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L’ampia estensione delle superfici marine comporta la necessità di effettuare delle navigazioni, non sempre di limitata durata, senza poter disporre di idonei “appoggi intermedi” lungo la rotta. Ciò obbliga le Navi ad avvicinarsi alla costa, se non a ormeggiare in porto, per svolgere attività di ogni genere. L’analisi di tale problematica ha portato a verificare la possibilità di realizzare strutture galleggianti, che, oltre a soddisfare la suddetta esigenza, siano anche in grado di risultare sufficientemente indipendenti dal moto ondoso. La disponibilità, quindi, di “nuove superfici impiegabili e abitabili”, consentirebbe di svolgere, in sicurezza e in mare, una serie di attività (sosta, intervento di manutenzione, supporto logistico), con risparmi (valutati non trascurabili) in termini sia economici sia di oculato impiego degli uomini. L’acronimo V.L.F.S. (Very Large Floating Structure) sintetizza questa rivoluzione, che potrebbe realmente trasformare il modo con cui oggi vengono concepite le opere marittime. Che si parli o di “isole galleggianti” di notevoli dimensioni, simili a grandi iceberg, o di “piattaforme ad assetto variabile”, capaci di immergersi in prossimità del fondale per ripararsi dal mare in burrasca e riemergere successivamente al passaggio della perturbazione, è certo che le applicazioni che ne derivano siano tali da consentire la realizzazione di opere altrimenti inimmaginabili. A titolo di esempio, si rappresenta che le citate “isole galleggianti” possono dar vita a porti-isola ovvero basi logistiche disposte in mare aperto, sulla cui superficie: - potrebbe atterrare qualunque tipo di aeromobile; - essere disposta anche la più grande delle gru per la movimentazione dei containers; - essere costruite unità immobiliari pluriplano o grandi impianti di rigassificazione, stoccaggio o per l’incenerimento di rifiuti. Le isole artificiali rappresentano il primo tentativo di conquista della superficie marina, ma comportano lo stravolgimento

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L’ampia estensione delle superfici marine comporta la necessità di effettuare delle navigazioni, non sempre di limitata durata, senza poter disporre di idonei “appoggi intermedi” lungo la rotta. Ciò obbliga le Navi ad avvicinarsi alla costa, se non a ormeggiare in porto, per svolgere attività di ogni genere.

L’analisi di tale problematica ha portato a verificare la possibilità di realizzare strutture galleggianti, che, oltre a soddisfare la suddetta esigenza, siano anche in grado di risultare sufficientemente indipendenti dal moto ondoso. La disponibilità, quindi, di “nuove superfici impiegabili e abitabili”, consentirebbe di svolgere, in sicurezza e in mare, una serie di attività (sosta, intervento di manutenzione, supporto logistico), con risparmi (valutati non trascurabili) in termini sia economici sia di oculato impiego degli uomini.

L’acronimo V.L.F.S. (Very Large Floating Structure) sintetizza questa rivoluzione, che potrebbe realmente trasformare il modo con cui oggi vengono concepite le opere marittime.

Che si parli o di “isole galleggianti” di notevoli dimensioni, simili a grandi iceberg, o di “piattaforme ad assetto variabile”, capaci di immergersi in prossimità del fondale per ripararsi dal mare in burrasca e riemergere successivamente al passaggio della perturbazione, è certo che le applicazioni che ne derivano siano tali da consentire la realizzazione di opere altrimenti inimmaginabili.

A titolo di esempio, si rappresenta che le citate “isole galleggianti” possono dar vita a porti-isola ovvero basi logistiche disposte in mare aperto, sulla cui superficie:

- potrebbe atterrare qualunque tipo di aeromobile;

- essere disposta anche la più grande delle gru per la movimentazione dei containers;

- essere costruite unità immobiliari pluriplano o grandi impianti di rigassificazione, stoccaggio o per l’incenerimento di rifiuti.

Le isole artificiali rappresentano il primo tentativo di conquista della superficie marina, ma comportano lo stravolgimento

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delle condizioni del fondale e, quindi, un impatto di notevole entità; l’”isola galleggiante” offre, invece, una serie di positività che vanno dalla capacità di spostamento e ricollocazione in altre aree (“riciclabilità”), dalla indipendenza dal tipo e qualità del fondale, dall’idoneità anche in ambienti difficili e dal basso impatto ambientale.

Addirittura è auspicabile un impiego in presenza di alti fondali e, quindi, in mare aperto, in quanto ciò contribuisce alla riduzione del rischi essendo al di fuori dalla

zona delle onde frangenti.

Da un punto di vista tecnico, il concetto di “isola galleggiante” si basa sulla realizzazione di grandi strutture in calcestruzzo composte da elementi modulari, la cui dimensione singola non necessita per la esecuzione di bacini di carenaggio di notevoli dimensioni.

Lo stesso assemblaggio può essere effettuato direttamente in mare aperto.

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Queste piattaforme possono essere caratterizzate da grandi dimensioni in pianta, che spaziano da alcune centinaia di metri a qualche chilometro; Il livello di galleggiamento e la stabilità a seguito dei carichi collocati sulla superficie vengono raggiunti per mezzo di cuscini d’aria, gestiti da sofisticati sistemi di controllo elettronico, che operando attraverso valvole sensori e attuatori regolano il flusso di aria compressa.

La innovazione tecnologica della struttura galleggiante tocca vari aspetti a partire dall’analisi dei materiali, nati e destinati a “vivere” in immersione in un fluido (marino o lacustre); in primis l’impiego di calcestruzzo di nuova generazione, in cui la componente sintetica di fibre, in sostituzione del tradizionale acciaio, garantisce una grande resistenza e la necessaria durabilità nel tempo, con evidenti ripercussioni

anche sui costi di manutenzione e gestione.

Lo sviluppo di sistemi a controllo elettronico remoto, che si interfacciano con una rete di sensori in grado di “leggere” il comportamento del mare e dei carichi di superficie, abbinati a un software evoluto , permette, oltre a impiegare l’aria compressa per la variazione di assetto, anche di concepire una serie di altri progetti, ancora più innovativi, quali le “piattaforme ad assetto

variabile”, che consentono di disporre, con brevi tempi di messa in opera, di banchine e pontili per uso temporaneo ed eco compatibile, utilizzabili laddove rendono difficoltosa la realizzazione di opere fisse o dighe foranee adeguate, risultando, quindi, particolarmente idonee per attività in emergenza.

L’adozione di particolari sensori potrà consentire di caratterizzare l’uso della struttura (per esempio l’installazione di sistemi radar di rilevazione e controllo potranno rendere tali strutture idonee per assicurare una sorveglianza “avanzata” in mare).

Le potenzialità del sistema ideato e le sue implicazioni in ambito commerciale e “sensibile” hanno permesso al C.I.S.V.A.M. (Centro Internazionale di Studio per la

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Valorizzazione dell’Ambiente e del Mare - promotore dello sviluppo) di verificare un altissimo interesse nell’ambito dei principali Centri di ricerca nazionali e internazionali (Centri di ricerca sperimentali, Università), nell’ingegneria marittima e ambientale e, ovviamente, nel campo della pura imprenditoria e, quindi, finanza (Istituti bancari nazionali e internazionali, gruppi finanziari, investitori di livello).

Il gruppo che si è creato, pone il C.I.S.V.A.M. in una posizione preminente nel panorama internazionale, consentendogli di presentarsi quale interlocutore unico a tutte quelle Amministrazioni, Governi o Enti interessati ad approfondire e verificare le incredibili opportunità, che la rivoluzione delle VLFS propone oggi proprio a tutti quei soggetti, che hanno a vario titolo una relazione con le opere a mare.

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