+:(7+4'(7,110 ucraina: l'occidente contro l'europa...russia (specialmente nelle...

19
ITALICUM aprilemaggio 2014 Esteri Quale storia? Gli Ucraini, come popolo, hanno una genesi molto simile a quella dei loro vicini Russi e Bielorussi. Lo sviluppo di una differente lingua e cultura è dovuto soprattutto a secoli di dominazione polacca e lituana, intorno al XIII secolo, la quale “occidentalizzò” la popolazione, quando la parte orientale dello Stato (la futura Russia) venne soggiogata dai tartaromongoli; tuttavia, gli Ucraini nel fluire storico restano affini ai Russi, i loro vicini, per lingua, religione (russoortodossa), ceppo etnico, identità storica riferibile alla forza di coesione esercitata dall’Impero zarista. Non si può non tenere conto della presenza di milioni di ucraini in Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale e orientale, il che rende difficile tracciare un confine netto tra le due entità nazionali. Le politiche di russificazione, iniziate dagli Zar, furono portate avanti dall’Unione Sovietica, ma procedettero a fasi alterne. Nella prima metà del XIX secolo, ad esempio, i patrioti ucraini fuggiti dalla Galizia austriaca trovavano rifugio in suolo russo. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, addirittura, era invalso un processo di ucrainizzazione – continuato fino all’inizio degli anni ’30 a favore della cultura e dell’identità ucraina, a partire dalla costituzione di una Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, cofondatrice dell’Unione, seconda per importanza solo alla RSFS russa. Dopo Stalin, salirono al potere un ucraino, Nikita Chruščëv, e un russoucraino, Leonid Brežnev. D’altronde le regioni dell’Ucraina meridionale e orientale furono popolate da coloni russi già nel XVIII secolo, sulla spinta imperialista zarista nel Caucaso, verso i “mari caldi”, in seguito alla sconfitta dei tartari e dei turchi che controllavano l’area. Circa un secolo dopo, lo sviluppo industriale attirò numerosi immigrati, provenienti dalle regioni ucraine più interne; ancora durante la guerra civile russa, nemmeno i nazionalisti ucraini rivendicarono la Crimea e la costa del Mar Nero, zone peraltro occupate dalle Armate Bianche zariste, mentre le forze nazionaliste ucraine controllavano i territori occidentali e settentrionali, poi divisi tra Polonia e Unione Sovietica. Dopo la guerra civile, vi fu l’annessione di questi territori alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, cui fece seguito quella della Crimea, nel 1954, per decisione di Nikita Chruščëv che, come già detto, era ucraino. Il totalitarismo sovietico si impose sulla cultura eminentemente contadina e tradizionalista con la “dekulakizzazione”. L’Holomodor, la tragica carestia indotta dalla collettivizzazione forzata dell’agricoltura, non può essere considerato un genocidio mirato a distruggere gli Ucraini in sé, dato che interessò tutta la parte meridionale dell’Unione Sovietica, colpendo anche Russi, Kazaki, Tatari e altre etnie. Il numero dei morti viene caricato di riflessi ideologici, rispetto a quello reale – come spesso accade nelle tragedie storiche – ragione per cui, senza volere sminuire la valenza dello sterminio di fatto, il calcolo di 10 milioni di vittime è plausibile solo se allargato all’intera Unione Sovietica: considerando unicamente quelle in Ucraina, si scende a un terzo di questa cifra. Non a caso, nell’estate del 1941 gli Ucraini accolsero con entusiasmo antibolscevico le truppe tedesche occupanti, al dilagare ad oriente della seconda guerra mondiale, ma presto l’occupazione dell’Ucraina da parte delle forze dell’Asse risultò ben poco “liberatoria”. I Tedeschi imposero come altrove uno sfruttamento delle risorse locali per il proprio sforzo bellico – addirittura fu mantenuto il sistema sovietico di fattorie collettive, per rendere più efficiente la produzione agricola – e non si fecero il minimo scrupolo a reprimere con la violenza ogni forma di resistenza, coinvolgendo indiscriminatamente nelle ritorsioni anche la popolazione civile. Gli stessi nazionalisti ucraini dell’Esercito Insorgente Ucraino finirono per scontrarsi pure con i Tedeschi, dopo essersi schierati apertamente per la collaborazione con Stepan Bandera, combattendo strenuamente contro l’Armata Rossa. Al termine della seconda guerra mondiale, si contarono più di sette milioni e mezzo di morti ucraini: 6 milioni tra i civili e 1,7 milioni tra i militari. L’Ucraina, resasi indipendente con gli eventi succedutisi al crollo dell’Unione Sovietica, può essere oggi divisa, semplificando e sintetizzando, in tre realtà sociopoliticoculturali: • le regioni occidentali (Galizia e Volinia) annesse nel 1939, abitate da ucraini di religione grecocattolica influenzati dalla plurisecolare dominazione polacca. Durante la seconda guerra mondiale, questa zona è stata l’epicentro dei guerriglieri nazionalisti. Si tratta di regioni agricole piuttosto povere, con un più alto tasso di crescita demografica e un forte sentimento antirusso e filoeuropeo; • le regioni meridionali e orientali, lungo la costa del Mar Nero e il bacino del Don, abitate in gran parte da russi migrati in questa zona (la cosiddetta “Nuova Russia”) tra il 1750 e il 1850. Dal punto di vista religioso, predomina la Chiesa russa ortodossa fedele al Patriarcato di Mosca. Poi, nel 1954, dall’ucraino Chruščëv è stata aggiunta, pur non avendo mai fatto parte dell’Ucraina, la Crimea, che contiene la base navale russa di Sebastopoli, sede della Flotta del Mar Nero. In generale, queste regioni sono in calo demografico, ma conservano il nerbo dell’industria (cantieristica, mineraria, siderurgica) del Paese, pur se vetusta; • l’Ucraina centrale, sulle due sponde del fiume Dnepr. È la culla della nazione ucraina e della cultura slavo orientale, fin dai tempi del Granducato di Kiev, che solo nel Settecento fu annesso dalla Russia zarista. In quest’ambito si formò un nazionalismo ucraino in lotta contro la dominazione russa, mentre nel contempo la politica sovietica favoriva l’identità ucraina in tutto il Paese. Al momento, resta una regione mista, prevalentemente abitata da ucraini di religione ortodossa, fedeli all’autoctono Patriarcato di Kiev, con la Ucraina: l'occidente contro l'Europa

Upload: others

Post on 19-Jul-2020

2 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

1 7ITALICUM aprile­maggio 2014 Esteri

Quale storia?

I l paradosso di questa storiaeuropea è che la culla della civiltàrussa fu proprio Kiev – primo Statofondato nel IX secolo dalle tribùslave orientali, con il concorso deivichinghi svedesi – a cui seguironovarie altre città-Stato, come Mosca eNovgorod.Gli Ucraini, come popolo, hanno unagenesi molto simile a quella dei lorovicini Russi e Bielorussi. Lo sviluppo diuna differente lingua e cultura è dovutosoprattutto a secoli di dominazionepolacca e lituana, intorno al XIII secolo,la quale “occidentalizzò” lapopolazione, quando la parte orientale

dello Stato (la futura Russia) vennesoggiogata dai tartaro­mongoli; tuttavia,gli Ucraini nel fluire storico restano affiniai Russi, i loro vicini, per lingua,religione (russo­ortodossa), ceppoetnico, identità storica riferibile allaforza di coesione esercitata dall’Imperozarista. Non si può non tenere contodella presenza di milioni di ucraini inRussia (specialmente nelle regionidell’alto Don e del Kuban) e, viceversa,della forte presenza russa nell’Ucrainameridionale e orientale, il che rendedifficile tracciare un confine netto tra ledue entità nazionali.Le politiche di russificazione, iniziatedagli Zar, furono portate avantidall’Unione Sovietica, ma procedetteroa fasi alterne. Nella prima metà del XIXsecolo, ad esempio, i patrioti ucrainifuggiti dalla Galizia austriaca trovavanorifugio in suolo russo. Dopo laRivoluzione d’Ottobre, addirittura, erainvalso un processo di ucrainizzazione– continuato fino all’inizio degli anni ’30­ a favore della cultura e dell’identitàucraina, a partire dalla costituzione diuna Repubblica Socialista SovieticaUcraina, cofondatrice dell’Unione,seconda per importanza solo alla RSFSrussa. Dopo Stalin, salirono al potereun ucraino, Nikita Chruščëv, e unrusso­ucraino, Leonid Brežnev.D’altronde le regioni dell’Ucrainameridionale e orientale furono popolateda coloni russi già nel XVIII secolo,sulla spinta imperialista zarista nelCaucaso, verso i “mari caldi”, in seguitoalla sconfitta dei tartari e dei turchi checontrollavano l’area. Circa un secolo

dopo, lo sviluppo industriale attirònumerosi immigrati, provenienti dalleregioni ucraine più interne; ancoradurante la guerra civile russa,nemmeno i nazionalisti ucrainirivendicarono la Crimea e la costa delMar Nero, zone peraltro occupate dalleArmate Bianche zariste, mentre le forzenazionaliste ucraine controllavano iterritori occidentali e settentrionali, poidivisi tra Polonia e Unione Sovietica.Dopo la guerra civile, vi fu l’annessionedi questi territori alla RepubblicaSocialista Sovietica Ucraina, cui feceseguito quella della Crimea, nel 1954,per decisione di Nikita Chruščëv che,come già detto, era ucraino.Il totalitarismo sovietico si impose sulla

cultura eminentemente contadina etradizionalista con la“dekulakizzazione”. L’Holomodor, latragica carestia indotta dallacollettivizzazione forzatadell’agricoltura, non può essereconsiderato un genocidio mirato adistruggere gli Ucraini in sé, dato cheinteressò tutta la parte meridionaledell’Unione Sovietica, colpendo ancheRussi, Kazaki, Tatari e altre etnie. Ilnumero dei morti viene caricato diriflessi ideologici, rispetto a quello reale– come spesso accade nelle tragediestoriche – ragione per cui, senza voleresminuire la valenza dello sterminio difatto, il calcolo di 10 milioni di vittime èplausibile solo se allargato all’interaUnione Sovietica: considerandounicamente quelle in Ucraina, siscende a un terzo di questa cifra. Nona caso, nell’estate del 1941 gli Ucrainiaccolsero con entusiasmoantibolscevico le truppe tedescheoccupanti, al dilagare ad oriente dellaseconda guerra mondiale, ma prestol’occupazione dell’Ucraina da partedelle forze dell’Asse risultò ben poco“liberatoria”. I Tedeschi imposero comealtrove uno sfruttamento delle risorselocali per il proprio sforzo bellico –addirittura fu mantenuto il sistemasovietico di fattorie collettive, perrendere più efficiente la produzioneagricola – e non si fecero il minimoscrupolo a reprimere con la violenzaogni forma di resistenza, coinvolgendoindiscriminatamente nelle ritorsionianche la popolazione civile. Gli stessinazionalisti ucraini dell’Esercito

Insorgente Ucraino finirono perscontrarsi pure con i Tedeschi, dopoessersi schierati apertamente per lacollaborazione con Stepan Bandera,combattendo strenuamente control’Armata Rossa. Al termine dellaseconda guerra mondiale, si contaronopiù di sette milioni e mezzo di mortiucraini: 6 milioni tra i civili e 1,7 milionitra i militari.L’Ucraina, resasi indipendente con glieventi succedutisi al crollo dell’UnioneSovietica, può essere oggi divisa,semplificando e sintetizzando, in trerealtà socio­politico­culturali:

• le regioni occidentali (Galizia eVolinia) annesse nel 1939, abitate da

ucraini di religione greco­cattolicainfluenzati dalla plurisecolaredominazione polacca. Durante laseconda guerra mondiale, questa zonaè stata l’epicentro dei guerriglierinazionalisti. Si tratta di regioni agricolepiuttosto povere, con un più alto tassodi crescita demografica e un fortesentimento antirusso e filoeuropeo;• le regioni meridionali e orientali,lungo la costa del Mar Nero e il bacinodel Don, abitate in gran parte da russimigrati in questa zona (la cosiddetta“Nuova Russia”) tra il 1750 e il 1850.Dal punto di vista religioso, predominala Chiesa russa ortodossa fedele alPatriarcato di Mosca. Poi, nel 1954,dall’ucraino Chruščëv è stata aggiunta,pur non avendo mai fatto partedell’Ucraina, la Crimea, che contiene labase navale russa di Sebastopoli, sededella Flotta del Mar Nero. In generale,queste regioni sono in calodemografico, ma conservano il nerbodell’industria (cantieristica, mineraria,siderurgica) del Paese, pur se vetusta;• l’Ucraina centrale, sulle due spondedel fiume Dnepr. È la culla dellanazione ucraina e della cultura slavo­orientale, fin dai tempi del Granducatodi Kiev, che solo nel Settecento fuannesso dalla Russia zarista. Inquest’ambito si formò un nazionalismoucraino in lotta contro la dominazionerussa, mentre nel contempo la politicasovietica favoriva l’identità ucraina intutto il Paese. Al momento, resta unaregione mista, prevalentemente abitatada ucraini di religione ortodossa, fedeliall’autoctono Patriarcato di Kiev, con la

Ucraina: l'occidente contro l'EuropaEEdduuaarrddoo ZZaarreell ll ii

Page 2: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

1 8 ITALICUM aprile­maggio 2014

Paolo Becchi ­ Alessandro BianchiE­book Apocalypse Euro

Arianna Editrice 2014euro 3,99

Esteri

Non dobbiamo smettere di esplorare perchè alla fine delle nostre esplorazioniarriveremo laddove siamo partiti e vedremo il luogo in cui viviamo comese fosse la prima volta (T.S. Eliot)

Pubblichiamo dal 1998 studi e ricerche in forma saggistica, che propongonoanalisi e indagini autorevoli, approfondite e documentate del mondo in cuiviviamo, con particolare attenzione al rapporto tra uomo e natura, affrontandotemi e argomenti culturali, sociali, politici, economici e storici. Testimoni di unacrisi planetaria che avvilisce e impoverisce l'essere umano, i popoli e il PianetaTerra, proponiamo differenti stili di vita e cultura, ispirati alla sobrietà e al sensodel limite, con una vocazione pluralista.Per questo ci identifichiamo con un modello comunitario che cerca dicomprendere la complessità della condizione contemporanea, proponendorelazioni sociali antiutilitaristiche, basate sulla partecipazione e il dono,l'autosufficienza economica e finanziaria, la sostenibilità con energie rinnovabili etecnologie appropriate. La nostra proposta editoriale si propone di offrire - in forma rigorosa, madivulgativa e possibilmente economica - gli strumenti per scoprire le cause chehanno prodotto l'attuale stile di vita dissipativo e consumista e,contemporaneamente, esplorare le possibili soluzioni ecologiche legate aun paradigma olistico.La proposta editoriale si snoda secondo tre differenti percorsi che danno vita alleseguenti collane:Consapevole: testi di informazione indipendente e denuncia dal tagliogiornalistico e divulgativo che suggeriscono maggiore consapevolezza sociale,stili di vita coerenti e una nuova qualità dell'esistenza. Questa collana ha unostretto legame con la rivista Consapevole.Un'altra storia: testi di attualità che pongono domande non scontate suargomenti di attualità di grande interesse pubblico. Con un denominatore comuneche li lega tutti: dare risposte non conformiste a questioni trascurate o affrontatein modo superficiale e parziale dai mezzi di comunicazione dominanti.Autosufficienza e comunità: nuovi libri con contenuti pratici e operativi perpercorrere per la via dell’autosufficienza comunitaria e della sostenibilitàecologica. Perchè i consumi non migliorano la nostra qualità di vita, ed è arrivatoil momento di cambiare, di adottare uno stile di vita sobrio ed equilibrato.E book: una selezione dei nostri libri resi disponibili in formato digitale, perpoterne usufruire in modo economico e diffuso, su ogni supporto informatico.

Arianna editrice dal 2005 fa parte del gruppo Macro che ci ha consentito diproseguire un percorso di indipendenza editoriale che ci caratterizzafondativamente.

www.ariannaeditrice.it

presenza di una minoranza russa, e unorientamento politico intermedio eoscillante nei consensi elettorali,rispetto alle altre due regioni.Complessivamente, in Ucraina, a livelloetno­linguistico vi è una popolazionemista di ucraini ucrainofoni, ucrainirussofoni e russi veri e propri. Questiultimi, secondo il più recentecensimento disponibile (del 2001),costituivano il 17,2% della popolazione,mentre i russofoni totali erano il 30%della popolazione, per un totale di oltre5 milioni di ucraini parlantiprincipalmente russo. Russi e russofonisono maggioritari solo in Crimea e nelle

province di Donetsk e Luhansk, masuperano il 10% in tutte le provinceorientali e meridionali, e costituisconoun quarto della popolazione di Kiev.

La questione politica

Il governo del presidente ViktorYanukovych, rovesciato nello scorsogennaio dopo il sanguinoso epilogodegli scontri tra manifestanti e Forzedell’Ordine a Kiev, era salito in caricanel 2010, in seguito a vittoria elettoralein regolari elezioni. Di fatto, si èdimostrato incapace di governare la

drammatica crisi interna, nel contestodella recessione internazionale, in unPaese dalle profonde contraddizionistrutturali, incapace di unariconversione e modernizzazione degliapparati produttivi, fortemente corrottonelle sue istituzioni e articolazioniamministrative, energeticamentetotalmente dipendente dalle forniture digas russe e finanziariamentedrammaticamente indebitato.Yanukovych ha sempre mantenutostrette relazioni con la FederazioneRussa, sia pure con alcune aperture incampo economico a favore dell’UnioneEuropea.

Mahdi Darius NazemrayaNato ­ Libro

Guerre imperialistee globalizzazioni armateArianna Editrice 2014

In corso di stampa, € 15,30

Page 3: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

1 9ITALICUM aprile­maggio 2014 Esteri

Le forze politiche, che di fatto si sonoimpossessate del potere con un “colpodi Stato” e che attualmente sostengonoun governo provvisorio capeggiato daArsenij Jacenjuk, già governatore dellaBanca Nazionale dell'Ucraina nonchéex Presidente della Verchovna Rada (ilParlamento dell'Ucraina) e Ministrodegli Esteri, possono essere riferite atre partiti principali, ciascuno dei qualiespressione di determinati interessi. Lamaggior parte del sostegno elettoraleviene proprio dalle regioni occidentali ecentrali. Il grosso dell’opposizioneparlamentare è rappresentato dallaUnione Pan­Ucraina “Patria” (guidatada Yulia Timoshenko) di orientamentoesplicitamente liberaleed europeista, di cuiArsenij Jacenjuk è unodei rappresentanti dispicco, e dalla AlleanzaDemocratica Ucrainaper la Riforma (guidatadall’ex pugile VitaliKlitschko), conposizioni giustizialisteed europeiste, che hala sua roccaforteelettorale a Kiev. Questidue gruppi sono iprincipali referenti deiPaesi occidentali – laPolonia,principalmente, laGermania e gli StatiUniti – che hannosostenuto la “rivolta”, in chiaveantirussa. Il terzo è la Unione Pan­Ucraina “Libertà”, ossia Svoboda,capeggiato da Oleh Tyahnybok; è unpartito nazionalista antirusso radicatonell’area occidentale del Paese, inparticolare a Leopoli. A questaformazione fanno riferimento altri gruppiradicali nazionalisti, che costituiscono ilcosiddetto “Pravy Sektor”. Il loroprogetto esplicito è quello di cavalcarela rivolta per instaurare un regimenazionalista che cacci dal Paese laminoranza russa. I nazionalisti sonouna minoranza, ma sono anche la forzamilitante reale che ha consentito sulcampo il rovesciamento del governo. Laparte della popolazione, che nella zonaoccidentale del Paese ha sostenuto,direttamente o indirettamente, le forzepolitiche sopra delineate, si è oppostaalla gestione clientelare del governo edè attratta dall’idea che un ingresso nellaUE possa portare a un miglioramentosensibile delle condizioni di vita. Sullabase di questa suggestione, il governosta speditamente operando peringlobare l’Ucraina nella sferaeconomica tedesca e nell’ombrello

militare atlantico, seguendo un copionegià visto nel resto dell’Europa Orientale.

La realtà geopolitica

La “narrazione” prevalente, in meritoagli eventi, è quella solitadell’universalismo occidentale: il popoloucraino si è ribellato a un Presidenteautoritario, che ha represso unalegittima protesta liberaldemocratica,uccidendo decine di persone, e che allafine è stato opportunamente destituito.La reazione russa assume quindi i trattiimpliciti del dispotismo plebiscitario delnuovo “Zar” Vladimir Putin e quelli

espliciti dell’atavica prepotenzaimperialistica orientale.La verità richiede un sano richiamo allarealtà storica e geopolitica. Dal crollosovietico è in corso un confronto traWashington e Mosca. Quest’ultima hasubito prima la disgregazione e poi ildeclino, sostenuto ovviamente dallapolitica espansiva occidentale, inparticolare nell’Europa orientale a colpidi “rivoluzioni colorate”, ocomunemente intese come pacifiste.Nel degrado socio­economico, agenziedi varia natura, organizzazioni nongovernative, associazioni umanitarieinternazionali e partiti politici appenacostituiti, finanziati eminentemente dacapitali statunitensi, hanno applicato leteorie dell’americano Gene Sharp: in uncrescendo di operazioni pubblicheamplificate dai media internazionali econ appoggi all’interno delle istituzioni,in particolare da parte dell’Esercito, sirealizza – in una data situazioneconflittuale – la caduta dell’indicato“tiranno”, indipendentemente dal fattoche sia eletto dalla volontà popolare.Andò così in Serbia, quindi in Georgia(la “Rivoluzione delle Rose”), poi in

Ucraina, con la “rivoluzione arancione”,quando nel 2004 Victor Juschenkosconfisse proprio Yanukovich. Ilmodello di intervento ha esplicitirimandi agli avvenimenti in seguitoosservati – in diverso contesto – nelMedio Oriente. Rimanendo nellospecifico europeo, nel frattempo si èconsolidato il lungo governoproteiforme di Vladimir Putin, il quale haridato alla Russia una stabilità interna,che naturalmente si è proiettata in unapolitica estera di potenza, date lecaratteristiche del Paese continentaleeurasiatico.L’evocazione di una “nuova guerrafredda” ci pare dettata dall’indolenza e

dalla pigrizia mentale deicommentatori interessatia evocare il nuovo­anticonemico di turno. Megliosarebbe analizzareattentamente leindicazioni di ZbigniewBrzezinski sulla politicadel Dipartimento di Statoamericano, che in tempinon sospetti individuònell’Ucraina, un Paesefondamentale da sottrarrealla Russia e portarenell’orbita atlantica. Forsesarebbe meglio parlare diuna “pace fredda”, con imissili della NATOsempre più protesi suiconfini orientali. L’FSB (i

Servizi segreti russi), comunque, hainteso e reagito; prima tutelandosi inPatria, poi pianificando la controffensivain Ucraina, Paese determinante inquesta confrontazione geopolitica. Larielezione di Yanukovich nel 2010 è inparte legata a ciò, oltre che alla patentedelusione della popolazione per ilgoverno oligarchico e corrotto diJuschenko, e poi di Yulia Timoshenko,garantendo nuovamente una Ucrainanell’orbita russa. È la cronaca, quindi, diquesti ultimi mesi. Il braccio di ferrosull’adesione o meno all’accordo dilibera associazione con L’UnioneEuropea, in opposizione al generosoprestito finanziario messo adisposizione dalla Russia – oltreall’elargizione energetica – persostenere la fallimentare situazioneucraina. Al culmine dello scontropolitico nel Parlamento di Kiev, piazzaMaidan ha visto la contestazionetrasformarsi da protesta pacifica e“colorata” in violenta e cruentasollevazione armata. Commentatoriinternazionali hanno espostoricostruzioni più o meno attendibili sullestrutture create e usate dai Servizi

Page 4: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

20 ITALICUM aprile­maggio 2014Esteri

segreti USA e NATO, servendosi anchedi specialisti israeliani, per reclutate,finanziare, armare e addestrare lefrange radicali militanti degli oppositori.In contesto diverso, venne fatto lostesso durante la “guerra fredda”, conle attività della struttura paramilitaresegreta di tipo “stay­behind” in piùnazioni europee (in Italia, aveva ilnome in codice “Gladio” e su di essagravano legittimi sospetti in merito aglieventi più tragici della strategia dellatensione in un Paese a“sovranità limitata”). Sta difatto che i ministeri di Kievsono stati presi dadisciplinate milizieparamilitari, ben istruite ecomandate, capaci ditenere testa e sopraffare inon meno cruenti Berkut, ireparti antisommossa delgoverno, con un tempismostrategico magistrale: larivolta ha raggiunto il suoapice durante i Giochi diSochi, ovvero nelmomento in cui la Russianon poteva permettersi dirovinare il ritorno diimmagine delle Olimpiadi,su cui aveva investito tanto quantol’ambizione di farsi riferimento di tuttiquei Paesi emergenti (BRICS in primis)portatori di interessi politici edeconomici divergenti conl’unilateralismo occidentale. Gli StatiUniti hanno avuto l’occasione diintaccare il protagonismo russo –politicamente vincente, nelloscacchiere Mediorientale, nella crisisiriana e iraniana, punti nevralgici degliassetti mondiali – portando il caos finoai confini stessi dell’avversariogeopolitico.

La "geometria variabile" del dirittointernazionale

La Russia, colpita in maniera diretta, hareagito con fredda risolutezza. Gliinteressi vitali legati alle basi militari inCrimea, sbocco al Mediterraneo, unitiall’irredentismo russo plebiscitario nellapenisola sul Mar Nero, hanno portatoall’annessione. Barack Obama puòoggi accusare Putin di «essere dallaparte sbagliata della storia», mostrandocosì l’indignazione per l’espansionismorusso in Crimea che sembraaccomunare tutto l’Occidente. Obamapensa di denigrare Putin, ma forse hainvolontariamente constatato la realtàdel XXI secolo. Non c’è più l’UnioneSovietica, né c’è il confronto ideologico

tra capitalismo e comunismo. Ora sitratta non più di due modelli alternativil’uno all’altro, ma della maniera dimanifestarsi e di affermarsi dellapotenza egemonico­geografica di taliformazioni particolari nel medesimoalveo capitalistico e della proiezionedella loro forza sullo scenariointernazionale. È logico che chi occupaposizioni privilegiate non veda di buonocchio questa insidia rivolta al suoprimato e la respinga con ogni mezzo.

È una politica di potenza, che negliultimi decenni ha preso le formedell’occidentalizzazione del mondosotto l’egida militare della NATO, inopposizione al multilateralismoemergente delle potenze pluri­continentali, ma le iperboli retorichedell’universalismo giuridico e leipocrisie umanitaristiche si sonoschiantate sui muri siriani e ucraini.Putin non è un campione di Dirittointernazionale? Ma qual è il parametroall’oggi? Gli Stati Uniti, l’Unione Europae la Nato, su quale base accusano laRussia di violare la “legalità”internazionale? Gli Stati Uniti, sonointervenuti militarmente – privi diconsenso unanime o addirittura dilegittimazione da parte dell’ONU – aGrenada, a Panama, in Iraq, nell’exYugoslavia, in Afghanistan enuovamente in Iraq. L’Occidentesostiene gli insorti antigovernativi inSiria, in una cruenta guerra civileindotta dal sostegno esterno; inviacontingenti militari a combattere inAfghanistan, nel Mali, in Iraq e impiegadroni e forze speciali per rapire euccidere presunti terroristi, conbombardamenti che coinvolgonousualmente e sanguinosamente lapopolazione civile, in Pakistan, nelloYemen, in Somalia e chissà in quantialtri luoghi del mondo. Con qualedisinvolta rimozione del proprio operato

e doppiopesismo si può contestare ildiritto della Crimea di staccarsidall’Ucraina, quando la NATO habombardato la Serbia (all’epocafilorussa) per occupare il Kosovo, darloagli Albanesi e poi riconoscerlo comeStato indipendente, benché per il dirittointernazionale si trattasse di unaprovincia di Belgrado? Un’ipocrisia,questa, sottolineata anche negli StatiUniti da Eugene Robertson, che sulWashington Post accusa la Casa

Bianca di esseremalato di “retorica” edi soffrire di amnesia.Il curatorefallimentaredell’esperienzasovietica, MikhailGorbaciov, già premioNobel per la Pace,vezzeggiato daidemocratici di ognilatitudine occidentale,ha dichiarato: «Ilreferendum in Crimeaha corretto un errorestorico. La Crimea eradiventata partedell’Ucraina in basealle leggi sovietiche,

cioè la legge del Partito comunista,senza chiederlo al popolo. Ora il popoloha deciso da solo di correggerequell’errore. Questa decisionedovrebbe essere festeggiata, nonsanzionata». Però Obama dice che «laRussia è isolata dal mondo». Puòessere, ma non sarà invece lui a viverein un altro pianeta, quellodell’autoreferenzialità e unilateralismo?Un altro commentatore americano,Stephen Cohen, su Newsweek harealisticamente scritto: «Siamo preda diuna folle sindrome, per cui Putin è ilpeggiore tizio che abbiamo mai visto,quando tutto ciò che ha fatto è stato inrealtà di rimettere in piedi la Russia.Amavamo Yeltsin perché era ubriaco ediceva sempre sì a tutto. Adessoabbiamo di fronte un tizio sobrio che haintenzione di difendere gli interessirussi, giusti o sbagliati che siano. Èquello che i leader nazionali sonochiamati a fare e i diplomatici sonochiamati a intavolare trattative e atrovare soluzioni».Il 25 giugno 1991, la Slovenia proclamòla propria indipendenza dallaFederazione Jugoslava e l’Occidente siprecipitò a riconoscerla: eppure quelladecisione proveniva non da unreferendum popolare, ma da unsemplice voto del Parlamento diLubiana, e all’epoca rappresentò unapalese violazione non solo della

Page 5: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

21ITALICUM aprile­maggio 2014 Esteri

Costituzione yugoslava, ma anchedella Carta di Helsinky, fondata come lamaggior parte dei trattati postbellicisull’intangibilità unilaterale dellefrontiere. Un quarto di secolo dopo, ètragico e comico allo stesso temposentir dire dai politici nostrani (semprepiù insofferenti alle elezioni in casapropria…) che la Russia starebbeviolando – essa, con evidentestrabismo in merito alla natura eversivadella sovranità democratica dell’attualegoverno di Kiev – i princìpi di Helsinky,un trattato affossato propriodall’espansionismo (verso Est)dell’Unione Europea e della NATO, edè surreale sfogliare Il Corriere dellaSera e vedere il megafonodell’imperialismo occidentale, BernardHenry Levy, corifeo dei bombardamenti“umanitari” ad ogni latitudine, discettare– mentendo ­ che non è possibile fareun paragone con il Kosovo. Allora,dinanzi alla volontà secessionista deikosovari albanesi e dopo la conferenzadi Rambouillet del 6 febbraio 1999 (inseguito alla quale la Serbia avevarifiutato la presenza militare della NATOin Kosovo, imposta per appoggiare isecessionisti), il 24 marzo ebbero inizioi bombardamenti, che purtroppoprovocarono, per ritorsione,l’accanimento delle truppe serbe edelle milizie paramilitari che leappoggiavano, e quindi l’appesantirsidei bombardamenti NATO fino a quellisulla stessa Belgrado con migliaia dicivili morti e feriti. Il paragone, quindi, èpiù che azzeccato, a meno che non sivoglia fare un’altra distinzione, diversada quella proposta dal sedicentefilosofo “patinato”: mentre lasecessione della Crimea è statasancita da un referendum plebiscitario,incruento e festoso, la secessione difatto del Kosovo da Belgrado furaggiunta grazie ai bombardamentisanguinari della NATO – cui partecipòattivamente l’aviazione italiana perdecisione del primo governo a guidaprogressista nel dopoguerra, nella

figura di Massimo D’Alema ­ e alsostegno delle truppe di occupazioneatlantiche all’avanzata delle formazionialbanesi, che andavano occupandoterre e abitazioni dei serbi in fiamme.Quell’Occidente, cioè, che proprio apartire dal 1991 – crisi jugoslava eprima guerra in Iraq – ha dato il via allacrisi verticale del Diritto internazionalepostbellico, grazie al principio dellacosiddetta “ingerenza umanitaria” e aiconnessi nuovi istituti giuridico­internazionalisti (no fly zone, protezionedei civili e delle minoranze, tribunalipenali con potere di arresto econdanna di Capi di Stato e di interigoverni), tutti finalizzati alla messa insordina e alla distruzione dei princìpicardine della Carta di San Francisco: lasovranità e l’integrità degli Stati membridelle Nazioni Unite. Certo che vi sonodei difetti nei comportamenti di Moscadurante la crisi in atto, ma sonocomunque reattivi e di ben poco pesorispetto ai crimini compiuti, nell’ultimoquarto di secolo, in tutti gli scacchieri dicrisi dagli anglo­americani e dai loroseguaci in Europa e in Medio Oriente.Politologicamente parlando risultanoatti necessari per ristabilire un equilibriodi forze nelle relazioni internazionali;equilibrio che, dai tempi del De iurebelli ac pacis di Ugo Grozio, è ilfondamento ineludibile, la base“strutturale” di ogni vero Dirittointernazionale fondato sul primato dellapolitica. L’alternativa è il caos, la leggedel più forte, che a quanto pareaggrada assai alle politiche di potenzastatunitensi e allo strabismo ipocritadelle cancellerie occidentali.

Quale Europa?

Questa crisi genererà una lungainstabilità, che si rifletterànegativamente sull’Europa e sulla suasovranità, sulla sua identità culturale,politica, spirituale e sui suoi interessieconomici continentali, in termini di

ricadute finanziarie edi incertezza negliapprovvigionamentienergetici, negliinvestimenti, nellerelazioni industriali enegli scambicommerciali e turisticiconsolidati. Così gliunici a trarre vantaggidalla crisi saranno gliAnglo­americani, chevedranno indebolirsi iRussi e gli Europei,loro rivali strategici ed

economici. L’Europa, schiacciatadall’occidentalismo, appare unacomprimaria, quando invece dovrebbeesercitare un ruolo da protagonista diun mondo multipolare. L’Europa non siè data mai il compito, a differenza degliStati Uniti che l’hanno fatto più volte, diessere un “destino manifesto”. Questoconcetto nacque nella prima partedell’Ottocento e fu all’origine delsoffocamento dei nativi americani edell’annessione di gran parte delle terreoccidentali; alla fine di quel secologiustificò l’espansione oltre il NordAmerica. Anche la recenteesportazione della democrazia nelmondo è la brutale prosecuzione diquel “destino manifesto”, con laproterva motivazione della redenzionedell’umanità alla morale benevola del“progresso”. Niente di questo,nell’Europa uscita da tante guerrefratricide, ma piuttosto il bisogno didare forma all’essere, di declinarenell’autonomia il “politico”, di coglierenella diversità delle identità il significatodell’unità e nella sussidiarietà unmodello partecipativo di sovranità.Se l’Europa vuole non essere piùsubalterna e uscire dal “mondo a unadimensione”, si faccia politica, auspichiun profilo continentale diversificato daopporre esplicitamene allaglobalizzazione, sottolineando ciò cheappartiene alla nostra identità piùprofonda, l’Imperium: un principiospirituale superiore e universale perchéinteriore, un principio informativoorganizzatore; il contrario dell'illimitato,dell'imperialismo o “egemonismo”, delmondialismo.La sovranità non è una visionesoggettiva dell'ordine cosmico e dellaautorità che ne consegue, bensì laforza vitale che ricollegasimbolicamente l'uomo all'origineancestrale tra cultura e natura. Èl'espressione più profonda della culturaeuropea, di dantesca accezione, di cuiil federalismo è la traduzione politicapiù fedele, nel pieno rispetto delledifferenze, che ne costituisconol’insostituibile ricchezza etno­culturale.È un paradigma capace di porsi oltre ilmoderno e la sua forma capitale, nellasobrietà della sostenibilità ecologica enell’armonia olistica della giustizia e delbene comune.Eduardo Zarelli

Page 6: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

22 ITALICUM aprile­maggio 2014Cultura

I LIMITI DELL'ANTI ­ AMERICANISMOCOME DETERMINAZIONEPURAMENTE NEGATIVA

Non amo e non ho mai amatoI'espressione "anti­americanismo", e misono trovato spesso nell'imbarazzantesituazione di dover avallare iniziativepolitiche fatte in nome di questotermine sia per quieto vivere sia perchénon ero io ad avere le cosiddette"chiavi di casa". Il motivo di questa miaposizione è già stato ampiamentericordato nelle pagine precedenti. Nona caso, ho dedicato i quattro capitoliprecedenti non all'anti­americanismo,ma alle distinte forme di filo­americanismo, tutte caratterizzate invario modo da un insieme di libidine diservilismo, deresponsabilizzazione

etica e politica, fascino delprovvidenzialismo imperiale variamenteinterpretato, eccetera. E' infatti il filo­americanismo il vero problema, nonI'antiamericanismo, che certamenteesiste, ma è un fenomeno puramentereattivo. Heidegger scrisse a suotempo che si è prigionieri dellaproblematica teorica contro cui ci sivuole opporre. Nello stesso modo quasisempre I'anti­americano è prigionierodella sua immagine polemicaossessiva. Il problema non è mai lasemplice ostentazione di una reazione,anche se essa è più che legittima, ma èsempre I'acquisizione di una veraindipendenza.L' anti­americanismo è dunque di persé una determinazione puramentenegativa, e sappiamo che ledeterminazioni puramente negativesono insufficienti per la costruzione diun profilo prima culturale e poi politicorealmente soddisfacente. Sebbene nonsia questo I'oggetto di questo studio,voglio fare l'esempio di duedeterminazioni puramente negative,che sono legittime e comprensibili neimomenti storici della loro attualità, madiventano presto una prigioneconcettuale se ci si continua a muovereal loro interno. Gli esempi che faròsono quelli del cosiddetto"antifascismo" e del cosiddetto"anticomunismo". Se si capisce bene la

loro dinamica puramente negativa, sivedrà facilmente che lo stesso insiemedi contraddizioni può toccare anche lostesso "antiamericanismo".A proposito del fascismo edell'antifascismo, confesso subito dinon essere uno specialista di questifenomeni, e non intendo ingannare illettore spacciandomi come tale. Holetto ovviamente decine di libri inproposito, ed ho anche soggiornatorelativamente a lungo in paesi in cuisussistevano regimi considerati"fascisti" in senso lato (la Grecia deicolonnelli 1967­1974, la Spagnadell'ultimo periodo franchista e ilPortogallo dell'ultimo periodo delsalazarismo, eccetera). Ma questo nonfa di me, ovviamente, un "esperto" difascismo. In estrema sintesi, ritengo

che il modello interpretativo migliore, oalmeno il meno peggiore, sia quellodello studioso israeliano ZeevSternhell, per cui l'esame dei fenomenifascisti prima del 1945 deve esserefatto producendo categoriestoriografiche specifiche, e nonsemplicemente applicando pigramentela dicotomia Destra/Sinistra. Ma, comeho detto, non pretendo di enunciaredetti sapienzialmente profondi inproposito.Quello che so, invece, è che si puòessere "antifascisti" per motivazionidiverse e con programmi diversi. Si puòessere antifascisti per ragioni estetichedi nausea verso la straripante presenzadella figura del dittatore (e questo fu adesempio il caso dello scrittore italianoGadda). Si può essere antifascistiperché si ritiene che il fascismo sia unfenomeno essenzialmenteantiproletario, in cui la base di massapiccolo­borghese è soltanto lo schermodella base di classe composta dallaparte più reazionaria del grandecapitale finanziario (ed è la definizionedi fascismo di Dimitrov edell'Internazionale Comunista negli anniTrenta). Si può essere antifascisti,infine, perché si ritiene la statolatriaintegrale dei regimi fascistipotenzialmente pericolosa per lamorale cristiana e potenzialmentedistruggitrice dell'autonomia dei corpi

intermedi come la famiglia e la societàcivile (e fu questo il caso dei numerosioppositori religiosi del fascismo). Hoqui fatto solo quattro esempi, ma potreiovviamente farne altri. A volte, nellafigura psicologica concreta del singoloantifascista tutte queste componentisono unificate nella concretezzaespressiva unitaria della personalitàindividuale, ma non c'è dubbio che sitratta di motivazioni diverse. C'è chiinfatti nel suo antifascismo è contrarioalla dittatura in generale, e chi invecenon ha mai avuto nulla in contrario ache una dittatura di tipo comunista sisostituisse alla precedente dittatura ditipo fascista. C'è l'antifascista liberaleconservatore, e c'è l'antifascistapopolare anarchico. E si potrebbecontinuare, ma il lettore ha certamente

già capito la natura del problema, ecioè che il semplice riferimentoall'antifascismo è una determinazionepuramente negativa, ed il fatto cheessa sia stata artificialmente mantenutaper più di mezzo secolo in Italia èdovuto non a problemi storiografici ofilosofici, ma a motivi di legittimazione odi delegittimazione politica ampiamentestrumentali. E questo, si noti bene, loscrive una persona che è sempre stataper così dire "antifascista", ma che nonne può più del fatto che laproclamazione di antifascismo vengaoggi fatta per legittimare ilbombardamento della Jugoslavia del1999 e quello dell'Iraq del 2003, e cheun sorta di "hitlerizzazione metafisica"venga applicata automaticamente atutti coloro che resistono contro gli USA(Milosevic­Hitler, Saddam­Hitler,eccetera). Il processo difascistizzazione simbolica del nemico èoggi uno strumento ideologicodell'impero ideocratico americano, erichiamarsi alle grandi ombre di AntonioGramsci o di Primo Levi pergiustificarlo è un'operazionevergognosa anche e soprattutto difronte alle vittime reali del fascismo (odei fascismi, a seconda di come lapensiamo in proposito).A proposito del comunismo edell'anticomunismo, ritengo di esserneinvece in un certo modo uno

Orizzonti di resistenzaall'americanismo

da "L'ideocrazia imperiale americana", Settimo Sigillo 2004

CCoossttaannzzoo PPrreevvee

Page 7: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

23ITALICUM aprile­maggio 2014 Cultura

specialista, o quanto meno di esserequalcuno che se ne è occupatosistematicamente per quarant'anni.Conosco quasi tutte le ortodossie e leeresie del comunismo storiconovecentesco, e conosco relativamentebene il pensiero di Marx e le varieforme di marxismo successive (quelleproto­marxiste del 1875­1914, quellemedio­marxiste del 1914­1956 ed infinequelle tardo­marxiste del 1956­1991,eccetera). Dato il carattere fortementesoggettivo ed opinabile dei giudizistorici e teorici, nessuno possiedecomunque la cosiddetta "verità" sulfenomeno del comunismo, ed è anzibene che sia così. Tuttavia, che cosasia l'anticomunismo e quali siano le suediverse forme più o meno ritengo disaperlo.Si può essere anticomunisti per leragioni liberaldemocratiche classiche,che non perdonano al comunismo il suocosiddetto "totalitarismo", cioè il suomeccanismo unico di direzionedell'economia, della politica e dellacultura (e qui si va da Hannah Arendt aIsaiah Berlin, da Karl Popper aNorberto Bobbio, eccetera). Si puòessere anticomunisti perché si individuanel materialismo e nell'ateismo unfattore filosofico di assoluta negatività(e si tratta di posizioni molto diffuse, daGiovanni Paolo II a Cornelio Fabro, daAugusto Del Noce al russo Berdjaiev).Si può essere anticomunisti perché sivede nel comunismo la forma piùestrema dell'egualitarismo livellatorecontenuto nei principio democratico inpolitica ed utilitaristico in economia (edè questa la posizione dellamaggioranza della cultura di destra nelNovecento). Si può essereanticomunisti perché si teme che laplebaglia ci porti via i rubinetti d'oro, ilcaviale del Volga e le odalischeventenni dalle poppe ad altotonnellaggio, il tutto frutto dispeculazioni finanziarie riuscite o direndite parassitarie trasmesse da nonnicreatori di demiurgiche fortune (ed è ilcaso del normale anticomunismo deiricchi deideologizzati ma consapevolidella necessità di difesa animale delproprio privilegio). Si può essereanticomunisti, infine, ed è il caso digran lunga più istruttivo edinteressante, se si è stati ex­comunistie si sono conosciuti dall'interno gliabbietti meccanismi riproduttivi deigruppi dirigenti burocratizzati delcomunismo politico, gruppicaratterizzati dal cinismo più ributtantee dal nichilismo filosofico più rigoroso (eda Ignazio Silone a Massimo Capraranon c'è qui che l'imbarazzo della

scelta).Tutta questa tipologia è indubbiamenteinteressante per una balzacchianacommedia umana del secolo appenatrascorso. In questo carnevale dei sensie della ragione alcuni hanno fondato unpartito comunista personale nellapropria coscienza di cui sono stati alungo gli unici iscritti. Questo, almeno èstato il mio caso per decenni. Ma èfacile vedere che, così come è il casoper l'antifascismo, anchel'anticomunismo è una determinazionepuramente negativa. Si tratta di collantiideologici estremamente utili per il cetopolitico professionale che utilizzal'antifascismo o I'anticomunismo per finiidentitari da spendere sul mercatopolitico parlamentare e non, ed in piùper la galvanizzazione di militantiansiosi di fare tristi caroselli diautomobili nella sera della vittoriaelettorale. Ma si tratta di qualcosa checorre a lato dei veri fenomeni culturali difondo.E lo stesso ovviamente capita per ilsemplice antiamericanismo. Esso hasenso solo quando la pienacomprensione del carattere dispoticodella ideocrazia imperiale eretta adarticolo di esportazione mondiale è solola premessa ed il presupposto dicomportamenti culturali di resistenza edi indipendenza. In caso contrario sidiventa facilmente vittime dellapolemica strumentale di coloro cheaffermano bensì di "criticare" alcuniaspetti cruciali dell'americanismo ma dinon essere comunque "antiamericani".

Nella maggioranza dei casi si tratta solodi virtuosa ipocrisia di astuti marpioniche vorrebbero la botte piena e lamoglie ubriaca, e che sanno bene che ilpoliticamente corretto di sinistra halimiti ferrei di tipo "sistemico". In ognicaso gli opportunisti vanno e vengono,ma il problema resta. Ed il problema, loripeto qui ancora, è sempre e solo lacapacità individuale e sociale diresistenza e di indipendenza.

GLI ORIZZONTI DELLA RESISTENZADELL' INDIVIDUOALL'AMERICANISMO

La resistenza al dispotismo spirituale diun impero ideocratico parte sempre ecomunque dai singoli. Sono i singolicoloro che in ultima istanza danno ilconsenso o negano l'assenso ad unpotere che si presenta come la

manifestazione provvidenziale di unamissione speciale. Personalmente noncredo ai singoli nel senso diKierkegaard o di Stirner, ma credo nellacostituzione della libera individualità nelsenso di Hegel. E dalla liberaindividualità (categoria che fa parteanche dell'apparato categoriale di Marx,dove vi è addirittura centrale) bisognapartire.Il comunismo storico novecentesco, deltutto ignaro della antropologia filosoficaoriginaria di Marx (che è unaantropologia dell'ente naturale genericoche si concretizza storicamente nellalibera individualità), ha sempre messoin atto strategie di scoraggiamento e didiffamazione della libera individualità.Si è creata la figura demonologica di"anarchismo piccolo­borghese" percolpire qualunque pretesa a ciò che asuo tempo la riforma protestantetedesca definì in termini di "liberoesame". Ciò non avvenne certamente acaso, ma di questo il proletariato intesocome classe sociale vittima dellosfruttamento capitalistico non haassolutamente nessuna colpa. Mentreinfatti il meccanismo della concorrenzaeconomica capitalistica ha come suaricaduta anche la concorrenzaideologica fra unità sociali diverse, ilmeccanismo unificato di economia,politica e cultura dei sistemi socialistinon poteva consentire stabilmente lavoce di chi cantava fuori dal coro, equesto fatto "sistemico" dovette esserelegittimato nascondendo il fatto cheMarx era stato a suo tempo unpensatore della libertà e soprattuttocreando una ridicola e ripugnantedemonologia sull'anarchismo piccolo­borghese della coscienza dissenziente.Chi comprese meglio questa situazionekafkiana, mio avviso, è stato il marxistaaustriaco Ernst Fischer. Fischer studialo sdoppiamento schizofrenico dellacoscienza del comunista medionovecentesco e parla genialmente di"sosia socializzato". Il sosia socializzatoè la figura pubblica del comunistacostretto a negare tutti gli elementi suacoscienza morale e della suaconsapevolezza intellettuale che sonoinconciliabili con I'adesione allaideologia obbligatoria di stato e dipartito. In proposito, la sconfittacollettiva dei sosia socializzati di fronteall'arbitrio individualistico dei sudditidell'impero americano appare oggicome un episodio darwiniano disconfitta degli organismiideologicamente meno adatti di frontead organismi ideologici in grado didominare meglio la flessibilità dellamodernità ed in generale dell'individuo

Costanzo PreveL'ideocrazia imperiale americana

Settimo Sigillo 2004pp. 109 euro 13,00

Page 8: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

24 ITALICUM aprile­maggio 2014Cultura

moderno.Bisogna partire allora dall'individuo. Iltermine "individuo" significa in realtà in­dividuo, ossia ente non ulteriormentedivisibile, ed è infatti il calco latino delgreco a­to­mon. Questo termine non mipiace molto, perché semanticamenterimanda ad un processo di resecazionee di taglio, un processo di resecazionedalla comunità che è effettivamenteavvenuto soprattutto a partire dalSeicento europeo, e che I'antropologiadi Hobbes ha consacrato a livellofilosofico.In ogni caso, al di là dei suo rimandaread un processo violento di resecazionesociale di carattere integralmentestorico e per nulla "metafisico",l'individuo moderno è ormai un datoirreversibile, e da lui bisogna partire.Altra cosa è invece il supporto delcosiddetto "individualismo liberale",che invece non è affatto irreversibile, eche è invece il prodotto artificiale diuna configurazione sociale e politicache si tratta appunto di superare inmodo non regressivo. Ma questocruciale nodo di problemi non puòessere trattato in questa sede.Una differente tradizione filosofica,apertamente polemica versoI'individualismo liberale, preferisceinvece parlare non di "individuo" ma di"persona". Come è noto, questacorrente è soprattutto diffusa pressopensatori di ispirazione religiosa. Sobene che in questa tradizione il terminedi persona intende tradurre non solo laparola greca psyché, e cioè anima, maI'intero complesso aristotelicamenteconcepito della singola personalitàumana concreta. Nello stesso temponon bisogna mai dimenticare che iltermine latino di persona traduce iltermine greco prosopon, che significamaschera, e lo stesso Marx ereditòquesto uso linguistico, parlando di"maschere di carattere"(Charaktermasken), a proposito deiruoli in cui la produzione capitalisticainchioda le differenti singolarità. Ilfilosofo marxista ungherese Lukàcs, dalcanto suo, scrisse acutamente cheall'interno della generalizzataalienazione capitalistica il soggetto nonpuò realizzarsi, ma soltanto avvizzirefra i due poli opposti e convergentidello specialismo e della stravaganza.Mi sono permesso questa parentesifilosofica per rendere consapevole illettore del fatto che quando parliamo di"individui" oppure di "persone" come dicentri primari di resistenza ad unaideocrazia imperiale che si presentacome onnipotente ed invincibile ciinoltriamo in un terreno

antropologicamente esociologicamente difficile. Storicamenteparlando, si è trattato di una situazionegià presentatasi al tempo dei regniellenistici e dell'impero romano, quandola sproporzione soverchiante di forzefra il potere e gli individui costrinseappunto questi individui stessi slegatidai loro precedenti vincoli comunitari adiventare "persone", cioè pròsopa,maschere di carattere. Si tratta diquella "interiorità all'ombra del potere"che le scuole filosofiche ellenistichedescrissero in termini di generalizzataatarassia, cioè di vita libera dai

t

urbamenti, consigliando anche il lathebiosas, cioè il "vivi nascosto". In fondo,anche l'impero ideocratico americano ciconcede il telecomando per cambiaredi canale quando I'imbonimentoapologetico diventa insopportabile.Anche nell'antica Roma non eraobbligatorio andare ai giochi gladiatorioppure ai trionfi in cui i Milosevic ed iSaddam Hussein dell'epoca eranotrascinati dietro il carro del vincitore frale urla della plebe festante.Ho evocato per un attimo la situazioneellenistico­romana non per crogiolarmiin un pessimismo cosmico, ma alcontrario per segnalare come oggi lasituazione non sia paragonabile aquella di allora. Non consideroprobabile l'avvento di un Paolo diTarso, per cui la liberazione(apeleutherosis) avverrà attraversol'asservimento universale ad unLiberatore, e questo asservimentointerclassista riguarderà i liberi, i liberti

e gli schiavi. Considero invece piùprobabile uno scenario di aggregazioneprogressiva di individui (o singoli, opersone, o anime, o come vogliamochiamarli) che prendonoprogressivamente coscienza della sfidamortale che l'affermazione dellaideocrazia imperiale porta alla loroidentità.In altra sede ho sostenutoanaliticamente che questa presaprogressiva di coscienza anti­imperialepresuppone il superamento storicodella maggioranza delle categorieall'interno delle quali pensiamo (ladicotomia Sinistra/Destra, la dicotomiaProgresso/Conservazione, la dicotomiaAteismo/Religione, la dicotomiaMaterialismo/Idealismo, eccetera). Inpiccole minoranze di pensatori liberiqueste dicotomie sono già statesuperate da tempo, o sono almeno invia di superamento. Ma so bene chequeste dicotomie vengonocontinuamente reimposte dagiganteschi apparati politici,universitari, editoriali, giornalistici,eccetera, e sarebbe errato credere chesiano già tutti "spiriti liberi".In ogni caso, lo spazio de1la coscienzaindividuale resta lo spazio primario perogni processo di presa di coscienza.Ogni "conversione" (metanoia) è primadi tutto conversione del singolo. Questoriguarda anche la questione dellaideocrazia imperiale americana.

GLI ORIZZONTI DELLA RESISTENZADELLA COMUNITÀALL'AMERICANISMO

L' omologazione mondiale alla misuradell'ideocrazia imperiale americana hapreso il nome di "globalizzazione".Questa globalizzazione è dal punto divista culturale una sorta dianglobalizzazione. Mi ha colpito il fattoche il campo militare dei soldati italiania Nassirya del 2003 sia statobattezzato White Horse (cavallobianco), cioè con una parola inglese,laddove la logica vorrebbe cioè che ofosse battezzato con un termineitaliano o fosse connotato con untermine arabo. Leggo continuamentesu giornali italiani il nome della capitaledel Messico, metropoli ispanofona dimilioni di abitanti, e definita MexicoCity. In questo la miseria provinciale emimetica della cultura ufficiale italiananon è seconda a nessuno al mondo.Nella mia vita professionale ho fattoper un anno il professore di linguainglese, ma quando incontro un italiotache si nasconde dietro un gergoanglicizzante alla moda fingo sempre di

Costanzo PreveUna nuova storia alternativa

della filosofiaEditrice Petite Plaisance, 2013

pp. 538, euro 30,00

Page 9: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

25ITALICUM aprile­maggio 2014 Cultura

non conoscere una parola d'inglese. Suquesto l'insensibilità generale èmassima, e chiunque sollevi il problemadel corretto uso di parole italiane comeindice di consapevolezza delmantenimento della cultura e dellalingua nazionali è subito accusato dinostalgismo fascista e di volerchiamare i bar "mescite" oppure icachet "cialdini". Su questo punto laFrancia, cui va la mia più grande ecostante ammirazione, è lontana da noianni luce.Non voglio qui entrare nel merito delladiscussione marxologica sul fatto percui la cosiddetta "globalizzazione" èqualcosa di nuovo e di inedito nellastoria mondiale ed ha così "superato"la categoria leniniana di imperialismo,oppure non è altro che il ripresentarsidi una tendenza storica ed economicache esiste almeno a partire dalCinquecento. In estrema sintesi,ritengo che venga definita in modoabbastanza improprio"globalizzazione", una situazionestorica posteriore al 1991 per cui, finitoil bipolarismo di USA ed URSS, si haun insieme di processi fortementeantagonistici in cui gli USA cercano diimporsi sui propri concorrentieconomici con I'uso sistematico delpotere militare e del deterrentenucleare, in cui la loro superiorità èsoverchiante. Il cosiddetto "terrorismointernazionale" (alla Bin Laden, perintenderci), oltre ad essere il nemicopolimorfo di cui l'impero ha bisogno perlegittimare una situazione diemergenza militare permanente, èanche il frutto malato di una situazioneasimmetrica, in cui gli USAvincerebbero sempre nei conflittiregolari ed allora non resta per i loronemici che la risorsa dell'azioneterroristica. Con questo, ovviamente,non intendo affatto giustificare questofenomeno, per cui non ho alcunasimpatia, ma solo ridefinirlo nei suoitermini storici esatti e non in quellipropagandistici.Contro questa globalizzazione leresistenze individuali sono necessariema non sufficienti, ed è necessaria unaresistenza nazionale e comunitaria ditipo particolare. La questione nazionale,o nazionalitaria secondo la terminologiapreferita da alcuni, diventa quindicentrale, ed appunto per questo si alzacontro di essa un fuoco di sbarramentoconcentrico che la accusa di essere di"destra" oppure "populista". Lacategoria di populismo è così usata inmodo terroristico ed indifferenziato persqualificare immediatamente qualunqueaccenno di resistenza. In questa sede,

purtroppo, non c'è lo spazio perdiscutere dell'uso della categoria di"populismo", ma è evidente che dietrodi essa vi sono giganteschi problemi diorientamento. Le classi dirigenti e leoligarchie a1 potere si rendonoperfettamente conto che fra la gentecomune comincia a farsi strada I'idea diun sentimento nazionale e comunitario,ed appunto per questo sono già inpiena guerra culturale preventivariproponendo la bandiera ed alcuni culti

patriottici depotenziati di ogni lorocarattere di resistenza in cui la bandieraitaliana possa sventolare a fianco diquella americana all'interno dellaGuerra Comune dell'Occidente contro ilterrorismo. In proposito sonocautamente ottimista. Considero questopassaggio manipolatorio assolutamenteobbligato, ma penso anche che si trattisolo di una prima fase di un processoche può facilmente rovesciarsi nel suocontrario, cioè in una reale autonomianazionale.In ogni caso, è bene aprire una piccolaparentesi sulla questione del cosiddetto"comunitarismo" e su come questaveneranda parola può essere usata inmodo sensato. Per questo, dopo unrapido richiamo al significato greco deltermine, opportunamente ripreso daAlisdair Mac Intyre, bisognerà fare unbreve excursus sulle culture di destra esu quelle di sinistra in rapporto a questoconcetto.Il termine aristotelico politikòn zoon può

essere tradotto nelle lingue moderne intre modi tutti corretti, e cioè animalepolitico, animale sociale ed animalecomunitario. La dimensione dellapolitica nella Grecia classica noncorrispondeva a quella attuale nelle dueversioni liberaldemocratica esocialcomunista, e l'opinione diBenjamin Constant sulla differenza fraantichi e moderni resta una rispettabileopinione liberale primo­ottocentesca, enon una sentenza inappellabiledestinata a durare per sempre. Ilpolitico, il sociale ed il comunitario siidentificavano per i greci, che cosìdefinivano in modo contrastivo ildispotismo ed il tribalismo dei barbari(dai persiani "evoluti", ai Traci"arretrati", eccetera) proprio per il fattoche presso i barbari c'erano sia ilsociale che il comunitario, ma mancavail politico propriamente detto. L'ereditàgreca non può certo essere "riscossa"automaticamente senza correzioni edaggiornamenti, e nessuno è cosìingenuo da non esserne pienamenteconsapevole, ma prima o poi dovremocominciare a riscuoterla, se nonvogliamo essere inchiodati per sempreallo homo homini lupus di ThomasHobbes ed allo homo oeconomicus diAdam Smith. Ogni presunto"aggiornamento" delle culture di destrae di sinistra che non si ponga in modoradicale questo problema restacondannato a girare su se stesso comeuna trottola impazzita.La cultura di destra novecentesca,considerata nel suo insieme e non neisuoi innumerevoli dettagli, ha sempreintrattenuto con il concetto di"comunità" rapporti ambigui eproblematici. Troppo a lungo si è rimastiinchiodati alla nota distinzione diTónnies, per cui vi erano nellamodernità due tipi di convivenzaglobale alternativi, quello della società,(Gesellschaft), tipica delle societàanglosassoni e francese, e quello dellacomunità (Gemeinschaft), tipica delgermanesimo. A mio avviso, sulla basedi questa dicotomia non si tira fuori unragno dal buco. Questa distinzioneriflette solo, nel rarefatto mondo delleideologie, il conflitto montante fral'Inghilterra imperiale tardovittoriana e laGermania imperiale guglielmina. Il fattoche almeno due generazioni diintellettuali ci abbiano sinceramentecreduto é rilevante per una storiasociale dei gruppi intellettuali, ma non cidice praticamente nulla sul problemamoderno del rapporto fra individuo esocietà.Nel contesto delle lotte ideologichenovecentesche la cultura di destra è

Alessandro MonchiettoGiacomo Pezzano

Invito allo straniamentoEditrice Petite Plaisance, 2014

pp. 159 euro 15,00

Page 10: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

26 ITALICUM aprile­maggio 2014Cultura

sempre stata in linea di massima"comunitaria". Essa ha condotto perquasi un secolo una lotta su due fronti,da un lato contro l'egualitarismolivellatore nemico del riconoscimentodei meriti attribuito al comunismo,dall'altro contro l'individualismoatomistico ed egoista attribuito alliberalismo politico ed al liberismo dellaborghesia capitalistica. La filosofia diNietzsche era usata strumentalmenteper legittimare una radice comune alledue deviazioni comunista e liberale,unificata sotto l'unica categoria di"decadenza". Al di là della pertinenza omeno di queste due critiche (ed io leritengo personalmente entrambepertinenti, e comunque degne diessere razionalmente considerate enon solo magicamente demonizzate),penso che ormai la guerra sia finita, egli ultimi giapponesi che continuanopervicacemente a combatterladebbano uscire dalla foresta edandare tranquillamente in pensione.Nella sua lotta contro il comunismo e ilcapitalismo, ritenuti entrambi poco"comunitari", la cultura di destra ha difatto proposto un suo modello dicomunità di tipo "organico" e"gerarchico" che non poteva a mioavviso comunque funzionare, inquanto la presunta "organicità"(ammesso che sia mai esistita al difuori delle tribù dette impropriamente"primitive", cosa che personalmentenon credo) è ormai incompatibile conla costituzione storica dell'individuomoderno dopo il Seicento (ed a suotempo Hegel se ne accorse e ne fecela base per la sua teoria della libertàdei moderni, tanto migliore di quella diConstant), mentre il principio della"gerarchia" disegualitaria, dietro alquale vi stava il nocciolo razionale delriconoscimento sociale dei meritiindividuali, rispondeva con una fugaall'indietro di tipo nostalgico ad un veroproblema. In sostanza, la "fugaall'indietro" della cultura di destra e la"fuga in avanti, della cultura di sinistrahanno dato tutto quello che potevanodare. Si impone oggi l'esigenza di unacorretta filosofia dei presente, ed essaprima o poi verrà.La cultura di sinistra novecentesca hasciaguratamente deciso che il"comunitarismo" fosse una perfidainfiltrazione della eterna destradiabolica, ed in questo modo,ovviamente, si è inibita anche laconoscenza di sé stessa. Ad esempiola comunità dei compagni dei partitistalinizzati è stata una vera e propriacomunità "organica", basata sullacolpevolizzazione dei singoli militanti e

sulla loro espulsione infamante inoccasione della loro violazione delmassimo rito religioso di partito, la"linea politica". Negando la pertinenzacategoriale del concetto di comunità cisi è espropriati della possibilità diintervenire nella cura delle propriecomunità patologiche. In proposito, ilmito monoclassista del proletariatosalvifico ha sostituito all'analisisociologica e psicologica concreta unaillusione soteriologica priva di ognipossibile concretezza operativa, lacomunità dei "sosia socializzati" di cuiho parlato in un precedente capitolo.In questo modo, proprio quandocomincia a porsi il problema storico di

una resistenza comunitariaall'ideocrazia imperiale americana laderiva individualistica e postmodernadella cultura di sinistra demonizza lacategoria di "comunità" come perfidatattica di infiltrazione dell'eternonazifascismo che cova sotto le ceneridei focolare della bestia umana,l'Urfascismus del dilettante UmbertoEco. La comunità è riconosciuta edammirata solo quando si trova inutopistici paesi esotici, come il Chiapasnel Messico. Il caso del Chiapas è inproposito assolutamente emblematico.Da un lato i contadini maya delChiapas reagiscono all'espropriazionedelle loro terre con tecniche diresistenza unitaria tratte dalla lorosecolare tradizione. Dall'altro ilcosiddetto sub­comandante Marcos,sociologo acculturato nell'area della"sinistra", scrive brani retorici

antologizzando tutti gli autori a visibilitàmediatica del politicamente correttomondiale. In questa schizofrenia iovedo non tanto delle empirichedebolezze dei benemeriti contadinimaya o del sociologo messicano inpassamontagna, ma un sintomo di unfatto tragicomico, e cioè del fatto, chela sinistra occidentale ormai vede lapossibilità di liberazione solo nellaforma del "centro sociale" autogestito.Lo stesso Chiapas è stato trasfiguratoin un grande "centro sociale" esotico.Ma l'insegnamento di questo caso misembra chiaro: chi rifiuta la dimensionedella comunità sociale e della sovranitànazionale al proprio popolo (in questocaso il popolo italiano) è poi costretto aspostare simbolicamente questaesigenza ad un luogo onirico ed esoticopensato come un "grande centrosociale".

EPILOGO

Necessità di una "filosofia del presente"

Possiamo allora "chiudere'' questoscritto dedicato alla ideocraziaamericana ed alla necessità diresisterle. Abbiamo bisogno di una"filosofia del presente"' e non di unafilosofia tradizionalistica del passatopropostaci dalla cultura della destranovecentesca o di una filosofia futuristadel futuro propostaci della cultura disinistra novecentesca. Senza questafilosofia del presente non riusciremoneppure a concettualizzate le nostreesigenze, perché le penseremoall'interno di schemi di tipo iperstoricistao di tipo ipostoricista, in cui cioè allastoria è attribuito un inesistente ruolosalvifico oppure è negato il suo ruologenetico e costitutivo di nuoveconfigurazioni sociali determinate.L'ideocrazia imperiale americana ènella sua più profonda naturalivellatrice ed annientatrice delledifferenze di popoli e delle nazioni, oltread essere asservitrice del lavoro vivotrasformato in lavoro astratto resointercambiabile, svalorizzato edisponibile alla speculazionefinanziaria. Ma la sua forza consisteproprio nel fatto che essa, a differenzadei sistemi politici novecenteschi di tipofascista o comunista, è flessibile e nonrigida, e prevede espressamentevalvole di sfogo e nicchie dicontestazione tollerata al suo dominio.Queste nicchie sono numerose ediventeranno sempre più numerose. Icentri sociali autoghettizzati, in cuigiovani refrattari alla disciplina dellavoro potranno consumarsi in riti

Thomas MolnarL' Americanologia

Settimo Sigillo 2005pp. 102 euro 14,00

Page 11: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

27ITALICUM aprile­maggio 2014 Cultura

innocui, alternando la loro musica(ultracapitalistica) a pieno volume conlo spaccamento rituale di vetrineampiamente assicurate e con loscontro in casco di motociclista fraadolescenti di "destra" e di "sinistra". Iriti sociali di manifestazione ostensivadelle opinioni ragionevoli e dei buonisentimenti, in cui salmodiare che si èper la pace contro la guerra, per il benecontro il male, per la vita contro lamorte, eccetera. L'interioritàintellettuale sofisticata all'ombra delpotere, in cui pensare la propria

differenza snobistica con la massacafona e berlusconizzata sulla basedelle proprie letture culturali alla moda.E tante altre nicchie ancora, che nonconosciamo ancora ma che certamenteverranno.Si apre dunque una scommessastorica. In questo mio breve saggio hovolutamente tralasciato aspettifondamentali del problema, come ilconflitto latente fra Europa e Stati Uniti,che ovviamente spero si concretizzi escoppi al più presto, come la possibilità(cui purtroppo non credo molto) che il

Venezuela di Chavez, il Brasile di Lulae l'Argentina di Kirchner costruiscanouna loro autonomia politica dagli StatiUniti, come l'aumento della forzageopolitica della Russia e della Cina(che ovviamente auspicio, del tuttoindipendentemente dal problema dellanatura sociale dei loro regimi interni),eccetera. Ma questa è geopolitica egeoeconomia, e non intendevoparlarne.Intendevo invece mettere a fuoco unproblema culturale, e ritengo di averlofatto almeno parzialmente e nei suoi

I sacrestani sono quei personaggidella vita ecumenica che offrono illoro tempo e il loro servizio allapulitura degli ambienti religiosi, alcontrollo dell’efficienzapropagandistica tramite ladistribuzione di santini,l ’aggiornamento degli eventi dipreghiera e il mantenimento dellaquota di ceri disponibili . Sono loroche, con sguardo ovino e passostrascicato, sussurrano melensiringraziamenti mentre passano tra icredenti con la saccoccia delleelemosina.

Questi poi – i benefattori degli spiccioli– si sentono perfettamente ripuliti e aloro agio al compimento del gesto diversare, come esempio pubblico dimagnanimità ed interiorerivendicazione del perdono per ipeccati commessi o anche solopensati.Insomma, tutto un grandeaffaccendamento liturgico tracompassione collettiva eassoluzioni di gruppo.Compassione e assoluzione: idue dispositivi messi in atto daun certo tipo di religiositàdecadente per giustificare ogniforma di aberrazione e diignominia. <<Chi sono io pergiudicare>>, dice il papa dalpergolo di San Pietro. Tu forseniente, ma quel Dio cherappresenti anche sì.<<Mafiosi pentitevi e sareteperdonati! Ve lo chiedo inginocchio>>. Se non fosseagghiacciante sarebbe solo

comico. I credenti se li beccano pure inparadiso i pluriassassini!Insomma, dovunque si guardi e siascolti, solo gesti di accattonaggiomisericordioso e scarti di parole.Del resto, dal punto di vista simbolico enon solo, un certo clima didegenerazione era nell’aria da secoli.Abbiamo – un po’ per caso e un po’ perdivertimento di studio – analizzato ilpassaggio mentale e politico di certedebolezze umane, e la loro discaricanella cosiddetta post­modernità.Ai tempi di Aristotele esistevano i vizicapitali – gola, invidia, accidia,

superbia, avarizia, lussuria e ira – cherispondevano, per le persone portatrici,al pubblico ludibrio della polis. Erano, inaltre parole, deviazioni dell’anima enemiche della kalokagathia, cioèdell’ideale di armonia e di perfezionedato dall’unione indissolubile del bello edel buono. I golosi, gli invidiosi, gliaccidiosi, i superbi, gli avari, i lussuriosi

e gli iracondi venivano consideratiinferiori e imperfetti, perché schiavidelle passioni ed impotenti alraziocinio.Poi arrivò il cristianesimo, e con esso la<<guerra all’ultimo sangue control’esemplare umano superiore[prendendo] le parti di tutto ciò che èdebole, meschino, malriuscito>> –tanto per rievocare Nietzsche. Nienteumana deprecazione – ‘Chi è senzapeccato scagli la prima pietra’ –, néostracismo dalla comunità organica diappartenenza – tutti fanno parte del‘gregge del Signore’ –, ma solo a Dio il

potere di sistemarli a friggere daqualche parte all’inferno. L’unico poeta­giudice fu Dante, che trovò unacollocazione per tutti, seguendol’elenco sovraesposto. <<Voi cittadinimi chiamaste Ciacco:/per la dannosacolpa de la gola/come tu vedi a lapioggia mi fiacco>> (Inferno, VI);<<Allora più che prima gli occhi

apersi/guarda’mi innanzi, e vidiombre con manti/al color de lapietra non diversi>>(Purgatorio, XIII); <<Tristifummo/ne l’aere dolce che delsol s’allegra/portando dentroaccidioso fummo>> (Inferno,VII); <<Gli occhi miei ch’a mirareran contenti/per vedernovitade ond’è sonvaghi/volgendosi ver lui nonfuron lenti>> (Purgatorio, XI);<<Percoteansi ‘ncontro; eposcia pur li/si rivolgeaciascun, voltando aretro,/gridando: “Perché tieni?”e “Perché burli?” (Inferno, VII);

Trasgressori senza dignitàAAddrrii aannoo SSeeggaattoorrii

Page 12: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

28 ITALICUM aprile­maggio 2014Cultura

<<La bufera infernal, che mai nonresta/mena li spirti con la suarapina:/voltando e percuotendo limolesta>> (Inferno, V); <<Queste sipercotean non pur con mano/ma con latesta e col petto e coi piedi/troncandosicò denti a brano a brano>> (Inferno,VII). C’è ne per tutti, insomma, con unocchio di riguardo per gli invidiosi e isuperbi: troppo numerosi, avrebberiempito l’inferno, e poi, in fondo, unmargine di espiazione possiamo purecapirla per due peccati in un certosenso inflazionati.Peccati, quindi, e non più vizi. Non piùdeviazioni che mettono a repentagliocon il cattivo esempiol’ordine comunitario, macomportamenti cheinsultano un presuntopiano di ineffabiledisposizione del Dio.Già qui emerge il primoistinto di infantilizzazionedell’uomo. Da individuointegrale e differenziato,che senza il ‘signoreinteriore’ si riduce areietto e recide, per suavolontà, ogni legamecon i suoi simili, apeccatore originario chenon può assumersinessuna responsabilitàin piedi, ma solo inginocchiarsi epentirsi, per evitare una punizionenell’altra vita.Passa il tempo, ed anche la chiesa siconforma e si deforma. Niente piùinferno, niente più purgatorio: tuttiredenti, finalmente!Ma qualcosa si deve pur dire di questesette anomalie elencate. Se non sonovizi, e neppure peccati, dove maipossiamo inquadrarle. Ma nellemalattie, naturalmente!Ed ecco che la gola diventa Disturboda alimentazione incontrollata; l’invidia,Disturbo antisociale di personalità;l’accidia, Disturbo depressivo; lasuperbia, Disturbo narcisistico dipersonalità; l’avarizia, Disturbo daaccaparramento; la lussuria, Disturboda ipersessualità o sex­addiction; l’ira,Disturbo del controllo degli impulsi.Il gioco è fatto. Ciò che distingueval’adulto fatto, l’uomo di rango e di stileche mai avrebbe delegato ad altri ilpotere di assolvere o condannare, dipromuovere o di bocciare, si trasformaprima in penitente e poi in sofferente,incaricando il prete e lo psicologo allacura della sua anima e della suapsiche.E chi è che demanda – volente onolente – ad altri il compito di

giustificare e di accudire se non ilbambino ai propri genitori? Chi è chepretende l’assoluzione per le propriemarachelle e la comprensione per ipasticci procurati a sé e agli altri se nonil ragazzino discolo e indisciplinato?Tanto per ritornare ad un argomentoormai inflazionato negli ultimi anni,riparliamo dell’assenza del Padre,come simbolo e archetipo di un certomodo adulto di stare al mondo.Potremmo dire che il Padre sta al vizio,come la Madre sta al peccato, come ilSanitario sta alla malattia.Spieghiamoci meglio. Il Padre,portatore della Legge e funzionario

della proibizione e del limite, è coluiche determina il principio della retta via,la cui trasgressione porta allacondanna. La Madre, nel suo ruolo diaccudimento e di accoglienza,comprende le disubbidienze e leinserisce nel campo della benevolenzae del perdono. Il Sanitario, qualeoperatore di salute e di cura, fadiagnosi delle devianze delcomportamento e le inquadra nelcontesto della malattia.È la vittoria della profezia di ThomasSzasz: lo Stato Terapeutico. Unsistema nel quale nessuno è colpevole,né di fronte agli uomini né di fronte aDio, ma tutti un po’ cagionevoli disalute, quindi passibili di cura e dimiglioramento. Il giudice interiore –tenutario della colpa, del rimorso odella rivendicazione – ha lasciato ilposto al diagnosta clinico e alcounselor, nella centrata etimologialatina di colui che consola, conforta,viene in aiuto.È il trionfo dell’irresponsabilità propriadel bambino, dell’immaturo che nonrisponde di fronte alla legge e per ilquale è previsto – anche in caso direati di sangue – la non punibilità,quindi un percorso alternativo diconsapevolezza e di sviluppo psichico.Una condizione definita da Massimo

Recalcati come <<minorizzazionegeneralizzata degli adulti>>, con laconseguente falsa interpretazione cheogni punizione e ogni censura sia unabuso contro la libertà individuale.In questo società di attempatiadolescenti male­educati, non c’è piùposto per la sublime malinconia diLeopardi, né per l’arroganzatrasgressiva di Casanova; come nonha spazio la prevaricante aggressivitàdi Shylock, e neppure la crudelelicenziosità di Semiramide; non trova lagiusta dimensione la violenza di Cellini,l’aristocratica abbondanza di Ferrè ol’artistica antisocialità di Caravaggio.

Tutti devono esserericondotti alla turpecatalogazione del disturbo,per giustificare l’inetta eplebea degradazione deicontemporanei. L’obiettivo èquello di sopprimere ognivizio, di assolvere ognipeccato e di convertire tuttoa malfunzionamento.È questa la natura delbambino irresponsabile, lanatura volgare dellaincoscienza, mentre noireclamiamo la responsabilitàe il dovere di trasgredire. Noirifiutiamo l’idea che il maledebba passare dallo studio

dello psicologo, perché facciamonostro il proclama di Nietzsche: <<Noisiamo diventati più severi, più duri, piùimpazienti verso tale psicologiavolgare, che oltretutto credeva persinodi essere ‘idealistica’; noi siamo cinici,perfino contro questa bugiarderia eromanticismo del ‘bel sentimento’>>(Frammenti postumi, Primavera 1888­15, Mondadori, Milano 1977, 15 [14], p.354). Pretendiamo di pagare leconseguenze dei nostri atti senzascappatoie confessionali ointerpretazioni psicodinamiche, perchécrediamo nella dignità di unatrasgressione rivendicata, perché,sempre per dirla con Nietzsche,<<esigiamo la volontà di essereresponsabili di noi stessi>>.Adriano Segatori

Page 13: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

29ITALICUM aprile­maggio 2014 Cultura

La capacità del modello borghese-capitalistico di ricrearsi sempre

uguale a se stesso è in Occidentestraordinaria, soprattutto quando ametterlo in discussione sonosoltanto atteggiamenti, estetiche,sottoculture della divagazione.Il Sessantotto, che per un momentoebbe i caratteri di una rivolta globalenei confronti del codice borghese, inrealtà si mostrò povero di strategie, diobiettivi e di una sua propria ideologiadi vera alternativa. Si è dimostrato nullapiù che un’escrescenza borghese. NelSessantotto ci fu un po’ di tutto:sociologia,filosofia, politica costume,musica, nuova religiosità, psicanalisi ecanapa e acido lisergico. Ma ilcalderone non bastò a scuotere ilregime di collaudata repressione

industrialista. L’errore era alla radice:stava nel concepire l’assurdo, volercioè mutare dall’interno unmeccanismo collaudato e potente,semplicemente attraverso lacostruzione di modelli sostanzialmentenon di lotta ma di fuga, paralleli e nonfrontalmente antagonisti alla societàcapitalistica. Le utopie sessantottinenon andarono lontano perché, mentre ilpotere si rinsaldava dinanzi alle variecrisi di assestamento e alla minaccia diuna involuzione, dalla basecontestatrice venivano propostiatteggiamenti, attitudini, gesti, parole. Ilcomunitarismo, appena rivendicato, erarenitente di fronte alla necessità dimobilitazione, dando vita unicamente aframmenti di individualismo: cos’altroera la “comune” fricchettona, se nonuscita di scena, abbandono, renitenza,auto­chiusura nell’angolo?E dire che l’occhio giusto era statogettato e, ad esempio, un Marcuse,aveva ben centrato l’obiettivo: lasostanza totalitaria della macchinademocratico­liberale era statadenunciata in pieno, la vocazione allarepressione, tipica della società“aperta” capitalista, che usufruiva dialcuni ottimi attrezzi di narcosi socialesuper­borghese come il freudismo, erastata ben individuata. E Marcuse, chesbarcò in America provenendodirettamente dalla Germania dei primianni Trenta, conosceva, sapeva,

annusava: e se ne uscì con la notateoria dell’immaginazione al potere edel lavoro come gioia: cos’altro furono,queste sue trovate, se non latraduzione para­libertaria in linguaamericana di postulati provenienti datutt’altra parte, cioè il pensiero mitico ela forza attraverso la gioia, che eranostati cavalli di battaglia del TerzoReich? Negli anni Cinquanta Marcusecercò di far filtrare alcune concezioniappartenenti al patrimonio socialistanazionale, da lui appreso vivendo ilclima della Germania weimariana,barattando l’irrazionalismo imperanteallora in tutta Europa (da Klages aBlondel, da Marinetti a Rosenberg) perl’ultima saggezza post­marxista.Boutade e impostura più clamorosenon sarebbero state possibili, se nonfosse per l’ignoranza, il provincialismo,

l’incolta povertà mentale imperanti negliStati Uniti e nei suoi seguacioccidentalisti, allora come oggi.Già, perché – dobbiamo ricordarlo ­queste iniziative di “nuova cultura”partirono dai campus californiani, edalle cattedre universitarie di professorieuropei trapiantati negli USA, primaancora che dalle strade americane, daquei pulpiti assembleari e da quei“collettivi” perfettamente borghesi siirraggiarono le parole d’ordine delflower power, della liberazionesessuale, della denuncia della societàrepressiva, dell’autogovernostudentesco etc. Ma proprio suquest’ultimo punto, voglio ricordare chefu Nolte a notare che la contestazionestudentesca del maggio francese,postuma rispetto a quella americanacon a seguire quella del mondooccidentale e buon’ultima l’italiana, nonfu che la riproposta sotto altri simbolidel processo di autogovernouniversitario lanciato nel 1933­34 daHeidegger all’Università di Friburgo, diconserva con gli studenti­lavoratoridelle SA. Come noto, la parola d’ordinedi quegli studenti, politicizzati contrenta­quarant’anni di anticipo neiconfronti dei loro omologhi degli anniSessanta­Settanta, era “i giovaniguidano i giovani” e del pari centraleera la contestazione contro i vecchibaroni della cattedra, espressione delconservatorismo reazionario

prussianeggiante. Cohn­Bendit e RudiDutschke vennero dunque anticipati, edi parecchio, ma nessuno – a partepoche eccezioni – si rammentò disegnalarlo, né tantomeno di dire conprecisione da chi.Quella che era nata nell’anteguerracome rivolta generazionale socialista enazionale di massa, si ripropose neglianni Sessanta in Europa e in Americacome libertarismo anarco­marxista:quando si dice della capacità post­moderna di imbrogliare le carte econfondere le idee! Tuttavia, l’interomovimento studentesco e l’interacontestazione – che riguardò anchefrange, ma solo frange, dell’operaismo– sono stati visti come una cattura dasinistra di idee nate a destra. Archetipospettacolare di questa eterogenesi deifini è l’utilizzo, massicciamente operato

a sinistra, di pensatori di punta delladestra nazionalpopolare più radicale einsieme più prestigiosa. I nomi diHeidegger, Schmitt e Jünger possonobastare. Il pensare per immaginijüngeriano, lo schmittiano statod’eccezione, l’esistenzialismo diHeidegger e il rianimarsi dei nostrisogni originari di Rosenberg anticipanodi circa trent’anni l’immaginazione alpotere di Marcuse e le teorie dellarivolta di Rudi il rosso. E cos’altro ful’intera ideologia dei vari fascismi, senon l’utilizzo della fantasia edell’irrazionale contro il grigiorecalcolante della ragione cartesiana? Enon fu un marxista ortodosso –vogliamo dire Lukàcs – a indicare nelladistruzione della ragione per l’appuntoil filone che conduceva secondo lui daSchelling e i Romantici dritto fino aRosenberg e a Hitler? Il paradossoconsiste nel fatto che la cultura dellasinistra sessantottina, per sostenere leproprie idee sbilenche, nulla trovò dimeglio che puntellarle…con il megliodella cultura nazionalsocialista onazionalpopolare degli anni Trenta. Fuallora che le case editrici della sinistraimpegnata presero a pullulare diSchmitt, Heidegger, Benn, Jünger,Spengler, Cioran e insieme a costoropersino Guénon, Davila…il fior fiore del“reazionarismo” tradizionalista.Come ha scritto Massimo Borghesi inun suo intervento on line intitolato “La

LLuuccaa LLeeoonneell lloo

RRiimmbboottttii

La ricostruzione del sistema:capolavoro del sessantotto

Page 14: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

30ITALICUM aprile­maggio 2014 Cultura

cultura di destra legittimata a sinistra”,«è una cultura di destra, una culturairrazionalista e vitalista che opponel’immaginazione alla ragione […] lacultura della contestazione, comedistruzione della ragione, porta allavittoria del filone di destra della culturaeuropea del Novecento». Da sempre ilmito sta dalla parte della tradizionerivoluzionaria, gerarchica e guerriera, illogos invece – come ben sapevaNietzsche – sta dalla parte dellasovversione progressista, illuminista ecosmopolita, da Socrate a Marx. Ladistruzione della metafisica occidentaleoperata da Heidegger, il suo negarel’individuo nel nome di una rifondazionedell’origine, è stata catturata a sinistracome delegittimazione dell’imperialismoborghese, senza però che si pagassedazio all’ideologia da cui questielementi venivano estratti. Cosicché,come è stato scritto ancora daBorghesi, «la sconfitta politica dellaGermania nazista è stata soppiantatadalla sua vittoria culturale».La negazione dell’umanesimo cristiano,la critica a fondo del razionalismoborghese­imperialistico, lafrantumazione della soggettività e – perconverso – il riaprirsi alla dimensionecomunitarista, l’accettazione che forzee leggi egemoniche della vita (l’eros, lavolontà di potenza, gli istinti, lo spazioetc.) e non utopismi umanitari dettano ivalori – ciò che venne sommariamenterivendicato dalla contestazionesessantottina ­ è una piattaformatipicamente rivoluzionario­conservatrice, raccolta in pieno daifascismi e da essi rilanciata comeessenziale tavola dei valori: dalloslancio vitale di Bergson e dalla filosofiadella forza di Blondel, cui si abbeveròMussolini sin da giovane (ne scrisse giàintorno al 1908), fino all’Eroscosmogonico di Klages, oppure allafilosofia dell’amore di Giulio Cogni (chenegli anni Trenta, per il suo messaggiodi liberazione sessuale, fece inorridire icattolici retrogradi) e fino a Nietzsche,D’Annunzio etc. La musica suonata a“destra” è sempre stata quella di volersovvertire il moloch razionalista­progressista nato con i philosophesilluministi e santificato con ilmaterialismo scientifico marxiano.Dionisismo, gioia di stare insieme,condivisione di spazio e destino, festa,aria aperta, salute del corpo e dellospirito, unitamente a ciò che i tedeschichiamano la Begeisterung, l’entusiasmoirrazionale: questa la “fantasia alpotere” rivendicata per davvero dagliautentici rivoluzionari, e non per giocodi società tra rampolli borghesi.

Ed ecco improvvisamente che i“libertari” d’oltre­Oceano e i loro eterniimitatori europei – la folla degliintellettuali sulla perenne crestadell’onda, dalla Scuola di Francoforte diAdorno e Horckheimer fino ai piùmodesti nostrani Cacciari o Vattimo efino ai “nuovi filosofi” francesi allaGlucksmann o alla Derrida, ivicompresi i nipotini del tipo di Bernard­Lévy – ed ecco dunque, dicevamo, chetutti costoro si fanno in quattro perinsegnare al mondo ciò che il mondo –se solo avesse ascoltato bene – giàavrebbe dovuto sapere da decenni: ilsistema capitalistico­finanziario a guidaoccidentale è un marcio laboratorio di

repressione e intimidazione, innestatosu metodi di imbonimento violento e altempo stesso sottile, strisciante, manon meno inquisitorio, tanto da esserriconosciuto come un totalitarismocompiuto, ben più pericoloso di quellonazi­fascista­comunista perché spessosottotraccia, paludato con panneggipseudo­democratici e tolleranti. LaScuola di Francoforte fece la sua criticaall’Occidente illuminista per prima, main ritardo gravissimo, anch’essa, dialmeno venti­trent’anni. In ritardo dicinquanta, se invece si pensa a unoSpengler, di sessant’anni, se si pensa acosa scrivevano sul marciumeborghese e sulla necessità di un nuovopaganesimo irrazionale un Papini o unPrezzolini nei primissimi anni delNovecento. In ritardo di un secolo emezzo se si pensa ai Romantici e alla

loro ribellione contro il razionalismo.Dice: la contestazione sessantottina harivoltato le coscienze, ha imposto nuovimodelli di liberazione etica, ha allargatole coscienze….Vuoi mettere, laliberazione sessuale, una verarivoluzione! Certo, ma vale unarivoluzione se la conduce la bandaegemonica degli intellettuali di sinistra,mentre non viene neppure rammentatase a farla erano i nazionalistirivoluzionari di inizio­Novecento?Voliamo pure basso, a livello dicostume sociale: liberazione sessuale,nudismo, comunitarismo, naturismo,ecologismo: l’Artamanenbund di epocaguglielmino­weimariana, il coevoCircolo di Stefan George, quello diMonte Verità (tra cui uno Jung, unKlages, etc.) facevano nudismo,naturismo, ecologismo, culturaalternativa, pensiero oppositivo nel1910, nel 1920. E la New Age, quellavera – come nuova religiositàantidogmatica, panteista e neopagana– la facevano Ezra Pound (“New Age”si chiamava appunto la rivista dei“vorticisti” inglesi) nel 1910 o itradizionalisti romano­italici nel 1920 oquelli völkisch fin dai tempi del Kaiser,mentre a Fiume gli Arditi di D’Annunziofacevano “festa” rivoluzionaria,liberazione del corpo, anarchismoguerrigliero cinquant’anni prima deglihyppies e di Che Guevara…La grande boutade della contestazionesi è poi rapidamente sgonfiata comeuna vescica piena d’aria non appena ilsistema liberalcapitalista, che sitrovava in piena decomposizione dicrescita in epoca kennediana, si èripreso proprio grazie alle benefichepunture di spillo – una vera agopuntura– che gli provenivano dai suoicontestatori, tutti interni alla way of lifeamericanomorfa, consumista edarrivista Difatti, tutti i maggiori come iminori artefici di quella scampagnatache è stata la contestazione del 1968,e poi tutti i più esilaranti guru del“pensiero alternativo”, noi li abbiamoritrovati, dismessi gli abiti fricchettoni eindossata la divisa del liberale, acomandare i nuovi indirizzi deltotalitarismo capitalista: a cominciareda Paul Allen e Bill Gates che, passatiin un baleno da Woodstock al businessmondiale con la rivoluzione informatica,oltre a diventare loro stessi capitalistiplurimiliardari, hanno provveduto afornire al sistema di controllo­repressione mondialista il più fantasticoe adeguato degli strumenti: il web.Il Sessantotto, per parlar chiaro,avrebbe anche potuto costituire unabuona occasione per dare una spallata

Luca Leonello RimbottiRock duro anti­sistema

Settimo Sigillo 2006pp. 166 euro 22,00

Page 15: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

31 ITALICUM aprile­maggio 2014Attualità

a fondo a tutta la società consumistico­finanziaria del post­capitalismo turbo­liberista, se a gestire quella protesta,anziché intellettuali borghesifintamente rivoluzionari oppuretestimonial del circo mediatico comeBob Dylan o John Lennon, con tutta laridicola coorte dei piccoli o piccolissimiseguaci alla Veltroni, ci fossero statiautentici militanti in grado di definireideologia, progetti e strategie dellasovversione anti­liberista. Così non èstato, e pensare di correggere oppurerivoluzionare una società progressistacon mezzi, idee e piccoli uominiprogressisti si è dimostrata unafinzione e alla fine un inganno giocatonon a una, ma a diverse generazioni digiovani e meno giovani afflitti daingenuità cronica. Su tutta laquestione, in fondo, continuiamo apensarla come Adriano Romualdi,quando scriveva che la contestazionealtro non era che «una fase senile dellademocrazia» tutta interna ad unsistema che «simpatizzava colcontestatore», coccolandolo,adulandolo e alla fine, ormai sedato aforza di consumismo e modelli dicompetizione basati sul dio­denaro,

sistemandolo nei gangli del propriostesso potere. Il conformismo, la naturasnobistica e ludica, di meradivagazione di costume, dunque lapochezza sostanziale di tutto ilfenomeno balzano agli occhi.Come infatti scriveva Romualdi, questifinti ribelli erano i rampolli del potereegemonico, tanto che «il “movimentostudentesco” attira i giovani in unordine d’idee che – placatisi i giovanibollori – farà di loro dei bravi elettoricomunisti». Questa precoce ecentratissima analisi di Romualdi,risalente al 1970, dice moltorelativamente alla qualità tuttaborghese, perbenista e conformista delSessantotto, il nostrano come l’altrui.Quell’epoca e quel movimento furonotuttavia un’occasione sprecata. In esso,se diversamente convogliato, potevanoanche trovarsi stimoli e spuntipotenzialmente minacciosi nei confrontidel potere costituto. L’occasione, comesi sa, fu perduta anche a destra, dove,a lato di un’espansione del pensieromitico e ribellistico presso i giovani, deltipo di quello che si rifece alla culturatradizionale e mitica attraverso lariscoperta di Evola, non si ebbe però la

sagacia di saldare queste fibrillazioni equeste inquietudini a un progetto direale e serio rivoluzionamento dellecarte politiche, finendo conl’accartocciare le spinte innovatrici trale maglie del borghesismoconservatore missino. Con le derive,che ognuno conosce, legate allasuccessiva stagione di rafforzamentodel sistema capitalistico, portato atermine con la strategia astuta degliopposti estremismi e la facile vittoriasugli sterili spontaneismi armati. Ilcapitalismo liberale, che si stavadecomponendo sotto la spintacentrifuga dei vari boom economici edella crescita industrialista, alla fine èstato rimesso in carreggiata proprio daisuoi falsi profeti della contestazione,che ne hanno operato una metodicaricostruzione con gli stessi materialibuonisti, falso­pacifisti, falso­umanitaristi ed individualisti di allora. Ilcaos identitario, il massacro sociale ela decrescita criminale di oggi sono figlilegittimi di quella vecchia sborniautopistica.Luca Leonello Rimbotti

“Ma che piccola storia ignobile mi toccaraccontare, così solita e banale cometante,che non merita nemmeno due colonnesu un giornale o una musica o paroleun po' rimate,che non merita nemmeno l'attenzionedella gente, quante cose più importantihanno da fare...”

Così cantava Francesco Guccininel lontanissimo 1 976, quando

ancora eravamo poco di più cheragazzi: “Chi se n’è andato per età,chi perché già dottore...” Ricordate?Erano gli anni della nostragiovinezza, dei primi amori “seri”,dello studio...già...Avremmo mai immaginato che questosarebbe stato il finale (almeno, peradesso)?Spicchiamo un salto proprio nel 1976 –l’anno dell’Icmesa e di Seveso – edimmaginiamo d’incontrare una zingarache ci legge la mano, che ci racconta ilfuturo.

“Tu vivrai a lungo ma, quando cercheraidi lasciare il lavoro, te lo impediranno edovrai faticare fino a tarda età, tirandoavanti con le poche forze che tirimangono...”Già l’avresti guardata di storto. Ma lazingara continua:“Non più pensione a 60 anni,no...nemmeno le donne a 55...ma a67...70...non capisco bene...aspetta,

lascia mano, due spiccioli per bambinichiedo, niente di più...una donna, unacontadina...sì, contadina maprofessoressa...decide lei, non si va piùin pensione...”Sì, e la lasciano fare: una bifolca ches’inventa di lavorare fino a 70 anni...cisarà tanto lavoro!“No lavoro, poco. Giovani lavorano perpochi soldi, spesso licenziati...nonmettere su famiglia, troppoinsicuri...vecchi al lavoro perché Statonon vuole pagare liquidazioni, tenereper loro, per vivere da Re...”Eh già, e alle elezioni noi siamo cosìfessi da votarli, vero?

“Niente più elezioni...cioè no, elezioni cisono ma truccate: tu voti chiunque ed èlo stesso, nessun nome puoiscrivere...legge non valida dicono igiudici...ma loro se ne fregano, ilpresidente se ne frega, capo di governose ne frega, parlamentari se nefregano...tutti, anche sindaci...tuttipronti solo ad arraffare, niente piùlavoro, fabbrica chiude, ufficio chiude,

niente pensioni...”Si fa tardi – dice la mia compagna,dai...dobbiamo andare allamanifestazione per Seveso – e alloraprendo cinquanta lire e le metto nellamano della zingara, la ringrazio e lasaluto (almeno, la smetterà ditormentarmi...) e così è. Solo urla dalontano: “stai attento, non ti fidare!”E a me tornano alla mente i versi di DeGregori in “Rimmel”:

“Chi mi ha fatto le carte,mi ha chiamato vincentema uno zingaro è un trucco...”

Piccola storia ignobileCCaarrlloo BBeerrttaann ii

Page 16: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

32ITALICUM aprile­maggio 2014 Attualità

Ma pensa te quella pazza...una societàdove voti senza scegliere chi vuoieleggere e tutti i partiti d’accordo pergestire il potere...roba da matti...C’è uno scrittore che sto studiando perl’esame di Letteratura inglese...un certoOrwell – ribatte Lara – uno che avevadella fantasia...immaginava proprio unasocietà così strutturata, lo ha scrittocon una grande allegoria in un libro,“La fattoria degli animali”...sembrava, aleggerlo, quasi un veggente, come lazingara...Ma smettila...dai che arriva il 34barrato, manca poco che inizia lamanifestazione...gliela diamo noi unabella lezioni a questi bastardi didemocristi, socialisti e, già che cisiamo, anche a qualche comunistavenduto ai padroni...sai comeimmaginava la rivoluzione un amico dimio padre, ex­partigiano? Tantilampioni con gente impiccata: unpadrone ed un comunista, un padroneed un comunista...dai, sali che c’èl’autobus...Così era, se vi piaceva e così è, se nonvi piace.Pochi giorni or sono, sono stato invitatoad un matrimonio: fantastica serata,con un compagno d’eccezioni, ossia ilmal di denti. In mezzo ad una simil­discoteca.Così (eravamo in un ristorante dentroad un porto turistico) salivo spessosulla torre dei piloti, dalla quale sigodeva uno spettacolo grandioso: c’eravento – ed il dente godeva – maalmeno non c’era il fracasso.Lo spettacolo era sì magnifico, mac’era qualcosa che non andava: barche“popolari” a vela – ossia quelle sotto i10 metri – ce n’erano pochissime, equesta non era soltanto la provalampante che la cosiddetta “classemedia” non esiste più in questo Paese.D’altro canto, ai saloni della nautica,vendono più solo qualche gommone epoi...via con le “barche da sogno”!Per contrappasso, decine di metri dibanchina erano riservati a veri e propri“incrociatori” del mare: tutta roba soprai 20­30 metri di lunghezza, siriconosceva una nave militare“ricostruita” (una ex corvetta) ed una diquesta navi aveva anche un piccoloponte a poppa, per l’eventualeatterraggio di un elicottero.Ovviamente, su quasi tutte spiccava labandiera delle Cayman.E ce n’erano tante, troppe per un porto– tutto sommato – di provincia! Equante ce ne sono nei porti italiani?Migliaia?Se il Ministro della Guerra delle IsoleCayman (ammesso che esista)

decidesse – un giorno qualunque – direquisirle (come il Regno Unito nella 2°G.M.), per poi piazzarci sopra uncannone, un lanciamissili contraereo edun paio di lanciasiluri, diventerebbe laprima Marina del Pianeta, potrebberorisalire il Mississipi e mettere a ferro efuoco gli USA!Pur ammettendo che l’Italia sia unPaese di ladri, truffatori e mafiosi –questo lo sappiamo – e che le raffineriedi droga pullulano in certe isole delBelpaese, quelle navi sono comunquetroppe anche per i mafiosi, per itrafficanti di armi, di schiavi...i quali,peraltro, preferiscono starsene aiCarabi.

La bandiera? Le “esorbitanti” tasse suinatanti oltre i 14 metri (prima erano 10,ma si sa...cambiano i tempi...)?Fatta la legge, trovato l’inganno.“La tassa non è dovuta, inoltre, sulleunità a disposizione dei soggettiportatori di handicap, affetti dapatologie che richiedono l’utilizzopermanente delle stesse unità.”Cosa vuol dire? Che devono recarsi inbarca all’ospedale? E chi non ha –soprattutto fra i signori ai quali nessuncertificato medico viene negato – unabronchite cronica, male ad unagamba...qualcosa per cui il climamarino giovi?Ecco dove s’annida il marcio di questoPaese, nel sangue infetto della suagente: recenti inchieste hannoevidenziato che per “compensare” chipartecipava, a vario titolo, adoperazioni finanziarie poco pulite,oppure nere come il carbone, spesso si

ricorreva alla nautica. Così, unatangente di qualche milione di euro sitrasforma in ferraglia da diportoimmatricolata alle Cayman. E tu,giudice, indaga le solite scatole cinesi.Chi è questa gente?Sono quelli che veramente cigovernano.Dalla torre dei piloti del porto turisticoho fatto un conto a spanne: in quelleacque ristrette, c’erano almeno 300milioni di euro, mal contati. Da dovevengono?Mani Pulite fu un’operazione chespazzò via una vecchia classedirigente per sostituirla con una nuova,e l’unica specie che è sopravvissuta èstata quella di squali famelici, che sigettano su tutto quel che si muove. Alpunto che in Italia, oggi, se sei unimprenditore e non hai le “coperture”,stai proprio fermo e galleggi appena.E i lavoratori?Abbandonati a loro stessi, in untormento che può essere oggil’incertezza d’essere pagati o diconservare il posto di lavoro, domanil’incertezza del giorno della pensione,dopodomani quello di trovare –all’occorrenza – una sanità che sappiacurarti e non spedirti al Creatore cosìce n’è uno di meno da mantenere.Cosa dire ai colleghi della scuola, cheancora non hanno ben compreso comeva l’andazzo, qual è l’atteggiamento daassumere?Quando giungi ai 60 anni (ed oltre) nonsei più in grado di reggere una classe(come guidare un camion, lavorare aduna macchina, ecc) e l’unico “scoglio”che è stato creato – ossia le belle leggidella Fornero (lavoro e pensioni, oggi“arricchite dal “job act” di Renzi) –serve solo per mantenere quellaferraglia che ho sotto gli occhi, leputtane che ci vanno sopra (più checonsenzienti) e i loromagnaccia/compari/uomini d’affari chetrattano ogni sorta di cosa su quei pontilucidati con l’olio di tek.Noi siamo solo gli schiavi: chi sipreoccupa della vita di uno schiavo?Perché mai dovremmo occuparci diloro, svolgere bene il nostro lavoro,essere sempre “all’altezza dellasituazione”?Carlo Bertani

Page 17: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

33 ITALICUM aprile­maggio 2014Attualità

Si può credere o meno alla loroesistenza ma quando si parla di

UFO la curiosità è sempre tanta.Per anni i documenti relativi agliavvistamenti sono stati tenuti segretima durante il Congresso UfologicoMondiale di San Marino, tenutosi nelmese di marzo, sono stati resi noti i datisugli avvistamenti “ufficiali” di Ufo inItalia registrati dall’Aeronautica militare:dal 1972 ad oggi sono stati 445.L’Aeronautica Militare, che èl’organismo istituzionale incaricato diraccogliere e verificare le segnalazionidi Ufo, svolge un’indagine tecnica perstabilire se c’è una correlazione tra gliavvistamenti ed “eventi umani ofenomeni naturali”, essenzialmente alloscopo di garantire la sicurezzanazionale e del volo. Negli ultimiquattro anni gli avvistamenti sono stati56, di cui sette nel 2013, dieci nel 2012,17 nel 2011 e 22 nel 2010.Fin dall’antichità compaiono nella

letteratura rappresentazioni dipersonaggi extraterrestri ma èsoprattutto a partire dal XVII secolo,con l’invenzione del telescopio che sicrea un interesse diffuso per il tema econ il passare del tempo entraprepotentemente a far partedell’immaginario collettivo.Dalla fine degli anni quaranta, ildibattito sull’esistenza degliextraterrestri si è ulteriormente diffusoa livello popolare con la nascitadell’ufologia: molti ufologi sostengonoche gli alieni visitino regolarmente ilnostro pianeta e gli UFO sarebbero iloro mezzi di trasporto. I mezzi dicomunicazione di massa dipingono gliextraterrestri come umanoidi dotati diintelligenza, tuttavia molti scienziatisostengono che ci siano rare possibilitàche una forma di vita aliena possasomigliare a noi, considerando ledifferenze ambientali, geologiche,atmosferiche e fisiche dei pianeti.Numerosi sono stati i casi diavvistamenti, o presunti tali, di incidentima quello più conosciuto è senzaombra di dubbio il caso Roswell, del1947. L’8 luglio nel New Mexico, il 509°Gruppo bombardieri annuncia di averrecuperato un “disco volante”schiantato al suolo e le cui partiraccolte sarebbero state portate alla

base aerea di Wright Patterson. Ilgiorno seguente l’aeronautica militarestatunitense smentisce l’accadutoaffermando che si è trattato di unpallone sonda aerostatico per usometeorologico. Tutto questo e moltoaltro si trova all’interno del Blue PlanetProject, un documento scrittosegretamente da uno o più scienziaticoinvolti in un vecchio programma topsecret statunitense. Esso comprendeappunti scientifici e descrizionidettagliate su altre razze più o menoumanoidi provenienti da altri pianeti egalassie. Non solo, contiene anche unadescrizione sui progetti segreti umano­alieno, tecnologie e rapimenti,comprese le lingue o simboli alienirecuperati dai casi UFO e scambi diinformazioni.Anche se un considerevole numero disostenitori dell’ufologia crede che sisiano verificati vari casi di contatto più omeno ravvicinato tra esseri umani ed

entità extraterrestri e addirittura casi dirapimento, è difficile credere edimostrare quanto da loro sostenuto.Alcuni studiosi hanno elaboratoclassificazioni delle tipologie diextraterrestri, suddividendoli incategorie: i Rettiliani, esseri dallesembianze di rettili, gli Insettoidi, dallesembianze di insetti, i Nordici esseridalle fattezze umane ma molto più altied infine i Grigi, quelli maggiormenteconosciuti.La parola Alieno assume diversisignificati in funzione del contesto, ingenerale indica una qualunque cosa ooggetto estraneo all’ambiente diriferimento. In ambito biologico, siindica una specie alloctona ovvero cheabita o colonizza un habitat diverso daquello originario mentre in altri ambiti siidentifica come una forma di vita nonoriginaria del pianeta Terra, personaggidelle opere di fantasia e della culturapopolare.La Russia, gli Stati Uniti e la Cinastanno spendendo miliardi nello spazio,quando potrebbe essere necessariospendere soldi nelle profondità delmare, sotto le calotte polari dove si dicesi nascondano gigantesche macchinealiene. I dati sugli UFO (USO) dellaMarina Russa, rivelano che circa il 50%di incontri sono collegati con gli oceanie il 15% con i laghi.

La storia nota e davvero incredibile èquella del cosiddetto caso Eisenhower,che ipotizza un contatto ufficiale fral’amministrazione Usa e i pilotiextraterrestri nel 1954. Il 34°Presidente degli Stati Uniti, Dwight D.Eisenhower, un giorno di aprile di 60anni fa, avrebbe incontrato unadelegazione decisamente particolare: irappresentanti di una razza aliena concui ebbe addirittura un colloquio. Ilfamigerato incontro sarebbe avvenutonell’aprile del 1954 nella base aerea diMuroc Field­ poi ribattezzata EdwardsAir Force Base­ in California. Tra glihangar vennero viste atterrare alcuneastronavi, 3 a forma di disco volante e2 sigariformi. Subito venne avvisato ilPresidente, che si trovava in vacanzain zona, a Palm Spring: a lui, in quantocomandante della Nazione più potenteal mondo, si presentaronogli ambasciatori alieni dall'aspettoumano, ad eccezione della testa, più

grande e del tutto glabra. Essi glicomunicarono che volevano iniziare unprogramma di educazione dei“terrestri”, per abituarli alla presenza dialtre forme di vita nello spazio. MaEisenhower, sbigottito, diede parerenegativo: l'annuncio sarebbe statotroppo traumatizzante. Autorizzò perògli alieni a contattare singoli individui,fino a quando non fosse giunto ilmomento adatto per la rivelazione dimassa, a patto però che ciò nonprovocasse panico o confusione nelpianeta. Eisenhower fu presidente dal1953 al 1961 ed ha sempre ammessodi aver creduto nella vita extraterrestre,infatti l'ex generale a cinque stelledell'Esercito degli Stati Uniti, checomandava le forze alleate in Europadurante la Seconda Guerra Mondiale,spingeva sul programma spaziale degliStati Uniti.UFO è l’acronimo inglese perUnidentified Flying Object o UnknownFlying Object, ossia oggetto volantenon identificato, questo termine oggi ècomunemente utilizzato per riferirsi aqualsiasi avvistamento nonidentificabile. Il Groupe d’études etd’informations sur les phénomènesaérospatiaux non identifiés, ritiene piùappropriato parlare di fenomeniaerospaziali non identificati; tuttavianon esiste attualmente una

Ufo e Alieni: il fenomeno è reale?RRoobbeerrttaa DDaassssiiee

Page 18: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

34ITALICUM aprile­maggio 2014 Attualità

spiegazione univoca del fenomenodegli avvistamenti UFO.La constatazione del manifestarsi dellafenomenologia UFO nel passato, infine,getta sul tappeto tutta una serie diconsiderazioni storico­filosofiche eculturali che finiscono col riferirsi aquestioni di ordine religioso ed

esistenziale sulle stesse possibili originiextraterrestri della vita sulla Terra edella stessa umanità.L'industria militare vive di segreti eanche quando la realtà UFO verràrivelata, purtroppo molto probabilmenteciò avverrà attraverso la manipolazionedella verità e non si saprà mai perchè

essa è stata mantenuta segreta e cosaè stato fatto alle nostre spalle in tuttiquesti anni.Roberta Dassie

Page 19: +:(7+4'(7,110 Ucraina: l'occidente contro l'Europa...Russia (specialmente nelle regioni dell’alto Don e del Kuban) e, viceversa, della forte presenza russa nell’Ucraina meridionale

ITALICUMPeriodico di cultura, attualità e informazione del

Centro Culturale ITALICUMAnno XXIX

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 28 del 15-1-1985

Direttore Responsabile: Luigi TedeschiComitato di redazione: Maria Carotenuto, Enzo Cipriano, Mario Porrini, Costanzo Preve

Impaginazione ed elaborazioni grafiche: Maria Carotenuto

Copyright (c) 201 3 Centro Culturale Italicum

Il periodico è rilasciato con licenza Creative Commons – Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0Italia. Per consultare la licenza vai all'indirizzo: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/

Versione cartacea del Periodico

E’ possibile ricevere la versione cartacea del periodico, al costo di 5 euro per singola copia (comerimborso parziale delle spese di stampa e spedizione), inviando una richiesta all’[email protected] Per più copie dello stesso numero, o copie di più numeri, è previsto un costoridotto. Verrà inviata una mail di conferma con l’importo effettivo e gli estremi per il pagamento.

Contatti: www.centroitalicum.it - [email protected]

Il sito del Centro Culturale Italicum è statocompletamente rinnovato, ed è ora un blog.Dal blog è possibile scaricare gratuitamente i numeridel periodico in formato PDF, rilasciati con licenzaCreative Commons, o richiedere delle copiecartacee.E' inoltre possibile lasciare commenti e condividerei contenuti su facebook, twitter, linkdn, google,ecc.

Cliccando su "Segui" e inserendo il vostro indirizzo e­mail, riceverete gli aggiornamenti direttamente nellavostra casella di posta elettronica.N.B. agli indirizzi e­mail così inseriti non verrà inviatapubblicità dal Centro Italicum e non saranno ceduti aterzi.

Iscrivetevi al nostro blog, lasciate i vostri commenti,seguite le novità, condividetene i contenuti !www.centroitalicum.ithttp://centroitalicum.wordpress.com

Il blog del Centro Culturale Italicum

Impaginato con Scribus www.scribus.net, http://scribusstuff.org