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1 A Gabriella, Valeria e Massimo, Simonetta, Ettore e ai piccoli topolini Michela e Marina

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A Gabriella, Valeria e Massimo,Simonetta, Ettore e ai piccolitopolini Michela e Marina

PREMESSA

In questo volumetto si affronta in manierasintetica il problema della allergia aglia Acari del-l’ambiente domestico. Questa forma che colpisceprevalentemente l’apparato respiratorio, conasma bronchiale allergica conseguente, è dal pun-to di vista epidemiologico la più importante ditutte le malattie allergiche perchè colpisce gli abi-tanti del mondo intero ed in particolare i bambi-ni in tenera età, in alcune Regioni, (vedi Sarde-gna) è stata rilevata nei bambini una sensibilizza-zione agli Acari anche del 65%.

Dal 1977 ad oggi una serie di pubblicazioni edi interventi in Congressi, a carattere Nazionaleed Internazionale, hanno permesso di informaretutti sul ruolo importante di questi Aracnidi,sembra un lavoro gettato alle ortiche! Ancoraoggi la situazione non è cambiata anzi è peggio-rata perchè finchè non si adotterà un metodo diPrevenzione Ambientale sistematico ed efficacenegli ambienti dove vive e traffica l’uomo avremosolo un peggioramento. L’uomo che è al centrodel più grande ecosistema rappresentatodall’“Universo Intero”, svolge un ruolo determi-nante nel tempo e nello spazio in rapporto

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all’ambiente che lo circonda esercitando e suben-do influssi diversi, che determinano e caratteriz-zano gli stili di vita per ciascun individuo. L’uo-mo trasmette per via ereditaria i caratteri geneti-ci che lo contraddistinguono, ma anche quelliepigenetici, che possono essere indotti da fattoriesterni e ambientali e poi fissati nel genoma equindi trasmessi. Questi caratteri peculiari nell’e-voluzione della specie umana sono alla base ditutte le patologie legate all’ambiente dove vive eopera l’uomo.

L’autore ringrazia i colleghi medici MarcelloAngius e Mauro Minelli e i Biologi Dolores Carruse Fabrizio Ottoboni che hanno collaborato alla ste-sura del volumetto riportato in bibliografia.

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ACARI

Introduzione

Gli Acari, Artropodi Chelicerati, costituisco-no il gruppo più numeroso in seno agli animaliviventi, Insetti a parte, e rappresentano una delleforme di vita predominanti sulla Terra. Sono pre-senti negli ecosistemi terrestri ed acquatici construtture adattative evolute. Le specie fino ad orariconosciute e descritte assommano a circa50.000, ma gli esperti pensano che quelle effetti-vamente esistenti si aggirino attorno al milione.La loro storia è iniziata molti milioni di anni fa.Nel 1923 Hirst descrisse il primo Acaro fossile,Protacarus crani, risalente al Devoniano, trovatoad Aberdeen, in Scozia. Altri Acari terrestri anco-ra più vecchi di 80 milioni di anni sono statisuccessivamente trovati nello Stato di New York.Infine ne sono stati trovati anche in ambre delCretaceo in Canada, e del Terziario in Messico.

Gli Acari erano conosciuti già nell’antichità.Aristotele, nel 350 a.C., nella sua pubblicazione“Storia degli animali”, segnalò la presenza dell’A-caro dei formaggi (il Tyrolichus casei?) e dellacera grezza; nel papiro di Eber (circa 3000 anni

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a.C.), è disegnata benissimo e quindi facilmentericonoscibile una zecca del genere Ixodes.

Non è nostro intendimento trattare il com-plesso mondo di questi minuscoli Aracnidi cheinteragiscono con l’uomo e causano numerosiproblemi sanitari soprattutto di allergia, ma sivuole fornire poche e precise informazioni. Par-lando di Acari dannosi per la salute dell’uomonegli ultimi 35 anni molto è stato detto e scrittosui Dermatofagoidi, spesso trascurando una piùampia ed articolata visione di tutte le altre specieche sono responsabili in modo diretto o indiret-to di gravi problemi sanitari per l’uomo. Nonpotendo sintetizzare le migliaia di pagine scrittedai più famosi acarologi in poche righe si riman-da il lettore ai testi segnalati in bibliografia per gliapprofondimenti necessari.

Cenni di tassonomia e morfologia esterna

Il corpo degli Acari viene suddiviso, per prati-cità, in due parti: lo gnatosoma e l’idiosoma, inquest’ultimo sono situate le zampe (Figura 1).

Le caratteristiche morfologiche fondamentalie distintive degli Acari e delle zecche sono: zam-

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Figura 1

Figura 2

pe articolate e scheletro esterno, due paia diappendici (cheliceri e pedipalpi o palpi - vediFigura 2) nello gnatosoma, quattro paia di zam-pe (con eccezioni), ridotta o assente segmenta-zione addominale.

Lo gnatosoma è la parte anteriore e più com-plessa del corpo dell’Acaro in cui si trova l’apertu-ra buccale. Viene mantenuto unito all’idiosomada una membrana artrodiale che ne permette ilmovimento. Fondamentalmente è costituito dauna basis gnathosomatica derivata dalla parzialefusione di una parte dei cheliceri. Su questa basec’è una specie di doccia che alloggia i cheliceriprotetti dorsalmente dalla parte anteriore del pro-dorsum e ventralmente dalla piastra sottochelice-rale. Lo gnatosoma è la parte del corpo dell’Acaroche più si modifica in funzione del tipo di vita edi alimentazione e che ne permette l’adattamentoai diversi ambienti. Ad esempio negli Acari detri-ticoli quali i Dermatofagoidi i due cheliceri termi-nano con due digiti dentellati che insieme forma-no la chela atta a lacerare il cibo. Due palpi sonoposti ancora più lateralmente e sono muniti diorgani tattili e sensoriali. Il cibo viene sminuzzatocol movimento dei cheliceri e spinto in bocca epoi aspirato dal movimento della faringe. Negli

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Acari fitofagi quali i ragnetti rossi e nei parassiti icheliceri formano invece una specie di tubo chepermette loro l’aspirazione dei liquidi.

L’idiosoma è il “corpo” dell’Acaro che contie-ne tutti gli organi dell’animale, e da attacco allezampe. Sull’idiosoma sono inserite diverse setole,e sono presenti degli scudi per rinforzarlo e pro-teggerlo. Sulla sua superficie ventrale sono visibi-li le strutture genitali maschili o femminili, mol-to importanti per l’identificazione della specie(Figura 3).

Le zampe negli Acari sono generalmente otto,con l’eccezione delle larve e di alcune specie fito-faghe appartenenti ai Prostigmati, che ne hannosolo sei. Sono costituite da 6 segmenti uniti traloro mediante membrane elastiche: coxa, trocan-tere, femore, genuale, tibia e tarso. Il tarso puòterminare con un sistema ambulacrale costituitoda appendici quali unghie (es. negli acari plumi-coli per aggrapparsi alle piume), empodi, pulvil-li. Sulle zampe, in modo particolare quelle ante-riori, sono presenti molte setole e organi senso-riali, utilizzati per l’identificazione della specie(Figura 4).

Sull’idiosoma e sulle zampe quindi sono inse-rite più setole di diversa forma e lunghezza (mol-

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Figura 3

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Figura 4

to utili per l’identificazione delle varie specie diacari), oltre a strutture sensoriali aventi funzionetattile e chemioricettiva (solenidi, famulo, eupa-tidi, sensilli) (Figura 5).

Le 50.000 specie di Acari (alcuni visibili adocchio nudo, ma la maggior parte al microscopioottico) attualmente conosciute vengono classifi-cate in 7 sottoordini:

Legenda: alcune specie acarine appartenenti aisottoordini evidenziati in grassetto sono respon-sabili di patologie allergiche nell’uomo

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Figura 5

Delle 2.863 specie di Acari presenti in Italiaquelle che sicuramente causano allergia sonoelencate in Tabella 1. Occorre ricordare che qual-siasi specie acarina può comunque essere allergiz-zante per l’uomo, in particolari condizioni (con-tatto prolungato, predisposizione genetica).

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Riproduzione, sviluppo e strategie di vita

La riproduzione è sessuale anche se rari casi dipartenogenesi sono stati segnalati. Il ciclo di svi-luppo postembrionale può essere sintetizzatocosì: alcuni giorni dopo l’accoppiamento, la fem-mina depone le uova che si schiuderanno lascian-do emergere una larva esapoda. Quest’ultima sitrasformerà in una ninfa e dopo uno, due o trealtri stadi ninfali, si avranno gli adulti sessuati(Figura 6).

Il ciclo di vita nei diversi gruppi di Acari èpiuttosto variabile. Ad esempio nelle specie pre-datrici quali Cheyletus, dura solamente pochigiorni per sfruttare tutte le risorse alimentari,mentre negli ectoparassiti come le zecche delgenere Argas o Ixodes può durare mesi o anni. Ladurata della vita degli adulti è anch’essa variabile,dai 15 giorni dei ragnetti rossi, ai 70 dell’Acarodella polvere di casa, a 5-10 anni dell’Argas refle-xus. Le femmine generalmente vivono più deimaschi e possono accoppiarsi e deporre uova piùvolte nella loro vita.

Gli Acari hanno sviluppato vari metodi di dif-fusione, passiva o attiva, della specie. Ad es. ilTetranychus urticae quando la popolazione è

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Figura 6

troppo numerosa si fa trasportare dal vento sualtri vegetali, e all’uopo assume una caratteristica“posizione da viaggio”. Il Dermatophagoides pte-ronyssinus può farsi trasportare dalle correnti d’a-ria ed entrare nel cosiddetto plankton aereo, ma ilmezzo di spostamento più usato è l’uomo ed i suoivestiti. Altre specie di Acari, ad esempio Acaridi eGlicifagidi, possono sviluppare uno stadio chia-mato ipopio, il quale ha una scarsa mobilità masufficiente per trovare il posto dove si fermanomosche, scarafaggi, ecc., e dopo essersi attaccatiall’ospite si fanno trasportare in altri ambienti piùfavorevoli. Infine ricordiamo gli Acari plumicoli,ad es. i Proctofillodidi, i quali aderiscono salda-mente alle penne degli uccelli ospiti e possonolasciarsi trasportare per migliaia di chilometri.

Le strategie di sopravvivenza quando l’habitatdiventa sfavorevole, ad es. per mancanza di cibo oper il freddo, sono numerose. Alcune femmine diT. urticae, ad esempio, si fanno fecondare, all’ap-prossimarsi dell’inverno, e diventano femminesvernanti (vero e proprio fenomeno di diapausa)e sono pronte a far ripartire, la primavera succes-siva, la popolazione. Nel caso dei Dermatofagoi-di e degli Euroglifidi quando le condizioniambientali sono poco propizie, ad esempio

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durante la siccità invernale causata dal riscalda-mento domestico, possono prolungare la duratadei periodi di muta tra uno stadio giovanile e l’al-tro. Altre specie, ad es. il Lepidoglyphus destruc-tor nei fienili, utilizzano invece il loro stadio ipo-piale per resistere alle basse temperature inverna-li. I feromoni,sostanze aromatiche che vengonorilasciate nell’ambiente da alcuni Acari, servonoad informare le altre specie acaridiche presenti neidintorni invitandole a stare lontane perché c’è delcibo ma non sufficiente per tutti.

Tutti gli Acari riducono i minuti detriti orga-nici in polvere impalpabile, concorrendo al rapi-do disfacimento della materia organica e prepa-randola sollecitamente, con la formazione dell’-humus, a rientrare nel circolo della vita.

Gli stessi corpi morti degli Acari e gli escre-menti vengono, come alimenti, riciclati e reinse-riti nel circolo della vita ad opera di altri Acariche li rendono impalpabili e quindi facilmente sidisperdono nell’ambiente. Tra gli Acari citatialcuni hanno preferenze per quanto riguarda laloro residenza abitativa, per esempio: l’Acarussiro vive prevalentemente nelle croste del for-maggio e nelle farine; il Tyrophagus putrescentiaenel prosciutto; la Gohiera fusca nelle sedie impa-

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gliate; il Carpoglyphus lactis, che ha esigenzenutritive di zuccheri, lo si trova nei fichi secchi,nei datteri ed in altra frutta secca.

In conclusione è indispensabile l’osservazionecontinua delle componenti allergeniche delle pol-veri antropiche per arrichire la conoscenza sull’a-carofauna responsabile di patologie allergicheperenni specie a carico dell’apparato respiratorio.

Durante il VII Congresso Nazionaledell’A.I.A., nell’ottobre 1996, è stata presentata aFirenze una specie acaridica: il Dermatophagoidesevansi, identificata in un campione di piume, perla prima volta in Italia, presso il Centro di Aller-gologia ed Immunologia Clinica dell’AziendaOspedaliera “G. Brotzu” di Cagliari. Questa spe-cie acaridica era stata precedentemente individua-ta in Francia, URSS, Iran, USA e Portogallo.

Cenni di ecologia

Ad eccezione degli Acari ematofagi e fitofagi,esempio zecche e ragnetti rossi, le altre specie diAcari assorbono quasi tutta l’acqua necessaria aiprocessi vitali direttamente dall’aria insatura, esecondariamente una piccola parte dal cibo e dal-

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l’ossidazione intracellulare di lipidi. L’umiditàdell’aria è particolarmente importante, ed è unfattore limitante le popolazioni specialmente peri Dermatofagoidi che vivono nelle abitazioni. Latemperatura è un problema per gli Acari dei fie-nili, del suolo, delle zone molto fredde. Nelleabitazioni essa non rappresenta quasi mai unproblema tale da richiedere particolari adatta-menti per economizzarla. Gli Acari che causanoproblemi sanitari all’uomo hanno diversi regimialimentari. Possono essere detriticoli, ad es. iDermatofagoidi utilizzano le desquamazioni epi-teliali dell’uomo, del cane ecc.; fungivori, ad es. iGlicifagi si nutrono di molte specie di muffe;fitofagi, ad es. i ragnetti rossi della linfa dellapianta ospite; ematofagi, ad es. le zecche e i Der-manissidi del sangue degli ospiti.

Ricordiamo che alcune specie di muffe sonoindispensabili per certi gruppi di Acari non comealimento ma come “aiutante”, ad es. il genereAspergillus serve al Dermatophagoides pteronyssi-nus perché rende più digeribili i derivati epider-mici (o prodotti di desquamazione cutanea del-l’uomo o degli animali) attraverso una fase dipre-digestione. Altre muffe, invece, sono acaro-patogene, ad es. certi Aspergilli producono tossi-

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ne che sono letali per Acarus siro. Infine ricor-diamo che alcuni pericolosi virus e batteri posso-no essere trasmessi all’uomo dalle zecche, ad es.la Borrelia burgdorferi, responsabile della malattiadi Lyme, tramite il morso dell’ Ixodes dammini eIxodes ricinus.

Le popolazioni acarine possono essere tenutesotto controllo in natura da altri Acari predatori.Nelle abitazioni ad esempio è facilmente rinveni-bile l’Androlaelaps casalis, il Cheyletus trouessar-ti ed il Cheyletus eruditus che preda i Dermato-fagoidi e occasionalmente “morde” l’uomo. GliAcari predatori con marcate note di cannibalismoriescono talvolta a distruggere completamentealtre specie, ad esempio: il Cheyletus eruditus seattacca il Dermatophagoides pteronyssinus puòfare 20 vittime al giorno; l’Androlaelaps casalispuò aggredire tutte le altre specie acaridiche e lostesso Cheyletus.

Il rapporto Uomo-Acari è molto variegato.L’uomo può ospitare nei follicoli piliferi del

naso il Demodex folliculorum e il Demodex bre-vis senza subire danni; se morso da alcune zecchepuò avere malattie infettive, inalando molecoleallergeniche di derivazione acaridica può, se pre-disposto, diventare asmatico.

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Note sulle allergie

Gli Acari e i loro derivati, costituiscono unadelle più importanti cause di manifestazioniallergiche perenni che colpiscono l’uomo (asmabronchiale, per esempio) talvolta in manieraanche grave.

Fu negli anni 1961-62 che R. Voorhorst, F.Th. M. Spieksma e M. J. A. Boezeman, con lacollaborazione dell’acarologo Alex Fain, indivi-duarono il Dermatophagoides pteronyssinus(Dp), che rappresenta la specie di più frequenteriscontro nelle polveri delle abitazioni ma anche ilpiù allergizzante fra le specie acaridiche conosciu-te e responsabili di manifestazioni cliniche (con-giuntiviti, riniti, asma, isolate o associate) in sog-getti predisposti. Questi sono: Dermatophagoidespteronyssinus (Dp), Dermatophagoides farinae(Df), Acarus siro (As), Tyrophagus putrescentiae(Tp), Lepidoglyphus destructor (Ld), Euroglyphusmaynei (Em), Glycyphagus domesticus (Gd) eBlomia tropicalis (Bt).

Il Dp ed il Df vengono denominati “Acarimaggiori” perché dotati di elevato potere aller-gizzante. Quelli definiti “Acari minori” o dellederrate (perché ritenuti meno dotati di potere

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allergizzante) infestano principalmente le derratealimentari, granai, fieno, silos, magazzini, pellet-terie, case di campagna specie se umide, abitazio-ni delle città, materassi etc.; nelle polveri dome-stiche sono presenti in percentuali variabili dall’1al 15 % della popolazione acarina totale; deter-minano, nei soggetti predisposti, la comparsa diquadri clinici simili a quelli provocati dai “cosìdetti Acari maggiori”, quindi congiuntiviti, rini-ti, asma bronchiale, isolate o associate. A confer-ma di quanto riportato, nell’ambito delle ricer-che dell’Organizzazione Mondiale della Sanitàsono già stati caratterizzati alcuni allergeniriguardanti Ld, Em. e Bt. Per i Dermatofagoidi(Dp e Df in particolare) è stato delineato un qua-dro più completo del mosaico “antigenico”.

Gli allergeni finora caratterizzati sono statisuddivisi in quattro gruppi (I, II, III e IV) men-tre quelli di più recente identificazione sono sta-ti inseriti nei gruppi V, VI e VII. Gli allergenimaggiori dei Dermatofagoidi appartengono aiprimi due gruppi: quelli del I sono proteine conun peso molecolare di 25.000 D di origine feca-le, infatti sono concentrate nelle pallottolinefecali emesse in quantità da 6 a 40 al giorno.Ogni pallottolina di dimensioni variabili dai 10

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Dermatophagoides pteronyssinusIngrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte

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Lepidoglyphus destructorIngrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte

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Gohieria fuscaIngrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte

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Tyrophagus putrescentiaeIngrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte

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Acarus siroIngrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte

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Dermatophagoides farinaeIngrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte

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Glycyphagus domesticusIngrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte

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Carpoglyphus lactisIngrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte

ai 40 micron contiene circa 0,2 ng di allergene.Le proteine che costituiscono gli allergeni delgruppo II sono presenti nel corpo (cuticola,ghiandole sessuali, secrezione spermatica e vagi-nale) e nelle feci dei Df e del Dp e sono più resi-stenti all’azione denaturante del calore e degliagenti chimici rispetto a quelle del gruppo I. Lepallottoline fecali più piccole quindi rappresenta-no un’importante fonte di allergeni ed essendo dipoco peso fluttuano facilmente nell’aria speciedelle abitazioni e nel ricadere si depositano sullecose e sulle persone, ma poiché costituiscono un“pronto aerosol biologico” possono anche essereinalate. Le specie acaridiche rinvenute nelle pol-veri domestiche dove trovano il loro habitat idea-le, appartengono ai generi Dermatophagoides,Euroglyphus, Acarus, Tyrophagus, Glycypha-gus, Lepidoglyphus, Cheyletus, Androlaelaps edaltri. La presenza di tante specie acaridiche nellepolveri delle abitazioni è legata alle capacità diadattamento di questi Aracnidi ed è influenzatada fattori di natura fisica e biologica. Per i fatto-ri di natura fisica, sarebbe l’ideale che i valori del-l’umidità relativa fossero contenuti tra il 60 el’80% (con oscillazioni in meno o in più attornoal 5-8 % circa) e quelli della temperatura tra i 15

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e i 30° C (con oscillazioni in meno o in più attor-no ai 4-6° C circa). “UN PARCO NATURALE”per la vita e la moltiplicazione degli Acari è laSardegna, “piccolo e antico continente” con ori-gini geologiche tutte proprie e con un clima cal-do umido temperato ideale per la vita degli Aca-ri. Per i fattori di natura biologica è importantela presenza di Acari predatori e delle fonti di ali-mentazione che concorrono a creare aspre batta-glie fra le varie specie acaridiche per la conquistadi uno spazio vitale in un ecosistema dove tuttosembrerebbe in equilibrio. Per la sopravvivenzadegli Acari in un habitat ideale svolgono un ruo-lo importante la temperatura e l’umidità, solo sele variazioni brusche di uno o di entrambi questiparametri interferiscono in senso negativo sullaregolazione degli scambi idrici che gli Acari effet-tuano per traspirazione attraverso la cuticola. Ciòpremesso si dovrebbe ipotizzare che al di fuoridegli intervalli ottimali di temperatura e di umi-dità tutti gli Acari dovrebbero morire, ma ciònon avviene per questi vecchi animaletti delDevoniano. Sono stati trovati anche in Groen-landia, nell’Antartide ed a 4.500 metri di altitu-dine; si è visto per esempio, che per sterminare ilDf, che è uno degli Acari più resistenti, è neces-

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saria un’esposizione di almeno 48 ore a -18°C eper il Dp almeno 6 ore a -50°C.

Ma allora i Dermatophagoides ed altre specieacaridiche trovano sempre l’habitat ideale nelleabitazioni o negli ambienti dove vive e traffical’uomo? Pronti a determinare patologie allergicheo meno?

Prevalentemente si perché, specie d’invernoper esempio l’accensione degli impianti di riscal-damento se da un lato determina una bruscacaduta dell’umidità relativa con elevata mortalitàdegli Acari, dall’altro non elimina alcune condi-zioni che permettono la sopravvivenza di questiaracnidi e delle particelle allergizzanti da essiderivate.

L’uomo, mentre dorme, produce energia ter-mica, umidità e dalla cute libera cellule morte(alcuni grammi al giorno) che, come è noto, costi-tuiscono il pabulum ideale per i Dermatophagoi-des. Una curiosità riguarda la presenza del Dp chesi trova nelle parti più profonde dei materassi e delDf che si trova nelle parti più superficiali. Essisono ubiquitari, li troviamo anche nelle poltrone,nei divani, nei pupazzi di peluche, nelle tappezze-rie, dentro gli armadi, negli abiti, etc.

Come si evince, l’allergia agli Acari, legata in

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parte all’inquinamento ambientale, costituisceun problema di notevole importanza sociale percui l’A.I.A. mette a disposizione tutta la sua espe-rienza e le sue risorse umane e scientifiche pertrovare una soluzione in collaborazione soprat-tutto con le Strutture Pubbliche e Private accre-ditate.

Conclusioni

Ci auguriamo di essere riusciti ad illustrare inmodo semplice e stimolante il multiforme mon-do degli Acari che interagiscono con la salutedell’uomo.

Rimandiamo agli Autori citati in bibliografia,che sono in grado di soddisfare tutte le curiositàche speriamo di aver suscitato .

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Tyrophagus putrescentiae Ingrandito al microscopio ottico 200 volte

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Tyrophagus putrescentiae Ingrandito al microscopio ottico 200 volte

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Dermatophagoides pteronyssinus Ingrandito al microscopio ottico 200 volte

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Dermatophagoides evansi Ingrandito al microscopio ottico 200 volte

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Dermatophagoides evansi Ingrandito al microscopio ottico 200 volte

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