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ZETTE No 200 –2016
AG GA
Li dimostra ? A voi la risposta !
DuecentoDuecentoDuecentoDuecentoduecentoduecentoduecentoduecentoduecentoduecentoduecentoduecentoduecentoduecentoduecentoduecentoduedueduedue
centocentocentocentoduecentoduecentoduecentoduecento duecento duecento duecento duecento duecentoduecentoduecentoduecento
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to to to to duecento duecento duecento duecento duecentoduecentoduecentoduecento !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Amarcord
Febbraio 2007 - Una certa mattina AG, mentre si rade, sente
un’intervista alla radio il cui contenuto merita di essere ricordato.
Domanda: come si può fare? Risposta: semplice, basta scrivere
quanto ascoltato e archiviarlo.
Nasce l’idea della Gazette e, per verificarne la giustezza,
AG il 7 febbraio scrive a 35 amici, di cui possiede l’indirizzo
e-mail, allega il numero 0, e chiede loro cosa ne pensano.
La risposta è benevolmente positiva e quindi, forte dell’opinione
di persone affidabili, l’avventura parte.
Il 12 febbraio esce il numero 1bis, primo dei 199 che sono seguiti.
Ai 35 amici citati prima va il mio ringraziamento e lascio loro la
scelta tra essere citati come sponsor (dell’idea) o come
co-fondatori della Gazette. AG
Ringraziamenti A tutti gli 836 amici che mi hanno seguito fino ad oggi, dai 35 della
“prima ora” fino agli ultimi che ci hanno raggiunto in questi giorni, va
il mio più affettuoso e amichevole ringraziamento.
La storia continua, visto l’esito del “nostro referendum” .con la spe-
ranza di non deludervi mai.
, e chiede loro cosa ne pensano.
, primo dei 199 che sono seguiti.
Cronache dal passato - I titoli comparsi nei numeri “canonici”. Numero 0 - Massima : Avendo perso di vista gli obbiettivi raddoppieremo gli sforzi.
Temi: Cinese la seconda Banca mondiale - A proposito di tunnel– TAV e affini - Deriva dei continenti
Infrastrutture per lo sviluppo del Sud - A proposito della scuola italiana - Nuovi colossi mondiali -
I bilanci delle squadre di calcio - Tempi e procedure per avviare una nuova impresa -
Un’opportunità da non perdere - A proposito della competitività dei Paesi - Chi ha il miglior ambien-
te di lavoro e tratta meglio i suoi collaboratori in USA.
Numero 1 bis - Massima: Date un cavallo veloce a chi osa dire la verità, affinché possa fuggire lontano.
Temi: Italiani: ricchi o poveri? - La qualità della vita - Angus Maddison - Sindacati in ENAV -
Il mercato delle aste on-line in Cina - Il fumo grande accusato - In EU arrivano nuovi condomini -
Il mondo com’era, com’è, come sarà (1950 - 2004 - 2050) - Un nuovo individuo antropologico -
ISTAT - come trasformare i valori dal 1861 a oggi.
Numero 50 - Massima : Chi è forte è calmo, chi è calmo è forte.
Temi : Inglese, lingua facile? - Categorie sociologiche - “ma come sono toste queste signore” -
Benessere economico e benessere sociale - Torino attraverso i secoli (dal 1848 al 1900) -
PMI italiane - Fondi gestiti - PIL Europa 2008 - Debiti comunali -
Numero 100 - Il numero rimarca il raggiungimento di 485 lettori.
Temi : Se andate in Sicilia nel Ragusano - Storia di una famiglia di successo : i Besniér -
Prontezza di riflessi - I BRICS - Miliardari italiani nel mondo.
Numero 150 - Massima : Non fidarti mai dell’uomo che pensa troppo .
Temi : Personaggi famosi:Braccio di Ferro - Novità milanesi - La Disneyland del gusto italiano -
I re d’Inghilterra non abdicano mai… o quasi - Ognuno ha i suoi “no TAV” - RAI: ma quanto perde?
Italiani DOC in Europa - Castello di Gradara - Dal mondo delle banche - 50 milioni in fumo -
Le poltrone vanno in America - Che bella la moneta debole -
- Qualche foto di prime pagine -
Il telegramma, questo misconosciuto.
La maggioranza di noi pensa che i telegrammi sia-
no praticamente scomparsi dall’uso quotidiano
degli italiani. Errore !
** Secondo i dati ufficiali delle Poste gli italiani
spediscono 10 milioni di telegrammi all’anno, 27
mila al giorno , per un esborso di 28 milioni di eu-
ro. Sette su dieci sono “personali”, inviati cioè da
un privato all’altro.
** Il primo telegramma della storia fu spedito il 24
maggio 1844 da Samuel Morse, l’inventore del te-
legrafo, che lo inviò da Washington a Baltimora.
** 1866. La telegrafia si era diffusa in Italia già da
qualche anno e nel Paese si contavano 4.000 uffici
postali. Tra l’estate del 1910 e quella del 1911 ne
vennero spediti oltre 92 milioni, pari a tre per abi-
tante del Regno.
** 1866. L’ ”Obbedisco” di Garibaldi era un tele-
gramma.
** 1941. Il telegramma più famoso spedito da Be-
nito Mussolini era destinato agli uffici pubblici e
imponeva agli impiegati la massima puntualità.
“E’ ormai diventato un sistema avviarsi all’ufficio
alle 8, il che significa essere al tavolo di lavoro non
prima delle 8,15. Esigo che questa deplorevole abi-
tudine abbia immediatamente a cessare”.
** Gli indiani d’America si arrampicavano sui pali
per tagliare i “fili che parlano” annullando un’arma
formidabile dei visi pallidi.
** Constatata l’incapacità del generale George
McClelland, Abramo Lincoln lo licenziò con questo
telegramma: “Caro generale, visto che lei non ado-
pera l’esercito che le ho dato, potrebbe restituir-
melo?”
** Cary Grant ricevette un telegramma da un gior-
nalista ansioso di scoprirne l’età. “ Quante stagio-
ni, Cary?” . Risposta di Cary Grant. “ Stagioni quat-
tro, non lo sapevi?”
** Qualche anno fa il telegramma di auguri, invia-
to da Krusciov a Gagarin, è stato battuto da Sothe-
by’s per 65.500 dollari.
** In Australia i telegrammi non esistono più dal
2011.
L’avventura di un genio.
Questa è la storia di Bobby Fischer, nato il 9 marzo
1943, a Chicago (Illinois).
Figlio del fisico tedesco Gerhart, rifugiatosi negli
USA poco prima della seconda guerra mondiale, e di
Regina Wender, maestra elementare ebrea di origi-
ne svizzera. Impara a giocare a scacchi a sei anni,
quando la sorella glieli regala per evitare che fre-
quenti cattive compagnia a Brooklynn. Lascia gli
studi nel 1959, considerandoli una perdita di tempo.
Il suo quoziente di intelligenza era stato valutato più
alto di quello di Einstein.
L’8 gennaio 1958, a soli 14 anni, vince per la prima
volta, sulle otto complessive (record imbattuto), il
Campionato statunitense di scacchi e l’anno dopo, a
15 anni, diventa il più giovane Gran Maestro della
storia.
Nel 1972 diventa campione mondiale vincendo con-
tro il russo Boris Spassky e, improvvisamente, scom-
pare per vent’anni; ricompare nel 1992 per giocare
il “match della rivincita” sempre contro Boris
Spassky. Contro il parere della autorità americane
(embargo contro la ex Jugoslavia) lo incontra in
Montenegro, per un premio di 3 milioni di dollari.
Sconfigge Spassky, ma non può più rientrare negli
USA. Muore a Reykjavik il 17 gennaio 2008, a 65
anni.
Nel 1972, in piena guerra fredda, per convincerlo ad
incontrare Spassky per il titolo mondiale, ci vuole
una telefonata di Kissinger, consigliere di Nixon, e il
raddoppio della borsa per il vincitore da 125 a 250
mila dollari. Fischer teme di essere avvelenato, di
essere ipnotizzato e, perché no, di essere rapito dai
russi. Tornato a New York dopo la vittoria, gli ven-
gono offerte dal Sindaco le chiavi della città. “Vivo
qui da una vita, a che cavolo mi servono le chiavi?”
Dal 1958 al 1972 Fischer era stato tenuto sott’occhio
dal KGB. “Ha una personalità stravagante, solitaria,
non frequenta donne, non ha vizi né alcun interesse
culturale o materiale, la sua vita sono solo gli scac-
chi”.
Dotato di una memoria prodigiosa, ricordava per
sempre le mosse e le varianti di ogni singola partita
da lui giocata ed era in grado di ripetere perfetta-
mente a memoria interi discorsi in lingue sconosciu-
te solo ricordando i suoni delle parole.
Luoghi da visitare, se avete tempo.
Abbazia Olivetana di Rodengo (BS)
Storia . Dell’Abbazia si ha notizia fin dal XI secolo, quale fondazione dell’Abate Oddone che da Cluny
aveva dato inizio ad un movimento di riforma della vita monastica secondo le regole di San Benedetto
da Norcia (480-547).
Nel XII secolo le fondazioni cluniacensi avevano raggiunto il rispettabile numero di 1184; specialmente
in Francia, ma anche in Lombardia. Rodengo fu favorito dalla presenza cluniacense fin verso la fine del
1300, quando per decadimento dello spirito religioso e per diminuzione delle vocazioni, la fondazione
francese si estinse. Seguirono cinquant’anni di Commenda, un’istituzione che contemplava l’ammini-
strazione dei fondi patrimoniali e terrieri dell’Abbazia per assicurare lo stipendio a un sacerdote che
continuasse la cura pastorale della popolazione locale. Ma la gestione, affidata ad un certo Corradino
Caprioli, fu scandalosa; i fedeli ricorsero al Vescovo e questi al Papa. Eugenio IV dichiarò decaduto il
Caprioli e conferì il possesso reale del priorato di Rodengo agli Olivetani. L’ordine è rimasto a Rodengo
fino alla sua soppressione, da parte del governo provvisorio del Veneto nel 1797.
Il ritorno degli Olivetani è avvenuto nel 1969, auspicato da papa Paolo VI.
La ricostruzione. Ai figli di San Bernardo Tolomei, fondatore nel 1313 della Congregazione Benedet-
tina Olivetana di Santa Maria di Monte Oliveto, fu data fiducia e affidata l’eredità cluniacense perché
ne radrizassero le sorti. Con zelo e straordinario gusto artistico trasformarono chiesa e monastero nel-
l’imponente abbazia che vediamo oggi.
La chiesa. La facciata ha conservato il suo aspetto originario evidenziato dal protiro del Quattrocento
e dalle formelle decorative in cotto invetrato. La forma lobata della finestra è del ’700 e l’originale del-
l’attuale affresco della lunetta, di Vincenzo Foppa (1427-1515), è ora nel Museo Toppa-Martinengo di
Brescia.
L’interno della chiesa. Tra il 1725 e il 1731 il bresciano Abate Flaminio Marini chiamò i pittori di or-
nato e di architettura, Giacomo Lecchi, Giuseppe Castellini di Monza e Giovanni Battista Sassi di Mila-
no, per abbellire la chiesa. Le vetrate della facciata sono dell’olivetano Ambrogio Fumagalli. Sulla pare-
te di destra vi è il grande quadro delle Nozze di Cana, di Grazio Cossali (1536-1629) datato 1609.
A sinistra la serie delle sei cappelle.
Il presbiterio. Di ottima fattura l’altare firmato e datato 1688. Sulle pareti due cantorie.
Abside e coro. Al centro dell’abside pala con Madonna, il Bambino e i santi Nicola e Benedetto. Ai
lati due medaglioni di ottima incorniciatura, con miracoli di san Nicola. Lo splendido coro è opera della
paziente opera di intarsio commissionata nel 1480 al pavese Cristoforo Rocchi.
La sacrestia. Vi si trovano gli armadi di esecuzione bresciana del 1645. Tra le due finestre un affresco
di dubbia attribuzione. Gli affreschi della volta sono attribuiti a Gian Giacomo Barbelli (1606-1656).
Nelle undici lunette sono affrescati episodi della vita di san Benedetto.
Il chiostro della Cisterna. Chiostro olivetano, modificato e ampliato nelle bellissime forme attuali. A tre
pareti tre meridiane, di particolare modalità di lettura.
Refettorio. La volta, opera di Tommaso Sandrini (1575-1630) offre prospettive di particolare sugge-
stione con selva di colonne e balconi. Grandi riquadri alle pareti attribuiti al Cossali.
L’avventura di un genio.
, considerandoli una perdita di tempo.
te solo ricordando i suoni delle parole.
La pagina economico-finanziaria
Sarenza - scarpe on line -
Sarenza è l’operatore francese di vendite on
line, specializzato in calzature ed accessori, che
nel 2015 ha fatturato 200 milioni di euro, con
un aumento del 21% sull’anno precedente, ven-
dendo 15 milioni di prodotti a 5 milioni clienti
in 27 Paesi.
L’Italia non è ancora tra i primi cinque Paesi, ma
l’azienda è convinta che nei prossimi due anni si
candiderà per piazzarsi al quarto posto dopo
Francia, UK e Germania.
Il gruppo francese ha in portafoglio circa 55mi-
la paia di scarpe. Ogni anno rinnova tra il 10 e il
15% dei brand che propone.
L’obiettivo è essere percepiti come “shoe
expert” in senso ampio e essere il solo operato-
re on line in Europa che ha scelto di specializ-
zarsi in scarpe.
La società parigina ha un capitale che per il 60%
è posseduto dal management e non ha inten-
zione di quotarsi in Borsa.
Smartwatch. Successo per rimanere?
Sono disponibili i dati delle vendite del 1° trimestre
2016. Le vendite totali sono ammontate a 3,2 milio-
ni di “pezzi”, quasi il doppio dello stesso periodo del
2015.
Colpisce il boom di Apple, che l’anno scorso non era
ancora entrata nel mercato; nei primi tre mesi ha
venduto 1,5 milioni di Apple Watch, pari al 46% di
market share.
Al secondo posto, ma ben distante, Samsung con
700mila modelli, con il 20,9% di quota.
Al terzo posto Motorola con 400mila smartwatch,
seguita a distanza da Huawei con i suoi 200mila pez-
zi e una quota del 4,7%.
Il flop è quello di Garmin, che conferma il trend in
discesa perdendo anno su anno, il 17,3% di quota di
mercato.
Secondo gli esperti del settore rimane aperta una
domanda: quello degli smartwatch è un mercato
che si svilupperà ancora, o rischia di spegnersi esau-
rito l’effetto novità?
Orologi, passione che non passa..
Vontobel, la più importante società di analisi del
settore, ha appena pubblicayo il Watch Industry
Report.
Nel 2015, a livello globale, il mercato degli orologi
ha superato i 34 miliardi di euro, ma secondo alcu-
ni economisti, non troppo ottimisti, anche per que-
sto mercato abituato a tassi di crescita di due digit,
sta per arrivare la fase definita “dell’acrescita”, per
indicare un economia basata sull’acquisto dell’es-
senziale. Resta il fatto che, malgrado che oggi si
possa sapere l’ora con altri strumenti, quali i cellu-
lari, gli orologi sono, a seconda dei gusti dei clienti
finali, accessori (spesso legati alla moda), oggetti di
collezionismo, segni distintivi del proprio stile di
vita.
Ma, come sempre, i dati vanno scomposti se si vuo-
le avere un panorama più preciso.
Molti i dati emersi da Baselworld, la grande fiera
dell’orologeria che si tiene a Basilea.
La Svizzera, ad esempio, ha una quota di mercato
mondiale del 95% di tutti gli orologi con un prezzo
superiore ai 1000 franchi, e dal made in Swiss sono
usciti 28,1 milioni di orologi. Rispetto al 2014 il da-
to è in calo dell’1,4%, con il rallentamento della
Cina (solo + 2% contro il +6% del 2014) ma con la
Germania a +4% e la Francia a +6%. La conferma
della leadership svizzera è data dalla quota del 20%
per il gruppo Swatch, del 15% di Richemont e del
13% di Rolex. Gli unici concorrenti sono i giappone-
si, ma le vendite di Seiko, Citizen e Casio, insieme,
non arrivano al fatturato della sola Rolex.
Un caso a parte è quello di Fossil, gruppo america-
no, che presidia settori differenti da quelli dei co-
lossi svizzeri, con una produzione di 40 milioni di
pezzi e supera, in quantità, l’intera industria svizze-
ra.
Dall’Italia è venuta in parte la conferma di una do-
manda per oggetti “non necessari”. Nel Paese dove
i consumi in generale sono in crisi da molti anni, il
2015 ha visto la vendita di poco meno di 7 milioni
di orologi, per un valore di 1,41 miliardi di euro, in
crescita sul 2014 del 12%, con il passaggio da un
valore medio di 183 a 209 euro.