abbate - l'armamento del guerriero in calabria durante la prima età del ferro

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  • 8/18/2019 Abbate - L'Armamento Del Guerriero in Calabria Durante La Prima Età Del Ferro

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    PREISTORIA E PROTOSTORIA

    L’armamento del guerriero in Calabria durante

    la prima età del ferro, nel quadro dell’Italia meridionaleS. Abbate

    1. Sviluppo e trasformazione dell’armamento in Italia meri-dionale nell’età del ferro

    L

    a prima età del ferro (PF) in Italia appare configurarsi co-me una fase contraddistinta da profonde trasformazioni,

    significativamente connesse a particolari sviluppi circa ladefinizione del ruolo del guerriero all’interno dei diversi grup-pi sociali.

    L’evoluzione della figura dell’armato durante la protosto-ria si era ampiamente trasformata, ed articolata, a partire dallacomparsa delle sue armi di base, ovvero spada e lancia, nel cor-so del Bronzo medio (BM); ma espleta la sua massima espressio-ne con l’attuazione di quel fenomeno sociale e militare, evidentein particolare nell’area centro-meridionale italiana, definito daRenato Peroni come l’emergere “dell’estensione del ruolo guer-

    riero alla maggior parte della popolazione maschile adulta, in con-comitanza con la generalizzazione dell’uso della lancia”1.

    Peroni suggerì tale modello tracciando un parallelo fra la so-cietà centro-europea dei secoli centrali del I millennio a.C. equella del Bronzo finale (BF) del Centro e Sud italiani2.

    Secondo tale lettura, in area celtica europea la formazio-ne delle società di tipo protourbano degli oppida  fu precedu-ta, tra VII e III sec. a.C., da una civiltà di villaggio caratterizza-ta dall’affermazione del ceto aristocratico, testimoniato dai ric-chi corredi appartenenti a tombe principesche dell’età di Hal-lstatt e del primo La Tène, intorno alle quali gravitano sepolturedi armati comuni. Questa forma sociale di tipo “gentilizio-clien-telare preurbana” appare distinguersi da quella, ancora prece-dente, “tribale ad assetto territoriale” (Urnenfelderzeit - Età deiCampi d’Urne) proprio per l’estendersi dell’armamento a stratidi popolazione molto più ampi che in precedenza e per la con-comitante introduzione di una vera e propria organizzazione ditipo militare.

    Un processo analogo sembra si possa riscontrare nel BF ita-

    liano peninsulare, momento in cui, mentre l’Italia del Nordcontinua la tradizione centro-europea legata alla produzione dilunghe spade da fendente – adatte a scontri non troppo ravvi-

    cinati – nella Penisola compaiono spade corte e daghe – perti-nenti, piuttosto, a combattimenti corpo a corpo –, la cui funzio-ne appare secondaria rispetto a quella della lancia e del giavel-lotto ampiamente attestati, in quest’epoca, nei ripostigli, anchese non nelle sepolture3. Questa divergenza nella tecnica militare

    rispecchia con ogni probabilità una diversità negli ordinamen-ti sociali, allo stesso modo in cui, alcuni secoli più tardi, lo stes-so armamento caratteristico dell’età di Hallstatt – con la lanciae il giavellotto in primo piano rispetto alla daga ad antenne – ri-fletterà un nuovo assetto della società civile rispetto all’età deiCampi di Urne4.

    Il principio che l’evoluzione dell’armamento rifletta l’artico-lazione e l’assetto sociali, è stato ripreso da M. Pacciarelli in piùsedi e sintetizzato in un suo importante studio 5.

    Durante il BM in Italia il ruolo del guerriero appare essere

    riservato, quasi esclusivamente, a individui adulti di sesso ma-schile, e non all’intera popolazione, mentre le classi di età piùgiovane ne erano escluse, oppure vi partecipavano in forma par-ziale, secondo una stretta selezione. Ciò può, quindi, significa-re che l’accesso al ruolo di guerriero fosse consentito solamen-te dopo un lungo iter , legato almeno ai cambi di status sociale,come il raggiungimento dell’età adulta. Appare comunque evi-dente che dovesse esistere una logica di conservazione del po-tere all’interno del gruppo sociale, verosimilmente basata su le-gami di consanguineità, ma l’acquisizione per nascita di un ruo-lo preminente appare mitigata da altri fattori che governano lecomunità.

    Inoltre, in Italia, durante il BM, il rito funerario sembraescludere pressoché del tutto la presenza delle cuspidi di gia-vellotto e di lancia. Gli esemplari di questo periodo, ben notida ripostigli e abitati, sono caratterizzati, comunque, da cuspi-di piccole6: da ciò si evince che, in un contesto dove ancora do-minano le azioni belliche individuali condotte da armati di spa-da, le lance ed i giavellotti non avrebbero potuto avere più di un

    semplice ruolo secondario; al tempo stesso le frecce sono cer-tamente utilizzate a scopi bellici, ma anch’esse non compaiononelle tombe.

    1 PERONI 1979a.2 PERONI 1977.3 A supporto della sua interpretazione, Peroni considera i corredi con

    armi deposti nelle tombe ad inumazione del Fucino e di Castellace e sot-

    tolinea la presenza di coperchi fittili a elmo all’interno di un discreto nu-mero di sepolture maschili in Etruria meridionale. D’altro canto, egli evi-

    denzia le limitazioni nella documentazione, dovute, principalmente, allascarsa presenza di armi nei corredi delle tombe a incinerazione, per mo-tivi rituali (LO SCHIAVO, PERONI 1979, p. 567).

    4 PERONI 1978; 1989; 2004. 5

    PACCIARELLI 2001.6 Ripostigli di Cascina Ranza (MI) e Oggiono-Ello (LC) (BRUNO 2007).

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    MUSEO DEI BRETTII E DEGLI ENOTRI

    A partire dal Bronzo recente (BR), con alcune importantianticipazioni, come nell’area delle terramare, mutamenti ideo-logici portano alla scomparsa pressoché totale delle armi dal-

    le sepolture: è questo un fenomeno che procede in parallelo alprocesso di diffusione del rito a incinerazione che, in queste fa-si, vede una fortissima contrazione della deposizione di corredonelle tombe, e soprattutto delle armi7.

    È inoltre possibile che i riti legati alla deposizione di armivenissero trasferiti dall’ambito funerario a quello del sacrificio edell’offerta votiva, pratica già diffusa durante il BM ma che pro-prio durante il BR riceve un più forte impulso8.

    Pertanto, sostanzialmente, la scomparsa di armi nelle depo-sizioni funebri durante il BR non è da considerare come la con-

    seguenza del declino della figura del guerriero, quanto, piutto-sto, tale fenomeno appare legato alla diffusione di nuovi mez-zi di controllo sociale. Tali modificazioni connesse al ruolo del-la categoria dei guerrieri riflettono, verosimilmente, differentimodalità di combattimento rispetto ai periodi precedenti, oranon più rappresentate da operazioni belliche condotte in ma-niera fulminea da singoli individui, alla stregua di blitz, ma dainterventi militari su larga scala al fine di occupare e conquista-re interi territori9.

    Proprio in questo periodo risulta attestata una più massic-cia presenza di cuspidi di lancia e giavellotto, presenti ora an-che con esemplari di dimensioni importanti: il numero più chedoppio rispetto alle spade, ora particolarmente lunghe, fa pen-sare ad un ruolo più rilevante delle cuspidi nell’equipaggiamen-to bellico e quindi nelle operazioni di scontro10. Certamente, lapresenza di cuspidi più lunghe e pesanti attesta l’utilizzo di arminon adatte ad essere scagliate quanto, piuttosto, più verosimil-mente adatte ad essere imbracciate durante lo scontro diretto equindi utilizzate come vera e propria alternativa alla spada.

    Durante il BF, in Italia centro-meridionale si assiste ad unatrasformazione evidente del ruolo della spada che ora subisceun deciso ridimensionamento della lunghezza, divenendo unelemento di dimensioni piuttosto ridotte. Si deve sempre consi-derare che nel BF le testimonianze legate alla deposizione di ar-mi all’interno delle sepolture appaiono certo maggiormente dif-fuse, ma che si tratta, comunque, di limitate eccezioni riservatead un numero ristretto di guerrieri eminenti, in un contesto fu-nerario in cui ancora predomina il rituale a incinerazione, con

    la connessa forte limitazione dei corredi.

    Verso il passaggio tra BF e PF le spade tendono a ridimen-sionarsi ulteriormente, fino a divenire corte daghe; tale fenome-no appare svilupparsi in concomitanza con un marcato allunga-

    mento delle cuspidi di lancia che ora, con ogni probabilità, rap-presentano l’arma più importante nell’impatto bellico, accom-pagnata dai giavellotti.

    A partire dalla prima età del ferro, nel centro-sud italiano,l’accesso al ruolo del guerriero non appare più essere riservatoa pochi individui emergenti, ma piuttosto sembra “aperto” allamaggior parte della popolazione maschile adulta, in concomi-tanza con la generalizzazione dell’uso della lancia.

    In questo momento, la spada appare essere relegata ad unruolo bellico accessorio, ma probabilmente tuttora simbolico

    di distinzione o supremazia: la presenza di spada corta (o daga)nella panoplia del guerriero poteva simboleggiare l’importanzadello stesso, al punto da configurarlo come personaggio di emi-nente ruolo sociale.

    2. Caratteristiche dell’armamento in Calabria nel primo Ferro

    L’equipaggiamento bellico del guerriero in Calabria ( fig. 1)appare caratterizzato da due grandi categorie di armi, distinte

    in base alla funzione svolta nelle tattiche di scontro. Tra gli ele-menti offensivi che compongono la panoplia del guerriero, cer-tamente un ruolo primario è definito dalla spada. La misura re-lativa alla lunghezza e allo spessore della lama delle spade11, ol-tre a definire la formulazione e l’applicazione di precise strate-gie militari, rappresenta un criterio di analisi essenziale per unaclassificazione all’interno di tale categoria12.

    Alcuni fattori possono certo aver contribuito a definire ledimensioni e condizionare quindi l’appartenenza di un’arma auna categoria piuttosto che a un’altra, quali frattura, usura e af-

    filamento della lama, ma le spade più lunghe da fendente, adat-te più ad un combattimento a distanza – forse anche tra guer-rieri montanti a cavallo –, che non a scontri corpo a corpo, sidistinguono decisamente dagli esemplari di lunghezza media ecorta, maggiormente in linea con duelli a breve raggio di azio-ne. Piuttosto, non risulta compito agevole marcare un precisoconfine dimensionale tra la categoria delle daghe e quella deipugnali, con le prime che, seppur fortemente ridotte dal puntodi vista dimensionale, risultano essere comunque di dimensioni

    maggiori rispetto ad un normale pugnale13

    .

    7 Si osserva, comunque, una drastica diminuzione dei corredi con spadaanche laddove perdura il rito inumatorio, come nell’ipogeo La Speranzadi Lavello (Potenza) (PACCIARELLI 2001, p. 250).

    8 BIANCO PERONI 1980.9 Un’importante testimonianza in questo senso è rappresentata dagli

    avvenimenti intercorsi in Calabria meridionale, nelle Eolie e in parte del-la Sicilia orientale, in coincidenza con la fine, probabilmente segnata da

    eventi bellici, di molti abitati della  facies Thapsos-Milazzese e l’installa-zione di quell’aspetto del subappenninico peninsulare definito “Ausonio

    I” da Bernabò Brea.10 Un numero consistente di lance e giavellotti, datati al BR, è attestato

    nel ripostiglio di Lipari (ME) e soprattutto nel deposito, presumibilmen-te votivo, di Pila del Brancon (Nogara, VR).

    11 Si considera solamente la lunghezza della lama: considerare anche lalunghezza dell’elsa, diversa in base al tipo di spada, condizionerebbe ildato statistico.

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    PACCIARELLI 2001, p. 247.13 PERONI 1994a, p. 70.

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    PREISTORIA E PROTOSTORIA

    Un discreto numero di spade, generalmente accompagna-te dal relativo fodero, è diffuso nell’areale calabrese; tra esse, ilmaggior numero proviene dalla necropoli di Torre Galli (VV)

    dove appare attestato, in base a criteri di ordine dimensionale,un alto numero di spade a lama corta o daghe. Altri esemplaridi spada corta ben conservati e misurabili provengono da cor-redi funerari, come la spada della tb. 97 di Torre del Mordil-lo (CS), presentata in questa sede (cat. n. 331), o altre da Serrad’Aiello (CS) e Roccella Jonica (RC), mentre l’unico esemplarecon lama di medie dimensioni proviene da Torano (CS)14; unaspada in ferro, datata al PF2B, proviene da Francavilla Marit-tima (CS).

    Compaiono altre due classi di armi offensive, utilizzate, pre-

    valentemente, per essere scagliate a distanze anche considere-voli: le lance e i giavellotti. Si tratta di cuspidi in metallo (bron-zo, ferro o bimetalliche) composte da una lama (estremità su-periore) e da un cannone (estremità inferiore), che si innestavasull’asta in legno. Le lance ed i giavellotti si distinguono, tra lo-ro, sulla base delle dimensioni, anche se spesso risulta sfuggen-te cogliere una netta differenza: generalmente si possono classi-ficare come lance gli esemplari che presentano dimensioni mag-giori del valore-limite di 16/17 cm, mentre i giavellotti appaio-

    no di dimensioni minori15

    . Risulta quantomeno legittimo ipotiz-zare l’impiego delle lance più lunghe e più pesanti, non propria-mente armi da getto, alla stregua delle armi da punta, impugna-te ed utilizzate direttamente contro l’avversario; piuttosto i gia-vellotti appaiono maggiormente adatti a tracciare traiettorie ae-ree, anche a lunga distanza16.

    Spesso alla cuspide di lancia era associato un puntale – ov-vero una punta conica, rastremata, immanicata a cannone – ilquale veniva inserito all’estremità opposta dell’asta, e la cui fun-zione era, tra l’altro, quella di permettere l’infissione dell’arma

    nel terreno, oltre che di proteggere la base dell’asta da eventua-li colpi.Le cuspidi di lancia e di giavellotto appaiono essere assai dif-

    fuse in Calabria durante la prima età del ferro; appaiono, infatti,attestate con particolare frequenza nella necropoli di Torre Gal-li, così come nei siti di Amendolara, Torre del Mordillo, Cro-

    tone, Roccella Jonica, La Rota, Castellace: spesso la figura delguerriero appare essere identificata dalla presenza di entrambele armi da punta e da getto, ovvero con l’associazione lancia +

    giavellotto, a marcare individui di status più elevato.Come armamento difensivo, per la protezione della zona to-racica del corpo, il guerriero poteva essere equipaggiato con co-razze o cardiophylakes. Riguardo alle corazze, come già suggeri-to da Peroni, il fatto che non siano documentate affatto o quasiin Italia è un fenomeno dovuto alla loro conservazione limitata,perché riciclate o comunque non deposte in tomba17.

    I cardiophylakes  sono pure molto rari; rappresentano unaforma estremamente ridotta di armatura, in cui la protezioneè limitata alla parte centrale, o sinistra, del torace; in genere la

    forma è rettangolare con i margini più o meno diritti18. Comesuggerito da Bottini, due cardiophylakes potevano essere appli-cati ad un unico elemento difensivo, al fine di proteggere il cuo-re, e altri organi vitali, da entrambi i lati del torace19.

    Nell’areale calabrese è però noto un solo esemplare di car-diophylax, proveniente dal corredo funerario della tb. 97 diTorre del Mordillo (Spezzano Albanese, CS), che è conserva-to in questo Museo e per il quale si rinvia alla scheda (cat. n.330).

    Un altro elemento distintivo dell’armamento difensivo inCalabria durante il Bronzo finale e la prima età del ferro è cer-tamente rappresentato dallo schiniere che protegge lo stinco equindi la gamba del combattente, non coperta dallo scudo.

    La presenza di schinieri nel territorio calabrese nel primoFerro appare essere esclusiva dei corredi funerari di alcunetombe della necropoli di Torre Galli20: questi consistono in unalamina di forma ovale con occhielli sul margine dove, verosimil-mente, passavano le stringhe che li tenevano piegati e li assicu-ravano alla gamba, secondo una tipologia con raffronti in Alba-

    nia e Grecia, a testimonianza di un condiviso armamentario. ATorre Galli si nota inoltre un’anomalia relativa al posizionamen-to degli schinieri sul corpo dei defunti, rispetto al modello di ve-stizione comune: in tre diversi casi, infatti, lo schiniere è posi-zionato sull’avambraccio destro del defunto, lasciando dubbicirca il suo reale significato21.

    14

    BIANCO PERONI 1970; MÜLLER -KARPE 1974; PACCIARELLI 1999a; 1999b;2001.15 Un valore-limite formale può essere definito a circa 16,4 cm (ABBA-

    TE 2010-2011). A. Bruno ha formulato una classificazione tipologica del-le punte di lancia nell’età del bronzo, fino all’età del ferro, in Italia conti-nentale (BRUNO 2007); inoltre, il fenomeno di collegamento interregiona-le tra Lazio meridionale e Puglia, nella prima età del ferro, appare vero-similmente correlato alla circolazione di armi (lance e giavellotti) secon-do un’ideologia condivisa tra le diverse comunità di una vasta area (BIET-TI SESTIERI 2006).

    16 In Campania, numerosi esemplari di lance e giavellotti, importanti

    per la definizione di categorie dimensionali, provengono dai siti di Ponte-cagnano (D’AGOSTINO, GASTALDI 1988; DE NATALE 1992; GASTALDI 1998;

    CINQUANTAQUATTRO  2001) e Sala Consilina (KILIAN 1970; R UBY 2007).17 Un esemplare completo di corazza in Italia meridionale di cui, pur-troppo, abbiamo pochissime informazioni, proverrebbe dall’area di Na-poli come rinvenimento sporadico (VON MERHART 1969).

    18 Cardiophylakes circolari caratterizzano l’area abruzzese e, più in ge-nerale, picena e sannita, fino almeno al VI sec. a.C. Le immagini ripro-dotte sulle stele daunie rappresentano un fondamentale contributo circala definizione delle forme dei cardiophylakes e della loro posizione assun-ta nel vestiario bellico (NAVA 1980).

    19 BOTTINI 1982.20 ORSI 1926; PACCIARELLI 1999a.21 

    Secondo Peroni gli schinieri posizionati sull’avambraccio possonoaver assunto il valore di bracciali (PERONI 1994a, p. 67); eventualmente,

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    MUSEO DEI BRETTII E DEGLI ENOTRI

    Fig. 1. Esemplari di armi provenienti dalla Calabria (scala 1:3). 1. Daga - Roccella Jonica (RC), tb. 24; 2. Fodero - Roccella Jonica (RC), tb. 24; 3. Spadacorta - Torre del Mordillo (CS), tb. 97, cat. n. 331; 4. Spada media - Torano Castello (CS); 5. Cuspide di giavellotto - Torre del Mordillo (CS), tb. 144,

    cat. n. 473; 6. Cuspide di lancia - Serra d’Aiello (CS), cat. n. 85; 7. Puntale - Serra d’Aiello (CS), cat. n. 87; 8. Cardiophylax - Torre del Mordillo (CS), tb.97, cat. n. 330; 9. Schiniere - Torre Galli (VV), tb. 99.

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    PREISTORIA E PROTOSTORIA

    La decorazione sulla lamina bronzea degli oggetti di arma-mento difensivo è rappresentata da cerchi raggiati o puntinatisul bordo, che richiamano lo schema solare, forse per assicura-

    re la protezione della divinità al guerriero.Non sono presenti in necropoli della Calabria, perlomenoin considerazione dello stato attuale delle ricerche, esemplarirelativi ad elmi e scudi che, oltre a garantire protezione e sicu-rezza nel combattimento, rappresentano elementi di prestigio esuggestione, esaltando l’immagine del possessore. L’unico fram-mento di elmo noto è pertinente a tipologie villanoviane e pro-viene dalla stipe arcaica del luogo di culto di Imbelli presso Ser-ra d’Aiello22.

    3. Diverse composizioni degli armamenti in Calabria

    Senza dubbio, la necropoli calabrese caratterizzata dal piùalto numero di armi23 appare essere Torre Galli (Drapia, VV),datata al PF1, dove le composizioni di armamento più comples-se mostrano un’associazione tra armi offensive e difensive: laspada corta o daga, con relativo fodero, è presente in combina-zione con una cuspide di lancia – in un caso con relativo punta-le –, una cuspide di giavellotto e uno schiniere24.

    Tale combinazione di armi può essere semplificata, con lascomparsa di uno degli elementi offensivi (giavellotto)25, moltopiù frequentemente dello schiniere26, o, talvolta, di entrambi27,suggerendo così una differenza di espressione di ruoli simili nel-le strategie di tipo militare.

    Piuttosto, in alcuni casi, la figura del guerriero appare con-traddistinta da due cuspidi (lancia + giavellotto), associate ge-neralmente ad un coltello28.

    Nella maggior parte dei casi, i corredi funerari includono in-vece singole armi: spade con fodero29, o lance o giavellotti30, a

    conferma del fenomeno della maggiore diffusione e generalizza-zione delle armi nelle società di questo periodo.I pugnali appaiono in combinazione con cuspidi di lance o

    di giavellotto31, nonché come uniche armi di alcuni corredi, la-sciando comunque dubbi circa la loro reale funzione nell’im-patto bellico.

    Pacciarelli, rapportando la proporzione delle tombe di ar-mati all’ampiezza della comunità, già indicata da P. Orsi (tra400 e 600 unità riferito al sepolcreto della fase 1 del primo Fer-

    ro), suggerisce che il numero dei guerrieri succedutisi nel tem-po per la comunità di Torre Galli dovesse aggirarsi intorno al-le 100-150 unità (1/4 circa del totale), di cui almeno 20-30 conpanoplia completa di spada (1/5 degli armati) e gli altri con lan-cia e/o giavellotto.

    La necropoli di S. Onofrio (Roccella Jonica, RC), datata alPF1B, ha restituito diversi esemplari di armi che, seppur nume-ricamente inferiori rispetto a quelli di Torre Galli, rappresenta-no ulteriori testimonianze della composizione dell’equipaggia-

    mento bellico in Calabria nell’età del ferro32.La più articolata associazione di armi registrata a S. Onofrio

    proviene dalla tb. 24, in cui la spada (daga), con proprio fode-ro, è accompagnata da una coppia di cuspidi in ferro, l’una ri-ferita ad una lancia e l’altra ad un giavellotto; un altro esempla-re di spada con fodero, di dimensioni incerte, non appare esse-re associato ad altre armi (tb. 13).

    Diversamente da Torre Galli, nelle tombe di S. Onofrio nonsi registra, in assenza della spada, la combinazione lancia + gia-

    vellotto; piuttosto, sono presenti corredi all’interno dei qualicompare una sola cuspide, in due casi riferibili a lance (tbb. 8,16) e in altrettanti casi riferibili a giavellotti (tbb. 9, 30). Tra irinvenimenti sporadici si registrano una cuspide di lancia e unpuntale il quale è, verosimilmente, riferibile ad una delle cuspi-di ritrovate.

    Mancano invece armi di tipo difensivo.

    La necropoli di Torre del Mordillo (Spezzano Albanese, CS),datata in prevalenza al PF2A, ha restituito importanti testimo-

    nianze dell’evoluzione degli equipaggiamenti militari in Cala-bria nell’età del ferro33.La tb. 97 di Torre del Mordillo mostra la più complessa com-

    binazione, caratterizzata da armi da offesa e da difesa; infatti, laspada in bronzo con fodero compare in associazione con unacuspide di giavellotto in ferro e con il cardiophylax.

    si potrebbe pensare a oggetti deposti non indossati, ma i rilievi degli sca-vi Orsi non sembrano favorire questa possibilità.

    22 LA TORRE 2002.23 Circa 1/4 delle deposizioni presenta corredi con armi (PACCIARELLI 

    2004, p. 455).24 Torre Galli tbb. 86, 99, 206, 239.25 Torre Galli tb. 65.26 Torre Galli tbb. 34, 120, 124, 190, 284.27

    Torre Galli tbb. 149, 240.28 Torre Galli tbb. 17, 28, 57, 116, 163, 233, 257.

    29 Torre Galli – corredi con sola spada con fodero: tbb. 36, 68, 147; consola spada: tb. 313.

    30 In diversi corredi di armati si registra la presenza esclusiva della lan-cia (15 casi) o del giavellotto (22 casi); l’esemplare della tb. 208, non con-servato, risulta di incerta attribuzione (PACCIARELLI 1999a, pp. 81-82).

    31 Corredo con associazione pugnale + lancia: tb. 94; corredi con as-sociazione pugnale + giavellotto: tbb. 25, 58; corredi con solo pugnale:tbb. 26, 39.

    32

    CHIARTANO 1981.33 PASQUI 1888; KILIAN 1970.

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    MUSEO DEI BRETTII E DEGLI ENOTRI

    Gli altri cinque esemplari di spada ritrovati a Torre del Mor-dillo, tutti prodotti in ferro e frammentari, ma verosimilmen-te piuttosto corti, risultano associati ad una cuspide di lancia in

    ferro (tbb. 21, 76-77, 78) oppure ad una cuspide in ferro di pro-babile giavellotto (tbb. 12-13). In particolare, la coppia di tbb.76 e 77, femminile e maschile, si contraddistingue per spada,lancia – verosimilmente con puntale – e ascia a occhio in ferro,oltre a una probabile lama di coltello.

    L’unico caso certo di associazione tra cuspidi proviene dallatb. 25: una lancia in ferro è accompagnata da due esemplari digiavellotto, anch’essi in ferro, ad indicare un numero delle cu-spidi maggiore rispetto agli standard  registrati.

    Per il resto, in un discreto numero di tombe compaiono cor-

    redi caratterizzati o solo da una lancia o solo da un giavellotto,senza prevalenza tra bronzo e ferro34. Tra queste, solamente inun caso la lancia in ferro è associata ad un puntale dello stessomateriale (tb. 1) così come ad un pugnale di materia non speci-ficata (tb. 216). Pochi sono, invece, i corredi caratterizzati dal-la presenza di soli pugnali in bronzo o in ferro (tbb. 125, 87) eda cuspidi di freccia in ferro (tb. 68). Risultano infine due esem-plari di ascia in ferro, categoria di oggetti di incerta attribuzio-ne funzionale tra strumento e arma35: l’uno, unico oggetto dalla

    tb. 22; l’altro, già citato per la tb. 76-77, dall’associazione com-plessa con spada e lancia (e probabile coltello).Si può inoltre notare che a Torre del Mordillo la percentua-

    le dei guerrieri si avvicina in modo significativo a quanto osser-vato per Torre Galli, ma con alcune differenze. Le tombe di ar-mati sono circa 50 su 229 tombe (1/5 circa del totale), tra cui 6portatori di spada o daga (solo poco più di 1/10 degli armati);una tomba in particolare (tb. 97) suggerisce l’esistenza di unaforma di leadership, tracciata dalla presenza di una combinazio-ne di armi prestigiose quali la spada di bronzo con fodero e il

    cardiophylax, elemento certamente esclusivo di tombe di indivi-dui emergenti. Nel complesso, sembra di cogliere una minorepresenza di armati di spada.

    La necropoli di Francavilla Marittima (CS), datata preva-lentemente al PF2B, appare connotata da armi prodotte quasiesclusivamente in ferro e ridotte in cattivo stato di conservazio-ne a causa di fenomeni di corrosione invasiva.

    L’unica spada ritrovata, di media lunghezza, è associata a unoggetto di dubbia attribuzione, forse una lancia (tb. 87); per ilresto, gli esemplari di lancia appaiono associati o ad una singola

    (tb. V7) o ad una coppia di asce (tbb. 41, 70, 79), quest’ultimetalvolta esclusive in alcuni corredi (tb. U2; deposito CR); è be-ne comunque osservare che in questi corredi, definiti dall’asso-

    ciazione di cuspidi di lance ed asce, compaiono anche strumen-ti definiti “da lavoro”, vale a dire scalpelli, sgorbie, falcetti 36: lapresenza di questi oggetti può far pensare che anche le asce pos-sano rientrare in questa categoria, rendendo problematica la lo-ro appartenenza alla categoria delle armi.

    La tb. Strada 5 della necropoli ha, inoltre, restituito una cop-pia di cuspidi di lancia, prodotte in materiale diverso: l’una, inferro, è in pessimo stato di conservazione, l’altra, in bronzo, pre-senta una decorazione incisa sulla lama e sul cannone; in asso-ciazione alla cuspide in bronzo si segnala un puntale anch’esso

    in bronzo e decorato ad incisione37. Sembra confermarsi la mi-nore presenza di portatori di spada in questa necropoli tarda.

    4. Considerazioni sull’analisi di P.F. Stary e sviluppo di nuo-ve interpretazioni 

    Lo studio del 1981 di P.F. Stary sull’armamento in Italia cen-trale, comparato ad altre zone d’Italia, ha rappresentato un fon-damentale contributo per la comprensione delle implicazioni

    legate all’evoluzione dimensionale delle armi. L’autore osservò,in Italia meridionale, una leggera crescita delle dimensioni dellespade, a partire da un minimo nel PF1, seguita poi da un anda-mento costante, almeno fino ai primi decenni del VII sec. a.C.38.Tale situazione appare diversa dall’Etruria, mentre presentaanalogie con quanto si verifica nell’area picena e in Abruzzo,territori non propriamente investiti dal fenomeno di sviluppo earticolazione delle comunità di tipo protourbano, e con un ap-parente ritardo anche nell’instaurarsi di strutture propriamenteurbane: colà, infatti, si assiste ad una crescita, decisamente più

    forte rispetto a quella dell’Italia meridionale, delle dimensionidelle spade nel corso della prima età del ferro39.In realtà, tale crescita si rivela essere soprattutto un forte au-

    mento della variabilità dimensionale, fino a rendere osservabi-le la separazione, dopo la metà del VII sec. a.C., tra una catego-ria di pugnali e una di spade con dimensioni tra loro fortemen-te differenziate.

    Di contro, in Etruria, si osserva che le dimensioni delle spa-de tendono a diminuire nel corso dei secoli, trasformandosi daspade a pugnali, intorno agli ultimi anni dell’VIII sec. a.C., e dapugnali a coltellacci, intorno alla metà del VII sec. a.C.40.

    34 Corredo con sola lancia in bronzo: tbb. 16, 36, 60, 71, 75, 158, 211;corredo con sola lancia in ferro: tbb. 82, 148, 188; corredo con sola lanciadi materiale n.d.: tb. 164; corredo con solo giavellotto in bronzo: tbb. 18,29, 85, 144; corredo con solo giavellotto in ferro: tb. 74; corredo con cu-spidi n.d. in bronzo: tbb. 6, 7, 8, 160, 192; in ferro: tbb. 24, 84, 108, 112,118, 124, 126, 133, 137, 175.

    35 IAIA 2006, pp. 192-194.36

    IAIA 2006; QUONDAM 2010-2011; LUPPINO ET AL. 2012.37 Si tratta dell’unica lancia in bronzo finora rinvenuta a Francavilla (ne-

    cropoli Macchiabate) dove le tombe maschili presentano, di norma, armied utensili in ferro; tale esemplare è stato interpretato come un oggettoa carattere cerimoniale e non idoneo al combattimento, mentre la deco-razione ad incisione sembra richiamare motivi geometrici diffusi nel La-zio e in Italia meridionale durante la prima età del ferro (GUGGISBERG ET AL. 2012a, pp. 5-7).

    38 STARY 1981, Tab. 13.39

    STARY 1981, Tab. 11.40 STARY 1981, Tab. 8.

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    PREISTORIA E PROTOSTORIA

    Fig. 2. Grafico dimensionale delle spade in Calabria nell’età del ferro.

    Una situazione analoga è attestata, in misura meno marca-ta ma comunque significativa, anche nel territorio costiero del-la Campania, come noto strettamente legato all’Etruria; qui siosserva un crollo dimensionale negli ultimi anni dell’VIII sec.a.C., a seguito di una già evidente discesa cominciata nel corsodel PF241. Una significativa eccezione che, dal punto di vista di-mensionale, sembra contraddire questo trend  generale è l’esem-plare proveniente dalla tb. 51 di Montevetrano, attribuita al ter-zo quarto dell’VIII sec. a.C. e ritenuta pertinente a segmenti dicomunità enotrie o comunque non etrusche42.

    In Calabria, le misure delle spade tendono a mantenersi inlinea con i valori dimensionali associati alle categorie con lamamaggiormente ridotta (spade corte e daghe) ( fig. 2).

    Infatti, è evidente una maggiore produzione di daghe nel

    lungo periodo, di almeno due secoli, compreso fra il pieno BFe tutto il PF1; a questo segue una leggera crescita dimensiona-le, passando dalle daghe a una più diffusa produzione di spade,comunque a lama corta, le quali, in linea generale, non sembra-no superare i 40 cm di lunghezza. L’unica spada in ferro misura-

    bile, seppur fratturata alla base, proveniente da Torre del Mor-dillo e datata al PF2A (tbb. 12-13), rientra nella categoria del-le daghe, attestando una produzione di armi a lama corta anchenel momento di maggiore variabilità dimensionale delle spadein Calabria; infatti, in questa fase è attestata anche la spada, dimedia lunghezza, proveniente da Torano (CS), che indica unavariazione del trend  appena osservato, nel corso dell’VIII seco-lo a.C.43. Anche l’esemplare di spada in ferro, proveniente daFrancavilla Marittima (tb. 87) e datato all’VIII secolo a.C., ap-pare inserirsi in corrispondenza del salto di categoria tra spadecorte e daghe. È importante sottolineare come in Basilicata siassista ad un fenomeno totalmente inverso rispetto a quanto vi-sto in Calabria; infatti, gli esemplari di daga rinvenuti nel terri-torio lucano rappresentano una piccola percentuale rispetto al

    numero totale di spade che, piuttosto, indicano un’attività diproduzione di armi con importanti dimensioni, fino al dilaga-re, nell’VIII secolo avanzato, di spade lunghe di modello egeo(tipo Craco), affini all’esemplare già citato per Montevetranotb. 51, in Campania44.

    41 Per le analisi dimensionali degli esemplari di spada provenienti dalla

    Campania costiera sono stati considerati i siti di: Napoli, Pontecagnano,Suessula, Cuma, Acerra e Montevetrano.

    42 CERCHIAI 2013, p. 144.43

    MÜLLER -KARPE 1974, Taf. 3, 18 A.44 FREY 1991; BOTTINI 1994a; CHIARTANO 1994; 1996.

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    MUSEO DEI BRETTII E DEGLI ENOTRI

    Queste dinamiche possono essere connesse, come ipotesi dilavoro, ad una differenziazione tra aree del Meridione, connes-sa agli sviluppi in senso protourbano e, in seguito, urbano, che

    caratterizzano le comunità di alcune zone dell’Italia continenta-le. In Etruria e aree contermini, nonché nelle emanazioni etru-sche in Campania, il modello oplitico sembra adottato moltopresto, apparentemente in connessione con lo sviluppo dell’or-ganizzazione protourbana: tale modello trasformava totalmen-te il metodo di combattimento, al punto che vi assunsero note-vole importanza le lance non da getto e gli scudi tipici della fa-lange oplitica, a discapito della daga, trasformata più che altroin simbolo di status45.

    In questi territori, infatti, le dimensioni delle spade venne-

    ro presto notevolmente ridotte, in coincidenza con l’adozionedi un’organizzazione militare che escludeva il combattimentoda duello, comprendendo, probabilmente, solo un estremo cor-po a corpo.

    Diverse appaiono, invece, le tendenze nei territori non inte-ressati da uno sviluppo di tipo protourbano, dove l’organizza-zione bellica era, verosimilmente, meno organizzata e più varia-bile, e persisteva una pratica militare largamente basata sul dif-fuso combattimento corpo a corpo.

    Per la Calabria dell’età del ferro la ridotta dimensione del-le armi potrebbe anche rappresentare la conseguenza di diversifattori, forse in combinazione tra loro: da un lato forme di eco-

    nomia della materia prima, oppure un riflesso della struttura fi-sica dei combattenti; dall’altro, invece, e più convincentemente,l’assunzione di una pratica militare avanzata, basata sulla com-binazione dell’uso di armi da getto (giavellotti e lance corte),come preludio ad un ultimo corpo a corpo. Al tempo stesso,l’ampia diffusione della spada in necropoli come Torre Galli di-mostra come la struttura interna dei gruppi di armati non as-sumesse una piena gerarchizzazione interna, testimoniando diun’organizzazione ancora poco strutturata, anche se apparente-mente ben avviata verso la definizione di una compagine milita-

    re estesa e articolata.Nel tempo, come testimoniato a Torre del Mordillo e poi aFrancavilla Marittima, da un lato si affermano dimensioni piùgerarchiche, con una riduzione del numero di portatori di dagao spada, ma dall’altro la diversificazione delle dimensioni dellespade stesse dimostra come fosse stato mantenuto anche il com-battimento corpo a corpo, fosse anche solo in alcune comuni-tà, come specchio di una situazione contraddittoria e non pie-namente protourbana.

    45

    Anche per gli scudi, ove disponibili, si osserva una crescita delle di-mensioni seguita da un assestamento, durante il corso dei secoli (STARY  1981, Tab. 1).