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GEOGRAFIA ECONOMIcA GEOGRAFIA ECONOMICA UNITÀ 4 Di che cosa parliamo Per ottenere i prodotti di cui ha bisogno, l’uomo utilizza e modifica con il proprio lavoro le risorse naturali. Questa azione umana, naturalmente, modifica profondamente l’am- biente. La geografia economica studia l’organizzazione del la- voro umano e le sue conseguenze sull’ambiente. Partiamo dall’esperienza Nella vita di tutti i giorni, in ogni momento, utilizzi dei prodotti realizzati dall’uomo. Ciò che indossi, ciò che mangi, tutto quello che è presente in casa tua sono frutto del lavoro umano. Anche dietro il più semplice prodotto, per esempio un frutto, c’è il lavoro di molti uomini. Prova ad analizzare un prodotto industriale, per esempio un elettrodomestico. Cerca di ricostruirne a ritroso la storia: pensa al suo traspor- to nei luoghi di vendita, al tipo di lavorazione cui è stato sot- toposto in fabbrica, al materiale necessario per costruirlo. Elenca tutte le modifiche che l’uomo ha fatto sull’ambiente per produrlo, dall’apertura della miniera per l’estrazione del metallo in poi…

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GEOGRAFIA ECONOMIcAGEOGRAFIA ECONOMICA

UNITÀ 4

Di che cosa parliamoPer ottenere i prodotti di cui ha bisogno, l’uomo utilizza emodifica con il proprio lavoro le risorse naturali. Questaazione umana, naturalmente, modifica profondamente l’am-biente. La geografia economica studia l’organizzazione del la-voro umano e le sue conseguenze sull’ambiente.

Partiamo dall’esperienzaNella vita di tutti i giorni, in ogni momento, utilizzi dei prodottirealizzati dall’uomo. Ciò che indossi, ciò che mangi, tuttoquello che è presente in casa tua sono frutto del lavoro umano.Anche dietro il più semplice prodotto, per esempio un frutto,c’è il lavoro di molti uomini. Prova ad analizzare un prodottoindustriale, per esempio un elettrodomestico.■ Cerca di ricostruirne a ritroso la storia: pensa al suo traspor-

to nei luoghi di vendita, al tipo di lavorazione cui è stato sot-toposto in fabbrica, al materiale necessario per costruirlo.

■ Elenca tutte le modifiche che l’uomo ha fatto sull’ambienteper produrlo, dall’apertura della miniera per l’estrazione delmetallo in poi…

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1Lezione CONCETTI BASEUNITÀ 4

L’economiaChe cos’è l’economiaPer soddisfare i suoi bisogni, l’uomo, con il suo lavoro,produce dei beni e fornisce dei servizi.L'economia è la scienza che studia i processi di produzione,distribuzione e consumo di questi beni e servizi.

Le risorse naturaliPer produrre beni, l’uomo utilizza le risorse naturali. Èchiamato così l’insieme di elementi naturali che l’uomoutilizza per sopravvivere e soddisfare i suoi bisogni. So-no risorse naturali, per esempio, i minerali del sottosuo-lo, il suolo, la vegetazione, l’acqua, le fonti di energia.Le risorse naturali possono essere trasformate dal lavoroumano nei vari prodotti che utilizziamo nella vita ditutti i giorni.

I tre settori dell’economiaIl settore primario raccoglie le attività che sfruttano lerisorse naturali: l’agricoltura, l’allevamento e la pesca. Il settore secondario riguarda le attività che produconobeni attraverso la trasformazione dei prodotti del settoreprimario: comprende tutte le attività industriali. Il settore terziario comprende invece le attività che nonproducono beni materiali ma forniscono servizi: lavora-no nel terziario, per esempio, i medici, gli insegnanti, gliautisti, i commercianti, i bancari, i cuochi...

ECONOMIA

tre settori: primario(agricoltura, allevamento, pesca),

secondario (industria),terziario (servizi)

indicatoreeconomico:

prodotto internolordo (Pil)

Settore primario: attività collegate allo sfruttamento delle risorsenaturali (agricoltura, allevamento, pesca).

Settore secondario: attività che producono beni attraverso latrasformazione dei prodotti del settore primario.

Settore terziario: attività che non producono beni ma prestazioniimmateriali, cioè servizi, destinati sia alle famiglie sia alle imprese(sanità, trasporto, assicurazioni, commercio...).

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Gli indicatori economiciCome per lo studio della popolazione, anche per quellorelativo all’economia di una determinata area oppure diun intero paese sono necessari dati statistici e alcuni in-dicatori economici che diano informazioni sul livello disviluppo economico.Il primo e principale indicatore economico è costituitodal Pil, ovvero dal Prodotto interno lordo. Il Pil dà lamisura della “ricchezza” di uno stato; è infatti il valoremonetario di tutti i beni e servizi prodotti in un paesein un determinato periodo (di solito un anno). Dal confronto tra i dati di un anno e quelli degli anniprecedenti si può capire se un paese si trova in una si-tuazione di crescita economica o di difficoltà. In genera-le, si può affermare che la situazione economica di unpaese è molto buona se il Pil cresce ogni anno in misu-ra superiore al 2-3%.Se dividiamo il Pil per il numero di abitanti di uno statootteniamo il Pil pro capite, o reddito pro capite, cioè ilreddito medio dei suoi abitanti.Un altro dato fondamentale per comprendere la realtàeconomica di un paese, o diun territorio più piccolo, è ilnumero delle imprese esi-stenti e degli addetti, cioèdelle persone che vi sonooccupate.Ancora più significativo èil dato che ci dice come leimprese e gli addetti sono

suddivisi nei vari settori produttivi che compongo-no la struttura economica di un paese o di una re-gione. Analizzando i dati relativi a vari periodi si può anchefare un confronto nel tempo, per capire quali attivitàeconomiche si stanno espandendo e quali, invece, at-traversano un periodo di crisi.

• Sottolinea neltesto il significatodelle seguentiparole:

- economia- risorse naturali

geo parole

1971-2007: com’è cambiata l’economia italiana

■ Gli areogrammi che seguono mostrano efficacemente quanto sia cambiata, in pochi decenni, la struttura dell’economiaitaliana, oggi fortemente caratterizzata dalle attività terziarie.

■ Osserva i grafici e rispondi alle domande.– Qual era la percentuale degli occupati in agricoltura nel 1971? E nel 2007? – Di quanto è scesa la percentuale degli addetti all’industria tra il 1971 e il 2007?– Per quale settore la percentuale di addetti è progressivamente aumentata nel trentennio?– In quale anno le percentuali di occupati nei diversi settori produttivi erano più equilibrate, cioè più vicine tra loro come valore?

Facendo

Capir

e ??

40,4

39,5

20,1

49,5 59,6 65,8

13,38,4 4

37,2 32,0 30,2

1971 1981 1991 2007

Agricoltura Industria Terziario

Pil e Pil pro capite di alcuni paesi europei (2007)

Paese Pil (milioni $ Usa) Pil pro capite ($ Usa)

Austria 373 943 45 181Bulgaria 36 609 5 186Danimarca 311 905 57 261Estonia 21 278 15 851Finlandia 245 013 46 602Francia 2 560 255 41 511Germania 3 322 147 40 415Italia 2 104 666 25 862Polonia 420284 11 041Portogallo 223 303 21 019Regno Unito 2 772 570 45 575Repubblica Ceca 175 309 17 070Ucraina 140 484 3 046

Per valutare lo stato di benessere di un paese è più significativo il Pil pro capite. Osserva, per esempio, i dati relativi a Finlandia e Portogallo: i valori del Pil complessivo dei due paesi non sonomolto distanti, ma il Pil pro capite del primo è più del doppio di quello del secondo.

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Attività e prodotti dei settori economiciOgnuno dei tre settori dell’economia, agricoltura eallevamento, industria e servizi, racchiude moltissime attività e una vastissima serie di prodotti. In questa lezionecerchiamo di approfondire la loro conoscenza, parlando di colture agricole, settori industriali e attività del terziario.

2Lezione CONCETTI BASEUNITÀ 4

Le colture agricoleFin dalla preistoria l’uomo ha coltivato cereali e forag-gio e ha allevato animali. I cereali (per esempio grano, riso, mais, orzo...) sonopiante da cui si ricavano farina, pane e pasta. Il foraggioè costituito da quelle piante utilizzate per l’alimentazio-ne del bestiame. Oggi l’uomo coltiva anche le cosiddet-te piante industriali, cioè destinate a essere trasformateda una lavorazione industriale. Sono piante industriali,per esempio, il tabacco e la barbabietola, da cui si ricavalo zucchero.

AGRICOLTURA

• tecniche di coltura: estensiva e intensiva• monocolture

SERVIZI

finanziari, trasporti,telecomunicazioni, commercio,

pubblica amministrazione,servizi sociali, servizi ricreativi...

INDUSTRIA

produzione industrialedestinata al consumo

industriedi base

Agricoltura, industria, servizi

frumento

cerealeprimaverile

a riposo(maggese)

rotazione triennale

Una tecnica colturale di antica tradizione è la rotazionetriennale o “dei tre campi”. Una parte dei campi si destinavaa cereali (frumento), una parte a leguminose (fagioli, piselli...)o a un cereale primaverile. La terza parte veniva lasciataa riposo (maggese) e concimata, per ridare fertilità al terrenoimpoverito dalla coltivazione precedente.

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Settori agricolo, industriale e terziario

■ Indica quali settori (agricolo, industriale o terziario) sono illustrati dalle seguenti immagini.Attenzione, in una sola fotografia possono esserepresenti più settori.

Facendo

Capir

e ??.............................................................................................................................................................

.............................................................................................................................................................

.............................................................................................................................................................

.............................................................................................................................................................

.............................................................................................................................................................

.............................................................................................................................................................

geo parole

• Sottolinea nel testo il significato delle seguenti parole:

– rotazione triennale – coltura intensiva– coltura estensiva – industria di base

Nel passato l’agricoltura non era particolarmente pro-duttiva: infatti una parte dei terreni doveva essere lascia-ta incolta e a riposo dopo essere stata coltivata. Inoltre,era molto condizionata dall’andamento climatico e daiperiodi di siccità. Oggi, con l’irrigazione e l’uso dei ferti-lizzanti chimici, l’agricoltura è molto produttiva e non èpiù necessario lasciare incolti dei terreni coltivabili.Le colture possono essere estensive o intensive. Le coltureestensive sono attuate su grandi spazi dove si coltiva unsolo prodotto (monocoltura). In genere, i cereali sonocoltivati in modo estensivo. Le colture intensive, invece,che richiedono un lavoro più intenso dell’agricoltore, so-no eseguite su terreni di dimensioni ridotte e prevedonouna maggiore varietà di colture. Colture tradizionalmenteintensive sono quelle orticole, cioè dei prodotti dell’orto.

I settori industrialiL’industria può essere suddivisa in diversi settori. Le in-dustrie di base sono quelle che lavorano le risorse na-turali e le trasformano in prodotti destinati ad altre in-dustrie per successive trasformazioni. Sono industrie dibase l’industria mineraria, che estrae i minerali dal sot-tosuolo (carbone, rame, ferro, oro, piombo...), la metal-lurgica, che lavora i metalli, e la siderurgica, che in par-ticolare produce l’acciaio ottenendolo dal ferro. Vi sono poi le industrie che realizzano i prodotti desti-nati direttamente al consumo. Le industrie che produ-cono per il consumo sono, per esempio, l’industria ali-mentare, quella tessile (abiti, coperte...), quella farma-ceutica (medicinali), quella elettronica (elettrodome-stici, cellulari...) e quella informatica (computer).L’industria metalmeccanica produce sia per altre indu-strie (macchinari, impianti) sia per il consumo (auto-mobili).

Le articolazioni del terziarioLe attività di servizio, raccolte nel terziario, sono moltodiversificate. Infatti, fanno parte del terziario:■ i servizi finanziari: le attività creditizie (banche) eassicurative;■ i trasporti: autostradali, ferroviari, aerei, su acqua;■ le telecomunicazioni: telefonia mobile, internet...;■ il commercio: dalla grande distribuzione (centri com-merciali e supermercati) al piccolo commercio (negozi);■ la pubblica amministrazione;■ i servizi sociali: istruzione, sanità, assistenza...;■ i servizi a carattere ricreativo: ristorazione (ristoranti,bar...), spettacoli, attività sportive e soprattutto il turismo;■ altri servizi specializzati: ricerca scientifica, pubblicità...

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3Lezione CONCETTI BASEUNITÀ 4

Popolazione attiva e non attivaLa popolazione di un determinato territorio può esseredivisa in rapporto al lavoro in popolazione attiva e po-polazione non attiva.La popolazione attiva è quella parte della popolazioneche è in grado di lavorare. È costituita:■ dagli occupati: cioè da coloro che “sono occupati” asvolgere un lavoro;■ dai disoccupati, cioè da coloro che sono in cerca dilavoro e che al momento non lavorano.La popolazione non attiva comprende:■ chi non ha l’età per lavorare: considerando che perl’Italia l’età lavorativa è tra i 15 e i 64 anni, sono esclusigli anziani, i bambini e i ragazzi sotto i 15 anni;

Il mondo del lavoroL’organizzazione del lavoroIl livello di ricchezza e di sviluppo dei paesi dipende dalla quantitàdi persone che lavorano e dal loro livello di specializzazione.Per questo è molto importante prendere in considerazionealcuni indicatori come il tasso di disoccupazionee le caratteristiche della popolazione attiva.

geo parole

• Sottolinea nel testo il significato delle seguenti parole:

- popolazione attiva- popolazione non attiva- tasso di disoccupazione

popolazioneattiva e non attiva

lavoratori dipendentie lavoratori autonomi

legislazionedel lavoro

MONDO DEL LAVORO

■ chi non può lavorare per motivi di salute; ■ chi è in età di lavoro ma non lo cerca (per esempio,studenti e casalinghe).

Lavoratori dipendenti e lavoratori autonomiUn tempo esistevano solo poche tipologie di lavori e dilavoratori: contadini, commercianti, artigiani. Con losviluppo dell’industria nacque una nuova classe sociale,quella degli operai, che rappresentava la maggioranzadei lavoratori.

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Le società odierne sono composte da nuove e svariateforme di lavoro, che possono essere raggruppate in varimodi e tipologie.I lavoratori dipendenti lavorano per conto di altri e rice-vono in cambio un salario. Per esempio, sono dipenden-ti i lavoratori di un’industria o di una banca. Possiamodistinguere poi tra dipendenti del settore privato, chelavorano per aziende proprietà di una o più persone, edipendenti pubblici (per esempio gli insegnanti), chelavorano per lo stato. I lavoratori autonomi invece non lavorano per altri: or-ganizzano loro stessi l’attività. Per esempio, sono auto-nomi i proprietari di un negozio, gli artigiani o i liberiprofessionisti: notai, architetti, avvocati...

La legislazione del lavoro I rapporti di lavoro sono regolati da leggi, che spesso so-no state realizzate grazie alle lotte dei lavoratori in difesadei propri interessi. Queste leggi garantiscono i dirittidei lavoratori.La legislazione italiana, per esempio:■ vieta il lavoro alle persone di età inferiore ai 15 anni;■ garantisce ai lavoratori che smettono di lavorare, per-ché ormai anziani, una pensione, ovvero una somma didenaro erogata in genere ogni mese;■ assiste i lavoratori che hanno problemi di salute;■ vieta che un lavoratore possa essere licenziato senzamotivo;■ autorizza i lavoratori a organizzarsi in sindacati, cioèassociazioni che difendono i loro interessi.I lavoratori dipendenti devono firmare con il loro datoredi lavoro un contratto, in cui vengono indicati in primoluogo il tipo di lavoro richiesto e il salario. Tale contrattopermette di accedere ai diritti previsti dalla legge.Purtroppo esiste il fenomeno del lavoro nero, cioè di unrapporto di lavoro attuato senza la firma di alcun con-

tratto e quindi illegale. Il lavoro nero è molto dannoso:■ per il lavoratore, che non ha nessuno dei diritti garan-titi dalla legge;■ per la società, perché i lavoratori in nero e i loro capinon pagano le tasse.

Gli indicatori relativi al lavoroTra i dati fondamentali per capire come funziona ilmondo del lavoro in un territorio vi sono il tasso di oc-cupazione e il tasso di disoccupazione. Il tasso di occupazione si ottiene dividendo il numerodi occupati per il totale della popolazione in età lavorati-va, cioè compresa tra i 15 e i 64 anni.Il tasso di disoccupazione si ottiene dividendo il nume-ro di persone in cerca di occupazione per il totale dellapopolazione attiva. In genere, un tasso di occupazione basso e un tasso didisoccupazione elevato sono indicatori di un andamen-to economico negativo.

Il tasso di disoccupazione in Italia

■ Nella tabella sono indicati i dati relativi allapopolazione attiva e alle persone in cercadi occupazione in Italia (dati Istat, 2007).

■ Calcola il tasso di disoccupazione per ogni areageografica e per sesso; infine, calcola il dato nazionalecomplessivo e rispondi alle seguenti domande.

– In quale area geografica il tasso di disoccupazioneè più elevato?................................................

– La disoccupazione colpisce in modo ugualei maschi e le femmine?................................................

Facendo

Capir

e ?? Persone in cercadi occupazione Maschi Femmine Totale

Nord 185 000 246 000 432 000

Centro 113 000 153 000 267 000

Sud 424 000 384 000 808 000

ITALIA 722 000 784 000 1 506 000

Popolazione attiva Maschi Femmine Totale

Nord 7 120 000 5 233 000 12 353 000

Centro 2 908 000 2 413 000 5 052 000

Sud 4 751 000 2 573 000 7 324 000

ITALIA 14 779 000 9 949 000 24 728 000

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superiore al 70%

tra 60 e 70%

tra 50 e 59%

sotto il 50%

Percentuale di occupatinel terziario sul totaledegli occupati

4LezioneUNITÀ 4

Le attività lavorativeL’Europa è da oltre vent’anni una società post-indu-striale, ovvero una società dove l’occupazione si spostadal settore secondario a quello terziario, a maggioresviluppo tecnologico grazie soprattutto al settore del-l’informatica. Oggi infatti gli addetti al settore dei servi-zi sono più numerosi degli occupati nell’industria onell’agricoltura. Le realtà più avanzate in questa direzione sono i paesidi più antica tradizione industriale, quelli della partenord-occidentale (65-70% di addetti ai servizi). Alcunipaesi ex comunisti dell’Europa dell’Est, invece, mostra-no ancora valori più elevati di addetti all’agricoltura eall’industria.

Il tasso di disoccupazioneFra le caratteristiche economiche della popolazione hauna particolare rilevanza il fenomeno della disoccupa-zione. Tale fenomeno si è sensibilmente aggravato negliultimi decenni, fino a toccare oltre 16 milioni di per-sone nella sola Unione europea.Le percentuali minime di disoccupati sono quelle deiPaesi Bassi (3,2), della Danimarca (2,8), del Lussembur-go e di Cipro (4), mentre tra le più alte vi sono quelledella Repubblica Slovacca (11), della Polonia (9,6) e del-la Croazia (14,8). Tra i grandi paesi europei la Germania(8,4%), la Spagna (8,3%) e la Francia (8,3%) hanno itassi di disoccupazione più elevati. In Italia il tasso didisoccupazione si attesta intorno al 6,4%. L’Irlanda e ilRegno Unito fino a pochi anni fa avevano una disoccu-pazione tra le più alte in Europa, ma in questi ultimi an-ni, grazie a una forte crescita economica, l’hanno ridottasensibilmente. Negli anni novanta del secolo scorso, la disoccupazioneha raggiunto livelli particolarmente elevati in alcuni pae-si dell’Europa centro-orientale e balcanica.

Gli europei e il lavoroGli occupati in Europa sono circa 300 milioni elavorano in prevalenza nel settore terziario. No-nostante questo alto numero di lavoratori, il pro-blema della disoccupazione rappresenta un feno-meno che interessa, seppure in modo differenzia-to, tutti i paesi europei.

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Le economie piùavanzate del continentehanno una percentualedi occupati nel terziarioattorno al 70%.

Nelle realtà economichepiù arretrate d’Europauna parte importante dellapopolazione è impiegataancora nei settori primario e secondario.

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Qui i sistemi socialisti avevano garantito la-voro a tutti, anche se ciò comportava una ca-pacità produttiva bassa. In seguito alla cadu-ta dei regimi comunisti, molte aziende nonsono riuscite ad adattarsi al nuovo sistemaeconomico e sono fallite, lasciando a casamigliaia di lavoratori. Oggi però la situazio-ne occupazionale di questi paesi sembra mi-gliorare.

Le donne e il mercato del lavoroLe donne europee che lavorano sono in me-dia di più rispetto agli altri continenti. Esi-stono però forti differenze fra i vari paesi:i valori più bassi sono quelli dell’Italia(46,6% sul totale delle donne in età lavora-tiva), della Grecia (47,9%) e della Polonia(50,6%); le percentuali più alte si trovanoinvece in Danimarca (73,2%), in Svezia(71,8%) e nei Paesi Bassi (69,6%). Ciò di-mostra che in alcuni paesi vi sono ancoradelle resistenze culturali ad accettare che ladonna possa esercitare liberamente un’atti-vità lavorativa.

199

La disoccupazione in Europa

■ Osserva la carta sul tasso didisoccupazione nei paesi europeie rispondi alle domande cheseguono.

– Quali sono in Europa i paesicon le più basse percentuali di disoccupati?

.......................................................

.......................................................

.......................................................

– E quali quelli con le percentualipiù elevate?

.......................................................

.......................................................

.......................................................

– In quale fascia si colloca l’Italia?

.......................................................

– In quali altri paesi c’è un datosimile a quello italiano?

.......................................................

.......................................................

Facendo

Capir

e ??

O C E A N O

A T L A N T I C O

Maredel Nord

ISLANDA

NORVEGIA

SVEZIA

REGNO

UNITO

IRLANDADANIMARCA

PORTOGALLO

FRANCIA

SPAGNA

SVIZZERA

LUSSEMBURGO

M a r M e d i t e r r a n e o

3

1

2

4

7

ITALIA

GERMANIA

REP. CECA

AUSTRIA

PAESIBASSI

BELGIO

ROMANIA

M a r N e r o

ALBANIA

UCRAINA

MOLDOVA

GRECIA

REP. SLOVACCA

UNGHERIA

BULGARIA

CIPROMALTA

BIELORUSSIA

FEDERAZIONE

RUSSA

FINLANDIA

ESTONIA

LETTONIA

LITUANIA

POLONIA

56

1. SLOVENIA

2. CROAZIA

3. BOSNIA ED ERZEGOVINA

4. SERBIA

5. KOSOVO

6. MONTENEGRO

7. MACEDONIA

da 0 a 5%

da 6 a 10%

da 11 a 20%

da 21 a 30%

da 31 a 40%

L’occupazione femminile in Europa è aumentata nel corso degli ultimi anni,ma resistono condizioni sfavorevoli alle donne sul mercato del lavororispetto agli uomini.

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Più da vicinoLezione 4UNITÀ 4

Il terziario avanzato: informatica e telecomunicazioniNegli stati europei sta crescendo sempredi più la percentuale di addetti nel set-tore terziario. Una punta di diamante diquesto settore sono l’informatica e le te-lecomunicazioni, dove negli anni recentil’innovazione tecnologica è stata rapidis-sima.Tale innovazione ha determinato la nasci-ta di nuove professioni e ha posto le basiper modificare i modi tradizionali del la-voro. In questo settore, secondo le indagini piùrecenti, la richiesta di tecnici specializza-ti ammonta complessivamente a oltre 2milioni di persone in Europa (di cui oltre200 000 in Italia).

Le professioni legate a InternetInternet sta creando nuove interessantiopportunità d’impiego. Si tratta di mestie-ri che si rivolgono al mondo della grafica,dell’informatica, del commercio, della pub-blicità, del giornalismo, e che si evolvonocon una velocità sorprendente. I tecnici specialisti incaricati della proget-tazione informatica di un sito devono averesoprattutto competenze nel campo delsoftware; tra questi il più importante è ilWeb master, che è incaricato della proget-tazione, dello sviluppo tecnico, della gestio-ne e dell’aggiornamento dei siti Internet.A questa figura si affiancano i Web desi-gner, ovvero i “creativi” che si occupanodella grafica del sito, e i Web content ma-nager, responsabili della redazione dei con-tenuti del sito e del loro continuo aggior-namento: sono quelli che più si avvicinanoai giornalisti.

Le reti IntranetA fianco di Internet, le aziende oggi di-spongono anche di Intranet, reti aziendalicui accedono solo i dipendenti e i collabo-ratori.

Con Intranet si può, per esempio, accede-re a vari software utili per il lavoro e scam-biare velocemente grandi quantità di daticon i colleghi.A questa rete lavorano alcune figure pro-fessionali. Il System integrator è un tecnico, spes-so laureato, specializzato nella creazio-ne di infrastrutture di hardware e disoftware. Tra i suoi compiti c’è anchequello di integrare la rete aziendale conInternet.Il Security manager è invece il respon-sabile della progettazione, gestione e ma-nutenzione della rete aziendale, in parti-colare rispetto a tutti gli aspetti della si-curezza (per evitare, per esempio, intro-missioni nelle banche dati).

Il telelavoroUno dei cambiamenti più significativi in-trodotti grazie all’evoluzione tecnologianel mondo del lavoro, e che potrebbe mo-dificare profondamente il modo di lavora-re, è costituito dal telelavoro. “Telelavo-rare” significa lavorare a distanza, utiliz-zando le tecnologie dell’informazione, lereti di comunicazione e in particolare In-ternet.Il telelavoro permette al lavoratore, gra-zie all’utilizzo nella propria abitazione dicomputer e di tecnologie che consentonol’accesso alla rete (ADSL, fibra ottica, si-stemi di telefonia mobile), di svolgere,pur restando a casa, i compiti tradiziona-li di ufficio.

Tecnologia e nuove professioni

ECONOMIA E SOCIETÀ

200

Come cambia il lavoro

■ Che cosa sono le reti Intranet?■ Perché le nuove tecnologie

potrebbero modificare i moditradizionali del lavoro?

Capir

e ??

Utilizzo di reti Internet e Intranetnelle aziende italiane (Istat - 2007)

Tecnologia % % di aziendedi aziende nel settore

dei servizi

Internet 94,0 95,5

Intranet 30,7 36,7

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Il settore multimedialeLo sviluppo delle nuove tecnologie haconsentito la nascita di nuove professio-ni anche in altri comparti delle teleco-municazioni. Per esempio, tutto il settore dello spet-tacolo e della televisione (il cosiddettosettore multimediale) è stato rivolu-zionato dalle nuove tecnologie. Progressivamente saranno eliminate letradizionali trasmissioni via etere, chesfruttano le onde elettromagnetiche (se-gnale analogico). Il segnale sarà tra-smesso solo con la tecnologia digitale. Anche la fotografia e le riprese cinema-tografiche vengono fatte sempre menocon la tradizionale pellicola e sempre piùcon apparecchiature digitali.Tutto ciò comporta la necessità di nuovefigure professionali e di nuove specializ-zazioni per i tecnici che lavorano in que-sti settori.

Grazie al PC portatile, oggi si possono svolgereovunque molte attività che un tempo richiedevanola presenza fisica nel luogo di studio o di lavoro.

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Ulivo e colture legnose

Cereali e piante industriali

Foraggi e allevamento bovino

Foreste

Allevamento nomade

5LezioneUNITÀ 4

Le caratteristiche dell’agricoltura europeaL’agricoltura europea è oggi una delle più produttive delmondo. Le aziende agricole sono di grandi dimensioni,e si occupano sia della produzione sia della distribuzio-ne commerciale dei loro prodotti.La coltivazione dei campi è realizzata con l’aiuto di mac-chinari sempre più sofisticati. Questa crescente mecca-nizzazione ha determinato una forte riduzione dellamanodopera: se prima della rivoluzione industriale gliaddetti all’agricoltura costituivano oltre il 60% della po-polazione attiva europea, oggi, nelle regioni a più elevatatecnologia, sono sotto il 4%.Diffuso è l’utilizzo di fertilizzanti (prodotti che rendonoil terreno più fertile) e di antiparassitari (che respingonoanimali e insetti dannosi per le piante). La produzione agricola europea va verso la specializza-zione: non più varietà di colture, ma grandi aree mono-colturali (una sola coltivazione: per esempio il frumentoo la vite).

Le produzioni agricoleL’Europa ha una discreta ricchezza di prodotti agricoli.Produce più di un terzo della produzione mondiale dicereali, in particolare frumento (coltivato in tutte legrandi pianure europee) ma anche orzo, avena e segale,coltivati soprattutto nelle aree con climi più freddi.Il foraggio è coltivato soprattutto nelle aree atlantiche. Tra le piante industriali, quelle che vengono poi trasfor-mate da una lavorazione industriale, ricordiamo la bar-babietola, da cui si ricava lo zucchero: è coltivata soprat-tutto nell’Europa centrale e orientale.

L’agricoltura europeaL’Europa, per la sua posizione geografica, gode diun clima temperato. Il clima, la costanza delle pre-cipitazioni e la ricchezza di acque superficiali fannosì che le attività agricole siano favorite e quindimolto praticate in tutto il continente.

202

Europa atlantica:le aree atlantiche sonoregioni per eccellenzaforaggiere: talespecializzazione hafavorito l’allevamentobovino.

Europamediterranea:offre le produzionipiù varie, da vitie ulivi ad agrumi e ortaggi. È l’areadove prevale unacoltura intensiva.

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Europa centrale:ha una maggiorevarietà produttivarispetto alla regioneatlantica. Oltre acereali e foraggi,produce anchepatate, barbabietolee viti.

Europa orientale: ha una certa varietàproduttiva, anche se predomina largamentela produzione cerealicola. La zona più fertileè quella delle “terre nere”, che si estendonodall’Ucraina e dalla Moldova fino al Volga.

Colture diverse

■ Associa a ogni immagine fotografica la didascalia corretta.A Alberi da frutto.B Coltivazioni su terreni terrazzati in Portogallo.C Vigneti nella Champagne, in Francia.D Una moderna azienda agricola.

Facendo

Capir

e ??La vite è diffusa sulle colline francesi, nella regione tede-sca del Reno, in Europa orientale, in alcune aree dell’Ita-lia settentrionale e in tutta l’area mediterranea.La frutticoltura è presente in alcune aree limitate dell’Eu-ropa atlantica e dell’Europa centrale e soprattutto nell’a-rea mediterranea (dove il clima permette tra l’altro la col-tivazione di agrumi). Nell’area mediterranea è molto dif-fusa anche la coltivazione dell’ulivo.L’allevamento è diffuso un po’ ovunque, ma soprattuttonell’area atlantica (bovini e ovini) e in Europa orienta-le (bovini). Per quanto riguarda la pesca, i maggioriproduttori sono la Federazione Russa e gli stati dell’Eu-ropa settentrionale, seguiti dalla Spagna, dotata di im-portanti porti sull’Atlantico.

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Più da vicinoLezione 5UNITÀ 4

Nel continente europeo il settore agricolo ha ormai perso impor-tanza rispetto alle attività industriali e soprattutto a quelle delterziario. Nonostante questo, l’agricoltura europea è una dellepiù avanzate e redditizie del mondo.

Un’agricoltura tecnologica

ECONOMIA E SOCIETÀ

204

MACCHINE PER OGNI FASE DI LAVORAZIONE

macchineper araturae semina

grandimietitrebbiatrici

(cereali)

macchineper raccolta

e imballodel foraggio

mungitrici

RICERCA E INGEGNERIA GENETICA

lotta biologicaai parassiti

piantegeneticamente

resistentiagli ambienti

difficili

vegetalia crescita

rapid a

La meccanizzazione dell’agricolturaè un fenomeno iniziatocontemporaneamente alla rivoluzioneindustriale.Tuttavia, solo alcune fasidella produzione potevano esseremeccanizzate (come la raccolta deicereali o l’aratura). Nel tempo,la specializzazione delle macchineagricole è aumentata. Oggi, per ogni tipo di prodotto, territorio, fase dilavorazione, sono disponibili macchine e attrezzi specifici.

L’apporto della ricerca scientificaall’agricoltura è stato rilevante e diventerà sempre più importante nel corso dei prossimi anni. I risultatiottenuti con lo sviluppo dellebiotecnologie e dell’ingegneria geneticarappresenteranno il vero punto diconfronto tra l’agricoltura europea equella di altri importanti paesi sviluppaticome gli Stati Uniti.

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AGRICOLTURA BIOLOGICA

maggiore rotazionedei terreni

più concimi naturalimeno concimi

chimici

minori pesticidi,eliminazione insettidannosi attraversoantagonisti naturali

(insetti “buoni”)

paesi dell’Europa settentrionale

STRATEGIE DIFFERENTI

agricoltura in serra

paesi mediterranei

sviluppo tecniche di irrigazione

Se la frontiera dello sviluppo è segnata in qualche modo dai progressi delle biotecnologie, sicuramente la sfida piùinteressante per l’agricoltura europea è rappresentata dal confronto con l’agricoltura biologica.Quest’ultima intende evitare i rischi dell’agricolturaindustrializzata, in cui spesso si eccede nell’uso di sostanzechimiche (per esempio fertilizzanti e pesticidi) cherappresentano un pericolo per la salute dei consumatori.

Le agricolture dei vari paesi europei hannosviluppato strategie diverse in relazione alle caratteristiche ambientali.Nei paesi settentrionali, per esempio, sono statesviluppate le tecniche di coltivazioni in serra,per proteggere le piante dal freddo; in quellimediterranei, dove la piovosità è limitata,è stata sviluppata l’irrigazione artificiale.

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6LezioneUNITÀ 4

I primati italianiL’Italia appare tra i primi produttori al mondo di unaserie di prodotti agricoli. Punto di forza è oggi la produ-zione, ampiamente esportata, di frutta, legumi e ortaggifreschi e, tra i prodotti lavorati, di alcuni alimenti tipici.In particolare, il nostro paese si trova al secondo postomondiale nella produzione di olio d’oliva e tra i primiposti nella produzione di vino. Altre produzioni per cuirisulta tra i primi dieci in classifica sono il tabacco e gliagrumi. Vanno poi ricordati alcuni prodotti tipici lega-ti all’agricoltura per i quali l’Italia è famosa in tutto ilmondo: i formaggi, i salami e i prosciutti.

L’agricoltura italianaL’agricoltura italiana ha un elevato grado di mec-canizzazione e una produzione altamente com-petitiva. Tale modernità emerge anche dalla bassapercentuale di occupati nel settore primario: circail 4% della popolazione attiva.

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Italia settentrionale: sono presenti grandiaziende agricole dedite soprattutto allecolture foraggere.

Italia centrale: nelle proprietà mezzadriliveniva coltivato tutto ciò che serviva almezzadro. Questa varietà di colture (olivi,viti, ortaggi, cereali) permane nel paesaggioagricolo attuale, molto vario e curato.

frumento

mais

patate

pomodori

uva

olive

agrumi

mele-pere

cereali

frumento

mais

patate

pomodori

uva

olive

agrumi

mele-pere

cereali

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Lo sviluppo di un’agricoltura modernaLe zone settentrionali della nostra penisola sono state leprime a sviluppare un’agricoltura moderna. Tale prima-to si deve a motivi ambientali e storici. La pianura Padana è l’area più favorevole alla coltiva-zione: ha infatti un clima temperato, è ricca di acqua edi terreni fertili. Nel corso dell’Ottocento, molti im-prenditori investirono forti capitali in questa zona, dan-do vita a grandi aziende agricole moderne. Nel Centro e nel Sud Italia, invece, sono mancati a lun-go forti investimenti. Il Centro è povero di pianure e nonha terreni particolarmente fertili, mentre il Sud è sfavori-to da estati povere di precipitazioni.Un ostacolo alla modernizzazione fu inoltre la perma-nenza dei contratti di mezzadria al Centro e del latifon-do al Sud. La mezzadria prevedeva che il mezzadro, alle dipenden-ze del proprietario terriero, tenesse per sé la metà del rac-colto in cambio del suo lavoro. In questo modo, il mez-zadro non era stimolato ad apportare migliorie, perchémetà della sua fatica sarebbe stata sfruttata dal proprieta-rio, mentre quest’ultimo si accontentava della buona ren-dita che gli era comunque garantita. Il latifondo era una proprietà di grandi dimensioni col-tivata estensivamente con metodi arretrati o tenuta a pa-scolo. Il proprietario, o latifondista, che abitava distan-te dalle sue terre, si accontentava di ricevere una rendi-ta. La riforma agraria degli anni cinquanta del Nove-cento abolì il latifondo.

I prodotti dell’Italia settentrionaleLa pianura Padana centro-occidentale è specializzata nel-la coltivazione del riso, nelle colture foraggere e nellaproduzione di mais. La parte orientale (pianura veneta),accanto alle coltivazioni foraggere e cerealicole (frumen-to e mais), presenta varie altre specializzazioni come lafrutticoltura e la produzione di ortaggi.

Altre zone specializzate in settori specifici sono quelleromagnole, dedite alla frutticoltura (pesche, pere, susi-ne, kiwi). In Emilia-Romagna e in Veneto è inoltre par-ticolarmente diffusa la coltivazione della barbabietolada zucchero, cui è collegata la presenza di numerosizuccherifici.L’abbondanza di colture foraggere ha determinato nellapianura Padana la presenza di consistenti allevamentibovini e suini. Alcune aree collinari dell’Italia settentrionale si sonoinoltre specializzate nella viticoltura (l’Astigiano e ilMonferrato, la Franciacorta, l’area veronese e il Friuli).

I prodotti dell’Italia centro-meridionaleNell’Italia centrale il vigneto domina i paesaggi collinaridella Toscana, del Lazio e delle Marche; la coltivazionedel tabacco è diffusa invece in vaste aree dell’Umbria edella Toscana. Diffusa anche la produzione cerealicola.Nelle moderne aziende agricole del Sud si hanno soprattut-to colture orticole (pomodori, carciofi, finocchi, melan-zane, peperoni). Molto diffuse sono la coltivazione dell’u-livo e la produzione di frutta, in particolare agrumi (soprat-tutto in Sicilia). In Puglia e in Sicilia si ha una significativapresenza di vigneti. Sono rilevanti poi le coltivazioni di pri-mizie (frutti fuori stagione). Per quanto riguarda l’alleva-mento, è sviluppato soprattutto quello di ovini e caprini.

207

Italia meridionale: ricca di produzioni caratteristiche dell’areamediterranea: soprattutto viti, ulivi, agrumi e ortaggi.

Impianto per la mungitura delle mucche in un moderno allevamentobovino.

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Più da vicinoLezione 6UNITÀ 4

L’industrializzazione delle tecniche agrico-le e l’utilizzo di fertilizzanti chimici e an-tiparassitari hanno permesso un’enormeespansione delle produzioni agricole. Taliinnovazioni, tuttavia, hanno comportatol’insorgere di alcuni gravi problemi di in-quinamento ambientale, causati dal mas-siccio impiego dei prodotti chimici. Sequesto è uno degli aspetti negativi più evi-denti dell’evoluzione dell’agricoltura euro-pea, ve ne sono altri di cui si è presa co-scienza solo in tempi recenti.

Modernizzazione e tutela della tradizioneUna delle preoccupazioni dell’agricolturaeuropea odierna, e in particolare di un ter-ritorio così ricco di tradizioni culinarie co-

me l’Italia, è legata al pericolo della scom-parsa di alcune coltivazioni tradizionali e,conseguentemente, di alcuni prodotti ali-mentari tipici. Ormai la coltivazione di alcuni prodotti tra-dizionali è poco conveniente. Questo per-ché tali prodotti avevano un mercato ri-stretto e, proprio per la loro particolaritàdi lavorazione, costi di produzione troppoelevati. A loro difesa, per ragioni non solo eco-nomiche ma anche culturali, è intervenu-ta l’Unione europea. È stata quindi at-tuata una politica di tutela dei “prodot-ti tipici”, cioè dei prodotti che possonovantare una qualità derivante anche dal-lo stretto legame con il territorio di pro-venienza.

I marchi di tutelaLa politica di tutela si è basata sull’intro-duzione della “denominazione d’origine”e dei “marchi di qualità”.Il primo riconoscimento di qualità intro-dotto, e quello tuttora più famoso, ha in-teressato i vini: si tratta del marchio Doc(Denominazione d’origine controllata).

A tale marchio ha fatto seguito quello Docg(Denominazione d’origine controllata egarantita), attribuito solo ai vini di mag-gior pregio. In seguito sono state introdotte le deno-minazioni relative a carni, salumi, formag-gi e altri prodotti alimentari.Tra le più importanti ricordiamo la Deno-minazione d’origine protetta (Dop): ri-conosce la provenienza della materia pri-ma del prodotto tipico da una ristretta areadi produzione, dove devono anche svolger-si tutte le fasi di lavorazione per ottenereil prodotto finito. Nel caso della Indicazione geograficaprotetta (Igp) si dà invece valore soprat-tutto alla componente umana e alla tradi-zione del territorio indicato: in questo ca-so è sufficiente che una sola delle fasi diproduzione venga praticata in quel luogodi provenienza.

L’importanza dei marchiI marchi rappresentano una tutela per iconsumatori europei, in quanto non soloforniscono una garanzia di qualità deiprodotti di consumo, ma soprattutto dan-

La difesa dei prodottitradizionali

ECONOMIA E SOCIETÀ

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no certezze sui luoghi di provenienza.Proprio per questi motivi, per ottenere lecertificazioni di tutela da parte dell’Unio-ne europea e dei vari governi nazionali iproduttori devono sottostare a condizionimolto rigorose, accuratamente verificatedagli organi comunitari.La difesa dei prodotti tipici, insieme alladiffusione dell’agricoltura biologica, è co-munque una battaglia che va sostenuta,perché contribuisce a una migliore difesadell’ambiente naturale europeo. La conser-vazione dei prodotti tipici, infatti, implicaanche la conservazione dei territori, dellearchitetture rurali e di tutte le forme tra-dizionali di coltivazione e allevamento le-gate alla lavorazione di quei particolariprodotti.

I prodotti tipici italianiL’Unione europea riconosce ben 168 pro-dotti tipici italiani, contrassegnati con imarchi Dop o Igp.Come puoi vedere dalla tabella, le tipolo-gie dei prodotti più rappresentate sono lafrutta e la verdura, i formaggi, l’olio d’oli-va e i prosciutti e i salami: si tratta di pro-dotti di una qualità riconosciuta in tutto ilmondo. Come puoi vedere dalla carta, le regioniche hanno il maggior numero di prodottiriconosciuti dall’Unione europea sono laLombardia e l’Emilia Romagna, seguite dalVeneto e dalla Campania.

10

419

5

152

19

132

4

3

5

18

13

1

10

3

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16

6

I prodotti tipici italiani a marchio Ue (2008)

aceti diversi 2 aceto balsamico di Modena, aceto balsamico da aceti di vino di Reggio Emilia

carni 2 agnello di Sardegna, vitellone dell’Appennino centrale

carni trasformate 29 tra cui: culatello di Zibello, prosciutto(salumi, insaccati ecc.) di Parma, prosciutto di San Daniele,

soppressata e salsiccia di Calabria,mortadella di Bologna ecc.

olive da tavola 2 Bella della Daunia, Nocellaradel Belice

olio d’oliva 38 quasi ogni regione italianaproduce olio d’oliva con marchio Igp

ortofrutticoli e cereali 53 tra cui: lenticchie di Castelluccio,asparagi di Cinaldomo e diAltedo, arance rosse di Sicilia,pomodoro San Marzano dell’agrosarnese-nocerino, clementinedi Calabria ecc.

formaggi 34 tra cui: fontina, gorgonzola, parmigiano reggiano, asiago,provolone, pecorino, taleggio, toma ecc.

oli essenziali 1 bergamotto di Reggio Calabria

prodotti di panetteria 3 coppia ferrarese,pane di Genzano,pane di Altamura

altri prodotti 2 ricotta romana,di origine animale miele della

Lunigiana

spezie 2 zafferano dell’Aquila,zafferano diSan Gimignano

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7LezioneUNITÀ 4

Siderurgia e metallurgiaI settori siderurgico e metallurgico sono il nucleo por-tante dell’industria europea. Rispetto al passato, però, ta-li settori si sono molto ridotti.La cause sono innanzitutto la riduzione del consumodell’acciaio e, in secondo luogo, la concorrenza di pro-dotti siderurgici importati da paesi extraeuropei (comeil Brasile e la Corea del Sud). La principale conseguen-za è il calo dell’occupazione: tra il 1980 e il 1994 gli oc-cupati del settore siderurgico sono passati da circa600 000 a 300 000.Attualmente il maggiore produttore europeo di acciaio èla Federazione Russa, seguita dalla Germania e dall’Italia.

Gli altri settori tradizionali Sono grandi settori tradizionali dell’industria europea oc-cidentale anche quello tessile e quello alimentare. Anchequesti settori, rispetto al passato, hanno subito un forte ri-dimensionamento, dovuto sia ai processi di automazione,cioè all’introduzione di macchinari che hanno sostituito illavoro umano, sia alla fortissima concorrenza dei paesi invia di sviluppo (soprattutto nel caso del tessile). Nonostan-te ciò, il loro peso a livello mondiale è ancora molto forte;in particolare, Italia e Germania sono i maggiori esportato-ri mondiali di produzioni tessili e di abbigliamento. Di grande rilievo è anche il peso dell’industria chimica efarmaceutica: Germania, Regno Unito, Francia e Italia so-no rispettivamente al terzo, quarto, quinto e ottavo postonella graduatoria mondiale. Molti colossi industriali delsettore operano anche fuori dal continente; sono infattieuropee le più importanti multinazionali (per esempioBasf, Hoechst, Bayer, Ciba-Geigy, Roche, Rhône Poulenc).Ma è soprattutto l’industria automobilistica a raggiun-gere, a livello mondiale, posizioni da primato: l’Europaè prima per numero di auto prodotte. La sola produzio-ne dell’Unione europea rappresenta circa il 40% di

I settori industriali europei

L’Europa ha un importante peso nella produzio-ne industriale mondiale. Paesi europei quali Ger-mania, Francia, Italia, Regno Unito e FederazioneRussa si trovano tra i primi dieci posti della classi-fica produttiva.

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quella mondiale ed è concentrata in tre paesi: Germania(Volkswagen, BMW, Daimler-Benz), Francia (Peugeot-Citroën, Renault), Italia (gruppo Fiat). Alla produzionedi queste aziende vanno aggiunti anche i veicoli fabbrica-ti in Europa da industrie non europee come Ford, Opel-General Motors e da alcune imprese giapponesi che ope-rano in special modo nel Regno Unito e in Spagna.

I settori più avanzatiSettori in grande sviluppo, ma ancora in ritardo rispet-to ad altre aree del mondo, sono quelli dell’industriaelettronica e dell’informatica. Tra le imprese europeepiù importanti ricordiamo la tedesca Siemens e l’anglo-olandese Philips, che hanno un peso decisamente limi-tato se paragonate ai colossi statunitensi e giapponesi.Altre industrie a elevato sviluppo tecnologico sono quel-la aerospaziale e quella produttrice di robot industria-li; in entrambi questi campi il peso dell’Europa nel con-testo mondiale è abbastanza rilevante.

Un settore innovativo è quello della biotecnologia,cioè quel settore che utilizza organismi viventi per pro-durre o modificare prodotti o processi produttivi. Que-sto settore viene applicato al campo alimentare, con larealizzazione, per esempio, di piante che resistono aclimi rigidi, e in campo medico.

211

Il peso dell’industria nel Pil

■ Nelle economie dei paesi europei più sviluppati il valore percentuale della produzione industriale sul totale della ricchezza prodotta è decisamente diminuito rispetto a quello della metà degli annisettanta del secolo scorso, quando raggiunse i livelli massimi. La carta mostra la percentuale di Pilgenerata dall’industria rispetto al Pil totale in alcuni paesi europei. Osservala e rispondi alle domande.

– Qual è il paese in cui l’industria contribuisce maggiormente alla formazione del Pil?– E quello in cui, invece, ha il peso minore?– Qual è, nei paesi considerati, il valore percentuale medio del Pil creato dall’industria sul Pil totale?

Facendo

Capir

e ??

AUSTRIA31,1

BELGIO21,6

DANIMARCA22,2

FINLANDIA26,3

FRANCIA20,6

GERMANIA29,9

GRECIA23,1

IRLANDA37,2

ISLANDA24,6

ITALIA26,5

LUSSEMBURGO14,6

NORVEGIA40,3

PAESIBASSI24,5

POLONIA30,7

PORTOGALLO25

REGNOUNITO

24,1

REPUBBLICACECA

39

SPAGNA27,1

SVEZIA29

SVIZZERA26,4

UNGHERIA29,5

Nella pagina a fronte,il braccio meccanico di un robot industrialepilotato da un tecnico.Qui sotto, uno stabilimentodella BMW, in Germania.Sopra a destra, un operatoredel settore biotecnologico.

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Più da vicinoLezione 7UNITÀ 4

Le originiLa rivoluzione industriale, che ha dato ori-gine alla società in cui viviamo ancora og-gi, è partita dall’Europa. Nata in Inghilter-ra nella seconda metà del XVIII secolo, siè poi diffusa in tutto il mondo nei secolisuccessivi.Nel 1769 l’industriale inglese Watt brevettòla macchina a vapore. Tale macchina eradotata di una caldaia piena d’acqua cheveniva portata a ebollizione con legna osoprattutto carbone. Il vapore acqueo chesi formava, debitamente incanalato, azio-nava delle macchine che filavano e tesse-vano. Queste macchine permettevano unaproduzione decisamente maggiore rispettoa quelle mosse dall’uomo o dai corsi d’ac-qua, e quindi si diffusero rapidamente.

La nascita delle fabbricheBen presto nacquero le fabbriche, luoghiin cui si concentravano molte macchine,azionate da un nuovo tipo di lavoratori, glioperai. Questo sistema di produzione ven-ne applicato presto, oltre che al settore tes-sile, a quello della lavorazione del ferro edei metalli. Nacque così la siderurgia.La nascita delle nuove industrie fu favori-ta dalla presenza sul territorio di giaci-menti minerari di carbone, risorsa ener-getica principale per il funzionamentodelle nuove macchine, e di ferro, la ma-teria prima per le nuove attività siderur-giche e meccaniche.

La diffusione della rivoluzione industrialeDall’Inghilterra, la rivoluzione industrialesi diffuse anche nel resto d’Europa a parti-re dal XIX secolo.Anche nell’Europa continentale le primearee industrializzate furono quelle in cui sitrovavano le miniere di carbone e di ferro,in particolare tra il Belgio e la Francianord-orientale. La regione industriale della Ruhr, in Ger-mania, si sviluppò più tardi ma la sua cre-scita, favorita dalla presenza di giacimenti

di carbone di ottima qualità energetica, fucosì rapida e intensa che giunse a supera-re persino i distretti industriali inglesi.

L’evoluzione successivaAlla fine del XIX e per buona parte del XXsecolo, grazie all’utilizzo di nuovi tipi dienergia, come quella elettrica, e all’im-

La carta evidenzia le prime areeindustriali in Inghilterra: la vastaregione del Midland, il Gallesmeridionale, il Northumberlandin Scozia.Newcastle era il porto della piùimportante regione carbonifera;Edimburgo e Norwichrappresentavano il centrodi sviluppati distretti lanieri.

piego di nuove fonti energetiche, come ilpetrolio, si è potuto assistere a una ulte-riore fase di sviluppo ed espansione delprocesso di industrializzazione. Nacqueronuovi settori industriali che si sono rivela-ti presto trainanti per l’economia europea:l’elettromeccanico, quello automobilisti-co e quello chimico.

La rivoluzioneindustriale

GEOSTORIA

212

Edimburgo

Newcastle

LeedsManchesterLiverpool

Norwich

Birmingham

CardiffBristol

Southampton

Glasgow

NORTHUMBERLAND

DurhamMIDLAND

Londra

GALLES

Regioni industriali

Regioni carbonifere

Industria metallurgica

Industria del cotone

Industria della lana

La rivoluzioneindustriale

■ Quale evento èstato fondamentaleper l’avvio dellarivoluzioneindustriale?

■ Quali territorieranoparticolarmenteadatti al primosviluppoindustriale?Perché?

Capir

e ??Una locomotiva a vapore della seconda metà del XIX secolo.

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Le grandi trasformazioni dell’industriaVerso la fine degli anni settanta del Nove-cento, in tutti i paesi dell’Europa occiden-tale si è attuato un processo di radicaletrasformazione dei sistemi industriali. Tale trasformazione si è resa necessariaper due motivi. In primo luogo, per la cri-si produttiva scatenata dall’improvvisoaumento del prezzo del petrolio, che hafatto crescere molto i costi della produ-zione. In secondo luogo, per il necessarioammodernamento dei macchinari e de-gli impianti, ormai vecchi. Per superare le difficoltà, l’industria hacosì introdotto nuove tecnologie: l’infor-matica e la microelettronica. Molte indu-strie di tipo tradizionale, come la tessilee l’automobilistica, hanno introdotto l’au-tomazione. Altri settori già innovativi,come le telecomunicazioni, si sono ulte-riormente potenziati.

DeindustrializzazioneQuesta trasformazione ha portato a unforte aumento della produttività, ma con-temporaneamente a una minore neces-sità di lavoratori. Di conseguenza, neipaesi occidentali è diminuito il numero diaddetti al settore secondario e molte indu-strie, in difficoltà rispetto alle nuove con-dizioni di mercato, hanno chiuso. Questofenomeno ha preso il nome di deindu-strializzazione.La deindustrializzazione è ben visibile perla presenza, nel cuore di tante città di an-tica tradizione industriale, di capannonied edifici industriali dismessi, cioè abban-donati. In alcuni casi tali aree sono statericonvertite attraverso la costruzione distrutture per la cultura e il divertimento,di centri commerciali e di abitazioni.

DelocalizzazioneUn altro fenomeno che caratterizza sem-pre più il continente europeo è quello del-la delocalizzazione della produzione in-dustriale. Molte lavorazioni in precedenza

collocate in territorio europeo sono statetrasferite dagli imprenditori in paesi ex-traeuropei.In aree meno sviluppate del pianeta, in-fatti, gli imprenditori affrontano spesemolto inferiori: la manodopera è meno co-stosa, e anche il terreno su cui edificare lafabbrica ha prezzi molto bassi. La delocalizzazione è stata resa possibiledal progresso tecnologico. Mezzi di tra-sporto e sistemi di trasmissione delle infor-

mazioni sempre più rapidi ed economicipermettono di installare un impianto an-che a migliaia di chilometri dalla sede cen-trale dell’impresa.

Deindustrializzazionee delocalizzazione

ECONOMIA E SOCIETÀ

213

Le cause dei fenomeni

■ Quali sono le causedella deindustrializzazionee della delocalizzazione? C

apir

e ??

Qui sotto, una vecchia fabbrica tessile nei dintorni di Milano, oggi non più attiva.In basso, un villaggio modello per operaicostruito nel XIX secolo in provincia di Bergamo, le cui abitazioni sono ancora utilizzate.

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M A R

M A R E

D E L

N O R D

OC

EA

NO

AT

LA

NT

IC

O

RegioneParigina

AlsaziaLorena

Midlands

Rotterdam

Catalogna

ProvinceBasche

Asturie

Ruhr

Lisbona

Siviglia

Madrid

Valencia Marsiglia

Tolosa

Lione

Nantes

Le HavreLiegi Colonia

DunkerqueLondra

Cardiff

Glasgow

Belfast

Dublino

Amsterdam

Amburgo

C

Os

Bergen

MonacoFrancoforte

Lip

B

Genova

Torino

MilanoVen

Area padana

Palermo

8LezioneUNITÀ 4

L’Europa occidentale e centraleIn Europa la prima potenza industriale per valore dellaproduzione e delle esportazioni, per livello tecnologico equalità dei beni è la Germania. La Germania presenta imprese di grandi dimensioni evanta la maggiore produzione nel continente per la side-rurgia e la meccanica (mezzi di trasporto e industria au-tomobilistica in particolare). Settori trainanti sono poiquelli chimico, farmaceutico ed elettromeccanico, ma sisono raggiunti traguardi notevoli anche nei comparti del-la biotecnologia e delle telecomunicazioni. Come potenze industriali, seguono Francia, Regno Uni-to e Italia, che hanno un importante settore metalmec-canico (con grandi imprese automobilistiche) e specia-lizzazioni quali l’industria aerospaziale e delle fibresintetiche (Francia), l’industria petrolifera (Regno Uni-to, grazie allo sfruttamento dei giacimenti del mare delNord), l’industria petrolchimica e quella dell’abbiglia-mento (Italia).Pur essendo paesi con un solido sistema industriale, per-mangono al loro interno forti differenze regionali. Ciòaccade soprattutto in Francia e in Italia, che vantano areeforti come il bacino di Parigi, la Francia orientale e la pia-nura padano-veneta, ma anche aree a bassa industrializ-zazione.

L’Europa orientalePrima del 1989, nei paesi dell’Europa orientale vigevanoregimi socialisti. In tali regimi le fabbriche erano pro-prietà dello stato, che stabiliva quali beni dovevano es-sere prodotti e a quali prezzi venduti. Con la caduta dei regimi socialisti, questi paesi sono pas-sati all’“economia di mercato” caratteristica dei paesioccidentali. Nell’economia di mercato lo scambio di be-ni e la contrattazione dei prezzi avviene sul mercato,mentre lo stato interviene solo per definire alcune rego-le e controllare che siano rispettate. Nel passaggio all’economia di mercato, si è resa necessa-ria una profonda ristrutturazione dell’intero settore in-dustriale, che ha comportato spesso la chiusura di mol-te industrie e la forte riduzione di occupati.

Nei paesi che facevano parte dell’Unione Sovietica, so-prattutto nella Federazione Russa e in Ucraina, restanopredominanti i settori dell’industria pesante (siderur-gia e metallurgia), mentre sono ancora deboli quellidedicati alla produzione di beni di consumo destinatialla popolazione come l’elettronica. In questi paesi l’e-

Le aree industriali europee

L’area europea più sviluppata industrialmente èquella centro-occidentale. Fa eccezione la Federa-zione Russa, uno degli stati più industrializzatidel pianeta.

214

Italia e Francia conservanoancora forti differenze regionali:hanno aree fortemente sviluppatee altre piuttosto arretrate.

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MA

RB

ALT

ICO

MAR NERO

M E D I T E R R A N E O

MAR CASPIO

Plojesti

Bacino diKremencuke Kachovka

Voronez

Saratov

Kursk

Mosca

Jaroslav

NizniNovgorod

Kazan

Perm

Ufa

m

Regionedi Mosca

Slesia

Bacinodi Samara

Bacinodi Votkinsk

Bacinodi Kama

a

go

CopenaghenMalmö

Göteborg

StoccolmaOslo

Turku

Helsinki

San Pietroburgo

Minsk

Poznán Varsavia

CracoviaKatowice

Ostrava

Vienna Budapest

cote

Lipsia

Berlino

Zagabria

Belgrado

SofiaVarna

Costanza

Bucarest

Odessa

Dnepropetrovsk

Kyjiv

Rostov-na-Donu

Volgograd

a

Venezia

Ravenna

na

Salonicco

Napoli

Taranto

Atene

Tipologia di alcunedelle principali industrie

Chimica e petrolchimica

Cantieri navali

Aerospaziale

Principali città eregioni industriali

Aree di maggiorconcentrazioneindustriale

Elettronica, informatica,telecomunicazioni

conomia risente inoltre della mancanza di infrastruttu-re (vie di comunicazione, trasporti efficienti...). Neglialtri paesi le industrie più solide sono concentrate so-prattutto all’interno del triangolo industriale fra le cittàdi Varsavia, Budapest e Praga. Emergono comunque per l’industria dell’Est alcuni im-portanti punti di forza: la disponibilità di risorse umanespesso con un elevato grado di formazione scolastica, ladisponibilità di risorse scientifiche, ma soprattutto, perquanto riguarda la Federazione Russa, l’enorme poten-ziale di materie prime.

215

Europa centro-occidentale: è l’area più industrializzata d’Europa.Il “cuore” dell’industria europea sono la valle del Reno e la Ruhr,che in tempi recenti hanno saputo ristrutturare il tradizionaleapparato industriale basato sulla siderurgia.

Nell’Europa orientale le industrie sonolocalizzate quasi esclusivamente nelle capitali.

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LezioneUNITÀ 4

Laboratorio8

216

STABILIRE RELAZIONI �

1 Accanto a ciascuna voce indica seessa si riferisce alla realtà indu-striale del Portogallo (segnando laP), del Belgio (segnando la B) o dientrambi i paesi.

• Un’economia da sempre aperta agli scambi ........

• Industrializzazione recente ........• Industrializzazione

di vecchia data ........• Disponibilità di materie prime ........• Industria centrata sui

settori tradizionali ........• Recente introduzione

dei settori dell'elettronicae della farmaceutica ........

• Intervento di capitali stranieri ........• Ruolo determinante degli aiuti

UE nello sviluppo economico ........• Rilevanza dei settori

elettronico, elettrotecnico e petrolchimico ........

• Importanza del settore tessile ........

2 Realizza un istogramma con i datidella tabella 2: attribuisci due diversicolori alle colonne dell'import e aquelle dell'export e riporta i coloriin una legenda; sopra a ogni coppiadi colonne indica l'anno a cui i valorisi riferiscono.

REALIZZARE GRAFICI�

Due diverse industrializzazioniIl caso del PortogalloL'economia del Portogallo è la più debole fra quelle dell'Europa occidentale. Il paese, povero di risor-se naturali, ha vissuto nel Novecento una situazione di isolamento economico imposta dal regime dit-tatoriale che è durato sino al 1974: gli scambi con gli altri paesi erano molto limitati e ciò ha compor-tato un ritardo della crescita dell’industria rispetto agli altri stati europei.Con l’avvento della democrazia, il paese ha rotto definitivamente il suo isolamento e dal 1986 fa par-te dell'Unione europea.Proprio grazie agli aiuti europei, il Portogallo ha conosciuto tra il 1996 e il 2000 una forte espansio-ne, che ha però avuto in seguito una fase di arresto.L'industria è ancora centrata prevalentemente sui settori tradi-zionali (tessile e delle costruzioni navali), ai quali si affiancano ti-midamente le industrie elettroniche e farmaceutiche.Negli ultimi anni, grazie a capitali stranieri, sono state introdot-te nuove attività legate alla produzione automobilistica.Come si vede dalla tabella 1, la bilancia commerciale eviden-zia ancora una prevalenza del valore delle importazioni rispetto aquello delle esportazioni. Le cinque prime voci dell'esportazionesono quelle indicate nella tabella 2.

COMPETENZE ATTIVATE

■ Analizzare e confrontare tabelle.■ Realizzare grafici.■ Stabilire relazioni.

Commercio estero (in milioni di $ Usa)

Anno Import Export

2005 61 184 38 150

2006 66 673 43 332

2007 77 050 50 994

TABELLA 1

Principali esportazioni (in milioni di $ Usa - 2006)

Autoveicoli e loro parti 5 508

Materiale elettrico ed elettronico 5 134

Macchinari 3 457

Abbigliamento e accessori 3 113

Ferro e acciaio 2 145

TABELLA 2

Il Portogallo è tra i maggioriproduttori mondiali di sughero.Anche la pesca è abbastanzasviluppata nel paese.

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217

Il caso del BelgioIl Belgio è stato il primo paese dell’Europa continentale a conoscere il processo di industrializzazio-ne, già a partire dalla metà dell’Ottocento.Ciò è avvenuto grazie alla forte disponibilità di risorse minerarie come il carbone nell’area meridio-nale del paese, chiamata Vallonia.Negli ultimi decenni questa parte del paese ha conosciuto una forte crisi industriale, che ha portatoalla chiusura delle miniere e di molte industrie metallurgiche. Lo sviluppo del paese si è progressiva-mente spostato nell’area settentrionale (le Fiandre) e nella regione metropolitana di Bruxelles, do-ve sono concentrate le produzioni ad elevato contenuto tecnologico e importanti attività terziarie.In ogni caso il paese continua a mantenere una solida base industriale. I settori più sviluppati sonoquello agroalimentare, quellochimico e quello metallurgi-co. Sono importanti anche lameccanica (costruzione di va-goni ferroviari, assemblaggio diautomobili straniere), la petrol-chimica, l’elettronica e l’e-lettrotecnica e il tessile.La vitalità economica del paese èconfermata anche dal fatto che ilvalore delle esportazioni su-pera il valore delle importa-zioni, come puoi vedere dallatabella 3. Le cinque prime vocidell'esportazione sono quelle in-dicate nella tabella 4.

3 Considera i dati della tabella 3 eutilizzali per calcolare il saldo com-merciale del Belgio negli anni indi-cati. Indicalo nella tabella che seguecon il segno +, poiché il valore del-le esportazioni supera semprequello delle importazioni.

� analIzzare le tabelle

Anno Saldo commerciale(in milioni di $ Usa)

2005 .............................................

2006 .............................................

2007 .............................................

4 Considera i dati delle tabelle 2 e4 e individua quali delle seguentiaffermazioni sono da ritenersi cor-rette.

• Il valore delle esportazioni industria-li del Belgio è superiore di oltre diecivolte a quello del Portogallo.

• Le esportazioni industriali del Porto-gallo riguardano prevalentemente isettori tradizionali.

• L’alto valore delle esportazioni indu-striali è segno di un’economia svilup-pata.

• L'industria chimico-farmaceutica bel-ga non è particolarmente sviluppata.

• Le esportazioni industriali del Belgioriguardano anche i settori tradizio-nali.

• Sia in Belgio, sia in Portogallo si è svi-luppata l'industria meccanica.

• L'industria tessile del Portogallo pro-duce solo per il mercato interno.

• L'industria tessile portoghese produ-ce solo filati e tessuti.

� leggere le tabelle

In alto, gli impianti di una raffineria in Belgio.A sinistra, un porto commerciale del paese nei pressi di Bruges.

TABELLA 4

Commercio estero (in milioni di $ Usa)

Anno Import Export

2005 318 700 334 400

2006 351 979 366 935

2007 415 752 432 327

TABELLA 3

Principali esportazioni (in milioni di $ Usa - 2007)

Autoveicoli 44 035

Prodotti farmaceutici 37 481

Prodotti chimici 35 246

Macchinari 27 909

Materie plastiche 27 541

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Aree industrialiAeronauticaAlimentare,conservieraAutomobili,mezzi di trasportoBevande(vini, liquori)CalzatureCarta, stampaChimica, gomme,materie plasticheCuoio, pelliElettronica,elettrotecnicaLavorazionedel legno (mobili)Materialida costruzioneMeccanicadi precisioneMeccanica variaNavaleSiderurgia,metallurgiaTessile,abbigliamentoVetro, ceramiche

Aosta Trento

L'Aquila

Catanzaro

Chatillon

Bolzano

San SalvoTermoli

Foggia

Roma

Ancona

Bari

Napoli

Palermo

Perugia

Genova

Firenze

Bologna

Trieste

VeneziaTorino

Milano

Cagliari

Savona

Bergamo

Verona

Monfalcone

Ravenna

Pescara

Brindisi

Taranto

Crotone

Reggiodi Calabria

Catania

PrioloGargallo

TerminiImerese

Porto Torres

Portoscuso

Livorno

La Spezia

Piombino

Alghero

Oristano

Imperia

CairoMontenotte

Cuneo

Alessandria

BiellaBrescia

Mestre-Porto Marghera

Padova

Vicenza

Treviso

Pordenone Udine

FerraraModena

Parma

LuccaPrato

RosignanoSolvay

Arezzo

Terni

CivitanovaMarche

Chieti

PiedimonteSan Germano

Santa MariaCapua Vetere

Pomiglianod’Arco

Salerno

Solofra

Melfi

Castellammaredi Stabia

Marsala

Messina

BustoArsizio

Varese

NovaraIvrea

9LezioneUNITÀ 4

Un’industria varia e specializzata I settori forti dell’industria italiana sono quello metal-meccanico e quello elettrico. La più grande impresa delsettore metalmeccanico è la Fiat, che ha il monopolio

della produzione di auto in Italia (ovvero è l’unica azien-da italiana che produce automobili) ed è anche una gran-de multinazionale: ha cioè impianti in diverse nazionidel mondo.Nel settore meccanico alcune produzioni hanno unabuona posizione sui mercati esteri grazie all’alto grado dispecializzazione; ciò accade, per esempio, per le macchi-ne utensili, i robot industriali, gli elettrodomestici e an-che le armi. La chimica italiana, benché sia in crisi ormai da decenni,riveste ancora un ruolo importante; in particolare, nelcomparto della petrolchimica, l’Eni mantiene la sua rile-vanza a livello internazionale.

L’industria italianaIl nostro paese si trova al quinto posto mondialeper produzione industriale (dopo Giappone, Sta-ti Uniti, Germania e Francia). La produzione ita-liana presenta una certa varietà, anche se emergo-no alcune importanti specializzazioni.

218

Il Nord-Ovest è da sempre l’area più industrializzata d’Italia:qui sorgono le industrie di maggiori dimensioni. Il “triangoloindustriale”, cioè il territorio presente tra le città di Milano,Torino e Genova, accolse negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso moltissimi lavoratori immigrati dalle altreparti d’Italia, soprattutto dal Sud.

Il Nord-Est e il Centrosono caratterizzati dallapresenza di molte aziendedi dimensioni piccole emedie, attive soprattuttonei settori tradizionali.

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Il settore siderurgico ha attraversato un periodo diprofonda crisi a causa della sovrapproduzione europeadi acciaio che ha imposto la chiusura di grandi impian-ti italiani (Bagnoli a Napoli, Cornigliano a Genova, Se-sto San Giovanni a nord di Milano). L’Italia è tradizionalmente specializzata nei settori tessilee dell’abbigliamento, nonché in quello delle calzature edel legno-arredamento. Sono settori caratterizzati dallapresenza di piccole e medie imprese che producono so-prattutto per l’esportazione. Tali imprese hanno reso fa-moso nel mondo il cosiddetto “made in Italy”, che indi-ca prodotti di qualità e stile di alto livello.L’industria alimentare è stata attraversata da un forteprocesso di concentrazione industriale: le grandi azien-de prevalgono su quelle piccole e medie. Le multinazio-nali straniere hanno acquisito alcune delle più importan-ti imprese nazionali del settore.

Uno sviluppo territoriale squilibrato Malgrado l’elevato livello di sviluppo raggiunto, in Italiapermangono squilibri nella distribuzione delle varie atti-vità industriali. Il Nord-Ovest (Piemonte, Lombardia, Liguria) ha ancorauna posizione dominante, sia per la varietà dei settorid’attività sia per il livello di produzione complessiva. Dagli anni settanta del secolo scorso ha conosciuto unagrande crescita anche il Nord-Est (Veneto, Friuli-VeneziaGiulia, Trentino-Alto Adige). Qui si è sviluppato un siste-ma di piccole e medie imprese, spesso a conduzione fa-miliare, che con successo si sono specializzate nella pro-duzione di alcuni tipi di beni (distretti monoprodutti-vi): per esempio calzature, occhiali...

Numerosi distretti produttivi si sono sviluppati, semprea partire dagli anni settanta, anche nell’Italia centrale(Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche): cerami-che, tessuti, calzature, mobili.Nel Sud Italia, che è meno sviluppato rispetto al Cen-tro-Nord, prevalgono piccole imprese che operano soloper il mercato locale nei comparti tradizionali del tessi-le e del legno. I rari nuclei di industria moderna e tec-nologicamente aggiornata, come i poli chimici e pe-trolchimici (Gela, Augusta, Brindisi, Ottana e PortoTorres) e i centri siderurgici (Taranto), sono stati co-struiti per iniziativa statale. Offrono lavoro a un ridottonumero di addetti e in certi casi, negli ultimi anni, sonostati chiusi o ampiamente ridimensionati.

219

Nel Sud-Italia sono presenti piccole imprese tradizionali e pochi nuclei di industria moderna, costruiti per lo più periniziativa dello stato. Nella foto, un insediamento industrialea Catania.

Gli addetti nelle industrie italiane

■ La tabella Istat relativa all’anno 2005 indica il numero diimprese industriali italiane suddivise per numero di addetti efornisce anche il numero complessivo di addetti nell’industria.

■ Leggi i dati della tabella ed esegui i seguenti calcoli.

Aziende piccole e piccolissime (1-49 addetti)Numero: .............................Numero di addetti che occupano: ........................Percentuale di addetti rispetto al totale: ........................

Aziende di medie (dai 50 ai 250 addetti) e di grandi dimensioni (dai 250 addetti in poi)Numero: .............................Numero di addetti che occupano: ........................Percentuale di addetti rispetto al totale: ........................

■ Con le informazioni ottenute, completa il testo seguente.

Il sistema produttivo industriale italiano è caratterizzato dalla prevalenza di imprese di ......................... dimensioni.Esse occupano il ............% dei lavoratori dell’industria in Italia.Soltanto .................. imprese sono di dimensioni medio-grandi,anche se occupano il .................. dei lavoratori complessivi.In media, un’impresa industriale italiana ha ........ dipendenti, unacifra molto bassa rispetto agli altri stati europei industrializzati.

Facendo

Capir

e ??Numero addetti Numero Numeroper impresa addetti imprese

1 179 969 179 969

2-9 1010 839 255 763

10-19 716 043 53 397

20-49 745 533 24 999

50-249 994 383 10 338

250 e più 1111 209 1458

Totale 4 757 976 525 465

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Più da vicinoLezione 9UNITÀ 4

Le piccole e medie imprese (Pmi)Uno dei fenomeni che ha caratterizzatocon maggiore rilevanza l’evoluzione del si-stema industriale italiano a partire dallafine degli anni settanta del Novecento èl’aumento progressivo dell’importanza del-le piccole e medie imprese (Pmi).Queste sono aziende con un ridotto nume-ro di addetti, che operano principalmentenell’industria e nei servizi. Questa trasformazione del tessuto produt-tivo contiene in sé una notevole quantitàdi aspetti positivi, che hanno fatto di quel-lo italiano un caso studiato dagli econo-misti di tutto il mondo. Vi sono tuttaviaalcuni elementi di preoccupazione rispettoalla sua ulteriore evoluzione.

I vantaggi della piccola dimensioneLe piccole e medie imprese sorgono inbreve tempo e sono capaci di adattarsivelocemente ai mutamenti del mercato,

cioè all’evoluzione dei consumi e delladomanda. Ciò è possibile perché hanno meno vin-coli burocratici della grande impresa espesso sono a conduzione familiare, cosache permette di contenere i costi di pro-duzione.

Gli svantaggi della piccola dimensioneLe Pmi, pur cercando di mantenersi ag-giornate da un punto di vista tecnologi-co, hanno nel loro complesso una capa-cità di innovazione tecnologica inferio-re rispetto ad aziende di maggiori dimen-sioni. Esse infatti hanno una minore disponibi-lità di capitali per la ricerca scientifica.Inoltre, lavorando in settori tradizionali(per esempio il tessile), sono esposte a unmaggior rischio di concorrenza da partedi paesi in via di sviluppo che operano aminori costi di produzione.

I distretti industrialiLo sviluppo delle Pmi ha modificato lastruttura geografica dell’Italia industriale.Prima degli anni settanta c’era lo sviluppoindustriale del Centro-nord da un lato e ladifficile industrializzazione del Sud dall’al-tro. Con la crescita delle Pmi sono nati idistretti industriali, unità territoriali suscala locale in cui un certo numero di im-prese medio-piccole sono fortemente col-legate tra loro nella catena produttiva del-la fornitura.

Piccole impresee distretti industriali

ECONOMIA E SOCIETÀ

220

L’industria della carta vanta una produzionefortemente specializzata in alcuni articoli, qualile carte per usi domestici e sanitari.

Il distretto industriale intorno a Como è famoso per la produzione della seta.L’area tra Parma e Reggio Emilia è il principaledistretto agroalimentare italiano.

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221

Oreficeria

Pelli, calzature

Prodotti per la casa

Tessile, abbigliamento

Carta

Alimentari

Plastica, gomma

Meccanica

La carta mostra la distribuzione dei distretti industrialinel nostro paese e le relative produzioni.

L’oreficeria italiana puòcontare sull’inventiva e sull’esperienza degli artigiani orafi.I distretti più importantisono quelli di Arezzo e Valenza Po.

Tra i più importanti distrettidell’arredamento vi sono l’areadi Pesaro nelle Marche e la Brianza in Lombardia.

Il più importante distretto della pelletteriaè quello di Santa Croce in Toscana, mentre le Marche sono specializzate nelle calzature.

Carta

Alimentari

Plastica, gomm

Meccanica

Oreficeria

Pelli, calzature

Prodotti per la

Tessile, abbiglia

221

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Vari tipi di plasticaSe si osserva attentamente, su ogni conteni-tore di plastica è stampato un codice (peresempio PET, PVC ecc.) che identifica i vari ti-pi di plastica. La tabella mostra i vari codici diqueste plastiche e i prodotti di riciclo che sipossono realizzare.

ABBREVIAZIONE NOME DEL TIPO PRODOTTI REALIZZATIDI PLASTICA GRAZIE AL SUO RICICLO

PETE o PET polietilene fibre poliestere (con cui tereftalato si realizzano abiti e tessuti),o arnite fogli termoformati, cinghie,

bottiglie per bevande

HDPE polietilene contenitori per liquidi, sacchetti,ad alta densità imballaggi, tubazioni agricole,

basamenti a tazza, paracarri,elementi per campi sportivi,finto legno

PVC o V cloruro tubazioni, recinzioni,di polivinile contenitori non alimentari

LDPE polietilene sacchetti, contenitori vari,a bassa densità dispensatori, bottiglie di lavaggio,

tubi, materiale plastico di laboratorio

PP polipropilene parti nell'industria automobilistica,o moplen produzione di fibre

PS polistirene accessori da ufficio, vassoi o polistirolo per cucina, giocattoli,

videocassette e relativicontenitori, pannelli isolantiin polistirolo espanso

I paesi europeicon il maggior ricicloLe città del centro Eu-ropa e dei paesi scan-dinavi hanno le percen-tuali di riciclo dei rifiutipiù alte, tra il 35% e il60%. In tali aree è moltoelevata anche la percen-tuale di raccolta differen-ziata: Helsinki e Dresdasono le città europeecon la miglior raccoltadifferenziata (intorno al50%).

FRANCIA

PORTOGALLO

SPAGNA

REGNO

UNITO

IRLANDA

ISLANDA

222

Il riciclo dei rifiutiDi fronte alla quantità sempre crescente di rifiuti da smalti-re, la strada più efficace per risolvere il problema sembraquella della raccolta differenziata e del riciclo dei rifiuti.

La raccolta differenziataLa raccolta differenziata viene attuata per due tipi di rifiuti: in primoluogo,per quei rifiuti costituiti da materiali riutilizzabili (vetro, car-ta, plastica, alluminio); in secondo luogo, per rifiuti particolarmenteinquinanti (medicinali scaduti, pile, batterie esauste, prodotti chimicidi uso domestico ecc.).La raccolta differenziata richiede un impegno diretto di tutti i cittadi-ni. Inoltre, richiede uno sforzo organizzativo importante da parte del-le istituzioni, come i comuni, che devono predisporre contenitori ade-guati e trasportare i rifiuti verso differenti destinazioni: i vari tipi di in-dustrie secondo il prodotto da riciclare oppure la discarica o l’incene-ritore per rifiuti che non si possono riciclare.

Il riciclo del vetroA differenza di altri materiali, il vetro può essere rifuso infinite vol-te conservando le sue proprietà.In Italia, l'industria vetraria utilizza circa un milione di tonnellate all'an-no di vetro proveniente dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani.Il vetro non può essere riciclato tale e quale, ma deve essere sotto-posto a diversi trattamenti per eliminare le varie impurità. Il pro-dotto viene quindi macinato e dopo altri controlli viene rifuso.Il riciclo del vetro riduce la quantità di rifiuti da trattare o gettare in di-scarica e consente un risparmio sui costi di trasporto e smaltimento deirifiuti. Inoltre, riduce la quantità di materie prime necessarie per la pro-duzione di vetro nuovo (sabbie silicee e carbonato di calcio), riducendoi danni all'ambiente derivanti dallo sfruttamento delle cave.Nel prossimo futuro in Europa tutto il vetro prodotto sarà intera-mente riciclato.

Il riciclo della cartaCome il vetro, anche la carta usata può essere recuperata, trattatae riutilizzata per la produzione di nuova carta.La trasformazione del-la carta da macero in nuova materia prima avviene tramite un proces-so che da un lato separa la fibra di cellulosa da altri materiali e dall’al-tro elimina gli inchiostri. Questo processo di riciclo permette anche dirisparmiare alberi, dai quali si ricava la cellulosa per realizzare la carta.

Il riciclo della plasticaIn Italia la quantità di contenitori in plastica recuperata attraverso laraccolta differenziata si aggira intorno a un quarto di tutti i conteni-tori.Quasi tutti i tipi di plastica possono essere riciclati,ma solo alcuni(come il PET, il materiale con cui si fanno le bottiglie) sono facilmenteriutilizzabili.

Il riciclo dell’alluminioL’alluminio viene utilizzato per moltissimi prodotti: lattine, pentole,contenitori, elettrodomestici, automobili, aeroplani... È un metallo fa-cilmente lavorabile, e soprattutto può essere riciclato al 100% sen-za perdere le sue caratteristiche.

ECOGEOUNI

TÀ 4

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La produzione e il riciclo dell’alluminioNel disegno puoi vedere le fasi della produ-zione dell’alluminio e del suo riciclo. Questometallo viene ricavato dalla bauxite, un mi-nerale molto diffuso.

produzione di energia

estrazionebauxite

preparazioneallumina

produzionealluminio primario

produzionesemilavorati: laminatiestrusi, getti

industriamanufatturiera

vita delprodotto

raccoltadifferenziata

produzionealluminioriciclato

PRODUZIONE E CICLO DI VITA DELL’ALLUMINIO

ALBANIA

GRECIA

BULGARIA

ROMANIA

NCIAAUSTRIA

SVIZZERAUNGHERIA

BELGIO

LUSSEMBURGO

NO

TO

NORVEGIA

SVEZIA

GERMANIA

DANIMARCA

PAESI

BASSIBIELORUSSIA

FEDERAZIONE

RUSSA

UCRAINA

MOLDOVA

LETTONIA

LITUANIA

POLONIA

REP. CECA

REP. SLOVACCA

FINLANDIA

ITALIA

SLOVENIA

CROAZIA

BOSNIA EDERZEGOVINA SERBIA

MONTENEGRO KOSOVO

MACEDONIA

LIECHTENSTEIN

ESTONIA

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La raccolta differenziata in ItaliaNel 2007 in Italia la percentuale dei rifiuti urbani raccolti in modo diffe-renziato è stata il 25,4%, ben al di sotto dell’obiettivo del 40% previstodalla legge. Se però si confrontano i dati con il passato, si può notare unsignificativo miglioramento: nel 2004 la percentuale era infatti il 17%.Le percentuali di materiali raccolti nelle tre aree del paese sono:– Nord: 37,2%; è il valore più vicino a quello richiesto dalla legge;– Centro: 22,3%;– Sud:11,2%; pur essendo ancora bassa, la percentuale di riciclo è rad-

doppiata nel giro di 4 anni.

I paesi con il minor ricicloLe città mediterranee, del-l'est Europa e della GranBretagna hanno percentuali diriciclo dei rifiuti ancora moltobasse: si collocano quasi stabil-mente sotto il 20%.

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10Lezione CONCETTI BASEUNITÀ 4

Le risorse della TerraLe risorse naturali vengono classificate in tre gruppi: ■ risorse metallifere (rame, zinco, piombo, stagno, allu-minio…);■ risorse energetiche (petrolio, carbone e gas naturali;energia eolica, energia solare…);■ risorse non metallifere e rocce industriali (mineraliper l’industria chimica, materiale da costruzione, acqua esuoli).I minerali e le risorse energetiche tendono a essere ad-densati nelle regioni geologicamente più antiche.

Le principali fonti energeticheLe fonti energetiche si dividono in:■ non rinnovabili (petrolio, carbone, gas naturale,uranio), destinate prima o poi a esaurirsi;■ rinnovabili, che non si esauriscono. Si può ottenerel’energia dalla caduta delle acque (idroelettrica), dallaluce del Sole (solare), dal vento (eolica), dal calore in-terno della Terra (geotermica).Le fonti di energia rinnovabili, dette anche energie puli-te perché non inquinano, sono ancora poco sviluppatema in forte crescita grazie alla diminuzione progressivadei costi di produzione.

Le fonti di energia non rinnovabiliTra le fonti di energia non rinnovabili le più utilizzate so-no costituite dai combustibili fossili. Si tratta di sostanze

Risorse naturali e principali fonti di energiaFin da tempi remoti, l’uomo ha sfruttato le risorse naturali del nostropianeta, minerarie ed energetiche, per la propria sopravvivenza. In questalezione vedremo come si classificano le risorse naturali e quali sonole principali fonti di energia.

RISORSE NATURALI

metallifere, energetiche, non metallifere

FONTI ENERGETICHE

rinnovabili, non rinnovabili

Materie prime e risorse energetiche

che si sono formate nel corso di milioni di anni dalla de-composizione di resti di animali e di vegetali. Si trovanoprevalentemente in grandi giacimenti sotterranei. I combustibili fossili forniscono i tre quarti dell’energiaprodotta nel mondo e sono, in ordine di importanza:■ petrolio; ■ gas naturale;■ carbone (il più inquinante).Attraverso la combustione di questi prodotti si può otte-nere calore utilizzabile per far funzionare le centrali ter-moelettriche e i motori delle automobili, oppure per ri-scaldare le case.L’uso di queste fonti presenta però alcuni problemi: laloro disponibilità non è infinita, e proprio la loro com-bustione è responsabile dell’emissione nell’aria di ani-dride carbonica e di altre sostanze tossiche per la salute el’ambiente.Un’altra fonte di energia non rinnovabile è l’uranio. L’e-nergia nucleare ricavata dalla rottura del nucleo di unatomo di uranio (fissione nucleare) è diffusa in alcunipaesi europei. Altri paesi come l’Italia e la Germania, in-vece, non ne hanno ancora fatto ricorso perché la riten-gono troppo rischiosa per l’uomo.

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Estrazioni petrolifere e derivati del petrolioI giacimenti di petrolio greggio si trovano spesso in fondalimarini profondi centinaia di metri. Per accedervi, sono staterealizzate le piattaforme petrolifere, dotate di lunghissimitubi di perforazione. Dal petrolio greggio estratto dalsottosuolo, che è in forma liquida, si ricavano, attraverso unaserie di lavorazioni, diversi componenti, sia liquidi sia gassosisia solidi. Un derivato gassoso è il metano, utilizzato ancheper il riscaldamento delle abitazioni.Vi sono poi benzina,gasolio e cherosene, in forma liquida, usati per i mezzi ditrasporto. In forma solida o semisolida troviamo i bitumi,come l’asfalto, utilizzato per le strade. Da questi derivati siricavano inoltre materiali come la gomma e la plasticama anche prodotti farmaceutici, insetticidi, vernici.

L’energia nucleareNel disegno è ricostruito il funzionamento di una centralenucleare. L’uranio, raccolto in barrette all’interno di unalloggiamento chiamato nocciolo, viene trattato in modo dascatenare la fissione nucleare. L’enorme energia scatenatadalla fissione produce grande calore: tale calore è utilizzatoper scaldare un fluido presente nel nocciolo. Il fluido riscaldatoproduce vapore, che fa ruotare una turbina. La turbina ècollegata a un generatore elettrico, ovvero una macchina che trasforma il movimento in energia elettrica.L’utilizzo dell’energia nucleare presenta due grossi problemi.In primo luogo lo smaltimento dei “rifiuti” della lavorazione,le scorie radioattive. Le scorie sono estremamentepericolose sia per l’uomo sia per l’ambiente. Inoltre,nelle centrali atomiche si sono verificati diversi incidenti,potenzialmente catastrofici. Nel 1986, nella centrale diChernobyl, in Ucraina, esplose il reattore.Vi sono state circa 30 vittime e un numero imprecisato di persone contaminatedalla radioattività che si è diffusa nell’ambiente.

gas

benzinee prodottipetroliferi

benzine

cherosene

gasolio

bitumepetroliogreggio

masserella di uranio

generatoreelettrico

turbina

barre di uranio;fasci di barre sono sistematenel nocciolo del reattore

un fluido circolaattraverso il nucleo

per raccogliere il caloreprodotto dalla fissione

scudo di calcestruzzo intorno al nocciolo

il fluido riscaldato produce vapore che fa ruotareuna turbina collegata con generatori elettrici

L’energia elettrica è trasmessa agli utilizzatorilungo una rete di linee elettriche

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Lorena

Asturie

11LezioneUNITÀ 4

Risorse e industrializzazioneLo sviluppo industriale in Europa è partito dai territori piùricchi di carbone, risorsa energetica principale per il fun-zionamento delle prime macchine industriali, e di ferro,la materia prima per le attività siderurgiche e meccaniche.Successivamente, quando la principale risorsa energeticaper le industrie divenne il petrolio, l’Europa si trovò indifficoltà, perché priva di grandi giacimenti petroliferi.

Dove si trovano le risorse energetiche e minerarie All’interno del continente europeo le risorse minerarie edenergetiche si trovano soprattutto nell’area centro-set-tentrionale, quella di più antica formazione geologica equindi più ricca di giacimenti. Al contrario, l’area alpina e mediterranea, di formazio-ne geologica più recente, è assai più povera di risorse. Un caso a parte è costituito dall’immenso territorio dellaFederazione Russa, dove sono presenti quasi tutti i tipidi minerali utilizzati dall’uomo e ingenti risorse energeti-che, soprattutto nella zona degli Urali e della Siberia. La Federazione Russa è il secondo produttore mondialedi petrolio, il primo di gas naturale e il quinto di carbo-ne. L’insieme delle repubbliche della ex Unione Sovieticarappresenta il complesso minerario più importante delmondo, sia per la quantità di minerale estratto, sia per leriserve che sono ancora da sfruttare.I principali giacimenti di ferro, oltre che nella Federazio-ne Russa, si trovano in Lorena (Francia), Svezia, Inghilter-ra, nelle Asturie spagnole e in Ucraina. Per quanto riguarda le risorse energetiche, importantigiacimenti di carbone si trovano in Germania nel bacinodella Ruhr, in Polonia nel bacino della Slesia, nella Re-pubblica Ceca, in Serbia, in Montenegro e nel Regno Uni-to. I principali giacimenti di petrolio sono situati nelmare del Nord, al largo del Regno Unito e della Norvegia.Infine, notevoli giacimenti di gas naturale si trovano nelmare del Nord, al largo delle coste del Regno Unito, e neiPaesi Bassi.

Il caso dell’ItaliaAll’interno dell’Unione europea l’Italia è uno dei paesipiù poveri di materie prime e con minor grado di auto-sufficienza energetica. La domanda di energia, infatti, èsoddisfatta solo per il 15% (energia idroelettrica e gasmetano); il resto del fabbisogno è coperto da importazio-ni di petrolio, metano, carbone ed energia elettrica.L’importazione di materie prime e fonti di energia ha co-sti molto elevati, e quindi condiziona pesantemente l’e-conomia italiana.

Risorse e fonti di energia in Europa

Se si esclude la Federazione Russa, l’Europa è uncontinente piuttosto povero di materie prime edi risorse energetiche. La maggior parte delle ma-terie prime utilizzate dall’industria europea vieneoggi importata da paesi extraeuropei.

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Europa alpinae mediterranea:è l’area più povera di risorse.

Europa centro-settentrionale:di origine geologica più antica,è l’area più ricca di risorseminerarie ed energetiche.

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Pianurapadana

na

Ruhr Slesia

Transilvania

Bacino diMosca

Penisoladi Kola

C a u c a s o

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Leggere una carta

■ Osserva la carta tematica e rispondi alle seguentidomande:– Quali sono i maggiori paesi produttori di ferro?– Quali sono i maggiori paesi produttori di petrolio e gas naturale?– Quali sono i paesi europei che dispongono di maggiori risorse minerarie? E di quali risorse si tratta?

Facendo

Capir

e ??

Federazione Russa:è tra le aree piùricche al mondo

di giacimenti minerarie dispone anche

di risorse petrolifere.petrolio e gas naturale

carbone

uranio

Risorse energetiche(principali giacimenti)

rame

ferro zinco

nichel

Risorse minerarie(principali giacimenti)

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Più da vicinoLezione 11UNITÀ 4

Oggi la domanda di energia è altissima ele previsioni dicono che lo sarà ancora dipiù in futuro. Le fonti energetiche tradizionali non so-no rinnovabili e prima o poi si esauriran-no. Inoltre, il loro utilizzo è altamente in-quinante per il nostro pianeta. Per questo motivo occorre sia non sprecarel’energia, sia cercare e sfruttare nuove fon-ti energetiche.

L’energia del futuro

ECONOMIA E SOCIETÀ

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Energia delle biomasse. Le biomasse sono i rifiuti organici e gli escrementinaturali, prodotti da agricoltura e allevamento,utilizzati per ottenere combustibili qualiil gas metano.

Un sistema di recupero energetico.Ogni impianto che produce energia cedeall’ambiente esterno una parte del caloreprodotto, che viene così sprecata.Oggi in alcune località italiane di Piemonte e Lombardia tale calore viene convogliatoverso le aree agricole. Qui viene utilizzatoper riscaldare le serre e l’acquadell’irrigazione dei campi.

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Energia eolica. I moderni generatorieolici sono i discendenti degli antichimulini a vento.Vanno costruiti in luoghidove il vento è costante e soffia a nonmeno di 20 chilometri orari. L’energiaeolica è utilizzata soprattutto nei PaesiBassi, in Germania e in Francia.

Energia geotermica. Sfrutta il caloreinterno della Terra. Il vapore provenientedal sottosuolo viene utilizzato per laproduzione di energia elettrica ma ancheper riscaldare le case. L’energia geotermicaè pulita perché non produce scorie.La prima centrale geotermica italiana è nata a Larderello (Pisa) nel primoNovecento. Oggi le centrali sono presenti,oltre che in Toscana, in Lombardia,Veneto,Emilia, Lazio, Campania e Calabria.

Energia solare. Grazie ai pannellifotovoltaici, l’uomo è in grado di utilizzareil calore del Sole per produrre elettricità.In futuro tali pannelli potrebbero fornirel’elettricità a tutte le abitazioni di una città.

La casa del futuro. È possibile realizzareabitazioni che limitino fortemente ilconsumo energetico. Pannelli sul tettoper sfruttare l’energia solare; grondaieper il riciclo dell’acqua piovana per usinon potabili; facciate a vetrata esposte a sudper sfruttare al massimo l’effetto serra.

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EDUGEOUNI

TÀ 4

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Il risparmio energeticoL’Europa non produce l’energia sufficiente al proprio fabbi-sogno. Questa carenza energetica è un ostacolo allo svilup-po economico. I rimedi sono ridurre i consumi di energia efavorire le fonti rinnovabili

La situazione europeaI paesi europei ricavano dalle proprie risorse energetichesolo il 60% del loro fabbisogno; per il resto devono im-portare petrolio dal Medio Oriente (anche se in misuraminore rispetto al passato), dal Messico e dalla Federazio-ne Russa e gas naturale dall’Algeria e ancora dalla Federa-zione Russa.I paesi in grado di soddisfare le loro necessità grazie aproprie fonti energetiche sono assai pochi: la Norvegia, ilRegno Unito e i Paesi Bassi. Il livello di dipendenza energetica è al contrario partico-larmente forte in Lussemburgo, in Portogallo e in Italia. InFrancia si fa ricorso alle centrali nucleari per ridurre la di-pendenza energetica dal petrolio importato. Le soluzioni che gli stati europei hanno trovato, e che cer-cano di sostenere con una legislazione specifica, sono:• attuare accorgimenti per ridurre il consumo di energiaelettrica;• ricorrere all’uso delle cosiddette fonti rinnovabili (peresempio l’energia solare).La riduzione dei consumi di energia elettrica è possibilegrazie a semplici accorgimenti sia nella fase di acquisto,sia nella fase di utilizzo dei vari elettrodomestici. Provia-mo a esaminarne alcuni.

FrigoriferiEsistono sul mercato frigoriferi “ecologici” che sono dotati diun doppio sistema di isolamento e hanno il 50% di gas freonin meno: consentono di risparmiare energia e rispettare l’am-biente. Inoltre, ecco alcune indicazioni che permettono ulteriori ri-sparmi anche utilizzando un frigo “tradizionale”.• Posizionare il frigo lontano dai fornelli, dal termosifone edalla finestra, lasciando uno spazio di almeno 10 cm tra la pa-rete e l’apparecchio per garantire una buona ventilazione.• Regolare il termostato del frigo su una posizione intermediae collocare i cibi ricordando che la zona più fredda è in bas-so, subito sopra il cassetto per la verdura.• Non riempire troppo il frigorifero e lasciare un po’ di spaziotra cibi e pareti interne.• Non introdurre mai cibi caldi.• Non lasciare mai aperta la porta del frigo a lungo. • Controllare periodicamente che le guarnizioni siano inbuono stato (una corretta manutenzione è molto importanteper il buon funzionamento e per il risparmio energetico).• Sbrinare l’apparecchio quando lo spessore del ghiaccio pre-sente sulle pareti supera i 5-6 mm.

ForniIl forno a microonde ha consumi ridotti rispetto ai forni tradizionali ein pochi secondi cuoce e scongela. Tra i forni elettrici, quelli ventilati so-no i più efficienti perché immettono subito aria calda con distribuzioneuniforme del calore e permettono la cottura contemporanea di cibi diver-si con economia di tempo ed elettricità. Nell’utilizzo occorre evitare di aprire il forno, soprattutto durante il preri-scaldamento; si risparmia energia anche spegnendolo un po’ prima deltermine previsto di cottura: si ottiene lo stesso risultato perché il fornomantiene al suo interno una certa temperatura.

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scoprire e fare

Come è illuminata la vostra scuola?Provate a informarvi sul sistema di illuminazione della vostra scuola.Potreste, per esempio, predisporre un questionario da sottoporre poial capo di istituto, per sapere che tipo di lampade sono utilizzate neidiversi ambienti, se la scelta ha tenuto conto degli aspetti di risparmioenergetico oppure no, se ci sono sistemi automatici di regolazione, ac-censione e spegnimento dei punti luce. Chi si occupa della manuten-zione dell’impianto elettrico dell’edificio scolastico? A chi occorrereb-be inviare eventuali richieste di cambiamento? Anche questa èun’informazione che dovrete acquisire dal preside.

IlluminazioneIl settore delle tecnologie per l’illuminazione è incontinua evoluzione e consente di conseguire rispar-mi energetici molto elevati, spesso compresi fra il30% e il 50%, offrendo nello stesso tempo una visi-bilità migliore. Spesso l’energia elettrica consumata per l’illuminazio-ne può costituire da sola il 15% della bolletta di unafamiglia. Ciò succede se non si ha l’accortezza di spe-gnere le luci superflue e si hanno lampade a incande-scenza anziché lampade a fluorescenza, che consu-mano molto meno.

Lavatrici e lavastoviglieRecenti evoluzioni della tecnologia di base hannoimmesso sul mercato modelli di lavatrice che per-mettono il lavaggio “a pioggia” (che sottopone gliindumenti a una duplice azione di spruzzo dall’altocon acqua e detersivo) e il riutilizzo dell’acqua di la-vaggio che viene riciclata e reimmessa nella vasca. Di-minuendo la quantità d’acqua durante il ciclo di la-vaggio, diminuisce anche la quantità di energia ne-cessaria per portare l’acqua alla temperatura richiestae occorre anche meno detersivo.Allo stesso modo anche per le lavastoviglie è preferi-bile acquistare modelli più recenti, che permettonodi effettuare cicli ridotti o rapidi, con un risparmio ditempo e di energia che raggiunge anche il 60%.

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