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NOTIZIARIOTRIMESTRALE DI STORIA, ARTE, CULTURA, ECONOMIA E VITA SOCIALE - Direzione e Amministrazione: SAVONA - Piazza Brandale, 2. ANNO XL - NUMERO 4/2013 - Direttore: Carlo Cerva. - Dir. resp.: Fabio Sabatelli. Stampa: Marco Sabatelli Editore, Savona - Aut. Trib. Savona - N.217 del 21-12-73 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Direzione Commerciale Business Savona. Agnese Giuliano Bertagnin Arturo Bertorelli Luciana Briatore Franca Canepa Luigi Cenacchi Ludovica Coda Chiara Facchinello Giuseppe La Spesa Rosanna Marino Lina Nebiolo Mario Noceto Enrica Occelli Luciano Occorsio Mario Occorsio Paola Peluffo Laura Piccazzo Gianni Piumatti Margherita Plaka Jlli Rossi Carla Salem Toni Scappatura Laura Soravia Sandro Trapani Aurelia Vrani Maria Luisa Zucchi Delia G. TINTI INAUGURAZIONE VENERDÌ 13 DICEMBRE ORE 17.00 Aperta fino al 7 gennaio 2014 (escluso Natale e Capodanno) orario: 16.30-19.00 ESPONGONO: Unione Italiana Ciechi: Arena Antonio Calbini Enrica Donatone Francesca Giacchello Maria Rosa Pastorino Maria José Artespazio Battaglia: Battaglia Paolo Ceramiche Gambaretto: Gambaretto Ettore Ceramiche Santoni: Santoni Annita Studio Ernan: Canepa Ernesto Pacetti Anna Maria Ceramiche Viglietti: De Matteis Angela Maria Liceo Artistico “A. Martini” di Savona Stampa: Marco Sabatelli Editore, Savona. SAVONA - COMPLESSO DEL BRANDALE PALAZZO DELL’ANZIANIA 39ª MOSTRA DEL PRESEPE D’ARTE NELLA CERAMICA Il Consiglio Direttivo ed il Presidente porgono ai Soci ed alle loro Famiglie, ai Savonesi tutti, alle Autorità, a Coloro che savonesi non sono e vivono tra noi, i più fervidi AUGURI DI OGNI BENE, DI PACE.

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Page 1: 39ª MOSTRA DEL PRESEPE D’ARTE NELLA CERAMICA Campanassa n4-2013.pdf · NOTIZIARIO TRIMESTRALE DI STORIA, ARTE, CULTURA, ECONOMIA E VITA SOCIALE - Direzione e Amministrazione: SAVONA

NOTIZIARIO TRIMESTRALE DI STORIA, ARTE, CULTURA, ECONOMIA E VITA SOCIALE - Direzione e Amministrazione: SAVONA - Piazza Brandale, 2. ANNO XL - NUMERO 4/2013 - Direttore: Carlo Cerva. - Dir. resp.: Fabio Sabatelli.Stampa: Marco Sabatelli Editore, Savona - Aut. Trib. Savona - N. 217 del 21-12-73 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Direzione Commerciale Business Savona.

Agnese GiulianoBertagnin ArturoBertorelli LucianaBriatore FrancaCanepa LuigiCenacchi LudovicaCoda ChiaraFacchinello GiuseppeLa Spesa RosannaMarino LinaNebiolo MarioNoceto EnricaOccelli Luciano

Occorsio MarioOccorsio PaolaPeluffo LauraPiccazzo GianniPiumatti MargheritaPlaka JlliRossi CarlaSalem ToniScappatura LauraSoravia SandroTrapani AureliaVrani Maria LuisaZucchi Delia

G. TINTI

INAUGURAZIONEVENERDÌ 13 DICEMBRE ORE 17.00

Aperta fino al 7 gennaio 2014(escluso Natale e Capodanno)

orario: 16.30-19.00

ESPONGONO:

Unione Italiana Ciechi:Arena AntonioCalbini EnricaDonatone FrancescaGiacchello Maria RosaPastorino Maria José

Artespazio Battaglia:Battaglia Paolo

Ceramiche Gambaretto:Gambaretto Ettore

Ceramiche Santoni:Santoni Annita

Studio Ernan:Canepa ErnestoPacetti Anna Maria

Ceramiche Viglietti:De Matteis Angela Maria

Liceo Artistico “A. Martini”di Savona St

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SAVONA - COMPLESSO DEL BRANDALEPALAZZO DELL’ANZIANIA

39ª MOSTRADEL PRESEPE D’ARTE

NELLA CERAMICA

Il ConsiglioDirettivo

ed il Presidenteporgono ai Soci edalle loro Famiglie,ai Savonesi tutti,

alle Autorità,a Coloro

che savonesinon sono e vivono

tra noi, i piùfervidi

AUGURI DIOGNI BENE,

DI PACE.

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A Campanassa N.4/20132

VITA DELL’ASSOCIAZIONEGruppoStorico

“A Campanassa”Città di SavonaVuoi far parte del gruppo

storico “A Campanassa”Città di Savona? Contatta lasegreteria della Associazio-ne e iscriviti come Figuran-te, Armigero o Musicante,parteciperai alla vita delGruppo e sfilerai nelle piùimportanti rappresentazionistoriche. Tel. 019-821379,oppure al 347-9800982.

Compagnia dialettale“A Campanassa”Città di Savona

protagonisticercansi

Vuoi entrare nel fantasticomondo del Teatro dialettale?La Compagnia Dialettale “ACampanassa” Città di Savo-na, la nostra Compagnia, tiaspetta per un provino.

Telefonare al lunedì o algiovedì pomeriggio delle ore16,00 alle ore 18,00 aln. 019-821379, 3479800982,3393209981

NUOVI SOCIFazio MariaFazio FrancescoGhiazza Maria TeresaGhiazza PieroMirenghi Maria EvelinaPoggio Maria AntoniettaQuaglia Carla BrunaRatto PieroRepetto MarialenaRicori MarioStefani Anna.

Il Consiglio Direttivo e ilPresidente porgono ai nuovisoci il più cordiale benvenutonella nostra famiglia.

SOCI DEFUNTIMerazzi MariaMurialdo Francesco.

Il Consiglio Direttivo e ilPresidente porgono alla fami-glia le più sentite condoglianze.

ERRATACORRIGE

“A Campanassa” 3/2013pagina 4

De Mitri Giacomo

Gruppo di studio“Amixi du dialettu”

della “A Campanassa”Gli amici del dialetto che si

riuniscono 2 volte al mese sottola guida del prof. Ezio Viglioneper imparare la grafia sabazia,per approfondire curiosità les-sicali, per pronunciare corretta-mente il dialetto di “Letim-bria”, per condividere le pro-prie produzioni, attendononuovi amici (soci) per viveremomenti gioiosi nello spiritodei padri.Tel. 019-821379

Iscrizioni alla “A Campanassa”Chi desidera associarsi, può recarsi presso la sede del-

l’Associazione, P.zza del Brandale 2, nei giorni di lunedìe giovedì, dalle ore 16 alle ore 18,00.

A.A.A. ATTENZIONEQuota sociale

La “A Campanassa”, per vivere, conta soprattuttosulla quota annuale versata puntualmente dagli asso-ciati di Euro 20 (venti).

Ai soci che non l’hanno ancora fatto, e che certamentehanno a cuore la nostra Associazione, chiediamo di met-tersi in regola. Numero C/C postale 13580170 A Cam-panassa Associazione Savonese.

Si può adempiere a quello che è un preciso obbligoverso l’Associazione anche direttamente presso lasegreteria o presso il “Touring Club Italiano” in viaVerzellino 64 r.

La GinestraVoci cercansi

Ritenete di avere doti canore nonancora adeguatamente sfruttate?

Forse è giunta per voi l’occasio-ne giusta.

Il coro femminile savonese “LaGinestra” sta cercando nuove vocida inserire nel suo organico.

L’invito è rivolto particolarmentealle amanti dei canti di montagna,d’amore, in vernacolo, inni sacri,spirituals, gospel.

Le interessate potranno rivolgersiai seguenti numeri telefonici:Anna: 3490770586 - 019.4500144Gisella: 3291583990 - 019.820939

LETTERA INVIATA ALLE ASSOCIAZIONI ADERENTI ALLACONSULTA LIGURE IN DATA 30 OTTOBRE 2013

Oggetto: Convegno del 24 Novembre 2013

Questa decisione è stata assunta all’unanimità dal Consiglio Direttivo de “A Campanassa”

Carissimi tutti,seguito della riunione della Con-

sulta Ligure in data 6 ottobre2013, nonchè del colloquio inter-corso con il Vice Presidente Vica-rio, comunichiamo che, nostromalgrado, non saremo presentiall’evento in oggetto.

La decisione è motivata dall’at-tuale deliberata situazione di pro-rogatio che non ci convince sia inassoluto, sia sulla base delle nor-me statutarie.

In tale contesto, non si ha noti-zia dell’attuale stato della Con-

sulta, vale a dire: se le Associa-zioni fondatrici sono tuttoraiscritte e se parteciperanno all’e-vento; quali siano le Associazioniattualmente iscritte e se le stesseabbiano o meno aderito all’even-to; se ha ragione d’essere il conve-gno deciso in uno stato di man-canza – a dir poco – di chiarezza,stante la totale assenza di poteridecisionali in chi governa laConsulta. Non sarebbe stato me-glio differire l’evento, chiarirci epoi decidere? Non era meglio, perevitare problemi gestionali di bi-

lancio, almeno già convocare lenuove elezioni, visto che con lamorte del Presidente, la Consultaè acefala? A tal proposito, questaAssociazione ad oggi, non ha an-cora avuto modo di prendere co-noscenza della gestione economi-ca della Consulta e lo stato deidebiti/crediti.

La decisione è sofferta, ma pur-troppo inevitabile e vuole contri-buire ad un adeguato e concreto ri-lancio di un organismo nel qualeper lunghissimo tempo “A Campa-nassa” ha creduto, contribuendo a

creare un’immagine di grandespessore e rilievo.

L’auspicio è quello di poter in-contrarci, al più presto e riorganiz-zare la Consulta con spirito e vo-lontà costruttiva, riprendendo ilpercorso iniziale, creando nuovi ediversi obiettivi, tenuto conto chefare “cultura” è manifestazione esimbolo del nostro territorio e dellagens ligure, integralmente intesa.

Con viva cordialità.

Carlo CervaPresidente de “A Campanassa”

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A Campanassa N.4/2013 3

CALENDARIO ATTIVITÀ DICEMBRE 2013GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO - APRILE 2014

7 e 8 Dicembre Sabato e Domenica Savona International Model Show 2ª Edizione.dalle ore 9,00 alle ore 18,00 Concorso letterario Ambientazione Fantasy.Palazzo dell’Anziania Premiazione.

13 Dicembre Venerdì - Santa Lucia ore 17,00 Inaugurazione XXXIX Mostra del Presepe d’ArtePalazzo dell’Anziania nella Ceramica. Presentazione Lünäju 2014.

Accompagnamento musicale del Maestro Ivano Nicolini.

22 Dicembre Domenica Cunfögu.“A Campanassa” ringrazia.

7 Gennaio Martedì Visita delle redazioni dei periodiciComplesso del Brandale “Il Melograno” e “Ecce Homo” (vedi pag. 38)

17 Gennaio Iniziano le Sejann-e cunviviäli 2014 (vedi pag. 19)

19 Gennaio Domenica Carnevale - arriva Re Cicciolin.Il Sindaco gli consegna le chiavi della Città.

22 Febbraio Sabato ore 17,00 Presentazione libro “Saluti da Savona”Palazzo dell’Anziania di Carlo Astengo, Bruno Corvi, Ivo Rossi, Antonio Vitiello.

28 Febbraio Sabato ore 16,30 Presentazione libro “Alta Valle del Letimbro”di Roberto Pastorino.

2 Marzo Domenica Carnevale - Re Cicciolin riporta le chiavi della Città al Sindaco.

15 Marzo Sabato ore 16,30 Concerto del Maestro Ivano Nicolini (vedi pag. 26)Palazzo dell’Anziania

18 Marzo Martedì Memori dell’antico impegno, al Santuario, con ilVescovo di Savona-Noli ed il Sindaco di Savona,oltre a tanti amici di Savona e fuori Savona.

10 Aprile Giovedì Savona Libero Comune - 823º Anniversario.Al suono della Campanassa corteo storico - Lettura dell’editto.

GASTRONOMIA ROSTICCERIA

Via San Lorenzo 42 r - Savona - Tel. 019/848110 - Nuova Gestione

Aperto anche la domenica mattinaCucina Ligure e Nazionale - Ravioli di nostra produzione - Fritto misto di pesce

Paella Valenciana - Lumache Vignaiole - Buridda - Trippe - Cous CousProdotti di alta qualità - Servizio Catering

EUREKAEUREKAgià Danilo

Drogheria - Profumeria - Pasticceria - Liquori - Articoli da regalo

Via San Lorenzo 38 r. - Tel. 019823885 - Savona

Auguri di Buone Feste

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A Campanassa N.4/20134

GENTE DE SANN-A!

“A CAMPANASSA”a ve invita a-u “Regallu d’u Cunfögu”

DUMÉNIGA MATTÌN22 DIXENBRE 2013

pe çende u Çeppu Augüräle,pe porze a-u Scìndicu

u tradissiunäle väzu, ópead’a Furnäxe “Studio Ernan”

de Arbisöa Superiuree pe scangiäse i augüri de

BUN NATÄLE EFELIÇE ANNU NÖVU

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ona

Da l’Ansianìa30 nuvenbre 2013

u PrescidenteCarlo Cerva

u ScìndicuFederico Berruti

PRUGRAMMA

9.30 - Radünànsa d’a-a Ture d’u Brandä

10.00 - A-u sun d’a Campanassa, partensa d’u curteu p’â CIASSA SCISTU IV11.00 - In sciamme e simugge u çeppu augüräle

11.15 - A çeimonia a cuntinua int’a SÄLA CUNSILIARE D’U CIVICU PALASSIU

CUNSEGNA D’U RICUNUSCIMENTU “A CAMPANASSA RINGRASSIA”

FISTRALUCHETTADE DENÀ

Zà, int’a nötte freida e scüa,– oa de steje che päan gèmme –quanta neive a l’è cazüa,a ingiancä tütta Betlèmme.

I pastuì, föa da-e sö grotte,rent’a föghi de calù,veggia e pegue: ché ’nt’a nötteu nu gh’ee zbranesse u lù.

Ma t’ou lì che, lüminùze,zü da-u çé, frotte d’angeti,sîàndu nennie asè armuniuze,ciammn duvve, fra i mansueti

sciôi de un äze e ascì de ’n bö,int’a greppia de ’na stallal’è nasciüu d’u Dé u Figiö.E, alantùa, ganbe in spalla,

’gnün purtandu cus’u gh’ha:chi de ouvive, chi un agnellu,chi ’n furmaggiu, curan làduv’a ’n teitu, què ’n çimellu,

sciü da Urienti, de splendù,l’è chinä, tranquilla e queta:a Nasciùn d’u Redentùa musträ, ’n’ôà cumeta.

Lì Maìa e San Bepìn,zenugè cun devusiùna-i duì läi d’u sö Picìn,s’ou mîävan cun pasciùn;

mentre, föa, in folla, a gentese runsäva, a fäse avanti:pe purtäghe un sö prezentee musträse a-i Öggi Santi.

Surva a-a steja, e sensa cüa,biundi angeti in pive a canna:“Gloja a-u Dé, sciü ’nte l’artüa– siävan – e aleluja e ozanna!”

Ma zuntàndughe, a rîùndu:“E ascì päxe in quantitèa quei che su’ inte stu munduommi de bunn-a vuentè!”

Essiu d’A Ciann-a(Ezio Viglione)

Nuova sede

Via Montenotte, 84/r - Savona - Tel. 019.9481139 - 340.2627071

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A Campanassa N.4/2013 5

“A Campanassa Ringrazia 2013”a Giovanni Minuto

Abbiamo chiesto a Lui di pre-sentarsi, è insolito, ma leggendocapirete perchè.

«Essere e fareQuando mi è stato chiesto di

tracciare personalmente un mioprofilo, mi è mancato il fiato. Lasfida è di quelle che ti fannoguardare la penna senza toccarla,quasi che si abbia paura delletracce che quel cilindro di in-chiostro potrebbe disegnare inquell’immenso spazio vuoto cheè il foglio bianco. I rischi sonoevidenti: raccontare del propriopassato, sperando nel giudizioclemente del lettore, oppure rac-contare ciò che si vorrebbe farenel futuro che resta, quasi unmanifesto, una opportunità dacogliere.

Poi mi sono chiesto se fossepiù opportuno raccontare chi so-no, oppure descrivere cosa fac-cio. Nel dubbio scrivo di entram-bi, come due facce della stessamoneta, e mi perdonerà il lettore,se tralascerò alcuni dettagli, dicui, peraltro, è attento notaio ilmio curriculum vitae et studio-rum. Essere o fare? Credo chequesta domanda assilli molti dinoi, ogni volta che cerchiamo ditracciare un bilancio della nostravita, di ciò che abbiamo rappre-sentato per sé e per gli altri e diciò che vorremmo fare nel tem-po, a noi ignoto, che ci resta.

Essere. Sono il figlio maggioredi Margherita e Mario, nato aSavona una mattina di fine ago-sto del 1965. Pensando a me, lo-ro mi hanno fatto essere e perquesto li ringrazio. E li ringrazioancora perchè mi hanno dato an-che un fratello, Andrea. Graziealle occasioni di studio e di viag-gio – ma questo fa parte del fare– ho avuto occasione di conosce-re persone straordinarie e amici aSavona, come nel resto del Mon-do. Poi, una mattina fredda d’in-verno, ho incontrato Francesca e,grazie al suo amore, sono nateMarta, Maria Pia e Elisabetta, acui spiegare quanto sia bello e

nobile “essere” per se e per glialtri, nei giorni belli, come neimomenti difficili della vita. Edomani? Che si tratti di viveremomenti lieti, o attraversare sel-ve oscure, l’importante sarà sem-pre “essere”, mai paghi di volercostruire qualcosa destinato arappresentare il nostro passapor-to per l’immortalità: aver agitocon amore, per la propria fami-glia e la propria comunità.

Forse sull’“essere” sono unpo’ troppo sintetico: vi chiedocomprensione.

Fare. Ho studiato a Savona fi-no alla fine delle superiori e de-vo ringraziare molti dei miei in-segnanti se ho imparato ad ap-prezzare la bellezza delle scien-ze, della letteratura e della storia:sono sempre più convinto chenoi siamo anche ciò che abbiamoassorbito dai nostri insegnanti,come completamento di ciò cheabbiamo imparato dai nostri ge-nitori. Dopo le Superiori ho de-ciso di seguire la passione dellamia vita: la terra, quella che tisporca le mani e le scarpe, quellache perpetua, ogni primavera, ilmiracolo della Creazione. Nonavevo terra abbastanza, ma ora,come agronomo, ho tutta quellache voglio: dalla terra che fa cre-scere il basilico genovese DOPsulle rive del nostro mare, aquella in cui gli agricoltori cinesicoltivano lo zenzero, a quella to-golese, dove crescono, dolcissi-mi, gli ananas. Nei laboratori enelle serre del Centro di Speri-mentazione e Assistenza Agrico-

la di Albenga – l’azienda dellaCCIAA di Savona dove lavoro –mi occupo delle tecniche e dellestrategie di lotta alle malattiedelle piante, della qualità dellenostre migliori produzioni agroa-limentari, dei mezzi di difesa cheverranno utilizzati domani dallaimprese agricole, senza dimenti-care la chimica verde, l’energiapulita, l’agricoltura urbana e latrasformazione dei rifiuti in ri-sorsa. Naturalmente tutto ciò nonsi può fare da soli: è necessariauna squadra ben affiata e deter-minata, come quella che lavoraal Centro di Sperimentazione,con l’unico obiettivo di fare ciòche serve, per le imprese e il no-stro territorio, per fare in modoche l’agricoltura sia una forza at-tiva della nostra economia e conla voglia continua di confrontarsiall’interno e all’esterno del pro-prio ambiente.

Fino a qui è l’oggi; cosa restada fare domani? Molto, moltissi-mo, ma non dobbiamo spaven-tarci: se ogni giorno ci impegna-mo per scrivere al meglio il no-stro frammento di storia, se loabbiamo fatto affinchè i nostri fi-gli possano sempre cibarsi deifrutti sani della terra, respirandoaria pulita e bevendo acqua pura,allora vorrà dire che siamo esi-stiti e abbiamo fatto cose di cuinon dovremo pentirci.

Mettere in ciò che facciamoanche un po’ di ciò che siamo: inquesto modo la nostra vita nonandrà sprecata e saremo anchepiù forti e sicuri nel nostro agirequotidiano».

Ecco questo è Giovanni Minuto.

Curriculum vitaeet studiorum:Direttore Generale– Direzione Generale dell’A-zienda Speciale della CCIAA diSavona– Componente della Commissio-ne UE “Usi Minori”, coordinatada COPA-COGECA, Bruxelles– Membro dell’European Parlia-ment of Enterprises (Eurocham-bres)– Membro dell’AIPP (Associa-zione Italiana Protezione dellePiante)– Componente del Comitato Tec-nico-Scientifico AIPSA (Asso-ciazione Italiana Produttori Sub-strati e Ammendanti)– Consigliere dell’Ordine profes-

sionale degli Agronomi di Geno-va e Savona– Esperto valutatore per la Re-gione Toscana di progetti a regiaregionale– Componente di CommissioniCamerali sul controllo dei prezzi– Componente della Commissio-ne Formazione ProfessionalePermanente presso il CONAF(Consiglio Nazionale Agronomie Forestali)– Componente di CommissioniUNIPLAST (UNI)– Consulente EFSA (AgenziaEuropea per la Sicurezza Ali-mentare)

Ampia autonomia operativa edecisionale. organizzazione digruppi di lavoro internazionali inPVS e in Paesi emergenti (es.Cina, Honduras, Togo). Nell’am-bito della propria attività profes-sionale, ha predisposto numerosiprogetti di ricerca, sperimenta-zione, di dimostrazione e di di-vulgazione (REG CEE 2078/92,REG CE 1257/99, LIFE AM-BIENTE, LIFE+, INTERREGIII A ALCOTRA, INTERREGIII C, INTERREG MARITTI-MO, BANDI DG AGRI, PRO-GETTI INTERREGIONALIAGRICOLTURA - QUALITÀ EFLORICOLTURA, BANDI MI-PAAF,....) in area europea ed ex-tra europea. Divulgazione e co-municazione su carta stampata(diverse riviste scientifiche e tec-niche) e televisiva (AGRICUL-TURA NEWS - PRIMOCANA-LE; GEO & GEO - RAI 3).

Premi e riconoscimenti.1) 9 novembre 1992: vincitore

del premio dell’AssociazioneLaureati in Scienze Agrarie e Fo-restali per la migliore Tesi diLaurea discussa nella Facoltà diAgraria di Torino nell’anno1991; motivazione. “La Tesi èinnovativa nei confronti delletecniche di controllo dei parassi-ti. Lavoro sperimentale di note-vole portata scientifica e meto-dologica. La tematica è già statasperimentata e la ricaduta dei ri-sultati è di immediata applica-zione”;

2) Euroflora 1994: ricevimentodel premio Moro per le attivitàdi ricerca sul garofano;

3) Novembre 2002: investituradi Cavaliere onorario dell’ordineligure dei cavalieri del grappolod’oro per meriti nel campo dellasperimentazione in viticoltura.

Il Consiglio Direttivo del-l’Associazione “A Campa-nassa” nella Sua riunionedell’11 Ottobre 2013 ha de-liberato l’assegnazione delriconoscimento “A Campa-nassa ringrazia” a Giovan-ni Minuto.

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A Campanassa N.4/20136

Sabato 26 ottobre 2013, alleore 21, nella suggestiva sala del-l’Angiolina si è esibito il CoroFemminile Savonese “La Gi-nestra” diretto dalla MaestraMichela Calabria invitato dal-l’Associazione “A Campanassa”per ricordare il Trentesimo An-niversario della fondazione.

Molti gli appassionati interve-nuti al Concerto, un gran belpubblico, in un’atmosfera di ele-gante familiarità.

Il Presidente Cerva ci offreuna delicata descrizione del Co-ro: “Oggi l’organico del Coroè formato da quindici gentiliAmiche, la cui costante attivi-tà di preparazione ha portatoil complesso alla piena cono-scenza di vari modi e stili dicanto, che ha consentito il rag-giungimento di mete ambiteed un apprezzamento unani-

CRONACA DI UNA BELLA SERATAIN MUSICA - “LA GINESTRA”

di Simonetta Bottinelli

me da parte del pubblico edella critica ed ha fatto della“Ginestra” un valido e stimatoambasciatore di savonesità”.Oggi come allora.

E’ proprio per questo che ilCoro ha meritato nel 1996l’ambito riconoscimento “LaCampanassa ringrazia”. Allo-ra il Coro era formato da trenta-nove Coriste.

La Maestra Michela Cala-bria ha guidato le coriste in unrepertorio variegato: abbiamopotuto ascoltare brani che ciportavano per mano dal cantoantico al canto corale moderno.Interessante posare lo sguardosull’originale programma:– Fratello sole, sorella luna(Riz Ortolani, arm. Mario Asiani)– Kumbaya (arm. Fabio Alessi)

– Per Crucem (Taizé)– My lord, what a morning(arm. Carlos Gama)– Ninna nanna (arm. MarioAsiani)– What a wonderful world(Louis Armstrong, arm. FabioAlessi)– Varda che vien matina (Giu-seppe De Marzi, arm. MarioAsiani) – Voici venir la nuit (arm. MarioAsiani)– Beatles memory (John Lennon-Paul McCartnney, arm. Gio-vanni Uvire)

La presentazione dei brani èstata curata, oltre che dallo stes-so coro, anche da uno di noi, ilPresentatore Agostino Grasso,conosciuto dal pubblico piùvasto come “Ago il Mago”;

Agostino era reduce da un inter-vento alla spalla che lo limitavanei movimenti, ma questo nongli ha impedito di comunicare lasua “verve” e di interessare enel contempo divertire il pubbli-co con le sue precisazioni inmerito, senza dimenticare di ri-cordare le coriste che non sonopiù tra noi.

Il pubblico, attento ed ap-passionato, ha gustato in mo-do particolare il succedersi deibrani, richiedendo un bis fina-le apprezzato con un intermi-nabile applauso.

Il Presidente e le Vicepresi-denti hanno chiuso questa primaparte della serata con un sentitoringraziamento alle coriste edalla maestra.

La Vicepresidente DeliaZucchi ha richiamato l’attenzio-ne del pubblico sulle CoristeFondatrici: Gisella Cerva e

– Ave Maria (arm. Mario Asiani)– Edelweiss (Rodgers Hammer-stein, arm. Giovanni Uvire)– Amazing grace (arm. IgorBarra)

Patrizia Franco congratulan-dosi con loro per la felice in-tuizione avuta nel dare vita alCoro, per il costante, intelli-gente impegno profuso in que-sti trenta anni e sull’indiscuti-bile bravura della MaestraMichela Calabria.

Non si può tacere quello checonta veramente negli incontriculturali: l’armonia.

La sala era affascinata dallevoci e dai brani presentati dallecoriste: l’ambiente era piacevo-le: il Maestro Nicolini, da esper-to del settore, sorridente nelleprime file, tra una foto e l’altra,mostrava apprezzamento dopole varie esecuzioni.

In chiusura il Presidente ha in-vitato tutti nella Sala dell’Abate,altra sala di cui noi Soci e Con-siglieri siamo orgogliosissimi,per gustare il rinfresco offertodall’Associazione ed assaggiarela scenografica torta che ricor-dava l’Anniversario da festeg-giare.

Le Consigliere Maria Gio-vanna Parodi, per noi Magì, eAnna Maria Olivieri con laGent.ma Signora Luisa Bian-chi, si sono adoprate per gestireil rinfresco, preparato con gran-de cura.

Le coriste, splendidi usignoli,elegantissime nei loro completineri, esibivano luminose cami-cie che distribuivano, nell’anticae medioevale Sala dell’Abate,raggi di sole.

S.B.

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A Campanassa N.4/2013 7

Quando il Presidente Cerva michiese di collaborare per organiz-zare la gita della ‘A Campanassa avisitare “Villa Rosa”, sede del Mu-seo del Vetro di Altare, alla cui ge-stione dal Comune di Altare è de-legato l’Istituto per lo Studio delVetro e dell’Arte Vetraria, la miaofferta disponibilità si trasformòben presto in una entusiastica par-tecipazione, per tentare di coniu-gare la storia, la cultura e la tradi-zione savonese di cui la ‘A Cam-panassa è depositaria, con la storiae la testimonianza delle antichevestigia del vetro, di cui il Museodi Altare a sua volta è viva testi-monianza. In quanto nato ad Alta-re, da famiglia di antica tradizionevetraria, il compito affidatomi ve-niva da me accettato con entusia-smo e gratitudine.

A seguito degli accordi con l’I-stituto del Vetro, da Savona, alletre del pomeriggio di sabato 19 ot-tobre, la partenza con destinazioneAltare per la visita al Museo: iltorpedone percorre la SP n. 29 delColle di Cadibona, ben presto la-sciandosi alle spalle le ultime spar-se case di Lavagnola.

Dopo pochi chilometri, scolli-nando rapidamente gli ultimi tor-

nanti, superata la galleria del Forte– convenzionale ed effettivo spar-tiacque geografico tra gli Appenni-ni liguri e le Alpi Marittime al Pas-so della Bocchetta (o Sella) di Al-tare – giungiamo ad Altare, borgodi antichissime origini, a circa 400m sul livello del mare.

Alle tre e mezza, il gruppo è da-vanti a Villa Rosa, stupenda palaz-zina Liberty, magnificamente con-servata e risalente ai primi anni del

XX secolo, realizzata su progettodell’arch. Niccolò Campora, com-missionato da Monsignor Bertolot-ti, munifico ecclesiasta di originealtarese, per la sorella Rosalia (daqui il nome della villa). Il fabbri-cato fa parte del complesso monu-mentale fatto edificare sempre daMonsignor Bertolotti, costituito daaltri tre edifici, tutti in Altare(“Villa Agar”, oggi sede della Ca-sa di riposo ed a fianco di VillaRosa; “Palazzo Bordoni”, oggi diproprietà di privati e sito in PiazzaV. Veneto 4; altro “Palazzo Bordo-ni” sempre di privati ed ubicato difronte alla Chiesa Parrocchiale diS. Eugenio: costruzioni in purissi-mo stile Liberty, edificati, tutti suprogetto dell’arch. Niccolò Cam-pora agli inizi del XX secolo; al-cuni con parquet in legno di san-dalo o mogano o noce nostrana;pareti in raso, zoccolo in oro zec-chino e soffitti con stucchi arabe-scati ed in oro zecchino; alcuni,ancora, dotati di mobili in legno dipalissandro o noce, in originale edautentico Liberty a somiglianzadel mobilio da arredo di interni co-me si può ammirare, identico al-l’Ecole di Nancy.

Puntuali ad accoglierci, con cor-

tese disponibilità, lo staff dell’Isti-tuto del Vetro ed il Presidente Sag-gini, oltre che il Maestro vetraioGino Bormioli.

Dopo un breve saluto ed i con-venevoli di rito, una parte del no-stro gruppo inizia la visita alle saledel Museo, sotto la sapiente regiadell’amico Giuseppe Cavallaro edel Maestro Gino Bormioli, l’altrasciama nell’antico borgo alla visitadei laboratori Artigiani di Raffael-lo Bormioli (Soffieria AmanzioBormioli), maestro vetraio soffia-tore e di Vanessa Cavallaro, artistadell’incisione al tornio.

Sotto la guida dello scrivente, idue gruppi si scambiano, poi, iruoli, terminate le rispettive visite,così che il gruppo che ha visitato ilMuseo, viene poi accompagnato ailaboratori degli artigiani che sierano dichiarati disponibili allanostra visita.

Oggi i due artigiani operano inAltare con le loro botteghe, riper-correndo, in forme moderne, le an-tiche tradizioni.

Raffaello Bormioli – figlio diAmanzio, nipote di Alfio e fratellodi Augusto, grandi, grandissimimaestri vetrai, oggi, purtroppo,tutti, non più con noi – perpetual’arte del soffio, coadiuvato da Il-da, ispirato dalla mente, dal cuore,dalla tecnica di un’arte che nascein lui per antiche strade, per tra-scorsi percorsi ancestrali, ancorauna volta l’elan vitale si trasfondein mirabili composizioni artistiche.

A Vanessa Cavallaro, figlia d’ar-te, dal grandissimo Maestro (inci-sore e soffiatore) Peppino Berto-luzzi, giovinetta e agli inizi, le ve-niva preconizzato un grande futuronella difficilissima arte dell’inci-sione: premonizione avveratasi edocumentata dalle mirabili crea-zioni che oggi possono essere am-mirate e commissionate nei labo-ratori di Altare e di Savona.

Eccoci, pertanto, a raccontare la

segue a pag. 8

Sabato 19 ottobre 2013

IL MUSEO DEL VETRO DI ALTAREE LE BOTTEGHE ARTIGIANE

di Dante Mirenghi1

Raffaello e Ilda Bormioli nella loro bottega.

Vanessa Cavallaro nel suo laboratorio.

Osteria con cucina • Via Pia 15r. • SavonaDelgrande Giorgio

DOMENICA E LUNEDÌ CHIUSO

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A Campanassa N.4/20138

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visita, per far conoscere ed illu-strare al visitatore il perché di“Villa Rosa”, quale sede museale ecosa essa rappresenti nel mondodella storia e della cultura del ve-tro, sicura testimonianza di unaantichissima e nobile arte. Ovveroquale parte del mondo della storiae della cultura vetraria, ciascun vi-sitatore, entrando nelle sale delMuseo, acquisisce alla propria co-noscenza.

“Villa Rosa” sostanzia il mo-mento conclusivo del “Progettovetro” o “Progetto Museo”, natonegli anni ’70, del secolo scorso,su iniziativa del Comune di Altare.

Il percorso del Progetto Museodel Vetro inizia nel 1977, in occa-sione del fallimento della S.A.V.(Società Artistico Vetraria), dopooltre cento e venti anni di ininter-rotta attività. Tale evento rappre-senta il momento fondante dellanascita dell’attuale Museo. A se-guito del fallimento, infatti, il pa-trimonio museale della S.A.V. erain grave pericolo: i meravigliosicapi d’opera, le raccolte di vetriartistici, i tantissimi reperti di anti-chi vetri d’uso, antichi documenti,diplomi e pubblicazioni testimo-nianza della vita della vetreria suc-cedutasi nei secoli rischiavano diessere dispersi definitivamente.L’intervento della Cassa di Rispar-mio di Savona e del Comune diAltare consentì di salvare quelloche rimaneva di un patrimonioinestimabile di arte, di cultura e distoria. La Cassa di Risparmio diSavona partecipò all’asta dispostadal Tribunale di Savona, acquistòil Museo della S.A.V. e ne fece do-no al Comune di Altare che si im-pegnò a conservarlo, ad arricchirloe a fornirgli una idonea sede, af-finché la Comunità Altarese potes-se rendere partecipe il mondo inte-ro delle proprie antiche vestigia.

Nell’anno 1982 nasce l’Istitutoper lo Studio del Vetro e dell’ArteVetraria, struttura organizzativa, acui Il Comune di Altare demanda lagestione della collezione museale.

Nel giugno dell’anno 1988 na-sce la Rivista “Alte Vitrie” (ovvero“l’Arte del vetro e dintorni”, il ter-mine di origine latino-medioevalesi ritrova della Chiesa di San Roc-co di Altare): strumento creato per

dare impulso alle attività dell’Isti-tuto del Vetro, per divulgare e farconoscere quel mondo complessoed affascinante che ruota attorno alvetro e trae origine da un “soffio”,quel soffio dell’antico Maestro,che è l’elan vitale, che dona la vitaai fluidi incandescenti del forno,arte antica che si rinnova quotidia-namente nelle fucine del vetro,l’arte del soffio.

Negli anni ’80, “Villa Rosa” èancora di proprietà di privati (leFamiglie Saroldi e Bruno), i quali,però, venendo incontro alle esi-genze del neonato Istituto del Ve-tro, mettono a disposizione lastruttura affinché essa potesse es-sere utilizzata per mostre e conve-gni sul vetro. Nel periodo si ricor-dano le mostre sul vetro Liberty(Gallè, Daum, Majorelle), sui fra-telli Cimbro e Costantino Bormio-li, sulla vetreria nella farmochimi-

ca, sulle migrazioni dei vetrai ala-tresi, in particolare in Argentina: emolte altre ancora.

“Villa Rosa” e Alte Vitrie diven-tano gli strumenti inziali di avviodel “Progetto Museo”, mezzi di co-municazione e di conoscenza nelmondo del vetro di Altare. Il Museodel Vetro, nel periodo, con i suoipreziosi tesori e bacheche è collo-cato provvisoriamente nella Chiesa(sconsacrata) di San Sebastiano.

La data effettiva e storica dellaprima pubblicazione di Alte Vitrie(anno I n. 1) è quella del mese digiugno dell’anno 1988. Infatti, do-po un periodo di rodaggio nel cor-so dell’anno 1987, il numero “ze-ro” di Alte Vitrie non è pubblicatoin quanto ritenuto insoddisfacente,con conseguente sostituzione delnominato Direttore Responsabile;nell’anno 1987 è pertanto avvenu-ta la sola registrazione di legge

presso il Tribunale di Savona.L’anno successivo viene elaboratoun nuovo progetto editoriale, invirtù di una nuova e diversa strut-tura organizzativa. L’allora Presi-dente dell’Istituto del Vetro, DanteMirenghi – personalmente – sce-glie e chiama alla collaborazioneeditoriale di Alte Vitrie, tra gli al-tri, il prof. Silvio Riolfo Marengo,nominato Direttore Responsabile,il sig. Marco Sabatelli (per il pro-getto dei tipi di stampa e per ilcontributo grafico), il prof. Loren-zo Paggi, (Caporedattore); e si av-vale di un Comitato TecnicoScientifico, (in carica, pressoché alcompleto fino agli inizi dell’anno2000), composto dall’ing. Giusep-pe Clinanti (Presidente), dalla dott.Rosa Barovier Mentasti (studiosa,storica e ricercatrice Muranese),dal prof. Arnaldo Bordoni (studio-so, storico e ricercatore Altarese),dalla prof. Anna Laghi (studiosa,storica e ricercatrice presso l’Uni-versità di Firenze), dal comm. ElsoBrondi (già Direttore Tecnico diS.A.V., di Vetreria Moderna e diVetreria Vernante - storico Altare-se) e dall’ing. Tiziano Mannoni(storico-ricercatore e docente del-l’Università di Genova).

Alte Vitrie, durante la “Presiden-za Mirenghi” veniva distribuita intutto il mondo e attraverso la diffu-sione di Alte Vitrie, nel periodo, siinstaurano rapporti (stabili e dura-turi nel tempo) con i principaliMusei del Mondo, quali, ad esem-pio: “The British Museum” diLondra, “The Corning Museum ofGlass di New York, il Museo “dearte Moderna” di Rio de Janeiro, il“The Israel Museum” di Gerusa-lemme, il Museo del Vetro di Mu-rano; contribuendo allo scambioculturale con le diverse realtà ve-trarie, diffondendo nel mondol’immagine e la storia del “Vetrodi Altare”.

In tale contesto, nell’anno 1989,a Liegi nella sede della “Generalede Banque”, il Presidente Miren-ghi, da Mrs. Joseph Philippe (inallora Direttore onorario dei Museidi Liegi - Presidente fondatore del-l’Associazione Internazionale perla Storia del Vetro, illustre storico)viene invitato all’inaugurazionedel 19 aprile 1989 della Triennale

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trattoria

giardinodi Giordano Sara

Via C. Briano, 5 - 17047 Valleggia (SV) - Tel. 019.88.11.57

Domenica chiuso

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A Campanassa N.4/2013 9

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di Liegi “Sculture contemporaneein cristallo e in vetro d’Europa” equale oratore sul tema “Il Vetro diAltare”: nell’occasione avviene lapresentazione (ufficiale) europeadi Alte Vitrie. L’Ufficio stampadella Triennale, al termine dell’e-vento, nel ringraziare l’Istituto delVetro di Altare per la partecipazio-ne, rilascerà il seguente comunica-to a commento dell’incontro:“splendido incontro artistico deimaestri vetrai, della loro estetica edella loro comprensione reciproca.Il valore di questo incontro è statoconfermato in una conferenzastampa ed in una cena che rag-grupparono circa quaranta parte-cipanti in un clima di fratellanzache si aggiunge alla forza esisten-te nei vari creatori. Diverse lingueeuropee si incrociavano nel corsodelle conversazioni avendo perspirito la saggezza dell’unione delcuore e la difesa della creazioneartistica di alto livello”. I primivirgulti dell’Unione Europea (delvetro), in quel periodo, nascevanoe prendevano forma a Liegi, graziead Altare ed al suo vetro.

Nell’anno 1995, a cura della So-printendenza per i Beni Architetto-nici e per il Paesaggio della Ligu-ria, vengono avviati i lavori di re-stauro di Villa Rosa, acquistata dalMinistero dei Beni Culturali e de-stinata, per legge, ad essere la sededel Museo del Vetro di Altare.

Villa Rosa, con il restauro dellaoriginaria bellezza dello stile li-berty, viene così trasformata, daabitazione privata, in una modernastruttura, sede museale, in dodicianni di lavoro di restauro manu-tentivo e conservativo.

Terminati i lavori di restaurodell’edificio, nel 2004 la collezio-ne museale dalla Chiesa di San Se-bastiano, viene trasferita a VillaRosa: organizzati ed allestiti nellevarie sale, in sezioni appositamen-te attrezzate, i reperti vitrei. Lacollezione museale si compone dimaestosi capi d’opera (i c.d. “Gi-ganti del vetro”: vasi da esposizio-ne di altezza superiore al metro,del peso di oltre 15 kg, mirabil-mente soffiati ed incisi dai Maestrivetrai); vetri artistici di peculiarebellezza e autentiche rarità; oggettidi uso quotidiano, bicchieri, broc-

compito del Comune di Altare –allo scopo di perseguire la conser-vazione e la diffusione del propriopatrimonio culturale (inteso qualebene), sul presupposto che dettobene culturale non potrà mai esse-re un’occasione di sfruttamentoeconomico – sostanzia il principio“della primarietà del valore esteti-co ¨C culturale che non può esseresubordinato ad altri valori, ivicompresi quelli economici”.

Principio, questo, sancito addi-rittura all’art. 9 della Costituzione:“La Repubblica promuove lo svi-luppo della cultura e la ricerca

che, contenitori e suppellettili perla casa; flaconi ed ampolle; conte-nitori e alambicchi destinati allasezione della farmo chimica; ecc..

L’allestimento interno è operadel progetto dell’arch. Marco Ciar-lo che ha mirabilmente ed architet-tonicamente utilizzato il giardinocircostante e gli spazi interni, dis-tribuendo ed armonizzando la col-locazione degli ambiti e degli spa-zi museali, nel rispetto dei ricchied opulenti decori interni. Glistucchi di gesso a ghirlande deisoffitti o delle pareti, i fiori e letrecce in cartapesta dipinte e dora-

sia d’imperitura memoria”.Villa Rosa, pertanto rappresenta

il risultato di un lavoro costante eprezioso, concreto esempio di unpercorso che partendo dalla storiagiunge all’attualità più viva, attra-verso un intelligente esame com-parativo degli elementi culturali,scientifici ed economici di un ter-ritorio (la Valbormida), di un pro-dotto, di una tradizione, laddove ibeni culturali a disposizione nonsono intesi e finalizzati a far cassa,in quanto essi rappresentano la no-stra identità.

In tale contesto, è indubbio cheper Altare il vetro è stato ed è tut-tora un bene economico, sociale eculturale. Al vetro appartengono letradizioni artigiane ed industrialiche hanno determinato la nascitadel paese e hanno caratterizzato gliaspetti umani ed ambientali del-l’Altare di oggi.

Con lo scopo di richiamare adAltare vetrai di altre esperienze, inoccasione del 150° anniversariodella Fondazione della Società Ar-tistico Vetraria – e cioè il 24 di-cembre 2006 – sono stati inaugu-rati nei giardini di Villa Rosa dueforni per la lavorazione del vetro.

Villa Rosa non è solamente unaraccolta, seppur pregevole, musea-le, ma altresì biblioteca specializ-zata, centro di raccolta di pubblica-zioni tecniche, scientifiche e stori-che e di iniziative culturali; centropolifunzionale, modernamente estrutturalmente concepita (con do-tazioni per soggetti disabili, in par-te funzionanti ed in parte in pro-gramma e di mezzi di comunica-zioni multimediali, in parte già atti-vi), per eventi convegni, mostre,manifestazioni culturali, conferen-ze anche finalizzate all’uso delleScuole superiori o delle Università.Questo il significato storico e cul-turale della nostra gita, alla scoper-ta del vetro, che, in serata, si con-cludeva con la conviviale al K2.

1) DANTE MIRENGHI, nato ad Altarel’8 agosto 1948, laureato in Giurispru-denza all’Università di Genova, avvoca-to e libero professionista del Foro di Sa-vona, è di antica famiglia vetraria, socioe Presidente del Collegio dei Probiviridella ‘A Campanassa.Dante Mirenghi è stato Presidente (pri-mo ed unico non politico) dell’Istitutoper lo Studio del Vetro e dell’Arte Vetra-ria (I.S.V.A.V.), nominato dal Sindaco diAltare per il periodo 1986-1990.

te, le boiseries in legno intagliato amotivi floreali, le vetrate dipinte, ipavimenti in graniglia o in legnopregiato, ecc., vengono letti ed in-terpretati in un artistico connubioed affascinante percorso di valo-rizzazione tematica della raccoltamuseale, al centro della qualecampeggia la sala degli stemmi, ri-prodotta negli identici stilemi de-gli affreschi del soffitto a voltadella Sala delle Assemblee dellaantica Società Artistico Vetraria.

Villa Rosa è la testimonianzaconclusiva del progetto vetro concui il Comune di Altare si è fattocarico di perpetuare nel mondo laconoscenza dell’affascinante mil-lenaria storia del vetro di Altare.

Nel convincimento che svilup-po, ricerca, cultura e patrimonioformano un tutto inscindibile, ilprogetto vetro del Comune di Alta-re – sul presupposto che non servauna mera protezione passiva deibeni culturali, essendo necessariaun’attività finalizzata a renderlifruibili a tutti – si specchia addirit-tura nella Carta Costituzionale. Il

scientifica e tecnica. Tutela il pae-saggio e il patrimonio storico eartistico della Nazione”.

Con la realizzazione del proget-to “Villa Rosa”, si può dire cosìcompiuto il cammino iniziato il 24dicembre del 1856, con il pattoche, sulle distrutte rovine dell’anti-ca realtà vetraria, vide la nascitadella moderna vetreria e cioè dellaCooperativa altarese: patto sancitointorno ad un tavolo rotondo a te-stimonianza della parità tra i soci.

In occasione della celebrazionedel 142° anniversario della Fonda-zione, il 24 dicembre 1998 è statascoperta ed inaugurata la colloca-zione dell’antica lapide che ricor-da quel lontano avvenimento del1856. La lapide è stata affissa, inAltare, all’inizio della Via XXIVDicembre, poco lontano dalla salache vide la nascita della cooperati-va altarese: “Fra queste mura/ ofigli dell’arte onore e vita/ dellapatria/ la voce ardita d’un Cesio/Vi chiamò alla riscossa / un granpatto sociale/ fu sancito tra voi/ il24 dicembre 1856 / Questo giorno/

1/3 dei partecipanti alla gita. Gli altri dove sono finiti?

Trattoria Tradizionale RegionaleVia Torcello 3 - Quiliano (SV)Tel. 019.882541 - 347 2367123

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A Campanassa N.4/201310

Segue la sfilata per le vie cittadi-ne (Via Paleocapa, Corso Italia)con arrivo verso le ore 17,30 allaCasa Comunale, ove si svolge lacerimonia di consegna delle chiavidella Città da parte del sig. Sinda-co alla presenza delle autorità cit-tadine. Proclamazione, quindi, del-l’inizio ufficiale del Carnevale coninvestitura di Sua Maestà Cicciolina Maschera Ufficiale di Savona.Ore 18,00

Giro per il centro cittadino ditutte le maschere e accoglienza daparte dei commercianti.Ore 19,00

Riorno in Campanassa.Poi a cena con Cicciolin.

CONSEGNA DELLE CHIAVIDELLA CITTÀ DI SAVONAALLA MASCHERA SAVONESE“CICCIOLIN”

PROGRAMMAOre 15,30

Ritrovo delle maschere parteci-panti davanti alla Campanassa Ore 16,00

Arrivo dal mare di Sua MaestàCicciolin, re del Carnevale di Sa-vona, a bordo di un gozzo ligure,davanti allo scaletto della Torretta.

CICCIOLINCARNEVALE

Domenica 2 marzo 2014Carnevale-sfilata per le vie

cittadine da Villapiana a PiazzaSisto IV. Re Cicciolin Riportale chiavi della Città al Sindaco.

Domenica 19 gennaio 2014,Cicciolin arriverà dal mare accoltodal Presidente e dai componentidel Consiglio Grande della “ACampanassa”, da numerose ma-schere amiche e dalla Cittadi-nanza savonese. Come ogni an-no si recherà in Comune per ri-cevere dal Sindaco le chiavidella Città e dare inizio alle ma-nifestazioni di Carnevale.

www.averla.it

Auguri

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A Campanassa N.4/2013 11

CUNFÖGU

Il grande vaso, in fase di lavorazione,il piccolo vaso ed il piattodel “Cunfögu” 2013, dedicatialla Villa Zanelli sulla via Nizzapreziosa testimonianza del Liberty.Splendide realizzazioni della fornaceStudio Ernan di Albisola Superiore.Si possono ammirare in anteprimanella vetrina di Taftàin Piazza della Maddalena.

Il Consorzio Commercianti e Artigiani di Villapiana“Centro Integrato di Via”

Augura un lieto Natale e un prospero 2014

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A Campanassa N.4/201312

Lettera inviata in data 12 otto-bre 2013 al Sindaco di Savona ealla Soprintendenza per i BeniArchitettonici e Paesaggisticidella Liguria

OGGETTO: Passerella sulfronte-mare del Priamàr (appro-vata con delibere della Giunta Co-munale n. 110 del 2 maggio 2012e n. 153 del 2 luglio 2013): richie-sta che quanto deciso due voltedalla Giunta non venga buttatonel cestino e che non venga rea-lizzato un progetto definitivo ditale passerella che stravolga erovini per sempre il promonto-rio roccioso del Priamàr, sovra-stato dall’abside dell’antica Catte-drale di Savona (un patrimonionaturalistico, ambientale, storico,archeologico e monumentale ri-masto immutato nei secoli, da tra-mandare intatto anche ai posteri!)

Il Consiglio Direttivo della Con-sulta Culturale Savonese (organiz-zazione di coordinamento e di co-mune politica culturale delle quat-tro associazioni: A Campanassa,Istituto Internazionale di Studi Li-guri-Sezione Sabazia, Italia No-stra-Sezione di Savona e SocietàSavonese di Storia Patria) ha ap-preso con sgomento che funziona-ri e tecnici del Comune di Savonastanno elaborando il progetto defi-nitivo di una passerella pedonale eciclabile tra i giardini pubblici diviale Alighieri e la “galleria degliascensori” del Priamàr in mododel tutto difforme dal progetto ori-ginale approvato dalla Giunta Co-munale ben due volte nell’arco di15 mesi (con le due delibere diGiunta n. 110 del 2 maggio 2012 en. 153 del 2 luglio 2013); non so-lo, ma con modalità tali da detur-pare irrimediabilmente il Priamàr.

Tra l’altro sorprende, stupisce espiace che tale sconfortevole noti-zia non ci sia stata comunicatadall’Amministrazione Comunaledi Savona, che pure il 7 agosto u.s.

ci aveva invitato ufficialmente inComune ad una riunione congiun-ta nella quale ci era stato presenta-to e illustrato il progetto prelimi-nare di passerella pedonale appro-vato dalla Giunta il mese prece-dente (il 2 luglio u.s.): ma non ciera stato detto che il progetto sa-rebbe stato modificato!

Come dicevamo prima, ci risultache attualmente i tecnici e i fun-zionari comunali incaricati stianoprocedendo ora ad elaborare ilprogetto definitivo senza rispettareper nulla il progetto preliminare:vorrebbero realizzare la passerellanon più partendo dalla quota delpiazzale ex-Italsider sul fronte ma-re del Priamàr (quota metri 4,50sul livello del mare), ma partendodall’attuale passeggiata “Trento eTrieste”, posta a quota metri 12,50sul livello del mare.

Facciamo rilevare che l’imboc-co lato-mare della galleria degliascensori si trova a quota metri8,50: l’assurdo percorso che i tec-

nici e funzionari stanno ora pen-sando (articolato poggiandosi inqualche tratto sopra a due gallerieferroviarie sottostanti il Priamàr)dovrebbe prima salire fino allaquota di metri 14,60 (galleria dellalinea ferroviaria portuale) e poi di-scendere fino a quota metri 8,50sul livello del mare.

Tale orrenda e assurda passerel-la verrebbe ad affiancarsi ed anco-rarsi nelle mura del Maschio dellaFortezza e nelle mura della Citta-della, proprio nel punto dove que-ste sono ancora sovrastate dalleimponenti e suggestive muraturedell’abside dell’antica Cattedraledi Savona, con la falesia del pro-montorio roccioso del Priamàr cheda oltre un millennio si protendeancora alla sua base, tuttora intatti(abside e promontorio roccioso apicco sul mare), nonostante le vi-cissitudini storiche che hanno col-pito il Priamàr nei cinque ultimisecoli.

Chiediamo l’attenzione del-

l’Amministrazione Comunale diSavona e della Soprintendenza aiBeni Architettonici e Paesaggisticidella Liguria anche sul fatto cheuna passerella di tal genere non ri-spetterebbe assolutamente i vinco-li delle barriere architettoniche, inquanto comporterebbe lo sviluppolungo pendenze fino al 25%(quando, come si sa, la pendenzamassima per consentire la percor-renza anche ai disabili non può su-perare l’8%... i disabili sarebberoquindi impossibilitati a percorrerel’assurda passerella alla qualestanno ora pensando... e anche peri ciclisti non sarebbero affatto per-corribili parecchi tratti di quellache viene presentata come unapasserella pedonale e ciclabile).

Per di più, se anche l’assurdapasserella non dovesse essere so-stenuta da lunghe palificazioni,poggerebbe comunque su mensolee putrelle piantate nelle antiche

segue a pag. 13

Rendering aggiornato dell’assurda passerella che il Comune di Savona vorrebbe realizzare (le scritte evidenziano le osservazionicritiche della Consulta Culturale Savonese).

PASSERELLA SUL FRONTE-MARE DELLA FORTEZZA:NUOVO PROGETTO DEL COMUNE, UNA GRAVE

OFFESA PER IL PRIAMÀR!

CONSULTA CULTURALE SAVONESE

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A Campanassa N.4/2013 13

CONSULTA CULTURALE SAVONESE

segue da pag. 12

mura della Cattedrale e della For-tezza e costituirebbe comunque ungravissimo impatto visivo versouno dei punti scenografici più sug-gestivi dell’intero fronte-mare delPriamàr.

Va poi osservato che con unapasserella addossata alle mura del-la Cittadella e della Cattedrale siporrebbe a gravissimo rischio l’in-columità fisica di chi dovesse per-correrla: la muratura della Fortez-za nella zona absidale della Catte-drale è fortemente degradata, pre-senta un continuo stacco di matto-ni che cadono a picco, oggi nelpiazzale sottostante, domani sullatesta di cittadini e turisti.

Per tutti questi motivi il Consi-glio Direttivo della Consulta Cul-turale Savonese chiede con forzaall’Amministrazione Comunale diSavona di non realizzare unoscempio preannunciato e un’operainutile, dannosa e pericolosa echiede alla Soprintendenza per iBeni Architettonici e Paesaggisticidella Liguria di non consentirla nèautorizzarla.

Questa Consulta Culturale Sa-vonese evidenzia che se venisseinvece rispettato il progetto preli-minare che la Giunta comunale hagià approvato due volte, tutti iproblemi sopra evidenziati non siporrebbero, perchè la distanza dal-le mura non metterebbe a rischiol’incolumità delle persone e lapendenza sarebbe decisamente in-feriore all’8% per tutta l’interalunghezza della passerella; per dipiù dalla passerella Savonesi e Tu-risti potrebbero ammirare per la

prima volta il suggestivo fronte-mare del Priamàr.

Il progetto preliminare dellapasserella approvato dalla Giuntapotrebbe poi essere impreziositoda un’interessante e suggestiva“area per spettacoli e concerti al-l’aperto” realizzabile nello spaziocompreso tra il promontorio roc-cioso del Priamàr e il lato di Po-nente della passerella: vi potrebbe-ro trovare posto ben 760 persone(o ancora di più), che (sedute dan-do le spalle al mare) godrebbero ilfantastico fondale della falesiarocciosa e delle mura della Fortez-za e della Cattedrale.

Le frecce rosse indicano il percorso pedonale più logico sul lato-mare del Priamàr,con la visione panoramica dell’abside dell’antica cattedrale, del Palazzo della Sibillae della mole imponente del Maschio della Fortezza (rielaborazione da una fotocom-posizione di Fulvio Parodi).

In quell’area, tra l’altro, tutti glispettacoli (concerti, happenings,raduni, feste, ecc.) si potrebberoprotrarre anche fino a tarda notte,senza disturbare i residenti (ognirumore si perderebbe sul mare, ilPriamàr costituirebbe una barrieraanche sonora verso la Città).

Il luogo sarebbe tra l’altro im-mediatamente raggiungibile (conpercorsi tutti in piano!) da corso

Un progetto tecnicamente defi-nito di un’area spettacoli di tal ge-nere è stato elaborato da uno deimembri di questa Consulta Cultura-le (l’arch. Gabbaria Mistrangelo):questa Consulta è disponibile adapprofondirne la discussione e l’e-voluzione con l’AmministrazioneComunale e con la Soprintendenza.

Ci si trova ora di fronte a un bi-vio: o si rovina irrimediabilmente

Mazzini (galleria degli ascensori)e dai giardini di viale Alighieri (at-traverso il “cortile di S. France-sco”, tra la vecchia piscina comu-nale e la Fortezza, direttamente ac-cessibile da Viale Alighieri: pro-prio la zona che tra pochi mesiverrà recuperata alla Città nell’am-bito del POR del Prolungamento.

La Consulta Culturale Savonesepropone ufficialmente all’Ammi-nistrazione Comunale la realizza-zione di tale suggestiva area spet-tacoli nell’ambito della passerellagià approvata due volte dallaGiunta comunale nell’area ex-Ital-sider del fronte-mare del Priamàr.

e per sempre uno dei punti piùsuggestivi del fronte-mare delPriamàr, oppure fin da subito lo sirecupera e lo si valorizza.

Quanto questa Consulta richiedee propone si svilupperebbe inun’area che occuperebbe circa1.500 dei 22.000 metri quadratidel piazzale ex-industriale-ex Ital-sider oggi gestito dall’AutoritàPortuale di Savona: pensiamo cheil nuovo Presidente dell’AutoritàPortuale di Savona potrà certa-mente essere d’accordo con la no-stra proposta e con il progetto pre-liminare deliberato due volte dallaGiunta, sia per la particolare sensi-bilità verso le esigenze della Cittàche ha già manifestato, sia perchèquanto proponiamo è del tutto co-erente con lo stesso Piano Regola-tore del Porto di Savona, che defi-nisce tutti i 22.000 metri quadratidel piazzale suddetto come “Areaper servizi alle persone, per spet-tacoli, per il tempo libero, per lapratica sportiva, per congressi,esposizioni, fiere”.

Confidiamo pertanto che tantol’Amministrazione Comunale diSavona quanto la Soprintendenzaper i Beni Architettonici e Paesag-gistici della Liguria siano concordicon il Consiglio Direttivo di que-sta Consulta Culturale circa la ne-cessità di non rovinare per sempreil fronte-mare del Priamàr con unaorrenda e inutile “passerella alter-nativa” e circa l’opportunità inve-ce di confermare, migliorare e in-tegrare il progetto preliminare ap-provato già due volte dalla Giuntacomunale, quale primo tassellofondamentale per il recupero delfronte-mare dell’intero Priamàr.

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Via Niella, 36 r. - Savona - tel. 019 814804e-mail: [email protected]

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A Campanassa N.4/201314

CONSULTA CULTURALE SAVONESE

I problemi delPriamàr: il riscontroe il parere delVicesindaco di Savona

Lettera del 15 ottobre 2013 (prot.n.48615) del Vicesindaco Livio DiTullio, indirizzata al Presidente e alConsiglio Direttivo della ConsultaCulturale Savonese e, per conoscen-za, al Sindaco di Savona, alla Soprin-tendenza per i Beni Architettonici ePaesaggistici della Liguria (Arch.Canziani) e al Dirigente del SettoreUrbanistica (e Suo tramite ai Lavo-ratori del Settore Urbanistica)

Egregio Presidente,riscontro la Sua lettera del 12 Otto-

bre 2013 indirizzata al Sindaco del Co-mune di Savona e

alla Sopraintendenza avente per og-getto: “Passerella sul fronte-mare delPriamàr (approvata con delibere dellaGiunta Comunale n. 110 del 2 maggio2012 e n. 153 del 2 luglio 2013): ri-chiesta che quanto deciso due voltedalla Giunta non venga buttato nelcestino e che non venga realizzato unprogetto definitivo di tale passerellache stravolga e rovini per sempre ilpromontorio roccioso del Priamàr, so-vrastato dall’abside dell’antica Catte-drale di Savona (un patrimonio natu-ralistico, ambientale, storico, archeo-logico e monumentale rimasto immuta-to nei secoli, da tramandare intatto an-che ai posteri!”)”.

Nell’incontro di questa estate, abbia-mo provveduto ad illustrare alcune ipo-tesi preliminari. Pare superfluo ricor-darle che la progettazione pubblica de-ve necessariamente partire dal prelimi-nare che fissa gli indirizzi generali chesi vogliono conseguire.

I1 passaggio da preliminare a defini-tivo e poi esecutivo deve tenere contodelle indicazioni e dei vincoli che pro-

vengono da altri soggetti (pubblici oprivati che siano). Ne consegue che illavoro dei nostri Tecnici si sviluppa perapprossimazioni successive frutto diincontri e verifiche con gli altri sogget-ti coinvolti e nei limiti di spesa fissatidal preliminare. Tra i soggetti il cui pa-rere è vincolante non c’è la Consulta:né quella culturale né quella del Pria-mar.

Ci sono invece l’Autorità Portuale (egli altri soggetti che direttamente o in-direttamente hanno titolo ad esprimersinell’ambito portuale) e la Sovrainten-denza.

Di questo lavoro il Dirigente ed iTecnici hanno sempre provveduto adinformarmi.

Quando il progetto diverrà definitivosarà mia cura, prima di portarlo inGiunta, ascoltare le opinioni della Con-sulta, allo scopo di riferirne al Sindacoed i colleghi Assessori.

Le parole della Sua lettera nei con-fronti dei Lavoratori del Settore sonomolto gravi. Lei lascia intendere che sisiano mossi in maniera scorretta, di na-scosto dalla Giunta e usa parole pesanti.

Nella giornata di ieri, nel corso del-l’incontro, è emerso, con grande chia-rezza, la correttezza dei Tecnici del Co-mune e il continuo rapporto che hannoavuto con la Sopraintendenza, l’Auto-rità Portuale e l’Amministrazione Co-munale. La invito pertanto a valutare,prima di proseguire gli incontri conLei, l’opportunità di inviare le Sue scu-se al Dirigente ed ai Lavoratori impe-gnati in questo progetto.

Distinti SalutiI1 VicesindacoLivio Di Tullio

I problemi del Priamàrvanno risolti in un modo

ben diverso e valido!Lettera della Consulta Cultu-

rale Savonese datata 19 novem-bre 2012 indirizzata al Sindaco eal Vicesindaco di Savona, allaSoprintendenza per i Beni Ar-chitettonici e Paesaggistici dellaLiguria (Arch. Canziani), al Di-rigente del Settore Urbanisticadel Comune di Savona e al Con-sigliere comunale Ing. Frumen-to, delegato dal Sindaco allaPresidenza della “Consulta Co-munale per il Priamàr”

OGGETTO: Progetti relativiad interventi sul lato-mare delPriamàr: riscontro della letteradel Vicesindaco di Savona del 15ottobre u.s., con proposte alter-native a quelle ipotizzate dal Co-mune nei tre ultimi mesi. In sin-tesi: i problemi del Priamàr van-no risolti in un modo ben diver-so e valido!

Gent.mo Signor Vicesindaco,ci scusiamo se rispondiamo solo

ora alla Sua nota del 15 ottobreu.s., ma per risponderLe in modoadeguato è stato necessario nonsolo discutere della Sua lettera inuna riunione del Direttivo di que-sta Consulta, ma soprattutto pre-parare un’accurata documentazio-ne relativa allo stato aggiornatodelle conoscenze nell’area sullaquale il Comune intende interve-nire (documentazione ovviamentecomunque necessaria per fornireuna valida base di partenza per leprogettazioni future).

Prima di esporLe i particolaridelle indagini effettuate in que-

st’ultimo mese è comunque op-portuno rilevare da parte nostrache non è per nulla produttivo che“il lavoro dei Tecnici comunali sisviluppi per approssimazioni suc-cessive frutto di incontri e verifi-che con gli altri soggetti coinvol-ti” escludendo da questi soggettitanto la “Consulta Culturale Sa-vonese” quanto la “Consulta Co-munale per il Priamàr” solo per-ché “tra i soggetti il cui parere èvincolante non c’è la Consulta: néquella Culturale né quella per ilPriamar”, come Lei ci scrive nel-la Sua nota.

Contrariamente a quanto Lei cisottolinea nella Sua nota del 15 ot-tobre, il Regolamento della “Con-sulta Comunale per il Priamàr”(ri-approvato recentemente daquesta Amministrazione Comuna-le, con delibera di Consiglio co-munale n. 17 del 23 aprile 2013)prescrive che:

-1) la “Consulta per il Priamar”“in via permanente fornisce al Co-mune un’attività consultiva e disupporto atta ad assicurare il recu-pero ed il riuso del Priamar su basiscientifiche e culturali” (art. 1);

-2) “essa costituisce supportodella Giunta, delle competentiCommissioni consiliari e dei tec-nici incaricati della progettazionee della direzione lavori sul Pria-mar” (art. 1);

-3) “La Consulta comunale peril Priamar esprime pareri e pro-poste sulla progettazione e realiz-zazione degli interventi concer-

segue a pag. 15

Auguri

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CONSULTA CULTURALE SAVONESE

segue da pag. 14

nenti il complesso monumentaledel Priamar (fortezza ed areeadiacenti) sia nella fase di formu-lazione, sia in quella di attuazio-ne” (art. 2);

-4) “I pareri e le proposteespressi dalla Consulta sarannoinseriti nella documentazione alle-gata alle relative deliberazioni”(art. 2).

E’ pertanto evidente che, se ilComune si limiterà ad “ascoltarele opinioni della Consulta, alloscopo di riferirne al Sindaco ed aicolleghi Assessori” solo “quan-do il progetto diverrà definitivo,prima di portarlo in Giunta”, nonsolo non verrà rispettato il Regola-mento che la stessa Amministra-zione Comunale si è data (e hanuovamente ufficialmente ribaditoappena sette mesi or sono, il 23aprile...), ma la cosa sarà del tuttoimproduttiva per la stessa Ammi-nistrazione.

Questo per quanto riguarda la“Consulta Comunale per il Pria-màr”, ma il buon senso vorrebbeche le stesse argomentazioni (siapure non supportate in quel casoda un regolamento) valgano pureper la “Consulta Culturale Savo-nese”, che racchiude al proprio in-terno competenze e conoscenze ta-li che potrebbero assai più effica-cemente ed utilmente essere messegratuitamente a disposizione dellaCittà di Savona per contribuire al-l’impostazione e alla predisposizio-ne dei progetti relativi al Priamàr(“Fortezza ed aree adiacenti”) eanche di tante altre parti della Cittàdi Savona.

Limitarsi “ad ascoltare le opi-nioni della Consulta quando unprogetto diverrà definitivo” nonserve a nulla, è una pura perdita ditempo: i contributi interdisciplina-ri sono utili solo se si collabora findai primi passi progettuali!

E’ pertanto evidente che d’ora inpoi tutti i problemi (e progetti) delPriamàr andranno risolti in un mo-do ben diverso e valido di quantoavvenuto finora (soprattutto negliultimi cinque anni...), tenendo benpresente che solo una stretta colla-borazione interdisciplinare “per-manente” tra tutti i soggetti coin-volti (e non solo quelli “il cui pa-rere è vincolante”, e comunque inogni fase progettuale e certamentenon all’ultimo minuto, quando un“progetto diverrà definitivo”) po-

trà garantire il miglior “recuperoe riuso del Priamar su basi scien-tifiche e culturali”.

Se questo metodo fosse stato se-guito sistematicamente nei tre ulti-mi anni in tutta questa vicendadelle “passerelle” (e del “POR-Prolungamento-Settore-sotto-il-Priamàr”), avremmo tutti persomeno tempo (o, quanto meno, loavremmo impiegato più proficua-mente): Lei, noi, i Tecnici, Funzio-nari, Dirigenti e Consiglieri comu-nali e anche la stessa Soprinten-denza per i Beni Architettonici ePaesaggistici della Liguria.

Quanto Le esponiamo in mododettagliato qui di seguito ne è lalampante ed esauriente ulterioredimostrazione.

Il mese che è passato dalla Sualettera del 15 ottobre u.s. l’abbia-mo impiegato per studiare ancorameglio le problematiche del recu-pero dell’area del “Fossato di S.Francesco”, effettuando diversisopralluoghi nel posto dove il Co-mune pensa di intervenire (inqualche caso pure con la presenzadel Consigliere comunale ing. Fru-mento, delegato dal Sindaco per lapresidenza della “Consulta comu-nale per il Priamàr”).

Nonostante le conoscenze stori-che, architettoniche ed archeologi-che da tempo acquisite in anni eanni di studi e ricerche, abbiamoritenuto infatti che i nuovi progetticomunali comportino modifichetali dei luoghi che sia assoluta-mente necessario conoscerli allaperfezione, cosa che finora nonera stata del tutto possibile neppu-re a noi, anche perché non risultadirettamente accessibile una partedell’area compresa tra la Fortezzacinquecentesca e la “passeggiata

Trento e Trieste” (quella corri-spondente al binario dell’“asta dimanovra” utilizzato negli anni1950-1960 dallo stabilimento side-rurgico “ILVA”, tutta peraltro diproprietà del Comune di Savona,ma tutta chiusa da muri o recinzio-ni e senza porte né cancelli e quin-di non raggiungibile da nessunaparte).

Già tre anni or sono avevamo

comunque segnalato al Comune diSavona che in tale area (a unaquota inferiore a metri 6 s.l.m.) èpresente l’ingresso della seicente-sca “Sortita al mare”, la cui uscitaè tuttora ben visibile sulla spiaggiaantistante la “Cortina di S. Fran-cesco” (trasformata in passeggiatapubblica nel 1902): in una riunio-ne tenuta in Comune nell’anno

vato l’ingresso della “Sortita”, masi scorgono gli ingressi (murati eparzialmente interrati) di localiseicenteschi sottostanti quelli giànoti e tuttora utilizzati, presentisotto alla copertura della “Corti-na” (passeggiata Trento e Trieste).

2010 alla presenza dei progettistidel “POR Prolungamento”, del Di-rigente del Settore Lavori Pubblicie del responsabile comunale del“Progetto POR Prolungamento”avevamo anche evidenziato la ne-cessità di valorizzare tale “Sorti-ta” e recuperare quindi il vanosotterraneo (relativo ad essa) esi-stente a quota metri 2,5 s.l.m.sotto a tale “Cortina”, parimentida diversi anni ben visibile dallaspiaggia, da un pertugio dell’usci-ta lato-mare del camminamento(imbocco murato e parzialmentenascosto dalla sabbia).

Individuata la via per accederealla zona più bassa (dalla proprietàcomunale, ovviamente), abbiamopotuto esaminare per la prima vol-ta la muratura dell’antica “Corti-na” adiacente al vecchio “binariodell’asta di manovra” ILVA” (nonvisibile dall’alto del Priamàr per-ché nascosta dalla folta vegetazio-ne infestante): con viva sorpresa cisiamo accorti che sul posto (a quo-ta metri 4,50 sul livello del mare)non solo è perfettamente conser-

Allegato 1: sezione del Fossato, del ponte e della Cortina di S.Francesco, con i dueordini di locali esistenti all’interno (rilievo dell’ing. Gerolamo Gustavo, fine XVIII se-colo, scala in palmi genovesi). Particolare di un disegno conservato presso l’Archiviodi Stato di Genova (Raccolta cartografica, Savona).

Allegato 2: ipotesi progettuale di realizzare un nuovo collegamento tra il “Fossato diS. Francesco” e la “passeggiata Trento e Trieste” riutilizzando l’antica rampa cheaveva scopo analogo (proposta della “Consulta Culturale Savonese”).

segue a pag. 16

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L’analisi delle planimetrie dellaCittà di Savona precedenti all’an-no 1950 conferma d’altronde chefino a tale anno la quota del “Fos-sato di S. Francesco” (l’area co-munale di cui si tratta) si trovavaa quota metri 2,50 s.l.m. lungo tut-to il tratto adiacente alle mura del-la “Cortina” suddetta: fu interratoper circa due metri negli anni1950-1954, quando l’area fu datain concessione comunale allo sta-bilimento siderurgico “ILVA”, percollocarvi appunto il “binario dimanovra” proveniente dall’adia-cente piazzale dove fino al 1993rimase attiva l’industria (a quotametri 4,50 s.l.m.).

Sulla base delle ricognizioni insitu e dell’analisi cartografica, inquesto mese abbiamo allora con-dotto ulteriori ricerche pressol’Archivio di Stato di Genova econ grande sorpresa abbiamo veri-ficato che negli ultimi tempi è sta-ta inserita a catalogo un’importan-te documentazione finora non no-ta: il progetto di fine XVIII secolodi rifacimento in muratura delponte di legno (in parte levatoio)che dalla Cortina superava il “Fos-sato di S. Francesco”. Tale proget-to (redatto dall’ing. Gerolamo Gu-stavo) riporta anche la sezione tra-sversale della Cortina e testimoniasenza ombra di dubbio che esisteun piano inferiore di locali ubicati

a quota metri 2,50 s.l.m. (ambientiche non sono semplici intercapedi-ni, ma sono esattamente analoghia quelli sovrastanti ben conosciuti,locali voltati a botte, alti m 3,5,larghi m 5,5 e lunghi m 6,10: siveda l’allegato 1).).

Sulla base dei sopralluoghi ef-fettuati e dell’ulteriore documenta-zione archivistica rintracciata,possiamo quindi affermare senzaombra di dubbio che i grandi loca-li seicenteschi sottostanti la “pas-seggiata Trento e Trieste” non so-no solo i dieci già conosciuti, masono addirittura venti, esistendoun piano inferiore con dieci localicertamente accessibili fino agli an-ni 1950-1954 (da quota m 2,50,prima del parziale interramentodel Fossato). In alcuni di questi lo-cali furono imprigionati alcuni Sa-vonesi, poi fucilati il 1° novembre1944 proprio in tale fossato, in unpunto oggi interrato)

La nuova “scoperta” confermache non è opportuno realizzare il“Lotto 01” della “passerella” (dicollegamento del “Fossato S.Francesco” con la sovrastante pas-seggiata) così come progettata dalComune di Savona, anche perchél’analisi più approfondita di taleipotesi progettuale rende evidenteche tale manufatto non partirebbedalla quota attuale del terreno(metri 4,50 s.l.m.), ma da una quo-ta decisamente più alta: metri 5,50s.l.m.!

Il progetto di “Passerella Lotto01” (oltre che presentare tutte leproblematiche che già sono stateoggetto della nostra nota inviataall’Amministrazione Comunale diSavona in data 21 settembre 2013,con pendenze tra l’altro eccessive,superiori al 20 per cento) dà quin-di per scontato che venga realiz-zato l’innalzamento della quotadel “Fossato di S. Francesco”: seperò tale fossato venisse ulterior-mente interrato, si perderebbeogni possibilità di accedere ai die-ci altri locali del piano inferioredella Cortina e l’ulteriore accu-mulo di terra li renderebbe tra

l’altro troppo umidi e del tuttoinutilizzabili.

E’ quindi evidente che vi sonoulteriori elementi a sostegno dellanecessità che venga accantonatatutta quanta l’attuale idea proget-tuale di collegamento tra la taleFossato e la passeggiata “Trento eTrieste”.

Qualora si voglia comunqueavere un collegamento del genere,si potrebbe pensare di riutilizzarel’antica rampa seicentesca chesvolgeva proprio tale compito (co-me suggerimmo al Comune di Sa-

Allegato 3: la linea rossa indica il percorso pedonale e ciclabile realizzabile sul lato-mare del Priamàr, in una piccola striscia del piazzale ex-Italsider a lato dei binaridella ferrovia portuale, con attraversamento a raso degli stessi (passaggio a livello) eprosecuzione all’interno del Fossato di Levante della Fortezza (svuotato e riportatoalla sua quota originaria).

Allegato 4: la linea spezzata rossa indica il percorso pedonale e ciclabile propostodalla Consulta Culturale, con l’attraversamento a raso dei binari della ferrovia por-tuale (passaggio a livello) e la prosecuzione all’interno del Fossato di Levante dellaFortezza (svuotato) e poi fino al porto, passando sopra alla galleria artificiale dellanuova strada portuale. La linea gialla indica un percorso pedonale a quota sopraele-vata (m 10 s.l.m.), ad Est del Fossato.

Allegato 5: il percorso pedonale e ciclabile realizzabile alla quota attuale del terrenosul lato mare del Priamàr. Il tratto 1-2-3 verrà sistemato nei primi mesi dell’anno2014 (Progetto POR Prolungamento); il tratto 3-4-5 costeggerebbe la linea ferrovia-ria portuale; il tratto 5-6-7 si svilupperebbe all’interno del Fossato di Levante dellaFortezza. Una passerella sopra alla linea ferroviaria consentirebbe di raggiungere gliimbocchi sul lato-mare della galleria degli ascensori del Priamàr (tratto 4-8).

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vona già nel 2010): alleghiamouno schizzo che mostra come sa-rebbe realizzabile un percorsocon pendenza massima dell’ottoper cento, che (sulla traccia del-l’antico) collegherebbe efficace-mente il fossato con la passeggia-ta sovrastante, nel tratto dovequesta è fiancheggiata dalla vec-chia piscina comunale (si vedal’allegato 2).

Per quanto riguarda invece ilpossibile percorso pedonale e ci-clabile sul lato-mare del Priamàr,ribadiamo che riteniamo del tuttoassurda e inadeguata una “passe-rella” sostenuta da chiodi o men-sole infissi nella roccia del pro-montorio del Priamàr e nelle muradella Fortezza, sia perché un ma-nufatto del genere rovinerebbe ilpunto naturalistico e monumentaledi maggiore interesse sul lato-ma-re del Priamàr, sia perché percorsirealizzati a picco sotto rocce o mu-ra incombenti rimangono semprepericolosi, esposti a future frane ostacchi di mattoni e pietre, sia infi-ne perché inadeguati ad essere per-corsi da persone anziane, disabili,ciclisti e bambini, date anche lependenze eccessive.

La Consulta Culturale ritiene ta-le percorso inutile, costoso e dan-noso per l’aspetto del fronte-maredel Priamàr e suggerisce invece uncollegamento diretto con l’area aLevante del Priamàr.

Sarebbe infatti più logico esige-re dall’Autorità Portuale la con-cessione immediata di una strisciadi terreno di cinque o sei metri inaderenza del terzo binario delpiazzale ex-Italsider sul lato-maredel Priamàr (in perfetta coerenzacon le destinazioni d’uso del “Pia-no Regolatore Portuale”) e collo-care lì l’unico vero e proprio per-corso pedonale e ciclabile realiz-zabile sull’intero lungomare diSavona lontano dal traffico.

Questo percorso sarebbe tuttoalla quota attuale del terreno, daigiardini di viale Alighieri fino avia Peppino Impastato e alla darse-na vecchia del porto (lungo il Fos-sato di S. Francesco e poi in adia-cenza dei “binari portuali”, chepotrebbero essere attraversati a ra-so, in modo analogo all’attuale“passaggio a livello” di viale Ali-ghieri, tenuto conto che dai binaril’itinerario proseguirebbe lungo il

Fossato di Levante della Fortezza,svuotato e recuperato alla sua quo-ta originaria: si vedano gli allega-ti 3 e 4).

Da questo itinerario una brevepasserella pedonale potrebbe sca-valcare la linea ferroviaria portua-le per raggiungere i due accessi la-to-mare dell’ex-rifugio antiaereooggi utilizzato come “galleria de-gli ascensori”, così come avvenivanegli anni 1943-1945 quando talegalleria era il ricovero privato ILVA(i lavoratori vi potevano accederesia dal lato-corso Mazzini, sia dallato-mare): ci sarebbe così anche ilcollegamento con l’interno dellaFortezza e con il Centro Storico(corso Mazzini e vico S. Domenicoil vecchio: si veda l’allegato 5).

Sottolineiamo che a nostro avvi-so questo sarebbe il modo miglioredi rendere visibile in tempi brevi ea costi irrisori (a parte la passerellasopra la ferrovia) un percorso pe-donale e ciclabile tra i giardini diviale Alighieri e la darsena vec-chia).

Qualora però i tempi burocra-tici per i necessari accordi daprendere con l’Autorità Portua-le di Savona siano tali da non es-sere compatibili coi tempi direndicontazione dei finanzia-menti regionali-europei “POR-FESR 2007-2013”, l’Ammini-strazione Comunale di Savonanon dovrebbe paventare la per-dita del finanziamento ottenutodi 1.186.000 euro, perché talesomma risulta già completamen-te utilizzabile e rendicontabileper realizzare tutti gli altri pro-getti relativi al Priamàr appro-vati con delibera di Giunta n.354 del 18 dicembre 2012.

Sarebbe senz’altro molto meglioprogettare con calma un percorsopedonale e ciclabile sul lato-maredel Priamàr senza avere l’assillodi doverlo realizzare immediata-mente con i fondi “POR-FESR”:anche in questo caso la fretta nonè mai buona consigliera e (oltreche rovinare la parte più suggesti-va del lato-mare del Priamàr) sisprecherebbero importanti risorsepubbliche per un’opera che in fu-turo dovrebbe certamente essererimossa.

Ribadiamo pertanto la neces-sità che non venga realizzatal’assurda passerella abbarbica-ta alla roccia e alle mura delPriamàr, alla quale stanno lavo-

rando da oltre due mesi i Tecni-ci e Funzionari comunali. Cor-diali saluti.

P.S.: Per quanto poi riguarda laSua richiesta di “valutare l’oppor-tunità di inviare scuse al Dirigentee ai Lavoratori impegnati in que-sto progetto”, riteniamo che lestesse non siano da presentare, inquanto nella nostra lettera del 12ottobre u.s. abbiamo espresso forticritiche all’“assurdo percorso” eall’“assurda e orrenda passerel-la”, ma non abbiamo fatto alcunapprezzamento nei confronti deiDipendenti Comunali. Ci siamo in-

fatti limitati a scrivere che “funzio-nari e tecnici stanno elaborando ilprogetto in modo del tutto diffor-me dal progetto originale appro-vato dalla Giunta Comunale bendue volte...”.

Ci pare che questa affermazionesia vera e non costituisca ovvia-mente un’offesa. Prendiamo attoche avremmo dovuto aggiungere“Di questo lavoro il Dirigente ed iTecnici hanno sempre provvedutoad informare il Vicesindaco”. L’a-vremmo certamente scritto, se ilVicesindaco ce ne avesse dato no-tizia....

Ci sono importanti novità per la “Consulta comunale per il Pria-màr”. In attuazione di quanto deliberato dal Consiglio comunale nelloscorso mese di aprile (decisione che le tre “Consulte” del Comune diSavona, Casa, Priamàr e Sport, possano essere presiedute dal sinda-co, o da un assessore delegato o da un consigliere comunale delegatoe che di ogni Consulta faccia parte anche un consigliere in rappresen-tanza dei Gruppi consiliari di Minoranza), il 22 ottobre u.s. il Sindacoe la Giunta (con delibera n. 218) hanno nominato rispettivamente iconsiglieri Carlo Frumento e Daniela Pongiglione. Sono inoltre staticonfermati gli altri componenti: Marcella Boero (“esperta in Am-biente e Urbanistica”, designata da Italia Nostra), Carlo Cerva(“esperto in cultura e tradizioni savonesi”, designato dall’“A Cam-panassa”), Rinaldo Massucco (“esperto in storia dell’evoluzione del-la Fortezza e del Priamàr”, designato dalla Società Savonese di Sto-ria Patria) e Carlo Varaldo (“esperto in archeologia del Priamàr”,designato dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri).

La nomina dell’ing. Carlo Frumento risale in realtà a 12 giorni pri-ma, quando con nota n. 73 del 10 ottobre u.s. il sindaco Berruti avevadelegato Frumento “quale suo rappresentante, con funzioni di Presi-dente, nell’ambito dei lavori della Consulta del Priamar”.

Consulta Comunale per il Priamàr:nominati due nuovicomponenti, tra i qualiil presidente

Gentilissimi,ho il piacere di comunicarVi che il Sindaco Federico Berruti ha

voluto delegarmi, in qualità di Consigliere, alla presidenza dellaConsulta comunale per il Priamàr.

Sono onorato della fiducia accordatami nell’affidarmi questo im-portante incarico che cercherò di svolgere con il massimo impegno,ma soprattutto con la Vostra fondamentale collaborazione.

Rimango a Vostra disposizione in attesa di convocare, entro brevis-simo tempo, una prima seduta della Consulta al fine di conoscercipersonalmente e di programmare insieme un calendario di impegni edi lavori.

Per proposte, suggerimenti, richieste potete contattarmi telefoni-camente o tramite e-mail.

Con i migliori saluti.Il Presidente delegato alla Consulta per il Priamàr

Carlo Frumento

Lettera del nuovo Presidente ai Membridella “Consulta per il Priamar” designatidalle quattro associazioni culturali,datata 25 ottobre 2013 (prot. n. 51094del Comune di Savona)

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A Campanassa N.4/201318

Alcuni mesi fa è stata finalmen-te fatta la pulizia di Via Santuario,attesa ormai ab immemorabili: permolti giorni una squadra di uomi-ni ha lottato con un’impressionan-te mole di erbe, arbusti e persinoalberi che, dopo una così lunga erigogliosa permanenza, non sem-bravano particolarmente dispostiad abbandonare le loro sedi. Tuttoquesto avveniva in contemporaneacon l’uscita, su Il Letimbro di set-tembre, di una lettera, firmata dalla“santuariese” Silvana Ferrari, chedenunciava appunto l’abbandono ela pericolosità in cui versavano laprovinciale, le vie secondarie e illetto del Letimbro; accompagnava lalettera un articolo che raccoglieva levoci altrettanto indignate di molti al-tri abitanti della Valle.

Ora, quindi, la strada è sgombra:più o meno, in realtà, perché in alcu-ni punti sarebbe senz’altro occorsoun intervento più approfondito. Ma,d’altronde, come prendersela con glioperai? Se tra una pulizia e l’altrapassa ben più di un anno, poverettochi ci capita. Certo non si può pre-

no, soprattutto in prossimità dell’au-tunno, si ripresentano le solite que-stioni: le strade, i corsi d’acqua, ilrischio idrogeologico. Non solo inValle, sia chiaro: chi legge i giornaliavrà sentito senz’altro parlare deipochi fondi disponibili per la puliziadei torrenti spezzettati qua e là perla provincia, con briciole di inter-venti là dove si ritiene indispensabi-le e per il resto... speriamo in Dio.Io, ovviamente, parlo della Valleperché ce l’ho davanti agli occhi;aggiungiamo pure che non sono untecnico, che ragiono “di pancia” ba-sandomi esclusivamente sull’espe-rienza, che posso non aver chiaro(ma sfido chiunque a farlo) l’astrusogioco delle competenze in materiadi interventi pubblici: ma non se nepuò più di sentirsi ripetere che nonci sono soldi per la manutenzione distrade e torrenti, quando poi, appenaun’autorità viene in visita, parte ilrestyling delle zone in cui passerà.Ma non eravamo al verde?

Il Letimbro è una succursaledella foresta amazzonica, potrem-mo provare a richiederne lo status

al WWF: e magari ci riusciremmopure, visto che un paio d’anni fa, ap-pena fu ventilata, per la prima voltadopo anni, l’ipotesi di una radicalepulizia dell’alveo, ci fu un’insurre-zione di associazioni animaliste chepaventavano il disturbo della nidifi-cazione degli uccelli sugli alberi inmezzo al fiume. E i nostri, di nidi?Il giorno in cui le nostre case do-vessero essere invase dall’acqua,che deve pur sfogarsi altrove dopoessersi trovata il corso sbarratodagli alberi (22 settembre 1992docet), ci sarà qualche associazio-ne a cui importerà?

Certo, con i pochi fondi a dispo-sizione qualche intervento c’è sta-to, guai a non ammetterlo. Meglioche niente. Ma da qui a dire che ilLetimbro è sgombro ce ne corre: aCimavalle gli alberi nascondonol’acqua e le canne sono cresciutetanto da ostruire parzialmente, in al-cuni punti, la visuale della strada.Ma poi, detto francamente, a cheserve pulire (più o meno) qualchetratto qua e là quando la zona della

sorgente e i rii affluenti, che sono laprima fonte di sporcizia che finiràpoi a valle, non vengono toccati?Mancano i soldi, e va bene: perquanto non si possa esserne conten-ti, vedremo di farcene una ragione.Ma, per favore, non mandate in-gegneri, geologi o quant’altro a

spiegarci che canne e alberi vannolasciati perché rallentano la velo-cità dell’acqua: in caso di pienal’unica cosa che fanno, dopo esse-re stati sradicati, è un “tappo”contro qualsiasi ostacolo incontri-no. Non c’è altro motivo per cuiquel maledetto giorno di ventun annifa l’acqua abbia scavalcato i pontie abbattuto quello, bellissimo, diRiborgo. Servirebbero le briglie, le“ciuse” che per secoli hanno devia-to il Letimbro verso le numerosepiccole aziende della Valle spezzan-do nel contempo la forza della cor-rente, e ora sono completamenteabbandonate, se non scomparseper l’incuria. Basterebbe ripristi-narle, ricostruendo le parti man-canti e rimuovendo i detriti accu-mulatisi negli anni: ma, si sa, i no-stri vecchi erano ignoranti e le co-se, quando sono troppo semplici,diventano un problema.

Non vogliamo parlare di sicurez-za? Parliamo di turismo, religiosoo meno, che si vorrebbe far afflui-re verso il Santuario: ora arrivanoanche i pullman dei crocieristi. Cheimmagine viene data della Valle? Ioconfesso di aver sviluppato una verae propria nausea per l’espressione“rilancio del Santuario”. Ogni tantose ne risente parlare, a vario titoloe da parte di diverse realtà, e dav-vero mi rendo conto di come nonsignifichi assolutamente nullaquando non è seguita – e finoranon lo è mai veramente stata – dafatti concreti che vadano appenaoltre le situazioni contingenti. Ri-cordo, tanto per fare un esempioeclatante, il grande spolvero per lavisita di Benedetto XVI: la Valleall’aria per giorni, divieti, semafo-ri, macchine bitumatrici, asfaltonuovo qua e là (non su tutta lastrada, ci mancherebbe: perchétogliere al Papa l’emozione di per-

perché due mesi dopo i ciclaminiavvizzivano miseramente, dimen-ticati sotto il sole di luglio, e i ciot-toli appena posati venivano viacamminandoci sopra? Ne ricordoun mucchio in un angolo della piaz-za, pericolosi loro e le buche cheavevano lasciato. Passata la festa,gabbato lo santo? Benedetto venivaper venerare la Madre di Misericor-dia e per incontrare la porzione dipopolo di Dio che vive qui, non perammirare e approvare la perfettaamministrazione del luogo: questogiudizio si lascia agli abitanti. Che,di fronte all’ennesima dimostra-zione di come conti solo ed esclusi-vamente salvare le apparenze (ve-di il “trattamento di bellezza”operato in città lo scorso luglio sulpercorso della visita del Ministrodell’Ambiente Orlando), avevanoallora e hanno tuttora una gran vo-glia di parlare di ipocrisia e di chie-dere a ministri e Pontefici di fre-quentarci stabilmente, visto che parenon esserci altro modo per avere unpo’ di decoro.

Io mi fermo qui: moltissimo altroci sarebbe ancora da dire, ma tropperealtà pubbliche e private sono ingioco per il Santuario e la Valle peresaurire il discorso in poche righe.Ho la presunzione di lasciare unospunto per riflettere e, se sarà il ca-so, proseguire. Mi rendo conto di ri-correre spesso all’ironia e al sarca-smo: forse può infastidire, ma siachiaro, io che scrivo e tutti noi cheviviamo qui amiamo questi luo-ghi. Non c’è altro motivo perchéci si arrabbi e si disputi continua-mente, e saremmo noi per primiben felici di poter un giorno dire,a voce o per iscritto, che final-mente si comincia a cambiare re-gistro. Attendiamo, come sempre,fiduciosi.

F.B.

correre una scacchiera?); vasi disgargianti ciclamini applicati sullefacciate di tutti i palazzi dellapiazza; operai zuppi fino alle ossaper rifare sotto la pioggia, IL GIOR-NO PRIMA, l’acciottolato sconnessoda tempo immemorabile. Giusto,sacrosanto, perfetto. Ma allora

tendere, quando si permette che lavegetazione sviluppi radici chilome-triche, di poter poi farla svanire inqualche secondo. Eppure questi in-terventi si sono rarefatti sempre più:se anni fa si puliva regolarmente al-meno per il 18 marzo (e una voltal’anno è comunque poco), ormai damolto tempo non è più così. Aggiun-giamo poi le protezioni sconnesse omancanti da mesi o anni, i tombi-ni spesso otturati, i lampioni soffo-cati dai rami degli alberi che pio-vono in strada... E veramente ci sichiede se sia il caso di dover perio-dicamente spedire lettere e fotogra-fie ai giornali per sperare di ottenereun minimo sindacale di ordine, puli-zia e sicurezza per chi vive o trans-ita tutti i giorni da Lavagnola in su.

Lo so, si rischia di fare la figuradei pappagalli: ma non sarà che ri-petiamo sempre le stesse cose per-ché è sempre di quelle che c’è biso-gno, perché i problemi quelli sono equelli restano? È un pentolone doveribolle sempre, minacciando di tra-boccare, la stessa minestra. Ogni an-

VALLE DEL LETIMBROO FORESTA AMAZZONICA?

di Francesca Botta

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A Campanassa N.4/2013 19

Appuntamenti annuali, entrati nella tradizione dei savonesi, caratterizzati dalla valorizzazione della nostra cucina tipica. Sonocomprese tra IL 17 GENNAIO E IL 4 MARZO, periodo di Carnevale, si sospendono nel periodo della Quaresima, riprendonoDAL 28 APRILE AL 31 MAGGIO. Il piatto proposto quest’anno è “FRISCIÖ E FRITÈ”, oltre ad un menù tipico ligure.

E SEJANN-E CUNVIVIÄLI 2014

LOCANDA DEL SANTUARIOdi Rizzo GabriellaVia Santuario 133 Savona tel. 019.879215Antipasti: Manzo con rucola e grana, Fri-sciö e fritè di pesce, verdure, scabei. Primi:Risotto speck e mele, Ravioli a-u tuccu.Secondo: Coniglio alla ligure, contorno.Dessert: Frittelle di mele. Bevande: Vino,acqua e caffè.Tutti i venerdì dei due periodi(escluso Quaresima).

CENA ORE 20

LA LOCANDA DI NONNA TERESAVia N. Rosselli 27Ellera-Albisola Superiore (SV)tel. 019.49009 - cell. 348.1185808Antipast1: Misto della casa. Primo: Pansot-ti in salsa di noci o Tagliolini al pesto.Secondi: Frittelle e Frittate. Dessert: Dolcedella casa. Bevande: 1/4 Vino della casa,acqua.Tutti i mercoledì dei due periodi(escluso Quaresima).

PRANZO E CENA

“VINO E FARINATA”di Delgrande GiorgioVia Pia 15 r. SavonaPrimo: Farinata di grano e ceci. Secondi:Fritè de gianchetti, Frisciö di baccalà, Sardi-ne ripiene. Dessert: Dolce della casa.Bevande: Vino e acqua.Mercoledì 5 febbraio. Mercoledì 12 feb-braio. Mercoledì 26 febbraio.

CENA ORE 20

FARINATA D’AUTOREVia Verdi 22/24 r. Savonatel. 019.800084 - cell. 348.9259117PRIMO PERIODO. Antipasti: Frittate di erbette,cipolle e patate, Frittelle con misto di salumi eformaggetta. Primi: Minestrone alla Ligure,Gnocchi di zucca burro e salvia. Secondo:Coniglio alla Ligure con patate al forno. Des-sert: Frittelle di mele o dolce della casa.Bevande: 1/4 vino o birra piccola o bibita, 1/2

acqua e caffè.Ogni mercoledì sera dal 17 gennaio al 4marzo. CENA ORE 20SECONDO PERIODO. Antipasti: Frittate dierbette, cipolle e patate, Frittelle di patate conmisto salumi e formaggetta. Primi: Minestro-ne alla Ligure, Trofie al pesto. Secondo:Costine di maiale al forno a legna. Dessert:Frittelle al miele e cannella o dolce della casa.Bevande: 1/4 vino o birra piccola o bibita, 1/2

acqua e caffè.Ogni mercoledì seradal 28 aprile al 31 maggio.

CENA ORE 20

BEPPE FARINATAVia Aurelia 64 Vado Ligure (SV)tel. 019.2160411 - cell. 347.7261806PRIMO PERIODO. Antipasti: Farinata di gra-no e di ceci, Frisciö di baccalà, Fritè di ver-dure. Primo: Linguine al pesto con fagiolinie patate, Troffie alle acciughe. Secondi:Coniglio alla Ligure con patate al forno,roastbeef con salsa di rucola e cipolline.Dessert: Dolce della casa. Bevande: 1/4 diVino a persona, 1/2 di acqua e caffè.Giovedì 23 gennaio. Giovedì 30 gennaio.Giovedì 6 febbraio. Giovedì 13 febbraio.Giovedì 20 febbraio. Giovedì 27 febbraio.

CENA ORE 20SECONDO PERIODO. Antipasti: Farinata digrano e di ceci, Frisciö di baccalà, Fritè diverdure. Primo: Linguine al pesto confagiolini e patate, Troffie al sugo di carciofi.Secondi: Coniglio alla Ligure con patate alforno, Acciughe ripiene con peperoni e zuc-chini grigliati. Dessert: Dolce della casa.Bevande: 1/4 di Vino a persona, 1/2 di acqua apersona e caffè.Mercoledì 30 aprile. Mercoledì 7 maggio.Mercoledì 14 maggio. Mercoledì 21 maggio.Mercoledì 28 maggio.

CENA ORE 20

RISTORANTE “BAGNASCIUGA”(vicino alla “Sporcacciona”)Via Nizza 97/A Savona tel. 392.5833585Antipasto: Frisciö e fritè. Primo: Trofie conpesto di carote e gamberi. Secondo: Capponmagro. Dessert: Dolce della casa. Bevande:1/4 vino sfuso, acqua (a persona) e caffè.Venerdì 17 gennaio e tutti i mercoledì deidue periodi (escluso Quaresima).

CENA ORE 20

RISTORANTE “BARBAROSSA”di Accinelli SergioVia Niella 36 r. Savonatel. 019.814804 - cell. 347.3107872Antipasti: Panissette fritte, Torta pasqualina,Fritè di carciofi e di porri, Polpo con patate,Stoccafisso “bran de cujun”. Primo: Pansottial sugo di noci. Secondi: Frisciò di baccalà,Frisciò di ganberi, Frisciò di cozze, Acciugheripiene, Calamaretti fritti. Dessert: Focacciadolce al passito. Bevande: Vino sfuso, acquae caffè.Tutti i venerdì dei due periodi(escluso Quaresima).

CENA ORE 20

RISTORANTE “NAZIONALE”di Ciocca A.F. e M. sncVia Astengo 7 Savona tel. 019.851636Antipasti: Frisciö di verdure, Fritè assortite,Bresaola con insalatina e grana. Primo: Spac-catelle allo scoglio. Secondo: Frittelle di bac-calà. Dessert: Dolce della casa, Frittelle dimele. Bevande: Vino, acqua e caffè.Sabato 25 gennaio. Sabato 15 febbraio.Sabato 1 marzo. Sabato 10 maggio.

CENA ORE 20

RISTORANTE LA BARCACCIAdi Majale s.n.c.Corso C. Colombo 46/48 r. Savonatel. 019.812973Antipasti: Frisciö di pesce, Frisciö di verdu-re, Frittate di di erbette, Insalatina conditacon noci. Primo: Spaghetti al cartoccio oPennette al granchio. Secondo: Fritto misto oCalamari in guazetto. Dessert: a scelta.Bevande: 1/4 litro di vino, acqua e caffè.Martedì 21 gennaio. Giovedì 23 gennaio.Martedì 28 gennaio. Giovedì 30 gennaio.Martedì 4 febbraio. Venerdì 7 febbraio.Martedì 11 febbraio. Venerdì 14 febbraio.Martedì 18 febbraio. Venerdì 21 febbraio.Martedì 25 febbraio. Venerdì 28 febbraio.Martedì 4 marzo. Martedì 6 maggio.Giovedì 8 maggio. Martedì 13 maggio.Giovedì 15 maggio. Martedì 20 maggio.Giovedì 22 maggio.

CENA ORE 20

RISTORANTE PIZZERIA“GIARDINO DEL SOLE”Via G. Bove 61 r. Savonatel. 019.862177 - fax 019.2303679Antipasti: Frisciö di gamberi al nero di sep-pia, Frittatina ai frutti di mare, Calamarettigrigliati con patate croccanti e carciofi. Pri-mo: Trofiette allo spada con zucchine epomodorini, Sorbetto al limone, Frisciö dibaccalà con boraggini pastellate. Dessert:Dolce della casa. Bevande: Vino, acqua ecaffè.Venerdì 17 gennaio. Venerdì 31 gennaio.Venerdì 14 febbraio. Mercoledì 30 aprile.Venerdì 9 maggio. Venerdì 23 maggio.

CENA ORE 20

“RISTORIA IL GLICINE”di Ciarlo S. e S. & C sasVia S. Grosso 46 Albissola Marina (SV)tel. 019.4002483PRIMO PERIODO. Antipasto: Aperitivo dellacasa accompagnato da Frisciö con verdure distagione. Primi: Tagliere di frittè con: cipol-le, carciofi, farina di ceci, gamberi, acciughee salsiccia. Dessert: Tris di dolci: Cucullidoçi, Laete doçefrito, Crema all’arancia.Bevande: 1/4 Vino sfuso, 1/2 acqua e caffè.

CENA ORE 20

“RISTORIA IL GLICINE” continuazioneSECONDO PERIODO. Antipasti: Frisciö conerbette miste, Frisciö con baccalò, Frittè conasparagi, Frittè con funghi e patate. Secon-do: Buridda di stock. Dessert: Frisciö di S.Giuseppe, Frittè di riso dolce, Zabaione tie-pido al passito. Bevande: 1/4 Vino sfuso, 1/2

acqua e caffè.Tutti i venerdì dei due periodi(escluso Quaresima). CENA ORE 20

TRATTORIA “GIARDINO”di Giordano SaraVia C. Briano 5 Valleggia (SV)tel. 019.881157Antipasti: Frisciö d’erbette, di farina di ceci(cuculli), di baccalà, Fritè di zucchine, di car-ciofi. Primi: Trenette al pesto con patate efagiolini. Zemin di ceci. Secondi: Stoccafissoe bacilli, Coniglio in umido rosso. Dessert:Dolce della casa. Bevande: Vino, acqua ecaffè.Sabato 18 gennaio. Sabato 8 febbraio.Sabato 17 maggio. Sabato 24 maggio.

CENA ORE 20

TRATTORIA FARINATADA MARCO“SUTTURIVA”Via Piave 5 Albisola Superioretel. 019.480803 - 333.4643283Antipasti: Alici marinate, Formaggetta conolive nostraline e Salame di Sant’Olcese.Primo: Fantasia di farinate “Farcite” di cecie grano. Dessert: Dolce alla carta. Bevande:Vino sfuso in caraffa, acqua e caffè.Tutti i mercoledì dei due periodi(escluso Quaresima).

CENA ORE 20

TRATTORIA DEL MOLINOdi Rossello GiovanniPiazza Cairoli 1 Ellera-Albisola Superiore(SV) tel. 019.49043Antipasto: Fantaxia de fritté e Frisciö. Pri-mi: Pansaotti ä è nuxi, Taggien a-u cuniggiu.Secondi: Cimma à zènèisè, Cuniggiu aeoivé. Dessert: Dùse fritu.Venerdì 24 gennaio. Venerdì 31 gennaio.Venerdì 7 febbraio. Venerdì 21 febbraio.Venerdì 28 febbraio. Venerdì 9 maggio.Venerdì 16 maggio. Venerdì 23 maggio.

CENA ORE 20

TRATTORIA LA PERGOLAdi Brignone GiorgioVia Torcello 3 Valleggia-Quiliano (SV)tel. 019.882541 - cell. 347.2367123Antipasti: Frittatina di cavolo nero, Frittatinaalle erbe aromatiche liguri, Salame di San-t’Olcese, Formaggetta nostrana. Primo:Minestrone alla Ligure o Gnocchi al burro esalvia. Secondi: Frittelle di stoccafisso, Fri-telle di borragine, Verdura del giorno. Des-sert: Dolce della casa del giorno. Bevande:Vino sfuso della casa fino a 1/4 a persona,acqua e caffè.Venerdì 17 gennaio. Venerdì 24 gennaio.Venerdì 31 gennaio. Venerdì 7 febbraio.Venerdì 21 febbraio. Venerdì 28 febbraio.

CENA ORE 20

TRATTORIA IN CIASSAdi Zoni FrancescaVia della Rovere 27 Albisola Superiore(SV) Tel. 019.488660Antipasti: Frittelle di baccalà, Frittelle diBoragine, Salame e Tomino con frittelle dipatate e olive, Frittata con bietole. Frittatacon bianchetti, Acciughe e sarde in pastella.Primi: Tortelli di baccalà con pomodoriniolive taggiasche e pinoli, Ravioli di boraggi-ne alle nocciole o al ragù. Secondo: Cimaalla genovese o coniglio alla ligure con con-torno di stagione o Baccalà accomodato conle patate. Dessert: Dolce della casa. Bevan-de: 1/4 di Vino, 1/2 acqua e caffè.Tutti i mercoledì dei due periodi(escluso Quaresima).

CENA ORE 20

HOSTARIA “IL SALE DEL MATTO”Via IV Novembre 12 r Savonatel. 019/804842Antipasti: Frisciö con il Baccalà. Frisciöcon le verdurine all’orto. Sciattamaie con lalattuga. Primi: Fritè di boraggine, Fritè dipatate e cipolle. Secondi: Coniglio allaLigure oppure Acciughe alla Ligure. Des-sert: Dolce della casa. Bevande: Vino dellacasa, acqua e caffè.Tutti i venerdì dei due periodi(escluso Quaresima).

CENA ORE 20

OSTERIA ITALIAVia Cimavalle 19/21 Santuario (SV)cell. 349.872302Antipasto: Della casa secondo stagione e dis-ponibilità locali, Frisciö misti. Primo: Taggena-u tuccu. Secondo: Fritè varie, Arrosto divitella con patate. Dessert: Torta di mandorle.Bevande: 1/4 di vino, acqua e caffè.Dal 17 gennaio al 4 marzo e dal 28 aprileal 31 maggio (escluso lunedì).

CENA ORE 20

OSTAJA D’U CARÙGGIUdi Rossi MilviaVia Repusseno 10 r. Savonatel. 019.853665 - cell. 347.9121023Antipasti: Tomini caldi con pancetta, Fanta-sia di frisciö e fritè. Primi: Risotto con zuc-ca, Polenta al ragù e ai formaggi. Secondi:Trippe e fagiolane, Agnello speziato al pro-fumo di albicocche. Dessert: Dolce dellacasa. Bevande: Vino, acqua e caffè.Giovedì 30 gennaio. Giovedì 6 febbraio.Giovedì 13 febbraio. Giovedì 20 febbraio.

CENA ORE 20

OSTERIA MUGUGNI E TRENETTEdi Levo GiorgioPiazza Lavagnola 26 R Savonacell. 348.0916047 - 328.3646306Antipasti: Frisciö di baccalà, Fritè di borag-gine e salsiccia. Primi: Tagliatelle al sugo diconiglio, Gasse (farfalle) con carciofi.Secondi: Moscardini affogati, Tomaxellealla Ligure, Spezzatino di maiale con piselli.Dessert: Dolce della casa. Bevande: 1/4 diVino a persona, acqua e caffè.Tutti i mercoledì dei due periodi(escluso Quaresima).

CENA ORE 20

AGRITURISMO TURCO LORENZOVia Bertone 7 Quiliano tel. 019.887120Antipasti: Fritè di acciughe e verze, Flan dicarciofi. Primo: Zemìn de çeixi. Secondo:Coniglio farcito con frittelle alle erbe liguri.Dessert: Dolce della casa. Bevande: Vino 1/4

a testa, acqua e caffè.Giovedì 13 febbraio. Giovedì 20 febbraio.Giovedì 27 febbraio.

CENA ORE 20

A BÉTULA D’I STUNDÄIVia Nizza 153 AR Zinola (SV)cell. 347.0015998PRIMO PERIODO. Antipasto: Frisciö e fritè.Primo: Trenette al pesto. Secondo: Buridda.Dessert: Dolce della casa. Bevande: 1/4

Vino sfuso, acqua e caffè.Mercoledì 22 gennaio.Mercoledì 29 gennaio.Mercoledì 12 febbraio.Mercoledì 19 febbraio. CENA ORE 20SECONDO PERIODO. Antipasto: Frisciö e fri-tè. Primo: Trofie con calamaretti. Secondo:Bagnun di acciughe. Dessert: Dolce dellacasa. Bevande: 1/4 Vino sfuso, acqua e caffè.Mercoledì 30 aprile. Mercoledì 7 maggio.Mercoledì 21 maggio.

CENA ORE 20

€ 22 a persona,bevande comprese.BUON APPETITO!

È gradita la prenotazione

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A Campanassa N.4/201300

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A Campanassa N.4/2013 00

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A Campanassa N.4/201322

Una storia non ancora condivisaPer quanto cultura e politica invitino

periodicamente alla formulazione digiudizi condivisi su determinati periodidella nostra storia recente (in particolarequello che va dal 1943 al 1945), bisognaammettere che essi non sono ancora sta-ti raggiunti neppure per quanto riguardaavvenimenti molto più antichi. È quantoavviene ad esempio, ed è l’argomentodel nostro interesse, per la secolare dia-lettica fra Genova e Savona, che ha at-traversato interamente il Tardo Medioe-vo ligure. Ciò dipende in buona misurada una visione assai provinciale della vi-cenda storica, contenuta a sua volta inun’opera ormai largamente obsoleta.Basti pensare che l’unica “Storia di Sa-vona” nel Medioevo attualmente esi-stente è ancora quella scritta da FilippoNoberasco e Italo Scovazzi, edita in trevolumi fra il 1926 e il 1928. In partico-lare, nel secondo volume (del 1927), ri-ferendosi a un avvenimento del 1440-41, maturato in un clima di acuto scon-tro fra le due città, essi definirono le mi-sure repressive emanate dai Genovesicontro le navi savonesi «una sopraffa-zione veramente inaudita, e architettatacon tale minuta freddezza da far freme-re». Dieci anni dopo (nel 1937) il padreGuglielmo Salvi, in una monografia de-dicata a Galeotto I marchese di Finale,si riferiva a quelle stesse identiche misu-re come a «una salutare lezione ai riot-tosi». È evidente la necessità di una let-tura storica più ragionata e più pacata,frutto di una cultura più vicina alla no-stra contemporaneità. Ma dopo quasinovant’anni, purtroppo, ciò non è anco-ra avvenuto, se non a livello di interven-ti poco più che marginali.

Sotto l’ombrello genoveseLo studio attento ed estensivo dei do-

cumenti dimostra in realtà che, prima diogni dialettica, fra Genova e Savonaesisteva nel Medioevo una intensa eprofonda collaborazione. La parabolaeconomica della capitale ligure (riporta-ta schematicamente nel grafico qui ac-canto) fu ricalcata fedelmente dalla cittàfederata, che ne seguì di qualche decen-nio la massima ascesa e ne anticipò dialtrettanto il declino. Ciò avvenne per-ché Savona si mosse sempre nella sciadi Genova, prima seguendone le inizia-tive pionieristiche oltremare e poi uti-lizzando le maglie della formidabile or-ganizzazione commerciale che i suoimercanti erano stati in grado di metterein piedi, all’inizio nel Levante e in se-guito in Occidente. Esempi paradigma-tici di questa organizzazione ci sono of-ferti ancora oggi dai documenti, adesempio per quanto riguarda l’importa-zione di grano dalla Sicilia (uno deicommerci più importanti del tempo) e irapporti con l’Inghilterra: a Palermo e aTrapani, come a Southampton, tuttal’attività di intermediazione era nellemani di pochi Genovesi che organizza-vano i traffici, sia dal punto di vista del-la raccolta che da quello della distribu-zione, e intrattenevano stetti rapporticon le autorità locali.

Il ceto dirigenteAl tempo stesso, i documenti dimo-

strano la costante e frequente presenzadi uomini d’affari savonesi sul mercatogenovese (una vera palestra di innova-zione nelle tecniche economiche e fi-nanziarie) e anche quella di Genovesiresidenti nella nostra città, nonché uncerto numero di matrimoni misti fra

Savona alla fine del MedioevoPUNTI DI VISTA E PUNTI DI OSSERVAZIONE

di Angelo Nicoliniesponenti di spicco delle due aristocra-zie. Limitiamoci a dire, per semplifica-re, che i nostri mercanti non potevanofare a meno delle “rete” organizzativagenovese, se non volevano essere esclu-si dai commerci più promettenti e red-ditizi. È d’altra parte ben noto, comenumerosi episodi odierni non cessano dirammentarci, quanto sia difficile coniu-gare profitto e patriottismo. In una so-cietà già allora dominata dal capitale edalle sue leggi (prima fra tutte quelladel profitto), il ceto mercantile savone-se era ben lontano da quel ruolo di di-fensore degli interessi collettivi del “po-polo” savonese in funzione anti-geno-vese che la vecchia storiografia campa-nilista gli ha invece idealmente attribui-to. Al contrario, ristretto in una oligar-

compravendita o locazione di terreni.Al tempo stesso, mentre in città si ricor-reva a tecniche finanziarie particolar-mente raffinate per i tempi e appresegrazie alle frequentazioni genovesi (as-segni al portatore, lettere di cambio,saldi dei conti con semplici “giri di par-tite” sui libri contabili senza uso di con-tanti), a Quiliano non era infrequenteche il tribunale civile, il quale fissava,su istanza dei creditori, il termine di pa-gamento per i debiti, ne calcolassel’ammontare in castagne. Procedureanaloghe si verificavano d’altra partenel Levante (ancora castagne nella Fon-tanabuona, nell’entroterra di Chiavari) enel Ponente (con il ricorso all’olio perquantificare i debiti nel territorio di Al-benga).

chia, esso perseguiva obiettivi di naturadel tutto privata e particolare, i qualinon potevano che attrarlo uteriormentenell’orbita genovese.

Un’epoca di contrastiI due secoli di Tardo Medioevo savo-

nese di cui stiamo da anni studiando idocumenti sono anche e soprattuttoun’epoca di contrasti, primo fra tuttiquello fra le cospicue ricchezze di po-chi e le disperate povertà di molti. Oltrea ciò, nonostante l’importante sviluppodel commercio e dei trasporti navali, ilterritorio comunale rimaneva ancoraeminentemente agricolo, come è peral-tro la norma in ogni realtà pre-indu-striale. Si pensi che, al termine di unaricerca ormai quasi quarantennale, ab-biamo raccolto circa 6-7.000 contrattidi finanziamento del commercio marit-timo, a fronte di 15-20.000 contratti di

Immobilismo tecnologico?Per quanto oggi il concetto sia così

largamente acquisito da sembrare im-prescindibile, nel Medioevo il ruolo diun porto non era necessariamente legatoai suoi rapporti con l’entroterra. Non pernulla, a fonte di parecchie migliaia di li-re spese periodicamente per riparare omigliorare le strutture portuali, i registridella contabilità comunale ne riservaro-no poche centinaia alla manutenzionedelle strade verso l’Oltregiogo. Con ilrisultato che esse non erano altro che ac-cidentate mulattiere, praticabili solo conbestie da soma e non con trasporti suruote. Al tempo stesso, gli inventari diuna cartiera a Cisano sul Neva pressoAlbenga nel 1450 e di un’altra a Quilia-no nel 1525 riportano attrezzi identici aquelli in uso nella cartiere di Voltri nelXVII secolo. Lo stesso discorso vale perle numerose ferriere in attività nei bo-

schi dell’entroterra. La sensazione (perora in attesa di studi più probanti) è che,a fronte di un assoluto primato di tecni-che finanziarie che si traduceva comun-que in una posizione di vertice nelloscenario economico, la tecnologia indu-striale ligure desse già allora preoccu-panti segnali di immobilismo. È notoperaltro lo sconcerto manifestato dopo il1806 dal prefetto napoleonico Chabroldi fronte a strutture obsolete e non piùproduttivamente competitive. Ma il pe-sante sospetto di immobilismo si riferi-sce anche al comparto più prestigioso etrainante dell’economia ligure tardo-me-dievale, e cioè quello marittimo-portua-le. Mentre è ben documentato che, a par-tire in alcuni casi addirittura dalla fine delTrecento, numerosi porti del Nord (daSouthampton a Londra, da Bruges a Vee-re in Zelanda) si erano muniti di gru perfacilitare il carico e lo scarico di mercipesanti, a Savona (e anche a Genova)nessun documento sembra menzionare lapresenza di simili congegni sulle banchi-ne. Ciò appare particolarmente grave inun periodo come quello di cui stiamo oc-cupando, fra Quattro e Cinquecento, incui, in anticipo e indipendentemente dal-la scoperta dell’Amercia, tutta la spondaatlantica del continente europeo (dal-l’Andalusia e dal Portogallo all’Inghilter-ra e ai Paesi Bassi) dava segni di rapido eprepotente sviluppo economico.

La percezione della “modernità”.È comunque noto a tutti che il passag-

gio fra Quattro e Cinquecento segna an-che il passaggio fra Medioevo ed EtàModerna. Ma come fu percepito daicontemporanei questo cambiamento,che rischia di apparire come una sempli-ce etichetta piazzata a posteriori? Va dasé che il concetto di “moderno” implicaquello, contrapposto e legittimante, di“antico”. Non è un caso che l’aggettivoin questione non esistesse nell’antichitàclassica e, dopo una nascita oscura nel-l’Alto Medioevo, venisse usato nel Tar-do Medioevo con il significato di “attua-le”, “contemporaneo”, “in carica”. In-dubbiamente, per quanto giunto in Ligu-ria tardi e in modo sfumato, attraversolibri e pitture il Rinascimento dovetteindurre le prime avvisaglie dei tempinuovi. Ma, in un ambiente ruvidamentepragmatico come quello savonese, essorimase forse appannaggio di pochissimiintellettuali. Furono a nostro parere imutamenti visibili a tutti, sui moli e sul-le banchine portuali, a determinare unagenerale percezione della “modernità”.A partire dai primi anni del Cinquecentoil pepe cominciava a giungere a Savonanon più da Alessandria d’Egitto, ma daCadice: ciò perché i Portoghesi lo tra-sportavano ormai direttamente in Occi-dente, dopo aver doppiato il Capo diBuona Speranza. Questa forte sensazio-ne di un mondo “capovolto”, indipen-dente dalla scoperta dell’America, nonpoteva non essere un chiaro segnale dimodernità. Quando poi, nel 1516, giun-se a Savona uno schiavetto undicenneolivegno proveniente «de loco Barzi»,che per metatesi è da leggersi comeBrazi, cioè Brasile, allora forse la perce-zione divenne radicata e generale. Non acaso, in quegli stessi anni, due inventaridi beni familiari definirono un clavaco-rium (un tipo di cintura femminile in ar-gento) come «ad modernam», usandol’aggettivo nello stesso significato chenoi gli attribuiamo oggi, mentre un altroelencava «uno spechio a l’antiqua».

A.N.

Gettito annuo delle imposte portuali genovesi nel Tardo Medioevo, secondo RobertoLopez. La linea continua indica gli importi in migliaia di lire correnti, quella tratteg-giata indica gli stessi importi in moneta d’oro (genovino, fiorino e ducato), costante-mente rivalutata rispetto alla precedente.

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A Campanassa N.4/2013 23

CARI CIPRESSI...di Alessandro Venturelli

Cari cipressi di Via Nostra Si-gnora degli Angeli è stato pro-prio un gran dispiacere per me,che ho sempre goduto della vo-stra costante presenza, vederviabbattere in questo venerdì d’au-tunno.

E sicuramente sarà ancora piùspiacevole fare a meno della vo-stra ombra d’estate e del vostroprofumo di resina, così come sa-rà difficile per i tanti uccelliniche approfittavano gentilmentedi voi cercare una nuova casa.

Così purtroppo è stato deciso,da altri si intende, non certo dame e da chi sentiva propria la vo-stra presenza.

Dicono che eravate malati, masinceramente non ho potuto nota-re grandi cambiamenti nel vostroaspetto in questi anni e poi, se-condo questo ragionamento, co-me mai hanno abbattuto anche ivostri amici oleandri e palme

certamente in perfetta salute?Dicono che sporcavate le auto-

mobili ma io, che per oltre quin-dici anni ho parcheggiato la miavettura ai vostri piedi, sono pron-to ad affermare il contrario.

Dicono che le vostre radicidanneggiavano l’asfalto ma nonè invece che cercavate di proteg-gere la nostra terra minacciatadalle acque di molteplici rivi?

Ora, per la sola esultanza dipochi individui, i cortili che viospitavano sono tristemente spo-gli e anche il vostro ultimo rega-lo, l’intenso profumo di resinadovuto al taglio del legno, è de-stinato a sparire presto.

L’unica promessa che vi possofare, amici miei, è che vigileròaffinché, come da regolamento,nuovi alberi vengano reimpianta-ti, pronto ad avvertire le autoritàcompetenti se questo lavoro nonverrà eseguito nei tempi stabiliti.

LE GATTARE E IVIGILI URBANI

“ZELANTI”di Alessandro Venturelli

La sera del 24 ottobre, verso leore 20, dopo un appostamento dueagenti in borghese della poliziamunicipale hanno commiato dueverbali di cinquanta eurocadaunoa due anziane amiche che, conbuon cuore e con grande volontàd’animo, erano andate a portare aigatti randagi della zona di ViaN.S. degli Angeli una razione dicibo. La motivazione del verbaleconsiste nell’aver erogato parte didetto cibo al di fuori degli spaziconsentiti all’interno dell’oasi feli-na, nonostante le stesse mai abbia-no lasciato sporco od imbrattato ilsuolo pubblico.

Accantonando per un attimo imiei sentimenti di disappunto peruna sanzione inappropriata, vorreiporre ai lettori ed agli interessatiqualche domanda.

Questo tipo di iniziative di tuteladell’ordine pubblico vengono or-ganizzate in ogni parte della città?

Come mai gli ispettori si sonodimostrati così solerti in un pro-blema di poco conto quando dicontro non ho visto nessuno inda-gare, nonostante ripetute segnala-zioni, su casi di inquinamento am-bientale denunciato per settimanela scorsa primavera a pochi metri

da dove è stato elevato il verbalein oggetto?

Sempre per restare in zona, co-me mai vengono tollerate scorri-bande di automobili che, ad ogniora del giorno e della notte, in-frangono l’esistente limite di velo-cità dei 30 km/h.

E perché, quando per più volteho telefonato a causa dei miasmiprovenienti dall’area di compe-tenza delle Ferrovie dello Stato,mi è stato risposto che non è per-tinenza del Comune di Savona? Iresidenti che subiscono tale dis-agio non pagano forse le tasse adetto comune?

I contribuenti che mantengonogli apparati di sicurezza sono cosìd’accordo nel sapere che, durantele ore serali, due dei pochi agentia disposizione vengono adoperatiin un’azione atta a reprimere i ge-sti di persone che amano gli ani-mali piuttosto che a prevenire si-tuazioni assai più gravi di ordinepubblico?

Amareggiato, non mi resta chesperare che le mie due amiche in-giustamente multate non demorda-no nella loro nobile azione neiconfronti di innocui gattini ora ab-bandonati al loro destino.

Presentazione del libro

ALTA VALLE DEL LETIMBROChi erano, come e dove vivevano i nostri nonni

Sabato 28 febbraio 2014, ore 16,30

Palazzo dell’Anziania

Il comune di Savona è compreso perla maggior parte nel bacino idrografi-co del torrente Letimbro, escluso nellazona di Legino il bacino di qualchetorrentello, il più importante dei quali èil Molinero, e al confine con Albisola ilrian del Termine; il bacino raggiungeinfatti a est, nord ed ovest i crinali chedelimitano il confine comunale.

Alta Valle del Letimbro, in questaricerca, è stata considerata la parte dibacino idrografico del torrente a mon-te della frazione del Santuario (esclu-so), delimitata dal monte Castellazzom. 578 sopra Priocco, dal monte Negi-no m. 703 sopra alle Sligge, dal mon-te S. Giorgio m. 840, cima più alta delcomune di Savona, da quota m. 810sopra le Traversine, da quota m. 710sopra Pian del Melo, dal Bric Lavesi-no m. 570 sopra al Pian del Merlo, dalcrinale sul confine comunale che co-steggia le cascine delle Chiappe di Al-tare e Costa del Prato, indi il crinaleche divide il bacino del Letimbro pro-priamente detto da quello del Lavane-stro suo affluente, passando dal monte

Tremo sopra Cimavalle fino al monteErxo m. 419 fra cascina Erxu e Pesar-vea; in pratica comprende il NemusSaonense più le zone in basso ed a estdel rio Gea o Provenzale.

Trattandosi di territorio sia geogra-ficamente che economicamente analo-go, è stata presa in considerazione an-che la zona di Montenotte Superiore,facente parte della val Erro, i cui abi-tanti, per comodità e vicinanza gravi-tavano sul comune di Savona, eranocensiti dalla parrocchia di San Bernar-do in Valle fino al 1890 e hanno utiliz-zato, finchè è stata funzionante, lascuola di Cà di Ferrè nel comune diSavona.

Scopo di questo libro non è tantodescrivere geograficamente la zona inquestione, materia già oggetto di mol-te altre pubblicazioni, ma evidenziarele attività umane che vi hanno avutoluogo, la popolazione e le famiglie chevi hanno vissuto negli ultimi tre seco-li e che scendendo a valle hanno con-tribuito in vari modi allo sviluppo delcapoluogo savonese.

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... “Finiâ sta göera / e questeberve, / camûffae da ommi / dasta taera sparian, / sparian pe’sempre, / e a libertae a saiâ / bel-la cömme na primmaveia / ‘naprimmaveia de sciöe, de sö, /dönde tûtti se retrövian fraielli. /Nön cianze, nö ninin, / s’anchêume portan via. / ... Ma-a nostralibertae / che tantö sangöe santö /a l’ha per prexiö, / a nö se töcca./ Nûatri, che allöa gh’emö, / eche aemmö avûö a vostra eredi-tae / nö permettiemö mai, a ni-sciûn. / De robâne ö regallöch’aemmö avûö, / e strenzendöseinsemme tûtti quanti / saiemösempre prönti / a ricacciâ in töninte / chiönque ö ghe prövesse”.

(Claödin dö Giabbe, “1944-1974” in “Aödö de bön” Sann-a,1980) Nella Savona del 1944,occupata dai nazisti, un padreviene preso e portato via davantiagli occhi del suo bambino. Tro-va la forza per dirgli di non pian-gere se lo portano via, lo seguiràsempre dal cielo, mentre questosacrificio, suo e degli altri antifa-scisti, servirà per creare un mon-do meraviglioso, dove tutti sa-ranno fratelli. Il bimbo cresce,diventa uomo e vede che altrebelve attentano alla pace, metto-no bombe ed uccidono, ma lui saquale prezzo ha la libertà, sa didover lottare per difenderla. Inquesti versi di Claödin dö Giab-be, basati sull’intimo dialogo frail bimbo e suo padre nel momen-to dell’estremo sacrificio, possia-mo sentire l’essenza dell’antitesiguerra-pace.

Arriva dal Mondo Antico ilpensiero antitetico guerra-pace,che pone la guerra come condi-zione inevitabile per giungere al-la pace.

“C’è un tempo per nascere eun tempo per morire,un tempo per piantare eun tempo per sradicare le piante.Un tempo per uccidere eun tempo per guarire,un tempo per demolire eun tempo per costruire....Un tempo per amare e un tempoper odiare,un tempo per la guerra e un tem-po per la pace”.Dal terzo capitolo dell’Ecclesia-ste, “Libro di Qoélet (3, 1-22)”

per superare i conflitti non sia lavittoria ottenuta con la violenzadi una parte sull’altra, ma la ri-conciliazione attraverso le Leg-gi; di conseguenza, il sommo be-ne cui l’ordinamento giuridicodeve tendere «non è la guerra néla sedizione, ...ma la pace tra gliuomini e l’amorevolezza» (vo-ce: “Pace, pacifismo” in “Di-zionario di Filosofia Treccani”,2009)

Nel corso del 1900, secolo del-le due terribili Guerre Mondiali,dei Campi di concentramento e

Nella cultura greca, a partire dalquarto secolo A.C., il termine“pace” assume un significato eti-co-politico, che la associa ad“una condizione di sicurezza egiustizia, di libertà e prosperità ,nella quale gli uomini possonosviluppare le loro capacità mora-li”. Nelle “Leggi” il filosofo Pla-tone sostiene che il modo giusto

degli Stermini di massa, si fannosentire le voci “pacifiste” di poe-ti, scrittori, cantautori e dei mo-vimenti fortemente contrari al-l’invasione del Vietnam da partedegli Stati Uniti.

Il pensiero di fondo è che biso-gna rifiutare i conflitti perchénon esistono popoli nemici fra diloro, ma tante persone costrette

dai poteri forti, politici ed econo-mici, a vedere in altre personedei nemici.

“Un’intera nottataButtato vicinoA un compagnoMassacratoCon la boccaDigrignataVolta al plenilunioCon la congestioneDelle sue maniPenetrataNel mio silenzioHo scrittoLettere piene d’amore

Non sono mai statoTantoAttaccato alla vita”(Giuseppe Ungaretti, “Veglia.Cima quattro il 23 dicembre1915”)

Il poeta Giuseppe Ungarettispiega la sua esperienza di solda-to in prima linea nella GrandeGuerra: ... “Dal momento chearrivo ad essere un uomo che fala guerra, non è l’idea di uccide-re o di essere ucciso che mi tor-menta: ero un uomo che non vo-leva altro per sé se non i rapporticon l’assoluto che era rappresen-tato dalla morte. Nella mia poe-sia non c’è traccia d’odio per ilnemico, né per nessuno; c’è lapresa di coscienza della condi-zione umana, della fraternità de-gli uomini nella sofferenza, del-l’estrema precarietà della lorocondizione.

... Posso essere un rivoltoso,ma non amo la guerra. Sono anziun uomo della pace. Non l’ama-

GUERRA E PACE.CANZONI CONTRO LA GUERRA DALLA VOCE

DI POETI E CANTAUTORI, CON IVANO NICOLINIPIANOFORTE E VOCE

Alla Campanassa, Sala dell’Angiolina,sabato 15 Marzo 2014, alle ore 16,30

di Romana Morra

segue a pag. 27

Presentazione del libro“Saluti da Savona”

di Carlo Astengo, Bruno Corvi,Ivo Rossi e Antonio Vitiello

Sabato 22 Febbraio 2014, ore 17,00Palazzo dell’Anziania

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A Campanassa N.4/2013 27

segue da pag. 26

vo neanche allora, ma pareva chela guerra s’imponesse per elimi-nare la guerra. Erano bubbole,ma gli uomini a volte si illudonoe si mettono dietro alle bubbole”.(Giuseppe Ungaretti in “L’alle-gria”, 1931).

... “Soltanto ora vedo che seiun uomo come me. Allora pensaialle tue bombe a mano, alla tuabaionetta, alle tue armi; ora vedola tua donna, il tuo volto, e quan-to ci somigliamo. Perdonamicompagno! Noi vediamo questecose sempre troppo tardi. Perchénon ci hanno mai detto che voisiete poveri cani al par di noi,che le vostre mamme sono in an-goscia per voi, come per noi lenostre, e che abbiamo lo stessoterrore, e la stessa morte e lostesso patire ... Perdonami, com-pagno, come potevi tu esseremio nemico? Se gettiamo viaqueste armi e queste uniformi,potresti essere mio fratello”. ...(Erich Maria Remarque, “Nientedi nuovo sul fronte occidentale”,1929)

Esprimono pensieri simili aquelli del brano di Remarque iversi di questa ballata di LuigiTenco:

“Un marinaio in mezzo al ma-re / con una barca ed un canno-ne. / È andato là per fare la suaguerra / ad un nemico / che nonha mai visto. / Con sé ha portatoil ritratto di una donna / conqualche lettera, / con i suoi so-gni. / Un marinaio in mezzo almare / con un nemico da manda-re a fondo. / Gli han detto che ilnemico è uno strano essere / chenon ha cuore, / che non sa sogna-re. / Gli han detto che chi ha deisogni da difendere / deve com-battere / contro il nemico. / Unmarinaio in mezzo al mare, / ilsuo nemico ormai è andato afondo. / Però qualcosa è rimastosulle onde / e lui va a vedere /

cosa mai può essere. / Trova il ri-tratto di una donna e qualche let-tera, / sogni di un uomo / andatoa fondo. (Luigi Tenco, “Ballatadel marinaio”, 1965)

Il grande poeta e drammaturgotedesco Bertold Brecht dice chela guerra porta solo male per lapovera gente, sia fra i vinti chefra i vincitori, e compone questiversi alla vigilia della SecondaGuerra Mondiale:

“La guerra che verrà / non è laprima. Prima / ci sono state altreguerre. / Alla fine dell’ultima /c’erano vincitori e vinti. / Fra ivinti la povera gente / faceva lafame. Fra i vincitori / faceva lafame la povera gente / egual-mente”. (Bertold Brecht, “Laguerra che verrà”)

Francesco De Gregori canta laletterina che un bambino scrive aGesù Bambino. Il bambino sentela paura della guerra e cerca diesorcizzarla chiedendo propriol’aiuto di Gesù Bambino:

“... Gesù piccino picciò, / GesùBambino alla deriva, / se questaguerra deve proprio farsi / fa’che non sia cattiva. / Tu che lehai viste tutte / e sai che tuttonon è ancora niente, / se questaguerra deve proprio farsi / fa’che non la faccia la gente./ E poiperdona tutti quanti, / tutti quantitranne qualcuno, / e quando poisarà finita / fa’ che non la ricordinessuno”. (Francesco De Gre-gori, “Gesù Bambino”, 1979)

Invece proprio il ricordo chie-de Primo Levi, reduce dal Cam-po di sterminio di Auschwitz. Bi-sogna ricordare, e tramandare ilricordo di padre in figlio, perchéquelle atrocità non avvenganomai più“Voi che vivete sicurinelle vostre tiepide case,voi che trovate tornando a serail cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo èun uomoche lavora nel fango

che non conosce paceche lotta per mezzo paneche muore per un sì oper un no.Considerate se questa è unadonna,senza capelli e senza nomesenza più forza di ricordarevuoti gli occhi e freddo ilgrembocome una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:vi comando queste parole.Scolpitele nel vostro cuorestando in casa andando per via,coricandovi, alzandovi.Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,la malattia vi impedisca,i vostri nati torcano il viso davoi.”

(Primo Levi, “Se questo è un uo-mo” , Einaudi, Torino 1958)

Poeti e cantautori parlano dellaguerra per dimostrarne l’assurdi-tà, per farci sentire quanto malefaccia alla vita e agli affetti. Par-lano della guerra per farci deside-rare la pace.

Abbiamo in corso una quaran-tina di guerre, oggi, nel mondo.

Quotidianamente arrivano sul-le nostre coste tanti giovani contanti bambini, in fuga da guerrefratricide piene di atrocità. Ifuggitivi sanno che, prima digiungere alle “carrette del mare”sulle quali rischieranno la vita,dovranno affrontare soprusi eviolenze di ogni sorta da partedei “mercanti di uomini”. Eppu-re fuggono, per inseguire unasperanza di pace.

Qui noi viviamo in un Paese“in pace”: ma molti nostri giova-ni soldati sono impegnati nelmondo nelle “Missioni di pace”e cadono in operazioni di guerra.La Costituzione della Repubbli-ca Italiana dice, all’Articolo 11:“L’Italia ripudia la guerra comestrumento di offesa alla libertàdegli altri popoli e come mezzodi risoluzione delle controversie

internazionali; consente, in con-dizione di parità con gli altri Sta-ti, alle limitazioni di sovranitànecessarie ad un ordinamentoche assicuri la pace e la giustiziafra le Nazioni; promuove e favo-risce le organizzazioni interna-zionali rivolte a tale scopo”.

Dice il Dalai Lama: “La pacenel mondo può passare soltantoattraverso la pace dello spirito, ela pace dello spirito solo attra-verso la presa di coscienza chetutti gli esseri umani sono comemembri della stessa famiglia,nonostante la differenza di fedi,di ideologia, di sistemi politicied economici. ... Non esiste unavia per la pace, la Pace è la via”(Dalai Lama, “I Consigli delCuore”)

Tenco, De Gregori, De Andrè,Guccini, Vecchioni ed altri can-tautori hanno composto canzonibellissime contro la guerra: invi-tiamo tutti Voi lettori al Concertoche avrà luogo nel cuore anticodella città, A Campanassa.

Intanto, possiamo congedarcicon le parole sognanti di JohnLennon:...“Immagina non ci sianonazioniNon è difficile da fareNiente per cui uccidere e morireE nessuna religioneImmagina tutta la genteChe vive in pace...Immagina un mondo senza ilpossessoMi chiedo se ci riesciSenza bisogno di avidità o fameUna fratellanza tra gli uominiImmagina tutta la gente Che condivide il mondoPuoi dire che sono un sognatoreMa non sono il soloSpero che ti unirai a noi anche tuun giornoE il mondo vivrà in armonia”(John Lennon, “Imagine”, 1971)

R.M.

Auguri di

Buone Feste

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A Campanassa N.4/201328

Ricorre in queste settimane ilsettantesimo anniversario di unodegli episodi più tragici vissuti daSavona durante la seconda guerramondiale: il bombardamento del30 ottobre 1943. Causò 113 vitti-me e gravissimi danni a tutta l’a-rea intorno alla vecchia darsena,danni che divennero definitivi conle scellerate demolizioni del dopo-guerra, che causarono la scompar-sa di uno dei più antichi e sugge-stivi quartieri della città.

Savona in guerraErano quasi tre anni e mezzo

che Savona e l’Italia intera era inguerra e la vita, dal tragico 10 giu-gno 1940 era cambiata. Quellastessa sera erano entrate in vigorele disposizioni sull’oscuramento,gli allarmi aerei e la mobilitazionecivile. L’oscuramento entrava invigore alle 18 e 30 e terminava al-le 7 del mattino. I cittadini dove-vano sigillare le fessure di porte e

LA GUERRA E IL BOMBARDAMENTODEL 30 OTTOBRE 1943

I tragici giorni vissuti da Savona durante il secondo conflittomondiale ed una inedita testimonianza sull’episodio

più drammatico vissuto dalla cittàdi Giovanni Gallotti

finestre e ricoprire le lampadine dicarta blu. I locali pubblici, i cine-ma ed i teatri chiudevano alle 23.Le luci, nelle strade erano spente,mentre l’U.N.P.A. (Unione Nazio-nale Protezione Antiaerea) compo-sta da volontari agli ordini dellaFederazione Fascista e del Mini-stero della Guerra, con sede in

piazza Sisto IV 1/14, vigilava sulrispetto delle disposizioni. In cittàc’erano sedici rifugi, le cosiddette“gallerie” e numerosi “ricoveri dicaseggiato” che, in alcuni casi, sisarebbero trasformati in trappolemortali. Lungo alcune arcate deiportici di via Paleocapa, e sotto ilportico del Brandale, chiudendo leaperture con robuste travi di legno,furono predisposti rifugi para-schegge la cui utilità era limitatadal fatto che il proiettile non li col-pisse direttamente. Di quanto fosseefficiente la macchina bellica ita-liana, dopo i roboanti proclami dipoche ore prima, i savonesi se neaccorsero ben presto. Nella nottetra il 14 ed il 15 giugno 1940, unasquadra navale francese bombardòSavona, causando danni notevoli

agli edifici e sei vittime, oltre a nu-merosi feriti. Da allora cominciò agirare per Savona una frase ironi-ca, per indicare una persona inettaed incapace: Ti ei cumme quellidell’UNPA (sei come quelli del-l’UNPA). Fu colpito anche il pa-lazzo del Comune dove, ironia del-la sorte, un proiettile centrò e dis-trusse, la parte dell’affresco dellaSala Consiliare, da poco dipinto daEso Peluzzi, con l’esaltazione del-le camicie nere. Un segno del de-stino sul futuro della guerra. Laparte fu ridipinta dopo il conflittocon la fucilazione dei partigiani al-la Madonna degli Angeli. Il cielo,nei mesi successivi, era solcatoquasi tutte le sera, da “Pipetto”, unaereo ricognitore alleato Tunder-bolt con il compito di individuaree fotografare obbiettivi militari.“Pipetto” si riconosceva dal rumo-re dei motori e spesso il suo arrivoprecedeva i bombardamenti.

Ogni qual volta appariva “Pipet-to”, molti raggiungevano i rifugiper mettersi al sicuro. I primi annidi guerra non erano stati certotranquilli, ma a partire dall’autun-no 1942, tutto cambiò in peggio. Ibombardamenti su Savona si in-tensificarono e la strategia degliAlleati cambiò: colpivano non sologli obbiettivi militari ma anchequelli civili, per fiaccare il morale

segue a pag. 29

La zona bombardata dal grattacielo della Torretta.

La calata dopo il bombardamento.

Via Pietro Giuria e la Torre del Brandale. Il palazzo accanto al Brandale.

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A Campanassa N.4/2013 29

della popolazione. Savona se neaccorse nella notte tra il 23 e il 24ottobre 1942 quando 112 aerei del-la RAF colpirono la città. Il bilan-cio fu di ventisette morti e più disettanta feriti, oltre a sei edifici di-strutti e quasi mille abitazioni piùo meno danneggiate. Fu purtropposolo il tragico prologo di quelloche avvenne un anno dopo, il 30ottobre 1943.

Il bombardamentodel 30 ottobre 1943

Tutto si svolse tra le 11 e 47,quando suonò il preallarme aereo ele 13 e 32, quando echeggiarono lesirene del cessato allarme. Era unabella mattinata di sole, simile forsea quelle che ci ha regalato il climamite e soleggiato dell’ottobre diquest’anno. Gli abitanti dei quar-tieri intorno al porto, i più colpitidall’incursione, erano intenti, co-me ogni giorno, a diverse occupa-zioni. Molti erano all’interno delleloro botteghe, le attività commer-ciali erano numerose in quella zo-na, altri erano in casa, in attesa delpranzo, qualche mamma o massaialo stava preparando, altri ancorastavano semplicemente passeg-giando in quella zona. L’allarmenon li colse di sorpresa, il suonodelle sirene era ormai quasi un se-gnale familiare, inteso già centi-naia di volte. Gli aerei alleati nongiunsero subito sopra l’obbiettivo.Il fatto, fu fonte di equivoci e dimalintesi. Molti, credettero che

fosse un “falso allarme” e, pen-sando che i bombardieri non sa-rebbero più arrivati, uscirono pri-ma del tempo dai rifugi. Altri inve-ce, per loro fortuna, sfruttando iltempo trascorso, si organizzaronoe raggiunsero con maggiore tran-quillità le “gallerie rifugio”. Il de-stino di tanti si decise in queidrammatici minuti ed in virtù diquel ritardo. All’incursione parte-ciparono 156 aerei Anglo-Ameri-cani con lo scopo di distruggere ilporto e lo stabilimento dell’ILVA.Tutte le case che, per loro sventu-ra, erano costruite nelle vicinanzedei due obbiettivi scomparverosotto il bombardamento o furonopiù o meno seriamente lesionate.

fo “Poggi & Astengo”. Tante le viee le piazze coinvolte: le calateSbarbaro e Boselli, le vie Famago-sta, Baglietto, Caminata, Adua,Quarda Superiore e Inferiore, Sca-ria, dei Macelli, dei Berrettai, deiFormaggiai, degli Ortolani, Pe-scheria, Salineri, del Pallone, deiBarilai, Pietro Giuria, Lavagna,Untoria, Pia, Orefici, Cassari, Vac-cioli corso Mazzini, viale DanteAlighieri, le piazze dei Della Ro-vere, Colombo, delle Erbe e Cari-camento. Terribile il bilancio fina-le delle vittime che si poté compi-lare solo alcune settimane dopo,terminato lo sgombero delle mace-rie: 113 morti, alcune centinaia diferiti e circa 3.000 senzatetto. Iprimi funerali (quelli dei quali fupossibile estrarre subito i corpi operché morti sulla pubblica via

Fu danneggiato tutto il quartieredella Calata, dalla torre dellaQuarda alla torre del Brandale, si-no a piazza Caricamento: crollaro-no (o furono successivamente de-moliti, a causa dei danni e dellaspeculazione edilizia) numerosiedifici, come la sede della Cameradi Commercio, accanto alla Torret-ta, inaugurata nel 1926, la chiesadi san Filippo Neri, il vecchio col-legio degli Scolopi in via Riario(ospitava allora una scuola ele-mentare), il trecentesco palazzo diGiustizia (con una scuola elemen-tare femminile), la Casa del Balillaal Prolungamento, aperta nel 1933,il mercato coperto risalente ai pri-mi anni Venti e i locali dell’Ufficiod’Igiene. Furono distrutti i miticiBagni Wanda, al Prolungamento,regno della Belle Èpoque savonesee la “casa dei Colombi”, all’iniziodi via Baglietto, dove era situatal’Osteria “du Bëu”, frequentatissi-ma dai portuali. Danneggiato lostabilimento dell’ILVA e quellodella ditta di lavorazione dello zol

erano 32), si tennero in forma so-lenne il 1° novembre 1943.

Il triste corteo partì dalla piazzadel Municipio e raggiunse l’orato-rio del Cristo Risorto, dove erastata allestita la camera ardente. Ilrecupero dei cadaveri sepolti sottole macerie fu così difficile che ter-minò soltanto alla fine del mese dinovembre.

Una testimonianza commoventeed inedita è quella di don Giusep-pe Rebagliati, allora giovane semi-narista, il quale racconta che insie-me ad altri suoi compagni si recò,dopo il bombardamento, in piazzaVaccioli a scavare le macerie di unpalazzo crollato. I giovani volonta-ri recuperarono quasi subito il ca-davere di una donna. Poco dopouscì dalla casa crollata un cane an-cora vivo, il quale però dopo pocotempo, per lo choc, morì. Un ricor-do indelebile ancora vivo nellamente del sacerdote dopo settan-t’anni.

G.G.

segue da pag. 28

L’inizio di via Pietro Giuria dopo il 30 ottobre 1943.

La chiesa di San Filippo Neri dopo i bombardamenti.

La vecchia sede della Camera di Commercio distrutta.

Le demolizioni del dopoguerra lungo la Calata.

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A Campanassa N.4/201330

Si dice che valga più un’imma-gine di mille parole ed in effettil’illustrazione sopra riprodotta, ri-trovata in un vecchio libro france-se, incuriosisce non poco ed offrespunti per avvalorare un’ipotesiaffascinante che riguarda la nascitadelle tradizioni “parallele” deiSantons in Provenza e dei Pastori ,detti Macachi, in Liguria. Nel di-segno di Jules David è rappresen-tato un reduce dalle battaglie na-poleoniche, seduto con due stam-pelle su una poltrona davanti aduna casa di campagna, è circonda-to da giovani e bambini che ascol-tano estasiati i racconti dell’anzia-no soldato. In mano ha una statui-na raffigurante Napoleone Bona-parte, la cui inconfondibile figuraè appoggiata ad un sostegno, comesi usa fare per le creazioni in creta.Assomiglia molto alle “...piccolestatue in argilla molto colorate rea-lizzate per allestire presepi, i “san-tons”, apparsi in Provenza alla finedel XVIII secolo per rappresentarela scena della Natività, i Re Magie i pastori, ma anche tutta una se-rie di personaggi che rappresenta-no il piccolo popolo provenzale diuna volta e i mestieri tradizionaliche lo caratterizzavano”. Il prese-pe, che fino alla fine del Settecentoaveva grandi dimensioni e venivaallestito nelle chiese e nei monaste-ri, solo dopo la Rivoluzione fran-cese, con la soppressione dellamessa di mezzanotte, cambia for-mato a favore del presepio in mi-niatura e viene accolto dalle fami-glie nelle loro umili case. Una pic-cola industria si mette allora a fab-bricare i personaggi utilizzandomateriali diversi: mollica di pane,carta pesta, legno e gesso.

In Provenza, la patria dei San-tons, si racconta che tale tradizio-ne si stabilì soprattutto a partiredal 1798, quando un artigiano diMarsiglia, Jean Louis Lagnel(1764-1822), passeggiando perAubagne, notò come l’argilla che

si era attaccata alle sue scarpe, fos-se facilmente lavorabile per crearedelle statuine del presepe. A lui èattribuita l’invenzione della tecni-ca a stampo. Senza nulla togliereall’idea del francese di produrre inserie le statuine del presepe, tutta-via un’ipotesi diversa può essereformulata. L’ipotesi affascinanteriguarda la possibilità che l’inven-tore dei Santons, o qualcuno a luivicino, arrivato a Savona al segui-to di Napoleone, insieme ai circa60.000 francesi che hanno parteci-pato alla prima campagna d’Italia,possa essere entrato in contatto

con chi già utilizzava tale tecnica,e una volta ritornato a Marsiglia,abbia intrapreso un’attività tal-mente nuova in Provenza da consi-derarla un’invenzione.

Vale la pena ricordare che letruppe francesi dell’Armée d’Italie– i cui soldati laceri, denutriti eabituati a vivere sulle spalle dellepopolazioni locali, compiendo so-prusi e saccheggi di ogni tipo se-condo i costumi dell’epoca – occu-parono due volte Savona.

La prima volta, dopo la battagliadi Dego nel settembre del 1794,gli ufficiali ebbero alloggio in abi-tazioni private e le truppe si ac-camparono nel Duomo. Quindi oc-cuparono il forte di Vado, la chiesadi N. S. del Monte e il Santuario,nonché palazzi e ville della zona.

La seconda occupazione, dopola battaglia di Loano nel novembre1795, portò l’esercito francese ad

alloggiare in monasteri, conventied oratori trasformati in caserme,mentre gli ufficiali ebbero ricoveroin città in abitazioni private e pa-lazzi signorili. Furono adibiti a ta-le scopo i monasteri di S. Teresa,della Concezione, i conventi deiCappuccini, di Loreto, della Con-solazione, di S. Giacomo, gli ora-tori delle parrocchie di Legino, diS, Bernardo e Lavagnola.

Il gen. Massena il 2 dicembre1795 pose il suo quartier generalenel palazzo Della Rovere, realizza-to da papa Giulio II, allora mona-stero delle suore di S. Chiara.

Dati storici confermano che Na-poleone, che risiedeva con la suafamiglia a Marsiglia, fosse venutopiù volte a Savona ed è documen-tato il suo pernottamento a VillaSpinola (attualmente Villa Cam-biaso), la notte tra il 10 e l’11 apri-le 1796 prima della battaglia diMontenotte. A queste circostanzenon di poco conto, per formularel’ipotesi affascinante, si aggiungela coincidenza che vede il più notoceramista dell’epoca, GiacomoBorselli o Jaques Boselly, partico-larmente attivo a Savona nella suaproduzione di figure antropomorfee la notizia che dal 1797 lasciò adaltri i suoi stampi per occuparsi diproduzioni diverse in società dal1798 con Joseph Reibaud, cioè ilsocio savonese Giuseppe Robatto.

Si consideri che nel Settecentoin Liguria il presepe genovese go-deva di grande prestigio tanto daaver dato vita ad una vera e pro-pria scuola. Il materiale usato eraper lo più il legno (ma i bozzettivenivano realizzati in creta) e la ri-produzione della grotta di Betlem-me con tutti i suoi protagonisti nonavveniva più soltanto nelle chiesema anche nelle case di patrizi eborghesi, dando vita, così, al mol-tiplicarsi delle botteghe artigiane.

A Savona e ad Albissola la tradi-zione dei “Pastori del presepe”chiamati in seguito Macachi, si

diffuse soprattutto grazie all’operadi artigiani e alla disponibilità diforni delle numerose fabbriche diceramica (i Santons erano in terracruda fino alla fine dell’Ottocento)e poi grazie al lavoro delle figuri-naie. Anche il presepe popolare li-gure come e quello provenzale ècaratterizzato da statuine in cretadi varie misure con forme simili erealizzati con la stessa tecnica astampo. Tecnica usata nelle mani-fatture savonesi ed albisolesi per leloro produzioni già dal XVII seco-lo, un esempio sono le statuinedella Madonna della Misericordiae del beato Botta, che venivanovendute in occasione dei numerosipellegrinaggi al Santuario, o peressere inserite nelle nicchie dellefacciate delle case. Ed allora arri-vati a questo punto – ma altre noti-zie si potrebbero aggiungere – sipuò azzardare a dire che le tradi-zioni “parallele” dei Santons inProvenza e dei Macachi in Liguriasiano in realtà frutto di una “colla-borazione” tra l’idea d’oltralpe diprodurre figurine del presepe in se-rie e la tecnica nostrana di utilizza-re gli stampi in gesso?

Sicuramente si può dire che l’ar-gomento è oggi sempre di piùgrande interesse tanto da aver sug-gerito il tema alla giovane MartinaPizzorno che il 13 novembre scor-so si è laureata a Genova al corsodi laurea in conservazione dei beniculturali con una tesi dal titolo: ISantons provenzali e la ceramicaalbisolese: affinità e divergenze.

Per quanto mi riguarda la ricercacontinua e le conclusioni si potran-no leggere, raccolte insieme ad al-tri interessanti particolari, in unapubblicazione che nel prossimofuturo vedrà la luce. E.N.Fonti: Les Amis de Napolèon - centro studi deldipartimento di MontenotteAssociazione napoleonica d’Italia sez. li-gure Savona Enciclopedia TreccaniEdmondo Conio.

Macachi, Santons e l’Armée d’Italie

UN’IPOTESI AFFASCINANTEdi Enrica Noceto

ARMERIA TESSITOREARMERIA TESSITORE

TIRO - CACCIA - TRAP

Via Nazario Sauro 23 r - 17100 Savona - tel. 019.824.684 - Fax 019.853.937

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A Campanassa N.4/2013 31

U RECANTU D’I “AMIXI D’U DIALETTU”ABAÌN ÉTIMU-FILULÓGICURipigiandu a serie d’i nostri

“Abaìn” e quèxi pe fäse perdunäde quelli sâtè, diemu lögu cu’uprezente a quarcosa de speciale,ascì che senpre in funsiùn de ‘naparticuläre derivasiùn filulógica:nu tantu de poule, quantu stavot-ta de intreghe espresciuìn. Men-tre e poule, cum’hemmu ciü vot-te dimustróu, vegnan föa da-i söétimi a séguitu de ridusiuìn, cun-pensasiuìn silàbiche e variasiuìnmetafunétiche de suin, pe quantuu intriga a derivasiùn de intregheespresciuìn u bizögna rifäse su-viatüttu a-u persciste de çèrtetendense picaresche, iróniche olicensiuze, tìpiche ‘n tenpu d’umoddu de fä d’a nostra gente. Petràmite de ‘na lenta, ma cuntinuamudificasiùn de suin o demuàn-duse a interpretäne a ueggiu i vêisignificäti, nu de rèu u s’è rivè asignificanse esprescive: nu suludiferenti d’u tüttu ‘nt’a furma, ri-spèttu a quelle uriginäje, ma an-cùn ciü asè a quellu che da prin-çippiu vureivn dì.

E oua, cumme d’acordiu, p’êspiegasiuìn pasemmu a scrive inItaliàn.

Prendiamo, ad esempio, l’e-spressione Pitta che vegnu, çiou-la!: usata un tempo dai ragazzidurante il cosiddetto “Gioco del-la cavallina”. È un tipico esem-pio di modificazione di suoni edi diversificazione lessicale deitermini. La frase originaria sa-rebbe stata: Spêta che vegnu esió là = Aspetta che vengo e saròlà. Spêta: con caduta della S ini-ziale, metafonesi in I della E to-nica, a motivo della A finale,raddoppio della consonante amotivo della I semivocale, non èun mistero che diventi: Pitta; in-variati che vegnu fu quasi auto-matico l’accostamento degli ulti-mi due termini in siola con rela-tiva scomparsa dell’accentazio-ne. E, a questo punto, come nonavvertire la quasi identica sono-rità del nuovo prodotto con laparola çiola = cipolla in Genove-se e divertirsi a pronunciarlaÇioula, con sdoppiamento lon-gobardico della O, tipico del no-stro Sabazio?

Çioula (Con arcaica trasforma-zione della C palatale in S sorda= Ç) deriva dal Latino Medievalecepullam (a sua volta, dal LatinoAntico cepam prestito da una lin-gua sconosciuta). Per caduta del-la U intervocalica, si ha çeulla;in compensazione sillabica, perlunghezza del dittongo EU, si ha

lo scempiamento della L, da cuiçeula. Per metafonesi della as-sunta tonicità della E, a motivodella A finale, si ha çiula e, perprolungamento longobardicodella U, çioula.

“Tiila, ch’a vegne”, u m’ha zàditu quarcün.

Non starò a farla ugualmentelunga con gli altri due esempi, lecui dinamiche di strasformazionesono dovute a motivi analoghi aquelli poco sopra spiegati e, an-cora una volta, a quella tendenzadissacratoria, tipica un tempodella “popolarità” portuale, mali-ziosamente divertita nell’inter-pretare le sonorità di qualcheespressione: non solo in mododiverso dal significato originario,ma in modo licenzioso, e perfi-damente distorto.

Prendiamo il modo di dire, tut-t’ora in uso fra i più anziani u cüde bö, alla lettera Il culo del bue.Con questa espressione si defini-sce tutt’oggi quella zona delladarsena sulla cui banchina (altempo in cui era piuttosto diffusoil parlar francese) si ammucchia-vano i magnifici tronchi di quer-cian pregiatissimi del nostro Ne-mus, in attesa di imbarco. InFrancese banchina del legnamesi diceva quai de bois, la cui pro-nuncia suona che de buà, anchese non oso supporre allora conquale esattezza; ma la cui sonori-tà, a trasformarsi popolaresca-mente nel sullodato oponimo,Eh!... Fu di inevitabile attrattiva.

Sempre a seguito di una mani-polazione della originaria france-se, è pure l’espressione A beltède l’aze: volta più a denigrareche non ad apprezzare benevol-mente la piacevolezza d’ogniaspetto giovanile. In Francese,infatti, la frase esatta era Labeauté de l’age che, sensa vuéizuntäghe un stisìn de perfiddia, asieva stèta A belessa de l’etè.

A stu puntu creddu d’havéicuntóu, e ciü ch’a suficensa, cu-m’u l’è ch’andävan queste cose;ma scicumme, a cuntäle, pöanese demmujelle, se quarcün d’inostri letuì u nu cunuscesse deätre, e ciü de nuì, ch’u n’ê mandea dì in Campanassa e nuätri, què-xi següamente ee cuntiemu a tüt-ti ‘nsce stu nostru “Recantu d’iAmixi d’u dialettu”.

In ateiza: Aggive riguärdu e...Stè’ alegri, eh!

Essiu d’A Ciann-a(Ezio Viglione)

SCÀNPULI DE STOJALANTÈRNE E LÜXI INTE SANN-A

I “Statuta Antiquissima” dixanche inte ‘n tenpu asè luntàn chi ufuise stètu truvóu inte vìe d’a çitèdoppu e capann-e de l’Ave Mariau sieva stètu mürtóu de çinque pa-lanche.

E canpann-e sünävan l’Ave Ma-ria a-u tramuntu e, de cunseguen-sa, a-a fin de tütte e ativitè d’agiurnä; e porte d’a çitè vegnivanserè e i Savunèixi ävan mez’ùa detenpu pe retîäse in cà.

E stradde ean cuntrulè da rundezbîri, preçedüe da-u lanterné, equelli che, pe quärche mutivu,avessan avüu bizögnu de truväsep’â stradda, duveivan havéi e lan-tèrne, fäse ricunusce e spiegä uperchè se truvessan lì.

Ean ilüminè da grosse lantèrneascì e porte d’a çitè: a Porta d’uMö, quella d’a Fuxe, a Beläja,quella d’a Pescherìa, d’a Ciassad’e Èrbe, d’a Quärda e quella deSan Giuvanni.

‘Na curiuzitè: int’u 1830 u l’eacunsuetüdine che i ricchi rivessana-u Teätru Saccu in letee che eanpreçedüe da-i servi “lanterné” chearvivan a stradda a-i padruìn prop-piu cu’e lantèrne.

Zà int’u Sèteçéntu u s’ea pensóude sistemä e lantèrne int’ê vìe ciüfrequentè ma a ilüminasiùn a ve-gniva açeiza sulu s’a l’ea ‘na se-jann-a sensa lünn-a.

Int’u 1805 a Sann-a gh’ean 15lantèrne, int’u 1814 l’ean 24 e in-t’u 1845 i lanternuìn che duveivanrestä açéixi tütta a nötte, indipen-dentemente da cussse a fesse alünn-a, ean 62.

U 27 nuvembre d’u 1860 u Cun-seggiu Civicu u firma u Prugèttud’a ditta françeize d’u Croizat ch’utrasfurmäva a vegia lüminasiùn apetroliu in quella muderna a gaz,gaz ricavóu da-u carbùn.

A lüxe de tütta a çitè a se tra-sfurma in lüxe a gaz, fan ecesiùnsulu e burghè de Cimavalle, SanBenärdu e Santuäju.

Pe rivä a-a lüxe eléttrica u se du-vià spêtä fin a-u 25 otubre d’u1902; a butéga d’i Scignuri Ma-gnano e Zunini in Vìa Paleócapa asajà a primma a döviä a növa ri-sursa. Tütta a Vìa Paleócapa, ta-cànduse a-a ligna d’a Fràbbica d’uStablimèntu “Tardy e Benech” asperimentià a növa lüminasiùn.

Ciancianìn tütta a çitè a sajà lü-minä da-a lüxe eléttrica ma l’am-ministrasiùn cumunäle, degna fig-gia d’a tèra de Ligüria, següamén-te parsimuniuza, a trè ue de nötte aZmurtäva tüttu e Vìa Paleócapa adiventäva un lögu inacesìbile finn-a quande u sù, int’a fresca äja d’uprimmu matìn, u nu deçidesse deturnä a nasce.

Frammenti di StoriaL’illuminazione a Savona

Gli “Statuta Antiquissima” dico-no che in un tempo assai lontanochi fosse stato trovato nelle viedella città dopo le campane del-l’Ave Maria sarebbe stato multatodi cinque soldi (moneta genovese).Le campane suonavano infatti l’A-ve Maria al tramonto e, di conse-guenza, alla fine di tutte le attivitàdella giornata, le porte della cittàvenivano chiuse e i Savonesi ave-vano mezz’ora di tempo per riti-rarsi in casa. Le strade erano con-trollate da ronde di sbirri precedu-te dal lanterniere, e quelli che, perqualche motivo, avessero avuto bi-sogno di trovarsi per strada, dove-vano avere le lanterne, farsi rico-noscere e spiegare il perché si tro-vassero lì.

Erano illuminate da grosse lan-terne anche le porte della città: laPorta del Molo, quella della Foce,la Budellaria, quella della Pesche-ria, della Piazza delle Erbe, dellaQuarda e quella di San Giovanni.

Una curiosità: nel 1830 era con-suetudine che i ricchi arrivasseroal Teatro Sacco sulle lettighe cheerano precedute dai servi lanter-nieri che aprivano la strada ai pa-droni proprio con le lanterne. Giànel Settecento si era pensato di si-stemare le lanterne nelle vie piùfrequentate ma l’illuminazione ve-niva accesa solo se la serata erasenza luna.

Nel 1805 a Savona si potevanocontare 15 lanterne, nel 1814 cen’erano 24 e nel 1845 i lanternoniche dovevano rimanere accesi tut-ta la notte, indipendentemente dacosa facessa la luna, erano 62.

Il 27 novembre del 1860 il Con-siglio Civico firma il Progetto del-la Ditta Francese del Croizat chetrasformava la vecchia illumina-zione a petrolio in quella modernaa gas, elemento ricavato dal car-bon fossile.

La luce di tutta la città si trasfor-ma in luce a gas, fanno eccezionesolo le borgate di Cimavalle, SanBernardo e Santuario.

Per arrivare alla luce elettrica sidovrà aspettare fino al 25 ottobredel 1902; il negozio dei SignoriMagnano e Zunini in Via Paleoca-pa sarà il primo ad adoperare lanuova risorsa. Tutta la Via Paleo-capa, attaccandosi alla linea dellostabilimento “Tardy e Benech”sperimenterà la nuova illuminazio-ne. Pian pianino tutta la città saràilluminata dalla luce elettrica mal’amministrazione comunale, de-gna figlia della terra di Liguria, si-curamente parsimoniosa, alle tre dinotte, spegneva tutto e Via Paleo-capa diventava un luogo inaccessi-bile fino a quando il sole, nellafresca aria del primo mattino, nondecidesse di tornare a nascere.

Simonetta Bottinelli

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A Campanassa N.4/201332

U RECANTU D’I “AMIXI D’U DIALETTU”

DENÀ DE SÙ E DE FÖGU«Denà» a l’è ünna de tante poule

lìgüri che se semmo scurdè e l’-hemmu scangiä cun “Natäle”, ch’ariva drita drita da l’Italiàn. Ma“Denà” a existeiva zà primma ch’use suminsesse a parlä l’Italiàn: ariva adreitüa da-i antighi Rumén eda-e fèste religiuze che i legiunäiaveivan purtè in ogni cantu de l’In-peru.

U 25 dixenbre i Rumén i feste-zävan cun grandi çerimonie a nà-scita d’u Sù, che in Latìn a l’ea di-ta: “Dies natalis solis invicti” e dachì a poula “Denà”.

U se tratäva de un ritu antiguch’u vegniva da Uriente pe suleni-zä e giurnè che turnävan a ziun-ghise, doppu u sulstissiu, danducunfortu a-a gente ch’a vedeiva vi-xinäse a primaveja e finarmente apureiva lasciäse inderé l’ìncubud’u lungu invèrnu. Ciancianìn, acuminsä da-i primmi séculi d’uCristianéximu, a fèsta d’a nàscitad’u Banbìn a s’è cavalä insce quel-la d’a nàscita d’u sù, finn-a a fälascunparì. A nu l’è stèta ‘na sustitu-siùn sensa fundamentu perchè, zàinte l’Antigu Testamentu, i Prufetiävan nunsióu Cristu cumme “Lüxee Sù”.

Cristianizä i riti paghén u l’è stè-tu un moddu pe rivä finn-a a-i cun-tadìn, a-i ciü sensi, a chi u restävaindecizu tra e vege credense e anöva dutrinn-a; anche ätre fèsted’u perìudu natalissiu, c’u cuminsacun San Martìn (fin de l’annu agrì-culu, anticamente festezóu cummeun zöggia grasciu) e u finisce cunl’Epifanìa, han sustituìu e grandicelebrasiuìn pagann-e ciamè “Sa-türnäli”, che se tegnivan a cavallud’u sulstissiu d’invèrnu: da-u 17 a-u 24 de dixenbre.

Satürnu pe i Rumén u l’ea inpur-tante e u gh’äva divèrse facce: ul’ea u pè d’a putensa, de l’abun-dansa, d’a richessa; u raprezentävaa çiclicitè d’a natüa perché uzmurtäva u pasóu e u çendeiva l’a-vegnì; ma u l’ea anche u custoded’e ànime d’i morti e u prutetù decanpagne e de semense. Da le u di-pendeiva, tra l’ätru, vive ben omuì de famme. Dunque bizugnävategnilu bun con sacrifiççi e fèstepe unurälu. Pe le se çendeivan fö-ghi. se pregäva, se fävan sacrifiççi,pruçesciuìn e poi grandi banchettipübblici e privè; l’ùrdine costiuìuu l’ea rivulusiunóu: i sc-ciävi, pe‘n po’ de tenpu, diventävan pa-druìn e vicevèrsa; u l’ea permissuu zögu (vietóu pe u restu de l’an-ni), e scöe e i tribünäli ean serè; u

se fermäva ogni travaggiu, finn-a eguère vegnivan suspeize! Chi pu-reiva u se scangiäva di regalìn:candeje, frisciö dusci, banbucettede tèracötta, de çeja o de megullade pan, mentre a-i figiö se fävan diregalli ciü grosci.

Tütte quelle çeimonie nu eancunträje a-a dutrinn-a cristiann-a esun restè int’ê tradisiuìn pupulärisensa cangiä pe quèxi duimilla an-ni: fina-a segunda meitè d’u ’900;da alùa u zvilüppu indüstriäle,ecunómicu e suciäle e i raporti,senpre ciü streiti, cu’i furèsti hancangióu u nostru moddu de vive epe pensä: tante antighe üzanse sesun pèrse e ne sun stète pigè denöve.

Tra e tradisiuìn de Denà che surestè, ghe sun quelle lighè a-u fö-gu, ch’u gh’ha a funsiùn de “brü-xä” e dizgrassie e i pechè d’u pa-sóu, de pürificä, ma anche de pigiäda-u sù, fètu de fögu, növa ener-gia, fertilitè e fecunditè pe l’ave-gnì.

Inte tante valè lìguri, ‘nte quellumundu cundadin restóu ciü ligóua-i riti antighi, a-a vigiglia çendanancùn di faó che, ‘nte quärche pai-ze, fan düä finn-a a l’Epifanìa. Intecuxinn-e, poche ormäi quelle du-v’u gh’è ancùn u fögä, a-u 24 di-xenbre u se çende un grossu çep-pu, ch’u deve brüxä ciancianìnfinn-a a l’annu növu: u l’è un scìn-bulu de “l’èrbu d’a vitta”. Questuçeppu u ne ricorda un ätru, d’èrbud’auföggiu, ch’u vegne çeizu inciassa in ocaxùn d’u Cunfögu peunurä e Auturitè davanti a-a çitadi-nansa e da-u sö moddu de brüxä sefan previxuìn pe u dumàn.Ancùnciü seguìa a-a giurnä d’ancö a l’èl’üzansa d’e l¨xi; lanpretüttu seçendan culann-e de lanpadinn-e: incà, insce l’èrbu de Denà, int’i giar-dìn, insc’ê terasse, int’e stradde. Elüxi culurè mettan alegrìa, dan sù-bitu l’idea d’a fèsta e a nötte a ve-gne sc-ciaìa da mille sù picìn.

Ma quanti, distrèti da ‘n ätru ri-tu, quellu d’i regalli (e antche“strenae” rumann-e), inbarlunghèda-e putenti e senpre prezenti lü-minasiuìn d’i mudèrni çentri cu-merciäli, mîàndu e lüxi natalissie, ise ricordan da duvve vegnan?

Bun Denà a tütti!Nadia Belfiore

BibliografiaLe tradizioni popolari dei Liguri, P. Giar-delli, Sagep, 1991.R. Bagnasco - N. Boccalatte, Tradizionie menù, Sagep, 1998.A. Cattabiani, Simboli del Natale, 2012.

Natale di sole e di fuoco

“Dena” è una delle tante paroleliguri che ci siamo dimenticate el’abbiamo sostituita con “Natale”,che deriva dritta dall’italiano. Ma“Dena” esisteva ancor prima che sicominciasse a parlare l’italiano:arriva addirittura dagli antichi Ro-mani e dalle feste religiose che ilegionari avevano portate in ogniangolo dell’impero.

Il 25 dicembre i Romani festeg-giavno la nascita del Sole, che inlatino era detta il “Giorno Nataledel Sole Invitto” e da qui la parola“Denà”.

Si trattava di un rito antico pro-veniente dall’oriente per solenniz-zare le giornate che tornavano adallungarsi dopo il solstizio, confor-tando la gente che vedeva avvici-narsi la primavera e finalmente po-teva lasciarsi dietro l’incubo dellungo inverno. Lentamente, a co-minciare dai primi secoli del Cri-stianesimo, la festa della nascita diGesù Bambino si è sovrapposta aquella della nascita del sole, fino afarla sparire. Non è stata una sosti-tuzione priva di fondamento per-chè, già nell’Antico Testamento, iProfeti avevano annunciato Cristocome “Luce e Sole”.

Cristianizzare i riti pagani fu unmodo per arrivare fino ai contadi-ni, ai più semplici, a chi rimanevaindeciso tra vecchie credenze enuova dottrina; anche altre festedel periodo natalizio, che cominciacon San Martino (fine dell’annoagricolo, anticamente festeggiatocome un Giovedì Grasso) e finiscecon l’Epifania, han sostituito legrandi celebrazioni pagane chia-mate “Satumali”, che si tenevano acavallo del solstizio d’inverno: dal17 al 24 dicembre.

Saturno per i Romani era impor-tante e aveva diversi aspetti: era ilDio della potenza, dell’abbondan-za, della ricchezza; rappresentavala ciclicità della natura perchè spe-gneva il passato e accendeva il fu-turo; ma era anche il custode delleanime dei morti e il protettore del-le campagne e delle sementi. Dalui dipendeva, tra l’altro, viverebene o morire di fame. Dunque eranecessario tenerlo buono con sa-crifici e feste in suo onore. Per luisi accendevano fuochi, si pregava,si facevano sacrifici, processioni epoi grandi banchetti pubblici e pri-vati; l’origine costituito era rivolu-zionato: gli schiavi, per un po’ ditempo, diventavano padroni e vi-

ceversa; era permesso il gioco(vietato per il resto dell’anno), lescuole e i tribunali erano chiusi; sifermava ogni lavoro, perfino leguerre venivano sospese! Chi neaveva la possibilità si scambiavaregalini: candele, frittelle dolci,bamboline di terracotta, di cera odi mollica di pane, mentre ai bam-bini si facevano regali più impor-tanti.

Tutte quelle cerimonie non era-no contrarie alla dottrina cristianae sono rimaste nelle tradizioni po-polari inalterate per quasi duemilaanni: fino alla seconda metà del’900; da allora lo sviluppo indu-striale, economico e sociale e irapporti, sempre più stretti, constranieri hanno cambiato il nostromodo di vivere e di pensare: tanteusanze sono andate perdute e se nesono acquisite di nuove.

Tra le tradizioni del Natale rima-ste, ci sono quelle legate al fuoco,che ha la funzione di “bruciare” ledisgrazie ed i peccati del passato,di purificare, ma anche di prenderedal sole, fatto di fuoco, nuovaenergia, fertilità e fecondità perl’avvenire.

Un tante vallate ligure, in quelmondo contadino rimasto più lega-to ai riti antichi, alla vigilia accen-dono ancora dei falò che, in qual-che paese, fanno durare fino all’E-pifania. Nelle cucine, poche ormaiquella dove si trova ancora il foco-lare, il 24 dicembre si accende ungrosso ceppo che deve bruciarepiano piano fino al nuovo anno: èun simbolo dell’“albero della vi-ta”. Questo ceppo ne ricorda un al-tro, d’alloro, che viene acceso inpiazza in occasione del Confuocoper onorare le Autorità davanti allacittadinanza e, a seconda di comebrucia, si traggono auspici per ilfuturo.

Ancor più seguita al giornod’oggi è l’usanza delle luci; ovun-que si accendono collane di lam-padine: in casa, sull’albero di Na-tale, nei giardini, sulle terrazze,per le strade. Le luci colorate met-tono allegria, danno immediata-mente l’idea della festa e la notteviene rischiarata da mille piccolisoli. Ma quanti, distratti da un al-tro rito, quello dei regali (le anti-che “strenae” romane), abbacinatidalle potenti e sempre presenti il-luminazioni dei moderni centricommerciali, guardando le luci na-talizie, si ricordano da dove pro-vengono?

Buon Natale a tutti!

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A Campanassa N.4/2013 33

U RECANTU D’I “AMIXI D’U DIALETTU”UN GRILLU NEIGRUQuand’eu ‘na figetta, de stè ‘na

pärte de vacanse ee pasämu a-aMadalena, ‘na frasiùn d’u Scia-scellu.

A-i Periaschi a gh’è a cà d’uNonnu matèrnu, ch’a se tröva inte‘na bunn-a puzisiùn, a ridossu da-iventi; a l’è a primma a ese baxäda-u sù e l’ürtima a ese braçä da-abrinn-a.

Alùa e famigge louävan a tèra ee donne ch’andävan pe i canpi, nuaveivan tenpu de dä recattu in cà;pe däghe agiüttu, e nostre muè sefävan dä u scatulùn d’i retaggi ecun pasiensa e inzegnu pesävan ilensö, e bräghe d’i ommi e i rôbe-tìn d’i figiö.

A-u puidiznä andämu cu’i nostricüxìn, a purtä a-u pàsculu e vac-che; ma u guäju u l’ea che gh’emusenpre in tanti e, intu fa burdèllunu se acurzeimu de quandu e be-stie sanpegävan i canpi semenè.

Nu senpre, però, cunbinämuguäi: a votte giütämu e Lalle, apurtä da mangiä a-e galinn-e e a-icuniggi; rabelämu vixìn a-i ga-giuìn e ramme de gazìa p’â scorta;cugimu i trunchetti p’açende u fö-gu e, sut’a un grand’èrbu, e paje,che a Lalla a ne fäva cöxe e ch’ean‘na buntè. A votte se incantämu, avedde a cioçça, sut’a-u grumettu,pe fä mangiä cun tranquillitè i söpulìn.

A-A seja u n’ea ciü cäu zugä a

nascundìn; ma a votta che, pe cun-binasiùn, ämu decizu d’nadä tüttiint’u pulä, l’hemmu cunbinä bèlla;u l’ea scüu, e dalinn-e durmivan enuätri, a-u mumentu giüstu, siésci-mu filè vìa: l’ämu pensä proppiuben! Nu so, però, cus’u fuise su-cèssu: e galinn-e se sun sciapatè, enuätri ancùn de ciü, perché e poveebestie ne sâtävan in testa, int’uscapä; e ciümme vuävan cummefögge purtè da-u ventu; i chèn ba-jävan e u paiva un finimundu. Tüt-ti, alùa, se semmu dèti da fä pebrancäle, perchè u perìculu u l’eache, se ne restäva quarcünn-a föa,a sieva finìa in bucca a-a vurpe.Quella seja semmu andèti tütti incà doppu haveile pigè ‘nsc’ou pa-né de santa raxùn; ma u Nonnu,che zà primma u n’ea vegnüu inagiüttu, u n’ha pö radünóu in gìu ale e, u s’è missu u cuntäne de foue.Mentre se ne stämu setè ‘nsc’âbanchetta e ‘nsc’ou canapè, a l’èstèta davéi ‘na surpreiza veddesciurtì de sutta a-a stiva un grillu:un grillu neigru. A sâtétti u l’è ve-gnüu in mezu a-a cuxinna-a; u s’èmîóu in gìu, u n’ha dètu a bunnanötte cun un crìcrì e u se n’è tur-nóu a cà sö. Da alùa u l’è risciurtìupe divèrse seje. Anche u Nonnu udiva ch’u l’ea ‘n grillu speciäle. Usià stètu, pe cäxu, quellu màgicude Pinocchiu?

Vanna Caviglia

U meize ciü bellu

U l’ea dixenbre.Gh’ean tre feste:Natäle, San Stevae u vintöttu.Natäle u l’ea a festa ciü grossa,Pe guarnì u Prezepiuandämu int’u boscupe marzapàn, frasched’erxu e de pìn.E a mezanötteu riväva u Banbìn.A San Steva u l’eaa festa de mè puè:ommu ciü brävu u nu ghe n’ea.U vintisèttese pousämu ‘n po’:nu se pö senpre festezä,ma u vintöttu scì:u l’ea e u l’è ancùnu mè cunpleannu.Riçeveiva ‘n regallu picìn,da pôvie gente,ma ea cuntenta:drentu u gh’eatüttu u-bènche me vuréivan.(mè puè e mè muè).

Maddalena Rossi

Nötte de San Silvèstru

In çé e stelle tremman;a nötte a l’è zeä.Semmu tütti riunìiinturnu a l’Annu VegiuChe u sta tantu mäe u gh’ha e ùe cuntè:sta nötte, çèrtu, u mö’;u l’ha lutóu ’na vittape-i duzze sö figiö:pe mantegnili in päxeinte stu mundu triste.Oua u nu gh’â fa ciü:u l’è proppiu sfinìu.Stemmu spêtàndu ansciuzil’ürtimu sö respìu.Vuriéscimu fermälu,fälu rinzuvenìe riturnä inderé:rivive, insemme a lee poche ùe bèlle,scurdandu i dispiaxéi.Ma u tenpu u nu se fèrmae inderé u nu turna.Andemmu, dunque, avanti:incuntru a l’Annu Növucun u cö pin de speransa,de fede e... de pasiensa.

Rosa Perrone

Rundaninn-a d’u mè paize

Rundaninn-a, rundaninn-asut’â grunda d’a cazetta,t’e partìa de chì ’na sejae nu t’e ciü riturnä.L’è Natäle chì. Unde t’e?Oa, ch’u nasce u Banbinettu,oa, ch’â neivve de l’invèrnucröve teitu e giardinettu,a te speta a mè figetta,cumme a speta a primmaveja.Porta in sciüu anche u rundanìnch’u piguäva drent’a-u nìu,quande a-u ceppu de l’estède ciümìn d’è rivestìu.T’e nasciüa chì ’nt’u mè paize,t’hè inpìu u çé cu’u tö ciarlä:quan ti xoi lazü ’nsc’ou Nilusacce che t’e un’emigrä.

G.B. Sirombra

L’èrbu de Denà

Pe fä l’èrbu cum’u se deve,savèi vuì cus’u ghe vö?U ghe vö di macaruìn:quelli lunghi e quelli fin;poi se ligan cu’un spaghettu,giancu e russu, pe caitè,perchè questi su’ i culuri,i culuri d’a çitè.Pe fä l’èrbu ancùn ciü bèllughe pendemmu di çetruìn,fighe, nuxi, candìi e turuìn.Oua l’èrbu u l’è finìu,puréi véddilu anche vuì:puréi fäne ‘n bel’aplausu,megiu ancùn se ne fè duì.

L’albero di Natale

Per fare l’albero come si deve,sapete che cosa ci vuole?Ci voglio dei “maccheroni”quelli lunghi e quelli sottili;poi si legano con uno spaghetto,bianco e rosso, per carità,perché sono questi i colori,i colori della città.Per fare l’albero ancora più belloappendiamo arance,fichi e noci, canditi e torroni.Adesso l’albero è finito,potete vederlo anche voi:potete farmi un bell’applauso,meglio ancora se ne fate due.

N.B. Michela

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A Campanassa N.4/201334

CESARE BECCARIAHa scritto la storia di Savona con le epigrafi

di Giovanni FarrisÈ quanto mai probabile ad uno

che giri per Savona farsi questa do-manda: “Chi è Cesare Beccaria?”Questo nome lo si trova infatti incalce alle innumerevoli iscrizioniitaliane e latine poste in Cattedrale,al Santuario della Madonna di Mi-sericordia, nella casa dei canonici,nel vecchio Ospedale di Savona,presso la Chiesa dei Cappuccini, nelCimitero di Zinola, sulle case epiazze a ricordo di lontani avveni-menti e personaggi (Pio VII, Ga-briello Chiabrera, Anton Giulio Bar-rili, Paolo Boselli...). Le sue epigrafisulle stele sepolcrali non si contano.Ogni evento felice (anniversari dichiese, nuovi Vescovi, consacrazio-ne di sacerdoti, voti perpetui di reli-giose, nozze...) o doloroso (mortedel Papa, del Vescovo, del Re, di sa-cerdoti e laici famosi) era posto inevidenza dalle sue iscrizioni.

Cesare Beccaria nacque a Mondo-vì nell’Aprile del 1849, entrò nellaCongregazione dei preti della Mis-sione, venne ordinato in Torino, a23 anni, sacerdote. Sempre a Torinosi laureò a pieni voti in belle lettere,andò in seguito a Firenze per uncorso di perfezionamento all’IstitutoSuperiore degli Studi. L’insegna-mento e lo studio erano la sua pas-sione e la sua ragione di vita. Dopoaver insegnato nei diversi Collegidella Missione, nel novembre del1880 giunse a Savona ed iniziò lasua attività di professore nel Ginna-sio tenuto dai Missionari. Sia gliScolopi che i Missionari, in forza diconvenzioni sancite col Municipio,erano obbligati ad impartire l’istru-zione elementare e ginnasiale, conl’uso gratuito dei due collegi. Nel1888 il Comune avoca a sé l’inse-gnamento elementare riducendo aidue collegi il corrispettivo da£.9000 a £.4500 per il solo ginnasioed il 3 novembre 1888 rinnova leconvenzioni ad un solo anno, condisdetta per gli Scolopi, senza dis-detta per i Missionari. La questionesollevò grandi malumori in città. Sipromossero petizioni, l’on. PietroSbarbaro scrisse al Direttore di “Sa-vona Nuova” in favore degli Scolo-pi e dei Missionari, ma con pocoesito. Il 15 luglio 1889 il Superioredei Missionari, Sig. Giorello, scrisse

al Municipio la lettera che sanciva illoro ritiro dall’insegnamento in for-za delle ultime convenzioni. Questofatto non fu accolto bene dai Mis-sionari che insegnavano nella scuo-la, tanto più che il sindaco ed il suoassessore erano andati dal Superioreper insistere che continuassero adinsegnare. Del resto negli Atti delConsiglio Comunale il fatto è pre-sentato come “un ordine dato da Pa-rigi... Il Vaticano ha bisogno di som-missione e di obbedienza cieca e as-soluta; forse per ciò non si vuoleuna Casa che anche ora insorge qua-si contro i draconiani ordini supe-riori; tanto è vero che molti padriMissionari si sono offerti al Munici-pio per continuare l’insegnamento”.Chi visse con più sofferenza questodramma fu appunto Cesare Beccariache fu espulso dalla Comunità deiMissionari per disobbedienza. La suareazione immediata ed istintiva fudura nei confronti del Generale dellasua Congregazione, in seguito, conanimo più sereno, chiese perdonotramite il nuovo superiore di Savona,che gli era sempre stato amico:

Savona, 29 dicembre 1889Molto Rev.do e Carissimo SignorMeloniDacché son persuaso di aver in V. S.una persona benevola, mi rivolgo aLei per un favore. Essa forse sapràche due mesi orsono nel dolore enel dispetto di essere mandato viadalla Comunità, mentre a me pare-va di non meritarlo, e vedevo chepersona più di me colpevole eratrattata con ben altri riguardi,scrissi due volte al Generale e pri-ma e dopo le dimissioni, minaccian-dolo di ricorrere ai tribunali civiliper avere il compenso dei servigiprestati alla Congregazione, da cuivenivo cacciato. Era il bollor dellapassione che mi reggeva la penna, enegli stessi giorni nel senso istessorisposi a due lettere del Sig. Tasso,le quali riguardavano il medesimoargomento. Ora, tornata la calma, equasi uscito fuori di quelle ondetempestose, riandando le passateagitazioni, vedo di aver malfatto edagito come un fanciullo che si rivol-ta coi morsi alla mano che lo per-cuote; né mi perito a confessarlo,

dacché non reputo vergogna il dis-dire ciò che ho detto male.

Mi duole di avere dato questo dis-piacere al Generale e vorrei farneonorevole emenda. Ma perché te-mo che a scrivergli direttamenteegli non mi risponda, mi rivolgoalla S.V. pregandola che vogliapresentare a lui le mie scuse ed in-tercedermi il perdono delle maleusate parole. Il medesimo vorreipure che facesse col Sig. Tasso econ quanti conoscono questo fatto,acciocché quelli che disapprova-van la mancanza, veggano almenoche io non sono ostinato quandoconosco di avere errato. Così mipare di essermi tolto un peso pri-ma che termini quest’anno pienodi sì tristi memorie.

Se ella mi farà questo favore e miotterrà quanto le domando, io nonpotrò certo rimeritarla; ma ne lacompenserà Iddio che tiene ragioned’ogni opera buona.

Ed augurandole di cuore prosperoil venturo anno, mi dico, qual sono

Suo dev.moC. Beccaria

I buoni uffici interposti a suo fa-vore dal Sig. Meloni presso il Supe-riore Generale non ebbero tuttavial’esito di un rientro nella sua fami-glia religiosa. Il Beccaria continuònel suo insegnamento nel GinnasioSuperiore e ne assunse la Direzionestimato dai savonesi ed ammiratodagli allievi: Dirà un suo discepolo:“Dalla sua cattedra era un torrentedi fulgida luce che si spandeva neisuoi discepoli, che ne illuminaval’intelligenza, un torrente di bontàche li avvinceva, ne formava i cuori,ne guidava le anime”. In questo“sacerdozio culturale” il Beccariaera degno successore a Savona di P.Giovanni Solari delle Scuole Pie,che, come lui, per i contrasti con iSuperiori, dovette lasciare la sua fa-miglia religiosa. Tuttavia, diversa-mente dal Solari, che si era preva-lentemente impegnato su un pianocivico, il Beccaria, accanto allascuola, si sentiva attratto dallo stu-dio. È facile constatare nelle sue nu-merose opere tradotte da e in latinola passione per questa lingua, tutta-via non possiamo passare sotto si-

lenzio la sua grande abilità nell’im-pegnarsi a tradurre in latino operecome la Vita di Castruccio Castra-cani e la novella di Belfagor Arci-diavolo del Machiavelli. Questa suapassione non si limitò a sempliciesercitazioni accademiche, ma cercòdi adattarla ai diversi momenti dellavita e della storia mediante le tantesue ambite iscrizioni: “Savona le vi-ve nei suoi templi, nella necropoli,nella sua letteratura. Ad essa mancaforse, spesso, vita di affetti, ma laforbitezza di pensiero e di forma èbrillantissima” (F. Noberasco).

Questi limiti si debbono alla sin-teticità dell’arte epigrafica di cui eramaestro, che ben si adattava alla suaonestà filologica. La raccolta da luicurata, per quanto incompleta(Iscrizioni latine e volgari, Savona1917), è pure un prezioso contributoper lo storico che volesse scrivere lastoria della città di Savona alla finedell’Ottocento. A proposito di one-stà filologica basta consultare i suoistudi su Dante (Di alcuni luoghi dif-ficili o controversi della DivinaCommedia di Dante Alighieri, Sa-vona 1889 e gli articoli su “L’Ali-ghieri”, 1891-92), che non passaro-no inosservati a studiosi come ilBarbi ed il Sapegno, per constatarecome la sua attenzione sia guidatadal rispetto per Dante: “io nonesprimo mai l’opinione mia, ma mifaccio semplice espositore del senti-mento di Dante, od almeno di quel-lo che mi sembra tale”.

Colpito da una lunga malattia, at-tese la morte sereno, abbandonan-dosi al volere di Dio. Dettò per tem-po l’epigrafe per la sua tomba, riser-vando un cenno nostalgico ai suoiallievi (Si quis eius disciplinaealumnus/ vacuis his forte spatiareporticibus/ magistrum olim tuumparumper cogita et vale). La suamorte giunse il 10 luglio 1923. Ac-compagnato dal dolore dei letteratie degli amici, che lo avevano in altaconsiderazione, fu quello un mo-mento straziante per i suoi discepoliche lo consideravano un padre e“non sanno dimenticare Colui chefu per loro guida illuminata, validosostegno nei cimenti difficili dellavita”.

G.F.

Del Buonodal 1860

SAVONA - VADO LIGURE - SASSELLO - TELEFONO 019.850405

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A Campanassa N.4/2013 35

FRANCESCO MURIALDO (8/3/52 - 3/11/13)di Furio Ciciliot

Tantissimi eravamo a Legino, il5 novembre, dentro e davanti San-t’Ambrogio. Anche se era martedìnessuno di noi mancava. Per scher-zo lo avevo sempre chiamato Mi-roaldo, come compare nei docu-menti medievali il paese da cui de-riva il cognome. Ci scherzavamosopra e non credo di mancargli dirispetto chiamandolo ora ufficial-mente così.

Continuavo a ripetermi “Miroal-do non c’è più”. Un amico dellaStoria Patria, che poi lo è anchedella A Campanassa in questa Sa-vona in cui tutti ci conosciamo, sulsagrato, mi ha consegnato il suoepitaffio: “era una persona buona”.Tutto qui e non ci sarebbe altro dadire.

Trenta anni che ci conoscevamo,da un remoto 1982 in cui avevamoorganizzato un corso di storia loca-le: lui fu tra i regali di quelle sera-te, tra Campanassa e Storia Patria.Per venticinque ci siamo parlati initaliano e cinque anni or sono ab-biamo scoperto che ci piaceva lanostra lingua materna ed ormainon avevamo quasi più occasionedi parlarla.

Ed allora avanti a comunicare inSavonese stretto, sempre più ger-gale e ricercato, sempre più pro-fondo. Avanti a correggerci gli er-rori lessicali, ricordando come ci

parlavano i nostri cari in una lin-gua adesso quasi estinta e certa-mente dimenticata. Un parlare in-tenso come lo erano i suoi legamicon Legino e Savona. Amate, dife-se e protette, non come se fosserouna cosa sola, per lui erano due di-stinte entità, ma con la stessa curae competenza. Legino era la suaterra, Savona la sua metropoli.

Di Franco Murialdo ci mancheràla presenza discreta e la continuaattività, i borbottii timidi ed un po’impastati di quando, non convintodi qualche cosa, mai saresti riusci-to a fargli cambiare idea. Non par-

GINO BOCCHINORitratto di artista con batteria

di Marco Melloni

La notorietà di Gino Bocchinoè legata all’indiscussa maestrianell’uso di quegli accessori per-cussivi chiamati “wire brushes”(le spazzole), ma ancor di più, al-la concezione melodica che hasaputo infondere ad uno stru-mento così poco propenso alcanto qual’è la batteria.

La formula vincente è stataquella di suonare sempre melodi-camente: concezione sviluppatain linee armoniche e quindi por-tate su parametri ritmici nella ri-cerca di timbri dolci.

Gino Bocchino, meticolosocultore degli stili Gene Krupa edi Shelly Manne, evidenzia il suoalto magistero con le spazzole,che non abbandona mai.

Il gioco di timbri ed accentitende ad avvolgere i musicistidel suo Bop Jazz Quartet: rispon-dendo in modo libero al fraseg-gio intelligente del piano, all’im-provvisazione stimolante del saxed alla ricerca provocatoria delcontrabbasso.

Il modo in cui Gino Bocchinosuona è soffice e potente nel con-tempo, non intrusivo.

un jazzman come il nostro artistasavonese è che la musica che luisuona è un riflesso della sua au-tentica personalità.

La sua musica può anche nonessere quello che l’ascoltatorepensa che sia, ma certamentel’artista non può sfuggire a sestesso attraverso il suo modo disuonare più di quanto l’uomo

Egli è in grado di aggiungereuna infinità di cose attorno a ciòche si suona, di riempire così tan-to spazio e far coincidere tutto.

Nei vari brani la batteria seguel’esposizione del tema in modotutto sommato tradizionale, conpiatto e charleston che gestisconola suddivisione regolare dellabattuta, ma quando i suoi“friends” iniziano ad improvvisa-re la fisionomia delle battute vie-ne scandita, le strutture vengonodilatate ed i singoli elementi del-lo strumento non sono più legatialle funzioni canoniche, ma en-trano in una sintesi percussivapoliritmica in cui gli accenti e ledinamiche diventano fondamen-tali.

Il batterista jazz sviluppa tramepercussive dense, elastiche in cuile tensioni e le distensioni, i de-celerando ed i diminuendo rap-presentano il respiro possentedell’accadere musicale: il “col-po” giusto al momento giusto co-me Gino Bocchino ha sempre di-mostrato.

Quindi la prima cosa che dob-biamo tenere a mente parlando di

non possa sfuggire al mondo chelo circonda ed al suo destino.

La realtà è questa: da essa nonsi può sfuggire.

E la realtà del musicista jazz èche la musica che crea e che la-scia è una continuazione di sèstesso.

M.M.

liamo di chi cercasse di estorcergliqualche cosa in contrasto con i suoiprincipi etici.

Ricorderemo anche le corse con-tinue per le stanze della nostra Sto-ria Patria di cui, dopo tanti decennidi sua ritrosia, eravamo riusciti adeleggerlo presidente. Sapeva giàquello che lo attendeva – il suo esi-to gli era ben chiaro ed anche io losospettavo – ma credo che quellanomina sia stata per lui un ricono-scimento dovuto e forse abbia ag-giunto qualche attimo positivo aisuoi anni estremi. Alla nostra So-cietà ha dedicato un trentennio di

vita, senza partigianeria e mai con-tro qualcuno.

Un altro amico, sempre sul sa-grato di Legino, ricordava i lorotrascorsi politici, eufemisticamentedialettici (un tempo Francesco de-mocristiano, l’altro comunista), e liha descritti con lo stesso spiritousato se fossero stati dalla stessaparte. Non l’onore delle armi al-l’antagonista che non c’è più, ma ilrispetto profondo per un temposuccessivo in cui poterono appro-fondire comuni passioni umane eculturali e si trovarono dalla stessaparte, senza rinnegare alcuna delleantiche posizioni.

Chi gli è stato vicino fino all’ul-timo è rimasto stupito dalla estre-ma dignità dell’uomo. Non sappia-mo se per la sua fede profonda oper il rispetto degli altri, potreicontare con facilità i pochi accenniai futuri momenti difficili. Una for-za da rimanere sconvolti, tanto dainvidiare il caro Miroaldo per lasua energia spirituale.

Progetti parole commenti idee. Ètroppo facile parlare di lui ed avereargomenti per ricordarlo in occa-sioni ufficiali. Martedì 5 novembreci siamo fermati a lungo sulla piaz-za di Legino e non volevamo anda-re via. Un momento di rara intensi-tà in cui ci siamo sentiti tutti vicini.

F.C.

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A Campanassa N.4/201336

PAROLE... D’ALTRI TEMPIa cura di Danilo Presotto

“Accollatore”, incaricato che ge-stisce una gabella, che attribuiscel’importo.“Acqua della Regina”, acquavite.“Anche a rosa diventa grattacù”,anche la bellezza sfiorisce.“Appensamento”, premeditazio-ne.“Arricchire alla meschina”, farsicorrompere con poco.“Avere la faccia torbida”, espres-sione del volto minacciosa, ag-gressiva.“Bagatellarsi”, perdere tempo,giocherellare.“Balao”, pianerottolo, anche terre-no coperto.“Borchi”, le marre dell’ancora(“ferro”).“Bordonaro”, trave di legno.“Breiga”, noia, molestia.“Cantando per il mondo”, ele-mosinare.“Chiodaglia”, ostruzione, sbarra-mento fatto con rovi.“Comodatore”, riparatore specia-lizzato di attrezzi, trogli, giare.“Conoscere la strada del lupo”,vivere di prepotenza.“Corridore”, gabellotto che con-trolla le strade.“Cova”, covone, fascio di grano.“Dare a cambio secco”, prestaredenaro senza chiedere interessi.“Dare la muta”, dare il cambio,

sostituire, alternarsi.“Delazione”, detenzione, possessodi un’arma.“Dispiombatore”, artigiano spe-cializzato nel smontare vetrate.“Fare comando”, intimazione apresentarsi.“Fare la gambarotta”, fare losgambetto per far cadere l’avver-sario.“Fasciaggia”, involto o sacco de-stinato a proteggere le pezze di te-la o panno.“Fatta a tuo dosso”, fatta su mi-sura.“Fede di malavoce”, denuncia di“malafama”.“Frattaglia”, macchia di rovi. Daquesta parola: “infrattarsi”, na-scondersi.“Frequentare il commercio deigatti”, fare affari di nessuna im-portanza.“Furfure”, brenno.“Giamberlucco”, cappotto dipanno foderato.“Giocare alli calari”, anche “gio-care a callao”; il gioco consistevanel disporre “tre ossi de persega”verticalmente e in modo che ne so-stennero stabilmente un quarto.“Gomiare una verga”, piegareuna verga ad angolo, “a gomio”(gomito).“Gnaugnare”, miagolare.

“Il frusto”, l’usura del metallo,dell’attrezzo, delle corde.“Imbianchina”, lavandaia specia-lizzata nel lavaggio della bianche-ria.“Invilupparsi i piedi”, inciampa-re.“Luppa”, pianta o legno deterio-rato dall’acqua, marcio.“Ma’ da luppa”, impossibilità asfamarsi, anche persona insaziabi-le.“Masca”, gota, guancia.“Motta”, bratta delle olive, resi-duo dell’olio.“Mulo magagnato”, mulo conqualche difetto occulto.“Nissata”, ammaccata, anche do-lorante per le percosse ricevute.“Paciugo”, imbroglio, cosa mal-fatta.“Piantume”, tutto quanto si è se-minato o trapiantato nell’orto.“Polvere tormentarla”, polverepirica.“Puntapede”, calcio sferrato conla punta del piede.“Puretta, purettiera” contenitoredella polvere usata per asciugarel’inchiostro.“Ribocco del beudo”, deviazionedell’acqua del canale (“beudo”).“Repessina”, rivenditrice di “rob-be di dosso” usate.“Sal molle”, salamoia.

“Scavizza”, scheggiare un legno oaltro.“Sciamosi”, desiderosi, bramosi.“Sciaratto di donne”, lite, gaz-zarra tra donne.“Servita di fortezza”, rinforzata.“Sfrixiatura”, incisione leggera.“Solairolo”, solaio.“Squegueira”, donna cattiva, me-gera.“Strapontiere”, soldato o artigia-no che batteva le lane contenutenelle “strapunte”.“Strosciellato”, sconquassato.“Tortagnini di castagna”, legacciricavati dalla corteccia del casta-gno selvatico utilizzati per legarefasci di canne. Lavorazione tipicadel retroterra savonese molto ri-chiesta ed apprezzata.“Veou”, spazio aperto all’internodell’edificio tramite il quale si ot-teneva la luce.“Viadore”, noleggiatore di cavallie bestie da soma.“Zavattare”, lavorare per un com-penso inferiore a quello comune-mente praticato.“Ziardola”, trottola.“Zirotto”, picozzino.“Zittata”, ornata, lavorata. “Lalama della spada era tutta zitta-ta...”.“Ziva”, fessura. “Dalla ziva delbarile colava l’olio”.

FAMÌGGIADE “PARSIMONIUZI”

‘Na votta cuntävan de quellu“parsimoniuzu” (pe nu dì de pe-zu!) ch’u l’äva tréi figiö che l’eanpezu de lé.

Quande u l’è rivóu in puntu demorte, l’ommu u l’ha vusciüu dä‘na lesiùn de vitta a-i sö figiö; u imanda a ciamä e u ghe dixe:“Quande a sajà l’ua, primma de se-rä a càscia, metìghe drentu çentu

euro a testa”.U giurnu fatìdicu u riva e u

primmu d’i figgi, cianzèndu pe udispiaxei, u posa u bigettu int’acàscia; doppu ‘n mumentu, u rivau secundu e u fa pàigiu. Pe ürtimuu riva u tersu che u posa ‘n asse-gnu de cuntu curènte da trexentueuro e.... u se piggia i düxentu derestu!!!

U GIURNALÄU se cunta de quellu paizàn che

‘n matìn u l’ea andètu da u sö ami-gu giurnalä e riendu e schersanduu ghe dixe: “Ghe sun insc’ou giur-näle ancö?”

U giurnalä u ärve u giurnäle, umîa int’i necrologi e, nu truvandu-lu, u rispunde: “Na! Pe ancö nu tigh’e!” “Alùa, u vö dì che sun an-cùn vivu! Ciäu” E u se ne va.

L’indumàn u turna e cuscì de sé-guitu pe ‘n bèllu po’ de tenpu.

‘Na matinn-a u nu se vedde. Ve-gnan dex’ue, ünz’ue... ninte!

U giurnalä u mîa int’u giurnälee, int’a pagina d’i necrologi, u trö-va proppiu u numme d’u sö amigu.

“Mîa ‘n po’, propiu ancö ch’ul’è insc’ou giurnäle, u nu se ved-de!” U l’è stètu u sö cumèntu.

CUNTULLEa cura di Agostino Astengo

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A Campanassa N.4/2013 37

FONDAZIONE SAVONESE PERGLI STUDI SULLA MANO

RICONFERMA: HAND TRAUMA CENTER EUROPEOdi Andrea Zoccolan

Come ogni anno, anche il quartotrimestre dell’anno in corso saràun periodo ricco di avvenimentiscientifici e culturali importantinel panorama italiano ed interna-zionale, nei quali saranno impe-gnati di volta in volta diversimembri del Centro Regionale diChirurgia della mano.

Il professor Rossello è stato in-vitato, dal Comitato scientifico delcongresso nazionale della Societàdi Chirurgia plastica ricostruttivaed estetica, che si terrà a Bari dal26 al 28 Settembre, a esporre lanostra esperienza in merito all’im-piego del lipofilling in chirurgiadella mano: si tratta di una tecnicainnovativa che sfrutta l’elevatopotenziale rigenerativo delle cellu-le del tessuto adiposo autologo peril trattamento di cicatrici dolorosee aderenti ai piani profondi. Talesistema, a fronte di un impatto mi-nimo sul paziente, ci ha permessodi ottenere ottimi risultati nel trat-tamento, non solo delle cicatrici,ma anche delle complicanze dolo-rose dei monconi di amputazionedigitale e delle sindromi aderen-ziali tendinee (soprattutto dell’ap-parato estensore).

Nel moderno e polifunzionalecentro congressi della città di Ri-mini dal 4 al 6 ottobre prossimi sisvolgerà il cinquantunesimo con-gresso nazionale della Società Ita-liana di Chirurgia della mano(SICM). Il padrone di casa, dott.Riccardo Luchetti, che ricoprirà lacarica di presidente della SICM apartire proprio da tale evento e peril prossimo biennio, ha invitatotutti coloro che si occupano di chi-rurgia della mano, in Italia e all’e-stero, a riflettere sul tema dellachirurgia e della riabilitazione fun-zionale del polso. In particolare si

proverà nel corso del congresso adefinire quando vi siano le condi-zioni per l’impiego di tecnichechirurgiche “tradizionali” o quan-do piuttosto ci si possa avvaleredella tecnica artroscopica nel trat-tamento chirurgico delle patologieche affliggono una complessa re-gione anatomica quale è il polso.Anche quest’anno l’esperienza delCentro Regionale di Chirurgia del-la mano di Savona sarà messa aconfronto con quelle dei maggioricentri italiani e internazionali nelcorso delle diverse sessioni con-gressuali. Durante la giornata digiovedì 3 ottobre, il dott. Emanue-le Pamelin parlerà del trattamentodelle lesioni legamentose com-plesse del polso attraverso il con-fronto di due tra le tecniche chi-rurgiche più utilizzate. Confronta-re i risultati ottenuti su un cospi-cuo numero di pazienti, trattati nelcorso degli ultimi anni, ci consen-te di analizzare quali siano le criti-cità di ciascuna metodica e al tem-po stesso di produrre dei protocollidecisionali che possano aiutaretutti noi a decidere quale sia l’in-dicazione più adatta a ciascun pa-ziente. Lo stesso dott. Pamelin èstato invitato a moderare la sessio-ne congressuale dedicata agli “In-terventi sul carpo”, nel corso dellaquale la dott.ssa Spingardi presen-terà la nostra esperienza riguardoalla scelta di due diverse metodi-che di svolgimento dell’artrodesidei quattro angoli. Tale procedurarappresenta una delle più impor-tanti tecniche di trattamento del-l’artropatia degenerativa diffusadelle ossa carpali. Anche in questocaso cercare di definire quali sianole procedure che garantiscano unamigliore escursione di movimentodel polso e una ridotta sintomato-

logia dolorosa è fondamentale per-ché le indicazioni date dagli spe-cialisti del nostro centro accompa-gnino ad una più rapida ripresafunzionale. Venerdì 4 ottobre ildott. Zoccolan presenterà uno stu-dio di valutazione dell’efficacia diun nuovo protocollo di trattamentonon chirurgico della sindrome deltunnel carpale, messo a punto incollaborazione con la dott.ssaBotta (una delle fisioterapiste diriferimento del Centro di Savona).Il nostro interesse verso questometodo è giustificato dall’altissi-mo numero di pazienti affetti dasindrome del tunnel carpale cheogni giorno si presentano presso inostri ambulatori. Tale popolazio-ne, crescente negli anni, risultamanifestare i sintomi della patolo-gia in età sempre più precoce; diqui la necessità di validare un pro-tocollo che permetta di accompa-gnare il paziente in condizioni diridotta sintomatologia dolorosaverso l’inevitabile soluzione chi-rurgica, garantendogli così unabuona qualità di vita.

Durante l’ultima giornata con-gressuale il prof. Rossello è statoinvitato a moderare due sessioniscientifiche dedicate rispettiva-mente all’impiego della chirurgiaprotesica nelle patologie carpali eal confronto delle più aggiornatetecniche utili ad affrontare i col-lassi carpali; temi di interesse nel-l’ambito del trattamento di nume-rosi pazienti che afferiscono ai no-stri ambulatori per patologie post-traumatiche e degenerative. All’in-terno della sessione dedicata aicollassi carpali il dott. Pamelin si

occuperà di introdurre i concettigenerali di inquadramento e dia-gnostica del paziente affetto da ta-le condizione clinica.

Anche quest’anno partecipere-mo attivamente al congresso na-zionale francese di chirurgia dellamano, che si svolgerà a Parigi nelmese di dicembre, presentando econdividendo con i colleghi d’ol-tralpe la nostra esperienza riguar-do alla correzione percutanea didifetti di guarigione delle fratturedelle falangi con tecnica mini-in-vasiva e ausilio della piezosurgery.Il Centro regionale di Savona è uncentro pilota per l’utilizzo di que-sta tecnica che sfrutta l’effetto divibrazione piezoelettrica della la-ma per il taglio delle superfici os-see. Diffusa in neurochirurgia echirurgia endo-orale per il suogrande rispetto dei tessuti nobilivicini alle strutture da tagliare, haprogressivamente acquisito unaposizione di rilievo anche in chi-rurgia della mano; dove, per le ca-ratteristiche anatomiche dei distret-ti trattati, vasi e nervi scorrono incontiguità con il tessuto osseo.

Siamo molto orgogliosi, infine,di poter comunicare alla popolazio-ne savonese che il Centro Regiona-le di Chirurgia della Mano dell’o-spedale San Paolo è stato riconfer-mato Hand Trauma Center euro-peo. Il centro di Savona continuaad appartenere così a quel networkeuropeo di reparti specializzati, chesono in grado di trattare con espe-rienza e professionalità tutti i trau-mi complessi dell’avambraccio, delpolso e della mano, garantendo ele-vati standard prestazionali. A.Z.

Auguri di Buone Feste

Auguri di Buone Feste

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A Campanassa N.4/201338

La visita guidata al complessodel Brandale accolti dalla Associa-zione “A Campanassa”, ai primi digennaio del nuovo anno, sarà uningrediente fondamentale dell’otta-va tappa del gemellaggio che dal2009 lega la redazione del mensileparrocchiale di Zinola “Il Melogra-no” con l’omonimo periodico dellaparrocchia “Ecce Homo” di Cinisi,in provincia di Palermo.

Dal 2 al 7 gennaio prossimi in-fatti dieci ragazzi siciliani, preva-lentemente delle scuole superiori,saranno ospiti di alcune famigliedella parrocchia savonese, per vi-vere gli “ingredienti” tipici di que-sto gemellaggio: occasioni di vitafraterna, formazione in ambitogiornalistico, conoscenza del terri-torio dal punto di vista civile, cul-turale ed ecclesiale.

Nelle giornate della nuova tappa,dal titolo “Gratuitamente avete ri-cevuto, gratuitamente date”, comedel resto è capitato durante le visi-te organizzate dai ragazzi di Zinolanell’arcidiocesi di Monreale, i gio-vani siciliani vivranno con i lorocoetanei, gli adulti e i bambini del-la redazione del “Melograno” ligu-re diverse esperienze significative.La mattina del 3 gennaio, ad esem-pio, sarà ospite in parrocchia Ales-sandra Nasini, responsabile regio-nale del MED (Associazione italia-

na per l’educazione ai media e allacomunicazione) e referente didatti-ca del quotidiano “Il Secolo XIX”.Durante l’incontro verrà proposto airagazzi un laboratorio dedicato allascrittura giornalistica; l’iniziativapreparerà la festa in programma nelpomeriggio con i bambini della par-

testimonianza in merito all’amiciziache stanno vivendo.

Oltre ad una gita sulla neve e al-l’aspetto dell’ospitalità nelle fami-glie, altri elementi che caratteriz-zano questa particolare iniziativagiovanile sono ad esempio l’atten-zione al tema della legalità e l’in-

aprile hanno visitato il quartierepalermitano di Brancaccio dove haoperato il beato don Pino Puglisi,venendo ospitati in quei giornipresso un bene confiscato alla ma-fia, la sera del 5 gennaio è in pro-gramma presso la parrocchia diSant’Ambrogio a Legino un incon-tro-testimonianza, dal titolo “Testi-moni di legalità. Esperienze a con-fronto tra Cinisi e Savona”. A sug-gerire il tema dell’appuntamento ilfatto che anche diversi giovani diLegino abbiano affrontato di recen-te simili argomenti, partecipando inUmbria ad un campo estivo pressoun bene confiscato alla mafia.

La crescita nella fede è un ulte-riore aspetto da sottolineare, visteanche le attività che i ragazzi delledue redazioni svolgono nelle ri-spettive parrocchie e nell’ambitodi un’associazione come l’Azionecattolica. Importante a questo pro-posito l’incontro in programma agennaio con le monache del con-vento di clausura di via Firenze.L’occasione infine dei dieci anni dipubblicazione del “Melograno” si-ciliano e dei cinque anni di gemel-laggio saranno motivi di riflessio-ne e preghiera nell’ambito dellacelebrazione di ringraziamento chedomenica 5 gennaio il vescovoVittorio Lupi presiederà a Zinola.

A.R.

rocchia, nella quale i ragazzi piùgrandi delle due redazioni, protago-nisti in questi anni dell’esperienzadel gemellaggio, porteranno la loro

contro con un testimone della fedee dei valori civili legato al territo-rio. In seguito all’esperienza deiragazzi di Zinola, che lo scorso

“IL MELOGRANO” ED “ECCE HOMO”AL BRANDALE

di Alessandro Raso

Associazione Savonese “A Campanassa”

E SEJANN-E CUNVIVIÄLI 2014Appuntamenti annuali, entrati nella tradizione dei savonesi,caratterizzati dalla valorizzazione della nostra cucina tipica.

Sono comprese tra IL 17 GENNAIO E IL 4 MARZO,periodo di Carnevale,

si sospendono nel periodo della Quaresima,riprendono DAL 28 APRILE AL 31 MAGGIO. Il piatto proposto

quest’anno è “FRISCIÖ E FRITÈ”, oltre ad un menù tipico ligure.

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A Campanassa N.4/2013 39

I dati forniti dai soci della “A Campanassa” vengono utilizzati esclusivamente perl’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo.

NOTIZIARIO TRIMESTRALE DI STORIA,ARTE, CULTURA, ECONOMIA E VITA SOCIALE

Redazione:Laura Arnello, Agostino Astengo, Nadia Belfiore, Francesca Botta,

Simonetta Bottinelli, Alberto Canepari, Giacomo De Mitri,Giovanni Gallotti, Giuseppe Mascarino, Rinaldo Massucco,

Fulvio Parodi, Marcello Penner, Alessandro Raso,Ezio Viglione, Delia Zucchi

La segreteria è aperta:Lunedì e Giovedì pomeriggio dalle 16 alle 18. Tel. 019821379

[email protected]

Stampa:Stabilimento grafico

Marco Sabatelli EditoreVia Servettaz 39 - Savona. - Tel. 019823535

Autorizzazione Trib. SavonaN. 217 del 21.12.1973

Direttore:Carlo Cerva

Direttore responsabile:Fabio Sabatelli

IERI e OGGI a cura di G.G.

Un angolo molto trafficato quello tra piazza Giulio II, in primopiano, corso Italia, al centro, via Scarzeria, verso sinistra e viaCassari, a sinistra. Forse è una domenica ed una folla di savonesiin festa dal lavoro, invade le strade per chiacchierare e passare iltempo; pure un cagnolino sembra non aver niente da fare in mezzoalla gente. La città ottocentesca, da poco costruita, la foto risaleagli ultimi anni dell’Ottocento o ai primissimi del Novecento, simostra in tutta la sua regolarità. Palazzi ben squadrati, finestre ebalconi tutti uguali, costituiscono lo sfondo delle vie cittadine. Infondo a via Scarzeria, si intravede però un pezzo di un’altra città,quella medievale del quartiere dei Cassari. (Tratta da “Saluti daSavona”).

La folla dei savonesi ha lasciato oggi il posto alle auto, ai segnali e aquello che si chiama l’arredo urbano. Corso Italia, rispetto alla vec-chia foto appare intatto nel suo tessuto edilizio, ma basta spostare losguardo a destra per notare molti cambiamenti. La stretta via Scarze-ria non esiste più, è diventata, nel secondo dopoguerra, più larga edha cambiato nome: via Garassino. Il nome Scarzeria è rimasto allagalleria che la collega a via Verzellino. È scomparso l’antico quartie-re dei Cassari e l’omonima via, così come sono sparite le facciate deidue palazzi gemelli a destra della vecchia foto. La compatta e regolarecittà ottocentesca ha lasciato il posto ad uno scombinato collage distili architettonici. Una nota interessante e gentile, il giardinetto inti-tolato ad Arturo Martini. Peccato che, anche qui, la caratteristica or-mai della nostra Città di essere “incompiuta” abbia lasciato il segno.Il traliccio in cemento precompresso che doveva essere supporto diuna pianta rampicante, così da formare una gradevole ed elegante“quinta”, è da sempre privo del “rampicante”.

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