinabile diun soprassalto di umanità che desseconsistenza e concretezza a un'eticauniversale che da qualche secolo si fa-ceva strada all'interno e al di là di am-biti di pensiero diversi.LaDichiarazione universale dei di-

ritti dell'uomo proclamata nel 1948 è

in questo senso un punto di arrivo e alcontempodi partenza: non a caso unostupendo volume - purtroppomai tra-dotto in italiano e ormai esaurito an-che nell'edizione originale francese:Le droit d'être un homme. Anthologiemondiale de la liberté (Unesco-Lattès1968, a cura di JeanneHersch) - ha po-tuto raccogliere in occasione del ven-tesimo anniversario di quella Dichia-razione una ricchissima antologia ditesti di ogni epoca, cultura e tipologia- dai codici legislativi alla poesia - a te-stimonianza di quanto alcuni principiche si sarebbero potuti pensare comefigli dell'Occidente ebraico-cristianosiano in realtà da sempre patrimoniodell'intera umanità. E' quanto cercadimostrare ancheAndré Chouraqui -non a caso tra i redattori della Dichia-razione universale - nel suo I dieci co-mandamenti: i doveri dell'uomo nelletre religioni di Abramo (Mondadori2001), affrontando la tematica dal ro-vescio della medaglia: i doveri che de-rivano per ciascuno dal suo apparte-nere all'unica umanità.Ma allora dal baratro dei campi di

sterminio si alza una domanda terribi-le: chi è venutomeno in quell'immane

tragedia, Dio o l'uomo? Sì, non possia-mo fare a meno di chiederci, come in-vitava a fare Primo Levi, «se questo èunuomo», così comenessun credentepuò eludere la domandache si è postaesplicitamente anche Benedetto XVInel corso della sua visita ad Au-schwitz: «Dov'era Dio?». E' forse que-sto l'ambito in cui, seppure come atentoni, più è avanzata in questi ulti-mi decenni la riflessione sui confinitra il bene e il male, a cominciare da Ilconcetto di Dio dopoAuschwitzdiHansJonas a Le origini del totalitarismo diHannah Arendt, non a caso costante-mente riediti.Riflessione che, a partire dalle di-

mensioni cosmiche raggiunte dal ma-le, non può non addentrarsi nella no-stra quotidianità per scandagliarviquella «banalità del male» che ancorala Arendt ha saputo far emergere da-gli atti del processo al criminale diguerra Eichmann. Sì, perché nessunodi noi può affermare la propria estra-neità assoluta al male che un altro es-sere umano è stato capace di compie-re: gli orrori che sovente ci affrettia-mo a definire «inumani», «bestiali» -quasi a volerli esorcizzare - sono in re-altà alla portata di uomini e donne co-me noi, sono, per riprendere nuova-mente una espressione della Genesi,«accovacciati alla nostra porta». Allo-ra i confini dell'etica sono là dove noiogni giorno, coscientemente o inco-scientementema sempre inmodo «re-sponsabile», li spostiamo: là dove cia-scunodi noi con la propria condotta sierge a loro difesa oppure si rassegnaa capitolare.

DALLAGENESISIARRIVAAILAGER

INCONTRIRUINI: TEOLOGIA

E CULTURA

I confini dell’eticaProibito e permesso:come cambianonel fluire della storia

Tutto cominciò quando l’uomomangiò il frutto vietatoda Dio: ma non solo la Bibbiatrasmette il discriminefondamentale tra bene e male

Cos’è giusto, cos’è ingiusto?Un interrogativo che nel ‘900si è fatto lancinante: daun lato la tracotanza dellascienza, dall’altro i genocidi

Speciale Fiera Tuttolibri SABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPA VII

Page 7: 2007-05-05

Pagina Fisica: INSERTI - NAZIONALE - 8 - 05/05/07 - Pag. Logica: INSERTI/PAGINE [TTL08] - Autore: GIOCHI - Ora di stampa: 03/05/07 12.29

Dei confini micro/macro discuterannosabato 12 maggio, ore 11,30 alla Fieradel Libro l'astrofisico Franco Pacini(Università di Firenze) e i fisici teoriciSergio Fantoni, direttore della ScuolaInternazionale Studi SuperioriAvanzati di Trieste e Pietro Fré(Università del Piemonte Orientale).Un’ora prima, l’astrofisico AmedeoBalbi presenterà «La musica del bigbang» (ed. Springer): nello scenariodelle origini micro e macro coincidono.

PIEROBIANUCCI

La scienza è un’isola che siespande nell'oceano dell'ignoto. Lasua superficie cresce continuamen-te, ma insieme si allunga la linea del-la costa, cioè il confine con ilmistero.Non basta. Forse l'isola della scienzaè un atollo: la sua espansione com-porta l’allargamento del mare inter-no. Cioè l’incertezza sui fondamentifilosofici del sapere. Einstein provo-catoriamente si domandava se la Lu-na esistesse anche quando non laguardiamo e dava per scontata la ri-sposta affermativa. Oggi quel sanorealismo appare meno sano. Lascienza studia la realtà o i nostri mo-delli mentali? Dove passa il confinetra realtà e conoscenza?Il temadellaFiera del Libro 2007,

visto con la lente della scienza, si of-fre a molti approcci. Scegliamonesetteepartiamodal più concreto.

Confini di mercato. Con 10 milionidi copie, Dal big bang ai buchi neri diStephen Hawking (Bantam Press1988, edito in ItaliadaRizzoli, oranellaBur) segna il confine del maggior bestseller scientifico. Riflessione e viaticoper proseguire la lettura: il libro piùvendutospessoè ilmenocompreso.Confini superati. Thomas Kuhn,

filosofodella scienza,ha introdotto ladistinzione tra «scienza rivoluziona-ria» e «scienza normale». La primasupera i confini acquisiti e instauraparadigmi nuovi spazzando via leconcezioni dominanti. E’ successoquando Copernico tolse la Terra dalcentro dell'universo o Einstein intuìla teoria della relatività. E’ successocon la meccanica dei quanti e con ladoppia elica del Dna. Tra le fasi rivo-luzionarie si inseriscono ricerche di«scienza normale» entro il paradig-ma comunemente accettato, fino aquando affiora qualche punto deboleche porta alla crisi e apre la via al pa-radigma successivo. Il libro-cardinedi Kuhn, La struttura delle rivoluzioniscientifiche, risale al 1962. In Italia ar-

riva con Einaudi 17 anni dopo. Ancoraoggi è una bussola per orientarsi nellastoriadella scienza.Confini come limite. Solo una

scienza ingenua può aspirare alla Ve-rità (a parte la matematica, che peròsi muove tra concetti da essa stessacreati, in un mondo tutto suo). Nelmetodo scientifico - osservazione, ipo-tesi, esperimento - l’obiettivo non è laVerità ma la verificabilità. La corren-te filosofica dell'empirismo logico di-stingue poi tra verificabilità forte, ca-pace di asserzioni universali, e verifi-cabilità debole, riferita a fatti empiri-ci ma tale da consentire la previsionedi altri fenomeni.Anche questo criterio però è sem-

brato troppo muscolare a Karl Pop-per, che al principio di verificabilità hasostituito il principio di falsificazione:una tesi scientifica è tale solo se si puòprovare che è falsa. In sostanza, è im-possibile arrivare a conclusioni di valo-re universale partendo da un numerofinito - per quanto grande - di confer-me particolari, mentre una sola smen-tita è sufficiente a dimostrarne la falsi-tà.La logicadella scoperta scientifica, te-sto base del pensiero di Popper, porta-to in Italia dall'editore Einaudi, risaleal 1934. Lo stesso anno in cui il mate-matico Bruno de Finetti lavora al sag-gio L'invenzione della verità, sorpren-dente inedito pubblicato pochi mesi fada Raffaello Cortina con una introdu-zionediGiulioGiorello.Da allora la filosofia della scienza

ha fatto molta strada. Ma non è dettochesia andatapiù lontano.

Confini raggiunti. Pur con tutta lacautela di Kuhn e di Popper, la scien-za vanta una lunga serie di confiniraggiunti. Galilei e Keplero hanno in-tegrato Copernico, Newton ha datopilastrimatematici alla visione coper-nicana, Einstein ha incluso la conce-zione di Newton come un caso parti-colare nella teoria della relatività. Suun altro fronte, Darwin ha fondatol'evoluzione biologica: integrazioni eprecisazioni venute in tempi recentinon fanno che rendere ancora più po-tente l'intuizione del grande naturali-sta inglese. Rimangono dunque daleggere capolavori del pensiero (espesso anche della scrittura) come ilDialogo dei massimi sistemi di Galilei,L'origine delle specie di Darwin el'esposizionedivulgativa della relativi-tà scritta dallo stessoEinstein.Confini cancellati. Fisica nucleare

e cosmologia hanno abolito il confinetra estremamente piccolo ed estrema-mente grande.Non si può capire l'uni-verso - la sua nascita, l'espansione, ildestino finale - senza capire le parti-celle elementari. Per convincersenebasta leggere La musica del Big Bangdi Amedeo Balbi, appena uscito daSpringer. Balbi ha lavorato a Berke-

ley con George Smoot (Nobel 2006) eprepara la missione spaziale europea«Planck» che darà gli ultimi ritocchial quadro delle origini cosmiche.Confini dell'ignoto. L'universo os-

servato è solo il 5 per cento di ciò cheesiste: da pochi anni gli scienziati san-no che il resto è formato da materiaed energia oscure. L’ultima sfida ècomprenderne la natura. Siamo sullabattigia dell'isola, sull’attuale confinedell'ignoto. Ce lo spiegano tre libri af-fascinanti: L'universo strano di TomSiegfried (Dedalo), La teoria del quasitutto di Robert Oerter (Codice) e Ol-tre l'apparenza del mondo di StephenWebb (Bollati Boringhieri).Confini etici. Prima la fisica, poi la

chimica e la biologia hanno messo gliscienziati di fronte a responsabilitàenormi. Distruggere la Terra e mani-polare la vita oggi sono cose a porta-ta di mano. La frontiera dell'etica in-crocia quella della conoscenza. Saràil confronto culturale dei prossimi an-ni.Molti ricercatori (non tutti) lo san-no. Di Roald Hofmann, premio Nobelper la chimica, l’editore Di Renzo haappena pubblicato Se si può, si deve?,testo teatrale che discute le responsa-bilità sociali degli scienziati. E’ la sto-ria di un chimico che si uccide dopoaver appreso che un gruppo di terro-risti ha utilizzato una neurotossina disua invenzione. Nel 1962 Dürrenmattci presentava il senso di colpa dei fisi-ci ideatori della bomba atomica. Oraentrano in scena chimici, biologi, ge-netisti. I confini tra etica e scienza so-no i piùmobili.

I confini della scienzaDopo il sensodi colpa dei fisici che idearono la bombaatomica: ad entrare in scena sonoadesso chimici, biologi, genetisti

INCONTRIIN BILICO FRA

MICRO E MACRO

Speciale Fiera TuttolibriSABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPAVIII

MALAFORMULADELLAVERITA’NONC’E’

Forse l'isola della ricercaè un atollo: a crescere,con la sua espansione,è l'incertezza sui fondamentifilosofici del sapere

Da Galilei a Keplero,da Copernico a Newton,da Darwin a Einstein,una lunga storia di meteraggiunte e superate

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MARCOBELPOLITI

Due linee di confineattraversano lo spazio defini-to dalle arti visive e dallescienze della visione del No-vecento partendo il campoin territori limitrofi e tutta-via contrapposti, definendonel contempo regioni e pro-vince, zone immaginarie, ep-pure esistenti, in cui il letto-re curioso può navigare an-che in assenza di vento, usu-fruendo della manovra di bo-lina, così da zigzagare, muo-vendosi in diagonale.La prima si diparte dal fi-

glio di una illustre casata dibanchieri tedeschi, i War-burg, e taglia l'intero campodello scibile mediante un at-lante visionario e una corpo-sa biblioteca.

Nato ad Amburgo nel1866, Aby Warburg è insie-me un uomo del passato edel futuro, eclettico e assaipoco conformista, studiosodi storia dell'arte, uomo ric-chissimo che rinuncia allaprimogenitura in favore delfratello minore in cambio diun assegno in bianco percomprare libri. Approdatoin Italia per studiare l'artefiorentina, incontra, primanei trattati di pittura, poi ne-gli affreschi e nelle tavole di-pinte, il motivo della Ninfadanzante cui dedica i suoistudi successivi. La giovinet-ta avvolta da sottili veli, in-travista da Aby, migra daiquadri del Quattrocento aifrancobolli del XX secolo, esi trasforma in giocatrice digolf confermando la soprav-vivenza degli antichi miti

dentro lamodernità.Warburg elabora il concet-

to davvero rivoluzionario - ri-voluzione inavvertita - di pa-thosformen, ovvero le forme at-traverso cui si esprimono leemozioni umane studiate at-traverso la gestualità del cor-po. L'intera cultura visiva oc-cidentale viene letta attraver-so l'oscillazione continua tradue poli opposti: emozione erazionalità, eccitazione e con-templazione, già individuatada Nietzsche e che Warburgapplica non solo all'arte rina-scimentale, ma attraverso ilsuo atlante della memoria all'intero patrimonio visivo dellacultura occidentale.Il modo con cui Warburg

vive l'arte e il suo studio è cosìintenso e profondo che nel1920, anche in seguito allochoc della Prima guerra mon-diale, egli viene ricoverato inuna clinica permalattie nervo-se diretta da Ludwig Binswan-ger da cui esce tre anni dopograzie a una conferenza dedi-cata agli indiani Pueblo, Il ri-tuale del serpente, in cui motiviantichi si mescolano alla cultu-ra dei nativi americani. I testidi Warburg sono pubblicati inriviste specialistiche e raccol-ti in un libro, La rinascita delpaganesimo antico e altri scritti(1989-1914) (Nino Aragno Edi-tore 2004), solo dopo la suamorte, tuttavia, l'influsso cheha esercitato nella cultura vi-siva europea è eccezionale equesto grazie alla sua condi-zione di pensatore di frontie-ra, in continuo transito da unazona all'altra.Per Warburg ogni cono-

scenza è soggettivamente vis-suta. La «scienza senza no-me» fondata dal figlio del ban-chiere tedesco, morto nel1929, si chiama iconologia edè diventata, grazie ai suoi al-lievi - Panofsky, Saxl, Wind,Gombrich - una delle discipli-ne più insegnate nelle univer-sità americane, passando da

una visione innovativa, anzi,decisamente visionaria, auna scienza più normativa.La linea di confine di AbyWarburg congiunge i territo-ri della filosofia e dell'arte,pesca nell'eredità culturaletedesca (Freud, Jung, il posi-tivismo) e raggiunge anchequelli dell'inconscio.Un altro innovatore, ebreo

anche lui,Walter Benjamin, inun saggio famoso, dedicato al-la fotografia, Breve storia dellafotografia (1931) (inOpere com-plete, vol. IV, Einaudi 2002),scritto dopo l'avvento delleavanguardie artistiche del No-vecento, spiega la differenzache corre tra l'occhio umano ela fotografia, la loro differentenatura. Benjamin conia unaformula geniale il cui effettoculturale non è ancora cessa-to: inconscio ottico («La foto-

grafia gli rivela questo incon-scio ottico, così come la psico-analisi fa con l'inconscio istin-tivo»). Benjamin pratica lame-desima «iconologia dell'inter-vallo» diWarburg e ne percor-re la stessa zona di confine.L'altra linea di demarcazio-

ne della cultura visiva dell'ulti-mo secolo è rappresentato dauna serie differente di ricer-che nate nel medesimo paese,la Germania, e culminate co-me l'iconologia in America - ilNuovo Mondo come destinoinesorabile del Vecchio. Lapsicologia della forma, la Ge-staltpsycologie, nasce intornoal 1912 e discende daKant e daBrentano, ma anche da Hus-serl, il filosofo che ha descrit-to una delle aree più importan-ti del visivo contemporaneo,la fenomenologia (Sartre,Merleau-Ponty e i suoi allievi).

I nomi sono quelli di Koffa,Köhler eWertheimer.Tutto quello che di nuovo

c'è nel campo della percezio-ne visiva nell'ultimo secoloproviene dagli studiosi dellaGestalt, compresa la nozionedi insight, ovvero la risoluzio-ne di un problema pratico eteorico senza ricorrere al pro-cedimento «per prove ed er-rori», ma ristrutturando,spesso grazie a una illumina-zione, l'intero campo percetti-vo e mentale.Per quanto la Gestalt si sia

sclerotizzata negli ultimi cin-quant'anni, diventando soven-te una dottrina meccanica,tuttavia essa spiega molti deimodi attraverso cui pensia-mo lo spazio, vediamo e per-cepiamo, raccogliamo infor-mazioni e le elaboriamo men-talmente: una conoscenza at-traverso l'errore. Questa teo-ria del «campo psicologico»,in apparenza così lontana dal-

le posizioni di Warburg, attra-versa tuttavia il medesimocampo di lavoro ridefinendo-lo in modo simmetrico e pa-rallelo. Le due teorie si pre-sentano come sorelle gemellenel tentativo di esplorare ilproblema della «forma», sfor-zo che finisce per ridefinirel'intero scibile umano.L'erede di questa ultima li-

nea di confine, suo geniale in-novatore, è il figlio di un ferro-viere americano, nato nel1905 nell'Ohio, ex disegnato-re, poi ricercatore e docente:James J. Gibson. Il suo libropiù importante, Un approccioecologico alla percezione visiva,uscito nel 1979 (il Mulino1999), pochi mesi prima dellasua morte, ripensa una dottri-na vecchia di un secolo e mez-zo in modo originale attraver-so la nozione di affordance equella di layout.Gibson, un eccentrico e

spesso incompreso studioso, èun mistico della visione, maanche il padre delle ricerchepercettive applicate a robot esistemi elettronici. Egli rap-presenta l'ultima frontierad'una attività di pensiero chedalla Primavera del Botticelliarriva sino allemacchine a cuiaffideremo nel prossimo futu-ro l'esplorazione visiva e tatti-le dello spazio stellare.

DALRINASCIMENTOALLOSPAZIOSTELLARE

«Da Leonardo a Basquiat».Ovvero «tutti i volti dell’arte».E’ il viaggio nei ritratticompiuto da Flavio Caroli conLodovico Festa in un libroappena uscito da Mondadori.Lo stesso Caroli, ordinario diStoria dell’Arte moderna aMilano, sia all’Università sia alPolitecnico, terrà sul temauna conversazione giovedì 10maggio, ore 11,30, sala gialla.Sui confini del bello e delbrutto, domenica 13, ore 18,sala dei Cinquecento, lectiomagistralis di Vittorio Sgarbi.

INCONTRII VOLTI

NELL’ ARTE

I confini della visioneLanovità del secolo scorso proviene dallaGestalt, compresala risoluzione di un problema senza ricorrere al procedimento «per prove ed errori»

La cultura visivaoccidentale lettadaWarburgoscillando traemozione e razionalità

Walter Benjaminspiega la differenzatra l'occhio umanoe la fotografia, la lorodifferente natura

Speciale Fiera Tuttolibri SABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPA IX

PRIULI & VERLUCCAFiera Internazionale del Libro

10-14 maggio 2007Torino Lingotto Fiere Pad 2 Stand K52

Lunedì 14 maggio ore 17 Caffè letterario

incontro con

Giuseppe Saglio e Cinzia Zola

intervengono

Annibale Salsapresidente del Club Alpino Italiano

Enrico Camannigiornalista, scrittore, alpinista, dir. de L’ALPE

Alessandro Gognaalpinista, scrittore e fotografo

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CLAUDIOGORLIER

Il West, o la Frontie-ra: l’unico grande confine inmovimento dei tempi moder-ni, dall’Oriente americano fi-no al Pacifico. Così - e sappia-mobene a cheprezzo - si com-pletarono gli Stati Uniti. Cu-riosamente, l’inglese non tro-vò una parola per definire glispazi immensi del West, e sidovette ricorrere a un impre-stito francese, negli Stati Uni-ti e in Canada: prairie, prate-ria. La appropriò anche Mel-ville, in unparagone con ilma-re in un capitolo diMobyDick,perdecenni equivocatoal pun-to che, nella classica traduzio-ne di CesarePavese, il titolo sichiama«Preghiera» (manellasua,RuggeroBianchi ha rime-diato: «Prateria»).L’inglesed’America, del re-

sto, provvide fin dagli inizi aconiare termini per così direin proprio, e i confini degli Sta-ti Uniti divennero una lingua:vicenda singolare, se teniamopresente che classici comeHawthorne pensavano di ap-partenere al grande territoriodella letteratura inglese.I confini linguistici e lette-

rari già in pieno Ottocento ri-fiutavano di coincidere. Eccoallora che unpolacco, di nomeTeodor Józef Konrad Korze-niowski, nato in Ucraina nel1857, si trasferisce dopo lun-ghi viaggi per mare in Inghil-terra, e adottata la nuova lin-gua diventa uno dei più gran-di scrittori dei tempimoderni.Non basta: se da un lato Con-rad rinnova profondamente

l’inglese, innestandovi, a det-ta degli esperti, la sintassi po-lacca, i suoi modelli originarisono francesi, in particolareFlaubert, proprio sotto il profi-lo linguistico.Nello stesso secolo, uno

dei maggiori romanzieri fran-cesi adotta uno pseudonimotedesco, Stendhal, e si procla-ma, in italiano, «milanese».Sta prendendo corpo il fe-

nomeno che va sotto la defini-zione di «perdita del centro».In buona sostanza, il baricen-tro letterario si spostadall’Eu-ropa per toccare nuovi confi-ni. «Io partirò», proclamaStéphane Mallarmé, un pro-fessore di inglese radicato aParigi, nellamemorabileBrisemarine, e sollecita l’approdoin una «natura esotica». Unviaggiomentale, quellodiMal-larmé,maBaudelaire trascor-se una decina di mesi di viag-gio «esotici» soggiornando al-le Isole Mauritius, abitate daemigrati indiani di lingua fran-cese: un esempio singolare diincrocio di confini. Si trattaproprio della natura in cui siarticolano i romanzi di Con-rad, o le avventurose fantasie

di Stevenson, a cominciare daL’isola del tesoro. Poi, sempredall’Inghilterra, sopravvieneprepotentemente Rudyard Ki-plingcon la sua India, lui chede-finì appunto l’Inghilterra il pae-se stranieroprediletto.E i russi? La lingua preferita

degli aristocratici è il francese;Turgeniev, per questo motivoironizzato da Dostoevskij, è im-bevuto di francese,ma lo stessodebito dell’autorediDelitto e ca-stigononappare indifferente.Nel Novecento, il rimbalzo

delle lingue madri e la loro fre-

quente metamorfosi dilaga. Ilcolonialismo inglese, francese eispanico-portoghese producenuovi confini linguistici e lette-rari affascinantemente bastar-di. Trascuriamo magari il casodel francese del Québec, veraneolingua definita joual, dalla

parola che significa «cavallo»,mapensiamoall’India, ai Carai-bi, all’Africa, all’Australia, allaNuova Zelanda, allo stesso Ca-nadaanglofono.Torniamo un attimo alla

Russia per estrapolare un casounico: VladimirNabokov nascea San Pietroburgo nel 1890,emigra in Europa dopo la rivo-luzione, e alla fine si trasferiscenegli Stati Uniti. Scrive in rus-soma, a partire dagli AnniQua-ranta, sceglie l’inglese, e tiene adefinirsi «scrittore america-no». L’autore di Lolita si affer-macomeunodei supremi speri-mentatori del secolo. In un’in-tervista gli domandai in che lin-gua sognasse, e lui esitò un atti-mo:«In inglese -mi rispose -maoccasionalmente in russo».La reinvenzione dei confini

linguistici e letterari va sicura-mente giudicata come uno deifenomeni cruciali del nostrotempo, e rimette in gioco il prin-cipio stesso di «lingua madre»,sostanziando un dibattito cheda qualche anno anima la Fieradel Libro, che opportunamentequest’anno approfondisce ledue facce di questa irresistibile

medaglia.A quale territorio ap-partiene il maori neozelandeseWhiti Ihimaera, uno degli ospi-ti, con il suo peculiare inglese?O l’indiana Bapsi Sidwa, ol’americana Sandra Cisneros,con il suo anglo-ispanico? Mapensiamo, riprendendo il di-

scorso, all’immenso territorioafricano che spazia dalla classi-citàdiSenghoral lampeggiantemoderno di Soyinka il quale hasempre rifiutato ogni risolutivasudditanza occidentale. L’Indiadel resto è un territorio sconfi-nato con la sua cultura multili-

gnue, dall’ hindi all’inglese total-mente riposseduto. E’ l’India diWhitman, Passage to India, unapregnante poesia appropriatada E. M. Forster nel titolo delsuoormai classico romanzo.Lo scompaginamento dei

confini, la loro reinvenzione,possono acquistare addiritturacontorni drammatici. Penso aun altro polacco, uno del Nove-cento, che conobbi assai bene,Jerzy Kosinski. Nato nel 1933,trasferitosi negli Stati Uniti,prese a scrivere in inglese, conuno stile lineare, opposto al lus-sureggiante Conrad: penso aL’uccello dipinto. Mi spiegò ilsuo tormentoso passaggio diconfine, tale da portarlo nel1991al suicidio.In un mondo riplasmato

(odio il termine «globale») lecittadinanze letterarie e lingui-stiche impongono un costanteripensamento. Quali sono ilconfine originario o il nuovo

confine di Milan Kundera? Co-mevedete, il discorso si punteg-gia di interrogativi, con un capi-tolo a parte,magari, perKafka.Ho a portata di mano un

paio di risposte. Una si trovain un ampio saggio di SalmanRushdie, pubblicato anche initaliano. L’indiano islamicotrapiantato in Inghilterra, co-me il caraibico V. S. Naipaul -che ha cancellato la sua Trini-dad - sostiene che scrittori co-me lui non scrivono l’inglesedegli inglesi: «Non possiamo,non vogliamo, e questo ci ren-de liberi».Ci viene in soccorso, ancora

una volta, l’incomparabile Ki-pling. Andiamo a rileggerci lasua folgorante Ballata dell’Est edell’Ovest: «Non c’è né Est néOvest, né confine né stirpe nénascita quando due uomini for-ti si confrontano, anche se ven-gonodagli estremidella terra».Nonostante la conflittualità

chedivampa, è aquel confrontochedobbiamorivolgerci.

«Lingua Madre», la portaspalancata alle cultureextraeuropee, allarga ancora isuoi confini. Saranno a Torino gliscrittori Sandra Cisneros (nata aChicago da padre messicano emadre chicana); il maori WhitiHimaera (Nuova Zelanda); lavietnamita Monique Truong (lacoppia Gertrude Stein-AliceToklas raccontata dal loro cuocovietnamita); la cinese Wei Wei,ora a Parigi, che rievocaun’infanzia durante laRivoluzione culturale.E ancora: il poeta cheyenneLance Henson (la cultura deinativi d’America), dalle IsoleMauritius Nathacha Appanah, larhodesiana Tsitsi Dangarembga,la sudafricana Sindiwe Magona,la camerunense Léonora Miamo,trasferitasi a Parigi. Indiani sonoTarun Tejpal, Bapsi Sidwa, AlkaSaraogi, Anosh Irani e LailaWadja. Dal mondo islamico:Fouad Al-Takarli, patriarca dellaletteratura irachena; i marocchiniBensalem Himmish e AldelkaderBenali; la siriana Maram el Masri.Isrealiani sono Rina Frank, AlonAltras (insegna nell’Università diSiena). Dalla Russia: MikhailShiksin, oggi in Svizzera. Da LosAngeles, il nigeriano Chris Abani.Mentre Alicia Gaspar de Alba èautrice di romanzi-documentosulle stragi di giovani donne allafrontiera tra Messico e StatiUniti. Dall’Olanda, la somalaAyaan Hirsi Ali, perseguitata perla sceneggiautra del film sullacondizione delle donne nellasocietà islamica «Submission»che costò la vita la regista Theovan Gogh.

I confini delle lingueGià in pieno ‘800 il rifiutodi far coincidere geografia e letteratura

INCONTRILINGUA MADRE

VOCE DELL’IRAQ

LA FRONTIERAMOBILEVINCEOGNIBABELE

Speciale Fiera TuttolibriSABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPAX

Stendhal pseudonimotedesco di unoscrittore franceseche si proclama,in italiano, milanese

Per Kipling «non c’èné Est né Ovest, néconfine né stirpequando due uominiforti si confrontano»

Conrad rinnoval’inglese innestandovila sintassi polacca,ma i suoi modellioriginari sono francesi

SellerioNovità

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Andrea CamilleriLe pecore e il pastoreDa una nota a piè di pagina, il caso delle diecimonache, Sicilia anni Cinquanta, che si lasciaro-no morire per salvare il loro vescovo. Camilleririsale agli archivi e dona uno dei suoi indimenti-cabili affreschi di storia dell’iniquità e della sof-ferenza.

Maj Sjöwall, Per WahlööIl poliziotto che ride«Un classico del poliziesco. Gli autori hannocambiato il genere. E chi scrive polizieschi dopoquesti romanzi si ispira a loro in un modo o nel-l’altro» (Henning Mankell).

John MortimerNuovi casi per l’avvocato RumpoleContinua la serie dell’avvocato dell’Old Bailey,nata per il teatro e lanciata dalla televisioneinglese. Thriller legali, di gusto ironicamentebritannico e movimento da commedia, che rap-presentano il variegato mondo di un’Alta Cortedi Giustizia.

Budd SchulbergI disincantati«Conosco questo libro dal 1950, quando è usci-to negli USA. Da allora, l’ho riletto ogni dueanni, forse più spesso. Sono pochi i libri di cuiposso dire lo stesso» (Anthony Burgess). Ilromanzo sul tramonto della leggenda di FrancisScott Fitzgerald.

Toni MarainiLa lettera da BenaresFosco Maraini, lo scrittore, il viaggiatore, l’o-rientalista: il personaggio, in un romanzo episto-lare, fatto di lettere del padre mai spedite erisposte postume della figlia. E si apre l’archiviodi una famiglia anglo-siculo-ungherese e unsecolo d’Europa.

Claudio StrinatiIlmestieredell’artista.DaGiottoaLeonardoNasce l’artista, tra medioevo e rinascimento;nasce lo stile personale, «l’aria» inconfondibiledel pittore che esce dall’anonimato della manie-ra. Una galleria del genio pittorico.

Giuseppe ZecchiniAttilaIl re degli Unni, «flagello di Dio» o eroe primi-genio di una saga nazionale, in un documentatoritratto del personaggio storico che è insieme unritratto dell’inquietudine del morente Impero.

Franco FarinelliL’invenzione della terraL’evoluzione della cartografia, dei modi di rap-presentare la terra, racconta di un progressivodisincantamento: dal Mondo-Cosmo insepara-bile dal suo senso e destino, alla Terra-estensio-ne delle carte geografiche.

Alicia Giménez-BartlettNido vuotoNuova avventura per Petra Delicado e il viceGarzón nelle strade di Barcellona: inseguendouna piccola ladra, con l’aiuto di un’altra bambi-na, scoprono il crimine più vigliacco. Un geniolatino per il giallo, tra noir, commedia e generecomico-picaresco.

Maria AttanasioIl falsario di CaltagironeIl mistero umano di Paolo Ciulla, pittore, bohé-mienne, corridore di avanguardie, omosessuale,uomo candido; infine famoso falsario, per fardel bene ai poveri e vendicarsi della vita beffar-da. (Una storia che sarebbe piaciuta a Brancati).

Alessandro BarberoFederico il Grande«Un re filosofo, un re illuminista, l’amico diVoltaire, ma anche colui che ha interpretato alpeggio gli umori dell’Europa prerivoluzionaria.Una figura contraddittoria è quello che ci vuoleper una bella biografia» (Sergio Valzania).

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GIUSEPPECULICCHIA

Sorpresa: contrariamente ai luo-ghi comuni, oggi comeoggi i ragazzi in Ita-lia leggono. Perfino più degli adulti. Stan-do a una ricerca presentata dall'Associa-zione Editori alla Fiera del Libro per Ra-gazzi di Bologna, a seconda delle fasced'età i lettori fino a 15 anni fanno registra-re un indice di lettura superiore di 7 o 10punti rispetto alla media nazionale. E nonè poco. Questi dati confermano ancorauna volta come si debba diffidare delle ge-neralizzazioni (vedi alla voce bullismoe si-mili) e dovrebbero semmai farci rifletteresu come quei lettori in più si perdano suc-cessivamenteper strada, fino a incremen-tarenei casi limite il numerodei contagiatiin etàmaturadaquella bruttissimamalat-tiacheè l'analfabetismodi ritorno.Non dispongo di dati sui titoli letti dai

ragazzi. Ma una più che decennale fre-quentazione di scuole medie superiori euniversità in veste di autore invitato oma-gari addirittura adottato, come nel casodell'iniziativa «Adotta uno Scrittore» pro-mossa ogni anno dalla Fiera del Libro, mi

ha permesso innumerevoli volte di stupir-mi: perché nelle classi italiane, al contra-rio di quanto si potrebbe pensare standoai notiziari televisivi o alle classifiche divendita, non si legge solo l'ultimo best-sel-ler scritto a uso e consumo dei ragazzi, enon si compranounicamente i testi chedasempre vengono consigliati con variazioninondi radominimeper le letturepiùome-no estive, ma ci si imbattemolto più spes-sodi quantononsi sarebbeportati acrede-re in veri e propri cultori della vita e delleopere di personaggi come Jean ArthurRimbaudoEdgarAllanPoe, e in insospet-tabilidivoratoridei romanzidiDickens.Naturalmente, lo confermano i docenti

anche perché in fondo è nell'ordine dellecose (in termini di numeri, in ogni tipo dimercato vince di norma il prodotto me-dio), si tratta bene o male di eccezioni.Tantopiù lodevoli inun'epoca incui lenuo-ve tecnologie sottraggono, non solo ai gio-vani ma a tutti noi, sempre più ampi mar-ginidi tempo.Sedaun latodunque l'obiettivochedo-

vremmo darci è prima di tutto quello dinonscialacquarequella vera e propria ric-chezza che in prospettiva è per il Paesenon tanto il celebre «tesoretto»ma il pub-blicodei giovani lettori, dall'altrononsi de-ve rinunciare alla speranza di guadagnar-nedinuovi: i ragazzichenon leggonoocheleggono solo il minimo indispensabile, percui la lettura costituisce appunto una sor-tadi confine,unabarrierache li separadailoro interessi. E di sicuro i luoghi in cui in-terveniresonodue: la famiglia, dovesareb-be bene circolassero più libri, così che an-che a un ragazzo poco propenso alla lettu-ra possa capitare anche per caso o per no-iadiprenderneuno inmano, e la scuola.Personalmente, visti i risultati del Me-

todoMontessoriedei suoiepigoni e/oderi-vati, auspico l'adozione del Metodo Ma-strocola. O comunque il ritorno all'ideache per ottenere qualsiasi risultato, inqualsiasi ambito, è necessaria una cosachesi chiamadisciplina, comepostulaBer-nhard Bueb nel suo pamphlet (Rizzoli).Perché è profondamente vero quello chescrive l'ex preside del collegio di Salem: igiovanialladisciplinahannodiritto.Ehan-no diritto anche alla fermezza, e alla seve-rità,dimodochepoiancheribellarsiabbiaun altro gusto (oggi che i genitori si fanno«le canne» con i figli, e fanno i turni perscarrozzare laproleminorenne indiscote-ca perché già a 14 anni si rincasa se va be-ne alle 3 di notte, e a scuola va di moda la

«autogestioneconcordata»:auguri).Bisogna insomma ripartire dai fonda-

mentali. Non ci si alza da tavola finché tuttinon hanno finito di mangiare. Insegnanti egenitori non sono amici. Se non si studia, siviene bocciati e si è costretti a ripetere l'an-no. E se si prende un brutto voto, non si tor-naa scuola lamattinadopoconpapàemam-ma per lapidare l'insegnante. Quanto ai li-bri, sedaun latoprimaopoibisogneràsgra-varli definitivamente dal peso di cose comele famoseschededi lettura, capacidi azzera-re sul nascere qualsiasi piacere e qualsiasibuona intenzione, dall'altro non si vede per-ché rinunciare a priori, come oggi avvieneinmolti casi, a farapprezzare iclassici.Intendiamoci: l'ultimo best-seller va be-

nissimo, perché costituisce comunque unutile esercizio di lettura, attività che costa

impegno, e a cui ci si deve abituare.Ma per-chénonaccompagnare i ragazzi nel percor-so che si può costruire tra gli amori adole-scenziali di Moccia e Il Grande Gastby di Fi-tzgerald, tra l'ultimo filmsuipirati interpre-tato da Johnny Depp e l'Isola del Tesoro, otra il tal romanzodi StephenKingeDelitto ecastigo di Dostoevskij? Insomma: riprende-re inmano i classici,daOmeroal '900.Unamanifestazionecome laFieradelLi-

bro, è evidente, nonpuòsostituirsinéalla fa-miglia né alla scuola. Però nell'arco di cin-quegiornipuò cercaredi daredegli impulsi,mettere addosso delle curiosità. Per il pub-blico cui è destinato «Bookstock» - che laFieramihaaffidato - ho immaginatouna se-rie di dialoghi che affrontassero tra gli altritemi come l'incombere dei mutamenti cli-matici e la relazione tra tecnologia e demo-crazia, l'uso intelligente delle fonti di ener-gia e la tuteladel territorio, l'Italiadei diver-timenti di massa e quella che sceglie la di-mensione del ritiro spirituale, l'ex campio-nato di calcio più bello del mondo e l'eternacampagna elettorale, la presenza diffusadell'illegalità nel Paese e il nostro rapportocon l'Islam, lamancatarealizzazionedel det-tato della Costituzione e gli Anni di Piombo,la condizionedi precarioe la rincorsaal ruo-lodiVelina, il lavoroe i sacrificinecessari al-larealizzazionedeipropri sogni, chesi trattidi scrivere o di giocare al pallone, e ancoraBerlinocomemetropoli di confinepereccel-lenza e il viaggio ai confini della realtà nelmondo dei ricchi che divorano le risorse delpianeta. Senza stendere un elenco di libri edi autori da leggere, perché per questo esi-stono in commercio eccellenti antologiespesso adottate nelle scuole, ma nella spe-ranza che nei giorni della Fiera del Libro cisia tra i ragazzi in visita chi voglia fermarsiad ascoltare, darsi il tempo per riflettere, epoiapprofondireattraverso la lettura.Eccocomesperopossa funzionareBook-

stock, malgrado oggi tutti noi si sia sempremeno abituati ad ascoltare, riflettere e ap-profondire: adulti compresi, che in quelloche fino alla passata edizione si chiamava«SpazioRagazzi»saranno ibenvenuti.

Bookstock Village è lo spazio della Fieradedicato ai giovani da zero a vent’anni (ilettori di domani) e alle loro culture.Coincide con il quinto padiglione: 5000metri quadrati dove si reinventa ilfortunato Spazio Ragazzi. In dialogosaranno Enzo Bianchi e Federica Pellegrini(su corpo e anima), Nando Dalla Chiesa ePaolo Sorrentino («La mafia non esiste!»),Luciano Gallino e Luca Mercalli (trasocietà tecnocratica e mutamenticlimatici), Pietrangelo Buttafuoco eHamid Ziarati (Islam e Occidente). Altriospiti, altri temi: Darwin Pastorin (ilfootball), Jacopo Jacoboni (l’eternacampagna elettorale), Massimo Gramellinie Alessandro Rosina, fantasista del Torino(sogni e realtà), Piero Bianucci eFrancesco Erbani (il futuro che ci aspetta),Bjorn Larsson (verso l’isola del Tesoro).

SONOICLASSICIL’ULTIMAZATTERA

I confini dei giovani Dalle scolastiche schede di lettura, capaci di azzerarequalsiasi piacere, alle famiglie senza biblioteca: gli ostacoli da rimuovere

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VILLAGE 0-20 ANNI

Si può partire dall’ultimobestseller: daMocciaarrivare al Grande Gatsby,da Stephen King a «Delittoe castigo» di Dostoevskij

Speciale Fiera Tuttolibri SABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPA XI

Page 11: 2007-05-05

Pagina Fisica: INSERTI - NAZIONALE - 12 - 05/05/07 - Pag. Logica: INSERTI/PAGINE [TTL12] - Autore: GIOCHI - Ora di stampa: 03/05/07 12.29

GIAN ARTUROFERRARI

Cercavaun’aria

di Langhe

PAOLOREPETTI

Lettureimpervie,immagino

ROSARIACARPINELLI

Falconeucciso

aCapaci

ALBERTOCASTELVECCHI

Dietroi banchiche flirt

CARLOFRUTTERO

Mi tolgoil cilindro

dati i tempi

INGEFELTRINELLI

L’Avvocato,Spadolini

e gli azionisti

GIULIANOVIGINI

L’ismotrovatoinAlice

DACIAMARAINI

Lavogliadi festeggiare

Sofri

GINEVRABOMPIANI

Cometricicli

sperduti

ALBERTOARBASINO

Sotto laMolelemie piccole

vacanze

ROBERTOCALASSO

Natalia,frivola

e divertita

ROSELLINAARCHINTO

Gli epistolarinello standdimarmo

GUIDOACCORNERO

Così hoacceso

la candela

ANGELOPEZZANA

Quandolanciaila sfida

ROMILDABOLLATI

L’avventuraunpo’ pazzaconGiulio

MARCELLOBARAGHINI

Bella,visionaria,eccitante

GIUSEPPELATERZA

Urgeunpaninoper Sartori

EDOARDOSANGUINETI

L’intervistaimpossibile

aFreud

ROBERTAEINAUDI

Loziononamava

i noiosi

SERGIOFANUCCI

Astronave,musica

eminigonne

Un’avventura cominciata nel 1988Venti protagonisti, tra editori e scrittori,ritrovanonellamemoria personaggi, episodi, atmosfere, pagine curiose

Il filo del raccontoDauna cenaal Lingotto aun’«apparizione», a un certomododi tenere inmano il libro nelle testimonianze raccolte daMirellaAppiotti

Ricordi quella

Fiera...

Non c’è forse parola che piùdi «Fiera» strida semessaaccanto alla parola «libro»,che chiama a séraccoglimento, solitudine,

silenzio. Eppure una volta dentro losterminato labirinto, qui sospesacattedrale, là curva calcistica, ameviene naturale immaginare tuttiquegli espositori in tricorno e codino,arrivati qui dritti dalle fiere tedeschee olandesi del Settecento, quando ilibri erano ancora pochi, costavanomolto, e tuttavia cominciavano a«faremercato», scendendoallegramente tra le cipolle, le pere, icavolfiori. E i clienti, in parrucca espadino, credevano fermamente checol tempo, con la diffusione crescentee ormai inarrestabile di quelle pagine,le cose nelmondo sarebbero andatemeglio. Non fu così, come bensappiamo.Ma passando tra i mieicompagni di viaggio nei secoli, non cen’è uno davanti al quale nonmi tolgail tricorno, o il cilindro, o la bombetta,o il borsalino. Non si poteva fare dipiù, dati i tempi, dati gli uomini.

Un episodio permeindimenticabile al primoSalone nell’87. La seradella vigilia, quando, comein tutte lemostre, si è

ancora nel caos. Vedo spuntare duepersonaggi eccezionali, Agnelli eSpadolini: quest’ultimo ha appenaricevuto la copia staffetta diLa storiadel Partito d’Azione di GiovanniDeLuna, ristampato da noi. Neparliamo, poi loro se ne vanno.L’indomani aprendoLa Stampa

vedo già e con enorme sorpresal’articolo del futuro presidente delSenato su questo importante saggio.«Ma come ha fatto Spadolini ascriverlo in così poche ore?»,michiedo.«Gente come noi si sveglia presto,

alle sei siamo già in giro»,mispiegherà l’Avvocato.Incontri come questi ne ho avuti

moltissimi, in vent’anni. E li avremoanche tra pochi giorni, nel nostronuovo stand (che non assomiglieràpiù a un «pollaio»!)

Nel 2006 al Lingotto per i150 anni dalla nascita diFreud. La BollatiBoringhieri che staottimamente

programmando, per questo suo«autore» di punta, una serie dimanifestazioni,mi chiede diorganizzare una lettura commentatadi passi significativi dell’operadell’inventore della psicoanalisi.Mi ricordo allora di una

«intervista impossibile» che avevo, inanni ormai lontani, realizzatoinsieme a PaoloBonacelli il qualeinterpretava il protagonista e cheaveva avuto un certo successo ancheeditoriale.Decidiamodi riproporla dal vivo.

Bonacelli, contentissimo, arriva daLondra apposta per questoappuntamento.Mettiamo su unaspecie di spettacolino bizzarro ecurioso: che sorprende e diverte.

Chi conosceGiovanniSartori sachenonè facile impegnare ilsuo tempo.Eppurequandogliproposidi venireallaFieradiTorinoapresentare il librodi

PaoloSylosLabiniBerlusconi e glianticorpiaccettò sedutastante. Il suoaereodeveatterrareaCasellenel primopomeriggio,ma lapartenzavieneritardata.All’oradell’incontro laSalaRossaègremitaedopounpo’ lagentecominciaa spazientirsi.SylosLabini eDavidLane, il giornalistadell’Economist,che coordina il dialogo,sonogiàseduti sulpalco.Stoquasiperannunciareche l’incontroèannullatoquandosquilla il cellulare.E’l’inconfondibiletimbrodi vocediSartori: «Stoarrivando,sonostancoeaffamato... senonmidai qualcosadamangiare,nonparlo!».Corroal bardellaFieraeporto il primopaninoche trovoaSartori chese lomangiaseduto fuoridallasala, inmezzoagli sguardidellagente incuriosita.Quandoentriamosi èrinfrancato.Sylosda lontano lo vede,sorrideegli faun largosaluto, il pubblicoesplode inungrandeapplauso.

E’ilmioprimoSalonedel libro,sonoeditordiTheoriamaconmansioniancheda fattorino:ilmiocompitoè allestire lostand.Arrivounpo’ tardima

cidannotempo finoamezzanotte.Nientecollae chiodi,niente istruzioni, Ikeanonc’èancora.Devosolo assemblaredei cubidi gommanera.Fatico finoa tardanotte evadovia convintodi aver fattounbuonlavoro,maconun leggerosensodiclaustrofobia.Il giornodopoarrivoallostandprestissimopermettere inmostra inostri libri, classicidi storiadella scienzaeromanzigotici con lebellissimeprefazionidiMalcolmSkey.Peròc’èqualcosachenonva. I libri

possonoessereosservatie sfogliati solodagiocatoridi pallacanestroaltinonmenodiduemetri.Mi accorgodi averallestito lo stand inverticale inveceche inorizzontale, ineffetti assomigliaaunbunker.Mentremenesto lì presodallosconfortosi avvicinaquelmeravigliosogentlemendell’editoriachesi chiamaPaoloBoringhieri,emidicecon tonoeducato:«Bellostand, letture impervie,immagino».

Mi dissechemiavevavistoauna trasmissionetelevisiva.Pensai chesitrattassedi unmanoscritto:poesieouna

narrazione liricadellapropriaadolescenza.Avevaun fisico fuorimoda, eraunpo’ grossa, come laprotagonistadiHappyDaysdiBeckett.Inveceno, cercavaun libro.Sapeval’autore,unosconosciuto,e il titolo incuic’entravanole colline,un’ariadiLangheePaveseminore.Manonsapeval’editore.Ledissi chemi spiaceva,ma...eccetera.. Insistette.Cercaiunostanddoveci fosseunCatalogodei libri incommercio.ManelCatalogononc’erané l’autorené il titolo. «Maquidentro -inquisì - quanti libri ci sono?».Dissi chenon lo sapevodipreciso.«Ma in tutto -continuò- quanti libri ci sono?».Giàpiùsul sicurospiegai ladifferenza tra incommercioe fuori commercio, tra levarie lingue,perpoi aprire lavertiginosaprospettivadi tutti i librimaiesistiti.Eradelusaerassegnata.«Ah -disse - e io checredevochequi cifosserotutti i libri delmondo...».

Ovunque si festeggiano ilibri io sono contenta. Cisonomilioni di feste chepropongono cibi ebevande. I libri sono il cibo

dellamente, senza libri si muorecome simuore senzamangiare esenza bere.Io ricordi ne ho tanti: tra i più

teneri la presentazione di un libro diSofrimentre lui era in prigione. Sifesteggiava il suo pensiero, di cui cinutriamo.Ricordo la grande voglia didiscutere, di capire, di apprenderedei nostri giovani che affollano conpassione commovente le sale dellaFiera, che si raccolgono attorno ascrittori più noti emeno notichiedendo le parole per dire la lorocuriosità, la loro indignazione, i lorodesideri.Lo scrittore non èmigliore o più

bravo di altri, ma possiede le paroleper dire le cose. Le parole sonomattoni con cui si costruiscono lecase, emolti ti chiedonomattoniperché case ce ne sono poche.

Anch’io non posso nonritornare all’87. Era appenanata lamia rivistaLeggeredi cui eromolto fiera e soloda un anno, dopo aver

dedicato lamia casa editriceesclusivamente ai libri per i bambini,avevo varato gli «Epistolari».Perme era l’inizio di una nuova

vita, un periodo entusiasmante. AlSalone, non ancora al Lingotto, mi fuassegnato uno stand tutto dimarmo,bellissimo dove, ad un certo punto,anch’io ho ricevuto la visita diSpadolini conGianni Agnelli.Guardavano libri e rivista,commentavano, sembravano stupiti.Conservo ancora le foto diquell’incontro,mi si vede con unafaccetta felice...

DamezzosecoloTorinoeLibrisonoperme inseparabili.Correvainfatti il 1957,quandoimiglioripatroni -PietrinoBianchi ,RobertoLonghie

AnnaBanti,MarioPannunzio,PaoloMilano,ealtri - giudicarono:è l’oradifareun libro.DunqueEinaudi;eCalvinocomeeditor.Unpaccodi racconti, ingranparte inediti, sulla finedeldopoguerra.E lui: «Losocheaungiovaneautorepiangeil cuoreperogniesclusione.Mail librod’esordiodev’esserebreve, sennònonti leggonoenonti recensiscono.Poiperòt’aspettanoalvarcodel secondolibro,dovenonhaipotutopiùmetteretutta la tuavita.Matunonpreoccuparti: il secondoègiàqui,neglialtri racconti.Nonsibuttavianiente».EccodunqueLepiccolevacanze,apparsenei «Coralli»perchéItalodisse:«Questohagiàventisetteanni,nonsipuòmettere inunacollanadigiovanidebuttanti».Enessunorise.Piùtardi, sempredaEinaudi,

incominciòunverosodalizioconElenaDeAngeli, editormirabile. IlmiopiùbelgiroalSalonetorinesefu fattocon lei.

All’inizio c’eraun’ariadigrandecuriosità, comeseunSalonedelLibro fossediperséqualcosadi alquantoesotico.TantopiùaTorino…

Eancheun tonodi vagae irragionevoleeuforia.RicordoNataliaGinzburg,insolitamentefrivolaedivertita,chelottavavanamentecon laportieradi unamacchinaespiegavache leinoneraadattapercapire certecose,mentreciavviavamoal ricevimentodi aperturadelSalone, fra i nobili e possentialberideigiardinidiPalazzoReale.EpoiBrodskij che leggevatropporapidamente,conunpasso febbrileetrascinante,alTeatroRegio.Eapprofittavadi ognipretestopercogliere il fascinoarchitettonicodiTorino, con la suasquadraturamilitare.E l’apparizionediPadrePozzi, checon lasuasolapresenzabastavaadisarmareognibanalità.EJamesHillman,WendyDoniger,CesareGarboli…Epoi tantefisionomie ignote, ingiropergli stand,dipersonechesi rallegravanonel trovareun librochecercavanodaanniodi cuinonsapevanonulla…Epoi…

Sono trascorsiquasi vent’anni.Eppurericordocomese fosseieri l’emozionedelmomento incuiGiulioe io ci siamotrattenutidavanti allo stand

dellacasaeditriceBollatiBoringhiericheeranataesattamenteunannoprima(il 20maggio 1987). Inquelmomentotutti edueabbiamopensatoall’avventurastraordinariae alcontempounpo’pazza incui ci eravamolanciati.Neabbiamosorrisoconsapevolientrambi -purdaduediversipuntid’osservazione- cheeraunpassoda fare,unviaggiocheavrebberiservatoattimifaticosimaancheesperienzeunicheearricchenti.LaFieradel libroè legataancheunricordopermetristissimo,allamortedimio fratelloGiulio, ottoannidopo.Laseraprecedente lasuamorteero infattialLingottodovemiavevapregatodi sostituirlo inunacenaconRossanaRossanda,MarcoRevelli edaltriamici. Il dolore fu fortissimoe ilricordo lo riacutizza, lo leniscesolo laconsapevolezzache il nostroviaggionelmondodell’editoriaè semprestatocomelui lovoleva: liberoe indipendente.

Con i libri dellaScalad’Oro,daragazzoedaadolescente,grazieai prestiti di unavicinadi casa, passandodaTolstoiaDostoevskij,da

RemarqueaT.Mann,nacque ilmioamoreper la lettura.Lapropostaperuna fiera libraria,diPezzana,nell’87,fudecisiva.Le indispensabiliverificheche feci conGianniMerlini,LucianoMauri,ValentinoBompianieGiulioBollatimi reseroragionevole il rischiofinanziariocheaffrontavoper ilSalone.Conuncertobrivido tornoaimomenti in cui sognavoche i libriesposti fosseroparial diametrodellaTerrae che«la candelaaccesa»colSalone«nonsi sarebbespentamai».Dopodieci anni, affiancatodaeccellenticollaboratorie responsabililetterari, l’avventura finì perme!Ogniavventuraha le suestorie incredibili eirrinunciabili: laprovacontrarianonèpartedellanostravita.Conmiopiacere,duranteunrecenteconvegno,è statodettochecon ilSdLsi eradataunanuovavisibilitànazionaleculturaleaTorino: sperosia così!

Bella, visionaria ed eccitantela Fiera delle origini, che,mentre faceva toccare conmano ad un popolo di lettoriche non esistevano solo

Mondadori ed altri grossi editori,consentiva a StampaAlternativa dibattezzare i primi libri «MilleLire»,fino ad allora venduti solo suimarciapiedi: fatto sta che il primogiorno li vendemmo tutti quanti.Poi, al Lingotto l’aria è cambiata e

la Fiera è diventata bazar dicineserie, gelateria, rifugio percattivi editori a pagamento epasserella per chi ha già scalatoclassifiche, salotti e talk show.Io personalmente ritorno sul

marciapiede che non homaiabbandonato per proporre nuoveprovocazioni e nuovi sogni ad occhiaperti.

Credodi essereandataalSalonediTorinonell’87,l’annodell’apertura.Avevopassatoseimesi aParigi e,tornando in Italia, raggiunsi là

miopadre.Mi ricordodi averattraversatocaracollandol’unicasalapienadi grandi editori (era lui checaracollava, io gli andavodietro).Ci sonotornatanel 2003, il primo

salonedaquandoeranatanottetempo.Ci siamo iscritti all’ultimo,perchéqualcunoci hadettocheeraimperdibile,e ci siamotrovati cometricicli sperduti inunparcodiFerrari.L’impressionedi inadeguatezzaè statamolto forte,quasi definitiva.Eallorasonoandata incercadi altri tricicli, enehotrovatouno, insperato: il piccolovalorosoeditoredi «Sensibiliallefoglie».Dietroal suobanchettoc’eraRenatoCurcio,da solo, con i capelligrigi, i gestimodesti, i libri ospitali.Gliho lasciatoun libronostroedopounpo’èarrivato lui con i suoi.Unaltromododitraversare ilSalone,noncaracollante,piuttostounpiccolo trotto.Dopotutto,cisi potevaanchesentireacasa.

Tra imiei ricordipiùvecchiriguardoallaFieradel libro,c’èunavisita fattaaccompagnandomiozioGiulio.Eramoltoomaggiato

mentrepassavatragli stand,ma lui erainteressatosoprattuttoavisitareglistandpiùpiccoli, di piccoli editori amesconosciuti,dove si fermavadandosubitodel tu, interessandosidel lavoro,dellagrafica, commentando lecopertine.Miha semprecolpito il suomododi tenere inmanoun libro simileal toccodi unmedicoodi unostetricochevisitaunneonato. I suoiinterlocutorisembravano intimiditi,ma lui li incoraggiavaaraccontare, purnonrisparmiandocritiche, lapeggioredellequali era sentirsi dire«chenoioso».Con la suaaria falsamentesvagataeraattentissimoecuriosodituttoedi tutti.Miha sorpreso, ricordo,ladomanda fattaaunpiccoloeditore,di cui nonricordo il nome. «Matuseicontento?Tue i tuoi collaboratori sietefelicidel lavoroche fate insieme?».La felicitàdel fare, eccoquello cheè

importantequandosi lavora insieme.

Da una felice intuizione adun successo che dura davent’anni, e, cosa rara perTorino, una istituzioneche non ha preso il volo

per altri lidi.Quando vent’anni fa, spinto e

motivato dallamia professione dilibraio, lanciai agli editori italiani lasfida del Salone del Libro,moltierano gli scettici, a Torino poi, dovecredevamo di essere, aMilano?Invece tenacia, lavoro duro e

fiducia in se stessi, hanno fatto sìche oggi, con il rinnovato nome diFiera, l’appuntamento torinese siauno degli avvenimenti culturali piùsignificativi delmondo culturale.Se ci fosse una sfilata per il

«BookDay», ebbene, a quella,parteciperei con entusiasmo.

Quando arrivi ti senti comeunmaniacodel cioccolato invisitaalla fabbricaWillyWonka.Tipiace tutto,maanchequest’anno il tempo

nonti basterà:perquesto laFieraècomeunasoap televisiva, solo cheinvecediunapuntataal giornoneva inondaunaall’anno.Amici, nemici,fidanzamentiedivorzi, tradimentiimprovvisi,nostalgie (cinqueminutidiconversazioneconLucianoMaurivalevanoperunavita).Torinoèancheunascuoladi educazionesentimentale,unacommediagalante, e il genereletterariopiùpraticato tra le quinteè ilflirt.Qui iDonGiovanniconoscono ilorocastighi: dieci anni famipiacevadamorireunacollega, cheoggidirigeunacasaeditricemolto specializzata incinema.Lei perprendermi ingiromifa: «Per risparmiaresugli alberghi,noidormiamosotto i banchi, allo stand.Vuoivenirepiù tardi?». Il guaioècheio, svelto comeuna trotadi fiume,abboccosempre.Vi lascio immaginaregli sghignazzi chesi sentivanoper tuttalacittà,quella sera, finoaiMurazzi...

Tra i primi ricordi, un viaggiodi ritorno in treno dal Salonedel 1992. E’ il pomeriggio del23maggio, lo sguardo persodi un ferroviere, il silenzio

oppressivo in corridoio, soloall’arrivo aMilano la terribile notizia:Giovanni Falcone ucciso a Capaci conlamoglie e tre uomini della scorta.Resta l’orgoglio di aver pubblicato ilsuo testamento spirituale, illibro-intervista aMarcelle Padovani,Cose di cosa nostra.E nel 1995 la Sala dei 500 si riempie

di gente venuta ad ascoltareEricHobsbawm, in occasione dell’uscitadel Secolo breve. A discorrere con luidi Destra e Sinistra, Cardini, Scalfarie BeniaminoPlacido, quell’annodirettore del Salone.In tempi più recenti, maggio 2006,

FilippoTimi salta su un tavolo colmodi libri nel piccolo stand d’angolodella Fandango e con il suomonologogetta nel caos il traffico degliinconsapevoli visitatori delPadiglioneUno. La Fiera è anchequesto: improvvisazione e genio.

Eramaggio ‘96, avevoriprodotto la planciadell’astronave Enterprise inuno stand di 200mq contanto di appassionati vestiti

da capitanoKirk e compagni. Inquell’anno arrivai a vendere 120milacopie dei romanzi della serie StarTrek,mostrando così l’esistenza diunmercato di nicchia significativo.Attorno all’astronave quattro

cassemandavanomusica a tuttovolume e cinque splendide ragazze inminigonna facevano da cassa, era unmodo insolito e originale per venderelibrimamolto efficace e divertente.Fu allora che, in un pomeriggio dellaFiera del Libro, Giulio Einaudi riuscìad avvicinarsi almio stand e a noncapire il mio stile, un po’ blasfemo estravagante, di fare l’editore. Nonmistrinse lamano: rimase a distanza escosse la testa in segno di diniego. Efu in quelmomento e in quel gestoche capii di essere sulla strada giustae i numeri di oggi, il mio progetto e lastima che ho dalmondo editoriale nesono un’ulteriore conferma.

Di primo acchitomi viene inmente un signore - saràstato una quindicina d’annifa - venuto al nostro standper cercare

disperatamente un saggio di cuisapeva l’argomentomadi cui avevasolo una vaghissima idea del titolo (siricordava solo che contenevaqualcosa di simile a «ismo» e nonsapeva altro).Cercando in «Alice» - il servizio

d’informazione elettronica su tutti ilibri in commercio che allora venivasvolto per conto del Salone -,eravamo riusciti a trovargli quelloche cercava.Mi pare di ricordare che fosse un

libro che aveva direttamente oindirettamente a che fare con ilcostruttivismo.È stata una bella soddisfazione.

Per lui e per noi.

Speciale Fiera XII Tuttolibri SABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPA XIII

Page 12: 2007-05-05

Pagina Fisica: INSERTI - NAZIONALE - 13 - 05/05/07 - Pag. Logica: INSERTI/PAGINE [TTL12] - Autore: GIOCHI - Ora di stampa: 03/05/07 12.29

GIAN ARTUROFERRARI

Cercavaun’aria

di Langhe

PAOLOREPETTI

Lettureimpervie,immagino

ROSARIACARPINELLI

Falconeucciso

aCapaci

ALBERTOCASTELVECCHI

Dietroi banchiche flirt

CARLOFRUTTERO

Mi tolgoil cilindro

dati i tempi

INGEFELTRINELLI

L’Avvocato,Spadolini

e gli azionisti

GIULIANOVIGINI

L’ismotrovatoinAlice

DACIAMARAINI

Lavogliadi festeggiare

Sofri

GINEVRABOMPIANI

Cometricicli

sperduti

ALBERTOARBASINO

Sotto laMolelemie piccole

vacanze

ROBERTOCALASSO

Natalia,frivola

e divertita

ROSELLINAARCHINTO

Gli epistolarinello standdimarmo

GUIDOACCORNERO

Così hoacceso

la candela

ANGELOPEZZANA

Quandolanciaila sfida

ROMILDABOLLATI

L’avventuraunpo’ pazzaconGiulio

MARCELLOBARAGHINI

Bella,visionaria,eccitante

GIUSEPPELATERZA

Urgeunpaninoper Sartori

EDOARDOSANGUINETI

L’intervistaimpossibile

aFreud

ROBERTAEINAUDI

Loziononamava

i noiosi

SERGIOFANUCCI

Astronave,musica

eminigonne

Un’avventura cominciata nel 1988Venti protagonisti, tra editori e scrittori,ritrovanonellamemoria personaggi, episodi, atmosfere, pagine curiose

Il filo del raccontoDauna cenaal Lingotto aun’«apparizione», a un certomododi tenere inmano il libro nelle testimonianze raccolte daMirellaAppiotti

Ricordi quella

Fiera...

Non c’è forse parola che piùdi «Fiera» strida semessaaccanto alla parola «libro»,che chiama a séraccoglimento, solitudine,

silenzio. Eppure una volta dentro losterminato labirinto, qui sospesacattedrale, là curva calcistica, ameviene naturale immaginare tuttiquegli espositori in tricorno e codino,arrivati qui dritti dalle fiere tedeschee olandesi del Settecento, quando ilibri erano ancora pochi, costavanomolto, e tuttavia cominciavano a«faremercato», scendendoallegramente tra le cipolle, le pere, icavolfiori. E i clienti, in parrucca espadino, credevano fermamente checol tempo, con la diffusione crescentee ormai inarrestabile di quelle pagine,le cose nelmondo sarebbero andatemeglio. Non fu così, come bensappiamo.Ma passando tra i mieicompagni di viaggio nei secoli, non cen’è uno davanti al quale nonmi tolgail tricorno, o il cilindro, o la bombetta,o il borsalino. Non si poteva fare dipiù, dati i tempi, dati gli uomini.

Un episodio permeindimenticabile al primoSalone nell’87. La seradella vigilia, quando, comein tutte lemostre, si è

ancora nel caos. Vedo spuntare duepersonaggi eccezionali, Agnelli eSpadolini: quest’ultimo ha appenaricevuto la copia staffetta diLa storiadel Partito d’Azione di GiovanniDeLuna, ristampato da noi. Neparliamo, poi loro se ne vanno.L’indomani aprendoLa Stampa

vedo già e con enorme sorpresal’articolo del futuro presidente delSenato su questo importante saggio.«Ma come ha fatto Spadolini ascriverlo in così poche ore?»,michiedo.«Gente come noi si sveglia presto,

alle sei siamo già in giro»,mispiegherà l’Avvocato.Incontri come questi ne ho avuti

moltissimi, in vent’anni. E li avremoanche tra pochi giorni, nel nostronuovo stand (che non assomiglieràpiù a un «pollaio»!)

Nel 2006 al Lingotto per i150 anni dalla nascita diFreud. La BollatiBoringhieri che staottimamente

programmando, per questo suo«autore» di punta, una serie dimanifestazioni,mi chiede diorganizzare una lettura commentatadi passi significativi dell’operadell’inventore della psicoanalisi.Mi ricordo allora di una

«intervista impossibile» che avevo, inanni ormai lontani, realizzatoinsieme a PaoloBonacelli il qualeinterpretava il protagonista e cheaveva avuto un certo successo ancheeditoriale.Decidiamodi riproporla dal vivo.

Bonacelli, contentissimo, arriva daLondra apposta per questoappuntamento.Mettiamo su unaspecie di spettacolino bizzarro ecurioso: che sorprende e diverte.

Chi conosceGiovanniSartori sachenonè facile impegnare ilsuo tempo.Eppurequandogliproposidi venireallaFieradiTorinoapresentare il librodi

PaoloSylosLabiniBerlusconi e glianticorpiaccettò sedutastante. Il suoaereodeveatterrareaCasellenel primopomeriggio,ma lapartenzavieneritardata.All’oradell’incontro laSalaRossaègremitaedopounpo’ lagentecominciaa spazientirsi.SylosLabini eDavidLane, il giornalistadell’Economist,che coordina il dialogo,sonogiàseduti sulpalco.Stoquasiperannunciareche l’incontroèannullatoquandosquilla il cellulare.E’l’inconfondibiletimbrodi vocediSartori: «Stoarrivando,sonostancoeaffamato... senonmidai qualcosadamangiare,nonparlo!».Corroal bardellaFieraeporto il primopaninoche trovoaSartori chese lomangiaseduto fuoridallasala, inmezzoagli sguardidellagente incuriosita.Quandoentriamosi èrinfrancato.Sylosda lontano lo vede,sorrideegli faun largosaluto, il pubblicoesplode inungrandeapplauso.

E’ilmioprimoSalonedel libro,sonoeditordiTheoriamaconmansioniancheda fattorino:ilmiocompitoè allestire lostand.Arrivounpo’ tardima

cidannotempo finoamezzanotte.Nientecollae chiodi,niente istruzioni, Ikeanonc’èancora.Devosolo assemblaredei cubidi gommanera.Fatico finoa tardanotte evadovia convintodi aver fattounbuonlavoro,maconun leggerosensodiclaustrofobia.Il giornodopoarrivoallostandprestissimopermettere inmostra inostri libri, classicidi storiadella scienzaeromanzigotici con lebellissimeprefazionidiMalcolmSkey.Peròc’èqualcosachenonva. I libri

possonoessereosservatie sfogliati solodagiocatoridi pallacanestroaltinonmenodiduemetri.Mi accorgodi averallestito lo stand inverticale inveceche inorizzontale, ineffetti assomigliaaunbunker.Mentremenesto lì presodallosconfortosi avvicinaquelmeravigliosogentlemendell’editoriachesi chiamaPaoloBoringhieri,emidicecon tonoeducato:«Bellostand, letture impervie,immagino».

Mi dissechemiavevavistoauna trasmissionetelevisiva.Pensai chesitrattassedi unmanoscritto:poesieouna

narrazione liricadellapropriaadolescenza.Avevaun fisico fuorimoda, eraunpo’ grossa, come laprotagonistadiHappyDaysdiBeckett.Inveceno, cercavaun libro.Sapeval’autore,unosconosciuto,e il titolo incuic’entravanole colline,un’ariadiLangheePaveseminore.Manonsapeval’editore.Ledissi chemi spiaceva,ma...eccetera.. Insistette.Cercaiunostanddoveci fosseunCatalogodei libri incommercio.ManelCatalogononc’erané l’autorené il titolo. «Maquidentro -inquisì - quanti libri ci sono?».Dissi chenon lo sapevodipreciso.«Ma in tutto -continuò- quanti libri ci sono?».Giàpiùsul sicurospiegai ladifferenza tra incommercioe fuori commercio, tra levarie lingue,perpoi aprire lavertiginosaprospettivadi tutti i librimaiesistiti.Eradelusaerassegnata.«Ah -disse - e io checredevochequi cifosserotutti i libri delmondo...».

Ovunque si festeggiano ilibri io sono contenta. Cisonomilioni di feste chepropongono cibi ebevande. I libri sono il cibo

dellamente, senza libri si muorecome simuore senzamangiare esenza bere.Io ricordi ne ho tanti: tra i più

teneri la presentazione di un libro diSofrimentre lui era in prigione. Sifesteggiava il suo pensiero, di cui cinutriamo.Ricordo la grande voglia didiscutere, di capire, di apprenderedei nostri giovani che affollano conpassione commovente le sale dellaFiera, che si raccolgono attorno ascrittori più noti emeno notichiedendo le parole per dire la lorocuriosità, la loro indignazione, i lorodesideri.Lo scrittore non èmigliore o più

bravo di altri, ma possiede le paroleper dire le cose. Le parole sonomattoni con cui si costruiscono lecase, emolti ti chiedonomattoniperché case ce ne sono poche.

Anch’io non posso nonritornare all’87. Era appenanata lamia rivistaLeggeredi cui eromolto fiera e soloda un anno, dopo aver

dedicato lamia casa editriceesclusivamente ai libri per i bambini,avevo varato gli «Epistolari».Perme era l’inizio di una nuova

vita, un periodo entusiasmante. AlSalone, non ancora al Lingotto, mi fuassegnato uno stand tutto dimarmo,bellissimo dove, ad un certo punto,anch’io ho ricevuto la visita diSpadolini conGianni Agnelli.Guardavano libri e rivista,commentavano, sembravano stupiti.Conservo ancora le foto diquell’incontro,mi si vede con unafaccetta felice...

DamezzosecoloTorinoeLibrisonoperme inseparabili.Correvainfatti il 1957,quandoimiglioripatroni -PietrinoBianchi ,RobertoLonghie

AnnaBanti,MarioPannunzio,PaoloMilano,ealtri - giudicarono:è l’oradifareun libro.DunqueEinaudi;eCalvinocomeeditor.Unpaccodi racconti, ingranparte inediti, sulla finedeldopoguerra.E lui: «Losocheaungiovaneautorepiangeil cuoreperogniesclusione.Mail librod’esordiodev’esserebreve, sennònonti leggonoenonti recensiscono.Poiperòt’aspettanoalvarcodel secondolibro,dovenonhaipotutopiùmetteretutta la tuavita.Matunonpreoccuparti: il secondoègiàqui,neglialtri racconti.Nonsibuttavianiente».EccodunqueLepiccolevacanze,apparsenei «Coralli»perchéItalodisse:«Questohagiàventisetteanni,nonsipuòmettere inunacollanadigiovanidebuttanti».Enessunorise.Piùtardi, sempredaEinaudi,

incominciòunverosodalizioconElenaDeAngeli, editormirabile. IlmiopiùbelgiroalSalonetorinesefu fattocon lei.

All’inizio c’eraun’ariadigrandecuriosità, comeseunSalonedelLibro fossediperséqualcosadi alquantoesotico.TantopiùaTorino…

Eancheun tonodi vagae irragionevoleeuforia.RicordoNataliaGinzburg,insolitamentefrivolaedivertita,chelottavavanamentecon laportieradi unamacchinaespiegavache leinoneraadattapercapire certecose,mentreciavviavamoal ricevimentodi aperturadelSalone, fra i nobili e possentialberideigiardinidiPalazzoReale.EpoiBrodskij che leggevatropporapidamente,conunpasso febbrileetrascinante,alTeatroRegio.Eapprofittavadi ognipretestopercogliere il fascinoarchitettonicodiTorino, con la suasquadraturamilitare.E l’apparizionediPadrePozzi, checon lasuasolapresenzabastavaadisarmareognibanalità.EJamesHillman,WendyDoniger,CesareGarboli…Epoi tantefisionomie ignote, ingiropergli stand,dipersonechesi rallegravanonel trovareun librochecercavanodaanniodi cuinonsapevanonulla…Epoi…

Sono trascorsiquasi vent’anni.Eppurericordocomese fosseieri l’emozionedelmomento incuiGiulioe io ci siamotrattenutidavanti allo stand

dellacasaeditriceBollatiBoringhiericheeranataesattamenteunannoprima(il 20maggio 1987). Inquelmomentotutti edueabbiamopensatoall’avventurastraordinariae alcontempounpo’pazza incui ci eravamolanciati.Neabbiamosorrisoconsapevolientrambi -purdaduediversipuntid’osservazione- cheeraunpassoda fare,unviaggiocheavrebberiservatoattimifaticosimaancheesperienzeunicheearricchenti.LaFieradel libroè legataancheunricordopermetristissimo,allamortedimio fratelloGiulio, ottoannidopo.Laseraprecedente lasuamorteero infattialLingottodovemiavevapregatodi sostituirlo inunacenaconRossanaRossanda,MarcoRevelli edaltriamici. Il dolore fu fortissimoe ilricordo lo riacutizza, lo leniscesolo laconsapevolezzache il nostroviaggionelmondodell’editoriaè semprestatocomelui lovoleva: liberoe indipendente.

Con i libri dellaScalad’Oro,daragazzoedaadolescente,grazieai prestiti di unavicinadi casa, passandodaTolstoiaDostoevskij,da

RemarqueaT.Mann,nacque ilmioamoreper la lettura.Lapropostaperuna fiera libraria,diPezzana,nell’87,fudecisiva.Le indispensabiliverificheche feci conGianniMerlini,LucianoMauri,ValentinoBompianieGiulioBollatimi reseroragionevole il rischiofinanziariocheaffrontavoper ilSalone.Conuncertobrivido tornoaimomenti in cui sognavoche i libriesposti fosseroparial diametrodellaTerrae che«la candelaaccesa»colSalone«nonsi sarebbespentamai».Dopodieci anni, affiancatodaeccellenticollaboratorie responsabililetterari, l’avventura finì perme!Ogniavventuraha le suestorie incredibili eirrinunciabili: laprovacontrarianonèpartedellanostravita.Conmiopiacere,duranteunrecenteconvegno,è statodettochecon ilSdLsi eradataunanuovavisibilitànazionaleculturaleaTorino: sperosia così!

Bella, visionaria ed eccitantela Fiera delle origini, che,mentre faceva toccare conmano ad un popolo di lettoriche non esistevano solo

Mondadori ed altri grossi editori,consentiva a StampaAlternativa dibattezzare i primi libri «MilleLire»,fino ad allora venduti solo suimarciapiedi: fatto sta che il primogiorno li vendemmo tutti quanti.Poi, al Lingotto l’aria è cambiata e

la Fiera è diventata bazar dicineserie, gelateria, rifugio percattivi editori a pagamento epasserella per chi ha già scalatoclassifiche, salotti e talk show.Io personalmente ritorno sul

marciapiede che non homaiabbandonato per proporre nuoveprovocazioni e nuovi sogni ad occhiaperti.

Credodi essereandataalSalonediTorinonell’87,l’annodell’apertura.Avevopassatoseimesi aParigi e,tornando in Italia, raggiunsi là

miopadre.Mi ricordodi averattraversatocaracollandol’unicasalapienadi grandi editori (era lui checaracollava, io gli andavodietro).Ci sonotornatanel 2003, il primo

salonedaquandoeranatanottetempo.Ci siamo iscritti all’ultimo,perchéqualcunoci hadettocheeraimperdibile,e ci siamotrovati cometricicli sperduti inunparcodiFerrari.L’impressionedi inadeguatezzaè statamolto forte,quasi definitiva.Eallorasonoandata incercadi altri tricicli, enehotrovatouno, insperato: il piccolovalorosoeditoredi «Sensibiliallefoglie».Dietroal suobanchettoc’eraRenatoCurcio,da solo, con i capelligrigi, i gestimodesti, i libri ospitali.Gliho lasciatoun libronostroedopounpo’èarrivato lui con i suoi.Unaltromododitraversare ilSalone,noncaracollante,piuttostounpiccolo trotto.Dopotutto,cisi potevaanchesentireacasa.

Tra imiei ricordipiùvecchiriguardoallaFieradel libro,c’èunavisita fattaaccompagnandomiozioGiulio.Eramoltoomaggiato

mentrepassavatragli stand,ma lui erainteressatosoprattuttoavisitareglistandpiùpiccoli, di piccoli editori amesconosciuti,dove si fermavadandosubitodel tu, interessandosidel lavoro,dellagrafica, commentando lecopertine.Miha semprecolpito il suomododi tenere inmanoun libro simileal toccodi unmedicoodi unostetricochevisitaunneonato. I suoiinterlocutorisembravano intimiditi,ma lui li incoraggiavaaraccontare, purnonrisparmiandocritiche, lapeggioredellequali era sentirsi dire«chenoioso».Con la suaaria falsamentesvagataeraattentissimoecuriosodituttoedi tutti.Miha sorpreso, ricordo,ladomanda fattaaunpiccoloeditore,di cui nonricordo il nome. «Matuseicontento?Tue i tuoi collaboratori sietefelicidel lavoroche fate insieme?».La felicitàdel fare, eccoquello cheè

importantequandosi lavora insieme.

Da una felice intuizione adun successo che dura davent’anni, e, cosa rara perTorino, una istituzioneche non ha preso il volo

per altri lidi.Quando vent’anni fa, spinto e

motivato dallamia professione dilibraio, lanciai agli editori italiani lasfida del Salone del Libro,moltierano gli scettici, a Torino poi, dovecredevamo di essere, aMilano?Invece tenacia, lavoro duro e

fiducia in se stessi, hanno fatto sìche oggi, con il rinnovato nome diFiera, l’appuntamento torinese siauno degli avvenimenti culturali piùsignificativi delmondo culturale.Se ci fosse una sfilata per il

«BookDay», ebbene, a quella,parteciperei con entusiasmo.

Quando arrivi ti senti comeunmaniacodel cioccolato invisitaalla fabbricaWillyWonka.Tipiace tutto,maanchequest’anno il tempo

nonti basterà:perquesto laFieraècomeunasoap televisiva, solo cheinvecediunapuntataal giornoneva inondaunaall’anno.Amici, nemici,fidanzamentiedivorzi, tradimentiimprovvisi,nostalgie (cinqueminutidiconversazioneconLucianoMaurivalevanoperunavita).Torinoèancheunascuoladi educazionesentimentale,unacommediagalante, e il genereletterariopiùpraticato tra le quinteè ilflirt.Qui iDonGiovanniconoscono ilorocastighi: dieci anni famipiacevadamorireunacollega, cheoggidirigeunacasaeditricemolto specializzata incinema.Lei perprendermi ingiromifa: «Per risparmiaresugli alberghi,noidormiamosotto i banchi, allo stand.Vuoivenirepiù tardi?». Il guaioècheio, svelto comeuna trotadi fiume,abboccosempre.Vi lascio immaginaregli sghignazzi chesi sentivanoper tuttalacittà,quella sera, finoaiMurazzi...

Tra i primi ricordi, un viaggiodi ritorno in treno dal Salonedel 1992. E’ il pomeriggio del23maggio, lo sguardo persodi un ferroviere, il silenzio

oppressivo in corridoio, soloall’arrivo aMilano la terribile notizia:Giovanni Falcone ucciso a Capaci conlamoglie e tre uomini della scorta.Resta l’orgoglio di aver pubblicato ilsuo testamento spirituale, illibro-intervista aMarcelle Padovani,Cose di cosa nostra.E nel 1995 la Sala dei 500 si riempie

di gente venuta ad ascoltareEricHobsbawm, in occasione dell’uscitadel Secolo breve. A discorrere con luidi Destra e Sinistra, Cardini, Scalfarie BeniaminoPlacido, quell’annodirettore del Salone.In tempi più recenti, maggio 2006,

FilippoTimi salta su un tavolo colmodi libri nel piccolo stand d’angolodella Fandango e con il suomonologogetta nel caos il traffico degliinconsapevoli visitatori delPadiglioneUno. La Fiera è anchequesto: improvvisazione e genio.

Eramaggio ‘96, avevoriprodotto la planciadell’astronave Enterprise inuno stand di 200mq contanto di appassionati vestiti

da capitanoKirk e compagni. Inquell’anno arrivai a vendere 120milacopie dei romanzi della serie StarTrek,mostrando così l’esistenza diunmercato di nicchia significativo.Attorno all’astronave quattro

cassemandavanomusica a tuttovolume e cinque splendide ragazze inminigonna facevano da cassa, era unmodo insolito e originale per venderelibrimamolto efficace e divertente.Fu allora che, in un pomeriggio dellaFiera del Libro, Giulio Einaudi riuscìad avvicinarsi almio stand e a noncapire il mio stile, un po’ blasfemo estravagante, di fare l’editore. Nonmistrinse lamano: rimase a distanza escosse la testa in segno di diniego. Efu in quelmomento e in quel gestoche capii di essere sulla strada giustae i numeri di oggi, il mio progetto e lastima che ho dalmondo editoriale nesono un’ulteriore conferma.

Di primo acchitomi viene inmente un signore - saràstato una quindicina d’annifa - venuto al nostro standper cercare

disperatamente un saggio di cuisapeva l’argomentomadi cui avevasolo una vaghissima idea del titolo (siricordava solo che contenevaqualcosa di simile a «ismo» e nonsapeva altro).Cercando in «Alice» - il servizio

d’informazione elettronica su tutti ilibri in commercio che allora venivasvolto per conto del Salone -,eravamo riusciti a trovargli quelloche cercava.Mi pare di ricordare che fosse un

libro che aveva direttamente oindirettamente a che fare con ilcostruttivismo.È stata una bella soddisfazione.

Per lui e per noi.

Speciale Fiera XII Tuttolibri SABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPA XIII

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1988

1989

1990SI COMINCIAENONSAIQUANTOSIASEXY

MERAVIGLIA:RITORNALAMARCIADEI 100MILA

ORMAISTABENESULLERIVEDELPO

La storiaRipercorriamoattraversoTuttolibri origini, protagonisti e percorsi del «Salone»ideato daAccornero&Pezzana, l’iniziativa cheha fatto diTorino la capitale della lettura

VENT’ANNIBENPORTATI

Si aprì il 19 aprile a To-rino Esposizioni ilprimo Salone del li-bro, ideato da GuidoAccornero e Angelo

Pezzana, logo di Armando Te-sta, vetrina di 500 editori, ospi-te d’onore il Nobel Brodskij,quattro miliardi di investimen-to, un successo (insperato)con 100 mila visitatori, bigliet-to d’ingresso 5000 lire.

Così sulle pagine di Tuttoli-bri lo accolsero Carlo Frutteroe Franco Lucentini:

«Questo primo Salone delLibro che sta per aprirsi a To-rino ha finito per suggerirci,anzi in un certo senso ci ha im-posto, un curioso esperimen-to struttural-linguistico. Dasettimane ne sentivamo parla-re un po’ da tutti e un po’ intutti i modi, non solo a Torino,non solo in Italia; e quei discor-si, quegli accenti, quel lessico,ci ricordavano qualcosa d’al-tro, vagamente ma insistente-mente. Perplessità, eccitazio-ni, sillogismi, moralismi, pudo-ri, deplorazioni, perorazioni,crudezze che suonavano al no-stro orecchio “già sentite”,che ruotavano intorno al pro-blema con movenze colloquia-li allusive, elusive, di cui la gri-glia di riferimento ci restavasulla punta della lingua, comeavviene quando si stenta aidentificare un’azione mimicasulla scena.

«E poi, di colpo, l’illumina-zione. Abbiamo provato a so-stituire la parola “libro” con laparola “sesso”, e tutto si èchiarito.

«“Ma mia cara ragazza, il li-bro (il sesso) è una cosa impor-tantissima, cruciale, che coin-volge l’intera personalità!”.

«“Sa com’è, il lavoro, gl’im-pegni... alla fine uno non trovamai il tempo per il libro (il ses-so), purtroppo”.

«“Durante il giorno, per for-za, ci sono tante altre cose chemi tengono occupato, ma la se-ra, anche se sono stanco, il li-bro (il sesso) per me è una ne-cessità as-so-lu-ta, mi disten-de, mi rilassa, mi aiuta a dor-mire”.

«“Guardi, se un domani do-vessi per ipotesi rinunciare allibro (al sesso), mi sparerei, lodico seriamente”.

«“Non facciamola tantocomplicata: il libro (il sesso) èuna merce come qualsiasi al-tra, in definitiva”.

«“Per me, non esagero, il li-bro (il sesso) è una passionetotalizzante, è di lì che mi sonosempre venuti gli stimoli, lecuriosità, le avventure, le veresoddisfazioni della vita”.

«“Sarò cinico, sarò ridutti-vo, ma il libro (il sesso) è il mo-do migliore per passare piace-volmente un paio d’ore”.

«“Cosa vuole, con l’età il li-bro (il sesso) diventa un po’impegnativo, la televisionestanca meno”».

La formula ha funziona-to: editori, scrittori e let-tori gomito a gomito eun fitto programma dimostre e convegni, cu-

rato da Adalberto Chiesa. Si re-plica dal 12 al 18 maggio. Così, suTuttolibri, Giorgio Calcagnocommentò la scommessa vinta:

«Chissà se tornerà al Salonedel libro, quest’anno, la signorache l’anno scorso cercava I mi-steri dell’unghianera. E chissà seha messo da parte altri denari labambina che si era presentatacon quaranta pezzi da 500 lire

per regalare un libro alla nonna.La gente che non legge ma chepotrebbe leggere, che forse havoglia di leggere, che un giornoo l’altro leggerà è una popolazio-ne clandestina, silenziosa, sfug-gente all’identikit: e sicura.

«Nessuno sapeva, l’annoscorso, quando si aprirono leporte del Salone, che si era mes-sa in moto, a Torino, una mar-cia dei centomila. Chi erano?Professionisti, studenti, fetici-sti dell’edizione rara e divoratri-ci di romanzi. Ma ci dovevanoessere, infiltrati, gli avampostidei non lettori. Quinte colonnesparse, non spaurite, nel gran-de alveare gutenberghiano.L’esperienza del libro - novissi-ma cosa - per molti doveva co-minciare di lì. [...]

«Quanti torneranno, nel nuo-vo Salone? Le analisi ci diconoche la percentuale di letturacresce perché crescono i lettorigiovani. Passano direttamentedalla scuola alla società dell’in-formazione, il libro, per molti,può cominciare a essere un be-

ne di prima necessità. Nel 1988il 53 per cento dei libri, in Italia,è stato acquistato dal pubblicosotto i 35 anni, che corrispondea poco più di un terzo della po-polazione adulta. La fascia dietà sopra i 55 anni, che rappre-senta il 30 per cento della popo-lazione, ha più tempo e più de-naro, ne ha acquistato appenail 15 per cento.

«E’ lì, fra quei ragazzi che cre-scono, il serbatoio per i lettori didomani. Ma è anche lì che si de-cide la sorte del libro. [...]

«Il Salone, l’anno scorso, haportato alla ribalta i piccoli edi-tori, che vendevano i libri di-menticati dai grandi, e risponde-vano alle curiosità del nuovopubblico. Era un incontro fra illettore ignorato e il libro nasco-sto, che finalmente avevano lapossibilità di trovarsi. Quandoquesti lettori saranno venuti al-la luce, potranno cambiare radi-calmente la carta geografica del-la nostra cultura. Qualcuno, làdove si decidono i titoli e le tira-ture, dovrà pur tenerne conto».

Salone anno terzo, dal 18al 22 maggio, grande fe-sta di inaugurazione alCastello di Rivoli con ilNobel spagnolo Cela.

Gli editori sono saliti a 800; tragli invitati stranieri Amado, Der-rida, Gadamer, Glucksmann,Hillman, Heller, Savater, Ver-nant.

Alla guida sempre Accornero,che dichiara, in un’intervista adAlberto Papuzzi: «La prima edi-zione era una sfida, la seconda haconfermato la bontà dell’idea.Con la terza edizione si avvia unconsolidamento».

Scrive alla vigilia Nico Oren-go, su La Stampa: «Da domaniapre la più grande libreria d’Ita-lia. Anzi: la libreria Italia. Apresenza polemiche, in un clima se-reno. Ormai sono gli editori a vo-lerla. E non c’è più quel“desiderio rivendicativo”dell’edi-toria milanese a portarla sotto laMadonnina o Canale 5. Ormai so-no tutti d’accordo, sta bene a To-rino, sulle rive del Po [...] Il peri-colo di una crisi d’identità sem-bra dunque fugato. Ma un rovel-lo ancora turba le notti degli or-ganizzatori e gli appassionati delperfezionismosabaudo. E’ quelloche va sotto il titolo di “tema por-tante”. Nato come motivo con-duttore del Salone, come invitoagli editori per appoggiarci altreiniziative, è finito per essere tra-scurato, come lo fu l’anno scorsoil rapporto fra “libro e cinema”, oin sottofondo quest’anno con lamusica. Dalle iniziative dei singo-li editori s’è capito che ognunovuol crearsi il proprio “tema”, lapropria “cassa di risonanza”.»

Fra gli stand, tre sole piccolelamentele: «temperatura da sau-na, servizi igienici sgarruppati,pochi telefoni pubblici, spessomuti».

«Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno didire che questa è la più bella età della vita». Peruna volta si può smentire il celebre incipit del ro-manzo di Paul Nizan Aden Arabia. Quelli dellaFiera sono vent’anni ben portati, ripercorsi inuna mini antologia, avendo per fonte (quasi)esclusiva gli speciali del nostro supplemento, chel’ha accompagnata fin dalle origini. Di questo ven-tennio (la parola qui si può “revisionare”) cerchia-

mo di offrire il filo dei temi conduttori, il laborato-rio di idee, lasciando alla critica dei topi pettego-lezzi, mondanità e polemiche. Il bambino, supera-te le crisi di crescita, è oggi un robusto giovanot-to. Cosa farà da grande? Non è il caso che ingras-si. La sfida sarà sui contenuti, non sulla quantità.Varcare altri confini, avendo presente il senso dellimite. La qualità val bene una «crescita zero».

LucianoGenta

Il disegnodi ClaudioParmiggiani per ilnostro specialein occasionedella primaFiera del Libro,1988

Speciale Fiera Tuttolibri SABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPA XV

PREMIODI CULTURA

“FRONTINO MONTEFELTRO”- Fondato da Carlo Bo nel 1981 -

XXVI Edizione 2007È bandito per le sezioni:

Narrativa (Euro 5.000)Saggistica Ambientale (Euro 2.500)Cultura Marchigiana (Euro 2.500)

Le opere, edite in volume, devono pervenireal Comune di Frontino (PU), CAP 61021entro il 31 maggio 2007.Tel. [email protected] Giuria è presieduta dal Rettore dell’Uni-versità degli Studi di Urbino “Carlo Bo”.

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1991 1993 1994 1997

1992

1995

1996

UMORISMOINVETRINAECONSIGLIDI BARICCO

LANUOVACASAÈL’ANTICAOFFICINA

Le donne protagonistedel nono Salone, dal 16al 21 maggio. Beniami-no Placido ha propostoil tema con un punto in-

terrogativo: «Il secolo delledonne?». Così commenta NicoOrengo su Tuttolibri: «Per co-glierne l’interesse basterebberibaltare il titolo con il termine“uomo”, ne verrebbe fuori tut-ta la sua schematicità ristret-ta, maschilista. Quel “donna”accoglie tutto, fa da specchio,parla di sé e dell’altro. Fa riflet-tere. Può farci pensare, adesempio, che in letteraturaquella femminile è sempre sta-ta, o per molto tempo conside-rata, di serie B. Una letteratu-

ra per il mercato, per le granditirature. L’uomo faceva invecela letteratura di serie A, quellalucida, razionale. Poi si è assi-stito a una “femminilizzazione”della scritturamaschile, per ra-gioni di lettura, per ragioni dimercato. Anche molte scrittri-ci hanno cercato una scrittura“almaschile”, un cammino ver-so quella letteratura che gli uo-

mini dicevano di serie A. Nonsarebbe difficile tracciarneuna mappa. Confusione di ruo-li, ricerca di identità? Provoca-toriamente, sensibilmente, que-sto tema forte, “Il secolo delledonne?”, appare come il tenta-tivo di interrogarsi su un seco-lo, a paritàdi sessi».Tra gli ospiti, Claire Brete-

cher, la disegnatrice francese

deiFrustrati e diAgrippine, unamatita tenera e insieme crude-le, che in un’intervista a EnricoBenedetto racconta: «Per ledonne la nevrosi è uno stato dinatura. Inutile provare a elimi-narla. Fa parte del nostromon-docome l’inquinamento.Anchequandoci siamomesse a scopa-re in giro, negli Anni 70, quellaliberazione era in definitiva pri-gionia. Mica male, comunque,poter imbarcare maschi nonstop: bisogna pur dirlo in tempicalamitosi come questi. Invece,ecco le femministe di ieri cerca-re spasmodicamente un princi-pe azzurro per le loro grazie re-sidue. E invidiarmi il marito ca-rino che mi ritrovo. [...] Il fem-minismo aveva e ha tuttora lesue bravi ragioni. Smascherarel’uomo virtuale che popola lafantasia di noialtre ragazze.Manon si può dire che quelle de-nunce servissero a molto. Con-scie, le autrici hanno preso arazzolaremale».Nel refendum di Tuttolibri

per eleggere la più bella del’900 i lettori hannovotato la La-ra del Dottor Zivago, seguita daMicol (Il giardinodei FinziConti-ni) eAngelica (Il gattopardo).

L’ALLEGRIADI PLACIDO,L’AUSTERITÀDI BILANCIO

OMAGGIOALCINEMACHECOMPIEUNSECOLO

IL 95%DEL ’900 CONLELETTUREDI BOBBIO

DECENNALE,NELNOMEDIPRIMOLEVI,IMMORTALE

LEDONNE,L’ALTRAMETÀDELSECOLO

La storiaSi raggiunge il traguardodei dieci anni, raddoppiandogli editori (da 550 a 1200) e il pubblico (oltre 200mila visitatori)

La storiaDopo 4 edizioni il passaggio daTorino Esposizioni alla fabbrica del Lingotto,con«genio e regolatezza», e finalmente si intravede il traguardodi unaFondazione

Per il quarto anno aTorino Esposizioni,dal 16 al 20 maggio,840 editori, nuovoconsulente culturale

«il giovane Alessandro Baric-co», star ospite Vargas Llosa.Così in un’intervista a Tuttoli-bri il presidente Accorneroriassume il cammino percor-so: «Nell’88 c’erano l’entusia-smo e l’ansia del debutto, ave-vamo tutto da scoprire, è statala sagra dell’improvvisazione,maancheun successo inspera-to, con 100mila visitatori. L’an-no dopo abbiamo commessoun gravissimo errore, la psico-si del record: ci siamo ingran-diti e dispersi troppo, a scapitodella qualità. Già l’anno scorsoè iniziata la svolta: proposte se-lettive, meno dibattiti e conve-

gni. Adesso miglioreremo anco-ra: un salonea tema,un solo con-vegno, omeglio un ciclo di lezio-ni, sull’umorismo: perché sullachiacchiera e sulla mondanitàdeve prevalere il confronto diidee fra autori e lettori. E abbia-mo dato più spazio alla scuola,dovesi formano i lettori».E’ un anno di svolta, decisivo

per mettere a fuoco l’identitàdel Salone. Scrive Nico Orengonel suo commento su Tuttolibri:«Il veroproblemaèche il Salonemostraqualcheaffanno.Ancoranon si è arrivati a trasformarloin Fondazione, come le istituzio-ni cittadine avevano promesso,e il peso, finanziario e organizza-tivo, finisce col gravare sullespalle del suo inventore, GuidoAccornero, e su pochi sponsordallaborsanonpingue.«Ma il problema, prima an-

cora che finanziario, pare quel-lo di identità. [...] Torino cos’è?Un Salone mercato? Un Salo-ne vetrina? Come Salone mer-catoha saputo trasformare l’in-contro in enorme libreria. [...]ComeSalonevetrina ci porta li-bri che dal salone si aspettanoun lancio per le classifiche deipiù venduti [...] ComeSalone la-boratorio di idee, questo di To-rino, sembra incerto sulla posi-zionedaprendere. [...]«Forse un coordinamento sa-

rebbe necessario, necessario untema unificante. Puntare, cheso, su quel pubblico che non leg-ge, cercare il volto di chi si astie-ne. Indagare la scuola. Dotare ilsalonedi unprogrammaconcor-dato congli editori, che si svilup-pi oltre i suoi giorni d’apertura,così da dargli un carattere di la-boratoriopermanente».

Il sesto Salone, dal 20 al 25maggio, si annuncia moltoplacido. Placido nel signifi-cato di tranquillo e un po’anche dimesso, obbligata

scelta di austerità, per tagli albilancio (un 30%), risparmian-do anche su tartine e dolcettidella serata inaugurale. E placi-do nel senso di BeniaminoPlaci-do, neoregista dei dibattiti, chein un’intervista a Mirella Serri,nonostante tutto, lancia comeparola d’ordine l’allegria: «Io so-no una persona allegra per na-tura e l’idea che la cultura siaspesso e volentieri concepita co-mequalcosadi noioso se non ad-dirittura di tetro e dimalinconi-co, mi fa rabbrividire... Il libronon è un dovere ma una bellaemozione. Si paga con un po’ difatica. Ma anche giocare a ten-nis costa fatica... Leggere dà lacarica. Il volumedi cui si è appe-na letta la parola “fine”, anchequando si conclude con il suici-dio di Anna Karenina, dà unasferzatadi vitalità».Che il clima generale del Pae-

se comunque non sia dei miglio-ri, lo si rileva anchedal commen-to di Gianni Vattimo: «Il Salone,di cui quest’anno si dice che siamolto più austero e meno ram-pante, non soffre in realtà solodell’inerziadiTorinoné solo del-l’aria di crisi che ha colpito tantisettori dell’economia del Paese;ma anche, anzitutto, della“recessione intellettuale” che simanifesta nel nostro clamorosodisavanzo sia in termini econo-mici, di import-export librario,cinematografico, artistico, siacome vera e propria mancanzadi creatività da parte di intellet-tuali, artisti, saggisti e cultori discienze umane. [....] Può persinodarsi che una certa maggior so-brietà e austerità del Salone, do-po anni di boom e di vitalità unpo’ disordinata, ci faccia capireche quel che conta davvero, neilibri, è la loro intatta e inegua-gliata potenza di parlare all’ani-ma, il loro essere, alla lettera,l’ultima risorsa cui possiamo ri-correrepernonperderci».

Il Salone compie cinquean-ni e cambia casa: da Tori-noEsposizionial Lingotto,in via Nizza 294, porteaperte dal 21 al 26maggio.

«La nuova sede - scrivevamosu Tuttolibri - ha il fascino delMonumento, archeologia in-dustriale (“maestosità e eurit-mia”dicono imanuali di archi-tettura) e preistoria della lot-ta di classe (roccaforte opera-ia, organismo regolato damacchine e lancette, etica au-stera quanto feroce, nelle pa-gine di Gobetti e Gramsci, inquel lontano ‘23). Richiamerài 100 mila visitatori che per 4anni hanno affollato TorinoEsposizioni, sulle rive del Po,

tra il verde delValentino?». Ac-cornero ci scom-mette: «Abbia-mo mantenuto lapromessa: unasede più ampia eospitale, conpar-cheggi e servizi.Il vecchio Salo-ne appariva co-me un villaggio,con la sua piazzacentrale, con glistands dei grandieditori, e i corsi e levie laterali per i più piccoli. Ilnuovosarà inveceunacittà poli-centrica, con tanti quartieri, do-ve gli editori, grandi e piccoli, simescoleranno».Così, Oddone Camerana rie-

vocava la vocazione del Lingot-to: «Nato 70 anni fa ora bruciale tappe verso il suo nuovo as-setto definitivo. Ma il suo desti-no di luogo di spettacolo in sen-so lato - mostre, esposizioni,congressi, concerti - non solo èin linea con la vocazione fine se-colo e fine millennio di questonostro mondo di sfogare senzalimiti la voglia e la capacità diavere e fare spettacolo. Lo è an-che nell’eredità genetica tra-smessa attraverso l’architettu-ra di questo edificio in cui èscrittoquell’embrionedi spetta-colarizzare la produzione chefu il suo carattereoriginario».Non a caso, il tema dell’anno,

scelto dal nuovo consulente cul-turale Sapo Matteucci, è «Il ge-nioe la regolatezza».

Ottavo Salone, dal 18al 23 maggio, il pri-mo con la neonataFondazione che loàncoraaTorino, inti-

tolato al «Novantacinque %»,tanto è trascorso del nostro se-colo e quel che resta convienededicarlo a verifiche e bilanci,come abbiamo consumato (be-ne?male?) ilNovecento: questoil filo conduttore di convegni eincontri scelto da BeniaminoPlacido. Il logo è un Dick Tracyche conta le ore, il fumetto diChester Gould rivisitato dallapop art «rivelazione-rivoluzio-ne» delmodi di guardare, vede-re, rappresentare la cultura del«secolo breve», con Roy Li-chtenstein invitatod’onore.Tra gli ospiti chiamati a deli-

neare la loro biblioteca ideale

del ‘900, Norberto Bobbio, chein un’intervista ad Alberto Pa-puzzi dichiara: «Io appartengoa una generazione che è statacostretta a interessarsi di de-mocrazia dal momento in cuiha capito che la dittatura fasci-sta portava l’Italia alla catastro-fe».Tra i suoimaestri, il filosofoindica Stuart Mill e Tocquevil-le, Kelsen ePopper e «fuori dal-le opere disciplinari», Masse epotere di Canetti, che gli ha fat-to «vedere la politica anche co-me volto demoniaco del pote-re».Ma Bobbio non si ferma al-le letture d’obbligo per i suoistudi: «Sono stato un lettorepiuttosto disordinato, leggevodi tutto un po’. Leggevo anchemolti romanzi. Credo che ci sia-no poche persone che abbianoletto tanti romanzi di Balzac co-meme.Nella bibliotecadella ca-sa di camopagna c’era la Pléia-de dove l’opera di Balzac occu-pa molti volumi. Adesso di ro-manzi ne leggomeno.Ma letto-redisordinato sonorimasto».Intanto gli editori sono saliti

a900, i visitatoria 150mila enelcorso degli anni è salito pure ilprezzo del biglietto, dalle inizia-li 5.000 lire, raddoppiate l’annoscorso, ora si è ar-rivati alle12.000.

Torta con dieci candelineper il Salone dal 22 al 27maggio, e per la primavolta un Paese stranieroospite d’onore, la Fran-

cia. «Diciamocelo francamente -scrive suTuttolibriGiorgio Calca-gno - nessuno ci avrebbe scom-messosu, all’inizio.Cicredeva for-se Angelo Pezzana che aveva lan-ciato l’idesa.Cidovevacredere, fa-cendo coraggio a se stesso, GuidoAccornero, che l’aveva raccolta emessa a segno. Nessun altro. Ilprogetto era stato guardato condiffidenza da una parte del mon-do editoriale, visto con distaccodall’opinione pubblica, atteso concautela dalla stampa.Ma come, aTorino,quando lacapitaledell’edi-toria è aMilano.Ma come, far pa-gare un biglietto per vedere i li-bri? quando la gentenon entra

in libreria nemmeno gratis. Unaipotesi folle, non funzionerà». Ac-cantoungraficodimostrache l’in-credibile si è avverato: la crescitaprogressiva dei visitatori, dai 100mila dell’esordio ai 156 mila del1994 (con un solo calo nel ‘90, aquota 90mila) fino ai 232mila del‘96. Con parallelo aumento deglieditori, dagli iniziali 553 fino a1250, con uno spazio per gli standquasi triplicato, da 17.500 a46.484 metri quadri. Altrettantoimpressionanteilmoltiplicarside-gli incontri (da 18 il primo anno a184 l’annoscorso).«Torino può dunque esibire

questo fiore in più - scrivonoFrutteroeLucentini - un’intuizio-ne intelligente che dopo 10 anni èdiventata, come sempre, una ve-rità ovvia». Con un tale“avvenire” alle spalle, il magisteridearum Beniamino Placido sipermettedi proporre comeambi-zioso tema dell’anno nientemenoche «l’immortalità». Tuttolibrilancia il tradizionale referendumtra i lettori cheproclamano«eter-nodel ‘900»PrimoLevi.Giulio Einaudi ne ripercorre il

cammino di uomo e scrittore, ri-corda l’ultimo incontro, due gior-ni prima della tragica dipartita:«Cosa avvenne, nelle ore seguen-ti, nel suo animo schiacciato, nonèdatosapere».

Speciale Fiera XVI

Accornero, «che vocimaliziose della vigiliaavevano dato per tra-ballante», finalmentepuò annunciare: «La

Fondazione - l’organismo chedarà radici e stabilità al Salone -è cosa fatta».La settima edizione, dal 19

al 24 maggio - osserva NicoOrengo - «arriva dopo gli inizidi un anno non facile per i li-brai e gli editori, le elezioni po-litiche prima, quelle europeefra poco, i Mondiali di calciosubito dopo, “distrazioni” fortiper chiunque».Beniamino Placido, confer-

mato tutorculturale, hapuntatosuunomaggioal cinemachestaper compiere un secolo. «Oggi -scrive su Tuttolibri Gianni Ron-dolino - noi vediamo in largami-sura attraverso quello che pos-siamo chiamare lo sguardo fil-mico.Non solo,ma leggiamoan-che, in alcuni casi, come se ve-dessimo un film: per quella tra-sformazione della parola in im-magine, della narrazione verba-le in serie di inquadrature e se-quenze, che è propria del lin-guaggiocinematografico».ELiettaTornabuoni fa osser-

vare come «in principio il cine-maci ha cambiato fornendomo-delli di comportamento, di lin-guaggio, d’eleganza, di gestuali-tà, di seduzione amilioni di per-soned’ogniPaeseancora impac-ciate e inesperienti di vita socia-le o amorosa, ancora sfornite diformule, stilemi, e luoghi comu-ni quotidiani, ancora disarmatedi fronte alle parole e alle situa-zioni della modernità. I divi so-prattutto hollywoodiani sonostati non solamente o non tantoidoli internazionali, quantomae-stri di disinvoltura, professoridi uso del mondo, insegnanti diknowhow e di passepartout: por-tatori di segni fisici e verbaliomologanti ovunque le conven-zioni comportamentali, fornito-ri di risposte alle Grandi Do-mande dell’Esistenza (cosa mimetto, come lo faccio, che gli di-co, faròbrutta figura?)».

Tre illustrazionidi Stefano Faravelliper lo specialeFiera di TuttoLibri1992

Tuttolibri SABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPA XVII

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110

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mag

gio

2007

novità novità in libreria dal 10 maggio appuntamento in fieraFrançois OstMosè, Eschilo,SofocleAll’origine dell’immaginariogiuridico pp. 248, ! 15,00

Marino NiolaI Santi patroni pp. 192, ! 13,50

Walter SantagataLa fabbricadella culturaRitrovare la creatività peraiutare lo sviluppo del paesepp. 152, ! 10,00

Lorenzo RenziLe conseguenzedi un bacio L’episodio di Francesca nella«Commedia» di Dantepp. 312, ! 17,00

Venerdì 11 maggio 2007ore 17Padiglione 2Spazio Autori Calligaris B

Incontro conCarlo Augusto Vianoautore diStagioni filosoficheLa filosofia del Novecentofra Torino e l’Italia

Ne discutonoinsieme all’autoreAlberto Papuzzie Gianni Vattimo

Maria Antonietta TrasforiniNel segnodelle artisteDonne, professioni d’artee modernità pp. 232, ! 15,00

Vittorio EmilianiIl furoree il silenzio Vite di Gioachino Rossini pp. 528, ! 29,00

Page 15: 2007-05-05

Pagina Fisica: INSERTI - NAZIONALE - 17 - 05/05/07 - Pag. Logica: INSERTI/PAGINE [TTL16] - Autore: GIOCHI - Ora di stampa: 03/05/07 12.29

1991 1993 1994 1997

1992

1995

1996

UMORISMOINVETRINAECONSIGLIDI BARICCO

LANUOVACASAÈL’ANTICAOFFICINA

Le donne protagonistedel nono Salone, dal 16al 21 maggio. Beniami-no Placido ha propostoil tema con un punto in-

terrogativo: «Il secolo delledonne?». Così commenta NicoOrengo su Tuttolibri: «Per co-glierne l’interesse basterebberibaltare il titolo con il termine“uomo”, ne verrebbe fuori tut-ta la sua schematicità ristret-ta, maschilista. Quel “donna”accoglie tutto, fa da specchio,parla di sé e dell’altro. Fa riflet-tere. Può farci pensare, adesempio, che in letteraturaquella femminile è sempre sta-ta, o per molto tempo conside-rata, di serie B. Una letteratu-

ra per il mercato, per le granditirature. L’uomo faceva invecela letteratura di serie A, quellalucida, razionale. Poi si è assi-stito a una “femminilizzazione”della scritturamaschile, per ra-gioni di lettura, per ragioni dimercato. Anche molte scrittri-ci hanno cercato una scrittura“almaschile”, un cammino ver-so quella letteratura che gli uo-

mini dicevano di serie A. Nonsarebbe difficile tracciarneuna mappa. Confusione di ruo-li, ricerca di identità? Provoca-toriamente, sensibilmente, que-sto tema forte, “Il secolo delledonne?”, appare come il tenta-tivo di interrogarsi su un seco-lo, a paritàdi sessi».Tra gli ospiti, Claire Brete-

cher, la disegnatrice francese

deiFrustrati e diAgrippine, unamatita tenera e insieme crude-le, che in un’intervista a EnricoBenedetto racconta: «Per ledonne la nevrosi è uno stato dinatura. Inutile provare a elimi-narla. Fa parte del nostromon-docome l’inquinamento.Anchequandoci siamomesse a scopa-re in giro, negli Anni 70, quellaliberazione era in definitiva pri-gionia. Mica male, comunque,poter imbarcare maschi nonstop: bisogna pur dirlo in tempicalamitosi come questi. Invece,ecco le femministe di ieri cerca-re spasmodicamente un princi-pe azzurro per le loro grazie re-sidue. E invidiarmi il marito ca-rino che mi ritrovo. [...] Il fem-minismo aveva e ha tuttora lesue bravi ragioni. Smascherarel’uomo virtuale che popola lafantasia di noialtre ragazze.Manon si può dire che quelle de-nunce servissero a molto. Con-scie, le autrici hanno preso arazzolaremale».Nel refendum di Tuttolibri

per eleggere la più bella del’900 i lettori hannovotato la La-ra del Dottor Zivago, seguita daMicol (Il giardinodei FinziConti-ni) eAngelica (Il gattopardo).

L’ALLEGRIADI PLACIDO,L’AUSTERITÀDI BILANCIO

OMAGGIOALCINEMACHECOMPIEUNSECOLO

IL 95%DEL ’900 CONLELETTUREDI BOBBIO

DECENNALE,NELNOMEDIPRIMOLEVI,IMMORTALE

LEDONNE,L’ALTRAMETÀDELSECOLO

La storiaSi raggiunge il traguardodei dieci anni, raddoppiandogli editori (da 550 a 1200) e il pubblico (oltre 200mila visitatori)

La storiaDopo 4 edizioni il passaggio daTorino Esposizioni alla fabbrica del Lingotto,con«genio e regolatezza», e finalmente si intravede il traguardodi unaFondazione

Per il quarto anno aTorino Esposizioni,dal 16 al 20 maggio,840 editori, nuovoconsulente culturale

«il giovane Alessandro Baric-co», star ospite Vargas Llosa.Così in un’intervista a Tuttoli-bri il presidente Accorneroriassume il cammino percor-so: «Nell’88 c’erano l’entusia-smo e l’ansia del debutto, ave-vamo tutto da scoprire, è statala sagra dell’improvvisazione,maancheun successo inspera-to, con 100mila visitatori. L’an-no dopo abbiamo commessoun gravissimo errore, la psico-si del record: ci siamo ingran-diti e dispersi troppo, a scapitodella qualità. Già l’anno scorsoè iniziata la svolta: proposte se-lettive, meno dibattiti e conve-

gni. Adesso miglioreremo anco-ra: un salonea tema,un solo con-vegno, omeglio un ciclo di lezio-ni, sull’umorismo: perché sullachiacchiera e sulla mondanitàdeve prevalere il confronto diidee fra autori e lettori. E abbia-mo dato più spazio alla scuola,dovesi formano i lettori».E’ un anno di svolta, decisivo

per mettere a fuoco l’identitàdel Salone. Scrive Nico Orengonel suo commento su Tuttolibri:«Il veroproblemaèche il Salonemostraqualcheaffanno.Ancoranon si è arrivati a trasformarloin Fondazione, come le istituzio-ni cittadine avevano promesso,e il peso, finanziario e organizza-tivo, finisce col gravare sullespalle del suo inventore, GuidoAccornero, e su pochi sponsordallaborsanonpingue.«Ma il problema, prima an-

cora che finanziario, pare quel-lo di identità. [...] Torino cos’è?Un Salone mercato? Un Salo-ne vetrina? Come Salone mer-catoha saputo trasformare l’in-contro in enorme libreria. [...]ComeSalonevetrina ci porta li-bri che dal salone si aspettanoun lancio per le classifiche deipiù venduti [...] ComeSalone la-boratorio di idee, questo di To-rino, sembra incerto sulla posi-zionedaprendere. [...]«Forse un coordinamento sa-

rebbe necessario, necessario untema unificante. Puntare, cheso, su quel pubblico che non leg-ge, cercare il volto di chi si astie-ne. Indagare la scuola. Dotare ilsalonedi unprogrammaconcor-dato congli editori, che si svilup-pi oltre i suoi giorni d’apertura,così da dargli un carattere di la-boratoriopermanente».

Il sesto Salone, dal 20 al 25maggio, si annuncia moltoplacido. Placido nel signifi-cato di tranquillo e un po’anche dimesso, obbligata

scelta di austerità, per tagli albilancio (un 30%), risparmian-do anche su tartine e dolcettidella serata inaugurale. E placi-do nel senso di BeniaminoPlaci-do, neoregista dei dibattiti, chein un’intervista a Mirella Serri,nonostante tutto, lancia comeparola d’ordine l’allegria: «Io so-no una persona allegra per na-tura e l’idea che la cultura siaspesso e volentieri concepita co-mequalcosadi noioso se non ad-dirittura di tetro e dimalinconi-co, mi fa rabbrividire... Il libronon è un dovere ma una bellaemozione. Si paga con un po’ difatica. Ma anche giocare a ten-nis costa fatica... Leggere dà lacarica. Il volumedi cui si è appe-na letta la parola “fine”, anchequando si conclude con il suici-dio di Anna Karenina, dà unasferzatadi vitalità».Che il clima generale del Pae-

se comunque non sia dei miglio-ri, lo si rileva anchedal commen-to di Gianni Vattimo: «Il Salone,di cui quest’anno si dice che siamolto più austero e meno ram-pante, non soffre in realtà solodell’inerziadiTorinoné solo del-l’aria di crisi che ha colpito tantisettori dell’economia del Paese;ma anche, anzitutto, della“recessione intellettuale” che simanifesta nel nostro clamorosodisavanzo sia in termini econo-mici, di import-export librario,cinematografico, artistico, siacome vera e propria mancanzadi creatività da parte di intellet-tuali, artisti, saggisti e cultori discienze umane. [....] Può persinodarsi che una certa maggior so-brietà e austerità del Salone, do-po anni di boom e di vitalità unpo’ disordinata, ci faccia capireche quel che conta davvero, neilibri, è la loro intatta e inegua-gliata potenza di parlare all’ani-ma, il loro essere, alla lettera,l’ultima risorsa cui possiamo ri-correrepernonperderci».

Il Salone compie cinquean-ni e cambia casa: da Tori-noEsposizionial Lingotto,in via Nizza 294, porteaperte dal 21 al 26maggio.

«La nuova sede - scrivevamosu Tuttolibri - ha il fascino delMonumento, archeologia in-dustriale (“maestosità e eurit-mia”dicono imanuali di archi-tettura) e preistoria della lot-ta di classe (roccaforte opera-ia, organismo regolato damacchine e lancette, etica au-stera quanto feroce, nelle pa-gine di Gobetti e Gramsci, inquel lontano ‘23). Richiamerài 100 mila visitatori che per 4anni hanno affollato TorinoEsposizioni, sulle rive del Po,

tra il verde delValentino?». Ac-cornero ci scom-mette: «Abbia-mo mantenuto lapromessa: unasede più ampia eospitale, conpar-cheggi e servizi.Il vecchio Salo-ne appariva co-me un villaggio,con la sua piazzacentrale, con glistands dei grandieditori, e i corsi e levie laterali per i più piccoli. Ilnuovosarà inveceunacittà poli-centrica, con tanti quartieri, do-ve gli editori, grandi e piccoli, simescoleranno».Così, Oddone Camerana rie-

vocava la vocazione del Lingot-to: «Nato 70 anni fa ora bruciale tappe verso il suo nuovo as-setto definitivo. Ma il suo desti-no di luogo di spettacolo in sen-so lato - mostre, esposizioni,congressi, concerti - non solo èin linea con la vocazione fine se-colo e fine millennio di questonostro mondo di sfogare senzalimiti la voglia e la capacità diavere e fare spettacolo. Lo è an-che nell’eredità genetica tra-smessa attraverso l’architettu-ra di questo edificio in cui èscrittoquell’embrionedi spetta-colarizzare la produzione chefu il suo carattereoriginario».Non a caso, il tema dell’anno,

scelto dal nuovo consulente cul-turale Sapo Matteucci, è «Il ge-nioe la regolatezza».

Ottavo Salone, dal 18al 23 maggio, il pri-mo con la neonataFondazione che loàncoraaTorino, inti-

tolato al «Novantacinque %»,tanto è trascorso del nostro se-colo e quel che resta convienededicarlo a verifiche e bilanci,come abbiamo consumato (be-ne?male?) ilNovecento: questoil filo conduttore di convegni eincontri scelto da BeniaminoPlacido. Il logo è un Dick Tracyche conta le ore, il fumetto diChester Gould rivisitato dallapop art «rivelazione-rivoluzio-ne» delmodi di guardare, vede-re, rappresentare la cultura del«secolo breve», con Roy Li-chtenstein invitatod’onore.Tra gli ospiti chiamati a deli-

neare la loro biblioteca ideale

del ‘900, Norberto Bobbio, chein un’intervista ad Alberto Pa-puzzi dichiara: «Io appartengoa una generazione che è statacostretta a interessarsi di de-mocrazia dal momento in cuiha capito che la dittatura fasci-sta portava l’Italia alla catastro-fe».Tra i suoimaestri, il filosofoindica Stuart Mill e Tocquevil-le, Kelsen ePopper e «fuori dal-le opere disciplinari», Masse epotere di Canetti, che gli ha fat-to «vedere la politica anche co-me volto demoniaco del pote-re».Ma Bobbio non si ferma al-le letture d’obbligo per i suoistudi: «Sono stato un lettorepiuttosto disordinato, leggevodi tutto un po’. Leggevo anchemolti romanzi. Credo che ci sia-no poche persone che abbianoletto tanti romanzi di Balzac co-meme.Nella bibliotecadella ca-sa di camopagna c’era la Pléia-de dove l’opera di Balzac occu-pa molti volumi. Adesso di ro-manzi ne leggomeno.Ma letto-redisordinato sonorimasto».Intanto gli editori sono saliti

a900, i visitatoria 150mila enelcorso degli anni è salito pure ilprezzo del biglietto, dalle inizia-li 5.000 lire, raddoppiate l’annoscorso, ora si è ar-rivati alle12.000.

Torta con dieci candelineper il Salone dal 22 al 27maggio, e per la primavolta un Paese stranieroospite d’onore, la Fran-

cia. «Diciamocelo francamente -scrive suTuttolibriGiorgio Calca-gno - nessuno ci avrebbe scom-messosu, all’inizio.Cicredeva for-se Angelo Pezzana che aveva lan-ciato l’idesa.Cidovevacredere, fa-cendo coraggio a se stesso, GuidoAccornero, che l’aveva raccolta emessa a segno. Nessun altro. Ilprogetto era stato guardato condiffidenza da una parte del mon-do editoriale, visto con distaccodall’opinione pubblica, atteso concautela dalla stampa.Ma come, aTorino,quando lacapitaledell’edi-toria è aMilano.Ma come, far pa-gare un biglietto per vedere i li-bri? quando la gentenon entra

in libreria nemmeno gratis. Unaipotesi folle, non funzionerà». Ac-cantoungraficodimostrache l’in-credibile si è avverato: la crescitaprogressiva dei visitatori, dai 100mila dell’esordio ai 156 mila del1994 (con un solo calo nel ‘90, aquota 90mila) fino ai 232mila del‘96. Con parallelo aumento deglieditori, dagli iniziali 553 fino a1250, con uno spazio per gli standquasi triplicato, da 17.500 a46.484 metri quadri. Altrettantoimpressionanteilmoltiplicarside-gli incontri (da 18 il primo anno a184 l’annoscorso).«Torino può dunque esibire

questo fiore in più - scrivonoFrutteroeLucentini - un’intuizio-ne intelligente che dopo 10 anni èdiventata, come sempre, una ve-rità ovvia». Con un tale“avvenire” alle spalle, il magisteridearum Beniamino Placido sipermettedi proporre comeambi-zioso tema dell’anno nientemenoche «l’immortalità». Tuttolibrilancia il tradizionale referendumtra i lettori cheproclamano«eter-nodel ‘900»PrimoLevi.Giulio Einaudi ne ripercorre il

cammino di uomo e scrittore, ri-corda l’ultimo incontro, due gior-ni prima della tragica dipartita:«Cosa avvenne, nelle ore seguen-ti, nel suo animo schiacciato, nonèdatosapere».

Speciale Fiera XVI

Accornero, «che vocimaliziose della vigiliaavevano dato per tra-ballante», finalmentepuò annunciare: «La

Fondazione - l’organismo chedarà radici e stabilità al Salone -è cosa fatta».La settima edizione, dal 19

al 24 maggio - osserva NicoOrengo - «arriva dopo gli inizidi un anno non facile per i li-brai e gli editori, le elezioni po-litiche prima, quelle europeefra poco, i Mondiali di calciosubito dopo, “distrazioni” fortiper chiunque».Beniamino Placido, confer-

mato tutorculturale, hapuntatosuunomaggioal cinemachestaper compiere un secolo. «Oggi -scrive su Tuttolibri Gianni Ron-dolino - noi vediamo in largami-sura attraverso quello che pos-siamo chiamare lo sguardo fil-mico.Non solo,ma leggiamoan-che, in alcuni casi, come se ve-dessimo un film: per quella tra-sformazione della parola in im-magine, della narrazione verba-le in serie di inquadrature e se-quenze, che è propria del lin-guaggiocinematografico».ELiettaTornabuoni fa osser-

vare come «in principio il cine-maci ha cambiato fornendomo-delli di comportamento, di lin-guaggio, d’eleganza, di gestuali-tà, di seduzione amilioni di per-soned’ogniPaeseancora impac-ciate e inesperienti di vita socia-le o amorosa, ancora sfornite diformule, stilemi, e luoghi comu-ni quotidiani, ancora disarmatedi fronte alle parole e alle situa-zioni della modernità. I divi so-prattutto hollywoodiani sonostati non solamente o non tantoidoli internazionali, quantomae-stri di disinvoltura, professoridi uso del mondo, insegnanti diknowhow e di passepartout: por-tatori di segni fisici e verbaliomologanti ovunque le conven-zioni comportamentali, fornito-ri di risposte alle Grandi Do-mande dell’Esistenza (cosa mimetto, come lo faccio, che gli di-co, faròbrutta figura?)».

Tre illustrazionidi Stefano Faravelliper lo specialeFiera di TuttoLibri1992

Tuttolibri SABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPA XVII

Santa, martire, pazza, vergine.Chi è davvero Athena?“L’Amore arriva, si insedia e dirige tutto.Solo le anime molto forti si lasciano trasportare.E Athena era un’anima molto forte.”

Il nuovo romanzo di Paulo Coelho

www.lastregadiportobello.it

Page 16: 2007-05-05

Pagina Fisica: INSERTI - NAZIONALE - 18 - 05/05/07 - Pag. Logica: INSERTI/PAGINE [TTL18] - Autore: GIOCHI - Ora di stampa: 03/05/07 12.29

1998

1999 2000

2001POLEMICHE,CAMBI, GUAI:UNABELLAODISSEA

CHESFIDAMOBYDICK,RACCONTAL’AVVOCATO

TERZOMILLENNIO,SOCIETÀGLOBALE

CERCANDOLANATURAOLTREILGIARDINO

Filiamo al Salone, tito-la Tuttolibri: l’undice-simo-dal21al 25mag-gio (i giorni della Sin-done e della visita di

papaWojtyla) - conquattro fili(azzurro, rosso, verde e giallo)per definire i quattro filoni deidibattiti, anch’essi tornati nel-le sale colorate tra gli stand: ilsacro, la letteratura di fine se-colo, il Sud America e il thril-ler.Vigilia in affanno:Beniami-no Placido ha lasciato il postodi consulente a Bea Marin e aun «comitato di esperti», nonproprio in sintonia; Accorne-ro,perguai dibilancio, «ha fat-to un passo a lato nella gestio-ne, pur restandone l’anima».Commentando le consuetepo-lemiche (a che serve? dovevuole arrivare? non è megliofarloaMilano?o farlo itineran-te?), Edmondo Berselli osser-va: «Non c’è da appassionarsitroppo al destino del Salone.L’importante è di non sovrac-caricarlo di intenzioni, perquantonobili. Funziona fintan-to che è una fiera, una festa,unagranconfusione,una lotte-ria di libri. Finché insomma èpopolare. Perché alla fin finelapretesadi creare il consumo

dimassa con operazioni di élite,be’ non ha l’aria di essere unagrande idea».Propostadi un«usodisincan-

tato del libro» cui perviene at-traverso una riflessione sul rap-porto tra mercato asfittico(«quello librario è l’unico setto-re industriale chenonèdiventa-to un’area di consumo di mas-sa») e pubblico incolto (almenosecondoipessimisti, «il lettoreèunpovero idiota, incapacedi tut-to, che va accompagnato passopasso inunmondoostile»).Per Berselli «una delle ragio-

ni per cui i libri nonsi compranoe non si leggono consiste pro-prio nell’aura sacrale che i bi-bliofili attribuiscono alla cartastampata. Bisognerà capire chel’amore per i libri non si tramet-te a comando, che la devozionesacerdotale per il possesso diuna biblioteca è un vizio indivi-duale che non diventerà mai

una virtù dimassa. Dopo di che,si potrebbe cominciare a far ca-pire che i libri sono un oggettosecolarizzato, che non è neces-sario adorarli, ma che convieneusarli.Ho imparato daEco che ilibri vanno maltrattati, sottoli-neati, le pagine piegate: me nesono convinto molto tardi maadessomi accorgo di quanto so-no comode certe sottolineatureecerteorecchienellepagine».Tra lenovità,uno«Spazioun-

der 16», un’areariservataalle ri-viste e un «Caffè letterario»;ospite d’onore il neo Nobel ‘97DarioFo, l’ospite stranieroèan-cora la Francia. Per il suo refe-rendumTuttolibri domanda «Diche mito sei?» e i lettori scelgo-noUlisse,mentre si avvia l’odis-sea nel web di Internet e Stefa-noBartezzaghi avvisa: urge«in-tegrare la lettura che umetta ilpollice e la lettura che sposta ilmouse».

Tredicesima edizione,dall’11 al 15 maggio, co-mincia il terzo millen-nio, ne vedremo «Ditutti i colori» titolaTut-

tolibri. Tema conduttore è la so-cietà multietnica. Così lo pre-

senta Gianni Riotta: «Molti te-mononel nostro tempo la perdi-ta di identità. Sono i parrucconiche difendono il latino delle ac-cademie. Sono i seguaci di Hai-der, in culotte e cuoio. Sono i ra-gazzi e le ragazze colorate chetirano sassi a Seattle. Sono i ne-onazisti d’America e i Talebaniafghani. Gente perbene e mal-fattori, colti e ignoranti, ricchi epoveri, uniti solo da un obietti-vo. Difendere il proprio esserenell’epoca globale di Internet edintorni.«Noi, e crediamoancheErne-

sto Ferrero e gli altri organizza-tori della kermesse torinese,non siamo nella falange di colo-ro che temono per la propriaidentità nel 2000. Tutto al con-

trario. [...] Un saggio brillante,presto invecchiato, predicavalo scontro tra le civiltà, e unpamphlet bizzarro lo scontrotra Jihad, la guerra santa e ilmondo omogeneo del fast food.Trattasi di bubbole: colte, pati-nate, diffuse online, ma vere,chiare, bubbole a 24carati.«Lo scontro culturale del

mondo di oggi, di cui le giorna-te torinesi saranno teatro vi-vo, è tra due diverse concezio-ni della vita e della cultura.Tra chi vede nella propriaidentità un diamante freddo einflessibile, da difendere a tut-ti i costi, e chi invece è dispo-sto a perdere un’oncia, a conta-minarlo, mischiarlo, arricchir-lo, per integrarsi e rafforzarsi

nella congerie del pianeta.«E’ bello che sia Torino a

ospitare questo dibattito, per-ché di tutte le le nostre città To-rino è certo quella che di più, epiù drammaticamente, si stabattendo per diventare capitalemultietnica, ma senza smarrir-si, senza perdere il passato. Unluogo bizzarro, magico, dove cisono già scrittori italiani di et-nie lontane, e dove, tra non trop-pi anni, sentirete un arabo, uncingalese, un filippino, bere unbicerin lagnandosi piano: “Nonti pare che la vecchia Torino siaormaiperduta, neh?”».Tra gli stand, un giardino fio-

rito, a ombreggiare l’assenza diMondadori. Serata inauguralecon George Steiner («Abbiamo

più che mai bisogno di libri, maanche lorohannobisognodinoi.Qualpiùbel privilegiodi porcialloroservizio?»).Tra gli ospiti il Nobel Wal-

cott, Okri, Pamuk, Matvejevic elo storico Hobsbawm che pre-senta la sua Intervista sul nuovosecolo. Ad Alberto Papuzzi di-chiara: «La globalizzazione haaumentato la distanza fra la no-stra realtà e le decisioni soprat-tutto di carattere economico...Unenormeproblema: la grandedisuguaglianza, all’interno diuno stesso Paese e soprattuttoa livello internazionale, fra cetiche possono godere vantaggieconomici e tecnici e miliardi dipersone che non hanno accessoaquesterisorse».

La storiaDopo 11 anniAccornero lascia la suacreatura, parte la Fiera di Picchioni eFerrero

La storiaSi comincia il nuovo secolo interrogandosi su scontri e incontri tra civiltà e culturee sul futuro ecologico del pianeta (mentre uno spazio verde copre l’assenzadiMondadori)

Anno dodici, si cambia:il Salone diventa Fie-ra, con un nuovo logosempre disegnato daTesta. Accornero la-

scia la sua creatura (accasciatadal rosso dei bilanci), la guida

passa a Rolando Picchioni, neo-segretario della Fondazione delLibrodall’ottobre ‘98.ArrivaEr-nesto Ferrero, nuovo direttoreeditoriale, con due «consulenti»d’eccezione, Giuseppe Pontig-giaedEmilioTadini.Dal 12 al 16 maggio sarà «la

Fiera delle passioni» titola Tut-tolibri in copertina, illustrata daAltan. Prima fra tutte la passio-ne del leggere: «L’emozione -scrive Nico Orengo - gioca unruolo fondamentalenell’appren-dimento e allora un’attenzionetutta particolare va indirizzataallo scoccare di quella scintillache può segnalare la nascita diun futuro lettore. Proprio aibambini e dunque alla famigliala Fiera di quest’anno ha voluto

dedicareuna forteattenzione».Tuttolibri domanda a scritto-

ri, artisti, scienziati, imprendito-ri come abbiano coltivato il pia-cere della lettura e quali sianostati i migliori libri della loro vi-ta. «Da bambino leggevo Salga-ri, da ragazzo Moby Dick» rac-contaGiovanniAgnelli in una in-tervista a Lietta Tornabuoniche spiega: «pochi romanzi ri-sultano formativi come “quel li-bro malvagio” di Herman Mel-ville, avventura della conoscen-za ma anche del nichilismo sul-l’oceano vasto come il mondo,con il segretodella realtà affida-toallagrandebalenabiancaeal-lanaturaonnipotente, con la sfi-da irriducibile traMobyDicke ilcapitano Achab, figure mitiche

del romanzo americano. Al let-tore adoolescente del romanzopiacevano soprattutto la gran-dezzashakespeariana, il roman-ticismo byroniano, la tenaciad’una battagliamai abbandona-ta, lo spirito e la prassi della lot-ta. Adesso i gusti dell’avvocatoAgnelli sono cambiati ma nonradicalmente, non del tutto. E’ancora la grandezza di fatti cheportano gli uomini all’estremosottoponendoli a prove crucialie a prezzi terribili da pagarepervincere ad attrarlo nella letturadiStalingradodiAntonyBeevor[...] E’ il desiderio di rifletteresulla propria storia e dei propricoetanei a portarlo alla letturadelle memorie di Isaiah Berlinfitte di personaggi che Agnelli

ha conosciuto o incontrato nelcorso del tempo [...] Soprattut-to, per svago, infine l’avvocatolegge ora Le stanze di IndroMontanelli: libro regalatogli dal-l’autoredurante i festeggiamen-ti per il novantesimo complean-nodel giornalista italianopiù fa-moso».In Fiera Tuttolibri porta

«C’era una svolta» il gioco cheinvita i lettori a inventare nuovipersonaggi e cambiare i finalidelle fiabe.DanielPennac, inter-vistato da Enrico Benedetto, ri-corda che senza le favole mori-remmo: «Salvo eccezioni. Ieri,in treno, il mio vicino spiegavabrandendo un bilancio: “Io fac-cio solo lettureutili”.Non sa cheviviamograzieal sogno».

La natura, l’ambiente, ilpaesaggio: la Fiera -quattordicesimna edi-zione dal 17 al 21 mag-gio, per madrina Inge

Feltrinelli, paese ospite l’Olan-da - ha un cuore verde. PerTut-tolibri, il direttore Ernesto Fer-rero spiega cosa significa que-sta scelta, «oggi che il sentimen-to del paesaggio sembra ridottoagli imbonimenti degli spotpub-

blicitari (la carota della Naturaper il bastone del Consumo), al-le cartoline del turismo di mas-sa, o ai vagheggiamenti di uncertoambientalismosemplifica-to (natura buona contro Artifi-cio cattivo).Ha scritto ItaloCal-vino: “... La vera descrizioned’un paesaggio finisce per con-tenere la storia di quel paesag-gio, dell’insieme dei fatti chehanno lentamente contribuito adeterminare la formaconcui es-so si presenta ai nostri occhi,l’equilibrio che si manifesta inogni suo momento tra le forzeche lo tengono insieme e quelleche tendonoadisgregarlo”...Ge-ografia comeStoria, come scrit-tura di percorsi umani, work inprogress. Paesaggio come tem-popietrificato,memoriadaricu-perare, interrogare. La sua de-crittazionerichiedeacumedi se-miologo, pazienza d’antropolo-go,profonditàdi storico».

Invitata a scegliere il suo«giardino letterario» preferito,Marella Agnelli non ha dubbi:«E’ Il giardino di Elisabeth, il ro-manzo di Elisabeth von Arnimche racchiude non solo il mon-dodella natura (unanaturanor-dica, siamo in Pomerania), mala vita dell’autrice. ... Elisabethè stata la prima donna a “fare”un giardino, impresa sino allo-ra abitualmente affidata soload architetti, dimostrando unasorprendente capacità, anchenelladescrizione,di entrareneidettagli pur non essendo unaspecialista: mai pedante, anzidivertente, da quella gran don-nacheera».Natura a parte, consueta

giungla di dibattiti. Tra i libripresentati in anteprimaEditoriitaliani ieri e oggi (Laterza), dacui è tratto l’intervento del«gran capo» Mondadori GianArturo Ferrari, anticipato daTuttolibri: «Non sono moltod’accordo sull’identificazionetra editoria di progetto ed edi-toria a vocazione pedagogica,di pedagogia nazionale, volta al-la “formazione” dei lettori... Dieditori di progetto io ne ho vi-sti, da lontano, solo due: l’Einau-di degli Anni 50 e 60 e l’Adelphidalla metà degli Anni 60 allametà degli Anni 80.Un sistemadi inclusioni ed esclusioni fero-ci, una vera indifferenza al latoeconomico, considerato subor-dinato e servile, una fede asso-luta, titanica, in se stessi e nelnucleo delle proprie certezze...Oggi non vedo nulla del genereall’orizzonte e non so neppuresequelmodello potràmai ripre-sentarsi. Non ha più dunquemolto senso la contrapposizio-necon l’editoria commerciale».

Speciale Fiera XVIII

Il disegno di Altan perla copertina del nostrospeciale Fiera 1999

Tuttolibri SABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPA XIX

Nelle migliori edicole e librerie

Per informazioni e abbonamenti Tel: 02.3022.5680

In questo numero:Editoriale Marta Dassù e Lucia Annunziata

TransLatin Watch Il continente a una svolta

Idea America Latina: l’era dei governi populisti Sergio Romano, Moisés Naim, Hector E. Schamis, Carlo Jean, Rodrigo de Rato y Figaredo, Ian Bremmer, Philippe C. Schmitter, Luis E. Giusti L., Francisco Rodriguez, André Urani, Jonathan Power, Gabriele Garibaldi, Arturo Valenzuela, Lucía Dammert, Roger F. Noriega, Julia E. Sweig, Ted Galen Carpenter, Carlo Secchi

Scenario Europa: l’era dei governi impopolari Larry Siedentop, Silvio Fagiolo, Mark Leonard, Michael Stürmer, Paolo Scaroni, Daniel Vernet, Miguel Ángel Quintanilla Navarro, Angel Ubide, Ivan Krastev

Forum ItalianosMassimo D’Alema, Beppe Severgnini, Roberto Toscano, Giuseppe Schlitzer, Antonella Mori, Claudio Bisogniero

MacroRiccardo Perissich, Federico Fubini

Le letture di Aspen Valentina Pisanty

Page 17: 2007-05-05

Pagina Fisica: INSERTI - NAZIONALE - 19 - 05/05/07 - Pag. Logica: INSERTI/PAGINE [TTL18] - Autore: GIOCHI - Ora di stampa: 03/05/07 12.29

1998

1999 2000

2001POLEMICHE,CAMBI, GUAI:UNABELLAODISSEA

CHESFIDAMOBYDICK,RACCONTAL’AVVOCATO

TERZOMILLENNIO,SOCIETÀGLOBALE

CERCANDOLANATURAOLTREILGIARDINO

Filiamo al Salone, tito-la Tuttolibri: l’undice-simo-dal21al 25mag-gio (i giorni della Sin-done e della visita di

papaWojtyla) - conquattro fili(azzurro, rosso, verde e giallo)per definire i quattro filoni deidibattiti, anch’essi tornati nel-le sale colorate tra gli stand: ilsacro, la letteratura di fine se-colo, il Sud America e il thril-ler.Vigilia in affanno:Beniami-no Placido ha lasciato il postodi consulente a Bea Marin e aun «comitato di esperti», nonproprio in sintonia; Accorne-ro,perguai dibilancio, «ha fat-to un passo a lato nella gestio-ne, pur restandone l’anima».Commentando le consuetepo-lemiche (a che serve? dovevuole arrivare? non è megliofarloaMilano?o farlo itineran-te?), Edmondo Berselli osser-va: «Non c’è da appassionarsitroppo al destino del Salone.L’importante è di non sovrac-caricarlo di intenzioni, perquantonobili. Funziona fintan-to che è una fiera, una festa,unagranconfusione,una lotte-ria di libri. Finché insomma èpopolare. Perché alla fin finelapretesadi creare il consumo

dimassa con operazioni di élite,be’ non ha l’aria di essere unagrande idea».Propostadi un«usodisincan-

tato del libro» cui perviene at-traverso una riflessione sul rap-porto tra mercato asfittico(«quello librario è l’unico setto-re industriale chenonèdiventa-to un’area di consumo di mas-sa») e pubblico incolto (almenosecondoipessimisti, «il lettoreèunpovero idiota, incapacedi tut-to, che va accompagnato passopasso inunmondoostile»).Per Berselli «una delle ragio-

ni per cui i libri nonsi compranoe non si leggono consiste pro-prio nell’aura sacrale che i bi-bliofili attribuiscono alla cartastampata. Bisognerà capire chel’amore per i libri non si tramet-te a comando, che la devozionesacerdotale per il possesso diuna biblioteca è un vizio indivi-duale che non diventerà mai

una virtù dimassa. Dopo di che,si potrebbe cominciare a far ca-pire che i libri sono un oggettosecolarizzato, che non è neces-sario adorarli, ma che convieneusarli.Ho imparato daEco che ilibri vanno maltrattati, sottoli-neati, le pagine piegate: me nesono convinto molto tardi maadessomi accorgo di quanto so-no comode certe sottolineatureecerteorecchienellepagine».Tra lenovità,uno«Spazioun-

der 16», un’areariservataalle ri-viste e un «Caffè letterario»;ospite d’onore il neo Nobel ‘97DarioFo, l’ospite stranieroèan-cora la Francia. Per il suo refe-rendumTuttolibri domanda «Diche mito sei?» e i lettori scelgo-noUlisse,mentre si avvia l’odis-sea nel web di Internet e Stefa-noBartezzaghi avvisa: urge«in-tegrare la lettura che umetta ilpollice e la lettura che sposta ilmouse».

Tredicesima edizione,dall’11 al 15 maggio, co-mincia il terzo millen-nio, ne vedremo «Ditutti i colori» titolaTut-

tolibri. Tema conduttore è la so-cietà multietnica. Così lo pre-

senta Gianni Riotta: «Molti te-mononel nostro tempo la perdi-ta di identità. Sono i parrucconiche difendono il latino delle ac-cademie. Sono i seguaci di Hai-der, in culotte e cuoio. Sono i ra-gazzi e le ragazze colorate chetirano sassi a Seattle. Sono i ne-onazisti d’America e i Talebaniafghani. Gente perbene e mal-fattori, colti e ignoranti, ricchi epoveri, uniti solo da un obietti-vo. Difendere il proprio esserenell’epoca globale di Internet edintorni.«Noi, e crediamoancheErne-

sto Ferrero e gli altri organizza-tori della kermesse torinese,non siamo nella falange di colo-ro che temono per la propriaidentità nel 2000. Tutto al con-

trario. [...] Un saggio brillante,presto invecchiato, predicavalo scontro tra le civiltà, e unpamphlet bizzarro lo scontrotra Jihad, la guerra santa e ilmondo omogeneo del fast food.Trattasi di bubbole: colte, pati-nate, diffuse online, ma vere,chiare, bubbole a 24carati.«Lo scontro culturale del

mondo di oggi, di cui le giorna-te torinesi saranno teatro vi-vo, è tra due diverse concezio-ni della vita e della cultura.Tra chi vede nella propriaidentità un diamante freddo einflessibile, da difendere a tut-ti i costi, e chi invece è dispo-sto a perdere un’oncia, a conta-minarlo, mischiarlo, arricchir-lo, per integrarsi e rafforzarsi

nella congerie del pianeta.«E’ bello che sia Torino a

ospitare questo dibattito, per-ché di tutte le le nostre città To-rino è certo quella che di più, epiù drammaticamente, si stabattendo per diventare capitalemultietnica, ma senza smarrir-si, senza perdere il passato. Unluogo bizzarro, magico, dove cisono già scrittori italiani di et-nie lontane, e dove, tra non trop-pi anni, sentirete un arabo, uncingalese, un filippino, bere unbicerin lagnandosi piano: “Nonti pare che la vecchia Torino siaormaiperduta, neh?”».Tra gli stand, un giardino fio-

rito, a ombreggiare l’assenza diMondadori. Serata inauguralecon George Steiner («Abbiamo

più che mai bisogno di libri, maanche lorohannobisognodinoi.Qualpiùbel privilegiodi porcialloroservizio?»).Tra gli ospiti il Nobel Wal-

cott, Okri, Pamuk, Matvejevic elo storico Hobsbawm che pre-senta la sua Intervista sul nuovosecolo. Ad Alberto Papuzzi di-chiara: «La globalizzazione haaumentato la distanza fra la no-stra realtà e le decisioni soprat-tutto di carattere economico...Unenormeproblema: la grandedisuguaglianza, all’interno diuno stesso Paese e soprattuttoa livello internazionale, fra cetiche possono godere vantaggieconomici e tecnici e miliardi dipersone che non hanno accessoaquesterisorse».

La storiaDopo 11 anniAccornero lascia la suacreatura, parte la Fiera di Picchioni eFerrero

La storiaSi comincia il nuovo secolo interrogandosi su scontri e incontri tra civiltà e culturee sul futuro ecologico del pianeta (mentre uno spazio verde copre l’assenzadiMondadori)

Anno dodici, si cambia:il Salone diventa Fie-ra, con un nuovo logosempre disegnato daTesta. Accornero la-

scia la sua creatura (accasciatadal rosso dei bilanci), la guida

passa a Rolando Picchioni, neo-segretario della Fondazione delLibrodall’ottobre ‘98.ArrivaEr-nesto Ferrero, nuovo direttoreeditoriale, con due «consulenti»d’eccezione, Giuseppe Pontig-giaedEmilioTadini.Dal 12 al 16 maggio sarà «la

Fiera delle passioni» titola Tut-tolibri in copertina, illustrata daAltan. Prima fra tutte la passio-ne del leggere: «L’emozione -scrive Nico Orengo - gioca unruolo fondamentalenell’appren-dimento e allora un’attenzionetutta particolare va indirizzataallo scoccare di quella scintillache può segnalare la nascita diun futuro lettore. Proprio aibambini e dunque alla famigliala Fiera di quest’anno ha voluto

dedicareuna forteattenzione».Tuttolibri domanda a scritto-

ri, artisti, scienziati, imprendito-ri come abbiano coltivato il pia-cere della lettura e quali sianostati i migliori libri della loro vi-ta. «Da bambino leggevo Salga-ri, da ragazzo Moby Dick» rac-contaGiovanniAgnelli in una in-tervista a Lietta Tornabuoniche spiega: «pochi romanzi ri-sultano formativi come “quel li-bro malvagio” di Herman Mel-ville, avventura della conoscen-za ma anche del nichilismo sul-l’oceano vasto come il mondo,con il segretodella realtà affida-toallagrandebalenabiancaeal-lanaturaonnipotente, con la sfi-da irriducibile traMobyDicke ilcapitano Achab, figure mitiche

del romanzo americano. Al let-tore adoolescente del romanzopiacevano soprattutto la gran-dezzashakespeariana, il roman-ticismo byroniano, la tenaciad’una battagliamai abbandona-ta, lo spirito e la prassi della lot-ta. Adesso i gusti dell’avvocatoAgnelli sono cambiati ma nonradicalmente, non del tutto. E’ancora la grandezza di fatti cheportano gli uomini all’estremosottoponendoli a prove crucialie a prezzi terribili da pagarepervincere ad attrarlo nella letturadiStalingradodiAntonyBeevor[...] E’ il desiderio di rifletteresulla propria storia e dei propricoetanei a portarlo alla letturadelle memorie di Isaiah Berlinfitte di personaggi che Agnelli

ha conosciuto o incontrato nelcorso del tempo [...] Soprattut-to, per svago, infine l’avvocatolegge ora Le stanze di IndroMontanelli: libro regalatogli dal-l’autoredurante i festeggiamen-ti per il novantesimo complean-nodel giornalista italianopiù fa-moso».In Fiera Tuttolibri porta

«C’era una svolta» il gioco cheinvita i lettori a inventare nuovipersonaggi e cambiare i finalidelle fiabe.DanielPennac, inter-vistato da Enrico Benedetto, ri-corda che senza le favole mori-remmo: «Salvo eccezioni. Ieri,in treno, il mio vicino spiegavabrandendo un bilancio: “Io fac-cio solo lettureutili”.Non sa cheviviamograzieal sogno».

La natura, l’ambiente, ilpaesaggio: la Fiera -quattordicesimna edi-zione dal 17 al 21 mag-gio, per madrina Inge

Feltrinelli, paese ospite l’Olan-da - ha un cuore verde. PerTut-tolibri, il direttore Ernesto Fer-rero spiega cosa significa que-sta scelta, «oggi che il sentimen-to del paesaggio sembra ridottoagli imbonimenti degli spotpub-

blicitari (la carota della Naturaper il bastone del Consumo), al-le cartoline del turismo di mas-sa, o ai vagheggiamenti di uncertoambientalismosemplifica-to (natura buona contro Artifi-cio cattivo).Ha scritto ItaloCal-vino: “... La vera descrizioned’un paesaggio finisce per con-tenere la storia di quel paesag-gio, dell’insieme dei fatti chehanno lentamente contribuito adeterminare la formaconcui es-so si presenta ai nostri occhi,l’equilibrio che si manifesta inogni suo momento tra le forzeche lo tengono insieme e quelleche tendonoadisgregarlo”...Ge-ografia comeStoria, come scrit-tura di percorsi umani, work inprogress. Paesaggio come tem-popietrificato,memoriadaricu-perare, interrogare. La sua de-crittazionerichiedeacumedi se-miologo, pazienza d’antropolo-go,profonditàdi storico».

Invitata a scegliere il suo«giardino letterario» preferito,Marella Agnelli non ha dubbi:«E’ Il giardino di Elisabeth, il ro-manzo di Elisabeth von Arnimche racchiude non solo il mon-dodella natura (unanaturanor-dica, siamo in Pomerania), mala vita dell’autrice. ... Elisabethè stata la prima donna a “fare”un giardino, impresa sino allo-ra abitualmente affidata soload architetti, dimostrando unasorprendente capacità, anchenelladescrizione,di entrareneidettagli pur non essendo unaspecialista: mai pedante, anzidivertente, da quella gran don-nacheera».Natura a parte, consueta

giungla di dibattiti. Tra i libripresentati in anteprimaEditoriitaliani ieri e oggi (Laterza), dacui è tratto l’intervento del«gran capo» Mondadori GianArturo Ferrari, anticipato daTuttolibri: «Non sono moltod’accordo sull’identificazionetra editoria di progetto ed edi-toria a vocazione pedagogica,di pedagogia nazionale, volta al-la “formazione” dei lettori... Dieditori di progetto io ne ho vi-sti, da lontano, solo due: l’Einau-di degli Anni 50 e 60 e l’Adelphidalla metà degli Anni 60 allametà degli Anni 80.Un sistemadi inclusioni ed esclusioni fero-ci, una vera indifferenza al latoeconomico, considerato subor-dinato e servile, una fede asso-luta, titanica, in se stessi e nelnucleo delle proprie certezze...Oggi non vedo nulla del genereall’orizzonte e non so neppuresequelmodello potràmai ripre-sentarsi. Non ha più dunquemolto senso la contrapposizio-necon l’editoria commerciale».

Speciale Fiera XVIII

Il disegno di Altan perla copertina del nostrospeciale Fiera 1999

Tuttolibri SABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPA XIX

Page 18: 2007-05-05

Pagina Fisica: INSERTI - NAZIONALE - 20 - 05/05/07 - Pag. Logica: INSERTI/PAGINE [TTL20] - Autore: GIOCHI - Ora di stampa: 03/05/07 12.29

Compie 18 anni la Fiera(dal 5 al 9 maggio) e siabbandona al sogno,con l’ottimismo dellavolontà: il manifesto

«Tutti i libri del mondo /non èun sogno» invita a scoprire ilLingotto e a prepararsi a Tori-no capitale mondiale del libro2006. La scelta del tema indicache si accetta la sfida, che si èpronti a «bandire la parola im-possibile», proclama il napoleo-nico direttore Ernesto Ferrero,con all’occhiello una rosa di car-taAllemandi .Intervistato da Gabriella Bo-

sco,MarcAugé, l’antropologodeinon luoghi, dice:

«Lamia capitaledel libro sarebbeuna città in cui fermarsi a legge-re,pensare,magari scrivere,epoiripartire...Torino si prestaa com-porre la propria passeggiata co-me se si scrivesse un libro: flâne-rie, lectureetonrepart».EGiuseppeCulicchia si augu-

ra che «chi verrà nella Torino2006 e vedrà i torinesi leggerenella metroplitana o nei caffé onelle piazze o nei parchi godràdi questa visione inedita: la sfac-ciata, almeno per gli abitanti diquesta città, ostentazione di leg-gere un libro. Altro che veleggia-re sullo yacht di Briatore».Tuttolibri offre in copertina

una poesia di Alda Merini: «So-gno, limite estremo della paura/ dove s’affaccia la nostra infan-zia / mutevole ragazza che ge-me: / sogno, finestra dell’amore/ come angelica perfezione / tunon vedrai mai i passi della me-moria / né la morte che accom-pagna le speranze / se Lui non sifa vedere. / Ma chi è quel Luiche en- tra nellenostre stanze

/ senon lat e n e -

bra che dà luce, / se non il sognoche si raccomanda / se non la pa-rola che uno non diràmai / nean-chedopo lamorte».Protagonista della serata

inaugurale, al teatro Carigna-no, è la poetessa polaccaWislawa Szimborska, premioNobel 1996, da illustre scono-sciuta (quando Brodskij la citònel suo discorso d’apertura delprimo Salone del libro) diventa-ta una «scrittrice di culto». Ilsuo traduttore e critico PietroMarchesani su Tuttolibri spiega«il fenomeno» come sintesi dipiù fattori: «la straordinaria ca-pacità di aderire al reale... l’usodel linguaggio della modernità,cioè della complessità... un for-tissimo senso della propria indi-vidualità e al tempo stesso dellacondivisione... una raffinata sa-pienza linguistica e letteraria euna non comune capacità di dia-logo, di interrogarsi sul mon-do... conservandoquell’inesauri-bile stupore dei bambini picco-li... Ogni sua poesia è per il letto-re una voce che gli dà voce».Tra le nuove iniziative della

Fiera - quest’anno senzamadri-na (non è stato possibile a Ro-milda Bollati accogliere l’invi-to), paese ospite il Portogallo,grande festa d’apertura nellasuntuosa reggia di Venaria - c’è«Lingua madre», in collabora-zione con la Regione Piemonte:una cinquantina di scrittori estudiosi africani, asiatici, latino-americani per conoscere le ra-dici di chi proviene da mondiconsiderati «altri».

E poi, aspettando le Olim-piadi, un ciclo di incontriche affrontano il temadella competizione in tut-te le sue forme.

2002 2003 2005 2006

2004

RITROVAREILTEMPO,CONL’EURODOPOL’ 11/9

I COLORI,SFUMATUREDELLE IDEEEDELCUORE

LAMAGGIORETÀESOGNINONSOLOOLIMPICI

E’ STATAESARÀUNALUNGAAVVENTURA

Forse per scara-manzia, per la suaedizione n. 17 la Fiera- dal 6 al 10 maggio - hascelto la comicità, l’umo-

rismo, la satira, con lo slogan«Leggi che ti passa». Commentasu Tuttolibri Carlo Fruttero:«Raccontare un libro che ti hafattoridereèunpo’ comeraccon-tare un fuoco d’artificio, o lo vedicoi tuoi occhi o altrimenti resta-no solo scintille nel buio». Poi, ri-percorrendo i suoi umoristi pre-feriti, dal Jerome K. Jerome diTre uomini in barca aWodehousea Dorothy Parker, osserva: «so-no racconti che si assaporanoco-me chicche prelibate, ora dolcis-sime al palato, ora piccanti, oraamarognole, sempre comunqueprezioseper risollevare ilmoraledi chi legge. Sarebbe allora que-sto in conclusione lo scopo del-l’umorismo in letteratura? Avreinon poco imbarazzo a risponde-re. E’ un po’ come per le barzel-lette, tutto dipende dalla verve(dallo stile) di chi le racconta. Laminuziosadescrizionedi unamo-struosamacchina di tortura nonparrebbe aver nulla di esilaran-te, così a prima vista. Ma se èKafkache lamette inpiedi...».Su La Stampa Ernesto Ferre-

ro motiva così la scelta del tema:«Ironia e satira servono a rende-re più vivibile una società. E in-versamente: l’incapacitàdi sorri-so corrisponde a una lettura rigi-

da, bloccata della realtà. Chi nonpossiede il minimo senso del-l’umorismo è un talebano poten-ziale, pericoloso a sé e agli altri.Negli ultimi tempi il comico si èpreso una rivincita anche troppoclamorosa, al punto che l’anticoeccessodi deprecazionesi è rove-sciato in un consumo di massa:impazzano lebarzellette, si rideesghignazza senza guardare trop-poper il sottile».E proprio su questo insiste

MarcoBelpoliti, ancora suTutto-libri: «Oggi che la comicità èovunque, che il comico sembradiventato la forma stessa del-l’espressionesocialenellapolitcacomenella pubblicità, nel discor-so pubblico come in quello priva-to si capisce quale abissale di-stanza vi sia tra il discorso sov-versivo (quello teorizzato da Ba-chtin, studiato da Camporesi,narratodaCelati,messo in scenada Scabia) e la comicità qualemezzo per far cassetta o, peggioancora, come sistema consolato-rio di un’intera società che cerca

di ridere continuamente di sestessa, incapace di vedersi allospecchio se non attraverso le fat-tezze edulcorate e normative deipropri comici, siano essi unama-schera televisiva o un politicocheraccontabarzellette».MadrinadellaFieraèMartina

Mondadori, bisnipote di Arnol-do, che in un intervista ad AlainElkann si sofferma sul difficilerapporto tra i giovani e i libri:«Se dovessi pensare a un modoper incentivare la lettura, credoche la forza dell’esempio in casasia fondamentale. E’ importantevedere i genitori con un libro inmanoe sentirliparlaredi libri».Il paeseospiteè laGrecia, tra i

suoi scrittori Vassilis Vassilikos.L’autorediZ. L’orgiadel poteredi-chiara a Cesare Martinetti: «Hodei legami forti con Torino.Gramsci e Pavese. Da un puntodi vista politico io sono sonogramsciano.Poi ItaloCalvino...Epoi la cosa più importante, la Ju-ve...: tutta la Juventus, sempre, èunconcetto,un’idea».

LEGGI CHETI PASSA,LA RIVINCITADELCOMICO

La storiaTorino «capitale mondiale del libro» guarda già al nuovo traguardo del 2011,Tuttolibri festeggia i suoi 30 anni, i visitatori superano l’impensabile quota 300mila

La storiaUnpassaggio decisivo, nell’annod’avvio dellamoneta europea,mentreilmondoaffronta lo choc delleTorriGemelle e l’Italia si divide suBerlusconi

Come passa il tempo...«Giùal Valentino - ri-corda Nico Orengo -,fra stand di marmi,entusiasmo e un po’

di improvvisazione nacque ilprimoSalonedel Libro. Oggi laFiera compie, al Lingotto, isuoi quindici anni. Di tempo neèpassato, fra alti e qualchebas-so, la festa intorno al libro, adautori, editori e lettori è cre-sciuta, si è apertaadospiti stra-nieri. E’ un adolescente in cre-scita, che quest’anno affrontaun tema importante, uno diquelli da spremer le meningi efar venire le rughe: sì, lui, iltempo».Tuttolibri propone un suo

viaggio del tempo nel roman-zo, nella storia, nella scienza,nell’anima. «Senza il tempo -scrive Marco Belpoliti non sa-rebbe pensabile nessuna for-ma di narrazione. Il romanzoha bisogno del tempo: del suo edel nostro... La letteratura del‘900, con Proust, Joyce, Kafkaè diventata la vera macchinache manipola, dilata o compri-meapiacereogniminuto, ritro-va il passato, inventa il futuro,infrange ogni sequenza crono-logica, lineare ed esatta (come

l’arte ha fatto con lo spazio), siimmerge in un flusso interioreininterrotto... Ma oggi si profilaun ritorno all’ordine: forse per-ché abbiamo sempremeno tem-po, forse perché sempre più iltempoèdenaro».Quanto al denaro la quindice-

sima edizione - dal 16 al 20 mag-gio, madrina Elvira Sellerio, ol-tre 1000 editori, ospite stranierola Catalogna -, è la prima con lanuovamonetaunica europea: bi-glietto a 7 euro (l’anno scorsoerano 12.000 lire). E quanto all’«ordine», è la prima dopo loschock dell’11 settembre, l’atten-tato dei fondamentalisti islamicialle Torri gemelle di New York.InFieraSamuelHuntingtonpre-senta i nuovi scenari internazio-nali, di fronte all’incombente«scontrodi civiltà».Quanto poi alla più modesta

scena politica di casa nostra,Pier Luigi Battista, su La Stam-pa, osservache«sono finiti gli an-ni del lamento di destra. Da lu-stri ormai la Fieraveniva accom-pagnatadaimugugni e dalle pro-testedi unaculturapoliticagene-ricamente etichettata come “didestra” incline a immaginare lakermesse il luogo deputato della“egemonia culturale della sini-stra”...Nel ‘94 la Fiera si trasfor-mò in una chiassosa tribuna del-la “nuova resistenza”aBerlusco-ni. L’anno scorso, il centro de-stra aveva appena vinto le elzio-ni e nelle sale del Lingotto vennemesso in scena lo sconfortodellasinistraall’indomanidella disfat-ta». Invece quest’anno sarà laFiera «delle scelte bipartisan»,inauguratadal presidentedelSe-nato Marcello Pera. Si segnala«una nuova atmosfera ecumeni-ca, un’attenzione“pluralista”».

Un Lingotto arlecchi-no, dal 15 al 19 mag-gio, invita a racconta-re i colori. «Il logoche la Fiera si è dato

5 anni fa, sette barre di coloreche sono altrettanti dorsi di li-bri - scrive su La StampaErne-sto Ferrero - e lo stesso motivoconduttore dell’edizione 2003,i colori, ci ricordano che l’im-magine della realtà è fatta dimilioni di sfumature diverse. Ibuoni libri fanno proprio que-sto: si occupanodi sfumature, eci aiutano a distinguerle.Tutto-libri affronta il tema con i suoicollaboratori, a Massimo Gra-mellini tocca il «rosa», coloresimbolo della posta del cuore:«Faccio questomestiere da cin-que anni - scrive -. Giornalismodell’anima. Consiste nel legge-re emozioni, sceglierne una lasettimana e pubblicarla dopoaverle cambiato i nomi, talvol-ta anche quando i protagonistinon me lo chiedono. E’ il miomodo di difendere coloro chescrivono dagli sguardi dei pet-tegoli e dal demone del narcisi-smo, di ribadire la differenzache passa tra chi si affanna intv a strepitare i suoi guai spes-so inventati e chi invece li affi-

da al silenzio senza faccia di unpezzo di carta o di una e-mail...Ho indossato il giubbotto anti-proiettile che infilo sempre so-pra le emozioni quando entronella città delle parole assedia-ta da solitudini, sogni e tradi-menti... Ho sfogliato le primelettere: parlavanodi amori sca-duti, adolescenti imbranati,sensi di colpaassortiti...».LaFiera, giunta alla sedicesi-

ma edizione - madrina Roselli-naArchinto, Paese ospite il Ca-nada - , «è ormai tra i simboliconosciuti e vitali di unaTorinonon più soltanto città fabbrica -scrive su Tuttolibri MarcelloSorgi - ma anche multicultura-le e multietnica fabbrica diidee, di iniziative, di futuro: pen-satea dueoccasioni formidabilicome le Olimpiadi del 2006 e icentocinquant’anni dell’unitàd’Italia del 2011, per i quali, inco-raggiati dal presidente Ciampi,già fervono i progetti... Il salonenato nel 1988 ha fatto di Torinouna “capitale del libro”, resi-stendo alle reiterate polemichesulle ipotesi di trasferimento aMilano: la città laboratorio haprevalso, forte di una tradizio-ne editoriale che va da Pombaalla Einaudi, alla Utet, a Para-via, a Bollati Boringhieri. E chela Fiera sia un perno di questolaboratorio è provato dalle atti-vità permanenti con le quali du-rante l’anno coinvolge scuole emusei.Nonè forse soltantounacoincidenzachecon laFiera siacresciuta a Torino una nuovagenerazione di scrittori: Tori-no può vantare il maggior nu-mero di esordienti nell’ultimodecennio, indipendentementedalla prima scuola di scritturaitaliana, laHoldendiBaricco».

E’stata fin dall’inizio esarà un’avventura. Iltema della dicianno-vesimaFiera, dal 4 al-l’8 maggio, è insieme

una diagnosi e un augurio: «Ilsenso dell’avventura - osservaErnesto Ferrero su La Stampa -è il tratto distintivo della societàumana. E’ la curiosità, la vogliadi andare oltre, di mettersi allaprova,di sfidare leproprie capa-cità e tutto quello che ci appareostile». Tuttolibri svolge il temanelle sue multiformi diramazio-ni, dalla letteratura alla scienza,dall’arte al cinema e ne mostrala complessità e lemetamorfosi.ScriveadesempioLiettaTorna-buoni: «L’avventura quasi nonc’èpiù:gli effetti speciali sostitui-scono l’ignoto, lo spavento, lo spi-rito di scoperta, l’ardire umano.Tutto il cinema mondiale si èpuerilizzato, l’avventurasi fram-menta in sottogeneri: fantasy,thriller, azione, film derivati dafumetti. Soprattutto horror, di-venuto il prediletto dell’esplora-zione nell’atrocità e dei ragazziamantidell’estremo».L’anno felix per Torino, insie-

me capitale mondiale del libro esede delle olimpiadi invernali,coincidecon i trent’annidiTutto-

libri, festeggiati in Fiera con unreading,guidatodaAlbertoSini-gaglia, fraGiulioAnselmi eArri-go Levi, che con Carlo Casale-gnovarònel 1976 il primonume-ro del nostro supplemento.Trent’anni ripercorsi sceglien-do e leggendo per ognuno un li-brodanondimenticare.Serata inaugurale al Palaiso-

zaki con «Bookstock», nottebianca di reading e musiche fir-mata Baricco-Vacis. Ospite an-nunciato,attesoenonpervenutoil Nobel Saramago (mentre Coe-hlosarà inseguitoecoccolatodaifanscomeunastar).MadrinaEl-da Tessore, prezzo invariato a 7euro,ma per la prima volta dalleoriginiobbligodibiglietto (a 5eu-ro)ancheper i «professionali» (li-brai, insegnanti, bibliotecari, tra-duttori, consulenti editoriali)con immediati malumori: «Macome, proprio quest’anno, quan-do la promozione del libro, vistoche Torino ne è la capitale mon-diale, dovrebbe essere al massi-mo?».Nonostante ciò, è stato untrionfo: a conti chiusi, 300 milavisitatori, superataogniprevisio-ne anche ottimistica, 80 mila inpiù (cioè ben il 40%) dello scorsoanno, e in aumento anche le ven-dite, tutto esaurito in molti degli800 incontri. «Perché stupirsi? -si domanda infine Ferrero trac-ciando un bilancio per La Stam-pa -. Le trivelle dellaFiera edi al-tri eventi hanno rivelato giaci-menti di lettori che fino a ierisembravano impensabili. Ades-so si trattadi servirli sempreme-glio, di non lasciare cadere quel-lo che con un po’ di enfasi po-tremmo anche chiamare il nuo-vo Rinascimento del libro». E al-lora: che l’avventuracontinui, ol-tre i confini, conbuoniventi.

Uno dei disegnidi Irene Bedinoper lo speciale Fiera2005

Speciale Fiera XX

«Sei libri»opera di Salvoper la copertinadello specialeFiera 2003

Tuttolibri SABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPA XXI

Page 19: 2007-05-05

Pagina Fisica: INSERTI - NAZIONALE - 21 - 05/05/07 - Pag. Logica: INSERTI/PAGINE [TTL20] - Autore: GIOCHI - Ora di stampa: 03/05/07 12.30

Compie 18 anni la Fiera(dal 5 al 9 maggio) e siabbandona al sogno,con l’ottimismo dellavolontà: il manifesto

«Tutti i libri del mondo /non èun sogno» invita a scoprire ilLingotto e a prepararsi a Tori-no capitale mondiale del libro2006. La scelta del tema indicache si accetta la sfida, che si èpronti a «bandire la parola im-possibile», proclama il napoleo-nico direttore Ernesto Ferrero,con all’occhiello una rosa di car-taAllemandi .Intervistato da Gabriella Bo-

sco,MarcAugé, l’antropologodeinon luoghi, dice:

«Lamia capitaledel libro sarebbeuna città in cui fermarsi a legge-re,pensare,magari scrivere,epoiripartire...Torino si prestaa com-porre la propria passeggiata co-me se si scrivesse un libro: flâne-rie, lectureetonrepart».EGiuseppeCulicchia si augu-

ra che «chi verrà nella Torino2006 e vedrà i torinesi leggerenella metroplitana o nei caffé onelle piazze o nei parchi godràdi questa visione inedita: la sfac-ciata, almeno per gli abitanti diquesta città, ostentazione di leg-gere un libro. Altro che veleggia-re sullo yacht di Briatore».Tuttolibri offre in copertina

una poesia di Alda Merini: «So-gno, limite estremo della paura/ dove s’affaccia la nostra infan-zia / mutevole ragazza che ge-me: / sogno, finestra dell’amore/ come angelica perfezione / tunon vedrai mai i passi della me-moria / né la morte che accom-pagna le speranze / se Lui non sifa vedere. / Ma chi è quel Luiche en- tra nellenostre stanze

/ senon lat e n e -

bra che dà luce, / se non il sognoche si raccomanda / se non la pa-rola che uno non diràmai / nean-chedopo lamorte».Protagonista della serata

inaugurale, al teatro Carigna-no, è la poetessa polaccaWislawa Szimborska, premioNobel 1996, da illustre scono-sciuta (quando Brodskij la citònel suo discorso d’apertura delprimo Salone del libro) diventa-ta una «scrittrice di culto». Ilsuo traduttore e critico PietroMarchesani su Tuttolibri spiega«il fenomeno» come sintesi dipiù fattori: «la straordinaria ca-pacità di aderire al reale... l’usodel linguaggio della modernità,cioè della complessità... un for-tissimo senso della propria indi-vidualità e al tempo stesso dellacondivisione... una raffinata sa-pienza linguistica e letteraria euna non comune capacità di dia-logo, di interrogarsi sul mon-do... conservandoquell’inesauri-bile stupore dei bambini picco-li... Ogni sua poesia è per il letto-re una voce che gli dà voce».Tra le nuove iniziative della

Fiera - quest’anno senzamadri-na (non è stato possibile a Ro-milda Bollati accogliere l’invi-to), paese ospite il Portogallo,grande festa d’apertura nellasuntuosa reggia di Venaria - c’è«Lingua madre», in collabora-zione con la Regione Piemonte:una cinquantina di scrittori estudiosi africani, asiatici, latino-americani per conoscere le ra-dici di chi proviene da mondiconsiderati «altri».

E poi, aspettando le Olim-piadi, un ciclo di incontriche affrontano il temadella competizione in tut-te le sue forme.

2002 2003 2005 2006

2004

RITROVAREILTEMPO,CONL’EURODOPOL’ 11/9

I COLORI,SFUMATUREDELLE IDEEEDELCUORE

LAMAGGIORETÀESOGNINONSOLOOLIMPICI

E’ STATAESARÀUNALUNGAAVVENTURA

Forse per scara-manzia, per la suaedizione n. 17 la Fiera- dal 6 al 10 maggio - hascelto la comicità, l’umo-

rismo, la satira, con lo slogan«Leggi che ti passa». Commentasu Tuttolibri Carlo Fruttero:«Raccontare un libro che ti hafattoridereèunpo’ comeraccon-tare un fuoco d’artificio, o lo vedicoi tuoi occhi o altrimenti resta-no solo scintille nel buio». Poi, ri-percorrendo i suoi umoristi pre-feriti, dal Jerome K. Jerome diTre uomini in barca aWodehousea Dorothy Parker, osserva: «so-no racconti che si assaporanoco-me chicche prelibate, ora dolcis-sime al palato, ora piccanti, oraamarognole, sempre comunqueprezioseper risollevare ilmoraledi chi legge. Sarebbe allora que-sto in conclusione lo scopo del-l’umorismo in letteratura? Avreinon poco imbarazzo a risponde-re. E’ un po’ come per le barzel-lette, tutto dipende dalla verve(dallo stile) di chi le racconta. Laminuziosadescrizionedi unamo-struosamacchina di tortura nonparrebbe aver nulla di esilaran-te, così a prima vista. Ma se èKafkache lamette inpiedi...».Su La Stampa Ernesto Ferre-

ro motiva così la scelta del tema:«Ironia e satira servono a rende-re più vivibile una società. E in-versamente: l’incapacitàdi sorri-so corrisponde a una lettura rigi-

da, bloccata della realtà. Chi nonpossiede il minimo senso del-l’umorismo è un talebano poten-ziale, pericoloso a sé e agli altri.Negli ultimi tempi il comico si èpreso una rivincita anche troppoclamorosa, al punto che l’anticoeccessodi deprecazionesi è rove-sciato in un consumo di massa:impazzano lebarzellette, si rideesghignazza senza guardare trop-poper il sottile».E proprio su questo insiste

MarcoBelpoliti, ancora suTutto-libri: «Oggi che la comicità èovunque, che il comico sembradiventato la forma stessa del-l’espressionesocialenellapolitcacomenella pubblicità, nel discor-so pubblico come in quello priva-to si capisce quale abissale di-stanza vi sia tra il discorso sov-versivo (quello teorizzato da Ba-chtin, studiato da Camporesi,narratodaCelati,messo in scenada Scabia) e la comicità qualemezzo per far cassetta o, peggioancora, come sistema consolato-rio di un’intera società che cerca

di ridere continuamente di sestessa, incapace di vedersi allospecchio se non attraverso le fat-tezze edulcorate e normative deipropri comici, siano essi unama-schera televisiva o un politicocheraccontabarzellette».MadrinadellaFieraèMartina

Mondadori, bisnipote di Arnol-do, che in un intervista ad AlainElkann si sofferma sul difficilerapporto tra i giovani e i libri:«Se dovessi pensare a un modoper incentivare la lettura, credoche la forza dell’esempio in casasia fondamentale. E’ importantevedere i genitori con un libro inmanoe sentirliparlaredi libri».Il paeseospiteè laGrecia, tra i

suoi scrittori Vassilis Vassilikos.L’autorediZ. L’orgiadel poteredi-chiara a Cesare Martinetti: «Hodei legami forti con Torino.Gramsci e Pavese. Da un puntodi vista politico io sono sonogramsciano.Poi ItaloCalvino...Epoi la cosa più importante, la Ju-ve...: tutta la Juventus, sempre, èunconcetto,un’idea».

LEGGI CHETI PASSA,LA RIVINCITADELCOMICO

La storiaTorino «capitale mondiale del libro» guarda già al nuovo traguardo del 2011,Tuttolibri festeggia i suoi 30 anni, i visitatori superano l’impensabile quota 300mila

La storiaUnpassaggio decisivo, nell’annod’avvio dellamoneta europea,mentreilmondoaffronta lo choc delleTorriGemelle e l’Italia si divide suBerlusconi

Come passa il tempo...«Giùal Valentino - ri-corda Nico Orengo -,fra stand di marmi,entusiasmo e un po’

di improvvisazione nacque ilprimoSalonedel Libro. Oggi laFiera compie, al Lingotto, isuoi quindici anni. Di tempo neèpassato, fra alti e qualchebas-so, la festa intorno al libro, adautori, editori e lettori è cre-sciuta, si è apertaadospiti stra-nieri. E’ un adolescente in cre-scita, che quest’anno affrontaun tema importante, uno diquelli da spremer le meningi efar venire le rughe: sì, lui, iltempo».Tuttolibri propone un suo

viaggio del tempo nel roman-zo, nella storia, nella scienza,nell’anima. «Senza il tempo -scrive Marco Belpoliti non sa-rebbe pensabile nessuna for-ma di narrazione. Il romanzoha bisogno del tempo: del suo edel nostro... La letteratura del‘900, con Proust, Joyce, Kafkaè diventata la vera macchinache manipola, dilata o compri-meapiacereogniminuto, ritro-va il passato, inventa il futuro,infrange ogni sequenza crono-logica, lineare ed esatta (come

l’arte ha fatto con lo spazio), siimmerge in un flusso interioreininterrotto... Ma oggi si profilaun ritorno all’ordine: forse per-ché abbiamo sempremeno tem-po, forse perché sempre più iltempoèdenaro».Quanto al denaro la quindice-

sima edizione - dal 16 al 20 mag-gio, madrina Elvira Sellerio, ol-tre 1000 editori, ospite stranierola Catalogna -, è la prima con lanuovamonetaunica europea: bi-glietto a 7 euro (l’anno scorsoerano 12.000 lire). E quanto all’«ordine», è la prima dopo loschock dell’11 settembre, l’atten-tato dei fondamentalisti islamicialle Torri gemelle di New York.InFieraSamuelHuntingtonpre-senta i nuovi scenari internazio-nali, di fronte all’incombente«scontrodi civiltà».Quanto poi alla più modesta

scena politica di casa nostra,Pier Luigi Battista, su La Stam-pa, osservache«sono finiti gli an-ni del lamento di destra. Da lu-stri ormai la Fieraveniva accom-pagnatadaimugugni e dalle pro-testedi unaculturapoliticagene-ricamente etichettata come “didestra” incline a immaginare lakermesse il luogo deputato della“egemonia culturale della sini-stra”...Nel ‘94 la Fiera si trasfor-mò in una chiassosa tribuna del-la “nuova resistenza”aBerlusco-ni. L’anno scorso, il centro de-stra aveva appena vinto le elzio-ni e nelle sale del Lingotto vennemesso in scena lo sconfortodellasinistraall’indomanidella disfat-ta». Invece quest’anno sarà laFiera «delle scelte bipartisan»,inauguratadal presidentedelSe-nato Marcello Pera. Si segnala«una nuova atmosfera ecumeni-ca, un’attenzione“pluralista”».

Un Lingotto arlecchi-no, dal 15 al 19 mag-gio, invita a racconta-re i colori. «Il logoche la Fiera si è dato

5 anni fa, sette barre di coloreche sono altrettanti dorsi di li-bri - scrive su La StampaErne-sto Ferrero - e lo stesso motivoconduttore dell’edizione 2003,i colori, ci ricordano che l’im-magine della realtà è fatta dimilioni di sfumature diverse. Ibuoni libri fanno proprio que-sto: si occupanodi sfumature, eci aiutano a distinguerle.Tutto-libri affronta il tema con i suoicollaboratori, a Massimo Gra-mellini tocca il «rosa», coloresimbolo della posta del cuore:«Faccio questomestiere da cin-que anni - scrive -. Giornalismodell’anima. Consiste nel legge-re emozioni, sceglierne una lasettimana e pubblicarla dopoaverle cambiato i nomi, talvol-ta anche quando i protagonistinon me lo chiedono. E’ il miomodo di difendere coloro chescrivono dagli sguardi dei pet-tegoli e dal demone del narcisi-smo, di ribadire la differenzache passa tra chi si affanna intv a strepitare i suoi guai spes-so inventati e chi invece li affi-

da al silenzio senza faccia di unpezzo di carta o di una e-mail...Ho indossato il giubbotto anti-proiettile che infilo sempre so-pra le emozioni quando entronella città delle parole assedia-ta da solitudini, sogni e tradi-menti... Ho sfogliato le primelettere: parlavanodi amori sca-duti, adolescenti imbranati,sensi di colpaassortiti...».LaFiera, giunta alla sedicesi-

ma edizione - madrina Roselli-naArchinto, Paese ospite il Ca-nada - , «è ormai tra i simboliconosciuti e vitali di unaTorinonon più soltanto città fabbrica -scrive su Tuttolibri MarcelloSorgi - ma anche multicultura-le e multietnica fabbrica diidee, di iniziative, di futuro: pen-satea dueoccasioni formidabilicome le Olimpiadi del 2006 e icentocinquant’anni dell’unitàd’Italia del 2011, per i quali, inco-raggiati dal presidente Ciampi,già fervono i progetti... Il salonenato nel 1988 ha fatto di Torinouna “capitale del libro”, resi-stendo alle reiterate polemichesulle ipotesi di trasferimento aMilano: la città laboratorio haprevalso, forte di una tradizio-ne editoriale che va da Pombaalla Einaudi, alla Utet, a Para-via, a Bollati Boringhieri. E chela Fiera sia un perno di questolaboratorio è provato dalle atti-vità permanenti con le quali du-rante l’anno coinvolge scuole emusei.Nonè forse soltantounacoincidenzachecon laFiera siacresciuta a Torino una nuovagenerazione di scrittori: Tori-no può vantare il maggior nu-mero di esordienti nell’ultimodecennio, indipendentementedalla prima scuola di scritturaitaliana, laHoldendiBaricco».

E’stata fin dall’inizio esarà un’avventura. Iltema della dicianno-vesimaFiera, dal 4 al-l’8 maggio, è insieme

una diagnosi e un augurio: «Ilsenso dell’avventura - osservaErnesto Ferrero su La Stampa -è il tratto distintivo della societàumana. E’ la curiosità, la vogliadi andare oltre, di mettersi allaprova,di sfidare leproprie capa-cità e tutto quello che ci appareostile». Tuttolibri svolge il temanelle sue multiformi diramazio-ni, dalla letteratura alla scienza,dall’arte al cinema e ne mostrala complessità e lemetamorfosi.ScriveadesempioLiettaTorna-buoni: «L’avventura quasi nonc’èpiù:gli effetti speciali sostitui-scono l’ignoto, lo spavento, lo spi-rito di scoperta, l’ardire umano.Tutto il cinema mondiale si èpuerilizzato, l’avventurasi fram-menta in sottogeneri: fantasy,thriller, azione, film derivati dafumetti. Soprattutto horror, di-venuto il prediletto dell’esplora-zione nell’atrocità e dei ragazziamantidell’estremo».L’anno felix per Torino, insie-

me capitale mondiale del libro esede delle olimpiadi invernali,coincidecon i trent’annidiTutto-

libri, festeggiati in Fiera con unreading,guidatodaAlbertoSini-gaglia, fraGiulioAnselmi eArri-go Levi, che con Carlo Casale-gnovarònel 1976 il primonume-ro del nostro supplemento.Trent’anni ripercorsi sceglien-do e leggendo per ognuno un li-brodanondimenticare.Serata inaugurale al Palaiso-

zaki con «Bookstock», nottebianca di reading e musiche fir-mata Baricco-Vacis. Ospite an-nunciato,attesoenonpervenutoil Nobel Saramago (mentre Coe-hlosarà inseguitoecoccolatodaifanscomeunastar).MadrinaEl-da Tessore, prezzo invariato a 7euro,ma per la prima volta dalleoriginiobbligodibiglietto (a 5eu-ro)ancheper i «professionali» (li-brai, insegnanti, bibliotecari, tra-duttori, consulenti editoriali)con immediati malumori: «Macome, proprio quest’anno, quan-do la promozione del libro, vistoche Torino ne è la capitale mon-diale, dovrebbe essere al massi-mo?».Nonostante ciò, è stato untrionfo: a conti chiusi, 300 milavisitatori, superataogniprevisio-ne anche ottimistica, 80 mila inpiù (cioè ben il 40%) dello scorsoanno, e in aumento anche le ven-dite, tutto esaurito in molti degli800 incontri. «Perché stupirsi? -si domanda infine Ferrero trac-ciando un bilancio per La Stam-pa -. Le trivelle dellaFiera edi al-tri eventi hanno rivelato giaci-menti di lettori che fino a ierisembravano impensabili. Ades-so si trattadi servirli sempreme-glio, di non lasciare cadere quel-lo che con un po’ di enfasi po-tremmo anche chiamare il nuo-vo Rinascimento del libro». E al-lora: che l’avventuracontinui, ol-tre i confini, conbuoniventi.

Uno dei disegnidi Irene Bedinoper lo speciale Fiera2005

Speciale Fiera XX

«Sei libri»opera di Salvoper la copertinadello specialeFiera 2003

Tuttolibri SABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPA XXI

Page 20: 2007-05-05

Pagina Fisica: INSERTI - NAZIONALE - 22 - 05/05/07 - Pag. Logica: INSERTI/PAGINE [TTL22] - Autore: GIOCHI - Ora di stampa: 03/05/07 12.30

VariaNarrativastraniera Saggistica Tascabili RagazziNarrativa

italiana

Che cosa sappiamo,sul tema«Lituania elibri»?Nonmoltissi-mo, ammettiamolopure. Sappiamo che

i sommi poeti polacchi AdamMickiewicz e Czeslaw Miloszerano nati in terra lituana,che però all'epoca era russa.Che è di origini lituane pureHannibal theCannibal - tantoche all'uscita del film l'eroenazionale SarunasMarciulio-nis, campionedi basket e stardell'Nba, mandò una letteraindignata a Ridley Scott, aSirAnthonyHopkins e ancheallo scrittore Thomas Harris.Che l'Ubu Roi di Alfred Jarrycàpita in Lituania, dove nonsuccede mai niente, nevica ebasta: per fortuna un orso ir-rompe in scena, e viene ucci-so e mangiato crudo dagliastanti. Che Vilnius comparenel bel libro di Susi BresciaTu mi dai il male (Nutrimen-ti), sull'amore finito tragica-mente tra Marie Trintignant

e BertrandCantat dei Noir Dé-sir. Che nelle Correzioni di Jo-nathan Franzen, Chip finiscein Lituania per una losca fac-cenda. E che anche MarkoRamius (Sean Connery!),eroe della Grande fuga dell'Ottobre rosso di Tom Clancy,è mezzo lituano. Insomma:poche nozioni, e confuse. Perfortuna alla Fiera del Libro diquest'anno, come già a Fran-coforte nel 2002, la Lituania èil Paese ospite, e ne sapremofinalmente di più.*Nel frattempo. I lituani so-

no 3,7 milioni, in maggioranzacattolici, parlano la più anticalingua indeoeuropea vivente(assomiglia al sanscrito). Èl'unico popolo che ha erettomonumenti ai distributori di li-bri, eroi della resistenza otto-centescacontro i russi: quandolo zar impose l'alfabeto cirilli-co, contrabbandavano volumiin alfabeto latino, e venivano fu-cilati. A Vilnius c'è anche unmonumento a Frank Zappa,

ma questo non c'entra. Primarepubblica sovietica a dichia-rarsi indipendente, nel 1990 laLituania aveva 6 case editrici,ovviamente statali, e ovviamen-te sottoposte a censura: adessosono oltre cinquecento; e moltiscrittori, non più stipendiatipubblici, si sono dovuti arra-battare. Nel 1991 i titoli pubbli-cati furono 2500, con tiratureoltre le 10 mila copie (25 milio-ni di libri venduti in totale, equi-valenti in Italia a qualche centi-naio di milioni...): nel 2005 ol-tre 4000 i titoli, ma con crollodella tiratura a 1.874 copie inmedia. Significa che un bestsel-ler è tale se vende cinque o sei-mila copie nel giro di un paio dimesi. Vanno bene gli stranieri:Milan Kundera, Umberto Eco,Alessandro Baricco, e ultima-menteRobinSharma capolistacon Il monaco che vendette lasuaFerrari. Vendonodecine dimigliaia di copie vari, tosti volu-mi di storia patria. Ed esistonoanche romanzi popolari all'

americana, in cui gli eroi fannomucchi di quattrini con trafficiilleciti: anche questa è una rea-zione alla narrativa sovietica.*Quanto alla letteratura-let-

teratura, dopo l'indipendenzala scena è stata dominata datre scrittori: Ricardas Gavelis,classe 1950, fece scandalo conVilnius poker; Jurgis Kuncinas,anche traduttore di GünterGrass; e soprattutto Jurga Iva-nauskaite, l'anticonvenzionale«signora del punk» e seguacedel Dalai Lama, morta in feb-braio, a quarantacinque anni:molto amata, e anche moltotradotta (Italia esclusa). Nel1993 La strega e la pioggiavenne proibito: vendita am-messa solo nei pornoshop,perché raccontava dell'av-ventura erotica di un prete(con flashback su una stregamedievale e suMariaMadda-lena: molti anni prima di DanBrown). Fu un bestseller for-midabile, dal quale è appenastato ricavato un film.

Vista la data, parafrasando il poeta, si potreb-be dire: «Ei sta. Siccome immobile, dandoun vital respiro». Ratzinger primeggia suOdifreddi (che per sua fortuna nessuno an-cora ha paragonato a Toni Negri). Anche se

il valore in copie vendute scende rispetto alla settima-na scorsa poco sopra le 15 mila e così gli altri punteggipossono, in percentuale,riprenderequota. Inalternati-va alle certezze della fede, le novità tra i primi 10 offro-nomisteri. Innanzitutto quelli che deve risolvere la de-tective di Alicia Giménez Bartlett, seconda assoluta.«E’ attaccabrighe, ribelle, anarchica, testarda e, se mi

perdonate l’espressione, una gran rompiballe... Eppu-re tutti noi la apprezziamo. Dirò di più, siamo tutti unpo’ innamorati di Petra, e la ragione di questo nostroamoreè che rappresenta l’essenzadi quel cheunadon-na deve essere»: così il commissario capo descrive lapoliziotta Petra Delicato alla sua festa di matrimonio,con cui si conclude l’indaginediNido vuoto. Già, ecco lasorpresa: la Montalbano spagnola, femminista liberti-na, convola a giuste nozze, e per questo èmolto piaciu-taagli atei baciapiledelFoglioche l’hannosubitoaggre-gata al Family Day. L’altro nuovo ingresso (Saviano elaNafisi sono due ritorni) è il settimo posto di Stephen

Meyer con il seguito della quadrilogia iniziata daTwili-ght, gli amoriproibiti tra la diciottenneBella, di nomeedi fatto, e l’irresistibile vampiro Edward: una passioneche ha contagiato migliaia e migliaia di giovanissimifans nei blog dellaRete. Il successodel romanzo indicatra l’altro che i mass media possono «fare squadra»,senza fagocitarsi. E conferma inoltre che la classificaragazzi è semprepiù «perbambini».Gli adolescenti or-mai si dividono tra «mocciosi» e «antimocciosi», sem-prepiù precocemente, comemostraun titolo in ascesa(ora 15˚):Ho dodici anni, faccio la cubista, storie vere dibulli epupe indiscoteca.Gesù, chegioventù.

AI PUNTILUCIANO

GENTA

UNA FEDEO MOLTIMISTERI

1. Gomorra... 32Saviano [3]15,50 MONDADORI

2. Le pecore e il pastore 19Camilleri [1]10,00 SELLERIO

3. Mi fido di te 14Carlotto; Abate [-]14,00 EINAUDI

4. Scusa ma ti chiamo amore 13Moccia [2]18,00 RIZZOLI

5. Manituana 8Wu Ming [5]17,50 EINAUDI

6. La leggenda dei monti naviganti 7Rumiz [4]18,00 FELTRINELLI

7. Il gioco dell’universo 6Maraini; Maraini [-]17,00 MONDADORI

8. Ragionevoli dubbi 6Carofiglio [-]12,00 SELLERIO

9. Il colore del sole 6Camilleri [7]14,00 MONDADORI

10. Il segreto di Ortelia 6Vitali [6]15,00 GARZANTI

1. Nido vuoto 36Giménez Bartlett [-]13,00 SELLERIO

2. Il cacciatore di aquiloni 26Hosseini [2]17,50 PIEMME

3. I love shopping per il baby 24Kinsella [1]18,00 MONDADORI

4. New moon 20Meyer [-]17,80 LAIN

5. Il ritorno del maestro di danza 15Mankell [-]18,50 MARSILIO

6. La cattedrale del mare 15Falcones [5]18,60 LONGANESI

7. La ragazza di polvere 14Connelly [3]19,90 PIEMME

8. Non dire notte 14Oz [7]15,00 FELTRINELLI

9. Jezabel 12Némirovsky [6]16,50 ADELPHI

10. La tredicesima storia 11Setterfield [4]18,00 MONDADORI

1. Gesù di Nazaret 100Benedetto XVI [1]19,50 RIZZOLI

2. Perché non possiamo... 17Odifreddi [2]14,60 LONGANESI

3. Inchiesta su Gesù... 9Augias; Pesce [3]17,00 MONDADORI

4. Senti chi parla 8Giordano [-]17,50 MONDADORI

5. Storia nera. Bologna la... 7Colombo [-]17,00 CAIRO PUBLISHING

6. La scomparsa dei fatti 7Travaglio [5]15,00 IL SAGGIATORE

7. Infedele 6Hirsi Ali [-]18,50 RIZZOLI

8. Modus vivendi. Inferno e... 6Bauman [-]14,00 LATERZA

9. Così parlano le stelle 6Hack; Gjergo [4]17,00 SPERLING & KUPFER

10. Quello che non si doveva... 5Biagi; Mazzetti [-]6,00 RIZZOLI

1. Lavoratori di tutto il mondo... 15Ovadia [-]15,50 EINAUDI

2. L’amore è un dio 8Cantarella [1]13,00 FELTRINELLI

3. Del perché l’economia... 5Milani [-]13,00 KOWALSKI

4. E’ facile smettere di fumare... 5Carr [3]10,00 EWI

5. 10+ il mio mondo in un... 5Del Piero [2]14,00 MONDADORI

6. Il collo mi fa impazzire... 5Ephron [6]10,00 FELTRINELLI

7. TFR e fondi pensione 4Cesari [-]8,80 IL MULINO

8. Quelli che corrono 3Baldini [4]13,00 MONDADORI

9. Tutto il Grillo che conta 3Grillo [-]13,00 FELTRINELLI

10. Alejandro Jodorowsky 3Baresi [8]16,00 FELTRINELLI

1. Leggere Lolita a Teheran 25Nafisi [-]10,00 ADELPHI

2. L’ombra del vento 12Ruiz Zafon [1]12,00 MONDADORI

3. La masseria delle allodole 8Arslan [3]10,00 BUR RIZZOLI

4. Mattatoio n. 5 6Vonnegut [5]7,00 FELTRINELLI

5. I fermenti lattici dello yogurt... 5Mist & Dietnam (cur.) [-]10,00 TEA

6. Le uova del drago 4Buttafuoco [6]6,00 MONDADORI

7. La versione di Barney 4Richler [-]10,00 ADELPHI

8. Maigret e il ladro indolente 4Simenon [-]8,00 ADELPHI

9. Il giorno della civetta 4Sciascia [-]7,50 ADELPHI

10. Se questo è un uomo 4Levi [4]9,80 EINAUDI

1. Il piccolo principe 6Saint-Exupéry [1]7,00 BOMPIANI

2. Ritorno a Rocca Taccagna 4Stilton [4]8,20 PIEMME

3. Un ponte per Terabithia 4Paterson [3]16,00 MONDADORI

4. Via dei Matti 3Endrigo; Costa [-]7,90 GALLUCCI

5. Ci vuole un fiore 3Rodari; Endrigo [-]7,90 GALLUCCI

6. Il mostro di Lago Lago 3Stilton [-]6,50 PIEMME

7. Una truffa coi baffi 3Stilton [-]6,50 PIEMME

8. Le due guerriere 3Troisi [2]17,00 MONDADORI

9. I due liocorni 3Grotti [7]7,90 GALLUCCI

10. La setta degli assassini 2Troisi [8]17,00 MONDADORI

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALL’ISTITUTO DEMOSKOPEA DI MILANO, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 120 LIBRERIE A ROTAZIONE, DI CUI 80 EFFETTIVE. SI ASSEGNANO I 100PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA CIFRA FRA PARENTESI, SOTTO IL PUNTEGGIO, INDICA LA POSIZIONE IN CLASSIFICA NELLA SETTIMANA PRECEDENTE.LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 21 AL 27 APRILE.

Classifica TuttolibriSABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPAXXII

Gomorra. Viaggionell’imperoeconomicoSAVIANOMONDADORI

32

24 20

Le pecoree il pastore

CAMILLERISELLERIO

19 17 15

CHE LIBRO FA... IN LITUANIAGIOVANNA

ZUCCONI

L’EDENDEI LETTORI

Nel Paese ospite della Fiera, oltre 500 case editrici per 3,7 milionidi abitanti, un bestseller è tale se vende 5-6 mila copie in un paiodi mesi: amatissima Jurga Ivanauskaite, «signora del punk»

I PRIMI DIECI

1Gesùdi Nazaret

BENEDETTO XVIRIZZOLI

100 2Nidovuoto

GIMÉNEZ BARTLETTSELLERIO

36 3 4Il cacciatoredi aquiloni

HOSSEINIPIEMME

26 5Leggere Lolitaa Teheran

NAFISIADELPHI

25

6I loveshoppingper il babyKINSELLAMONDADORI

7Newmoon

MEYERLAIN

8 9Perché nonpossiamoessere cristianiODIFREDDILONGANESI

10Il ritornodel maestrodi danzaMANKELLMARSILIO

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ALBERTOSINIGAGLIA

Sul leggio monastico di le-gno, lo splendido falso che ha recita-to nel film Il nome della rosa, gli spar-titi di Bach eTelemann attendono lasera per essere eseguiti, la sera alflauto dolce. Non si sa donde arrivilo Schubert che Umberto Eco, sma-nettando al computer, ascolta bea-to: «Ho passato una vita a comperar-mi radio intercontinentali, quandotornavo dagli Stati Uniti o dal Brasi-le, per ascoltare lamusica che senti-vo là. Con Internet ti sintonizzi suRadio Classique di Parigi, sulla ra-dio di New York, senti i commentisulla temperatura, ti sembra di esse-re in albergo». Lo studio era la cap-pella di questa casa di pietra del1600 al confine tra l’alto e il bassoMontefeltro, «un punto in cui gli sto-rici locali suppongono che vivesse ilVeltro dantesco».Alle pareti 10 mila libri. «A Mila-

no ne ho 30 mila, 10 mila in altri po-sti: in tutto dovrei averne un cin-quantamila». Profumo di lavandadai cespi fioriti sotto la finestra dal-la quale si spazia su un paesaggiocollinare e pre montano. Pecore inbasso e «una vecchissima pseudopi-scina diventata uno stagno autoci-clato: ninfee, trecento pesci rossi, fi-gli e nipoti di quattro vinti al lunapark, e rane, rospi, salamandre. Quidi notte si lavora bene, sentendo unlontano abbaiare di cani nella valle,in un silenzio assoluto. Sto finendodimettere a posto imiei saggi di sto-ria della semiotica, dal Medioevo aigiorni nostri, e li sbatto tutti in unvolume che uscirà in autunno daBompiani e si intitolerà Dall’Alberoal labirinto», confida il professorementre continua a smanettare cer-cando in rete qualcosa su un librodel 1503: Margarita Philosophica diGregorReisch.Qual è stato il suo primo incontro conun libro?«Mio nonno paterno era un tipogra-

fo che, andando in pensione, si eramesso a rilegare libri. Ricordo di alcu-ne visite a casa sua quando avevo cir-ca sei anni: curiosavo su un tavolone evedevo le edizioni ottocentesche diDumas con le incisioni di Lenoir. Cre-do che nasca di lì il mio interesse perla letteratura d’appendice. Poi non sa-prei se ho cominciato con Pinocchio ocon Salgari. Mia nonna materna cheaveva nel comodino vecchie edizioniche andavano dalPiccoloAlpinodi Sal-vator Gotta a Balzac e ad alcune ridu-zioni per ragazzi di Gargantua e DonChisciotte, più naturalmente Il piccolo

lord e Incompreso. Invece ricordo che,direi intorno ai sette o otto anni, hoscoperto in cantina una cassa di libriche probabilmente mio nonno nonaveva fatto in tempo a rilegare primadi morire e che forse nessuno avevamai richiesto indietro. Si andava damolte annate del Giornale Illustratodei Viaggi e delle Avventure di terra edi mare alla Origine delle specie diDarwin. Di quella cassa non è rimastopiù nulla, salvo due edizioni popolari,una de Il Milione e una dell’Uomo cheride. Avevo talmente letto e riletto, eimprestato agli amici, tutti quei foglislegati, che deve essere andato tuttoin pezzi. Per il resto della vita, fatico-samente, esplorando bancarelle e ca-taloghi di libri usati, ho ricostruitoquasi completamente il contenuto diquella cassa».Leggeva anche i giornalini?«Ho memoria vivissima del primoracconto sul Corriere dei Piccoli, cheevidentemente mi leggeva mia mam-ma, perché era del 1936, e io alloraavevo solo quattro anni. Ma è il ricor-do anche del mio primo turbamento

sessuale, di fronte alla moglie biancadi un ras etiopico salvata da un co-raggioso avanguardista fuggendo su-gli alberi. Ne parlo ne La misteriosafiamma della regina Loana, dove ri-porto anche l’immagine. Poi nel 1941avevo chiesto di avere anche Il Vitto-rioso, mentre la famiglia nicchiavaperché era a fumetti e non con le di-dascalie come il Corrierino, e la cosaera giudicata diseducativa. InveceTopolino e L'Avventuroso li avevo inprestito solo dagli amici».L’autore, i testi che l’hanno definitiva-mente instradato?«So benissimo di dire qualcosa dimol-to snob, ma sono stato grandementeinfluenzato dai libri scolastici. Anchequesti li ho poi ricomprati tutti e misono accorto che ricordavo paginaper pagina il mio libro di lettura dellaprima classe. È forse un libro scolasti-co chemi ha iniziato al problemadellamorte. A quell’epoca, da bravi Balilla,eravamo educati a concepire l’amoreper la patria come tributo di sangue,a non inorridire ma anzi a eccitarci difronte a una campagna allagata disangue.D’altra parte anche le coperti-ne (di origine francese) delGiornale Il-lustrato dei Viaggi e delleAvventuremiparlavano degli orrori della guerra edi massacri e torture in paesi esotici,per non dire di Salgari. Però sul librodi lettura della quinta classe avevo let-to un racconto, Loma Valente. Era unepisodio eroico della guerra di Spa-gna: un battaglione di Frecce Nere dàl'assalto a un cocuzzolo, una loma inspagnolo, e un plotone è comandatoda un atleta bruno di ventiquattro an-ni, Valente, che in patria studiava let-tere e scriveva poesie, ma aveva an-che vinto i Littoriali per il pugilato, esi era arruolato volontario in Spagna,dove c'era "da combattere anche peri pugili e per i poeti". Il racconto de-scrive le varie fasi di questa eroica im-presa, i rossi ("maledetti, dove sono?perché non vengono fuori?") sparanocon tutte le loro armi, a scroscio, Va-lente è quasi sulla cima, e un colpo

secco in fronte gli riempie gli orecchidi un terribile frastuono: "Poi, buio.Valente ha il viso sull'erba. Il buio oraè meno scuro; è rosso. L'occhio dell'eroe più vicino a terra vede due o trefili d'erba grossi come pali... Che cosasignifica morire? E' la parola, di soli-to, che fa paura. Ora che muore, e losa, non sente né caldo, né freddo, nédolore". Sa solo che ha fatto il suo do-vere e che la loma che ha conquistatoporterà il suo nome. Quelle poche pa-gine mi hanno raccontato per la pri-ma volta la veramorte emi hannomo-strato come non fosse affatto eroica,per quanti sforzi l'autore facesse.Quell'immagine dei fili d'erba grossicome pali mi avevano ossessionato atal punto che varie volte, in campa-gna, mi ero sdraiato con il viso quasischiacciato sull'erba, per vedere dav-vero quei pali».Quali sono stati i libri della sua vita?Quali rilegge?«Se qualcuno nella propria vita aves-se avuto sempre lo stesso o gli stessilibri sarebbe un idiota. Ogni periodo

di una vita viene segnato da libri di-versi. Se vuoi però possiamo cercareun indizio nella mia passione bibliofi-la. Ho uno scaffale in cui ho messo in-siemeuna serie di prime edizioni, e so-no quelle dei libri che considero più"miei". La serie comprende I promessisposi (sia la primissima edizione dettaVentisettana che la Quarantana, do-po la risciacquatura dei panni in Ar-no), Sylvie di Nerval, Pinocchio, Cyra-no de Bergerac, À rebours di Huy-smans, l’Ulysses e il Finnegans Wakedi Joyce. Se trovassi la primissimaedizione vi aggiungerei I tre moschet-tieri. E naturalmente, se non la prima

edizione, ho un buon incunabolo dellaDivinaCommedia. Dovessi proprio ag-giungere qualcos'altro dovrei sostitui-re con la prima edizione lamia anasta-tica di Topolino agente della polizia se-greta. Ma parliamo dei Promessi sposi.È un libro che tutti odiano perché so-no stati costretti a leggerlo a scuola.Invece a me lo ha regalato mio padrequando facevo la prima media. Nonavendolo letto per obbligo,mi era pia-ciuto moltissimo e da allora è uno deilibri che rileggo di più. Il Cyrano, poi,letto verso i tredici anni, può farti im-pazzire. Ancora adesso, non appenain qualche paese lo rimettono in sce-na, vado a vederlo e giudico la nuovaesecuzione (ovviamente anticipando-mi in silenzio tutte le battute) come sefossi un degustatoredi vini.Quando ha pensato che avrebbe scrittoun romanzo?«Ho iniziato a scrivere racconti e ro-manzi tra gli otto e i quindici anni,poi ho smesso, per riprendere solo al-le soglie dei cinquanta. Ho iniziato ascrivere romanzi così. Prendevo unquaderno, e scrivevo il frontespizio.Il titolo era di tipo salgariano, come

Gli scorridori del Labrador o Lo scia-becco fantasma. Poi scrivevo in bassoil nome dell'editore, che era Tipogra-fia Matenna (audace ircocervo com-posto da "matita+penna"). Quindicollocavo ogni dieci pagine una illu-strazione, sul tipo di quelle di DellaValle o Amato per le edizioni di Sal-gari. La scelta dell'illustrazione de-terminava la storia che avrei poi do-vuto costruire. Di questa scrivevo al-cune pagine del primo capitolo. Ma,per fare qualcosa di editorialmentecorretto, scrivevo a stampatello, sen-za potermi consentire correzioni. Ov-vio che dopo alcune pagine abbando-nassi l'impresa. Così sono stato, aquell'epoca, solo l'autore di grandiromanzi incompiuti».Va in libreria?«Malauguratamente sempre menoperché ricevo decine di libri omaggioogni giorno. Debbo fare un lavoro ter-ribile solo per decidere quali tengo,quali sposto in campagna, quali rega-lo agli studenti (nella mia Scuola Su-periore di Bologna c'è un tavolo conun cartello "Prendi un libro e scap-pa", e ogni volta che si sa che arrivauna nuova serie di scatoloni si formauna coda di studenti famelici, che fan-no a gara a chi arraffa subito i pezzimigliori). Così elaboro la falsa persua-sione di sapere che cosa è uscito,men-tre non è vero, perché una specialitàdegli uffici stampa delle case editriciè di mandarti di tutto, anche i libri dicucina, ma mai quelli che veramentepossono interessarti. Questo riducele mie andate in libreria, anche per-ché non ne posso più di vedere libri.Per cui quando ho bisogno di qualco-sa di specifico compero su Internet.In libreria ci vado se mai solo perchiacchierare col libraio, ma è un'al-tra faccenda».Chissà quante volte le hanno chiesto:«Mi consiglia tre libri per cominciare afare una biblioteca a mio figlio?»«Mi rifiuto di rispondere. Questo fi-glio deve farsi una biblioteca da so-lo. Nota bene che questo vale anchese il figlio ha tre anni. Ho visto colmio nipotino. Accade che gli portoquattro libri per bambini (anche diquelli me ne arrivano in omaggio)convinto che tre siano divertentissi-mi e l'altro troppo difficile anche co-me stile di disegno, o in ogni caso ir-rilevante. E poi scopro che è proprioil quarto quello che gli piace di più.In ogni caso se il bambino è piccolo,almeno per la generazione di oggic'è un genere che li fa diventare paz-zi: libri di dinosauri».

“ASPETTOSEMPREI TREMOSCHETTIERI”

Sarà Umberto Eco, l’autore de «Il nome della rosa», a inaugurare la ventesimaedizione della Fiera del Libro di Torino. La manifestazione, reading e musicasul modello di «Bookstock», la «notte bianca» del 2006, è in programma il 9maggio, nel padiglione 5 del Lingotto. Conduce Marino Sinibaldi, la regia è di

Gabriele Vacis. I biglietti, gratuiti, sono in distribuzione (dal 2 maggio) pressoAtrium, in piazza Solferino a Torino. Umberto Eco pubblicherà in autunno, peri tipi di Bompiani, il suo nuovo libro «Dall’Albero al labirinto»: vi raccoglie tuttii suoi saggi di storia della semiotica, dal Medioevo ai giorni nostri.

UmbertoEco

TUTTOlibri RESPONSABILE: NICO ORENGO. IN REDAZIONE: LUCIANO GENTA, BRUNO QUARANTA. E-MAIL: [email protected] SITO INTERNET: www.lastampa.it/tuttolibri/

«In uno scaffale ho le primeedizioni dei libri checonsidero più miei: daiPromessi sposi a Topolino,mi mancaD’Artagnan»

«Alla lettura devo ancheil mio primo turbamentosessuale: un racconto sulCorriere dei Piccoli, la mogliebianca di un ras etiopico»

Econella suabiblioteca:un’avventuradi lettorecominciatanell’infanziaammirandole edizionidiDumascon le incisionidi Lenoir

Umberto Eco saràil protagonista dellaserata inauguraledella Fiera,il 9 maggio,padiglione 5 del Lingotto

Diario di lettura Tuttolibri SABATO 5 MAGGIO 2007

LA STAMPA XXIII