a2 n1 sulla via della vita

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Presenza Pastorale in Ospedale Febbraio 2013 Anno 2 n. 1 sulla VIA della VITA In occasione della XXI Giornata Mondiale del Malato “Il valore del sorriso nel ciclo della vita”. La prima Giornata Mondiale del Ma lato (GMM) venne istituita da papa Giovanni Paolo II e celebrata la pri ma volta l’11 febbraio 1993, con lo scopo di sensibilizzare alla centralità del malato nel cammino di cura. In occasione di questo appuntamento, da tre anni si svolge presso la Sala Marani l'evento formativo aziendale organizzato dall'Ufficio Formazione e dal Consiglio Pastorale Ospedalie ro, che richiama personale di pendente e non, proveniente anche dalle vicine province. L'anno scorso il convegno si è soffermato sul “Curare tutto l'uo mo”, evidenziando che il primo approccio che ogni operatore pro fessionale/pastorale deve compiere è quello di “ospitare” i malati, fermandosi, conoscendoli, interes sandosi di ciascuno di loro. Que st'anno ha avuto luogo il 15 febbraio ed aveva per tema “Il valore del Sorriso nel ciclo della vita”. Il messaggio del Santo Padre per la XXI GMM, con la citazione di Luca 10,37 (“Va’ e anche tu fa’ lo stesso”), propone all’attenzione il personaggio emblematico del Buon Samaritano. Ciò che colpisce, leggendo il racconto lucano, è la carica di umanità che si coglie nell’intera narrazio ne, capace di interpellare ogni ascoltato re. La parabola pone al centro del suo interesse il volto del fratello bisognoso, volto che fa appello alla nostra carità e ci esorta alla responsabilità. “L’amore di Dio dice il Papa si rivela nella responsabili tà per l’altro”. Il volto del sofferente può far nascere sentimenti di paura, ed il timore che il suo dolore ci coinvolga può ostacolare un incontro efficace con lui. Il Samarita no si compromette, mostra reale compas sione, condivide le fatiche e le pene dello sventurato e, compromettendosi con lui, lo toglie dall’isolamento in cui era stato relegato dall’aggressione dei briganti. E così la compassione – continua il pontefi ce diventa consolazione. “Proprio perché ora è diventata sofferenza condivi sa, nella quale c’è la presenza di un altro, questa sofferenza è penetrata dalla luce dell’amore. La parola latina consolatio, consolazione, lo esprime in maniera molto bella suggerendo un esserecon nella solitudine, che allora non è più soli tudine”. “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”. Per saper fa re e fare bene, occorre sapere e saper es sere! Emerge allora con forza l’importanza di un’adeguata formazione dal punto di vista umanorelazionale. Supportati da quest’immagine, siamo partiti dalla nostra esperienza aziendale per scoprire o sottolineare il valore del sorriso e la sua efficacia terapeutica, quando offerto da ognuna delle figure che, con compiti diversi, vengono a contatto con il malato. In sala è stata presentata l'esperienza di varie Unità Operative, coinvolte con le As sociazioni di clownterapia, come mo mento di consolazione per i pazienti. Col supporto dell'Ufficio Formazione e dell’Ufficio Comunicazione, è stato rea lizzato e presentato in sala un filmato che ha mostrato alcuni momenti di que st’esperienza in diversi reparti. Molto belle sono state in aula le testimonianze di primari e caposala: qualcuno di loro, da un iniziale scetticismo, alla luce dell’esperienza si sono convinti della pos sibilità offerta dalla terapia del sorriso di rompere la routine, far interagire le persone ed aprire una finestra di comuni cazione con il paziente. “Non capiremo mai abbastanza quanto bene può fare un sorriso”, diceva madre Teresa di Calcutta. È con questa citazione che si è concluso l'evento, il quale come ha confermato la dott. Viviana Olivieri ringraziando tutti i convenuti anche quest'anno ha riscosso un notevole successo di partecipazione e, a detta dei questionari, è risultato molto apprezzato sia per la qualità degli interventi sia per la buona riuscita. Questo incoraggia il Consiglio Pastorale a continuare, anche attraverso questa forma di collaborazione, nel perseguire l'obiettivo di sensibilizzare il personale ospedaliero, convinto del va lido contributo che il servizio umano e cristiano verso chi soffre arreca alla mi gliore comprensione tra gli uomini e, conseguentemente, all'edificazione della vera pace. Ricorda il Papa che vige la chiamata e il dovere di ogni uomo e di ogni cristiano di essere un "buon samaritano, che è ogni uomo che si ferma accanto alla soffe renza di un altro uomo, è ogni uomo sensibile alla sofferenza altrui, che si commuove per la disgrazia del prossimo", è ogni uomo che cerca e vuole essere "le mani e il sorriso di Dio". Pasquale Anziliero

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Sulla VIA della VITA - Periodico del Servizio Religioso presente nell’Ospedale di B.go Trento, Verona. Il bollettino viene distribuito in cartaceo e in digitale sul sito Aziendale Ospedale Civile Maggiore B.go Trento ­ Verona Telefono: 045.812.2110 email: [email protected]

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Page 1: A2 n1 Sulla Via della Vita

P r e s e n z a P a s t o r a l e i n O s p e d a l e

Febbraio 2013 Anno 2 ­ n. 1

sulla VIA della VITAIn occasione della XXI Giornata Mondiale del Malato

“Il valore del sorriso nel ciclo della vita”.La prima Giornata Mondiale del Ma­lato (GMM) venne istituita da papaGiovanni Paolo II e celebrata la pri­ma volta l’11 febbraio 1993, con loscopo di sensibilizzare alla centralitàdel malato nel cammino di cura. Inoccasione di questo appuntamento,da tre anni si svolge presso la SalaMarani l'evento formativo aziendaleorganizzato dall'Ufficio Formazionee dal Consiglio Pastorale Ospedalie­ro, che richiama personale di­pendente e non, proveniente anchedalle vicine province.L'anno scorso il convegno si èsoffermato sul “Curare tutto l'uo­mo”, evidenziando che il primoapproccio che ogni operatore pro­fessionale/pastorale deve compiere èquello di “ospitare” i malati,fermandosi, conoscendoli, interes­sandosi di ciascuno di loro. Que­st'anno ha avuto luogo il 15 febbraioed aveva per tema “Il valore delSorriso nel ciclo della vita”.Il messaggio del Santo Padre per la XXIGMM, con la citazione di Luca 10,37 (“Va’e anche tu fa’ lo stesso”), proponeall’attenzione il personaggio emblematicodel Buon Samaritano. Ciò che colpisce,leggendo il racconto lucano, è la carica diumanità che si coglie nell’intera narrazio­ne, capace di interpellare ogni ascoltato­re. La parabola pone al centro del suointeresse il volto del fratello bisognoso,volto che fa appello alla nostra carità e ciesorta alla responsabilità. “L’amore di Dio­ dice il Papa ­ si rivela nella responsabili­tà per l’altro”.Il volto del sofferente può far nasceresentimenti di paura, ed il timore che ilsuo dolore ci coinvolga può ostacolareun incontro efficace con lui. Il Samarita­no si compromette, mostra reale compas­sione, condivide le fatiche e le pene dellosventurato e, compromettendosi con lui,lo toglie dall’isolamento in cui era statorelegato dall’aggressione dei briganti. Ecosì la compassione – continua il pontefi­ce ­ diventa consolazione. “Proprioperché ora è diventata sofferenza condivi­sa, nella quale c’è la presenza di un altro,questa sofferenza è penetrata dalla lucedell’amore. La parola latina consolatio,consolazione, lo esprime in maniera

molto bella suggerendo un essere­connella solitudine, che allora non è più soli­tudine”.“Va’ e anche tu fa’ lo stesso”. Per saper fa­re e fare bene, occorre sapere e saper es­sere! Emerge allora con forzal’importanza di un’adeguata formazionedal punto di vista umano­relazionale.Supportati da quest’immagine, siamopartiti dalla nostra esperienza aziendaleper scoprire o sottolineare il valore delsorriso e la sua efficacia terapeutica,quando offerto da ognuna delle figureche, con compiti diversi, vengono acontatto con il malato.In sala è stata presentata l'esperienza divarie Unità Operative, coinvolte con le As­sociazioni di clownterapia, come mo­mento di consolazione per i pazienti.Col supporto dell'Ufficio Formazione edell’Ufficio Comunicazione, è stato rea­lizzato e presentato in sala un filmato cheha mostrato alcuni momenti di que­st’esperienza in diversi reparti. Moltobelle sono state in aula le testimonianzedi primari e caposala: qualcuno di loro,da un iniziale scetticismo, alla lucedell’esperienza si sono convinti della pos­sibilità offerta dalla terapia del sorriso dirompere la routine, far interagire lepersone ed aprire una finestra di comuni­cazione con il paziente.

“Non capiremo mai abbastanza quantobene può fare un sorriso”, diceva madreTeresa di Calcutta. È con questa citazioneche si è concluso l'evento, il quale ­ comeha confermato la dott. Viviana Olivieriringraziando tutti i convenuti ­ anchequest'anno ha riscosso un notevolesuccesso di partecipazione e, a detta deiquestionari, è risultato molto apprezzatosia per la qualità degli interventi sia per labuona riuscita. Questo incoraggia ilConsiglio Pastorale a continuare, ancheattraverso questa forma di collaborazione,nel perseguire l'obiettivo di sensibilizzareil personale ospedaliero, convinto del va­lido contributo che il servizio umano ecristiano verso chi soffre arreca alla mi­gliore comprensione tra gli uomini e,conseguentemente, all'edificazione dellavera pace.Ricorda il Papa che vige la chiamata e ildovere di ogni uomo e di ogni cristianodi essere un "buon samaritano, che èogni uomo che si ferma accanto alla soffe­renza di un altro uomo, è ogni uomosensibile alla sofferenza altrui, che sicommuove per la disgrazia del prossimo",è ogni uomo che cerca e vuole essere "lemani e il sorriso di Dio".

Pasquale Anziliero

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La comicità, a differenza della follia, èl’esercizio di un’incongruità consapevole.Essa si nutre di vari elementi – gioco,sorpresa, simulazione… ­, ma in modopiù o meno esplicito prende di mira unbersaglio. A suo modo è una forma di de­nuncia ed ha la rara capacità di smasche­rare la prosopopea, la saccenteria, lapresunzione, l’auto­celebrazione, l’esibi­zionismo, la stupidità… tutti figli dellasuperbia, primo e radicale peccatodell’umanità. Non a caso il primo uomoad essere preso in giro ­ proprio dalCreatore! ­ è Adamo che, lasciandosiraggirare dalla bufala di diventare comeDio, finisce col coprire la propria nuditàcon pelli di animali. La vergogna è il senti­mento tipico di chi, avendo aspirato a me­te troppo alte, si trova a fare mostra deipropri limiti, e lo scherno ne è in fondo lagiusta sanzione: ma che ti credevi di esse­re!?La Bibbia fa ampio utilizzo di questolinguaggio ed il Vangelo non è da meno:se gli empi credono di farsi beffe del piotimorato di Dio (“Tanto Dio non vede,Dio non c’è”), in realtà è Dio stesso che liirride già pregustando il giorno della lorodisfatta. Come dire, ride bene chi rideultimo! I profeti ricorrevano a gesti curio­si e imprevedibili per richiamare Israelealla fedeltà. Si pensi ad Osea che sposauna prostituta per far capire al popolo diessere diventato tale nei confronti diJahvé. Gesù ricorre sovente ad unlinguaggio paradossale per far capire lanovità del suo Regno: beato chi piangeperché riderà, se il chicco di grano muoredarà frutto, se vuoi la vera gioia lasciatutto… Non per niente, un giorno iparenti stretti volevano riportarselo a casaperché era matto.La dinamica dello scherno attraversa tuttoil racconto della passione: Gesù è ridico­lizzato davanti al re Erode che s’aspettaun bel gioco di prestigio; è dileggiato daisoldati del pretorio che lo picchiano adocchi bendati (“chi ti ha percosso?”); èpresentato alla folla conciato come un rebaccanale con tanto di manto rosso (colo­re della pazzia), bastone per scettro e co­rona di spine; viene deriso fin sulla croce:“Ha salvato altri, non può salvare se stes­so!”. La sua pretesa messianica e regale,siccome è fraintesa, diventa la trama diuna grande farsa. Nello scherno ci sta lamistura molto pericolosa di cattiveria edignoranza. L’uomo si sente inquietato daciò che non comprende e fa vacillare lecertezze, e l’irrompere di Dio nella storiaumana è spiazzante. Un Dio che sovvertele regole della natura che lui stesso hadettato (i miracoli) può fare di lui il più

gran prestigiatore: dal nulla ti trae fuoril’universo, dal buio la luce, dal fango l’uo­mo, da una costola la donna,dall’ottantenne Sara il figlio Isacco, dauna tribù di schiavi una grande nazione,da un patibolo umiliante lo strumentouniversale di salvezza; dalla morte la vi­ta… La resurrezione è lo sberleffo piùriuscito di Dio!Chi dunque è il saggio e chi il gabbato? Laluce è venuta nelle tenebre e queste nonl’hanno accolta; l’uomo è stato trattato dafiglio, da re… eppure è riuscito a farsicacciare dall’eden: chi è il vero stupido? Ilfariseo s’illude di salvarsi con la purità re­ligiosa e morale, eppure i pubblicani e leprostitute lo precedono nel regno dei cie­li: chi sono i veri furbi? Con Dio ci si salvafino all’ultimo, basta invocarlo come fecequel ladrone tanto in gamba da “rubare”alla fine anche il Paradiso. Bastaarrendersi alla sorpresa dell’amore, allagrazia, al dono dello Spirito offerto in mo­do sovrabbondante da Gesù sulla croce.Dunque, lo spirito non ci manca, bastadargli un po’ di miccia. Santi comeFrancesco d’Assisi, Filippo Neri, GiovanniBosco, Papa Giovanni si sono distinti siacome folli di Cristo sia come umoristi,perché la pazzia e la santità vanno fa­cilmente a braccetto. Se, come dice Freud,il motto di spirito è uno sprazzo di creati­vità, vuoi vedere che il Padreterno ha avu­to un motto di… Spirito Santo quandoha creato l’universo? Preghiamo che restidi buonumore, altrimenti è il finimondo!

Alcune regole profilattiche concesse,per una volta, anche dalla Chiesa.§ Nella comicità si gioca la grandezza e lamiseria dell’uomo, occorre pertantodiscernere:­ l’umorismo, come ogni medicina, peressere salutare va commisurato al malatoe alla situazione;

­ non forzare il malato a ridere, so­prattutto quando è… incannulato in te­rapia intensiva;­ le battute migliori nascono spontanea­mente dalla situazione: basta essere bravie… Benigni;­ se è il malato a voler ridere, devi solodargli corda… ma non farlo se è untentato suicida;­ se prendi in giro qualcuno, domandatiprima se gli vuoi davvero bene: la maliziaè in agguato;­ fra il prendere in giro e il renderti tu ri­dicolo scegli la seconda: non sbaglierai;­ la voglia di far ridere, è un dono o soloun tuo piccolo bisogno? se è un bisogni­no, viene fuori un cesso;­ puoi ridere di tante cose, ma ricordatiche hai un sacco di motivi per essere“eternamente beato”.§ E ora qualche ricetta spirituale racco­mandata a tutti:­ quando la gente ti prende troppo sul se­rio, domandati in cosa hai sbagliato;­ nell’alternativa fra pregare o vedere unfilm comico, vai a vedere il film comico,così quando preghi sarai meno malmosto­so;­ ridi con la bocca, ma soprattutto imparaa ridere con il cuore;­ se il tuo cuore è puro, puoi scherzare sututto: sul sesso, sui santi, su Dio… persi­no su Berlusconi;­ la preghiera è più genuina quando èumoristica: a Teresa d’Avila che si la­mentava per un braccio rotto Dio disse:“così tratto i miei amici”; lei di rimando:“È per quello, Signore, che ne avete cosìpochi…”§ L’umorismo potrebbe essere un modoun po’ strambo di fare esegesi biblica:­ se Eva dice ad Adamo “sei l’unico uomodella mia vita” le si può credere, eppure ilpomo d’Adamo mi sa che è un cornouscito al posto sbagliato;­ quando Dio ha detto ad Adamo: “guada­gnerai il pane col sudore della fronte” sta­va scherzando e i preti sono fra i pochi adaverlo capito subito;­ se Gesù camminava sulle acque è peruna semplice ragione, che non sapevanuotare;­ sua madre poi non era diversa da ognidonna che parla del figlio: la stravede perlu, ghe pare d’avere un Dio in terra!;­ avete notato che i samaritani fannosempre bella figura nei vangeli? secondome hanno pagato il pizzo.Cari lettori, la morale di tutto è: siate spi­rituali ma anche spiritosi. L’uno aiutal’altro.

Edoardo Gavotti

Spiritosi o spirituali? L’uno e l’altro…Sorridere non ha mai fatto male a nessuno.

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Ti puoi presentare?Ciao, mi chiamo Emanuela Bove e dasette anni sono insegnate di ruolo nellascuola media all’interno dell’Ospedale diBorgo Trento sia in Pediatria che in Fibro­si cistica. La mia materia è l’Inglese e mioccupo dell’area linguistica, insegnandoall’occorrenza anche Italiano. Mi piacemolto lavorare in questa scuola speciale econ i ragazzi/e di questa fascia d’età.

Cosa vuol dire per un bambino fre­quentare la scuola in ospedale?Per un bambino/a di età superiore ai seianni, il mondo della scuola diventa pro­babilmente l’ambiente di vita e relazionepiù importante. Da questa età in poi hainizio un lungo processo di separazionedalla famiglia, processo che, gra­dualmente ma inesorabilmente, si conclu­derà con l’ingresso nel mondo del lavoroe con l’inizio della vita indipendente. Lascuola, dunque, assume per chi la fre­quenta un’importanza e un valore simbo­lico, affettivo e reale che vanno ben oltreil semplice apprendimento di nozioni econcetti.

Quali i principali ruoli della scuola inospedale?La scuola in ospedale agisce su quattro

fronti principali: sul piano civico garanti­sce al bambino il diritto allo studio; sulpiano didattico garantisce l’apprendi­mento; sul piano dell’identità, aiuta ilbambino a costruire il difficile percorso dicoscienza e accettazione della nuovarealtà; sul piano della continuità, offremetodi e strumenti per mantenere ilcontatto con l’ambiente domestico, gliamici e la scuola. L’incontro e l’interazio­ne di questi quattro elementi (diritto, di­dattica, identità e continuità) definisconoil campo della complessità della scuola inospedale. Compito della scuola è proprioquello di riconoscere tale complessità e dirispondere ad essa con un metodo di la­voro adeguato ed equilibrato.

Come lavora il docente ospedaliero?L’insegnante ospedaliero si trova a doverorganizzare attività in numerosi spazi, con

caratteristiche, destinatari e obiettivitalvolta molto diversi. All’inizio di ciascu­na giornata dovrebbe incontrarsi con unmedico o infermiere referente per venireaggiornato circa la situazione dei bambiniricoverati.Ci si allena a trarre dalle esperienze,anche quelle più complesse, stimolisempre nuovi per impedire rotture irre­parabili che si potrebbero creare tra ilmondo di “prima” e quello del ricovero.

Nel lavoro di ogni giorno l’insegnanteimpara a usare anche i momenti particola­ri, per poter instaurare con il proprioalunno un rapporto educativo basato suuna relazione veramente empatica. Sicerca soprattutto di guidare il bambinoalla riscoperta dei propri interessi ­ sianoessi di natura ludica, musicale, pittorica,sportiva ­ al fine di impostare più siste­maticamente il lavoro didattico futuro efar riprendere, per quanto possibile, ilpercorso normale del suo vissuto scolasti­co. L’attività di apprendimento in ospeda­le deve rispettare le condizioni fisiche epsicologiche del bambino, senza sottova­lutare la sua età e il suo desiderio disentirsi capace nell’esecuzione dei classicicompiti scolastici e di essere il più possi­bile partecipe della vita della classe chefrequentava.

Quale didattica preferite utilizzare?È importante capire la durata della de­genza e l’interesse che il bambino espri­me. La strategia viene propostadall’insegnante dopo aver instaurato unrapporto caloroso e informale e aver os­servato caratteristiche di temperamento einteressi personali.Spesso è proprio dalle attività ludiche chesi possono attingere idee metodologichee didattiche per realizzare percorsi diapprendimento, anche strettamente disci­plinari, che risultino più adeguati allecondizioni di ospedalizzazione, in cuiattenzione e concentrazione diventanopiù labili. A volte basta solo offrire la pro­pria disponibilità di cambiare certi modidi fare scuola; sarà lo stesso bambino asuggerire come gli piacerebbe “fare”lingua, storia, geografia; registrandopensieri, disegnando un momento stori­co…Non è sempre facile realizzare ciò che siritiene opportuno, ma è importanterendersi conto che la preparazionedell’insegnante ha tante risorse spesso“congelate” dai condizionamenti esterni eche l’ambiente dell’ospedale può offrirel’opportunità di scoprirle.

Vedo che il ruolo della scuola in ospe­dale è complesso e centrale. Dato l’esi­guo spazio del nostro giornalino,possiamo riprendere il tema anche laprossima volta?Certamente. La vita in ospedale per unbambino implica: tempi, spazi, gioco, me­todologia, famiglia…Per stavolta, vi posso lasciare con unapoesia di una bambina? Eccola:

“Da questa finestra posso vedere....cosa sarà del mio futuro

e della mia vita,se sarà bella o brutta,

se sarà dura o facile da attraversare,se sarà pericolosa o tranquilla,

se sarà piena di amiciziao piena di solitudine.

Ma comunque sia, è bello viverla com’è.”(Sara 2° D)

Testimonianza: La scuola in Ospedale

GRUPPO DI AUTO MUTUO AIUTO PER PERSONE CHE VIVONO L’ESPERIENZA DEL LUTTO

Insieme... per ricominciare a vivere...Sabato 16 marzo, presso la casa dei cappellani dell'Ospedale di Borgo Trento ( VR), partirà un nuovo gruppo di auto­mutuo aiutoper chi è nel lutto.Aiutateci a diffondere la proposta, perché sono molte le persone che ne avrebbero giovamento. Siamo convinti che il passaparola èpiù efficace di qualsiasi pubblicità mediatica o volantinaggio. Animatore del gruppo, il camilliano padre Pierpaolo Valli, superioredella comunità.Per iscrizioni e informazioni rivolgersi agli Assistenti Spirituali dell’Ospedale di Borgo Trento (numero interno 2110 o 045918478) echiedere di P. Pierpaolo Valli

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sulla VIA della VITAPeriodico del Servizio Religioso presentenell’Ospedale di B.go Trento, Verona.Il bollettino viene distribuito in cartaceo ein digitale sul sito AziendaleOspedale Civile MaggioreB.go Trento ­ VeronaTelefono: 045.812.2110email: [email protected] ONLINEhttp://issuu.com/sullaviadellavita

Orario SS. MesseBorgo TrentoChiesa centraleFeriale 7.15 ­ 15.30Prefest. 16.15Festiva 11.00

GeriatricoFeriale 7.15Festiva 10.30

MaternitàFestiva 10.15

Polo Confortini(Festive)Cappella 17.00Cardiologia, (3° p. Azzurro) 9.30Chirurgia, (5° p. Arancione) 11.00

Borgo RomaFeriale 17.00Prefest. 17.00Festiva 10.30 ­ 17.00

Notizie varie Invito alla collaborazioneChi vuole, può collaborare inviando ilproprio contributo per il giornalino:testo, immagini, domande, segnala­zioni,..., alla mail:[email protected] contattando i cappellani.Grati per quanto vorrete donare aquesta causa, con stima ed amicizia.La Redazione

http: / / i s suu.com/sul lav iadel lav i ta

Convegno Diocesano di Pastorale della saluteIn occasione della Giornata Mondiale del Malato l’Ufficio Diocesano di pastorale dellaSalute ha celebrato un Convegno Diocesano, il pomeriggio di domenica 10 febbraio,presso il Centro Carraro, dal titolo “Va’ e fa’ lo stesso anche tu”. Il sottotitolo recita così:“Cosa significa essere buoni samaritani. Le sette opere di misericordia corporali”. Sisono susseguite al tavolo una serie di testimonianze che hanno dato volto e concretezzaalle sette tradizionali opere di misericordia: Dar da mangiare agli affamati e dar da bereagli assetati (Lucia ed Emiliano Composta), Visitare i Carcerati (fra Beppe Prioli), Visitarei Malati (Bepi Delfini), Alloggiare i pellegrini (Paola Cisco), Vestire i nudi (BerusGhamissi), Seppellire i morti (Bruno e Anna genitori di Moreno). Colpito dall’intensitàdelle testimonianze, il Vescovo ha deciso di prolungare la sua presenza al Convegno.

Iniziative quaresimaliCome ogni anno, ogni Venerdì di Quaresima alle ore 16:00 nella chiesa centrale di SanCamillo si fa la preghiera della Via Crucis.Il pomeriggio del Giovedì Santo presso la piazza canneto del Polo Confortini c’è lacelebrazione solenne della Messa Coena Domini, animata dal coretto (chi fosseinteressato, prove presso casa cappellani alle ore 16:00 dei gg. 19, 21 e 26 marzo).

Mi incuriosisce la mostra allestita dalla So­cietà Belle Arti di Verona, esposta in PiazzaCanneto dal 14 febbraio al 3 marzo, so­prattutto l’enorme statua di oltre 3 metridi una donna alata ed incinta, seno alvento, che sembra librarsi nell’aria. Il suoautore, Elpidio Tramontano, è ben felicedi fare una chiacchierata.Quale lo scopo dell’iniziativa?, chiedo. Da­re un contributo a chi vive un periodo disofferenza con una proposta di fiducianella vita che continua. Accanto allascienza e alla tecnica, anche l’arte puòporsi a servizio della medicina per direuna parola che va oltre, risvegli lo spiritoed aiuti a suo modo ad affrontare e supe­rare la sofferenza.Chiedo il significato della statua. Elpidio,che ha insegnato arte al liceo artistico, laprende larga, ha un testo scolastico apertoe mi mostra alcune opere a cavallo fra il’700 e l’800. Il “Giuramento degli Orazi”di David(1784) vo­luto daLuigi XVI perinfondere amore perla patria. Quale mes­saggio passa? Roma e Alba­longa sono in lotta per unfazzoletto di terra. Della disfidafra i tre Curiazi e i tre Orazi so­pravvive uno solo dei secondi, cheucciderà la sorella perché innamo­rata di uno dei Curiazi, e per taleomicidio dovrebbe essere giusti­ziato, ma è graziato per aversalvato la patria. Quale amore dipatria, si domanda Elpidio, èquella fondata su sei morti inutili?Eppure una tale vicenda apparesui testi scolastici. Sono passatiinutilmente diciassette secoli dicristianesimo, i Francesco d’Assi­si, i Michelangelo, i Raffaello?Sulla stessa linea è la secondaopera, “La libertà che guida il po­polo” di Delacroix (1830) cele­

brazione dei moti francesi. L’artista siritrae al centro, archibugio in mano,accanto alla figura della libertà che incitaalla lotta, libertà intesa come liberarsidell’altro. Anche l’altorilievo “La marsiglie­se” di Rude (1834) ripropone l’incitazionealla guerra come virtù: ma quale virtù,quale gloria? In questi quadri emerge labellezza naturale come espressione dellafisicità del corpo proteso ad eliminarel’altro.La storia dell’arte insegna ancora unabellezza naturale legata alla fisicità cheporta alla competizione con l’altro. Nellalettura dell’opera d’arte occorre andareoltre la bellezza naturale e recuperare labellezza “umana”, intesa come capacità direlazionarsi con l’altro in un rapportoarmonico, dove io non mi preoccupo dieliminare l’altro bensì di relazionarmi conlui. Fra la top model di grido e una madreTeresa di Calcutta, dove sta la bellezza? Be­

ninteso, non si tratta di porreun’alternativa fra bellezza fisica ebellezza umana, quanto di saperle

integrare ed armonizzare.Veniamo ora alla sua statua, la “Nikeideale, Vittoria della vita”. La sua voca­zione di artista gli venne alcuni de­cenni fa allorché visitando il Louvre diParigi s’imbatté nella Nike (=Vittoria)di Samotracia, corpo decapitato per laprassi vigente di tagliare la testa alleopere d’arte del nemico. La sua opera

vuole essere la ripresa di quella statua,stavolta però con una bellezza umana

fondata sul principio del “vivere in li­bertà senza liberarsi dell’altro, mostrandocome l’armonia fra natura umana epensiero divino generi l’uomo ideale delterzo millennio, l’uomo armonico”.Insomma, arte come strumento diarmonia fra i popoli.Quella esposta è una copia patinatain bronzo, ma quella originale inbronzo è in fonderia. Un desiderio,Elpidio? Vederla esposta al Louvreaccanto alla Nike. Auguri.

Ci h@nno scritto… ci h@nno chiesto…