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14 L’ECO DI BERGAMO
DOMENICA 26 MARZO 2017
Albini, un’Academy in aziendaper insegnare il tessile del futuroColtivare talenti. Per i neo assunti una formazione specializzata in collaborazione con l’istituto Paleocapa Il presidente del Gruppo: «C’è un’altissima richiesta di figure professionali qualificate, ma non si trovano»
FABIANA TINAGLIA
Investire sui giovani lavoratori, per fare formazione e creare una collaborazione strettatra il mondo del lavoro e le conoscenze del territorio.
Il Gruppo Albini 1.390 dipendenti nel mondo di 27 nazionalitàdiverse ha avviato lo scorso novembre la «Albini Academy» chechiuderà il primo ciclo di formazione proprio in questi giorni, dopo 220 ore di attività che hanno coinvolto 15 giovani neoassunti del Gruppo, in collaborazione conl’Istituto tecnico Peleocapa di Bergamo. Protagonisti del corso11 dipendenti che lavorano ad Albino, treal polo logistico e laboratorio tessuti di Gandino e uno al finissaggio di Brebbia.
«Questo progettoparte da un’idea più ampia spiega il presidente del Gruppo Silvio Albini : il settore tessile ha difficoltàa trovare nuove figureprofessionali. La domanda è altissima, ma non viene soddisfatta».
Il problema è noto ed è la fotografia degli ultimi anni del territorio bergamasco. «L’immagine delnostro settore è negativa, il tessileè considerato obsoleto continuaAlbini . Al contrario, le aziende che hanno superato la crisi hannovinto le tante sfide affrontate condinamicità, creatività, con strategie che hanno messo il prodotto tessile e i clienti al centro».
Per fare questo servono risorsesempre più preparate e da qui l’idea di formare le nuove leve delGruppo: «Ragazzi che devono avere una visione globale di un’azienda spiega il presidente . Non è
più il tempo per essere meri specialisti: serve una visione più ampia e trasversale del lavoro, per riuscire a risolvere problemi sempre più complessi, con maggioreconsapevolezza».
C’è quindi bisogno di competenze tecniche, ma anche logistiche, abilità commerciali e digitali,avere una formazione su tutte lefasi del processo produttivo: «Abbiamo condiviso il calendario di studi con l’Istituto Palecapa» spiega Giovanni battista Romani,direttore delle Risorse umane delgruppo Albini. Due giornate di studio a settimana, in orario di la
voro: «Il più giovanedi questi ragazzi hasolo 19 anni spiegaSara Chinelli . Nellaformazione anche lavisita in realtà con cuilavoriamo come laRitorcitura Rossi, lafilatura Prealpina, ilGruppo Itema».
Del resto la filosofia formativa inazienda è assodata:
«Alcuni dipendenti frequentanomaster all’Università, ma anche corsi di lingua e di informatica, perrispondere ai diversi fabbisogni formativi che individuiamo continua Romani . In un circolo virtuoso: offrire valore aggiunto allenostre risorse, che dobbiamo salvaguardare, facendo cultura sul territorio».
Con le competenze formativedell’istituto Paleocapa: «Questo progetto permette di ribaltare unavisione sociale, mostrando comeil settore sia dinamico e richiedanuove risorse sul territorio locale»commenta il dirigente scolasticoImerio Chiappa. Nelle classi i periti tessili scarseggiano: «Le fami
glie non hanno capito che le prospettive di trovare lavoro sono altissime». Albini Academy è l’occasione per far conoscere il lavoro svolto all’istituto.
Alcuni dei 15 ragazzi, tra l’altroarrivano proprio dall’Esperia, come Rifet Ahmecanovic, 23 anni diorigine bosniaca: «Sono perito tessile: dopo un’esperienza nel settore programmazione di Albini, sono approdato al laboratoriofilati, per poi iniziare all’ufficio stile per il marchio Albiate racconta. Durante il corso si sono consolidate le competenze acquisite a scuola, la conoscenza del tessuto,ma si è acquisita una visione globale del lavoro, per capire cosa c’èprima e dopo il prodotto, in una visione d’insieme».
Dalla filatura alla tessitura, finoai finissaggi, con l’aspetto umano «fare squadra e socializzare coni colleghi» si mixa a quello professionale, che è ben spiegato ancheda Alice Mancuso, 23 anni: «Io arrivo dal Politecnico di Milano, dove mi sono laureata in Fashion design: assunta all’ufficio stile lo scorso settembre mi occupo degli“Esclusivi”, dei clienti più prestigiosi. Ora ho approfondito le competenze tecniche» spiega.
Anche Marco Longaretti, 21anni di Urgnano, lavora agli «Esclusivi» ed è perito tessile: «Dopo un’esperienza nel GruppoItema, ad aprile sono arrivato daAlbini dove ora il processo produttivo mi è più chiaro, nella sua globalità e complessità». Aggiunge Alice: «Il tessuto è un prodotto vivente. Non sei tu creativo che decidi, ma è il tessuto che ti dà le“regole di base” e ti permette di portare un’eccellenza, italiana, nelmondo».
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Alcuni dei giovani lavoratori di Albini durante un momento formativo, nel reparto di orditura del cotonificio
In piedi Rifet Ahmecanovic e Alice Mancuso. Seduto Marco Longaretti Lezione in reparto
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Concorso formaggi affinatiDomani le premiazioni Domani alle 18 in Camera di Commercio (viaPetrarca 10) la premiazione dei vincitori delprimo concorso dedicato ai formaggi affinati.
Silvio Albini
«Modelli di business diversi per ogni Paesein cui esportiamo»
Diversificare i mercati, lavorare in maniera sempre più specialistica con i clienti di tutto il mondo, andando a soddisfare esigenze sempre differenti e ogni volta più «su misura».
La ricetta dell’export delGruppo Albini, 147,6 milioni di fatturato nel 2016, parte da qui,considerando che la realtà con
base in Valle Seriana esporta il suo prodotto di eccellenza in 80 Paesi del mondo. «Il settoretessile cotoniero e quello diproduttori per camicie non sta vivendo un momento facile spiega Silvio Albini, presidentedell’omonimo Gruppo . Le difficoltà sono molteplici: pensoalla concorrenza produttiva di Paesi come la Turchia dove la
lira si è svalutata di più del 20%negli ultimi mesi, ma soprattutto penso alla difficile situazione geopolitica che crea instabilità. Poi c’è anche la concorrenza della maglieria, un fattore moda da non sottovalutare in un mercato sempre più aggressivo».
Da qui la necessità di lavorare «sui singoli Paesi e sui singoliclienti per mantenere le quote di mercato, investendo in innovazione e confermando l’eccellenza del made in Italy». Che con Albini gira tutto il mondo: «L’export è il 70% del nostro fatturato commenta : la Russia non si è ancora risollevata, la Cina ha toccato il fondo e quila ripresa è molto lenta. Si tratta di un’area geografica dove
Uniti: «Qui stanno soffrendo i modelli di business tradizionali e le vendite on line sono decollate, ma non solo: c’è lo stilista che va di persona dal clientea fare il su misura» commenta ancora Albini che ha ricevuto proprio nei giorni scorsi una delegazione di 70 referenti di una realtà americana, simbolo di questi nuovi modelli di business. «Segni dei cambiamenti in atto e di una fase di transizione che sta coinvolgendo tutto ilsettore e i suoi modelli e protagonisti: dal camiciaio al mondoretail fino ai grandi brand». Poic’è la «nicchia» Giappone: «Ètra i mercati più sofisticati almondo, espressione e bussola di eccellenza». Fa.Ti.
Il 70% del fatturato del Gruppo Albini è destinato all’export
continuare a investire tantoche siamo partiti proprio negli scorsi mesi con un servizio su misura per tutto l’Oriente».
Fiore all’occhiello il VecchioContinente: «Sta risollevando
si l’Italia, bene la Spagna e la Francia, ma anche la Germaniae i Paesi scandinavi. In Europa facciamo il 30% del nostroexport».
Un altro 30% è negli Stati