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La Newsletter settimanale del 26 marzo 2015TRANSCRIPT
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano
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e-Settimanale - inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 26 marzo 2015
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IPSE DIXIT
Gli occhi dell’autorità - «Agli occhi dell’autorità – e forse essa ha
ragione – nulla assomiglia al terrorista come l’uomo ordinario». –
Giorgio Agamben
Angelino Alfano, ministro
Preoccupazione - «Suscitano seria preoccupazione alcuni
emendamenti al decreto-legge antiterrorismo… che alterano il
necessario equilibrio tra privacy e sicurezza.». – Antonello Soro,
Garante privacy
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EDITORIALE
In questo mondo libero…
A margine del servizio di Marco Cicala apparso
sul Venerdì di Repubblica del 20 marzo scorso
di Andrea Ermano
La scorsa settimana ho letto con molto piacere e profitto “Pane e
cioccolata 2.0”, un servizio di Marco Cicala apparso come titolo di
copertina sul "Venerdì" di Repubblica. Cicala ha saputo trasmettere
all'opinione pubblica italiana un’immagine vivida dell’emigrazione di
nuovo ciclo in questo Paese.
"Nel tornado della famosa crisi", racconta il giornalista, è ripreso il
flusso massiccio di chi fa le valigie, certo non più di cartone, certo non
più legate con lo spago, e se ne va all'estero in cerca di fortuna. Molti
sono i ricercatori, i matematici, gli informatici, gli esperti di finanza…
ma non mancano i manovali, gli operai, i muratori, i cuochi, i camerieri
e gli addetti alle pulizie.
Indimenticabile Manfredi
"Nel 2013 (dato Istat) a lasciare il Paese erano stati in 82 mila, con un
incremento di oltre il 20 per cento rispetto al 2012", si legge
nell'articolo. Per noi che assistiamo ormai da quasi un decennio al
crescere di questo fiume in piena, mentre sui giornali italiani le non-
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notizie si contano a milioni, ecco finalmente un testo che meritava e
merita leggersi non solo per la verve e lo stile brillante, ma anche per il
forte contenuto di realtà.
Quindi, se vi capita sotto mano una copia del "Venerdì" del 20
marzo, ve ne consigliamo la lettura. Lo riconoscerete dalla copertina,
dove campeggia l'indimenticabile Nino Manfredi di "Pane e
Cioccolata", figura emblematica dell'ondata emigratoria Anni Sessanta.
E pensare che fino all’altro ieri c'era fior di consoli e ambasciatori
che volevano abolire il concetto stesso di "emigrazione italiana",
generalmente descritto come un fenomeno irrevocabilmente scomparso
dalla realtà sociale e ormai archiviato nei polverosi faldoni del
"Passato remoto".
Invece, i cicli emigratori si ripetono quasi regolarmente, da un
secolo e più. E Zurigo da sempre – come scrive Cicala – è la "prima
fermata" di una nuova generazione in esodo. Sicché, parlando di
emigrazione a Zurigo, non poteva mancare qualche cenno al Coopi, lo
storico centro sociale fondato nel 1905 in cui ha sede anche la nostra
editrice.
Che qualcuno ogni tanto si ricordi di noi è un onore inaspettato, e un
bel regalo, tanto più che proprio il 18 marzo scorso il Cooperativo ha
festeggiato il suo 110° compleanno, senza pompa e clamore, per altro,
in una normale giornata di lavoro.
Non mi è possibile riassumere qui la messe di dati esposti e di
considerazioni svolte da Cicala nel suo affresco sulla nuova
emigrazione italiana, arricchito dal ricco servizio fotografico a cura di
Maurizio Camagna. Devo dire però che mi ha commosso il ritratto di
alcuni cooperatori intorno al busto di Filippo Turati, un cimelio che
risale all'epoca dell'emigrazione antifascista. Quel busto è oggi
impreziosito da un fazzoletto rosa di broccato giapponese, donato da
Yukari Saito, che è una straordinaria studiosa e traduttrice siloniana,
impegnata nel movimento anti-Fukushima. Quando si dice che
un'immagine vale mille discorsi…
I cooperatori Andrès, Maria, Romolo e Vito
intorno aI busto di Turati, con fazzoletto rosa
Su un punto avverto, però, un bisogno di precisazione: laddove viene
riportata una frase in cui racconto di immigrati pakistani e bengalesi
"che comprano matrimoni combinati a 30 mila euro e per rimborsare il
debito lavorano come pazzi, a qualsiasi condizione".
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La precisazione è d'obbligo, perché altrimenti potrebbe sembrare che
qui qualcuno ce l’abbia con i “pakistani” e i “bengalesi”. Lungi da noi.
Il nostro problema non è né il Pakistan né il Bangladesh, ma la
schiavitù. O meglio, il meccanismo di schiavizzazione per debito che
viene messo in atto dalle varie mafie, come in un film di Ken Loach, ai
danni dei poveri malcapitati.
Può oggi un essere umano in Europa finire schiavo per 30 mila
euro? La risposta, ahinoi, è decisamente un “sì”. Senza contare che a
quella cifra si aggiungono i costi del viaggio clandestino,
dell’appartamento clandestino e di tutti gli altri beni e servizi “in nero”
che le varie mafie prestano ai migranti ben prima del matrimonio
fittizio, destinato (quando sarà) a garantire un permesso di soggiorno e
di lavoro "regolare".
Insomma, ci sono migliaia e migliaia di migranti che trascorrono
mezza vita, o anche tutta, a pagare i debiti contratti per trasferirsi “in
questo mondo libero...”.
SPIGOLATURE
Andalusia, o cara
di Renzo Balmelli
RETORICA. Poteva essere incoraggiante la notizia che in Francia
l'estrema destra non è riuscita a sfondare nella misura prevista dai
sondaggi. Poteva, ma così non è stato, perché Sarkozy, che sogna
l'Eliseo perso con gli scandali, ha dato l'impressione di frenare la
marea nera usando tuttavia le sue stesse armi. La qualcosa equivale a
sdoganare lo schieramento della Le Pen e la sua rozza retorica
xenofoba e anti europea. Per uscire dalla crisi, nell'attuale congiuntura
e il voto di protesta in crescita, serve un progetto alternativo in grado di
contrastare le paure, un progetto che solo la Gauche è in grado di
offrire se tornerà a essere in buona salute. Magari con una iniezione di
fiducia sul modello dell'Andalusia dove si è rinfrancata la
consapevolezza che il socialismo è un'idea che non muore.
PROTERVIA. A furia di considerarla una battuta al limite del
ridicolo, ha trovato scarsa eco la minaccia evocata da Putin quando ha
rivelato di essere pronto a utilizzare le armi nucleari in Crimea. La
faccenda pareva incredibile, mentre invece, sotto, sotto, una
affermazione tanto grave, seppure rimasta nel cassetto, evidenziava
con quanta disinvoltura il leader del Cremlino lasciava libero sfogo alla
protervia dell'uomo forte dotato di " attributi" e in grado di esercitare
una forte attrazione soprattutto in vasti segmenti dell'elettorato di
destra. Ignorare cosa significhi utilizzare gli ordigni nucleari o anche
soltanto evocarne l'ipotesi è un tema sul quale non è permesso
scherzare. A meno di non essere un novello Dottor Stranamore nella
vaneggiante, ma non troppo, parodia di Stanley Kubrick.
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CINA. Chissà che cosa ci troverebbe da dire Marco Polo a proposito
della Cina sempre più vicina. Attraverso una chiave di lettura
raffazzonata dei corsi e ricorsi storici, la Pirelli in salsa cinese che
tanto sta facendo discutere, potrebbe essere reinterpretata come Il
Milione alla rovescia, nel solco dell'opera composta più di settecento
anni fa dall'ambasciatore della Repubblica di Venezia nel paese cui
diede il nome di "Catai". Ai suoi tempi lo scrittore e mercante italiano
non conosceva ancora la globalizzazione, di cui fu a sua insaputa un
precursore, mentre oggi i registi cinesi della campagna acquisti del
Made in Italy, prosecutori con altri mezzi della lunga marcia di Mao, si
muovono con la massima disinvoltura in tutti i campi al punto da far
nascere una domanda: quanta Italia è già cinese?
DESTINO. Se è vero che quello che in America chiamano il
giornalismo "gonzo", ovvero un particolare stile di scrittura che in
nome del "castigat ridendo mores" non la manda a dire a nessuno,
bisogna riconoscere che la trasmissione di RAI3 "Gazebo" coglie
perfettamente nel segno. Grazie al suo sguardo ironico, il programma
racconta le vicende della politica italiana senza fare sconti e con un
corredo iconografico che non lascia spazio alle speculazioni. L'altra
sera è andato in onda un servizio sulle Vele di Scampia, uno scempio
architettonico diventato tristemente famoso come l'emblema di uno dei
quartieri più degradati e problematici di Napoli., che ha tolto il fiato.
Oggi ancora questo paradiso della droga sembra incapace di sfuggire al
proprio destino indegno di un Paese civile.
IPOTESI. Mentre non si è ancora spenta l'eco dolorosa per la strage di
Tunisi, si viene a sapere che è stata smantellata una cellula di
estremisti islamici operanti tra l'Italia e i Balcani. Aveva il compito di
reclutare e formare guerriglieri per il Califfato. Se per somma sventura
si configurasse l'ipotesi del terrorismo nella sciagura aerea della
Germanwings, ipotesi finora smentita, ci troveremmo di fronte a uno
scenario ancor più inquietante nell'escalation del fondamentalismo
sanguinario. Da un altro punto di vista, fonti autorevoli come il
settimanale "Economist" asseriscono invece che il l'Isis sta subendo le
prime grandi sconfitte: dopo i raid aerei sui pozzi controllati dal
gruppo sono calati gli introiti generati dalla vendita illegale di petrolio
e sono esplose le faide interne, sempre meno controllabili. Ma ciò non
significa che l'offensiva terrorista sparirà in tempi brevi. Perciò la
guardia resta alta e in questo senso va intesa la presenza
contemporanea di tre capi di governo (Hollande, Merkel e Rajoy) sul
luogo delle tragedia. Il loro è stato un gesto fortemente simbolico che
oltre a essere una manifestazione di solidarietà e di cordoglio, va inteso
come l'eloquente risposta dell'Europa unita alla strategia della paura e
l'espressione della ferma volontà di non cedere ai ricatti.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :
(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori
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(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Landini: le nostre parole d'ordine
sono Diritti, Lavoro, Democrazia
Nell'intervento trasmesso su RadioArticolo1, a parlare è il segretario
generale della Fiom, Maurizio Landini (ascolta il podcast integrale).
Che spiega le ragioni della manifestazione del 28 marzo: "Il nostro
obiettivo principale è cambiare le politiche economiche e sociali del
governo, che riteniamo del tutto sbagliate, a partire dal Jobs act".
"Il nostro obiettivo principale è cambiare le politiche economiche e
sociali del Governo, che riteniamo del tutto sbagliate, a partire dal Jobs
act – esordisce il dirigente sindacale –. Con la nostra iniziativa di
sabato, facciamo proposte molto precise: siamo contro i licenziamenti
individuali e collettivi e la deregolamentazione nel sistema degli
appalti. Metteremo in campo azioni contrattuali nei luoghi di lavoro
per far sì che le nuove assunzioni a tutele progressive abbiano
l'estensione dei diritti previsti per i vecchi ccnl, e che quindi lo Statuto
non venga progressivamente cancellato. Inoltre, siamo per la
salvaguardia dei diritti anche in caso di cambi d'appalto, mentre
rispetto al demansionamento e al controllo a distanza siamo per
mantenere le norme contrattuali e legislative preesistenti. E visto che
questo è l'anno dei rinnovi, discuteremo direttamente con i lavoratori di
tutte queste cose e le inseriremo nelle piattaforme con il loro consenso.
Così come va messa in campo la decisione della Cgil di costruire una
proposta di nuovo Statuto dei lavoratori, attraverso un coinvolgimento
che riguardi tutte le forme di lavoro, non solo quello dipendente:
dev'essere di nuovo sancìto il principio che, a parità di lavoro, deve
corrispondere parità di diritti e retribuzione. Per far questo, va bene
una proposta di legge d'iniziativa popolare, i cui contenuti vanno
costruiti raccogliendo le firme, sottoponendo a consultazione
straordinaria tutti gli iscritti e, se è il caso, ricorrendo anche al
referendum abrogativo di leggi sbagliate".
"Un punto importante della nostra piattaforma riguarda le pensioni –
precisa Landini –: vogliamo cambiare la riforma Fornero. Ci vuole una
riduzione drastica dell'età pensionabile, perchè non è accettabile un
sistema che fa arrivare a 70 anni e più la messa a riposo di un
lavoratore. Per noi, 62 anni deve essere l'età di uscita senza
penalizzazioni, così come bisogna ripristinare le pensioni di anzianità,
a partire dai lavori più pesanti. Del resto, aver introdotto il concetto di
aspettativa di vita uguale per tutti, senza tener conto che è legato al
lavoro che si fa, è un'ingiustizia gravissima. Nel contempo, va fatta una
discussione perché un sistema solo contributivo per i giovani è un'altra
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cosa che alla lunga non sta in piedi. La manifestazione del 28 è l'avvio
di una vertenza su questo punto: chiediamo al Governo che si apra una
trattativa sul sistema delle pensioni".
"Pensiamo, poi, che vada rilanciato il problema della riduzione degli
orari – rileva ancora il numero uno della Fiom – e l'incentivo dei
contratti di solidarietà. In questa fase, bisogna togliere la
defiscalizzazione al lavoro straordinario e bisogna mettere più risorse
per le imprese che, anziché licenziare, ricorrono ai contratti di
solidarietà. E anche laddove si chiede di aumentare l'utilizzo degli
impianti, lavorando di notte, il sabato, e in alcuni casi la domenica, il
modello non deve essere quello che viene applicato attualmente a
Melfi, con un aumento dell'orario individuale. Per noi, la disponibilità
è fare accordi sulla falsariga di Continental, Carraro, Volfswagen-
Ducati, dove di fronte a un maggior utilizzo degli impianti c'è una
riduzione degli orari e un aumento dell'occupazione attraverso più
squadre. Lo schema è la quinta squadra, cioè più gente e meno orario;
ciò vuol dire distribuire il lavoro su più persone, e lo scambio è
aumento di produttività attraverso migliori condizioni di lavoro.
Secondo noi, questo è un punto da estendere in questa fase, tanto più se
ci sarà una ripresa degli investimenti. Pensiamo, poi, ci sia la necessità
di rilanciare una politica industriale che veda un intervento pubblico
con investimenti straordinari, anche sul piano della manutenzione del
territorio. Su questo, però, il Governo è contraddittorio: da una parte,
c'è la vicenda Ilva, dove si parla di gestione diretta dello Stato;
dall'altra, c'è Finmeccanica, dove l'esecutivo agisce all'opposto,
vendendo interi pezzi sul mercato, come nel caso dei trasporti. Non
possiamo accettare casi come la Pirelli, l'ultimo di una lunga serie. Al
contrario di quel che è avvenuto in paesi come Stati Uniti, Giappone,
Francia, Germania, solo per citare i più forti, qui siamo alla totale
assenza di una politica industriale. Ma i posti di lavoro si creano solo
se ripartono gli investimenti pubblici e privati, e questo è un punto
essenziale della nostra vertenza".
"Rispetto ai contratti – prosegue Landini –, noi non siamo
disponibili ad accettare che venga esteso il modello Fiat. Confindustria
sta chiedendo in modo esplicito ad ogni azienda di scegliere se
applicare il contratto nazionale o in alternativa un contratto aziendale
sostitutivo. Noi diciamo in modo molto chiaro che questa è una linea
improponibile, così come non è accettabile quanto hanno chiesto gli
imprenditori del settore chimico, cioè di avere indietro 79 euro al
mese, anziché rinnovare i contratti. E siccome nei prossimi mesi anche
noi saremo di fronte alle prese con un rinnovo che riguarderà milioni di
lavoratori, deve essere chiaro che il contratto nazionale rimane un
punto fondamentale. In questa fase, bisognerebbe fare anche una legge
sulla rappresentanza, che non metta in discussione né il diritto di
sciopero né estenda il modello Fiat, ma che aggiunga ciò che c'è già
nel pubblico impiego, dove si misura la rappresentanza su voti e
iscritti, dove i contratti nazionali e aziendali, per essere validi, devono
essere firmati da chi ha la maggioranza certificata dal voto delle
lavoratrici e dei lavoratori interessati. Allo stesso tempo, un ccnl così
concepito, per noi può diventare un contratto che ha validità di legge
'erga omnes'; di conseguenza, la nostra proposta sul salario orario
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minimo è che debbono essere i minimi salariali sanciti dal ccnl che
diventano il salario minimo di riferimento, in modo che a parità di
lavoro e di mansione, debba corrispondere il minimo salariale uguale
per tutte le forme di lavoro".
"Il vero problema di competitività di questo Paese – aggiunge
l'esponente della Fiom – non è la riduzione dei diritti del lavoro, ma è
la criminalità organizzata, che ormai controlla pezzi interi
dell'economia reale. Il Governo mette la fiducia per cancellare i diritti,
ma non è in grado di cancellare il reato di falso in bilancio nè di fare
una lotta vera al riciclaggio, e nel frattempo i livelli di corruzione
aumentano. Questo è un altro punto importante della nostra
piattaforma. perché la lotta alle mafie, all'evasione fiscale, all'illegalità,
sono per noi la stessa cosa. Su questo punto, il sindacato deve essere
un soggetto attivo, a partire da una nuova legge sugli appalti. Assieme
alla Cgil, stiamo raccogliendo le firme per una legge d'iniziativa
popolare, perché quello è il punto di fondo, che non solo riduce i diritti
di chi lavora, attraverso una competizione al ribasso, ma ha favorito
l'ingresso della malavita organizzata nel sistema. Ci vuole una legge
sugli appalti che dica che la responsabilità rimane dell'azienda che fa
l'appalto e deve essere sua responsabilità giuridica e penale che negli
appalti vengono applicati i contratti, che vengono applicate le leggi, e
anche in caso di cambi d'appalto, i lavoratori devono mantenere i diritti
e le condizioni precedenti".
"Rispetto alla riforma degli ammortizzatori sociali – puntualizza
Landini –, siamo perché si vada a un'estensione della cassa
integrazione ordinaria e straordinaria a tutti i settori. La cassa
integrazione ordinaria e straordinaria non deve essere pagata con i
soldi dello Stato, ma con quelli delle imprese e dei lavoratori, perché è
un elemento di mutualità generale. Accanto a questo, pensiamo e
condividiamo la battaglia che anche Libera sta facendo, circa
l'introduzione di un reddito minimo garantito nel nostro Paese. Quindi,
al centro della manifestazione del 28, c'è anche un'idea di riforma
generale su questo punto".
"L'ultima cosa riguarda l'Europa – conclude il sindacalista dei
metalmeccanici Cgil –: è evidente che i vincoli e le scelte che il
Governo sta facendo, incluso l'attacco al contratto nazionale, sono tutte
dentro la lettera che la Bce mandò nel 2011 a Berlusconi. Da tale punto
di vista, al contrario, una mutualizzazione del debito e il non
pagamento degli interessi sarebbero strade che il movimento sindacale
e i governi, incluso quello italiano, dovrebbero battere per costruire
davvero un'Europa sociale. Questo è un altro punto centrale delle
nostre rivendicazioni. Non a caso, la Fiom è stata, nei giorni scorsi, tra
i soggetti che hanno manifestato in Germania, perché la costruzione di
un'Europa sociale deve vedere protagoniste le persone che lavorano, i
diritti, la giustizia, non l'economia. In tale quadro, la manifestazione di
sabato ha il senso della continuità con le battaglie fatte. Per questa
ragione, continueremo la mobilitazione, anche in forme nuove. Penso
alla proposta che abbiamo lanciato di coalizione sociale, che spero
stavolta venga presa per quella che è: non vuol dire fare un partito o
candidare qualcuno alle elezioni".
"Ciò è totalmente sbagliato, e non è nel modo più assoluto la nostra
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idea. Noi partiamo da un dato sindacale: non era mai successo, nella
storia dell'Italia repubblicana, che un Governo agisse in accordo con
Confindustria, facendo leggi che cambiano diritti soggettivi delle
persone e rapporti di forza nel Paese, senza che questo sia oggetto di
confronti e discussioni. La coalizione sociale, una proposta ancora tutta
da costruire, sta raccogliendo molto consenso e adesione tra
associazioni, movimenti, persone, e in aprile avrà la sua continuazione.
Vuol dire che soggetti diversi che finora si sono battuti singolarmente
su obiettivi comuni, definiscono assieme iniziative e programmi sul
piano sociale, dell'unità del lavoro, dell'applicazione dei principi della
nostra Costituzione, dell'affermazione di diritti che oggi sono negati:
penso non solo al diritto al lavoro, ma al diritto alla scuola, alla
formazione, alla sanità. Questo è il processo che vogliamo aprire, non
solo a livello nazionale, ma nei singoli territori, in ogni provincia, per
dare una continuità alla nostra azione".
CASO INCA-GIACCHETTA
Audizione di Susanna Camusso (Cgil)
presso la Commissione parlamentare
Su richiesta del senatore Micheloni (PD), la segretaria
Generale CGIL apre a una mediazione con i danneggiati
Vai al Podcast dell’Audizione di Susanna Camusso su Radio
Radicale - http://www.radioradicale.it/scheda/437064
ECCO LA POSIZIONE
DEI DANNEGGIATI
Le cose da ritenere nell'audizione alla Signora Camusso, segretario
generale CGIL, sono in brevis:
1. Le sentenze emesse dai tribunali svizzeri che dichiarano la
colpevolezza dell’ INCA nella truffa non sono considerate dalla CGIL.
2. La Camusso conferma l’apertura degli uffici INCA in Svizzera
sotto un’ altro nome.
Sostanzialmente la Signora Camusso, segretario generale CGIL,
dichiara che gli italiani all’estero quando si rivolgono ad un patronato
italiano all' estero non sono tutelati dalle autorità italiane.
Che poi io, presidente del CDF, facendo causa agli istituti di
previdenza professionale e riuscendo dopo vari sacrifici a fare riavere a
mio padre quello che l’INCA gli aveva rubato, debba ringraziare la
CGIL è proprio il colmo.
(…)
Spero comunque che ci sia un seguito e soprattutto un incontro più
costruttivo per risolvere un problema che tocca oramai tutta
l’emigrazione italiana perché i diritti di tutti noi sono stati calpestati.
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Marco Tommasini, presidente CDF
Il senatore Claudio Micheloni
Ci auguriamo che una mediazione possa finalmente iniziare, ma
soprattutto che Cgil e Inca compiano un atto di concreta solidarietà nei
riguardi degli anziani danneggiati. - La red dell’ADL
Economia
Il QE europeo verrà “parcheggiato” nelle banche?
C’è troppa “psicologia” e poca economia reale nel Quantitative
Easing (QE) di Mario Draghi. E anche in molti commenti alla
politica della Bce.
di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)
e Paolo Raimondi, Economista
Il governatore centrale europeo afferma chiaramente che gli acquisti
per 60 miliardi di euro, di bond dei debiti pubblici, di attività
cartolarizzate (asset-backed securities) e di obbligazioni garantite, ogni
mese fino a settembre 2016, ed eventualmente oltre, servono
essenzialmente a far salire il tasso di inflazione fino al 2%. La mission
del QE della Bce, quindi, è questo cosiddetto “medium term price
stability” .
Nel suo recente discorso al Center for Financial Studies di
Francoforte dell’11 marzo ha ripetuto per almeno una dozzina di volte
questa valutazione. Infatti, secondo la Bce, l’indicatore principale per
poter dire se ci sono stabilità e ripresa oppure deflazione e crisi è
costituito di fatto dal dato relativo all’inflazione. A noi sembra un
approccio errato e fuorviante. Si tratta di una strana e limitativa idea,
molto simile a quella che aveva il governatore della Fed, Ben
Bernanke, negli anni del crac finanziario, quando intravedeva
nell’andamento del mercato immobiliare americano l’oracolo per
capire l’evoluzione della crisi globale.
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La domanda vera dovrebbe essere: quanta parte dei nuovi soldi
immessi nel sistema andrà veramente a sostenere gli investimenti
nell’economia reale e i redditi delle famiglie, generando maggiore
occupazione?
Occorre tenere presente che le obbligazioni dei debiti pubblici
saranno acquistate sul mercato secondario, di fatto quindi comprate
dalle banche. Lo stesso dicasi per gli abs. Perciò la massa di liquidità
fluirà nel sistema bancario e, ancora una volta, senza alcuna
condizione. Infatti, al di la dei desideri del governatore Draghi, non c’è
nessun impegno formale a che essa affluirà verso il sistema produttivo.
Del resto l’esperienza degli oltre mille miliardi di fondi TLTRO,
dalla Bce in passato messi a disposizione delle banche europee a
bassissimi tassi di interesse, non è stata affatto positiva. Anzi, i crediti
concessi dalle grandi banche ai settori non finanziari dell’economia
sono addirittura diminuiti. Era di -3,2% a febbraio 2014, rispetto a
dodici mesi precedenti, e si è ridotto a -0,9% lo scorso gennaio, ma
resta sempre negativo. Soltanto le banche di credito cooperativo e
quelle locali collegate al territorio hanno mantenuto e aumentato i
flussi di credito alle Pmi e alle famiglie.
Mentre negli Usa l’accesso al capitale passa per due terzi attraverso
il mercato e solo per un terzo attraverso il sistema bancario, in Europa
è esattamente il contrario.
Draghi ammette che, acquistando titoli di Stato e abs, la Bce di fatto
“pulirà” i bilanci delle banche che, di conseguenza, dovrebbero
allargare i loro prestiti. In pratica, mentre è certo il beneficio al sistema
delle grandi banche europee, non c’è affatto garanzia che esse
aumenteranno i crediti alle industrie e alle altre attività volte alla
modernizzazione e all’esportazione.
Certamente il QE della Bce farà scendere i rendimenti dei titoli dei
debiti sovrani. Alcuni miliardi di euro di interessi saranno risparmiati. I
bilanci degli Stati ne gioveranno. Si dovrebbero anche migliorare le
condizioni di indebitamento delle imprese e delle famiglie. La maggior
liquidità contribuirà a mantenere basso il cambio dell’euro nei
confronti del dollaro e delle altre monete rendendo più competitive le
esportazioni europee. L’altra faccia della medaglia sarà il maggior
costo delle materie prime importate. Ovviamente gran parte di essa
finirà per riversarsi sulle borse facendo salire i già gonfiati listini.
Le aspettative rosee della Bce si basano su delle desiderabili ricadute
positive nel tessuto produttivo e nei consumi dell’intero continente. Si
auspica un automatismo ancora tutto da verificare. Non vorremmo che
fosse solo un pio desiderio.
Inevitabilmente, oltre alle grandi banche europee e ai loro alleati
internazionali, i Paesi più solidi, come la Germania, saranno i maggiori
beneficiari del QE in quanto la Bce distribuirà gli acquisti di titoli in
relazione alle quote di partecipazione al suo capitale. La Grecia,
purtroppo, ne resterà esclusa fintanto che non finirà il programma di
revisione fiscale e di bilancio imposto dalla Troika.
Di fatto il gap tra il centro e le periferie dell’Europa, nell’economia
e nella distribuzione del reddito, aumenterà invece di diminuire.
La scelta della Bce, per quanto importante e significativa, manca
quindi di almeno tre elementi. Non impone delle regole di
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comportamento al sistema bancario. Non indica dei percorsi certi e
controllati per far fluire la liquidità verso i nuovi investimenti. Non
sollecita e non “guida” un vero programma di sviluppo, di investimenti
e di infrastrutture che siano decisivi per la ripresa economica. La Bce,
di fronte a queste sfide, si trincea dietro al suo mandato di semplice
guardiano dell’inflazione. Noi riteniamo, invece, che tale
giustificazione non sia accettabile rispetto alla necessità di un profondo
e radicale cambiamento che l’Unione europea dovrebbe affrontare,
pena la sua disgregazione.
Da Avanti! online www.avantionline.it/
Corruzione,
un male italiano
Dopo oltre 700 giorni di attesa è stata avviata finalmente nell’Aula
del Senato la discussione generale del ddl Anticorruzione.
In apertura di seduta i senatori hanno esaminato e respinto due
questioni pregiudiziali presentate da Forza Italia. Al testo sono stati
presentati poco più di 200 emendamenti. I tempi previsti sono brevi.
La Conferenza dei capigruppo del Senato ha stabilito che il voto finale
sul ddl Corruzione si terrà nella serata di mercoledì prossimo, 1° aprile
confermando che in Italia si procede sempre sull’onda dell’emergenza
e della opportunità visto l’insopportabile ritardo cumulato fino ad oggi
per il varo della norma. Tenuta nel cassetto per mesi per non turbare i
delicati equilibri imposti dal Patto del Nazareno che in qualche modo è
stato il vero protagonista, in negativo, dell’ultimo anno.
“Finalmente – ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso – in
questi giorni siamo riusciti a dare avvio al dibattito parlamentare alla
legge sulla corruzione, dopo tanti, troppi rinvii”. Il tutto nel giorno in
cui sono stati resi noti i risultati del rapporto ‘Curbing Corruption’
dell’Ocse in cui risulta che in Italia la corruzione percepita è pari a
quasi il 90%, il dato più elevato di tutta l’area Ocse. Mettendo in
relazione la corruzione percepita con la fiducia nel governo, emerge
inoltre che il dato italiano non solo è il più alto di tutti, ma supera
anche quello di Paesi, come la Grecia, la Slovenia e la Spagna, dove la
fiducia nell’esecutivo è più bassa (intorno al 20% contro il 35% circa
dell’Italia).
l ddl sulla corruzione arriva dunque in Aula dopo mesi di stallo in
commissione ed è all’esame di Palazzo Madama dopo che ieri sul
fronte giustizia si è registrato uno scontro interno alla maggioranza tra
Pd e Ncd sulla prescrizione. Intanto il Movimento cinque stelle ha
risposto positivamente al Pd aprendo un possibile dialogo sul
provvedimento. “Se si vogliono fare le cose per bene, noi ci siamo”,
dice il capogruppo in commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico. Per
il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda “l’approvazione del ddl
sull’anticorruzione è in dirittura d’arrivo grazie al gruppo del Pd. E’
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stato decisivo pretendere che il Ddl sull’anticorruzione arrivasse
nell’aula di Palazzo Madama con la seduta straordinaria di giovedì
scorso”. Prima di Pasqua approveremo norme importantissime e non
più prorogabili”.
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Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/
Buffetti e carezze
di Luigi Covatta
Premesso che Ercole Incalza è innocente fino a prova contraria (e che
le sue millanterie sulla nomina di un viceministro lasciano il tempo che
trovano), e premesso anche che certe fluviali ordinanze dei Gip
servono solo a trasferire i processi dalle aule dei tribunali agli studi
televisivi, tira comunque una brutta aria.
La aveva annusata il preveggente Gianantonio Stella, che proprio il
giorno prima dell’arresto di Incalza sul Corriere, nel sollecitare la
discussione di un ddl Grasso, faceva sua la diagnosi dell’ambasciatore
americano a Roma, secondo il quale la corruzione allontana talmente
gli investimenti esteri dall’Italia che, a causa del “deficit di
reputazione”, ne riceve molti meno che Francia, Germania, Belgio,
Spagna, Svezia e Norvegia.
Seguendo il ragionamento di Stella, quindi, in questi paesi il
contrasto alla corruzione sarebbe molto più efficace che in Italia.
Eppure a suo tempo la nostra magistratura associata andava fiera dei
risultati ottenuti, tanto da esibirli per esorcizzare il rischio di modifiche
all’ordinamento giudiziario (quello, per intenderci, risalente al 1942, e
salvato in saecula saeculorum dalla VII disposizione transitoria della
Costituzione). Elena Paciotti, per esempio, che allora era presidente
dell’Anm, così dichiarava: “L’esperienza di altri paesi ci induce la
convinzione che la separazione delle carriere ha un solo scopo:
sottoporre il pubblico ministero a un controllo diverso da quello dei
giudici, come accade altrove. Dove infatti non si riescono a fare
indagini sulla corruzione politica come da noi” (Corriere della Sera del
5 maggio 1994). Le carriere non sono state separate, ma “altrove”
evidentemente si è indagato meglio che da noi.
Stia quindi sereno Rodolfo Sabelli, presidente attuale dell’Anm, il
quale coglie l’occasione dell’inchiesta di Firenze per denunciare che “i
magistrati sono stati schiaffeggiati e i corrotti accarezzati”: non sarà il
buffetto della legge sulla responsabilità civile ad impedire ai suoi
colleghi di indagare, così come non è stata l’indipendenza dei pubblici
ministeri ad impedire ai corrotti di rubare. Semmai, si potrebbe provare
con la riduzione delle ferie.
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FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/
Da che pulpito
viene la predica?
La prolusione del Monsignore e la trave di cui Luca…
di Riccardo Campa
Esattamente un anno fa, sul blog della Fondazione Nenni, ho fatto
un’apertura di credito a Papa Francesco e al nuovo corso della Chiesa
cattolica. Credo che questo valga a testimonianza del fatto che, pur
essendo io un laicista convinto, non sono “contro” la Chiesa a
prescindere. Confesso, però, che sono rimasto piuttosto stupito quando
ho letto le parole pronunciate da Monsignor Bagnasco nella prolusione
al Consiglio permanente CEI.
Non contesto al presidente dei vescovi le parole contro la corruzione
e il malaffare (cfr. A. Gualtieri, Bagnasco: Corruzione: C’è un regime
intoccabile ed è un’offesa ai poveri”, «la Repubblica», 23 marzo
2015). Ci mancherebbe. Parole giuste, le sue, anche se – prima di
puntare il dito verso un non meglio precisato “regime” – sarebbe il
caso di interrogarsi sulle responsabilità morali dei tanti affiliati a
Comunione e Liberazione che operano nel sistema degli appalti svelato
dall’inchiesta di Firenze. Parliamo qui delle responsabilità morali,
perché quelle penali – se ci sono – non sono né di competenza mia né
dell’alto prelato.
Certo, non è colpa di Bagnasco se tanti ex militanti del PCI si sono
riciclati nella Compagnia delle Opere per concentrarsi laddove si
gestiscono i soldi pubblici (Cfr. M. Sasso, Grandi Opere, il senso
ciellino per gli affari, «l’Espresso», 19 marzo 2015). Ma resta sempre
in campo la domanda più scomoda: perché ai cattolici (a questi
cattolici) interessano tanto i soldi, gli appalti, il potere? Qual è la
funzione spirituale della Compagnia delle Opere, dello IOR, delle tante
aziende e attività commerciali che fanno capo alla Chiesa cattolica?
Secondo quanto rivela l’inchiesta, ci sono ombre di malaffare che si
propagano grazie al principio di sussidiarietà. Ma anche ammesso che
quanto hanno fatto i ciellini sia tutto regolare, legale, lecito, la
domanda – retorica fin che si vuole – resta intatta nella sua validità: la
Chiesa cattolica è un’associazione spirituale o un’azienda che vende
prodotti?
Lo sbalordimento è continuato, anzi è aumentato, nel prosieguo
della lettura, quando l’attacco è stato rivolto alla teoria del gender.
Anche qui – lo dico a scanso di equivoci – non contesto il merito delle
posizioni del prelato. Ha il diritto di avere la sua opinione in tema di
educazione. Quello che mi sorprende è la cornice in cui inquadra la
questione. Dice Bagnasco: «Il gender si nasconde dietro a valori veri
come parità, equità, autonomia, lotta al bullismo e alla violenza,
promozione, non discriminazione ma, in realtà, pone la scure alla
radice stessa dell’umano per edificare un transumano in cui l’uomo
appare come un nomade privo di meta e a corto di identità». Il
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presidente della CEI parla di «una manipolazione da laboratorio, dove
inventori e manipolatori fanno parte di quella “governance mondiale”
che va oltre i governi eletti, e che spesso rimanda ad Organizzazioni
non governative che, come tali, non esprimono nessuna volontà
popolare». E incalza, rivolgendosi i genitori: «Volete questo per i
vostri figli? Che a scuola – fin dall’infanzia – ascoltino e imparino
queste cose, così come avviene in altri Paesi d’Europa? Reagire è
doveroso e possibile».
Ora la domanda è: di chi sta parlando? Ci sono in giro tante teorie
della cospirazione a riguardo di un’élite apolide mondialista che
intenderebbe cancellare tutte le identità per asservire individui isolati al
proprio potere e che avrebbe ormai esteso il proprio controllo sugli
stati-nazione dell’Occidente. Il presidente della CEI è dunque un
“complottista”? Chissà… se lo dice lui e non il solito blogger lunatico,
magari qualcosa di vero c’è. In fondo, l’Entità deve essere bene
informata su questi complotti. Ma allora perché Bagnasco non parla in
modo chiaro e non fa nomi e cognomi? Dice ai cattolici che devono
reagire. Ebbene, facendo nomi e cognomi darebbe a tutti noi le armi
più efficaci per contrastare questa tentacolare “governance mondiale”.
Invece si accontenta di invitare i suoi correligionari a iscrivere i figli
alle scuole private cattoliche, chiedendo tra l’altro a tutti gli altri
cittadini di finanziarle.
Io ricordo che, negli ultimi anni, i media hanno ripetutamente
associato Mario Monti all’élite finanziaria globale che passa sopra la
testa dei governi. Grazie ad essa sarebbe sbarcato in Senato e alla
Presidenza del Consiglio, sul finire del 2011, senza alcuna sanzione
della volontà popolare. Ma ricordo anche che, in quei frangenti,
monsignor Bagnasco e Comunione e Liberazione hanno fatto quadrato
intorno alla figura del professore bocconiano (P. Salvatori, Da Angelo
Bagnasco a Comunione e Liberazione. La galassia cattolica si stringe
attorno a Mario Monti, «Huffington Post», 28 dicembre 2012).
Infine, sono rimasto davvero a bocca aperta quando ho appreso che i
laboratori in cui si forgia il transumano sono gestiti dalla stessa
“governance mondiale”, per tramite di NGO (organizzazioni non
governative). Secondo il prelato, questi “manipolatori” non hanno
alcun diritto di fare ciò che fanno, perché nessuno li ha eletti. Intanto, i
laboratori di cui parla appartengono a università, aziende ospedaliere,
cliniche private, corporation. Le aziende private agiscono liberamente
e nei soli limiti stabiliti dalle leggi degli Stati e dagli accordi
internazionali. Che cosa stiamo contestando? La possibilità che grandi
multinazionali (come Google) finanzino la ricerca scientifica, in
diversi luoghi del pianeta, indirizzandola verso precisi esiti grazie agli
ingenti capitali di cui dispongono? O il fatto che i CEO delle aziende
private siano nominati e non eletti democraticamente? Questo
significherebbe mettere in questione l’intero assetto capitalistico
mondiale. Lecito farlo, per carità. Ma, se è così, sarei curioso di sapere
qual è il sistema politico-economico che Bagnasco vorrebbe al posto
del capitalismo globalizzato e qual è la strategia che propone per
operare il cambiamento. Oppure, il presidente della CEI sta soltanto
contestando l’azione lobbistica di alcune confraternite mondiali, le
quali influenzerebbero i governi al fine di ottenere legislazioni
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favorevoli alla teoria del gender, alla nascita del transumano, agli affari
di certe multinazionali? Se l’ipotesi è la seconda, dico ancora – e a
maggior ragione – da che pulpito viene la predica? Che cos’è mai la
Chiesa cattolica se non una grande NGO, ovvero un’organizzazione
non governativa che opera a livello mondiale per influenzare i governi
affinché promulghino leggi favorevoli alla propria ideologia e alle
proprie attività commerciali, cercando di subordinare l’identità
nazionale e politica dei cittadini all’identità cristiana (che è
transnazionale e transpartitica), e che per di più ha la propria sede
centrale in un paradiso fiscale? I popoli hanno forse eletto il Pontefice,
o Bagnasco, o un qualsiasi parroco di campagna? Tra l’altro, le
gerarchie ecclesiastiche non le hanno mai elette i popoli, nemmeno
quando erano istituzioni governative. Eppure non si sono mai fatte
mancare la prerogativa di interferire nella vita della gente.
Insomma, quando ho letto le parole di Bagnasco non ho potuto fare
altro che pensare alla parabola del cieco che guida il cieco: «Perché
guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi
della trave che è nel tuo occhio?» (Luca 6,41).
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :
(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LETTERA DA MILANO
Dal Posto delle Idee,
la Rete delle Idee!
La nostra “missione” è far incontrare e circolare idee e crearne di
nuove, in una costante ricerca della qualità, della profondità e della
condivisione. Per questo ciò che viene detto e discusso nelle nostre
tante iniziative non deve più fermarsi qui, in via Borgogna.
Ecco perché, in questo ultimo anno, abbiamo completamente
riorganizzato, tra l’altro, il nostro sistema di informazione e
comunicazione, e siamo pronti oggi, insieme a te, ad aprire una nuova
stagione di confronto e dibattito.
La punta di diamante di questo nuovo “sistema” è, insieme alla
nostra presenza costante e molto partecipata sui “Social”, il nostro sito,
completamente rinnovato, anzi “rivoluzionato”!
Infatti, a chi progetta e anima le nostre discussioni chiediamo di
scrivere note e contributi sul sito, raccogliamo spunti e articoli
pubblicati altrove che ci appaiono meritevoli di riflessione, come la
collaborazione con gli amici di "cheFare", piattaforma online per
l'innovazione culturale, dimostra.
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Senza rinunciare, naturalmente, ad offrire tutte le informazioni sulle
attività in calendario, un ricchissimo archivio multimediale degli
incontri passati e, a breve, un servizio di streaming per i futuri eventi.
Insomma abbiamo deciso di usare fino in fondo le possibilità che
può dischiudere un uso intelligente della Rete, da Facebook a Twitter,
dal nostro sito a queste @ di aggiornamento e informazione. Ma più
che le parole, contano i fatti: non ti rimane che andare a vedere su
www.casadellacultura.it e seguirci sulle nostre pagine social, senza
rinunciare, ovviamente, al piacere di incontrarsi e conoscersi di
persona nel nostro “Posto delle Idee”. Un caro saluto e a presto
vederci in via Borgogna e in rete!
Ferruccio Capelli,
Direttore Casa della Cultura
Vai al sito > http://www.casadellacultura.it/
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.