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vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

SISTEMA SALUTELA RIVISTA ITALIANA DI EDUCAZIONE SANITARIA

E PROMOZIONE DELLA SALUTEgià Educazione Sanitaria e Promozione della Salute

Sistema Salute. La Rivista Italiana di Educazione Sanitaria e Promozione della Salute è Organo del Centro sperimentale per l’educazionesanitaria dell’Università degli studi di Perugia. Già diretta da Alessandro Seppilli

Direzione e Redazione: Centro sperimentale per l’educazione sanitaria, Università degli studi di Perugia, via del Giochetto 6, 06126 Perugia / tel.:075.5857357-56-55 - fax: 075.5857361 / e-mail: [email protected] / www.unipg.it/csesi

Direttore responsabile: Filippo Antonio Bauleo, Azienda Sanitaria n. 2, Regione Umbria

Presidente del Comitato scientifico: Maria Antonia Modolo, Università degli studi di Perugia

Redattore capo: Lamberto Briziarelli, Università degli studi di Perugia

Segretario di redazione: Paola Beatini, Università degli studi di Perugia

Autorizzazione del Tribunale di Perugia n. 4 del 17 febbraio 2012

Comitato scientifico: Bruno Benigni, Centro di promozione per la salute “Franco Basaglia” (Arezzo) / Mario Bertini, Società italiana di psicologiadella salute, già professore di psicologia, Sapienza Università di Roma / Francesco Blangiardi, Società italiana di igiene, medicina preventiva esanità pubblica, Dipartimento di prevenzione AUSL n. 7 della Sicilia (Ragusa) / Sabrina Boarelli, Ufficio scolastico regionale per l’Umbria /Antonio Boccia, Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica, professore di igiene, Sapienza Università di Roma / FrancescoBottaccioli, Società italiana di psiconeuroimmunologia (Roma) / Lamberto Briziarelli, già professore di igiene, Università di Perugia / AntonioCappelli, Centro italiano ricerca sui servizi sanitari e sociali (Roma) / Carla Collicelli, Fondazione CENSIS (Roma), professore di sociologia dellasalute, Sapienza Università di Roma / Paolo Contu, professore di igiene, Università di Cagliari / Michele Conversano, Società italiana di igiene,medicina preventiva e sanità pubblica, Dipartimento di prevenzione ASL Taranto / Giorgio Cosmacini, professore di storia della medicina,Università Vita-Salute San Raffaele (Milano) / Claudio Cricelli, Società italiana di medicina generale / Barbara D’Avanzo, Dipartimento dineuroscienze, Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” (Milano) / Paola Di Nicola, professore di sociologia dei processi culturali ecomunicativi, Università di Verona / Floriana Falcinelli, professore di didattica generale e tecnologie dell’istruzione, Università di Perugia / CarloFavaretti, Health promoting hospital & health services network, Azienda ospedaliera-universitaria “Santa Maria della Misericordia” (Udine)/ Luigi Ferrannini, Società italiana di psichiatria, Dipartimento di salute mentale, ASL n. 3 della Liguria (Genova) / Irene Figà-Talamanca, giàprofessore di igiene, Sapienza Università di Roma / Fabrizio Fornari, Università “Gabriele D’Annunzio”, Chieti-Pescara / Salvatore Geraci, Areasanitaria della Caritas Diocesana Roma / Mariano Giacchi, professore di igiene generale e applicata, Università di Siena / Guido Giarelli,European society for health and medical sociology, professore di sociologia generale, Università Magna Graecia (Catanzaro) / MargheritaGiannoni, professore di economia sanitaria, Università di Perugia / Marco Ingrosso, professore di sociologia generale, Università di Ferrara /Domenico Lagravinese, Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica, Dipartimento di prevenzione ASL Bari / GavinoMaciocco, Osservatorio italiano sulla salute globale, professore di politica sanitaria internazionale, Università di Firenze / Maurizio Mori, giàprofessore di medicina di comunità, Università di Perugia / Aldo Morrone, Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazionimigranti ed il contrasto delle malattie della povertà, Roma / Pio Enrico Ricci Bitti, Società italiana di psicologia della salute, professore dipsicologia generale, Università di Bologna / Walter Ricciardi, European public health association, professore di igiene generale e applicata,Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma) / Paola Rivosecchi, professore di metodologia epidemiologica e igiene, Università di Perugia /Roberto Romizi, Associazione internazionale dei medici per l’ambiente / Tullio Seppilli, già professore di antropologia culturale, Università diPerugia, Fondazione Angelo Celli per una cultura della salute (Perugia) / Paolo Siani, Associazione culturale pediatri, Ospedale Cardarelli(Napoli) / Gianfranco Tarsitani, professore di igiene, Sapienza Università di Roma / Maria Teresa Tenconi, professore di igiene, metodologiaepidemiologica e medicina di comunità, Università di Pavia / Maria Triassi, professore di igiene generale e applicata, Università Federico II diNapoli / Enrico Tempesta, Osservatorio permanente giovani e alcol, Roma / Maria Giovanna Vicarelli, professore di sociologia dei processieconomici e del lavoro, Università Politecnica delle Marche (Ancona) / Mauro Volpi, professore di diritto costituzionale, Università di Perugia.

Comitato di redazione: Sandro Bianchi, Associazione culturale pediatri (sezione Umbria)/ Sabrina Flamini, Fondazione Angelo Celli per unacultura della salute (Perugia) / Fausto Francia, Dipartimento di sanità pubblica, AUSL Bologna / Patrizia Garista, Università di Perugia / EdvigeMancinelli, Università di Perugia / Giuseppe Masanotti, Università di Perugia / Liliana Minelli, Università di Perugia / Giovanni Paladino,Università Federico II di Napoli / Damiano Parretti, Società italiana di medicina generale (sezione Umbria) / Rossana Pasquini, Università diPerugia / Enrico Petrangeli, Fondazione Angelo Celli per una cultura della salute (Perugia) / Giancarlo Pocetta, Università di Perugia / CarloRomagnoli, ASL n. 2 dell’Umbria / Tiziano Scarponi, Società italiana di medicina generale (sezione Umbria) / Francesco Scotti, Gruppo tecnicointerregionale per la salute mentale, Regione Umbria.

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In questo numero

Promozione della salute dalla teoria alla pratica, unadifficile avanzataLamberto Briziarelli

Indagine sullo stato di salute degli studenti dell’Uni-versità di Perugia: i consumi di tabacco, alcol e energydrinkSilvano Monarca, Luca Dominici, Manola Peverini,Milena Villarini

Adolescenza e salute percepita. Dati dello studio HBSCa TorinoSilvio Geninatti, Alessandro Tricomi, AlessandraD’Alfonso

Implementazione e valutazione di un progetto per laprevenzione degli incidenti domestici in bambini dai 3ai 6 anniFabio Previtali, Sonia Visioli, Lucia Zannini

Salute e invecchiamento attivo in Italia e nel Lazio se-condo il sistema di sorveglianza “Passi d’Argento”Lilia Biscaglia, Benedetta Contoli, Alberto Perra, Ma-ria Alessandra Brandimarte, Silvia Iacovacci, MariaChiara Antoniotti, Amedeo Baldi, Elvira Bianco, Giu-liano Carrozzi, Luciana Chiti, Marco Cristofori, AmaliaDe Luca, Teresa Di Fiandra, Luana Penna, Rita Ferrelli,Stefania Salmaso e i coordinatori locali della RegioneLazio

Editoriale

Articoli

Indice vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

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vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013 Sommario

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Attività motoria nella prevenzione primaria, secondariae terziaria del disagio giovanileClaudia Frangella, Serena Fabri, Sergio Fazioli, Vin-cenzo Romano Spica

Tabacco: Nota informativa dell’Organizzazione Mondia-le della Sanità (aggiornata al maggio 2013), Ministerodella Salute / S.It.I. Documento finale del XLIII Corsodella Scuola Superiore di Epidemiologia e Medicina Pre-ventiva “Giuseppe D’Alessandro”: Chi ha e chi non ha: ledisuguaglianze di salute evitabili e le azioni di contrasto, Erice,10-14 aprile 2013, Gruppo di lavoro ‘Diseguaglianze nellaSalute’, Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva eSanità Pubblica (S.It.I.) / Congresso S.It.I. Sezione EmiliaRomagna 2013, “Alimentazione, salute, ambiente ed equitàsociale” / Bruxelles, 23 ottobre 2013, Comunicato stam-pa, Pratiche per la salute nei luoghi di lavoro rivolte ailavoratori con malattie croniche, Conferenza europea sullapromozione della salute nei luoghi di lavoro, Dichiara-zione di Bruxelles

Girona 2013, Resoconto del 22° Summer Course ETC /Conferenza EUPHA. Health Service Research: la dimen-sione internazionale nella ricerca comparativa sui servizisanitari, Utrecht, Paesi Bassi, 15-16 maggio 2014 /Workplace health practices for employees with chrocnicillness - 22-23 ottobre 2013 / Pubblicato in Gazzetta ilPiano d’azione italiano sulla disabilità / Progetto di let-tura ad alta voce: una buona pratica della ASL Milano

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

Sistema Salute, 57, 4, 2013: pp. 377-378

IN QUESTO NUMERO

A conclusione dell’annata, presentiamo, inquesto numero, una serie di articoli inviaticidai nostri collaboratori e lettori, professio-nisti nelle Università e nei Servizi Sanitari:lavori di ricerca e analisi con diversi gruppidi popolazione orientati da un’ottica di pre-venzione, educazione e promozione su spe-cifici stili di vita e comportamenti a rischio.Al tema dei consumi di tabacco e alcol èdedicata l’indagine epidemiologica descrit-ta nell’articolo di Silvano Monarca et al, unostudio trasversale che ha rilevato l’uso disostanze tra gli studenti dell’Università de-gli Studi di Perugia.Si evidenzia come il problema fumo e alcolsia presente e importante anche in questaspecifica fascia di età. Sono proposte inizia-tive preventive partecipate che usino glistrumenti di comunicazione maggiormenteutilizzate dai giovani.Geninatti et al riferiscono dallo studio inter-nazionale Health Behaviour School-aged Chi-

ldren (HBSC) i dati relativi alla salute per-cepita dei ragazzi di Torino. Anche se l’epi-demiologia classica afferma che l’adolescen-za è un periodo di buona salute, l’analisi pre-sentata evidenzia come esista un’elevata per-centuale di soggetti che dichiarano disturbipsicologi e somatici quotidiani, fornendo unquadro dettagliato delle dimensioni che ca-ratterizzano il malessereSono prospettate ipotesi per la lettura diquesta condizione, anche in riferimento adalcuni stili di vita (alimentari, uso di tv evideo), abilità sociali, capacità relazionali.Scopo della ricerca riportata da Previtali etal è quello di valutare gli esiti di un inter-vento di prevenzione degli incidenti dome-stici con in bambini della scuola materna diNovara e provincia, in termini di aumentodelle conoscenze e di sviluppo di compor-tamenti di attenzione ai rischi.Per la valutazione, in linea con le indicazio-ni della letteratura sulla ricerca con i bam-

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bini, è stato utilizzato il disegno. L’inter-vento ha previsto anche una valutazione digradimento del progetto da parte dei parte-cipanti.L’articolo di Biscaglia et al riporta alcuni risul-tati riferiti alla Regione Lazio provenienti dalsistema di sorveglianza Passi d’Argento.Passi d’Argento, ricordiamo, oltre a garan-tire un quadro importante sulle condizionidi salute della popolazione over 65, forni-sce informazioni confrontabili nel tempo etra diverse regioni sull’evoluzione dei de-terminanti di salute e di invecchiamentoattivo. Lo studio propone indicazioni utiliper la realizzazione di interventi e per l’of-

ferta di servizi socio-sanitari per questa fa-scia di popolazione.Al tema della prevenzione del disagio gio-vanile attraverso le attività motorie preven-tive e adattate (AMPA), è dedicato il con-tributo di Claudia Frangella et al.Gli Autori presentano lo stato dell’arte euna selezione degli studi di letteratura sul-l’argomento e descrivono la sperimentazio-ne di un progetto integrato (attività moto-ria - intervento psicologico e socio-assisten-ziale) portato a termine in una casa fami-glia di Roma. I risultati ottenuti evidenzia-no l’applicabilità e la fattibilità di tale ap-proccio.

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Editoriale

Sistema Salute, 57, 4, 2012: pp. 379-382

Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

Promozione della salute dalla teoria alla pratica, una diffi-cile avanzataHealth promotion from theory to practice, a difficulted advanced

Lamberto BriziarelliRedattore capo della Rivista

E’ prassi diffusa, al termine di ogni anno,compiere un bilancio, più o meno completo,relativamente a quanto avvenuto in quell’in-tervallo di tempo. Mi sembra importanteanche per noi, cultori della promozione dellasalute e dell’educazione sanitaria/alla salute,fare una riflessione su ciò che sta accadendonel settore della sanità e della salute, rispettoai discorsi che andiamo facendo, dopo la ri-denominazione della nostra rivista.Con l’ultimo numero del 2012 avevamo ini-ziato un percorso ambizioso di allargamentodell’ambito di competenze disciplinari e pro-fessionali nel nostro lavoro, promuovendo unprocesso di riflessione, di riformulazione/ri-visitazione attorno all’educazione sanitaria nelquadro di una nuova/ripensata promozionedella salute. E nei primi tre numeri del 2013abbiamo presentato una numerosa serie dicontributi che hanno affrontato una grandequantità di temi, in risposta alle nuove mi-nacce, agli ostacoli che nei profondi processidi trasformazione globale della/delle società

si frappongono al raggiungimento degli am-biziosi obiettivi che erano stati posti nell’ul-tima parte del secolo scorso. In particolarenel nostro Paese.E così abbiamo affrontato una serie di tema-tiche innovative, lanciato numerose sfide,oltre il terreno nostro abituale della sanità,raccogliendo gli stimoli più avanzati prove-nienti dal mondo della ricerca e dalle racco-mandazione degli organismi internazionali,in primis l’OMS e l’Unione Europea. Si èparlato di salute e diritti, di eticità sul comemisurare correttamente le disuguaglianze insalute ed in sanità, che si approfondano anzi-ché ridursi, del legame inscindibile tra salutee benessere e quindi delle tre parole d’ordineper garantire entrambi, nel quadro dei deter-minanti sociali: sostenibilità, benessere, in-vestimenti sociali; obiettivi categorici per unasocietà che voglia garantire a tutti i cittadinila salute in egual misura. A tal fine abbiamoanche cercato di ri-tracciare un camminovirtuoso per il servizio sanitario nazionale e

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Promozione della salute dalla teoria alla pratica, una difficile avanzata380

fornire ulteriori indicazioni per la realizza-zione di politiche per la salute, ai vari livellidella società. Nel quadro di una rinnovatavisione della partecipazione dei cittadini e diuna maggiore responsabilizzazione di tutti isoggetti, in un quadro comunitario, oltre laderiva qualunquista e populista dell’indivi-dualismo predicato a più voci.In questo nostro tentativo di nuovo concer-to hanno partecipato competenze di svariatisettori del mondo della ricerca e delle pro-fessioni, costruendo un coro di voci univoco,concorde nell’indicare gli obiettivi e le stra-de per raggiungerli, sottoponendo anche avive ma costruttive critiche teorie e concettigià consolidati, prospettando nuovi paradig-mi teorici e pratici.Accanto alla teoria ed agli stimoli culturaliabbiamo anche voluto proporre una discretaquantità di esperienze di terreno, in vari cam-pi dell’azione sanitaria e sociale, in diversicontesti, verso particolari gruppi di popola-zione, per offrire un quadro ed avere anche ilpolso del cammino che si sta facendo e dellapratica applicazione delle teorie.Dal nostro punto di osservazione, da ciò cheabbiamo letto e sentito, a prescindere daicontenuti della nostra rivista, ci sembra dipoter dire che il gap tra affermazioni teori-che, ancorché scientificamente validate (ecome tali riconosciute) e la pratica applica-zione, nell’intero nostro Paese e nel resto delmondo, sia ancora molto ampio, se non ad-dirittura aumentato. La promozione dellasalute mostra, come dicevo sopra, un avan-zare lento, insufficiente rispetto agli stessibisogni della società. Come dice l’OMS (He-alth 2020, A European policy framework andstrategy for the 21st century) “la salute con-tribuisce ad aumentare la produttività, ad unapiù efficiente forza lavoro, ad un invecchia-mento più sano, a minori spese durante la

malattia, oltre che ad altri benefici sociali”.Un’affermazione senza dubbio veritiera, an-corché molto sensibile verso la deriva eco-nomicista che domina l’attuale mondo. Mache dovrebbe far riflettere appunto gli stessieconomisti e i decisori ad ogni livello, chene seguono le indicazioni.Ma vorrei verificare la mia affermazione an-che sotto un altro profilo, quello delle disu-guagliane e delle profonde disparità sociali,delle distanze che allontanano sempre più ipochi benestanti dai moltissimi svantaggia-ti, in via di crescente impoverimento.Abbiamo dedicato spazio a due particolaricategorie della popolazione, i giovani e glianziani (trascurando altri soggetti come glihandicappati, gli immigrati, i marginali),scegliendo consapevolmente due gruppi disoggetti considerati normali, non a rischiocome invece oggettivamente sono; verso iquali l’attenzione della società è assai scarsa,per molte e differenti ragioni. E ci si accon-tenta, soddisfatti della misura media dei datiepidemiologici correnti, delle comparazionistatistiche complessive, che mostrano unpaese ai primi posti della graduatoria dei ser-vizi sanitari. Come fossimo oggettivamentetutti eguali.Ma non si scava nelle diverse nicchie ecolo-giche e sociali, nelle differenze tra classi, età,generi, nelle famiglie, nei gruppi etnici.E’ questo il messaggio che riteniamo di do-ver dare dal nostro punto di osservazione,agli operatori sanitari e sociali ai decisori,politici, amministratori, dirigenti ad ognilivello della società, in ogni luogo dell’arti-colato mondo che abbiamo costruito.E’ necessario porre maggiore attenzione alleteorie, recuperando i modelli necessari di in-tervento e impostandone di nuovi rispetto almutamento dei tempi. Ed operando in talsenso.

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Richiamando, come auspicio per il lavorodell’anno che sta per iniziare, una frase mol-to significativa di Ilona Kickbusch, relativaall’adozione di una nuova categoria di deter-minanti della salute, quelli “politici, capacidi combattere la distribuzione disuguale delpotere, dei soldi, delle risorse”.Solo così probabilmente riusciremo a con-cretizzare realmente la da tanto auspicata“politica per la salute”.In concreto si tratta di far luogo ad un cam-biamento di rotta, mediante un’applicazionedelle teorie e degli indirizzi sinora propostirispetto al concetto di “salute in tutte le politi-che”, affiancando al lavoro della struttura sa-nitaria quello degli altri comparti della so-cietà.Il primo atto è quello di emanare, in luogodel piano sanitario nazionale un “Piano glo-bale per la salute”, nel quale ogni settore diintervento definisca nei propri obiettivi ilcontributo alla salvaguardia, promozione,tutela del bene comune primario. Solo in talmodo si potrà inverare il concetto di inte-grazione ed intersettorialità, tutti assieme perun fine comunemente definito.Mentre la sanità, accanto ai suoi compiti tra-dizionali, sostanzialmente bene assolti nellamaggior parte del Paese, della cura e riabili-tazione, sviluppa proficuamente il piano diprevenzione, mediante l’obiettivo “guadagna-re in salute”, operando anche nell’opera dicoinvolgimento della popolazione, attraver-so la lotta contro di principali fattori di ri-schio (alimentazione, fumo, attività fisica,obesità, ecc.) gli altri comparti sviluppanocontestualmente quelli che abbiamo indica-to prima come “determinanti politici e so-ciali”: lotta alle disuguaglianze, welfare sta-te, redditi, lavoro, sicurezza, diritti civili,integrazione, ambiente fisico e sociale…Gli strumenti operativi sono stati già indi-

cati in più regioni nei Piani integrati di zona,nei quali organi locali di governo e distrettisanitari articolano gli obiettivi del piano na-zionale coordinando tutti i soggetti attividella società, le forze sociali complessivamen-te considerate, imprenditorialità, sindacati,volontariato, rappresentanze della popolazio-ne…L’elaborazione di Patti per la salute a livello dicentri di salute, di municipi, circoscrizioni cit-tadine consentiranno di affrontare tutte le pro-blematiche locali nella loro concreta real-tà, per problemi, per gruppi di popolazione,per ambienti, per attività, ecc.Non si tratta di inventare nuovi organismi onuovi soggetti istituzionali, nuove architettu-re ingegneristiche ma solo di portare a sintesiquanto già si fa e dare vita ad una concretariorganizzazione del lavoro ed un preciso co-ordinamento, una collaborazione affiancata daun’opera attenta di monitoraggio delle varieattività e valutazione dei risultati.Questo processo virtuoso di gestione coor-dinata delle varie attività a livello locale at-torno alla salute della popolazione può tro-vare migliore estrinsecazione realizzandoprogressivamente una felice intuizione mi-nisteriale di qualche anno fa, la Casa dellasalute. Anche questa nuova struttura, secon-do gli esempi già messi in opera in qualcheregione, non richiede nulla di particolarmentenuovo ma si realizza con il riutilizzo di edi-fici esistenti ed un lavoro di risistemazione/ricollocazione di attività già in essere, debi-tamente coordinate e gestite.Tutto questo lavoro, senza dubbio fattibile,ha effettivamente un punto di debolezza, cherichiede un impegno particolare: la ripresadi un’intensa attività promozionale, educati-va, informativa nei confronti della popola-zione. Essa è sempre più lontana dalle istitu-zioni, profondamente sfiduciata, convinta di

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dover risolvere i problemi individualmente,nel proprio microcosmo domestico. Essen-do oggettivamente e progressivamente sbia-dito il concetto di solidarietà e ridotta la suaconcreta applicazione.Accanto a questo primo obiettivo, si dovràinoltre riattivare un importante processo diresponsabilizzazione dei singoli in quanto cit-tadini di uno stato, membri di una comuni-

tà, non un semplice aggregato di individuisconosciuti gli uni agli altri, senza volto.Garantendo ad essi l’esercizio dei diritti (ac-canto alla loro enunciazione di principio) edottenendo in tal modo l’accettazione dei do-veri, che dovranno quindi essere assunti comecontributi volontari alla salvaguardia dei benicomuni.

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Articoli

Sistema Salute, 57, 4, 2013: pp. 383-407

Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

Indagine sullo stato di salute degli studenti dell’Universitàdi Perugia: i consumi di tabacco, alcol e energy drinkInvestigation on health of the students of Perugia University: consumption of tobacco,alcohol and energy drinks

Silvano Monarca, Luca Dominici, Manola Peverini, Milena Villarini

Silvano Monarca, Luca Dominici, Manola Peverini, Milena VillariniDipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università degli Studi di Perugia

Parole chiave: indagine epidemiologica, consumi di alcol, consumi di tabacco, consumi di energy drink,studenti universitari

RIASSUNTOObiettivi: gli studenti universitari, a causa della tensione nervosa e/o dello stress conseguenti l’impegno per ilraggiungimento degli obiettivi accademici, sono considerati ad alto rischio per i consumi di alcol, tabacco e dienergy drink. Nonostante ciò gli studi dedicati a tale problematica sono numericamente molto ridotti.Lo scopo della presente ricerca è stato quello di rilevare i consumi di sostanze psicotrope legali (tabacco, alcole energy drink) e di analizzare gli atteggiamenti e le conoscenze nei confronti di queste sostanze di oltre 300studenti universitari ospiti delle residenze universitarie dell’ADISU (Agenzia per il Diritto allo Studio Univer-sitario per l’Umbria) di Perugia.Metodologia: a tale scopo è stato condotto uno studio trasversale e lo strumento utilizzato è stato un questiona-rio anonimo auto-compilato.Risultati: l’abitudine al fumo si è rivelata molto diffusa (maschi: 29,5% con un consumo medio di circa 11sigarette/die; femmine: 21,4% con circa 8 sigarette/die) ed è risultata associata sia con le abitudini familiariche, in maniera ancora più evidente, con le abitudini degli amici. Le conoscenze dei danni tabacco-correlatisono risultate buone anche se solo un terzo circa degli studenti ha riferito correttamente la stima del numerodi morti tabacco-correlate in Italia mostrando una preoccupante sottostima degli effetti negativi del tabagismo.Le principali fonti di informazione sui danni tabacco-correlati sono risultate essere i genitori (64,2%), mentrepercentuali molto più basse di studenti hanno riportato nell’ordine: la scuola, i medici, i mass media e gliinterventi mirati di educazione sanitaria.Relativamente al consumo di alcolici è risultato che i soggetti astemi sono una minoranza (10% dei maschi e17,2% delle femmine), poco frequente è risultato essere il consumo giornaliero (7,1% tra i maschi e 5,6% trale femmine), mentre l’abuso episodico ma massiccio (binge drinking) ha visto coinvolti un maggior numero

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

Indagine sullo stato di salute degli studenti dell’Università di Perugia: ......

di studenti (8,7% dei maschi e 9,1% delle femmine). Le conoscenze dei danni alcol-correlati sono risultateabbastanza diffuse circa gli effetti tossici più noti.È infine risultato che gli energy drink sono consumati solo da una minoranza degli studenti.Le principali associazioni tra i consumi in esame sono risultate quelle tra consumo di tabacco e consumo alcole tra consumi di tabacco e alcol degli studenti e quelli dei loro genitori ed amici.

Key words: epidemiological investigation, alcohol consumption, tobacco consumption, energy drinksconsumption, university students

SUMMARYObjectives: university students face multiple stressors, especially academic overload and competition with peers,which can cause potential health risk behaviors such as smoking, alcohol drinking and energy drink use. Todate very few studies have explored this field.The aim of this study was to determine the prevalence of legal psychotropic substance use among over 300college students of the University of Perugia (Italy) and to verify their attitudes and knowledge toward thesesubstances.Method: a descriptive cross-sectional study was conducted. Data were collected from university students on avoluntary basis using an anonymous self-administered questionnaire.Results: the results showed a widespread use of tobacco: 29.5% daily smokers for males (11 cigarettes smokedper day) and 21.4% for females (8 cigarettes smoked per day) and these habits were closely related to peer andparental smoking. The level of the student knowledge concerning the health consequences of smoking wasgood, except for the even if only one third of students have reported correctly the number of tobacco-relateddeaths per year in Italy which was correctly reported only by one third of students. This result clearly showsthat the interviewed students tend to underestimate the health risks of smoking. The principal source ofinformation about health effects of smoking resulted to be their parents (64,2%), whereas lowest scores werereported for teachers, physicians, mass media and health education/promotion campaigns.The results about alcohol consumption among enrolled university students showed that females were non-drinkers more frequently than males (17,2% of females and 10% of males). The prevalence of daily alcoholuse was low (7,1% for males and 5,6% for females), whereas the most prevalent alcohol use was the heavyepisodic drinking or binge drinking (8,7% for males and 9,1% for females). Among the intervieweduniversity students there was an encouraging baseline level of knowledge regarding alcohol use and its toxiceffects.Finally, we found that energy drink consumption was not a popular practice among the university students.An expected relationship between use of tobacco and alcohol consumption was confirmed in this study, aswell as their habits and the relationship between friend and parental use of tobacco and alcohol.

1. IntroduzioneL’abuso di sostanze psicotrope legali, qualitabacco, alcol ed energy drink è un proble-ma di grande importanza per la salute pub-blica, a causa dei potenziali rischi per la salu-te che queste sostanze possono provocare edelle scarse conoscenze su di esse. In moltiPaesi industrializzati gli studenti universita-ri sono considerati ad alto rischio a causa de-gli elevati consumi di alcol e tabacco; pur-

troppo i consumi di psicofarmaci e di energydrink non sono stati ancora sufficientementestudiati. Risulta quindi importante monito-rare i consumi in questo gruppo di giovani eprogrammare interventi di educazione sani-taria perché di queste sostanze psicotrope le-gali venga fatto un uso razionale.

1.1. Consumi di tabacco e saluteIl consumo di tabacco rappresenta una delle

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principali minacce per la salute dell’uomo,essendo non solo responsabile di circa 5 mi-lioni di decessi ogni anno (1), ma essendoanche uno dei principali fattori di rischio perle malattie croniche, dai tumori alle patolo-gie polmonari e cardiovascolari; inoltre sistima che 6.000 persone all’anno muoiano acausa del fumo passivo (2, 3). Globalmenteil 14% di tutte le morti per malattie croni-che tra adulti di oltre 30 anni è attribuibileal tabacco: in particolare è responsabile del10% delle morti per malattie cardiovascola-ri, il 22% delle morti per tumori e del 36%delle morti per malattie respiratorie (4).In Europa il fumo di tabacco è consideratoil maggiore fattore di rischio evitabile, poi-ché causa più problemi sanitari rispetto al-l’ipertensione e all’abuso di alcol e di dro-ghe con circa 700.000 morti tabacco-corre-late. Secondo una recente stima, in Italia,dove l’abitudine fumatoria viene acquisitamolto precocemente (circa il 90% iniziaentro i 18 anni) le morti tabacco-correlate

superano 70.000 morti/all’anno. La valuta-zione della diffusione di questa abitudine èindispensabile per riuscire a definire politi-che efficaci di salute pubblica volte sia apromuovere la cessazione che, soprattuttoper i più giovani, a prevenire l’inizio e l’in-staurarsi dell’abitudine.In Italia l’indagine DOXA-ISS del 2013 (5)ha mostrato percentuali di fumatori tra igiovani di 15-24 anni del 21,9% tra i ma-schi e del 19,1% delle femmine, evidenzian-do una netta riduzione per i maschi (32,6%)e una pur minima diminuzione per i datirelativi alle femmine (20,7%), rispetto aduna analoga ricerca del 2003 (Fig. 1).Se si esaminano i dati rilevati annualmentedal 2003 ai giorni nostri si osserva che l’ulti-ma indagine del 2013 evidenzia che i giovaniitaliani iniziano a fumare in percentuali eleva-te prima dei 15 anni (16,7% nei maschi e 9,3%nelle femmine) e tra i 15 e i 17 anni (48% trai maschi e 43,2% tra le femmine); questi datiraffrontati con quelli di dieci anni prima mo-

Fig. 1. Percentuali di fumatori di 15-24 anni in Italia (5)

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strano un riduzione delle percentuali di fuma-tori precoci per i maschi (19,5% nel 2003) eper le femmine (12,3%), ma un aumento diquelle di giovani tra i 15-17 anni (43,2% per imaschi e 35,9% per le femmine).La diffusione del tabagismo tra gli studentiuniversitari è uno dei principali problemi disanità pubblica in numerosi Paesi (6-10). Varifattori contribuiscono alla formazione di que-sta abitudine: per la maggior parte degli stu-denti il periodo universitario rappresenta ilpassaggio alla maturità e alla libertà di scel-te di vita, compresa quella di fumare (11). Lavita universitaria facilita la loro indipenden-za e fornisce nuove opportunità, anche quel-la di sperimentare sostanze psicotrope, qualialcol, tabacco, psicofarmaci e droghe illegali(12), specie a coloro che subiscono tensionenervosa o stress per il raggiungimento diobiettivi accademici e per l’ansia provocatadalle incertezze del loro futuro (13). Alcunericerche hanno dimostrato inoltre che gli stu-denti universitari fumano più frequentemen-te rispetto ai coetanei che non studiano (14,15). Dal punto di vista della sanità pubblicale abitudini fumatorie degli studenti univer-sitari sono importanti non solo perché po-trebbero mantenersi per tutta la vita, maanche per il loro ruolo futuro di professioni-sti e opinion leaders. Tuttavia è stato osser-vato che gli anni universitari rappresentanoun periodo di transizione critico, ma è statoosservato che si tratta anche di un periodo incui le abitudini sono maggiormente modifi-cabili rispetto agli anni successivi (12), dun-que i primi anni universitari rappresentanouna importante opportunità per la cessazio-ne precoce dell’abitudine fumatoria (16).In Europa ed in particolare in Italia le ricer-che sul tabagismo tra i giovani universitarisono poco numerose (10), mentre negli StatiUniti le pratiche fumatorie vengono moni-

torate annualmente e ben descritte nelle uni-versità attraverso il progetto Monitoring theFuture, che analizza dal 1975 consumi, at-teggiamenti e conoscenze nei confronti ditabacco, alcol e droghe illegali da parte deglistudenti di scuola media secondaria (17) e daparte degli studenti universitari e non uni-versitari dai 19 ai 50 anni (18).Un’indagine europea di diversi anni fa e maipiù ripetuta sugli stili di vita e sugli atteg-giamenti nei confronti della salute condottatra studenti universitari di 21 paesi tra il 1990ed il 2000, l’European Health and BehaviourStudy (EHBS), ha mostrato che la percentua-le di fumatori italiani era la più alta dopoquelle degli studenti greci e portoghesi, conpercentuali che dal 1990 al 2000 erano pas-sate per i maschi da 25,3% a 43,1% e per lefemmine da 19,6% a 35,7% (19). Attualmen-te i consumi di alcol e altre droghe vengonomonitorati ogni 4 anni solo tra gli studentieuropei di 15-16 anni attraverso il progettoESPAD (European Survey Project on Alcohol andOther Drugs) . I risultati del 2011 mostranopercentuali di fumatori nei 30 giorni prece-denti l’indagine superiori alla media europeatra i giovani italiani (36% tra i maschi ri-spetto alla media europea di 29% e 37% trale femmine rispetto al 28%) (20).

1.2. I consumi di alcol1.2.1. Alcol e saluteL’abuso di alcol è correlato con lo sviluppodi 60 diverse malattie, fra cui ipertensione,malattie coronariche e diversi tipi di cancro,ed è una causa concorrente per altre 200malattie (21, 22). Dopo l’abuso di tabacco el’ipertensione, il consumo di alcol è il terzofattore che contribuisce al carico globale dimalattia e di disabilità nei paesi industrializ-zati (23). Circa il 4% di tutte le morti nelmondo possono essere attribuibili all’alcol,

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un numero maggiore delle morti per AIDS,violenza o tubercolosi. L’alcol è anche asso-ciato a problemi sociali molto gravi, quali laviolenza, l’abuso dei minori e l’assenteismo.Nonostante la gravità dei problemi alcol-correlati, l’alcol non viene considerato nellagiusta priorità dalla politica (24).L’abuso di alcol è particolarmente grave perla salute degli uomini: esso è il principalefattore di rischio per la mortalità degli uo-mini di 15-59 anni, principalmente a causadegli incidenti, della violenza e delle malat-tie cardiovascolari. Globalmente il 6,2% ditutte le morti tra i maschi sono attribuibiliall’alcol, mentre tra le donne questa percen-tuale è dell’1,1%.Gli studenti universitari sono particolarmentea rischio per i problemi alcol-correlati per laloro tendenza a bere oltre i livelli raccoman-dati (25, 26) per cui le loro funzioni cerebra-li, così importanti per lo studio, sono influen-zate negativamente. Questo effetto dannosoè stato riscontrato anche attraverso studi suanimali non ancora adulti che hanno mostratodeficit comportamentali e danni specialmentea livello cerebellare e dell’ippocampo. Ricer-che sull’uomo hanno mostrato che il consu-mo di alcol durante l’adolescenza è associatoad effetti neurodegenerativi, mutamenti nellefunzioni cerebrali e effetti cognitivi negati-vi. Infine è stato rilevato che l’abuso di alcolspecie in età adolescenziale influenza negati-vamente la capacità mnemonica e lo svilup-po intellettuale e può dunque costituire unostacolo anche per le performance universi-tarie.È stato dimostrato da alcuni studi che l’alcolinfluenza negativamente le funzioni cerebraliattraverso differenti meccanismi, provocandoeffetti sui canali ionici e sui recettori di neuro-trasmettitori e inducendo citochine e vari en-zimi (cyclooxygenase-2, COX-2, nitric oxide

synthase inducibile, iNOS) (27-30).Da alcuni anni è stato studiato un particola-re fenomeno molto diffuso tra i giovani de-nominato binge drinking, vale a dire il con-sumo episodico di elevate quantità di alcol,quantificato in oltre 5 drinks in una singolaoccasione. Studi sperimentali hanno dimo-strato la particolare pericolosità del bingedrinking sul cervello di animali non adulti acausa degli effetti negativi che l’alcol eserci-ta sull’ippocampo (31). Questi risultati sonoavvalorati da una ricerca su studenti univer-sitari che ha evidenziato come il bingedrinking sia associato a problemi mnemoni-ci sia nei maschi che nelle femmine (32).

1.2.2. Consumi in ItaliaNel 2012 un’indagine ISTAT ha rilevato cheil 66,6% della popolazione di età superioreai 14 anni aveva consumato almeno una be-vanda alcolica durante l’anno (33). Tale quo-ta, stabile rispetto all’anno precedente, erain diminuzione rispetto a dati di un’analogaricerca risalente a 10 anni prima (70,2%). Èstato osservato che dal 2002 al 2012 il nu-mero di consumatori giornalieri di bevandealcoliche è diminuito del 24,6%, specialmen-te tra le donne (-32,6%), mentre è aumenta-ta la quota di quanti dichiarano di bere alco-lici fuori dai pasti (dal 23,1% del 2002 al26,9% del 2012) e di chi ne consuma occa-sionalmente (dal 35,8% nel 2002 al 42,2%nel 2012). Il tipo di bevande consumate èrisultato cambiato: infatti la quota di chiconsuma solo vino e birra è diminuita, men-tre è aumentata quella di chi beve anche ape-ritivi alcolici, amari e superalcolici. Nel com-plesso, i comportamenti a rischio nel consu-mo di alcol hanno riguardano 7 milioni e 464mila persone. Il trend discendente dei consu-matori a rischio, già osservato nel 2011, èproseguito ed è diminuita sia la quota dei

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consumatori giornalieri non moderati di al-col (dall’8,4% al 7,5%) sia quella dei bingedrinkers (dal 7,5% al 6,9%). La popolazionepiù a rischio per il binge drinking è risultataessere quella giovanile dai 18 ai 24 anni, etàrelativa alla maggior parte degli studenti

universitari: il 14,8% dei giovani (20,1% deimaschi e 9,1% delle femmine) beve elevatequantità di alcol per lo più durante momentidi socializzazione, specie se frequentano as-siduamente le discoteche (30,5%), vanno aeventi sportivi e concerti.

1.2.3. Consumi di alcol tra studenti universitariI consumi elevati di alcol sono la principalecausa di incidenti e di morte tra gli studentiuniversitari e i giovani adulti e sono associa-ti ad altre conseguenze negative, quali insuc-cessi negli studi, gravidanze indesiderate,malattie sessualmente trasmesse, dipenden-za alcolica, furti e atti di violenza su di sé esugli altri, con conseguenze sul loro futuroanche lavorativo (34-39).Lo studio delle abitudini bibitorie tra gli stu-denti universitari viene considerato impor-tante, oltre che per le conseguenze negativesulla salute, anche perché è stato dimostratoin studi di coorte che il forte consumo du-rante la vita universitaria si mantiene anchenella maturità (40). Inoltre i consumi degliuniversitari sono di solito più alti rispetto aquelli degli altri giovani (41, 42), poiché, tro-

Fig. 2. Consumi di alcol in Italia (33)

vandosi spesso in un nuovo ambiente, senzapunti di riferimento familiari, presentano unamaggiore vulnerabilità dal punto di vista in-tellettuale, emotivo e sociale, per cui l’alcolsembra svolgere una funzione di facilitatoredelle relazioni sociali e delle dinamiche digruppo (43). Recentemente è stato eviden-ziato tra studenti universitari del Regno Unitouna associazione tra consumi ed abuso di al-col e sintomi depressivi, ed una associazionenegativa con la fede religiosa (10).

1.2.4. Consumi di alcol tra gli studenti univer-sitari europeiUno studio internazionale sulle varie ricercheeffettuate in generale sui consumi di alcol tragli studenti universitari ha evidenziato chequeste indagini sono state effettuate quasiesclusivamente negli Stati Uniti e in Canada.

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nario on-line per rilevare i consumi di alcoltra 7.000 studenti di una importante universi-tà belga. I risultati hanno evidenziato un con-sumo di 1,7 drink al giorno e circa 3 episodidi bere eccessivo al mese. I consumi eranoassociati con la residenza nel campus, special-mente in strutture molto affollate.

Consumi di alcol tra gli studenti universitarinord-americaniNegli Stati Uniti la vita nei college vieneconsiderate un periodo associato alla più altaprevalenza di problemi alcol-correlati per igiovani (45), e in uno studio oltre un terzodegli studenti universitari sono stati consi-derati a rischio per abuso di alcol o addirit-tura per dipendenza alcolica (46).Secondo il programma “2012 Monitoring theFuture Study”, l’81% degli studenti universita-ri statunitensi aveva provato almeno una vol-ta a bere alcol (18). Il binge drinking nelle duesettimane precedenti l’intervista è stato ripor-tato dal 41% degli studenti maschi e dal 34%delle studentesse. La tendenza dei consumieccessivi negli anni mostra una riduzione del-le differenze da sessi, con la diminuzione tra imaschi e l’aumento delle femmine.Gli studenti della Facoltà di Medicina in al-cuni paesi mostrano di consumare alcol etabacco a livelli superiori a quelli consigliatidalle linee guida (47-49). Queste abitudinisono sorprendenti, dal momento che gli stu-denti di medicina dovrebbero essere mag-giormente informati degli effetti dannosidell’alcol.Una ricerca effettuata tra gli studenti di me-dicina dell’Università di Calgary in Canadaha confermato in parte questi risultati e inparticolare ha evidenziato, mediante il que-stionario CAGE, un’alta proporzione di stu-denti a rischio per abuso di alcol (50).

L’analisi sulle ricerche effettuate in 21 Paesisviluppati e in via di sviluppo ha mostratoun’ampia variazione geografica nella preva-lenza di bevitori a rischio, con oltre il 40%degli studenti di 17-30 anni che bevevanoeccessivamente negli Stati Uniti ed in Euro-pa. Le percentuali più alte di forti bevitorieuropei sono state riscontrate in Belgio, Ir-landa e Polonia per gli uomini e in Irlanda eInghilterra per le donne. Il bere eccessivo eraassociato con la vita fuori della famiglia, conil reddito e con il livello di istruzione deigenitori (25, 44).Una analisi recente delle ricerche effettuatein Europa su questo tema ha evidenziato cheil bere eccessivo è una pratica molto diffusanelle università europee , specialmente du-rante gli incontri a carattere sociale e checomplessivamente gli studenti maschi sonopiù a rischio per il bere eccessivo (maggiorefrequenza e maggiore quantità), il quale è ri-sultato essere associato all’assenza della fa-miglia, al vivere come single o in zone conalta densità di studenti universitari (39).Circa 6.000 studenti universitari di 7 Paesieuropei (Danimarca, Germania, Spagna, Li-tuania, Polonia, Bulgaria e Turchia) hannopreso parte ad uno studio trasversale sul pro-blema dell’alcol (44). La più alta prevalenzadi consumi è stata rilevata tra gli studentibulgari e spagnoli. I bevitori a rischio eranoil 24% dei maschi ed il 13% delle femmine.I fattori di rischio riscontrati erano il fatto diessere maschi, attraversare un periodo di de-pressione e dare scarsa importanza al succes-so scolastico. Il bando totale dell’alcol nelleuniversità veniva appoggiato da percentualidi studenti molto variabili (dal 23% dei da-nesi fino all’88% dei polacchi). L’adesione albando era più frequente tra le femmine e tracoloro che bevevano di meno.Lorant et al. (38) hanno utilizzato un questio-

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Consumi di alcol tra gli studenti universitari ita-lianiLe indagini effettuate in Italia sui consumi dialcol sono molto scarse e, a parte una ricercaeffettuata nel lontano 1977 tra gli ospiti del-la Casa dello Studente e della Studentessa del-l’Università di Perugia (51), i cui risultatimostravano percentuali di consumatori divino e superalcolici più alte tra i maschi, sonopoche le ricerche di valenza internazionale.Nel 2000 Digrande et al. hanno intervistatoun campione di studenti dell’Università diCagliari (52) e hanno rilevato che gli studen-ti maschi mostravano consumi più elevati,ed inoltre questi erano correlati con l’iniziodel bere prima dei 17 anni, con l’uso di ma-rijuana, con il fumo, con partner sessualimultipli e con l’uso di altre sostanze.D’Alessio et al. (53) hanno intervistato 1.000studenti (64,2% femmine e 35,8% maschi)di 4 università italiane e hanno osservato chegli astemi erano una minoranza (2%), i bevi-tori sociali erano il 57,6% (39,7% dei ma-schi e 69,5% delle femmine), i binge drinkersil 32,9% (47,4% dei maschi e. 25,9% dellefemmine) e i forti bevitori il 7,4% (12,9%dei maschi e 4,6% delle femmine). Il bingedrinking e il bere eccessivo sono risultati as-sociati ad un inizio più precoce con la so-stanza rispetto a coloro che bevono modera-tamente.Più recentemente è stata effettuata una ri-cerca di valenza psicologica da Porretta et al.(54) su un campione di studenti universitari,per investigare la relazione tra utilizzo disostanze psicoattive e scopi di vita. L’ipotesiera che le sostanze siano considerate un fat-tore che facilita il raggiungimento di alcunitipi di scopi, in particolare quelli relativi al-l’area delle relazioni sociali e del benessere.Il campione era costituito da 698 studentiuniversitari di età compresa tra i 19 e i 30

anni (di cui il 37,8% maschi) iscritti a diver-si anni di corso. I risultati hanno evidenziatoun maggiore consumo di sostanze da partedei maschi, degli studenti fuori sede e un in-cremento del consumo durante gli anni uni-versitari. Il consumo di alcolici era ritenutoutile per facilitare il raggiungimento degliscopi di natura sociale.

1.3. Consumi di fumo e alcolDiverse ricerche hanno mostrato un’associa-zione evidente tra fumo e alcol (55). Il fumoè fortemente associato all’alcol tra gli adole-scenti (56, 57) e i giovani adulti (58), com-presi gli studenti universitari (55, 59, 60).Sono state elaborate diverse ipotesi per que-sta associazione, ma la più frequente è la pre-senza di fattori di rischio simili, quali pro-blematiche familiari e di relazione con i coe-tanei, lo stress, la facile disponibilità dellasostanza (61, 62) e la vulnerabilità individuale(63, 64). In studi su volontari è stato dimo-strato che la somministrazione di alcol por-ta ad un maggior consumo di tabacco (65) ead una più forte dipendenza dal fumo (66,67) ed un numero inferiore di ricerche mo-strano anche un aumento del bere dopo untrattamento con nicotina (68, 69).In Italia, secondo i dati ISTAT del 2012, chieccede nel consumo di alcol spesso è un fu-matore o un ex fumatore. Il 20,9% dei fu-matori e il 19,3% degli ex fumatori presen-tano un consumo di alcol a rischio contro il9,1% dei non fumatori (33).

1.4. Consumi di “energy drink”Gli energy drink (ED) sono bevande ener-gizzanti, in prevalenza analcoliche, bevute alloscopo di incrementare l’energia fisica e men-tale e/o le performance sportive e cognitivee che contengono elevate quantità di caffeinae in genere altri additivi (taurina, carnitina e

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altri aminoacidi, glucoronolattone, vitami-ne del gruppo B, ginseng, ginko biloba e al-tri derivati vegetali). I principali consuma-tori di ED sono giovani-adulti di età com-presa tra 18 e 35 anni. Numerosi studi con-dotti su studenti universitari in Europa e ne-gli USA hanno evidenziato una prevalenzadi consumo di ED particolarmente elevata(70-72).In Italia uno studio effettuato presso la Fa-coltà di Medicina e Chirurgia dell’Universitàdegli Studi di Messina ha messo in evidenzaun consumo di ED da parte di circa il 57%degli studenti (73).Il consumo associato di ED e alcol rappre-senta un rilevante e crescente problema disalute pubblica. Negli Stati Uniti sono di-sponibili in commercio ED alcolici in cui lacomponente alcolica è già contenuta nellapreparazione (74). Gli adolescenti che com-binano le bevande energetiche con l’alcolhanno una scarsa percezione degli effetti del-l’alcol, ma mostrano comunque una com-promissione della coordinazione motoria eun prolungamento dei tempi di reazione.Berger et al. (75) hanno recentemente evi-denziato che l’uso di alcol mescolato conbevande energetiche sembra essere moltodiffuso tra gli studenti universitari america-ni (in una università le percentuali di preva-lenza dell’uso almeno una volta nella vita enell’ultimo anno di mix di alcol e ED eranorispettivamente 75,2% e 64,7%) e può por-tare a comportamenti a rischio, quali rap-porti sessuali non protetti, mascheramentodell’effetto depressivo dell’alcol, dipendenza,rischio di disidratazione, alterazioni del rit-mo cardiaco e alterazioni della funzionalitàrenale.

2. Materiali e metodi2.1. Popolazione studentesca in esame

Scopo della presente ricerca è stato il moni-toraggio dei livelli di consumo di tabacco,alcol, energy drink, farmaci e psicofarmaci ela valutazione delle conoscenze e degli at-teggiamenti nei confronti di queste sostanzepsicotrope legali degli studenti di 7 CollegiUniversitari di Perugia dislocati in differentizone della città. Pertanto la popolazione esa-minata non può considerarsi un campionerappresentativo né della popolazione studen-tesca universitaria perugina, né tanto menodi quella italiana. L’attuale indagine ha se-guito in parte le modalità utilizzate nell’ana-loga ricerca condotta nel 1977 tra gli stu-denti delle Case dello Studente dell’Univer-sità di Perugia.Nella presente pubblicazione vengono ana-lizzati solo i dati relativi ai consumi di ta-bacco, alcol ed energy drink.

2.2. Lo strumento di rilevazione: il que-stionarioIl questionario anonimo auto-compilato con-sta di 74 domande ed è suddiviso nelle se-guenti parti.Caratteristiche generali dell’intervistato. Questaprima parte comprende domande sulla fa-coltà frequentata, l’età, la regione di prove-nienza, il livello di benessere avvertito inparticolari contesti sociali, il grado di fidu-cia negli altri, i problemi principali della vitauniversitaria, la conoscenza e l’utenza di ser-vizi sanitari e psicologici forniti dall’Univer-sità (progetto “Zaino”e assistenza medica pergli studenti fuori sede).Abitudine fumatoria. Si tratta di domandesull’abitudine fumatoria da parte dell’inter-vistato, dei genitori e degli amici.Conoscenze sugli effetti tossici del fumo. Questasezione comprende domande sulle fonti d’in-formazione sugli effetti dannosi del fumo esulla valutazione del carico globale di morti

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Indagine sullo stato di salute degli studenti dell’Università di Perugia: ......

tabacco-correlate in Italia.Consumi di bevande alcoliche. Questa partecomprende domande sulle modalità di con-sumo delle bevande alcoliche da parte sia degliintervistati che dei loro genitori.Episodi di consumo eccessivo di alcol (bingedrinking). Si tratta di domande che riguar-dano il numero di volte in cui gli studentihanno bevuto almeno 5 drinks in una singolaoccasione negli ultimi dodici mesi, negli ul-timi trenta giorni e nell’ultima settimana.Conoscenze sugli effetti tossici dell’alcol. Questasezione comprende domande su: controllialcolemici subiti, effetti dannosi dell’alcol,fonti di queste informazioni, differenze nellapericolosità dell’alcol tra uomini e donne econoscenza dell’esistenza di gruppi di mu-tuo-aiuto.Consumi di energy drink e attività fisica. Si trattadi domande sullo svolgimento dell’attivitàfisica, sul tipo di strutture utilizzate e sul-l’assunzione di energy drink.Il questionario è stato dapprima testato suun piccolo campione di studenti e poi è statosomministrato alla popolazione studentescain esame.Per due giorni consecutivi nelle varie cameredelle residenze sono stati distribuiti 434 que-stionari da due laureandi della Facoltà di Far-macia che fornivano una breve spiegazionesullo scopo dell’indagine e sul carattere ano-nimo dell’inchiesta. Dopo una settimanamediante fogli di avviso è stato ricordato aglistudenti di riconsegnare i questionari in urnesigillate collocate nei vari collegi, al fine digarantire l’anonimato.I dati relativi ai consumi di farmaci e psico-farmaci verranno analizzati in una successivapubblicazione.

3. Risultati3.1. Questionari compilati

Sono stati recuperati 327 questionari su 434(percentuale di recupero in media del 75,3%,con differenze notevoli tra i vari collegi), deiquali 173 compilati dagli studenti e 154 com-pilati dalle studentesse.L’elaborazione dei questionari è stata effet-tuata utilizzando due programmi di calcoloelettronico: Excel per lo spoglio dei dati edl’SPSS (Statistical Package for the SocialSciences) per Windows versione 10.0. perl’analisi statistica. Eventuali associazioni trale variabili in studio sono state studiate at-traverso il calcolo dell’OR e dei suoi limitidi confidenza mentre per l’analisi delle cor-relazioni è stato utilizzato il test di Spear-man.

3.2. Valutazione dei risultatiLa percentuale di maschi (52,9%) del cam-pione era maggiore rispetto alla percentualefemminile (47,1%) e tra i maschi intervistatil’età media era di 23,17 anni contro i 22,65delle femmine. Il 19% degli studenti eraiscritto a facoltà sanitarie (medicina, farma-cia e veterinaria), il 25,3% ad altre facoltàscientifiche e il 55,7% a facoltà umanistiche.Il 69% degli studenti proveniva da regionidiverse dall’Umbria.

3.2.1. Livello di benessere e di soddisfazionenei rapporti socialiAll’interno del questionario sono state postedue domande, una sul livello di benessere per-cepito e l’altra sul livello di soddisfazione nellavita, con l’indicazione di un voto da 0 a 10 (0indica “per niente soddisfatto” e 10 “moltosoddisfatto”) (Tab. 1). In media gli studentihanno dato al livello di benessere un votopari a 8,04; leggermente più alto tra le fem-mine (8,12) rispetto a quello espresso daimaschi (7,98).Per quanto riguarda il livello di soddisfazione

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nella vita, il valore medio è di 8,34; anche inquesto caso maggiore tra le femmine (8,41)rispetto al voto espresso dai maschi (8,28).La soddisfazione degli studenti per le proprierelazioni familiari è molto elevata (53,8%),mentre soltanto il 5,8% giudica questo tipo

di relazioni per niente o poco soddisfacente.In particolare le femmine che si dichiaranomolto soddisfatte sono il 61% contro il 47,4%dei maschi, mentre la quota di per niente opoco soddisfatti è del 7,8% per le femmine edel 4,0% per i maschi.

Tabella 1. Grado di benessere e di soddisfazione nei rapporti sociali (valore percentuale e in parentesinumerosità osservata).

*Risposte da 0 (minimo di soddisfazione) a 10 (massimo di soddisfazione)#Media ± es

Per quanto riguarda le relazioni amicali la per-centuale degli studenti per niente o poco soddi-sfatti è del 6,7%, con poche differenze tra isessi.Per quanto riguarda la soddisfazione nello stu-

dio, a dichiararsi abbastanza soddisfatti sonoil 56,9% degli intervistati, di cui il 54,9% dimaschi ed il 59,1% di femmine. Gli studen-ti che si dichiarano per niente o poco soddisfattisono il 22,3%.

Maschi (173) Femmine (154)

Totale (327)

Livello di benessere*# 7,98±0,12 8,12±0,12 8,04±0,08 Livello di soddisfazione nella vita*

(media ± es) 8,28±0,13 8,41±0,13 8,34±0,10 Soddisfazione nelle relazioni familiari

Per niente o poco 4,0% (7) 7,8% (12) 5,8% (19) Abbastanza 48,6% (84) 31,2% (48) 40,4% (132) Molto 47,4% (82) 61,0% (94) 53,8% (176)

Soddisfazione nelle relazioni con amici Per niente o poco 6,9% (12) 6,5% (10) 6,7% (22) Abbastanza 55,5% (96) 52,6% (81) 54,1% (177) Molto 37,6% (65) 40,9% (63) 39,1% (128)

Soddisfazione nello studio Per niente o poco 23,1% (40) 21,4% (33) 22,3% (73) Abbastanza 54,9% (95) 59,1% (91) 56,9% (186) Molto 22,0% (38) 19,5% (30) 20,8% (68)

Soddisfazione nel tempo libero Per niente o poco 48,0% (83) 37,7% (58) 43,1% (141) Abbastanza 41,0% (71) 50,0% (77) 45,3% (148) Molto 10,4% (18) 12,3% (19) 11,3% (37)

Soddisfazione nella propria situazione economica Per niente o poco 43,0% (74) 43,5% (67) 43,2% (141) Abbastanza 51,7% (89) 50,6% (78) 45,4% (148) Molto 5,2% (9) 5,8% (9) 11,3% (18)

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Analizzando la soddisfazione nel tempo libero, adichiararsi per niente o poco soddisfatti sono altepercentuali di studenti, specialmente i ma-schi (48%) rispetto alle femmine (37,7%).Il 43,2% degli intervistati dichiarano di es-sere per niente o poco soddisfatti della propriasituazione economica.

3.2.2. Abitudini fumatorieL’abitudine al fumo di tabacco registra unamaggioranza di fumatori giornalieri (25,7%)rispetto ai saltuari (10,7%); analizzando lasituazione in base al sesso, i maschi sono pre-valentemente fumatori giornalieri (29,5%rispetto al 21,4%), mentre le femmine sono,in genere, fumatrici saltuarie (12,3% rispet-to al 9,2%) (Tab. 2).La media di sigarette fumate al giorno, per i fu-matori giornalieri, è maggiore tra gli stu-denti (11,1 sigarette) rispetto alle studentes-se (8,21). Tale situazione è confermata ancheper i fumatori saltuari: i maschi fumano inmedia 12 sigarette alla settimana, mentre lefemmine 6,6.L’età d’inizio dell’abitudine fumatoria è similetra i maschi e le femmine ed è inferiore per i

fumatori giornalieri (16,94 anni) rispetto aisaltuari (17,85); inoltre i fumatori giornalie-ri sono lievemente più precoci delle fumatri-ci, poiché iniziano intorno ai 16,86 anni con-tro i 17,06 delle donne. Non vi sono, invece,notevoli differenze tra i due sessi riguardoall’età d’inizio per il fumo saltuario.Nell’analisi delle abitudini fumatorie dei geni-tori si osserva che la maggioranza degli stu-denti non ha genitori fumatori (31,2%), se-gue, con il 24,2%, la percentuale di coloro iquali hanno un genitore ex-fumatore, il 22,6%invece ha un solo genitore che fuma (26,6%tra le femmine e 19,1% tra i maschi), men-tre il 12,5% ha entrambi i genitori che fu-mano. Anche in quest’ultimo caso la percen-tuale maggiore si osserva tra le femmine(15,6%) rispetto ai maschi (9,8%).Si è stimato quindi il consumo medio di si-garette giornaliero e settimanale sia del pa-dre che della madre dell’intervistato e si èvisto che nel caso dei padri il consumo gior-naliero è di 16,5 sigarette (dati non mostratiin tabella). I valori più elevati si registranoper i padri dei maschi; in particolare, tra ipadri fumatori saltuari si riscontra una me-

Maschi Femmine Totale Fumatori giornalieri 29,5% (51) 21,4% (33) 25,7% (84)

Sigarette/giorno * 11,10±1,04 8,21±0,81 9,96±0,72 Età inizio 16,86±0,43 17,06±0,36 16,94±0,30

Fumatori saltuari 9,2% (16) 12,3% (19) 10,7% (35) Sigarette/settimana 12,00±1,96 6,61±1,07 8,97±1,13 Età inizio 17,87±0,62 17,84±0,64 17,85±0,45

Genitori fumatori Entrambi 9,8% (17) 15,6% (24) 12,5% (41) 1 solo 19,1% (33) 26,6% (41) 22,6% (74)

Amici fumatori Tutti 23,7% (41) 25,3% (39) 24,5% (80) Solo alcuni 16,2% (28) 8,4% (13) 12,5% (41)

Tabella 2. Abitudine al fumo di tabacco degli intervistati, dei genitori e degli amici.

* Media ± es

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dia molto alta di sigarette fumate nel corsodella settimana (25 sigarette/settimana),mentre la situazione per i padri delle ragazzeè di 10 sigarette a settimana. Tale differenzasi registra pure per i padri che fumano gior-nalmente, anche se qui il divario è meno con-sistente: 17,6 sigarette al giorno per i padridegli studenti maschi, contro 15 sigarette peri padri delle studentesse.Per quanto riguarda l’abitudine fumatoria de-gli amici, la maggioranza degli studenti(24,5%) ha affermato che tutti gli amici fu-mano, il 12,5% che solo alcuni sono fuma-tori, mentre le percentuali di studenti chenon hanno amici fumatori o che hanno ami-ci ex-fumatori sono, rispettivamente, il10,1% e lo 0,9%; il 52,3% non ha rispostoalla domanda.

Il livello di informazione sulle principali pa-tologie causate dal fumo, nel complesso, èabbastanza buono: infatti molti studenti han-no individuato l’insorgere o l’aggravarsi didisturbi a carico dell’apparato respiratorio(Tab. 3). Per l’esattezza, il 92,4% degli inter-vistati ha indicato il tumore al polmone ed il74,0% la bronchite cronica.I disturbi cardio-circolatori sono stati indi-cati da percentuali di studenti abbastanza ele-vate, anche se inferiori a quelle riportate peri disturbi respiratori (infarto: 69,4%; tachi-cardia: 56%). Il 68,5% degli intervistati haprestato attenzione anche agli effetti anti-este-tici provocati dal fumo, considerandolo re-sponsabile dell’avvizzimento precoce dellapelle. Percentuali inferiori (41,3%) hanno at-tribuito al fumo la comparsa di disturbi ses-

Tabella 3. Conoscenze e fonti di informazione sui danni alla salute da fumo di tabacco.

* I totali superano il 100% perché gli intervistati hanno potuto scegliere più di una risposta.

Danni tabacco-correlati riferiti

Maschi Femmine Totale

Tumore al polmone 91,3% (158) 93,5 % (144) 92,4% (302) Bronchite cronica 72,3% (125) 76,0% (117) 74,0% (242) Infarto al cuore 69,4% (120) 69,5% (107) 69,4% (227) Avvizzimento della pelle 65,9% (114) 71,4% (110) 68,5% (224) Alito cattivo 64,2% (111) 64,9% (100) 64,5% (211) Tachicardia (disturbi al cuore) 53,8% (93) 58,4% (90) 56,0% (183) Disturbi sessuali (impotenza) 48,6% (84) 33,1% (51) 41,3% (135) Tumore alla vescica 13,9% (24) 7,8% (12) 11,0% (36) Morti tabacco-correlate/anno (risposta corretta:70.000)

32,9% (57) 37,0% (57) 34,9% (114)

Fonti di informazione* Maschi Femmine Totale Genitori 59,5% (103) 69,5% (107) 64,2% (210) Insegnanti 34,1% (59) 40,9% (63) 37,3% (122) Medici ed altri operatori sanitari 20,2% (35) 18,8% (29) 19,6% (64) Giornali e rotocalchi 15,6% (27) 11,7% (18) 13,8% (45) Radio e TV 13,3% (23) 10,4% (16) 11,9% (39) Interventi di educazione sanitaria 11,0% (19) 6,5% (10) 8,9% (29) Non ho avuto informazioni 4,0% (7) 2,6% (4) 3,4% (11)

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suali, quali l’impotenza, mentre i tumori allavescica sono stati riportati solo dall’11% de-gli intervistati.Per quanto riguarda la stima dei decessi to-tali attribuibili al fumo annualmente in Ita-lia, emerge che il 45% degli studenti sotto-valuta il problema, indicando la cifra, note-volmente inferiore al valore reale, di 5000decessi, e il 5,5% ha indicato 500 decessi. Larisposta corretta di 70.000 morti è stata for-nita solo dal 34,9% degli studenti, con ri-sposte esatte più frequenti tra le femmine(37%) rispetto ai maschi (32,9%) (Tab. 3).Le principali fonti d’informazione sui dannifumo-correlati sono innanzitutto i genitori(64,2%), molto meno citati sono gli inse-gnanti (37,3%) ed infine i medici e gli altrioperatori sanitari (18,9%). La radiotelevisio-ne e i giornali e rotocalchi hanno mostratopercentuali ancora più basse, rispettivamen-te l’11,9% e il 13,8%.Gli interventi di educazione sanitaria nonhanno inciso sulle conoscenze dei danni cau-sati dal fumo: infatti solo l’8,9% degli stu-denti in media hanno citato questa fonte, coni maschi che risultano un po’ più coinvolti dainiziative educative di questo tipo (11% con-tro 6,5%).Esiste infine anche una piccola percentuale(3,4%) di individui che non ha ricevuto al-cun tipo di informazione al riguardo.

3.2.3. Consumi di bevande alcoliche e dienergy drinkL’età dell’assaggio della prima bevanda alco-lica è risultata essere in media 15,2 anni, si-mile per entrambi i sessi (Tab. 4).La prima bevanda alcolica assaggiata è stataprincipalmente la birra (28,7%) e al secondoposto compare il vino (24,8%). Una percen-tuale non trascurabile (18,7%) riguarda gio-vani il cui primo assaggio è costituito dai su-

peralcolici. Gli studenti che dichiarano di es-sere astemi sono il 10% dei maschi ed il 17,2%delle femmine, mentre la maggioranza di essiconsuma vino o birra con percentuali moltoelevate tra i maschi (86,7%), lievemente su-periori rispetto alle femmine (79,8%) e infinela maggioranza degli studenti bevitori consu-mano sia birra che vino (68,2% tra i maschi e49,7% tra le femmine).La birra mostra di ricevere una leggera pre-ferenza rispetto al vino, infatti viene consu-mata esclusivamente dal 14,3% degli stu-denti, contro il 12,8% che beve solo vino. Éstato osservato che la birra viene consumatapressoché in egual misura da maschi e fem-mine, mentre il vino viene preferito dalleragazze (rispettivamente 17,9% e 8,2%).Quanto alla frequenza con cui avvengono taliconsumi, è stato riscontrato che chi bevequotidianamente sia ai pasti che fuori pastosono più le femmine che i maschi, anche sein percentuali esigue (2,4% contro 1,9%).La percentuale maggiore di chi beve occa-sionalmente durante il mese si riscontra trale femmine (58,4% contro il 47,4% dei ma-schi). Il consumo settimanale mostra unapercentuale media del 41,2%, delineando unasituazione diametralmente opposta alla pre-cedente: 45,5% per i maschi e 36% per lefemmine.Per quanto riguarda il consumo di superalcolicisi osservano percentuali molto alte tra i ma-schi (50,9%), mentre tra le femmine le per-centuali sono circa la metà (27,9%).La frequenza di assunzione dei liquori si ri-vela piuttosto differente da quella riportataper il vino e la birra: la maggior parte degliintervistati (71%) di solito beve questi li-quori in modo saltuario durante il mese, il26% ne beve alcune volte durante la setti-mana, con una percentuale maggiore per imaschi (27,3%) rispetto a quella delle fem-

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Tabella 4. Consumi di bevande alcoliche tra gli intervistati e i familiari.

* Esclusi astemi e non rispondenti

mine (23,3%). I bevitori giornalieri sonosoltanto l’1,1% dei maschi e lo 0,5% dellefemmine.Infine è stato osservato che gli intervistatibevono le diverse bevande alcoliche preva-lentemente durante il week-end (95%), conpercentuali simili per i due sessi.La situazione all’interno delle famiglie degli

intervistati vede una preponderanza di casiin cui entrambi i genitori consumano bevan-de alcoliche: la percentuale media è risultataessere il 38,1%, con una leggera maggioran-za dei genitori delle ragazze (40,5%) rispettoai genitori dei ragazzi (35,9%). I casi in cuisolo un genitore consuma bevande alcolichesono piuttosto numerosi, con una percentuale

Maschi Femmine Totale Età primo assaggio (media ± es) 15,06±0,21 15,33±0,33 15,18±0,19 Consumatori di vino e birra

Bevo vino 8,2% (14) 17,9% (27) 12,8% (41) Bevo birra 13,5% (23) 14,2% (23) 14,3% (46) Bevo entrambi 68,2 (116) 49,7% (75) 59,5% (191) Sono astemio 10,0% (17) 17,2% (26) 13,4% (43)

Frequenza* Tutti i giorni anche fuori pasto 1,9% (3) 2,4% (3) 2,2% (6) Tutti i giorni solo durante i pasti

5,2% (8) 3,2% (4) 4,3% (12)

Qualche volta la settimana 45,5% (70) 36,0% (45) 41,2% (115) Qualche volta al mese 47,4% (73) 58,4% (73) 52,3% (146)

Consumatori di liquori forti 50,9% (88) 27,9% (43) 40,1% (131) Frequenza* Tutti i giorni anche fuori pasto 1,1% (1) 0% 0,8% (1)

Tutti i giorni solo durante i pasti

2,3% (2) 2,2% (1) 2,3% (3)

Qualche volta la settimana 27,3% (24) 23,3% (10) 26,0% (34) Qualche volta al mese 69,3% (61) 74,4% (32) 71,0% (93)

Consumi in famiglia Bevono entrambi i genitori 35,9% (60) 40,5% (62) 38,1% (122)

Beve un solo genitore 35,3% (59) 28,1% (43) 31,9% (102) Entrambi i genitori sono astemi 28,7% (48) 31,4% (48) 30,0% (96)

Consumi di energy drink Spesso 0,6% (1) 0,7% (1) 0,6% (2)

A volte 20,5% (35) 22,8% (34) 21,6% (69) Affatto 78,9% (135) 76,5% (114) 77,8% (249)

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media di 31,9%, maggiore tra i genitori deimaschi (35,3% contro il 28,1%). Infine il 30%dichiara di avere entrambi i genitori astemi,con una percentuale maggiore per le ragazze(31,4%) rispetto ai ragazzi (28,7%) (Tab. 4).Per quanto riguarda l’uso di energy drink il21,6% degli intervistati dichiara di berne sal-tuariamente, con differenze trascurabili tra isessi (20,5% per i maschi e 22,8% per le fem-mine). Consuma abitualmente tali bevandesolo lo 0,6% della popolazione studentesca,con consumi simili da parte di entrambi isessi (Tab. 4).Per quanto riguarda il luogo abituale di con-

sumo, la percentuale più elevata, pari al67,8%, si riscontra tra gli studenti che bevo-no fuori casa, soprattutto in occasione di fe-ste o in discoteca; seguono con il 23,7% co-loro che bevono in casa, quando sono in com-pagnia dei propri amici (Tab. 5). Risultanoessere una minoranza quei ragazzi che con-sumano bevande alcoliche a casa in solitudi-ne o in compagnia dei familiari (rispettiva-mente il 2,9% ed il 5,7%).Le rilevazioni delle percentuali di studentiche dichiarano di aver bevuto almeno 5 drinkin una sola occasione (binge drinking) sonodi particolare importanza per i potenziali ri-

Tabella 5 - Occasioni e luoghi di consumo di bevande alcoliche

* Esclusi astemi e non rispondenti

schi per la salute dei giovani derivanti daquesta modalità di consumo. Particolarmenteelevate sono le percentuali di coloro che sonoincorsi in tali episodi nel corso dell’ultimoanno (46,5%), ma con un numero medio divolte pari a 1,7 (Tab. 6), mentre i bingedrinkers nel corso dell’ultimo mese mostra-no una percentuale del 17,7% ed una mediadi episodi di 1,1. Ancora meno sono i ragaz-

zi che hanno assunto tale comportamento nelcorso dell’ultima settimana, con un valorepercentuale dell’8,9% ed una media di 1,3episodi.L’indagine ha rilevato che, per quanto riguardale esperienze di controlli di alcolemia sullastrada a cui gli studenti sono stati sottopostidalle forze dell’ordine, il 75,7% non è maistato controllato, solo l’8,6% lo ha subito

Occasioni di consumo

Maschi Femmine Totale

Durante la settimana 6,7% (9) 1,9% (2) 4,6% (11) Durante il week-end 93,3% (125) 97,1% (101) 95,0% (226)

Tutti i giorni 0% (0) 1,0% (1) 0,4% (1)

Luoghi di consumo

A casa da solo 2,9% (4) 2,8% (3) 2,9% (7) A casa con amici 27,3% (38) 18,9% (20) 23,7% (58)

A casa in famiglia 6,5% (9) 4,7% (5) 5,7% (14) Fuori casa, specie alle feste o in discoteca

63,3% (88) 73,6% (78) 67,8% (166)

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almeno una volta e solo il 4% è stato con-trollato più volte.Alla domanda relativa alle principali patolo-gie causate dall’alcol, gli studenti rispondo-no, nel complesso, abbastanza correttamen-te: infatti molti di loro hanno riferito l’insor-gere o l’aggravarsi di disturbi a carico delfegato (Tab. 7) e anche la percentuale di chivede come principale conseguenza l’aumen-to del rischio di incidenti stradali è moltoelevata (87,5%). Sono risultati molto menoriferiti i disturbi odontostomatologici e ilcancro alla bocca è stato indicato solo dal13,8% degli intervistati.La comparsa di disturbi sessuali, quali l’im-potenza, causati dall’alcol è stata indicata inmedia dal 39,8% degli studenti, senza so-stanziali differenze tra i due sessi. Gli effettidannosi sul feto sono stati riportati dal 52%dei maschi e dal 61,7% delle femmine, men-tre l’indebolimento della memoria è statoindicato dal 48% dei maschi e dal 37% dellefemmine. È piuttosto esigua (5,2%) la per-

centuale di coloro che attribuiscono all’alcoluna maggiore insorgenza di casi di cancro alseno (Tab. 7).Infine il 6,4% degli intervistati ha indicatoin 500 il numero di decessi attribuibili all’al-col ogni anno, il 32,7% ha risposto 5.000,mentre la risposta corretta è di 30.000 mor-ti/anno che è stata data dal 44,3%, con diffe-renze tra i sessi (52,6% delle femmine e 37%dei maschi).Le principali fonti di informazione circa idanni alcol-correlati sono risultati essere igenitori e la radiotelevisione, con percentua-li pressoché simili (65,1% e 66,1%). Vengo-no poi menzionati i giornali o rotocalchi egli insegnanti, anche in questo caso con per-centuali non molto dissimili (50,5% e 48%)(Tab. 7). Al terzo posto vengono riferiti imedici e gli altri operatori sanitari, fonte d’in-formazione per il 41% degli intervistati. Gliinterventi di educazione sanitaria ricevutidurante il periodo scolastico sono stati unafonte di conoscenze per il 39,1%, con i ma-

Tabella 6. Numero di episodi di ebbrezza alcolica (binge drinking) e controlli alcolemici

Maschi Femmine Totale Bevitori di almeno 5 drink negli ultimi 12 mesi

49,7% (86) 42,9% (66) 46,5% (152)

Numero di volte/12 mesi (media ± es) 1,84±0,19 1,50±0,14 1,69±0,12 Bevitori di almeno 5 drink negli ultimi 30 giorni

19,7% (34) 15,6% (24) 17,7% (58)

Numero di volte/30 giorni (media ± es) 1,15±0,10 1,00±0,00 1,09±0,06 Bevitori di almeno 5 drink nell’ultima settimana

8,7% (15) 9,1% (14) 8,9% (29)

Numero di volte/ultima settimana (media ± es) 1,46±0,24 1,17±0,11 1,32±0,14 Controllo alcolemia

Non patentato 7,6% (13) 16,3% (25) 11,7% (38) Mai controllato 74,4%

(128) 77,1% (118)

75,7% (246)

Solo una volta 11,6% (20) 5,2% (8) 8,6% (28) Più volte 6,4% (11) 1,3% (2) 4,0% (13)

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schi che sono risultati più coinvolti da ini-ziative di questo tipo (41,6% contro 36,4%).Esiste infine anche una piccola percentuale(5,5%) di individui che riferiscono di non averricevuto alcuna informazione da nessuna fon-te. Alla domanda su come gli intervistativalutassero il grado di pericolosità dell’alcolper l’uomo e la donna, la maggior parte (51%)ha risposto erroneamente, affermando che idue sessi sono esposti agli stessi rischi, men-tre in realtà l’alcol si dimostra più dannosoper le donne, a causa della presenza di undiverso sistema enzimatico e quindi di undifferente metabolismo di questa sostanza ea causa della presenza di minor quantità diacqua nel corpo femminile. La risposta cor-retta è stata fornita dal 26% degli studenti,

in misura maggiore dai maschi (29,5% con-tro il 22,1%). Il 4% ha considerato erronea-mente l’alcol più pericoloso per la salute de-gli uomini. Per quanto riguarda il problemadell’alcolismo il 27,2% degli intervistati hariferito di conoscere più di uno studente conquesta dipendenza (dati non mostrati in ta-bella). Tra le associazioni più conosciutecome gruppi di mutuo aiuto, è stata men-zionata l’Associazione degli “Alcolisti Ano-nimi” al primo posto, con il 34,6%, mentrei servizi forniti dal SSN (SerT) sono stati ri-cordati dal 5%. E’ stato rilevato che moltistudenti (42,2%) non erano a conoscenza dialcun servizio di assistenza e solo il 13,8% diessi era a conoscenza sia dei SerT che degli“Alcolisti Anonimi”.

Tabella 7. Conoscenze e fonti di informazione dei danni sulla salute da abuso di alcol.

Danni alcol-correlati riferiti

Maschi Femmine Totale

Incidenti stradali 85,0% (147) 90,3% (139) 87,5% (286) Cirrosi 76,3% (132) 82,5% (127) 79,2% (259) Effetti dannosi sul feto 52,0% (90) 61,7% (95) 56,6% (185) Indebolimento della memoria 48,0% (83) 37,0% (57) 42,8% (140) Disturbi sessuali (impotenza) 40,5% (70) 39,0% (60) 39,8% (130) Cancro alla bocca 15,6% (27) 11,7% (18) 13,8% (45) Cancro al seno 5,8% (10) 4,5% (7) 5,2% (17) Morti alcol-correlati/anno (risposta corretta: 30.000)

37,0% (64) 52,6% (81) 44,3% (145)

Fonti di informazione Genitori 57,2% (99) 74,0% (114) 65,1% (213) Insegnanti 48,0% (83) 48,1% (74) 48,0% (157) Medici ed altri operatori sanitari 39,9% (69) 42,2% (65) 41,0% (134) Farmacisti 13,9% (24) 6,5% (10) 10,4% (34) Giornali e rotocalchi 52,6% (91) 48,1% (74) 50,5% (165) Radio e TV 66,5% (115) 65,6% (101) 66,1% (216) Interventi di educazione sanitaria 41,6% (72) 36,4% (56) 39,1% (128) Non ho avuto informazioni 5,8% (10) 5,2% (8) 5,5% (9)

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3.2.4. Correlazioni tra le variabiliAbitudini fumatorie, consumi di alcol e ener-gy drinkIncrociando i dati sui consumi di tabacco edalcol è risultato evidente che la percentualedi bevitori tra coloro che fumano (40,1%) èdi circa tre volte superiore a quella tra gliastemi (14,0%); tale dato sembrerebbe evi-denziare una sempre maggiore tendenza da

parte dei ragazzi ad associare questi due abi-tudini che comportano gravi rischi per la sa-lute (Tab. 8). In particolare chi fuma ha 4volte la probabilità di bere rispetto a chi nonfuma. Questa correlazione è molto più altatra le femmine [OR = 7,70 (IC

95% 1,74-

99,98)] che tra i maschi [OR = 2,25 (IC95%

0,70-7,22)].L’associazione positiva, ma non statistica-

Tabella 8 - Consumo di sigarette e energy drink a seconda delle abitudini bibitorie

mente significativa, tra consumi di energydrink e consumi di alcol è stata evidenziatasolo tra le femmine [OR=1,853 (IC= 0,59-5,80)].Consumi degli studenti e consumi in fami-glia e tra gli amiciÈ stata riscontrata una associazione tra l’abi-tudine fumatoria degli studenti e quella deigenitori: infatti la probabilità di avere alme-no un genitore fumatore tra i fumatori è ri-sultata doppia [OR: 1,96 (IC=1,11-3,37)] ri-spetto a quella rilevata tra i non fumatori(Tab. 9).È stata evidenziata anche un’associazione sta-tisticamente significativa tra consumo di al-col degli intervistati e consumo di alcol deifamigliari: il 92% dei bevitori ha almeno ungenitore che beve, mentre questa percentua-le scende all’8% tra gli astemi [OR = 4,03

(IC= 2,06-7,82)]; correlazione di Spearmanp>0,001). In generale il comportamentodegli intervistati ricalca quello dei loro geni-tori: infatti il 40,8% di coloro che dichiaradi bere durante il week-end proviene da fa-miglie dove entrambi i genitori sono bevi-tori, contro il 25,3% degli studenti che han-no genitori astemi.Anche gli studenti che hanno dichiarato dibere durante tutti i giorni della settimanaprovengono in prevalenza (54,5%) da fami-glie i cui genitori consumano alcol: infatti diessi solo il 9,1% ha entrambi i genitori aste-mi.

5. ConclusioniLa ricerca ha avuto lo scopo di rilevare i con-sumi di sostanze psicotrope legali, quali ta-bacco, alcol e energy drink e di analizzare

Consumo di sigarette Maschi Femmine Totale Fumatori Non fumatori Fumatori Non fumatori Fumatori Non fumatori Astemi 4% (6) 12,5% (13) 3,8% (2) 23,5% (24) 14,0% (6) 86,0% (37)

Bevitori 94,0% (63) 87,5% (91) 96,2% (50) 76,5 (78) 40,1% (113) 59,9% (169)

OR = 2,25 IC95% 0,70-7,22 OR = 7,70 IC95% 1,74-99,98 OR = 4,123 IC95% 1,68-10.09 Consumo di energy drink

Consuma Non consuma Consuma Non consuma Consuma Consuma Astemi 11,1% (4) 9,8% (13) 11,4% (4) 19,3% (22) 11,3% (8) 14,2% (35) Bevitori 88,9% (32) 90,2% (120) 88,6% (31) 80,7% (92) 88,7% (63) 85,8% (212)

OR=0,867 (IC95% = 0,26-2,84)

OR=1,853 (IC95% = 0,59-5,80)

OR=1,300 (IC95% = 0,57-2,95)

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atteggiamenti e conoscenze nei confronti diqueste sostanze tra oltre 300 studenti uni-versitari ospiti delle residenze dell’Universi-tà degli Studi di Perugia.La ricerca ha innanzitutto mostrato che il li-vello di benessere percepito ed il grado disoddisfazione nei rapporti familiari e socialidi questo gruppo di studenti sono risultatielevati, mentre i livelli di soddisfazione neiconfronti della gestione del proprio tempolibero e della propria situazione economicasono risultati inferiori. Le abitudini fumatorie quotidiane degli stu-denti si sono rivelate molto diffuse, special-mente tra i maschi (29,5% di fumatori conun consumo medio di circa 11 sigarette/diecontro 21,4% di fumatrici con circa 8 siga-rette/die). Tali abitudini sono risultate piùradicate in questo campione di giovani, dietà media di circa 23 anni, rispetto a quelledel campione italiano di giovani tra i 15 e i24 anni intervistato da ISS-DOXA nel 2013(21,9% di fumatori quotidiani maschi e19,1% di fumatrici).Le abitudini degli studenti di entrambi i ses-si sono risultate associate con le abitudinifamiliari e, in maniera ancora più evidente,con le abitudini degli amici.Le conoscenze dei danni tabacco-correlatisono risultate buone per quanto riguarda ilcancro polmonare, mentre sono state ripor-tate meno frequentemente le risposte corretterelative alla bronchite e all’infarto e infineappaiono del tutto insufficienti le informa-

zioni riguardanti i disturbi sessuali e altridanni tumorali. Solo un terzo circa degli stu-denti ha riferito correttamente la stima delnumero di morti tabacco-correlate in l’Italia(circa 70.000 morti/anno), per cui è da evi-denziare la preoccupante sottostima del fe-nomeno tabagismo in Italia da parte dellamaggioranza degli studenti intervistati. Leprincipali fonti di informazione sui danni ta-bacco-correlati sono risultate essere i geni-tori (64,2%), mentre percentuali molto piùbasse di studenti hanno riportato nell’ordine:la scuola, i medici, i mass media e gli inter-venti mirati di educazione sanitaria.Questi risultati sembrano indicare da un latoun elevato grado di coinvolgimento deglistudenti nell’abitudine fumatoria, nonchénumerose lacune sulle loro conoscenze deidanni correlati, dall’altro uno scarso impe-gno della scuola, dei medici e dei mass me-dia nella diffusione di informazioni scientifi-che corrette. Da ciò appare evidente la ne-cessità che le Università abbiano fra le lorofinalità anche quella di potenziare campagneinformative rivolte ai giovani sui rischi ta-bacco-correlati e di offrire contemporanea-mente ad essi un servizio di consulenza perla disassuefazione dal tabagismo.Le rilevazioni relative all’alcol hanno mostratoche il consumo di bevande alcoliche da partedei giovani è piuttosto elevato: le percentua-li di astemi sono risultate molto basse, spe-cialmente tra i maschi (10% contro 17,2%).Poco frequente è risultato essere il consumo

Tabella 9 - Frequenza di consumo di tabacco o alcol personale e consumo tra i genitori

Fumo o alcol in famiglia

% Fumatori % Non fumatori % Bevitori % Astemi

Almeno un genitore 62,8% (54) 46,6% (61) 92,0% (206) 8,0% (18) Nessun genitore 37,2% (32) 53,4% (70) 26,0% (25) 74,0% (71) OR: 1,96 (IC95% =1,11-3,37) OR = 4,03 (IC95% = 2,06-7,82)

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giornaliero, che è senza dubbio il comporta-mento più a rischio per i danni cronici checomporta (7,1% tra i maschi e 5,6% tra lefemmine), mentre l’abuso episodico ma mas-siccio, il binge drinking, che è il comporta-mento più a rischio per gli effetti sugli inci-denti, la violenza e l’influenza negativa sullamemoria, ha visto coinvolti un maggior nu-mero di studenti, con percentuali lievemen-te superiori tra le femmine per l’evento ri-portato nell’ultima settimana (8,7% per imaschi e 9,1% per le femmine). L’uso del-l’alcol per lo sballo del week-end sembra quin-di essere diventato il comportamento preva-lente in entrambi i sessi.Le conoscenze dei danni alcol-correlati sonorisultate diffuse per gli effetti tossici più noti,quali gli incidenti stradali e la cirrosi epati-ca, ma molto limitate per altri importantiproblemi, quali gli effetti feto-tossici, l’im-potenza, l’indebolimento della memoria, ilcancro alla bocca e il cancro al seno (in ordi-ne decrescente). Un dato evidentementemolto importante è la scarsa conoscenza ri-levata riguardo alla diversa pericolosità del-l’alcol per gli uomini e per le donne: solo il26% degli intervistati ha affermato corretta-mente che è più pericoloso per le donne, acausa della loro elevata suscettibilità. Infineil carico globale delle morti alcol-correlatein Italia è stato riferito in maniera correttada meno della metà degli studenti, che quin-di nella maggioranza sottovalutano il feno-meno.E’ risultato che gli energy drink, bevande chealcune ricerche indicano essere molto utiliz-zate assieme alle bevande alcoliche dagli stu-denti universitari negli Stati Uniti, vengonoinvece consumati solo da una minoranza de-gli studenti e l’associazione positiva con in

consumo di bevande alcoliche è stata riscon-trata solo tra le femmine.Le principali associazioni tra i consumi inesame sono risultate quelle tra consumi ditabacco e consumi alcol da parte dei giovani,a conferma di quanto rilevato in altre ricer-che, e tra consumi di tabacco e di alcol deglistudenti e quelli dei loro genitori ed amici.In conclusione è opportuno sottolineare l’ur-genza di monitorare i consumi di tabacco edi alcol tra gli studenti universitari, per co-gliere precocemente i segnali di potenzialiproblemi per la loro salute, e la necessità dipartecipare ad una azione collettiva con unmaggiore impegno da parte degli operatorisanitari, dei mass-media, della scuola e del-l’università per ridurre il consumo di questesostanze psicotrope legali (40).La presente indagine, i cui risultati sarannocomunicati durante incontri con gli studentidelle residenze universitarie, vuole essere unostimolo alla riflessione su queste abitudiniche risultano essere tra i principali problemisanitari e sociali.In particolare sarebbe auspicabile che le Uni-versità per l’importanza del proprio ruolo siorganizzino per fornire agli studenti infor-mazioni scientifiche su tabacco e alcol e perpredisporre servizi di consulenza e di assi-stenza per la disassuefazione dal tabagismo eper la prevenzione dei danni alcol-correlati.Un primo intervento potrebbe essere quellodi coinvolgere gli stessi studenti nell’elabo-razione di una strategia preventiva efficace equindi programmare interventi preventivipartecipati, basandosi su forme di comuni-cazione nuove, quali ad esempio la peer edu-cation, anche attraverso il web ed i socialnetwork, da sottoporre infine ad una corret-ta valutazione di efficacia (38).

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

407Silvano Monarca, Luca Dominici, Manola Peverini, Milena Villarini

Ringraziamenti - Si ringraziano: il prof. Maurizio Oliviero, Presidente dell’ADISU (Agenzia peril Diritto allo Studio Universitario per l’Umbria) di Perugia, per la sua sensibilità nell’aver accettatocon entusiasmo il progetto e nell’aver favorito l’esecuzione di questa ricerca tra gli studenti ospiti delleresidenze dell’Università di Perugia; la dr.ssa Patrizia Giorgi, dirigente del Servizio “Lo Zaino” perla preziosa collaborazione nella elaborazione del questionario; gli studenti Giovanna Bondatti eFederico Cipriani, laureandi della Facoltà di Farmacia, per aver realizzato fattivamente l’interarilevazione mediante questionario.

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Sistema Salute, 57, 4, 2013: pp. 408-420

Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

Adolescenza e salute percepita. Dati dello studio HBSC aTorinoAdolescence and perceived health - HBSC study results in Torino (Italy)

Silvio Geninatti, Alessandro Tricomi, Alessandra D’Alfonso

Silvio GeninattiASL To 2, Responsabile Ricerche Statistiche ed Epidemiologiche

Alessandro TricomiStatistico

Alessandra D’AlfonsoASL To 2, Responsabile Sistema Qualità e Gestione del Rischio

Parole chiave: adolescenza, salute percepita, HBSC, profili di rischio

RIASSUNTOObiettivi: nell’ambito dello studio HBSC applicato agli studenti del 1° anno della Scuola Media Superiore(n=2123) di Torino, una città del Nord Italia (900.000 abitanti) è stato indagato lo stato di salutepercepito e la relazione con altre variabili di interesse.Metodologia: è stato somministrato un questionario anonimo validato. Sono state applicate statistiche de-scrittive, test di consistenza interna Alfa di Cronbach, misure di associazione e relativi intervalli di confiden-za ed infine un modello di Analisi delle Componenti Principali.Risultati: a differenza di quanto risulta dagli indicatori utilizzati dagli epidemiologi (ospedalizzazione emortalità) che suggeriscono come l’adolescenza sia una età caratterizzata da buona salute, è risultato che il24% delle femmine e il 14% dei maschi sarebbe afflitto da un quotidiano malessere di tipo somaticomentre il 32% e il 22% da disturbi di tipo psicologico rispettivamente. Valori di OR positivi sonoosservabili per fattori potenzialmente esplicativi quali esposizione a PC, TV e non fare colazione. Bassipunteggi nella sfera delle abilità sociale e fiducia in se stessi, del successo e integrazione scolastica e nellerelazioni tra pari sono associati a OR elevati (statisticamente significativi). Tre profili di adolescente sonostati poi estratti con l’ausilio della tecnica dell’Analisi delle Componenti Principali.

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

409Silvio Geninatti, Alessandro Tricomi, Alessandra D’Alfonso

Introduzione

BackgroundLo stato di salute non si distribuisce in modoomogeneo nella popolazione, le malattie cro-niche degenerative e le patologie oncologi-che sono associate all’età. L’adolescenza è unaetà di buona salute e di scarso impatto dipatologia. Le considerazioni che seguono sonoda riferirsi a paesi, come l’Italia, considerataad elevato reddito (17).Indici di mortalità e di ospedalizzazione cre-scono con l’aumentare dell’età. I tassi di ri-corso al ricovero ospedaliero in Piemonte, laregione dove è stato condotto lo studio, trale classi di età che interessano l’adolescenza,sono tra i più bassi (grafico 4). Nell’area submetropolitana di Torino, corrispondente alterritorio dell’Azienda Sanitaria Locale cheha condotto lo studio, l’andamento del con-sumo di risorse sanitarie ha una distribuzio-

Key words: adolescence, perceived health, HBSC, risk profiles

S U M M A RYObjectives: in the framework of HBSC study applied to fifteen years high school students (n=2123) fromTurin, a Northern Italy city (900.000 people) has been investigated perceived health status and relationshipamong other interested variables.Methods: a validate anonymous questionnaire has been administered. Statistical analysis has been performedby application of common descriptive statistics, Cronbach Alpha internal consistency test, associationmeasures including confidence interval calculation and finally a Principal Components Analysis has beenapplied.Results: despite evidences from epidemiological commonly used indicators (hospitalization and mortalityrates) that suggest adolescence like a healthy age, results show that 24% of girls and 14% of boys has beenaffected by everyday somatic symptomatology while 32% and 22% by psychological disorders respectively.OR significant scores have been observed analyzing potentially explanatory factors like video and TVexposure and no-breakfast habits. Lower scores in social skills, self-esteem, successful outcomes andscholastic integration domains are associated with high OR scores (statistically significant). Three adolescentprofiles have been extracted using Principal Components Analysis Methods.

ne del tutto analoga(1). I dati di mortalità pertutte le cause calcolati tra i residenti dellaRegione Piemonte sono risultati per i ma-schi 19 e 63 per 105, per le femmine 13 e 25per 105 rispettivamente per le classi di etàcomprese tra 10 e 14 e tra 15 e 19 anni.Solo nella classe di età precedente, tra 5 e 9anni si osservano valori inferiori (18). Questidati trovano riscontro nei tassi di mortalitàcalcolati per i paesi ad alto reddito che risul-tano per i maschi 19 e 67 per 105 e per lefemmine 12 e 29 per 105 rispettivamente perle classi di età comprese tra 10 e 14 e tra 15e 19 anni (17).Le cause di morte in giovane età sono riferi-bili ad incidentalità stradale, a violenza eHIV/AIDS. Un peso rilevante è esercitatoda fattori di tipo psichiatrico o da condottedi abuso (alcol, psicoattivi) che influenzanoesiti fatali quali anoressia, violenza auto edetero inflitta, suicidio (10,12,17).

1 Fonte: Statistiche Azienda Sanitaria Locale To 2, Dati correnti

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

Adolescenza e salute percepita. Dati dello studio HBSC a Torino

Al di là dei possibili esiti letali, questi fattoricostituiscono in ogni caso dei rischi per lasalute di una certa gravità. I comportamentisessuali influenzano anche la salute nella du-plice prospettiva della gravidanza precoce e/o indesiderata e delle malattie sessualmentetrasmesse.In questi ultimi anni, il raggiungimento del-la condizione di adulto e della responsabiliz-zazione sociale si è dilatata nel tempo, e ciòha delle implicazioni sul piano della salute.L’esposizione a malattie sessualmente tra-smesse finisce per estendersi da qualche annoa più di una decina di anni, dal momento chel’età della prima esperienza sessuale può col-locarsi tra i 15-16 anni e che la condizione diadulto, perlomeno per un certo numero dianni, comporta generalmente una minorepromiscuità (13). La stabilizzazione della cop-pia e la condizione di genitorialità è associa-ta ad un decremento dei rischi, la tendenzaperciò a procrastinare queste condizioni com-porta una estensione della vulnerabilità del

Grafico 4 Tassi di ospedalizzazione per 100.000 per età anagrafica

giovane.Oltretutto, abitudini poco salutari ed espo-sizione a fattori rischio (sedentarietà, fumodi tabacco), anche se non determinano ap-prezzabili modificazioni dello stato di salutenel breve tempo, sono predittivi di impor-tanti patologie che si svilupperanno più tardiin età adulta (13).Investire nella salute dell’adolescente signi-fica quindi investire nella salute nel senso piùampio del termine.Esistono peraltro dei fattori che influenzano,anche in modo importante, la salute, tantoda potersi definire ‘determinanti’. L’OMSdefinisce determinanti della salute ‘le condi-zioni in cui le persone sono nate, cresciute,vivono, lavorano ed invecchiano’ (19). Trala-sciando gli aspetti strutturali che hanno a chevedere con le condizioni generali di vita, delsistema di welfare etc, sui quali i ricercatorisanitari scarsamente possono incidere, esi-stono determinanti cosiddetti prossimali re-lativi alla vita di tutti i giorni e all’ambiente

Epidemiologia Piemonte. Regione Piemonte anno 2009

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

411Silvio Geninatti, Alessandro Tricomi, Alessandra D’Alfonso

circostante che finiscono per influenzare l’ado-lescente: dalla famiglia al gruppo dei pari,alla scuola, al tessuto sociale di riferimento(14). Questi elementi stanno andando incon-tro ad un processo di dematerializzazionedovuta al sempre più diffuso utilizzo dellenuove tecnologie di comunicazione adottateda dispositivi mobili: l’accesso a Internet, lamessaggeria istantanea, i social network.Questo processo se può essere descritto comeuna enorme opportunità, può costituire an-che un potentissimo canale di accesso, quasicompletamente blindato nei confronti del-l’adulto, di contenuti potenzialmente dannosiper l’adolescente. In questa accezione l’ado-lescente può diventare un bersaglio privile-giato di aggressione mediatica e la spinta adaderire a condotte non salutari (uso di tabac-co, abuso di alcol, consumo di cibi ipercalo-rici e/o ad alto contenuto di zuccheri o disale) si comporta in modo analogo ad unavera e propria epidemia (7,8,13).Aderire ad iniziative che contribuiscono adescrivere e a monitorare il rapporto tra ado-lescenza e salute è sembrata una scelta ade-guata.Lo studio HBSC è stato promosso nel 1982da Inghilterra, Finlandia e Norvegia e, nelcorso degli anni, ha visto il coinvolgimentodi un sempre maggior numero di Stati, tracui anche Paesi extraeuropei quali USA eCanada. La versione 2009-2010 ha coinvolto43 Paesi tra europei ed extraeuropei. Lo stu-dio si caratterizza come un network di ricer-catori, università e istituzioni governative,coordinate da un comitato internazionalecostituito da membri eletti dai Paesi rappre-sentati. La ricerca in Italia è coordinata dal-l’Università degli Studi di Torino - Diparti-mento di Sanità pubblica e Microbiologia.Questo studio ha permesso di raccogliere datisu tutte le regioni e province autonome, che

potranno così orientare in modo specifico leloro politiche sanitarie, sulla base dei datiraccolti. La disponibilità di dati rilevati indiverse zone d’Italia permette, come in tuttigli studi multicentrici, l’applicazione di in-teressanti modelli di analisi della varianza.Costruire uno strumento di monitoraggioutile alla comprensione dei fattori che pos-sono determinare esiti di salute tra gli adole-scenti è lo scopo essenziale dell’iniziativa. Lostrumento è un questionario elaborato daun’équipe internazionale multidisciplinare,redatto in inglese e poi adattato nelle diverselingue dei Paesi partecipanti. Le aree indaga-te sono quelle del benessere psico-fisico, del-le abitudini alimentari, del tempo libero edella rete relazionale, costituita da famiglia,scuola e gruppo dei pari.L’indagine presentata in questa relazione èstata condotta dall’ASL To 2 e si inquadranella rilevazione quadriennale programmataper questa sorveglianza sui ragazzi da 11 a15 anni (5).A differenza dell’indagine standard, l’arruo-lamento dei soggetti ha riguardato la totali-tà dei ragazzi presenti negli istituti scolaticidella zona d’interesse. La scelta di utilizzareil questionario HBSC è risultata opportunaperché legata alla necessità di impiegare unostrumento validato ed efficace nel fotografa-re la “realtà” adolescenziale allo scopo di in-dirizzare le scelte programmatorie dei deci-sori locali, oltre che interessante per verifi-care se il suo utilizzo, normalmente fatto suscale più grandi e su campioni rappresentati-vi di vaste popolazioni, potesse servire allestesse finalità. Il questionario è stato compi-lato da parte dei ragazzi in forma completa-mente anonima, in modo da evitare che irispondenti potessero incontrare difficoltà adichiararsi sapendo di poter essere identifi-cati.

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

Adolescenza e salute percepita. Dati dello studio HBSC a Torino

ObiettiviL’obiettivo del presente lavoro consiste nel-lo:a) stimare, tra gli studenti, la percezione del

proprio stato di salute;b) verificare la presenza di fattori potenzial-

mente esplicativi;c) verificare la presenza di fattori associati;d) determinare profili di rischio per salute

percepita scadente.

Materiali e metodi

Tipo di studioSi tratta di uno studio trasversale. Le infor-mazioni sono state raccolte tra la fine del2009 e l’inizio del 2010 con l’utilizzo di unquestionario anonimo validato auto compi-lato. La fase di compilazione è stata assistitae monitorata da personale appositamenteformato.Caratteristiche del campioneL’indagine, da cui trae origine lo studio è statacondotta nel territorio di quattro circoscri-zioni (4, 5, 6 e 7; popolazione: 421.751 uni-tà) del Comune di Torino corrispondenti al-l’area di competenza dell’ASL To 2. Il cam-pione in oggetto è rappresentato dagli stu-denti delle prime classi delle Scuole MedieSuperiori (n = 17) per un totale di 2123adolescenti con età compresa tra i 14 e i 15anni. La proposta è stata rivolta a tutte lescuole e a tutte le classi, l’adesione è statavolontaria.La numerosità campionaria raccomandata dalprotocollo internazionale ammonta a 1500unità (20).Gli ambiti di indagineComplessivamente sono state raccolte infor-mazioni in merito alle seguenti aree temati-che:- comportamenti potenzialmente in grado

di influenzare lo stato di salute dell’indi-viduo. Le domande in particolare sono vol-te ad indagare: alimentazione, attività fi-sica e sedentarietà, comportamenti a ri-schio, rapporti sessuali e fenomeni di vio-lenza e di infortunio, atti di bullismo;

- risorse individuali e sociali che possonoaiutare l’individuo a compiere delle scel-te: percezione dell’immagine del propriocorpo, proprie capacità individuali, com-posizione del nucleo familiare, rapportocon la famiglia, con la rete amicale e conl’ambiente scolastico, gestione del tempolibero;

- conseguenze in termini di salute: le con-dizioni di salute e presenza di eventualisintomi, Indice di Massa Corporea, la qua-lità della vita e livello di soddisfazione ri-spetto alla propria condizione di vita, pre-senza di malattie croniche, l’assunzione difarmaci e lo stress;

- fattori socio-culturali: l’insieme di elemen-ti che caratterizzano lo sfondo culturale esociale nel quale si trova inserito il sog-getto che compila il questionario: le con-dizioni socio-economiche della famiglia diorigine (titolo di studio dei genitori, li-vello dei consumi, quindi numero di mac-chine, di computer ecc.); l’ambiente di vita(quindi l’opinione dei soggetti intervistaticirca il contesto abitativo e urbano nelquale vivono).

In relazione agli obiettivi dichiarati è statoselezionato un set di variabili riconducibiliad alcuni fattori identificati come a) esito, b)determinanti e c) fattori associati.Percezione del proprio stato di salute (varia-bili di esito)

salute fisicasalute psicologica

Abitudini e stili di vita (variabili potenzial-mente esplicative)

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

413Silvio Geninatti, Alessandro Tricomi, Alessandra D’Alfonso

abitudini alimentariattività fisicaesposizione a video e tv

Relazioni sociali (variabili potenzialmenteassociate)

relazioni tra parisuccesso e integrazione scolasticaabilità sociali e fiducia in se’ stessiintegrità del nucleo familiare

La distribuzione dei valori delle risposte ot-tenute per le variabili di interesse sono statesottoposte a preliminare analisi della consi-stenza interna. Qui di seguito vengono mo-strate le tabelle riassuntive (Tabelle 1,2,3,4,5).Come si può notare per alcuni dei fattoridescritti il valore di α non è elevato. In me-rito ad abitudini alimentari (α=0,33), se latendenza ad eccedere in ognuna delle 3 abi-

Tabella 1 - Esito indagato. Analisi della consistenzainterna

Tabella 2 - Fattori potenzialmente esplicativi. Analisidella consistenza interni

N.B.: Il fattore ‘Attività fisica’ è riconducibile ad un solo item e prevede pertanto il coinvolgimento di unasola variabile.

Tabella 3 Fattori potenzialmente associati. Analisi della consistenza interna

N.B.: Il fattore ‘Integrità del nucleo familiare’ è riconducibile ad un solo item e prevede pertanto il coinvol-gimento di una sola variabile.

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

Adolescenza e salute percepita. Dati dello studio HBSC a Torino

Tabella 4 Frequenze di genere relative alla percezione di disturbi somatici

Tabella 5 Frequenze di genere relative alla percezione di disturbi psicologici

tudini, è considerata in letteratura come una‘cattiva abitudine’, non necessariamente que-ste caratteristiche si presentano contempo-raneamente. Gli altri fattori esplicativi e as-sociati mostrano valori di α da 0,44 a 0,59,mentre tra le variabili di esito la consistenzainterna raggiunge lo 0,66.In un secondo tempo sono state analizzate lerelazioni esistenti tra fattori potenzialmenteesplicativi e potenzialmente associati e glioutcome per mezzo della stima dell’Odds

Ratio (OR). In ultimo è stato adottato unmodello di analisi delle componenti princi-pali (ACP) al fine di identificare eventualiprofili di soggetti con outcome sfavorevole.Al fine di consentire l’attivazione di quest’ul-tima procedura, i dati mancanti risultanti daldataset sono stati elaborati con la tecnica diimputazione multipla secondo il metodo diRubin (21).I dati sono stati elaborati con ausilio di piat-taforma SAS 9.1.3 Service Pack 4.

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

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RisultatiSe si fa riferimento ai dati epidemiologicicorrenti che sostengono come l’adolescenzasia un periodo generalmente di buona salute,il quadro che ci viene consegnato dallo stu-dio presenta elementi inattesi: tra le femmi-ne il 24 e il 32% sarebbe afflitto da un quoti-diano malessere di tipo somatico e di tipopsicologico (tabelle 4 e 5), proporzione chesale rispettivamente al 56 e al 69% se si tie-ne conto anche solo di una frequenza di di-sturbi percepita per più volte nell’arco di unasettimana.Tra i maschi (tabelle 4 e 5) le proporzionisono inferiori ma certo non si può trascurarecome il 14 e il 22% dei responder afferminodi sentire rispettivamente malesseri somati-ci e psicologici ogni giorno, con un incre-

mento a 36 e 51% se la frequenza è inveceplurisettimanale.Il 5% delle femmine invece e il 17% deimaschi è risultato libero da disturbi somati-ci mentre il 3% delle ragazze e il 10% deiragazzi non sperimentano alcun malesserepsicologico.Tra i fattori potenzialmente esplicativi per idisturbi somatici quotidiani (grafico 1) l’espo-sizione a video e TV risulta significativamen-te associato con un OR, per le singole voci,di circa 1,5, mentre tra le abitudini alimen-tari l’assenza di abitudine della colazione ri-sulta un possibile determinante con valoriconvincenti (OR:1,6; ic 1,3-2,0). Tra i fatto-ri potenzialmente associati (grafico 1) solol’integrità del nucleo familiare non raggiun-ge la significatività statistica. La medesima

Grafico 1 OR e relativo intervallo di confidenza tra fattori potenzialmente esplicativi ed associati e percezionedi disturbo somatico

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Adolescenza e salute percepita. Dati dello studio HBSC a Torino

Grafico 2 OR e relativo intervallo di confidenza tra fattori potenzialmente esplicativi ed associati e percezionedi disturbo psicologico

situazione è osservabile per i fattori associaticon la percezione di malessere psicologico(grafico 2), anche in questo caso l’apparte-nenza a due nuclei familiari non sembra es-sere un fattore collegato ai disturbi, mentreper tutti gli altri cioè abilità sociali e fiduciain sé stessi, successo e integrazione scolasti-ca, relazione tra pari i valori di OR salgonofino a oltre 2 punti con intervalli di confi-denza favorevoli.Tra i fattori potenzialmente esplicativi valo-ri di OR superiori al punto e mezzo vengonototalizzati da esposizione a video e play sta-tion (con TV appena inferiore) oltre che danon fare colazione (OR:1,9; ic 1,5-2,3) maanche consumo di bibite gasate (OR:1,6; ic1,3-2,0) tra le abitudini alimentari. Alla se-dentarietà si accompagna un OR positivo(così come si osservava in occasione dei di-

sturbi somatici) come fattore di esposizionema non viene confortato dai limiti dell’in-tervallo di confidenza.Se si esaminano i risultati relativi alla perce-zione della qualità della vita (grafico 3) dove èstato impostato come outcome il ritenere lapropria vita a) la peggiore possibile, oppure b)davvero orribile, oppure c) molto insoddisfa-cente, questi sono sovrapponibili a quelli ot-tenuti per l’area dei disturbi psicologici.Dai risultati dell’analisi delle componentiprincipali (tabella 6) sono state estratte leprime 3 combinazioni ordinate secondo unpunteggio complessivo di saturazione delmodello e che spiegano il 36% della varian-za. I valori riprodotti per ciascuna variabilepossono essere letti come l’ammontare delpeso che ogni singolo fattore esercita, in modocoordinato, sull’outcome in studio.

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Emergerebbe pertanto (profilo 1) come lapercezione negativa del proprio stato di sa-lute sarebbe sperimentata da soggetti scarsa-mente proattivi e sicuri di sé con una capaci-tà relazionale tra pari piuttosto povera e conscarsa propensione all’attività fisica.Al profilo 2 corrisponderebbero soggetti de-cisamente orientati all’uso di videotermina-li, internet e TV, caratterizzati da una ali-mentazione ‘a rischio’, senza però problemidi fiducia in sé stessi e relazione tra i pari.Il profilo 3 rappresenta emblematicamentel’insuccesso scolastico con punteggi partico-larmente elevati perlomeno per due delle vociche compongono tale area.

DiscussioneLa diffusione del malessere percepito tra igiovani intervistati è inatteso, perlomeno perciò che riguarda la dimensione del fenome-

no. Il riscontro con indicatori abitualmenteutilizzati in epidemiologia (in particolare l’ac-cesso al ricovero ospedaliero) escluderebbela presenza documentata di una corrispon-dente morbosità. La capacità del sistema sa-nitario di riconoscere e diagnosticare formemorbose potrebbe non essere ottimale nelcaso dell’adolescente (22, 23), l’atteggiamentodi fiducia e la propensione a confidarsi conl’adulto che porta ‘il camice bianco’ che ten-de a costruirsi nel corso dell’età adulta, po-trebbe essere modesto a tal punto da com-portare l’evitamento di visite ed accertamentidiagnostici.D’altro canto si potrebbe sostenere che i gio-vani studenti siano caratterizzati da una iper-sensibilità che comporterebbe una sovrasti-ma del livello individuale di malessere. Lapercezione di malattia riveste comunque unruolo di grande rilievo nel determinarne an-

Grafico 3 - OR e relativo intervallo di confidenza tra fattori potenzialmente esplicativi ed associati e percezio-ne di qualità della propria vita

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Adolescenza e salute percepita. Dati dello studio HBSC a Torino

damento e prognosi.Sembrerebbe più plausibile l’ipotesi dell’esi-stenza di una forma ‘benigna’ di diffuso disa-gio che aggredisce la sfera psicologica e l’am-bito somatico, in particolare gli organi ber-saglio dell’ansia (capo e addome). I disturbinon arrivano a compromettere lo stato disalute esordendo in un quadro patologico veroe proprio, rimangono tuttavia ad un livellotale da influenzare negativamente lo stato delsoggetto nel corso della giornata ma anchetalvolta nottetempo manifestandosi comedisturbi del sonno.Le ipotesi che possono essere sostenute inmerito all’origine dei disturbi suggerirebbecome l’esposizione a video terminali dalmonitor del PC al monitor televisivo o allaplay-station favorisca i disturbi somatici e

Profilo 1 Profilo 2 Profilo 3

consumo di dolci 0,05 0,31 -0,01 consumo di bevande gassate 0,07 0,43 -0,06 abitudine di non fare colazione 0,18 0,12 0,09 assenza di attività fisica 0,22 -0,01 -0,06 uso di televisione 0,15 0,34 -0,17 uso di playstation 0,16 0,45 -0,18 uso di internet 0,18 0,45 -0,12 scarse amicizie 0,29 -0,22 -0,13 mancanza di accettazione tra i pari 0,34 -0,18 -0,09 scarsamente popolare 0,40 -0,15 -0,09 scarso interesse da parte degli insegnanti 0,14 0,05 0,63 scarso rendimento scolastico 0,21 0,12 0,37 scuola sentita come non accogliente 0,14 0,09 0,58 scarsa capacità di fronteggiare difficoltà 0,34 -0,11 -0,05 scarsa capacità di raggiungere obiettivi 0,35 -0,15 -0,02 scarsa capacità di risolvere problemi 0,38 -0,11 -0,11

Tabella 6 Analisi delle componenti principali (ACP). Tabella degli autovettori

N.B. Le celle bordate contengono i valori più elevati all’interno dei 3 differenti profili

psicologici. La scarsa attenzione dedicata allafase della colazione, che si rivela come possi-bile determinante dei disturbi, potrebbe es-sere trattata da una adeguata educazione ali-mentare che parte necessariamente attraver-so il coinvolgimento del nucleo familiare edin particolare i genitori.I profili restituiti dall’analisi delle compo-nenti principali andrebbero a confermarequanto è stato appena sostenuto (profilo 2).Il quadro di insuccesso descritto nel terzoprofilo non smentisce l’importanza che rive-ste per l’adolescente il risultato scolastico.Il primo profilo invece indica come la sinto-matologia in studio si accompagni a scarsasicurezza di sé, passività, sedentarietà e diffi-coltà relazionali.I risultati quindi forniscono spunti per com-

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battere il fenomeno con attività preventive,sembra invece più complesso intervenire alivello di trattamento. Sarebbero da poten-ziare strumenti specifici di ascolto e acco-glienza del disagio giovanile oppure sarebbepiù opportuno sviluppare le capacità di peer-supporting? Tra gli interlocutori adulti ilmedico di famiglia potrebbe esercitare unruolo decisamente importante ma l’attiva-zione di strategie di coinvolgimento e rispo-sta sembra un problema di non facile solu-zione (22).

Da affiancare agli insegnanti la figura dellopsicologo può apportare consistenti contri-buti nella duplice direzione di erogazione diconsulenza per il personale docente e di in-terlocuzione diretta dell’adolescente nelladimensione individuale e di gruppo (1,2,24)In ogni caso si richiederebbe all’adulto dimantenere un adeguato livello di attenzionea questi aspetti senza sopravvalutare la por-tata del fenomeno né avvilirne il significatoe minimizzarne l’esistenza.

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Implementazione e valutazione di un progetto per la pre-venzione degli incidenti domestici in bambini dai 3 ai 6 anniImplementing and evaluating an intervention to prevent domestic injuries in 3-6years old children

Fabio Previtali, Sonia Visioli, Lucia Zannini

Fabio PrevitaliDipartimento di Prevenzione, Azienda Sanitaria Locale di Novara

Sonia Visioli, Lucia ZanniniDipartimento di Scienze Biochimiche per la Salute, Sezione di Igiene e Sanità Pubblica, Universitàdegli Studi di Milano

Parole chiave: infortuni domestici, scuola dell’infanzia, bambini 3/6 anni, prevenzione, valutazione

RIASSUNTOObiettivi: nei Paesi occidentali, gli infortuni domestici rappresentano la prima causa di morte nei bambinie del 20% dei ricoveri in età pediatrica. Il Ministero della Salute italiano ha inserito nel Piano Nazionaledella Prevenzione 2005-2007 una linea di azione sulla sicurezza in casa. Nel 2011 è stato avviato unprogetto specifico di prevenzione per la scuola dell’infanzia, ad uso delle educatrici (La valigia di AffyFiutapericolo). Il progetto é stato finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) e hanno aderito le Regioni:Piemonte (coordinatore), Valle d’Aosta, Veneto, Campania e Sicilia. Dopo una fase sperimentale, il proget-to è stato proposto alle scuole dell’infanzia di Novara e provincia e 16 hanno aderito. Al termine dell’inter-vento, è stata approntata una ricerca per valutare: a la ricaduta in termini di aumento delle conoscenze deibambini sui pericoli domestici e il gradimento del progetto.Metodologia: dodici sezioni delle scuole d’infanzia aderenti al progetto hanno partecipato, per un totale di274 bambini. Per valutare la loro ritenzione delle informazioni, è stato utilizzato il disegno, in linea con leindicazioni della letteratura sulla ricerca con bambini. La valutazione di gradimento del progetto è stataeffettuata con un questionario somministrato alle educatrici.Risultati: i disegni utilizzabili per la ricerca sono risultati 175 e sono stati analizzati da due ricercatori incieco, che hanno individuato le tematiche in essi rappresentate. Le cadute, gli annegamenti, le ustioni e lelesioni da taglio sono i più rappresentati, mentre lo sono meno le folgorazioni, le intossicazioni e ilsoffocamento, con delle differenze nelle diverse fasce d’età. Per quel che riguarda invece gli ambienti degliincidenti domestici, risultano maggiormente rappresentati il giardino, le scale e la cucina.I questionari segnalano che i bambini hanno espresso un alto gradimento del compito loro assegnato.

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Implementazione e valutazione di un progetto per la prevenzione degli incidenti domestici ...

IntroduzioneIl numero degli infortuni che avvengono trale mura domestiche è molto elevato: l’Or-ganizzazione Mondiale della Sanità (OMS)indica che nei Paesi occidentali gli infortunidomestici rappresentano la prima causa dimorte nei bambini e il 20% dei ricoveri inetà pediatrica (1). In Italia, i gruppi a mag-gior rischio di subire un incidente domesticosono i bambini in età prescolare e gli anziani

Conclusioni: benché il disegno si sia rivelato un ottimo strumento di valutazione della comprensione neibambini dei messaggi preventivi relativi agli incidenti, esso non è particolarmente approfondito. In studifuturi, sarebbe auspicabile integrare i disegni con altri dati, per esempio discussioni di gruppo dei bambi-ni, facilitate dalle educatrici. Inoltre, nelle aree in cui si è effettuato l’intervento, è auspicabile il monitoraggiodell’incidenza degli incidenti domestici, andando a verificare se, rispetto a popolazioni di controllo, siregistra una diminuzione di mortalità e ricoveri.

Key words: domestic injuries, nursery schools, 3/6 year children, prevention, evaluation

S U M M A RYObjectives: in western countries, domestic injuries represent the primary cause for children’s death and thecause of 20% of pediatric patients’ hospital admissions. The Italian Health Minister has inserted in theNational Prevention Plan 2005-2007 a line of action to improve security at home. In 2011, a specificproject of prevention (named La valigia di Affy Fiutapericolo) was developed for nursery schools, involvingalso teachers. The project was funded by the Center for Diseases Control, and the following Regionsparticipated: Piemonte (coordinator), Valle d’Aosta, Veneto, Campania and Sicilia. After an experimentalphase, the project was proposed to all the nursery schools of Novara and surroundings and 16 participated.At the end of the preventive intervention, a research was designed in order to evaluate: children’s outcomesin terms of knowledge achievements on domestic injuries, and participants’ satisfaction with the project.Methods: among the nursery schools that adhered to the project, 12 classes participated in the study, involvinga total of 274 children. To evaluate youngsters’ knowledge achievements, drawings were utilized, in linewith indications given by the literature on doing research with children. Satisfaction with the project wasevaluated through an open ended questionnaire, filled out by teachers.Results: for the research purposes, 175 drawings resulted appropriate, and they were analyzed by two blindresearchers, who individuated the subjects represented in the drawings. Falls, drowning, burns and cutinjuries were the most represented, while electrocutions, poisonings, suffocations were less outlined, anddifferences in children at different ages were found. Referring to the environments in which injuries tookplace, garden, stairs and kitchen resulted the most represented.Questionnaires results show that children expressed high satisfaction with the assigned task.Conclusions: even if drawings have revealed as an excellent instrument for evaluating the children’scomprehension of the preventive messages on domestic injuries, they are not particularly detailed. Infuture studies, integrating drawings with other data, i.e. children’s focus groups facilitated by teachers,could be more effective. Furthermore, it would be useful to monitor incidence of domestic injuries in thoseareas in which the preventive intervention has been carried out, verifying if a lower mortality and fewerhospital admissions are registered, when compared to control groups.

(2). Al fine di contrastare il fenomeno, l’OMSaveva posto tra i suoi obiettivi già per l’anno2000 una diminuzione del 25% della morta-lità per questo tipo di incidenti e, a seguitodi questa indicazione, nel nostro Paese sonostate intraprese numerose iniziative di im-plementazione della raccolta dei dati per ave-re un’informazione più completa sull’inciden-za nazionale del fenomeno, nonché l’attiva-zione di interventi preventivi.

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Per rispondere a questo bisogno di salute, ilCentro Controllo Malattie (CCM) del Mini-stero della Salute ha inserito nel Piano Na-zionale della Prevenzione 2005-2007 una li-nea di azione sulla sicurezza in casa. La Re-gione Piemonte coordina un progetto nazio-nale di promozione alla salute finalizzato al-l’informazione ai genitori dei nuovi nati, af-finché rendano la casa adatta alle esigenze disicurezza del bambino. Le iniziative messe inatto hanno dapprima riguardato la formazio-ne degli operatori del Dipartimento MaternoInfantile e del Servizio Vaccinale del Diparti-mento di Prevenzione sui rischi domestici el’utilizzo di tecniche di counseling per rendereaccettabili e comprensibili i messaggi da vei-colare ai genitori, affinché rendessero la casaadatta alle esigenze di sicurezza del bambino;a supporto di detta iniziativa, sono stati rea-lizzati inoltre dei dépliant pieghevoli in varielingue, che risultano disponibili presso i repar-ti materno-infantile e gli ambulatori pediatri-ci e vaccinali.Nel 2011 è stato deciso il coinvolgimentodella scuola dell’infanzia, con un progettospecifico, perché le insegnanti rappresentanoun target privilegiato, in quanto veicolanodei messaggi educativi e formativi ritenutiimportanti ai bambini. Nasce così il proget-to La valigia di Affy Fiutapericolo – promozio-ne della sicurezza in casa per i bambini dai 3 ai6 anni, finanziato dal CCM, sempre in colla-borazione con la Regione Piemonte. A que-sta iniziativa hanno aderito cinque Regioni:Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto, Campaniae Sicilia. La fase sperimentale ha previsto l’uti-lizzo di un prototipo realizzato in 45 esem-plari, distribuito ad altrettante scuole delleRegioni partner di progetto, ed è stata svi-luppata nel periodo febbraio-aprile 2011. Inoccasione della consegna del materiale, si èprovveduto alla formazione delle insegnanti

in merito al suo utilizzo. Questa fase di spe-rimentazione ha consentito di apportare del-le piccole migliorie al kit didattico.Successivamente, all’interno della regionePiemonte, l’iniziativa è stata estesa alle altrescuole dell’infanzia presenti sul territorio.Ogni Azienda Sanitaria Locale (ASL) ha prov-veduto ad informare dell’iniziativa gli ufficiscolastici provinciali e le scuole dell’infanziapresenti sul proprio territorio, organizzandoinoltre degli incontri di formazione per gliinsegnanti partecipanti. I kit didattici distri-buiti presso le scuole della Regione sono sta-ti complessivamente circa cinquecento du-rante il biennio 2012-2013.Questa iniziativa di promozione della salutesi distingue da altre similari, in quanto ri-volta direttamente ai bambini in età presco-lare (e quindi non ai genitori o ad altre figuredi prevenzione e assistenza). Inoltre, essendorivolta alla rimozione/riduzione dei fattoridi rischio risulta essere un intervento di pre-venzione primaria, sempre da privilegiarequando le condizioni ambientali lo rendonopossibile (3).

Un progetto per la prevenzione degliincidenti domestici in età prescolare:“La valigia di Affy Fiutapericolo”ObiettiviIl progetto si proponeva di aumentare la con-sapevolezza dei bambini sui rischi presentinell’ambito domestico, e sulle possibili con-seguenze di comportamenti scorretti, e fa-vorire la riflessione sulle azioni che loro stes-si potevano compiere per prevenire gli inci-denti domestici. L’iniziativa si prefiggeva dicoinvolgere indirettamente anche le famiglie,tramite i bambini, e di favorire così la con-sapevolezza familiare del rischio infortuni-stico in ambiente domestico. A tal proposi-to, si evidenzia come il sistema di sorveglian-

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Implementazione e valutazione di un progetto per la prevenzione degli incidenti domestici ...

za Progressi delle Aziende Sanitarie per laSalute (PASSI) (4, 5) riporti che più del 90%degli intervistati considera bassa o assente lapossibilità di subire un incidente domestico.

Partecipanti al progettoDopo una prima fase di sperimentazione ef-fettuata durante il 2011, il progetto La vali-gia di Affy Fiutapericolo è stato proposto alleScuole dell’Infanzia presenti sul territoriodell’ASL NO di Novara tramite una letterache illustrava l’iniziativa alle direzioni didat-tiche e all’ufficio scolastico provinciale. Al-l’iniziativa hanno aderito 25 insegnanti, par-tecipando alla giornata di presentazione e alcorso di formazione (2 pomeriggi) effettuatonel mese di novembre 2011. Il materiale èstato successivamente consegnato all’iniziodel febbraio 2012. Sono state in questo modocoinvolte nell’intervento di prevenzione 16scuole materne di Novara e di comuni limi-trofi. Durante l’anno scolastico 2011/2012,il progetto è stato effettivamente realizzatopresso 12 sezioni di Scuola dell’infanzia, perun totale di 274 bambini. L’intervento è sta-to attuato direttamente dalle insegnanti che,grazie alle loro capacità comunicative e rela-zionali, potevano dare ai contenuti la formapiù adatta per essere facilmente compresi daibambini.

Materiale didatticoIl materiale utilizzato per l’intervento di pre-venzione La valigia di Affy Fiutapericolo –promozione della sicurezza in casa per i bambinidai 3 ai 6 anni consiste in una valigetta incui sono presenti: un libro con 8 storie ovesono protagonisti 2 bambini: Luigino di 3anni, Carlotta di 5 anni e il loro cane Affy,capace di fiutare il pericolo e rendere i bam-bini più attenti e consapevoli dei rischi; unpannello provvisto di tasche trasparenti, al-

cuni poster raffiguranti gli ambienti della casa,un mazzo di cartoncini con le illustrazioni deglioggetti presenti nell’ambiente domestico in-corniciati di diversi colori, a seconda del tipodi pericolo rappresentato (servono per ricono-scerli, per classificarli in categorie, per gioca-re a Memory o a Domino), un mazzo di stic-ker adesivi riproducenti i pericoli incorniciaticon i medesimi colori utilizzati nei cartonci-ni, una guida per le insegnati, ove sono ripor-tate le attività didattiche da realizzare, e unopuscolo per i genitori.Il materiale della valigetta è stato condivisodal personale sanitario e docente durante lafase di progettazione dell’intervento ed è sta-to predisposto al fine di realizzare un percor-so articolato in tre momenti:- lo Stimolo: con la narrazione delle fiabe, ar-

ricchibile con momenti di drammatizza-zione guidata dalle insegnanti;

- l’Approfondimento: attraverso giochi realiz-zabili con il pannello colorato provvisto ditasche per l’inserimento dei cartoncini;

- la Consapevolezza: attraverso lo svolgimen-to delle attività didattiche riportate nellaguida per le insegnanti, o attraverso altreattività scelte dalle insegnanti come dise-gni, raccolte fotografiche, etc. stimolatedalle fasi precedenti.

La valutazione del progetto di prevenzionedegli incidenti domesticiAl fine di valutare l’intervento preventivo, siè indagata la comprensione della percezionedel pericolo domestico nei bambini che han-no partecipato al progetto, subito dopo lasua conclusione. In particolare, si è volutaverificare l’efficacia dell’intervento a partiredall’aumento delle conoscenze dei bambinisulla tematica degli incidenti domestici, non-ché valutare il gradimento dell’iniziativa daparte loro.

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Questa ricerca è stata effettuata all’internodi un contesto, come la scuola dell’infanzia,che presenta caratteristiche particolari. Unodegli aspetti relativi all’ambiente di ricercacon oggetto di studio i bambini è che “risul-ta preferibile fare ricerca nei luoghi dove quo-tidianamente vivono i bambini (scuola, fa-miglia, contesti ricreativi e ambienti extra-scolastici) senza apportare modificazioni sen-sibili in questi contesti”(6); inoltre, in que-sto tipo di ricerca, è necessario dedicare moltotempo:“è importante acclimatarsi con i bam-bini, darsi il tempo per familiarizzare conloro così che possano esperire un senso di fi-ducia nel ricercatore”. E’ anche per questimotivi che è stato scelto di utilizzare le scuolecome luogo di ricerca e le insegnanti comecollaboratrici del progetto.In considerazioni delle peculiarità dell’am-biente oggetto dello studio, nonché dell’etàdei soggetti interessati, è stato deciso di uti-lizzare come strumenti di valutazione unquestionario, somministrato alle insegnanti,e un disegno realizzato dai bambini.

Partecipanti alla valutazionePoiché non tutte le sezioni delle Scuole del-l’Infanzia coinvolte nel progetto di preven-zione si sono attenute alle regole indicate perla raccolta dei materiali di ricerca (si vedanoqui sotto i Metodi di rilevazione dei dati), sonostati esclusi i disegni provenienti da tre se-zioni (46 disegni). Il campione finale è risul-tato composto da 175 bambini (93 maschi e82 femmine), di questi i bambini con alme-no un genitore straniero sono stati 33 (12maschi e 11 femmine) (Tabella 1).

Metodi di raccolta datiQuestionariIl questionario per le insegnanti (vedi Alle-gato 1) è stato costruito per raccogliere in-formazioni sulle reazioni e sul grado di com-prensione dei bambini in merito all’esecu-zione del disegno, la necessità di fornire spie-gazioni sulle tematiche affrontate e il gradi-mento dell’iniziativa da parte dei bambini.E’ stato scelto di non assistere personalmen-te al momento di effettuazione del disegno,

Tabella 1 - Sezione partecipanti

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per evitare che un eventuale presenza estra-nea potesse influenzare il comportamento deibambini durante lo svolgimento del compi-to e di utilizzare le insegnati come osserva-tori, sia perché il progetto era stato svilup-pato direttamente da loro sia perché eranosoggetti privilegiati nell’osservazione dei com-portamenti dei bambini nel contesto naturaledella ricerca, ossia la scuola d’infanzia.

DisegniIl disegno è stato scelto per avere un feedbackdel progetto direttamente dai bambini. Inconsiderazione della fascia d’età interessata,risultava infatti estremamente difficoltoso ri-correre ad altri strumenti tipici per valutarele conoscenze acquisite grazie a un interventodi prevenzione come l’intervista, il focus groupo il questionario, mentre il disegno, essendouna delle espressioni più tipiche di questa fa-scia d’età, si prestava con facilità allo scopo.“Ilricorso ai disegni è una buona tecnica di ricer-ca, poiché i bambini possono dare espressioneal loro pensare e al loro sentire senza la pre-senza del ricercatore e quindi con una certaautonomia” (6). Sono molteplici le informa-zioni che possono essere raccolte attraversoquesto strumento: “il disegno è certamentel’espressione più autentica e originale dellapersonalità infantile; è un mezzo di comuni-cazione e, come il linguaggio, è capace di espri-mere, oltre al livello di maturazione, anche iproblemi, i sentimenti, le emozioni ed i con-flitti del bambino”(7). Il disegno viene utiliz-zato anche da alcune tecniche di valutazioneclinica infantile, come specchio di dinamicheemozionali e di un progressivo sviluppo co-gnitivo (8, 9).Al fine di avere un materiale il più possibileomogeneo è stato chiesto alle insegnanti dirispettare le seguenti regole:- i disegni dovevano essere eseguiti e rac-

colti alla fine del mese di maggio;- occorreva leggere tutte le storie, svolgere

almeno un’attività per ogni tipo di peri-colo ed azione che può dar luogo a inci-dente domestico, nonché descrivere tuttigli ambienti presenti nelle abitazioni;

- bisognava verificare che, al momento del-l’effettuazione del disegno, ogni bambinodisponesse di un foglio bianco formato A4e di almeno i 6 colori base;

- bisognava spiegare ai bambini che l’atti-vità proposta riguardava la realizzazionedi un disegno effettuato liberamente inmerito all’esperienza da loro vissuta du-rante lo svolgimento del progetto di Affy;

- bisognava assicurarsi che tutti bambiniavessero compreso quanto richiesto, pri-ma di iniziare l’attività; nel caso in cuiqualcuno non avesse disegnato o avessefatto un disegno fuori tema, bisognava la-sciarlo fare e raccogliere quanto prodottoalla fine dell’attività;

- i disegni dovevano essere raccolti in for-ma anonima, ma classificati con un appo-sito codice alfanumerico contenente le ini-ziali del bambino, l’età, il sesso e l’even-tuale presenza di genitori stranieri (vediAllegato 2).

In occasione del ritiro dei disegni presso lescuole, si è provveduto alla compilazione ocommento del questionario insieme alle in-segnanti, al commento dei disegni realizzati(in alcuni casi le insegnanti avevano riporta-to direttamente sul disegno il suo significa-to, secondo quanto riferito dal bambino).

Metodi di analisi dei datiI disegni sono stati analizzati da due ricerca-tori in cieco, che hanno individuato le prin-cipali tematiche rappresentate in essi, colle-gandole poi all’età del bambino, al sesso ealla eventuale presenza di genitori stranieri.

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Da questa analisi, i ricercatori hanno indivi-duato tre temi fondamentali:a) la presenza delcagnolino Affy, che nel progetto rappresenta-va un personaggio positivo, il quale aiutavail bambino nell’identificazione del pericolo,in modo ludico, creando un’utile associazio-ne tra il personaggio cartoon e il pericoloreale; b) il tipo di incidente rappresentato (trau-mi/cadute, tagli/ferite, folgorazioni, ustioni,annegamento, intossicazioni e soffocamento);c) l’ambiente/spazio rappresentato (cucina, sog-giorno, bagno, scale, camera, giardino). Lafrequenza di questi temi è stata poi conteg-giata (es. quante volte il cagnolino Affy è statodisegnato, quante cadute o ferite ecc. sonorappresentate, quanti disegni raffigurano l’in-cidente in cucina ecc.). Questi elementi sonostati ritenuti indicativi della comprensionedel bambino di: a) presenza di pericolo; b)tipologie di incidenti domestici che si posso-no verificare; c) ambienti in cui certi inci-denti hanno tipicamente luogo. Quando nonè risultato possibile distinguere nessuno de-gli elementi sopracitati il disegno è stato clas-sificato come non riconoscibile.I risultati del questionario somministrato alleinsegnati sono stati elaborati con il program-ma Excel.

RisultatiQuestionariDall’analisi dei dati relativi ai questionariraccolti emerge che:a. in tutte e 9 le sezioni i bambini hanno

espresso un alto gradimento del compitoloro assegnato;

b. in 8 sezioni su 9 quasi tutti i bambinihanno iniziato subito a disegnare, men-tre in una sezione ha iniziato subito a di-segnare poco meno della metà dei pre-senti;

c. in 6 sezioni i bambini hanno espresso un

grado di comprensione pari a del tutto/molto, nelle rimanenti 3 sezioni il gradodi comprensione è stato di abbastanza (piùdella metà dei bambini aveva compreso);

d. in 5 sezioni è stato necessario riprendereparzialmente gli argomenti e/o gli am-bienti trattati. In base alle risposte forni-te, gli argomenti che hanno richiesto unamaggior rievocazione sono state: folgo-razioni, intossicazioni e soffocamento; perquel che riguarda invece gli ambienti, èstato necessario riprendere in particolarela cucina e il giardino.

DisegniSulla base delle regole per l’effettuazione deldisegno (si veda Metodi di raccolta dati) nonsono stati ritenuti adeguati i disegni prove-nienti da Ghevio di Meina (n=19) perchérealizzati durante il mese di marzo, cioè al-l’inizio delle attività e non alla fine. Sono statiscartati anche i disegni delle sezioni 7 e 8della Scuola Negri di Oleggio (n=27), inquanto presso quelle sezioni le attività sonostate svolte in modo parziale.In totale, i disegni utilizzabili sono risultati175. Il 10 % di questi disegni è risultato “nonriconoscibile” (ossia tematica non inerente ilprogetto di prevenzione). Un’analisi più at-tenta consente di osservare come questo fe-nomeno possa essere ricondotto all’età deibambini (13 disegni di bambini di 3 anni e 4disegni di bambini con 4 anni) ed associabilepertanto ad una minore abilità nella realiz-zazione del disegno. Un altro aspetto degnodi nota è l’assenza di raffigurazioni traumati-che o spaventose; pertanto, le scelte meto-dologiche adottate sono considerabili adegua-te all’età dei bambini, che hanno comunquepercepito il pericolo raffigurandolo nel dise-gno, ma senza riportare evidenti elementitraumatici.

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Sono 67 i bambini che hanno raffigurato ilcagnolino Affy (circa il 38 %) distribuiti inmaniera proporzionale tra maschi e femmi-ne (Grafico 4). Nei bambini con almeno ungenitore straniero, Affy risulta rappresentatoin circa il 24% dei disegni, con una predomi-nanza significativa delle bambine nei confron-

ti dei maschi. Non sono state riscontrate dif-ferenze particolarmente significative tramaschi e femmine nella percezione del peri-colo e nemmeno tra bambini con solo geni-tori italiani e bambini con almeno un geni-tore straniero (si veda Grafico 2).

Grafico 4 - Disegni non riconoscibili e presenza di Affy

Grafico 2 - Tipo di lesione rappresentata nei dsegni

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Per quel che riguarda invece il tipo di inciden-te domestico, risultano più rappresentate le ca-dute, gli annegamenti, le ustioni e le lesionida taglio, mentre sono meno rappresentatele folgorazioni, le intossicazioni e il soffoca-mento (si veda il Grafico 2). Trattasi deglistessi temi che hanno necessitato di appro-fondimento da parte dei bambini, come emer-so dai risultati del questionario somministratoalle insegnanti (domanda c). E’ stato riscon-trato che eventi come traumi/cadute, tagli/

Grafico 3 - Disegni non riconoscibili e presenza di Affy

ferite (Disegno 2), intossicazioni e soffoca-mento sono risultate più rappresentate nellafascia d’età dei 5 anni; la folgorazione (Dise-gno 1) è più presente nelle fasce d’età dei 5 e6 anni mentre le ustioni e l’annegamentovengono rappresentate in particolare nei di-segni dei bambini maschi di 4 anni.Per quel che riguarda invece gli ambienti neiquali gli incidenti hanno luogo, risultanomaggiormente rappresentati il giardino, lescale e la cucina (si veda il Grafico 3).

Disegno 1 - Bambino con coltelloDisegno 2 - Bambina in bagno con il phon

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3. Briziarelli, L., Masanotti, G. Igiene del lavoro. Ma-nuale per i tecnici della prevenzione nell’ambientee nei luoghi di lavoro. Torino: Centro Scientifico;2006.

4. Istituto Superiore di Sanità, Rapporto NazionalePASSI, Roma, 2009.

5. Istituto Superiore di Sanità, Rapporto nazionalePASSI, Roma, 2010.

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8. Greenhalgh T. (Ed.), Narrative Based Medicine.Dialogue and discourse in clinical practice, London:BMJ Publishing Group; 1998.

9. Malchiodi, Using Drawing as Intervention withTraumatized Children, TLC’s Journal: Research andInterventions 2001; vol. I, no. 1.

Associando l’ambiente in cui ha luogo l’inci-dente con l’età del bambino che ha fatto ildisegno è stato possibile osservare come:- la cucina, il soggiorno e le scale sono più

rappresentate nella fascia d’età dei 5 anni;- il bagno è più presente nei disegni delle

femmine di 5 anni;- la camera è più rappresentata nei disegni

delle femmine di 4 anni e nei maschi di 5anni;

- il giardino è più rappresentato nei disegnidei bambini di 4 anni.

ConclusioniLo scopo della ricerca era di valutare la rica-duta dell’intervento preventivo in termini diaumento delle conoscenze dei bambini suipericoli domestici (e, indirettamente, di svi-luppo di comportamenti di attenzione ai ri-schi presenti nelle abitazioni), nonché deter-minare il gradimento del progetto da partedei partecipanti. Gli indicatori ottenuti daglistrumenti utilizzati hanno evidenziato un altogradimento dell’iniziativa; difatti, la quasi to-talità (è stato raccolto un solo foglio bianco)ha realizzato il disegno, ricordando con piace-re il compito assegnato. E stato inoltre possi-bile rilevare una certa efficacia dell’interven-to, in quanto i bambini sembrano aver recepi-to i principali messaggi del progetto, rappre-

sentando i vari tipi di incidenti domestici egli ambienti in cui essi hanno luogo, anche adistanza di tempo. La necessità di riprenderealcuni argomenti/ambienti durante l’esecuzio-ne del disegno è stata limitata a pochi aspettie richiesta solamente da una parte di alunni incirca la metà delle sezioni. Si ritiene utile tut-tavia evidenziare come il disegno, pur rappre-sentando un ottimo strumento diretto di va-lutazione della comprensione dei messaggidell’intervento, restituisca un’informazione nonparticolarmente approfondita, che rappresen-ta pertanto un limite di questa ricerca. Unpossibile approfondimento sugli indicatori rac-colti tramite il disegno potrebbe avvenire tra-mite discussioni di gruppo, in presenza delleeducatrici, all’interno della sezione, per cerca-re di arricchire l’informazione raccolta.In ogni caso, la valutazione di interventi diquesto tipo richiede il monitoraggio, nellemedesime aree in cui si è effettuato l’inter-vento, degli incidenti domestici, andando averificare se, rispetto a popolazioni di control-lo, in queste aree si registra una diminuzionedi tali incidenti. Ulteriore ricerca è dunquenecessaria per completare la valutazione diquesto progetto di prevenzione degli inciden-ti domestici in età prescolare e per promuo-vere la salute in questo cruciale ambito d’in-tervento.

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Questionario maestre progetto Affy Gentile insegnante, in riferimento alla realizzazione di disegni riguardanti la tematica degli incidenti domestici, si chiede cortesemente di rispondere al questionario sottostante al fine di valutare il grado di partecipazione dei bambini. Scuola dell’infanzia:……………………………………………………sez: …………………………… indirizzo:……………………………………………….recapito telefonico: ………………………….. numero bambini presenti:………….insegnante: ……………………………………………………

a) Dopo aver spiegato il mandato di fare un disegno, quanti bambini hanno iniziato subito a disegnare senza bisogno di ulteriori incoraggiamenti e/o spiegazioni?

Tutti (o quasi, tranne un paio di eccezioni) □

Abbastanza (la metà o più della metà) □

Pochi (meno della metà) □

Nessuno (o quasi, tranne un paio di eccezioni) □

b) Indicare quanto il gruppo di bambini ha compreso il compito loro richiesto di fare un disegno riguardante gli incidenti domestici

del tutto/molto □ abbastanza □ poco □ per niente □

c) È stato necessario ricordare al gruppo di bambini quanto proposto durante gli incontri realizzati?

SI □ NO □

Se Sì, quale argomento/ambiente è stato necessario riprendere?

argomento:

traumi/cadute: del tutto/molto □ abbastanza □ poco □ per niente □

tagli/ferite: del tutto/molto □ abbastanza □ poco □ per niente □

folgorazioni: del tutto/molto □ abbastanza □ poco □ per niente □

ustioni: del tutto/molto □ abbastanza □ poco □ per niente □

annegamento: del tutto/molto □ abbastanza □ poco □ per niente □

intossicazioni: del tutto/molto □ abbastanza □ poco □ per niente □

soffocamento: del tutto/molto □ abbastanza □ poco □ per niente □

ambiente:

cucina: del tutto/molto □ abbastanza □ poco □ per niente □

soggiorno: del tutto/molto □ abbastanza □ poco □ per niente □

bagno: del tutto/molto □ abbastanza □ poco □ per niente □

scale: del tutto/molto □ abbastanza □ poco □ per niente □

camera: del tutto/molto □ abbastanza □ poco □ per niente □

giardino: del tutto/molto □ abbastanza □ poco □ per niente □

d) Quanto i bambini hanno gradito l’iniziativa?

del tutto/molto □ abbastanza □ poco □ per niente □

Riquadro 1 - Il Questionario per le educatrici

Allegato 1

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Implementazione e valutazione di un progetto per la prevenzione degli incidenti domestici ...

1. lettera maiuscola iniziale nome bambino (se necessario aggiungere lettere minuscole per differenziare);

2. lettera maiuscola iniziale cognome bambino (se necessario aggiungere lettere minuscole per differenziare);

3. numero romano per età bambino 4. lettera I per genitori italiani, lettera X quando è presente almeno un genitore non italiano; 5. quindi indicare la sezione/classe (prima, rossa sez.1) e nome scuola in minuscolo; 6. lettera maiuscola per indicare il genere del bambino.

es. Mauro Rossi, 5 anni, genitori italiani, sez rossa scuola infanzia Trecate -MR5IsezrossaTrecateM; se vi era anche un Michele Rossi, genitori italiani, sez rossa scuola infanzia Trecate potevano diventare: -MaR5IsezrossaTrecateM (Mauro Rossi);-MiR5IsezrossaTrecateM (Michele Rossi).

Riquadro 2 - Schema di codifica dei disegni

Allegato 2

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Salute e invecchiamento attivo in Italia e nel Lazio secondoil sistema di sorveglianza “Passi d’Argento”Health and active ageing in Italy and Lazio Region: the surveillance system“Passi d’Argento”

Lilia Biscaglia, Benedetta Contoli, Alberto Perra, Maria Alessandra Brandimarte,Silvia Iacovacci, Maria Chiara Antoniotti, Amedeo Baldi, Elvira Bianco, GiulianoCarrozzi, Luciana Chiti, Marco Cristofori, Amalia De Luca, Teresa Di Fiandra, LuanaPenna, Rita Ferrelli, Stefania Salmaso e i coordinatori locali della Regione Lazio(*)

Lilia BiscagliaAgenzia di Sanità Pubblica del LazioBenedetta Contoli, Alberto Perra, Luana Penna, Rita Ferrelli, Stefania SalmasoISS-CNESPS, RomaMaria Alessandra BrandimarteASL Roma ESilvia IacovacciASL LatinaMaria Chiara AntoniottiASL NovaraAmedeo BaldiASL1 Massa e CarraraElvira BiancoASL AvellinoGiuliano CarrozziAUSL ModenaLuciana ChitiASL 3 Toscana

* Giudiceandrea B. (ASL Roma A), Di Fabio M. (ASL Roma B), Trinito M.O. (ASL Roma C), Trivellini R.(ASL Roma D), Casagni L. (ASL Roma F), Coia M. (ASL Roma G), Falera A. (ASL Roma H), Trovato F.(ASL Viterbo), Micali O. (ASL Viterbo), Fovi G. (ASL Rieti), Bucca C. (ASL Frosinone)

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Salute e invecchiamento attivo in Italia e nel Lazio secondo il sistema di sorveglianza ...

Parole chiave: sorveglianza di popolazione, invecchiamento attivo, salute pubblica

RIASSUNTOObiettivi: obiettivo del sistema di sorveglianza sulla popolazione con 65 anni e più, denominato “PASSId’Argento”, è quello di fornire informazioni precise e tempestive, confrontabili nel tempo e fra diverseASL/Regioni, sull’evoluzione dei fattori determinanti di salute e di invecchiamento attivo.Metodologia: l’approccio è quello della sorveglianza di popolazione con indagini ripetute su campionirappresentativi della popolazione in studio, costituita da soggetti con 65 anni e più, non ospitati in RSAal momento della rilevazione. In ogni Regione è stato estratto un campione rappresentativo mediantecampionamento casuale semplice, stratificato per classi di età e genere, o mediante campionamento acluster. La rappresentatività è stata sempre garantita a livello regionale, in alcuni casi anche a livello di ASL.Per la raccolta dei dati è stato utilizzato un questionario standardizzato, somministrato con intervistatelefonica o faccia a faccia, da operatori delle regioni appositamente formati. L’analisi è stata condotta sudati pesati del pool nazionale utilizzando il software Epiinfo ver 3.5.3.Risultati: dopo due indagini sperimentali condotte in 16 Regioni italiane, il sistema di sorveglianza “Passid’Argento” è stato incluso nel Piano Nazionale di Prevenzione 2010-2013 ed è stato implementato in 19tra Regioni e Province autonome. L’indagine 2012-2013 ha permesso di raccogliere informazioni su uncampione di 24.131 persone con 65 anni e più. Nel Lazio sono state raccolte informazioni su un campio-ne rappresentativo di 2011 persone con 65 anni e più. Il tasso complessivo di risposta nel Lazio è stato del86,6% (88,5% a livello nazionale), il tasso di rifiuto è stato del 9,4% (9,6% a livello nazionale).

Keywords: population surveillance, active ageing, public health practice

S U M M A RYObjects: the Surveillance System on Population over 64 years (PASSI d’Argento - Silvery Steps) aims toprovide reliable, accurate and comparable information on health determinants and factors related to activeageing.Methods: surveillance is done on a sample of home resident population over 64 years, stratified by sex andage classes, randomly selected from Local Health Units’ list of resident. For the collection of data a standardisedquestionnaire has been developed. Phone or face-to-face interviews have been administered by trainedsocial and health professionals involved in the surveillance. Uni- and multivariate analysis of data collectedwas performed using Epi-Info ver 3.5.3.Results: after 2-year experimentation in 16 Regions, under technical and scientific coordination of theNational Institute of Health, the Surveillance System on Population over 64 years has been included intothe National Prevention Plan (2010–2013). The 2012-2013 survey was conducted in 19 Italian Regionand information on a sample of 24.131 people aged 64 years and more were collected. In Lazio Region,information on a representative sample of 2011 people aged 64 years and more were collected. In Lazioresponse rate was 86,6% (88,5% at national level), refusal rate was 9,4% (9,6% at national level).

Marco CristoforiASL 2 TerniAmalia De LucaAzienda Sanitaria Provinciale CosenzaTeresa Di FiandraMinistero della Salute

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

435Lilia Biscaglia, Benedetta Contoli, Alberto Perra et al. ...

IntroduzioneIl 2012 è stato proclamato “Anno europeodell’invecchiamento attivo e della solidarie-tà tra generazioni” (1). Obiettivo dell’inizia-tiva promossa dall’Unione Europea, era quellodi diffondere la cultura dell’invecchiamentoattivo in Europa, attraverso la creazione diun vero e proprio “patto di solidarietà tragenerazioni”. A questo scopo, nel dicembre2012, il Consiglio d’Europa ha diffuso i “Prin-cipi guida per l’invecchiamento attivo e lasolidarietà tra generazioni” (1). Si tratta diindicazioni operative per gli Stati Membri ei vari portatori di interesse finalizzate a pro-muovere l’invecchiamento attivo nelle trearee: Lavoro, Partecipazione sociale e Vitaindipendente.Per permettere di valutare le politiche e gliinterventi di promozione dell’invecchiamentoattivo, sono necessari strumenti di monito-raggio e di valutazione adeguati. In Italia,molte delle politiche e degli interventi so-cio-assistenziali e socio-sanitari a favore del-le persone con 65 anni e più, fanno capo alledifferenti Regioni. A fronte di una realtà re-gionale estremamente eterogenea (2), nelnostro Paese si registra una generale man-canza d’informazioni sistematiche e dettaglia-te sui bisogni della popolazione con 65 annie più, che permetta di razionalizzare le risor-se disponibili, contrastando l’ampliarsi delledisuguaglianze sanitarie e sociali all’internodi questa fascia di popolazione. Per risponde-re a queste esigenze, il Centro nazionale perla prevenzione e il Controllo delle Malattie(CCM) ha sostenuto, negli anni 2008-2010,la sperimentazione in 16 Regioni italiane, diun sistema di sorveglianza sulla popolazionecon 65 anni e più denominato “PASSI d’Ar-gento” (3). Il sistema “PASSI d’Argento”,permette la raccolta e l’utilizzazione di indi-catori utili per: a) descrivere la condizione e

i determinanti di salute della popolazione con65 anni e più; b) monitorare gli interventimessi in atto e suggerire azioni efficaci e stra-tegie d’intervento; c) valutare le politiche diinvecchiamento attivo.Dopo due indagini sperimentali (4,5) – chehanno permesso di raccogliere in 16 Regioniitaliane, informazioni su un campione di ol-tre 8.000 persone con 65 anni e più – nel2011 il CCM, in collaborazione con il Cen-tro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglian-za e Promozione della Salute (CNESPS) del-l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), ha pro-mosso la messa a regime di tale sistema disorveglianza. E’ stata, quindi, avviata l’inda-gine 2012-2013 che ha visto la partecipazio-ne di 19 tra Regioni e province autonome ela raccolta di informazioni su un campionedi 24.131 persone con 65 anni e più. NellaRegione Lazio sono state raccolte informa-zioni su un campione di 2.011 soggetti, per-mettendo di descrivere le condizioni di salu-te e di invecchiamento attivo a livello regio-nale. Obiettivo di questo contributo è quellodi descrivere il sistema di sorveglianza PAS-SI d’Argento, fornendo informazioni su al-cuni indicatori utili a valutare politiche e in-terventi di promozione della salute e dell’in-vecchiamento attivo nella Regione Lazio.

Metodi e strumentiL’approccio adottato in PASSI d’Argento èquello della sorveglianza epidemiologica dipopolazione. La popolazione in studio è co-stituita dalle persone con 65 anni e più, nonospitate in Residenze Sanitarie Assistenziali(RSA) al momento della rilevazione. Utiliz-zando le liste dell’anagrafe sanitaria, in ogniregione partecipante è stato estratto un cam-pione rappresentativo mediante campiona-mento casuale semplice, stratificato per classidi età e genere, o mediante campionamento

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a cluster. La rappresentatività è sempre ga-rantita a livello regionale, in alcuni casi an-che a livello aziendale.La raccolta dei dati è realizzata mediante unquestionario standardizzato messo a puntodall’ISS, e somministrato attraverso intervi-sta telefonica o faccia a faccia, da operatoridei servizi socio-sanitari opportunamenteformati. In alcuni casi, come previsto dal pro-tocollo dell’indagine, le interviste sono staterealizzate grazie ad un familiare o persona difiducia che ha sostenuto e aiutato la personadurante l’intervista. La metodologia utiliz-zata nella sorveglianza PASSI d’Argento èstata già descritta altrove in maniera detta-gliata (6).Nell’indagine 2012-2013, nella regione La-zio è stato realizzato un campionamento ca-suale semplice stratificato per classi di età egenere. E’ stata garantita la rappresentativi-tà a livello regionale e a livello aziendale per3 ASL collocate rispettivamente sul territo-rio di Roma capitale, nella Provincia di Romae in una delle altre province laziali (Latina).

RisultatiDi seguito sono presentati alcuni risultatidell’indagine PASSI d’Argento 2012-2013nella Regione Lazio. Nel periodo compresotra marzo e dicembre 2012, sono state rac-colte informazioni su un campione di 2011persone con 65 anni e più residenti nelle 12ASL del Lazio. Il tasso complessivo di rispo-sta nel Lazio è stato del 86,6% (88,5% a li-vello nazionale), il tasso di rifiuto è stato del9,4% (9,6% a livello nazionale).Le tabelle 1 e 2 mostrano alcuni indicatorirelativi a: 1) fattori di rischio e alle condizio-ni di salute delle persone con 65 anni; 2) par-tecipazione, sicurezza e proprietà della casatra le persone con 65 anni e più.La stratificazione per genere, classe di età,

livello di istruzione e difficoltà economichepercepite permette di individuare sottogruppidi popolazione a maggior rischio rispetto aidiversi fenomeni presi in considerazione.La figura 1 mostra, attraverso una “spinechart” (7), alcuni indicatori relativi ai fattoridi rischio comportamentali e alle condizionidi salute delle persone con 65 anni e più. Perogni indicatore è riportato il valore rilevatonel Lazio e il valore della media del pool na-zionale (la linea centrale verticale) con l’in-dicazione di valori del 25° e del 75° percenti-le e del valore minimo e massimo (ai limitidella banda grigia) riscontrati fra le 115 azien-de sanitarie che nel 2012-2013 hanno parte-cipato alla rilevazione dei dati. Il confrontodei dati del Lazio con i dati di pool è rappre-sentato con i pallini di 3 diversi colori (bian-co, nero e grigio) a seconda che il valore siasignificativamente migliore, peggiore o nonstatisticamente differente rispetto al valoremedio del pool nazionale. La significativitàdella differenza si evince dal confronto fra gliintervalli di confidenza (indicati) del valoremedio del pool nazionale e quelli del valoreregionale. Se non vi è sovrapposizione di va-lori, la differenza (in meglio o in peggio chesia) è statisticamente significativa, mentrein caso di sovrapposizione non lo è.Come evidenziato in figura 1, rispetto ai datidi pool, nel Lazio si rilevano valori significa-tivamente superiori di soggetti fumatori e dipersone che assumono un basso quantitativodi frutta e verdura. Al contrario, rispetto alproblemi di masticazione e di udito, a livel-lo regionale si riscontrano valori significati-vamente più bassi. I dati complessivi forni-scono tuttavia delle indicazioni di massima,che richiedono ulteriori analisi per individuarei sottogruppi di popolazione con 65 anni epiù che risultano più svantaggiati rispetto aiproblemi presi in considerazione. Va sottoli-

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Fonte dei dati: Indagine PASSI d’Argento. Anno 2012-2013

Figura 1 - Spine chart su fattori di rischio e condizioni di salute nelle persone con 65 anni e più nel Lazio e nelle115 ASL partecipanti all’indagine 2012-2013

INDICATORE

Inf. Sup

Sovrappeso obesi 65-74 anni 60,1 62,1 61,1 63,0 48,8 60,2 62,1 66,8 72,2

< di 3 porzioni di frutta o verdura 49,2 45,2 44,6 45,9 15,7 39,4 45,2 55,6 74,2

Fumatori 11,9 9,2 8,9 9,6 1,0 6,6 9,2 11,2 18,1

Consumo di Alcol a rischio 18,1 18,7 18,6 19,4 5,6 13,9 18,7 25,3 37,7

Problemi di vista 12,9 14,2 13,7 14,6 1,6 9,6 14,2 20,7 30,9

Problemi di masticazione 12,2 15,4 14,9 15,8 2,19 10,9 15,4 20,7 41,7

Problemi udito 14,8 17,5 17,1 18,0 3,7 11,6 17,5 21,0 34,8

Caduti negli ultimi 30 gg 11,1 11,1 10,4 11,2 5,4 8,2 11,1 13,1 25,0

Lazio

valore minimo

Percentile 25°

Media del pool

Percentile 75°

valore massimo

Media del pool

direzione migliore

ic 95%

Valore significativamente migliore della media del pool nazionaleLEGENDA

Valore significativamente peggiore della media del pool nazionaleValore bassi=migliore indicatore

Valore non significativamente differente della media del pool nazionale Valore alti=peggior indicatore

Con la “spine chart” come questa si rappresentano in un’unica immagine diversi indicatori. Per ogni indicatore viene riportato il valore della media del poolnazionale (con la linea centrale verticale), i valori del 25° e del 75° percentile (ai limiti della banda grigio scuro), il valore minimo e massimo (ai limiti dellabanda grigio chiaro) riscontrati fra le 115 aziende sanitarie che nel 2012-2013 hanno partecipato alla rilevazione dei dati. Il valore dell’indicatore per l’ASLo la regione cui si riferisce il rapporto viene indicato con un pallino di 3 diversi colori: GRIGIO, NERO o BIANCO a seconda che il valore sia significativamentemigliore, peggiore o NON significativamente differente rispetto al valore medio del pool nazionale. La significatività della differenza si evince dal confrontofra gli intervalli di confidenza (indicati) del valore medio del pool nazionale e quelli del valore locale (regionale o aziendale). Se non vi è sovrapposizione di valori,la differenza (in meglio o in peggio che sia) è statisticamente significativa, mentre in caso di sovrapposizione non lo è. Attenzione: non basta, per una certaregione o azienda, avere un pallino grigio per escludere che l’aspetto indicato NON sia un problema di salute pubblica.

neato inoltre che, non è sufficiente, per laregione avere un pallino verde per escludereche l’aspetto indicato non sia un problema disalute pubblica.

ConclusioniCon l’invecchiamento della popolazione, leinformazioni relative alle condizioni di salu-te e di invecchiamento attivo delle personecon 65 anni e più, e all’offerta di servizi einterventi socio-sanitari diventano semprepiù importanti (8). I dati del sistema di sor-veglianza PASSI d’Argento forniscono unquadro dettagliato dello stato di salute e delpotenziale disponibile derivante dalla messain atto di adeguati interventi di promozionedell’invecchiamento sano e attivo. Le infor-mazioni prodotte rendono possibile confrontifra diverse realtà locali e, nel tempo, all’in-terno della stessa area. In questo modo lasorveglianza permette di indirizzare, moni-torare e valutare il sistema integrato di in-

terventi socio-assistenziali e socio-sanitari afavore della popolazione con 65 anni e più.Nel Lazio il sistema PASSI d’Argento è sta-to inserito all’interno del Piano Regionale del-la Prevenzione 2010-2013. La sorveglianzadi popolazione mette a disposizione dati diqualità, legati al fatto che le informazionisono raccolte sulla popolazione generale e nonsugli utenti di singoli servizi o su un gruppodi popolazione particolare o selezionato perun problema specifico (9).L’utilizzazione dei dati di sorveglianza diven-ta essenziale per i livelli operativi laddove siprogrammano e si realizzano gli interventi afavore della popolazione con 65 anni e più,per esempio le ASL, i distretti o i grandi co-muni. Nel Lazio, la disponibilità di informa-zioni rappresentative a regionale e a livellodi 3 ASL collocate in territori geograficimolto diversi (territorio di Roma capitale,nella Provincia di Roma e in una delle altreprovince laziali) permette di fornire un qua-

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Tabella 2 - Partecipazione, sicurezza e proprietà della casa tra le persone con 65 anni e più per genere, classi dietà, Livello di istruzione e difficoltà economiche percepite d oltre. Lazio, anno 2012

Fonte dei dati: Indagine PASSI d’Argento. Anno 2012-2013

Tabella 1 - Fattori di rischio e condizioni di salute delle persone con 65 anni e più per genere, classi di età, livellodi istruzione e difficoltà economiche percepite. Lazio, anno 2012

Fonte dei dati: Indagine PASSI d’Argento. Anno 2012-2013

% Uomini Donne 65-74 anni 75 anni e più

bassa alta nessuna qualche difficoltà

molte

Partecipazione ed essere risorsaAiuto a persone conviventi 15,5 13,6 - 17,4 13,4 17,0 15,7 15,3 17,3 14,1 15,6 17,7 20,5

Aiuto a persone non conviventi 12,4 10,8 - 14,0 10,7 13,7 18,9 5,6 10,3 14,7 15,5 13,9 10,2

Partecipazione ad attività di volontariato 4,6 3,54 - 5,7 3,3 5,6 6,0 3,2 2,2 6,9 7,5 4,2 3,6

Partecipazione ad attività sociali 26,3 24 - 28,6 29,3 24,0 32,2 20,1 20,8 31,5 38,8 24,8 19,5Lavoro pagato 5,1 3,95 - 6,2 6,9 3,8 7,6 2,4 3,8 6,2 7,3 4,2 5,8

Partecipazione corsi di cultura/formazione 4,5 3,37 - 5,5 3,8 5,0 6,6 2,2 1,2 7,7 8,2 3,9 1,6Sicurezza -

Quartiere poco o per niente sicuro 18,9 16,7 - 21,0 17,8 19,6 17,0 21,3 20,7 17,4 12,2 20,2 31,2Presenza problemi nell'abitazione° 76,3 74,1 - 78,5 73,9 78,1 76,0 76,6 80,8 72,3 63,2 84,5 87,8

90,0 88,5 - 91,6 90,7 89,6 90,2 89,9 88,2 91,8 95,5 89,0 81,7§ Istruzione bassa: nessuna, licenza elementare; istruzione alta: scuola media, superiore, laurea.abitazione fredda o in cattive condizioni° Almeno uno tra i seguenti problemi: spese troppo alte, abitazione distante dai familiari, irregolare erogazione dell'acqua, °°propria o del coniuge, comodato o usufrutto

IC 95%

Livello di Istruzione§ Difficoltà economiche percepiteIndicatore

Proprietà della casa°

Genere Classi di etàValore rilevato su tutto il campione

% Uomini Donne 65-74 anni 75 anni e più

bassa alta nessuna qualche difficoltà

molte

Percezione dello stato di salutemolto bene/bene 30,7 28,2 - 33,2 39,2 24,7 36,9 22,9 20,0 40,5 40,4 29,0 15,1

discretamente 51,6 48,8 - 54,4 49,7 52,9 50,7 52,7 54,9 48,3 50,9 53,9 48,1

male/molto male 17,7 15,7 - 19,7 11,0 22,5 12,4 24,4 25,1 11,2 8,7 17,1 36,9

molto/abbastanza 72,2 69,8 - 74,6 77,9 68,1 79,1 63,3 62,9 80,4 85,7 72,9 41,4

poco/per nulla 27,8 25,4 - 30,2 22,1 31,9 20,9 36,7 37,1 19,6 14,3 27,1 58,6Fattori di rischio comportamentali

Sovrappeso/obesi 65-74 anni 60,1 56,4 - 63,8 66,8 54,4 60,1 - 64,4 57,6 56,7 65,4 51,2< di 3 porzioni di frutta o verdura 49,2 46,6 - 51,8 52,7 46,7 45,3 53,3 57,3 41,1 41,7 47,1 60,6

Fumatori 11,9 10,2 - 13,6 14,5 10,1 16,8 6,7 9,1 14,6 13,0 11,7 13,2

Consumo di Alcol a rischio 18,1 16,2 - 20,0 30,3 9,2 22,9 13,1 15,0 21,4 21,7 20,3 14,0Fattori fisici e sensoriali

Problemi di vista 12,9 11,1 - 14,6 10,1 14,8 6,7 19,3 15,8 9,7 6,2 6,9 20,2Problemi di masticazione 12,2 10,6 - 13,9 9,9 13,9 8,9 15,7 17,0 7,4 3,4 8,6 22,0

Problemi udito 14,8 13,0 - 16,6 14,2 15,2 9,5 20,3 20,2 9,4 8,0 9,6 14,5Salute mentale

Con sintomi di depressione 23,8 21,4 - 26,3 16,1 29,4 20,4 28,2 27,9 20,2 15,9 21,5 45,8Malattia cronica non trasmissibile

Con ipertensione 60,1 57,5 - 62,7 9,3 12,4 8,7 13,6 13,1 9,1 8,8 9,8 16,8Con 3 o più malattie croniche 13,3 11,3 - 14,7 12,2 13,5 7,2 19,0 16,6 9,7 7,1 9,2 17,4

CaduteCadute negli ultimi 30 gg 11,1 9,4 - 12,7 9,3 12,4 8,7 13,6 13,1 9,1 8,8 9,8 16,8

Paura di cadere 47,4 44,9 - 49,9 32,5 58,1 37,6 57,6 55,1 39,6 34,3 47,8 63,2Inabilità in 1 o più IADL* 40,5 38,1 - 42,8 34,3 45,0 22,4 59,4 52,9 27,8 24,0 33,7 50,5Disabilità per 1 o più ADL** 14,2 12,5 - 16,0 13,4 14,8 5,6 23,2 18,3 9,5 4,2 6,8 17,9§ Istruzione bassa: nessuna, elementare; Istruzione alta: scuola media, superiore, laurea.* IADL: Instrumental Activities of Daily Living; ** ADL: Activities of Daily Living

IC 95%

Indicatore Genere Classi di età Livello di Istruzione§ Difficoltà economiche percepite

Valore rilevato su tutto il campione

Soddisfazione per la vita che conduce

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439Lilia Biscaglia, Benedetta Contoli, Alberto Perra et al. ...

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3. Biscaglia L, Baldi A, Carrozzi G, Cristofori M, PerraA & il gruppo PASSI d’Argento. La sperimentazionedi un sistema di sorveglianza della salute delle per-sone con 65 e più anni. Notiziario dell’Istituto Su-periore di Sanità - Inserto BEN 2009; 22(7-8): i-iii.Consultato il 29 ottobre 2013, disponibile all’indi-rizzo: http://www.epicentro.iss.it/ben/2009/luglio/1.asp

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5. De Luca A, Perra A, Contoli B, Cristofori M, BaldiA, Carrozzi G, Biscaglia L, Chiti L, Antoniotti MC,Mortello D & Dittami A. Passi d’Argento: dallasperimentazione alla messa a regime. L’approcciodi valutazione. Notiziario dell’Istituto Superiore diSanità - Inserto BEN 20133; 24(5):i-iii. Consultatoil 18 agosto 2012, disponibile all’indirizzo: http://www.epicentro.iss.it/ben/2011/maggio/1.asp

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9. Thacker SB & Stroup DF. Public HealthSurveillance. In: Applied Epidemiology: Theory toPractice (Eds. R. C. Brownson and D. B. Petitti)1998: 105-135. Oxford University Press: NewYork.

dro completo delle condizioni di salute e diinvecchiamento attivo della popolazione dellaregione, tenendo conto dei diversi contestigeografici e delle diverse condizioni socio-economiche che li caratterizzano.Tutto il sistema di sorveglianza è reso soste-nibile e utilizza le risorse dei servizi socio-sanitari, in maniera tale che gli operatori chein essi agiscono possano beneficare della sor-veglianza come un opportunità per un per-corso formativo e auto formativo che, in ul-

tima analisi, “capacita” l’intero sistema. An-che nel Lazio, la realizzazione dell’indagineha favorito la creazione e il consolidamentodi un network di oltre 100 operatori adegua-tamente formati per realizzare le attività disorveglianza e di comunicazione. In questomodo, il sistema PASSI d’Argento ha favo-rito la promozione di competenze e qualitàprofessionale all’interno dei servizi socio-sa-nitari coinvolti nelle 12 ASL del Lazio.

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Sistema Salute, 57, 4, 2013: pp. 440-450

Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

Attività motoria nella prevenzione primaria, secondaria eterziaria del disagio giovanilePhisical activity in primary, secondary and tertiary prevention of youproblems

Claudia Frangella, Serena Fabri, Sergio Fazioli, Vincenzo Romano Spica

Claudia FrangellaDottore di ricerca in attività motoria e salute: aspetti biomedici e metodologici, Università degliStudi di Roma “Foro Italico”

Serena FabriLaureato magistrale in scienze delle attività motorie preventive e adattate, Università degli Studi diRoma “Foro Italico”

Sergio FazioliSpecialista in Igiene e Medicina Preventiva, Cultore della Materia, Università degli Studi di Roma“Foro Italico”

Vincenzo Romano SpicaProfessore Ordinario di Igiene, Università degli Studi di Roma “Foro Italico”

Parole chiave: disagio giovanile, attività motoria, responsabilità sociale e personale, attività fisica e salute,prevenzione del disagio giovanile, educazione alla legalità

Obiettivi: approfondire il tema della morbosità evitabile connessa al disagio giovanile con particolare riguar-do al ruolo preventivo delle attività motorie, al fine di considerare interventi pilota di promozione dellasalute nelle diverse dimensioni psicologiche, fisiche, sociali e spirituali. Modello applicativo ed esperienza diun intervento pilota integrato nel contesto di una struttura casa-famiglia.Metodologia: stato dell’arte e selezione studi presenti in letteratura, definizione di progetti pilota adattati adiverse realtà tra cui: città dei ragazzi, carceri, casa famiglia. Sono stati inclusi un diario di bordo, unquestionario, programmi di attività motoria personalizzati.Risultati: l’attività motoria preventiva e adattata può svolgere un ruolo non solo nella prevenzione dimalattie multifattoriali, ma anche nel contesto sociale nel disagio giovanile, anche attraverso l’educazione

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

441Claudia Frangella, Serena Fabri, Sergio Fazioli, Vincenzo Romano Spica

IntroduzioneI giovani in età preadolescenziale e adole-scenziale possono presentare problematicheconnesse al disagio giovanile, che si mani-festa generalmente come con profondo ma-lessere, diffuso, con apatia, conflittualità,scarse relazioni sociali, insoddisfazione, scar-so impegno nelle attività scolastiche, man-cato senso di appartenenza ad un’area diaggregazione, accenno di disturbi alimen-tari e fenomeni di bullismo (1). Le implica-zioni di tale fenomeno assumono significa-to epidemiologico rilevante sia in terminidi patologie correlate, che di morbosità emortalità evitabile (1). I fattori di rischioprincipali sono associati a vulnerabilità in-dividuale, difficoltà familiari, fragilità del

alla legalità, la riabilitazione ed il reinserimento nella comunità. Si riporta un modello di impostazione peril coinvolgimento sistematico in attività sportive e ludico-ricreative di giovani in una casa famiglia. Laletteratura e l’insieme delle osservazioni sostiene il ruolo delle AMPA anche nel superamentodell’emarginazione e del disagio, fondamentalmente attraverso dinamiche di gruppo. Elementi essenziali:stimoli sotto la guida di un adulto, rispetto di regole e compagni, raggiungimento di obiettivi comuni,incremento del senso di autoefficacia e autostima in una cornice più ampia di educazione alla corporeità edalla legalità.

Key words: youth, physical activity, personal and social responsibility, physical activity and mental health,prevention

S U M M A RYObjective: to analyze the theme of preventable morbidity related to youth problems with particular regard tothe preventive role of physical activities, in order to implement a pilot study of health promotion atpsychological, physical, social and spiritual level. Application of the integrated pilot study in a younghouse family context.Methods: state-of-the-art literature review, definition of a pilot study adapted to different situations includingprisons and young house families. Daily diary, questionnaire and individualized physical activity programshave been included in the project.Results: preventive and adapted physical activity can play a role not only in the reduction of non-communicablediseases, but also in the elimination of youth social problems, also through the diffusion of the principle oflegality, the rehabilitation and reintegration into the community. Results confirmed that preventive andadapted physical activities play a role also in reducing marginalization processes, mainly through groupdynamics. Essential elements: incentives under the guide of an adult person, rules and playmates respect,common goals achievement, increase of the sense of forcefulness and self-confidence in a wider context ofeducation about corporeity and legality.

contesto sociale nel quale il giovane vive,abuso di alcool, fumo e droghe. I fattori diprotezione, sono connessi con le competen-ze individuali, cognitive, affettive e relazio-nali, la coesione familiare associata a buonacomunicazione e socialità, la presenza diadulti significativi, possibilità di creare con-dizioni per affrontare una vita adulta (2).Diventa quindi necessario sensibilizzaresempre più gli adolescenti su tematiche ri-guardanti un corretto stile di vita al fine difar acquisire loro una maggiore consapevo-lezza promuovendo comportamenti saluta-ri e positivi. In questo contesto si collocanole attività motorie preventive e adattate(AMPA), considerate come un valido stru-mento educativo sotto il profilo fisico, psi-

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chico e sociale (3, 4) L’attività motoria comefattore di protezione per la salute, consentedi acquisire uno stile di vita attivo in con-trasto con la sedentarietà che ormai carat-terizza il tempo libero degli adolescenti, esi presenta come uno strumento efficace siaper veicolare interventi di alfabetizzazionealla salute, sia per incidere sui meccanismimetabolici coinvolti nei processi patogene-tici di malattie multifattoriali (Figura 1).

La conseguente riduzione dell’incidenza dellepatologie e delle sequele ad esse correlatepone l’AMPA in un ottica di prevenzione,sia essa primaria, secondaria e terziaria (4).Il ruolo dell’attività motoria si esplica an-che nella crescita integrale dell’individuo.Il coinvolgimento globale del soggetto puòrappresentare per gli adolescenti una validaoccasione per scoprire se stessi, le propriepotenzialità e i propri limiti, e ciò che sono

Figura 1 - La Margherita di Lalonde modificata da: Lemma P. La salute nell’era della globalizzazione, Unicopli,2005.

in grado di fare per raggiungere un obietti-vo, senza sottovalutare l’importanza del-l’aspetto sociale/relazionale e culturale in cuiil soggetto è inserito. Non meno importanteè il rispetto delle regole, favorito dalla pra-tica delle attività motorie, fondamentalesoprattutto per gli adolescenti che vivonosituazioni di disagio. L’attività motoria di-venta un momento di crescita consentendodi “saggiare” come il portare a termineun’attività richieda impegno, costanza, fa-tica, valori. Occorre partire da questo pa-rallelismo tra le competenze e i valori incampo motorio e le competenze e valorisociali nella vita, per educare alla legalitàattraverso lo sport. Gli adolescenti vivono

in una società piena di malesseri e disagiove spesso si comunica attraverso aggressi-vità e sottomissione. Il disagio è una perce-zione soggettiva di malessere, che si mani-festa nelle difficoltà della famiglia, nella vitadi relazione, nella scuola, durante la costru-zione della propria identità personale. Perevitare il disagio l’adolescente deve adat-tarsi nel suo bisogno di richieste ad un com-promesso psicologico interno. Se questo nonaccade, a causa di una fragile strutturazionedell’identità, il disagio genera la devianzaproducendo comportamenti anticonformi-sti o condotte antisociali con ribellioni. Intal caso il giovane aderisce a qualsiasi ruolosocialmente definito anche se patologico (pe-

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ricolosità sociale, bullismo). I Genitori, gliEducatori, gli Insegnanti devono cogliere ildisagio comunicativo iniziale e devono aiu-tare il giovane a superare questo periodo dicrisi, evitando i fattori di rischio. La pro-mozione della salute, attraverso la Preven-zione, è il primo intervento che sviluppaattitudini, comportamenti e stili di vita fun-zionali. Ogni individuo raggiunge il propriobenessere psicologico secondo una sua in-terpretazione personale in base alle propriecondizioni ed alla sua interazione con l’am-biente. Indicatori di benessere psicologicosono l’autostima, l’autoefficienza, l’autocon-trollo, l’autonomia, la crescita personale, loscopo di vita, le relazioni positive interper-sonali, l’abilità cognitiva. Gli adolescentiche vivono nel disagio non hanno quelleabilità cognitive che permettano loro unidoneo utilizzo delle cognizioni acquisite ne-cessarie per l’inserimento nella società.Quindi la prevenzione del disagio giovanilesi esplica con un controllo dei giovani nelleistituzioni, quali la Famiglia, la Scuola e lestrutture socio-sanitarie. L’adolescente devesviluppare positivamente le proprie poten-zialità e deve essere seguito nei vari aspettidel comportamento, nei fattori di protezionee di rischio. L’educazione alla legalità im-plica anche una educazione ai legami, allerelazioni, al rispetto per le regole e per leregole, al fine di insegnare ai giovani ad es-sere capaci di legarsi agli altri per costruireinsieme qualcosa di significativo. Il deside-rio di fare gruppo e stare insieme, nello sportcome nel contesto sociale, di relazionarsied interagire reciprocamente, rappresenta-no punti di forza importanti sui quali gliadulti possono far leva per far comprendereil senso e il valore della legalità.Questo, infatti, si apprende attraverso i vis-suti, privilegiando “la via del fare” per giun-

gere alla solidarietà, valorizzando l’unicitàdei singoli in un “gioco di squadra”. In que-sta prospettiva assume rilevanza lo sport,come metafora del vivere in comunità: sta-re alle regole, essere leali sono stimoli co-stanti proposti dall’attività sportiva; cosìcome la possibilità che essa offre al sogget-to di maturare il senso del limite e incorag-giare la collaborazione tra i compagni disquadra per raggiungere un obiettivo con-diviso, rinforzando in tal modo la stima el’appartenenza al gruppo, verso un obietti-vo comune, dove gli avversari non sononemici, ma “compagni di gioco”. L’attivitàmotoria dunque si rivela uno strumentoeducativo anche per sperimentare il confron-to con l’altro, il rispetto delle regole, dive-nendo preziosa opportunità per prevenire eimparare a gestire i conflitti e promuovereatteggiamenti di giustizia e lealtà (5). Par-tendo da tali considerazioni è stato svilup-pato un progetto all’interno di una casa-fa-miglia sita a Roma, ospitante ragazzi pro-venienti da situazioni di disagio sociale e didiversa nazionalità con l’obiettivo di pro-muovere l’acquisizione del Sé individuale esociale (Figura 2 vedi pagina seguente).

ObiettiviApprofondire il tema della morbosità evi-tabile connessa al disagio giovanile con par-ticolare riguardo al ruolo preventivo delleattività motorie, al fine di considerare aspet-ti di plausibilità per interventi di preven-zione e promozione della salute basati sulleevidenze. Riportare sulla base di ricerche,osservazioni scientifiche disponibili ed espe-rienze applicative e riferimenti per la rea-lizzazione di interventi pilota di promozio-ne della salute nelle sue diverse più ampiedimensioni psicologiche, fisiche, sociali. Ri-ferimenti ad un intervento pilota integrato

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nel contesto di una struttura casa-famiglia.

Materiali e MetodiLa ricerca bibliografica e la consultazionedi testi specifici ha consentito un approfon-dimento degli aspetti socio-psicologici deldisagio giovanile. Sono stati consideratianche siti internet istituzionali, bibliotechee banche dati per valutare lo stato dell’artesull’attenzione data al fenomeno oggetto delpresente studio in Italia e nel Mondo. Laricerca degli studi presenti in letteratura èstata effettuata principalmente mediantel’utilizzo del database PubMed, del Natio-nal Center for Biotechnology Information(NCBI). Gli articoli selezionati hanno con-sentito la raccolta di informazioni sui bene-fici delle attività motorie per la prevenzio-ne delle patologie multi-fattoriali ed in par-ticolare sui benefici psicologici dell’attivitàmotoria preventiva e adattata nei giovani.L’utilizzo di parole chiave, ad esempio “You-th, physical activity, personal and social re-sponsibility, physical activity and mentalhealth, prevention” ha consentito l’identifi-

cazione e l’analisi di due studi di particolareinteresse svolti rispettivamente nel 2011 inGran Bretagna (6) e nel 2010 in Grecia (7).Successivamente alla raccolta e rielabora-zione del materiale, si è provveduto alla ste-sura dell’elaborato presentando i risultati dialcuni indagini ed offrendo un quadro del-l’attuale situazione in merito all’AMPA ne-gli adolescenti. Parallelamente alla fase distesura dell’elaborato, sulla base dei risulta-ti ricavati dall’analisi della letteratura è statostilato un progetto sperimentale che ha avu-to luogo in una casa famiglia di Roma. Pervalutare i risultati è stato utilizzato un que-stionario (vedi Allegati), estrapolato e mo-dificato dal libro “Attivare le risorse delgruppo classe”. Il questionario sottopostoall’inizio e alla fine del progetto mirava avalutare otto diverse aree: clima positivonel gruppo, abilità sociali individuali, auto-stima, autoefficacia, abilità sociali nel grup-po, empatia, abilità sportive e rispetto del-le regole. Inoltre cinque domande aperteerano focalizzate sull’importanza attribuitaall’attività motoria nel tempo libero e la

Figura 2 - La promozione del Sé individuale e del Sé sociale attraverso l’AMPA

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frequenza con cui essa veniva praticata. Unascala di valori tra 0 (no o per niente) e 4(moltissimo) è stata utilizzata per la valu-tazione effettuata suddividendo gli item inbase alle aree di appartenenza, al fine di ot-tenere un punteggio unico per le otto aree.I ragazzi, inoltre, sono stati invitati a com-pilare un diario, al termine di ciascuna ses-sione di allenamento, con le impressioniavute durante l’ora trascorsa insieme. Il dia-rio utilizzato per tale valutazione rispecchia-va le caratteristiche sulle quali si basa il dia-rio di bordo proposto dagli educatori dellacasa-famiglia a ciascun giovane al terminedi una attività sociale. E’ stata utilizzatainoltre una griglia di valutazione, adattataallo specifico contesto, che prevedeva itemrelativi all’area cognitiva, relazionale, affet-tiva e motoria (vedi Allegati). L’idea di sportassume una importante rilevanza non solocome strumento efficace per la prevenzionedelle malattie, ma anche come occasioneper veicolare programmi di alfabetizzazio-ne alla salute ed informazioni per una cre-scita fisica sana, in una prospettiva più am-pia, di educazione alla salute ed allo svilup-po socio-psicologico e relazionale. Attraver-so l’attività motoria adattata è possibile of-frire ai giovani possibilità di sperimentare ivalori fondamentali non solo “in campo”,ma nel proprio contesto e progetto di vita.In una applicazione pilota un interventoAMPA integrato eseguito in una casa fami-glia, un gruppo sperimentale ha partecipa-to allo studio, ed un modello di attività fi-sica è stato realizzato. Alcuni ragazzi ospitidella casa famiglia, tre dei quali in età ado-lescenziale (12-13 anni) e uno di 9 anni han-no seguito un progetto motorio articolatoin tre fasi, e strutturato con componenti/competenze provenienti dalle seguenti aree:scienze motorie, sociologia, psicologia,

medicina. Nella fase preliminare, al fine diconoscere le abilità, le aspettative, la capa-cità di socializzazione ed integrazione deiragazzi, prima di effettuare il programmadi allenamento motorio stabilito, sono sta-te svolte tre lezioni sulla base delle quali èstato possibile formulare un programma diattività motoria preventiva e adattata stu-diato ad hoc, personalizzato. La fase centra-le è stata caratterizzata dall’attuazione delprogramma di allenamento e ciascun par-tecipante allo studio è stato valutato indi-vidualmente tramite il questionario som-ministrato all’inizio della prima lezione ealla fine dell’ultima (follow-up). Parallela-mente mediante la griglia valutativa è sta-to possibile estrapolare dati relativi allequattro aree sopraindicate. Durante la fasefinale della durata di un mese è stata effet-tuata la verifica e valutazione dei risultati.La parte pratica del progetto svolta in cam-po ha previsto 16 incontri in cui è stato at-tuato il programma di allenamento fisicoed educazione alla salute. Le sessioni di al-lenamento, effettuate due volte a settima-na (suscettibili di variazioni), avevano unadurata di 60 minuti ciascuna, così struttu-rati:- 5 min. di riscaldamento generale aerobi-

co mirato a creare uno stato di prepara-zione psicofisica e coordinativa ottimaleper l’inizio dell’attività al fine di evitareeventuali infortuni e preparare l’organi-smo a sostenere il carico di lavoro succes-sivo.

- 40 min. fase centrale basata sull’insegna-mento dei fondamentali della pallamano(lancio e presa, passaggio e portar palla,tiro in porta, attacco e difesa) medianteesercizi a coppie e a terzine mirati a faracquisire le abilità tecniche favorendo si-multaneamente la cooperazione tra i com-

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ponenti del gruppo.- 10 min. gioco attivo dedicata all’applica-

zione in campo delle tecniche acquisite.- 5 min. di defaticamento mirato ad allun-

gare la muscolatura favorendo un recupe-ro più rapido ed efficace. Al termine diogni seduta di allenamento i ragazzi han-no avuto a disposizione 10-15 minuti percompilare il proprio diario al fine di tra-scrivere le impressioni sull’attività svoltafornendo così all’educatore motorio unfeedback sul lavoro svolto.

Il tutto veniva integrato con interventi ditipo psicologico-socioassistenziale condot-ti da psicologi e operatori socio-assistenzia-li, anche attraverso discussioni ed incontriinformali.

RisultatiIl tema del disagio giovanile e delle strate-gie multidisciplinari di intervento, costitu-isce un ambito rilevante per il contesto del-la morbosità evitabile in sanità pubblica.Dalla analisi della letteratura scientifica siè osservata, infatti, una attenzione crescen-te nei confronti del fenomeno del disagiogiovanile, dei comportamenti a rischio adesso associati, delle soluzioni per la preven-zione primaria, secondaria e terziaria. L’ap-proccio in oggetto da un punto di vista ap-plicativo-metodologico più generale, puòinserirsi nei diversi tempi della prevenzio-ne, ma, nello specifico il caso riportato perla casa famiglia può rappresentare un con-tributo preliminare ed innovativo nell’am-bito della prevenzione secondaria. Le im-plicazioni per l’ambito della promozionedella salute, appaiono di interesse e rilevan-ti e sono sostenute sia da aspetti di plausi-bilità biologica connessi con l’azione del-l’attività fisica sul metabolismo ed anchesui pathways dell’addiction, sia dalla effica-

cia su modelli di comportamento e stili divita, come riportato in diversi studi (8, 9).I risultati costituiscono un primo esempiodi applicabilità e fattibilità di tale approc-cio integrato. Nel delicato periodo adole-scenziale caratterizzato da fasi di sperimen-tazione e incertezza, talvolta si possono in-consapevolmente assumere comportamen-ti ritenuti dannosi per la propria salute eper quella degli altri (10). Sulla base di que-ste ed altre considerazioni l’OrganizzazioneMondiale della Sanità ha individuato ungruppo di life skills, la cui acquisizione etrasformazione da parte del soggetto con-sente l’assunzione di comportamenti attivinei confronti della propria salute, divenen-do il nucleo dei programmi di prevenzionee promozione della salute (11). Ed è nel-l’ambito della prevenzione che si collocanole attività motorie preventive e adattate ri-tenute un valido mezzo per sviluppare abi-lità fisiche, psicologiche e sociali promuo-vendo la crescita integrale dell’individuo.Vengono di seguito riportati i dati, secondola metodologia adottata. L’analisi descritti-va dei dati ricavati dal questionario di valu-tazione del soggetto 1 ha mostrato, al ter-mine del progetto, una diminuzione in tut-te le aree prese in considerazione. L’attivitàmotoria nella sua vita è risultata di notevo-le importanza con soddisfazione per il suorendimento sportivo. Nel soggetto 2 è emer-so un miglioramento significativo nelle areeinerenti il clima positivo nel gruppo, le abi-lità sociali individuali, l’autostima, le abili-tà sociali nel gruppo e l’empatia, tuttaviasono rimaste stabili l’area dell’abilità spor-tive e l’autoefficacia, è invece diminuital’area riguardante il rispetto delle regole. Ilsoggetto ha tuttavia dichiarato di esseresoddisfatto del suo rendimento sportivo edi dare molta importanza all’attività mo-

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toria. Nel soggetto 3 al termine del pro-getto è stato riscontrato un aumento signi-ficativo nelle aree concernenti clima positi-vo nel gruppo, autoefficacia, empatia. Learee dell’autostima e delle abilità sociali digruppo sono rimaste stabili, la diminuzio-ne è stata riscontrata nelle aree riguardantiabilità sociali individuali, rispetto delle re-gole e abilità sportive. Dalle domande aperteè emerso che il soggetto 3 dava poca rile-vanza alla attività motoria nella sua vitaritenendosi solo parzialmente soddisfatto delsuo rendimento sportivo. Il soggetto 4 hapartecipato soltanto alla compilazione delquestionario iniziale pertanto non si dispo-ne dei dati conclusivi. Le modifiche negliaspetti relazionali, affettivi, cognitivi emotori sono state valutate mediante l’uti-lizzo della griglia di valutazione che hamesso in luce per il soggetto 1 un migliora-mento nell’area cognitiva, relazionale emotoria e una lieve diminuzione nell’areaaffettiva, per il soggetto 2 un miglioramentonell’area cognitiva, relazionale e in quellamotoria (stabile l’area affettiva). Il sogget-to 3 presentava un incremento dell’area re-lazionale mentre l’area cognitiva e quellamotoria sono rimaste stabili e nell’area af-fettiva si è avuta una diminuzione, per ilsoggetto 4 che ha partecipato solo inizial-mente al progetto senza portarlo a terminenon si dispone di dati qualitativi. Nel dia-rio di bordo è stato riportato, da tutti i par-tecipanti allo studio, il divertimento e ilpiacere percepito nella pratica dell’attivitàmotoria in particolar modo durante il gio-co di squadra. E’ stata quindi apprezzata lacollaborazione mirata a raggiungere unoscopo comune rispettando le regole e acco-gliendo gli altri partecipanti. Il soggetto 3ha anche sottolineato, in diverse occasioniil ruolo svolto dall’attività motoria che gli

ha consentito di non pensare ad un momen-to difficile che stava attraversando favoren-do un maggior rilassamento, e come l’atti-vità in campo rappresentasse un opportuni-tà di fare un esperienza divertente insiemeai compagni. Nell’insieme sia il confrontocon se stessi e gli altri è stato favorito dal-l’attività fisica in gruppo, favorendo non solola crescita degli aspetti legati alle relazioniinterpersonali, ma anche con l’allenatore/guida, confermando anche il ruolo di ab-battimento degli effetti barriera tramite ilcontesto motorio-sportivo. Le attività mo-torie e sportive, svolte a scuola o nel tempolibero, dovrebbero essere valorizzate all’in-terno di una prospettiva più ampia, finaliz-zata anche alla identificazione di problema-tiche psicologiche o sociali, e favorendodunque l’acquisizione di interventi mirati estili di vita positivi, proprio anche attraver-so la valorizzazione del gioco e dello sportcome momenti di socializzazione, appren-dimento ed integrazione. Le AMPA potreb-bero svolgere un ruolo rilevante non sol-tanto nella prevenzione di obesità, iperten-sione o altre patologie multifattoriali, e nellaprevenzione primaria del disagio giovanile,ma anche in soggetti border line (preven-zione secondaria) evitando cronicizzazioneed insorgenza di ulteriori sequele e proble-matiche associate. Non meno importanteil ruolo nella prevenzione riabilitativo-so-ciale favorendo recupero e reintegro nellasocietà di soggetti in cui gli effetti sono or-mai conclamati, come per aspetti connessial complesso fenomeno delle tossicodipen-denze o degli interventi negli istituti de-tentivi per minori (12, 13). Ne è un esem-pio il progetto pilota basato su gruppi diascolto istituito in un Carcere Giudiziarioal termine degli anni 90. I gruppi di ascol-to, nei quali i giovani detenuti di età com-

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colare complessità e non esiste un approc-cio univoco per la soluzione. Le recenti evi-denze scientifiche, mostrano come anche ilcontributo delle attività motorie possa svol-gere un ruolo positivo all’interno di un in-tervento integrato fondato su nuove strate-gie e tradizionali conoscenze.

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Allegati

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RECENSIONI

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Hilary Rose et Steven Rose, Geni, cellule e cer-velli. Speranze e delusioni della nuova biologia, “Col-lana Le scienze”, Codice Edizioni, Torino,2013, pp. 402

Sono passati ormai 15 anni da quando Times dedicola copertina alla figura dello scienziato imprenditoreCraig Venter ritratto con addosso mezzo camice emezza giacca a simbolizzare l’avvenuta ibridazionetra due mondi che fino ad allora erano stati separati.Al centro della scommessa c’erano molte poste. In-fatti Venter in primo luogo rifiutava di agire sullabase dei criteri che secondo Merton, sociologo dellascienza, regolano l’agire degli scienziati e che si basa-no sui valori di comunismo (delle conoscenze),universalismo ( non ha importanza chi sei, ma cosadice e come viene fatta la tua produzione scientifica),disinteresse (verso i premi monetari) e scetticismoorganizzato, dandosi la possibilità di fare “unavagonata di soldi” grazie alla brevettazione delle co-noscenze prodotte con le “sue” ricerche; il fulcro del-le sue attività verteva sulla ricerca genomica, miran-do a brevettare informazioni sui geni scoperti al finedi godere delle fortune che sarebbero scaturite dalladisponibilità di farmaci personalizzati, di test dipredittività verso malattie a grande diffusione e cosivia.Così facendo, lo scienziato imprenditore approprian-dosi delle conoscenze sulla vita, si collocava imme-diatamente tra i pionieri di un modo di produzioneche vuole mettere a valore la vita e così si qualificacome biocapitalismo tout court, in una corsa cheavrebbe visto l’adesione entusiastica di ricercatori attiviin altri settori della biologia, tra cui la ricerca sullecellule staminali e sulle neuroscienze.Quindici anni dopo il testo dei coniugi Rose ci resti-

tuisce un quadro d’insieme della parabola e delle de-lusioni cui fallimento del progetto degli scienziatiimprenditori, tracciando un bilancio delle varie fasiche investimenti colossali in mitiche “sturt up”, spe-ranze di liberazione dalle malattie sul versante in di-scesa della cura personalizzata, annunci di grandi sco-perte gridate sulla stampa quotidianamente einsormontabili difficoltà applicative dovute alla com-plessità del bios hanno permesso di far emergere. Rinviando al testo, un classico della categoria degli“science studies”, scritto in una forma sufficiente-mente divulgativa da risultare comprensibile ancheper il non ricercatore e arricchito di molti punti divista, tra cui vanno segnalati tanto la critica femmi-nista quanto un approccio attento ai diritti delle variespecie viventi, in questa sede preme sottolineare al-cuni elementi di sintesi che i Rose ci mettono a di-sposizione.Cosa hanno avuto in comune gli scienziati imprendi-tori che si sono messi a lavorare per mettere a valorela vita sia che si trattasse di geni, di staminali o delcervello? Per i Rose essi hanno assorbito acriticamentedal capitalismo una visione riduzionistica emeccanicistica del mondo, che, così come permettedi pensare alle risorse petrolifere come qualcosa dasfruttare in modo intensivo senza tenere conto deglieffetti sull’ambiente e sulla salute (è solo uno tantiesempi possibili), ha ritenuto biologicamente plausi-bile l’esistenza di una concatenazione rigida tra gene,proteina codificata ed espressione di una malattia, alpari della possibilità di impiantare cellule staminali inun tessuto biologico contando su una loro attivazio-ne indipendente dal contesto, fino ad assumere che ilcervello in quanto organo contenga anche le funzioniproprie della mente.A questo riduzionismo biologista (che a posterioriappare anche piuttosto ingenuo) si sono contrapposti

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

Recensioni

sia l’essenza intimamente sistemica del vivente, conla sua estrema plasticità che gli permette di interagire,in tempi biologici, con le evoluzioni ambientali sia lanatura incerta della conoscenza, un ulteriore elemen-to la cui sottovalutazione ha giocato un ruolo decisi-vo nell’empasse che oggi subisce chi ha cercato dimettere a valore la vita, dato che le ipotesi scientifi-che se permettono di spiegare aspetti prima ignoti,non esauriscono interamente la conoscenza sui fattiche pure contribuiscono a spiegare, presentando per-tanto nuclei di incertezza anche nel core delle loroipotesi intepretative.Cosi il testo narra con dovizia di particolari come icirca 20.000 geni che possediamo sono lo stesso nu-mero di quelli che caratterizzano il moscerino dellafrutta; abbiamo il 50% di geni in comune con labanana ed il 98,5% di geni in comune con loscimpanzè il che non permette di spiegare su basegenetica le palesi differenze; se invece passiamo avalutare quanti geni sono implicati nelle principalimalattie cronico degenerative, allora emerge che cene sono in gioco almeno un centinaio e tutti con unpeso che non va oltre l’1-2%: troppi per ottenererisultati consistenti. Alla fine, gli studi sui geni sem-brano aver lasciato questo messaggio: il genoma èuna specie di vocabolario, ma la scelta delle paroleche andranno a comporre il fenotipo di un determi-nato individuo, viene fatta dall’epigenoma, cioè dalcomplesso dei meccanismi regolatori che avvolgonoil genoma e che, sulla base di opportuni stimoli am-bientali accendono o spengono il gene ( attraversoprocessi di metilazione) risentendo in questa funzio-ne del ruolo di inquinanti ambientali che possonofunzionare da interferenti endocrini, alterando la fun-zione epigenetica.Cosi, mentre tutte le ipotesi patogenetichepreesistenti sulle malattie cronico degenerative mo-strano la natura incentra delle conoscenze su cui finoad oggi abbiamo basato le nostre convinzioni ed inostri approcci preventivi, diagnostici e terapeutici,poca materia resta agli scienziati biocapitalisti permettere a valore la vita. Per il momento bios o me-

glio zoe sono troppo sistemici e sofisticati per i sem-plicistici schemi interpretativi messi in campo dalriduzionismo meccanicistico.Seguendo le analoghe parabole che hanno subito iparalleli tentativi di metter avalore la vita constaminali e neuroscienze, un senso di sollievo di im-possessa del lettore che, finalmente vede ergersi qual-cosa in grado di contenere la furia accelerazionistadel biocapitale, che riesce a fare a pezzi rappresentan-za democratica, culture secolari, sistemi di welfareche hano garantito benessere e relativa equità ad in-tere generazioni di popolosi paesi: la complessità delvivente, che, ci ha protetti da orribili procedure direcinzione e sfruttamento delle conoscenze e dai con-seguenti dispositivi di messa a valore della, su unterreno avrebbe visto il biofascismo che regola lagestione degli allevamenti animali per non parlaredelle sperimentazioni animali, si faceva sempre piùvicino.Ora le cose sono cambiate: il vaso di Pandora delbios da mettere a valore non si è aperto e con esso èrimasta chiusa la prospettiva di una cura onnipotenteperchè in grado di rimediare ai vulnus che noi inflig-giamo all’ambiente e tramite esso (ora lo sappiamocon un minor grado di incertezza) anche a noi stessiattraverso la sregolazione della funzione epigenomica.Si aprono praterie per la prevenzione collettiva e perl’applicazione del principio di precauzione; il ritornoa pratiche di condivisione che caratterizza oggi l’enor-me cumulo di conoscenze prodotte sul genoma sem-pre più condivise dai ricercatori ( lo stesso CraigVenter, constatato che i brevetti recintavano cono-scenze non utilizzabili in chiave di farmacologiadeterministica e medicina predittiva, dal 2005 dif-fonde a chi ne faccia richiesta i dati delle propriescoperte, limitandosi a vendergli il software per ana-lizzarli. . . .) apre spazi per una declinazione dei prin-cipi mertoniani nei processi di scienza aperta ora resipossibili dallo sviluppo delle competenze cognitivenella società.

Carlo Romagnoli

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Sistema Salute, 57, 4, 2013: pp. 453-455

SCHEDE

Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

Marco Ingrosso, Il fisioterapista in Italia. Unprofessionista della cura riabilitativa, 312pagine, 20 euro http://www.aracneeditrice.it/aracneweb/index.php/catalogo/9788854864542-detail.html

La ricerca qui presentata costituisce la prima indagi-ne nazionale sulla figura del fisioterapista in Italia. Sitratta di una professione sanitaria in crescita sia sulpiano quantitativo, in termini di addetti e di scelteformative, sia su quello qualitativo, ossia di capacità,autonomia operativa e fondazione scientifico-cultu-rale del proprio sapere.L’indagine si compone di tre parti fra loro coordina-te. Nella prima viene presentato il quadro storico-normativo e formativo-organizzativo entro cui sidefinisce questa professione sanitaria. La seconda partedella ricerca è dedicata adun’analisi e valutazione del-la condizione della professione in Italia condotta at-traverso interviste semi-strutturate e focus-group ri-volti alla dirigenza regionale e nazionale dell’ Asso-ciazione Italiana Fisioterapisti. La terza parte presen-ta e discute i risultati di un’indagine campionaria ri-volta ad un numero consistente e significativo di fi-sioterapisti in servizio attivo. L’indagine raccoglie, accanto a dati fattuali, le opi-nioni e valutazioni degli appartenenti alla categoriasu diversi temi centrali quali: i percorsi formativiattuali e attesi, le prospettive occupazionali, le condi-zioni di lavoro, le percezioni relative all’identità, alriconoscimento, alle relazioni con le altre categoriesanitarie e con i pazienti. Un ampio approfondimen-to è dedicato ai temi della scienza, della corporeità,

delle relazioni di cura,evidenziando specificità inedi-te che questa figura possiede. Il volume si rivolge a tutti coloro che praticano ointendono praticare questa professione, ma anche aglistudiosi di professioni e servizi di cura che troveran-no dati e riflessioni relativi a problematiche di inte-resse generale quali l’organizzazione dei servizi riabi-litativi, le pratiche di benessere, la formazione sanita-ria, le relazioni di cura e quelle interprofessionali.

F.A.B.

Gordon A.J., Conley J.M., Gordon J.M.,Medical consequences of marijuana use: a re-view of current literature. Curr PsychiatryRep. 2013 Dec; 15 (12): 419

Una rassegna della letteratura medica relativa aglistudi che dal 1998 al 2013 hanno indagato l’eventua-le associazione tra esposizione (legale ed illegale) allamarijuana e patologie somatiche. L’interesse per unaquestione siffatta origina da una duplice constatazio-ne. La prima ravvisabile nella penuria di lavori su unaargomento simile a fronte di una vasta produzioneconcernente i disagi sociali e mentali da consumo dimarijuana; la seconda identificabile nel crescenteimpegno, per gli operatori sanitari, nell’ambito dellepatologie marijuana-correlate dato il crescente ricor-so a tele sostanza. Incremento in parte illegale ed inparte ascrivibile alla legalizzazione della marijuana ascopo ricreativo e terapeutico in almeno 16 StatiUSA.Il documento si articola in un’introduzione volta a

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 56, n. 4, ottobre-dicembre 2013

Schede

restituire soprattutto un quadro generale dei dati re-lativi al consumo di marijuana seguita da un brevecapitolo concernente la sua fisiologia quindi da unaserie di sezioni ciascuna dedicata agli esiti dell’analisidi letteratura in merito ai rischi da possibili associa-zioni tra uso di marijuana e patologie queste ultimesuddivise per sistemi corporei e gruppi nosologici.Malattie infettive; neoplasie; dismetabolismi; rischiper patologie della cavità orale, polmonari,cardiovascolari, neurologiche, oftalmiche, urogenitali,()a review of currentdibattito di riflessione o il profi-lo socio-culturale miche, urogenitalil’digestive edimmuno-ematologiche. Nelle conclusioni l’asserzio-ne che la presente review - che prescinde dal dibattitoin corso sull’utilizzo terapeutico o ricreativo dellamarijuana e dall’analisi degli effetti sulla morbilitàsocio-comportamentale e sulla salute mentale- sem-bra provare, in svariati casi su base biologica, un’as-sociazione tra esposizione alla marijuana ed effettisulla salute fisica. Oltre a dichiarare alcune criticitàintrinseche al lavoro gli autori richiamano comun-que alla necessità di ulteriori approfondimenti.Segnaliamo con piacere questa review, che pure na-sce e si svolge in un contesto piuttosto difforme dalnostro sotto il profilo socio-culturale, per la possibi-lità da essa fornita di costituire uno spunto di rifles-sione altro e complementare per gli operatori sanitariche si occupano di dipendenze specie in un momen-to di aspro dibattito su questioni simili come quelloattuale.

E.M.

Sørensen T., Kleiner R., Ngo P., SørensenA., Bøe N., From Sociocultural Disintegra-tion to Community Connectedness Dimensionsof Local Community Concepts and Their Ef-fects on Psychological Health of Its Residents,Psychiatry Journal, Volume 2013.

Un documento che analizza una serie di studi dipromozione della salute mentale di comunità realiz-zati nelle Isole Lofoten, in Norvegia a partire dagli

anni ’90. Studi in cui si ricorre al concetto di integra-zione socio-culturale per individuare e descrivere quelleproprietà di una comunità locale correlate alla salutepsicologica dei suoi appartenenti.Il lavoro consta di un’introduzione in cui si sottolineail passaggio culturale da una psichiatria sociale checoncatenava la stratificazione sociale alla prevalenzadei disturbi psichiatrici ad una che sottolinea il pri-mato, secondo l’approccio ecologico amplificato diLeighton, dell’integrazione socioculturale di una co-munità locale rispetto alla presenza e distribuzionedei disturbi mentali.Da qui la spinta prioritaria di tale ricerca a contribu-ire alla costruzione di strategie efficaci e sostenibiliper la promozione della salute e del benessere menta-le- nonché per la prevenzione, l’intervento ed il trat-tamento- soprattutto a livello di comunità locale contutti i limiti della definizione del costrutto di “comu-nità”. Obiettivo principale del lavoro connettere ilconcetto di integrazione- disintegrazione socio-cul-turale, secondo la sua evoluzione negli studi di pro-mozione della salute mentale di Lofoten, ad altri con-cetti adottati per descrivere la comunità locale ed isuoi riflessi sulla salute mentale.A seguire i capitoli: “Lofoten e gli studi di Promo-zione della Salute Mentale a Lofoten”; “Integrazio-ne- disintegrazione socio-culturale e la sua applica-zione a Lofoten”; “Confronto tra vari costrutti -la“comunità coesa” in prospettiva”; “Senso di comu-nità ed altri concetti correlati”; “Capitale individualee sociale”; “Supporto sociale”; “Senso di coerenza”;“Empowerment”; “Misure di comunità”; “Promo-zione comunitaria e salute mentale”.Nelle conclusioni gli autori ribadiscono il valore diprecedenti studi probanti la correlazione sia tra lapresenza di alcuni generi di fattori individuali (stresspercepito, depressione, determinanti situazionali tipoeventi esistenziali indesiderati) e l’indebolimento del-l’integrazione sociale comunitaria; sia la presenza dialtri determinanti interpersonali (orientamento emo-tivo positivo, supporto strumentale) ed il rafforza-mento dell’integrazione sociale comunitaria stessa.Infatti, proprio a partenza da tali premesse, nasce ilprogetto Lofoten volto, mediante la combinazionedi attività riducenti gli oneri di vita stressanti ed in-

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 56, n. 4, ottobre-dicembre 2013

455Filippo Antonio Bauleo, Edvige Manicnelli

cremento dell’interazione sociale, alla promozionedella salute mentale a livello di comunità.Negli ultimi anni, diversi gruppi hanno iniziato ri-cerche simili avvalendosi della strategia di Lofoten.In tal senso uno studio su rigenerazione urbana esalute mentale, a Manchester, ha scoperto come unpiù elevato livello di qualità della vita percepito siassociasse ad un maggiore senso di appartenenza allacomunità, ad un calo del sentimento di isolamento,ad un rafforzamento della leadership e ad un amplia-mento delle opportunità di svago. Bassa qualità dellavita percepita si associava alla sensazione che la zonafosse in declino. Gli studi norvegesi palesano quantoil concetto e la misura dell’integrazione socio-cultu-rale risultino preziosi per comprendere come le ca-ratteristiche di una comunità possano influenzare lasalute mentale delle persone e la loro relazione conaltri costrutti sociali e psicologici. Un lavoro utilenella pianificazione dei servizi di salute mentale edimostrazione concreta di attuazione di progetti dipromozione della salute mentale medesima. Concet-

ti e metodi dello studio Lofoten potrebbero apporta-re contributi rilevanti per ulteriori studi e azioni al-l’interno di quelle comunità locali in cui si verifical’incrocio tra l’individuo, la sua rete sociale e la suacomunità locale cioè un’estensione del “profilo disalute mentale comunitaria”di Dalgard.Suggeriamo la lettura di tale review che, sebbenepiuttosto densa e realizzata in un contesto abbastan-za dissimile dal nostro, offre, anche grazie ad unainnegabile ricchezza di riferimenti culturali, svariatispunti di riflessione in merito al ruolo giocato dallacomunità locale sulla salute mentale dei propri ap-partenenti.

E.M.

Le schede sono state redatte da: Filippo AntonioBauleo, Edvige Mancinelli

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DOCUMENTI

Sistema Salute, 57, 4, 2013: pp. 456-468

Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

TabaccoNota informativa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità(aggiornata al maggio 2013)

Ministero della Salute (*)

Fatti principali- Il tabacco uccide la metà dei propri consu-

matori- Il tabacco uccide circa 6 milioni di perso-

ne ogni anno, delle quali oltre 5 milioni acausa del consumo1 diretto di tabacco e piùdi 600.000 per l’esposizione al fumo passi-vo: se non verranno intraprese iniziativeurgenti, il totale dei decessi annui potreb-be salire a più di 8 milioni entro il 2030.

- Circa l’80% del miliardo di fumatori delmondo vive nei paesi a basso e medio red-dito.

- Il consumo globale di prodotti del tabaccoè in aumento, sebbene sia in diminuzionein alcuni paesi a reddito alto e medio-alto.

Un’importante causa di morte, ma-lattia e impoverimentoL’epidemia del tabacco è una delle più grandiminacce alla salute pubblica che il mondoabbia mai fronteggiato. Uccide circa 6 mi-lioni di persone l’anno, delle quali oltre 5milioni sono consumatori diretti di tabaccoe più di 600.000 sono non fumatori espostial fumo passivo. Approssimativamente, ogni6 secondi muore una persona a causa del ta-bacco, il che equivale a un decesso su diecinegli adulti. Quasi la metà degli attuali fu-matori finirà per morire a causa di una ma-lattia collegata al tabacco.Circa l’80% del miliardo di fumatori delmondo vive in paesi a basso e medio reddi-

(*) Traduzione non ufficiale a cura del Dipartimento della sanità pubblica e dell’innovazione, Direzionegenerale dei rapporti europei ed internazionali (DGREI), Ufficio III - Rapporti con l’OMS e altre agenzieONU1 L’espressione “consumo di tabacco” traduce l’inglese tobacco use, che si riferisce non solo al fumo, ma anchead altre modalità di consumo del tabacco, quali la masticazione e il fiuto (N.d.T.)

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

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to, nei quali il carico di malattia e mortalitàcollegato al tabacco è più pesante.I consumatori di tabacco che muoiono pre-cocemente privano le proprie famiglie di unafonte di reddito, fanno aumentare i costi del-l’assistenza sanitaria e frenano lo sviluppoeconomico.In alcuni paesi, i bambini delle famiglie po-vere vengono spesso mandati a lavorare nel-le piantagioni di tabacco per produrre reddi-to familiare. Questi bambini sono partico-larmente vulnerabili alla “malattia del mo-saico del tabacco”, che è causata dalla nicoti-na assorbita attraverso la pelle nel maneg-giare le foglie umide di tabacco.

Un killer gradualeDato che esiste un intervallo di diversi annitra il momento in cui le persone iniziano aconsumare tabacco e quello in cui la salutene risente, l’epidemia delle malattie collega-te al tabacco, con la relativa mortalità, è ap-pena agli inizi.- Il tabacco ha causato 100 milioni di decessi

nel XX secolo. Se le tendenze attuali con-tinuano, ne potrebbe causare circa un mi-liardo nel XXI secolo.

- Senza misure di contrasto, i decessi colle-gati al tabacco aumenteranno fino a rag-giungere gli 8 milioni l’anno entro il 2030.Più dell’80% di questi decessi si verifiche-rà nei paesi a basso e medio reddito.

L’importanza cruciale della sorve-glianzaUn buon monitoraggio è in grado di dar con-to dell’estensione e delle caratteristiche del-l’epidemia di tabacco e di indicare il modo

migliore per sviluppare politiche adeguate.Solo 59 paesi, che rappresentano meno dellametà della popolazione mondiale, monito-rano il consumo di tabacco attraverso inchie-ste rappresentative a livello nazionale rivol-te a giovani e adulti, con cadenza almenoquinquennale.

Il fumo passivo uccideIl fumo passivo è il fumo che riempie i risto-ranti, gli uffici o altri spazi chiusi quando lepersone consumano prodotti del tabaccocome le sigarette, i bidi2 e i narghilè. Ci sonopiù di 4.000 prodotti chimici nel fumo ditabacco, tra i quali è noto che almeno 250sono dannosi e più di 50 sono cancerogeni.Non esiste un livello sicuro di esposizione alfumo passivo.- Negli adulti, il fumo passivo causa gravi

malattie cardiovascolari e respiratorie, tracui le cardiopatie coronariche e i tumori alpolmone. Nei neonati provoca la sindro-me della morte improvvisa del lattante.Nelle donne incinte, è causa di sottopesoalla nascita.

- Quasi la metà dei bambini respira rego-larmente aria inquinata da fumo di tabac-co nei luoghi pubblici.

- Più del 40% dei bambini ha almeno unodei genitori che fuma.

- Il fumo passivo provoca ogni anno più di600.000 decessi precoci.

- Nel 2004, i bambini rappresentavano il28% dei decessi attribuibili al fumo passi-vo.

Ogni persona dovrebbe poter respirare arialibera dal fumo. Le leggi contro il fumo pro-teggono la salute dei non fumatori, sono po-

2 Il bidi, o beedi, è una sigaretta di fattura artigianale in cui il tabacco è avvolto in una foglia essiccata; di origineindiana, oggi viene esportata in molte parti del mondo ed è diffusa soprattutto tra gli strati più poveri dellapopolazione (N.d.T.)

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polari, non danneggiano gli affari e incorag-giano i fumatori a smettere.- Meno dell’11% della popolazione mondia-

le è protetto da leggi nazionali complessi-ve contro il fumo.

- Il numero di persone protette dal fumopassivo è più che raddoppiato, passando da354 milioni nel 2008 a 739 milioni nel2010.

I consumatori di tabacco hanno bi-sogno di aiuto per smettereGli studi dimostrano che poche persone com-prendono i rischi specifichi del tabacco per lasalute. Ad esempio, un’inchiesta del 2009 inCina ha rivelato che solo il 38% dei fumatoriera consapevole che fumare provoca cardio-patie coronariche e solo il 27% sapeva che ècausa di ictus.Tra i fumatori consapevoli dei pericoli deltabacco, la maggior parte vuole smettere. Ilsostegno psicologico e la prescrizione di far-maci aumenta di più del doppio la probabili-tà di successo di un fumatore che cerca dismettere.- A livello nazionale, servizi globali di assi-

stenza sanitaria che aiutino a smettere difumare sono disponibili solamente in 19paesi, che rappresentano il 14% della po-polazione mondiale.

- Nel 28% dei paesi a basso reddito e nel7% di quelli a medio reddito non esistealcuna forma di assistenza per chi vuolesmettere di fumare.

Le avvertenze illustrate funzionanoLe pubblicità contro il tabacco di forte im-patto e le avvertenze grafiche sui pacchetti –soprattutto quelle che includono immagini– riducono il numero di bambini che inizia-no a fumare e fanno aumentare quello deifumatori che smettono.

Le avvertenze grafiche sono in grado di con-vincere i fumatori a proteggere la salute deinon fumatori, riducendo il fumo tra le paretidomestiche ed evitando di fumare vicino aibambini. Gli studi condotti in Brasile, Ca-nada, Singapore e Tailandia dopo l’introdu-zione di pacchetti con avvertenze graficheillustrate concordano nel dimostrare che leavvertenze grafiche aumentano in misura si-gnificativa la consapevolezza delle personerispetto ai danni derivanti dal consumo ditabacco.Anche le campagne di informazione di mas-sa possono ridurre il consumo di tabacco, in-ducendo le persone a proteggere i non fuma-tori e convincendo i giovani a smettere diconsumare tabacco.- Solamente 19 paesi, che rappresentano il

15% della popolazione mondiale, si atten-gono alle migliori pratiche per le avver-tenze illustrate, che dovrebbero includereavvertenze scritte nelle lingue locali e co-prire in media almeno la metà della super-ficie anteriore e posteriore dei pacchetti disigarette. Nessun paese a basso reddito haraggiunto il livello previsto da queste buo-ne pratiche. Le avvertenze illustrate sonoobbligatorie in 42 paesi, che rappresentanoil 42% della popolazione mondiale.

- Più di 1,9 miliardi di persone, vale a dire il28% della popolazione mondiale, vivononei 23 paesi che negli ultimi due anni han-no attuato almeno una decisa campagna dicomunicazione di massa contro il tabacco.

I divieti sulla pubblicità fanno dimi-nuire i consumiI divieti su pubblicità, promozione e sponso-rizzazione del tabacco possono ridurre il con-sumo di tabacco.- Il divieto totale di ogni pubblicità, pro-

mozione e sponsorizzazione del tabacco

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Sistema Salute. La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 57, n. 4, ottobre-dicembre 2013

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potrebbe in media far diminuire il consu-mo di tabacco del 7%, mentre per alcunipaesi la diminuzione dei consumi arrive-rebbe al 16%.

- Solo 19 paesi, che rappresentano il 6% dellapopolazione mondiale, hanno introdotto ildivieto totale di ogni pubblicità, promo-zione e sponsorizzazione del tabacco.

- Circa il 38% dei paesi ha restrizioni mini-me su pubblicità, promozione e sponsoriz-zazioni del tabacco o non ne ha affatto.

La tassazione scoraggia il consumo ditabaccoLa tassazione sul tabacco è il modo più effi-cace di ridurre il consumo di tabacco, so-prattutto tra i giovani e i poveri. Un incre-mento della tassazione che faccia aumentarei prezzi del tabacco del 10% porta a una di-minuzione del consumo di tabacco del 4%circa nei paesi ad alto reddito e fino all’8% inquelli a medio e basso reddito.- Solamente 27 paesi, che rappresentano

meno dell’8% della popolazione mondia-le, hanno una quota di tassazione che am-monta a più del 75% del prezzo di venditafinale.

- Secondo i dati disponibili, gli introiti pro-venienti dalla tassazione del tabacco sonoin media 154 volte più alti rispetto allaspesa per il controllo del tabacco.

La risposta dell’OMSL’OMS è impegnata nella lotta contro l’epi-demia globale del tabacco. La Convenzionequadro per la lotta al tabagismo dell’OMS èentrata in vigore nel febbraio del 2005. Daallora, è diventata uno dei trattati con la più

ampia adesione nella storia delle NazioniUnite, con 176 Parti, che equivalgono all’88%della popolazione mondiale. La Convenzio-ne quadro è il più importante strumento dicontrollo del tabacco dell’OMS e costituisceuna pietra miliare nella promozione dellasanità pubblica. È un trattato basato sulleevidenze scientifiche che riafferma il dirittodelle persone al più alto livello di salute rag-giungibile, offre un quadro normativo per lacooperazione sanitaria internazionale e sta-bilisce alti standard cui conformarsi.Nel 2008, l’OMS ha introdotto un metodopratico, con un buon rapporto costo-benefi-ci, per migliorare l’applicazione concreta delledisposizioni della Convenzione quadro del-l’OMS. Si tratta delle misure cosiddetteMPOWER3, che individuano i migliori ap-procci per la riduzione del consumo del ta-bacco.Ognuna delle misure MPOWER corrispon-de ad almeno una disposizione della Conven-zione quadro dell’OMS per la lotta al tabagi-smo.Le sei misure MPOWER sono:- Monitorare il consumo di tabacco e le poli-tiche di prevenzione- Proteggere le persone dal consumo di ta-bacco- Offrire aiuto per abbandonare il consumodi tabacco- Avvertire circa i pericoli del tabacco- Rafforzare i divieti su pubblicità, promo-zione e sponsorizzazione del tabacco- Aumentare la tassazione sul tabacco.Per ulteriori informazioni consulta: rapportidell’OMS

3 L’acronimo (ricavato dalle iniziali dei verbi inglesi su cui si incentrano rispettivamente le 6 misure: Monitoring,Protect, Offer, Warn, Enforce e Raise) richiama il verbo empower (rafforzare, potenziare), creando un giocolinguistico non riproducibile nella traduzione (N.d.T.).

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S.IT.I.

Il possibile ruolo dell’igiene e dellasanità pubblica nel contrasto allediseguaglianze, con particolare riferi-mento ai Dipartimenti di Prevenzio-neA più di 150 anni dall’unità d’Italia, è con-fortante riconoscere che la salute sia statacapace di unire il nostro Paese più di ognialtra dimensione del benessere. Le dinami-che cui abbiamo assistito negli ultimi duedecenni lasciano però emergere un nuovodivario Nord/Sud che riguarda contempora-neamente: l’esposizione ai fattori di rischio;lo stato di salute; la qualità delle cure. Undivario di salute che corrisponde al divariosociale, i cui meccanismi di generazione sononoti (seppur con alcune lacune conoscitiveda approfondire) e affrontabili con idoneepolitiche. Oggi disponiamo di conoscenze

Documento finale del XLIII Corso della Scuola Superiore diEpidemiologia e Medicina Preventiva “Giuseppe D’Alessandro”:Chi ha e chi non ha: le disuguaglianze di salute evitabili e le azionidi contrastoErice, 10-14 aprile 2013

Gruppo di lavoro ‘Diseguaglianze nella Salute’, Società Italiana di Igiene, Medi-cina Preventiva e Sanità Pubblica (S.It.I.)

sufficienti per agire sulla base delle prioritàindividuate. Questo profilo sollecita la re-sponsabilità della programmazione (per losviluppo e la coesione e per la sanità) e delleprofessioni, in coerenza con le raccomanda-zioni dell’Unione Europea sulla solidarietànella salute.All’interno di tali scenari l’ambito della pre-venzione può evidentemente giocare un ruo-lo significativo. In particolare, la sfida delcontrasto alle disuguaglianze nella salute (conspecifico riferimento alle disuguaglianze nellavulnerabilità ai fattori di rischio), intercettain modo significativo una fase di ripensamen-to collettivo del ruolo del Dipartimento diPrevenzione (DP), con una maggiore propen-sione all’interdisciplinarietà e multiprofessio-nalità ed un forte richiamo alla situazionesocio-economica1. Ciò comporta l’auspicio

1 I1 Vedi Documento conclusivo della Prima Convention Nazionale dei direttori dei Dipartimenti di preven-zione delle Aziende sanitarie, tenutasi a Bologna il 5 aprile 2013 (www.societaitalianaigiene.org, “Atti diCongressi)

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che il DP sia capace di proiettarsi con mag-gior efficacia verso il territorio e di intercet-tare le dinamiche di generazione delle dise-guaglianze, di cui i gruppi di popolazionemaggiormente vulnerabili e ‘hard to reach’sono ‘sensori’ di equità nella salute. Alcunesignificative esperienze locali (come ad esem-pio quella in corso a Verona), dimostrano laconcreta possibilità di muoversi in questadirezione da parte del DP; ne sono alcuniesempi gli interventi partiti dall’evidenza diminor copertura dello screening mammogra-fico da parte delle donne straniere, di mag-gior esposizione ad intossicazione da monos-sido di carbonio nelle abitazioni degli stra-nieri, di maggiore esposizione ai fattori dirischio nelle persone detenute.In termini metodologici, il riferimento prin-cipale che potrebbe alimentare e sostenereun più incisivo e moderno intervento dei DPrispetto alle diseguaglianze nella salute è quelloche va sotto il nome di ‘Approccio basato suiDeterminanti Sociali della Salute’ (SDH ap-proach), messo a punto dall’Institute of He-alth Equity dell’Universiy College of Lon-don (UCL) diretto dal Prof. Michael Marmotla cui allieva – Jessica Allen – è stata relatri-ce al Corso.Tale approccio si propone di orientare le azionidi sanità pubblica locale di contrasto dei quat-tro principali fattori di rischio (fumo, alcool,sedentarietà, sovrappeso) verso un approccioupstream che cerchi di influenzare in modopiù stabile e radicale le differenze sociali nel-la diffusione dei fattori di rischio, attraversointerventi che agiscono sulle ‘cause delle cau-se’ che le spiegano a livello di tutta la popo-lazione e non solo nei gruppi più vulnerabili.Lo strumento dell’SDH approach dovrebbepermettere alla sanità pubblica di evitare ilriduzionismo del lifestyle drift e di perseguireobiettivi più ambiziosi di promozione di sa-

lute in tutta la popolazione attraverso unapproccio di ‘universalismo proporzionale’che dovrebbe saper aggredire il gradientesociale con cui si manifestano la maggiorparte dei problemi di salute.Alcuni primi esperimenti di introduzionedell’approccio SHD di progetti di preven-zione in Italia sono stati condotti in ambitoformativo o pilota sotto il nome di equityaudit e hanno permesso di riconoscere alcu-ne criticità che vanno affrontate con adegua-ti strumenti.In sintesi, l’esigenza che è emersa non è tan-to quella di un nuovo strumento di tratta-mento delle conoscenze a scopo di azione,che si aggiunga alle tante griglie/modelli divalutazione già esistenti nei diversi contesti(need analysis, risk assessment, technologyassessment, guidelines, clinical audit, equityaudit, health impact assessment, strategicassessment…), bensì di lenti dell’equità (equi-ty lens) che si possano applicare ad ogni gri-glia di analisi, considerata come se fosse una‘montatura’.In sostanza ogni operatore/servizio è liberodi utilizzare gli strumenti/montatura ritenu-ti più consoni al contesto e momento stori-co di riferimento e con cui ha maggiore con-fidenza (ad es.: griglia per l’elaborazione diLinee guida se è interessato a produrre Lineeguida, o per il risk management se è quello ilsuo specifico ambito di azione), purché vi ‘ap-plichi’ le lenti dell’equità; l’equity audit pro-pone dunque delle lenti per l’equità in mododa trattare il problema in modo sensibile al-l’equità dei risultati.Tra le dimensioni della stratificazione utiliz-zate per guardare alla salute della popolazio-ne di riferimento con le ‘equity lens’, posso-no essere considerate tutte le dimensioni dellaposizione sociale che in modo indipendentepossono influenzare la storia/pathway della

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persona o della famiglia di origine, comeistruzione, occupazione, classe sociale, red-dito, beni posseduti e rete familiare, cosìcome tutte le dimensioni del contesto, comela deprivazione materiale e sociale del terri-torio, così come tutte le loro interazioni conetà, genere e ‘origine etnica’.Nell’auspicio che l’istituzione del nostroGruppo di Lavoro possa rappresentare un re-ale impegno della SItI nel contrasto alle di-seguaglianze sociali nella salute, e che a talfine il GdL possa esercitare una efficace azio-ne di proposta e supporto, va ricordato chel’ambizioso obiettivo di una maggiore giu-stizia sociale nella salute (perfettamente co-erente al dettato costituzionale) vede oggi, alivello nazionale, una molteplicità di attori edi interventi. Tra questi possono essere cita-ti: il Gruppo di lavoro interregionale dellaCommissione Salute delle Regioni su Equitànella Salute e nella Sanità (gruppo ESS coor-dinato dalla Regione Piemonte); l’orienta-mento prioritario del finanziamento degliobiettivi di Piano Sanitario Nazionale 2012verso la riduzione delle disuguaglianze di sa-lute, attraverso una emersione dei progettiregionali più capaci di perseguire tale obiet-tivo (investimento: svincolo di 50 milioni dieuro del finanziamento vincolato agli obiet-

tivi di piano); l’orientamento prioritario delfinanziamento del programma CCM 2012verso una maggiore capacità di monitorag-gio delle disuguaglianze di salute (investimen-to circa 1 milione di euro).Gli ambiti in cui la nostra Società scientificapuò fornire un più efficace contributo sonoquelli: della formazione, della ricerca e del-l’azione di sanità pubblica (che alla ricerca èstrettamente collegata).Sia la formazione che la ricerca hanno la fi-nalità di colmare le attuali lacune conosciti-ve, di sensibilizzare e qualificare maggior-mente gli attuali e futuri operatori di sanitàpubblica sui temi e gli approcci correlati allediseguaglianze nella salute; l’attivazione difiloni di ricerca su queste tematiche nell’am-bito della prevenzione ha la principale finali-tà di far emergere le dinamiche in grado digenerare le diseguaglianze, orientando cosìgli interventi dei servizi di prevenzione2. Intutte queste attività appare strategica la ca-pacità di mettere insieme le varie anime dellaSitI, ed in particolare di coinvolgere i giova-ni colleghi in formazione.

Giovanni Maria Fara, a nome di GiuseppeCosta, Maurizio Marceca, Massimo Valsecchi

2 Vedi Prima Relazione del Gruppo di lavoro sulle ‘Diseguaglianze nella salute’ alla Giunta SItI del 30Novembre 2012

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ESSENZIALI- Associazione Italiana di Epidemiologia. Atti del

Congresso “Salute e Sanità a 150 anni dall’unitàd’Italia”. Epidem Prev 2011; 35 (5-6)

- Marmot M, Allen J, Bell R, Bloomer E, GoldblattP. WHO European review of social determinants ofhealth and the health divide. The Lancet 2012;

380: 1011-29- Marmot M, Atkinson T, Bell J et al. The Marmot

Rewiew. Strategic review of Health Inequalities inEngland post- 2010. UCL, 2010

- http://www.instituteofhealthequity.org/projects/who-european-review

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Documento conclusivoIl Congresso SitI sezione Emilia Romagna,alla sua seconda edizione, il 25 novembre2013, con oltre 170 partecipanti ha affronta-to temi di straordinaria importanza ed at-tualità per la salute umana ed ambientale.Salute umana, alimentazione e salute dell’am-biente sono indissolubilmente legate.Studi sulle conseguenze ecologiche dellemoderne pratiche agricole e dei rilevanti scar-ti alimentari, hanno evidenziato numerosieffetti che le scelte alimentari possono averesull’ambiente: dal consumo delle risorse idri-che, alla contaminazione di terreni ed acquesino al degrado del territorio. Dall’altra par-te fenomeni di inquinamento ambientale,legati alle pratiche produttive, possono con-dizionare pesantemente la qualità degli ali-menti basti pensare alle diverse emergenzealimentari legate a contaminazioni ambien-tali di terra, aria ed acqua.Di questo si è ampiamente trattato nell’ap-puntamento bolognese che non ha trascura-to i temi della security alimentare ovverodella necessità che tutti abbiano accesso adun cibo sicuro e allo stesso tempo in grado difornire il giusto apporto nutrizionale permantenersi in salute ed avere una vita attiva.

Congresso S.It.I. Sezione Emilia Romagna 2013“Alimentazione, salute, ambiente ed equità sociale”

A tal proposito si sono evidenziati i risultatidi recenti studi internazionali che hanno con-fermato l’importanza di un’alimentazione chefaccia riferimento alle caratteristiche quali –quantitative della dieta mediterranea per laprevenzione di tumori e malattie cardiova-scolari mentre gli aspetti nutrizionali diven-tano sempre più rilevante nella genesi dellepatologie cronico degenerative (obesità, dia-bete, tumori, malattie cardio-cerebrovasco-lari) al punto che negli Stati Uniti hanno su-perato per importanza il fumo di tabacco.Le evidenze scientifiche parlano chiaro e gliigienisti italiani, del mondo accademico e deiservizi di prevenzione, sono chiamati ad unrinnovato impegno sia sul fronte della sicu-rezza alimentare, igienica e nutrizionale, chesu quello della tutela ambientale anche al finedi tutelare l’equità sociale e lo sviluppo eco-nomico del Paese che vede nel comparto agro-alimentare uno dei settori ancora trainanti(+7% dell’export nei primi nove mesi 2013rispetto ad analogo periodo dello scorso anno).A tal fine La S.It.I. ha chiesto, in occasionedi un recente incontro con il Ministro dellaSalute Lorenzin, di potenziare il sistema deiDipartimenti di Prevenzione e la rete nazio-nale dei Laboratori di Sanità pubblica, pro-

S.IT.I.

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ponendo un progetto obiettivo nazionale intema di sicurezza alimentare e nutrizione chepreveda il coinvolgimento di Regioni, Isti-tuto Superiore di Sanità, Società Scientifi-che, Produttori, Associazioni dei consuma-tori. Quanto al rapporto ambiente e salute,la S.It.I. sottolinea come l’Igiene ambienta-le sia ancora compito dei Dipartimenti diPrevenzione e Sanità pubblica a garanzia delprimo Livello Essenziale di Assistenza: la sa-lute collettiva in ambiente di vita e di lavo-ro. Ad un particolare impegno sul fronte dellaformazione, è chiamato il Mondo Accade-mico, in collaborazione coi servizi territo-riali, per migliorare i curricula dei laureati,in particolare tecnici della prevenzione, edassistenti sanitari, dietisti, degli specialisti inigiene e medicina preventiva in un contestosempre più complesso che richiede il contri-buto di molteplici professionalità e l’indispen-sabile collaborazione coi medici di famiglia.La SitI Emilia Romagna propone alla SitINazionale, attraverso i propri gruppi di la-voro Igiene degli alimenti, sicurezza alimen-

tare e tutela della salute dei consumatori,diseguaglianze in salute, salute ed ambiente,la cura di una serie di approfondimenti suitemi trattati, tenuto conto delle evidenzescientifiche e delle buone pratiche, da met-tere a disposizione di ricercatori, operatoridi prevenzione, cittadini, amministratori edecisori. A questi ultimi, in particolare, l’one-re di tenere nella dovuta considerazione l’at-tività svolta ai fini preventivi dai Diparti-menti di Prevenzione/Sanità Pubblica ed iServizi di Igiene Alimenti e Nutrizione chenon possono finire indiscriminatamente sot-to l’accetta dei tagli trasversali ma vannosalvaguardati e rilanciati, pena la messa inpericolo della salute collettiva e dello svi-luppo economico del Paese.La S.It.I. ricorda i prossimi appuntamenti: ilCongresso Nazionale di Riccione 1-4 otto-bre 2014 e il Congresso Nazionale di Mila-no, la conferenza EUPHA in concomitanzacon EXPO ottobre 2015.

Bologna 25 novembre 2013

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Il carico di malattie cronicheLe malattie croniche rappresentano una del-le maggiori sfide per la salute della popola-zione in Europa e in tutto il mondo. Sono laprincipale causa di mortalità e morbosità inEuropa e hanno un forte impatto sull’aspet-tativa di vita vissuta in buona salute. Vi sonoinoltre prove dell’impatto delle malattie cro-niche sul mercato del lavoro che dimostrano

Bruxelles, 23 ottobre 2013Comunicato stampaPratiche per la salute nei luoghi di lavoro rivolte ai lavoratori conmalattie cronicheConferenza europea sulla promozione della salute nei luoghi dilavoroDichiarazione di Bruxelles

Brussel, 23 October 2013Press releaseWorkplace Health Practices for Employees with Chronic IllnessEuropean Conference on Promoting Workplace HealthBrussels Declaration

che queste condizionano i guadagni, la par-tecipazione della forza lavoro, il turnover ela disabilità.Uno studio OCSE1 del 2010 ha concluso che:“Troppi lavoratori lasciano definitivamente ilmercato del lavoro a causa di problemi di salute odisabilità, e troppo poche persone con una ridottacapacità lavorativa riescono a restare occupate …I cambiamenti economici e del mercato del lavoro

1 OECD - Organisation for Economic Co-operation and Development, “Sickness, Disability and Work:Breaking the Barriers”, 2010. Disponibile nel sito: http://ec.europa.eu/health/mental_health/eu_compass/reports_studies/disability_synthesis_2010_en.pdf

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si stanno sempre più dimostrando un ostacolo, perle persone con problemi di salute, per tornare alavorare o mantenere il posto di lavoro”.A causa delle carenze nel mercato del lavoroe dell’alta percentuale di lavoratori che sof-frono di problemi di salute e malattie croni-che, è importante aumentare l’occupabilitàsostenibile in modo da utilizzare in modoottimale il potenziale di tutti i lavoratori. Lestrategie volte a incrementare l’occupabilitàsostenibile devono evidenziare le potenziali-tà dei lavoratori con malattie croniche e fo-calizzarsi non solo sulla loro attuale occupa-bilità ma anche su quella a lungo termine.

La campagna PH WorkLa strategia Europa 2020 per una crescitaintelligente, sostenibile e inclusiva(COM(2010)2020)2 stabilisce l’obiettivo di“raggiungere in tutta l’UE un tasso di occu-pazione pari al 75% per le persone di età com-presa tra i 20 e i 64 anni”. Tuttavia, il 23.5%della popolazione attiva dei 27 paesi mem-bri dell’UE ha riferito di soffrire di una ma-lattia cronica e il 19% di avere problemi disalute da diverso tempo.La campagna “Promuovere un lavoro saluta-re per i lavoratori con malattie croniche -Salute pubblica e lavoro (PH Work)”, avvia-ta dal Network Europeo per la promozionedella salute nei luoghi di lavoro, contribui-sce a raggiungere occupazione sostenibilecome componente della strategia globale.Con lo slogan “Lavoro. Adatto a tutti. Met-tiamo in moto l’Europa”, favorisce il coordi-namento, la comunicazione e la collabora-zione tra operatori sanitari e luoghi di lavoroe focalizza maggiormente i temi legati al

lavoro (tra cui l’adattamento del posto di la-voro, la riorganizzazione dei compiti, l’asse-gnazione di incarichi lavorativi in base allecapacità, la gestione del sostegno).La campagna (2011-2013) è stata studiata percontribuire ad implementare efficaci prati-che di salute nei luoghi di lavoro, stimolan-do nelle aziende europee attività e politicheper mantenere e incoraggiare il ritorno al la-voro di lavoratori con malattie croniche edevitare il trasferimento o il prepensionamentodei lavoratori per disabilità.Nella prima fase del progetto PH WORK,sono stati raccolti in molti paesi europei idati sulle strategie di lavoro sostenibile esi-stenti, sulle politiche e le buone pratiche, perquanto concerne i lavoratori con malattiecroniche. Sono stati selezionati 34 modellidi buone pratiche in 17 paesi. Questa infor-mazione ha rappresentato la base per un in-sieme di linee guida per le strategie com-plessive WHP (promozione della salute neiluoghi di lavoro) e per interventi finalizzati atrattenere al lavoro i lavoratori malati cro-nici. La seconda fase del progetto PH WORKè consistita in una campagna volta a diffon-dere in Europa queste linee guida e ulterioriraccomandazioni, in modo da favorire l’oc-cupabilità sostenibile dei lavoratori con con-dizioni croniche, che possono così continua-re a essere una parte preziosa della forza la-voro.

La conferenza europea sulla promo-zione della salute nei luoghi di lavoroUna conferenza europea (Bruxelles, 22-23ottobre) su “Pratiche di salute nei luoghi dilavoro per addetti con malattie croniche” ha

2 Communication from the Commission COM (2010) 2020 final, Europe 2020: “A strategy for smart,sustainable and inclusive growth 2010”. Disponibile nel sito:http://eurlex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2010:2020:FIN:EN:PDF

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concluso la campagna a livello europeo. Laconferenza e la campagna sono co-finanziatedal programma Salute della Commissioneeuropea. La conferenza di chiusura del PHWORK è stata organizzata dal Networkeuropeo per la promozione della salute neiluoghi di lavoro e dalla Fondazione Preventin collaborazione con l’istituto NazionaleBelga per la Salute e l’Assicurazione Invali-dità (INAMI - RIZIV).

Dichiarazione di BruxellesI membri del Network europeo per la pro-mozione della salute nei luoghi di lavorohanno firmato la dichiarazione di Bruxelles,che comprende 10 raccomandazioni a livellodi politiche europee e nazionali:- focalizzarsi sulla prevenzione delle malat-

tie croniche nel luogo di lavoro;- individuare le malattie croniche in una fase

iniziale;- cambiare il paradigma dalle prestazioni ri-

dotte al mantenimento dell’attuale e futu-ra capacità lavorativa;

- focalizzarsi su abilità e risorse individuali enon solo su diagnosi mediche e su limita-zioni o restrizioni;

- occuparsi delle discriminazioni nei confron-ti delle persone con malattie croniche;

- mettere all’ordine del giorno della political’importanza e la priorità del ritorno al la-voro;

- aumentare le opportunità di occupazionedelle persone con malattia cronica;

- il lavoro deve premiare, il lavoro deve in-cludere un rapporto costo-benefici positi-vo;

- cooperazione stretta e sistematica di tuttigli attori rilevanti e degli stakeholder;

- colmare i gap di conoscenze esistenti edestendere le esperienze e gli interventi ba-

sati sulle conoscenze.Con il progetto PH WORK sono state rac-colte buone pratiche di aziende che – nel-l’ambito di attività di promozione della sa-lute – prestano particolare attenzione ai la-voratori con malattie croniche e alla lorooccupabilità. Sono stati individuati numero-si fattori che favoriscono il successo di unastrategia o di un intervento:- approccio integrale (prevenzione integran-

te, strategie di mantenimento del lavoro edi rientro al lavoro nella strategia comples-siva dell’azienda);

- attenzione incentrata sulle capacità/ risor-se invece che sulle diagnosi mediche o suilimiti/ carenze dei lavoratori;

- avviare e promuovere un principio positi-vo (approccio del saper fare);

- creare e organizzare un ruolo attivo per ilavoratori coinvolti;

- essere consapevoli dei tabù e dei pregiudi-zi (nei confronti dei lavoratori con una ma-lattia cronica);

- la partecipazione a iniziative per la salutecollettiva ha un effetto positivo sulla cul-tura aziendale;

- cercare un approccio vantaggioso per tutti(WIN-WIN), ad esempio lavorare con-giuntamente con altre iniziative e politi-che nella società nel suo complesso.

La dichiarazione di Bruxelles e le slide finali della con-ferenza sono disponibili su:www.workadaptedforall.euI documenti di background e le linee guida praticheper i lavoratori possono essere scaricati anche dal sito.La rassegna generale e l’analisi delle buone pratichesono disponibili sul sito web di ENWHPwww.enwhp.org/enwhp-initiatives/9th-initiative-ph-work/models-of-good-practice.html

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Fonti:- Sito web della campagna PH WORK:

http://www.enwhp.org/enwhp-initiatives/9th-ini-tiative-ph-work.html

- Sito web della conferenza:http://www.workadaptedforall.euUlteriori informazioni si possono ottenere dalla se-greteria di ENWHP:

- Nettie Van der Auwera, coordinatore del ProgettoPH WorkTel. 0032 16 910 [email protected]

- Veronique De Broeck, coordinatore della SegreteriaENWHPTel. 0032 16 910 [email protected]

Network europeo per la promozionedella salute nei luoghi di lavoro(ENWHP)ENWHP è un network informale di istituti nazionali

per la salute e la sicurezza occupazionale, la sanità pub-blica, la promozione della salute e di istituzioni statalidi assicurazione sociale, con lo scopo di migliorare lasalute e il benessere nei luoghi di lavoro e di ridurrel’impatto di cattive condizioni di salute relazionate allavoro sulla forza lavoro presente nell’Unione euro-pea.www.enwhp.org

Fondazione PreventLa Fondazione Prevent sviluppa e diffonde conoscen-ze sul lavoro sostenibile. Da un lato, vuole migliorarele condizioni di lavoro in un’economia sana, innovati-va e produttiva. Dall’altro, intende migliorare l’occu-pabilità dei lavoratori in un mercato del lavoro in cam-biamento.www.prevent.be

Traduzione dall’inglese di Giovanni Bauleo

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NOTIZIARIOINFORMAZIONI

Sistema Salute, 57, 4, 2013: pp. 469-475

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Girona 2013Resoconto del 22° Summer Course ETC

Dal 14 al 26 luglio di quest’anno si è svolto a Gironail ventiduesimo corso estivo organizzato dal Consor-zio europeo per la formazione in Sanità Pubblica ePromozione della Salute (ETC- PHHP).Fondato nel 1990 da parte degli istituti di PublicHealth di Gothenburg, Liverpool, Valencia eZagabria, a seguito di un progetto di collaborazionetra l’ufficio regionale europeho dell’OMS e ASPHER(Associazione Europea delle Scuole di Sanità Pubbli-ca) nato per esplorare la possibilità di sviluppare unprogramma europeo di formazione, l’ETC PHHPcoinvolge, a oggi, dieci tra istituti e scuole di SanitàPubblica europei e, nel corso degli ultimi venti anni,ha organizzato corsi estivi con l’obiettivo di elabora-re strumenti pratici per il miglioramento delle strate-gie di Promozione della Salute in Europa.Dal 1991, anno del primo corso estivo, sono statiorganizzati 22 corsi a cui hanno partecipato 543 per-sone provenienti da 32 paesi europei e da 12 paesiextra europei.Dal 2003 i corsi si svolgono in collaborazione conEUMAPH, il Programma Europeo di Master in Pro-mozione della Salute.

Il summer-course 2013, che aveva come indirizzo“Costruire ponti e sinergie per la salute” ha coinvolto31 partecipanti provenienti da 12 diversi paesi, tracui 2 paesi extraeuropei: Canada e Porto Rico, e didiverse aree professionali: medici, infermieri, assi-stenti sanitari, antropologi, psicologi, pubblicisti,amministrativi, ecc.

L’obiettivo del corso era di analizzare ed esplorare leattuali e innovative conoscenze, competenze e risor-se nel campo della Promozione della Salute, attra-verso anche la condivisione delle esperienze dei par-tecipanti, sondando le strategie di creazione e mante-nimento delle fondamentali sinergie tra diversi pro-fessionisti, cittadini e comunità per il miglioramentodella Salute e del benessere.

Come ogni anno il corso è stato suddiviso in dueparti: il Distance Learning, che si è svolto dal 6 mag-gio al 30 giugno 2013 e la partecipazione diretta alcorso residenziale dal 15 al 26 luglio 2013.La parte d apprendimento a distanza ha avuto lo sco-po di assicurare che i partecipanti avessero una cono-scenza di base comune, per poter dialogare, duranteil corso, con il medesimo linguaggio. Per fare questoè stata fornita una bibliografia minima concernentela promozione della salute, la salutogenesi, e la crea-zione e il mantenimento di reti e sinergie.Durante la formazione a distanza è stato chiesto aipartecipanti di redigere un saggio su un esperienza dipromozione della salute, con l’obiettivo dichiarato,di far ragionare su progetti già effettuati alla lucedelle nuove conoscenze acquisite ramite la letturadegli articoli proposti. Per raggiungere questo obiet-tivo è stato anche chiesto preventivamente ai parte-cipanti di riflettere sul significato di alcuni terminicome “collaborazione”, “reti” e “sinergie”, sul meto-do di misurazione di tali parametri, sulla possibilitàdi successo o meno delle reti e delle collaborazioni insanità pubblica, sui benefici e gli svantaggi per lecollaborazioni pubbliche e private e sui principali osta-coli per ottenere delle collaborazioni e reti di succes-

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470 Notiziario

so e di presentare degli esempi pratici di sinergie, retie collaborazioni in promozione della salute a livellointernazionale, nazionale o regionale e di rifletterecriticamente sul lavoro svolto da una di esse, concen-trando l’attenzione su un determinato livello osull’interazione tra i diversi livelli.Nell’ultima fase della formazione a distanza è statochiesto ai partecipanti di preparare una descrizione digruppo del proprio paese di provenienza, con il dop-pio scopo di presentarlo agli altri studenti del corso, edi costituire dei primitivi gruppi di lavoro che avreb-bero potuto lavorare con le medesime conoscenzeall’interno dei singoli paesi. E’ infatti dalla collabora-zione nata attraverso questo semplice esercizio tra iquattro partecipanti italiani, due provenienti dellascuola di specializzazione di Igiene di Perugia e duedal corso di laurea per assistenti sanitari di Cagliariche nasce questo resoconto.

Conclusa la fase di apprendimento a distanza, tutti ipartecipanti si sono riuniti a Girona per prendere par-te all’ETC Course 2013.Il corso è iniziato con un simposio dedicato a ConchaColomer, fondatrice dell’ETC, scomparsa ...anni fa.Il simposio, che ha toccato i temi della parecipazionecomunitaria, dell’empowerment, della salutogenesiportando esperienze condotte in vari paesi europei edella commissione europea stessa, è stata l’occasioneper discutere con tutti gli addetti ai lavori dellaCatalunya dei temi alla base del corso ETC-PHHP.Il corso vero e proprio, iniziato martedì 15 si è svi-luppato nell’arco delle due settimane con un alter-narsi di lezioni prevalentemente teoriche in plenariaal mattino e lavori a piccolo gruppo al pomeriggio.I piccoli gruppi di 5-6 corsisti facilitati da due docen-ti ognuno, erano costituiti da partecipanti tutti didiversa nazionalità e di diversa formazione e profes-sionalità, in modo che il lavoro di gruppo potessearricchirsi delle diverse competenze e diversibackground personali.I gruppi pomeridiani, come in ogni edizione del cor-so, avevano il compito di produrre un progetto diintervento di Promozione della Salute, ideato e orga-nizzato autonomamente dal gruppo stesso.

La mattina invece, in plenaria, si sono svolte lezionidi didattica formale, sulle tematiche riguardanti ilconcetto di “costruire reti”, di “promozione della sa-lute” e degli obiettivi che si propone di attuare, sonostati descritti diversi progetti di promozione dellasalute attuati in diversi paesi e sono stati rivalutati ediscussi i concetti e i modelli di partecipazione,salutogenesi, empowerment, governance multilivello,e lavoro in rete, sono stati presentati diversi esempiricerche-intervento e si sono sondate le possibilità deisocial network per la promozione della salute.L’organizzazione del corso, costituita dall’alternanzatemporale tra plenarie più formali e lavori di gruppoha permesso di arricchire il lavoro pomeridiano deglistimoli dati dalle lezioni della mattina e contempora-neamente, di solidificare le lezioni teoriche nella pra-tica del progetto.I lavori di gruppo, vero core del corso, è stato quindiil luogo in cui mettere in pratica sia e nozioni ricevu-te nel distance learning, sia le lezioni teoriche mattu-tine, il tutto mettendosi letteralente in gioco all’in-terno di un gruppo, che, per le differenze di prove-nienza e di formazione, imponeva e allenava insiemela capacità di creare sinergie efficaci.Il confrontarsi con diverse persone di diversa prove-nienza e di diverso punto di vista, prima di essere unarisorsa è stata una difficoltà da comprendere e supe-rare, e le diverse modalità di pensare ad un progetto,anche per chi era alla prima esperienza in questo sen-so, sono stati difficoltà che si sono nel tempo delcorso trasformate in ricchezze e tutti i gruppi, dopoun inizio non per forza facile, hanno attivato sul cam-po, aiutati dai facilitatori, dinamiche che hanno per-messo di raggiungere l’obiettivo di scrivere un pro-getto e di imparare dall’esperienza effettuata che cosavuol dire progettare in gruppo, usando l’esperienza ele capacità altrui.Il risultato tangibile è stata la produzione di 5 proget-ti di promozione della salute realmente attuabili, ri-guardanti la promozione di una sana alimentazione,la promozione della salute infantile, la creazione diluoghi di incontro per la comunità, il potenziamentodelle reti sociali e la migliore connessione tra diversegenerazioni.

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Il risultato reale del corso intero invece è stato quellodi aver imparato a progettare con il razionale dellasalutogenesi e aver messo in pratica realmente i con-cetti base della promozione della salute e del lavorarein gruppo.L’aver messo insieme persone di diversa provenienzaa lavorare e a sperimentare questi concetti ha genera-to, come ultimo risultato, una rete di contatti sia inItalia che in Europa, che ha, ora, un linguaggio co-mune e una comune modalità progettuale, una ric-chezza che difficilmente non genererà cambiamentie miglioramenti nella progettazione in promozionedella salute,

L’appuntamento per il prossimo summer course èper il prossimo anno, dal 20 Luglio al 2 Agosto 2014a Rennes, crediamo che possa essere per tutti, comelo è stato per noi, un’importantissima occasione perpoter imparare dalle esperienze di altri professionistie per capire come meglio impostare progetti e inter-venti di promozione della salute.

Riccardo Casadei, Silvia Ribiscini,Scuola diSpecializzazione in Igiene e Medicina Preventiva,

Università di PerugiaTiziana Gambula, Corso di Laurea in Assistenza

Sanitaria, Università di CagliariMaria Francesca Piazza, Dipartimento di Sanità

Pubblica, Medicina Clinica e Molecolare, Universitàdi Cagliari

Conferenza EUPHA. Health Service Research:la dimensione internazionale nella ricerca com-parativa sui servizi sanitariUtrecht, Paesi Bassi, 15 - 16 maggio 2014

La Conferenza sarà un forum per discutere i contenu-ti e questioni metodologiche legate alle problematichelegate alla dimensione internazionale della ricercacomparativa sui servizi sanitari. Questo evento, con-dotto su piccola scala (circa 40-60 partecipanti) saràarticolato in presentazioni orali con spazio per la di-

scussione approfondita di circa 10-12 paper. In alme-no una sessione nel corso della conferenza, i parteci-panti avranno anche l’opportunità di riflettere e con-dividere idee su proposte di ricerca . L’Invito a pre-sentare abstract è aperto fino al 3 febbraio 2014. Icontributi dovranno concentrarsi sulla ricerca com-parativa internazionale o sui risultati di uno studio alivello nazionale che sia ritenuto interessante da con-frontare con gli studi di altri paesi .Costi e iscrizioneIl costo di partecipazione è di euro 75 Per iscriversi ,inviare una e-mail a: [email protected] chiave:• Call for abstract : aperto fino a Lunedi 3 febbraio2014 .• Notifica accettazione abstract: Lunedi 17 Febbra-io 2014 .• iscrizione al convegno: aperto (e-mail).• Conferenza : da Giovedi 15 maggio 2014 ore 13.00- Venerdì 16 maggio, 2014 ore 13.00(info: [email protected]

EUPHA-ASPHER - Prevenzione sanitariastrategica in Europa

Si è tenuta a Bruxelles la VI European Public HealthConference organizzata da EUPHA e ASPHER edintitolata Health in Europe: are we there yet? Learningfrom the past, building the future.La cerimonia inaugurale ha visto la partecipazione diTonio Borg, commissario Europeo per la salute e iconsumatori, che ha elencato le recenti direttive sot-tolineando l’importanza di considerare le spese per laprevenzione un investimento e non un costo comespesso viene fatto. Il Direttore generale dell’OMS -Europa - Zsuzsanna Jakab - ha illustrato come lepolitiche in tema di salute debbano soprattutto ten-dere a ridurre le diseguaglianze, contenere le epide-mie di malattie non infettive, assicurare l’accessouniversale alle cure che devono essere di buona qua-lità e considerare alla radice i problemi sanitari, inclu-si i determinanti sociali di malattia. La Jakab ha men-

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zionato le politiche di prevenzione come mezzo perraggiungere gli obiettivi OMS per il 2020. Sir MuirGray, grande esperto di sanità pubblica e co-fondato-re della Cochrane Collaboration, ha catalizzato l’at-tenzione della sala con spunti innovativi sulla sanitàpubblica del 21° secolo ed evocando lo smartphonecome simbolo di una diversa partecipazione dei cit-tadini.Nel 2015 la Public Health Conference sarà a MilanoL’VIII edizione della Public Health Conference(PHC) si svolgerà a Milano dal 14 al 17 ottobre 2015e sarà intitolata Public Health In Europe: from global tolocal; principles, methods and practice. Chair della con-ferenza sarà il Presidente-eletto della S.It.I. CarloSignorelli mentre Walter Ricciardi, attuale Presiden-te EUPHA, presiederà il Comitato scientifico. ABruxelles è stata distribuita la brochure preliminaredel Congresso di Milano che si svolgerà contempora-neamente al 48° Congresso Nazionale della S.It.I.La Public Health Conference del 2014 si svolgerà aGlasgow dal 19 al 22 novembre ed è intitolata Mindthe gap: reducing inequalities in health and healthcare.(da Igienisti on-line Supplemento a S.It.I. - Notizie18/11/13 11:30, http://www.igienistionline.it/cms)

Workplace health practices for employeeswith chrocnic illness - 22-23 ottobre 2013

La conferenza sul tema “Salute pratiche di lavoro peri dipendenti con malattie croniche”, tenutasi a Bru-xelles il 22-23 ottobre 2013 ha concluso la nona ini-ziativa della Rete europea per la promozione dellasalute sul posto di lavoro. L’iniziativa incentrata sullapromozione di un lavoro sano per i dipendenti conmalattie croniche (sanità pubblica e lavoro, o PublicHealth Work). Durante l’iniziativa PH Work, unacampagna europea è stata lanciata in 17 Paesi, inco-raggiando le imprese ad attuare strategie sanitarieglobali per quanto riguarda la conservazione o ritor-no al lavoro dei dipendenti malati cronici. Esempi dibuone pratiche sono stati raccolti e linee guida sono

state sviluppate per impostare pratiche di salute sulluogo di lavoro . L’obiettivo principale delle campa-gne a livello nazionale/regionale, è stato quello disviluppare e mantenere una comunità di portatori diinteresse, sia coinvolgendo le imprese utenti finali ele parti interessate a livello sovra-aziendale che siimpegnano a promuovere attivamente valori, cono-scenze e buone pratiche che favoriscono il manteni-mento e il ritorno al lavoro dei dipendenti malaticronici. La conferenza di chiusura PH Work ha pre-sentato i risultati dell’iniziativa, le linee guida e alcu-ni modelli di buone pratiche, che sono stati conside-rati i migliori per il trasferimento in altri paesi.

Pubblicato in Gazzetta il Piano d’azioneitaliano sulla disabilità

La ratifica italiana della Convenzione sui diritti dellePersone con Disabilità dell’ONU (CRPD) ha apertoun nuovo scenario di riferimento giuridico, culturalee politico. Da quel momento le persone con disabilitànon devono più chiedere il riconoscimento dei lorodiritti, bensì sollecitare la loro applicazione eimplementazione, sulla base del rispetto dei dirittiumani. Le persone con disabilità divengono parte in-tegrante della società umana e lo Stato italiano devegarantire il godimento di tutti i diritti contenuti nellaConvenzione per sostenere la loro «piena ed effettivapartecipazione alla società su base di uguaglianza congli altri» (Preambolo, lettera e, CRPD).Con questa premessa si apre il Programma di azionebiennale per la promozione dei diritti e l’integrazionedelle persone con disabilità, messo a punto dal Mini-stero del Lavoro e delle Politiche Sociali e ora adotta-to formalmente con il Decreto del Presidente dellaRepubblica 4 ottobre 2013, pubblicato sulla Gazzet-ta Ufficiale del 28 dicembre scorso.Il Programma si articola in 7 Linee d’azione: (1) Re-visione del sistema di accesso, riconoscimento/certificazione della condizione di disabilità e modellodi intervento del sistema socio-sanitario; (2) Lavoroe occupazione; (3) Politiche, servizi e modelli orga-

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nizzativi per la vita indipendente e inclusione nellasocietà; (4) Promozione e attuazione dei principi diaccessibilità e mobilità; (5) Processi formativi ed in-clusione scolastica Potenziare l’inclusione scolasticadegli alunni con BES prevedendo sistematicamenteil coinvolgimento di tutti gli operatori scolastici; (6)Salute, diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione;(7) Cooperazione internazionale L’obiettivo è la for-mulazione di un Piano di azione per le persone condisabilità della Cooperazione Italiana.Riportiamo il testo integrale della Linea 6 - Salute,diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione

Sostegno alla fase prenatale e neonataleL’obiettivo è promuovere il bambino con disabilità etutelarne i suoi bisogni sin dalla primissima infanzia egarantire che le donne con disabilità possano accede-re sulla base di uguaglianza a servizi ginecologici eriproduttivi.Per farlo si prevede si sviluppare:- l’accoglienza in contesti adeguati di bambini condisabilità abbandonati in culla o nella prima infanzia;- servizi di supporto ed orientamento per le madriche decidono di portare a termine una gravidanza arischio;- accessibilità fisica e tecnico - professionale dei servi-zi sanitari diretti alle donne. Politiche sulla salute delle persone con disabilità, inte-grazione Sanitaria e Socio-Sanitaria e Punto unico diAccesso ai ServiziL’obiettivo è facilitare l’accoglienza e la presa in cari-co di tutti i cittadini, con una condizione di salute,per superare la criticità di una frammentazione deiservizi, della scarsa conoscenza dei percorsi socio-sanitari da parte dei cittadini, nonché della comples-sità dei percorsi amministrativi per l’erogazione deipresidi, delle cure e altri servizi di supporto. Si prevede per questo la figura del Disability&CaseManager che dovrà essere in grado di esaminare leesigenze e la situazione individuale e di relazionarsidirettamente con il cittadino, per strutturare con luiuna risposta adeguata ai bisogni. Inoltre il Case Ma-

nager potrebbe fungere anche da facilitatore, veicoloper un’informazione corretta sulla salute, nel mo-mento in cui il cittadino si trovi di fronte a scelte dicura e presa in carico particolarmente complesse.Questa azione potrebbe eliminare alcune barriere ri-spetto all’accessibilità dell’informazione. Ulteriorivantaggi potrebbero essere identificati nella riduzio-ne dei tempi di attesa per le prestazioni, una tempe-stiva risposta nell’assistenza sanitaria e/o sociale, unindirizzamento verso gli attori del SSN (sul territo-rio o in ospedale) che possano garantire una identifi-cazione precoce delle patologie e la attuazione im-mediata di un piano di trattamento e presa in caricoindividuale.Tutto questo richiede un sistema di gestione dei ser-vizi sanitari moderno, efficace ed efficiente, che sup-porti il lato clinico della gestione di una condizione disalute, ma che sappia creare momenti di gestionecondivisa delle attività di presa in carico e soprattut-to coordinate a livello di servizi di comunità. Interventi in ambito di abilitazione e riabilitazionecontinua Assicurare il diritto all’empowerment dellepersone con disabilità tramite interventi per la riabi-litazione e abilitazione precoce e per quella continuanonché gli specifici interventi riabilitativi e ambula-toriali, a domicilio o presso i centri socio riabilitativied educativi a carattere diurno o residenziale.

Per farlo il Piano prevede la realizzazione di un pro-gramma di riforma delle attività di riabilitazione eabilitazione attraverso l’armonizzazione normativa eordinamentale in base ai principi ed alle prescrizionidell’art. 26 della Convenzione ONU, a partire daibisogni abilitativi delle persone con disabilità connecessità di sostegni intensivi come le disabilità intel-lettive e relazionali e la salute mentale.Tale innovazione normativa deve includere la valuta-zione e l’identificazione di ausili, strumentazione estrategie dirette all’autodeterminazione delle perso-ne con disabilità, nonché del sostegno tra pari. Infinedeve includere la riforma dei criteri di accreditamento.Servirà poi fornire un contributo nell’ambito dellaricerca nel campo della riabilitazione continua e della

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abilitazione orientate all’empowerment che possa ri-spondere ad alcune necessità emergenti e a modalitàinnovative di organizzazione e programmazione deiservizi territoriali (ivi incluso il peer counselling), eche possa utilmente trasferito in contesti come lascuola, il lavoro o l’abitazione.Le azioni che vanno intraprese - spiega il Piano -devono seguire la via della riduzione nellaframmentazione dei servizi di riabilitazione.Frammentazione che può essere ridotta anche attra-verso l’apporto della Classificazione ICF in meritoall’uniformare i linguaggi tra diversi servizi di cura epresa in carico. Linguaggio ICF che accompagnil’operazionalizzazione delle modalità di riabilitazio-ne, degli interventi e dei Servizi, a partire dalla defi-nizione di disabilità, quale principio della Conven-zione ONU(www.quotidianosanità.it )

Progetto di lettura ad alta voce: una buo-na pratica della ASL Milano

ASL Milano, Sistema Bibliotecario Urbano del Co-mune Milano, Biblioteche dei Comuni di CiniselloBalsamo e di Sesto San Giovanni, SiMPeF, Nati perLeggere Lombardia e UNICEF hanno realizzato ilprogetto “Lettura e Salute” per offrire delle opportu-nità di incontro, di informazione e di lettura ad altavoce.Una delle otto azioni promosse dal programma Ge-nitori più promuove la lettura ad alta voce ai bambi-ni a partire dai 6 mesi di vita. È dimostrato che unprocesso costante di alfabetizzazione consente a ogniindividuo di sviluppare abilità cognitive e sociali chelo rendono capace di accedere, comprendere e utiliz-zare le informazioni in modo consapevole e di esserein prima persona responsabile del mantenimento delproprio stato di salute, processo definito con una ter-minologia usata a livello internazionale health literacy.Si è oramai concordi che la lettura ad alta voce findalla prima infanzia favorisce nel bambino l’healthliteracy e l’approccio alla parola scritta, migliora inol-

tra la capacità di attenzione e la disposizione alla let-tura e alla scuola.La fase pilota del progetto ha coinvolto, tra settem-bre e novembre a Milano e provincia, molti operato-ri del sistema sanitario, bibliotecari, pediatri di fami-glia, tanti bambini e tante famiglie per scoprire insie-me, i vantaggi e le opportunità offerti dalla lettura adalta voce.Sono stati organizzati 9 incontri nei Consultori Fa-miliari Integrati di ASL Milano per promuovere uncorretto approccio ai libri e alla lettura ad alta vocerivolti ai genitori con bambini nel primo anno divita. Durante questi incontri sono stati illustrati al-cuni libri presenti nelle biblioteche e proposti deimomenti di lettura ad alta voce per far sperimentarealla coppia genitore-bambino l’utilizzo del libro intutte le sue varianti e potenzialità con il supportodegli esperti dell’ASL, delle Biblioteche e dei Pediatridi famiglia. In alcuni casi è stata presente anche unamediatrice culturale.Nelle Biblioteche aderenti al progetto sono poi statirealizzati 8 incontri per promuovere comportamentisalutari tra i bambini e in famiglia, come suggeritodal programma ministeriale Guadagnare salute. Gliesperti di ASL Milano, supportati da un pediatra difamiglia e dai bibliotecari, hanno affrontato alcunetematiche selezionate tra le azioni di GenitoriPiù(allattamento materno, sana alimentazione in fami-glia, vaccinazioni, gioco e movimento, prevenzionedell’esposizione al fumo passivo, sicurezza in casa efuori) e risposto ai quesiti dei genitori.Per questa prima fase pilota di Lettura e Salute è statamessa in funzione una importante macchinaorganizzativa. Gli eventi sono stati pubblicizzati at-traverso materiali di comunicazione elaborati ad hoc(brochure, locandine, inviti) distribuiti nelle biblio-teche, in diversi servizi sanitari dell’ASL e nel territo-rio di ASL Milano. È stato poi messo in onda unospot pubblicitario di Nati per Leggere proiettato nel-le sale cinematografiche e su alcune reti televisive. Èstata data ampia diffusione al progetto e agli incontrisui giornali locali e nazionali, attraverso i siti internetdegli enti partner e i tweet di ASL Milano. Infine,ASL Milano ha messo a disposizione un numero ver-

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de per dare informazioni sul progetto e sugli eventi.Il gradimento e l’interesse mostrato dalle famiglie èstato elevato ed è in via di definizione il nuovo ciclodi incontri di Lettura e Salute per l’anno 2014 chevedrà un’estensione del progetto e degli eventi anchead altri consultori e biblioteche e un ruolo ancora piùpartecipato dei pediatri di famiglia.Lettura e Salute, con il suo approccio multi profes-sionale e intersettoriale, cerca di favorire processi diempowerment individuale e collettivo, di attivarereti e nuove collaborazioni per promuovere un cam-biamento culturale e un nuovo approccio alla pro-mozione della salute così come proposto nella Cartadi Ottawa.

L’aspirazione è arrivare a considerare gli incontri diLettura e Salute come parte integrante delle attivitàdell’ASL e delle Biblioteche, di organizzare momen-ti di lettura ad alta voce in un gran numero di ambu-latori pediatrici e, soprattutto, di promuovere l’ini-ziativa nella popolazione più bisognosa e vulnerabile,la più difficile da raggiungere, con la finalità di con-tribuire alla tutela della salute e alla riduzione delledisuguaglianze sociali.Maria Enrica Bettinelli, pediatra, socio SIPS delega-zione Lombardia (da: Società Italiana Promozione della Salutewww.sipsalute.it )

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Testata bimestrale del Centro spermentale per l’educazione sanitariaUniversità degli studi di Perugia

Direttore responsabile Maria Antonia ModoloEdita dalla Fondazione Angelo Celli per una cultura della salute (Perugia)

Per informazioni e abbonamenti:Centro spermentale per l’educazione sanitaria

via del Giochetto, 6 , 06126 Perugia - tf. 075.5857355-57e-mail: [email protected] / [email protected]

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AMRivista della Società Italiana di Antropologia Medica

Testata semestrale della Fondazione Angelo Celli per una cultura della salute (Perugia)Realizzata con la collaborazione della Sezione antropologica del Dipartimento Uomo &

Territorio della Università degli Studi di PerugiaDirettore responsabile Tullio Seppilli

Per informazioni: Fondazione Angelo Celli per una cultura della saluteStrada Ponte d’Oddi, 9 (ex Monastero Santa Caterina vecchia), 06125 Perugia

Tel. 075 41.508 - Fax 075 584.0812

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L’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcool nasce nel marzo 1991 con l’intento diraccogliere e mettere a disposizione della comunità scientifica e della collettività naziona-le informazioni e scientificamente attendibili sulle modalità di consumo di bevande alco-liche e sulle relative problematiche nella popolazione giovanile italiana.In questi anni la missione dell’Osservatorio è stata quella di promuovere ricerche, in un’otticadi integrazione interdisciplinare finalizzata ad ottenere una visione globale del fenomeno.A partire da un approccio bio-psico-sociale delle problematiche alcool correlate, l’Osser-vatorio ha voluto integrare ed allargare la dimensione ”sanitaria” del problema approfon-dendo gli aspetti psicosociali ed antropologico-culturali dei comportamenti individuali ecollettivi, compresi gli aspetti economici e quelli politico-legislativi.Ispirandosi ai principi dell’“alcologia sociale” che, specie a livello europeo, trova semprepiù consensi, l’Osservatorio ha esercitato un ruolo primario nell’identificare strategie diprevenzione dell’eccedenza efficaci e consapevoli delle differenze culturali e comporta-mentali.La crescente attenzione per le problematiche alcool correlate ha posto l’esigenza di strut-turare maggiormente l’Osservatorio dal punto di vista organizzativo, ampliando il nume-ro dei suoi partner.I mutamenti delle realtà giovanili e la crescente globalizzazione hanno inoltre reso neces-sario un allargamento delle tematiche ai comportamenti alimentari e agli stili di vita deigiovani ed un rafforzamento del network europeo, per garantire la realizzazione di ricerchecomparate e l’elaborazione di strategie di prevenzione adattabili in diversi paesi.In questa ottica una sempre maggiore enfasi verrà posta sulla promozione di collaborazio-ni internazionali che permetteranno il confronto e lo scambio di esperienze e la collabora-zione reciproca fra strutture ed esperti ai massimi livelli.

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ObiettiviNel fornire aggiornate informazioni sul comportamento connesso al bere della popolazio-ne l’Osservatorio vuole essere:- Uno strumento per operatori e policy makers del settore- Un’affidabile fonte di interpretazione sul consumo d’alcool e politiche sociali- Un’agenzia permanente di valutazione e monitoraggio dei fenomeni delle misure pre-

ventiveIl complesso di queste attività è finalizzato alla promozione di un consumo d’alcool re-

sponsabile. In quanto laboratorio di riflessione sulle fenomenologie di consumo legateall’alcool, l’Osservatorio si pone in particolare i seguenti obiettivi:

- Fornire in modo permanente dati ed informazioni aggiornate sui comportamenti degliitaliani nei confronti del bere

- Promuovere fra le varie fasce e categorie della popolazione italiana un comportamentoresponsabile nei confronti dell’alcool

- Contribuire a prevenire i consumi smodati, gli eccessi e l’insieme dei comportamenti arischio legati all’assunzione di alcool

- Contribuire a sviluppare e definire politiche alcol correlate più efficaci, attraverso unamaggiore attenzione alle caratteristiche regionali delle comunità locali di auto regolarsi

Presidente onorario: Umberto VERONESI

Presidente: Giancarlo TRENTINI

Vice-Presidenti: Michele CONTEL, Amedeo COTTINO

Presidente del laboratorio scientifico: Enrico TEMPESTA

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Finito di stampare nel mese di dicembre 2013

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