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59 Biblioteche oggi gennaio-febbraio 2011 Sabato 27 novembre 2010. È il giorno di un duplice de- butto. Nell’Auditorium della Biblioteca civica si svolge il Convegno “I nuovi confini della biblioteca: verso un ser- vizio culturale integrato che si apre al territorio”. A pro- muoverlo sono la neonata Pro- vincia di Monza e della Brian- za e l’Associazione Bibliote- che oggi, costituitasi appena due mesi prima. Nel caso del- la Provincia si è trattato del- la prima uscita pubblica – nel- la forma di un convegno – mi- rata alle biblioteche, anche se va rimarcato che ha già al suo attivo alcuni interventi in questo settore e che il qua- dro di riferimento è costitui- to da una delle realtà biblio- tecarie più avanzate d’Italia. Per l’Associazione Bibliote- che oggi è stato un debutto in assoluto, ma anche in que- sto caso non si parte da ze- ro: benché l’Associazione sia organizzativamente e giuri- dicamente autonoma, appa- re evidente il richiamo all’e- sperienza pluriennale e al back- ground della nostra rivista. Che il Convegno si tenesse nella Biblioteca di Vimerca- te non è casuale. Vorrei spie- garlo con una nota persona- le. Intervistato ai primi di di- cembre da Radio Internatio- nal che voleva avere un pa- rere sulle biblioteche, alla fi- ne mi fu posta la fatidica do- manda: “Qual è la sua biblio- teca del cuore?”. L’intervista- trice si aspettava forse che le rispondessi qualcosa del ge- nere: “La Laurenziana con il suo scalone michelangiole- sco” piuttosto che “La Brai- dense con la sua bellissima Sala Teresiana”. Un po’ pro- vocatoriamente risposi: “la Bi- blioteca civica di Vimerca- te”. Può avermi influenzato nella risposta l’essere redu- ce dal convegno in questio- ne, che è stata per me an- che l’occasione per visitare questa biblioteca dopo un po’ di anni, ma credo di es- sere stato sincero. Sono in- fatti convinto – l’ho detto e l’ho scritto in più occasioni – che la “nuova” Biblioteca di Vimercate, quando fu inau- gurata nel 1993, abbia segna- to una svolta radicale, facen- do da apripista per una nuo- va generazione di biblioteche pubbliche che sorgeranno poi Convegni e seminari Quando la biblioteca amplia i suoi confini A margine di un convegno che si è tenuto a Vimercate Nel numero di gennaio del 1994 questa rivista dava con- to del “caso Vimercate” pub- blicando un ampio servizio introdotto da un articolo in- titolato E la Danimarca non è più solo un sogno. Certo sono trascorsi diciotto anni, l’esperienza non è più isola- ta, anzi è in buona compa- gnia, e forse, oggi, non ha più senso parlare di model- lo, anche se lì si continua a respirare un’aria di grande vi- talità. Ma mi rendo conto che la Biblioteca di Vimercate non era, se non di sfuggita, ar- gomento del Convegno, per cui non vado oltre (la cita- zione era inevitabile, perché anche il luogo dove si svol- ge è spesso parte integrante della cronaca e della filoso- fia di un evento). Le ragioni che hanno spinto la Provincia di Monza e del- la Brianza a organizzare il con- vegno sono state spiegate nel- l’intervento introduttivo da Sergio Conti, direttore del Set- tore cultura di questo ente, e se ne può trovare traccia nel box di p. 60 a sua firma. In sintesi: gli indici di pre- stazione delle biblioteche del- la Brianza risultano ai verti- ci della “classifica” regiona- le, che a sua volta è in cima a quella nazionale. Ciò è mo- tivo di soddisfazione, ma non numerose in varie parti d’Ita- lia. Ha segnato una svolta per l’impianto moderno del- l’organizzazione degli spazi e dei servizi, in ciò favorita dalla assenza dei vincoli ar- chitettonici imposti dai re- cuperi di edifici storici, in quanto si è trattato di una nuova edificazione: 2.500 mq al pubblico (esclusi quindi i magazzini) e un investimen- to di 7 miliardi di lire, che nel 1993, per una cittadina che contava 26.000 abitanti, era una bella cifra, tanto è vero che questa scelta fu al centro di confronti anche ac- cesi che coinvolsero la stes- sa comunità, ma alla fine ri- sultò una scelta vincente. Da sinistra: Claudio Gamba, Dirigente musei, biblioteche, archivi di Regione Lombardia; Roberto Rampi, Vice-Sindaco e Assessore alla cultura del Comune di Vimercate; Dario Allevi (al centro) e Enrico Elli rispettivamente Presidente e Assessore alla cultura della Provincia di Monza e della Brianza; Cinzia Rossi, in rappresentanza della Sezione Lombardia dell’AIB

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59Biblioteche oggi – gennaio-febbraio 2011

Sabato 27 novembre 2010.È il giorno di un duplice de-butto. Nell’Auditorium dellaBiblioteca civica si svolge ilConvegno “I nuovi confinidella biblioteca: verso un ser-vizio culturale integrato chesi apre al territorio”. A pro-muoverlo sono la neonata Pro-vincia di Monza e della Brian-za e l’Associazione Bibliote-che oggi, costituitasi appenadue mesi prima. Nel caso del-la Provincia si è trattato del-la prima uscita pubblica – nel-la forma di un convegno – mi-rata alle biblioteche, anchese va rimarcato che ha già alsuo attivo alcuni interventi inquesto settore e che il qua-dro di riferimento è costitui-to da una delle realtà biblio-tecarie più avanzate d’Italia.Per l’Associazione Bibliote-che oggi è stato un debuttoin assoluto, ma anche in que-sto caso non si parte da ze-ro: benché l’Associazione siaorganizzativamente e giuri-dicamente autonoma, appa-re evidente il richiamo all’e-sperienza pluriennale e al back-ground della nostra rivista.Che il Convegno si tenessenella Biblioteca di Vimerca-te non è casuale. Vorrei spie-garlo con una nota persona-le. Intervistato ai primi di di-cembre da Radio Internatio-nal che voleva avere un pa-rere sulle biblioteche, alla fi-ne mi fu posta la fatidica do-manda: “Qual è la sua biblio-teca del cuore?”. L’intervista-trice si aspettava forse che lerispondessi qualcosa del ge-nere: “La Laurenziana con ilsuo scalone michelangiole-sco” piuttosto che “La Brai-

dense con la sua bellissimaSala Teresiana”. Un po’ pro-vocatoriamente risposi: “la Bi-blioteca civica di Vimerca-te”. Può avermi influenzatonella risposta l’essere redu-ce dal convegno in questio-ne, che è stata per me an-che l’occasione per visitarequesta biblioteca dopo unpo’ di anni, ma credo di es-sere stato sincero. Sono in-fatti convinto – l’ho detto el’ho scritto in più occasioni– che la “nuova” Bibliotecadi Vimercate, quando fu inau-gurata nel 1993, abbia segna-to una svolta radicale, facen-do da apripista per una nuo-va generazione di bibliotechepubbliche che sorgeranno poi

Convegni e seminari

Quando la bibliotecaamplia i suoi confini

A margine di un convegno che si è tenuto a Vimercate

Nel numero di gennaio del1994 questa rivista dava con-to del “caso Vimercate” pub-blicando un ampio serviziointrodotto da un articolo in-titolato E la Danimarca nonè più solo un sogno. Certosono trascorsi diciotto anni,l’esperienza non è più isola-ta, anzi è in buona compa-gnia, e forse, oggi, non hapiù senso parlare di model-lo, anche se lì si continua arespirare un’aria di grande vi-talità. Ma mi rendo conto chela Biblioteca di Vimercate nonera, se non di sfuggita, ar-gomento del Convegno, percui non vado oltre (la cita-zione era inevitabile, perchéanche il luogo dove si svol-ge è spesso parte integrantedella cronaca e della filoso-fia di un evento).Le ragioni che hanno spintola Provincia di Monza e del-la Brianza a organizzare il con-vegno sono state spiegate nel-l’intervento introduttivo daSergio Conti, direttore del Set-tore cultura di questo ente,e se ne può trovare traccianel box di p. 60 a sua firma.In sintesi: gli indici di pre-stazione delle biblioteche del-la Brianza risultano ai verti-ci della “classifica” regiona-le, che a sua volta è in cimaa quella nazionale. Ciò è mo-tivo di soddisfazione, ma non

numerose in varie parti d’Ita-lia. Ha segnato una svoltaper l’impianto moderno del-l’organizzazione degli spazie dei servizi, in ciò favoritadalla assenza dei vincoli ar-chitettonici imposti dai re-cuperi di edifici storici, inquanto si è trattato di unanuova edificazione: 2.500 mqal pubblico (esclusi quindi imagazzini) e un investimen-to di 7 miliardi di lire, chenel 1993, per una cittadinache contava 26.000 abitanti,era una bella cifra, tanto èvero che questa scelta fu alcentro di confronti anche ac-cesi che coinvolsero la stes-sa comunità, ma alla fine ri-sultò una scelta vincente.

Da sinistra: Claudio Gamba, Dirigente musei, biblioteche, archivi di Regione Lombardia;Roberto Rampi, Vice-Sindaco e Assessore alla cultura del Comune di Vimercate; Dario Allevi(al centro) e Enrico Elli rispettivamente Presidente e Assessore alla cultura della Provincia diMonza e della Brianza; Cinzia Rossi, in rappresentanza della Sezione Lombardia dell’AIB

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di appagamento. Una biblio-teca “per tutti”deve compie-re ogni sforzo per raggiun-gere e coinvolgere veramen-

te tutti; spiace in particolareconstatare che i risultati sa-rebbero ben maggiori se nonci fosse una quota alta di di-

spersione e abbandono checoincide con la conclusionedegli studi. Legittimo dun-que interrogarsi su quali stra-tegie perseguire per raggiun-gere e fidelizzare quote mag-giori di pubblico potenziale,senza accontentarsi dei nu-meri già buoni dei frequen-tatori attuali, anche perché ilrischio, in prospettiva, è quel-lo della marginalizzazione. Per chi scrive, il tentativo diallargare l’utenza comportanecessariamente la diversifi-cazione dell’offerta di servi-zio con l’obiettivo di intercet-tare nuovi pubblici, ma so-prattutto implica la capacitàdella biblioteca di porsi alcentro di una rete di rela-zioni territoriali, divenendo

ganglio vitale di un sistemaintegrato culturale e informa-tivo. In quest’ottica rientra –ma è solo un esempio – laricerca di un più stretto rap-porto, fondato sulla intero-perabilità, tra biblioteche, mu-sei ed archivi e la prefigura-zione di modelli di sistemache vadano oltre quello in-terbibliotecario. Ma c’è an-che chi pensa che si possafare di più, assegnando allebiblioteche ruoli più onni-comprensivi, sulla base del-la constatazione che le bi-blioteche sono gli unici “spor-telli” culturali aperti continua-tivamente e diffusi capillar-mente, in ogni comune, an-che il più piccolo, dunquenaturali interlocutori e refe-

Da sinistra: Sergio Dogliani, Stefano Parise, Sergio Conti

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blioteca che si candida a di-ventare “centro di gravità”della cultura locale, il relato-re ha cercato di delinearnelimiti e punti di forza, pas-sando in rassegna i vantaggi(reciproci) che potrebberoderivare dall’avvio di un per-corso di coordinamento e diintegrazione funzionale fraservizi culturali.“Esisteranno ancora le biblio-teche fra venti o trent’anni?Avremo ancora bisogno dibiblioteche e di che tipo dibiblioteche? Avrà ancora sen-so parlare di biblioteche dipubblica lettura?”. Ponendoquesti interrogativi di nonpoco conto ha iniziato il suointervento Antonella Agnoli.Le ragioni di tale preoccu-pazione risiedono in due fat-tori convergenti: le minaccedel mercato dovute all’evo-luzione delle tecnologie, checrea nuove forme di concor-renza per le biblioteche, e lacrisi economica che ne ridu-ce risorse e potenzialità. Perla biblioteca si tratta di ribal-tare queste criticità trasfor-mandole – può apparire pa-radossale – in punti di forza,cogliendo l’occasione per unsuo riposizionamento e peravviare un processo di radi-cale rinnovamento. L’allarga-

mento dei confini sta perAgnoli principalmente nellacapacità di ricreare all’inter-no della biblioteca stessa ciòche si sta perdendo all’ester-no e proponendosi come una“piazza del sapere”, il luogodell’aggregazione sociale pereccellenza: “Per difendersi, labiblioteca pubblica non ha cheuna strada. Diventare un luo-go di scambio di idee, piùche di informazioni: le infor-mazioni si trovano dapper-tutto e, poiché sono gratis,sostanzialmente non valgo-no nulla. Ciò che vale sonole idee, il dibattito, la saggez-za. Questi sono beni senzaprezzo e sono beni comuni:nessuna idea nasce dalla so-litudine e dal rifiuto del mon-do, nessuna saggezza puòcrescere se non nel ricono-scimento del valore dell’al-tro. E questo altro lo dob-biamo incontrare, condivide-re con lui uno spazio, ascol-tarlo e, poiché le città sonosempre più inospitali e lepanchine scompaiono, nonci restano che le piazze e lebiblioteche”.È stata quindi la volta di Ser-gio Dogliani, promotore e De-puty Head degli Idea Storedi Londra. Inevitabile riman-dare, per un approfondimen-

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renti dell’intero complesso diproposte culturali che pro-vengono dal territorio. Il di-battito è aperto.L’esigenza di ridefinire il ruo-lo della biblioteca, insiemealla enunciazione di impe-gni assunti e di progetti incorso (tra cui la creazione diun magazzino centralizzato perla movimentazione dei do-cumenti meno utilizzati nel-le biblioteche), è ricorsa an-che negli indirizzi di saluto,per nulla formali, durante lasessione inaugurale apertadal Presidente della Provin-cia di Monza e della Brian-za, Dario Allevi, cui hannofatto seguito gli interventi del-l’Assessore alla cultura dellaProvincia Enrico Elli, del Vi-ce-Sindaco e Assessore allacultura del Comune di Vi-mercate, Roberto Rampi, diClaudio Gamba, dirigente Mu-sei, Biblioteche, Archivi diRegione Lombardia e di Cin-zia Rossi in rappresentanzadella Sezione Lombardia del-l’AIB.La sala era piena. Certo, c’e-rano bibliotecari, ma anchemolti amministratori. Varràallora la pena di spendere dueparole su una scommessavinta o, se preferite, su unesperimento che consiglia-mo anche ad altri di ripete-re. Gli organizzatori aveva-no fermamente voluto rivol-gere questo convegno, in pri-ma battuta, agli amministra-tori degli enti locali da cuidipendono le biblioteche pub-bliche. E per questo aveva-no chiesto agli stessi relato-ri – quasi tutti bibliotecari –di compiere uno sforzo per“confezionare” i loro inter-venti avendo presente che iltarget non era rappresentatoda tecnici/colleghi, ma prin-cipalmente da decisori poli-tici. Sul piano della parteci-pazione l’esperimento puòdirsi senz’altro riuscito visto chequasi la metà dei presenti eracomposta da assessori, sin-

daci e consiglieri comunali.Non è dunque un caso se ilprimo dei relatori, StefanoParise, ha parlato nella du-plice veste di bibliotecario(Direttore della Fondazioneper Leggere-Biblioteche SudOvest Milano) e di assesso-re del Comune in cui risie-de. E non è un caso se nelsuo intervento dal titolo sug-gestivo, Cerco un centro digravità permanente, si siarivolto direttamente agli am-ministratori sottolineando chela biblioteca pubblica è di-venuta nel tempo un puntodi riferimento irrinunciabileper i cittadini di molte areedel nostro paese: organizza-ta, interattiva, efficace, ha tut-te le carte in regola per svol-gere un ruolo guida nellacomplessa dinamica dell’of-ferta culturale locale. Fra isuoi punti di forza ci sono lapresenza capillare sul terri-torio, il suo carattere di ser-vizio permanente, l’accessi-bilità, la gratuità, l’alto gra-dimento da parte dell’uten-za. Tuttavia (e qui Parise haparlato soprattutto ai biblio-tecari) essa ha sviluppato unasorta di sindrome da auto-sufficienza che finisce perrenderla incapace di realiz-zare una collaborazione or-ganica con altre istituzionidella cultura e del tempo li-bero. Considerando requisi-ti e caratteristiche della bi-

Antonella Agnoli

Klaus Strohmenger; al suo fianco Dagmar Göttling

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scelte sono ispirati alla filo-sofia e in particolare alla teo-ria dei mondi di vita del fi-losofo Edmund Husserl, cheper semplificare sono staticosì adattati allo specifico bi-bliotecario: “l’uomo percepi-sce solo quello che è rile-vante per lui, che riguarda lasua esperienza personale, ilsuo mondo, le sue emozio-ni. Questa forma di esperireil mondo in una dimensionedel tutto soggettiva si distin-gue profondamente dalla vi-sione scientifica e oggettivache si riflette in bibliotecanella forma della tradizionalecollocazione disciplinare (co-me la CDD).” Ma a Bad Hom-burg – ci ha spiegato Stroh-menger – si è andati oltre ri-spetto a Gütersloh deciden-do che non solo il settore diingresso ma tutto il patrimo-nio della biblioteca dovevaessere riorganizzato, rinun-ciando alla collocazione se-condo un sistema rigido diclassificazione disciplinare afavore di un limitato numerodi macro aree tematiche, de-nominate “mondi” provvistedi didascalie di facile com-prensione per l’utente e dis-poste in ampi spazi strutturatinella massima trasparenza, inmaniera da agevolare l’orien-

tamento. E i risultati non sisono fatti attendere se in po-chi anni i prestiti sono cre-sciuti del 180% e le presen-ze del 130%.Nel pomeriggio i lavori so-no ripresi declinando il temagenerale dell’ampliamento deiconfini della biblioteca e pren-dendo in considerazione spe-cifiche strategie e casi. Si ècontinuato così a tracciare unasorta di filo rosso.All’allargamento dei “confi-ni” possono concorrere effi-cacemente gli strumenti delweb 2.0, come ha spiegatoRossana Morriello nel suo in-tervento. Puntando sull’inte-rattività che contraddistinguequesta tecnologia, le biblio-teche pubbliche possono met-tere in campo una potenteazione, fino a poco tempofa impensabile, di coinvolgi-mento e partecipazione deicittadini, che vada molto aldi là della cerchia degli abi-tuali frequentatori dei suoispazi fisici. Negli ultimi anniil web ha subito una signifi-cativa evoluzione che l’ha re-so uno spazio altamente par-tecipativo. Diversi strumentisono nati e si sono afferma-ti a partire dalla fine degli an-ni Novanta: blog, wiki, feedRSS, social network, podcast,

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to sulle trasformazioni in at-to negli Idea Store, all’arti-colo di Anna Galluzzi pub-blicato proprio in aperturadi questo numero. Né è ilcaso di soffermarsi, avendo-ne trattato in più occasionisu “Biblioteche oggi”, sugliaspetti portanti di questo ori-ginale progetto, che già nelnome segnala l’intenzione diabbandonare il tradizionalemodello di biblioteca per de-linearne uno nuovo, basatosulla capacità di comunicarea 360 gradi con i cittadini deiquartieri di riferimento (spes-so aree difficili abitate in pre-valenza da cittadini immi-grati), al di fuori delle con-venzioni e dell’impianto bi-blioteconomico a cui siamoabituati, senza paura di af-frontare “in biblioteca” pro-blematiche che ci possonoapparire estranee o di perti-nenza di altri settori. Lo sco-po è quello di fare degli IdeaStore, non solo una bibliote-ca di tipo nuovo, ma il prin-cipale luogo di aggregazionesociale del quartiere. È anchequesto un modo di ampliarei confini della biblioteca.Ciò appare ancora più evi-dente nel momento in cuigli Idea Store si propongo-no di porsi al centro di unaserie di interventi nel territo-rio che coinvolgono altri en-ti e servizi comunali (parchi,tempo libero, servizi sociali,scuole), associazioni di vo-lontariato, centri per l’infan-zia e università della terzaetà. Su questo Dogliani è e-splicito: “Il coinvolgimento dialtri agenti sul territorio, co-me gli ambulatori, gli ospe-dali, gli uffici di collocamen-to, le associazioni di consu-matori, i servizi volontari diassistenza legale, contribui-sce a rendere la biblioteca uncostante punto di riferimen-to per la popolazione.Nascono così iniziative mira-te al miglioramento della qua-lità della vita attraverso cam-

pagne per la salute, assisten-za sociale, supporto ricerca la-voro, progetti interreligiosi.”Di segno opposto l’interven-to del tedesco Klaus Stroh-menger, bibliotecario pressola Stadtbibliothek di Bad Hom-burg, che si rapporta a untessuto sociale molto diver-so da quello disagiato deiquartieri londinesi in cui o-perano gli Idea Store e chepuò vantare indici di impat-to già molto buoni. Ma so-prattutto diversa è la strate-gia che si persegue per allar-gare il raggio di azione e lacapacità di coinvolgimentodella biblioteca. Non si èpuntato sulla sua proiezioneall’esterno o a farne un cen-tro di relazioni sociali e ter-ritoriali, ma piuttosto a tra-sformare il linguaggio dellabiblioteca, cioè il sistema diorganizzazione dei docu-menti e di presentazione deimateriali, in modo che, gra-zie a un approccio più “natu-rale”, molte persone che ri-schiavano di arrestarsi sullasoglia si sentissero invoglia-ti ad entrare in biblioteca muo-vendosi a proprio agio al suointerno.Questa idea non è nuova perla Germania e ha trovato unaprima significativa attuazio-ne nella biblioteca a tre li-velli di Gütersloh (di cui ab-biamo già avuto modo diparlare) dove, prima del ter-zo livello (ricerca a magaz-zino) e del secondo (ricercaa scaffale aperto secondo cri-teri di classificazione tradi-zionali), è previsto un setto-re d’ingresso o primo livelloin cui i libri sono suddivisi epresentati informalmente “pertemi” riconducibili alla espe-rienza quotidiana, ai compor-tamenti di ricerca e ai criteriinterpretativi di chi si avvici-na alla biblioteca senza ri-correre alla mediazione diun linguaggio formalizzatodi derivazione bibliotecono-mica. I sostenitori di queste Rossana Morriello

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plo è il coinvolgimento delmaggior numero possibile dicittadini, la creazione di si-nergie e integrazione tra idiversi servizi culturali che lìconvivranno, è la costruzio-ne di un servizio che soddi-sfi il diritto di informazione,cultura, studio, ricerca, usocreativo del tempo libero,che offra luoghi e occasionidi scambio culturale, spazi perla formazione permanente,per il dibattito, per favorirelo spirito critico, che diventiluogo di produzione cultu-rale, di socialità, capace dicombattere l’esclusione so-ciale, luogo accogliente, gra-tuito e accessibile a tutti dipromozione della musica, delcinema, dell’arte, del gioco”.È con questi propositi chein Primavera si spalanche-ranno le porte di Multiplomettendo a disposizione dei9.700 abitanti di Cavriago unastruttura moderna e creativadi circa 3.000 mq. E, comerecita il titolo della relazio-ne, avremo così una biblio-teca che non si limita a di-segnare nuovi confini apren-dosi al territorio, ma una “bi-blioteca senza confini”.Ci sono aspetti che potreb-bero riguardare da vicino lavita delle biblioteche, ma chenon sono stati ancora suffi-cientemente indagati, così co-me ci sono soluzioni ancorapoco sperimentate, rispettoa quanto si è fatto e tentatoin altri ambiti. È il caso del-l’impiego dei volontari, unascelta che non può essereconcepita come un modo pertappare le falle dovute allamancanza di risorse profes-sionali e di personale, macome un’occasione per mo-bilitare nuove energie attor-no al progetto della biblio-teca. A parlarne è stata Lau-ra Ferraris, people raiser im-pegnata nel terzo settore, laquale per l’occasione ha svol-to una ricerca in Italia e al-l’estero per valutare quanto

Convegni e seminari

servizi vari di media-sharingsono ormai entrati nelle abi-tudini comunicative degli u-tenti della rete e soprattuttodelle nuove generazioni. Ilsuccesso di questi strumenti,che fanno parte del cosid-detto web 2.0, è molto lega-to alla loro crescente portabi-lità per cui è possibile usarliattraverso numerosi mobiledevices, a cominciare dai cel-lulari. I nativi digitali nasco-no e crescono davanti a unoschermo e sono abituati ausare questo genere di co-municazione più di ogni al-tra. Ma che cosa implicanoqueste nuove abitudini diuso della rete per le biblio-teche? Gli utenti della retesono anche gli utenti dellebiblioteche di oggi e soprat-tutto di domani. Partendo daqueste considerazioni, Mor-riello ha preso in esame leprincipali caratteristiche de-gli strumenti del web 2.0 ele pratiche ad essi correlate,presentando alcuni esempisignificativi di applicazioninelle biblioteche per tentaredi individuare un possibilepercorso virtuoso che tra-sformi le possibilità offertedal web 2.0 in opportunitàper sollecitare una maggiorepartecipazione attiva da partedei cittadini alla vita della bi-blioteca stessa.Letizia Valli, responsabile dei

servizi culturali del Comunedi Cavriago (RE), ci ha spie-gato che la decisione di rea-lizzare nel suo Comune unsignificativo investimento sulversante della biblioteca varicondotto a una “crisi di suc-cesso”, come dimostrano lesequenze storiche dei datiriferiti alle diverse prestazio-ni. È stato il successo a mo-strare i “limiti” e a spingereoperatori e amministratori apensare in grande. Nasce co-sì Multiplo, un progetto cheprevede che la biblioteca siintegri con altri servizi deltempo libero, della cultura edella formazione all’internodi uno stesso spazio.L’obiettivo non è quello di ri-dimensionare o di “annac-quare” il ruolo della biblio-teca, al contrario di valoriz-zarla attraverso spazi e ser-vizi più adeguati, ma soprat-tutto rafforzandola grazie al-le sinergie che potrà svilup-pare con le altre tipologie diservizio. Dietro questo ragio-namento c’è anche la valu-tazione che per attrarre lacittadinanza è meglio pun-tare su uno spazio impor-tante, dove è possibile ritro-vare affiancate e in qualchecaso intrecciate proposte di-verse, accomunate da un ri-chiamo fondante alla cultu-ra e alla socialità. Così ne par-la Valli: “La sfida del Multi-

sia sviluppato l’apporto delvolontariato nelle biblioteche,attraverso quali pratiche siesplica e quali problemi po-ne. Sono stati così riportatiinteressanti casi di coinvol-gimento di quelle che la re-latrice ha definito “risorse dacoltivare” in funzione di “unarelazione attiva tra bibliote-ca, comunità e territorio”. Maoccorre tenere ben ferme al-cune premesse: “La crescen-te difficoltà di inserimento la-vorativo, sempre più carat-terizzante il nostro tempo,rischia, dunque, di minare ta-le presupposto fondamenta-le, alimentando forme di vo-lontariato non autentico. Di-venta, quindi, fondamentalesaper distinguere tra l’op-portunità per la biblioteca diessere centro formativo edesperienziale per i futuri ope-ratori di domani, attraversola definizione di percorsi con-cordati e definiti, e la costru-zione di progetti a sé stanti,privi di finalità di collocazio-ne professionale, ma fonda-ti sulla volontà di allargare ilraggio d’azione in linea conla propria mission. Si trattadi avere il coraggio di unaconcreta presa di responsa-bilità da parte di tutti, am-ministratori ed operatori delsettore”. L’interpretazione piùgenuina di questa “idea”, chenon assume come punto di

Letizia Valli

Laura Ferraris

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partenza le esigenze econo-miche dell’organizzazioe, mala valorizzazione della risor-sa volontaria, offre alla biblio-teca stessa – secondo la re-latrice – l’occasione di espri-mere a pieno il proprio ruo-lo: “Difficile non cogliere lacomunanza con alcuni deivalori fondanti le bibliotechedi pubblica lettura. Da taliaspetti di vicinanza ritengoutile partire nella ricerca diuna via per la costruzione dipercorsi reciprocamente fe-condi, che cooperino all’ab-bandono di prassi, semprepiù diffuse, di un utilizzo dirisorse volontarie quasi esclu-sivamente per mansioni or-dinarie, in carenza di perso-nale specializzato retribuito”. I lavori sono stati conclusida Angelo Marchesi, diretto-re dell’Area cultura del Co-mune di Vimercate e del Mu-seo del Territorio, recente-mente inaugurato, che ha af-frontato il tema dell’amplia-mento dei confini della bi-blioteca, prospettando già daltitolo un futuro in cui la bi-blioteca è proiettata in unadimensione tutt’altro che au-toreferenziale: Fare rete: dalsistema bibliotecario al di-stretto culturale. Tutto è co-minciato dalle biblioteche.

Nell’area del Vimercatese –ha spiegato Marchesi – si èinfatti iniziato a lavorare eprogettare in rete nelle bi-blioteche che hanno fattodella cooperazione un me-todo di lavoro e una strate-gia: un modello che si è pre-sto affermato in altri ambiti,favorendo la proliferazione direti, poli e circuiti interco-munali su tematiche cultura-li, sociali, formative, storico-artistiche. Ma a questo livel-lo di sviluppo si pone l’esi-genza di ricondurre a un’u-nica regia o quantomeno aun forte coordinamento gliinterventi in questi diversisettori. Questa esigenza si intrecciaperò con un’altra riflessio-ne: “La cultura, con la ricer-ca e la formazione assiemeai settori produttivi, può di-ventare lo snodo fondamen-tale per lo sviluppo sia cul-turale che sociale ed econo-mico della comunità”.Nasce di qui l’idea del Di-stretto culturale evoluto, unprogetto che grazie all’impor-tante intervento della Fon-dazione Cariplo sta muoven-do i suoi primi passi in Lom-bardia, con una ricaduta di-retta nel territorio di riferi-mento della Provincia di Mon-za e Brianza. Il distretto culturale che siintende progettare vuole es-sere un sistema organizzatodi relazioni, caratterizzato dal-l’integrazione del processodi valorizzazione delle risor-se culturali, sia materiali cheimmateriali, capace di mette-re in rete il sistema delle or-ganizzazioni che eroganoservizi, il sistema delle infra-strutture che ne assicuranola fruibilità, gli altri settoriproduttivi connessi. La finali-tà del distretto culturale evo-luto è quella di rendere piùefficace ed efficiente il pro-cesso di produzione di cul-tura, e di ottimizzare, a livel-lo locale, i suoi impatti eco-

nomici e sociali, attraversol’interazione fra le risorseculturali ed ambientali e gliattori della filiera”. E così, diampliamento in ampliamen-to dei confini, la nostra bi-blioteca si ritrova a condivi-dere non solo i destini cultu-rali, ma anche le prospettivedi sviluppo globale del terri-torio. Conclusi i lavori, i parteci-panti hanno potuto visitareil Museo del Territorio (MUST),di recente apertura, insedia-to nella ala sud della sette-centesca Villa Sottocasa: unarealizzazione di eccellenzache racconta la storia delterritorio a partire dalle piùantiche civiltà fino a giunge-re alla società contempora-

nea. Dalla scheda di presen-tazione: “Il museo raccoglie,cataloga, conserva, esponetestimonianze culturali – daireperti archeologici ai benistorico-artistici, dai video al-le tradizioni orali – per tes-sere attorno a questi oggettiuna narrazione evocativa escientificamente valida delnostro passato”. Passeggian-do nelle sale e osservando idocumenti che vi sono con-servati su molteplici suppor-ti, viene spontaneo cogliereun collegamento con la bi-blioteca, l’esistenza di un lin-guaggio comune, l’esigenzadi percorsi condivisi e di unapratica non occasionale dirimandi.

Massimo Belotti

Il celebre dipinto di Gianfilippo Usellini La biblioteca ma-gica custodita nel Museo del Territorio di Vimercate

Angelo Marchesi

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