aldai rilanciare la lombardia (e l’italia) in cinque mosse · nua e le politiche attive per il...

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Sviluppo & Crescita 3 Eventi Lunedì 16 dicembre 2013 I manager possono giocare un ruolo chiave per rilan- ciare l’economia, a cominciare dalla Lombardia, che rappre- senta da sempre il motore del- lo sviluppo dell’intero Paese. E proprio in Lombardia oggi ci sono cinque opportunità con- crete per stimolare la crescita e creare occupazione qualificata: l’Expo 2015, le reti di imprese, l’internazionalizzazione delle aziende, la formazione conti- nua e le politiche attive per il lavoro. È questo il progetto lan- ciato dalla più grande associa- zione di Federmanager, Aldai (Associazione Lombarda Diri- genti Aziende Industriali) che conta 17.000 associati. “L’Italia rappresenta il 3,3% della pro- duzione mondiale. È l’ottava potenza industriale del piane- ta, la seconda in Europa dopo la Germania”, osserva Romano Ambrogi, presidente Aldai, “Il Paese tornerà a crescere solo rilanciando l’industria, il com- mercio, i servizi, il turismo, l’alimentazione, l’ambiente, i trasporti, le comunicazioni, la buona amministrazione. E ov- viamente si ricomincerà dalla Lombardia”. Per trasformare il Paese, bisogna però dare più spazio e riconoscimento ai di- rigenti, sia nel settore privato che nel pubblico. Fra i mag- giori Paesi europei, l’Italia ha il primato negativo della minor presenza di manager, meno di 4 ogni 100 lavoratori (3,7%). In Germania sono il 4,5%., in Spagna il 5%, il 7,4% in Francia e ben il 10,8% in Gran Breta- gna. È quanto emerge da una ricerca Aldai, che inoltre sot- tolinea come l’Italia sia il Paese con il più elevato carico fiscale sulle imprese europee: il 68% contro una media del 42%, secondo i dati Ocse. “L’Italia tornerà a crescere solo rilan- ciando l’industria, motore di sviluppo economico e socia- le, e le attività che trainano la produzione, come turismo, cultura, ambiente, trasporti”, aggiunge Ambrogi. “Le azien- de crescono solo con manager professionali, innovativi e mo- de transita dall’inserimento di nuovi manager”, afferma Am- brogi. “Per trattenerli in Italia, bisogna fare in modo che il carico fiscale e contributivo per le aziende sia in linea con gli altri Paesi europei”. L’ultimo punto riguarda l’inserimento di figure qualificate nelle im- prese con l’alto apprendistato e la promozione del trasferimen- to di competenze dei manager “coach” nelle aziende, specie piccole e medie, con incentivi e piani di formazione. Per de- cenni la Penisola è stata una fucina di geniali imprenditori e capitani d’industria, in molti settori. Alcuni marchi storici resistono ancora oggi e sono riconosciuti nel mondo per lo straordinario glamour del Made in Italy. Basti pensare alle auto, alla moda, al design, al cibo, alle bevande, agli oc- chiali, ai gioielli, ai robot, agli apparecchi domestici, solo per citarne alcuni. A volte il brand è quello di una multinazionale, ma cervelli, braccia, organiz- zazione e stile hanno il vessillo tricolore. Il termine “industria” evoca le antiche fabbriche otto- centesche, le catene di montag- gio, le miniere, i porti, le cave, i magazzini. “La realtà di oggi è molto diversa”, rileva il pre- sidente di Aldai. “Industria significa ovunque conoscenza, progresso, ricerca, sviluppo, innovazione, tecnologia. Gli stabilimenti moderni brulica- no di robot, macchinari, com- puter. Ma soprattutto di perso- nale altamente qualificato”. L’industria - sostiene l’Aldai - è il vero motore della crescita e del benessere di un Paese. Do- ve ci sono industrie pullulano servizi, commercio, artigiana- to, scuole, atenei. Ogni impre- sa manifatturiera porta in dote un ricco indotto che fa da vo- lano al benessere del territorio. “Volendo riassumere in uno slogan la ricetta per il rilancio del Paese - conclude Ambrogi - possiamo dire che occorrono più industria e più dirigenti per innescare il circolo virtuo- so della crescita di tutti gli altri settori”. Un premio alle donne manager Si chiama Merito e Talento e si propone di segnalare modelli manageriali femminili d’eccellenza N onostante la crisi, cresce in Italia la “quota rosa” ai vertici delle aziende: in 10 anni le donne dirigenti sono salite dal 24,3% al 28,7%. A fine 2012, su 403.000 manager, le donne erano 116.000. Fra uo- mini e donne dirigenti, con pari ruolo, resta un divario del 10% negli stipendi. È quanto emerge da una ricerca di Aldai, realizzata in collaborazione con HayGroup, società globale di consulenza per la realiz- zazione delle strategie. “La crescente pre- senza femminile fra i dirigenti arricchisce il capitale umano delle imprese. L’Italia resta però indietro in Europa, perché da noi le donne top manager sono meno del 10%”, nota Paola Poli, consigliera di Aldai che all’interno dell’associazione ricopre il ruo- lo di coordinatrice del gruppo Donne Di- rigenti. Una realtà molto attiva che l’anno scorso ha istituito un’importante iniziativa, il premio Merito e Talento, che sarà ripetu- ta anche nel 2014. “Il Gruppo Donne Di- rigenti Aldai ha chiesto ai 17.000 associati di segnalare modelli femminili manageriali positivi, che rappresentino veri esempi di merito e talento - spiega Paola Poli - l’obiet- tivo è di promuoverli, diffonderli e premiar- li per favorire una cultura delle pari oppor- tunità”. Il gruppo di lavoro Donne Dirigenti Aldai ha lo scopo di creare sinergie con enti e organizzazioni per offrire alle associate maggiori opportunità di networking, ag- giornamento e formazione e per far emer- gere modelli positivi. ■■ ALDAI / L’Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali conta 17.000 associati, oltre 1/3 dei dirigenti industriali italiani: è la più grande associazione di Federmanager Rilanciare la Lombardia (e l’Italia) in cinque mosse Industrie strategiche, innovazione, infrastrutture logistiche e digitali, riduzione del cuneo fiscale e figure qualificate nelle imprese S econdo lo studio sulla competitività delle regioni europee “Regional Competitive Index 2013” (Rci 2013) la Lom- bardia si conferma al primo posto fra le regioni italiane. Ma nella classifica continentale è scesa dal 95° posto del 2010 al 128° del 2013 (su un totale di 262). Il dato impone una seria riflessione e la collaborazione di tutte le forze istituzionali e sociali, secondo il presidente Al- dai, per varare un piano di rilancio che valorizzi le risorse umane e metta al centro l’occupazione. Lo studio Rci 2013 mette in luce alcune eccellenze lombarde: il sistema sanita- rio, le infrastrutture, la dimensione di mercato e il livello di sofisticazione del business. “Vanno però fatti degli sforzi sulle aree critiche messe in evidenza dal rapporto”, sottolinea Am- brogi. “Per esempio la formazione, la diffusione di tecnologie e l’innovazione”. Lombardia al primo posto in Italia, ma in Europa giù dal 95° al 128° posto tivati. In Lombardia è presente un terzo dei dirigenti indu- striali italiani”. Aldai ha lanciato un progetto per il rilancio della Lombardia in cinque punti. Innanzitutto un “piano straordinario” per rafforzare le industrie strategi- che, come meccanica, chimica- farmaceutica, Ict ed energia. Si tratta di un patrimonio enorme di imprese, impianti, persone e competenze che va preservato e potenziato. In secondo luogo occorre un “progetto speciale” per favorire le start up inno- vative. Nuove imprese attive in settori come biotecnologie, nanotecnologie, new media. La Lombardia è sempre stata la culla dell’innovazione e c’è un forte legame con le università e i centri di ricerca di eccellenza. Il terzo pilastro del piano Aldai è l’investimento in infrastrut- ture logistiche e digitali. Un comparto al quale dovrebbe essere destinato almeno il 2% del Pil, per migliorare la com- petitività. Un quarto importante punto proposto da Aldai è la consi- stente riduzione del cuneo fi- scale e contributivo che grava su imprese e lavoratori, specie per le figure manageriali. Lo stipendio netto dei dirigen- ti in Italia è appena il 40% dell’esborso sostenuto dalle imprese, contro il 60% di Gran Bretagna, Spagna e Germania e il 74% degli Usa. Il resto va in tasse e contributi. È quanto emerge da una ricerca con- dotta da HayGroup, società globale di consulenza per la realizzazione delle strategie, presentata all’assemblea Aldai 2013. “La crescita delle azien- Paola Poli, coordinatrice del gruppo Donne Dirigenti Aldai Romano Ambrogi, presidente Aldai La Lombardia vuole essere sempre più competitiva tra le regioni europee

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Sviluppo & Crescita 3EventiLunedì 16 dicembre 2013

Imanager possono giocare un ruolo chiave per rilan-

ciare l’economia, a cominciare dalla Lombardia, che rappre-senta da sempre il motore del-lo sviluppo dell’intero Paese. E proprio in Lombardia oggi ci sono cinque opportunità con-crete per stimolare la crescita e creare occupazione qualificata: l’Expo 2015, le reti di imprese, l’internazionalizzazione delle aziende, la formazione conti-nua e le politiche attive per il lavoro. È questo il progetto lan-ciato dalla più grande associa-zione di Federmanager, Aldai (Associazione Lombarda Diri-genti Aziende Industriali) che conta 17.000 associati. “L’Italia rappresenta il 3,3% della pro-duzione mondiale. È l’ottava potenza industriale del piane-ta, la seconda in Europa dopo la Germania”, osserva Romano Ambrogi, presidente Aldai, “Il Paese tornerà a crescere solo rilanciando l’industria, il com-mercio, i servizi, il turismo, l’alimentazione, l’ambiente, i trasporti, le comunicazioni, la buona amministrazione. E ov-viamente si ricomincerà dalla Lombardia”. Per trasformare il Paese, bisogna però dare più spazio e riconoscimento ai di-

rigenti, sia nel settore privato che nel pubblico. Fra i mag-giori Paesi europei, l’Italia ha il primato negativo della minor presenza di manager, meno di 4 ogni 100 lavoratori (3,7%). In Germania sono il 4,5%., in Spagna il 5%, il 7,4% in Francia e ben il 10,8% in Gran Breta-gna. È quanto emerge da una ricerca Aldai, che inoltre sot-

tolinea come l’Italia sia il Paese con il più elevato carico fiscale sulle imprese europee: il 68% contro una media del 42%, secondo i dati Ocse. “L’Italia tornerà a crescere solo rilan-ciando l’industria, motore di sviluppo economico e socia-le, e le attività che trainano la produzione, come turismo, cultura, ambiente, trasporti”, aggiunge Ambrogi. “Le azien-de crescono solo con manager professionali, innovativi e mo-

de transita dall’inserimento di nuovi manager”, afferma Am-brogi. “Per trattenerli in Italia, bisogna fare in modo che il carico fiscale e contributivo per le aziende sia in linea con gli altri Paesi europei”. L’ultimo punto riguarda l’inserimento di figure qualificate nelle im-prese con l’alto apprendistato e la promozione del trasferimen-to di competenze dei manager “coach” nelle aziende, specie piccole e medie, con incentivi e piani di formazione. Per de-cenni la Penisola è stata una fucina di geniali imprenditori e capitani d’industria, in molti settori. Alcuni marchi storici resistono ancora oggi e sono riconosciuti nel mondo per lo straordinario glamour del Made in Italy. Basti pensare alle auto, alla moda, al design, al cibo, alle bevande, agli oc-chiali, ai gioielli, ai robot, agli apparecchi domestici, solo per citarne alcuni. A volte il brand è quello di una multinazionale, ma cervelli, braccia, organiz-zazione e stile hanno il vessillo tricolore. Il termine “industria” evoca le antiche fabbriche otto-centesche, le catene di montag-gio, le miniere, i porti, le cave, i magazzini. “La realtà di oggi è molto diversa”, rileva il pre-sidente di Aldai. “Industria significa ovunque conoscenza, progresso, ricerca, sviluppo, innovazione, tecnologia. Gli stabilimenti moderni brulica-no di robot, macchinari, com-puter. Ma soprattutto di perso-nale altamente qualificato”.L’industria - sostiene l’Aldai - è il vero motore della crescita e del benessere di un Paese. Do-ve ci sono industrie pullulano servizi, commercio, artigiana-to, scuole, atenei. Ogni impre-sa manifatturiera porta in dote un ricco indotto che fa da vo-lano al benessere del territorio. “Volendo riassumere in uno slogan la ricetta per il rilancio del Paese - conclude Ambrogi - possiamo dire che occorrono più industria e più dirigenti per innescare il circolo virtuo-so della crescita di tutti gli altri settori”.

Un premio alle donne managerSi chiama Merito e Talento e si propone di segnalare modelli manageriali femminili d’eccellenza

Nonostante la crisi, cresce in Italia la “quota rosa” ai vertici delle aziende:

in 10 anni le donne dirigenti sono salite dal 24,3% al 28,7%. A fine 2012, su 403.000 manager, le donne erano 116.000. Fra uo-mini e donne dirigenti, con pari ruolo, resta un divario del 10% negli stipendi.È quanto emerge da una ricerca di Aldai, realizzata in collaborazione con HayGroup,

società globale di consulenza per la realiz-zazione delle strategie. “La crescente pre-senza femminile fra i dirigenti arricchisce il capitale umano delle imprese. L’Italia resta però indietro in Europa, perché da noi le donne top manager sono meno del 10%”, nota Paola Poli, consigliera di Aldai che all’interno dell’associazione ricopre il ruo-lo di coordinatrice del gruppo Donne Di-

rigenti. Una realtà molto attiva che l’anno scorso ha istituito un’importante iniziativa, il premio Merito e Talento, che sarà ripetu-ta anche nel 2014. “Il Gruppo Donne Di-rigenti Aldai ha chiesto ai 17.000 associati di segnalare modelli femminili manageriali positivi, che rappresentino veri esempi di merito e talento - spiega Paola Poli - l’obiet-tivo è di promuoverli, diffonderli e premiar-li per favorire una cultura delle pari oppor-tunità”. Il gruppo di lavoro Donne Dirigenti Aldai ha lo scopo di creare sinergie con enti e organizzazioni per offrire alle associate maggiori opportunità di networking, ag-giornamento e formazione e per far emer-gere modelli positivi.

■■■ ALDAI / L’Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali conta 17.000 associati, oltre 1/3 dei dirigenti industriali italiani: è la più grande associazione di Federmanager

Rilanciare la Lombardia (e l’Italia) in cinque mosseIndustrie strategiche, innovazione, infrastrutture logistiche e digitali, riduzione del cuneo fiscale e figure qualificate nelle imprese

Secondo lo studio sulla competitività delle regioni europee “Regional Competitive Index 2013” (Rci 2013) la Lom-

bardia si conferma al primo posto fra le regioni italiane. Ma nella classifica continentale è scesa dal 95° posto del 2010 al 128° del 2013 (su un totale di 262).Il dato impone una seria riflessione e la collaborazione di tutte le forze istituzionali e sociali, secondo il presidente Al-dai, per varare un piano di rilancio che valorizzi le risorse umane e metta al centro l’occupazione. Lo studio Rci 2013 mette in luce alcune eccellenze lombarde: il sistema sanita-rio, le infrastrutture, la dimensione di mercato e il livello di sofisticazione del business. “Vanno però fatti degli sforzi sulle aree critiche messe in evidenza dal rapporto”, sottolinea Am-brogi. “Per esempio la formazione, la diffusione di tecnologie e l’innovazione”.

Lombardia al primo posto in Italia, ma in Europa giù dal 95° al 128° posto

tivati. In Lombardia è presente un terzo dei dirigenti indu-striali italiani”.Aldai ha lanciato un progetto per il rilancio della Lombardia in cinque punti. Innanzitutto un “piano straordinario” per rafforzare le industrie strategi-che, come meccanica, chimica-farmaceutica, Ict ed energia. Si tratta di un patrimonio enorme di imprese, impianti, persone e competenze che va preservato e potenziato. In secondo luogo

occorre un “progetto speciale” per favorire le start up inno-vative. Nuove imprese attive in settori come biotecnologie, nanotecnologie, new media. La Lombardia è sempre stata la culla dell’innovazione e c’è un forte legame con le università e i centri di ricerca di eccellenza.Il terzo pilastro del piano Aldai è l’investimento in infrastrut-ture logistiche e digitali. Un comparto al quale dovrebbe essere destinato almeno il 2% del Pil, per migliorare la com-petitività.Un quarto importante punto proposto da Aldai è la consi-stente riduzione del cuneo fi-scale e contributivo che grava su imprese e lavoratori, specie per le figure manageriali. Lo stipendio netto dei dirigen-ti in Italia è appena il 40% dell’esborso sostenuto dalle imprese, contro il 60% di Gran Bretagna, Spagna e Germania e il 74% degli Usa. Il resto va in tasse e contributi. È quanto emerge da una ricerca con-dotta da HayGroup, società globale di consulenza per la realizzazione delle strategie, presentata all’assemblea Aldai 2013. “La crescita delle azien-

Paola Poli, coordinatrice del

gruppo Donne Dirigenti Aldai

Romano Ambrogi, presidente Aldai

La Lombardiavuole essere

sempre più competitiva tra le

regioni europee