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Sete di Sete di Parola Parola 8 – 14 Giugno 2014

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Sete diSete di ParolaParola

8 – 14 Giugno 2014

Vangelo del giornocommento preghiera

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impegnoDomenica di Pentecoste

8 giugno 2014Liturgia della Parola

At 2,1-11; Sal 103; 1Cor 12,3b-7.12-13; Gv 20,19-23LA PAROLA DI DIO

…È ASCOLTATALa sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

…È MEDITATAÈ il giorno della Pentecoste, il giorno dello Spirito Santo, il giorno della Chiesa, il giorno in cui l’opera di Gesù raggiunge il suo culmine, il giorno che dà inizio alla missione della Chiesa nel mondo. Lo Spirito Santo scende sugli Apostoli radunati nel cenacolo insieme a Maria, la madre i Gesù, li trasforma, li rinnova e li consacra per la missione. L’evangelista Giovanni pone il dono dello Spirito «la sera di quello stesso giorno», il giorno della resurrezione, quando, a porte chiuse, Gesù entrò nel luogo dove si trovavano gli apostoli, soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo». Gesù prima di dire: «Ricevete lo Spirito Santo», alita sui discepoli. È un gesto che indica una realtà profonda. Come nella prima creazione Dio alitò sull’uomo uno spirito di vita così adesso, nel momento della nuova

creazione, Gesù alita il suo proprio Spirito Santo nei discepoli, dando loro la vita eterna. Anche il soffio che Gesù, morendo, ha reso sulla croce è il soffio di Dio, lo Spirito Santo. Questo dono dello Spirito è strettamente legato alla sua morte e risurrezione. Gesù comunica il soffio stesso di Dio a un mondo che deve essere rinnovato dal profondo e riavere la vita. E lo Spirito, «come vento che si abbatte impetuoso», irrompe nel luogo dove si trovavano gli apostoli, riempiendo tutta la casa e soprattutto ricolmando di forza e di fuoco il cuore di quegli uomini impauriti. Si spalancano le porte e la Chiesa, sulle ali dello Spirito, è trasportata per il mondo ad annunciare e testimoniare la Vita. Quella Vita che ha sconfitto la morte ora la sconfigge nell’anima di ogni credente. La morte è sconfitta e il peccato è perdonato. La forza

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dello Spirito è inarrestabile e coloro che da essa si lasciano afferrare e condurre non si fermeranno mai. Come una linfa vitale e un respiro perenne lo Spirito Santo attraversa il mondo, rigenerando e rinnovando i cuori perché in essi pulsi la vita di Dio. Possa lo Spirito Santo entrare in noi, diventare il nostro respiro, il nostro battito, la nostra voce perché noi possiamo vivere in Dio, pulsare con i suoi ritmi e pronunciare la parola più intima: Abbà, Padre.-----------------------------------------------I diversi interventi dello Spirito Santo fanno parte di un unico progetto divino d’amore. La missione dello Spirito Santo, infatti, è di generare armonia e di operare la pace nei differenti contesti e tra i soggetti diversi. Pertanto, oggi, invochiamo con cuore ardente lo Spirito Santo, chiedendogli di preparare la strada della pace e dell’unità.In secondo luogo, lo Spirito Santo unge. Ha unto interiormente Gesù, e unge i discepoli, perché abbiano gli stessi sentimenti di

Gesù e possano così assumere nella loro vita atteggiamenti che favoriscono la pace e la comunione. Con l’unzione dello Spirito, la nostra umanità viene segnata dalla santità di Gesù Cristo e ci rende capaci di amare i fratelli con lo stesso amore con cui Dio ci ama. Pertanto, è necessario porre gesti di umiltà, di fratellanza, di perdono, di riconciliazione. Chiediamo al Padre di ungerci affinché diventiamo pienamente suoi figli, sempre più conformi a Cristo, per sentirci tutti fratelli e così allontanare da noi rancori e divisioni e poter amarci fraternamente. E infine lo Spirito Santo invia. Gesù è l’Inviato, pieno dello Spirito del Padre. Unti dallo stesso Spirito, anche noi siamo inviati come messaggeri e testimoni di pace. Quanto bisogno ha il mondo di noi come messaggeri di pace, come testimoni di pace! PAPA FRANCESCO

…È PREGATAVieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l'udito interiore, perché non mi attacchi alla cose materiali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali. Vieni in me, Spirito Santo, Spirito dell'amore: riversa sempre più la carità nel mio cuore. Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di verità: concedimi di pervenire alla conoscenza della verità in tutta la sua pienezza. Vieni in me, Spirito Santo, acqua viva che zampilla per la vita eterna: fammi la grazia di giungere a contemplare il volto del Padre nella vita e nella gioia senza fine. Amen ( S. Agostino )

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…MI IMPEGNALe parole di Papa Francesco nel Cenacolo di Gerusalemme:Qui, dove Gesù consumò l’Ultima Cena con gli Apostoli; dove, risorto, apparve in mezzo a loro; dove lo Spirito Santo scese con potenza su Maria e i discepoli, qui è nata la Chiesa, ed è nata in uscita. Gesù risorto, inviato dal Padre, nel Cenacolo comunicò agli Apostoli il suo stesso Spirito e con la sua forza li inviò a rinnovare la faccia della terra. Uscire, partire, non vuol dire dimenticare. La Chiesa in uscita custodisce la memoria di ciò che qui è accaduto; lo Spirito Paraclito le ricorda ogni parola, ogni gesto, e ne rivela il senso. Il Cenacolo ci ricorda il   servizio , la lavanda dei piedi che Gesù ha compiuto, come esempio per i suoi discepoli. Lavarsi i piedi gli uni gli altri significa accogliersi, accettarsi, amarsi, servirsi a vicenda. Vuol dire servire il povero, il malato, l’escluso, quello che mi è antipatico, quello che mi dà fastidio.Il Cenacolo ci ricorda, con l’Eucaristia, il   sacrificio . In ogni celebrazione eucaristica Gesù si offre per noi al Padre, perché anche noi possiamo unirci a Lui, offrendo a Dio la nostra vita, il nostro lavoro, le nostre gioie e i nostri dolori…, offrire tutto in sacrificio spirituale.E il Cenacolo ci ricorda anche l’ amicizia . «Non vi chiamo più servi – disse Gesù ai Dodici – … ma vi ho chiamato amici». Il Signore ci rende suoi amici, ci confida la volontà del Padre e ci dona Sé stesso. Il Cenacolo ci ricorda la   condivisione , la   fraternità , l’ armonia , la   pace  tra di noi. Quanto amore, quanto bene è scaturito dal Cenacolo! Quanta carità è uscita da qui, come un fiume dalla fonte, che all’inizio è un ruscello e poi si allarga e diventa grande… Il Cenacolo infine ci ricorda la nascita della   nuova famiglia , la Chiesa, la nostra santa madre Chiesa gerarchica, costituita da Gesù risorto. Una famiglia che ha una Madre, la Vergine Maria.!

Lunedì 9 GiugnoMt 5,1-12

LA PAROLA DI DIO…È ASCOLTATA

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno

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saziati.Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».…È MEDITATAPAPA FRANCESCO:Ci fa sempre molto bene leggere e meditare le Beatitudini! Gesù le ha proclamate nella sua prima grande predicazione, sulla riva del lago di Galilea. C’era tanta folla e Lui salì sulla collina, per ammaestrare i suoi discepoli, perciò quella predica viene chiamata “discorso della montagna”. Nella Bibbia, il monte è visto come luogo dove Dio si rivela, e Gesù che predica sulla collina si presenta come maestro divino, come nuovo Mosè. E che cosa comunica? Gesù comunica la via della vita, quella via che Lui stesso percorre, anzi, che Lui stesso è, e la propone come via della vera felicità. In tutta la sua vita, dalla nascita nella grotta di Betlemme fino alla morte in croce e alla risurrezione, Gesù ha incarnato le Beatitudini. Tutte le promesse del Regno di Dio si sono compiute in Lui. Nel proclamare le Beatitudini Gesù ci invita a seguirlo, a percorrere con Lui la via dell’amore, la sola che conduce alla vita eterna. Non è una strada facile, ma il Signore ci assicura la sua grazia e non ci lascia mai soli. Povertà, afflizioni, umiliazioni, lotta per la giustizia, fatiche della conversione quotidiana,

combattimenti per vivere la chiamata alla santità, persecuzioni e tante altre sfide sono presenti nella nostra vita. Ma se apriamo la porta a Gesù, se lasciamo che Lui sia dentro la nostra storia, se condividiamo con Lui le gioie e i dolori, sperimenteremo una pace e una gioia che solo Dio, amore infinito, può dare. Le Beatitudini di Gesù sono portatrici di una novità rivoluzionaria, di un modello di felicità opposto a quello che di solito viene comunicato dai media, dal pensiero dominante. Per la mentalità mondana, è uno scandalo che Dio sia venuto a farsi uno di noi, che sia morto su una croce! Nella logica di questo mondo, coloro che Gesù proclama beati sono considerati “perdenti”, deboli. Sono esaltati invece il successo ad ogni costo, il benessere, l’arroganza del potere, l’affermazione di sé a scapito degli altri. Gesù ci interpella perché rispondiamo alla sua proposta di vita, perché decidiamo quale strada vogliamo percorrere per arrivare alla vera gioia. Si tratta di una grande sfida di fede. Ma che cosa significa “beati”? Beati vuol dire felici. In un tempo in cui si è attratti da tante parvenze di

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felicità, si rischia di accontentarsi di poco, di avere un’idea “in piccolo” della vita. Aspirate invece a cose grandi! Allargate i vostri cuori! Come diceva il beato Piergiorgio Frassati, «vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere ma vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma vivere».

Oggi leggo le beatitudini…leggo, non predico. Le beatitudini non si predicano: non sono per gli altri. Nessuno può darle a parole. Se le predico, tutti notano che io ne

sono fuori. Cristo no, lui solo parla dal di dentro di ogni beatitudine: lui povero, mite, pacifico, misericordioso, lui il percosso, il morente… Che non si possano predicare l’ho capito bene in un lontano Ognissanti, quando mi fu imposto dietro minaccia: Tu prete oggi non predicherai… E quel giorno il prete ha letto soltanto: ma nel leggere egli piangeva e gli altri piangevano. Le parole che hanno la virtù di far piangere, o di gioia o di vergogna, non si predicano…

don PRIMO MAZZOLARI

…È PREGATABeato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte.È come albero piantato lungo corsi d’acqua, che dà frutto a suo tempo:le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene.

…MI IMPEGNABeati i poveri in spiritoPrima di tutto cercate di essere liberi nei confronti delle cose. Il Signore ci chiama a uno stile di vita evangelico segnato dalla sobrietà, a non cedere alla cultura del consumo. Si tratta di cercare l’essenzialità, di imparare a spogliarci di tante cose superflue e inutili che ci soffocano. Distacchiamoci dalla brama di avere, dal denaro idolatrato e poi sprecato. Mettiamo Gesù al primo posto. Lui ci può liberare dalle idolatrie che ci rendono schiavi. In secondo luogo, per vivere questa Beatitudine abbiamo tutti bisogno di conversione per quanto riguarda i poveri. Dobbiamo prenderci cura di loro, essere sensibili alle loro necessità spirituali e materiali. Pensiamo anche a coloro che non si sentono amati, non hanno speranza per il futuro, rinunciano a impegnarsi nella vita

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perché sono scoraggiati, delusi, intimoriti. Dobbiamo imparare a stare con i poveri. Non riempiamoci la bocca di belle parole sui poveri! Incontriamoli, guardiamoli negli occhi, ascoltiamoli. I poveri sono per noi un’occasione concreta di incontrare Cristo stesso, di toccare la sua carne sofferente.Ma i poveri non sono soltanto persone alle quali possiamo dare qualcosa. Anche loro hanno tanto da offrirci, da insegnarci. In un certo senso i poveri sono come maestri per noi. Ci insegnano che una persona non vale per quanto possiede, per quanto ha sul conto in banca. Un povero, una persona priva di beni materiali, conserva sempre la sua dignità. I poveri possono insegnarci tanto anche sull’umiltà e la fiducia in Dio. PAPA FRANCESCO

Martedì 10 GiugnoMt 5,13-16

LA PAROLA DI DIO…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

…È MEDITATAGesù dice ai discepoli che sono sale della terra e luce del mondo. Siamo ancora all'inizio della predicazione evangelica, e senza dubbio i discepoli non possono vantare una esemplare condotta da "uomini delle beatitudini". E tuttavia Gesù insiste: "Se il sale perde il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato?". In questo interrogativo è nascosta una domanda di responsabilità. Gesù sembra dire: "Non ho altro che voi

per l'annuncio del Vangelo", oppure: "Se il vostro comportamento è insipido e senza gusto, non ho altro rimedio per l'annuncio evangelico." E' quel che accade se la lucerna accesa viene posta sotto il secchio (a volte, rovesciato, serviva anche da mensola). Anche in questo caso non c'è rimedio, si resta al buio. Ognuno di noi sa bene di essere una povera persona. Ma il Vangelo insiste: "Voi siete il sale della terra."

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E' vero, non lo siamo da noi stessi, ma solo se siamo uniti al vero sale e alla vera luce, Gesù di Nazarethh. I discepoli di Gesù, a differenza di quel che avviene tra gli uomini, non sono condannati a nascondere davanti a Dio la loro debolezza e la loro miseria. Queste non attentano alla potenza di Dio, non la cancellano, semmai la esaltano. Il primo a non vergognarsi della nostra debolezza è proprio il Signore; la sua luce non è smorzata dalle nostre tenebre. Non c'è alcun disprezzo per l'uomo da parte del Vangelo; non c'è alcuna antipatia da parte del Signore. Aggiunge il Vangelo: "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, che vedano le vostre opere

buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli". E' l'invito che il Signore fa a noi perché diventiamo operatori del Vangelo.-----------------------------------------------Se avremo il coraggio dell'autenticità quando falsità e compromesso sono più comodi… Se costruiremo la vitanel rispetto e nell'attenzionedell'uomo…. Se, in una società deturpata dall'odio e dalla violenza, sapremo accogliere e amare tutti… Se sapremo rimboccarci le maniche davanti al male, al dolore, alla disperazione… Se avremo coraggio di dire in famiglia, nella scuola, tra gli amici che Cristo è la certezza: saremo sale della terra e luce del mondo

…È PREGATAMio Signore, dammi la Sapienza dono del tuo Spirito perché la mia vita abbia "sapore" di te e non venga calpestata dall'inutilità delle cose vane, banali, sbagliate.

…MI IMPEGNASapore di Cristo Gesù". E quando ho sapore di Gesù? Quando la penso come Lui circa la vita e la morte, circa la gioia e il dolore, circa ciò che passa e ciò che è eterno. Sono sale che dà sapore o sono insipido? Sono una luce che brilla e illumina il cammino degli altri, o mi nascondo, tenendo la luce solo per me?Come il sale può perdere il sapore e l'efficacia diventando scipito, e la luce non sul lucerniere non illumina, così anche il discepolo può perdersi nella mondanità.

Mercoledì 11 Giugno - SAN BARNABA Barnaba (figlio della Consolazione), cipriota, diede agli Apostoli ciò che ricavò dalla vendita del suo campo: "Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba "figlio dell'esortazione", un levita originario di Cipro, che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l'importo ai piedi degli apostoli e uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore.

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Accreditò Paolo di fronte alla Chiesa, fu suo compagno nel primo viaggio missionario e nel primo Concilio di Gerusalemme. 

Mt 10,7-13LA PAROLA DI DIO

…È ASCOLTATAIn quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».

…È MEDITATABarnaba, cioè "figlio della consolazione", pur non essendo nel gruppo dei dodici si è meritato in battaglia il titolo di "apostolo"; uomo discreto e generoso, riusciamo a cogliere la sua personalità attraverso la splendida esperienza di Luca negli Atti. Barnaba è tra i primi della primitiva comunità di Gerusalemme. Vende un suo campo e ne dona il ricavato agli apostoli e - soprattutto - gode la stima di tutti i discepoli. Sarà lui a far entrare nella comunità il neo-convertito Paolo, superando le tante resistenze nei confronti dell'ex-persecutore e sarà lui, probabilmente, a intuire che i confini di Israele stavano stretti al progetto del Signore Gesù. Così Barnaba ci giunge come un modello di vita cristiana, soprattutto con quello straordinario nome "figlio dell'esortazione, figlio della

consolazione"; Barnaba, cioè, ha sempre guardato il positivo nelle situazioni, ha sempre guardato l'aspetto evangelico, e - così facendo - ha dato fiducia a Paolo che diventerà il grande evangelizzatore. Che nelle nostre comunità molti si ispirino a Barnaba, che molti accettino di diventare figli della consolazione, che abbiano a cuore di sottolineare il positivo delle situazioni e di valorizzare i fratelli presenti nelle comunità.----------------------------------------------Sogno una Chiesa che è Parola, che mostra il libro del Vangelo ai quattro punti cardinali della terra, in un gesto di annuncio, di sottomissione alla Parola di Dio, come promessa dell'Alleanza eterna. Sogno una Chiesa che è Pane, Eucaristia, che si lascia

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mangiare da tutti, affinché il mondo abbia la vita in abbondanza. Sogno una Chiesa che è appassionata di quella unità che ha voluto Gesù. Sogno una Chiesa che è in cammino e pregando e cantando va incontro a Cristo Risorto, speranza unica, incontro a Maria e a tutti i Santi.Sogno una Chiesa che porta nel suo cuore il fuoco dello Spirito Santo, e dove c'è lo Spirito, c'è la

libertà, c'è il dialogo sincero con il mondo; e specialmente con i giovani, con i poveri e con gli emarginati, c'è il discernimento dei segni dei nostri tempi. Sogno una Chiesa che è testimone di speranza e di amore, con fatti concreti nella grazia di Gesù Cristo, nell’amore del Padre e nella comunione dello Spirito, vissuti nella preghiera e nell’umiltà

Paolo VI

…È PREGATABarnaba, figlio della consolazione, insegnaci l'arte preziosa di valorizzare le persone, di dire una parola di conforto, di scuotere e spronare, di esortare e consolare, insegnaci ad amare come hai saputo fare tu, imitando il Maestro Gesù che vive in chi lo ama nei secoli dei secoli!

…MI IMPEGNASia accesa in noi la stessa fiamma di carità che mosse san Barnaba pieno di fede e di Spirito Santo perché portiamo alle genti con la parola e con le opere, il Vangelo di Cristo, che egli testimoniò con coraggio apostolico. 

Giovedì 12 Giugno

Mt 5,20-26LA PAROLA DI DIO

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo

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dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

…È MEDITATAGesù mostra cosa vuol dire portare a compimento la legge: cogliere in essa il pensiero e il cuore stesso di Dio. La giustizia, pertanto, non consiste in un egualitarismo esteriore, peraltro impossibile, ma nell'amore senza limiti che Dio ha per i suoi figli. Aggiunge, infatti, con una severa ammonizione: "Se la vostra giustizia non sorpasserà quella degli scribi e farisei, non entrerete nel regno dei cieli". A esser buoni alla pari dei farisei, vuol dire Gesù, vale lo stesso che esserlo per nulla. E lo spiega. Le parole che seguono nessuno ha mai osato dirle come le ha dette Gesù e nessuno le ha udite da altro luogo se non dal Vangelo. Il primo tema è tratto dal quinto comandamento: "Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai...io, invece, vi dico: chiunque s'adira con il suo fratello sarà sottoposto al giudizio". Gesù non propone una nuova casistica

(con l'aggiunta delle altre due scansioni: chi dice stupido e pazzo al proprio fratello), o una nuova prassi giuridica, bensì un nuovo modo di intendere i rapporti tra gli uomini. Gesù afferma che l'amore è il compimento della legge. Occorre, quindi, passare da un precetto in negativo alla positività dell'amicizia. L'amore ha un valore così alto da richiedere, se manca, l'interruzione dell'atto supremo del culto. La "misericordia" vale più del "sacrificio"; il culto, come relazione con Dio, non può prescindere da un rapporto d'amore con gli uomini.-----------------------------------------------"Non abbiate nemici. Non odiare nessuno: qualcuno dovrai correggerlo, qualcuno compatirlo e qualche altro dovrai amarlo più della tua stessa vita".

Dalla Didaché o insegnamento degli ApostoliSec. II

…È PREGATASignore,aiutami ad essere per tutti un amico. Un amico che sa attendere senza stancarsi, che sa accogliere con bontà, che sa donare con amore, che sa ascoltare senza giudicare, che sa ringraziare senza pretendere. Un amico speciale, che si fa trovare quando se ne ha bisogno. Aiutami ad essere un amico a cui ci si può rivolgere sempre, di giorno e di notte, quando lo si desidera. Un amico capace di offrire riposo al cuore, capace

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di irradiare pace e gioia. Aiutami ad essere un amico disponibile soprattutto verso i più deboli, i discriminati e quelli che nessuno difende. Un amico silenzioso, che senza compiere opere straordinarie, aiuti ognuno a sentirti compagno di viaggio, Signore della tenerezza.

…MI IMPEGNAIl cristiano è invitato a fare sempre il primo passo, quando c'è qualche "ruggine" da parte di qualcuno verso di lui. Gesù non è solo contro l'odio ma è per il sovrappiù dell'amore. Se vuoi preservare l'amore come Dio lo ha chiesto, non lasciare che tuo fratello vada a dormire con un sentimento di amarezza verso di te, e tu, da parte tua, non ritirarti con un senso di amarezza verso di lui, ma va' a riconciliarti col tuo fratello e verrai a offrire a Cristo, con una coscienza pura e una preghiera fervente, il dono dell'amore.

Venerdì 13 Giugno Sant’Antonio di Padova - Fernando di Buglione nasce a Lisbona. A 15 anni è novizio nel monastero di San Vincenzo, tra i Canonici Regolari di Sant'Agostino. Nel 1219, a 24 anni, viene ordinato prete. Nel 1220 giungono a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine di Francesco d'Assisi. Ottenuto il permesso dal provinciale francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando entra nel romitorio dei Minori mutando il nome in Antonio. Invitato al Capitolo generale di Assisi, arriva con altri francescani a Santa Maria degli

Angeli dove ha modo di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo personalmente. Per circa un anno e mezzo vive nell'eremo di Montepaolo. Su mandato dello stesso Francesco, inizierà poi a predicare in Romagna e poi nell'Italia settentrionale e in Francia. Nel 1227 diventa provinciale dell'Italia settentrionale proseguendo nell'opera di predicazione. Il 13 giugno 1231 si trova a Camposampiero e, sentendosi male, chiede di rientrare a Padova, dove vuole morire: spirerà nel convento dell'Arcella. 

Mt 5,27-32

LA PAROLA DI DIO…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. Fu pure detto: “Chi ripudia la

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propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».

…È MEDITATAGià guardare una donna con desiderio significa commettere adulterio con lei. Il peccato come la opere di bene provengono dalle nostre interiori convinzioni, dall'orientamento che abbiano impresso nel nostro cuore. L'azione che ne segue è solo la esteriore manifestazione di ciò che prima è maturato dentro di noi. I nostri occhi, definiti la finestra dell'anima, ci trasferiscono immagini e causano sensazioni che, se non filtrate dalla nostra coscienza, che deve operare la selezione, ci spingono all'azione cattiva, non conforme alla norma divina. Ecco perché il Signore arriva a dirci che se il nostro occhio ci è motivo di scandalo, dobbiamo essere pronti anche a cavarlo pur di entrare nel regno dei cieli. L'inquinamento dell'anima è un fatto molto più debilitante della perdita di un nostro organo fisico come il nostro occhio o la nostra mano. Siamo così sollecitati a considerare con la migliore attenzione i valori del nostro corpo, pur meritevoli di attenzioni e di cure, e quelli dello spirito, che dobbiamo conservare integro per la vita eterna. Viene da pensare che ai nostri giorni talvolta

sono più affollati gli ambulatori dei medici che non i confessionali e le chiese. Spesso capita di vedere gente che si affanna più per la dimora terrena che non per quelle definitiva e celeste. Soffriamo momenti di confusione e di capovolgimenti di valori. Ciò anche perché il nostro sguardo non più assuefatto a svolgere con sapienza la dovuta introspezione dell'anima. C'è troppo chiasso intorno e la fretta morde il nostro incedere nel mondo. Riflettere, meditare, esaminarsi interiormente è virtù di pochi. Forse anche per questo il discorso sulla fedeltà coniugale per molti, come ai tempi di Cristo, non è più un valore.-----------------------------------------------Gesù, svelandomi il volto di Dio, svela anche il mio volto più autentico, mi aiuta veramente a realizzare la parte migliore di me. Questo Dio che mi ha progettato, costruito, plasmato, sa in che cosa consiste la felicità. E me la indica. Certo, la strada, all'apparenza, è in salita, e che salita! Ma per salire sulle vette è sempre necessaria un po' di fatica!

 

…È PREGATATi imploriamo, Spirito Santo,di versare come un buon samaritano la medicina della tua misericordia sulle ferite della nostra anima. Fasciale con le bende della tua grazia, carica il

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nostro spirito sul giumento dell’obbedienza, portaci al rifugio della conversione, affidaci alla custodia della contrizione di spirito, perché rimaniamo a lungo sotto le tue cure, finché, con il denaro della vera penitenza, recuperiamo la salvezza perduta. E, dopo averla ritrovata, fa che possiamo avere la forza di ritornare sulla strada che porta a te, dalla quale abbiamo deviato. Con il tuo aiuto, tu che, con il Padre e il Figlio, vivi e regni unico Dio per i secoli eterni. Amen. Sant’Antonio

…MI IMPEGNADio in sant’Antonio di Padova ha dato al suo popolo un insigne predicatore e un patrono dei poveri e dei sofferenti…e io come vivo la mia testimonianza evangelica e la carità?

Sabato 14 Giugno

Mt 5,33-37LA PAROLA DI DIO

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».…È MEDITATALo spergiuro, da cui mette in guardia il Signore, avviene quando l'uomo è talmente egocentrico da sentirsi onnipotente fino a piegare ai suoi interessi Dio e gli altri. In verità, dice Gesù, non abbiamo potere neppure su un capello. L'umiltà è a fondamento dei rapporti tra gli uomini. E all'umiltà segue la verità e la franchezza. Il Signore ha creato l'uomo dandogli la dignità della parola; per questo Gesù dice: "Sia il vostro linguaggio:

sì, sì; no, no; il superfluo procede dal maligno". E' a dire che le parole hanno un peso, non possono essere vane o ambigue. Attraverso di esse appare il cuore, come per Dio stesso. E' il maligno infatti che cerca di allargare la sua forza con la corruzione delle parole.-----------------------------------------------Vita della mia vita, sempre cercherò di conservare puro il mio corpo, sapendo che la tua carezza

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vivente mi sfiora tutte le membra. Sempre cercherò di allontanare ogni falsità dai miei pensieri,sapendo che tu sei la veritàche nella mente mi ha accesa la luce della ragione. Sempre cercherò di scacciare ogni malvagità dal mio cuore,e di farvi fiorire l'amore,sapendo che ha la tua dimora nel

più profondo del cuore. E sempre cercherò nelle mie azioni di rivelare te, sapendo che è il tuo potere che mi dà la forza di agire.

Rabindranath Tagore

…È PREGATAGesù adorabile, ostia immacolata, pura e senza macchia fa' di me, sull'esempio del cuore immacolato di Maria, un cuore puro ed un'anima pura, senza falsità, impurità, senza più macchie di peccato, senza odio e risentimenti, ma solo con una grande pace della mente, del cuore e dell'intelletto.

…MI IMPEGNAL'ottavo comandamento del Decalogo esige veridicità e lealtà con il prossimo. Evitare la doppiezza per sistema. Evitare la finzione. Il nostro linguaggio dovrebbe essere sostenuto esclusivamente dalla semplicità e dalla serietà della nostra vita, senza ricorrere a formule religiose, implicanti l'onore di Dio per far passare quanto si vuole asserire. Le nostre parole devono esprimere veramente quello che pensiamo. Ciò vale anzitutto davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini.

VISITA AL MEMORIALE dell’ olocausto DI YAD VASHEMDISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Jerusalem Lunedì, 26 maggio 2014

“Adamo, dove sei?” (cfr Gen 3,9).

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Dove sei, uomo? Dove sei finito?In questo luogo, memoriale della Shoah, sentiamo risuonare questa domanda di Dio: “Adamo, dove sei?”.In questa domanda c’è tutto il dolore del Padre che ha perso il figlio. Il Padre conosceva il rischio della libertà; sapeva che il figlio avrebbe potuto perdersi… ma forse nemmeno il Padre poteva immaginare una tale caduta, un tale abisso! Quel grido: “Dove sei?”, qui, di fronte alla tragedia incommensurabile dell’Olocausto, risuona come una voce che si perde in un abisso senza fondo…

Uomo, chi sei? Non ti riconosco più. Chi sei, uomo? Chi sei diventato?Di quale orrore sei stato capace? Che cosa ti ha fatto cadere così in basso?

Non è la polvere del suolo, da cui sei tratto. La polvere del suolo è cosa buona, opera delle mie mani.Non è l’alito di vita che ho soffiato nelle tue narici. Quel soffio viene da me, è cosa molto buona (cfr Gen 2,7).No, questo abisso non può essere solo opera tua, delle tue mani, del tuo cuore… Chi ti ha corrotto? Chi ti ha sfigurato?Chi ti ha contagiato la presunzione di impadronirti del bene e del male?Chi ti ha convinto che eri dio? Non solo hai torturato e ucciso i tuoi fratelli, ma li hai offerti in sacrificio a te stesso, perché ti sei eretto a dio. Oggi torniamo ad ascoltare qui la voce di Dio: “Adamo, dove sei?”.

Dal suolo si leva un gemito sommesso:

Pietà di noi, Signore!A te, Signore nostro Dio, la giustizia,

a noi il disonore sul volto, la vergogna .

Ci è venuto addosso un male quale mai era avvenuto sotto la volta del cielo .

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Ora, Signore, ascolta la nostra preghiera, ascolta la nostra supplica, salvaci per la tua misericordia.

Salvaci da questa mostruosità.Signore onnipotente, un’anima nell’angoscia grida verso di te.

Ascolta,

Signore, abbi pietà! Abbiamo peccato contro di te. Tu regni per sempre .

Ricordati di noi nella tua misericordia.

Dacci la grazia di vergognarci di ciò che, come uomini, siamo stati capaci di fare, di vergognarci di questa massima idolatria, di aver

disprezzato e distrutto la nostra carne, quella che tu impastasti dal fango, quella che tu vivificasti col tuo alito di vita.

Mai più, Signore, mai più!

“Adamo, dove sei?”. Eccoci, Signore, con la vergogna di ciò che l’uomo, creato a tua

immagine e somiglianza, è stato capace di fare.Ricordati di noi nella tua misericordia.