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4 40 anni di Regione 1970 - 2010 Eda

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440 annidi Regione1970 - 2010

Eda

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LA SETTIMA LEGISLATURA2000-2005

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Nel segno della continuità

Il 16 aprile del 2000 si svolgono le votazioni perl’elezione dei consiglieri regionali e, per la primavolta in forma diretta, del presidente della Giuntaregionale.

Enzo Ghigo, presidente uscente, alla guida diuna coalizione di centrodestra, vince la competizio-ne contro il centrosinistra che ha scelto come can-didata il ministro per la Solidarietà sociale, LiviaTurco.

Ghigo, con la lista regionale-maggioritaria, rag-giunge il 51,78 per cento di preferenze, per com-plessivi 1.249.840 voti, distanziando in maniera evi-dente i suoi avversari, a cominciare da Livia Turcoche ne ottiene 953.163 e si piazza al secondo postocon una percentuale del 39,49 per cento di voti. Se-guono Emma Bonino con il 5,74 per cento, France-sca Calvo con il 2,58 e Antonio Tevere con lo 0,4.

Il listino di Ghigo “Per il Piemonte” guadagnacosì 12 seggi che sommati ai 28 della quota propor-zionale della coalizione danno al presidente unamaggioranza solida in Consiglio regionale: 40 seggisu 60.

Sostengono la Giunta Ghigo i seguenti gruppiconsiliari: Forza Italia (22 consiglieri, presidenteValerio Cattaneo), Alleanza Nazionale (7 consiglie-ri, presidente Agostino Ghiglia), Lega Nord Pie-mont Padania (4 consiglieri, presidente Matteo Bri-gandì), Centro Cristiano-Democratico (2 consiglie-ri, presidente Antonello Angeleri), Cristiani Demo-cratici Uniti-PPE (2 consiglieri, presidente SergioDeorsola), Federalisti Liberali Alleanza Nazionale(2 consiglieri, presidente Roberto Vaglio), Per ilPiemonte (1 consigliere, presidente DomenicoMercurio).

All’opposizione il gruppo più consistente è quel-lo dei Democratici di sinistra (9 consiglieri, presi-dente Pietro Marcenaro, nel corso della legislaturasostituito da Giuliana Manica), seguono i Demo-cratici-L’Ulivo (presidente Costantino Giordano), iRadicali (presidente Bruno Mellano) e Rifondazio-ne Comunista (presidente Rocco Papandrea), cia-scuno con 2 consiglieri; e, infine, i Comunisti Ita-liani (presidente Pino Chiezzi), il Partito PopolareItaliano (presidente Antonio Saitta), i Socialisti De-mocratici Italiani (presidente Giovanni Caracciolo)e i Verdi (presidente Enrico Moriconi), ognuno conun solo consigliere.

Se queste sono le forze in campo – con una mag-gioranza di due terzi alla coalizione vincente grazie

alla legge proporzionale/maggioritaria – si deveprendere atto che si riducono al lumicino le possi-bilità di sgambetti e ribaltoni, anche se la “pace per-petua” non regna mai nel mondo della politica.

Un dato che subito balza agli occhi in questa pri-mavera del 2000 è la relativa velocità con cui nascela settima legislatura regionale.

D’altra parte la Regione rimane in mano al cen-trodestra, segnando una linea di continuità rispettoal quinquennio precedente, con lo stesso presiden-te e con alcuni assessori riconfermati.

In Aula l’inizio legislatura

Il 29 maggio si svolge a Palazzo Lascaris la primaseduta del nuovo Consiglio regionale. Sergio Deor-sola, in qualità di presidente uscente e consigliererieletto, assume la presidenza provvisoria, mentre iconsiglieri Francesco Toselli (consigliere segretariouscente e rieletto) ed Enrico Costa (il consiglierepiù giovane per età) svolgono le funzioni di segre-tari provvisori dell’Assemblea per l’inizio dei lavoridella VII legislatura.

Nella stessa giornata l’Aula provvede alla surrogadella consigliera Emma Bonino, che viene sostitui-ta da Carmelo Palma per la Circoscrizione di Tori-no e da Bruno Mellano per quella di Cuneo. Unpaio di consiglieri, inoltre, eletti sia nel maggiorita-rio che nel proporzionale, optano per il maggiorita-rio, mentre Livia Turco, candidata presidente se-conda classificata, rassegna le dimissioni da consi-gliere venti giorni dopo, il 19 giugno. Al suo postosubentra Vincenzo Tomatis (PPI).

Ma andiamo per ordine. Sempre nel corso dellaprima seduta viene eletto l’Ufficio di presidenza delConsiglio regionale. Il nuovo presidente, sostenutodalla maggioranza di centrodestra, è Roberto Cota,giovane avvocato penalista novarese, iscritto allaLega Nord fin dal 1990, quando aveva soltanto 22anni, e che viene considerato al momento dell’ele-zione una risorsa importante per il partito-movi-mento fondato e guidato da Umberto Bossi.

Cota viene eletto con 40 voti a favore e 19 astenuti.Poi vengono eletti i vicepresidenti Francesco To-

selli (FI) per la maggioranza, e Lido Riba (DS) inrappresentanza dell’opposizione. Quindi i consi-glieri segretari: Giuseppe Pozzo (FI) e Gianni Man-cuso (FI) per la maggioranza; Alessandro Di Bene-detto (I Democratici) per il centrosinistra. I dueconsiglieri radicali, Mellano e Palma si astengono in

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tutte le votazioni. Il neopresidente del Consiglio,nel suo discorso d’investitura, pone un forte accen-to sulla necessità di una revisione dello Statutodella Regione Piemonte e del Regolamento consi-liare, modifiche fondamentali per accelerare l’iterdella trasformazione, tanto caro alla Lega, dalloStato centralista allo Stato federalista. Dice Cota inun suo passaggio: “Oggi è forte e chiara la richiestadi devoluzione in materia di sanità, istruzione, sicu-rezza, a cui si aggiunge la necessità di un efficacecoordinamento delle Regioni del nord, realizzabileattraverso un passaggio referendario”.

La nuova Giunta

La composizione del nuovo esecutivo era giàpressoché definita il 26 maggio, ma il passo indietrodeciso dalla Lega di non far parte, almeno nei primianni della legislatura, della compagine di governo,fa scivolare di tre giorni l’assetto definitivo dellastessa, con la rimodulazione dell’affidamento di al-cune competenze.

Comunque il 29 maggio Cota, dopo il suo di-scorso di “presidente di tutto il Consiglio”, legge ildecreto con cui il presidente Ghigo ha nominato gliassessori.

La nuova Giunta si riunisce il giorno dopo a Piaz-za Castello, nella sede del governo regionale, e, at-torno al tavolo, siedono: Enzo Ghigo (FI), presi-dente, che per sé sceglie le deleghe delle Politicheistituzionali e l’attuazione del Federalismo, la Pro-grammazione, la Comunicazione, i Grandi Eventi el’Aress (Agenzia regionale servizi sanitari); WilliamCasoni (AN), vicepresidente, con delega ai Tra-sporti, alla Viabilità e agli impianti di risalita; Fran-co Maria Botta (CCD): Urbanistica, Pianificazioneterritoriale e dell’area metropolitana, Edilizia resi-denziale; Angelo Burzi (FI): Bilancio e Finanze,Personale, Patrimonio, Gestione, Legale e conten-zioso; Ugo Cavallera (FI): Ambiente, Energia, Ri-sorse idriche, Tutela del suolo, Lavori pubblici,Protezione civile, Parchi; Mariangela Cotto (FI):Politiche sociali e della famiglia, Volontariato, Pro-mozione della sicurezza, Politiche per l’immigrazio-ne e l’emigrazione; Antonio D’Ambrosio (AN):

Seduta di insediamento del Consiglio regionale della settima legislatura.

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Programmazione sanitaria, Psichiatria, Emergenza118, Assistenza sanitaria; Giovanni Carlo Laratore(CDU-esterno): Artigianato, Società partecipate,Cave e torbiere, Autonomie locali, Polizia locale;Gianpiero Leo (FI): Cultura e Beni culturali, Uni-versità, Istruzione, Assistenza ed Edilizia scolastica,Politiche giovanili, Promozione Parchi; GilbertoPichetto Fratin (FI): Industria, Lavoro, New Eco-nomy, Cooperazione e Formazione professionale,Politiche e Fondi comunitari, Affari internazionali;Ettore Racchelli (FI): Turismo, Sport, Acque mine-rali e termali, Commercio, Fiere e Mercati; Deoda-to Scanderebech (FI): Agricoltura, Caccia e Pesca;Roberto Vaglio (Federalisti Liberali - AN): Beniambientali, Politiche per la montagna, Foreste.

Nel corso della legislatura avverranno alcunicambiamenti significativi nella composizione dellaGiunta. Il più eclatante è rappresentato dalle di-missioni, a fine 2003, dell’assessore alla Sanità An-tonio d’Ambrosio che viene sostituito dal dirigenteregionale Valter Galante. Ma altre rinunce assesso-rili erano state oggetto di cronaca, come quelle la-sciate nel marzo 2002 dall’assessore al Bilancio An-gelo Burzi, assegnate da Ghigo in parte a se stesso,e in parte a Gilberto Pichetto e a Caterina Ferrero,che aveva già avuto parte delle deleghe di DeodatoScanderebech dimessosi nel 2001. Storia breve, in-fine, quella di Matteo Brigandì, che entra in Giun-ta in rappresentanza della Lega Nord il 6 dicembre2002 e conclude il suo incarico assessorile settemesi dopo, a fine luglio 2003.

Infine si dimette, il 18 gennaio 2005, il presiden-te del Consiglio regionale, Roberto Cota, nominatoa Roma sottosegretario alle Attività produttive. Glisubentra Oreste Rossi che ricopre l’incarico fino altermine della legislatura, il 16 febbraio 2005.

Dal 2000 al 2005 Ghigo sarà anche presidentedella Conferenza delle Regioni.

Il presidente, il programma, la discussione

Il 7 giugno è il giorno in cui il presidente EnzoGhigo presenta il suo programma di governo inConsiglio regionale. “L’Italia attraversa una fase ditransizione che dura ormai da troppo tempo – esor-disce Ghigo – e il residuo di credibilità che ci rima-ne presso i nostri partner europei e internazionali èdovuto al credito che riscuotono il Presidente dellaRepubblica (Carlo Azeglio Ciampi, ndr.) e pochealtre istituzioni. In questo contesto c’è ancora un

anello non logoro che lega cittadini e istituzioni: leamministrazioni locali e regionali, a cui i cittadinicontinuano a guardare con interesse e speranza”.

A questa annotazione politica di carattere genera-le segue il carnet degli impegni programmatici cosìenunciati: “Le linee strategiche della Giunta regio-nale saranno ispirate ai seguenti principi: 1) Inter-nazionalizzazione, per collegare il sistema Piemontealle reti mondiali della produzione e dei servizi; 2)Innovazione e sostegno al sistema, per migliorare equalificare le risorse e le potenzialità nei settori pro-duttivi e culturali del territorio; 3) Diversificazione,per sfuggire ai vincoli della monocultura metalmec-canica; 4) Infrastrutture nuove e funzionali per lamobilità e per rendere la nostra regione più accatti-vante non solo sotto il profilo turistico, ma anchesotto il profilo degli insediamenti industriali e com-merciali di alta qualità; 5) Miglioramento e valoriz-

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zazione della sanità pubblica e privata, così comedell’istruzione pubblica e privata; 6) Coesione so-ciale, realizzabile attraverso il restringimento dellearee di emarginazione, disagio e disoccupazione”.

Infine, le riforme istituzionali. Anzi, la riformaper eccellenza che si chiama federalismo. “Una ri-forma – spiega Ghigo – da perseguire con velocitàed equilibrio”. Quindi precisa con condivisionedella sua maggioranza e, in particolare, della Lega:“La Casa delle Libertà rappresenta la migliore ga-ranzia che questa volta il processo federalista si faràfino in fondo. La nostra alleanza è in grado di co-struire il federalismo meglio del centrosinistra”.

Un impegno, quest’ultimo, che già compariva neldiscorso insediativo della precedente legislatura,con un accenno importante al “federalismo fisca-le”, ma che poi non si era realizzato per moltepliciragioni politiche, istituzionali e finanziarie, nelcomplesso rapporto tra lo Stato e le Regioni.

Nel dibattito intervengono ben 21 consiglieri.Scontate le critiche da parte dei consiglieri d’oppo-sizione, come gli apprezzamenti da parte della mag-gioranza. Rilievi negativi alla relazione di Ghigovengono espressi sui temi della “questione morale”(Saitta, PPI), delle “riforme istituzionali” (Marce-naro, DS), dell’“occupazione” (Papandrea, RC), edel “federalismo di maniera” (Tapparo, DS) chenon si capisce “se si tratta di federalismo liberale onazionalista” (Palma, Radicali). Infine, ultime stoc-cate sulle “carenze programmatiche” (Chiezzi, CI)

Celebrazione dei primi trent'anni della Regione Piemonte, tenutasi a Palazzo Reale nel Salonedegli Svizzeri.

Il Presidente della RepubblicaCiampi riceve i componentidella Conferenza dei presidentidelle Regioni e delle Provinceautonome, presieduta da Enzo Ghigo.

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e sulla “diminuzione delle donne elette in Consi-glio” (Manica, DS).

Una nota a parte merita la critica di AlessandroDi Benedetto (I Democratici) al neopresidente delConsiglio regionale Roberto Cota, che, secondo ilconsigliere d’opposizione, “visto il suo nuovo ruolodi super partes, all’interno dell’Assemblea, nonavrebbe dovuto partecipare al raduno del Carroc-cio a Pontida”. Una critica poi trasformata in un or-dine del giorno delle minoranza, naturalmente re-spinto dalla maggioranza.

“Si sta aprendo una nuova stagione di riforme”,“anche la nostra Regione dovrebbe godere dell’au-tonomia che hanno le Regioni a statuto speciale”,“è necessario riformare lo Statuto”, “un interventoencomiabile, aperto al dialogo”, “importanti gli ac-cenni al decentramento e alla qualità dei nostri pro-dotti agricoli” sono alcune delle osservazioni che irappresentanti della maggioranza – da Pedrale (FI)a Ghiglia (AN), da Dutto (Lega Nord) ad Angeleri(CCD), da Bolla (FI) a Deorsola (CDU-PPE) finoal capogruppo di Forza Italia, Cattaneo – fanno allarelazione di Enzo Ghigo. Cattaneo, tra l’altro, ri-marca l’intenzione di applicare lo “spoil-system”non solo agli incarichi istituzionali, ma anche allanomina dei dirigenti regionali. In altri termini, allaminoranza non viene assegnata la presidenza dinessuna delle otto Commissioni consiliari costituiteil 19 giugno, mentre i massimi dirigenti regionalidevono essere graditi alla nuova Giunta.

Il lungo cammino del nuovo Statuto

Già introdotto come tema programmatico dellasettima legislatura dai presidenti di Consiglio eGiunta e poi ripreso nella seduta consiliare del 4 lu-glio del 2000, del nuovo Statuto si parla in un in-contro solenne del 30 dello stesso mese, in occasio-ne della celebrazione dei primi trent’anni della Re-gione Piemonte. Il luogo per ricordare l’atto di na-scita dello Statuto del 1970 è il Salone degli Svizzeridi Palazzo Reale, carico di bellezza e di storia patria.

All’incontro partecipano 14 dei 50 consiglieri checomponevano il Consiglio regionale delle origini, lacui prima riunione, sotto la presidenza provvisoriadell’avvocato Gianni Oberto Tarena, si era tenuta il13 luglio 1970 nel Palazzo delle Segreterie, sede delConsiglio provinciale di Torino.

Esattamente trent’anni dopo, la Giunta Ghigo eil Consiglio regionale presieduto da Roberto Cota,

assumono l’impegno di riformare lo Statuto, perchémolte cose sono cambiate dal 1970 al 2000: i pote-ri delle Regioni sono aumentati con la riforma delTitolo V della Costituzione e il federalismo sembraessere, quasi per tutti, lo strumento istituzionale daadottare per sburocratizzare e rendere più efficien-te lo Stato e le sue articolazioni istituzionali.

Passano quattro mesi, e a Palazzo Lascaris si ce-lebra il trentennale dello Statuto della Regione Pie-monte. È il 10 novembre del 2000. Il presidentedell’Associazione ex consiglieri regionali, SanteBajardi, apre la manifestazione insieme ai presi-denti Cota e Ghigo. Le prolusioni vengono tenutedal primo presidente della Regione, Edoardo Cal-leri di Sala, e da Paolo Vittorelli e Dino Sanloren-zo rispettivamente presidente e vice del Consigliodi allora.

Da questo momento si avvia la macchina statuta-ria: il 27 luglio 2001 il Consiglio regionale istituiscela speciale Commissione per la revisione dello Sta-tuto; la Commissione si insedia il 13 novembre2001 ed elegge come presidente Ennio Galasso(AN) e come vicepresidente Giovanni Caracciolo(SDI); dopo 99 sedute per esaminare in modo com-parato le diverse proposte avanzate dai gruppi po-litici e arrivare ad un testo il più possibile condivi-so, la Commissione conclude il suo mandato il 5marzo 2004 con l’approvazione a larga maggioran-za del nuovo testo composto da 100 articoli e unanorma transitoria.

Il nuovo Statuto viene approvato dal Consiglio re-gionale in prima lettura il 6 agosto 2004 e, con deli-berazione definitiva, il 19 novembre 2004. Nelle di-chiarazioni per il voto finale si esprimono a favore:Giovanni Caracciolo (SDI), Domenico Mercurio(Per il Piemonte), Sergio Deorsola (Misto),Antonello Angeleri (UDC), Mino Taricco (Popolari-Margherita), Giancarlo Tapparo (Misto-UCR),Marco Botta (AN), Oreste Rossi (Lega Nord),Giuliana Manica (DS), Roberto Vaglio (FederalistiLiberali-AN) e Valerio Cattaneo (FI). Voto contrarioviene invece motivato da Pino Chiezzi (ComunistiItaliani), Mario Contu (Rifondazione Comunista),Carmelo Palma (Radicali) e Enrico Moriconi (Verdi),portando una serie di obiezioni, tra cui: “il nuovoStatuto riconferma e accentua l’ impianto neocentra-lista con la Camera degli Enti locali e delle catego-rie”, “il presidenzialismo del ‘governatore’ non è bi-lanciato dai poteri del Consiglio” e “la scarsa sensibi-lità dello Statuto rispetto ai problemi dell’occupazio-ne, dell’immigrazione e delle nuove povertà”.

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Cerimonia per la promulgazione del nuovo Statuto da parte del presidente Ghigo nell'Aula del Consiglio regionale.

Insediamento a Palazzo Lascaris della Commissione per la revisione dello Statuto.

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La Conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province autonome, presieduta dal presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo, si riunisce a Torino il 5 giugno 2001 e firma un protocollo d’intesa per il coordinamento delle politiche finalizzate alla tutela dell’ambiente.

Il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Roberto Cota, inaugura

il 13 marzo 2001 a Palazzo Lascaris l’esposizione

della bandiera tibetana, come previsto dall’ordine

del giorno approvato all’unanimità dall’Assemblea

nel dicembre 2000. L’invito ad aderire alla campagna

europea “Una bandiera per unostatus di piena autonomia

del Tibet” è rivolto agli Enti locali del Piemonte con una

lettera firmata dai consiglieriregionali Giampiero Leo (FI),

Pietro Marcenaro (DS) e Bruno Mellano (Radicali).

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Tra i favorevoli, l’accento è posto sul larghissimoconsenso alla riforma statutaria, sui tratti innovati-vi della stessa, tra cui i riferimenti storici alla cultu-ra e alla tradizione cristiana, il principio di sussi-diarietà, i diritti sociali contro l’ineguaglianza, ilconsolidamento del presidenzialismo e dell’auto-nomia del Consiglio regionale: elementi questi ulti-mi che concorrono al bilanciamento dei poteri ealla stabilità del sistema. “Nel primo articolo poi –insistono sia il presidente della Giunta, Ghigo, siail presidente del Consiglio, Cota – si stabilisce so-lennemente che il Piemonte è Regione autonomanell’unità e indivisibilità della Repubblica italiana,secondo le norme e i principi della Costituzione edelle Statuto, nel quadro dei principi stabilitidall’Unione Europea”.

Dunque, “autonomia” nell’“unità”: un compro-messo ‘storico’ accolto favorevolmente dal 90 percento dei consiglieri e dunque un successo di tutti,oltre che un primato per la Regione Piemonte chearriva per prima tra le Regioni del Nord alla pro-mulgazione della nuova Carta statutaria che entra

in vigore il 22 marzo 2005. La promulgazione daparte del presidente Ghigo avviene infatti il 4marzo, nel corso di una cerimonia in Consiglio re-gionale, aperta dal presidente dell’Assemblea Ore-ste Rossi, a cui assistono gli ex presidenti del Con-siglio, Roberto Cota, Rolando Picchioni, CarlaSpagnuolo e Dino Sanlorenzo, gli ex presidentidella Giunta, Ezio Enrietti e Vittorio Beltrami, e ilsenatore Giuseppe Fassino in rappresentanza degliex parlamentari e degli ex consiglieri regionalipiemontesi.

Un accenno al federalismo

Il 3-4-5 aprile del 2003 il Capo dello Stato, CarloAzeglio Ciampi, è in visita ad Asti, ad Alessandria eal Sacrario della Benedicta per ricordare i 147 par-tigiani uccisi nell’aprile del ‘44 dalle SS.

Ad Alessandria, Ciampi e Ghigo esprimono i loroautorevoli pareri sul federalismo.

Dice Ghigo: “Siamo a un bivio: o arriviamo pre-

Le autorità piemontesi accolgono a Verbania il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in Piemonte per l’8° incontrodei Capi di Stato dell’Europa Centrale dell’8 e 9 giugno 2001. Ad attendere il Capo dello Stato per la Regione: il presidente del Consiglio regionale Roberto Cota e l’assessore regionale al Turismo Ettore Racchelli.

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sto a una democrazia federale in grado di autorego-lamentarsi, o affidiamo l’incomprensione istituzio-nale all’unico arbitro possibile, cioè la Corte Costi-tuzionale. Non credo che sia questa seconda alter-nativa la strada giusta, ma sta a noi dimostrarlo”.Ciampi abbozza un cenno di assenso, ma pone unlimite chiaro: “Purché la riforma federalista delloStato sia solidale e compatibile con l’unità dellanazione”.

Poi precisa: “Occorre perciò articolare in modocostruttivo tutte le istituzioni di governo locale, de-finendo con chiarezza i compiti a ciascuna assegna-ti, e garantendo che, assieme all’assunzione dinuove funzioni, vengano anche indicati i mezzi fi-nanziari per poterle mettere in pratica”.

Da eccellente ex presidente della Banca d’Italia,Carlo Azeglio Ciampi non può ignorare il problemadelle compatibilità economiche ed i costi che com-portano le grandi riforme. Ma sottolinea, anche, laquestione del delicato equilibrio che deve sempreesserci tra i poteri centrali dello Stato e le Autono-mie locali, e, all’interno di queste, tra Regioni, Pro-vince, Comuni e Comunità montane.

A dire il vero, nel corso del quinquennio 2000-2005, la Regione Piemonte si spende non poco sulfederalismo, sui passi da fare, sui modelli possibilida adottare.

Ma i limiti finanziari, da un lato, e la contrappo-sizione politica dall’altro lato, ad ogni livello istitu-zionale, impediscono che l’idea di federalismo siconcretizzi ed apra una nuova epoca istituzionale.

E pensare che nel 2001 – precisamente nei giorni

16-17-18-23-30 gennaio e 6-7 febbraio – in settegiornate di dibattito in Aula, sembra che il federa-lismo sia a portata di mano. Nell’ultima giornata dilavori, infatti, viene approvato a maggioranza (29favorevoli e 12 contrari) il disegno di legge n. 178che, integrando la precedente legge n. 44/2000,completa l’attuazione del decreto legislativo n.112/1998 per il trasferimento di funzioni ammini-strative dallo Stato alle Regioni e agli Enti locali (Ri-forma Bassanini). Le materie del nuovo provvedi-mento sono: turismo, acque minerali, edilizia resi-denziale, aree protette, viabilità, servizi alla personae alla comunità.

È superfluo aggiungere che il provvedimentopiace al centro-destra di governo, mentre l’opposi-zione è molto critica nel merito. Secondo la mag-gioranza, il provvedimento fa assumere alla Regio-ne un ruolo di “centralità” nel panorama istituzio-nale, mentre secondo l’opposizione, la Regioneperde i connotati dell’Ente di programmazione, percui è nata, e assume un ruolo di potere che non le èproprio: non di centralità, ma di “centralismo” ri-spetto alle Autonomie locali.

A dire il vero, il dibattito proseguirà anche insede di Conferenza Stato-Regioni e negli incontritra forze politiche, costituzionalisti, politologi edeconomisti.

La preoccupazione economica sui costi del fede-ralismo sembra essere la base su cui galleggia la dia-lettica politica. Nel corso degli anni altri conflittiistituzionali si manifestano, l’economia italiana va alrallentatore e le riflessioni sul federalismo non tro-

Il 13 dicembre 2001 viene inaugurata la nuova

sede dell’Urp (Ufficio relazionicon il pubblico-Sportello

del cittadino) del Consiglio regionale, in Via Arsenale 14/gangolo via Lascaris. Negli stessi

giorni la Giunta regionale attiva le sedi Urp nei vari

capoluoghi di provincia.

Nella pagina a fianco:Il 21 marzo 2002 si svolge

a Palazzo Lascaris l’Assembleaplenaria della Conferenza

dei presidenti dell’Assemblea,dei Consigli regionali

e delle Province autonome, perrinnovare gli organi direttivi.

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vano più sbocchi di possibile concretizzazione.Forse si devono aspettare altre stagioni della politi-ca. E mentre si aspetta, parliamo della preparazio-ne di un grande evento e di un grande successo.

Olimpiadi 2006, gli anni della passione

I XX Giochi invernali erano stati assegnati a To-rino il 19 giugno 1999, durante il congresso del Co-mitato Olimpico Internazionale di Seul, e si svolge-ranno a Torino e nelle Valli olimpiche (Sestriere,Cesana, Sauze d’Oulx, Pragelato, Bardonecchia,Pinerolo) dal 10 al 26 febbraio 2006, seguiti dai IXGiochi paralimpici dal 10 al 19 marzo dello stessoanno.

Le Olimpiadi invernali Torino 2006 non solosono un evento di grande passione sportiva (Pas-sion lives here, lo slogan dei Giochi), ma anche, e

soprattutto, una prova di efficienza e coesione isti-tuzionale perché costringono i soggetti responsabi-li (Stato, Regione, Provincia e Comuni) a uno smi-surato impegno organizzativo. In particolare la Re-gione Piemonte è coinvolta nel coordinamento tra idiversi livelli istituzionali dei Giochi e nel finanzia-mento delle Opere di Accompagnamento (che ven-gono realizzate nelle aree non olimpiche per ‘rie-quilibrio territoriale’): 110 interventi a carattere tu-ristico e sportivo che toccano la Valsesia, l’Astigia-no, l’Alessandrino, le Valli cuneesi e il VCO, con uninvestimento complessivo di circa 360 milioni dieuro, di cui 170 della Regione e 190 di Comuni,Province e Comunità montane. Perché, è il comunesentire, a beneficiare dell’effetto Olimpiadi nondeve essere soltanto il territorio piemontese cheospita i Giochi, ma tutto il Piemonte. Ma il percor-so non è stato rettilineo e uniforme per la comples-sità e la novità dell’evento da organizzare. Ce ne dà

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ancora oggi testimonianza, a distanza di quattroanni dai Giochi, Wikipedia, l’enciclopedia Internettra le più utilizzate dai giovani: “Inizialmente, nel1999, la città di Torino e il Coni costituirono la fon-dazione privata Toroc-Torino Organizing Commit-tee- e nel 2000 lo Stato, con la legge 285/2000, creòl’Agenzia Torino 2006. Il Toroc aveva il compito diorganizzare i Giochi, mettendo a punto il pianodegli interventi...; presidente del Toroc fu nomina-

to l’ex sindaco di Torino Valentino Castellani, men-tre direttore generale dell’Agenzia fu designato Do-menico Arcidiacono. L’Agenzia, con i finanziamen-ti pubblici concessi dallo Stato, aveva il compito direalizzare gli impianti e le infrastrutture sportive eviarie. Sorsero, tuttavia, presto dei contrasti tra gliEnti locali coinvolti nei lavori di preparazione, eper comporre le controversie nel 2003 fu costituitauna Cabina di Regia, con rappresentanti di Toroc,Agenzia, Città di Torino, Provincia di Torino, Re-gione Piemonte e Coni, coordinata dal presidentedella Regione, Enzo Ghigo”.

Ma i contrasti istituzionali non finiscono qui.Rimpallo di colpe nel 2004 tra Toroc e Governoperché i lavori vanno a rilento. Si trova non senzafatica la soluzione: il Governo Berlusconi trova 160milioni di euro per l’avanzamento dei lavori; Regio-ne ed Enti locali ne stanziano altri 70. E si va avan-ti. Il Governo stanzia i soldi, e invia a Torino l’expresidente del Coni e sottosegretario ai Beni cultu-rali, Mario Pescante. Con il contributo di Pescantela macchina olimpica riprende a macinare il vorti-coso crono-programma, facendo crescere la fiducianei protagonisti della preparazione dell’evento.

A ciò si aggiunga la sintonia politica tra Pescante

Delegazione piemontese a Salt Lake City per le Olimpiadiinvernali del febbraio 2002.

Il ministro Frattini in visita ai cantieri Olimpici nel settembre 2003.

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e il presidente del Comitato di regia dei Giochiolimpici invernali Torino 2006 Enzo Ghigo (nomi-nato a questo incarico il 7 aprile 2003), ed ecco chesi attua una sorta di equilibrio dinamico per il“work in progress” degli appalti olimpici. Un im-pegno titanico, se si pensa che per lo svolgimentodei Giochi vengono realizzate oltre 65 opere tra im-pianti sportivi, infrastrutture viarie, villaggi peratleti e media.

Un impegno che il presidente della Regione rac-conta così nell’introduzione al volume sui progettiper le opere olimpiche dell’Agenzia Torino 2006:“Come presidente della Cabina di Regia (...) nonposso esimermi dal ricordare quale raccordo istitu-zionale si sia reso necessario per superare i tantiostacoli che nel corso degli anni si sono frappostifra noi e la parola ‘fine dei lavori’. Ora, assieme al-l’Agenzia e al Toroc, contiamo di farcela. Cioè diorganizzare bellissime Olimpiadi, non solo grazie alnostro impegno, ma anche, e soprattutto, grazieallo Stato che per i Giochi ha destinato 1179 milio-ni di euro su una spesa globale di circa 1700 milio-ni di euro. È a partire da questi numeri pesanti, perpoi passare ai singoli villaggi, ai palazzetti deglisport, alla modernizzazione degli impianti di risali-ta, ai nuovi alberghi e alla viabilità rinnovata, che sipuò capire la grandezza del tutto e l‘importanza delmomento della progettazione”.

E mentre gli impianti e le infrastrutture recupe-rano operatività e tempo perso, si moltiplicano gliincontri e gli eventi sportivi, quasi a testimonianzadel consenso sempre più vasto che riscuote l’ap-

puntamento olimpico. Dall’aprile 2005 toccheràalla nuova Giunta regionale di centrosinistra – gui-data da Mercedes Bresso, che peraltro aveva giàpartecipato all’impresa come presidente della Pro-vincia di Torino – completare il lavoro istituzionaleper arrivare al fatidico 10 febbraio 2006, giorno diapertura dei XX Giochi Olimpici invernali.

Incontri ravvicinati di alta politica

Se gli Stati Generali del Piemonte hanno risonan-za e incisività nel corso della VI legislatura, nel corsodella VII la Regione si fa parte dirigente politico-or-ganizzativa, accogliendo la proposta dell’ex presi-dente dell’URSS, Mikhail Gorbaciov, di insediare inPiemonte il World Political Forum, formalmentecostituito il 30 luglio 2002 con la denominazione diForum per la Cultura dell’Interdipendenza.

Scopo dell’organismo quello di aggregare attornoa un tavolo di discussione personaggi illustri dellapolitica, delle scienze umane, dell’arte e delle reli-gioni per elaborare proposte utili a chi governa,contribuendo in tal modo all’apertura di un per-corso verso una nuova civiltà, “towards the new ci-vilation” (così sta scritto nella risoluzione finale del-l’Assemblea Generale del W.P.F. tenutasi in parte aTorino e in parte a Bosco Marengo (AL) il 23 e 24ottobre del 2003).

I protagonisti dell’atto fondativo – il presidentedel W.P.F. Gorbaciov, il copresidente Ghigo, il di-rettore esecutivo Rolando Picchioni, segretario

Insediamentodel World Political Forumil 23-24 Ottobre 2003.La cerimonia si svolgea Bosco Marengo e a Torino.

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della Fondazione per il libro e la cultura – si ritro-vano nel marzo del 2005 per discutere con alcunipolitici locali (Chiamparino e Saitta) e nazionali(Cossiga, Andreotti e Occhetto) e con alcuni perso-naggi e statisti europei dell’epoca considerata sulperchè e sul come si è giunti allo sfaldamento delblocco sovietico e alla caduta del muro di Berlinodell’89. Tema del confronto “Perestrojka, 1985-2005: vent’anni che hanno cambiato il mondo”.Helmut Kohl, Lech Walesa, Benazir Bhutto (exprimo ministro del Pakistan), Boutros-Ghali (ex se-gretario ONU), Wojciech Jaruzelski (ex presidentedella Polonia) sono tra i relatori, accanto a intellet-tuali di fama internazionale quali Edgard Morin,Marshall Goldman e Ralf Dahrendorf.

Perestrojka e glasnost sono state le due paroled’ordine che hanno mandato in crisi l’Urss e i Paesisatelliti. Il racconto dei protagonisti, tuttavia, non siferma al 1989, cioè alla caduta del muro di Berlino,ma si estende fino ai primi mesi del 2005. L’analisisostituisce il racconto del dramma vissuto in patria,e verte sulle nuove instabilità geopolitiche, sulleguerre regionali e sul terrorismo islamico.

A Novara, Teatro Coccia si svolge la seconda Conferenza dei Piemontesi nel mondo.

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L’analisi continua negli anni successivi, perchèdopo la tragedia delle Twin Towers si è creata unasituazione di “international world disorder” che iprotagonisti del W.P.F. vorrebbero contribuire a ri-voluzionare in un auspicabile “democratic interna-tional order”.

Venuti da lontano

Novara, Teatro Coccia, 10-11 ottobre 2003. Con-siglio e Giunta regionale organizzano nel prestigio-so salone barocco la seconda Conferenza dei Pie-montesi nel mondo. I delegati sono ben 119 in rap-presentanza di oltre 200 associazioni di emigrati su-balpini, e provengono in prevalenza dall’AmericaLatina e dall’Australia.

Roberto Cota, presidente del Consiglio regionale,saluta i delegati con un “benvenuti a casa vostra”.E ricorda la prima Conferenza del 1999 e l’impe-gno della Regione ad essere a loro vicino. Ghigo, daparte sua, oltre al saluto ospitale, avanza una ri-chiesta: “Voi dovete rappresentare il Piemonte làdove vivete, e dovete promuovere il nostro territo-rio e farlo conoscere”.

“Abbiamo un grande debito – aggiunge l’assesso-

re all’Emigrazione Mariangela Cotto – verso chi èemigrato in anni più o meno lontani, perché hacontribuito con il suo reddito a sostenere non solola sua famiglia, ma anche l’economia del Paesed’origine”.

Il contributo femminile alla storia dell’emigrazio-ne, come i media nazionali si occupano della que-stione, le nuove mobilità nell’era della globalizza-zione, la salvaguardia dell’identità piemontese (lin-gua, letteratura, storia, tradizioni) sono alcuni deitemi trattati sia a livello di relazioni generali, sia a li-vello di singoli gruppi di lavoro.

L’11 ottobre, di pomeriggio, si svolge la cerimo-nia per l’assegnazione del premio “Piemontese nelmondo”, istituito con l.r. n.46/92, e attribuito concadenza biennale a persone di origine famigliarepiemontese che “abbiano significativamente ed insenso positivo illustrato con la loro attività il nomedel Piemonte e i valori sociali, culturali e scientificidi cui la regione è portatrice”. Dati del 2003: i pie-montesi nel mondo iscritti all’AIRE (Anagrafe Ita-liani Residenti all’Estero) sono 111.173, mentre gliitaliani sono complessivamente 3.965.867.

Trasporti, infrastrutture, mobilità

Partiamo da un convegno, anzi dalla “PrimaConferenza Nazionale dei Valichi Alpini”, tenutasia Cuneo il 12 maggio 2003.

Di fronte a un pubblico delle grandi occasioni ilpresidente della Regione Piemonte Enzo Ghigoesprime alcuni concetti condivisibili dalla maggiorparte delle forze politiche: “L’Italia – dice – è l’uni-co Paese interamente ‘separato’ dal resto d’Europadall’arco alpino. Questo significa che è vitale perl’Italia e per il Piemonte migliorare la fluidificazio-ne del traffico sia in uscita che in entrata per raf-forzare l’integrazione logistica con i Paesidell‘Unione Europea”.

Ma accanto al dato geografico dell’arco alpinocome limite da superare, c’è un altro dato geografi-co ‘macrogeografico’ da considerare, “quello cheha come epicentro il Porto di Genova, grande ter-minale portuale delle merci provenienti dal Sud EstAsiatico attraverso lo Stretto di Suez e centro del si-stema portuale mediterraneo”.

Inoltre, secondo l’assessore regionale ai Traspor-ti William Casoni, le autorità portuali liguri e na-zionali prevedono per i prossimi anni un forte in-cremento del numero dei container scaricati dalle

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navi. Prevedono altresì che le merci, trasferite dallenavi ai camion ed ai treni, utilizzino come base lo-gistica i territori del Piemonte orientale (SerravalleScrivia, Ovada, Arquata Scrivia, Novi Ligure, ecc.)per poi prendere la strada delle grandi arterie cheportano ai quattro punti cardinali di Francia, Sviz-zera, Austria e Slovenia e su gli assi di direzioneverso i Paesi nord-orientali.

Se le cose stanno così, e se il Piemonte rafforza lasua posizione di “porta di accesso” all’Europa occi-dentale e ai Paesi dell’Est, e di “porta di entroter-ra” dall’Oriente, allora si fa più urgente – nel pen-siero del governo regionale – la necessità di accele-rare il processo di innovazione ed adeguamentodelle infrastrutture viarie e ferroviarie dei valichi al-pini per dare più efficienza alla mobilità europeainterna ed ai collegamenti con i paesi terzi.

Quindi, da un lato la grande mappa continentaleed intercontinentale dei flussi internazionali e dal-l’altro lato quella locale italo-piemontese-europea.Esse indicano, il valore della posta in gioco, in ter-mini di modernità e capacità concorrenziale del Si-stema Piemonte-Italia (e del sistema Europa).

Le condizioni perché tutto ciò avvenga consuccesso?

“Si devono realizzare nei prossimi anni – secon-do Ghigo – quelle infrastrutture ferroviarie, auto-stradali e logistiche di preminente interesse nazio-nale che sono state oggetto, l’11 aprile scorso aRoma, dell’Intesa Generale Quadro tra il Governoitaliano e la Regione Piemonte”.

Per quel che riguarda la mobilità ferroviaria, se-condo Ghigo e Casoni il progetto più importante èquello dell’Alta Capacità/Velocità Torino-Lione lacui durata dei lavori viene prevista, in quell’incon-tro del 2003, dal 2006 al 2013.

Sappiamo oggi che quell’ipotesi di cronopro-gramma ha incontrato ostacoli a non finire. Ma sa-rebbe un’altra storia da raccontare.

Altro asse ferroviario di grande rilevanza, rien-trante nell’“Intesa”, e presentato nel corso delconvegno, è quello di Ventimiglia-Genova-TerzoValico, interconnesso con la tratta Novara-Sem-pione, che dovrebbe collegare in un futuro ragio-nevole i porti liguri al Nord Europa, attraverso ilvalico del Sempione, in Piemonte, e del Gottardodalla Lombardia.

Inoltre tutto il sistema ferroviario e stradale siprevede sia meglio connesso con il sistema aero-portuale internazionale di Malpensa e con Torino-Caselle, mentre l’apertura, che allora viene prevista

per il 2005, dell’autostrada Asti-Cuneo (tratta pro-pedeutica alla Cuneo-Nizza attraverso il traforo delCiriegia/Mercantour), dovrebbe non solo fluidifi-care il traffico verso la Francia del Sud, ma anchefavorire la mobilità di persone e merci che dal Cu-neese si recano a Malpensa, Genova e Torino.

Conclude Ghigo: “Questi scenari di grande via-bilità, destinati, mi auguro, a far crescere ricchezzaed occupazione al di qua ed al di là delle Alpi, de-vono realizzarsi in piena consonanza con i dettamidella Convenzione delle Alpi, il cui Protocollo at-tuativo “Trasporti” è stato approvato nel corsodella VI Conferenza delle Alpi, tenutasi a Lucernanell’ottobre 2000”.

Sappiamo oggi (nel 2010, ndr.) che i progetti ese-cutivi di grandi infrastrutture transfrontaliere – purripresi e sollecitati dalla successiva Giunta Bresso –o sono stati posticipati “sine die”, oppure hannotrovato limiti nella resistenza delle popolazioni lo-cali e nella carenza di risorse.

Ci sarebbe da dire che “per fortuna ci sono statele Olimpiadi” che hanno contribuito con le OpereConnesse e con le Opere di Accompagnamento almiglioramento delle reti viarie piemontesi e allaconclusione della travagliata autostrada Torino-Pinerolo.

Certo, nonostante le infinite difficoltà, si può dire

Il Presidente del Consiglio Berlusconi in visita a Greggio nel Vercellese nei cantieri dell'Alta Capacità Ferroviaria.

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che non tutto sia stato invano. Infatti, una serie diprovvedimenti tendenti al miglioramento del tra-sporto locale sono stati condivisi dalla maggioranzadei gruppi consiliari, quali l’istituzione dell’Ares-Piemonte (Agenzia regionale delle strade), appro-vata in aula il 18 luglio 2001, e la modifica nel 2004della l.r. n.1/2000 che, recependo le disposizionieuropee separa la gestione dei binari dalla gestionedel servizio locale su rotaia, per cui il contratto diservizio del trasporto ferroviario locale avviene dal2005 tra la Regione e Trenitalia. Un importantepasso verso il decentramento o, se si preferisce,verso il federalismo, attraverso la “devoluzione”delle competenze (e dei problemi connessi). Ma perquesta legislatura non si parla ancora di messa ingara del servizio delle “ferrovie regionali”. Ci pro-verà la Giunta Bresso alla fine dell’VIII legislatura.

Luci e ombre sulla sanità

“Chi non rispetta le regole di fondo, indulgendoad improduttivi protagonismi, si pone fuori dal si-

stema della sanità. I nostri sono tutti incarichi basa-ti sulla fiducia: se questa viene meno, il sistema nonpuò funzionare”. Così parla ai direttori generalidelle Aziende sanitarie il 12 luglio del 2000 l’asses-sore alla Sanità Antonio D’Ambrosio, riconfermatoda Ghigo alla guida della sanità piemontese chegode di un portafoglio di spesa che impegna il 53per cento del bilancio regionale.

D’Ambrosio, nel corso dell’incontro, evidenzia ipunti prioritari da rispettare: tenere sotto controllola spesa, dare maggiore impulso alla prevenzione,rivedere gli ambiti territoriali e modernizzare la reteospedaliera, verificare la qualità dei servizi ed ele-vare la formazione manageriale. Tra le novità an-nunciate c’è la futura articolazione del territorio re-gionale in Aziende sanitarie e la istituzione dellaConferenza dei direttori generali delle Asl.

All’incontro partecipa anche l’assessore all’Assi-stenza, Mariangela Cotto, che insiste sulla necessitàdi non tagliare le risorse destinate agli Enti localiche gestiscono i servizi socio-assistenziali a favore dipersone e famiglie in situazioni di forte difficoltà.

Un paio di mesi dopo, l’assessore Cotto può as-

L’8 luglio 2002 nell’Aula di Palazzo Lascaris si svolge il convegno “A che punto è la Convenzione europea?”, organizzato dallaConsulta Europea del Consiglio regionale del Piemonte, in collaborazione con AICCRE – Federazione regionale piemontese Comitato di Torino per la Costituzione federale europea e con il patrocinio della Conferenza dei presidenti dell'Assemblea dei Consigli regionali e delle Province autonome.

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segnare 9 miliardi di lire di finanziamento destinatial sostegno delle persone con gravi e gravissimihandicap. Una boccata d’ossigeno per gli enti ge-stori e per le famiglie che vivono il disagio quoti-diano dell’handicap famigliare.

Ma la cifra veramente consistente viene decisa, amaggioranza, il 30 ottobre del 2000, in seduta diConsiglio regionale. Tra l’altro, l’ultimo giorno di-sponibile per approvare questa deliberazione dellaGiunta che porta il titolo: “Nuovo programma stra-ordinario di interventi di edilizia sanitaria”. L’op-posizione non vota in maniera univoca: i DS siastengono, mentre il Centro per il Piemonte-Popo-lari, e i Democratici-l’Ulivo e SDI votano con lamaggioranza. Verdi, Rifondazione e Comunisti Ita-liani votano contro. I Radicali non partecipano alvoto.

Il provvedimento stanzia, per gli anni 2000-2003,ben 1907 miliardi di lire per ospedali da ristruttu-rare o da costruire.

Tra gli interventi di maggior rilievo il nuovo ospe-dale di Alba-Bra a Verduno (244 miliardi di lire) eil presidio ospedaliero di Biella (260 miliardi). Se-guono una decina di altri interventi a due cifre checoprono un po’ tutto il territorio piemontese.

Chi appoggia, “obtorto collo”, la deliberazione èperché vede comunque in essa la ricaduta positivadell’investimento. Chi non l’approva è perché giu-dica negativamente il provvedimento in quanto noninserito in una vera programmazione sanitaria.

Passano due mesi e in Aula si parla di nuovo disanità. È il 22 dicembre, ma la vicinanza del Natalenon addolcisce il dibattito. “Nei piani delle Azien-de sanitarie – esordisce D’Ambrosio – è evidenzia-to un fabbisogno di spesa corrente pari a 8.754 mi-liardi di lire, mentre il trasferimento da parte delloStato è di 7.976 miliardi. C’è quindi una sofferenzadi 778 miliardi, di cui la Regione intende farsi inparte carico con l’accensione di un mutuo di 350miliardi. Per il resto, vedremo se si potrà arrivareall’intera copertura attraverso la Conferenza Stato-Regioni”.

L’unico apprezzamento delle forze di opposizio-ne è che “finalmente viene alla luce il vero bucodella sanità piemontese”, mentre dall’altra partedenunciano una “sanità senza guida e senza con-trolli”.

La maggioranza replica che “la Regione Piemon-te sta meglio della maggior parte delle Regioni ita-liane”. E Ghigo precisa: “L’unica Regione ad avereinvertito il trend di spesa è la Toscana, con la razio-

nalizzazione della rete sanitaria che permette aquell’amministrazione di chiudere un 2000 in pa-reggio. È questa la strada da seguire: interveniresulla struttura del sistema sanitario”.

Il disavanzo permanente della sanità è una dellespine di questa VII legislatura. Far quadrare i contiappare un rompicapo irrisolvibile. Il presidenteGhigo manifesta la propria preoccupazione in piùdi un’occasione, anche se all’interno di un convintoottimismo.

Siamo ancora a metà del 2001. La Fiat ha dapochi mesi fatto un’alleanza con la General Motors(da cui riceverà in seguito a contenzioso e separa-zione alcuni miliardi di euro), l’economia piemon-tese segna numeri in crescita sia di ricchezza pro-dotta sia di esportazioni sia di consumi tecnologici.Ma la sanità è sempre al palo. Ammonisce Ghigo:“Le Regioni italiane devono fare la loro parte percontenere la spesa sanitaria, il cui deficit rappre-senta circa il 30 per cento del presumibile buco na-zionale di circa 30 mila miliardi”.

Ma nella seconda metà del dicembre 2001 – pre-cisamente il 19 – scoppia un grave scandalo nellasanità piemontese: viene arrestato per corruzione ildirettore generale delle Molinette di Torino, LuigiOdasso. Nella conferenza di fine anno del 28 di-cembre, il presidente Ghigo così commenta il fatto:“Ribadisco la più assoluta fiducia nell’operato deimagistrati”, ricordando che “il Consiglio regionaleha votato l’istituzione di una Commissione d’in-chiesta che verificherà gli atti amministrativi delle

In occasione della Fiera internazionale del Libro, al Lingotto di Torino dal 15 al 19 maggio 2003, il Consiglio regionale promuove il Fahrenheit tram, in collaborazione con GTT, per consentire ai piccoli editoridi presentare i propri libri ai lettori.

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aziende sanitarie e ospedaliere”. Poi annuncia l’au-mento dell’addizionale Irpef dello 0,5 per cento percoprire il disavanzo sanitario del 2001 che ammon-ta a 340 miliardi di lire. Un aumento “una tantum”,che però è diventato di “ogni” anno.

Non si è ancora spenta l’eco della vicenda Odas-so, che un’inchiesta coinvolge l’assessore regionaleal Bilancio Angelo Burzi, uomo di punta di ForzaItalia: inquisito per “dazioni private”, Burzi rimettele deleghe nelle mani del presidente della Giuntal’11 marzo 2002.

Lo scandalo colpisce di nuovo la sanità pochimesi dopo: il 4 novembre 2002 vengono arrestatiper concussione, turbativa d’asta e omicidio colpo-so i cardiochirurghi delle Molinette Michele DiSumma e Giuseppe Poletti. Infine, il 29 settembre2003 viene arrestato con l’accusa di corruzione Ci-riaco Ferro, dirigente regionale e uomo di fiduciadell’assessore D’Ambrosio, e tutti i gruppi di oppo-sizione richiedono in Aula chiarimenti sulla naturadei rapporti tra l’assessore D’Ambrosio e il dirigen-te della Sanità. La richiesta, tuttavia, pur tra asprepolemiche, non viene messa all’ordine del giorno.Si privilegia la prosecuzione della discussione su undisegno di legge di forte impatto sociale sul riordi-no dell’assistenza che vedrà la conclusione il 16 di-cembre. Provvedimento che recepisce la legge qua-dro nazionale (legge Turco n. 382/2000) e che abro-ga 35 leggi regionali, riordinando la materia assi-stenziale e dando ai Comuni un peso nel settore cheprima non avevano.

Tuttavia, le dimissioni di Antonio D’Ambrosio

non tardano. Il 30 dicembre Enzo Ghigo già pre-senta il nuovo assessore alla Sanità, Valter Galante,un tecnico del settore ben visto da AN. Nel rimpa-sto c’è una “new entry” in Giunta: quella di GipoFarassino, in quota alla Lega Nord, a cui vengonoassegnate una serie di deleghe prima ricadenti sulsociale e sulla cultura.

La caduta di D’Ambrosio viene vista dalla mag-gioranza come una dolorosa rinuncia. Anzi, è l’oc-casione per il gruppo Alleanza Nazionale di mette-re in rilievo i risultati raggiunti che il consigliereGianluca Godio non esita a definire “eccellenti”,tanto da augurare al suo successore “nuovi, impor-tanti successi nel segno della continuità gestionalecon il suo predecessore”.

Di tutt’altro tenore l’analisi del capogruppo deiDemocratici di Sinistra Giuliana Manica: “Partitootto anni e mezzo fa con un bilancio in pareggio,D’Ambrosio è riuscito fin da subito a dare la suaimpronta alla sanità piemontese. I conti comincia-no a deragliare. I servizi a peggiorare. Gli organicia crescere, soprattutto nei servizi amministrativi ein prossimità delle elezioni regionali. Liste di attesache si allungano, taglio dei posti letto”.

Comunque sia, con le dimissioni di D’Ambrosioil clima si fa più leggero, anche se il deficit sanitarioa fine 2003 è tra i più pesanti, nonostante l’aumen-to dell’Irpef e della reimpostazione dei ticket.

Di buono c’è l’avvio di nuove costruzioni ospeda-liere e l’idea grandiosa della “Cittadella della Salu-te”, chiamata Molinette 2. Ma c’è anche la comples-sa vicenda del Mauriziano e degli ospedali valdesi.

19 maggio 2002 si svolge la manifestazione “Sapore di Piemonte”, iniziativa organizzata dal Consiglio regionale, con il patrocinio della Città di Torino, trasmessa in “diretta” da “Linea Verde” di RaiUno. Tra piazza San Carlo, via Alfieri e via San Francesco d’Assisi, si svolgono esibizioni di gruppifolkloristici della regione e circa cento bancarelle partecipano alla mostra-mercato dei prodotti tipici del Piemonte.

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Lavorare, produrre, innovare

Fondo unico regionale a sostegno delle imprese,semplificazione delle procedure per evitare la para-lisi degli appalti (la questione diventerà emergenteper i lavori olimpici), progetti di formazione e lavo-ro, invenzione del marchio regionale per l’eccellen-za artigiana, formazione delle persone occupate e diquelle disoccupate, sostegno all’internazionalizza-zione delle aziende piemontesi e sportelli per l’ex-port, finanziamenti per l’imprenditoria giovanile,per l’innovazione tecnologica e per le fonti rinnova-bili, bonus fiscali per gli acquisti aziendali di mac-chinari innovativi, promozione dell’agricoltura diqualità, incentivi per le piccole aziende che si asso-ciano o che condividono servizi, investimenti per iPatti territoriali, credito alle imprese femminili, so-stegno all’artigianato e stanziamenti per il piano disviluppo rurale, botteghe-scuola, e problemi del la-voro, dell’occupazione e del “caso Fiat” che attra-versa, come una sottile linea grigia, tutti i cinqueanni del secondo mandato Ghigo. Così commenta-

no il Documento di programmazione economico-fi-nanziaria 2004-2006, il presidente Ghigo e l’assesso-re Pichetto: “In un momento di grande incertezzaper la congiuntura internazionale negativa ancorada superare la Regione guarda avanti e con questodocumento indica le politiche da porre in atto peraccompagnare il Piemonte nella propria trasforma-zione da società prevalentemente manifatturiera asocietà dei servizi avanzati e dell’alta tecnologia”.

Il Dpef offre alcuni dati interessanti. Ad esempio,tra il 1995 e il 2002 il Piemonte conserva intatto ilproprio vantaggio per il PIL pro-capite rispetto allamedia nazionale. Inoltre, tra le 180 regioni europee,il Piemonte presenta un reddito pro-capite di circail 20 per cento superiore alla media.

E quali sono le macro-caratteristiche del suo si-stema economico?

Se nel settore agricolo – sintetizziamo estrapolan-do dal Dpef – il Piemonte si colloca nella mediadelle regioni avanzate (2 per cento del valore ag-giunto), il comparto industriale rappresenta il 30per cento, mediamente il 4-5 per cento in più delle

La Consulta Femminile regionale, istituita presso l’Assemblea legislativa del Piemonte, presenta a Torino il 6 giugno 2003,presso l’Auditorium della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il progetto EIKON, premio biennale per la migliore campagnadi comunicazione istituzionale che valorizzi la molteplicità e la ricchezza dei ruoli che le donne sanno assumere. Il progetto è sostenuto dalla Regione Piemonte nell’ambito del programma Ue, Misura E per le pari opportunità.

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altre regioni italiane. Il terziario è ancora sottodi-mensionato, seppure in crescita, mentre il settorepiù dinamico è quello dei servizi alle imprese, checomprende il 13 per cento delle aziende attive, con-tro una media italiana del 9,2.

Sull’occupazione: ad aprile 2003 in Piemonte sitocca il più alto numero di occupati dal 1993, cioè1.823.000 addetti circa. Ma scricchiola il manifattu-riero (-15.000 unità), mentre segni positivi si ri-scontrano nel settore edile (+18.000 addetti), inquello dei servizi (+27.000) e nel comparto agrico-lo (+ 9.000).

Purtroppo, nei primi 9 mesi del 2003 si registraun picco eccezionale di cassa integrazione straordi-naria. Sono i settori manifatturieri che entrano incrisi, in particolare il metalmeccanico e il tessile.

Non c’è spazio, però, all’interno della maggio-ranza di governo, per il pessimismo della volontà.In uno scritto del 2003, a firma di Enzo Ghigo, perun inserto del Sole 24 ore leggiamo: “La crescita inPiemonte delle PMI è il segnale più evidente che ilsistema economico-industriale del Piemonte stacambiando. Dalla struttura piramidale della grandeazienda che tutto ingloba e poco terziarizza si è pas-sati all’attuale situazione che vede le aziende snel-lirsi, ammodernarsi, strutturarsi a rete, organizzarsiin distretti supportati dalla politica regionale. Que-ste imprese hanno bisogno di innovarsi continua-mente e, quindi, fondano sulla ricerca applicata laloro scommessa competitiva per i mercati interna-zionali”. La dichiarazione prosegue: “Naturale,

quindi, che il Piemonte destini investimenti consi-stenti per la ricerca, sia con il Fondo unico, sia coni contributi della legge regionale sull’innovazione,che in 15 anni ha permesso di finanziare circa 1.600aziende per complessivi 220 milioni di euro”.

Ma dietro all’impegno regionale, da cui scaturiscetra l’altro il “Coordinamento interistituzionale per laricerca” tra Regione, Università, Politecnico, Union-camere, Confindustria, Confapi e Fondazioni banca-rie, c’è la percezione della accelerazione veloce chesta avvenendo nei modi, nei tempi, e negli spazi geo-grafici della produzione, e della necessità della ricer-ca e dell’innovazione per cavalcare la crisi e non farsischiacciare dalla sua macchina implacabile.

Il compito, tuttavia, appare molto arduo: leaziende piemontesi stanno andando in affanno, pervia della forte concorrenza che proviene dall’orien-te, e dalla Cina in particolare.

La globalizzazione colpisce pesantemente l’Italiae il Piemonte. La ricetta per non sprofondare inuna infausta crisi produttiva porta il nome di “ri-cerca e innovazione”. Perché la sfida non può esse-re vinta sul terreno manifatturiero di bassa e mediaqualità, ma solo a livello di alta qualità.

Il buono e il bello del sistema piemonte

“Il Governo regionale – sono parole del presi-dente Ghigo rilasciate nel corso della conferenzastampa di presentazione del Salone del Gusto 2004

Per il 60° anniversario dellaCarta di Chivasso, sottoscrittail 19 dicembre 1943,il Consiglio regionale, in collaborazione con numeroseistituzioni, organizza, il 12 ed il 13 dicembre 2003, un con-vegno di studi presso l’AulaMagna dell’Università di Torino. La Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, del 1943, è incardinata su tre principi destinati a grande fortuna nellaseconda metà del XX secolo: il federalismo europeo, unostato italiano repubblicano federale “a base regionale ecantoriale” e la tutela delle minoranze.

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– sta operando da alcuni anni per la creazione di Si-stemi di Qualità non solo nei campi della ricercatecnologica ed industriale, ma anche nei settoriagroalimentari ed enogastronomici”. “Le provedell’efficacia e della giustezza di questa strategiapolitica – prosegue Ghigo – stanno da un lato nelconsenso che i produttori agricoli e gli allevatoridanno alla battaglia da noi condotta contro gli ogme contro i mangimi pericolosi, e dall’altro lato dallereazioni positive dei consumatori rispetto agli indi-rizzi di vigilanza, controllo e promozione attivatidalla Regione”.

Ma qual è il ritratto del Piemonte agricolo cheviene presentato dai vari documenti regionali nelquinquennio 2000-2005?

I dati quantitativi rivelano che il Piemonte agri-colo è costituito in gran parte da piccole e medieaziende e da piccoli allevamenti: sono circa 121.000le aziende agricole, zootecniche e forestali censite,il 55 per cento delle quali localizzate in montagna ecollina.

Le Cooperative di produzione, trasformazione ecommercializzazione sono circa 300 (di cui 60 Can-tine sociali) alle quali aderiscono circa 30.000 sociproduttori.

In un tale contesto l’agricoltura biologica coin-volge circa 3.000 aziende agricole e circa 20.000 et-tari di superficie. Si tratta di una attività in grandesviluppo che può anche contare sull’operativitàdella l.r. n. 13 del 1999 “Norme per lo sviluppo del-l’agricoltura biologica”.

Per quanto riguarda la viticoltura piemontese,l’80 per cento è a DOC e a DOCG: una delle piùalte percentuali tra le regioni d’Europa. Sono infat-ti 44 le DOC (contro le 281 nazionali) e 11 leDOCG (contro le 21 nazionali), dopo che il 15 lu-glio 2004 il Comitato vitivinicolo nazionale ha asse-gnato la DOCG anche al Roero, Roero Arneis e al-l’Arneis spumante, che vanno così ad affiancarsi al-l’Asti Spumante, al Moscato d’Asti, al Barbaresco,al Barolo, al Brachetto d’Acqui, al Gattinara, alGavi e al Ghemme.

Il fatturato annuo dei vini piemontesi, tra il 2000e il 2005, si attesta intorno ai 440 milioni di euro(l’8 per cento rispetto alla percentuale nazionale dicomparto) e rappresenta il 13 per cento dell’interocomparto agricolo regionale.

Non trascurabili sono, inoltre, i formaggi a deno-minazione di origine protetta: 9 formaggi chehanno ricevuto il riconoscimento della D.O.P..

Si tratta di prodotti caseari molto diversi tra loro,

ma tutti egualmente apprezzabili per la qualità dellatte da cui provengono e per la duttilità di appa-rentamento di gusti in tavola ed in cucina.

Ma cambiamo argomento.La “mucca pazza” tra la fine del 2000 e gli inizi

del 2001 è una piaga letale che si aggira per l’Euro-pa e, in particolare, in Gran Bretagna.

Il Piemonte, come si sa, è una delle regioni piùzootecniche d’Italia. La consistenza del patrimoniobovino piemontese è di circa 930.000 capi, di cui312.000 sono di razza bovina piemontese: pregiataper la produzione di carne ad alto valore dieteticoe nutrizionale.

La Giunta regionale, di fronte all’emergenza“mucca pazza” prende i provvedimenti più oppor-tuni. Accoglie i suggerimenti dell’opposizione e il

Si apre a Torino al Lingotto l'edizione 2004 del Salone del Gusto. Alla conferenza stampa è presente anche il Ministro Alemanno.

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suo servizio veterinario è tra i più efficienti d’Italia.Inoltre c’è una tradizione di competenza che aiuta.

Sul piano dei controlli si opera in ottemperanzaalla l.r. n. 35/88 che istituisce il certificato di garan-zia di produzione carni bovine.

Un sistema assai diffuso è anche quello della eti-chettatura volontaria, da tempo avviata dalle prin-cipali Associazioni di produttori e Consorzi, tant’èche il Certificato di identità accompagna il bovinofino alle macellerie convenzionate.

Vanto regionale, valorizzato dalla Giunta Ghigocon interventi promozionali di vario tipo, è il risodelle “terre d’acqua” (cioè del vercellese e del no-varese), e la frutta e gli ortaggi coltivati un po’ inogni parte del Piemonte con risultati di eccellenza.

Ma quanto vale l’agroalimentare piemontese agliinizi del 2000?

Il “valore di base della produzione agricola” delPiemonte (zootecnia compresa) riferita al 2002(Fonte ISTAT e Regione), è di 3.355 milioni dieuro, con una bella performance della produzio-ne vinicola che incide in percentuale con un si-gnificativo 13 per cento. Il valore italiano com-plessivo del settore è di circa 44.000 milioni euro.Dunque, un buon posizionamento quello del Pie-monte, se si tiene conto che la sua storia è cre-sciuta prevalentemente nel segno della tradizioneindustriale.

L’export agricolo ed agroalimentare piemontesevale 2.400 milioni di euro (sempre nel 2002): que-sta cifra rappresenta l’8 per cento del totale dell’ex-

port piemontese. Una voce positiva tra i beni espor-tati all’estero.

Il comparto agricolo, agroalimentare ed enoga-stronomico rappresenta complessivamente il 5,3per cento del Piemonte produttivo: di cui il 2,5spetta al comparto agricolo, ed il 2,8 al compartoagroalimentare ed enogastronomico.

Bisogna dire che nel corso della VII legislatura lapromozione del Piemonte enogastronomico è statavigorosa e ad ampio raggio. Merito, però, anche del“prima”: cioè dei vent’anni precedenti in cui si ècostruita una progressiva maturazione verso i valo-ri di qualità, di controllo e di tradizione.

Ricordiamo lo sviluppo nel tempo del Sistemadelle 10 Enoteche regionali e delle 26 Botteghe delvino; i Saloni del Gusto e del Vino al Lingotto diTorino; la Douja d’Or di Asti, la Fiera del Tartufod’Alba, Cheese a Bra, e, ultima nel tempo, l’Uni-versità di Scienze gastronomiche di Pollenzo, emolti altri eventi, strutture ed iniziative, che diret-tamente o indirettamente servono a far conoscere lacucina di qualità del nostro territorio: vini, paesag-gio, musei, residenze storiche e opere d’arte.

Importante è poi l’impegno profuso dall’Ente pergli incentivi ai marchi, le certificazioni di qualità ela tutela della biodiversità delle coltivazioni vegeta-li e delle razze animali.

Tutto ciò è contenuto nel “Piano di Sviluppo Ru-rale del Piemonte 2000-2006” che prevede investi-menti per circa 900 milioni di euro, destinati inbuona parte per le produzioni integrate e biologi-

Prima edizione a Torino dall’11 al 13 marzo 2004,presso il Centro Congressi del Lingotto di Torino, di “Expoelette”, Salone internazionale delle Elette e delle Pari Opportunità, promosso dalla Consulta regionale delle Elette.

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che, per l’incremento degli habitat naturali e deipascoli, per la salvaguardia delle specie in pericolodi estinzione e per l’uso turistico – ricettivo delleaziende agricole.

Parallelamente crescono le strutture turistiche diaccoglienza.

L’offerta complessiva di posti letto passa dai140.000 del 1999 ai quasi 180.000 del 2004: +25,9per cento, in 5 anni).

Gli ospiti stranieri sono in media il 45 per centorispetto al totale.

Torino è in testa a livello provinciale con3.320.772 presenze nel 2002, seguita dal VCO con2.235.518, ed il Cuneese con oltre 1 milione.

Quanto gioca in questa crescita l’Ostensione

della Sindone del 2000 e l’attesa per l’apertura deiGiochi Olimpici Invernali di Torino 2006?

Certamente molto. Ma non dimentichiamo cosarappresentano i Beni culturali piemontesi, la monu-mentalità barocca, il Museo Egizio, il Museo del Ci-nema e i castelli, le chiese e i musei minori che po-polano densamente il territorio piemontese.

L’immensa fabbrica della Venaria reale – il can-tiere di restauro più grande d’Europa – è forse ilsimbolo più forte della trasformazione del Piemon-te monocentrico in Piemonte pluricentrico: di pro-duzione, fruizione, cultura e consumi.

A tutto ciò hanno contribuito istituzioni diverse edi diverso orientamento politico e la Regione, natu-ralmente, è stata tra i protagonisti storici.

Manifestazione del 12 Settembre 2001 in Piazza Castello a Torino per solidarietà agli Stati Unitiin seguito all'attentato alle Torri Gemelle.

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Una disputa: i buoni scuola

Una vera e propria maratona istituzionale con 43sedute del Consiglio regionale distribuite in 28giornate – 767 sono gli emendamenti presentatidall’opposizione e 15 dalla maggioranza – è quellaper l’approvazione dei ‘buoni scuola’.

Presentato dalla Giunta in Consiglio il 21 settem-bre 2001, il testo del disegno di legge n. 252 si con-clude in Aula verso le ore 24 del 10 giugno del 2003.

A dire il vero, il provvedimento varato dallaGiunta comprendeva più articoli, ma nelle successi-ve, lunghe e defatiganti riunioni di Consiglio, vienepiù volte riscritto e ripresentato. Alla fine assume laveste e la sostanza di un unico articolo, con il qualela Regione stanzia 18 milioni di euro per contributialle “famiglie degli alunni che frequentano la scuo-la primaria e secondaria di primo e secondo gradonelle istituzioni scolastiche statali e paritarie ricono-sciute ai sensi della legge 10.3.2000 n. 62”. Il dise-gno di legge viene approvato in Aula con 37 sì e 12no. Votano a favore i partiti che compongono lamaggioranza più Radicali, Misto-Insieme per il Pie-monte e Margherita; contro DS, SDI, ComunistiItaliani, Verdi, Misto-UCR, Rifondazione.

Il provvedimento gode di ampia eco di stampa edi notevole interesse per le famiglie il cui basso red-dito sia compatibile con la richiesta del “buonoscuola”. Ai primi di marzo del 2004 le risposte albando regionale da parte delle famiglie piemontesisono ben 16.593, di cui circa un terzo provenientidalla città di Torino.

La maggioranza considera il numero consistentedi domande pervenute un successo. La minoranzadei contrari è aspramente critica: “Ci troviamo difronte al più bieco assistenzialismo, non al liberomercato”, è uno dei commenti, quello del capo-gruppo DS Giuliana Manica.

Insomma, che alcuni milioni di euro vengano as-segnati non solo alla scuola pubblica ma anche aquelle paritarie (laiche e confessionali) non è rite-nuta bella cosa da parte di chi considera la sceltadella scuola paritaria una scelta privata, quindi dapagare privatamente senza contributi di tipo pub-blico. Chi, invece, è convinto della bontà del prov-vedimento sostiene di non essere né per la scuolaprivata, né per quella pubblica, ma di essere “per lescuole della Repubblica” (Valerio Cattaneo, capo-gruppo FI) senza distinzioni o preferenze filo-laici-ste o filo-religiose. Una discussione ideologicasenza fine, ma con diverse finalità.

Per concludere, non per esaurire

Gli argomenti sarebbero ancora tanti, ma se do-vessimo citare anche solo i provvedimenti d’Aulapresi nel corso del quinquennio, dovremmo limi-tarci a un’elencazione sterile di titoli e numeri.

A questo punto vogliamo, quindi, solo più ricor-dare alcuni eventi-simbolo che colpiscono il Pie-monte nel corso di questi anni.

Scompaiono, infatti, autorità (o autorevolezze)economiche e morali come l’avvocato GianniAgnelli il 24 gennaio 2003 e il filosofo NorbertoBobbio il 9 gennaio 2004. Il Piemonte perde ancheil 5 agosto 2002 uno dei suoi scrittori più amati:Franco Lucentini.

Fuori dalle mura piemontesi succedono fattitanto gravi da essere oggetto di dibattito in Consi-

Il Museo del Cinema, all'interno della Mole Antonelliana a Torino.

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glio regionale. C’è l’attentato terrificante alle “twintowers” di New York dell’11 settembre 2001: unatragedia che sconvolge il mondo. E, più vicino anoi, l’8 ottobre, a Linate, si verifica un incredibileincidente aereo che provoca ben 118 morti.

Il 19 marzo del 2002 le residue, orride scheggeBR colpiscono a morte, a Bologna, Marco Biagi,consulente dal 2001 del ministro del Lavoro Robe-ro Maroni, e prima, ancora, dei ministri Treu e Bas-solino. E, per chiudere questa infausta elencazione,ricordiamo l’evento alluvionale del 13-16 ottobre2000, una calamità naturale che ha distrutto ponti,argini, case, con allagamenti devastanti in molteprovince piemontesi. Un fatto ancora più grave delprevisto, in quanto non si erano ancora rimarginatedel tutto le ferite dell’alluvione del 1994.

L’opinione dei protagonisti

Un bilancio di legislatura? Sentiamo solo due vociche scorporiamo dalla voce dei capigruppo DS e FI,così come si presentano sul n.5 del dicembre 2004 di“Notizie”, l’organo ufficiale della Regione Piemonte.

Giuliana Manica (DS): “Il centrodestra guidato

da Enzo Ghigo non si può dire che abbia lasciato inquesti dieci anni un segno positivo sul Piemonte.Gli indicatori lo dicono chiaramente: da quelli eco-nomici(...) a quelli del welfare, con una sanità che,nonostante la cura da cavallo a cui è stata sottopo-sta, non riesce a trovare la strada del risanamento edell’incremento dei servizi. (...) Immagine e propa-ganda sono state le scelte di Ghigo, che ha preferi-to investire in comunicazione piuttosto che in unprogetto di governo serio e credibile”.

Valerio Cattaneo (FI): “A prescindere dalle inevi-tabili difficoltà che derivano dal cambiamento im-posto dall’apertura dei mercati internazionali (...) laforza del Piemonte è indubbiamente in una culturaimprenditoriale profonda, che trova espressione in400.000 imprese e decine di distretti, nell’alta pro-fessionalità delle maestranze, in centri universitari edi ricerca di primo livello”. Dunque, ottimismo.

Dopo il confronto e la campagna elettorale, arri-va la pausa di riflessione e il voto del 3-4 aprile 2005che cambierà il governo della Regione. Ma un paiodi mesi prima della chiusura della VII legislatura,un lutto irrompe in Consiglio regionale. Quello delconsigliere Mario Contu di Rifondazione Comuni-sta. Lo piangono i suoi compagni e tutti.

Immagine di una delle zone colpite dall’alluvione

nell’ottobre 2000 che hadevastato varie province

del Piemonte.