9° stage - tmo generale

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281 INDICE 9° stage Bibliografia dei primi 5 stage ...…………………... pag. 177 ...…………………… pag. 282 Anatomia ...…………………… pag. Fisiologia ...…………………… pag. La Clinica ...…………………… Pag. ...…………………… Pag. ...…………………… Pag. 1° stage ...…………………… pag. 1 2° stage ...…………………… pag. 47 3° stage ...…………………… pag. 96 4° stage ...…………………… pag. 125 5° stage ...…………………… pag. 144 6° stage ...…………………… pag. 178 7° stage ...…………………… pag. 205 A cura di Paolo Mottareale & Italo Zidda Abbi

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9° Stage - TMO Generale

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281

INDICE

9° stage

Bibliografia dei primi 5 stage ...…………………... pag. 177

...…………………… pag. 282

Anatomia ...…………………… pag.

Fisiologia ...…………………… pag.

La Clinica ...…………………… Pag.

...…………………… Pag.

...…………………… Pag.

1° stage ...…………………… pag. 1

2° stage ...…………………… pag. 47

3° stage ...…………………… pag. 96

4° stage ...…………………… pag. 125

5° stage ...…………………… pag. 144

6° stage ...…………………… pag. 178

7° stage ...…………………… pag. 205

A cura di Paolo Mottareale & Italo Zidda

Abbi

282

ARTO SUPERIORE

Anatomia cenni

L’arto superiore (l’insieme spalla, gomito e mano) permette all’uomo di poter comunicare con

l’ambiente circostante. L’ampia

mobilità del cingolo prossimale

offre all’individuo la possibilità

di finalizzare movimenti

complessi e precisi, toccare,

raccogliere e nutrirsi, etc...

Possiamo paragonare l’arto

superiore al braccio di una gru

che deve essere in grado di

afferrare e trasportare carichi a

volte importanti.

La grande mobilità è data dal

complesso spalla con la

molteplicità delle articolazioni.

Si parla di tre articolazioni 3

vere e 3 false.

Le 3 vere sono: gleno-omerale, acromion-clavicolare e la sterno-clavicolare.

Le 2 false articolazioni sono superfici di scivolamento e sono: la sottoacromiale o sotto

deltoidea, l’omo-toracica (scapola) e la serrato-toracica.

A garantire la grande mobilità della spalla sono le superfici articolari che non sono perfettamente

congruenti, rinforzati da legamenti che ne tutelano la funzione, anche se definiti deboli, e da una

capsula articolare distesa a livello della gleno-omerale.

L’altra caratteristica di questa grande parte articolare è l’INSTABILITÀ.

La STABILITÀ è data dall’equilibrio agonisti/antagonisti di numerosi muscoli.

I muscoli si dividono in 3 categorie:

1. Muscoli per la coaptazione della testa omerale.

Sono muscoli in direzione trasversale.

In questa categoria abbiamo: il sottospinoso, il sottoscapolare, il piccolo rotondo, il

sovraspinoso (spesso in patologia) e provoca uno scivolamento in basso di pochi gradi della

testa dell’omero.

Il capo lungo del bicipite, si inserisce sul tubercolo sottoglenoideo e passa tra il trochine e il

trochite, poi nella doccia. Limita lo scivolamento anteriore della testa dell’omero. Sono

innervati dalle radici di C6 e C7

2. Muscoli ascensori della testa omerale

Sono in direzione verticale. In questa categoria abbiamo il capo breve del bicipite, il deltoide

e il coracobrachiale. La fascia superiore del grande pettorale e la lunga porzione del

283

tricipite, limita lo scivolamento posteriore della testa dell’omero. Innervato dalla radice di C5

e C6 mentre, il coracobrachiale da C5-C6-C7, il deltoide da C5 e C6, la lunga porzione del

tricipite da C5-C6-C7-C8 e la fascia superiore da C5-C6-C7

3. Muscoli fissatori della scapola

In questa categoria abbiamo: il trapezio innervato dall’XI nervo craniale detto anche nervo

accessorio, prime radici cervicali, entra nel forame magno, dove riceve una piccola radice

bulbare ed esce dal forame giugulare e va ad innervare trapezio e scom.

Questo nervo si

chiama ora:

Accessorio.

Poi abbiamo

l’angolare della

scapola da C1 a C5

innervato dalle radice

di C3-C4.

Il romboide da C6 a

D4 innervato dalla

radice di C5.

Il grande dentato dal

bordo spinale della

scapola e le prime 10

coste innervato da

C5-C6-C7

Clinica osteopatica

I problemi psicosomatici possono essere a volta responsabile di disturbi alla spalla (difficoltà nel

realizzare un progetto, difficoltà nel portare a termine una situazione, avere tutto sulle spalle…).

È una zona di proiezione di problemi viscerali. A livello della spalla dx abbiamo problemi di

fegato, cistifellea e bronco-polmonari.

Sulla spalla sx si possono irradiadire disturbi dovuti a problemi cardio-circolatori e/o pancreatici.

Un problema di spalla può essere il risultato di un problema di lesione distale che anche se non ha

rapporto diretto con la spalla ha creato una o delle catene lesionali che terminano su questa.

A livello del cranio c’è una lesione che può risultare direttore sulla spalla: lesione della cintura

occipito-mastoidea (causa passaggio dell’XI nervo craniale nel forame giugulare).

La lesione dell’occipite può creare problemi alla spalla per l’inserzione del trapezio.

La lesione cervicale, può coinvolgere la spalla per l’inserzione del trapezio e dell’angolare della

scapola.

Dolori e irradiazioni sulle spalle possono essere determinate da disfunzioni cervicali e dorsali che

possono irritare le fibre nervose e conseguentemente alimentare brachialgie localizzate o diffuse.

Infatti, le dorsali superiori e le coste corrispondenti, è importante la 1^ costa che fa coppia con la

clavicola (chiave della cintura scapolare) sono spesse coinvolte nelle algie dell’arto superiore.

284

Verificare D3/D4 punto di equilibrio del cingolo scapolo-toracico-omerale. Una lesione di D4

(nervo costo-omerale) è spesso presente nelle problematiche di spalla.

È importante, come logico che sia, eliminare tutte le lesioni traumatiche (es. 3 punti alti, lesione

traumatica del sacro, C0-C1 ,etc..).

Esempio: in una disfunzione di una coxo-femorale, non è raro trovare un problema di spalla dal lato

controlaterale, lo stretto legame fasciale, sempre in continuità, determina questo tipico casistica:

Psoas, fascia iliaca

Perone, clavicola omolaterale

Gomito e polso, dallo stesso lato della spalla.

285

CLAVICOLA

La clavicola (letteralmente piccola chiave) è l’osso chiave delle cinture scapolare. A forma di S

italica, la sua estremità interna si articola con lo sterno, il suo margine inferiore con l’estremità

interna dell’1^ cartilagine costale e in particolare con un fibro cartilagine. L’estremità esterna si

articola con l’acromion, ricoprendolo. È presente una capsula articolare rinforzata da legamenti. La

forma a S italica è dovuta alla trazione anteriore del grande pettorale che le conferisce una

convessità interna, il trapezio, invece, la traziona posteriormente costituendo la sua convessità

esterna.

Il ruolo della clavicola è di permettere che in ogni

movimento del braccio la scapola rimanga a contatto

della griglia costale. La clavicola da inserzione a un

ispessimento dell’aponevrosi cervicale superficiale che a

questo livello è stata chiamata costo-coracoidiana.

Quest’aponeurosi si inserisce sulla clavicola, sulla la 1^ e

2^ costa, sul bordo superiore della scapola e sull’apofisi

coracoidea.

L’aponevrosi è semitesa (come la pelle di un tamburo). Questa semitensione funge da protezione

per i vasi che decorrono dalla cervicale agli arti superiori.

Qualsiasi movimento dell’arto superiore si ripercuote sulla clavicola, la quale deve garantire la

semitensione dell’aponevrosi.

Se per un qualunque motivo viene a mancare questa sua funzione può dare origine a una delle

principali cause dello sfilacciamento coracobrachiale.

La clavicola possiede movimenti maggiori e movimenti minori.

Movimenti maggiori: l’estremità esterna, che si articola con l’acromion, va in una direzione,

l’estremità interna va nella direzione opposta. L’asse del movimento è creato dal legamento

sottoclavicolare (1/3 interno della clavicola).

Attorno ad un asse trasversale che si trova a livello del “collo” della clavicola, si svolgono

movimenti di rotazione anteriore (R I) e rotazione posteriore( R E) che si traducono all’estremità

esterna della clavicola con degli scivolamenti rispetto all’acromion (movimenti minori).

Quando la clavicola esegue un movimento di Rot posteriore la sua estremità esterna compie uno

scivolamento in avanti, in basso e in fuori ; quando la clavicola esegue un movimento di Rot

anteriore la sua estremità esterna compie uno scivolamento in dietro, in alto e in dentro.

La rotazione della testa dal lato opposto e la rotazione esterna dell’omero facilitano la R posteriore

della clavicola e l’associato scivolamento della sua estremità esterna in avanti, in basso e in fuori.

La R della testa dallo stesso lato e la R interna dell’omero facilitano la R anteriore della clavicola e

l’associato scivolamento della sua estremità esterna in dietro, in alto e in dentro.

Gli scivolamenti verso l’avanti sono limitati dal legamento trapezoide e gli scivolamenti verso

l’indietro sono limitati dai legamenti coracoidi. Questi 2 legamenti si inseriscono sul processo

coracoideo.

286

L’estremità esterna della clavicola può presentare lesioni traumatiche e lesioni fisiologiche.

Lesioni traumatiche: abbiamo l’assenza dei movimenti di scivolamenti dell’estremità esterna ma

permanere minimi i movimenti di R dell’estremità interna (il nostro interesse sarà soprattutto

centrato sui movimenti dell’estremità esterna, semplicemente perché il braccio di leva è più

importante ed è per noi più semplice testare e correggere.

2 possibilità di lesioni traumatiche:

Lesione di clavicola alta estremità

Lesione di clavicola bassa esterna della clavicola

Come riconoscerli

Lesione di clavicola alta, l’obliquità della clavicola sarà aumentata.

Lesione di clavicola bassa è l’inverso.

Lesioni fisiologiche: considerando i movimenti dell’estremità esterna della clavicola possiamo

avere 2 tipi di lesioni fisiologiche:

Lesione anteriore dell’estremità esterna in avanti, in basso e in fuori

Lesione posteriore dell’estremità esterna in dietro, in alto e in dentro

TEST e CORREZIONE di LESIONI ACROMION-CLAVICOLARI

Test delle piccole leve – Scivolamenti ant/post

Paziente seduto, mano in appoggio sulla coscia omolaterale

Terapista in piedi dietro, leggermente spostato sul lato da trattare. Con la mano interna, il

pollice e l’indice controllano l’estremità esterna della clavicola (l’avambraccio mostra la

direzione dello scivolamento, il gomito è sollevato rispetto alla mano) e con la mano esterna

fissa l’acromion.

Azione

Test il terapista ruota leggermente il suo tronco in direzione esterna in modo da inviare

tramite l’asse dell’avambraccio una forza sufficiente sull’estremità esterna della clavicola

portandola in avanti, in basso e in fuori, scivolamento anteriore e ne ascolta il ritorno; in

seguito esegue il contro test, ruota il suo tronco leggermente verso l’interno e provoca lo

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scivolamento dell’estremità esterna della clavicola in dietro, in alto e in dentro,

scivolamento posteriore e ne ascolta il ritorno. Ricerca il senso facile e determina la lesione.

Correzione funzionale (piccole leve)– Es. di lesione di scivolamento anteriore

Paziente seduto

Terapista in piedi dietro, leggermente spostato sul lato da trattare. Con la mano interna, il

pollice e l’indice controllano l’estremità esterna della clavicola (l’avambraccio mostra la

direzione dello scivolamento, il gomito è sollevato rispetto alla mano) e con la mano esterna

fissa l’acromion.

Azione fase funzionale: il terapista come nel test provoca

lo scivolamento anteriore e per accumulare meglio le

tensioni aggiunge i parametri che facilitano lo

scivolamento anteriore, chiede al paziente di ruotare la

testa dal lato opposto (non completamente) e di ruotare

esternamente l’omero omolaterale, accumula le tensioni e

per superare la barriera fisiologica chiede una

inspirazione. Fase di consolidamento quando il paziente

sente il bisogno di espirare, porta l’estremità esterna della

clavicola in scivolamento posteriore, chiede al paziente di

ruotare la testa omolateralmente e di ruotare l’omero in

rotazione interna.

Correzione funzionale (piccole leve)– Es. di lesione di scivolamento posteriore

Paziente seduto

Terapista in piedi dietro, leggermente spostato sul lato da trattare. Con la mano interna, il

pollice e l’indice controllano l’estremità esterna della clavicola (l’avambraccio mostra la

direzione dello scivolamento, il gomito è sollevato rispetto alla mano) e con la mano esterna

fissa l’acromion.

Azione fase funzionale: il terapista come nel test provoca lo scivolamento posteriore e per

accumulare meglio le tensioni aggiunge i parametri che facilitano lo scivolamento

posteriore, chiede al paziente di ruotare la testa dal lato omolaterale (non completamente) e

di ruotare internamente l’omero omolaterale, accumula le tensioni e per superare la barriera

fisiologica chiede una espirazione. Fase di consolidamento quando il paziente sente il

bisogno di inspirare, porta l’estremità esterna della clavicola in scivolamento anteriore,

chiede al paziente di ruotare la testa dalla parte opposta e di ruotare l’omero in rotazione

esterna.

288

Correzione di lesione traumatica - Clavicola alta (La clavicola alta è la più comune)

Paziente seduto

Terapista in piedi dietro al paziente. Con la mano interna, il pollice e l’indice controllano

l’estremità interna della clavicola, rispettivamente sul bordo superiore e inferiore. Posiziona

il bordo cubitale della mano esterna perpendicolarmente sull’estremità esterna della

clavicola.

Azione

1° tempo, si chiede al paziente di abbassare la spalla

omolaterale. Nello spazio si corregge, si mantiene

questa posizione facendo una coppia di forze (mano

esterna in basso, mano interna in alto).

2° tempo, si chiede al paziente di sollevare

leggermente la spalla mentre il terapista mantiene la

clavicola verso il basso. Testa di nuovo e verifica se

permane una lesione fisiologica.

Correzione di lesione traumatica - Clavicola bassa

Paziente seduto

Terapista seduto difronte al paziente in posizione più bassa . Posiziona l’indice e il pollice

della mano interna rispettivamente sul bordo

superiore e inferiore dell’estremità interna della

clavicola, l’indice e il pollice della mano esterna

sopra il bordo inferiore e sotto il bordo inferiore

dell’estremità esterna della clavicola.

Azione chiede al paziente di alzare la spalla

omolaterale, con il pollice della mano esterna fissa

l’estremità della clavicola in alto, mentre con l’indice

della mano interna compie un contro appoggio sul

bordo superiore dell’estremità interna della clavicola,

chiede al paziente di abbassare la spalla mentre

mantiene l’estremità esterna della clavicola in alto con

le sulle sue dita. Testa di nuovo e verifica se permane

una lesione fisiologica.

289

Tecnica di Sutherland (corregge le lesioni fisiologiche e le lesioni traumatiche)

Se durante il test si presenta una lesione traumatica bilaterale alta o bassa, diventa difficile stabilire

le lesioni. In questo raro caso la tecnica di Sutherland diventa una vera tecnica “passe-par-tout”.

Paziente seduto sul lettino

Terapista seduto di fronte e più in basso rispetto al paziente, leggermente spostato sul lato

da trattare. Pone il pollice e l’indice della mano interna sotto e sopra l’estremità interna della

clavicola a cavallo dell’articolazione sterno-clavicolare; pone il pollice e l’indice della mano

esterna sotto l’estremità esterna della clavicola a cavallo

dell’articolazione acromion - clavicolare.

Azione

1° tempo, si chiede al paziente di posizionare la mano esterna

sulla spalla del terapista, passando dall’esterno del braccio (per

evitare tensioni muscolari che possono rendere difficoltosa la

presa sulla clavicola). In seguito gli si chiede di abbassare la

testa e leggermente il tronco fino a sentire che la clavicola si

poggia sui pollici interno ed esterno; per decoaptare

l’acromion-clavicolare il terapista posteriorizza la sua spalla

esterna, l’indice della mano esterna (sensitivo) registra la

giusta decoaptazione.

2° tempo, si decoapta l’articolazione sterno-clavicolare, chiedendo al paziente di

posteriorizzare la sua spalla opposta. A questo punto entrambe le articolazioni sono

decoaptate e la clavicola si trova sostenuta dai pollici nello spazio. Il terapista chiede al

paziente di inspirare ed espirare profondamente 2/3 volte per poi rilasciare tutte le

componenti.

Pompage dell’articolazione acromion-claveare con le piccole leve

Paziente seduto, mano in appoggio sulla coscia omolaterale

Terapista in piedi dietro, leggermente spostato sul lato da

trattare. Con la mano interna, il pollice e l’indice controllano

l’estremità esterna della clavicola (l’avambraccio mostra la

direzione dello scivolamento, il gomito è sollevato rispetto

alla mano) e con la mano esterna fissa l’acromion.

Azione il terapista decoatta l’articolazione allontanando le

sue dita clavicolari e acromiali, per poi rilasciarle rallentando

il ritorno. In seguito ruota leggermente il suo tronco in

direzione esterna in modo da inviare tramite l’asse dell’avambraccio una forza sufficiente

sull’estremità esterna della clavicola portandola in avanti, in basso e in fuori, scivolamento

anteriore mentre con la mano esterna porta l’acromion nella direzione opposta; in seguito

ruota il suo tronco leggermente verso l’interno e provoca lo scivolamento dell’estremità

290

esterna della clavicola in dietro, in alto e in dentro, scivolamento posteriore mentre con la

mano esterna porta l’acromion in direzione opposta. Ripete la sua azione fin quanto non

sente il movimento libero sotto le sue mani.

Pompage dell’articolazione acromion- claveare –tecnica delle grande leve

Paziente supino con il braccio flesso e abdotto circa 45º , il gomito è flesso e la mano in

appoggio sul pettorale controlaterale ( nel rispetto dei 45º)

Terapista in piedi lateralmente dal lato da trattare, in leggero affondo anteriore. Con la

mano caudale controlla il gomito del paziente inserendo il medio nel cavo cubitale e

ospitando il gomito nel suo palmo; con la mano cefalica controlla l’estremità esterna della

clavicola con il pollice sul bordo inferiore e con l’indice sul bordo superiore.

Azione

La posizione del braccio del paziente (45º di FL e 45º di

ABD), dovrà essere posizionata in modo da rispettare

l’asse di movimento acromion-clavicolare. Alla trazione

dell’omero con la mano caudale si effettua i movimenti

di scivolamenti posteriori dell’estremità esterna della

clavicola (l’acromion viene trazionato in avanti

dall’omero mentre il pollice della mano cefalica

impedisce alla clavicola di seguire, perciò va in alto in

dietro ed in dentro). La spinta sul gomito invece porta

l’omero in alto, in dento e indietro, l’acromion segue

l’omero mentre l’indice oppone una controforza

sull’estremità esterna della clavicola , la quale scende in

avanti, in basso e in fuori (scivolamento anteriore). Ripete la sequenza fin quando non sente

una fluidità del movimento.

La tecnica delle grande leve può essere usato anche come test e logicamente come tecnica di

correzione in funzionale.

291

LA GLENO-OMERALE

Generalità

L’articolazione gleno-omerale è un articolazione sferica che mette in rapporto la testa dell’omero

(ricoperta di cartilagine articolare) con la cavità glenoidea della scapola, detta cavità è più piccola

rispetto alla testa omerale e la cartilagine che tappezza il suo interno è più spessa ai margini che al

centro ( proprio per facilitare lo scorrimento delle testa dell’omero di dimensione maggiore). La

cavità glenoide viene ingrandita da un labro articolare di natura fibro-cartilagineo chiamato labbro

glenoideo. Poiché non sono presenti legamenti robusti, sono i muscoli a dover assicurare il

mantenimento dei rapporti fra i capi articolari. Attorno al labbro glenoideo è fissata una capsula

sinoviale che si protrude formando una specie di sacco, dove nel suo interno scorre il capo lungo del

m. bicipite brachiale. La capsula articolare è lassa ed è rinforzata dai legamenti gleno-omerali (tre) e

dal leg.coraco-omerale.

L’articolazione gleno-omerale come la coxofermorale ha una grande libertà di movimento,

flessione, estensione, abduzione, adduzione, rotazione interna, rotazione esterna, anteposizione,

retroposizione e una serie di movimenti composti (grazie alle articolazioni con la scapola e con la

clavicola), circumduzione.

Come nella coxofemorale le lesioni osteopatiche della gleno-omerale sono esclusivamente

fisiologiche.

Lesione di Rotazione Esterna (RE)

Lesione di Rotazione Interna (RI)

Una volta corretto le eventuali lesioni, il lavoro sulla spalla è soprattutto indirizzato a tecniche

fasciali.

292

Test delle rotazioni della gleno-omerale (test comparativo)

Paziente seduto omeri abdotti (se possibile a 90ºo comunque nel rispetto del dolore), gomiti

in posizioni neutre e orizzontali.

Terapista in piede con la possibilità di osservare il paziente frontalmente, lateralmente, e

posteriormente.

Azione il terapista chiede al paziente di fare attivamente una rotazione esterna, compara la

quantità e la qualità del movimento, analizza i due movimenti, ponendo attenzione ai

compensi e ai movimenti parassiti. Successivamente chiede una rotazione interna e analizza

i due movimenti come sopra. Il lato dove è presente una limitazione di movimento indica

l’articolazione in lesione, il nome della lesione sarà indicata dal senso della facilità. Come

nella coxo-femorale, si possono avere lesioni bilaterali.

Correzione dei movimenti di RI e RE – Tecnica di Sutherland (funzionale)

(se la R è limitata in RI c’è una lesione di RE e viceversa)

Paziente seduto, porta la mano della spalla in lesione in

appoggio sulla spalla controlaterale, il gomito è sollevato

all’incirca a 45º.

Terapista in piedi omolateralmente alla spalla da trattare.

Inserisce la mano anteriore nel cavo ascellare del paziente, il

suo pollice prende contatto con il margine esterno della

scapola assumendo la doppia funzione di ascolto e

nell’eventualità, di contro appoggio; la mano posteriore si

posa sulla la spalla del paziente e la controlla, evitando che

si alzi (vedi foto).

293

Azione

Per la correzione di RE: il terapista chiede al paziente di posteriorizzare leggermente la

spalla controlaterale, mentre il pollice in appoggio sul

margine esterno della scapola ascolta ed evita che

quest’ultima segua il movimento, questo permette un

decoaptazione dell’articolazione gleno-omerale; la parte

anteriore della mano ascellare ha funzione di cuneo e “libera”

la gleno-omerale dalla scapola (come la mano omolaterale

del paziente nella correzione di una RI della coxo-femorale).

Si chiede al paziente di abbassare dolcemente il gomito sul

parametro di RE fino all’accumulo delle tensioni e per

superare la barriera fisiologica chiede un’inspirazione. Non

esiste una fase di consolidamento. (come nella coxo-

femorale)

Per la correzione di RI, il terapista chiede al paziente di posteriorizzare leggermente la

spalla controlaterale, mentre il pollice in appoggio sul

margine esterno della scapola ascolta ed evita che

quest’ultima segua il movimento, questo permette un

decoattazione dell’articolazione gleno-omerale; la parte

anteriore della mano ascellare ha funzione di cuneo e

“libera” la gleno-omerale dalla scapola (come la mano

omolaterale del paziente nella correzione di una RI della

coxo-femorale). Si chiede al paziente di sollevare

dolcemente il gomito sul parametro di RI fino all’accumulo

delle tensioni e per superare la barriera fisiologica chiede

un’espirazione. Non esiste una fase di consolidamento.

(ved. coxo-femorale)

RICENTRAGGIO DELLA TESTA OMERALE

Riequilibrio della gleno omerale – Tecnica sensoriale (fluidica)

Paziente in decubito supino

Terapista seduto lateralmente e leggermente dietro alla spalla del paziente. Con la mano

interna controlla la spalla del paziente (contrappoggio); con la mano esterna, con l’indice e il

pollice, controlla la testa omerale.

Azione

Il terapista, con la mano esterna inizia con una piccola

decoaptazione (pompage), esegue una trazione della testa

omerale anteriormente e verso l’eterno ( riferimento con

paziente disteso in alto e in fuori). In seguito in sensoriale

ricerca i movimenti facili: valuta la RE e la RI e memorizza il

movimento facile, prosegue nello stesso modo con gli

294

scivolamenti anteriore e posteriore e a seguire il sollevamento e l’abbassamento della testa

omerale nella glena. Terminato questi test, mette in sequenza i parametri facili e lascia

tornare alla posizione neutra, ripete più volte la tecnica e a mano a mano sentirà sotto le dita

della sua mano esterna, la testa dell’omero, quando rilascia le tensioni, guadagnare nei

movimenti limitati.

Nota: questa tecnica può essere propposta anche con il paziente seduto.

RICENTRAGGIO DELLA TESTA OMERALE

Ricentraggio scivolamento anteriore della testa dell’omero

Paziente supino

Terapista in piedi omolateralmente alla spalla da trattare.

Poggia il 4/5 metacarpo della sua mano interna sulla parte

anteriore alla testa dell’omero; si dispone tra il fianco e l’arto

superiore del paziente e con la mano esterna impalma il

braccio del paziente, sostenendolo tra il suo l’avambraccio e

sul suo corpo (vedi foto). L’arto superiore del paziente è

abdotto e leggermente flesso.

Azione

Il terapista,con la sua mano esterna, compie una piccola

trazione lungo l’asse dell’omero abduce leggermente mentre

con la mano interna ricentra la testa dell’omero nella cavità

glenoidea. ( a volte la testa dell’omero può risultare leggermente risalita, in quel caso con il

4/5 dito uncina la testa e la riporta verso il basso.

Ricentraggio scivolamento anteriore della testa dell’omero (variante)

Paziente supino

Terapista in piedi in leggero affondo anteriore

omolateralmente alla spalla da trattare. Poggia il 1 metacarpo

della sua mano esterna sulla parte anteriore alla testa

dell’omero, il pollice con la prima falange ricopre la parte

superiore della testa omerale; con la mano interna effettua una

presa dell’arto superiore del paziente fissandolo contro il suo

fianco (vedi foto). L’arto superiore del paziente è leggermente

abdotto e flesso.

Azione

Il terapista,con la sua mano interna, compie una piccola

295

trazione lungo l’asse dell’omero abduce leggermente mentre con la mano esterna ricentra la

testa dell’omero nella cavità glenoidea. (a volte la testa dell’omero può risultare leggermente

risalita, in quel caso con il 1 dito uncina la testa e la riporta verso il basso.

Pompage dell’articolazione gleno-omerale

Paziente supino

Terapista in piedi in leggero affondo anteriore omolateralmente

alla spalla da trattare. Pone la sua mano interna nel cavo ascellare

del paziente (per creare un fulcro tra il torace e l’omero),

posiziona la sua mano esterna sulla parte distale dell’omero (vedi

foto).

Azione con la sua mano esterna imprima una forza

perpendicolare (in adduzione), può aiutarsi anche con il suo

bacino. Così facendo esegue una decoaptazione della testa

omerale dalla cavità glenoidea.

Riequilibrio della GLENO OMERALE e della SCAPOLO TORACICA – Tecnica di Pistou

Paziente in decubito laterale sul lettino con le ginocchia semiflesse (in posizione comoda)

Terapista in piedi frontalmente. Le mani impalmano l’estremità prossimale dell’omero del

paziente. L’arto superiore in una situazione ideale è in appoggio sulla spalla craniale del

terapista verticalmente, ma sussiste sempre la legge del non dolore perciò il terapista dovrà

adattarsi ad ogni situazione.

Azione

Per la gleno-omerale piccolo pistou, disposti sull’asse del braccio, si eseguono movimenti

dolci circolari “pesto” con una circonduzione di entrambi i polsi ( molto indicato nelle

capsulite) (foto 1).

Per la scapolo toracica grande pistou, impalma la radice della spalla. Crea una leggera

trazione, ed esegue movimenti circumdutori di tutto il cingolo scapolo-omerale (foto 2)

foto 1 foto 2

296

Riequilibrio Aponeurosi COSTO-CORACOIDEA

Paziente seduto sul bordo del lettino.

Terapista di lato al soggetto, omolaterale al lato da

trattare. Pone le sue mani in ascolto in opposizione sulla

spalla del paziente, la mano anteriore con il palmo ricopre

la faccia anteriore della gleno-omerale, le dita in

direzione sternale (la clavicola si trova tra l’indice ed il

medio) ; la mano posteriore ricopre la faccia posteriore

della gleno-omerale e le dita sono aperte e dirette in

direzione della scapola (la spina della scapola è interposta

tra l’indice e il medio. I pollici di entrambe le mani si

sovrapongono.

Azione il terapista porta il peso in avanti per distanziare

le sue mani, così facendo mette in tensione la fascia costocoracoidea, successivamente

sposta il suo busto indietro e mette in trazione tutto il complesso. Rimane in ascolto dei tessuti

e segue il senso facile fino al riequilibrio delle tensioni. Per avere un’azione maggiore può

richiedere al paziente di inclinare controlateralmente la testa.

Stiramento della fascia profonda (riequilibrio ascellare)

Paziente seduto sul bordo del lettino

Terapista seduto omolateralmente alla spalla da

riequilibrare. La sua mano posteriore prende contatto con il

cavo ascellare del paziente (mano con faccia palmare in

appoggio sulla griglia costale, le dita sono in direzione

cefalica). Chiede al paziente di sollevare la spalla (il

moncone) mentre la sua mano costale segue il movimento e

penetra dolcemente nel cavo ascellare, in seguito gli chiede

di rilasciare cadere la spalla, così facendo la mano ascellare

penetra i tessuti in profondità. Pone la sua mano anteriore

sopra l’acromion.

Azione segue con micromovimenti la via di minima

resistenza, immaginando di voler far salire le dita verso l’acromion. Mantiene lo stiramento

fino a percepire che i tessuti smettono di cedere e riprendono il movimento a lemniscata.

297

Riequilibrio delle SCAPOLE

Paziente seduto sul lettino;

Terapista in piedi o seduto dietro il paziente, pone la prima

commissura delle sue mani a livello dell’angolo infero-interno

delle scapole, le dita a piatto sulla scapola;

Azione chiede al soggetto di inspirare ed espirare

profondamente per valutare l’ampiezza del movimento a

campana esterna e interna ; per migliorare il movimento verso

l’interno : esagera il movimento a campana interna, e chiede al

paziente un’espirazione profonda, durante la quale aumenta il

movimento a campana interna, all’inspirazione successiva,

impedisce il movimento a campana esterna. All’espirazione

successiva, aumenta la campana interna. Guadagna

progressivamente terreno; per migliorare il movimento verso l’esterno :, compie

un’esagerazione della campana esterna durante l’inspirazione, all’espirazione successiva,

impedisce il movimento a campana interna, all’inspirazione, guadagna in campana esterna

progerssivamente.

Variante sensoriale

Paziente seduto sul lettino;

Terapista in piedi o seduto dietro il paziente, pone la prima commissura delle sue mani a

livello dell’angolo infero-interno delle scapole, le dita a piatto sulla scapola;

Azione il terapista ascolta il movimento delle scapole sotto le sue mani e valuta il ritmo di

ogni singola scapola. Si concentra su quella in cui avverte un ritmo più veloce e ne rallenta

l’azione, frenandola e riequilibrandola con il ritmo della scapola controlaterale.

Per entrambe le varianti la tecnica può essere eseguita con un approccio bilaterale( come nella

descrizione) o con un approccio monolaterale (una scapola alla volta).

298

POMPAGES DEI MUSCOLI DEL CINGOLO SCAPOLO OMERALE

Nel trattamento della spalla o meglio del cingolo scapolo omerale, i pompages ricoprono un ruolo di

primo piano. La complessa struttura muscolare spesso vittima di disequilibri, influenza

notevolmente la corretta funzionalità di tutto l‘arto superiore. Ripristinare il corretto gioco

muscolare con le giuste sinergie è sicuramente un obbiettivo primario del nostro operato.

Pompage specifico dei muscoli:

dei rotatori esterni

del gran dorsale e del gran pettorale

dell’angolare della scapola (elevatore)

dei romboidei

della fascia superiore del trapezio

Pompage toracico superiore

Pompage toracico inferiore

Apertura dell’angolo di Charpy

Pompage dei muscoli rotatori esterni

Paziente seduto sul bordo del lettino, arto superiore rilasciato

fuori dal lettino.

Terapista in piede lateralmente al paziente, compie una

presa con la sua mano anteriore a livello della radice

dell’omero sulla sua faccia anteriore (le dita vanno in

direzione del cavo ascellare, mentre il pollice sulla faccia

esterna dell’omero). La mano posteriore controlla la spina

della scapola con una pinza pollice indice. Il terapista prende

contatto con il suo addome sulla parte esterna del gomito del

paziente.

Azione il terapista preme con il suo addome (la spinta

dell’addome permette, grazie alla presenza della mano anteriore ne cavo ascellare, di

decoaptare leggermente la testa dell’omero). Con la mano anteriore provoca una rotazione

interna dell’omero (messa in tensione dei m. rotatori esterni) mentre la mano posteriore in

controllo sulla spina della scapola evita che questa segua il movimento; in seguito ritorna

gradualmente, frenando il ritorno, alla posizione neutra; ripete più volte fino a quando

precepisce una maggiare sensazione di libertà.

299

Pompage del gran dorsale e del gran pettorale

Paziente seduto sul bordo del lettino, arto superiore

rilasciato fuori dal lettino

Terapista di fronte alla spalla da trattare, leggermente più

in basso rispetto al paziente ; con i suoi pollici uncina ,nel

cavo ascellare, il tendine del gran pettorale e del gran

dorsale, le altre dita poste di piatto in direzione della spalla

spalla.

Azione il terapista abduce e solleva i suoi gomiti, mantiene

i suoi polsi rigidi, la sua azione comporta un

allontanamento dei suoi pollici e una messa in tensione del

tendine del gran pettorale e del gran dorsale. Le dita in

appoggio sulla spalla fanno da fulcro. In seguito torna alla posizione neutra. Ripete più volte

fino a sentire un rilasciamento dei tessuti.

Questa tecnica deve essere eseguita bilateralmente; si possono trattare i tendini

contemporaneamente o in alternanza).

Pompage dell’elevatore della scapola

Paziente in decubito prono, testa ruotata dal lato opposto

all’muscolo elevatore da trattare.

Terapista alla testa del soggetto; la sua mano cefalica è

posta a livello di C2-C3-C4-C5, il suo pollice in appoggio

sulle margine laterale delle AS (apofisi spinose) così da

favorire la rotazione delle AS in direzione dell’elevatore in

trattamento; pone la prima commissura della sua mano

caudale all’altezza dell’angolo supero-interno della scapola,

il pollice è in appoggio sul bordo superiore della spina

scapolare.

Azione il terapista con la sua mano craniale compie una

trazione in direzione cefalica, il suo pollice, sulle spinose,

impedisce alle vertebre di compiere una rotazione in direzione del muscolo elevatore

trattato, la mano caudale con una inclinazione ulnare provoca un movimento a campana

interna della scapola. L’elevatore è così messo in tensione. In seguito, ritorna alla posizione

neutra, frenando il ritorno ; ripete la manovra più volte fino al rilasciamento dei tessuti.

Questa tecnica deve essere eseguita bilateralmente

300

Pompage dei romboidei

Paziente in decubito prono, braccia lungo il corpo, testa

ruotata omolateralmente ai muscoli in trattamento.

Terapista sul lato controlaterale in affondo anteriore e in

direzione cefalica. Con la sua mano interna fissa le AS

delle vertebre C7-D1-D2-D3; pone il palmo della sua mano

esterna sull’angolo supero-interno della scapola, le dita

sono in appoggio sulla faccia posteriore della scapola, il

pollice contro il bordo spinale.

Azione il terapista con la mano interna effetua una trazione

obliqua in direzione cefalica, con la mano esterna provoca

un movimento a campana interna della scapola.

Successivamente una volta messo in tensione i muscoli

romboidei, tornare alla posizione neutra, frenando il ritorno. Ripete la manovra più volte

fino al rilasciamento dei tessuti.

Questa tecnica deve essere eseguita bilateralmente

Pompage della fascia superiore del trapezio

Paziente supino testa ruotata da un lato

Terapista seduto alla testa del paziente, con il 5º e il 4º dito

della mano interna aggancia la linea sotto-occipitale, le

altre dita ricadono sull’occipite, il palmo della mano copre

il temporale evitando di comprimere il foro acustico

esterno. La mano esterna prende appoggio sull’estremità

superiore della spalla del paziente (opposta alla rotazione

della testa del paziente).

Azione il terapista ruota il suo tronco in direzione della

rotazione della testa del paziente, esercita così un’azione

sulla spalla opposta alla rotazione e una trazione diretta

sull’occipite, il fascio superiore del trapezio è messo in

tensione; in seguito rilascia, ritornando con le sue spalle

alla posizione di partenza frenando il ritorno. Ripete la manovra più volte fino al

rilasciamento dei tessuti.

Questa tecnica deve essere eseguita bilateralmente.

Pompage toracico superiore, toracico inferiore, apertura dell’angolo di Charpy (vedere

spiegazione pag. 22 e 23 del primo capitolo)

301

IL GOMITO

Anatomia cenni

Il gomito rappresenta il fulcro intermedio dell’arto superiore. Le sue articolazioni esprimono una

gestualità finalizzata alla mano, rende l’estremità distale dell’arto superiore libero nello spazio e

mette in relazione la mano con il viso con l’importante funzione di portare il cibo alla bocca.

Il gomito è costituito da 3 ossa (l’omero, l’ulna e il radio), 3 articolazioni: omero-ulnare, omero-

radiale e radio-ulnare prossimale.

Queste 3 articolazioni superiori risiedono in una capsula articolare comune; l’articolazione omero-

ulnare si articola tra la troclea omerale e la grande cavità sigmoidea dell’ulna, comunemente

chiamato olecrano o becco coronoideo.

L’articolazione radio-omerale mette in rapporto condilo omerale laterale o esterno con la cupola

radiale, vale a dire la faccia superiore della testa radiale. La 3^ articolazione, la radio-ulnare

superiore, mette in rapporto il contorno della testa radiale con la piccola incisura sigmoidea

dell’ulna e faccia interna del legamento ulnare.

È presente un’articolazione inferiore che anatomicamente non è localizzata all’altezza del gomito

ma è direttamente coinvolta nella la sua fisiologia, parliamo della radio-ulnare inferiore, dove la

testa ulnare si articola con la cavità sigmoidea dell’epifisi radiale inferiore e il legamento

triangolare.

Questo legamento è incrostato di cartilagine nelle sue 2 facce.

Si definiscono 2 compartimenti per il gomito:

Blocco superiore. Un compartimento interno stabile (articolazione omero-ulnare con le sua

articolazione superiore ben incastrata)

Un compartimento esterno mobile. Articolazione radio-omerale e radio-ulnare che sono

prive di superfici ad incastro per cui per garantire un grado di stabilità è presente il

legamento ulnare rinforzato dal LCE (legamento collaterale esterno) con inserzioni omero-

ulnare e omero-radiale.

302

Legamenti

La capsula articolare, il legamento anulare, i legamenti laterali, tutte queste strutture contribuiscono

al rinforzo del legamento anulare e quindi del compartimento esterno (la lussazione del capitello

radiale è una lesione molto frequente). Il legamento posteriore non partecipa al rinforzo del

compartimento esterno.

Movimenti

Al livello dell’articolazione omero-ulnare, il gomito compie i suoi movimenti maggiori di flessione

e di estensione

La flessione è l’avvicinamento dell’avambraccio sul braccio e viene gestita

da movimenti minori:

ADDUZZIONE : avvicinamento dell'interlinea articolare interna;

ROT ESTERNA dell'ulna sull'omero.

I muscoli che partecipano alla Flessione e la loro innervazione sono:

Bicipite brachiale radice C5-C6

Brachiale anteriore radice C5-C6

Supinatore lungo radice C6-C7-D1

L’Estensione è l’allontanamento dell’avambraccio dall’omero e viene gestita

da movimenti minori.

ABDUZIONE : apertura dell’interlinea articolare interna;

-ROT INTERNA dell'ulna sull'omero..

I muscoli motori dell’Estensione e la loro innervazione sono:

Tricipite brachiale radice C6-C7-D1

Anconeo radice C6-C7-D1

303

Pronazione

É il risultato della rotazione interna del radio in rapporto all'omero e all'ulna. Il Movimento maggiore

è la rotazione interna del radio sull’ulna. E’ gestita da movimenti minori che sono :

ROTAZIONE INTERNA dell'ulna rispetto all'omero;

-ABDUZIONE dell'ulna rispetto all'omero;

-SCIVOLAMENTO della testa radiale in alto, indietro e in fuori rispetto all'ulna;

-SCIVOLAMENTO della testa ulnare indietro rispetto alla stiloide radiale a livello del polso.

I muscoli motori della pronazione e la loro innervazione

sono:

Pronatore quadrato radice C6-C7-D1

Pronatore rotondo radice C6-C7-D1

Anconeo radice C6-C7-D1

Supinazione

É il risultato della rotazione esterna del radio rispetto all'omero e all'ulna. Il movimento maggiore è

la rotazione esterna del radio rispetto all’omero e all’ulna. E’ gestita da movimenti minori che sono :

ROTAZIONE ESTERNA dell'ulna rispetto all'omero;

-ADDUZIONE dell'ulna rispetto all'omero;

-SCIVOLAMENTO della testa radiale in avanti, in basso e in dentro rispetto all'ulna;

-SCIVOLAMENTO della testa ulnare in avanti rispetto alla stiloide radiale al polso.

I muscoli motori della supinazione e la loro innervazione sono:

Supinatori brevi radice C6-C7-D1

Bicipite brachiale radice C5-C6

Movimenti minori dell’estensione

pronazione

Movimenti minori della flessione

supinazione

304

Definizioni delle lesioni del gomito

Prima di definirle, abbiamo bisogno di eliminare le lesioni distali in rapporto diretto e/o indiretto

con il gomito; poi le lesioni traumatiche locali e infine le lesioni fisiologiche locali.

Le lesioni distali saranno all’evidenza indirette perciò serve un lavoro olistico con la ricerca di un’

equilibrio generale del paziente. Queste lesioni distali possono essere direttamente influenzate dalle

fasce, dai muscoli o dalle innervazioni.

Possiamo avere delle lesioni dirette craniali. Per es. una lesione della sfeno-basilare provoca

modificazioni delle membrane intracraniche.

Lesioni del temporale che influenzano le tensioni fasciali degli arti superiori.

Possiamo trovare lesioni alle cervicali e/o alle dorsali che interessano l’articolazione del gomito

poiché i suoi muscoli motori sono innervati dalle radici comprese tra C4 a D2.

Altre lesioni dirette, come le lesioni della 1^ costa, lo scaleno anteriore e medio sono inseriti sulla

prima costa e se ci sono tensioni possiamo avere un’irritazione del plesso brachiale e del ganglio

stellare.

Le lesioni osteopatiche del gomito

È opportuno distinguere le lesioni del gomito (visto le diverse articolazioni interessate) in lesioni

dell’articolazione omero-ulnare e in lesioni dell’articolazione radio-ulnare.

Le lesioni omero-ulnare

Le lesioni omero-ulnare interessano l’articolazione tra la troclea dell’omero e l’incisura trocleare

dell’ulna, i movimenti maggiori di quest’articolazione sono la flessione e l’estensione. Il terapista

ricerca i movimenti minori legati alla FL/EST.

FLESSIONEADD-RE

ESTENSIONEABD-RI

Le disfunzioni dell’articolazione omero ulnare sono lesioni fisiologiche, il senso della facilità indica

il nome della lesione. Possiamo trovare lesioni di:

ADD-RE

ABD-RI

Le lesioni radio-ulnare

Le lesioni radio-ulnare interessano l’articolazione tra la circonferenza radiale, l’incisura radiale

dell’ulna e il legamento anulare, i movimenti maggiori di quest’articolazione sono la pronazione e

la supinazione. Il terapista ricerca i movimenti minori di scivolamenti anteriore della testa radiale

(avanti, in basso e in dentro) e posteriore della testa radiale (alto, indietro, in fuori).

PRONAZIONESCIVOLAMENTO POSTERIORE

SUPINAZIONESCIVOLAMENTO ANTERIORE

305

Le disfunzioni dell’articolazione radio-ulnare possono essere fisiologiche e traumatiche (assenza di

movimento). Esistono:

2 lesioni fisiologiche:

Lesione di scivolamento anteriore della testa radiale

Lesione di scivolamento posteriore della testa radiale

2 lesioni traumatiche:

Lesione di testa radiale alta

Lesione di testa radiale bassa

Pompage dell’articolazione omero-ulnare

Paziente in decubito prono, omero in appoggio sul

lettino, gomito fuori dal piano d’appoggio, l’avambraccio

pende fuori dal lettino. Ricercare la posizione neutra del

gomito (90º) all’occorrenza sistemare uno spessore

morbido sotto l’omero.

Terapista seduto omolateralmente e frontalmente al

gomito del paziente, prende con entrambe le mani

l’estremità prossimale dell’avambraccio, con i pollici

lateralmente all’olecrano dell’ulna mentre le altre dita si

sistemano nel cavo cubitale. Con la parte interna delle

ginocchia blocca il polso del paziente (crea un punto

fisso). L’angolo braccio-avambraccio del terapista è

bloccato bilateralmente.

Azione il terapista raddrizzando e indietreggiando il proprio tronco esegue una

decoaptazione dell’incisura sigmoidea dell’olecrano dalla troclea omerale e una messa in

tensione capsula legamentosa. Ritorna alla posizione di partenza portando il tronco in

leggera anti flessione, frenando la fase di ritorno. Ripete la sua azione fin quando percepisce

un rilassamento dei tessuti.

306

Test e correzione del gomito

Si faranno essenzialmente in posizione neutra di F-E e prono - supinazione, gomito a 90° e

posizione neutra di prono - supinazione.

Per le lesioni traumatiche la testa radiale si definirà con radio alto o radio basso; si palperà

l’interlinea radio-omerale bilaterale per comparare con l’altro gomito. Quindi il terapista sarà di

fronte al paziente che avrà il gomito a 90°; il terapista controlla con la mano e l’avambraccio con i

fianchi e palpa l’interlinea radio-omerale con i suoi indici i gomiti del paziente riposano sui gomiti

dell’terapista e potremo paragonare l’interlinea radio-omerale.

Potremo paragonare l’altezza degli stiloidi sapendo che in posizione normale lo stiloide radiale è

più basso di un traverso di dito dell’ulnare.

Si farà la comparazione in posizione anatomica (test di posizione)

Articolazione radio-ulnare inferiore

Testa ulnare e cavità sigmoidea e il legamento triangolare che formano l’articolazione radio-ulnare

inferiore.

Questo legamento triangolare, alla sua base partendo dalla cavità sigmoidea, a livello della faccia

esterna dell’apofisi stiloidea ulnare.

La faccia superiore riceve la testa ulnare, si articola con il piramidale e il semilunare.

Questa articolazione partecipa alla prono/supinazione; quando il gomito è flesso a 90° avremo

prono/supinazione di 90°. Il legamento triangolare è rigido con le cartilagini, segue il radio e quindi

abbiamo la creazione di questo scivolamento posteriore e RI dell’ulna.

Pronazione più RI dell’ulna sarà più o meno aumentata a seconda se ho movimento di F ed E

Abbiamo più pronazione nell’estensione perché abbiamo minore R dell’ulna e questo ci permette di

prendere il cibo e/o altro.

307

Correzione di LESIONI FISIOLOGICHE

Paziente seduto con le gambe fuori dal lettino, braccio in F con la mano in appoggio sul

fianco esterno del terapista

Terapista in piedi di fronte. Con la mano esterna controlla la faccia esterna dell’olecrano,

con presa a cavatappi; con la mano interna, il palmo sulla faccia anteriore del braccio, con il

pollice e l’indice che controllano l’epicondilo e l’epitroclea.

Azione

Inizialmente le mani del terapista sono in “ascolto” e in test di

RI associata ad ABD. L’olecrano lo si deve sentire in RI,

sapendo che l’omero è in blocco con la mano interna e il

pollice è in blocco sull’interlinea interna per valutare ABD e

ADD (sarà l’unico livello palpatorio per valutare ABD e

ADD perché, a differenza del ginocchio, c’è il radio che

impedisce la RE).

Quindi per RI ABD, si va nel senso della tensione, chiedendo

al paziente qualche grado di estensione, si accumula con

l’inspirazione (perché è la R dell’omero che influenzerà la R

ulnare sottostante). Fase di ritorno, fase di consolidamento in

RE ADD e gomito verso l’esterno (senza cercare lateralità) con leggera flessione. Si ritesta

per valutare.

Correzione di LESIONI TRAUMATICHE

Paziente seduto con le gambe fuori dal lettino, braccia in F con

le mani in appoggio sui fianchi del terapista (se è di pari altezza

del terapista, può rimanere in piedi)

Terapista in piedi di fronte. Inizialmente, con gli indici si

controlla la linea interarticolare e per visualizzare si mobilizzano

leggermente in F ed E (l’interlinea più allargata o ridotta, ci darà

l’indicazione per andare a guardare più da vicino l’articolazione

308

del radio). Un altro elemento per valutare la lesione sarà il test di posizione degli stiloidi a

braccia estese ma servirà solo per confermare la lesione di radio alto o basso.

Il terapista con la mano esterna in presa sull’estremità inferiore dell’ulna e con la mano

interna in presa a “cavatappi” sullo stiloide radiale.

Azione

Il terapista chiede al paziente di rilasciare il gomito (flesso a 90°),

e secondo della lesione – radio alto o basso - basterà tirare o

spingere con la mano interna posta sullo stiloide radiale.

Pompage e correzioni da PRONO

Paziente prono con il braccio in appoggio e l’avambraccio rilasciato fuori dal lettino.

Terapista seduto lateralmente dal lato del gomito da trattare. Le mani impalmano il gomito,

con i pollici che controllano l’epicondilo e l’epitroclea.

Azione

Per il pompage, servendosi dei pollici come controappoggio, si sbilancia leggermente il

busto indietro mentre le dita, porteranno verso l’esterno l’avambraccio decoaptando così il

gomito.

Per la correzione, seguendo gli stessi principi per la correzione da seduto, il terapista con

presa a “cavatappi” con la sua mano esterna (la mano interna è in preso con indice e pollice

che controllano l’epicondilo e l’olecrano) lavora sulle aperture, sulle R, lavora sulla testa

radiale e il paziente partecipa secondo il parametro che si vuole correggere.

309

Pompage Correzione

Test e correzione della testa radiale prossimale

Paziente seduto con le gambe fuori dal lettino, braccio in F con la mano in appoggio sul

fianco esterno del terapista.

Terapista in piedi di fronte. Con la mano esterna controlla, con pollice e indice, la testa

radiale; con la mano interna farà un blocco omero-ulnare

Azione

Il terapista, non preoccupandosi se il legamento anulare è teso o deteso, si ascolta la testa

radiale che scivola nella sua cavità sigmoidea.

Per correggere una testa radiale in scivolamento posteriore (corrisponde la pronazione)

inizialmente, si accumulano le tensioni con RI radiale facendo soffiare poi chiedendo al

paziente una leggera pronazione dell’avambraccio. Quindi si ritesta.

310

POLSO

Anatomia cenni

La filiera superiore è articolata ed è formata dal radio e dal legamento triangolare. Il legamento

triangolare è teso dallo stiloide ulnare fino al bordo interno della superficie articolare inferiore del

radio.

A sommità interna e la parte inferiore di

questo legamento è accanto la

cartilagine.

Dall’esterno all’interno abbiamo

troviamo lo scafoide, semilunare,

piramidale e piriforme.

1^ filiera fuori: scafoide – semilunare

interno e ancora piramidale e pisiforme

con la sua faccia anteriore.

Il piramidale è articolato con il

legamento triangolare, mentre scafoide e

semilunare sono in rapporto con il radio.

Il piriforme è a contatto con il

piramidale.

A livello della filiera anteriore, trapezio – trapezoide grande osso e l’osso uncinato.

Reperi anatomici

Quando si flette il polso si mettono in evidenza due pliche cutanee e corrispondono all’interlinea

articolari ½ radiocarpica e ½ carpica.

Fisiologia

I movimenti maggiori sono F-E, ABD e ADD

311

Elemento importante del polso dopo i 20°/30° di E c’è un blocco a livello di ogni filiera. Mentre

fino ai 20°/30° di E ogni osso ha un movimento proprio. Ciò fa si che a livello della nostra pratica si

lavorerà sempre all’interno di questi 20°/30° di E – F

I movimenti minori

Nella Flessione a livello della 1^ filiera del carpo, avremo uno scivolamento posteriore, una R

interna e un po’ di ABD.

Nella 2^ filiera avremo scivolamento posteriore, R interna e un po’ di ADD (ABD e ADD si

neutralizzano).

Nell’Estensione a livello della 1^ filiera avremo: scivolamento anteriore, R esterna associata ad

un’ADD.

Nella 2^ filiera avremo: scivolamento anteriore, R esterna associato ad una ABD (ABD e ADD si

neutralizzano).

Nei 20°/30° di F/E, ogni osso del carpo descrivono questi movimenti.

Palpazione

Quando abbiamo un paziente che si lamenta per un dolore da trauma al polso, è possibile una

frattura dello scafoide visibile ai RX anche dopo 15 giorni, fare molta attenzione.

Trattamento

Lavorare prima a monte: cervicali basse, 1^ e 2^ costa, clavicola, radio e lavoro fasciale globale a

livello del gomito.

Responsabile per le ossa della 1^ filiera in F è l’inspirazione perché c’è RE del radio. Per la 2^

filiera in E è l’espirazione.

Pompage e correzione degli SCIVOLAMENTI

Paziente seduto su una sedia con l’avambraccio in appoggio sul lettino

Terapista seduto lateralmente al paziente. Con la mano

interna, impalma e intreccia le dita della mano del paziente,

poggiando il gomito sulla parte anteriore dell’avambraccio

facendo da contrappoggio; Successivamente, con pollice e

indice della mano esterna, in presa sull’osso che si vuole

testare.

Importante: sul polso infiammato non si fanno pompage perché aumenta l’infiammazione

312

Azione

Il terapista, da questa posizione, facendo una leggera E con il polso interno, si può effettuare

una leggera decoaptazione. Dopo, si esegue un pompage del polso e sotto leggera

decoaptazione con pollice e indice della mano esterna si porta a contatto dell’osso che si

vuole testare. Con la mano interna si mobilizza in F ed E e si apprezzeranno i movimenti di

scivolamento anteriore e posteriore.

IL SISTEMA NEUROVEGETATIVO

Sistema nervoso Autonomo

Controlla le funzioni della vita vegetativa in modo automatico ed inconsapevole, apparentemente

senza controllo della volontà, al contrario dell’altro sistema che è chiamato di relazione perchè

riceve informazioni dagli organi di senso, dai recettori del dolore e della temperatura ed invia le sue

informazioni al sistema muscolo – scheletrico.

Oltre al sistema cerebro-spinale che assicura le funzioni di motricità e sensibilità, esiste un sistema

neurovegetativo che consente il funzionamento involontario ed automatico degli organi, la

sensibilità dei visceri e la regolazione delle grandi funzioni dell’organismo.

Sistema nervoso simpatico: attivato principalmente quando l’organismo si trova in

situazioni di emergenza o stress (reazioni di lotta-fuga): determina l’attività di molti organi

contemporaneamente e utilizza anche un meccanismo ormonale attraverso il rilascio di

Adrenalina (midollare del surrene).

Sistema nervoso parasimpatico: è un sistema che prevale nelle condizioni di stabilità e

riposo favorendo i processi anabolici (digestione ed assorbimento. I nervi parasimpatici sono

attivati singolarmente ed indipendentemente l’uno dall’altro.

Parasimpatico - Ortosimpatico

I sistemi simpatico e parasimpatico agiscono su vari organi ed apparati in maniera diversa e spesso

antagonista. Acceleratore – Freno

Normalmente sono tonicamente attivi, per cui è sufficiente la variazione del tono dell’uno o

dell’altro a provocare le modificazioni funzionali degli organi controllati.

Il Parasimpatico

313

Il sistema parasimpatico stimola la quiete, il rilassamento, il riposo, la digestione e

l'immagazzinamento di energia

Presiede al sistema di

adattamento definito

"Rest and digest" (riposo e

digestione).

Il parasimpatico aumenta le secrezioni

digestive (salivari, gastriche, biliari,

enteriche e pancreatiche), l'attività

peristaltica viene esaltata, la pupilla si

restringe, diminuisce la frequenza

cardiaca, si costringono i bronchi e viene

favorita la minzione.

Il parasimpatico (Anatomia)

Il parasimpatico craniale è veicolato dai nervi cranici III, VII 1, VII 2, IX e X.

Questi, in qualità di nervi cranici, sono responsabili delle secrezioni di occhi, naso, bocca e

motricità oculare.

Il X si distribuisce a livello del torace e dell’addome.

Il parasimpatico pelvico è veicolato dalle fibre che seguono i nervi sacrali al di sotto di S2

(S2, 3, 4).

Il parasimpatico pelvico si distribuisce nel piccolo bacino (le pelvi).

Il parasimpatico (Anatomia)

Nota : Mentre si lavorano le cervicali, si attua un rilassamento del X e il drenaggio dei

visceri.

Funzione del X destro e del X sinistro: X destro: interessa tutto il tubo digerente. X sinistro:

interessa cuore, polmoni e fegato.

Se è presente qualche problema di sacro-iliaca a sinistra: problema di varici;

Se è presente qualche problema di sacro-iliaca destra: costipazione, nausea.

Occhi: Costrizione miosi

Ghiandola lacrimale: Fluidità delle secrezioni, lacrimazione

Secrezione nasale: liquida

314

Cuore: Diminuzione del ritmo cardiaco

Polmoni: aumento della secrezione bronchiale, maggiA livello digestivo: Aumento della

peristalsi, aumento della secrezione gastrica e biliare.

A livello pelvico: Responsabile della contrazione della vescica, del riflesso di minzione e

defecazione, del rilascio dei micro-sfinteri, della vasodilatazione dei capillari (erezione)

Occhi: Costrizione miosi

Ghiandola lacrimale: fluidità delle secrezioni e della lacrimazione

Secrezione nasale: liquida

Cuore: diminuzione del ritmo cardiaco

Polmoni: aumento della secrezione bronchiale, maggiormente fluida.

A livello digestivo aumento della peristalsi, aumento della secrezione gastrica e biliare.

A livello pelvico: responsabile della contrazione della vescica, del riflesso di minzione e

defecazione, del rilascio dei micro-sfinteri, della vasodilatazione dei capillari (erezione)

L’ortosimpatico (Anatomia)

Esso è costituito da:

Centri intra assiali

Gangli

Nervi periferici.

La catena dei gangli

Esiste 1 ganglio per piano. Sono così distribuiti:

3 gangli cervicali

(Superiore – medio – inferiore)

10-11 gangli dorsali

(per la fusione del primo ganglio toracico con l’ultimo cervicale)

4-5 gangli lombari.

4 sacrali.

1 coccigeo (questo è in stretta relazione agli altri gangli: mal di testa, problemi nasali).

L’ortosimpatico – Gangli cervicali

Situati in avanti alle sezioni trasverse a livello di C2, C5 e C7, D1.

315

Ganglio superiore: partendo da C2, il ganglio si ramifica in fibre orto a livello del cranio (occhio,

naso, motricità oculare).

Ex: lacrimazione in caso di problema del piramidale del bacino

Ganglio cervicale mediano: a livello di C5 o ganglio tiroideo, questo controlla la tiroide. Rilevante

è il suo ruolo nel sistema endocrino.

Ganglio cervicale inferiore: a livello di C6-C7 o ganglio stellare, è in rapporto con la I° costa,

quindi fare attenzione alle patologie della I costa.

Questo ganglio da delle ramificazioni per il plesso brachiale e i visceri del médiastino fino al

(cuore).

Inoltre questo ganglio si ramifica anche a livello del cranio per le funzioni cefaliche

L’ortosimpatico- Gangli dorsali

I gangli da D1 a D5 riguardano ciò che è mediastinale (cuore, polmoni).

Nota: Il cuore riceve fibre nei vari gangli da D1 a D5

Le Lesioni di gruppo possono essere spiegate da un problema viscerale. Nel caso di Lesioni viscero-

somatiche, il blocco vertebrale è più lieve che nel caso di Lesione vertebrale pura.

I gangli da D6 a D9 formano il nervo grande splenico il quale termina a livello del plesso solare,

renale.

I gangli D10 D12 terminano nel plesso solare a livello della cavità posteriore e forniscono delle

remificazioni per le ghiandole surrenali.

L’ortosimpatico – Gangli Lombari

Questi formano lo splenico pelvico e sono collegati al plesso ipogastrico, distribuendosi negli

organi pelvici del piccolo bacino.

L’ortosimpatico – Gangli Sacrali

Anche questi ri ramificano in fibre sul plesso ipogastrico

Il sistema ortosimpatico predomina nelle situazioni di stress, allerta e risveglio.

Es: personaggi dei cartoni animati.

L’ortosimpatico (Funzione)

Occhi: esoftalmo, midriasi, vasocostrizione dell’ emifaccia (corrisponde alla sensazione di sabbia

negli occhi).

Saliva: meno fluida, più viscosa, più densa.

316

Cuore: tachicardia (ganglio stellare).

A livello vascolare: parestesia periferica in rapporto ad un disordine dorsale superiore, poichè i

gangli dorsali sono in stretto rapporto con il sistema vascolare, distribuzione nervosa degli Arti

inferiori.Calore, arrossamenti, grandi sebacei (ipersudorazione), peli

Es: persona con mani e piedi freddi; persona che suda molto: verificare D2.

Polmoni: dilatazione dei bronchi.

A livello digestivo: l’ortosimpatico ha un’ azione inibitoria: spasmo del cardias, piloro, stomaco,

sfintere vescicolare, spasmo con fabricazione più elevata litiasi.

Vescica: L’ortosimpatico ha una duplice azione azione mista = contrazione dello sfintere interiore +

rilascio della parete vescicolare (stimolo di urinare spesso con scarsa minzione).

Retto: Inibizione della peristalsi

Maggiore vasocostrizione delle vene degli organi del piccolo bacino: tensione, dismenorrea.

Occhio

Controllo sui muscoli intrinseci che regolano il diametro pupillare e la convessità del cristallino.

Pupilla

• Simpatico: AUMENTA il diametro della pupilla (midriasi) stimolando il muscolo

dilatatore dell’iride

• Parasimpatico: DIMINUISCE il diametro della pupilla (miosi) stimolando il

muscolo sfintere dell’iride. Responsabile del riflesso pupillare alla luce

Cristallino

• Parasimpatico: AUMENTA la convessità del cristallino aumentando la capacità di

accomodazione attraverso l’azione sul muscolo ciliare

Cuore

Controllo sulla frequenza e contrattilità cardiaca

SN simpatico

AUMENTA frequenza e contrattilità AUMENTA la gittata cardiaca

SN parasimpatico

DIMINUISCE frequenza e contrattilità

DIMINUISCE la gittata cardiaca

Apparato digerente

controllo funzioni motorie e secretorie

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SN parasimpatico:

AUMENTA secrezione e attività contrattile delle pareti del tubo digerente

DIMINUISCE l’attività contrattile degli sfinteri

SN simpatico :

DIMINUISCE le secrezioni e la motilità

AUMENTA l’attività contrattile sfinteri

MODO DI AGIRE SUL SISTEMA:

Parasimpatico

Per STIMOLARLO:

Appoggio o pressione sugli occhi

Detendere la regione sotto-occipitale.

Rallentare la respirazione del soggetto

Compressione del IV ventricolo

Agire sul sacro: ascolto + rallentamento del ritmo

Rallentare il movimento degli iliaci

Per INIBIRLO:

pressione a livello delle emergenze del X°

stimolare l’orto

MODO DI AGIRE SUL SISTEMA:

L’ortosimpatico:

Se si vuole INIBIRE l’ortosimpatico: si può agire direttamente sul ganglio = appoggio lento

potente e lungo.

Si stimola la funzione parasimpatica

Se si vuole STIMOLARE l’ortosimpatico:

Percussioni con il pisiforme

Rotolamento bilaterale dei temporali

100 colpetti sulla vertebra da stimolare a livello dell’apofisi Spinosa

Punti d’azione

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Tiroide

Polmoni

Asma

Cuore

Problema di ritmo cardiaco

Esofago

Stomaco

Duodeno

Pancreas

C3 a C4

D1 a D4 trasverale posteriore sinistra di D2

D1 a D5

D2

D3

D5 a D8 a sinistra

D7 a D9 a destra

D6 a D8

Punti di repere

Fegato D8 a D 10 a destra

Vescica D9

Intestino tenue D9 a D12

Appendice D12 a destra

Intestino tenue D12 a L5

Surrenali D9 a D10

Ovaie o testicoli D10 a D11

Reni D10 a D12

Organi pelvici L5 a S1

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