a s b Époque «a r...vanni, giuseppe enea, nicolò gian-none, carmelo giarrizzo, rocco lentini,...

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Il Liberty in Sicilia, segnatamente nella sua fase più matura, si manife- sta come un fenomeno eclatante, sia su un piano artistico e architettonico che come fenomeno di costume. Dotato di una precoce fisionomia ri- conoscibile (rispetto alle scadenze nazionali) 1 e, inoltre, caratterizzato da una capillare e longeva (forse troppo) diffusione, non solo nelle principali città ma anche in quei pic- coli centri animati da apprezzabili di- namiche economiche e gestionali, es- so ha finito con l’identificare lo spiri- to stesso di un’epoca della storia contemporanea della Sicilia partico- larmente densa di avvenimenti e ric- ca di slanci intellettuali, sociali, pro- duttivi e artistici. Tale periodo, stan- do a più recenti riconsiderazioni dei primi segnali indiziari del configurar- si di un orientamento modernista nell’ambito della cultura architettoni- ca e di quella artistica nella Sicilia Bel- le Èpoque, oggi lo si vuole compren- dere tra il 1897, anno della “secessio- ne” artistica dalla prevalente “fazio- ne” dei tradizionalisti interna al Cir- colo Artistico di Palermo (evento promosso da Ernesto Basile che po- stosi a capo di un cenacolo interdi- sciplinare, che contava anche i nomi di suoi prossimi compagni di corda- ta, organizza una “mostra indipen- dente” nei saloni dell’Hôtel de la Paix), e il 1924 che, con l’esito del concorso per l’Imbocco Monumen- tale della via Roma a Palermo, segna la conclusione della lunga stagione modernista palermitana e la fine del Liberty in Sicilia come espressione artisticamente propositiva, anche se oramai da un decennio affetta da una sindrome di isolamento (perpetuata- si, poi, in alcune aree interne, ma in forma di ritardo stilistico, fino agli anni Trenta). Erano le ore 16 quell’otto febbraio del 1897 quando, nel suo studio tem- poraneo al Teatro Massimo di Paler- SAGGI TEMATICI ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA 131 ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» Ettore Sessa Particolari architettonici in ferro battuto, E. Basile 1897. Tavola presentata alla Mostra di Architettura dell’Esposizione di Torino del 1898 (da «Memorie di un Architetto», VIII, X, 1898) Grand Hôtel Villa Igiea all’Acquasanta, Palermo, E. Basile 1899-1900. Salone degli Specchi; fotografia 1900 (Archivio Ducrot, Facoltà di Architettura di Palermo)

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Page 1: A S B ÉPOQUE «A R...vanni, Giuseppe Enea, Nicolò Gian-none, Carmelo Giarrizzo, Rocco Lentini, Francesco Lojacono, Salva-tore Marchesi, Francesco Padovano, Pietro Volpes. Fra questi

Il Liberty in Sicilia, segnatamentenella sua fase più matura, si manife-sta come un fenomeno eclatante, siasu un piano artistico e architettonicoche come fenomeno di costume.Dotato di una precoce fisionomia ri-conoscibile (rispetto alle scadenzenazionali)1 e, inoltre, caratterizzatoda una capillare e longeva (forsetroppo) diffusione, non solo nelleprincipali città ma anche in quei pic-coli centri animati da apprezzabili di-namiche economiche e gestionali, es-so ha finito con l’identificare lo spiri-to stesso di un’epoca della storiacontemporanea della Sicilia partico-larmente densa di avvenimenti e ric-ca di slanci intellettuali, sociali, pro-duttivi e artistici. Tale periodo, stan-do a più recenti riconsiderazioni deiprimi segnali indiziari del configurar-si di un orientamento modernistanell’ambito della cultura architettoni-ca e di quella artistica nella Sicilia Bel-le Èpoque, oggi lo si vuole compren-

dere tra il 1897, anno della “secessio-ne” artistica dalla prevalente “fazio-ne” dei tradizionalisti interna al Cir-colo Artistico di Palermo (eventopromosso da Ernesto Basile che po-stosi a capo di un cenacolo interdi-sciplinare, che contava anche i nomidi suoi prossimi compagni di corda-ta, organizza una “mostra indipen-dente” nei saloni dell’Hôtel de laPaix), e il 1924 che, con l’esito delconcorso per l’Imbocco Monumen-tale della via Roma a Palermo, segnala conclusione della lunga stagionemodernista palermitana e la fine delLiberty in Sicilia come espressioneartisticamente propositiva, anche seoramai da un decennio affetta da unasindrome di isolamento (perpetuata-si, poi, in alcune aree interne, ma informa di ritardo stilistico, fino aglianni Trenta).Erano le ore 16 quell’otto febbraiodel 1897 quando, nel suo studio tem-poraneo al Teatro Massimo di Paler-

SAGGI TEMATICI

ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA 131

ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIAFRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI»

Ettore Sessa

Particolari architettonici inferro battuto, E. Basile 1897.Tavola presentata alla Mostradi Architetturadell’Esposizione di Torinodel 1898 (da «Memorie di unArchitetto», VIII, X, 1898)

Grand Hôtel Villa Igieaall’Acquasanta, Palermo,E. Basile 1899-1900.Salone degli Specchi;fotografia 1900 (ArchivioDucrot, Facoltà diArchitettura di Palermo)

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mo, Ernesto Basile si assicurava l’a-desione ufficiale di un gruppo di ar-tisti e architetti ad un documentocon il quale i diciotto firmatari si im-pegnavano ad organizzare un’esposi-zione artistica “privata” per la prima-vera successiva.Sotto la guida di Basile stanno peressere ultimati i lavori di decorazionedegli interni del formidabile cantieredel teatro, iniziato da suo padre Gio-van Battista Filippo ventitrè anni pri-ma. La mostra “privata”, organizzataevidentemente in opposizione aquella primaverile annuale del Circo-lo Artistico (dalla cui direzione tradi-zionalista di quel periodo il gruppocapeggiato da Basile prende le di-stanze)2 ed aperta il 29 maggio neilocali dell’Hôtel de la Paix, dovevaessere una delle tante iniziative cultu-rali e mondane con le quali la collet-tività civica si ritrovava “in festa” perla tanto desiderata inaugurazione delTeatro Massimo; evento che sarebbeavvenuto nel tripudio generale il 16maggio 1897 con la messa in scenadel Falstaff di Giuseppe Verdi. L’ete-rogeneo gruppo di momentanei dis-sidenti del Circolo Artistico (le cuimotivazioni non sono a tutt’oggi co-nosciute) contava: tre scultori, Bene-detto Civiletti, Mario Rutelli e Anto-nio Ugo; quattro architetti, ErnestoArmò, Ernesto Basile, Giuseppe Pa-tricolo e Francesco Paolo Rivas; un-

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132 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Ernesto Basile, sedia-scalettaper la biblioteca di palazzo

Francavilla, via RuggeroSettimo, Palermo, 1899,

rovere, esecuzione CarloGolia & C.; fotografia 2004

(propr. Antonio Pecoraro, Palermo)

Ernesto Basile, paravento inquercia a quattro ante con

fondi di stoffa, vetri molati edorature, 1899 ca.,

esecuzione Carlo Golia &C.; fotografia 2004 (propr.

Vincenzo e Silvana Paladino,Palermo)

Cache-pot, ceramica,esecuzione Ceramica Florio

(attr.), Palermo (daE. Bairati, R. Bossaglia,M. Rosci, L’Italia liberty,

Milano 1973; propr. GrandHôtel Villa Igiea, Palermo)

Ceramica Florio, vaso confiori blu, 1900 ca.

(coll. privata)

Servizio di posate in argentocommissionate dalla famiglia

Florio con repertoridecorativi di matricebasiliana, 1900-1904,

paletta da dolce (coll. Renée Cammarata

Paladino, Palermo)

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dici pittori, Michele Cortegiani, Et-tore De Maria Bergler, Luigi Di Gio-vanni, Giuseppe Enea, Nicolò Gian-none, Carmelo Giarrizzo, RoccoLentini, Francesco Lojacono, Salva-tore Marchesi, Francesco Padovano,Pietro Volpes. Fra questi artisti alcu-ni hanno un rapporto di lavoro ora-mai consolidato con Basile, soprat-tutto in relazione ai lavori di decora-zione del Teatro Massimo; essi sonoCiviletti, Cortegiani, De Maria, Di

Giovanni, Enea, Lentini, Padovano,Ugo. A meno di Civiletti, decedutoappena due anni dopo, e di Padova-no (verosimilmente poco incline atradurre la propria esperienza in for-mule aderenti al “nuovo sentire”)quegli artisti firmatari del documen-to del 1897 che erano stati impegna-ti anche nella realizzazione degli ap-parati decorativi del Teatro Massimo(e che, con formazioni diversificate,ritroviamo quali autori delle decora-

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 133

Palazzina Vanoni, viaAbruzzi, Roma, E. Basile1901; fotografia dell’epoca(Dotazione Basile, Facoltà di Architettura di Palermo)

Villino Bacchi Salerno,via Siracusa, Palermo,E. Armò 1901. Planimetria (da «L’Architettura Italiana»V, 12, 1910)

Villino Bacchi Salerno, viaSiracusa, Palermo, E. Armò1901. Veduta; fotografiad’epoca (da «L’ArchitetturaItaliana» V, 12, 1910)

Villino Ximenes, viale dellaRegina, Roma, L. PaternaBaldizzi ed E. Ximenes,1900. Fronte principale;fotografia d’epoca (coll. privata)

Palazzo Moncada dei principidi Paternò, via F. Crispiangolo via M. Stabile,Palermo, E. Basile 1899-1907.Veduta; fotografia d’epoca(S. Caronia Roberti, ErnestoBasile e cinquant’anni diarchitettura in Sicilia, Palermo 1935)

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zioni degli interni delle più prestigio-se dimore dell’ultimo periodo ecletti-co) sono gli stessi con i quali Basilecondividerà la sua prima stagionemodernista, quella che gli avrebbeassicurato il plauso della critica na-zionale e di quella internazionale eche ne avrebbe individuato l’identitàculturale sotto il profilo storiografi-co. E se nel gruppo del 1897 il ruolodi Lojacono, vuoi anche per l’etàavanzata, è più che altro quello di un

autorevole garante (anche se la suatardiva produzione di quegli anni tra-ghetta, senza scossoni, i suoi origina-li modi vedutisti verso un nuovo im-palcato interpretativo della realtà), ivari Giannone, Giarrizzo, Marchesi eVolpes esauriranno con la partecipa-zione alla mostra “indipendente”dell’Hötel de la Paix la loro momen-tanea, e forse non sentita, adesione almovimento innovativo che verosi-milmente Basile intendeva varare a

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134 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Villino Vincenzo Florio nelparco Florio all’Olivuzza,Palermo, E. Basile 1899-

1903. Particolare delprospetto principale,disegno acquarellato

Ettore De Maria Bergler,nudo di donna, 1896, olio su

tavola, cm 27x31 (coll. Maria Alessandra

Salmeri Milone, Agrigento)

Palazzo Agnello Briuccia,piazza Castelnuovo, Palermo,

volta dipinta attribuita aS. Gregorietti, inizio XX

secolo; fotografia 1979 (E. Sessa)

Calcedonio Reina, La cucitriceeterna, 1898, olio su tela,cm 87x127 (Biblioteche

riunite Civica e A. UrsinoRecupero, Catania)

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Palermo. Per altri versi non risultanocoinvolti in questa vicenda altri arti-sti impegnati con Basile nella decora-zione del Teatro Massimo; a parteEnrico Cavallaro che muore nel1895 (periodo durante il quale ese-gue le pitture decorative della caffet-teria vicina al foyer) non figurano fra ifirmatari né Cosmo Visalli, conven-zionale pittore di genere “ereditato”dalla direzione dei lavori del padre,né, inspiegabilmente, Gaetano Gera-ci, che di lì a qualche anno sarebbeinvece diventato il più sensibile scul-tore e “ornatista” del liberty siciliano(irrinunciabile interprete dei disegniper le strumentazioni formali dellearchitetture moderniste di Basile e digran parte dei suoi allievi, oltre chedegli arredi realizzati dal mobilificiopalermitano Ducrot). Fra gli archi-tetti firmatari non figurano, ancora,allievi di Basile. Armò, l’unico dellacategoria ad essere più giovane diBasile (nasce a Palermo nel 1867), èsuo assistente e suo prossimo princi-pale fiancheggiatore modernista, for-matosi presso il Politecnico di Tori-no alla scuola di Alessandro Anto-

nelli (così vicina all’impianto meto-dologico di G.B.F. Basile per via delcomune rilancio dei sistemi compo-sitivi di J.-N.-L. Durand) aveva fattoparte dello staff della direzione dei la-vori del complesso progettato da Ba-sile nel 1888 per l’Esposizione Na-zionale di Palermo; Patricolo, già col-lega di Basile padre quale docentedella Facoltà di Scienze Fisiche e Ma-tematiche (e più anziano di Ernestodi ben ventitrè anni), autore di consi-derevoli restauri è un anziano archi-tetto storicista che, pur mostrando senon labili tracce di un avvenuto avvi-cinamento al modernismo nei pochisuccessivi anni di attività, riveste unruolo significativo in relazione alnuovo corso dell’architettura cittadi-na nella sua qualità di componentedella Commissione Edilizia; infineRivas, di tre anni più anziano di Ba-sile ma laureatosi quattro anni dopo,che svolgerà un’attività professionalepiuttosto ridotta, nonostante le pre-cedenti ottime prove in alcuni con-corsi nazionali e internazionali (si sa-rebbe distinto particolarmente inquello per il progetto del Museo del

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 135

Villino Fassini, via Ducadella Verdura, Palermo,E. Basile 1903 (da Annuariodell’Associazione fra i Cultori diArchitettura, Roma 1909-10)

Laboratorio di modellazionedell’Istituto d’Arte, Palermo;fotografia 1910 ca. (ArchivioIstituto d’Arte, Palermo)

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Cairo, nella cui Commissione Giudi-catrice è nominato lo stesso ErnestoBasile, che però non arriverà in tem-po al Cairo per esserne parte attiva).In seguito Rivas progetterà pocheanche se valide architetture moderni-ste, non immuni da eclettiche maben omologate derivazioni da ten-denze diverse, come il Palazzo Am-mirata in via Roma a Palermo del1907 (ben documentato da «L’Archi-tettura Italiana» nel fascicolo n. 10del 1912) o come le proposte presen-tate ai concorsi per la Cassa di Ri-sparmio di Pistoia, per la BibliotecaNazionale di Firenze e per un Gran-de Albergo a Montaspro.Successivamente all’organizzazionedella mostra “indipendente” il grup-po di “dissidenti” sarebbe rientrato,senza clamori, nella prestigiosa asso-

ciazione cittadina ma, probabilmen-te, da vincitore; infatti Ernesto Basi-le (che nel 1905 ne assume la presi-denza) tre anni dopo realizza il suotemplare padiglione effimero (nelcortile di Palazzo Villarosa) per laVII edizione dell’annuale mostra delCircolo Artistico. Il piccolo edificioda esposizione è un’opera che segnal’inizio del breve ma sorprendentepercorso (in seno alla recente ten-denza modernista palermitana) ver-so un’architettura astila improntataad un’ideale di razionalità mediterra-nea (del quale sono esemplificativele “ville bianche” palermitane del1903) e il cui tenore anti imitativo,affine a quanto avveniva in ambitoviennese, non dovette essere estra-neo al viaggio fatto dallo stesso Ba-sile nella capitale asburgica esatta-mente l’anno successivo alla stesuradel “patto” fra i diciotto artisti delsuo cenacolo; viaggio che ha tutto ilsapore di una ricognizione mirata inuna Vienna che assiste alle primemanifestazioni pubbliche della loca-le filiazione dell’Art Nouveau, il mo-vimento Secession, e mentre JosephMaria Olbrich porta a termine la Ca-sa della Secessione progettata in colla-borazione con il più carismatico frai pittori “innovativi” mitteleuropei,Gustav Klimt. In quello stesso annoBasile si reca in Ungheria ed anche aParigi (dove era già stato con il padrenel 1878 e dove tornerà nel 1900 inoccasione dell’Esposizione Univer-sale); è forse alla ricerca di stimoliconcettuali e figurali, di confrontiestetico-metodologici e, infine, diconferme agli ormai maturati slanciideali originati dal remoto punto dipartenza di quell’insegnamento pa-terno orientato sia verso l’ideologiaestetica di William Morris, e quindial principio del pareggiamento dellearti e alla rivalutazione delle arti ap-plicate, sia alla ricerca di un rinnova-mento dell’architettura, per il quale

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136 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Casa Basile, via Siracusa,Palermo, E. Basile 1903-04.

Lo studio professionale;fotografia d’epoca

(Dotazione Basile, Facoltà diArchitettura di Palermo)

Casa Basile, via Siracusa,Palermo, E. Basile 1903-04;

fotografia d’epoca(Dotazione Basile, Facoltà di

Architettura di Palermo)

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però la generazione del padre nonera riuscita a mettere a punto nuovistrumenti formali.Proprio nel 1897 erano nati alcunifondamentali organi, a livello interna-zionale, di diffusione del modernismo(fra cui i periodici «Deutsche Kunstund Dekoration» di Darmastadt e«Dekorative Kunst» di Monaco, se-guiti dalla parigina «Art et Décora-tion»), preceduti da poche altre testa-te di analoga portata culturale e qua-lità nella cura editoriale (quali la belga«L’Art Moderne», le tedesche «Pan»,«Die Kunst für Alle», «Simplizissi-mus», «Kunst und Handwerk», lefrancesi «La Plume», «La Revue Blan-che», le inglesi «The Century GuildHobby Horse», «The Studio», «TheJellow Book», «Academy Architectureand Architectural Review» e le italiane

«Emporium» e «Arte Italiana Decora-tiva e Industriale») che, però, non fu-rono unanimi nel recepire pronta-mente quel nuovo gusto che in segui-to avrebbero promosso. Non si puòdire, dunque, che allora quella dell’ArtNouveau fosse già una formula vin-cente, né di grande divulgazione. Cer-to il 1897 non può essere inteso comeuna data particolarmente alta relativa-mente alla cronologia dell’Art Nou-veau per quanto riguarda le arti figu-rative (compresa la grafica) e le artidecorative e industriali. Ma relativa-mente all’architettura il discorso è bendiverso; a partire dalla costruzione aBruxelles della casa Tassel di VictorHorta, opera manifesto del movi-mento modernista europeo, era pas-sato appena un lustro, durante il qua-le erano state realizzate, ma il più del-

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 137

Laboratorio di sculturadecorativa della Scuolad’Arte applicata all’Industria,Siracusa; fotografia 1910 ca.(da Un modello di decorazioneliberty, catalogo a cura diA.M. Damigella,Roma 1983)

Sala Modellazione e Sculturadegli Stabilimenti Ducrot,via Paolo Gili, Palermo;fotografia post 1908(Archivio Ducrot, Facoltà diArchitettura di Palermo)

Ernesto Basile, bozzetto peril logo del mobilificioDucrot di Palermo, china sucarta, 1903 (coll. Mauro-Sessa, Palermo)

Ernesto Basile, poltrona inmogano, esecuzione Ducrot,esemplare di serie sulmodello presentatoall’esposizione di Torino1902; fotografia 2008 (propr.Eleonora e Leila Orlando,Palermo)

Ernesto Basile, poltrona dastudio, quercia e cuoio,esecuzione Ducrot,esemplare di serie sulmodello presentatoall’esposizione di Torino1902; fotografia 2008 (propr. Di Cristina, Palermo)

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138 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Ernesto Basile, orologio configurina bronzea di A. Ugo,

esecuzione Ducrot,esposizione di Venezia 1903

Ernesto Basile, vetrina, aceroe cristalli molati, esecuzione

Ducrot, esposizione diVenezia 1903; fotografia

d’epoca (Archivio Ducrot,Facoltà di Architettura

di Palermo)

Antonio Ugo, trittico inbronzo per spalliera di lettoin acero matto di E. Basile,

esecuzione Ducrot,esposizione di Torino 1902;fotografia d’epoca (Archivio

Ducrot, Facoltà diArchitettura di Palermo)

Antonio Ugo, bustomuliebre, bronzo, su

piedistallo in mogano di E.Basile, esposizione di

Venezia 1903; fotografiad’epoca (Archivio Ducrot,

Facoltà di Architettura di Palermo)

Tavolino da tè, mogano,esecuzione Ducrot, post1903; fotografia d’epoca

(Archivio Ducrot, Facoltà diArchitettura di Palermo)

Paravento, mogano e intarsilimone, e mobile per spartitimusicali, quercia, esecuzioneDucrot, 1903-04; fotografia

d’epoca (Archivio Ducrot,Facoltà di Architettura

di Palermo)

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le volte ancora non ultimate, non piùdi una trentina di architetture signifi-cative. Il maggior concentramento diqueste era prevalentemente in Belgioad opera di Horta, di Hankar, di Blé-rot e di Van de Velde, ma vi erano an-che esempi isolati a Monaco di En-dell, a Parigi di Guimard, ad Amster-dam di Berlage, a Glasgow di Mackin-tosh, a Barcellona di Gaudì, di Puig iCadafalch e di Domènech i Montanere in Inghilterra di Ashbee, di Voysey edi Townsend.Basile non può contare in Italia, etanto meno in Sicilia, sulla possibilità

di entrare in sintonia con stimoliestetici provenienti da analoghe tem-perie artistiche; nonostante la viva-cità di alcune iniziative collettive dipittori e scultori (più che altro del-l’ambiente romano, con il quale Basi-le aveva avuto significative frequen-tazioni giovanili, o di ambito milane-se o toscano) e l’innovativa tensioneintellettuale di singole eccezionalipersonalità artistiche (come GiovanBattista Amendola, Giuseppe Celli-ni, Galileo Chini, Nino Costa,Adolfo De Carolis, Angelo Morbelli,Plinio Nomellini, Giuseppe Pellizza

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 139

Ernesto Basile, paravento,mogano con fondi di setadipinta da S. Gregorietti,1903 ca., esecuzione Ducrot;fotografia d’epoca (ArchivioDucrot, Facoltà diArchitettura di Palermo)

Ernesto Basile, studi per illogo del Circolo Artistico diPalermo, 1902-03 ca., chinasu carta (Dotazione Basile,Facoltà di Architettura diPalermo)

Gaetano Geraci, bozzetto dipannello decorativo con fiorie bulbo, prima decade delXX secolo, acquarello sucarta, cm 107x77 (Conventodei Frati Minori di Sicilia,Baida, Palermo)

Gaetano Geraci, bozzetto dipannello decorativo contralcio di capperi su fondorosso, prima decade del XXsecolo, inchiostro di china einchiostri colorati su carta,cm 122x80 (Convento deiFrati Minori di Sicilia, Baida,Palermo)

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140 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Gaetano Geraci, Papavero,bozzetto di elemento

decorativo, gesso, cm 83x40(Convento dei Frati Minori

di Sicilia, Baida, Palermo)

Aleardo Terzi, bozzetto perla copertina del numero di

maggio 1909 della rivista «LaLettura», sanguigna su carta

(coll. privata)

Salvatore Gregorietti, Ritrattodi signora con boa bianco, 1904,

pastello colorato su tela,cm 137x80 (coll. Pusateri,

Agrigento)

Antonino Leto, Mare altramonto, ultima decade delXIX secolo, olio su tavola,

cm 7x12 (Galleria d’ArteModerna, Palermo)

Antonino Leto, Cielo nuvoloso,s.d., olio su compensato, cm

8x14 (Galleria d’ArteModerna, Palermo)

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da Volpedo, Gaetano Previati, Me-dardo Rosso, Giulio Arstide Sarto-rio, Giovanni Segantini ed Ettore Xi-menes) le arti figurative italiane inno-vative non riescono ad inoculare ilgerme di un “nuovo sentire” ai pro-gettisti, così come, tutto sommato,alla stessa classe di esponenti cultu-rali della società.Del resto, a parte Ettore Ximenes emarginalmente Domenico Trentaco-ste e Aleardo Terzi (ma forse si po-trebbe aggiungere anche il FrancescoLojacono di talune originali sortitetardo macchiaiole), sia gli scultori

che i pittori siciliani, anche quelli chedaranno ottima prova di sé una voltaguadagnati da Basile alla causa delgusto estetico modernista, ancora al-la metà degli anni Novanta del XIXsecolo non mostrano di voler abban-donare i porti sicuri del vedutismo(di scuola partenopea), del verismo(aneddotico o sociale che fosse) edella ritrattistica. Semmai si consu-mano isolate avventure simboliste,talvolta rimarchevoli anche se solita-mente di un genere relativamente da-tato per lo scorcio del secolo; unatendenza trasversale (nel panorama

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 141

Pietro De Francisco, veduta,s.d., olio su tela, cm 12x18,5(coll. Barbera, Palermo)

Gennaro Pardo, Scirocco, oliosu tela, prima metà del XXsecolo, cm 61x25 (Galleriad’Arte Moderna, Palermo)

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delle arti figurative siciliane della Bel-le Époque) che tuttavia raggiungepunte apprezzabili con una ristrettacerchia di personalità artistiche com-plesse, fra le quali si distingue il Cal-cedonio Reina di opere come Ny-soumba (o La vendetta del rettile) del1897 e La cucitrice eterna del 1898, duequadri ad olio di medie dimensioninei quali su un comune sottofondoonirico si scatenano, rispettivamente,un lubrico edonismo calamitoso eun’inquietante metafisica dell’orrido.Sono toni ben lontani dai modi figu-rali della maggioranza degli artisti si-ciliani degli anni Novanta dell’Otto-cento indirizzati, in prevalenza, versola ricerca pittorica di rese luminose

comunicative o verso il consegui-mento di vigorosi modellati scultoreitendenzialmente realistici; aspettarsiun autonomo salto di qualità degliartisti locali verso forme e soggettiche, scardinando le convenzioni for-mali e incidendo sulla stessa struttu-ra compositiva del “visibile”, fosserointerpreti di ancora inesplorate re-gioni introspettive dell’individuomoderno, attore di un nuovo “stile divita”, era inequivocabilmente del tut-to aleatorio.Subentrato alla morte del padre nelladirezione dei lavori per il completa-mento del Teatro Massimo (1891),Ernesto Basile, oltre al completa-mento della fabbrica e alla realizza-

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142 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Aleardo Terzi, bozzetto connudo di donna, 1910 ca.,

cm 48x29 (coll. privata,Agrigento)

Michele Catti, Via Libertà,1895 ca., matita su carta,

cm 11,7x7,6 (Galleria d’ArteModerna, Palermo)

Lucrezia Piazza Giuffrè, Daun acquerello del Prof. Lentini,

maggio 1905, cm 21x32(coll. Rosanna Piazza

Musotto, Palermo)

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zione degli (allora) “avveniristici”impianti e degli arredi, si era ritrova-to a coordinare, soprattutto a partiredal 1894, gli interventi degli artisti(Benedetto Civiletti, Michele Corte-giani, Ettore De Maria Bergler, LuigiDi Giovanni, Gaetano Geraci, Salva-tore Gregorietti, Rocco Lentini, Ro-sario Spagnoli, Antonio Ugo) incari-cati della definizione decorativa diquello che, all’epoca, risultò uno deitre più grandi teatri d’Europa.È già in questa occasione che Basile,pur ancora in assenza di una qualsia-si formulazione (da parte degli artisticoinvolti) di strumentazioni figuraliaderenti al nuovo “sentire”, speri-menta l’ideale di una collaborazione

unitaria basata sul principio del “pa-reggiamento delle arti” e della “regiaunitaria” secondo i precetti della re-cente rivoluzione estetica dell’ArtNouveau. È un orientamento cultu-rale già inoculato in Basile (durantegli anni della sua formazione paler-mitana) dal padre, uno dei primi inItalia ad interpretare le idee sulla ri-valutazione delle “arti applicate” esulla “unità delle arti” di WilliamMorris mutuandole, però, con le teo-rie sul “vero stile” di Gottfried Sem-per; una forma mentis che negli annidell’attività accademica a Roma(1881-1889), pur in assenza di ap-prezzabili stimoli da parte della cul-tura architettonica capitolina coeva

SAGGI TEMATICI

ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 143

Aleardo Terzi,La donna dalle calze verdi, 1914 (da M. Quesada,Aleardo Terzi tra Liberty e Déco, Palermo 1982)

Aleardo Terzi,bozzetto per la rivista«Novissima», 1904-1905

Totò Gregorietti, Bajadere,1924, olio su tela,cm 14x289,5 (Galleria d’ArteModerna, Palermo)

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(il cui deficitario ‘spessore’, e provin-cialismo autoreferenziale, viene dallostesso Basile stigmatizzato in più diun’occasione), riceve verosimilmenteulteriore nutrimento dai suoi contat-ti con alcuni particolari cenacoli diintellettuali e soprattutto di artisti.In effetti nell’attivismo organizzativodi Basile nel suo rapportarsi con ilgruppo di pittori e scultori (ma an-che con architetti, con storici o criti-ci d’arte e, successivamente, con

operatori nel campo dell’industria ar-tistica, sia come imprenditori che co-me artefici), da lui proiettato in unadimensione di aperta collaborazionee fin dall’inizio orientato in senso in-terdisciplinare, affiora l’eco delle suefrequentazioni degli ambienti artisti-ci romani nel periodo della sua atti-vità accademica e professionale nellacapitale. Basile si trova già a Roma,infatti, quando Nino Costa fonda,nel 1883, la Scuola Etrusca; era uno

SAGGI TEMATICI

144 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Alessandro Abate, La notte,pannello decorativo, 1910

ca., olio su tela, cm 170x33;Alessandro Abate, Nudo

femminile disteso, 1904-05 ca.,matita e carboncino su carta,

cm 28x18; AlessandroAbate, Via Androne sotto la

neve, 1904-05 ca., acquarellosu carta, cm 22x33

(coll. Salmeri, Catania)

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dei reiterati, effimeri tentativi del pit-tore, di romantica fede risorgimenta-lista, di istituire circoli artistici consottintesi associativi di marca preraf-faellita e, in questo specifico caso, di-chiaratamente antimpressionista. Lastagione romana era anche stata perErnesto Basile l’occasione per un ri-scontro di quell’istanza di riformula-zione “moderna” di cifrari stilistici edi impalcati compositivi che in ambi-to palermitano la cultura del proget-

to, con Basile padre, aveva fatta pro-pria, innestando tematiche interna-zionali agli sviluppi di una propriatradizione della modernità, nel solcodi una storicizzata ricerca del “verostile”. Ma da queste problematicherisulta solo marginalmente interessa-ta la compagine dei pittori palermita-ni attivi nei tre decenni successivi al-l’unità d’Italia. Prevalentemente for-matisi alla scuola di dignitosi inter-preti palermitani del gusto romanti-

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 145

Sport Club, PalazzoVillarosa, via RuggeroSettimo, Palermo.E. Armò 1906. Veduta dellasala da biliardo; fotografiad’epoca (coll. Di Benedetto,Biblioteca Comunale di Palermo)

Caffè Birreria Italia,via Cavour, Palermo.A. Piraino De Corradi 1908.Veduta della sala buvette e daconcerto; cartolina del 1908(coll. privata, Palermo)

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co (come Salvatore Lo Forte o LuigiLo Jacono) o eredi di maestri dellalocale tradizione paesaggistica e ri-trattistica di matrice neoclassica(sempre animata dall’attenzione psi-cologica come in Vincenzo Riolo,Giuseppe Patania, Natale Carta)3, ipiù dotati pittori che operano a Pa-lermo, fra cui primeggiano AntonioLeto e Francesco Lojacono ispirato-ri della “scuola del paesaggio sicilia-no”, avevano guardato alla “scuola di

Posillipo” e al vedutismo parteno-peo, o con accentuato interesse perla realtà o con spirito soggettivo. So-lo nel 1882, in seguito all’istituzionedel Circolo Artistico di Palermo, siregistrano segnali di intenti più inci-sivi di quanto non fossero l’eco del-l’impressionismo francese o il rifles-so delle tendenze più aggiornate del-la pittura italiana. Fra i fondatori delCircolo sono il pittore e critico Giu-seppe Meli, suo primo Presidente, eG.B. Filippo Basile, Presidente dal1885, anno in cui l’istituzione pren-de possesso della prestigiosa sede diPalazzo Ganci-Larderia in via Vitto-rio Emanuele, al 1889, quando lasciala carica (quindi ricoperta da LucioTasca, conte di Almerita) in conco-mitanza con la ripresa della direzio-ne dei lavori del Teatro Massimo;evento questo fortemente richiestodai soci del Circolo fin dalla sua fon-dazione. Precedentemente, nella pri-ma metà degli anni Settanta, G.B. Fi-lippo Basile, con la diffusione dellasua visione dell’ideale di WilliamMorris di pareggiamento delle arti,tramite le attività culturali del Casinodelle Arti di Palermo di cui era Pre-sidente, aveva iniziato la sua azionedi sensibilizzazione della società col-ta siciliana alle problematiche delrinnovamento artistico4. Quale asso-ciazione interdisciplinare (pur essen-do nata nel 1864 come una delle tan-te “istituzioni artiere” fiorite, all’in-domani dell’unione nazionale, conmalcelata impronta politica), il Casi-no delle Arti di Palermo nel 1872aveva un gran numero di affiliati o“simpatizzanti” e contava oramaiduecentoventi soci; fra questi fre-quentatori (iscritti e non) vi eranoanche artisti, architetti, studiosi di fi-losofia, letterati, imprenditori e,principalmente, i «capi-artieri (…), icommerciali, gli indagatori delle atti-nenze della libertà colla vita econo-mica dei popoli»5.

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146 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Villa Lanza di Deliella,piazza via F. Crispi, Palermo,

E. Basile 1902-1906.Veduta del fronte principale

dalla piazza; fotografiad’epoca (da S. CaroniaRoberti, Ernesto Basile e

cinquant’anni di architettura inSicilia, Palermo 1935)

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L’azione educativa e promozionaledel Casino delle Arti avrebbe avutoun peso determinante nella forma-zione, a Palermo, di una imprendi-toria e di maestranze sensibilizzateal problema della rivalutazione dellearti applicate e della qualificazionetecnico-artistica degli operatori delsettore, oltre che a quello della riso-luzione del rapporto conflittuale fraqualità e profitto. Avrebbe coinvol-to un manipolo di artisti in un feno-

meno di cauta revisione delle cer-tezze tradizionaliste. Inoltre, le atti-vità dell’associazione avrebberocontribuito in modo determinante aporre le basi per la predisposizionedel gusto della società borghese cit-tadina all’adesione, nella secondametà degli anni Novanta (quandooramai Ernesto Basile è saldamentesubentrato a G.B. Filippo come re-ferente culturale del mondo artisti-co palermitano), alle tematiche este-

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 147

Villino Tagliavia,viale della Libertà, Palermo,E. Armò 1910.Veduta; cartolina degli inizidel XX secolo (coll. Di Benedetto,Biblioteca Comunale di Palermo)

Villino Stagno, presso la stazione ferroviaria Cinisi-Terrasini, E. Armò1905 ca.. Veduta; cartolinad’epoca (coll. Di Benedetto,Biblioteca Comunale di Palermo)

Nella pagina a fianco

Sala del bar “americano” delGrand Cafè Faraglia, piazzaVenezia, Roma, E. Basile1906; cartolina dell’epoca(Dotazione Basile, Facoltà diArchitettura di Palermo)

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tiche o semplicemente ai modi for-mali dell’Art Nouveau.Proprio nel Teatro Massimo alcunifra i tipi di apparecchi di illuminazio-ne (eseguiti dalla palermitana dittaCaraffa) e alcune delle transenne daparapetto (i cui disegni saranno pre-sentati all’Esposizione di Torino1898), oltre ai braccioli delle panchedel loggione, attestano un’embriona-le elaborazione da parte di Basile dicodici formali oramai definibili mo-dernisti, risultanti dalla trasfigurazio-ne vitalistica di stilizzati repertori fi-gurali tratti dal tardo gotico isolano.Ma se queste deboli tracce ancoranel 1897 costituiscono una eccezio-ne nel panorama della cultura archi-tettonica italiana, che certo a quelladata (a differenza delle più ricettivearti figurative) non mostra alcunasintonia con la recente tendenza ArtNouveau, altri aspetti dell’attività diBasile ne accreditano il modo di ope-rare in pieno circuito modernistaoramai entro il 1898. Fra questi, oltrealla promozione dell’Esposizione Arti-

stica Privata dell’Hôtel de la Paix(evento valido più per implicazioniconcettuali che per risultati), posso-no essere considerati inoppugnabilisegni rivelatori del nuovo corso in-trapreso da Basile sia la presentazio-ne all’Esposizione di Torino del1898 della serie di disegni di partico-lari architettonici fitomorfici da rea-lizzarsi in ferro battuto, sia gli schiz-zi di sedie (uno dei quali emulo dellalinea di Serrurier-Bovy) e la lettera(cui furono acclusi) inviati alla con-tessa di Francavilla con l’esortazione(indiziaria di una predisposizione adialogare con i procedimenti tecnicidi una moderna industria) a servirsidelle avanzate officine del mobilifi-cio palermitano “Carlo Golia & C.”per un’esecuzione meccanica inap-puntabile degli arredi “uso inglese”(vale a dire con legno al naturale lu-cidato a spirito, quindi con formeschiette e oggettive) previsti per lapropria abitazione.È fra il 1898 e il 1903 che ErnestoBasile consuma la sua più complessa

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148 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Casa, via Libertini, Catania,E. Licata; fotografia 1975

(A.M. Damigella)

Progetto per una sala perAccademie e Conferenze,

bozzetto di pannellodecorativo per la sala

piccola, F. La Grassa 1901(archivio La Grassa, Roma)

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esperienza di continua verifica di un"metodo" logico di progettazioneconseguendo i risultati più emblema-tici. Basile realizza, nel primo arcodella sua stagione modernista, archi-tetture di transizione, ognuna dellequali, costituendo un’ulteriore messaa punto di forme nuove e di scienti-fica ridefinizione delle leggi compo-sitive, implica una sorta di accelera-zione del processo di storicizzazionedelle soluzioni appena ideate, nell’in-tento di conseguire un linguaggioculturalmente “strutturato”.È il caso del distrutto palazzo Mon-cada di Paternò in via Francesco Cri-spi (1898-99), con le neoquattrocen-tesche valenze domestiche, o delleprime architetture sepolcrali dall’er-metica solennità accentuata dai primitentativi di coesione (non materica)di profili, campi murari e modanatu-re, e dalla assimilazione di singoli ele-menti di memoria medioevale a par-titi unici o, ancora, dalla eversiva ri-duzione, al particolare tema, di solu-zioni tipologiche e schemi composi-

tivi estranei alla tradizione funeraria(si veda la Cappella Lanza di Scaleanel Cimitero di Santa Maria del Gesùe la Tomba Raccuglia nel Cimitero diSant’Orsola).Con punte salienti, quali il normatoordinamento del complesso dell’E-sposizione Nazionale di Palermo del1891-92 (con emblematico organi-smo principale in stile siculo-nor-manno) e l’oggettività quasi indu-striale di stereometrie e strumenta-zioni formali dell’utopistica coloniaagricola meliorista, detta “Villa Fir-

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 149

Alzato di torretta-belvedere,S. Benfratello ante 1910(Lascito Benfratello,Dipartimento di Progetto eCostruzione Edilizia,Università degli Studi diPalermo)

Casa La Barbera, via Osorio,Trapani, F. La Grassa 1904.Prospetto principale(Archivio Storico del Comune di Trapani)

Progetto di un villino,F. Fichera 1910 ca.(da «L’Architettura Italiana»,IX, 1913-14)

Timbro professionaledell’architetto La Grassa,piombo su supporto di legno, F. La Grassa ante 1912 (Archivio La Grassa, Roma)

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riato” a Canicattì, voluta nel 1898dall’agronomo filantropo FedericoGangitano, l’ultimo decennio del se-colo per Basile chiude con una fittasequenza di incarichi per l’ultima ge-nerazione dei Florio, rappresentatadall’illuminato imprenditore Ignaziojunior, dal gaudente fratello minore diquesti Vincenzo, e dalla contessaFrancesca Paola (detta Franca) Jaco-na Notarbartolo di San Giuliano,consorte del primo, mecenate, filan-tropa e celebrata dama di corte dal-l’insuperabile fascino ed eleganzaimmortalato da alcuni fra i più famo-si artisti italiani della Belle Èpoque; da

Giovanni Boldini, a Pietro Canonica,a Ettore De Maria Bergler. Oltre aiprogetti dei due palazzi, uno all’Oli-vuzza e l’altro all’Arenella (ristruttu-razione della vecchia Tonnara con la“Torre dei Quattro Pizzi” di CarloGiachery), nel solo 1899 Basile pro-getta e realizza per i Florio il Sanato-rio per Tisici “Villa Igiea” all’Acqua-santa e il villino Vincenzo Florio nel-lo storico parco di famiglia dell’Oli-vuzza, sempre a Palermo.Ancora impegnato nella realizzazio-ne di Villa Igiea Basile con l’incaricoper il Villino Vincenzo Florio af-fronta la sua più impegnativa prova

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150 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Villa Scannapieco, Catania,F. Fichera 1909-1911. Vedutad’insieme; fotografia d’epoca(da «L’Architettura Italiana»,

X, 5, 1915)

Progetto del complesso “La ghirlandina”,

Catania, F. Fichera 1907.Particolare del prospetto

principale (da «L’ArchitetturaItaliana», 1907)

Villino Simili, corso Italia,Catania, F. Fichera 1906-1908 (da «L’ArchitetturaItaliana», VIII, 11, 1913)

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progettuale. Nell’arco dell’attivitàprofessionale di Basile, Villa Igiea èimmediatamente seguita da opereche nel contesto italiano costituisco-no il primo ciclo unitario di architet-ture moderniste di uno stesso autore,e quindi riconoscibili come espres-sioni coerenti di uno stesso filoneculturale in divenire; oltre al VillinoFlorio del 1899-1902, al Palazzo delprincipe Moncada di Paternò al Bor-go del 1899, al Padiglione per l’E-sposizione del 1900 della Promotricedi Belle Arti di Palermo, alla secondaCasa Utveggio in via XX Settembredel 1901, tutte a Palermo, e alla Pa-

lazzina Vanoni in via Sardegna a Ro-ma del 1901, è particolarmente signi-ficativo il nucleo di architetture fune-rarie per i cimiteri palermitani diSanto Spirito e di Santa Maria delGesù, la cui correlazione assume ilruolo di laboratorio formale nellasua prima sistematizzazione di unnuovo autonomo codice figurale(cappella Nicosia, cappella Guarna-schelli e tomba Raccuglia del 1899,cappella Lanza di Scalea del 1900).Il villino Florio è un’opera determi-nante nell’ambito della ricerca conti-nua di Basile di logici sistemi compo-sitivi declinabili. Immediatamente

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 151

Sede dello Sport Club presso la Villa Bellini,Catania, F. Fichera 1913.Pronao d’ingresso;fotografia d’epoca (coll. privata, Catania)

Palazzo Russo-Radicella,via Ingham, Palermo,S. Benfratello 1916-1917.Veduta; fotografia d’epoca(coll. privata, Palermo).

Veduta del corso Italia aCatania con il villino Similidi F. Fichera; cartolina (coll. Mauro-Sessa, Palermo)

Nella pagina a fianco

Chiosco delle due Palme,piazzetta delle due Palme,Palermo, E. Armò 1912.Veduta del fronte sulla viaRoma; fotografia d’epoca(coll. privata, Palermo)

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successiva è, infatti, l’elaborazione dicadenzati impaginati a paraste (svet-tate oltre il muro d’attico) su alta ru-sticazione basamentale (e ordito geo-metrico omesso) del secondo palaz-zo da pigione Utveggio in via XXSettembre. Quest’ultimo, oltre cheper la messa a punto di un modelloabitativo condominiale di qualità perla media borghesia, ha particolare ri-levanza anche per il ruolo di labora-torio di verifica, su un tema tipologi-co corrente, della peculiare versioneelaborata da Basile della ricerca mo-dernista di “nuovi sistemi” oggettividi ordinamenti architettonici. Altempo stesso contiene in nuce quellevalenze estetiche e quell’indirizzometodologico che connotano il se-condo periodo modernista di Basile;

un periodo di originale maturità,esteso per poco più di un lustro, apartire dal conseguimento nel 1902sia dell’impalcato compositivo astilo,derivabile in una semplificata produ-zione seriale, della Stanza da lavoro inquercia presentata alla Prima Esposizio-ne d’Arte Decorativa Moderna di Tori-no, sia della riforma di base fenome-nica dei codici figurali per il padiglio-ne di ingresso della Prima EsposizioneAgricola Regionale di Palermo.Nella propria casa palermitana in viaSiracusa (1903-04) Ernesto Basiletraduce le sue istanze intellettuali inun’architettura affrancata da ecletti-smi e da mode floreali; essa rappre-senta il logico punto di arrivo deglistudi sulla collaudata tradizione loca-le della cultura dell’abitare, combina-

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152 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Cancello, C. Autore 1906.Particolare dell’alzato (da «Per l’arte», 1911)

Palazzo Russo-Radicella, viaIngham, Palermo,

S. Benfratello 1916-1917.Lunetta sopraluce di

P. Bevilacqua nel vestibolo;fotografia d’epoca

(coll. privata, Palermo)

Progetto di stazioneferroviaria, Caltagirone,

S. Fragapane 1922. Prospetto(da A.M. Damigella,

Saverio Fragapane 1871-1957,Lecce 2000)

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ta con la sperimentazione di nuoveespressività di volumi, materiali eprofili, proprio attraverso l’autoco-scienza dell’architettura spontanea edell’arte popolare dell’isola. I risultatidi questa ricerca basiliana di radicimediterranee (indirizzo analogo aquello della coeva tendenza dei seces-sionisti austriaci Olbrich, Deininger,Hoppe, Hoffmann e Schöntal), oltreche nelle opere innovative (villinoFassini al Giardino Inglese e proget-to per il villino Monroy, entrambi conbianchi registri murari, palazzo muni-cipale di Licata del 1904 e padiglioneFlorio all’Esposizione di Milano del1906), costituiscono dal 1907 il leit-motiv anche per quelle revisioni mo-derniste di dettagli classici e schemicompositivi di partiti o di interi impa-

ginati prospettici che ritroviamo giàdal 1904 nella prima versione del-l’ampliamento del Palazzo di Monte-citorio a Roma per la realizzazionedel Palazzo dell’Aula dei Deputati.È forse intorno al 1905 che Basilematura il dubbio sulla possibilità diperseguire il proposito di costruireun nuovo “sistema di architettura”basandosi su quel principio del pa-reggiamento delle arti che, pure, neaveva animato lo slancio program-matico nell’ultimo triennio del XIXsecolo; gli artisti con i quali avevacondiviso gli esordi e la maturazionedi una “via” siciliana e meridionale almodernismo non palesarono, allalunga, la necessaria originalità e auto-nomia per sostanziare un simileesperimento.

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 153

Palazzo Russo-Radicella,via Ingham, Palermo, S.Benfratello 1916-1917.Interno del bow-windowcon vetrate di P. Bevilacqua;fotografia d’epoca (coll.privata, Palermo)

Palazzo Re Grillo, piazzaElena, Licata, F. Re Grillo1908; cartolina (daS. Carisotto, Le opere diFilippo Re Grillo a Licata,Palermo 2003)

Casina Sansone (oggi Giubilato), contradaSerroni, Mazara del Vallo,N. Tripiciano post 1907(fotografia E. Sessa, 2005)

Palazzo Russo-Radicella,via Ingham, Palermo,S. Benfratello 1916-1917.Particolare di una portavetrata di P. Bevilacqua nelvestibolo; fotografia d’epoca(coll. privata, Palermo)

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Il nuovo corso di Basile, che appro-derà ad una revisione del moderni-smo in chiave classicista, quindi unritorno ad una gerarchia fra le com-ponenti dell’architettura, ne è forseuna prevedibile ricaduta. Anche se inmerito a questa riconversione, al-quanto annunciata da segnali appenadissimulati dal vitalismo del suo pri-mo periodo modernista, è opportu-no tenere in considerazione anchealtri fattori, quali il mutare delle cor-renti di pensiero e il loro riflesso nel-l’ambito del dibattito, anche esteticooltre che etico e giuridico, pressoquegli esclusivi cenacoli palermitanisoliti affrontare anche argomenti diordine filosofico; ambienti che per-sonalità del mondo accademico co-me Ernesto Basile erano soliti fre-quentare con una certa assiduità.Verosimilmente, cinque anni primadi questa svolta, era stato in seguitoal successo della formula del lavorod’equipe per il Salone degli Specchi diVilla Igiea (dove i vari contributi nonsono solo ben accordati come alTeatro Massimo, bensì risultanoamalgamati in un tutt’uno e non di-stinguibili individualmente) che Basi-le aveva creduto di poter coordinareuna più vasta compagine di artisti eartigiani, non più solamente palermi-

tani ma con un raggio d’azione este-so al meridione d’Italia. L’ambiziosoprogramma di Basile, mai formaliz-zato ma fin troppo scoperto, di darvita ad un movimento modernistameridionale è ancora embrionalequando sul finire del 1901 si accingealla progettazione dei tre “ambienticompleti” (Stanza da letto in acero niveo;Salotto in mogano; Stanza da lavoro inquercia) che il mobilificio “C. Golia &C.” presenta alla I Esposizione d’Ar-te Decorativa Moderna di Torino del1902, e alla realizzazione dei qualicollaborano, anche se limitatamente,gli scultori Gaetano Geraci e Anto-nio Ugo e il pittore Giuseppe Enea.Ma per la V e la VI Biennale di Ve-nezia (1903 e 1905) le mostre da luicurate, ordinate su due ambienti (unasala minore ed una maggiore) e inti-tolate “Napoli e Sicilia”, non sola-mente raccolgono le opere (pittori-che, scultoree e delle arti applicate)di artisti e di artigiani o di impreseproduttive del meridione d’Italia mane accordano, entro certi limiti, icontributi ad una visione unitaria.Una qualità che i critici dell’epocanon tardano ad individuare come ca-ratteristica originale, e distintiva ri-spetto alle altre sale regionali (piùtradizionaliste o, se innovative, sensi-

SAGGI TEMATICI

154 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Ristrutturazione del palazzodi Roberto Verderame,

corso Vittorio Emanuele,Licata, F. Re Grillo 1907.Prospetto (Archivio Re,

Palermo)

Villino Bonanno,via Siracusa, Palermo,G. Tamburello 1909.La corte d’ingresso;

fotografia d’epoca (ArchivioCollura, Palermo)

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bilmente dipendenti da sollecitazioniformali d’oltralpe); a questi allesti-menti di Basile, eseguiti per le partilignee dalla ditta Golia-Ducrot (che,con spirito equamente ripartito framecenatismo e imprenditorialità, siassunse la quasi totalità degli onerieconomici) concorrono: dalla Sicilia,oltre a Basile e al mobilificio di Vit-torio Ducrot, gli artisti De Maria,Enea, Lentini, Ugo, Ximenes e, fra leimprese (impegnate nella produzio-ne di oggetti d’arte applicata) l’Orefi-ceria Fecarotta (per le suppellettili inargento); dalla Campania gli artistiGemito, Gigante, Morelli, Montro-ne, Pettinati, Tesorone e le impresedi Angelo Grossi, per i ferri battuti,della Figulina Artistica Meridionale,per i vasi e i pannelli in ceramica de-corata, e dell’Opificio Serico di SanLeucio (allora sotto la direzione delmarchese Mezzacapo), per le stoffeda parati e per le sete decorate. Manonostante la pluralità di collabora-zioni, tale da indurre il più titolatofra i periodici inglesi del settore (la ri-vista «The Studio») a riconoscere nelgruppo palermitano «a perfect cen-tre of applied art» (cui altre testateavrebbero attribuito le potenzialitàper potere guidare la rinascita dellearti decorative italiane), si avverte,

dai codici stilistici delle varie realiz-zazioni, una onnipresenza di Basile,diretta oppure filtrata dalla irresisti-bile (e forse non preventivata) capa-cità di far presa dei suoi repertori suisuoi compagni di strada.Constatata, forse in occasione dellamotivata rinuncia a partecipare (no-nostante l’invito ufficiale di Frade-letto) alla VII Biennale di Venezia,l’inattuabilità di un originale movi-mento modernista interdisciplinaremeridionale (con il coinvolgimento,oltre che di progettisti e decoratori,di scultori, di pittori, di critici e distorici dell’arte, di intellettuali, di in-dustriali e di artigiani siciliani e cam-pani), Basile avrebbe soprattutto ri-piegato sulla creazione di una “scuo-la” in grado di operare, almeno nelsolo ambito architettonico, in dire-zione modernista sul territorio sici-liano, con significative presenze nel-le più dinamiche realtà urbane: a Pa-lermo con Ernesto Armò, SalvatoreBenfratello, Enrico Calandra, Giu-seppe Capitò, Salvatore Caronia Ro-berti, Giuseppe Di Giovanni, Salva-tore Li Volsi Palmigiano, AntonioLo Bianco, Giovan Battista Santan-gelo, Pietro Scibilia; a Catania conFrancesco Fichera; a Messina conCamillo Autore e poi con Enrico

SAGGI TEMATICI

ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 155

Palazzo Cirrincione,via Villareale, Palermo,E. Armò 1908-10 (da G. Pirrone, Palermo,Genova 1971)

Villino Bonanno,via Siracusa, Palermo,G. Tamburello 1909. Veduta (da «Memorie di Architetturapratica», II, I)

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Calandra (raggiunto successivamen-te da Giuseppe Samonà, anch’egliallievo di Basile ma della sua ultimastagione di docenza); a Caltagironecon Saverio Fragapane; a Trapanicon Francesco La Grassa.Già nel secondo lustro del XX seco-lo il secondo progetto della villa Lan-za di Deliella, il progetto del villinoper lo scultore Antonio Ugo, en-trambi a Palermo, il progetto del pa-lazzo Bruno di Belmonte a Ispica e ilprogetto della villa Manganelli a Ca-tania, testimoniano nei modi proget-tuali di Basile la subentrata esigenzadi distinzione per categorie architet-toniche della sua logica progettuale,manifestando una condizione al-quanto diversa da quella attivata conla ricerca di un “sistema” declinabiledel periodo della trilogia delle “villebianche”, e che va dalla seconda casaUtveggio (con il precedente dellacappella gentilizia Lanza di Scalea) almunicipio di Licata (con sconfina-menti fino alla Centrale Elettrica diCaltagirone). Fra le architetture diBasile successive al progetto per il

Palazzo dell’Aula dei Deputati, as-surte a modelli da interpretare o in-dividuate dai contemporanei comeabaco di riferimento per un riforma-to codice degli elementi architettoni-ci classici, hanno un ruolo di primopiano opere come la sede della Cas-

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156 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Chiosco per i F.lli Arrivas invia Roma, Palermo,

S. Caronia Roberti 1914 ca.Planimetria generale, pianta

del piano terra, alzato delprospetto principale, sezione

trasversale (Fondo CaroniaRoberti, Dipartimento di

Storia e Progettonell’Architettura, Università

degli Studi di Palermo)

Cinematografo Olimpia,piazza Stesicoro, Catania.

F. Fichera 1913. Veduta dellasala; fotografia d’epoca

(coll. privata, Catania)

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sa di Risparmio (1907), il palazzodelle Assicurazioni Venezia in viaRoma (1912) e il Kursaal Biondo(1913-14), tutte a Palermo, e il palaz-zo municipale di Reggio Calabria(1914). Con alcune opere della suamaturità e con buona parte della

produzione del suo ultimo periodo,Basile risulta accomunabile a quell’e-terogenea compagine di irriducibilisostenitori dell’idea modernista di“riorganizzazione del visibile” che,per quanto riguarda l’architettura,puntava ancora sul rinnovamento diuna logica di “sistemi formali”, se-condo un programma condotto, ora-mai, sulla base di parametri esteticialquanto distanti dall’Einfühlung cheaveva sostenuto l’avventura dell’ArtNouveau (soprattutto in relazione al-le ramificazioni del metodo fenome-nologico seguite alle polemiche diinizio Novecento tra psicologisti elogicisti, e alle conseguenti riduzioniformalistiche ad uso delle “poetiche”artistiche e architettoniche).Dopo il 1916, alla sintesi e all’equili-brata corrispondenza delle riformate“nomenclature” e sintassi architetto-niche (nel chiosco Ribaudo in piazzaCastelnuovo a Palermo), subentrauno sbilanciamento in direzione del-la prima delle due componenti. Que-sta é la nota distintiva di gran partedell’ultimo periodo di Ernesto Basile,

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 157

Villino Conigliaro, piazzaLeoni, Palermo, S. CaroniaRoberti 1914. Fronte laterale (Fondo Caronia Roberti,Dipartimento di Storia eProgetto nell’Architettura,Università degli Studi di Palermo)

Kursaal Biondo, viaE. Amari, Palermo, E. Basile1913. Ingresso principale;fotografia d’epoca (da «L’Architettura Italiana»,X, 10, luglio 1915)

Cinema Excelsior (poi Modernissimo),via M. Stabile, Palermo,S. Caronia Roberti 1914.Ingresso; fotografia d’epoca(Fondo Caronia Roberti,Dipartimento di Storia eProgetto nell’Architettura,Università degli Studi di Palermo)

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quello che dal 1916 si prolunga (conqualche stanchezza solo dopo il1925) fino alla sua morte (1932), su-scettibile di retaggi della sua secondastagione modernista e anche di un ri-torno alla caratterizzazione formali-stica per tipologie. Negli anni Venti lecase economiche I.A.C.P. in via Ales-sandro Volta e in via Cappuccini(1922) e il dispensario antitubercola-re di via Giorgio Arcoleo (1920), aPalermo, attestano una vitalità pro-gettuale di gran mestiere: le prime,portato estremo di una consumataesperienza nell’architettura residen-ziale, offrono un’originale risposta diqualità (anche per la valenza di unitàabitativa affine a quella di coevi mo-delli viennesi) in un ambito tipologi-co che in Italia era allora ancora incerca di identità; il secondo, che pre-senta una rarefatta facies di mediterra-nea classicità astila (con qualche ac-cenno ad un edulcorato tono proto-razionalista), è la più valida testimo-nianza della lunga militanza proget-tuale di Basile in questo settore del-l’ingegneria sanitaria (quasi una spe-cializzazione professionale, cui corri-spondeva l’impegno civile a sostegnodei programmi di lotta antitubercola-re). Originale esito contraddittorio

della ricerca di un nuovo sistema, l’or-dine moderno, a partire dalla riformadella sede trapanese della Cassa di Ri-sparmio del 1918 (e soprattutto consuccessive opere significative, comele case da pigione Ajroldi in via Dan-te e Ajroldi-Rutelli, in via Roma degliinizi degli anni Venti, e la chiesa diSanta Rosalia in via marchese Ugodel 1928, tutte a Palermo, oppure co-me il villino Gregorietti a Mondellodel 1924 e il palazzo della Cassa diRisparmio a Messina del 1925), subi-sce una contrazione di contenuti chein parte sembra trasfigurare l’idea diarchitettura come “organico” insie-me di relazioni fra la parte e il tutto.Nella “maniera” che sarebbe deriva-ta dalla ricerca basiliana di codifica-zione classicista del modernismorientrano alcune delle opere più si-gnificative dei migliori allievi di Basi-le. Fra i più validi professionisti diquesta “scuola”, a parte ErnestoArmò (suo assistente e “affiliato” manon allievo, che meriterebbe unaconsiderazione particolare), quelliche mostrano sia una tenuta nel tem-po per certi versi rimarchevole, quin-di non circoscritta ad un unico esem-pio o a un ristretto nucleo da poterclassificare inequivocabilmente mo-

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158 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Cinema Excelsior (poi Modernissimo),

via M. Stabile, Palermo.S. Caronia Roberti 1914.Veduta della sala verso la

galleria; fotografia d’epoca(da G. Martellucci,

Palermo i luoghi del teatro,Palermo 1997)

Casa torre Scardina,via Principe di Scordia,Palermo, S. Benfratello

1915-16; fotografia d’epoca (da «L’Architettura Italiana»,

XIII, 1918)

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dernista (come per altri importantiprofessionisti siciliani, del tuttoestranei ai modi stilistici della “scuo-la” di Basile, quali Vincenzo Alagna,Emanuele Arangi, Saro Cutrufelli,Luciano Franco, Filippo La Porta,Giuseppe Patricolo, Francesco PaoloRivas, Giovanni Tamburello, Vin-cenzo Vinci), sia un indiscutibile vir-tuosismo nel declinare i formularidel comune “maestro”, costituisco-no una compagine alquanto incisivain relazione alla longevità del feno-meno modernista siciliano. SalvatoreBenfratello ne è forse uno dei piùraffinati epigoni con il palazzo Pon-te in via Mariano Stabile del 1914,con il villino Messina in via France-sco Lo Jacono del 1915, con la casa-torre Scardina in via Principe diScordia del 1915 e, infine con il pa-lazzo Russo-Radicella in via Romadel 1916 (distrutto), tutti a Palermo.Meno schierato si dimostra Giusep-pe Capitò (successore di Basile nelruolo di Direttore Artistico del mo-bilificio Ducrot) che, con disconti-nua oscillazione nel far prevalere (dicaso in caso) componenti moderni-ste o classiciste, realizza a Palermo ilpalazzo Ribolla in via Rosolino Pilodel 1909, i palazzi Barraja in via Ro-

ma e Spatafora in piazza San France-sco di Paola fra il 1910 e il 1920, l’im-mobile per abitazioni economicheI.A.C.P. di via Alberto Amedeo del1922 e a Caltagirone nel 1923, annoin cui a Palermo realizza anche la vil-la Lecerf, porta a compimento la so-praelevazione e riforma del palazzodella fine XVIII secolo del Montedelle Prestanze (progettato da Nata-le Bonaiuto) per la nuova destinazio-ne a sede del Banco di Sicilia. Piùproblematico e abile a metabolizzareanche altre sollecitazioni si dimostraSalvatore Caronia Roberti, con il ci-nema Excelsior in via Mariano Stabi-le del 1914 (distrutto), con lo stabili-mento metallurgico Diotti del 1914(distrutto), con il palazzo da pigioneLo Verso in piazza Vittorio Emanue-le Orlando del 1916, con la cappellaRuvolo nel Cimitero dei Rotoli del1919 e, ancora, con il villino Napoli-tano in via Libertà del 1920 (distrut-to), il palazzo Napolitano in via Ro-ma del 1921 e il Supercinema in viaCavour del 1923, tutti a Palermo, ol-tre che con alcune delle ville proget-tate per conto dell’impresa Rutellinell’ambito dell’edificazione delquartiere-giardino balneare di Mon-dello (fra cui i villini Barresi, De Lisi,

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 159

Villino Sergio, via Isidoro La Lumia, Palermo,G.B. Santangelo 1916.Veduta; fotografia d’epoca(coll. privata, Palermo)

Cinema San Marco, Enna,E. Armò (attr.) 1920 ca.Veduta dell’esterno;cartolina (coll. privata,Palermo)

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Fernanda, Luisa Pastore, Pepe, Sa-vazzini, Sofia) e con la nuova sededel Banco di Sicilia in piazza Archi-mede del 1925 a Siracusa. Singolareè, in questa tendenza basilana, la pro-duzione di Giuseppe Di Giovannicon le sue opere realizzate a Palermo(anche se echi basiliani ricorrerannoanche nei suoi primi progetti deglianni trascorsi a Milano) quali le caseeconomiche per i ferrovieri in viaCarlo Pisacane del 1911 e il palazzod’abitazione in via Nunzio Morello(angolo via Domenico Costantino)del 1926 (e sarebbero da aggiungerele tante altre opere a lui attribuitecon qualche riserva, quali le caseeconomiche nelle vie Petrarca eAriosto, oltre alle case degli isolati suvia Villa Caputo all’Olivuzza). Ha unruolo di assoluta preminenza suglialtri allievi o assistenti di Basile il ca-tanese Francesco Fichera, che si di-stingue sia con le sue prime opere,(più di maniera) quali il villino Similidel 1908 (distrutto), la villa Mirandain viale XX Settembre del 1908-09,la Clinica Vagliasindi in piazza Ca-vour del 1911, la palazzina per la So-cietà Elettrica in piazza Trento del1911-12, la villa Scannapieco nel

quartiere Picanello, la villa Majoranain via Androne del 1911-13, la sededello Sport Club presso il GiardinoBellini del 1912 (distrutto), sia con leopere già suscettibili di altre solleci-tazioni culturali (soprattutto di areamitteleuropea, austro-tedesca ma an-che praghese) come la villa Mirone aViagrande, la villa Cascino a Modica,il Teatrino all’Aperto del 1921 a Ca-tania e come il Palazzo delle Poste diSiracusa del 1922. Anche SaverioFragapane riveste un ruolo fonda-mentale nel processo di diffusionedei modi progettuali di Basile con learchitetture realizzate nella singolarerealtà urbana della Caltagirone diLuigi Sturzo6, quali: la facciata dellacattedrale di San Giuliano del 1908-1913; il Palazzo Comunale del 1908;la facciata della palazzina Polizzi incorso Vittorio Emanuele del 1908; lostabilimento dell’Oleificio Razionale inviale principe Umberto del 1909; ilPalazzo delle Regie Poste del 1909-1911; la villa per il conte Gravinanell’altipiano di Santa Maria di Gesùdel 1910-1911; la scuola elementareSant’Orsola del 1911; il palazzoCompagno in viale dei Villini (ango-lo via Cordova); la sistemazione (non

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160 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Scuola elementare, corso deiMille, Palermo, N. Mineo

1904-1907. Prospettoprincipale; fotografia primo

quarto del XX sec.(coll. privata, Palermo)

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completata) del piano del Mercatodel 1914-1919; la villa Favitta nell’al-tipiano di Santa Maria di Gesù del1915-1916; il Politeama Ingrassia del1920-1923; l’ampliamento del TeatroComunale del 1924. Ruolo analogo aquello svolto da Fragapane nella Sici-lia sud orientale viene rivestito daFrancesco La Grassa nell’area deltrapanese; attivo anche a Roma conalcune opere quali la sistemazione ela decorazione degli interni del Cine-matografo Venezia a palazzo Miscia-telli del 1910, la villa Simoni in viaVilla Patrizi del 1910 e i Mercati Ge-nerali all’Ostiense del 1922 (ma pro-gettati una prima volta nel 1910),nella sua nativa Trapani, prima e do-po la permanenza nella capitale, rea-lizza la casa La Barbera in via Osoriodel 1904, la villa Ricevuto sulla pano-ramica per Erice del 1907 (ma edifi-cata nell’arco del decennio successi-vo), la casa Ferrante in via in via Ve-spri del 1908 (ultimata nel 1911), ilvillino Barresi (oggi Platamone) invia A. Amaro (ante 1910), la villaLaura in via Villa Rosina (ante 1910),la cappella gentilizia Lo Nero nel Ci-mitero Comunale (ante 1910), ilcomplesso ludico dello Chalet Fiori-

no in viale Regina Elena del 1920(poi Casina delle Palme) e il Palazzodelle Regie Poste in piazza Cavourdel 1922 (ultimato nel 1927) che pre-lude alla sua ultima e più originalestagione professionale, in bilico fraDéco e Novecentismo, svolta fraTrapani, Ragusa, Noto e Noto Mari-na. Infine, rientrano (con sinceraadesione culturale) nel filone moder-nista derivato da Basile anche pro-gettisti dalla spiccata vocazione tec-nicistica, come Antonio Lo Bianco eGiovan Battista Santangelo: il primocon le decorazioni degli interni delTeatro Biondo in via Roma (ultimatonel 1903 e progettato da Nicolò Mi-neo con agili, anche se ritardatarie,forme eclettiche alle quali, in alcuniambienti, sono accostati con disin-voltura i repertori Liberty di LoBianco e anche di Salvatore Grego-rietti, per quanto riguarda le pitturedecorative nei parapetti delle loggedella sala per spettacoli), con la chie-sa evangelista di via Rosolino Pilo(distrutta), con il Cafè ChantantChalet Lentini della Marina a Paler-mo, con alcune ville della città bal-neare di Mondello e, infine, con loStabilimento Termale di Sciacca;

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 161

Ricovero per la gente di mare siciliana, foroUmberto I, Palermo,S. Caronia Roberti 1914.Prospetto principale (coll. privata, Palermo)

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Santangelo con i distrutti villino Vil-laurea in via Notarbartolo del 1914(in collaborazione con GirolamoManetti Cusa), palazzo Zampardi invia Nunzio Morello (angolo via No-tarbartolo) del 1914 e villino Sergioin via Isidoro La Lumia del 1916 e,soprattutto, con il palazzo Biondo(limitrofo all’omonimo teatro, sulfronte posteriore), con il cinemaMassimo in piazza Giuseppe Verdidel 1921 e sempre a Palermo, con ilcasamento di abitazioni economicheI.A.C.P. in via Terrasanta del 1922.Per non parlare di allievi di ErnestoBasile come Enrico Calandra, Miche-le La Cavera, Salvatore Li Volsi Pal-migiano, Salvatore Mazzarella, Ca-millo Puglisi Allegra, Pietro Scibilia,oltre ai suoi due figli Roberto e Gio-van Battista Filippo junior. Di certo sitrattò di validi interpreti di manieradei sistemi compositivi e dei codiciformali di Basile; ma questa procedu-ra li riguardò solo occasionalmente oper una parte limitata della propriaattività (in genere quella iniziale) espesso condizionata (talvolta anchepositivamente) dalla volontà ecletticadi commistioni con differenti ten-

denze del modernismo internaziona-le (solitamente mitteleuropeo).Ad essi vanno aggiunti significativicasi limite del fenomeno di influenzaesercitata dai repertori di Basile; fraquesti meritano una certa attenzionele figure di Camillo Autore, Leonar-do Paterna Baldizzi e Filippo ReGrillo. Affetto da un epidermicoquanto elegante oltranzismo basilia-no Autore, che Salvatore CaroniaRoberti nella sua monografia del1935 su Ernesto Basile accredita co-me allievo sensibile ma quasi irretitodal virtuosismo grafico del “mae-stro”, operando nella sua Messina enella vicina Calabria meridionale, invia di ricostruzione dopo il catacli-sma del 1908, si attarda in un’aggra-ziata maniera stilistica Liberty finoagli anni Venti inoltrati. Estroso epossibilista il sincretismo modernistadi Paterna Baldizzi, basiliano per ele-zione più che per formazione (deri-vando questa principalmente dall’in-segnamento di Giuseppe DamianiAlmeyda), si afferma con successonell’Italia centro-meridionale con uncerto anticipo rispetto alla formula-zione di locali filiazioni del Liberty,

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162 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Palazzo municipale, piazzaVittorio Emanuele

(oggi piazza Italia), ReggioCalabria, E. Basile 1914.

Alzato del fronte principale(Dotazione Basile, Facoltà di

Architettura di Palermo)

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grazie alla sua esuberante opera pri-ma romana (la villa Ximenes) e conla lunga permanenza a Napoli spesain buona misura (a parte l’insistitoimpegno nella costruzione di unasua rispettabile immagine istituzio-nale) tanto in una socialità estetiz-zante (propria dei cenacoli di tenorealquanto periferico) quanto nell’atti-vità didattica, quanto, ancora, nell’e-sercizio della professione (che anchese di piccolo cabotaggio inizialmentegode di un certo richiamo con operecome la Gioielleria Knight in piazzadei Martiri del 1907 e come la singo-lare casa Marotta in via Solimene alVomero del 1912, mentre già con isuccessivi Pastificio De Rosa a Ca-stellammare del 1913 e villa Palladi-no in discesa Gaiola a Posillipo del1914 la sua attività mostrava le taredi quella che sarebbe stata un’espe-rienza piuttosto limitata); in effettiPaterna Baldizzi può essere ben con-siderato come uno degli “agenti”dell’innesco del gusto Liberty nel La-zio e nella Campania, merito che, ov-viamente, va condiviso con lo stessoBasile e per la sola area napoletanaanche con l’udinese Giovanni Batti-sta Comencini, con il leccese France-sco De Simone e con il piacentinoGiulio Ulisse Arata7. Infine, FilippoRe Grillo, geometra che a Licatasvolge un ruolo quasi da “architettocondotto”, nonostante nel 1893 fos-se stato costretto, per motivi econo-mici, ad interrompere gli studi pres-so la Regia Scuola di Applicazioneper Ingegneri di Palermo, non senzaaver seguito una delle prime annatedel corso di Architettura Tecnica te-nuto da Basile. A distanza di temposi rifarà proprio a quest’ultimo quan-do sentirà l’esigenza di rinnovare irepertori e di mettere la sua produ-zione architettonica in linea con ilmodernismo; processo, questo, darelazionare all’incontro professiona-le, nel 1903, con Salvatore Grego-

rietti (in occasione del comune inter-vento nei lavori di ristrutturazionedel palazzo Verderame in corso Ro-ma a Licata) e che si manifesta congenuina autonomia e con permeabi-le ricettività nei confronti di altri re-ferenti formali, così da diversificarenettamente ognuna delle sue opereprogettate e quasi sempre realizzateper la dinamica borghesia licatese eper proprio conto8 (villa Sapio Rum-bolo sulla collina di Monserrato del1900, riforma di Palazzo Verderamein corso Roma del 1903, villa Verde-rame, oggi Bosa, sulla collina diMonte Sole del 1906, palazzo Verde-rame-Navarra in piazza Progressoangolo corso Vittorio Emanuele del1907, palazzina Re Grillo in piazzaRegina Elena del 1908, Teatro ReGrillo del 1912, ultimato nel 1919, esopraelevazione di casa Biondi inpiazza Elena del 1920 ca.).Ma l’influenza esercitata da Basile in-direttamente, cioè al di fuori del suoinsegnamento (o, raramente, tramitela frequentazione del suo studio e deisuoi cantieri oppure, in prevalenza,grazie alla conoscenza “di secondamano” della sua produzione, anche

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 163

Progetto per il Politecnico di Pisa, area dell’ex conventodi San Benedetto,S. Benfratello 1925,variante definitiva del primoprogetto. Prospetto sullapiazza San Paolo (Lascito Benfratello,Dipartimento di Progetto e Costruzione Edilizia,Università degli Studi diPalermo)

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attraverso la pubblicistica dell’epo-ca), ebbe anche un peso determinan-te nella derivazione di una fisiono-mia stilistica corrente ma specifica diuna parte del Liberty siciliano. La ca-pillare presenza di questa particolaretendenza nell’isola, a riprova dellaversatilità dei codici architettonicimessi a punto da Basile, si è manife-stata anche con esempi colti, ad ontadell’estraneità agli insegnamenti diBasile (sia a quelli impartiti presso laRegia Scuola che a quelli presso l’I-stituto di Belle Arti) da parte degli“attori” di questo filone “alla moda”appartenenti alle più disparate cate-gorie, fra cui: gli architetti D’Andreaa Milazzo (villino Greco in via Cum-bo Borgia, 1907), Interdonato aMessina (Fabbrica di Essenze De Pa-squale in contrada santa Lucia,

1912), Santacaterina a Messina (in-gresso principale della villa Garnierin via Consolare Pompea), Vinci adAvola (casa Vinci in via Napoli, an-golo via Mazzini, 1019); gli ingegne-ri Bonanno a Milazzo (villa Vaccari-no in via Colombo, 1920 ca.), Corsi-co ad Avola (casa Caruso in via Pa-lermo, post 1920), De Cola a Messi-na (villa Florio al villaggio della Con-templazione, post 1909), Lanzerottia Catania (villa Pancari in via AcqueCasse; palazzina in via Giuffrida n.35; villino Lanzerotti in via G. Ober-dan, 1914; villa Farnè alla Barriera,1914-1915, demolita; villa Priolo, invia Androne,1920, demolita; palazzoModica, demolito; palazzo Benenatiin via G. Oberdan,1924; villa Bo-naiuto in corso Italia; CinematografoDiana, via Umberto, 1925; palazzinaZingali Tetto in via Etnea), Malerbaa Catania (palazzina Abate in via invia C. Abate, 1916), Manzo a Trapa-ni (casa Agueci in via San Michele,post 1907, e facciata del fabbricatoper abitazioni in corso Vittorio Ema-nuele n. 24, 1910 ca.), Scaturro aSciacca (palazzina Mazza in via Ro-ma, già angolo con piazza Matteotti,post 1903), Piccione ad Avola (casaGrande in via Milano, 1914), Tripi-ciano nel territorio di Mazara delVallo (casina Sansone, oggi villa Sa-bina, in contrada Serroni; palazzoFavara a Mazara del Vallo); i pittoriGregorietti a Palermo (propria pa-lazzina in via Nicolò Garzilli) e Len-tini a Mondello (propria casa di vil-leggiatura in via Alvise Ca’ da Mo-sto); gli scultori e decoratori (in stuc-co o in pietra) Benzo a Noto (Cine-ma Benzo in via Ducezio), Calleri aBuccheri (casa in via Umberto I n.82), Catalano a Barcellona Pozzo diGotto (cappella Pareti, Cimitero Co-munale, 1920 ca.), Consiglio (padre efiglio) ad Avola (palazzina in via Ga-lileo n. 132, post 1920, e casa in cor-so Vittorio Emanuele n. 74, 1920

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164 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Palazzo dell’Aula dellaCamera dei Deputati a

Montecitorio, Roma.E. Basile 1902-1918. Veduta

dell’aula nell’ultima fase diallestimento degli arredi

Ducrot, fotografia del 1914(Dotazione Basile, Facoltà di

Architettura di Palermo)

Palazzo dell’Aula dellaCamera dei Deputati a

Montecitorio, Roma.E. Basile 1902-1918. Seduta

inaugurale dell’aula, 20novembre 1918 (Dotazione

Basile, Facoltà diArchitettura di Palermo)

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ca.), Geraci a Palermo (propria pa-lazzina in via Notarbartolo) e a Bar-cellona Pozzo di Gotto (CappellaNicolaci, Cimitero Comunale, 1919),Iacono a Comiso (casa in via Contedi Torino n. 44, post 1920), Nifosì aRagusa (casa Carfì in via RosarioCancellieri, 1923), Restuccia ad Avo-la (villa Teresina sulla strada per Avo-la antica), Urso ad Avola (casa in cor-so Vittorio Emanuele n. 74, ante1920); i costruttori Ferrante (fratelli)nel trapanese (palazzo Forbice in viaOsorio a Trapani del 1910 ca., casaPanfalone in salita Sant’Anna, con-trada Casa Santa a Erice ante 1918),Russo ad Avola (palazzina in via Co-lombo n. 7, post 1920).È anche in virtù della formidabilecompagine di imprese artigiane e diindustrie (specializzate nella produ-

zione d’oggetti d’uso o nella finituradecorativa delle architetture) attive inSicilia in quei decenni che il localemodernismo, animato ad un tempoda aspirazioni internazionaliste e dauna consapevole autostima (a suavolta nutrita dall’affiorante siciliani-smo), assume connotazioni del tuttopeculiari nel panorama del Libertyitaliano. Mobilieri come Ahrens, Bar-raja, Dagnino, Ducrot, Forte, Giaco-mazzi, Li Vigni, Mucoli, Sardella,Sberna, Vinci, Wackerlin, maestri delferro battuto o delle fusioni in metal-lo come Celeste, Luparello, Martorel-la, Prazio, Rutelli, stuccatori come ifratelli Li Vigni, fabbriche di stovigliee suppellettili come la Ceramica Flo-rio, vetrerie come la Ditta Caruso,stabilimenti di terrecotte artistichecome Vella, costruttori di apparecchidi illuminazione come Caraffa, e an-cora cementisti, mosaicisti, vetrai,ebanisti, scalpellini e decoratori han-no dato un contributo non inferiorea quello dei progettisti e degli artistialla formulazione di una specifica fi-sionomia del liberty isolano.Palermo, Catania, Caltagirone, Messi-na, Siracusa e le città degli Iblei rap-presentano, pur con diversa portataculturale e qualità artistica, altrettanti

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 165

Chiosco Ribaudo,piazza Castelnuovo,Palermo, E. Basile 1916;fotografia post 1932 (coll. privata, Palermo)

Supercinema Excelsior,via Cavour, Palermo,S. Caronia Roberti 1923.Veduta della sala verso lagalleria; fotografia d’epoca(Fondo Caronia Roberti,Dipartimento di Storia eProgetto nell’Architettura,Università degli Studi di Palermo)

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poli del Liberty siciliano. Realtà fraloro estremamente diversificate, tan-to da conferire al fenomeno valenzadi molteplice movimento culturale esociale con caratteristiche del tuttoautonome da quello coevo nazionale.Fra la prima età del Liberty in Sicilia,interamente dominata fino allo scade-re del primo biennio del XX secolodalla figura di Ernesto Basile (Paler-mo 1857-1932)9, e la sua lunga ultimastagione, caratterizzata da epigoni (di-venuti poi del tutto impermeabili al“nuovo”) e da anonimi progettisti edecoratori, si svolgono i due decennidella fase di maggiore incidenza diquesta tendenza stilistica nel processodi rinnovamento dei centri urbani si-

ciliani (e in maniera più circoscrittaanche di ambiti suburbani e rurali); èun periodo che vede come protagoni-sti lo stesso Basile, i migliori esponen-ti della sua “scuola” (sia quelli prove-nienti dalla Regia Scuola di Applica-zione per Ingegneri ed Architetti del-l’Ateneo di Palermo sia quelli delCorso Speciale di Architettura del Re-gio Istituto di Belle Arti, sempre diPalermo) e un novero di architetti, in-gegneri e geometri, attivi in tutta la Si-cilia, autonomi (rispetto ai codici basi-liani) o solo occasionalmente impe-gnati ad operare in chiave Liberty (tal-volta influenzati dai “modi” formalidi Basile, talvolta ecletticamente ricet-tivi di altre tendenze continentali, pre-valentemente d’oltralpe).Si trattò di un’eccezionale prolifera-zione di realizzazioni proprio nelcampo della produzione edilizia (an-cor più che nelle arti figurative), veri-ficatasi in gran parte del territoriodell’isola10. Il protrarsi decisamentefuori tempo massimo della fortunadi quest’esperienza ha la sua manife-stazione più eclatante nelle deriva-zioni di provincia prevalentementeinfluenzate dalla “cellula” propulsivadell’Arte Nuova palermitana attivatada Ernesto Basile (a meno di Messi-na, per la cui ricostruzione il filonedella “maniera” di Basile dovette fa-re i conti con i nuovi equilibri nazio-nali delle forze finanziarie, e dell’areadi Siracusa, orientata ad un ubertosoflorealismo dovuto alla esemplare di-rezione, di orientamento boitiano,del piemontese Giovanni Fusero del-la locale Regia Scuola d’Arte Appli-cata all’Industria).Ma non bisogna dimenticare che inSicilia continua ad operare con gran-de qualità, quantomeno fino alla pri-ma guerra mondiale, un irriducibile fi-lone tradizionalista, del tutto imper-meabile alla linea estetica modernista(ma anche alle sue derive di “consu-mo”) e tuttavia portatore di specifici

SAGGI TEMATICI

166 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Lampada da tavolo in ferrofucinato, E. Prazio 1925 ca.

(coll. privata, Bologna)

Carrello in ferro battutto,E. Prazio ante 1915;fotografia dell’epoca

(Archivio Prazio, Siracusa)

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valori culturali; ne sono paladini Car-lo Sada e i suoi bravi epigoni in areacatanese e Giuseppe Damiani Almey-da con i suoi più validi allievi (fra cuiNicolò Mineo e Antonio Zanca) atti-vi a Palermo come del resto ancheFrancesco Paolo Palazzotto, una dellepersonalità più interessanti del tardoeclettismo italiano. È questa l’altratendenza rispetto all’idea di Basile dicoinvolgere artisti, progettisti e intel-lettuali in un’azione culturale colletti-va tesa al raggiungimento di una “vialatina” del programma di generale“riorganizzazione del visibile” propu-gnato dalla più avanzata cultura mo-dernista internazionale.Le migliori espressioni dell’arte e del-l’architettura (e principalmente diquest’ultima) del periodo Liberty inSicilia sono conseguenza di un dialo-go a distanza con correnti internazio-nali (ma solo se ritenute affini) in-staurato dall’alveo di una locale tradi-zione di ricerca del nuovo; ne è esem-plificativa l’eredità dell’eclettismosperimentale di Giovan Battista Filip-po Basile, padre di Ernesto, e le sueascendenze, fino a risalire al periodoneoclassico, con il fondatore dellacultura architettonica innovativa d’etàcontemporanea in Sicilia, GiuseppeVenanzio Marvuglia. Allo stesso mo-do l’intera società siciliana della fasefinale della Belle Èpoque e dei primiAnni Ruggenti si sente depositaria disolide tradizioni ottocentesche. Unaconsapevolezza, questa, che contrad-distingue i pur diversi modi di opera-re: nel campo imprenditoriale, conl’ultima generazione dei Florio e deiWhitaker, e con i Chiaramonte Bor-donaro, i D’Alì, i Favitta, i Lanza diScalea, i Lombardo Gangitano, iMajorca di Francavilla, i Manganelli, iSanderson, i Tasca, i Trabia, i Verde-rame, ma anche con nuovi imprendi-tori, come Amoroso, Averna, Bion-do, Castellano, Ducrot, Favara, Fi-nocchiaro, Orlando, Pecoraino, Ru-

telli, Sandron, Sangiorgi, Scaglia, Ut-veggio, Velis, tutti coscienti della pro-pria appartenenza ad una classe so-ciale dalla quale la collettività si aspet-tava molto11. Sono soprattutto i Flo-rio con Ignazio e la consorte FrancaIacona di Notarbartolo, contessa diSan Giuliano, (coppia dotata, oltreche di una incalcolabile fortuna, diopportuni fascino, buon gusto e phy-sique du rôle) e con Vincenzo, fratellominore del primo (tombeur de femmes eprototipo dello sportman di quegli an-ni), a fare della modernità una pro-pria cifra distintiva12. I Florio perse-guono, infatti, una precisa “politicadell’immagine” (da qui il legame conBasile, con il mobiliere Ducrot, con

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 167

Castello Tafuri già Bruno di Belmonte, S. Crotti post1920, Portopalo di CapoPassero, Siracusa. Veduta dalmare; fotografia 1935 ca.(coll. Cantone-Tafuri,Catania)

Palazzo Municipale,piazza Municipio,Messina, A. Zanca 1912-1913; cartolina (coll. privata Palermo)

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pittori come De Maria, Cortegiani,Gregorietti, e con scultori come Civi-letti, Ximenes e Ugo); tutte le loroazioni sociali (da quelle mondane aquelle filantropiche, da quelle pro-mozionali a quelle politiche), il loroapparire, il loro intessere rapportieconomici ma anche “diplomatici”(come nel caso dei reali d’Inghilterra,di Russia e di Germania) riflettonol’ideale di porsi come modello di unanuova Sicilia che, non più semplicefornitrice di materie prime, si propo-neva nel nuovo circuito delle areeemergenti (pur con il permanere didrammatiche sperequazioni e sacchedi miseria) come esportatrice di pro-dotti finiti e, quindi, anche di nuovimodelli comportamentali.

Fra gli artisti, pittori come Abate,Catti, Cercone, Cortegiani, De Gre-gorio, De Maria Bergler, Di Giovan-ni, Enea, Gregorietti, Liotta Cristaldi,Lentini, Leto, Lojacono, Mirabella,Reina, Spina, Tomaselli, Vetri, Vicari,e scultori come Balistreri, Civiletti,Costantino, Delisi, Gangeri, Garufi,Geraci, Moschetti, Nicolini, Ragusa,Rutelli, Trentacoste, Ugo e Ximenestraghettano felicemente, anche secon disomogenee intensità e motiva-zioni, le loro precedenti esperienzenell’alveo della tendenza modernista,senza tuttavia rimanerne coinvolti fi-no in fondo (a meno di un circoscrit-to periodo artistico del nucleo riuni-tosi nel “cenacolo di Basile”, forma-to da De Maria, Enea, Geraci, Gre-gorietti, Rutelli, Ugo e Ximenes). Al-trimenti pittori come Corona, DeFrancisco, Rizzo, Terzi, Trombadorie scultori come Campini, D’Amore,Li Muli muovono solo i primi passi inambito modernista per poi maturaresignificativi percorsi in altre direzionidella cultura artistica novecentesca13.Alla compagine di intellettuali, artisti,imprenditori, statisti, scienziati e pen-satori va aggiunta, infine, quella dellemaestranze specializzate, che negliopifici e nelle miniere, così come nei

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168 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA

Villa Messina-Pantò detta“Casa sulla lava”, via

M. Albertone, Catania,F. Fichera 1926-1927.

Prospetto orientale (Fondo Fichera,

Dipartimento di Architetturae Urbanistica, Università

degli Studi di Catania)

Palazzo delle Poste eTelegrafi, piazza della Posta,Siracusa, F. Fichera 1922-29;

fotografia d’epoca (coll. privata, Palermo)

Casino di campagna Ruggeri,contrada Arienzo, Catania,F. Fichera 1929. Prospetto

meridionale (Fondo Fichera,Dipartimento di Architettura

e Urbanistica, Universitàdegli Studi di Catania)

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cantieri edilizi e nelle botteghe artigia-ne dettero un contributo determinan-te allo sviluppo e alla fisionimia mo-derna della società siciliana di quel pe-riodo a cavallo fra Ottocento e Nove-cento. Saranno proprio queste mae-stranze specializzate le prime vittimedel crollo del sistema produttivo iso-lano (atterrato quasi improvvisamen-te a ridosso del primo conflitto mon-diale e “finito” negli avanzati AnniRuggenti). Ultimi in ordine cronolo-gico a partire in massa, relativamentea quel fenomeno dell’emigrazione chedall’unità d’Italia all’ultimo decenniodel XIX secolo aveva già interessatoquasi sette milioni di italiani (partitiprincipalmente dal Veneto, dallaLombardia, dalla Liguria, dalla Tosca-na, dalla Campania e dalla Calabria), isiciliani, o meglio le forze più vive del-la classe operaia e del ceto contadinodella regione, andranno ad ingrossarequelle file di italiani all’estero che conle loro “rimesse” contribuiranno in-consapevolmente alla ripresa econo-mica delle aree emergenti del regnod’Italia; ma la nuova mappa dello svi-luppo industriale nazionale dell’etàgiolittiana non comprendeva più laloro terra natìa. Dopo di loro sarà lavolta della classe imprenditoriale, lacui repentina devitalizzazione porteràalla liquidazione del potenziale pro-duttivo e, in seconda battuta, alla de-cadenza del patrimonio architettoni-co e artistico ad essa legato.

Dunque, anche in considerazionedella débâcle, avviata nella tarda fasedell’età giolittiana e drammaticamen-te maturata durante il Ventennio fa-scista, della propositività economicadella Sicilia e quindi del conseguentedeclino della sua “società civile”, erainevitabile una massiccia dispersionedei “documenti” (nell’accezione piùampia del termine) relativi alla cultu-ra modernista in Sicilia; una condi-zione che nei tre decenni successivialla Ricostruzione andrà drammati-camente di pari passo con indiscri-minate manomissioni (soprattuttonegli interni) e demolizioni che han-no pervicacemente aggredito l’inte-grità di un patrimonio culturale dav-vero considerevole.

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ARTE E ARCHITETTURA IN SICILIA FRA «BELLE ÉPOQUE» E «ANNI RUGGENTI» 169

1 Un quadro del modernismo nazionale, anche in relazione ad Ernesto Basile, è delineatoin A. Muntoni, L’architettura italiana dei primi venti anni del Novecento: difficoltà di un rinnovamen-to, in «ArQ9. Architettura italiana 1900-1919», cit., p. 21 e sgg.

2 Già dal 20 giugno 1895 Basile e Francesco Lojacono si erano dimessi dal Circolo Artisti-co (fondato l’11 maggio 1882 e trasferitosi dalla prima sede nel Palazzo Trabia di via delBosco al più sontuoso Palazzo Larderia di via Vittorio Emanuele nel 1885, durante la pre-sidenza di G.B. Filippo Basile).

4 Fra le attività promosse dal Casino delle Arti, oltre alle annuali esposizioni dei lavori deisoci, una particolare attenzione era rivolta alle conferenze su temi attinenti alle arti ed al-l’industria, con la partecipazione di professionisti, studiosi, docenti di varie discipline. Fraquesti figurano, fra il 1864 e il 1872: Marchi, Luigi Mercantini, Pietro Blaserna, GiuseppeInzenga, Pietro Doderlein, Agostino Todaro, Filippo Caliri, Gaetano Vanneschi, Giovan-ni Lucifora, Antonino Macaluso, Ferdinando Alfonso Spagna, Giovanni Campisi, Saverio

Vittorio Corona,Guerrina la mora, secondadecade del XX secolo,olio su tavola, cm 50x35 (coll. Tumino, Palermo)

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Marraffa, Vincenzo Abbate, Niccolò Chicoli, Pietro Tacchini, Giovan Battista Filippo Ba-sile, Simone Corleo, Giuseppe Damiani Almeyda, Dotto Scribani, Francesco Agnetta diGentile, Federico Lancia di Brolo, Oreste Verger, Antonio Demarchi, Antonino Salinas,Eduardo Pantano, Ildebrando Nazzani, Giovan Battista Siragusa, Giuseppe Profeta, Lui-gi Muratori, Camillo Finocchiaro Aprile, Aristide Battaglia, Camillo Randazzo, Santi Ca-copardo, Francesco Enrico Scandurra, Antonio Monteleone. Si veda Casino delle Arti diPalermo, Discorso del Presidente nel banchetto per la Festa dell’Ottavo Anniversario dell’Associazio-ne, Palermo 1872, p. 4. Un breve resoconto delle conferenze organizzate fra il 1870 e il1871 si trova in G. Pitrè, Le lettere, le scienze e le arti in Sicilia, Palermo 1872, pp. 178-187.

5 Casino delle Arti di Palermo, Discorso del Presidente…, cit., p. 4.6 Sul patrimonio edilizio storico di Caltagirone si veda N. G. Leone (a cura di), Il disegno e la

regola. Recupero e piano quadro del centro storico di Caltagirone, Palermo 1988.7 Per il ruolo di L. Paterna Baldizzi relativamente alle origini del Liberty in Campania si ve-

da R. De Fusco, Il floreale a Napoli, Napoli 1959.8 S. Carisotto, Le opere di Filippo Re Grillo a Licata, Licata 2003.9 Sull’attività professionale e scientifica di Ernesto Basile e sul suo ruolo relativamente alla

formazione di una specifica tendenza modernista siciliana si vedano, fra le altre innume-revoli pubblicazioni: S. Caronia Roberti, Ernesto Basile e cinquant’anni di architetture in Sicilia,Palermo 1935; G. Pirone, Palermo Liberty, Caltanissetta-Roma 1971; Ernesto Basile architetto,catalogo della mostra, Biennale di Venezia, Corderia dell’Arsenale, Venezia 27 luglio – 19ottobre 1980, Venezia 1980; E. Sessa, Mobili e arredi di Ernesto Basile nella produzione Ducrot,Palermo 1980; G. Pirrone, Villino Basile, Roma 1981; E. Sessa, “Architettura come opera d’ar-te in tutto”: Palermo 1900-1919, in «ArQ9. Architettura italiana 1900-1919», 9, dicembre1992, pp. 65-92; Giovan Battista Filippo ed Ernesto Basile. Settant’anni di architetture. I disegni re-staurati della Dotazione Basile 1859-1929, a cura di E. Mauro e E. Sessa, Palermo 2000;E. Sessa, Ernesto Basile. Dall’eclettismo classicista al modernismo, Palermo 2002; E. Palazzotto,La didattica dell’architettura a Palermo, 1860-1915, Benevento 2003.

10 Per una prima ricognizione documentaria sull’entità del patrimonio edilizio di una certaqualità relativo all’età modernista in Sicilia (comprensivo di un censimento sommario delLiberty cosiddetto minore, oltre a quello delle opere “colte” prevalentemente di autori co-nosciuti) si vedano: A.M. Damigella, G. Pirrone, E. Sessa, Sicilia, in R. Bossaglia (a curadi), Archivi del Liberty italiano, Milano 1987, pp. 447-526. Si vedano inoltre: G. Pirrone, Ar-chitettura del XX secolo in Italia: Palermo, Genova 1971; Palermo 1900, a cura di G. Pirrone,catalogo della mostra della Civica Galleria d’Arte Moderna, Palermo 15 ottobre 1981-15gennaio 1982, Palermo 1981; A. Rocca, Il Liberty a Catania, Catania 1984; E. Rizzo, M.C.Sirchia, Sicilia Liberty, Palermo 1986; V. Pugliatti, F. Riccobono, Saluti da Messina. La cittàantica. La città distrutta e la città effimera. La città nuova, 3 voll., Messina 1990.

11 Per un inquadramento generale della storia della Sicilia in età contemporanea, segnata-mente in relazione alle vicende economiche, si vedano: F. De Stefano, Storia della Sicilia dalsecolo XI al secolo XIX, Bari 1948; R. Villari, Il Sud nella storia d’Italia, Bari 1961; C. Aliane-lo, La conquista del Sud, Milano 1972; F. Brancato, Storiografia e politica nella Sicilia dell’Ottocen-to, Palermo 1973; P. Mazzamuto, La Sicilia di Franchetti e Sonnino e i suoi stereotipi socio-lettera-ri, in «Nuovi Quaderni del Meridione», 1975; O. Cancila, Problemi e progetti economici nella Si-cilia del riformismo, Caltanissetta-Roma, 1977; E. Mauro, Testimonianze di microstoria, in Paler-mo 1900, catalogo della mostra…, cit., pp. 207-276; S. Correnti, Garibaldi, la Sicilia e il so-cialismo, Palermo 1982; O. Cancila, Storia dell’industria in Sicilia, Roma-Bari 1995.

12 Sulle vicende della famiglia Florio, anche come committenza significativa nell’ambito del-le culture artistica e architettonica siciliane, si vedano: S. Candela, I Florio, Palermo 1986;R. Giuffrida, R. Lentini, L’età dei Florio, Palermo 1986; R. Lentini (a cura di), L’economia deiFlorio. Una famiglia di imprenditori borghesi dell’800, catalogo della mostra della FondazioneChiazzese, Palermo 1991; E. Mauro, Il Villino Florio di Ernesto Basile, Palermo 2000;G. Corselli d’Ondes, P. D’Amore Lo Bue, Sulle orme dei Florio, Palermo 2003.

13 Sui rapporti fra classe professionale e mondo artistico palermitani fra Ottocento e Nove-cento si vedano i saggi di E. Di Stefano e di E. Mauro in, Palermo 1900, cit., pp. 195-208,211-258.

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170 ARTE E ARCHITETTURA LIBERTY IN SICILIA