ai fini preventivi, va riservata molta scinamento e lo...

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Quali altri accorgimenti possono contribuire alla prevenzione delle piaghe da decubito? Ai fini preventivi, va riservata molta attenzione ai punti seguenti. • Evitare con cura ogni causa di attrito sulle superfici di appoggio, come il tra- scinamento e lo sfregamento della cute durante gli spostamenti ed i sollevamenti del paziente. Deve essere ricercata una postura che eviti le sollecitazioni di taglio: la testata del letto non deve essere troppo sollevata, mentre la posizione seduta in carrozzina, con un corretto appoggio dei piedi, previene lo scivolamento e le conseguenti lesioni dorsali e sacrali. Possono inoltre essere utilizzati strumenti protettivi per diminuire l’attrito, quali lubrificanti (pasta all’ossido di zinco), film protettivi, sigillanti cutanei, idrocolloidi sottili. • Curare molto la preparazione del letto. Le lenzuola devono essere sempre pulite, ben tirate e porose: vanno evitate lenzuola ruvide o spiegazzate in quanto possono determinare sfregamenti e aumentare il rischio di ulcerazioni cutanee. Evitare l’esposizione della cute a feci e urine. In caso di incontinenza urinaria e/o fecale, vanno sempre utilizzati i raccoglitori esterni di urina collegati alle sacche di raccolta e i pannoloni a mutandina, per ridurre al minimo lo spandimento delle feci. Evitare massaggi in corrispondenza di prominenze ossee. Osservare un regime alimentare equilibrato. È necessario un adeguato apporto proteico e vitaminico; le carenze di ferro vanno corrette e deve essere scoraggiato l’uso di alcool e droghe. Ricordiamo inoltre che i pazienti in sovrappeso sono ad alto rischio di lesioni da decubito. Evitare abrasioni, graffi e ustioni. Molte piaghe da decubito sono la conseguenza di

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Quali altri accorgimenti possono contribuire alla prevenzione delle piaghe da decubito?

Ai fini preventivi, va riservata molta attenzione ai punti seguenti. • Evitare con cura ogni causa di attrito sulle superfici di appoggio, come il tra-scinamento e lo sfregamento della cute durante gli spostamenti ed i sollevamenti del paziente. • Deve essere ricercata una postura che eviti le sollecitazioni di taglio: la testata del letto non deve essere troppo sollevata, mentre la posizione seduta in carrozzina, con un corretto appoggio dei piedi, previene lo scivolamento e le conseguenti lesioni dorsali e sacrali. Possono inoltre essere utilizzati strumenti protettivi per diminuire l’attrito, quali lubrificanti (pasta all’ossido di zinco), film protettivi, sigillanti cutanei, idrocolloidi sottili. • Curare molto la preparazione del letto. Le lenzuola devono essere sempre pulite, ben tirate e porose: vanno evitate lenzuola ruvide o spiegazzate in quanto possono determinare sfregamenti e aumentare il rischio di ulcerazioni cutanee. • Evitare l’esposizione della cute a feci e urine. In caso di incontinenza urinaria e/o fecale, vanno sempre utilizzati i raccoglitori esterni di urina collegati alle sacche di raccolta e i pannoloni a mutandina, per ridurre al minimo lo spandimento delle feci. • Evitare massaggi in corrispondenza di prominenze ossee. • Osservare un regime alimentare equilibrato. È necessario un adeguato apporto proteico e vitaminico; le carenze di ferro vanno corrette e deve essere scoraggiato l’uso di alcool e droghe. Ricordiamo inoltre che i pazienti in sovrappeso sono ad alto rischio di lesioni da decubito. • Evitare abrasioni, graffi e ustioni. Molte piaghe da decubito sono la conseguenza di

bruciature, abrasioni o graffi. Per eliminare queste possibili cause, è sufficiente seguire alcuni piccoli accorgimenti quali: • evitare di "strofinare" il sedere durante gli spostamenti in carrozzina; • sollevare il più possibile il corpo quando si fanno i trasferimenti; • utilizzare un letto della stessa altezza della carrozzina

7. Il paziente seduto in carrozzina quali accorgimenti deve adottare?

In posizione seduta il paziente deve imparare ad alleggerire la pressione sulla regione ischiatica ogni 15 minuti attraverso alcune semplici manovre:

• alzare il sedere dal sedile, appoggiandosi sui braccioli della carrozzina, per 30-60 secondi; • inclinarsi prima da una parte poi dall’altra, diminuendo alternativamente la pressione sulle tuberosità ischiatiche; • piegarsi in avanti (dopo aver bloccato le ruote della carrozzina) fino ad arrivare a toccare le ginocchia con il petto.

8. Per prevenire le piaghe da decubito esistono indicazioni particolari?

L'indicazione primaria è quella di svolgere quotidianamente un’accurata pulizia cutanea. Il bagno o la doccia devono essere effettuati tutti i giorni, evitando l’acqua troppo calda, utilizzando saponi neutri e creme idratanti; anche profumi e talco, che causano secchezza della pelle, nonché pomate, creme e lozioni oleose, che possono indurre macerazione cutanea, andrebbero evitati. Deve essere effettuata una accurata igiene perineale dopo ogni minzione ed evacuazione, per prevenire il rischio di infiammazioni ed infezioni cutanee. Va inoltre proscritto l’uso della "padella". È necessario controllare con cura anche i piedi: abrasioni, callosità e unghie curate impropriamente possono essere causa di pericolosi danni alla cute. Molta attenzione va prestata all’ipercheratosi cutanea (acccumulo di cellule cutanee "morte" che formano un ispessimento della pelle) della pianta dei piedi, che può portare ad ulcerazioni o calli nei punti di appoggio: il trattamento consiste nell’ammorbidire la zona con un impacco di vaselina prima di rimuovere il tessuto eccedente mediante grattamento della cute. Altre frequenti patologie a carico dei piedi sono rappresentate dalle ulcerazioni cutanee (in particolare a livello interdigitale), dalla micosi e dall’ipertrofia ungueale, dall’unghia incarnita: per questi motivi è consigliabile che il paziente mieloleso effettui un accurato pedicure almeno una volta alla settimana.

6. Per un paziente costretto a letto, quali sono le posture più idonee per prevenire le piaghe da decubito?

Quando il paziente è costretto a letto, è necessario che venga correttamente posizionato supino, sul fianco o prono e che tali posture siano modificate ad intervalli regolari. Le regioni cutanee a rischio devono essere rigorosamente protette con materiale antidecubito e mantenute in posizione con l’ausilio di cuscini o supporti adeguati. Nel paziente allettato, la postura supina va modificata ogni 2 ore. La posizione prona può essere mantenuta per periodi più prolungati senza necessità di spostamenti; il decubito prono durante la notte consente di dormire otto ore senza interruzione, previene le deformità in flessione di anche e ginocchia e riduce l’ipertono agli arti inferiori. La posizione prona va evitata nell’immediato periodo postraumatico e nei pazienti con difficoltà respiratorie. In posizione supina è necessario fare molta attenzione alla regione sacrale e ai talloni, in decubito laterale è necessario proteggere le ginocchia, i trocanteri e i malleoli.

5. Come si possono prevenire le piaghe da decubito?

Le piaghe da decubito rappresentano la complicanza più frequente nel paziente para/tetraplegico Il trattamento più efficace è rappresentato dalla prevenzione: un accurato programma di nursing infermieristico, di educazione del paziente e l’utilizzazione di ausili adeguati può, nella quasi totalità dei casi, azzerare il rischio che è, purtroppo ancora elevato anche in ospedale, qualora non si osservino le più elementari norme di assistenza al mieloleso. La regola più importante da seguire per la prevenzione delle lesioni da decubito è l’ispezione sistematica della cute, specie delle zone a rischio. Va effettuata dal paziente stesso, almeno una volta al giorno, utilizzando eventualmente uno specchio per le parti più difficili da vedere; se il paziente non è in grado di procedere autonomamente all’ispezione, deve essere aiutato da un infermiere o da un famigliare. L’importante è che chi esamina la cute

abbia ben chiaro cosa cercare e quali siano i segni a cui prestare attenzione (persistenza di rossore o di zona di colore scuro in corrispondenza di una prominenza ossea, presenza di inusuale compattezza sottocutanea o di vescichette, pustole, croste, soluzioni di continuo o ferite della pelle).

3. Quali altri fattori contribuiscono a formare le piaghe?

Oltre alla pressione e all’immobilità, vi sono altri fattori che contribuiscono alla formazione di una lesione da decubito: • le sollecitazioni (deformazioni) da stiramento (o da taglio): si realizzano se la pelle del paziente rimane ferma ed i tessuti sottostanti si muovono (quando, ad esempio, la testata del letto è molto sollevata ed il paziente scivola verso il basso o quando il paziente viene messo su di una sedia) e rappresentano la causa più frequente di lesioni a livello sacrale; • l’attrito: strofinamento della cute del paziente sulla superficie di appoggio (rischio di ulcerazione o abrasione cutanea); • la macerazione cutanea; • la perdita di sensibilità tattile e dolorifica; • i disturbi circolatori legati alla riduzione del tono muscolare e alla paralisi vasomotoria; • l’insufficienza venosa (edema da stasi); • la presenza di splint, busti o altri ausili a contatto con la superficie cutanea del paziente; • il freddo o il caldo eccessivo (borsa del ghiaccio, acqua del bagno troppo calda, uso dell’asciugacapelli); • l’incontinenza alle feci e alle urine; • la scarsa assistenza e la mancanza di igiene e pulizia del letto e delle lenzuola;

• l’obesità; • la scarsa o inadeguata alimentazione; • il diabete; • la riduzione delle capacità mentali; • abrasioni, graffi e ustioni (bruciature).

4. In quali zone del corpo si formano più di frequente?

Le piaghe da decubito si formano più frequentemente in quelle zone del corpo dove è minore o assente lo strato muscolare sottocutaneo interposto tra una prominenza ossea e la superficie di appoggio: • osso sacro, talloni, scapole, regione occipitale e apofisi spinose vertebrali in posizione supina; • tuberosità ischiatiche in posizione seduta; • trocanteri, malleoli esterni, condili femorali, gomiti in decubito laterale; • creste iliache, ginocchia, piedi in posizione prona.

3. Quali altri fattori contribuiscono a formare le piaghe?

Oltre alla pressione e all’immobilità, vi sono altri fattori che contribuiscono alla formazione di una lesione da decubito: • le sollecitazioni (deformazioni) da stiramento (o da taglio): si realizzano se la pelle del paziente rimane ferma ed i tessuti sottostanti si muovono (quando, ad esempio, la testata del letto è molto sollevata ed il paziente scivola verso il basso o quando il paziente viene messo su di una sedia) e rappresentano la causa più frequente di lesioni a livello sacrale; • l’attrito: strofinamento della cute del paziente sulla superficie di appoggio (rischio di ulcerazione o abrasione cutanea); • la macerazione cutanea; • la perdita di sensibilità tattile e dolorifica; • i disturbi circolatori legati alla riduzione del tono muscolare e alla paralisi vasomotoria; • l’insufficienza venosa (edema da stasi); • la presenza di splint, busti o altri ausili a contatto con la superficie cutanea del paziente; • il freddo o il caldo eccessivo (borsa del ghiaccio, acqua del bagno troppo calda, uso dell’asciugacapelli); • l’incontinenza alle feci e alle urine; • la scarsa assistenza e la mancanza di igiene e pulizia del letto e delle lenzuola; • l’obesità; • la scarsa o inadeguata alimentazione; • il diabete; • la riduzione delle capacità mentali; • abrasioni, graffi e ustioni (bruciature).

12. Esistono ausili utili per prevenire le piaghe da decubito?

Nei pazienti costretti a restare a letto o in carrozzina per lungo tempo è non solo utile ma indispensabile utilizzare un materasso o un cuscino antidecubito. Questi ausili sono composti da un supporto interno, costituito da uno o più strati di materiale solido o fluido, e da un rivestimento contenitivo (fodera esterna) facile da sfilare e da lavare. La caratteristica principale dei materiali antidecubito è la loro capacità di non adattarsi, cioè di non lasciarsi "schiacciare" dal peso della persona (materiali cosiddetti a "bassa memoria"), in modo tale che la pressione fra la cute e il piano del letto (o della carrozzina) non superi mai il valore della pressione di chiusura dei capillari. Per ottenere questo effetto è altrettanto importante che il peso del corpo venga uniformemente distribuito sulla base di appoggio. Esiste in commercio una gamma vastissima di materassi e cuscini antidecubito.

tratto da:"Blue book - 200 risposte alla mielolesione

1. Che cos'è una piaga da decubito?

Per piaga da decubito (sinonimo di ulcera o lesione da decubito) si intende un danno al tessuto cutaneo, sottocutaneo e muscolare provocato dalla compressione, con conseguente alterazione della circolazione ematica, dell’apporto di ossigeno e di sostanze nutritive. La cute è costituita dall’epidermide (lo strato più superficiale di difesa contro gli agenti esterni), dal derma (a prevalente contenuto connettivale) e dal tessuto sottocutaneo (formato da cellule adipose, ghiandole, vasi sanguigni, terminazioni nervose). La piaga da decubito può interessare solo lo strato più superficiale della cute o estendersi fino al tessuto sottocutaneo; nei casi più gravi la lesione può raggiungere i muscoli, le ossa e le strutture articolari. Per meglio definire la diffusione dell’ulcera viene utilizzata una classificazione che divide le lesioni da decubito in 4 stadi. Stadio 1 - Eritema (arrossamento) fisso con pelle intatta: un arrossamento cutaneo che non scompare nel giro di 24 ore dal rilascio della compressione (eritema non sbiancante) rappresenta una lesione da decubito allo stadio 1. Stadio 2 - Perdita di spessore parziale della pelle, con interessamento dell’epidermide e/o del derma: la lesione si presenta come un’abrasione, una bolla o un cratere poco profondo. Stadio 3 - Perdita di spessore totale della pelle, con interessamento di tutti gli strati cutanei (epidermide, derma, tessuto sottocutaneo): solitamente l’ulcera ha l’aspetto di un cratere. Stadio 4 - Perdita di spessore totale della pelle con danneggiamento o distruzione del muscolo, dell’osso o delle strutture di supporto sottostanti (tendini, capsula articolare).

tratto da:"Blue book - 200 risposte alla mielolesione

Il mieloleso dovrebbe abituarsi ad indossare sempre le scarpe quando è in carrozzina, per proteggere le dita dai traumi e prevenire danni alla pianta dei piedi. Scarpe nuove, rigide, o comunque difficili da indossare possono essere causa di lesioni cutanee: andrebbero sempre portate scarpe morbide, molto comode, almeno di una misura in più rispetto a quelle utilizzate prima della lesione spinale. Vestiti e biancheria devono essere semplici, senza grinze o pieghe; sono sconsigliati i vestiti stretti, ed evitati portafogli ed oggetti rigidi nelle tasche, spille e cinture. Molta cura va riservata alla scelta dei pantaloni, che debbono essere senza

bottoni sporgenti o cuciture sul sedere, possibile causa di attrito e sfregamenti sulla cute, specie quando si usa la tavola per gli spostamenti. Particolare attenzione va riservata anche alla presenza di busti, splint e tutori: nei punti di contatto si realizza molto spesso una compressione eccessiva, con conseguente lesione cutanea, che a volte passa a lungo inosservata a causa dell’assenza di sensibilità tattile e dolorifica.

2. Perché si forma una piaga da decubito?

Le piaghe da decubito sono causate dallo schiacciamento dei tessuti molli interposti tra una parte ossea del corpo e una superficie rigida, come ad esempio il materasso o la sedia; l’effetto "lesivo" della pressione è in genere contrastato dall’azione protettiva esercitata dal tessuto sottocutaneo e muscolare: uno spessore di 2 cm riduce l’effetto della pressione del 50%. La pressione permanente esercitata su una porzione di superficie cutanea rappresenta quindi il principale fattore causale nella formazione di una piaga da decubito. Nelle zone anatomicamente predisposte (dove è minore o assente lo strato muscolare sottocutaneo) una pressione sufficiente a determinare occlusione arteriosa locale, ischemia (mancato afflusso di sangue in un tessuto) e ipossia (mancato apporto di ossigeno in un tessuto) che si protragga per almeno due ore produce una lesione irreversibile del tessuto cutaneo, adiposo e muscolare con conseguente morte (necrosi) cellulare. In caso di danno anatomico definitivo agli strati cutanei superficiali, si osserva stasi vascolare, arrossamento e congestione; la rottura della pelle, o la formazione di bolle, è seguita da necrosi superficiale e formazione dell’ulcera. La necrosi, spesso, penetra estesamente in profondità, con distruzione del tessuto sottocutaneo, della fascia, dei muscoli e dell’osso. Tutte le situazioni in cui vi è una immobilizzazione del paziente a letto o in carrozzina favoriscono pertanto l’insorgenza di piaghe da decubito: nei soggetti sani la mobilità spontanea è sufficiente invece a prevenire il formarsi delle lesioni.

12. Esistono ausili utili per prevenire le piaghe da decubito?

Nei pazienti costretti a restare a letto o in carrozzina per lungo tempo è non solo utile ma indispensabile utilizzare un materasso o un cuscino antidecubito. Questi ausili sono composti da un supporto interno, costituito da uno o più strati di materiale solido o fluido, e da un rivestimento contenitivo (fodera esterna) facile da sfilare e da lavare. La caratteristica principale dei materiali antidecubito è la loro capacità di non adattarsi, cioè di non lasciarsi "schiacciare" dal peso della persona (materiali cosiddetti a "bassa memoria"), in modo tale che la pressione fra la cute e il piano del letto (o della carrozzina) non superi mai il valore della pressione di chiusura dei capillari. Per ottenere questo effetto è altrettanto importante che il peso del corpo venga uniformemente distribuito sulla base di appoggio. Esiste in commercio una gamma vastissima di materassi e cuscini antidecubito

13. Quali e quanti tipi di materassi antidecubito esistono in commercio?

I principali tipi oggi in uso sono i seguenti: materassi ad aria, in fibra cava, con supporto in gel, in gommapiuma, materassi ad acqua. Esaminiamo qui le caratteristiche dei materassi ad aria, rinviando tutti gli altri alle pagine seguenti. Il principio di base dei materassi ad aria è quello di essere costituiti da una o più camere che vengono riempite d’aria. Ne esistono di diversi tipi: • A semplice riempimento d’aria La fodera interna viene gonfiata con una pompa, raggiungendo valori di pressione d’aria diversi a seconda del peso del paziente. • A fluttuazione naturale d’aria La fodera interna è costituita da una o più camere gonfiabili, suddivise in una o più celle separate tra di loro (da preferire di 10 cm di altezza), ma comunicanti nella parte inferiore. In condizioni d’uso, la pressione deve essere tale da consentire ai movimenti

del paziente di provocare uno spostamento d’aria tra le camere contigue: in questo modo il peso viene uniformemente distribuito sulla zona di contatto, qualunque sia la posizione assunta. • A fluttuazione d’aria alternata. La fodera interna è costituita da celle (anche in questo caso di 10 cm di altezza) separate fra loro e di varie forme; le celle vengono gonfiate mediante un compressore che alterna ciclicamente l’aria e, quindi, la pressione tra i vari settori, consentendo un adattamento ed una personalizzazione delle pressioni alla morfologia del paziente. Non favoriscono la ventilazione cutanea, sono a volte molto rumorosi e vanno incontro frequentemente a forature accidentali. Questi materassi sono di facile gestione, leggeri, molto comodi (vanno posizionati direttamente su un normale materasso da letto), e molto utilizzati anche se non rappresentano sicuramente l’ausilio "migliore" per la prevenzione delle piaghe da decubito.

14. Quali sono le caratteristiche principali degli altri materassi antidecubito?

Materassi in fibra cava. Sono realizzati in fibra cava siliconata, un materiale di forma cilindrica con l’interno cavo rivestito di silicone: in questo modo le fibre possono seguire agevolmente, i movimenti del paziente, riducendo notevolmente l’attritoe le sollecitazioni di taglio. Realizzano, inoltre, una buona ripartizione del peso e delle pressioni su tutta la base di appoggio. Il materasso deve essere ricoperto con una fodera permeabile all’aria e impermeabile ai liquidi. Sono molto leggeri, di consistenza simile ad una coperta in piuma e di facile manutenzione (si lavano in lavatrice). Non adatti a pazienti che necessitano di supporto rigido.

•Materassi con supporto in gel Sono costituiti da una fodera interna contenente gel di silicone (o materiale analogo) e una fodera esterna in velluto o altro materiale. Offrono un buon sostegno e bassa sensibilità alle variazioni di temperatura ambientale. Il peso è elevato: sono indicati in quei pazienti che richiedono un supporto stabile e facilmente riparabile. • Materassi in gommapiuma (a profilo sagomato o viscoelastica) I modelli più diffusi sono quelli che presentano la parte superiore suddivisa in tanti elementi a forma di tronco di piramide: viene così facilitata la circolazione dell’aria e il peso del corpo è distribuito su una superficie di appoggio più ampia. È consigliabile utilizzare materassi a tre sezioni e a tre strati sovrapposti, di diversa densità, che meglio si adattano al soma del paziente. • Materassi ad acqua Erano più usati in passato. Possono essere costituiti da una o più parti (di solito tre: per la testa e il torace, per l’addome e il bacino, per gli arti infe-riori), con o senza fodera di conteni-mento. Offrono un buon sostegno ed una buona penetrazione delle sporgenze ossee: è necessario non riempire troppo di acqua il materasso così da facilitare la penetrazione e quindi la ripartizione delle pressioni sui punti di

appoggio. La temperatura dell’acqua deve essere mantenuta intorno ai 30-37 °C per non creare squilibri termici al paziente. L’acqua del materasso tende ad assumere la temperatura dell’ambiente: alcuni modelli sono perciò dotati di un termostato che mantiene la temperatura dell’acqua a valori prestabiliti.

15. Quali letti offrono attualmente le migliori garanzie nella prevenzione nelle piaghe da decubito?

Letti a cuscini d’aria. Sono letti in cui la pressione dell’aria all’interno dei cuscini viene regolata da un sistema computerizzato che consente di mantenere le pressioni di contatto inferiori alla soglia di chiusura dei capillari, nonché un continuo adattamento delle pressioni ai cambi di posizione del paziente. Alcuni modelli offrono la possibilità di modificare automaticamente la postura del paziente mediante un sistema elettrico di rotazione, elevazione e basculamento di tutto o una parte del materasso. • Letti fluidizzati In questi sistemi un generatore d’aria mette in "ebollizione" migliaia di microsfere di ceramica siliconata che riducono a valori bassissimi la pressione di appoggio (fino a

10 mmHg). Il pazientegiace su un lenzuolo che lascia passare l’aria del compressore ma non le particelle di ceramica: in questo modo egli "galleggia" sulle microsfere "fluidizzate" dall’aria. I letti fluidizzati e a cuscini d’aria costituiscono sicuramente i presidi più efficaci: i costi molto elevati e le difficoltà di gestione, però, non ne consentono al momento una utilizzazione su larga scala.

16. Quali e quanti tipi di cuscini antidecubito esistono in commercio?

Sono attualmente disponibili molti tipi di cuscini con caratteristiche diverse. Questi i principali:

• Cuscini in schiuma • Cuscini in gel • Cuscini ad acqua • Cuscini ad aria • Cuscini multistrato. • Cuscini in schiuma I cuscini in schiuma (gommapiuma) hanno una elevata memoria: non rappresentano quindi un presidio antidecubito di prima scelta. Durano poco e si riscaldano facilmente; per contro costano poco, sono di peso contenuto e facili da gestire. È preferibile utilizzare una schiuma sagomata o perforata per favorire il passaggio dell’aria. Si consiglia di limitarne l’uso a pazienti in grado di cambiare autonomamente la posizione. • Cuscini in gel I cuscini in gel (di silicone, di poliuretano, di plastomero) devono avere uno spessore di almeno tre centimetri per consentire una ottimale penetrazione delle prominenze ossee (tuberosità ischiatiche); il loro peso è molto elevato e offrono una buona stabilità al paziente in carrozzina. Non vanno prescritti a soggetti che trascorrono molte

ore seduti senza sollevarsi o cambiare posizione, o non in grado di gestire un cuscino così pesante (4-6 kg). • Cuscini ad acqua Sono praticamente scomparsi dal mercato per la scarsa efficacia ed i numerosi inconvenienti presentati(peso eccessivo, instabilità del paziente in posizione seduta, frequenti forature).

17. Quali sono le caratteristiche dei cuscini ad aria e dei cuscini multistrato?

Cuscini ad aria. Ne esistono di vari modelli (a singola camera d’aria, a più camere d’aria non comunicanti, a più camere d’aria comunicanti tra loro): il più diffuso ed efficace è costituito da una camera gonfiabile suddivisa in tante celle separate tra loro ma comunicanti nella parte inferiore.L’altezza ideale delle celle è di 10 cm. Questi cuscini ("a fluttuazione asciutta") sono efficaci solo se gonfiati al punto giusto: troppa aria impedisce lapenetrazione delle tuberosità ischiatiche,poca aria determina il contatto delle prominenze ossee con la base del cuscino e, quindi, il sedile della carrozzina. La quantità di aria introdotta deve essere accuratamente regolata in rapporto alle caratteristiche personali di ogni paziente. La conformazione "a celle" migliora la circolazione dell’aria a livello della superficie di appoggiocon tutti i vantaggi che ne derivano (comfort, traspirazione, temperatura). Sono presidi molto efficaci e leggeri: possono tuttavia determinare una certainstabilità posturale. Per ovviare a questo inconveniente esistono in commercio

cuscini sagomati anatomicamente che consentono una posizione più stabile e comoda. • Cuscino multistrato È costituito da una base rigida di forma anatomica, che impedisce lo slittamento in avanti del paziente, al di sopra della quale è posizionato il cuscino contenente il materiale gelatinoso. Sia il cuscino che la base sono rivestiti di materiale impermeabile e tenuti insieme da strisce di velcro; il tutto è avvolto in un involucro esterno con funzioni sia di rivestimento sia di traspirazione.

18. Quali caratteristiche deve possedere un cuscino per svolgere un'efficace azione antidecubito?

Premesso che non esiste un cuscino antidecubito riconosciuto come il migliore e/o il più efficace nella prevenzione delle piaghe da decubito, esistono alcune indicazioni "di massima" con cui individuare il tipo dausare in rapporto alla patologia e alle caratteristiche somatiche del paziente.La scelta e la prescrizione del cuscino dovrebbe essere fatta contemporaneamente alla scelta della carrozzina. Infatti, se il cuscino è troppo alto, può essere difficile per il paziente raggiungere i mancorrenti ed i freni; i braccioli possono risultare troppo bassi, come pure lo schienale, e così via. Anche se non vi sono criteri universalmente validi per la scelta del cuscino antidecubito, esistono precise regole di cui tenere conto: • Comfort • Durabilità • Stabilità posturale. La capacità di mantenere attivamente una corretta postura seduta varia da individuo a individuo: per alcuni soggetti un cuscino ad aria o ad acqua può risultare troppo instabile e rendere, per esempio, meno efficace la spinta della carrozzina o

determinare vizi posturali alla colonna vertebrale (scoliosi). La stabilità può essere aumentata inserendo un’assicella di legno tra il cuscino e il sedile della carrozzina. • Funzionalità rispetto ai trasferimenti. Quando si sceglie un cuscino per la car-rozzina si vanno ad alterare i rapporti fra l’altezza del sedile e le altre superfici quali il letto, il wc e l’automobile; si renderà necessario, pertanto, apportaremodifiche all’ambiente per non ridurre o limitare la propria autonomia. • Funzionalità rispetto all’uso del cuscino in automobile.

20. Come si possono "trattare" le piaghe da decubito?

Nei confronti delle piaghe da decubito esistono oggi valide possibilità terapeutiche che, anche se in tempi a volte molto lunghi, conducono ad una guarigione completa. Il trattamento di base è costituito da: • rimozione del tessuto necrotico; • detersione della piaga; • medicazione. La rimozione del tessuto necrotico (escara) può essere effettuata chirurgicamente o mediante l’applicazione di enzimi proteolitici (sostanze che "distruggono" i tessuti non vitali della piaga). Gli enzimi vanno applicati solo sul tessuto necrotico, in quanto sono molto lesivi nei confronti della cute sana; la rimozione chirurgica può avvenire gradualmente nel tempo per evitare episodi di sanguinamento. La detersione (pulizia) della piaga deve avvenire dopo l’eventuale rimozione del tessuto necrotico. Deve essere energica per rimuovere i coaguli che in superfice possono ostacolare la riepitelizzazione dell’ulcera. Va effettuata con soluzione fisiologica: l’acqua ossigenata va utilizzata esclusivamente in presenza di infezione della lesione. Sono attualmente

disponibili molti prodotti destinati alla medicazione delle piaghe da decubito (bendaggi idrocolloidali, prodotti assorbenti in granuli, medicazioni assorbenti in poliuretano o alginati): le indicazioni al loro uso variano da caso a caso. In generale ricordiamo che la medicazione deve sempre essere rigorosamente sterile, essere effettuata velocemente e rinnovata quotidianamente (salvo diversa prescrizione del Medico): la lesione, infine, va coperta con pellicole trasparenti o semplici garze sterili. Per il loro effetto stimolante la rigenerazione dei tessuti, può essere utile completare il trattamento con magnetoterapia e laserterapia locale. La terapia locale deve essere associata a provvedimenti di carattere generale, di cui si è già trattato in precedenza (non posizionare il paziente sulla zona della lesione, evitare che l’ulcera venga a contatto con feci e urine ecc.). Molto utile è anche una dieta ipercalorica, ricca di proteine, le quali favoriscono il processo di riparazione della piaga da decubito.

21. Quali sono le piu' frequenti complicanze e come e' possibile intervenire?

Le più frequenti complicanze delle piaghe da decubito sono costituite da infezioni, ascessi e osteomieliti. • Infezioni La contaminazione batterica della lesione produce un essudato più abbondante, spesso maleodorante: si dovrà trattare la piaga localmente con antibiotici e con prodotti disinfettanti come l’acqua ossigenata (da usarsi comunque per brevi periodi). • Ascessi Si realizzano quando l’infezione si propaga ai tessuti circostanti (sottocutaneo), con raccolte di pus che possono comunicare, mediante fistole, con organi interni o verso l’esterno. In questi casi è necessario effettuare una terapia antibiotica sistemica per evitare il rischio di pericolose setticemie. • Osteomieliti Se l’infezione si estende dalla piaga da decubito alle strutture ossee vicine può essere causa di una osteomielite. L’osteomielite può determinare la distruzione dell’osso e delle articolazioni e costringe il paziente a prolungati periodi di immobilizzazione a letto. Può cronicizzarsi: in questo caso si ricorre spesso all’intervento chirurgico per "ripulire" la cavità ascessuale che si forma all’interno delle ossa. La migliore cura di queste possibili complicanze è, come al solito, costituita dalla prevenzione, basata soprattutto sulla sterilità assoluta nell’esecuzione delle manovre di detersione e medicazione della piaga.

22. Esiste anche la possibilita' di trattare chirurgicamente le piaghe da decubito?

Se il trattamento locale non determina la guarigione (crescita del tessuto di "riparazione" all’interno dell’ulcera e riepitelizzazione) della piaga da decubito, è necessario ricorrere ad un intervento chirurgico di riparazione (intervento di plastica cutanea). Lo scopo dell’intervento chirurgico è quello di ricoprire la piaga con cute vascolarizzata (cioè dotata di proprie arterie e vene) così da facilitare la guarigione definitiva della lesione. Gli interventi più efficaci sono rappresentati dai cosiddetti lembi autoplastici miofasciocutanei: si tratta di prelevare tessuto muscolare, sottocutaneo e cutaneo e trasferirlo, con il proprio fascio vascolo-nervoso (peduncolo) in modo da mantenerlo autonomo, sulla zona da trattare. La tecnica chirurgica (lembo di rotazione, di scollamento, plastica a Z), i muscoli da utilizzare, il momento in cui effettuare l’intervento variano in rapporto alle caratteristiche e alla localizzazione della piaga nonché alle condizioni generali del paziente (peso, età, patologie associate, autonomia). Ricordiamo che questi interventi prevedono un periodo post-operatorio durante il quale, per tempi a volte molto lunghi, il paziente non potrà assolutamente appoggiare sulla zona trattata: è pertanto necessario che il soggetto venga adeguatamente informato e che sia dotato di quei presidi antidecubito che gli consentano di mantenere, ad esempio, la posizione prona per molti giorni (letti ad aria o fluidizzati). Il lembo dovrà essere controllato quotidianamente (da personale esperto), lavato e disinfettato; i drenaggi vanno attentamente monitorati e di solito i punti di sutura vanno rimossi dopo 20 giorni. Il paziente potrà iniziare a decombere per breve tempo, sulla zona dell’intervento generalmente non prima di 30 giorni. La ripresa del programma di riabilitazione motoria e funzionale dovrà essere graduale per evitare pericolose recidive delle lesioni.