aldous huxley - fini e mezzi

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Il pensiero crlllco E MEZZI Arnoldo Mondadori Editore ,

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Page 1: Aldous Huxley - Fini E Mezzi

Il pensiero crlllco

FI~I EMEZZI

Arnoldo Mondadori Editore,

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I FINI E MEZZI I~~ .::;;:::;;: INDAGINE SULLA NATURA ::;;::~ ~~ DEGLI IDEALI E SUI METODI ADDITATI ~::::: ~::::: PER REALIZZARLI ::;;:t:l ~::::: ~::::: ~~ ,~- I~i::: li:::~ ~~ ~

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METE, VIE E ATTUALE PUNTO DI PARTENZA

N'LLA nostra civiltà esiste, ed è esistito per circat rent a secoli, un accordo generale su quale sia la

mèta ideale degli sforzi umani. Da Isaia fino a CarloMar x i profet i hanno parlato con una stessa voce. Nel­l'età dell 'oro a cui essi guardano vi sarà libertà , pace,giustizia e amor fraterno . « Nessuna nazione leverà piùla spada contro un 'altra nazione »; «il libero sviluppodi ognuna di esse porterà al libero sviluppo di tutte »;.. il mondo sarà pieno della conoscenza del Signore , co­si come le acque ricoprono il mare t .

Ripeto, riguardo alla mèta c'è da tempo un accordogenerale. Non si può dire lo stesso riguardo alle vieche conducono a questa mèta. Su questo punto l'una­nimità e la sicurezza diventa no invece una terribile con­fusione è un cozzare di opin ioni contraddittorie, soste­nute dogmat icamente e appoggiate con la violenza delfanatismo.

Alcuni credono, si tratta anzi di una opinione assaipopolare in questo momento, che la strada maest raverso un mondo migliore sia quella delle riforme eco­nomiche. Per alt ri la scorciato ia per arrivare al mondoideale è la conquista militare e l'egemonia di una datanazione; per altri ancora è invece la rivoluzione ar­mata e la dittatura di una particolare classe. Tuttiquest i pensan o pio che altro in te rmini di meccanismosociale e di organizzazione su larga 'scala , Vi sono altri

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però che affrontano il problema dal lato opposto, ecredono che i desiderati cambiament i sociali si possanoraggiungere più efficacemente cambiando gli indivi­dui che compongono la società. Di quest i alcuni pog­giano la loro fiducia sull 'educazione, alt ri sulla psica­nalisi, alt ri su un sistema di condotta (behaviou rism)applicato. Vi sono altri che, al contra rio, credo no chenon si possa ottenere alcun favorevole cambiamentomorale senza un aiuto soprannaturale. Questi sosten­gono che ci vuole un ritorno alla religione. (Purtroppo

. però non riescono a mettersi d' accordo quale dovrebbeessere questa religione.)

A questo punto è necessario dire qualcosa sull' indi­viduo ideale nel quale questi riform atori della moralevorrebbero t rasformare se stessi e gli alt ri. Ogni età eogni classe ha il proprio ideale. In Grecia le classi di­rigent i idealizzavan o l'uomo magnani mo, una specie didotto-gent iluomo. Gli Kshatriyas dell'antica India ei nobili feudali dell'Europa medievale avevano perideale l'uomo cavalleresco. L'honnéte. bomme fa la suaapparizione come l'ideale dei gentiluomini del sedice­simo secolo; il philosophe come l' ideale dei loro discen­dent i del secolo XVIII. Il XIX secolo ha idealizzatol'uomo rispettabile. Il XX ' ha già assist ito al sorgeree al cadere dell'uomo liberale e alla nascita dell'uomosociale privo di iniziativa e del div inizzato Condottiero.E in tutto questo tempo il povero e l'oppresso han sem­pre nostalgicamente sognato l'uomo ben nutri to, li­bero , felice e non sfruttato.

Quale dovremo scegliere fra questa sconcertante quan ­tità di ideali? La risposta è che non ne sceglieremonessuno. E infatti evidente che ognuno di questi idealicon traddittori è il frutto di circostanze sociali part ico­lari. Fino a un certo punto, naturalmente, questo èvero per ogni pensiero o aspirazione che sia mai stata

IO FINI E MEZZI

l

MÈTE, VIE E PUNTO DI PARTENZA II

formul ata . Ma alcuni pensieri e aspirazioni dipendonocon meno evidenza di altri da circostanze sociali par­ticolari. E qui sorge un fatto significat ivo ; tutt i gliideali circa la condotta umana, formulati da personeche siano riuscite a liberarsi dai pregiudizi del loro tem­po o del loro ambiente, sono singolarmente simili. Lo.liberazione dalle convenzioni di pensiero, di sent imentoe di condotta dominanti si ottiene nel modo più effi­cace praticando virtù disinteressate e mediante di~et­

ta intuizione della vera natura della realtà ultima.(Quest a intuizione è un dono, inerente all'individuo: maper quanto gli sia inerente, non si può manifestarecompletamente se non a certe condizioni . La prima diqueste è, appunto, lo. prat ica di virtù disinteressate.)Anche l'intelletto critico è, fino a un certo punto, unaforza liberat rice. Ma il modo con cui viene adoperatol'intelletto dipende dalla volontà. Quando la volontànon è disinteressata , l'i ntelletto tende a essere adope­rato (al di fuori dei campi ext ra-umani della tecnica,scienza o matematica pura) solo come uno st rumentoper la raz ionalizzazione della passione e del pregiudi­zio, la giustificazione del proprio interesse. Questa è lo.ragione per cui cosi pochi tra i filosofi anche i più acutisono riusciti a liberarsi completamente dalla st retta pri­gione della loro epoca e del loro paese. E ben raramenteraggiungono un a libertà tanto ampia come quella deimist ici e dei fondatori di religioni. Gli uomini più liber isono sempre stati quelli che hanno unit o la virtù all 'in­tuizione diretta .

Ora , fra quest i esseri umani liberi· vi è sempre statoun sostanziale accordo, durante le ultime 80 o go ge­nerazioni , per quel che riguarda l' individuo ideale . Gliuomini schiavi hanno pos to su un piedestallo modelliumani diversi: ma in ogni epoca e in ogni luogo gliuomini liberi hanno parlato in un solo modo.

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1 2 . FINI E MEZZI

E difficile trovare un termine unico che descriva ade­guatamente l'uomo ideale per quei filosofi, mist ici,fondatori di religione, che siano uomini liberi . Forseil migliore è " non-attaccato". L'uomo ideale è l'uomonon-attaccato. Non at taccato alle sue sensaz ioni e ai suoidesideri materiali. Xon at taccato alla sua sete di potere odi possesso. Non attaccato agli oggetti di questi diversidesideri . Non attaccato alla sua collera o al suo odio,non attaccato ai suoi affetti esclusivi; non attaccatoalla ricchezza, alla gloria, alla posizione sociale. Non at -

. taccato nemmeno alla scienza, all'arte, alla speculazio­ne, alla filantropia . Già, nemmeno a queste. Infatti,come il patriottismo, queste cose, per dirlo con le paroledell' Infermiera miss Cavell, "non bastano" . Il non-at­taccamento a sé stessi e a ciò che vien definito come " lecose di questo mondo", è stato sempre connesso, negliinsegnamenti dei filosofi e dei fondatori di religioni, conun attaccamento a una realt à ultima maggiore e piùsignificat iva della propria persona . Ed anche maggioree più significativa delle cose migliori che possa offrirequesto mondo. Parlerò negli ultimi capitoli di questolibro della natura di questa realtà ultima . Basta quiche io faccia notare come l'etica del non-attaccamentosia stata sempre collegata con le cosmologie che affer­ma no l'esist enza di una realtà spirituale alla base delmondo dei fenomeni , realtà che attribuisce ad essoquel qualunque valore e significato che esso possiede.

Questo non-attaccamento è negativo solo di nome.Praticare il non-attaccamento implica praticare tuttele virtù. Per esempio quel la della carità: non vi sonoinfatti ostacoli maggiori della collera (anche di una"giusta indignazione" ) e della malignità a sangue fred­do, all 'identificazione di sé ste ssi con l'immanente etrascen dente " più che sé stess i". Implica praticare ilcoraggio: infatti la paura è la penosa e ossessionante

MÈTE , VIE E P UNTO DI PARTE NZA 13

identificazione di noi stessi col nost ro corpo. (La paura èsensualità negativa , proprio come la pigrizia è malignitànegativa .) Implica colt ivare l'intelligenza: poiché la stu­pidità insensibile è la fonte principale di tutti gli altrivizi. Implica praticare la generosità e l'alt ruismo: poi­ché l' avarizia e l'amore del possesso obbligano le lorovittime a parificarsi con dei semplici oggetti. E cosi via.-Non c'è bisogno d'insistere su questo punto: appariràinfatti abbastanza evidente , a chiunque vi voglia riflet ­tere, che il non-attaccamento impone a chi lo vuoleprat icare l'adozione di un atteggiamento intensamenteposit ivo verso il mondo.

L' ideale del non-attaccamento è stato ripetutamenteformulato e sistematicamente predicato nel corso degliultimi 3000 anni. Lo t roviamo (insieme con ogni cosa)nell'induismo. E alla base di tutti gli insegnament i diBudda. Per i cinesi questa dottrina è stata formulatada Lao Tseu . Un po' più tardi, in Grecia, l'ideale delnon-attaccamento è proclamato, sebbene con una certapedanteria da farisei, dagli stoici. Il vangelo di Gestiè essenzialmente u n vangelo di non-attaccamento "allecose di questo mondo" e di attaccamento a Dio. Qua­lunque siano state le aberrazioni del crist ianesimo or­ganizzato, che variano da uno st ravaga nte asceti smofino alle forme più brutalmente ciniche di Realpolitik,non sono mancati i filosofi crist iani che affermano nuo­vamente l'ideale del non-attaccamento. J ohn Tauler , peresempio, ci dice che e la libertà è l'assoluta purezza eil distacco che cerca l'Eterno : un essere isolato , rit irato ,ide nt ico a Dio, o completamente attaccato a Dio •.L'autore dell'Imitazione, ci spinge ad «attraversaremolte preoccupazioni come se non ce ne preoccupas­simo : non alla maniera dell'infingardo, ma con uncerto atteggiamento della mente libera , che non si ag­grappa a nessun a creatura con affetto smodato l). Si

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potrebbero moltiplicare all 'infinito queste citazioni. In­t an to anche i moralisti al di fuori della t radizione cri­st iana hanno afferm ato la necessit à del non-attacca­mento, e con non meno insistenza dei cristiani. Ciòche per esempio Spinoza chiama «beatit udine» non èche lo stato di non-attaccamento: ela schiavitù uma­na t è, secondo lui, la condizione di colui che si ident i­fica con i suoi desideri , le sue emozioni e i processi delsuo pensiero, o con i loro oggetti nel mondo este rno.

L 'uomo non-attaccato è quello che, nella fraseologiabuddistica , pone fine al dolore: e pone fine al dolorenon solo per sé ma, astenendosi da attività mal igne °stupide, anche a quel dolore che pot rebbe infliggere adalt ri . Quest i è nello stesso tempo l'uomo felice o " bea­to" , e l' uomo buono.

Alcuni moralisti , fra i quali Nietzsche è il più celebree il marchese di Sade il più incondizionatamente coe­rente, hanno negato il valore del non-attaccamento. Maessi sono evidentemente vittime del loro temperamento edel loro particolare ambiente sociale. Non essendo capa­ci di prat icare il non-attaccamento) non sono capaci dipredicar1o: essendo schiavi essi stessi, non possono nem­meno capire i vantaggi della libert à . Stanno al di fuoridella grande t radizione della filosofia civile asiatica edeuropea . Nella sfera del pensiero etico sono degli ec­centrici. In modo simile le vittime di particolari cir­costanze sociali come Machiavelli, Hegel e i filosofidel fascismo e del comunismo dittatoriale, sono eccen­trici nella sfera del pensiero politico.

Tali sono dunq ue gli ideali per la societ à e per gliindividui , formulati originariamente quasi 3000 an ni fain Asia , e ancora accettati da coloro che non hanno rot­to i legami con la t radizione della civiltà. Quali sono ifatti contemporanei che si connettono a qu esti ideal i?

Si possono riassumere molto brevemente. Invece di I•

Mt TE , VI E E P UNTO DI PARTE NZA 15

avanzare verso la mèta ideale, la maggior parte deipopoli del mondo se ne sta rapidamente allont anando.

« Il vero progresso t, nelle parole del dotto R . R.Maret t , (I è il progresso nella carità, ogni alt ro non èche secondario. » Nel corso della storia documentata, ilvero progresso è stato fatto a sbalzi. Per iodi di progressonella carit à si sono alternat i con al tri periodi di regresso.Il XVII I secolo è stato un periodo di vero progresso:cosi è stato anche gran parte del XIX , malgrado gliorrori. dell 'industrialismo, o forse per via dell'energiacon la quale gli uomini di buona volont à han no cerca­to di porre fine a qu esti errori. L'epoca attuale è anco­ra umanitaria ad intervalli ; ma dove si tratta di impor­t ant i questioni polit iche, abbiamo visto un definitivo re­gresso nella carità.

Infatti i pensatori del XVIII secolo furono unaniminel condan nare l' uso della tortura da parte dello stato .Non solo la tortura è largamente usata dai governantieuropei del secolo XX, ma vi sono a nche dei teoricipronti a giustificare ogni forma di at rocità organizzatadallo stato, dalla fustigazione e il marchio al massacrogenerale delle minoranze e alla guerra universale. Unaltro sintomo dolorosamente significat ivo è l'indiffe­renza con la quale il pubblico del XX secolo reagisce airapp?rti scritti. e perfino alle fotografie e alle pellicolec~e ~Iustrano 1 massacri e le atrocit à . Questo si puògiustificare con la scusa che duran te gli ultimi ventianni la gente si è talmente sa tu rata di orrori da non~entire più pietà per le vittime, né ind ignazione control fau tori di t ali errori. Ma rim ane il fatto dell'indifferen­za , e poiché nessuno si cura delle at rocit à commesseq~este vengono perpetrate in numero sempre mag~grore .~n fatto strettamente legato al regresso della carità

è 11 declinare del rispet to degli uomini per la verità.

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M ÈTE , VIE E PUNTO DI PARTE NZA 17

st ra ? Queste sono le domande alle quali tenterò di ri­spondere in questo libro.

Nel rispondere a queste domande sarò costretto atrattare un gran numero di argoment i. Ciò è inevita­bile, poiché l' attività umana è complessa e i motividelle azioni umane eccessivamente vari. Molti scrittorin.on, ric?n~c~no. ab?astanz3; 9,uesta molteplicità di pen­sren , di opmroru. di propositi e di azioni umane. Sem­plificando t roppo il problema, essi dànno una soluzionet roppo semplificata. Perciò ho ritenuto necessario di­sc~.Itere prim.a l~ n.atu: a stessa della spiegazione, chegli argomenti principali del libro. Cosa intendiamo coldire c~e abb.iamo "spiegato " una situazione complessa ?Cosa intendiamo quando parliamo di un evento comecausa di un altro evento? Se non possiamo rispondere aqueste domande le nostre speculazioni riguardanti la na­tura e il modo di curare i disordini sociali saranno facil­mente incomplete e unilaterali.. La nostra discussione sulla natura della spiegazione

Cl port a a concludere che la causal ità nelle cose umaneè multipla: in altre parole, che ogni dato evento ha mol­te cause. Ne consegue che non può esistere un unico rime­d~o so:rrano ]?Cr i mali del corpo politico. Il rimedio aldisordine SOCIale va cercato simultaneamente in moltic:unPi ~iversi , Pe~ciò, !o.procederò, nei capitoli seguen­tt , .c?~slder~do. I piu Importanti di quest i campi diattività, cominciando da quello polit ico ed economicoper .~.are poi ,ai ~pi dell~ condotta personale. InOgni caso suggeri r ò Il genere di cambiamento necessarioperché l'uomo possa raggiungere quei fini ideali verso~ q~ali tutt i a ffe~ano di , tend~re. Questo ci coinvolgeincidentalmente In una diSCUSSIone sulla relazione chepassa t ra i mezz~ e il fine. I fini buoni, come dovrò spes­so, far n~tare , s~ possono raggiungere solo impiegandodel mezzi adat ti. Il fine non pu6 giust ificare i mezzi,

r6 FINI E MEZZI

In nessun 'epoca della storia la menzogna orga~izzataè stata praticata cosi impudentemente e, grazIe allatecnica moderna, cosi efficacemente e su cosi .~astascala come lo è da i dittatori polit ici ed cconomtcr delnost ro secolo. La maggior parte di questa n:enzognaorganizzata assume la forma di pro.pag~~~a, inculcan­do l'odio e la vanità e preparando gh spirit i a,lla gu~rra,Lo scopo principale di chi mente è quello di sradicaresentiment i e comportamenti caritatevoli nella sfera dellapolit ica internazionale. , .

Un altro fatto è questo: che la can ta non può pr?­gredire verso l'universalità a m~n~ che la cosmologiapredominante non sia o monoteist ica o panteìstica, ~meno cioè che non regni l'opinione generale che t.uttIgli uomini sono "figli di Dio" o, second? l 'esp~essl~n~indiana, che " tu sei questo", tat tvam aSJ . Negli ulh~150 anni si è assistito a un vast? regr~sso dal mon~tel­smo verso l'idolat ria. L'adorazione di un so~o .D.IO. èstata abbandonata in favore dell'adorazione ~~ dl.VI,mtàlocali quali la nazione, la classe e perfino l individuodeificato,

Questo è il mondo nel quale ci troviamo: mondo che,giudicato in base all'unico c~iterio accettabile, quello delprogresso, è evidentemente l~ regrcsso. Il progresso tec­nico è rapido, ma esso è lnut,Ile sen~a u~ ugua~e I:ro~es­so nella carit à, Anzi è peggio che inutile, poiché CI haprocurato dei mezzi più efficaci per .ret rocedere.

Come può venire fermato e rovesciat o questo regres­so dalla carità che st iamo vivendo, e del quale ?~unodi noi è in parte responsab~e ? Come PU? la ~OCleta at­tuale venire t rasformat a m quella SOCietà Ideale de­scritta dai profet i? Come si ~,:ò trasfor~are l'uo~~sensuale medio e l'uomo ambiZIOSO [eccezionale e pll.~pericoloso), in uno di quegli esseri di~t~ccatl che solipossono creare una società molto migliore della no-

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18 FINI E MEZZI

per la semplice ed ovvia ragione che i mezzi impiegatideterminano la natura del fine prodotto. . .

Questi capitoli: dal I~ fino. al. XII , costt!Ulscono un aspecie di ricettano pratl~o di nfor~e. E~l conteng?noricette polit iche , economiche, educative, !'lcette rt:r l or:gan izzazione dell'industria, delle co~umtà locali e drgruppi di ind ividui di buona vol0t;lt~ . Contengono an ­che, come avvertimento, una descrizione del modo c~m

cui le cose non vanno fatte, ossia ricette per non realiz­zare i fini che si pret ende di desiderare, per r~nder ~an?

l 'idealismo , per lastricare l'inferno ~i buon~ m~enzloDl .Questo ricettario di riforme culmina nel~ ul.tIm~ par:

te del libro, nella quale discuto le re.laZlOnI esistent ifra le teorie e la prat ica dei riformaton, da. un~ par te,e la natura dell 'universo, dall 'al tra . Che specie di mondoè quest o nel quale gli uomini aspirano al bene eppureconseguono cosi spesso il male? Che senso ha tuttoquest o? Quale è il posto che l'uomo.vi oc~ul?a e che rap­porto hanno i suoi ideali, i ?uoi sIsteI?I di valor~, conl'universo in genere? QuestI sono glI. argome~tI chetratterò negli ultimi tre capitoli. All'uomo pratico pos­sono sembrare irrilevant i ma in realtà non lo sono: Ealla luce di quel che crediamo circa la natura ult~m~

della realtà, che noi formuliamo l~ nostre concezromdel .bene e del male, ed è alla luce dì queste nostre con­cezioni che regoliamo la nostra condotta, non soltantoin relazione alla vita privata , ma anche ne~a .sfera d.ellapolitica e dell'economia. Lungi dall 'essere irrilevanti , lenostre credenze metafisiche sono il fa~to~e che in defi­nitiva determina tutte le nostre azroru. P~r q:uest.cragioni mi è sembrato nec~ari? conc1~de~e ~ l ml~ r~­

cettario pratico con una dl~U~I?n~ S~I pn.n~Ipi pnml.Gli ultimi tre capitoli sono I pIU ~lgm~c~t.l\~ e, anch:dal punt o di vista pura mente pratico, I pIU importantidi tutto il libro.

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Il

LA NATURA DELLA SPIEGAZIONE

I N quanto alla mèta, ripeto, esiste da tempo un ac­cordo generale. Sappiamo qual è il genere di so- \

ciet à della quale vorremmo far parte, e che specie dipersone ci piacerebbe di essere. Ma quando si trattadi decidere il modo di giungere a questa mèta, eccoche si scatena la confusione delle opinioni in conflitto.Quat homines, tot sententiae. L'asserzione è falsa perquel che riguarda i fini ultimi, ma è quasi vera per quelche riguarda i mezzi. Ognuno ha la sua medicin a bre­vettata, che garantisce di guarire tutti i mal i dell 'u­manità ; e in molti casi la fiducia nell 'efficacia dellapanacea è cosi ardente, che per essa gli uomini sonopronti a uccidere e a farsi uccidere.

E fin troppo facile spiegare il fatto che gli uomini siaggrappino cosi tenacement e ai dogmi che hanno in­ventato o accettato e che possano odiare con tantapassione chi ha inventato o accettato altri dogmi. Lac~r~ezza è profondamente confortante, e l'odio paga undividendo alt issimo in eccitazione emot iva . E però me­no fa~ile capire perché debbano sorgere dottrine cosiesclusive, e perché l'intelletto anche se non accecatodall~ passione, debba esser p;onto e perfino ansioso diconsiderarìs vere'. Vale la pena, a quest o proposito, didedicare .a1cu~e n ghe alla natura della spiegazione. Inche ~~nslste l~ proc~sso ?ella spiegazione? E qual è laquallta che Cl soddisfa mtellettualmente .in una data

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FINI E ME ZZI

la diversità all 'identità ma , fra l' altro, anche lo studiodel crudo fatto irrazionale del divenire . Nella scienzavi sono due tendenze, quella verso l'ident ificazione e lageneralizzazione e quella verso l' esplorazione della cru­da realtà , accompagnata da un riconoscimento dellaspecificità dei fenomeni.

Dove il pensiero non è soggetto alla disciplina diuna delle scienze organizzate , viene facilmente concessatroppa libertà d 'azione alla prima tendenza, quella ver­so l' identificazione e la generalizzazione che risultaun 'eccessiva semplificazione. Nella sua impazienza dicapire, nella sua fame e sete di spiegazione, l' intellettotende a imporre ai fatti più razionalit à di quanto essinon sìanoìn grado di sopportare, e tende a scoprire piùidentità nella cruda diversità dei fenomeni di qu antonon ne esista in realtà, o almeno più identi tà di qu antal' uomo ne possa usare nelle questioni prat iche della vita.Per l'essere che può porsi dal punto di vista divino,alcune diversità mostrano una sottostante identità. L'a­nimale, al contrario, deve accettarle per quello che ap­paiono, specificamente diverse. L'uomo è un essere du ­plice e può porsi ora dal punto di vist a divino, ora daquello animale. Egli può affermare , per esempio, che ilgesso e il formaggio sono entrambi compost i di elet ­troni, che sono forse ent rambi manifestazioni più omeno illusorie dell 'Assoluto. Tale riduzione del diversoall 'ider:t ico .può soddisfare la nostra sete di spiegazione;ma nOI abbiamo un corpo oltre che un intelletto,e questocorpo appetisce il formaggio e non gusta il gesso. Inquanto siamo animali affamat i e assetat i, è importantesapere la differenza fra ciò che è sano e ciò che è vele­noso. La riduzione all 'identi t à può andar benissimonello studio, ma a tavola non serve a niente.

Semplificare troppo nei riguardi di fenomeni come ilgesso e il formaggio, come HIO e Hl S0 " ci porta rapi-

2 0

spiegazione? Queste domande sono state. tratt~te congrande acume e con enorme ri.cchezza di dottnna daldefunto Emile Meyerson, e nel par~gra~ ~he seguonoho abbondantemente attinto ai ~uOl scritt i (I)" .

La mente umana ha l'invincib~le tendenz~ a ridurreil diverso all'identico. Ciò che CI è dato dlre!tamentedai nostri sensi è molteplice e vario. Il ~os~ro intellet toche ha fame e sete di spiegazione cerca d~ ndurre questa;diversità a una identit à. Qualsiasi proporzione ch~ ~tu!ll'esistenza di una identità sottostante ~ feno~en~ diversi,e che persista nel tempo e nei ca~~lamentl, CI appareintrinsecamente plausibile. Noi denVl::un0 un~ pro.fondasoddisfazione da ogni dottrina che ndu~a. l IITa~l?nalemolteplicità alla razionale e compn~nslbile u~lt.a. Aquesto fatto psicologico fondamentale e dovu~a l esisten ­za della scienza, della filosofia, d.ella .teolog~~. ~ ~o~cercassimo sempre di ridurre la diversità all 'identità Clt roveremmo quasi nell'impossibilità ~i pensare. Il ~on­do non sarebbe che un caos, una serte sconnessa. di fe­nomeni vicendevolmente irrilevanti .

Lo sforzo di ridurre la diversit à all'identità, può essere ,ed è generalmente, portato troppo oltre . 9"esto è ~eroin particolar modo per quel che.riguarci:: l .pe.nsato~1 chelavorano in campi non sogget ti .alla dlSclplm.a di unadelle scienze naturali ben orgamzzate: La s~le~za ~a:turale riconosce l'esistenza di un reslduo, .dl d~versitairrazionale che non può essere. ri~ot!o all Ide?tlco e .alrazionale. Ammette per esempio 1eSistenza. di cambIa:ment i irreversibili nel t empo. Qu~~do ~~I.ene uno diquesti cambiamenti, non esiste un identità mter~orren.

t e fra la condizione originaria e quella che segu~ il. cam­biamento. La scienza non è soltanto lo sforzo di ridurre

(I) Vedi Du cheminmunt de 111 pensle e De l'expliçation dlll1Ji leJi scicllcn.d i Il'''11. i!t[ltyaa soN. . .

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LA NATURA DE LLA ' SPIEGAZIONE 2r

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22 FINI E MEZZI LA NATURA DE LLA SPIEGAZIONE 23

damente a risultati fatali, è raro perciò che si faccianot ali semplificazioni esagerate . Vi sono però alt re classi difenomeni nei cui riguardi possiamo super-semplificarecon una certa impunità. La pena che paghiamo perquest i errori non è né spettacolare né immediat a. Anzi,in molti casi, chi commette l'errore non si accorge nem­meno di esserne punit o: poiché la punizione non togli:un bene che già si possiede, ma priva di un bene che SI

sarebbe potuto possedere se non si fosse commessol'errore. Prendiamo per esempio quella semplificazionedei fatti, un tempo cosi frequente, che consiste nel ren­dere Dio responsabile di tutti i fenomeni imperfetta­mente compresi. Le cause secondarie sono ignorate e sifa risalire tutto al Creatore. Non si può avere una ridu­zione più generale della diversità all'ident ità, eppure ilsuo effetto non è immediatamente percepibile. Coloroche commettono l'errore di pensare in termini di unacausa prima san destinati a non diventare mai degliscienziati ma , poiché non sanno cosa sia la scienza, nonsi accorgono di perdere qualcosa.

Non è più di moda far risalire i fenomeni a una cau­sa prima, almeno nel mondo occidentale. Le ident itàalle quali tentiamo di ridurre le complicate diversitàche ci circondano sono di altro genere. Quando, peresempio, discutiamo sulla societ à o sugli esseri umaniindividuali non riduciamo più le nostre super-sempli­ficazioni ai termini di volont à di Dio, ma a quelli di en­t ità come l'economia, o il sesso, o il complesso di inferio­rità. Semplificazioni eccessive! Ma anche qui la penache paghiamo non è né immediata né evidente . La no­stra punizione consiste nella nostra incapacità di realiz­zare i nostri ideali, di sfuggire al pantano sociale e psico­logico nel quale brancoliamo. Non tratteremo mai ef­ficacemente i nostri problemi umani fino a che non se­guiremo l'esempio degli scienziati, temperando il no-

st ro desiderio di semplificazione razionale con il rico­noscimento di un certo residuo di irrazionalità, diversitàe specificità nelle cose e negli eventi. Non riusciremomai a cambiare la nost ra età del ferro in un 'et à del­l'oro se non rinunzieremo alla nostra ambizione di t ro­vare una causa unica a tutti i nostri mali , e non ammet­teremo l'esistenza di molte cause che agiscono simulta­neamente, di int ricate correlazioni e di duplici azionie reazioni. Esiste, come abbiamo visto; una grande va­rietà di opinioni. sostenute con fanat ismo, sul migliormodo di raggiungere la mèta desiderata. Sarà beneesaminarle tutte. Esaltarne una sola fino all'o rtodossiasignifica commettere l'errore di super-semplificare. Inqueste pagine esaminerò alcuni dei mezzi da impiegare,e da impiegare simultaneamente, se si vuole realizzarela mèta che i profeti e i filosofi hanno proposto all'uma­nità, cioè una società libera e giusta, adatta perché nefacciano part e uomini e donne non-attaccati, e al tempostesso tale da poter essere organizzata solo da questi.

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'~:

III

L'EFFICACIA E I LIMITI DI UNA RI FORMASOCIALE SU LARGA SCALA

ESISTE , fra le persone di opinioni cosi dette "avan­zate", la credenza assai comune che i fini da tutti

desiderati possano venir più facilmente raggiunt i tra­sformando la st ruttura della società . Essi non propu­gnano un cam biamento morale degli individui, ma larealizzazione di cert e riforme politiche e specialmenteeconomiche su larga scala.

Ora , le riforme economiche e politiche non sonoche un ramo di quel che si può chiamare etica preven­tiva. Lo scopo dell'etica preventiva è di creare dellecircostan ze sociali t ali da far si che l'individuo non ab­bia l'opportunità di comportarsi in modo poco deside­rabile, cioè in modo eccessivamente " attaccato".

Fra le preghiere più spesso ripetute dai cristiani viè quella di non essere indotti in tentazione. Il riforma­tore politico ed economico aspira a realizzare quellapreghiera . Egli crede che l'ambiente che circonda l'~o­ma possa venire cosi bene organizzato, che la maggiorparte delle tent azioni non sorgano nemmeno. Nella so­cietà perfetta , l' individuo pot rà praticare il non-at­t accamento, non perché sia deliberatamente e coscien­temente non-attaccato, ma perché non avrà mai l'oc­casione di attaccarsi. E evidente che vi è molto di veronell'affermazione di questo riformatore. In Inghilterra,per esempio, vengono commessi molto meno assassini

L'EFFICACIA E I LIMITI DI UNA RIFORMA 25

che non in passato. Questa riduzione nel numero deidelitti è dovuta a una quantità di riforme su vastascala: alla legge che limita la vendita e proibisce diportare le armi , allo sviluppo di un efficace sistema le­gale che procura una rapida riparazione alle vittime diaggressioni. Non dobbiamo poi dimenticare il cambia­mento di educazione (esso stesso dovuto a molte causediverse) che ha portato al decadere del duello, e a nuo­va concezione dell'onore personale. Si potrebbero ci­tare infiniti esempi simili. Le riforme sociali hanno avu­to indubbiamente l'effetto di ridurre il numero delletentazioni nelle quali può essere indotto l' individuo. (Inun altro paragrafo esaminerò la quest ione delle nuovetentazioni che possono creare le rifanne). Quan do l'as­senza di tentazioni si è prolungata per qualche te mpo,si crea un 'abitudine etica ; gli individui arrivano a pen­sare che il male al quale non vengono indotti sia qual­cosa di mostruoso, e quasi inconcepibile. Generalmenteessi prendono a loro credito quel che in realt à è dovutoalle circostanze. Consideriamo per esempio la quest io­ne della crudeltà. In Inghilterra le leggi contro la cru­delt à verso gli animal i, e poi verso i bambini e gli adu l­t i, vennero portate a buon fine da una piccola minoran­za di riformatori che lottarono contro l'indifferenza eperfino contro un 'attiva opposizione. L'eliminazione del­le occasioni di abbandonarsi avidamente allo spetta­colo della crudeltà, portò dopo un certo te mpo alla for­mazione di abitudini di umanità. Grazie a queste abi­tudini, un inglese si senti rà pro fondamente scandaliz­zato all' idea della crudeltà e immaginerà di essere eglistesso assolutamente incapace di perpetrare o di assi­stere a un atto crudele. Questa. ultima credenza è forsepriva di fondamento . Vi è molta gente che si crede fon­damentalmente umana e che effettivamente agisce conumanità , la quale, se le circostanze diverse offrissero

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2 6 F I NI E MEZZI

l 'occasione di essere crudele (specialmente se la crudel­tà fosse rappresentata come un mezzo verso qualchenobile fine), soccomberebbe con entusiasmo alla ten­tazione. Da ciò l'enorme importanza di mantenere in­tatta ogni radicata abitudine di agire con decenza e ri­tegno. Da ciò la necessità vitale di evitare la guerra,internazionale o civile. La guerra. infatti , se è combat­tuta su vasta scala , dist rugge assai più delle vite di sin­goli individui; essa scuote tutta la st ruttura delle abi­tudini , delle leggi, della mutua fiducia . dell 'uman.ità ebon tà abituale e irragionata , su cui è basata ogrn for­ma tollerabile di vita sociale. Gl'inglesi sono in com­plesso un popolo ben disposto e gentile. Questo non èdovuto a una particolare loro virtù, ma al fatto chel'ult ima riuscita invasione della loro isola ebbe luogo nel1066 e la loro ultima guerra civile, (un affare molto mitee da 'gent iluomini] nel 1688. Si not i inoltre che la bon~­

riet à degl'inglesi si manifesta soltanto a casa loro e 10

quelle regioni dell'impero dove non vi sia stata per ~­recchio tempo né guerra né minaccia di guerra. Gl'in­diani non trovano che i loro governant i siano gente par­t icolarmente ben disposta . E infatti, le regole etichedegl' inglesi subiscono un pro fondo cambiamento quan­do passano dall'atmosfera essenzialmente pacifica delloro paese a quella dell 'impero indiano, conquistato eoccupato militarmente. Cose che a casa loro sarebberoassolutamente inconcepibili, in India sono, non solo con­cepibili, ma fatt ibili e realmente fatte . Il massacro diArnritsar, per esempio. Una lunga immunità d~a gu~rrae dalla violenza civile, più di qualsiasi esortaztcne etica,può promuovere un'abituale moralità di vita. La guer­ra e la violenza sono le prime cause della guerra e dellaviolenza.

Un paese come la Spagna, dove esiste un a tradi­zione di guerra civile, è molto più portato ad essa

L'EFFICACIA E I LI MITI 1lI UNA RIFORMA 27

di un paese nel quale esista una lunga abit udine di pa­cifica collaborazione .

Vediamo dunque come un'ampia trasformazione del­l'ordine sociale possa far molto per preservare l'indi­viduo da te ntazioni, prima che siano effettuate le ri­forme sempre present i e quasi irresistibili. E fin qui vabene. Ma non dobbiamo dimenticare che delle riformepossono liberare gli uomini da una serie di mali. soloper portarli verso mali di alt ro genere. Accade spessoche le riforme non abbiano alt ro effetto che di t ras fe­rire le tendenze deleterie negli individui da una dire­zione all 'altra. Si chiude una via d 'uscita ad una catti­veria particolare, ma un 'altra ne viene aperta. La cat ­tiveria non è abolita, è soltanto fornita di un'altra seriedi possibilità per esprimersi. Sarebbe possibile scrivereuna storia del Peccato st raordinariamente chiar ifica­t rice. most rando la misura delle possibilit à che , nellediverse civiltà. è stata data alle varie tendenze di cat ­tiva condotta. enumerando i difetti di t utte le virtùproprie di ogni civiltà, seguendo le successive metamor­fosi del male fra varie condizioni tecniche e politiche.Esamini amo, per esempio, la storia recente di quellafonte capitale del male che è la sete di potere, il desi­derio sfrenato del successo e del dominio personale.Possiamo qui descrivere il passaggio dalle condizionimedievali a quelle moderne. ·come il passaggio dallaviolenza all 'astuzia , dall a concezione del potere in ter­mini di valor milit are e di diritto divino dell 'aristocra­zia, alla concezione del potere in termini di finanza.Nel primo periodo la spada e la patente di nobiltà sonoal tempo stesso il simbolo e lo st rumento del dominio.Nel periodo successivo il loro post o è preso dal denaro.Da qualche tempo la sete di potere ha cominciato aesprimersi nuovamente in modo quasi medievale. Ne­gli stati fascisti si ha un ritorno al dominio della spada

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e del diritto divino. E vero che il diritto è quello di con­dottieri auto-nominati invece che quello di aristocra­t ici ereditari , ma è anch 'esso essenzialmente divino.Mussolini è infallibile, Hitler è inviato da Dio. NellaRussia collettivizzata si è stabilito un sistema di capi­talismo di stato. La proprietà privata dei mezzi di pro­duzione è scomparsa ed è stato reso impossibile agliind ividui di usare il denaro come mezzo per dominaregli alt ri. Ma ciò non significa che la sete del potere siasoppressa , ma piuttosto che è stata deviata in alt ra di­rezione. Sotto il nuovo regime il simbolo e lo st rumentodel potere è la posizione polit ica. Gli uomini non cer­eano la ricchezza , ma una posizione strategica nellagerarchia . E stato dimostrato durante i processi pertradimento del 1936 e 1937 con quanti pochi scrupoliessi siano pronti a combattere per queste posizioni . InRussia , e fino a un certo punto anche negli altri paesidittatoriali , la sit uazione è simile a quella che esistevaun tempo negli ordini religiosi, dove la posizione erapiù importante del denaro . Fra i comunisti l'ambizionesi è separata più o meno effe ttivamente dall'avarizia,e la set e di pote re si manifest a in una forma che chiame­rei chim icamente pura.

Questo è il momento per sorr idere con indulgenza edire: « Non si può cambiare la natura umana I). A que­sto l'antropologo risponde che invece sono state assuntedalla natura umana le forme st raordinariamente piùdiverse, più stranamente improbabili. Non è impossibileorganizzare una società in modo che anche una tenden­za fondamentale come la sete del pot ere non vi possat rovare facilmente espressione. Fra gli indiani Zuiii, peresempio gli individui non vengono indotti in tentazio­ni simili a quelle che attraggono gli uomini della nostracivilt à verso la gloria, la ricchezza, la posizione socia­le o il potere. Da noi il successo è sempre idolatrato.

28 F IN I E MEZZI L'EFFICACIA E I LIMITI DI UNA RIFOR),lA 2 9

'Ma fra gli Zufii è considerato talmente di cattivo gustocercare di ot tenere distinzioni speciali , che pochissimisono quelli che tentano di sollevars i al di sopra dei lorocompagni, . e quelli che lo fanno vengono considerat ipericolosi stregoni e puniti in conseguenza. Là non visono né Hitler, né Kreuger, né Napoleoni, né Calvini.La sete del pot ere non riesce ad avere neanche l'occa­sione di manifestarsi. Nelle tranquille ed equilibrate co­mu nit à degli Zuiii e di altri indiani Pueblo tutte quest evie dell'ambizione personale sono chiuse: quella poli­tica, quella finan ziaria, quella militare, quella religiosa,cosi dolorosamente note nella nostra storia.

Il modello della civiltà Pueblo non può certamenteessere imitato dalla nostra società industrializzata. An­che se ciò fosse possibile, non sarebbe augurabile chescegliessimo come modello queste società indiane. In­fatti. la vittoria dei Pueblo sulla sete di pot ere è stataraggiunta a un prezzo eccessivo. Gli individui non lot ­t ano, come da noi, per la ricchezza e per la posizione ;ma acquistano questi vantaggi a caro prezzo. Sonooppressi dal gran peso della tradizione religiosa; sonoa ttaccati a tutto ciò che è vecchio, c hann o terrore ditutto ciò che è nuovo e ignoto ; impiegano un 'enorm equant it à di tempo e di energia nell' adempimento diriti magici e nella ripe ti zione di interminabili formul eimparate a memoria . Per usare i termini della teologia ,poss~arno dire che i peccat i mortali ai qu ali noi siamoparticolarmente attaccati sono la superbia, l'avarizia ela malignità . Il loro attaccamento particolare è per lapigrizia , specialmente la pigrizia mentale , o stupidità,contro la quale i moralisti buddist i mettono tanto inguardia i loro discepoli. Il problema che abbiamo din­nan zi è il seguente: possiamo congiungere i vantaggid ella civiltà Pueblo a quelli della nost ra ? Possiamoc reare un nuovo modello di vita dal quale siano assent i

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3 0 F IN I E ME ZZI

i difetti dei due modelli confrontat i, quello Pueblo e quel­lo industriale occidentale? Ci sarà possib ile di conse­guire le loro arrunirevoli ab itudini di non-attaccamentoalla ricchezza e al successo personale, conservando altempo stesso la nostra vivacità intellettuale, il nost rointeresse per la scienza, la nostra capacità a conseguirerapidi successi t ecnici e mut amenti sociali ?

Non è possibile rispondere a ques te domande con unacerta fiducia. Solo l'esperienza e il deliberato esperimen­to pot ranno dirci se il nostro problema potrà venirecompletamente risolto. Quello che sappiamo con cer­tezza è che fino ad ora la curiosit à scient ifica e la capa­cità di conseguire rap idi cambiamenti social i si sono ­sempre associate a frequenti manifestazioni della setedi potere e dell'idolatria del successo (I). E un fatto sto­rico che il progresso scient ifico non è mai andato disgiun ­t o dall 'aggressività. Ciò significa forse che quest e duecose non potran no mai andare disgiunte ? Non neces­sariamente . Ogni civilt à è piena di associazioni arbi­t rar ie e fortuite , di modelli di condotta, di modelli dipensiero, di modelli di sentim ento. Quest e associazio­ni possono durare per lunghi periodi e finché perduranovengono considerate necessarie, giuste, inerenti allo sche­ma delle cose. ~fa viene il mome nto in cui , spinte dacircostanze mutate, queste vecchie associazioni si di­sgregano e fanno posto ad altre, che col tempo arrivanoa parere non meno naturali , necessarie e giuste delleprime. Prendiamo qualche esempio. Nelle classi pio ric­che della società medievale e nelle prime società mo­derne europee vi era una st retta associazione fra pen­sieri e abit udini riguardanti il sesso, e quelli riguar­danti la propriet à e la posizione sociale . 11 nobiluomo

(I ) Vedi nelt'u ltìmo capitolo la dìecussìoee sui rapporti esi stenti tra la eee­tineoza sessuale forzata e l'energia sociale.

L' EFFICACIA E I LIMITI DI UNA RI FOR)l:A 31

~edievale .sposava un feudo, il borghese dei primi tem­pI moderni sposava una dote. I re sposavano degli in­teri paesi e scegliendosi con giudizio una compagna Pc­t evano cost ruirsi un Impero. E non solo la moglie rap­presentava una propriet à, si può di re che era una pro­prietà. L: gelosie f~roci che , t radizionalmente, era giustoe conveniente sent ire, erano dovute almeno altrettantoal senso della proprietà offesa che alla passione sessualecontrastata. L'orgoglio offeso e l'avarizia colpita si uni­vano all 'amore ferito, e producevano quel genere di ge­losia che poteva soddisfarsi solo col sangue della sposainfedele. La sposa fedele invece veniva ornata e ingioiel­lata, a. volte forse anche .per vero affetto, ma più spessoe specialmente per soddisfare la van agloria del marito.La moglie lussuosamente agghindata rappresent ava unaspecie di .réclame ambulante della ricchezza e la posi­zrone sociale del suo propriet ario. La tendenza versociò che Veblen chiama "consumo di apparenza" ven- 'ne collegata, in queste civiltà con il tipo di condottasessuale. Ho usato il passato nella frase precedente, maa dir la verità questo collegamento del consumo di ap­parenza col mat rimonio, ed anche con l'adulterio , èancora caratteristico delle nost re società . Sotto alt riaspe tti, però, vi è stata una certa misura di dissociazione.I coniugi non si considerano più proprietà privata l'unodell 'altro come facevano in passato, e per conseguenzanon sembra pié altrettanto naturale e giusto assassi­nare il compagno infedele. E l'idea di un 'unione ses­sua~e completame.nte disinteressata, indipendente dadot i ~ da cont ratt i, è cosa ormai spesso presa in consi­derazione anche da i ricchi. Al tempo stesso vige l'opi­nto~e generale che anche i coniugi possono avere unreciproco attaccamento sessuale. Questo non esisteva altempo dei t rovatori ; infatti , secondo le parole di unrecente storico del periodo cavalleresco, l 'amore era al-

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3"

L'EFFICACIA E I LI MITI DI UNA RIFOR~IA

" t " d" TIassocia I iversamente . In terzo luo o vedisfonnazioni su larga scala della str!ttura lam.~che t ra-no produrre certi "cambiament i nella nat~~ ue~~­m~ che questi cambiament i sono rarament f d •tali N bolo il e on amen-. on a tscono male ' non f h .ve~ altre direzioni. Ma se ' dobbia:~or~ e. devlarl~fini che t.utti de~ideriamo, occorre qualcoS~gtd~ng~~e d~un semplice deviamento del male ' biso a P 11 Ialle radici, nella volontà individu~ f soppn rner!oche una riforma su larga scala poliet ica eed

seguepe~CIÒ

non ò b t B' ' economica. pu as are. lsogna attaccare il nostro obiet tivoIdeale non soltanto su questo fronte m al tso su tutti gli altri . Prima di esami a . empo stes,-fatt? su questi altri front i devo desc~~:r~lò~he ~ndrat agliatamente . la strategia e la tattica di att~cod:~fronte della nforma su larga scala.

FI NI E MEZZI32

Iora " un gigan tesco sistema di bigamia". L'amore eil matrimonio erano completamente indipendent i.

Vi sono molte altre associazioni di modelli di pensiero .modelli di sent imento e modelli di azione che ai lorotempi sembravano inevitab ili e naturali , mentre in al­tri t empi e luoghi non esistevano affatto. Cosi l' arte èstata a volte collegata con la religione (come in Euro­pa nel medioevo e fra gli antichi Maya): e a volte, inve­ce, non è stata collegata con la religione (come presso alcu­ne tribù di indiani americani e in Europa negli ultimi tresecoli). Allo stesso modo il commercio, l' agricoltura, ilsesso, il cibo sono stati collegat i con la religione . a voltesi e a volt e no. Ci sono alcune società in cui quasi ogniattività è collegata con emozioni negative, dove è so­cialmente corretto e moralmente lodevole essere cont i­nuamente sospettosi , invidiosi e malevoli. Ve ne sonoaltre in cui non è meno corretto provare emozioni posi­tive. E cosi via quasi all'infinito.

Ora , può darsi che progressività e aggressività sianocollegate altrettanto arbitrariamente e fortuitamentedelle varie coppie di abitudini di pensiero e di azionesopra menzionate. Può darsi, d'altra parte, che questaassociazione abbia le sue radici nel profondo della psi­cologia umana e che sia molto difficile e forse impos­sibile separare queste due tendenze congiunte . Su que­sto non si può dogmatizzare. Quel che si può dire concertezza è soltanto che tale associazione non ha bisognodi essere cosi completa come lo è adesso.

Riassumiamo e concludiamo. In primo luogo vediamodunque che la "immutabile natura umana" non è af­fatto immutabile, ma può essere, e spesso è stata, pro­fondamente mutata . In secondo luogo vediamo chemolte e forse la maggior parte delle associazioni dimodelli di condotta osservate nelle società uman e pos­sono venire dissociate e gli elementi che le compongono

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-., '-

IV

RIFORMA SOCIALE E VIOLENZA

• Q UANTO più violenza , tanto meno rivo~uzione. t Sa­rà bene meditare su questo detto di Barthelemy

~ U~OO · . . .Una rivoluzione, per essere considerata riuscita, deve

conseguire qualcosa di nuovo. Ma la violenza e gli effet ­t i della violenza, controviolenza, sospetto e rancore daparte delle vittime, e il sorgere nei suoi autori di unat endenza a usare maggiore violenza, sono cose anchet roppo note , e irrimediabilment~ rivoluzionarie. Una ri:voluzione violenta non può amvare ad altro che agliinevitabili risultati della violenza, i quali sono vecchicome il mondo.

Poniamo pure la quest ione in un alt ro modo. Nes­suna rivoluzione può essere considerata riuscita se nonporta al progresso. Ora , il solo progresso reale, per usaredi nuovo le parole del dotto Maret t , è il progresso nellacarità. E possibile raggiungere questo progresso conmezzi essenzialmente anticaritatevoli? Se consideriamospassio natamente la nostra esperienza personale e ladocumentazione della storia , dobbiamo concludere chenon è possibile. Ma è cosi forte il nostro desiderio dicredere che esista una scorciatoia per il paese dell'Uto­pia, e siamo cosi ben disposti verso le persone che nu-

(I) Vedi Po", va'n"e sallS llioknu (Traduzione inglese pubblicata da rtctmae­Gal e lA Pa~ Crlatrice. di D. Da I..IGT.

RIFORlfA SOCIALE E VIOLENZA 35

t rono opinioni simili alle nostre, che raramente possiamoimporci la necessari a imparzialit à. Insist iamo nel direche fini che crediamo buoni possono giustificare mezziche sappiamo con certezza essere abominevoli ; conti­nuiamo a credere, contro ogni evidenza, che questi mez­zi cattivi possono portarci verso fini buoni che deside­riamo. La misura in cui delle persone anche profonda­mente intelligenti possono illudersi su questo punto, èd~ta dalla seguente citazione dell'opuscolo sul comu­msmo del prof. Laski. «E evidente. egli scrive «che,senza la ferrea dittatura dei giacobini , la repubblicasarebbe andata distrutta. » A chiunque considera can­didamente i fatt i sembra ancora più evidente che èproprio per via di questa ferrea dittatura dei giacobiniche la repubblica andò distrutta: la ferrea dittaturaha portato alla guerra all'estero e alla reazione all' in­terno. Guerra e reazione messe insieme produssero unad~ttatura militare. La dittatura milit are produsse ancorpiù guerre. Queste guerre servirono a intensificare il sen­t imento nazionalist a in tutta l'Europa. Il nazionalismosi è cristallizzato in una quantità di nuove religioni ido­latre che hanno diviso il mondo. (Il credo nazist a , peresempio, è già implicito, anziin un certo senso del tut toe~plicito, negli scritti di Fichte). Al nazionalismo dob­biamo !a coscrizione militare all 'interno e l' imperiali­s'!l0 ~ estero. «&:nza la ferrea dittatura dei giacobini t

dice il prof. LaSk I, • la repubblica sarebbe andata di­strutta. » Bei sent iment i! Purt roppo però vi sono an­che i fatti.. Il primo fat to importante è che la repubbli­ca andò distrutta davvero e che la ferrea dittatura deigiacobini fu la prim a causa della sua distruzione. Anzi,questo ~on fu solo il guaio causato dalla dittatura deigtacobini: essa portò anche all 'inutile spreco e massa­cro delle . gu~rre napoleoniche; all 'imposizione perpetuadella schiavitù militare, o coscrizione, in quasi tutti i

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RI FORMA SOCIAL E E VIOLENZA

FIN I E ME ZZI

paesI d'Europa; e al sorgere di quelle idolat r ie nazi~­nalistiche che minacciano l'esist enza della .nostr~ CI:viltà. Una bella serie di prodezze! Eppure I can.dldatIr ivoluzionari continuano a cred~re ~h~ , u53:n?O ?CI ~ez-

. zi essenzialmente simili a quelli del gtacobm~, n u.sclreb:bero a produrre dei risultati essenzialm~nt.e diversi, qualila giustizia sociale e la pace fra le nazioni .

La violenza non può portare al vero progresso, .ameno che , a t itolo di compenso e ~i r~pa.razi.o?e, no? Siaseguita dalla non violenza , da atti di gIUstizia e di be­nevolenza. In questi casi però è la condott?- compen­satoria che consegue il progresso, e non la VIOlenza c~equest a condotta ~ntendeva. compensare. Per e~mplo,nella misura in CUi la conquista romana della Gallia e laconquista inglese dell' India produss.ero un. ~rog.resso . (edè difficile dire se lo produssero, e impossibile mdo~na­re se un simile progresso non sarebbe stato raggt,?ntosenza la conquista) , questo progre~ fu .dovut? .mte­ramente alla condotta compensatoria degli amm.IDlst ra­t ori romani e inglesi terminato il periodo della vl,:lenza.Nei casi in cui una buona condotta compensatona nonsegue l'atto originario di vio~cnza , c~me avvenne peri paesi conquistati dai turchi, non SI produce n~,?nvero progresso. (Dove la violenza è spinta al suo ~Imltcmassimo e le vittime sono completamente ste rminate ,la lavagna è ripulita e gli autori della vio~en~ S?~o li­beri di ricominciare da capo secondo altri pnn~lpl . Inquesto modo i colonizzato ri inglesi .dell '~enca set­tentrionale risolsero il problema del pellirosse, scar:t ando l'alternativa piu umana di William Pen~ . In sestessa abominevole, questa politi ca è attuabile solonei paesi poco popolati) . . . • . .

Più a lungo è stata usata la Violenza, piu ~a diffi­cile a chi la usa di compiere degli atti di no? ~~lenza.Si fonna una t radizione di violenza ; gli uomuu giungo-

37no ad accettare una scala di valori secondo la qualegli atti di violenza sono calcolat i come eroici e virtuosi.Quando ciò avviene (come è avvenuto, per esempio.nel caso dci vichinghi e dei tartari , e come gli attualidittatori tentano di fare per tedeschi, italiani e russi),vi è poca spera nza che gli effett i della violenza venganorimediati da successivi atti di giustiz ia e di bontà.

Da quanto precede , consegue che nessuna riforma po­t rà facilmente ottenere i risultat i desiderat i, a menoche non sia non solo ben intenzionata , ma anche tem­pestiva. Portare a te rmine una riforma sociale che indate circostanze storiche provocherà t anta opposizioneda necessitare l'uso della violenza, significa agire concriminale imprudenza. Infatti una riforma che può im­porsi soltanto con la violenza, probabilmente non solonon produrrà i buoni risultati sperat i,. ma renderà lasituazione realmente peggiore di quel che era prima.La violenza, come abbiamo visto, può produrre solo glieffetti della violenza ; quest i effetti possono essere an­nullati solo per mezzo di una non violenza compe nsa­toria a fatti avvenuti; nei casi in cui la violenza siastata usata per un lungo periodo, si forma un'abitudinedi violenza e diventa estremamente difficile agli autorid i questa di rovesciare la propria politica . Inolt re leconseguenze della violenza si este ndono infinitamente aldi là di quanto non pensino i ben intenzionati che viricorrono. La " ferrea dittatura" dei giacobini produsse,come abbiamo visto, una tirannia militare, vent i anni diguerra , coscrizione perpetua per tutta l'Europa, il sor­gere dell'idolatria nazionalista . Ai tempi nostri la pro·lungata violenza dell 'oppressione zarist a e l' acuta , ca­tastrofica violenza della guerra mondiale, produssero la" ferrea dittatura" dei bolscevichi. La minaccia di unarivoluzione mondiale provocò il fascismo ; il fascismoprovocò il riarmo ; il riarmo ha portato con sé il progres-

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38 FINI E MEZZI

sivo esautorarsi della libertà nei paesi democra tici. Soloil t empo ci potrà dire quali altri risultati avrà la ." fer­rea dittatura" di Mosca. In questo momento (giugno1937). le previsioni sono per lo me.no alquanto lugubri .

Quindi, se vogliamo fare delle n forme su larga ~cala

che non si dimostrino inut ili nel processo stesso di ap­plicazione, dobbiamo scegliere le nostre misure in modotale che non sia necessaria alcuna violenza per metterlein pra t ica o, alla peggio, se ne richieda un minimo. (Valla pena far notare a questo proposito che le riformeportate a termine sotto lo st imolo della paura dell~

violenza da pa rte di vicin i stranieri, e allo scoPO .diusare più efficacemente la violenza in futu~e W:t~rre 10 ­

temazionali, saranno alla lunga altrettanto mutili quan­to quelle che possono essere introdotte soltanto median:t e il terrore, all 'interno. I dittatori hanno fatto molt icambiament i su vast a scala nella st ruttura delle so­cietà da essi governate senza dover ricorrere al terro­rismo. La popolazione ha acconsent ito a quest i cam­biamenti. spinta da un'intensa propaganda che ne mo­st rava la necessità per rendere il paese sicuro dall 'vag­gressione st raniera". Alcuni di quest i cambiament i ave­vano l' aspetto di rifanne vantaggiose ; ma in quan toerano creat i per rendere il paese più efficiente come mac­china di guerra, t endevano a provocare altri paesi ,:daumentare la loro efficienza militare e rendere perciòpiù probabile la guerra . Ma la natura della guerra mo­dern a è tale che difficilmente le ri fanne utili sopravvi­veranno alla catastrofe. Cosi vedremo che queste ri­fanne int rinsecamente vantaggiose, accet tate senza op­posizione, saranno anch'esse inutili se la comunit à vie­ne persuasa ad accettarle per mezzo di una propagand~

che sfrutti il suo t imore di fut ure violenze da par te dit erzi, o insista sulla gloria di futura violenza usata consuccesso da essa stessa). Per tornare al nostro argomen-

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RI FORMA SOCIALE E VIOLENZA 39

to prin~ipale, cioè alla necessit à di evi tare la violenzadomestica durante l' applicazione delle riforme vediamoche una ~if?nna pu~ essere int rinsecamente va~taggiosa ,ma cosi Irrilevante m rapporto alle circostanze storicheesistent i da essere praticamente inutile. Questo non si­gn ifica che dovremmo commettere l 'enorme errore diHegel, allegramente ripetuto da tutti i moderni t iranniche a~bi~o dei ~elitti da giusti ficare e delle pazzi~da razionalizzare, l errore che consiste nell 'affermare checiò che è reale è razionale, che storico equivale a ideale.Il reale non è il razionale: e non tutto ciò che è, è giusto.In qu~unque m?mento della storia, il reale, come loconosciamo, contiene certi element i razionali , laboriosa­mente incorporati nella sua st ruttura dal paziente sfor­z? uma~o : fra le C?se .che esi~tono, alcune sono piugiuste di alt re. Perciò, il semplice buon senso rich iedeche, nel fare delle riforme, abbiamo cura di conservaretutti quegli element i cost it ut ivi dell'ordine esistente chea?biano un certo valore. E qu esto non è tutto, Il cam­blam~nto in sé stesso è più o meno doloroso per lamaggior parte degli uomini. Stando cosi le cose, faremmobene a conservare anche quegli elementi dell'ordine esi­stente che non siano particolarmente dannosi né abbia­m? un particola~e. valore, ma siano semplicemente neu­~n. Il conservat ìvismo umano è un fatto che si verificaID o?"~ sit uaz ione storica . Perciò è molto importantec~e 1 nf?rm atori ~ociali si astengano dal fare dei cam­biamenti superflui, o dei cambiamenti di entità t ale~a. ca~sa~e sco~ I,Jrofonde. Dovunque sia possibile, leIStItUZIOnI famil iari ~n~rebbe~o_ estese o sviluppate inmodo d~ provocare l risultati desiderati; i principi giàaccettati andrebbero applicat i a campi più vasti. Inquest? modo la quantit à e l 'intensit à dell 'opposizione alcambla;ne?to .sarebbe ridotta al minimo, e con essaanche il rìschìo di dover ricorrere a misuredi violenza .

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LA SOCIETÀ PIANIFICATA

PRIMA della Grande Guerra solo i socialist i fabianiparlav ano di una società pianificat a . Durante la

guerra tutte le società belligeran ti furono pianificate. e(considera ta la ra pidità con cui fu fatto il lavoro) lofurono molto efficacemente , allo scopo di continuarela guerra . Subito dopo la guerra vi fu una reazione,abbastanza naturale, date le circosta nze. contro la pia­nificazione. La crisi provocò una cont ro reazione e dal1929 in poi l'idea della pianificazione ha ?tte.nu~o unapopolarit à quasi unive~sale. Intanto del p13D1 son~st at i intrapresi, sistemat icamente e su vasta scala neghstati tot alit ari , frammentariamente nei paesi democra­t ici, Un fiume di letteratura sulla pianificazione socialevien fuori cont inuamente dai torchi . Tutti i pensatoridi idee "avanzate" hanno il loro piano favorito, e an­che la gente comune ha subito il contagio. La pianifica­zione è di moda , e non senza giusti ficazione . Il mondova male, e pare che sia impossibile salvarlo dai suoiattuali gua i, e tanto meno migliorarlo, se non facendodeliberatamente dei piani. Si deve ammettere che que­sta è solo un'opinione, ma si ha ogni ragione di suppor­re che sia ben fondata . Intanto, però, è certo, (poiché è

~ un fatto osservabile}, che nel te ntat ivo di salva re ~nostro mondo, o parte di esso, dal suo attuale stato diconfusione, si corre il rischio di pianificarlo in modo .d?,farlo assomigliare all ' inferno, e causarne la definit i-

LA SOCIETÀ P IANI FICATA 41

va distruzione. Vi sono delle cure peggiori del male.Una qualche specie di pianificazione è necessaria .

Ma quale specie, e quanta ? Non possiamo rispondere aqueste domande, né giudicare un qualsiasi piano, se nonriferendoci cont inuamente ai nostri postulat i ideali. Ognivolta che esaminiamo un piano, dobbiamo domandarci secontribuirà a t rasformare la società alla quale viene ap­plicato in una comunità giusta , pacifica, moralm ente eintellettualmente progredita , di uomini non-attaccat i.Se la risposta è affermat iva , pot remo dire che il pianoè buono. Altriment i dovremo dichiararlo catt ivo.

Nel mondo contemporaneo esistono due specie di pia­ni cattivi : quelli ideali e messi in pra t ica da chi nonaccetta i nostri postulati ideali, e quelli ideat i e messiin pratica da chi li accetta ma immagina che i fini pro­posti dai profeti possano venir raggiunti con mezzi mal­vagi o inadatt i. L 'inferno è lastricato di buon e inten­zioni ed è facile che i piani fatt i dai ben intenzionatidella seconda specie abbiano dei risulta ti tanto disa­st rosi quanto quelli fatti dai mal intenzionati della pri­ma specie. E questo non fa che dimostrarci, ancorauna volta, come avesse ragione Budda, quando classi­ficava l'ignoranza e la st upidità fra i peccat i mortali.

Esaminiamo alcuni esempi di cattiva pianificazioneappartenenti a queste due classi. Nella prima dobbiamocollocare tutti i piani fascisti e quelli specificamentemilitarist i. Il fascismo per dirlo con le parole di Mus­solini, crede che «solo la guerra porti le energie umanealla loro tensione massima, e pone il sigillo della nobil­tà sui popoli che han no il coraggio di affrontarla e. Eancora : «una dottrina fondata sul dannoso postulatodella pace è est ranea al fascismo ». Il fascist a , dunque,crede che il bombardamento di città aperte con fuoco,veleno ed esplosivo (in altre parole, la guerra moderna)sia intrinsecamente desiderabile ; egli rinnega gl' insegna-

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menti dei profet i e crede che la migliore società sia unasocietà nazionale che vive in uno stato di cronica osti­lità verso altre società naz ionali , preoccupandosi costan­te mente di idee di rapina e di massacro ; disprezzal' individuo non-attaccato e offre all 'ammirazione gene­rale quelle persone che, obbedendo a chi si è in quelmomento impadron ito del potere politico, coltivi siste­mat icamente tutte quelle passioni (superbia , ira , invi­dia, odio) che i filosofi e i fondatori di religioni hannocondannato all 'unanimità come le più malefiche. e menodegne degli esseri umani. Qualsiasi pianificazione fa­scista ha un fine ultimo: fare della società nazionaleuna macchina bellica più effic iente. L'industria , il com­mercio e la finanza sono cont rollat i a questo scopo.Si incoraggia la fabbricazione di surrogati affinché ilpaese possa bastare a sé stesso in caso di guerra. Ven ­gono imposte tariffe doganali e quote d'imm igrazione ,vengono dist ribuiti premi per le esportazioni, i cambivengono abbassati per ottenere un vantaggio moment a­neo o infliggere una perd ita a un rivale. La politicaestera è condotta secondo principi apertamente machia­vellici. Vengono presi solenni impegni con la piena co­scienza che verranno infranti il momento in cui saràvantaggioso farlo. Si invoca il diritto inte rnazionaleogni volta che conviene, ma si ripudia quando imponeil più piccolo freno ai progetti imperialistici della na­zione. Intanto i sudditi del dittatore vengono sistema­ticamente educat i ad essere dei buoni cittadini dellostato fascista . Si sottopongono i bambini a una disci­plina autoritaria perché divent ino al tempo stesso ob­bedient i ai superiori e brutali verso i sottopost i. Ap­pena lasciato il giardino d'in fanzia , cominciano quell' al­lenamento militare che culmina negli anni della co­scrizione e continua fino a che l' ind ividuo non è t roppovecchio per essere un soldato efficiente. A scuola vengo-

LA SOCIETÀ PIAN IF ICATA 43

no loro ~segnate delle ~travaganti. menzogne sulle pro­dezze del loro antenati, e la verit à sugli altri popoliè . trasform ata o c?mpletamente soppressa . La stampav.lene contro~ata , In ~odo che i?li adulti sappiano soloCiÒ che . conviene al ~It~ator~ di far loro sapere; vien~rs~gllltato senza ple~a chl~que esprima delle opi­mom. n~n o~odo~. 51 orgamzzano degli elaborati si­st~ml di spronaggto poliziesco per indagare sulla vitapnvata .e le opinioni dell 'individuo più umile. VieneIncora~ata la d~lazione, vengono compensat i gli infor­mato~ '; Il t errorismo è legalizzato. La giust izia vieneamminist rata segretamente, la procedura è ingiusta , lepene barbaramente crudeli. La brutalità e la torturavengono impiegate abitualmente.

.Questa è la I:' iani~cazi?ne fascista , la pianificazionedi . cc:loro che ripudiano I postulati ideali della civiltàcrist iana e delle civiltà asiat iche più ant iche che l'han­n? prec.e~uta e dalle quali è derivata la pianificazioned~ uomml. l~ cui intenzioni sono ape rtamente malva­g.le. Esamlma~o ora ?~gli esempi di pianificazione idea­~I da per~.nallt~ politiche che accettano senza riserveI pos.tulah ideali, le cui intenzioni sono dunque buone.~utb credon~ che fini ~uoni possano venir :raggiun­t ì c?n mezzr non buoni. Per quant o essi mirino araggIUngere.delle n:ète ~iametralmente opposte a quel­le del f~lS~O, SI ostinano a seguire le stesse viepr~ d:u van Duce o Fùhrer. Sono paci fisti , ma deipacifisti ch~ seguono .la teoria per cui la pace può~re r~gglUn.ta n:e<hante la guerra: sono riforma­ton e rivoluzionari, ma riformatori convint i che de­gl~ ~tti i~giusti e arbitrari possano portare alla giu­stIz.la SOCIale, e rivoluzionari convint i che la centraliz­zazrone del p?tere, e la schi.avi t u delle masse possanoportare alla libert à per tut ti. La Russia rivoluzionari aha il più grande esercito del mondo ; una polizia segreta

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mente che in Russia la necessità di usare dei mezziintrinsecamente buoni per conseguire fini utili. Ma an ­che in questi paesi sono stati commessi in passato deglierrori enormi, e alt ri errori ancor più gravi e pericolosi 'si stanno ora commettendo. La maggior parte di questierrori è dovuta al fatto che, pur professando di crederenei nostri postulati ideali, i dirigenti e i popoli di questepaesi sono, anch'essi, entro certi limit i e contraddit toria­mente, militarist i e naz ionalist i. Gli inglesi e i fran cesisono, è vero, dei militaristi sazi, il cui desiderio prin­cipale è quello di vivere una vita t ranquilla , tenendostretto tutto ciò che hanno afferrato nei loro giorniimpenitenti di rapine imperiali. Messi a confronto condei rivali che vogliono fare ora ciò che essi fecero dalprincipio del XVIII fino alla fine del XIX secolo, pro­fessano, e certo provano realmente. una profonda indi­gnazione morale. Hanno intanto cominciato a prepa­rarsi, riluttanti ma determinati , al compito di batterele potenze fasciste al loro stesso giuoco. Come gli statifascisti, si stanno preparando alla guerra. Ma la guerramoderna non può esser condotta , e nemmeno preparata ,se non da un potere esecutivo strett amente centraliz­zato, che goda di un dominio assoluto su un popolodocile. La maggior parte dei piani che si stanno facendonei paesi democratici sono dest inat i a rendere questipaesi simili alle società autoritarie, organizzate per ilmassacro e la rapina . Fin ora la t rasformazione haproceduto abbastanza lent amente . La fede nei nost ripostulati ideali ha agito da freno alla fascisti zzazione.che ha dovuto perciò procedere guadualmente, dietrouna cortina fumogena. Ma se la guerra verrà dichiarata ,o anche se la sua minaccia diverrà più grave, il pro­cesso diventerà aperto e rapido. « La difesa della de ­mocrazia cont ro il fascismo » implica inevi tabilmente latrasformazione della democrazia in fascismo .

che può compete re con quella tedesca o it aliana per lasua spietata efficienza : una rigidissima censura, un si­stema di educazione che, da che Stalin l'ha riformato ,è autoritario quanto quello di Hitler : un .sistema gene­ralizzato di allenamento militare, applicato olt re che agliuomini anche alle donne e ai bambini ; un dittatore cie­camente adorato come gli uomini divinizzati di Roma edi Berlino ; una burocrazia. solidamente trincerata comenuova classe dirigente, che impiega tutti i poteri dellostato per conservare i suoi privilegi e proteggere i suoiint eressi acquisit i ; un partito oligarchico che dominal'intera comunità, ent ro il quale non vi è libertà nem­meno per i membri fedeli. (La maggìor parte dellecaste dirigenti sono democratiche per quel che riguardai loro membri. ~Ia non il Partito Comunista russo,nel quale il comitato Esecut ivo Centrale può. attra­verso il Dipartimento Politico, sopraffare o liquidareaddirittura qualsiasi organizzazione regionale). In Rus­sia non è ammessa alcuna opposizione. :Ma dove I'op­posizione è resa illegale, questa automaticamente si na­sconde e si trasforma in cospirazione. Donde i processie le epurazioni del 1936 e 1937. Ampi rimaneggiamentidella st ruttura sociale vengono portati a termine cont rola volontà della popolazione int eressata, e con assolutaassenza di scrupoli. (Diversi milioni di contadini vennerodeliberatamente lasciat i morire di farne nel 1933 da ipianificatori soviet ici). La crudeltà genera risentimento;il risentimento deve essere contenuto con la forza.Come sempre, il risultato principale della violenza è lanecessit à di usare altra violenza. Quest a dunque è lapianificazione sovietica, ben intenzionata , ma che siserve di mezzi malvagi, i quali producono risultat i deltutto diversi da quelli che gli autori originari della ri­voluzione intendevano produrre .

Nei paesi democrat ici borghesi si intende più chiara-

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Ifascistizzazione dei paesi democratici : la fascistizzazio­ne dei paesi democratici trasformerà le attuali proba­bilit à di guerra in certezza assoluta. Questo per quantoriguarda la pianificazione int rapresa per scopi specifica­mente milit ari.

Molt i piani però non ebbero carattere specificamentemilitare. Furono creati dai governi principalme nte alloscopo di controbilanciare gli effetti della crisi economi­ca. Ma purtroppo, nelle condizioni attuali , anche quest idebbono venir concepiti ed attuati sullo sfondo di mi­litarismo e di nazionalismo. Questo sfondo dà ad ognipiano nel campo internazionale, un carattere che, perqua nto sian buone le intenzioni dei pianificatori, è es­senzialmente militaristico. Val qui la pena di enunciareuna verità generale , che i primi antropologhi, come Fra­zer, non han no affatto afferrato: la verità che una dataabitudine, rito, o tradizione, assume il suo significatoparticolare dalle condizioni di fatto che la circondano.Due popoli possono avere le stesse abitudini : ma ciònon significa che le abitudini in questione abbiano lostesso significato per i due popoli . Se lo sfondo sul qua­le questo "identico" cost ume è per caso diverso, comeè generalmente, esso assumerà dei significat i molto di­versi per i due popoli. Applicando questa generalizza­zione al nostro problema particolare, vedremo che unpiano non milit arist ico, eseguito su uno sfondo milita­ristico, avrà facilmente un significato e dei risultatimolto diversi da quelli che avrebbe su uno sfondo nonmili tarist ico.

Siccome anche i popoli democratici sono in certamisura militarist i e adoratori dell'idolatria di un nazio­nalismo esclusivista, quasi t utti i piani economici in­t rapresi dai loro govern i sono apparsi di carattere im­perialistico agli osservatori stranieri, e hanno infattiportato a un peggioramento della situaz ione interna-

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La maggior parte dei tentativi di pianific,:zione suvasta scala intrapr~si ?all~ pot~nze de~ocra~lche so.n?stati dettati dal desiderio di raggiungere l efficienza mili­tare. Infatti , il tentativo di coordinare l'impero britan­nico in un'unità economica bastante a se stessa eraun piano dettato specialmente da ~onsiderazioni. ~ili­t ari. Di carattere an cora più specificamente militar:sono i pian i applicati alle indust rie .degli an:namenh:non solo in Gran Bretagna, ma anche ID Francia e neglialtri paesi democratici , allo scopo di aumentarne la. pro­duzione. Come i piani fascisti per aumentare l'effiCIC? Zamilitare , quest i tentativi di pianificazion~ . ~aranno me­vitabilmente peggiorare le cose, non migliorare. Tra­sformando l'i mpero britannico da un 'area di libero sca~­

bio a un a proprietà privata protetta ~a ~ura dog~nal~ ,i governi interessat i hanno ot~en~t? il nsul~ato mevi­t abile di aumentare molto \ ostilità straniera versol'impero. Quando gli inglesi avevano l' indiscusso domi­nio del mare si conciliavano l'op inione mondiale la­sciando apert~ le porte delle loro colonie al commerciostraniero. Ora che il dominio del mare è stato perduto ,queste porte sono chiuse. In alt re parole, l'Inghilter~astimola l'ost ilit à del mondo proprIo nel momento ID

cui ha cessato di paterne sfidare l'osti lità. ~on si p~~immaginare pazzia maggiore . Ma chi pens,: l? term~Dl

di milit ar ismo commette inevitabilmente SImili pazzie.Esaminiamo il secondo caso. Il riarmo fatto sulla

enorme misura attuale e con la sua odierna rapidità,non può ave re che due. ri.sultati. O vi s~rà ,un~ ~uerragenerale entro un brevissimo tempo: poiché Si ViS bel:lum, para bellum. Oppure, se la guerra sarà rinviata diqualche anno, la rapidit à del. riarmo at~uale do,,:r~ ve­nire rallentata e sul mondo SI abbattera una cnsr eco­nomica tanto grave quanto quella del 1929. La crisieconomica creerà dei disordini; questi affretteranno la

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manente il meccanismo economico deve essere rifatto.Ma i piani economici intrapresi da un go,:ern~ na~iona­le a beneficio del suo popolo, t urbano inevit abilmen­te l' armonia economica internazionale che risulta da1~

l' assenza di pianificazione nazionale. Nel processo . d~

pianificazione a vantaggio dei .rispettivi loro popoh, . lgoverni nazionali int ralciano il fiusso del commercl~

. internazionale, creano nuove forme e nuov~ sorgentid i rivalità internazionale, disaccordo intern azionale. Ne­gli ultimi anni la maggior parte dei gov~rni d~l mon­do hanno dovuto scegliere fra due mali quasi ugua­li: o abbandonare alla loro sort e le vittime del processodi adattamento economico, ma quest a decisione urta­va i buoni sentiment i, ed era inolt re politicamente JH:­ricolosa , poiché le vittime potevano vo~are cont ro ilgoverno e perfino esplodere in aperta nvolta,. oppureaiutare quelle vittime coll 'imposizi.on.e di ~": pIan? go­vernativo di attivit à economica nel rispettivi paesI; main questo caso portavano al caos il sistema ~~~li ~­bi internazionali, e aumentavano la probabilità di unaguerra generale.

Fra le coma del dilemm a esiste evidentemente unavia aperta e invit ante. I vari govern i nazi?~a~i .possonoriunirsi a consiglio e coordinare le loro attività In modoche un piano nazionale non int ralci il funzionamentodi un altro . Ma purtroppo nelle condizioni attuali no~può esser seguita quest a via tanto ovvia .e assennat a . Ghstati fascist i non pretendono neanche di voler~ la pac~

e la cooperazione internazionale, ed ?-nche quel I?ov~rn~democratici che fanno le più enfati che professioni ~Ipacifismo, sono al t empo stesso nazionalisti, milit ari­st i e impe ria listi. Il pensiero politico del XX secolo èincredibilmente primitivo. La nazione è. perS?ni~catacome se fosse un essere vivente dot ato di pasSlOOl, de­sideri e suscettibilità. La Persona Nazionale è SOVIU-

FIN I E MEZZI

zionale . I governi si son servit i d i t ari ffe dogan ali,premi di esportazione, quote di immigrazione e svalu­t azione della monet a, come espedienti per migliorarele sort i dei loro sudditi ; nel mondo quale esso è attual­mente, questi piani sono sembrat i agli alt ri st ati azionidi deliberata inimicizia, che meritavano rappresaglie del­lo stesso genere. Le rappresaglie hanno portato allecontrorappresaglie. Gli scam bi internazionali sono di­ventati sempre più difficili. Per conseguenza i govern iin questione hanno dovuto ricorrere a nuovi piani perla protezione dei loro cittadini : nuovi piani che hannorisvegliato all'estero un risentimento ancora pi ù acutoe reso più vicino il pericolo di guerra .

Ci troviamo qui di front e al gran paradosso dellapianificazione contemporanea. I vasti piani intrapresidalle singole nazioni sfociano in un caos inte rnazio­nale, e il grado di questo caos internazionale è in pro­porzione esatta al numero, alla completezza e all 'effi­cienza dei diversi piani nazionali.

Durant e il XIX e per i primi anni del XX xecolo, gliscambi economici fra le nazioni avvenivano senza nes­sun intoppo. Le varie economie nazionali non eranopianificate in nessun paese. Gli individui che si occupa­vano di commercio internazionale erano obbligat i nelloro stesso interesse a conformarsi ad alcune regole delgiuoco, come si erano venute formando nella City diLondra . Se non le osservavano, erano rovinati e non sene parlava pi é. Abbiamo qui l 'inverso del parad ossoformulato più sopra . La mancanza di piani nazionaliin materia economica porta alla coord inazione econo­mica intern azionale.

Ci t roviamo di fronte ai comi di un dilemm a. In ognipaese un gran numero di persone soffre delle privazionidovute ai dife tti del meccanismo economico. Questagente va aiutata, e per aiutarla in modo efficace e per-

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marra in misura ed energia, ma nella moralit à è com­pletamente sub-umana. Non ci si può aspettare dallaPersona Nazionale un comportamento decente , essavien considerata incapace di pazienza , di tolleran za, diindulgenza e perfino di buon senso e di illuminato in­teresse verso sé stessa . Appena cominciano ad agirecome rappresentanti di una Persona Nazionale, gli stes­si uomini che nella loro vita privata si comportano comeesseri ragionevoli e morali , assumono le sembianze dellaloro stupida , ist erica e pazzamente suscettibile divinit àtribale. Stando cosi le cose si può sperare ben pocoattualmente da conferenze internazionali generali. Nonsi può portare a compi mento nessuno schema di pianifi­cazione internazionale coordinata senza che tutte le na­zioni siano pronte a sacrificare qualcuno dei loro dirittidi sovranità. Ma è molto improbabile che tutte o ancheuna maggioranza di .nazioni consentiranno a questosacrifizio.

In queste circostanze, la via migliore e più ovvia frai corn i del dilemma va abbandonata per scegliere viepiù tortuose e int rinsecamente meno van taggiose. Ca­rne abb iamo visto, i piani nazionali portano al disord inenegli scambi inte rnazionali e alla tensione politica. Sipuò rimediare almeno in parte a questo stato di cosein uno o in due modi. In primo luogo si possono faredei piani di coordinazione internazionale parziale fraquei governi che vi acconsentirebbero . Ciò si è già fattonel caso del Blocco della Ste rlina , composto di paesi icui govern i trovano che vale la pena coordinare i lorodistinti piani nazionali in modo che non interferiscanofra di loro. 13: possibile che col tempo altr i governi tro­vino di loro interesse l' unirsi a questa confederazione. Suquesto punto però sarebbe imprudente essere t roppoott imisti. II tempo dimostrerà forse i van taggi dellacooperazione inte rnazionale; ma intan to il tempo raf-

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forza gl'interessi cost ituit i che si sono . creati 'nell 'am­bito dei diversi piani nazionali. PartecIpare a un pro­getto di collaborazione internazionale, può andare avantaggio di tutta la nazione ; ma non va cert:am~nte ~vantaggio di ogni singolo gruppo di inter~sI es~stenhentro la nazione. Se questi interessi particolari sonopoliticamente potenti, l' interesse dell'intera nazione ver-rà sacrificato ai loro int eressi particolari . .

Il secondo modo di diminuire il disordine economicointernazionale e la tensione polit ica è più drastico; econsiste nel rendere le nazioni, quanto più possibileeconomicamente, indipendenti l'una dall'altra. In qu~­sto modo il numero dei contatti fra le nazioni sarà n ­dotto al minimo. Ma poiché, allo stato.attu~le d~l sen­timento nazionalistico, i cont atti internazIonali po~­tano troppo spesso alla t ensione inte:nazional~.c al fi ­

schio di guerra, ridurre il numero del contatti interna­zionali significherebbe probabilmente ridurre le pro-babilit à di guerra . .

AI libero scambista ortodosso un simile suggenmento. semb~erà grotte sco e quasi criminale. (t .La.geografia e la

geologia sono fat ti ineluttabili. ~ naZIOnI sono dotatein maniera diversa. Ognuna di esse è attrez~ta pe~eseguire un compito par ticolare: è giusto ~r.Clò c~c VI

sia fra di esse una divisione di lavoro. Tutti I paeSI do­vrebbero scambiare le merci che producono più facil­mente con quelle che non possono produrre o che pro­ducono soltanto con fatica, ma che alt rove possono ~s­ser facilmente prodotte t . Cosi suona l 'argome~taz~o­

ne del libero scambista; ed è, o forse sarebbe megl~o dueera, un'argomentazione est remamente sens~ta. ~hI se neserve attualmente dimentica due cose: c CIoè, 11 recenteesacerbarsi dei sentimenti nazionalistici e il progressodella tecnica. Per amor di prestigio e per timore.di quelche può succedere ~ t empo di guerra, la maggior par-

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t e dei governi desiderano adesso produrre, a qualunquecosto, e malgrado i maggiori ostacoli naturali, ent ro ilproprio territ orio quante più merci è possibile, anche sesi possono produrre più facilmente altrove . E questonon è tutto : il progresso della tecnica ha reso possibileai governi di adempiere questo proposito, per lo meno inmisura considerevole. Per il libero scambista ortodossol' ideale dell 'autarchia è assurdo. :Ma invece essa puògià veni re in parte realizzata , sarà realizzabile in modoancor più completo con ogni progresso della tecnica .Ogni governo nazionale può impedire lo sviluppo discoperte tecniche nel suo terri torio. Ma non può impe­dirne lo sviluppo altrove: e quando vengano sviluppatene risultan o tali vantaggi che anche i più conservatoridevono adottare la nuova tecnica. Non vi è dubbioperciò che , prima o poi, i sistemi che già rendono possi­bile a paesi poveri di raggiungere un certo grado di au­tarchia divengano di uso generale. Stando cosi le cose,t anto vale fare di necessità virtù e sfruttare sistemati­camente le scoperte della tecnica e sfruttarle per quanto èpossibile a vantaggio di tutti. Attualmente queste scoper­te tecniche sono usate dai dittatori un icamente per scopibellici. Ma non c'è ragione perché l'idea dell'autarchianazionale debba essere associata con l' idea della guerra .La scienza rende inevitabile a tutti i paesi di raggiun­gere presto una notevole misura di autarchia. Questoinevitabile sviluppo dovrebbe essere diretto in modo daservire la causa della pace. E in fatti questo si puòfacilmente ottenere. L'inft.uenza dell 'idolatria naziona­list ica è attualmente cosi forte che ogni contatto franaz ioni minaccia di provocare disaccordi. Perciò, menoabbiamo a che fare gli un i con gli altri, più facile saràmantenere la pace. Grazie ad alcune scoperte tecnichenon sarà più necessario d 'ora in poi avere molti con­tatti gli uni con gli altri. Più rapidamente e più siste -

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maticamente faremo uso di queste scoperte, meglio sa-rà per tutti. . . . .

Esaminiamo per esempio il problema del rifornimen­ti di viveri. Molti governi, inclusi quelli inglese, t ede­sco, italiano e giapponese, giust ificano i loro prepara­tivi di guerra, il loro possesso di colonie o, se non nehanno il loro desiderio di nuove conquiste. adducendola scusa che i loro territori non bastano a fornire il ciboper gli abitant i. Al momento attuale questa scarsi~à '.'na­t urale" di viveri è intensificata da un a scarsità art ificiale ,dovuta a un'errata politica monetaria , che impedisce adalcuni paesi di acquistare il vettovagliame nto all'ester~ .

Quest i sistemi monetari errati sono il risultato del rm­litarismo. I governi dei paesi in questione preferisconospendere tutte le risorse nazionali per l'acqu isto di ar­mamenti: cannoni invece di burro. I viveri non posso­no essere acquistati perché il paese si prepara a ent rarein guerra ; il paese deve ent rare in ~erra perch~ nonpuò acquistare i viveri. Come al sohto, è un circolovizioso.

I sistemi monetari sbagliati possono impedire ad al­cune nazioni di acquistare i viveri all 'estero . Ma anchese cambiassero i loro siste mi, rimarrebbe pur semprevero che i viveri vanno acquistati a font i st raniere.In rapporto ai rifornimenti intern i esistent i, paesi co­me la Gran Bretagna, la German ia e il Gia~po?e son~sovrappopolati . Donde, secondo i governant i di questipaesi, la necessità. di una nuova aggressione, o, . ~ov~l'aggressione fu perpetrata in passato, la necessita dimantenere gli imperi stabilit i da tempo. Fino a c~e p~~­

to la sovrappopolaz ione è _una scusa valida pe~ il mI~ I:t arismo e l'imperialismo? ..Secondo gli esperti praticidella tecnica della moderna agro-biologia, l' imperiali­smo ha perduto oramai una delle sue principali g~usti­ficazioni. Si rimandano i lettori al libro del dottoWillcox

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Nations can Uve ai home, per un'esposizione sistematicadel punt o di vista dell'agro-biologo. Secondo il dott.Willcox qualsiasi paese che decide di applicare i sistemipìu progredit i alla produzione di piante commest ibiliinclusi i foraggi, può mantenere una popolazione moltomaggiore della più densa che esista ora in qualsiasiparte del globo. I sistemi indicat i dal dotto Willcoxsono già in uso nel commercio. Il nuovo metodo di"agricoltu ra pulita" inventata dal prof. Gericke dellaCalifornia, è an cora allo stadio sperimentale; ma serisulterà soddisfacente permetterà una produzione mag- ·giore 'd i viveri , prodotti con minor fatica e su un 'areaminore, di quanto non possa offrire qu alsiasi altro meto­do. Sembra anzi probabile che l' " agricoltura pulita"provocherà una rivoluzione agricola al cui paragone larivoluzione industriale del XV III e XIX secolo sem­brerà il più insignificante dei turbamenti sociali (I).Non si possono sopprimere delle invenzioni tecnichevan taggiose. Se la scoperta del prof. Gericke si .dimo­st rerà commercialmente utile, verrà certamente sfrut­t ata . Anche soltanto nell'interesse degli agricoltori, igoverni saranno obbligati a controllare lo sfru ttamentocommercia le di questa scoperta rivoluzionaria . Nel con­t rollarla nell 'interesse degli agricoltori , potranno con­t rollarla anche nell 'interesse della pace mondiale. An­che se I'vagr iccltura pulita" non dovesse dimostrarsicommercialmente van taggiosa, le nazioni, per dirla conle parole del dottoWillcox, possono tuttavia " vivere acasa loro" e vlvcrcì (a meno che la natalit à non salganotevolmente) in un 'abbondanza finora senza prece­dent i. E molto significat ivo che nessun governo abbia

(I ) Nei rapporti della commissione nomin ata dal president e Roo aevelt perccusìderare le probabili tendenze fu t ure, l' "agricoltura puli ta" (dMless farmi",)fu elenca ta tra le t redici invenzioni che potranno portare degli importan ti caec­biameuti sociali Del prossimo futuro . Il rapporto fu stampato nel luglio dd 1937 .

fatto finora alcun sforzo serio per applicare i sistemiagro -biologici moderni su vasta scala , allo scopo di ele­vare il livello del benessere materiale fra i suddit i c direndere superflui l' imperialismo c la conquista di nuoveterre . Questo solo fatto sarebbe suffic iente a dimostrarela verità che le cause della guerra non sono soltantoeconomiche ma psicologiche. I popoli si preparano allaguerra , fra l'altro, perché la guerra rient ra fra le gran­di tradizioni, perché la guerra è eccitante e dà certe sod­disfazioni personali e compensat ive; perché vivono inuna società in cui il successo, in qualunque modo rag­giunto, è idolatrato, e in cui la concorrenza sembra più •" naturale" (e poiché, nelle attuali condizioni, è più abi­tuale) della collaborazione. Di qui proviene la riluttanzagenerale a int raprendere una politica costruttiva, diret­ta a eliminare almeno le cause economiche della guerra.E da ciò proviene anche la straordinaria energia che igovernanti ed anche i governat i pongono in una politicadistruttiva e guerrafondaia come il riarmo, la cent ra­lizzazione del pote re esecut ivo e l'irreggimentazione dellemasse.

Ho parlato finora delle conseguenze internazionalidella pianificazione nazionale e delle misure che dovreb­bero venir prese dai pianificatori per ridurre al minimoqueste conseguenze. Nei capitoli seguent i tratterò dellapianificazione nei suoi aspetti non tecnici. Alt ri hannoscritto, lungamente e dettagliatamente, a proposito deiproblemi st rettamente tecnici delle pianificazioni , e peruna discussione di quest i problemi riman do il lettorealla copiosa letteratura sull'argomento (I). Mi propongoqui di discutere delle pian ificazioni in relazione ai no­st ri postulati ideali e di esporre le condizioni che biso-

(I) Plannd Society, di trentaclnque aut ori {New York, J937), co ntiene degliautorevoli so mmari di quasi tutti gli aSpoltti della pìanifì caaìone, insiem e co nbi bliografie complete.

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FINI E ME ZZI LA SOCIETÀ PIANIFICATA 57

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gnerà adempiere affinché la pian ificazione riesca a con­tribuire all a realizzazione di questi ideali.

Nella sezione sulla Ri forma Sociale e la Violen zaho esposto chiaramente come la maggioran za degli es­seri umani siano conservatori, come anche cambia­ment i vantaggiosi incontrino opposizione, e come nes­sun piano che debba venir imposto con grande e prolun­gata violenza sia atto a mai conseguire i risult at i van­t aggiosi attesi. Ne consegue prima di t utto che si devonointraprendere soltanto rifo rme strettamente necessa­rie; in secondo luogo che non si deve imporre nessuncambiamento, per quanto int rinsecamente desiderabile,che possa provocare un 'opposizione vasta e violenta,eccetto che gradualmente e a poco a poco ; e in terzoluogo che i cambiamenti des iderabili dovrebbero ven irfatti , dovunque sia possibile, estendendo l'applicazionedi metodi già familiari e già approvati .

Applichiamo questi principi generali a singoli esempidi pianificazione sociale , e prima di t utto alla grandeArcipianificazione di tutti i riformatori: quella per t ra­sformare la società capit alist ica, in cui predomina ilmovente del profitto, in una società socialista, in cuila prima considerazione sia il bene pubblico.

Il nostro principio è che si debbano intraprenderesoltanto cambiamenti strettamente necessari . Se vo­gliamo trasformare una progredit a società capitalistica,quali saranno i camb iamenti dei quali possiamo per­metterei di fare a meno? La risposta è ovvia: i cambia­menti necessari , indispensabili, sono quelli nell 'organiz­zazione della produzione di massa. Attualm ente quest aorganizzazione è nelle mani d i individui irresponsabiliche cercano solo il profitto . Inoltre ogni grande unit àè ind ipendente da tutto il resto : c'è una completa man­canza di coordinazione fra di loro. E proprio l'attivit à

. non coordinata della produzione di massa che porta a

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quelle cnsi e de pressioni periodiche che infliggono tan­te dure privazioni alle masse lavorat rici dei paesi in­dustriali . La produzione su piccola scala, intrapresa daindividui che posseggono gli strumenti con i qu al i la­vorano personalmente, non va soggetta a depressioniperiodiche. Per di più la propriet à dci mezzi di produ­zione person ale e su piccola scala non porta nessuna del­le d isastrose conseguenze politiche , economiche e psi­cologiche della produzione su larga scala : perdita del­l 'indipenden za , schiavitù verso il datore di lavoro, man­canza di sicurezza circa il manten imento dell 'impiego.I vantaggi del socialismo possono essere ottenuti in­t roducendo dei cambiamenti nell 'organizzazione delleunit à di produzione su larga scala. Le piccole unit àdi produzione non hanno bisogno d i venir toccate. Inquesto modo, molt i dei vantaggi dell 'individualismo pos­sono essere mantenuti, ment re l' opposizione verso lerifanne indispen sabili sarebbe ridotta al minimo.

Il nost ro secondo principio è che nessuna riforma,per quanto intrinsecamente vantaggiosa, debba essereint rapresa se ne pu ò risultare un 'opposizione violent a . Peresempio, supponiamo (benché ciò possa non esser vero)che l'agricoltura collettivizzata sia più produ ttiva daquella individuale , e che il lavoratore agricolo collettiviz­zato sia , socialmente parlando, un individu o migliore delcontadino che possiede la propria t erra. Ammesso questo,ne consegue che la collettivizzazione dell 'agricolt ura èuna politica intrinsecamente desiderabile. Malgrado ciò,non dovrebbe venir intrapresa altro che molto gradual­mente. In trodotta di colpo, provocherebbe inevit abil­mente un a violenta opposizione, che dovrebbe venirrepressa da una violenza ancora maggiore. In Russiala rapida collettivizzazione dell'agricolt ura non ha po­t uto essere effettuata se non liqu idando con la prigio­nia, le esecuzioni e la fame, un enorme numero di con-

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(I) In alcuni ca si queste co rpo razioni hanno do vuto assu mersi la responsa bi_li t à per dei consoni con t roppo capitale. I n altri , il tasso d 'i nt eresse mi nimoera stato fissato troppo alto. Questi errori non infirmano il principio implicato .

care dei cambiamenti desiderabili nelle società capita­list iche, vengono dati più sotto. Il principio della li­mitazione del profitto, e della sorveglianza esercitatadallo stato nell'interesse pubblico, è già. stato ammessoe applicato in corporazioni di utilità pubblica qual i laPort 0/ London A uthority , la Pori 0/ N ew Y ork A utho­rity , il London Passenger T ransport Board, l'Electrici tyBoard, la B. B . C. (I). Non vi dovrebbero essere difficol­tà insuperabili per estendere a campi più vasti l'appli­cazione di questo principio già accettato. Come nonvi dovrebbero essere grandi difficolt à per estendere l'ap­plicazione del principio generalmente accettato dellacooperativa di consumo della cooperativa di produzione.Consideriamo poi le forme attuali di tassazione. Inquasi tutti i paesi i ricchi hanno accettato il principiodella tassa sul reddit o e della tassa di successione. Qual­siasi governo che lo desideri può usare questo metododi tassazione per ridurre le ineguaglian ze economichefra gli individui e le classi, per imporre un sala rio mini­mo e per trasferire il cont rollo sulla produzione di massae sulla finanza dalle mani dei privat i allo stato. Un ul­t imo esempio: il t rust di depositi è una comodità fi­nanziaria ben nota e molt o favorita . Nelle condizioniattuali esso è un affare privato, generatore di profitto.Non ci dovrebbero essere però gravi ostacoli tecnicio polit ici a t rasform arlo in un ente pubblicamente con­trollato, con la funzione di dirigere raz ionalmente ilflusso degli invest imenti.

Ho parlato di riforme int rinsecament e desiderabili;ma la frase è cruda e necessit a di essere specificata. Inpratica nessuna riforma può venir separata dallo sfondoamministrativo, governativo, educativo e psicologico.

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tadini proprietari. E probabile che almeno una partedi ciò che ora (1937) chiamiamo l'opposizione t rotzki­sta sia compost a di individui che serbano rancore algoverno per questo o quell'atto di te rrorismo. Per schiac­ciare I 'opposizioneJ il governo ha dovuto ricorrere anuove violenze, ha dovuto farsi ancor più di quantonon fosse prima " ferrea dittatura" (per usare l'eufemi­st ica metafora metallu rgica del prof. Laski). Questenuove violenze e questa che chiameremo "dittaturad'acciaio ad alta velocità" non può che provocare isoliti risult at i della brutalità e della t irannia : la schia­vit o, il militar ismo, l'obbedienza pass iva , l' irresponsa­bilità . Fra i popoli altamente industrializzati dell'oc­

. cidente, la collettivizzazione dell'agricolt ura avrebbeavuto dei risult ati anche più seri che in Russia . In­vece di rappresentare una prepoderante maggioran za , icontadini e gli agricoltori dell'Europa Occidentale e del­l' America sono meno numerosi dei cittadini. Essendomeno numerosi sono più preziosi. Sarebbe fatale per gliabitant i delle città liquidare, o anche mettersi in urtocon un gran numero di questa indispensab ile minoranza.Alcuni milioni di contadini poterono esser lasciat i morirdi fame in Russia, eppure, essendoci tanti altri milio­ni di contadini, la popolazione urbana poté essere nu­t rit a. In paesi come la Francia o la Germani a, l'Inghil­terra o gli Stati Uniti , una politica di affamamento,anche verso pochi contadini e agricoltori , causerebbeinevitabilmente l'affamamento di enormi quantità dilavoratori urbani.

Dall'ult imo dei tre principi generali d 'azione enunciat isopra deriva che i cambiament i desiderabili dovrebberovenire attenuati, per qua nto possibile, mediante l'esten­sione a campi più vast i di sistemi già familiari e giàapprovat i. Pochi esempi concret i sul modo con cui sipot rebbero sviluppare le istituzioni esistenti per provo-

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L'albero si conosce dai frutti , e i frutti di qualunqueriforma dipendono per la loro quantità e qualità tantodall' ambiente della riforma che dal la riforma stessa.

Per esempio, la propriet à collettiva dei mezzi di pro­duzione non ha per risult ato necessario e incondizio­nato la liberazione di quelli che fin allora era no stat iservi . La propriet à collett iva dei mezzi di produ zione èperfettamente compat ibile, come vediamo nella Russiacontemporanea , con la direzione autoritaria delle fab ­briche e delle fattorie, con l'educazione militari zzata ela coscrizione, col governo di un dittatore, sostenuto daun'cligarchia di uomini di partito, che adopera unaburocrazia privilegiata , una stampa censurata e un'e­nonne forza di polizia segreta. La propriet à collettivadei mezzi di produzione, libera si i lavoratori dalla loroservitù verso tanti piccoli dittatori (proprietari fondia­ri , usurai , propri etari di fabbrica ecc.). ~Ia se l' ambien­te di questa riforma intrinsecamente desiderabile è in­trinsecamente indesiderabile, allora il risultato non saràla libertà responsabile per i lavoratori , ma un'alt ra for­ma di servaggio passivo e irresponsabile. Liberati dal­la servit ù verso tanti piccoli dittatori , si troverannosotto il cont rollo degli agenti di un'unica dittatura cen­tralizzata più efficace dell 'alt ra , perché padrona dei po­teri materiali e sostenuta dal prestigio quasi divino dellostato naziona le.

L'ambiente per questa riforma è migliore negli stat idemocratici che in quelli totalitari; perciò i risultati dellariforma saranno forse migliori negli stati democratici.Purtroppo le circostanze attuali sono tali che, se il pro­cesso non incontrerà la resistenza intelligente e attivadegli uomini di buona volontà, è inevi tabile che quest osfondo migliore si deteriori con grande rapidità . Le ra­gioni di questo fatto sono semplici: prima di tutto anchepopoli democrat ici sono imperialisti e desiderano battere

gli stati fascist i al loro stesso giuoco bellico. Per poterprepararsi efficacemente alla guerra moderna , il poterepolitico dovrà essere più st rettamente cent ralizzato, leist itu zioni autonome dovranno venire gradualmente abo­lite , l'opinione pubblica dovrà essere pru strettamentecontrollata e l'educazione milit arizzata . In secondo luo­go i paesi democratici soffrono ancora un po' della de­pressione economica che cominciò nel 1929. I vari go­verni hanno dovuto ricorrere a un certo grado di pia­nificazione economica per mitigare le sofferenze dei po­poli. La pianificazione economica ha dato a questi go­verni l'occasione di rafforzare la loro posizione. In In­ghilterra , per esempio, l'esecutivo centrale, la burocra­zia e la polizia sono probabibnent e più potent i oggi diquanto non siano mai stat i. Ma più queste forze di­ventano potent i e meno possono tollerare la libertà de­mocratica , anche in quella piccola quantità che esistefra i popoli cosiddetti democratici. Un'altra questione èche la pianificazione economica porta inevitab ilmente anuova pianificazione economica , per la semplice ra­gione che la situazio ne è cosi complessa che non pos­sono fare a meno di commettere degli errori. Gli errorivan no rimediat i mediante l'improvvisazione e la ra­pida messa in opera di nuovi piani. E probabile chequesti nuovi piani conte ngano alt ri erro ri , che a lorovolta dovranno essere rimediati con alt ri piani, e cosidi seguito. Ora, dove la pianificazione è stata associatacon un aumento di potere dell'esecutivo (e purtroppoquesto è avvenuto in tutti i paesi democratici) ogni nuo­vo passo sulla via della pianificazione, reso necessariodagli errori dei piani precedenti , port a il paese an coraun passo avant i sulla via delta dittatura. Al tempostesso, come abbiamo visto, la pianificazione nazionalemolto estesa porta al caos internazionale e alla conse­guente discordia . In altre parol e, la pianificazione na-

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6 2 FIN I E MEZZI

zionale aumenta il r ischio di guerra; ma la guerra nonpuò venir dichiarata, e nemmeno preparata che da ungoverno altamente centralizzato. Si vede cosi che, siadirettamente che indirettamente , la pianificazione eco­nomica porta a un peggioramento dell'ambiente in cuisi può effettuare una riforma vantaggiosa.

Nei capitoli seguent i mi dedicherò quasi esclusiva ­meJ.1te ag~i ambienti desiderabili per una riforma. Laragione di questo è semplice. I " pensatori d 'idee avan­zate " hanno parla to e scritto lungamente sulle rifor­me desiderabili, specialmente su quelle economiche. Tut ­ti ab~ia~o senti!o parlare della proprietà pubblica deimeZZI dì produzione; della produzione per il consumoe non per il profitto; del cont rollo pubblico sulle finan­ze e. gli inves~imenti, e di tutto il resto. Tutti, ripeto,abbiamo sent ito parl are di queste idee e la maggiorparte di noi è cl'accordo che dovrebbero essere tras fe­rit~ d~ re~~ della teoria a quello dei fatti. Ma ben P>chi di nOI SI preoccupano degli ambienti amministra­t ivi, educativi , e psicologici in cui si devono effettuarele necessarie riforme! Ben pochi di noi si dan no la penadi pensare ai mezzi con i quali queste dovrebbero essereeffet!uate . Eppur~ la nostra esperienza personale e lost ud io della stona mettono bene in evidenza che imezzi con i quali cerchiamo di consegui re qualcosa so­no ahne~o alt rettanto import anti dei fini che voglia­mo raggiungere. In realtà sono an che più importanti.Infatti i mezzi impiegati determinano inevit abilmentela na tura dei risultat i consegui t i; mentre, per quantob~ono ~ssa essere lo scopo al quale si tende, la suavirtù è Impotente a controbilanciare gli effetti dei mez­zi ~ndegni .che abbiamo adoperato per raggiungerlo.CoSI, una n forma può essere desiderabile al più altogrado: ma se gli ambient i in cui viene effettuata sonoindesiderabili, i risultat i. inevitabilmente. ci deludera n-

LA SOCIETÀ PIANI FICATA

no. Queste sono verit à semplici ed evident i, cionondi­meno sono quasi universalmente trascurate. Il mio com­pito principale nelle pagine seguent i sarà di illustrarequeste verità e di most rare come possiamo agire consuccesso in base ad esse.

N OTA SULLA PIANIFICAZIONE FUTURA

Le comunità in cui il progresso tecnico è in atto"sono soggette a cont inui cambiamenti sociali. Quandoi cambiamenti ....sodali sono causati dal progresso dellatecnica vengono spesso accompagnat i da grandi soffe­renze e inconvenienti. Si può evitare, tutto questo?

Recentemente il presidente degli Stat i Uniti ha nomi­nato un comitato per esaminare questa questione. Ilsuo rapport o, al quale ci siamo riferiti più sopra, fureso pubblico nell 'est ate del Ì937 ed è un documentodi grande valore.

Nel campo dell 'indust ria , fanno notare i suoi autori,il progresso tecnico non conduce mai a cambiamentisociali che non possano essere previst i molti an ni pri­ma. Nella maggioran za dei casi la prima scoperta diun nuovo processo dista dalla sua applicazione com­merciale su vasta scala almeno un quarto di secolo.(Spesso questo periodo è anche molto più lungo). Qual­siasi comunità che decida di usare l'intelligenza e l'i m­maginazione dei suoi migliori scienziati può prevederele probabili conseguen ze sociali di un dato progressotecnico molti an ni prima che quest e si sviluppino real­mente. Fino ad ora i cam biament i sociali dovuti alprogresso tecnico hanno preso le comunità di sorpresa ,non perché siano avvenuti improvvisamente, come ca­dut i dal cielo, ma .perch é nessuna autorità si è mai

-data la pena di esaminare anticipatamente quali po­t essero essere questi cambiamenti, o quali fossero i mi-

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FI NI E MEZZI

gliori sistemi per evitare che causassero delle sofferenzeevitabili. La commissione del presidente Roosevelt haindicato quali sono le recenti invenzioni che pi ù proba­hilment e potrebbero portare degli importan ti cambia­menti sociali nell 'immediato avvenire, e ha suggeritoun progetto per il funzionament o dell 'amministrazione,necessar io per ridurre al min imo i loro effetti dannosi.Il problema, in questo caso, è puramente un problemache devono risolvere i tecnici.

Vi è un campo in cui progressi tecnici molto piccolipossono produrre degli effett i sproporzionatamente gra­vi per la societ à : intendo il campo della fabbricazionedegli armamenti. Per esempio, un piccolo cambiamentonel disegno dei motori a combustione int erna (cosi pic­colo da non avere quasi nessun effetto sul numero diuomini impiegat i alla loro cost ruzione) può portare,anzi ha realmente port ato, milioni di innocenti, fra cuidonne e bambini, molto più vicino alla morte per fuo­co, veleno ed esplosione. In questo caso naturalmenteil problema non è un problema per i t ecnici, è un pro ­blema che può essere risolt o solt anto quando un nume­ro sufficiente di uomini di buona volontà siano pront ia usare i metodi che soli possono risolverlo. Per quelche riguarda la natura di questi metodi devo rimandareil lettore ai capitoli sulla Guerra e sul Lavoro individua­le per la Riforma.

Gli alti e bassi nella natalità possono facilmente pro­durre dei cambiament i sociali anche più vasti di quelliprovocati dai progressi t ecnici. E ·cert o, t anto quantopuò essere qualsiasi cont ingenza futura , che, fra mezzosecolo, la popolazione dei paesi indust rial izzat i dell 'Eu­ropa Occidentale sarà diminuita , sia in assoluto, siain rapporto ai paesi dell'Europa Orientale. Infatti, quan­do la Gran Bretagna avrà solt anto 35 milioni di abi­tanti, di cui meno di un decimo sotto i quindici anni e

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LA SOCIETÀ::PIANIFlCATA

più di un sesto sopra i sessanta, la Russia ne avràcirca 300 milioni. Pot rà un paese relativamente cosipoco popolato come l' Inghilterra del 1990 mantenerela sua posizione di " Potenza Imperiale di prima clas­se"? In passato la Svezia, il Portogallo e l' Olanda han ­no tentato di mantenere lo status di Grande Potenzasulla base di una popolazione scarsa in senso assolutoe in senso relat ivo. Tutti quest i paesi hanno fallito nelloro intent o. Se non alt ro, per ragioni demografichel'Inghilterra dovrebbe far di t utto per evitare una lottaper il potere imperia le che, se non sarà immediatamentefatale, quasi certam ente lo sarà fra un paio di genera­zioni. In un mondo milit ar istico, i paesi relativamentepoco popolati non possono sperare (a meno che nonsia no protetti da vicini p iù potenti) di mantenere l'e­sclusivo possesso di grandi imperi . L'imperialismo in­glese andava benissimo quando l' Inghilterra era , rela­t ivamente, molto popolata e, grazie al fatto di essereun 'isola , invu lnerabile. Per un 'Inghilterra eccessivamen­te vulnerab ile e relativamente poco popolat a , l'imperia­lismo è una polit ica da pazzi. (Vedi An A lternative loR earmamenì, di Griffin, Londra , 1936).

Ancora una volta il problema sollevato da una nata­lit à in declino non è un problema per tecnici. Fa partedi un problema generale di polit ica internazionale e diguerra , e può essere risolto solo se un numero sufficientedi persone desidera realmente di risolverlo ed è prontoa int raprendere i passi necessari per farlo.

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VI

LA NATU RA DELLO STATO MODERNO

PE R i .nost ri scopi ~ttuali i fatti significat ivi sui go­. verm de~e nazrom contemporanee sono i seguenti:

Vl sono pochi governant i e molt i governat i : i governantisono generalmente spinti dall'amore del potere; occasio­nalment e da un senso di dove re verso la società; piaspesso, st rano a dirsi, dalle due cose insieme. Il loroattaccamento maggiore è l'orgoglio, col quale spessosono coll~gate la crudeltà e l 'avarizia. I governat i, pe~

la maggior parte , accettan o t ranquillamente la loroposizione subordinata e an che effettiva miseria e in­giustizia . In circostanze determinate succede che ces­sano di accettarle. c'è una rivolta . Ma la rivolta è l'ec­cezione ; la regola generale è l'obbedienza .

La pazienza umana è il fatto più importante e forseil .piti St?fJ?rendent~ della storia . La maggior parte de­gli uorrum sono dispost i a tollera re l'intollerabile. Leragioni di qu esto st rano stato di cose sono molte esva riate. Prima di t utto l 'ignoranza . Chi non conosceuno stato di cose diverso dall'intollerabile st ato in cuisi t rova .non sa che la sua sorte potrebbe essere miglio­rata . POI c'è la paura . Gli uomini sanno che la loro vitaè intollerabile, ma hanno paura delle conseguenze diuna ribellione. L' esistenza di un senso di affinit à e disolidarietà sociale costit uisce un'altra ragione per cuila gente tollera l 'int ollerabile. Gli uomini si sentono at­t accati alla societ à di cui sono membri , vi si sentono

LA NAT URA DELLO STATO MODERNO 6';

attaccati anche quan do i governant i di questa societ àli trattano male. E degno di nota che, nelle crisi , i lavo­ratori (che rappresentano i govern at i) hanno semprecombattuto per le loro rispettive nazioni (cioè per iloro governan ti) e contro altr i lavoratori.

Anche la semplice forza dell 'abitudine e la forzad 'inerzia sono est remamente potent i. Uscire da una car­reggiat a, anche da una carreggiata scomoda, richiedeuno sforzo maggiore di qu anto la gente non sia dispostaa compiere. Nei suoi Studies in History and J urispm ­dence, Bryce si domanda se la ragione principale del­l'obbedienza alla legge non sia semplicemente l'indolen­za . t E questa la ragione t . egli d ice c per cui una strenuae instancabile volont à diventa a volte una potenza cosienonne... quasi una forza ipnotica . t A causa dell'indo­lenza i miserabili sono poco meno conservatori dei pos­sident i ; si attaccano alle loro miserie familiari t an tot enacemente quant o gli al tri si attaccano ai loro pri­vilegi. I moralisti buddisti e, più tardi, quelli cristiani.hanno noverato la pigrizia fra i peccati mortali . Se siaccetta il principio che l'albero si giudica dai frutti.dobbiamo ammettere che hanno avuto ragione . Fra imolt i frutti velenosi della pigrizia st anno da una partela dittatura e l' irresponsabile obbedienza dall'altra. Ir iformatori dovrebbero tendere a liberare gli uominidalle tentazioni della pigrizia non meno che da quelledell 'ambizione, dell 'avarizia e della sete di potere e diposizione. Per contro, nessuna riforma che lasci le massedi popolo a crogiolarsi nella pigra irresponsabilità del­l'obbedienza passiva verso l 'autorit à può essere consi­derata come un vero cambiamento verso il meglio (I).

A rinforzare gli effetti dell 'indolenza, della bonariet à

(l) Per i rapporti che esis tono tra l'energ ia e la continenza. sessuaJe, vedi ilCapito lo XV.

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e della paura, a razionalizzare queste emozioni in ter­mini intellettuali , ci sono le credenze filosofiche. I go­vernati obbediscono a chi li governa perché , olt re -atutte le altre ragioni, accettano per vero qualche siste­ma metafisica o teologico che insegna che lo stato deveessere obbedit o ed è int rinsecamente degno di obbe­dienza . I govern anti si contentano raramente dei crudifatti del potere e dell 'ambizione soddisfatta ; aspiran oa governare de [ure, quanto de facto. I diritti della vio­lenza e dell'astuzia non bastano loro . Per rafforzarela loro posizione in rapporto ai governat i e al t empostesso soddisfare i loro propri inquieti desideri di giu­st ificazione eti ca , cercano di mostrare che governano perd iritto divino. La maggior parte delle teorie dello statonon sono altro che congegni intellettuali inventati daifilosofi. allo scopo di provare che le persone che deten­gono effettivamente il potere sono proprio quelli che lodevono detenere. Alcune teorie sono state inventate da 'pensatori rivoluzionari . Questi si preoccupano di dimo­st rare che le persone a capo del loro partito politicopreferito sono proprio quelle che devono detenere ilpotere , e adoperarlo tanto spietatamente quanto i ti­ranni che , in quel momento, sono in carica. E una pu­ra perdit a di t empo discutere queste teorie; esse so­no al di fuori dei punti in discussione e sono irrilevantirispetto ai fatti significat ivi . Se vogliamo pensare corret ­t ament e intorno allo st ato dobbiamo farlo come psico­logi, non come ' difensori particolari, che difendono lacausa dei tiranni o dei candidat i alla t irannia . E sevogliamo fare un calcolo ragionevole del valore di undet erm inato stato, dobbiamo giudicare di esso neit ermini della più c1evata moralità che si conosce, inaltre parole dobbiamo giudicarlo alla luce dei postu­lati ideali formulati dai profeti e dai fondatori di reli­gioni. Hegel, è vero, considerava questi giud izi est re--

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mamente "superficiali". Ma se la profondità conducea l prussianesimo, come è stato il caso per Hegel, datemiallora la superficialità. Lasciamo a chi lo vuole essereprofondo; io preferisco la superficialità e la comu ne de­cenza . Non capiremo mai niente dei problemi di gover­no se non scendiamo ai fatti psicologici e ai primi prin­cipi et ici.

In maggiore o minor misura dunque, tutte le comuni­t à civili del mondo moderno sono composte da unapiccola classe di governanti, corrotti dal troppo potere,e da una vasta classe di suddit i, corrotta da troppa ob­bedienza passiva e irresponsabile. La partecipazione aun ordin e sociale di qu esta specie rende molto diffi­cile agIi individui conseguire quel non-attaccamento inmezzo all'attivit à che è il segno dist int ivo dell 'essereumano ideale; e dove non esiste almeno un certo gra­do di non-attaccamento, pur nella attività , la societ àideale dei profeti non può essere realizzata . Un ordinesociale desiderabile è quello che ci può liberare da mal ievitabili. Un ordine sociale cattivo è quello che ci in­duce in tentazioni le quali non sorgerebbero se le co­se fossero organizzate più intelligentemente. Il nostrocompito attuale è di scoprire quali sono i · cambia­ment i sociali su vasta scala più ind icati per liberar­ci dai mali di un eccessivo potere e di un'eccessiva ob­bedienza, pass iva e irresponsabile. Si è dimost ra to nelca pitolo precedente che le rifanne economiche cosi ca­re ai «pensatori ava nzat i t non sono sufficient i a provo­care da sole cambiamenti desiderabili nel cara ttere dellasocietà e degli ind ividui che la compongono. Se nonvengono effettuati coi mezzi adatti e nelle ada tte condi­z~oni governat ive , amminist rat ive ed educat ive, quester iforme saranno sterili o addirittura dannose! Per po­ter crea re le con dizioni adatte per la riforma econom icadobbiamo cambiare il nostro sistema di governo, i no-

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stri metodi di amministrazione pubblica e di organiz­zazione indust riale , il nost ro sistema di educazione e inostri "credo" metafisici ed et ici. Tratterò dell 'educa­zione e delle credenze in un'alt ra parte del libro. Orami occuperò del governo e dell 'amministrazione degliaffar i pubblici ed ind~striali. In .re~1tà, nat,":~aln:ente,questi vari argomenti sono partI. lI1:separabih dI. unasingola entità. Gli esistenti sistemi di governo ~ dì or­ganizzazione indust riale non pot ra;nno essere facI~mentecambiati se non da gente educata 10 modo ~a desId~raredi cambiar li. Diversamente non è probabile che I go­verni, composti come lo sono attualmente, camb~no. ilsistema educativo in modo tale da provocare la richie­sta di una completa revisione dei sistemi di goveI?o.E il solito circolo vizioso dal quale, come sempre, esisteun a sola via d 'uscita, quella cioè consistente in attiliberi da parte di individui moralmente illuminati , in­telligenti , ben informati e decisi, che agiscono. d'~ccordo.Parlerò più tardi della necessit à della asso~IazIOne v.o­lontaria di quest i individui e della parte Im~rtanhs­

sima che possono avere nel produrre. u:n ca~bIa:nen todella società. Per il momento, esarmmamo Il SIStemadi governo e l'amministrazione industriale.

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CENTRALISMO E DECENTRAMENTO

ABBIAMO t rovato l'accordo per quel che riguarda la.Il. società ideale e l'essere umano ideale. Fra i rifor­matori polit ici del secolo scorso troviamo anche uncerto accordo sui mezzi migliori per organizzare lo statoin modo da raggiungere i fini che tutti desiderano.Filosofi radicali fourieristi , mutualisti prudhoniani, an ar­chici, sindacalist i, tolstojani , tutti sono d 'accordo neldire che il governo autorit ario e un eccessivo accen­tramento di poteri sono fra i maggiori ostacoli sulla viadel progresso sociale e individuale. Anche i comunist imanifestano un'ant ipatia , almeno teorica , per lo statocentralizzato e autoritario. Marx ha descritto lo statocome un " parassit a della società" e attendeva il mo­mento in cui, dopo la rivoluzione, sarebbe automati­camente scomparso. Intanto, però , ci doveva essere ladittatura del proletariato e un enorme aumento del po­tere esecut ivo cent rale . L' attuale stato russo è un 'oli­garchia fortemente cent ral izzata. I suoi sudditi, donnee fanciulli , al pari degli uomini, sono irreggimentati permezzo della coscrizione milit are, e un efficace sistemadi polizia segreta si occupa della gente che non è sottole armi. Es iste una censura della stampa, e il sistemaeducativo, liberal izzato da Lenin, è ritornato ora al t ipoautoritario, militarist ico, ben noto nella Russia zarist a,nell 'Italia di Mussolini , nella Germania di prima dellaguerra e in quella di Hitler. I sostenitori del regime di

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FIN I E MEZZI

Stalin ci voglion far credere che la via più breve e mi­gliore per arrivare alla libert à sia quella della schiavitùmilitare ; che la preparazione più adatta per un governoresponsabile sia una ti rannia che si serve dello spionag­gio poliziesco, della delazione, del te rrorismo legalizzatoe della censura sulla stampa ; che l'educazione adattaper i futuri uomini liberi e amant i della pace sia quellache usarono e che usano ancora i militaristi prussiani.

La terra è rotonda e perciò si può andare da Parigia Rouen passando da Sciangai. La nost ra storia invecepare che sia piatta. QueIli che vogliono raggiungere undato fine storico devono procedere in linea retta versodi esso, e per quanto .camminino in direzione oppostanon giun geran no mai a destin azione.

La mèta di quelli che vogliono cambiare in megliola società è la liber tà, la giust izia e la pacifica collabo­razione fra individui non-attaccati ma pure attivi eresponsab ili. Vi è forse una minima ragione per sup­porre che quest a mèta possa venir raggiunta con lospionaggio poliziesco, la schiavitù militare, la cent raliz­zazione del potere, la creazione di una complicata gerar­chia politica, la soppressione della libera discussionee l'imposizione di un sistema autoritario di educazione?La risposta , ovvia e decisa , non può essere che un : No.

Marx credeva che, dopo la rivoluzione, lo stato sa­rebbe a tempo debito au tomat icamente scomparso. Que­sto è un punt o che val la pena di esaminare dettaglia­tamente. In qualsiasi società, lo stato, come ha fattonotare Marx stesso , esiste, fra l'alt ro allo scopo di as­sicurare alla classe dirigente la cont inuazione dei suoiprivilegi. In una comunità feuda le, per esempio, lo sta­to è lo st rumento per mezzo del quale la nobiltà ter­riera si mantiene al potere. Sotto il capitalismo lo statoè lo st rumento per mezzo del quale la borghesia siriserba il diri tto di governare e d 'essere ricca. E cosi

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CE NT RALI SMO E DECENTRAMENTO 73

sotto un sistema gerarchico di socialismo sta tale, lostato è lo st rume nto per mezzo del quale la burocraziadirigente difende la posizione alla quale è riuscita adarrivare. Più si consolida la gerarchia , più tenacementei suoi membri si attaccheranno ai loro privilegi. Unostato dittatoriale molto cent ralizzato può essere distrut­to dalla guerra e ' rovesciato da una rivoluzione dalbasso; ma non vi è la minina ragione di supporre chescomparir à da sé. La dittatura del proletariato è in­vece in fatto la dittatura di un a piccola minoranzaprivilegiata : e la dittatura di una piccola minoranza pri ­vilegiata non porta alla libert à , alla giust izia, alla pace,e alla collaborazione di individui non-attaccat i ma at­t ivi e responsabili: porta ad ancor più alla guerra, oalla rivoluzione, o (più probabilmente) a tutte e trele cose abbastanza in ra pida successione.

No, la via politica per arrivare .a una società migliore(e non dimentichiamo che se vogliamo raggiungere lam èta, dobbi amo progredire su molte alt re strade olt reche su quella della polit ica) è quella del decentramentoe dell'autogoverno responsabile. Scorciatoi e dittatorialinon ci possono in nessun modo portare a destinazione.Dobbiamo avan zare direttamente verso la mèta; se levolt iamo le spalle non faremo che aumentare la distan­za che ci sepa ra dal luogo a cui vogliamo arrivare.

Ripeto, la strada politica verso un a società miglioreè quella del decent ramento e dell'autogoverno respon­sabile. Ma nelle circostanze attuali è molto improba­bile ehe una nazione civile prenda questa strada. Emolto improbabile per la semplice ragione che ho espo­sto prima, che non mi scuso di ripetere. Nessuna societàche si prepari alla guerra può permettersi di non esserefortemente cent ralizzata . L'unità di comando è essen­ziale, non solo dopo lo scoppio delle ost ilità, ma, date lecircostanze della vit a contemporanea, anche prima. Un

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paese che si proponga di usare la guerra moderna co­me st ru mento della sua polit ica deve avere un pote reesecutivo potent issimo e fortemente cent ralizzato . (Per­ciò è assurdo parlare della difesa della democrazia conla forza delle armi. Una democrazia che faccia , o ancheche si prepari alla guerra scient ifica mod erna, deve ne­cessariamente cessare di esser democratica . Nessun paesepuò essere veramente pronto ad una guerra modernase non è governato da un tiranno, alla test a di unaburocrazia allenat issima e perfettamente obbediente) .

Ho detto che un paese che si proponga di usare laguerra moderna come st rumento della sua politica deveavere un potere esecut ivo potentissimo e altamente cen­t ralizzato. Ma per contro, un paese che abbia un simileesecutivo ha più probabilità di dichiarare la guerra diun paese in cui il potere sia decentralizzato e la popola­zione si governi veramente da sé. Vi sono diverse ra ­gioni per quest o fatto. Le dittature sono raramentestabili. Ogni volta che un tiranno sente che la sua po~

polarit à è in declino, è tentato a sfruttare la passionenazionalistica per consolidare la sua posizione. I Pc­grom e i processi per t radimento sono i sistemi piùcomu ni per mezzo dei quali un dittatore ravviva l'en­t usiasmo decrescente del suo popolo. Quando questimezzi non bastano, esso deve essere spinto alla guerra.Non dobbiamo poi dimenticare che più il dittatore èassolut o, e più completamente tende ad associare ilsuo prestigio personale al presti gio della nazione chegoverna. «LJEtas c'est moi * è un 'illusione alla qualesoccombono con fatale facilit à i re, i dittatori e perfinoquei membri minori della cricca governante, che sonoi burocrati e i diplomatici. Per le vittime di questaillusione, una perdita di prest igio nazionale è un colpoalla loro vanità privata, una vittoria nazionale è unt rionfo personale . La estrema centralizzazione del po-

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tere crea per gli individui l'occasio~e d~ identificarsicon lo stato. Per il tiranno il fare o rmnaccrare la guerradiventa un modo di affermare sé stesso . Lo stato di­venta lo st rumento della mania di persecuzione e digrandezza di un ind ividuo. Vediamo cosi che l'es~remoaccent rament o del pote re non è soltanto necessano perriuscire a fare la guerra ; ma è anche una causa checontribuisce a farla scoppiare.

Nelle circostan ze attuali le classi dirigenti di ogninazione sentono di doversi preparare alla guerra . Que­sto significa che vi sarà ~ma tendenza generale ad au­mentare il potere esecutivo cent rale . Questo aumen~~di potere dell 'esecutivo centrale tende a rendere ~1U

probabile la guerra. Perciò sarà richi~sta un~ ceJ.1trah z­zazione ancora più intensa. E cosi V1a ad tnfimtum, opiuttosto fino alla cat~t~o~e: . .

Fintanto che i paesi CIV1h cont inuano a pre pararsialla guerra , è molto improbab ile che un? di 10I"? perse­gua una politica di decentramento e di estensione ,delprincipio dell 'autogoverno. AnzIJ il potere tend~ra adiventare sempre più accentrato, non solo. J.1egh s~­ti autoritari ma anche nei paesi democrati ci, che mconseguenza' diventeranno sempre meno democratici.Anzi il moto di allontanamento dalle forme democra­t iche di governo verso l 'acce1?'t~mento. dell '~utorità ela t irannia militare è già cominciato nel paesi de~~ra­ticì. In Inghilterra , sintomi come il Bill della S~dlzlo~e ,l'arruolamento di un esercito "guardie cont ro le mcursio­ni aeree", l' allenamento segreto ma sistemat~co .dei f.un­zionari dello stato nella tecnica delle «precauzrom antiae­ree" sono evident i. In Francia l'esecutivo ha già assuntosu di sé il potere di coscrivere tutti e ~ut~o nel1'eventua:lit à dello scoppio della guerra. In Belgio, 10 Ol~nd~ ,e nelpaesi scandinavi, come pure nell.e de~oc~azle plU ~­t enti, si spendono somme enormi per .il n anno. Ma Il

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FIN I E ME ZZI

riarmo non è soltanto un accumulare ferraglia. Ci deb­bono essere degli uomini esercit at i ad adoperare le nuo­ve armi, e una riserva di docili lavoratori per fabbri­carle. Un aumento nell'armamento di un paese implicaun corr ispondente aumento nel grado della sua milita­rizzazione. I mangia-fuoco della Sinist ra che, negli ul­timi due anni, hanno reclamato un " atteggiamentofermo" (cioè un 'azione militare) da parte dei paesidemocrat ici cont ro l' aggressione fascista, hanno in real ­tà chiesto un 'accelera zione di quel processo medianteil quale i paesi democratici si st anno trasformando gra ­du almente, ma sistematicamente, fino ad assomigliare aquegli stat i fascisti che tanto aborrono.

Nien te ha successo come il successo, anche un succes­so solt anto apparente. La prevalenza dell 'accent ramen­to nel mondo contemporaneo crea la fede popolare chel'accen tramento non sia ciò che realmente è: un granmale , imposto al mondo da lla min accia della guerraed evitabile soltanto con difficolt à e a prezzo di unosforzo enorme e di notevoli sacrifizi, ma che sia inveceuna polit ica intrinsecamente giusta . Poiché il pote repolit ico si va sempre più concent rando, la gente si èpersuasa che la via verso i cambiamenti desiderat i sit rovi nell'accentramento del potere. L'accentramentoè all'ordine del giorno : lo Zeitgeist lo esige ; perciò , essidedu cono, l'accent ra men to deve essere giusto. Dimen­t icano però che lo Zeitgeist può essere t anto un o spiritodel male quant o uno del bene, e che il fatto che una cosaesista non è garanzia che essa debba esistere .

Ogni dittatura ha il suo frasario particolare. I voca­bolari sono diversi ; ma lo scopo che servono è lo stessoin t utti i cas i : legittimizzare il dispotismo locale, farappar ire un governo de facto come se fosse un governoper d iritto divino. Questi frasari sono st rumenti di ti­rannia altrettanto indispensabili qu anto le spie della

CENTRALIS~1O E DE CE NTRAMENTO 77

polizia e la censu ra sulla stampa . Essi procurano unaserie di termini in base a cui le politiche più foUi posso­no essere razionalizza te, e i delitti più mostruosi abbon­dantemente giustificat i. Servono come forme in cui pla­sm are i pensieri, i sent iment i e i desideri di t utto un po­polo. Per mezzo loro gli oppressi possono venir convint inon solo a to llerare, ma anche ad adora re i loro pazzi ecriminali oppressori. . .

E significativo che una parola sia comune a t ut ti Ivocabolari dittatoriali, usata allo scopo di giust ificaree raz ionalizzare le azioni sia dei fascisti , che dei nazist ie dei comun isti. Quest a parola è "storico".

Cosi, la dittatura del prolet ariato è una " necessit àstorica" . La violenza dei comunist i è giust ificata perch è,a differenza della violenza fascista , è usata per aiutareun ineluttabile processo " storico" .

Allo stesso modo il fascismo possiede , a detta dei suoisostenitori, una qual it à di inevit abilit à " storica ". Gl~

italiani hanno una grande " missione storica" che è dicreare un impero , o in alt re parole di usare gas e mitra­gliat rici su popoli più deboli di loro .

Non meno "storicamente" necessarie e giuste sonole brutalit à degli uomini in camicia bruna . In quantoall'importanza "sto rica" della razza arian~ ~ssa è .cosiprodigiosa che qualsiasi malvagit à , qualSiaSI. pazz~a èpermessa agli uomini da i ca pelli biond i e dagli occhi az ­zu rri , anche ai nachgedunkelten S chrump/ - Germanencome Hitler stesso e i neri piccoli Goebbels.

L 'appello alla storia è particolarmente comodo peri dittatori : infatti l' assunzione che ne è alla base è che,nel linguaggio di Hegel, il reale è il raz ionale , e che ciòche avviene è, in ultima analisi, lo st esso di ciò che do­vrebbe avvenire .

Per esempio, accade spesso che la for7:a tr.ion.fi sullagiust izia: per ciò la forza è "storica " e men ta di t n onfare.

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Il potere assolut o poi è deliziosamente inebriante.Per conseguenza quelli che lo hanno afferrato sono disolito pront i a usare qualsiasi mezzo, anche il più in­fame, per conservarlo. Lo spionaggio, la delazione , latortura, la detenzione arbitraria e le esecuzioni: in ognipaese dittatoriale quest i sono gli st rument i usuali dellapoliti ca domestica . Avvengono; perciò sono "storici" .Essendo storici, sono, secondo un modo di vedere tieled hegeliano , ragionevoli e giust i. - ,

Non c'è da meravigliarsi che una simile dottrina siacreduta e insegnata dai tiranni. Ma il fatto st rano eprofondamente deprimente è che essa debba essere ac­cet tata per vera da milioni di persone che non sonotiranni, e nemmeno loro suddit i. Infatti un numerosempre maggiore di individui comincia ad accettare la"st oricit à" come uno dei valori supremi. Questo iden­tificare implicitamente ciò che dovrebbe essere con ciòche è effettivamente, vizia ogni pensiero sulla morale ,sulla polit ica, sul progresso, sulle r iforme sociali, e an ­che sull'arte . Quelli che accettano questa identificazio­ne si creano una specie di fatalismo agitato e panglos­siano. Guardando il mondo, osservano che le circostan­ze sembrano spingere gli uomini in una data direzione.Questo movimento è "storico" , perciò possiede un va­lore: esiste , e perciò deve esiste re. Accettano ciò che è.Anzi, fanno più che accettare ; lo approvano, se nefan no mallevadori. Se il reale è il razionale e il giusto.ne segue che un'azione "storica" deve avere gli stessirisultati di un'azione .dettata dalla ragione e dal piùeletto idealismo. .

Torniamo, per prendere un esempio concreto, allaquestione del potere cent ralizzato. Le particolari cir­costanze del nost ro tempo (sentimento nazionalist ico,imperialismo economico, minacce di guerra e cosi via)concorrono a creare una tendenza alla cent ralizzazione

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e all 'accentramento dell 'autorità. La conseguenza di ciòè una limitazione delle libertà individuali e una progres­siva irreggimentazione delle masse, anche in paesi chefinora godevano di una forma democratica di governo .L'ideal ista razionalist a deplora questa tendenza versola t irannia e la schiavitù, ed è convinto che i suoi risul­tat i non possono essere che cattivi. Ma non cosi l'uo­mo che è abbastan za liel per considerare la storicitàcome un valore. II suo sc0IX> ultimo è probabilmentelo stesso di quello dell 'idealista razionalista. Ma, datoche egli crede che il reale sia il razionale, si convinceche la via che le circostanze concorrono a imporgli de­ve necessariamente condurre allo scopo desiderato. Eglicrede che la ti rannia porterà in qualche modo alla de­mocrazia, la schiavitù alla liberazione dell 'individuo, ilconcent ramento del potere politi co ed economico al­l'autogoverno. E pronto, in una parola, a sopportare eperfino a partecipare attivamente a qualsiasi malvagitào imbecillità perché è convinto che vi sia una provvi­denza "storica" che farà si che dei mezzi malvagi einadatti portino a dei buoni fini.

Quanto più presto ci convinceremo che la "storici­t à" non è un valore e che ciò che permett iamo alle cir­costanze di farci fare non è necessariamente connessocon ciò che dovremmo fare , tanto meglio sarà per noi eper il mondo . in cui viviamo. .In questo momento ciòche è "st orico" è decisamente cattivo. Accettare lo" storico" e lavorare per esso, significa cooperare con lepotenze delle tenebre contro la luce.

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VIII

DECENTRAMENTO E AUTOGOVERNO

GLI ana~chici propongono di abolire lo stato : e lostato ID quanto serve come st rumento mediante il

quale le classi dirigenti conservano i loro privilegi , inquanto è lo strumento che permet te ai paranoici di sod­disfare la loro cupidigia di pote re e di effettuare i lorofolli sogni di gloria, merit a certamente di essere abolito.:Ma in società complesse come la nostra, lo stato ha al­tre, più utili funzioni da esercit are. E evidente , per esem­pio, che in ogni societ à come la nostra deve esiste reun'organizzazione responsabile per coordinare le atti­vit à dei vari gruppi che la costituiscono: è eviden te chedeve esist ere un ente complesso a cui vien delegato ilpotere di agire in nome della società. Se la parola "sta­to." è troppo spiacevolmente conn essa all 'idea dell'op­pressione all' inte rno, della guerra verso l'esterno, e deldominio irresponsabile, niente di più facile che dare unaltro nome a questo necessario meccan ismo sociale. Perora non vi -è accordo generale sulla scelt a del nome 'perciò cont inuerò ad adoperare la vecchia brutta pa~rola, fi~o a che non ne sarà inventata una migliore,

Da CIÒ che è stato detto nei capitoli precedenti ri­sulta che nessuna riforma economica, per quanto in­t rinsecamente desiderabile, può condurre a - dei cam­biame~ti va.nt~ggiosi per gli individui e per la societ àda e SSI cost it uit a , a meno che non venga effettuata inun ambiente desiderabile e con metodi desiderabili.

DECENTRAMENTO E AUTOGOVERNO 8r

Per quel che riguarda lo stato, l 'ambiente desiderabileper la r~forma è il decent rament o e l'autogoverno spintial massimo. I metodi desiderabili per effettuare la ri­forma sono i metodi di non-violenza.

Passando dal generale al parti colare e al concretol' idealist a ra~ional~sta si trova di fronte al seguent~probl~ma :, pr~~a dì t?tto, con quali mezzi si può appli­care Il pn ncrpro dell autogoverno alla vita quot idianadegli individui? In secondo luogo, fino a che puntol'autogoverno delle parti che compongono la società ècompatibile con la sua efficienza come un tutto? E interzo luogo, se un'organizzazione cent rale è necessariaper coordin~re le ,attivit à delle parti che si autogover­nano, cosa impedirà a questa organizzazione di diven­tare una o~igarchia governante come quelle che purtrop­po conosciamo?

La tecnica per l'autogoverno dappertutto, l 'autogo­verno per la gente comune nei loro impieghi comuni èuna questione che non possiamo discutere utilmente senon abbiam~ una idea chiara di quel che si può chia­mare la stona naturale e la ,psicologia di gruppi. Quan­t it ativamente un gruppo differisce da una folla per lasua grandezza; qualitativamente per la specie e l' inten­sità della vita mentale degli individui che lo cost ituì­scono. Una ~olla è ,una gran quantit à di gente; un grup­po è fatto di pochi. Una folla ha una vita mentale infe­r iore per qualit à intellettual i, ed emot ivamente è menosotto il cont rollo volontario della vita mentale di ognu­no dei s~~i me.mbri i,s~lati. La vita mentale di un grup­po non e infer iore ne int ellettualmente né emotivamen­te alla v.ita; me,ntale degli individui che lo compongono,può anzr, m Circostan ze favorevoli, essere superiore.. I fatti psicol~gici rilevanti di una folla sono i seguen­

ti . Il tono emotivo della folla è essenzialmente orgiasti­co e dionisiaco. In virtù del fatto di esser membro di

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una folla, l'individuo è liberato dalle limit azioni dellasua personalità, ed è liberato da quel sub-personale,sub-umano mondo di sent iment i sfrenati e di credenzenon crit iche . Essere un membro di una folla è un'espe­rienza simile all 'ebbrezza alcoolica. La maggior partedegli esseri umani sentono il desiderio di sfuggire allelimitazioni che frenano il loro io;di prendere delle va­canze periodiche per evadere dal loro t roppo familiare,t roppo squallido piccolo io. Non sapendo come salire dal­la loro persona a una regione soprapersonale, e non essen­do disposti, anche se ne fossero in grado, ad accettare lecondi zioni etiche, psicologiche e fisiologiche dell'auto­trascendenza, si rivolgono naturalmente alla via di­scendente, la via che conduce gin, dalla personalità allazona oscura dell 'emot ivit à sub-umana e dell'animali tàpan ica . Di qui proviene il continuo desiderio dei narco­tici e degli stimolanti , di qu i l'attrazione ete rna versola folla. Il successo dei dittatori è dovuto in gran parteal loro abilissimo sfruttamento del bisogno umano uni­versale di evadere dal le limitazioni della personalit à.Essendosi accorti che la gente desidera prendersi unavacan za, per sfuggire sé stessa, nell'emotività sub-u­man a , hanno sistemat icamente procurato ai loro sud­diti le occasioni per farlo . I comunist i accusano la reli­gione di essere l'oppio del popolo, ma non hanno fattoalt ro che sostit uire la vecchia droga con un altro com­post o simile. Alla folla riunita intorno alla reliquia diun santo hanno sost it uito la folla riunita in un 'adunatapolit ica; alle processioni religiose, le rivist e militar i e lepa rate del primo maggio. Lo stesso avviene con i dit­t atori fascisti. In tutti gli st at i totalitari le masse ven ­gono convinte, anzi obbligate , a prendersi.delle vacan­ze, per sfuggire sé stesse, nel mondo sub-uma no del­l'emozione di folla. E significat ivo il fatto che, me nt reincoraggiano e addirittura ordinano l'abbassamento ver-

so la sub-umanit à, i dittatori fanno il possibile per im­pedire agli uomini di prendere la via che porta a usciredalle limitazioni personali, la via che conduce al 0 00­

attaccamento delle " cose di questo mondo" e all'at­t accam ento a quello che è super-pcrsonale . Le pìuelevate manifest azioni della religione sono molto piùsospette ai t iranni di quelle più basse , e con ragione.Infatti l'uomo che sfugge all 'egoismo per ent rare nellasuper-personalit à ha t rasceso il suo vecchio lealismoidolat ra, non solo di fronte a sé stesso, ma anche difronte alle divinità locali ; la nazione, il partito, la clas­se, il padrone deificato. La t rascendenza di sé, l'evasio­ne dalla prigione dell 'io verso .l'unione con ciò che èal disopra della personalità, si compie generalmente insolit udine. Questa è la ragione per cui i tiranni prefe­riscono ammassare i loro sudditi in quelle grandi follein cui l 'individuo è rido tto a uno stato di ebbra sub­umanità.

E giunto il momento ora di prendere in esame il grup­po. La prima domanda che ci dobbiamo porre è questa :quando è che un gruppo diventa una folla ? Non si trat­ta di un problema di definizioni verbali ; si t ratta diosservazione ed esperienza. Empiricamente si osservache le attività del gruppo e i sentiment i caratterist icidel gruppo diventano sempre più difficili quando vi sonoimpli cati circa più di venti individui o meno di cinque.I gruppi che si riuniscono allo scopo di eseguire un com­pito specifico di lavoro manuale possono permettersi diessere più grandi dei gruppi che si riuniscono allo scopodi mettere insieme le loro nozioni ed elaborare una po­lit ica comune, o di quelli che si riuniscono per degliesercizi religiosi, o per mutuo conforto , o anche soltan­to per "st are insieme" convivialmente. Vent i e anchetrenta persone possono lavorare insieme e rimaneregruppo . Ma tale numero sarebbe troppo grande per

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FINI E MEZZI DECENT~IENTO E AUTOGOVERNO 85un gruppo che si fosse riunito per quegli scopi che homenzionato. E significativo il fatto che Gesti avessesolo dod ici apostoli; che i benedettini fossero divisiin gruppi di dieci sotto un decano (dal greco Qixli:dieci): che dieci sia il numero di individui che costit ui­scono un a cellula comunista . Comitati di più di unadozzina di membri risultano t roppo numerosi per es­sere organizzati . Il numero perfet to per un pranzo èdi otto persone. Le adunate dci quaccheri più riuscitesono in generale quelle alle quali si trovano poche per­sane. Gli educatori sono d 'accordo che il numero piùsoddisfacente di alunni in una classe è fra gli otto e iqu indici. Nell 'esercito le unità minori sono di dieci uo­mini. Il coven delle st reghe era un gruppo di tredici.E cosi di seguito. Tutte le prove indicano chiaram enteche esiste una grandezza optimu m per i gruppi, e chequesta si aggira sui dieci per gruppi che si riunisconoper scopi sociali, religiosi e intellettuali, e si aggira daidieci ai trenta per i gruppi impegnati in lavori manuali.Stando cosi le cose è chiaro che le unità autogove rnan­tesi dovrebbero essere dci gruppi della grandezza op­timum. Se sono inferiori all'ottimo non riusciranno asviluppare quel campo emozionale che dà alle attivit àdel gruppo la sua qualità caratterist ica , mentre saràinadeguata la quantità disponibile di informazioni e diesperienza accumulata. Se sono gruppi maggiori del­l'ottimo tenderanno a dividersi in sotto-gruppi dellagrandezza dell'optimum, o, se gli individui che li com­pongono rimangono unit i, ci sarà il pericolo che ricad anonella stupidità ed emot ività sub-umana della folla .

La t ecnica dell'autogoverno indust riale è stata di­scussa con una quantit à di esempi concret i in un libroimportante dell'economist a franc ese Hyacinthe Du­breuil inti tolato À chacun sa chance. 'Dubreuil occupaun posto a sé fra gli scrittori che s'occupano dell'orga-

nizzazione indust riale ; egli è forse l'unico che abbiaavuto un'esperienza personale delle condiz ioni di fab­brica come operaio. Perciò quello che scrive sull 'argo­mento dell'organ izzazione industriale ha un 'autorità chenon hann o le affermazioni di coloro che si basano suinformazioni di seconda mano come base per le loroteorie. Dubreuil, fa notare che anche le più grandi in­dustrie possono venire organizzate in modo da consi­ste re in una serie di gruppi autogovernantisi e purecoordinati, compost i di un massimo di trenta membri.All'interno dell'industria ognun o di questi gruppi puòagire come una specie di sotto-appaltatore che si im­pegni a effett uare un dato lavoro, di una data qualità, eper una data somma. L'equa divisione di questa sommafra i membri del gruppo è lasciata al gruppo stesso ,come pure il mantenimento della disciplina, l 'elezionedei rappresentanti e dei dirigent i. Gli esempi citat i daDubreuil , tolti dagli an nali della storia indust riale e dallasua propria esperienza di operaio, tendono a mostrareche questa forma di organi zzazione è apprezzata dailavoratori , ai quali essa dà un a certa indipendenzaan che all'interno dei maggiori complessi indust riali , eche, nella maggioranza dei casi, ha per risultato unaumento di effic ienza lavorativa. Come egli fa notare,quest a forma di organ izzazione ha an che il merito dieducare quelli che ne fanno parte all'esercizio della col­laborazione e della mutua responsabilit à .

Nelle condizioni attuali la .grande maggioranza del­le fabbriche sono piccoli despotismi, benevoli in alcunicasi , malevoli in altri . Anche là dove prevale la benevo­lenza si esige dagli operai un 'obbedienza passiva , equesti sono diretti da sorveglianti non scelt i da loro,ma nominat i dall'alto. In teoria possono essere suddit idi uno stato democratico; ma in pratica passano tuttala loro vita lavorativa come sudditi di un piccolo ti-

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ranno. Il piano di Dubreuil, se fosse generalmente ado t­tato, introdurrebbe una vera democrazia nelle fabbriche.E se non si adotta un piano di questo genere importeràpoco all' individuo se l' industria nella quale lavora èpropriet à dello stato, di una società cooperat iva, diuna società per azioni o di un individuo privato. L'ob­bedienza passiva verso ufficiali nominati dall 'alto, èsempre obbedienza passiva, chiunque sia il generale incapo. Inversamente, anche se il comando supremo è inmani inadatte, l'uomo che accetta volontariamente del­le regole nella cui compilazione ha avuto parte eglistesso, che obbedisce a dei dirigenti scelt i da lui, cheha contribuito a decidere quanto e in quali condizionilui ed i suoi compagni debbano essere pagat i, è in qu an­to a questo il suddito libero e responsabile di un gover­no realmente democratico e gode di quei vantaggi psico­logici che solo una tale forma di governo può dare.

Degli schiavi a salario moderni Lenin scrive che sonot almente oppressi dalla povertà e dal bisogno che (l nonpossono venir seccati con la democrazia », e (l non hannotempo per la politica " e che perciò «nel corso ordinarioe pacifico degli eventi la maggioranza della popolazioneè esclusa dalla partecipazione alla vita polit ica pub­blica s. Questa affermazione è soltanto parzialmentevera . Non tutti quelli che non si vogliono occupare del­la democrazia sono esclusi dalla vita politica dal biso­gno e dalla miseria. Molt i operai ben pagati e, anche,molti fra i più ricchi beneficiari del sistema capitali­stico, non hanno voglia di occuparsi di polit ica . La ra­gione non è economica ma psicologica: ha le sue radicinon nell 'ambiente, ma nell 'eredit à. Le persone appar­tengono a diversi t ipi psicologici e sono dotate di gradidiversi di intelligenza generale. La volont à e l' abilità diinteressarsi efficacemente alla politica su vasta scala nonè di t utti, né della maggioranza degli individui. E con-

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cesso solo a: pochi di sent ire preoccupazione per le ideegenerali, per le cose e persone distanti nello spazio, peravvenimenti contingenti che importeranno in futuro.«Cos 'è per lui Ecuba, e cos'è lui per Ecuba ? (Am leto,Atto II , Se. II) t . La risposta nella maggior parte dei casiè : proprio niente. Un miglioramento nel livello di vitapot rebbe aumentare percettibilmente il numero di per­sone per cui Ecuba significa qualcosa . Ma, anche setutti fossero ricchi, ci sarebbe sempre un gran numerodi persone congenitamente incapaci di occuparsi di cosecosi lontane dai fatti caldi e tangibili della esperienzaquotidiana . Come stanno le cose attualmente, milionidi individui ent rano nella vita con un 'incapacità con­genita. Hanno il privilegio di votare su questioni poli­t iche di vas ta scala e di larga portata , ma sono per na­tura incapaci di interessarsi intelligentemente a proble­mi che non siano di scala e di portata minima. Troppospesso i creato ri delle cost it uzioni democratiche hannoagito come se gli uomini fossero fatti per la democraziae non la democraz ia per gli uomini. Il voto è stato un aspecie di letto di Procuste sul quale tutti gli esseri uma­ni si sarebbero dovuti distendere, per quanto ampi iloro orizzonti , per quanto limitate le loro abilità . :Rnaturale che i risultati di questa specie di democraziaabbiano portato a delle delusioni. Ciononostan te ri ­mane vero che la libertà democratica è una buona cosaper quelli che ne godono, e che l'esercizio dell 'autogo­verno è un elemento quasi indispen sabile nel curriculumdell 'educazione morale e psicologica dell 'uomo. Gli es­seri umani appartengono a t ipi diversi: è perciò neces­sario creare diversi t ipi di ist ituzioni democratiche eautogovernantisi, adatte ai diversi tipi di individui.Cosi le persone avent i interessi limitati possono t ro­

·vare il campo adatto al loro genere di abilità politicain gruppi autogovernantisi ent ro un 'industria, o una

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88 FINI E MEZZI DECENTRAMENTO E AUTOGOVERNO 89cooperativa di consumo o di produzione, o nell 'ammini­st razione di una parrocchia, di un borgo o di una contea .Mediante cambiament i relativamente lievi negli attua­li sistemi di organizzazione locale e professionale, sa­rebbe possibile rendere quasi ogni individuo membrodi qualche gru ppo autogovernantesi. In tal modo ilmorbo dell'obbedienza passiva potrebbe essere elimi­nato, curato il viz io dell 'indolenza politica e messi aportata di tutti i vantaggi della libertà responsabile eattiva. Con rife rimento a questo, va l qui la pena dinotare un cambiamento molto importante avvenuto re­centemente nelle nostre ab itudini sociali. Mater ialmen­t e questo cambiament o può ven ir espresso come il de­clino della comunità ; psicologicamente come il declinodel senso della comunit à. Le ragioni di questo doppiocambiamento sono varie e di vario genere . Ecco alcunedelle più impor t anti.

Il controllo del le nascite ha ridotto il numero deicomponenti della famiglia media e, per varie ragioniche appariranno chiare in seguito, le vecchie abitudinidi vit a patriarcale sono quasi completamente scompar- .se. E raro trovare al giorno d 'oggi genitori , figli sposat ie nipot i che convivano nella stessa casa o strettamenteassociati. Le fami glie nu merose e i gruppi patriarcal ierano comunità in cui i bambini e gli adulti dovevanoimparare (spesso con mezzi assai dolorosi) l'arte dellacooperazione e la necessit à di accettare delle responsa­bilit à per altri. Queste scuole, in verità assai rudi, incui si imparava il senso della comunità, sono ormaiscomparse.

I nuovi mezzi di trasporto hanno profondamente mo­dificato la vita del villaggio e della piccola città. F inoa non più di una generazione fa , la maggior parte deivillaggi erano delle comunità bastanti a sé stesse. Ognimestiere era rappresentato da l suo tecnico locale ; i pro-

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dotti locali erano consumati o scambiat i nel vicinato;gli abitant i lavoravano sul posto . Se desideravano istru­zione o divertiment i o religione, dovevano mobilitarei t alenti locali e produrre tutto ciò da sé. Oggi t uttoqu esto è cambiato. Grazie al miglioramento dei t ra­sporti, il villaggio è ora st rettamente collegato al re­sto del mondo economico. Le merci e i servizi t ecnicivengono da lontano. Gran numero dei suoi abitantivanno a lavorare nelle fabbriche o negli uffici in cittàlontane. La musica e il t eat ro sono fomiti non dai talen­t i locali, ma da onde invisibili e dallo schermo cine­matografico. Un tempo tutti i membri della comunitàerano sempre sul posto, ora, grazie alle automobili , al lemotociclette e agli autobus, gli abitanti st anno di radonel loro villaggio. I divertimenti della comuni tà , il cul­to della comunità, gli sforzi della comunità per assicu­rarsi la cultura, tendono a declinare, per la sempliceragione che nelle ore di svago gran parte dei membridella comunit à si t rovano altrove. E questo non ètutto. I più vecchi abitanti di Middletown, come ricor­deranno i lettori della classica opera di Lynd sullavita di provincia americana, si lamentavano che il mo­tore a scoppio avesse causato il declinare delle abitu­dini di buon vicinato. I vici ni hanno la Ford e la Che­vrolet, perciò non san più li per fare un buon vic inato;o se per caso sono a casa si contentano di parlare pert elefono. Il progresso tecnico ha ridotto il numero deicontatti fisici, impoverito i rapporti spiritual i fra imembri di una comunità .

Il professionalismo central izzato ha influenzato nonsolo i t ratteniment i locali, ma anche le manifest azionidi beneficenza locale e il mut uo soccorso. Gli ospedalifornit i dallo stato, i servizi medici e infennieristici del­lo st ato, sono certo molt o più efficaci delle prest azionidei vicini. Ma quest a aumentata efficienza è guadagnata

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al prezzo di una certa tendenza da parte dei vicrm amisconoscere la responsabilit à comune e ad addossarlacompletamente sull'autorità centrale. In un sistema per­fettamente organ izzato di socialismo di stato la caritàsarebbe non soltanto superflua , ma veramente criminale.I buoni samaritani sarebbero t radotti in giustizia peraver osato immischiarsi senza l'esperienza necessaria incasi che appartengono ovviamente a professionisti pa­gat i dallo stato.

Le ultime tre generazioni hanno visto un gran de au­mento nella grandezza e nel numero delle grandi citt à.La vita è più emozionante e si può gua dagnare piùdenaro nelle cit tà che nei villaggi o nelle cittadine.Perciò è cominciata la migrazione dalla campagna allacittà. Insieme con questo esercito di emigranti si sonomossi gli ambiziosi, gli uomini di talento, gli avventu­rosi. Per più di un secolo c'è stata la tendenza, da par­te dei membri più dotati delle piccole comunità rurali,a lasciare la loro casa e a cercare fortuna nelle città .Per conseguenza ciò che rimane nei villaggi e nellecittà di provincia dei paes i industrializzati , ha le carat ­teristiche di una popolazione residua , selezionata allarovescia in base alla sua mancanza di iniziat iva e didoti intellettuali. Perché è cosi difficile indurre i con­tadini e i piccoli agricoltori ad adottare i nuovi me­todi scientifici? Fra le altre ragioni, perché quasi tuttii bambini eccezionalmente intelligenti nati nella fami­glia rurale da circa un secolo hanno colto la prima oc­casione per abbandonare la campagna per la città. Lavita delle comunità nelle cam pagne è perciò assai im­poverita ; ma (e questo è il punto più importante) lavita di comunità dei grandi cent ri urbani non se ne èarricchita in proporzione. Non si è arricchit a per labuona ragione che, diventando enormi, le città son di­ventate anche caotiche.Un ' t'escrescenza" metropolitana,

DECENTRAMENTO E AUTOGOVERNO 9I

come già Cobbett chiamava la piccola Londra dei suoitempi, non è più un tutto organico, non esiste piùcome comunità, alla cui vita gli individui JX>ssono parte­cipare con vantaggio. Gli uomini e le donne sfioranoal passaggio alt ri uomini e altre donne; ma il contattonon è che esterno e meccanico. Ognuno di essi può dire,come l' allegro mugnaio della canzone: clo non mi preoc­cuJx> di nessuno, e nessuno si preoccupa di me •. Lavita metropolitan a è atomistica. La città , come città ,non fa niente per collegare le sue particelle umane finoa disegnare uno schema di vita responsabile e comune.Quello che la campagna perde da una parte, la cittàlo perde dall'altra ,

Alla luce di queste affermazioni sulle principali ra­gioni che hanno causato il recente declinare delle comu­nità e del senso della comunità negli individui, possia­mo suggerire qualche rimedio. Per esempio le scuolee le universit à potrebbero essere trasform ate in comu­nità organ iche e usate per ritardare, per un breve perio­do nella carrie ra dell'individuo, la decadenza della fa­miglia e della vita del villaggio. (Si sta facendo unesperimento interessantissimo in questo senso all'uni­versit à di Black Mountain, nella Carolina del Nord).Fino a un certo punto certamente l' antica vita " natu­rale" dei villaggi e delle piccole città, la vita che le cir­costanze economiche , tecniche e religiose del passatohanno imposto a queste comunità, può essere sost it uitada un prodotto sintet ico, coscientemente inventato; unavita di associaz ioni organizzate per il governo locale,per lo sport, per le' attività culturali e cosi via. Questeassociazioni esistono già e Don dovrebbe essere difficilefarvi partecipare un numero maggiore di persone, eal tempo stesso rendere le loro attività cosi interessantiche la gente senta il desiderio di parteciparvi invecedi prendere la via della minor resistenza come fa ora,

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FINI E ME ZZI ,, DECENTRAMENTO E AUTOGOVERNO 93e di vivere una vita sconnessa, ato mist ica , obbedendopassivamente durante le ore di lavoro, e lasciandosipassivamente divertire da macchine durante le oredi svago. L'esistenza di associazioni di questo gene­re servirebbe a rendere meno monoto na la vita dellacampagna e cont ribuirebbe perciò ad arrestare la fugaverso la città. Al tempo stesso il decentramento dell 'in­dustria e la sua associazione con l' agricoltura dovreb­bero rendere possibile all 'uomo di campagna di guada­gnare quan to l'abit ante delle città. Malgrado la facilitàcon la quale si può dist ribuire adesso l'energia elettrica,il movimento verso il decentramento dell'industria non èancora molto forte. Dei grandi centri popolat i, comeLondra e Parigi, hanno un 'enorme forza di attrazioneper le industrie. Più numerosa è la popolazione, mag­giore il mercato ; maggiore il mercato e più forte la for­za di "gravit à che.attira il fabbricante. Nuove indust rie siimpiantano ai margini delle gran di città e le fannodiventare ancora più grandi. Per ottenere dei guadagnileggermente maggiori , dovuti al minor costo di distri­buzione, gli indust riali stanno rapidamente rendendoLondra caot icamente grande, disperatamente congestio­nata , t erribilmente difficile accedervi e uscirne, e vulne­rabile agli attacchi aerei quanto nessun 'altra città almondo. Una delle funzioni legittime, urgentemente ne­cessarie, dello stato è quella di cost ringere l'indust riaa un ra zionale decentramento secondo un piano prest a­bil ito.

La vita in una grande città è atomistica. Come lesi può dare l'im pronta della comunità ? Come si puòincorporare l'individuo in un gru ppo responsabile, auto­governantesi? In una città moderna il problema di or­gan izzare la vita di comunità responsabili su una baselocale, non è di facile soluzione. Le città moderne sonostate create e sono conservate mediante il lavoro di

t ecnici altamente specializzati. Il massacro di alcunemigliaia di ingegneri, amminist ratori e medici, baste­rebbe a ridurre qualsiasi grande centro metropolitanoa uno stato di caos, appestato c affamato. Perciò, inmolte sue par ti , il governo locale di una grande cittàè diventata una quest ione molto tecnica, una impresadi quelle che devono seguire un piano cent rale e chedevono essere eseguite da esperti. La sola parte a cuisarebbe possibile est endere vantaggiosamente le ist itu­zioni esistenti dell'autogoverno locale, è quella che ri­guarda la polizia e l'osservanza delle leggi. Ho lettoche in Giappone le città erano, e forse sono ancora,divise in frazioni di circa 100 abitanti ciascuna. Gliabitant i di ogni frazione accettavano una certa quanti ­tà di responsabilità l'uno per l' altro e dovevano rispon­dere della buona condotta e dell'obbedienza alla legge

, all'interno di ognuna di esse. E evidente che un similesistema si presta ai più most ruos i abusi sotto un go­verno dittatoriale. Anzi, ci viene riferito che i nazi st ihanno già organizzato le loro città in questa ma niera.Ma non vi è ist ituzione governativa che non si prestiad abusi. I parlament i eletti sono stati adoperat i comest rumenti di oppressione; i plebiscit i ha nno servito aconfermare e a rafforzare la tirannia; le cort i di giust i­zia sono state trasformate in t ribunali militari. Cometutto il resto, il sistema delle frazioni può essere unafonte di bene in un ambiente buono, e una fonte asso­luta di male in un ambient e catt ivo. In ogni caso è un''sistema da esaminarsi da parte di coloro che aspiranoa imporre un senso di comunità alla vita atomistica eirresponsabile dci cittadini moderni. Per il resto sembrache la principale esperienza del cittadino, 'riguardo alleistituzioni democratiche e all'autogoverno responsabile,dovrebbe ottenersi non nell 'amministrazione locale, manel campo dell 'industria e dell'economia, delle attivit à

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religiose e culturali, dell'atletica e dei divert iment i.Nei paragrafi precedenti ho cercato di rispondere alla

prima delle nostre domande e ho descritto i sist emimediante i quali si possono applicare i principi dell'au­togoverno alla vita quotidiana degli individui normali.La nost ra seconda domanda riguarda la compatibilit àdell 'autogoverno nel suo complesso, con l'efficienza del­l 'industria in particolare e della società in generale.In Russia l 'autogovern o nell'industria è stato te ntato neiprimi anni della rivoluzione e fu abbandonato in favoredell 'organizzazione autorit aria . Nella fabbrica la disci­plina non è tenuta da rappresentanti eletti del Sovieto del comitato degli operai, ma da persone nominatedal partito comunista. La nuova concezione dell'am­ministrazione vigente nella Russia soviet ica è stata rias­su nta da Kaganovitch in un discorso al XVII congressodel partito comunista . (I L'amministrazione t ha dettoKaganovitch «s ignifica il potere di distribuire le cosemateriali , di nominare e licenziare i subordinati, in unaparola , di essere padroni delle singole imprese. t Questadefinizione dell 'amministrazione sarebbe approvata sen­za esitazione da tutti i dittatori industriali nei paesicapitalistici.

I sostenitori dell 'attuale governo russo dicono che ilcambiamento dall'autogoverno all 'amministrazione au­toritaria è st ato necessario nell'interesse dell 'efficienza.Sembra infatti probabile che degli operai senza esperien­za e senza educazione fossero incapaci di governarsida sé e mantenere l'efficienza industriale. Ma nell'Eu­ropa Occidentale e negli Stat i Uniti non dovrebbe sor­gere una simile sit uazione. Anzi Dubreuil ha fatto no­t are, come fatto storico, che l'autogoverno nella fab­brica ha spesso condotto a un aumento dell'efficienza.Sembrerebbe allora che in paesi dove tutti gli ind ivi­dui sono relativamente istruiti e abituat i ai procediment i

9~ FINI E MEZZI DECENTRAMENTO E AUTOGOVERNO 95delle istituzioni democratiche non vi debba essere alcunpericolo che l'autogoverno porti al venir meno delladisciplina nella fabbrica, e al declinare della produ­zione. Ma, come la parola " libertà", la parola "efficienza"copre un'infinit à di peccati. Anche se si potesse dimo­strare infall ibilmente che l'autogovern o nell 'industriaporta invariabilmente a maggior benessere e a mag­gior produzione, anche se si potesse provare sperimen­talmente che gli aspetti migliori dell 'individu alismo edel collettivismo si potrebbero riunire se lo stato coor­dinasse le attivit à delle ind ustrie autogovernate, ci sa­rebbero ancora lamentatori per l' " inefficienza" . E dal lo­ro punto di vista le lamentele sarebbero giustissime. In­fatti per le classi dirigenti , non solo nei paesi totali­t ari , ma anche in qu elli democratici, l'vefficienza" si­gnifica pri ma di tutto "efficienza militare" . Ora, unasociet à in cui il principio dell'au togoverno è stato ap­plicato alle attivit à ordinarie di t utti i suoi membri,è una societ à che a scopi puramente militari è proba­bilmente e decisamente inefficiente. Una società militar­mente efficiente è quella i cui membri sono stat i educat iall 'abitudine dell 'obbedienza passiva , e alla cui testa viè un individuo che esercita l'autori tà assoluta per mezzodi una gerarchia perfettamente allenata di amminist ra­tori. In tempo di guerra una simile societ à può esseremaneggiata come una singola unit à , con straordina riarapidità e precisione. Una società composta di indivi­dui abituati a lavorare in gru ppi autogovernati non èuna perfetta macchin a bellica . I suoi membri possonopensare e avere delle idee proprie. Ma i soldati non de­vono né pensare né avere idee proprie. t A loro non toc­ca discutere, a loro tocca solo agire e morire t (Tenny­son , Charge of t he Light Brigad c). Inolt re una societàin cui l'autorit à è decentrata , una societ à compostadi parti coordinate, ma autogovernate, non può es-

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sere maneggiata con tanta rapidità e sicurezza qua n­to una societ à totalitaria sotto un dittatore. L'auto­governo dappertutto non è compatibile con l'efficien­za militare. Fintant o che le nazioni insistono a usarela guerra come strumento della loro politica, l'ef­ficienza militare sarà valutata sopra ogni altra cosa.Perciò i piani per estendere il principio dell'autogoverno,o non saranno tentat i affatto o, se lo saranno, verranno

. pront amente abbandonat i, come è avvenuto in Russia .Ci t roviamo inevitabilment e un 'altra volta di fronte almale centrale dei nost ri tempi, il crescente e predomi- .nan te male della guerra. Nel prossimo capitolo discu­terò i metodi possibili per venire a capo di questo male.Nel resto di questo capitolo cercherò di rispondere aiproblemi che riguardano l'efficienza di una società for­mata di unit à coordinate e autogovernate , e la na­tura del corpo coordinante .

Dubreuil ci ha mostrato come anche le più grandi im­prese indust riali possano essere organizzate in modo daconsistere in un numero di gru ppi coordinati e autogover­nat i; e ha portato delle ragioni che permettono di sup­porre come una simile organizzazione non ridurrebbel'efficienza delle imprese in quest ione, e pot rebbe anziaumentarIa. Questa democrazia industriale su piccolascala è teoricamente compat ibile con ogni specie di con­trollo su vasta scala delle industrie in quest ione. Puòessere (e in certi casi lo è stata) applicata alle indust riefunzionant i nel sistema capitalistico; ad aziende sottoil diretto cont rollo dello stato; ad imprese cooperative:ad aziende miste, come il Port of London Authority,che sono sotto la giurisdizione dello stato ma ha nnola loro am ministrazione autonoma. In pratica quest ademocrazia indust riale su piccola scala , questo auto­governo per tutti, è intrinsecamente più compatibilecon le organizzazioni delle imprese di queste due ultime

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specie : la cooperativa e la mista. E quasi ugualmenteincompatibile col capitalismo e con il socialismo di stato.Il capitalismo tende a produrre un'infinità di piccolidi ttatori, ognuno alla test a del suo piccolo regno di affari.Il socialismo di stato tende a produrre un'unica ditta­tura centrale e t otalitaria, che detiene l'autorit à asso­luta su tutti i suddit i attraverso una gerarchia di agentiburocratici.

Le cooperative e le imprese miste esistono già e fun­zionano benissimo. Non dovrebbe essere un atto rivolu­zionario aumentare il loro numero ed estendere il lorocampo, nel senso che questo non dovrebbe provocarela violenta opposizione che gli uomini provano controi progetti che implicano un principio completamentenuovo. Nei suoi effetti però l'atto sarebbe rivoluziona­rio, poiché porterebbe una profonda modificazione delsistem.a esistente. Quest a sola ragione è sufficiente perprefenre queste forme , che in definitiva portano al con­t~O~? ,indus;~ale , a qualsiasi ~ltra. L'intrinseca compa­fi bilit à dell 'impresa cooperativa e dell'impresa mistacon la democrazia industriale su piccola scala e conl'autogoverno dappertutto, cost it uisce un 'altra ragion eper preferirl a. Non è mio compito discutere a quest opunto il modo di cordinare le attività di imprese coo­perat ive parzialmente autonome e di imprese miste.Per i dettagli tec nici il lettore è rinviato ancora unavolta alla letteratura sulla pianificazione sociale ed eco­n.0rnica. lo mi limiterò qui a citare un passo significa­tivo dell'~ccellente saggio del prof. David Mit rany, sulla~aie ~ew.ew del 1934. Parlar,tdo della necessità di pia­nifìcazioni vaste, il pro f. Mitrany scrive che «questenon. significano necessariamente un governo più cen­t rah zzato e un 'amminist razione burocrat ica ». Il con­t rollo pubblico può significare alt rettanto bene decen­t ramento, come per esempio se si tolgono a una corpora-

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zione privata di importanza nazionale delle attività edei servizi che potrebbero essere effettuat i con miglioririsultati da parte delle autorità locali. La pianificazione,infatti , per essere fatta con int elligenza dovrebbe com­prendere una grande quant it à di diverse organ izzazionie adattare la st ruttura e il funzionamento delle sueparti alle esigenze di ogni singolo caso.

« Un notevole cambiamento di opinioni su questaquestione è evidente in questo paradosso: che la cre­scente richiesta di intervento da parte dello stato ècontemporanea a una crescente sfiducia nell 'efficienzadello stato. Perciò troviamo che, anc he fra i socialist i,come si può vedere dagli ul timi opuscoli dei fabiani ,la vecchia idea della nazionalizzazione dell 'industria sot ­t o la direzione di un ministero, responsabile di fronteal Parlamento, sia per la polit ica che per l' amminist ra­zione, è stata generalmente sost ituit a da progetti cheanche nell 'ambito della proprietà pubblica prevedonodelle amministrazioni autonome. e Dopo aver descrittola costituzione di imprese miste quali la Società Elet­t rica Centrale (fondata in Inghilterra da un governoconservatore), la British Broadcast ing Corporation e laSocietà dei Trasporti di Lond ra , il prof. Mitrany con­clude che è soltanto «con simili mezzi che si può elimi­nare l'influenza sia della polit ica che del denaro. I ra­dicali e i conservatori sono ormai d'accordo sulla ne­cessità di mettere l'amministrazione di queste impresepubbliche su di una base puramente funzionale, cheriduca la parte che vi può ave re il Parlamento o qualsiasialtro corpo rappresentat ivo, alla determinazione lonta­na, occasionale e indiretta di polit ica generale l).

Al di sopra di questi " amminist ratori funzionali"semi-autonomi è chiaro che ci dovrà essere un'autorit à ~

definit ivamente coordinante, un gruppo di tecnici cheavranno il compito di amministrare gli amministratori.

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Cosa può impedire all'esecutivo politico centrale di unirsia questi amministratori t ecnici per diventare I'oligarchiagovernante di uno stato totalitar io? La risposta sarà chefino a quando le nazioni continueranno a prepararsialla guerra scient ifica nulla pot rà impedire che questoavven ga, anzi ci sarà ogni ragione di supporre che que­sto avverrà. In un ambiente militaristico, anche i cam­biament i più desidérabili saranno inevitabilmente defor­mati. In un paese che si prepara per la guerra moderna,le riforme int ese a portare un decentramento e unavera democrazia saranno poste al serv izio dell'efficienzamilit are, il che in pratica significa che saranno usate perrafforzare la posizione di un dittatore o di una oligar­chia governante.

Dove l'ambiente internazionale è militaristicò, i dit­t atori useranno la necessità della "difesa" come la scu­sa per impadronirsi del potere assoluto. Ma anche dovenon c'è minaccia di guerra , la tentazione di abusaredella posizione di autorità sarà sempre fort e. Come po­t ranno liberarsi di questo male i nostri ipotetici ammini­stratori di amminist ratori e i membri dell'esecut ivo po­lit ico centrale? Questa questione è discussa dettaglia­tamente negli ultimi paragrafi del capitolo sull'Inegua­glianza, al quale rimando il lettore. L'ambizione puòesser frenata, ma non può essere soppressa da nes­suna specie di congegno legale. Se vogliamo est irparladobbiamo far lo dalla rad ice, mediante l'educazione in­tesa nel senso più vasto della parola. Nelle nost re socie­tà gli ' uomi ni sono paranoicamente ambiziosi perchél'ambizione paranoica è ammirata come una virtù, ese uno si arrampica con successo è adorato come sefosse un dio. Si sono scritti più libri su Napoleone chesu qualunque altro essere umano. Cosa sogna della gen­te per cui il più agile arrampicatore o il più abi le banditorappresenta l'eroe del quale più desidera sentir parlare?

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I OO FINI E MEZZI

I Duce e i Fiihrer cesseranno di essere la piaga del mondoqu ando la maggioranza degli uomini considererà que·st i avventurieri con lo stesso disgusto con il qualeguarda ora gl' imbroglioni e i banditi. Fintan toché gliuomini adoreranno i Cesari e i Napoleoni , ci sarannoCesari e Napoleoni e qu esti li renderanno infelici. Ilgiusto atteggiamento verso I'veroe" è quello di Baco­ne, non quello di Carlyle. «Fa come la scimmia t , scris­se Bacone del tiranno ambizioso, «fa come la scimmia,che più in alto si arrampica e più mette in mostra ilderetano •. Le qualità dell'eroe sono brillanti: brillanteè anche il sedere del mandrillo. Quando tutti sarannod'accordo con il giudizio che dà sui Fùhrer il grande Can­celliere, non vi saranno pi ù Fiihrer da giudicare. In­tanto ci dobbiamo contentare di porre degli ost acoliamm inist rativi e legali sulla strada dell'ambizioso. Que­st i sono molto meglio di niente: ma non saranno maicompletamente efficaci.

IX

LA GUERRA

TUTTE le strade verso un miglioramento della so­cietà sono prima o poi bloccat e dalla guerra, dalla

minaccia della guerra, dai preparat ivi per la guerra.Questa è la verità. odiosa e inevitabile, che emerge.chiara ed evidente. dalle discussioni contenute nei ca­pitoli precedenti.

Esaminiamo brevemente la natura della guerra, lesue cause e le sue possibili alternative, i metodi percurare la mania del militarismo che affl igge il mondonel momento attuale (I).

N ATURA DELLA GUERRA

I - La guerra è un fenomeno puramente umano.Gli animali inferiori fanno dei duelli nel calore dell'ec­citazione sessuale e uccidono per cibo e occasionalmen­te per sport . ~Ia le attivit à di un lupo che mangia unapecora o di un gatto che giuoca con un topo, non ras­somigliano alla guerra più di quel che si assomiglinole attività dei macellai e dei cacciatori alla volpe. An­che le lotte fra cani affamat i o cervi in amore sono co­me le dispute di osteria e non hanno niente in comunecon la guerra, che è l'assassinio in massa organizzato

(II Alcuni pani d i questo capitolo sono tolti con piccole var ianti da art icolistampati in .A" Enrydopedi4 01 Ptuifu m, Lcndcu, 1937.

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a sangue freddo. Alcuni insetti socialmente organizza­t i, vanno, è vero, a combattere con degli esercit i: mai loro attacchi sono sempre diretti contro membri diun 'altra specie animale. L'uomo è unico ad organizza­re l'assassinio in massa della propria specie.

2 - Alcuni biologi, fra i quali il più eminente è sirArthur Keith , considerano che la guerra agisca comeuna " roncola da potat ura" , assicurando la sopravvi­venza del più fort e fra gli individui e le nazioni civil i.Questo è evidentemente assurdo . La guerra tende aeliminare i giovani e i forti e a lasciar sopravvivere imalat i. E non vi è alcuna ragione di sup porre che i po­poli che hanno t radizioni di violenza e una buona tecnicadi guerra siano superiori agli altri. Gli esseri um ani piùpreziosi non sono necessariamente i più bellicosi. Anzi,non è nemmeno storicamente provato che siano sem­pre i più bellicosi a sopravvivere. Possiamo riassumeredicendo che, per quel che riguarda gli individui, la guer­ra seleziona alla rovescia; per quel che riguarda le na­zioni e i popoli seleziona puramente a caso, provocan­do a volte il dominio e la sopravvivenza de i popolipiù bellicosi, a volte, al contrario, provocando la lorodistruzione e la sopravvivenza dei più miti.

3 - Esistono attualmente certe società umane pri­mitive, come qu ella degli eschimesi, in cui la guerra ènon soltanto sconosciut a, ma inimmaginabile. Tutte lesocietà civili sono però bellicose. Si può domandare sela correlazione fra la guerra e la civiltà sia necessariae inevitabile. Le test imonianze dell 'archeologia sem­brano indicare che la guerra fece la sua apparizione inun part icolare moment o nella storia della civiltà pri­mitiva . Vi è ragi one di supporre che l' apparire dellaguerra fosse collegato a un improvviso cambiamento nelmodo di essere della coscienza um ana. Questo cambia-

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mento, come suggerisce il dottoJ. D. Unwin (I), puòessere stato a sua volta collegato con la accresciutacont inenza sessuale da parte delle classi dirigenti dellesocietà bell icose. Il sintomo archeologico di questo cam­biamento è la quasi improvvisa apparizione di palazzireali e di elaborati monumenti funerari. Il sorgere dellaguerra sembra collegato con il sorgere di condottiericoscient i di sé, pieni dell'idea del .dominio personale edella sopravvivenza perso nale dopo la morte. Ancheoggi, qu ando le considerazioni economiche sono rit e­nute que lle supreme, l'idea della " gloria" e della "ce­leb rit à immortale" fermenta ancora nelle menti deidittatori e dei generali, e ha una parte importante trale cause della guerra.

4 - Le varie civiltà del mondo hanno adottatoverso la guerra degli atteggiamenti fondamentalmen­t e diversi. Confrontate l 'atteggiamento cinese e indianoverso la guerra con quello europeo. Gli europei hannosempre adorato l'eroe milit are e, dopo il sorgere del cr i­st ianesimo, il martire. Il cinese no. L'essere umanoideale secondo l'idea di Confucio è l'uomo giusto, ra­gionevole, umano e colto, che vive in pace in una so­cietà ordinata e armo niosa. Il confucianesimo, per ci- "

. t are Max Wcber , « prefer isce una saggia prudenza alsemplice coraggio fisico, e dichiara che l'intempestivosacrificio della vita non è degno dell'uomo saggio. l) Lanostra ammirazione europea per l'eroismo militare e peril martirio ha portato a far credere agli uomini cheuna bella mort e è più import ante di un a bella vita, eche una lunga carriera di pazzie e d i del itti può esserecancellata con un solo atto di coraggio fisico. Il mist i­cismo di Lao -Tseu (o di chiunque fosse l'autore del Tao

~-_. ....---

(1) I n Se;,: ani Culture, Odoro, J934.

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104 FIN I E MEZZI

"{eh Cbing) conferma e completa il razionalismo di Con­fucid:m Tao è un eterno principio cosmico che al tempostesscJ~ ' la più intima radice dell'essere umano] Chivuole vivere in armonia col Tao deve astenersriIallasuperbia, dalla vanità e dall'aggressività, deve coltivarel'umiltà e rendere bene per male.

Fin dal tempo di Confucio e di Lao Tseu gli ideali cinesisono stat i essenzialmente pacifisti. I poet i europei han­no glorificato la guerra ; i teologi europei hanno trovatodelle giustificazioni per la persecuzione religiosa e perl'aggressione nazionalist ica. Questo in Cina non è avve­nuto. I filosofi e i poet i cinesi sono st at i qu asi tuttiantimilitaristi . Il soldato era considerato un essere in­feriore, da non mettersi allo stesso livello con lo studiosoo con l'amminist ratore. Una delle t ragedie della storiaè che l'occ~dentalizzazione della Cina abbia significatola progressiva milit arizzazione di una civiltà che percirca t remila anni aveva cont inuamente predicato l' idea­le pacifista. La coscrizione fu imposta a un gran nu­mero di cinesi nel 1936, e il soldato è ora additato al­l 'ammirazione del popolo. E st rana, ma .signifìcat iva , laseguente cit~zione dal New Y ork Times del 17 giugno' 937: e Il Sin Wan Pao, principale giornale di Scian­gai in lingua cinese, ha oggi consigliato ad Adolfo Hi­tler e a Benito )'lussolini di seguire l'esempio del genera­le Yang Sen comandante della XX annata nella pro­vincia di Szechuan. Il generale ha 27 mogli. t «All'etàdi s:oli 40 anni il generale Yang ha un bambino per­Ogni anno della sua vita t , dice il giornale. _ Il generaleYang ha organ izzato un perfetto allenamento militareper la sua prole. Questo comincia quando un piccoloYang raggiunge l' età di 7 anni, e il t rattamento diven­ta. rigidissimo quando il bambino raggiunge i 14. La fa-o~Igba possiede un campo militare esclusivamente perse. Quando vengono delle visite, i piccoli Yang fanno

LA GUERRA 1 05

loro un ricevimento militare e marciano davanti agliospiti in perfetto ordine di parata .. t Si.ride; ~a l~ tri­ste verità è che il generale Yan g e l SU~I 40 ~gliuoh, co~loro perfetto ordine di pa.r~ta, so~o smtoml. grott~hldel nuovo peggiorato spirito OCCIdentale di una Cinache ha voit ato le spalle alla saggezza di Confucio e diLao Tseu e si è prostituita al militarismo europeo . L' ag­gressione giappone~.do~~ per forza. intensificare qu~­sto nuovo spirito mlhta~stIco della ~ma. Entro u~ paIOdi generazioni è prob~bIle ~h~ la Cina stessa sara unapotenza aggressiva e imperialista . .

Il pacifismo indiano t ro,:a ~a sua espresSlOn~ pIUcompleta negli insegnamenti di Budda. Il buddismo,come I'ìnduismo, predica l'aat~t!; o la benevol~nz~ ~er:so tutti gli esseri viventi. Proibisce. pe:fino ai laICI ~lavere niente a che fare con la fabbricazione e la vendi­ta di armi, la preparazione di veleni ~ st~pefa.centi. conil mest iere di soldato o il macello di ammali . Sola fratutte le religioni del mondo, il buddismo h~ sef?U.it.o l~sua st rada senza persecuzioni, censura o mqursizrom.Sotto tutti questi riguardi la sua storia è enormementesuperiore a quella del cristianesimo che si è fatto .str~­da fra gente dedita al militarism.o e ~he potev.a giusti­ficare le sanguinarie tendenze del SUOI aderenti con unappello alla selvaggia letteratura dell'Età del B~onw .contenuta nel Vecchio Testamento. Per l buddist i lacollera è sempre e incondizionat amente deplorevole. Pe.ri crist iani educati a ident ificare Gehova con DIO, eSI­ste invece il "giusto sdegno" . Grazie alla possibilitàche lo sdegno sia giusto, i cristiani si sono sempre se~­

t it i autorizzat i a fare la guerra e a commet tere le p111orrib ili atrocità.

Il fatto che sia stato possibile alle tre principa.Ii civil­t à del mondo adottare t re diversi atteggiamenti filoso­fici verso la guerra è incoraggiante : esso prova che non

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CAUSE DELLA GUERRA

La guerra esist e perché la gente desidera che esista.Desidera ch~ esista per una quan tità di ragioni diverse.

vi è niente di " naturale" nella nostra attuale condi­zione riguardo alla guerra. L'esistenza della guerra edelle nostre giust ificaz ioni politiche e teologiche per laguerra non è più "naturale" di quanto non lo fosserole sanguinarie manifest azioni di gelosia sessuale , cosicomuni in Europa fino al principio del secolo scorso ,ora invece cosi rare. Un tempo si " usava" assassinare lapropria moglie infedele o l' amante della propria sorel­la o madre. Essendo socialmente "corretto", era consi­derato inevitabi le: una manifestazione del fatto che lanatura umana non si cambia . Quest i assassini non sonopiù di moda fra la gente per bene, perciò non ci sem­brano pio " naturali". Questa malleabilit à della naturaumana è tale , che non vi è ragione perché, se lo deside­ria mo e prendiamo le misure adatte, non ci si debbaliberare dalla guerra cosi come ci siamo liberati dallat riste necessit à di commettere un crime passionel ognivolta che una moglie, amante, o parente prossima , riu­sciva ad essere sedotta . La guerra non è una legge dinatura, nemmeno una legge della natura umana. Esisteperché gli uomini desideran o che esista e noi sappiamoper esperienza storica che l'intensit à di questo deside­rio è passata via via dallo zero assoluto a un massimodi frenesia. Il desiderio della guerra nel mondo contem­poraneo è molto esteso e molto intenso . Ma le nostrevolontà sono in certo qual modo libere: possiam o de­side rare cose diverse da quelle che facciamo. E terri­bilmente difficile cambiare i nostri . desideri su questaquestione, ma il difficile non è l'impossibile. Dobbiamoessere grati anche per i pi ù tenui mot ivi di consolazione.

10 6 FI NI E MEZZI

,

LA GUERRA 107

I ~ Molta gente ama la guerra perché trova le pro­prie occupazioni del tempo di pace o addirittura umi­liant i e piene di delusioni , o semplicemente noiose. Nei lo- .ro studi sul suicidio, Durkheim , e, più recent emente,Halbwachs hanno mostrato come il numero dci suicidifra i non combattent i t enda a diminuire in tempo diguerra, fino a raggiungere i due terzi della cifra normale:Questa diminuzione deve essere addebitata alle ~guenhcause : alla semplificazione della vita in tempo di guerra(il numero di suicidi è più alto nelle società compless.ee altamente sviluppate) ; all 'intensificazione del sent i­mento nazionale al punto che la maggior parte degliindividui vive in uno stato di entusiasmo cronico ; alfatto che la vita in t empo di guerra assume significatoed importanza , in modo che an che il mest iere più in­trinsecamente noioso è nobilit ato come " lavoro di guer­ra" ; alla prosperit à artificiosa provocata , almeno perqualche tempo, dall 'espansione delle industrie di guerra;all 'aumento di libertà sessuale che è sempre pretesadalle società i cui membri (tutti o in parte) vivono sot ­to la minaccia di morte violenta. Aggiungete a questoil fatto che la vita in tempo di guerra (almeno nelleguerre passate) è est remamente interessante. almenodurante i primi anni di guerra . Corrono voci disordinate,e i giornali sono sempre zeppi di notizie eccit ant i. Si

~ deve attribuire all 'influenza della stampa il fatto che.mentre durante la guerra franco-prussiana il numerodei suicidi diminui solo nei paesi belligeranti , durantela Grande Guerra una notevole diminuzione fu notataanctìe negli stati neutrali. Nel 1870 circa la metà degliabitanti d 'Europa erano analfabeti, e i giornali eranopochi e costosi. Nel 1914 l' ist ruzione elementa~e erastata resa obbligatoria da più di una genera zione el'abitudine di leggere i giornali si era estesa a tutte le

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10 8 FINI E MEZZI

classi della popolazione. Di modo che anche i neut ralipotevano godere, almeno di seconda mano, dell'emo­zionante esperienza della guerra.

F ino alla fine dell'ultima guerra i non belligerant i,eccettuati i paesi soggetti all'invasione, non erano ingran pericolo materiale. In una eventuale guerra futuraè evidente che saranno esposti a rischi grandi, se non al­trettanto, quasi come quelli affrontat i dai combattent i.Questo t enderà certamente a diminuire l'entusiasmo deinon belligeranti per la guerra. Ma se risulterà che glieffetti dei bombardamenti aerei siano meno terribili diquanto non credano gli esperti, questo entusiasmo pot rànon spegnersi del tutto , almeno durante i primi mesidi guerra. Durante l'ultima guerra una certa proporzionedi combatte nt i godé realmente , almeno in alcune fasi deicombattimenti . L'evasione dalla routine noiosa e spessoavvilente del tempo di pace fu acquistat a a prezzo di pri­vazioni materiali e del rischio della morte e della mutila­zione. E possibile che in una guerra futura le condizionisiano cosi t remende che anche gli individui piu avventu­rosi e combattivi per natura arriveranno ben presto aodiare e temere il combattimento. Ma finché non scop­pierà la prossima guerra nessuno può avere l'esperienzadelle nuove condizioni di combattimento. Intanto tutti igoverni sono att ivamente occupat i a fare una propa­ganda insinuante, diretta contro i possibili nemici , manon contro la guerra. Avvertono i loro suddit i che sa­ranno bombardati dall'aria da squadriglie di aeropla­ni nemici ; li persuadono o li obbligano ad assoggettar­si a esercitazioni di difesa ant iaerea e ad altre formedi disciplina militare; proclamano la necessità di accu­mulare enormi quantità di armamenti a scopo di con­trattacco e di rappresaglia, e nella maggior parte deipaesi europei fabbricano effet tivamente armamenti int ale quantità, da assorbire la metà o quasi tutte le

LA GUERRA 109

entrate nazionali. Al tempo stesso fa~no di tu~to pe.rfare apparire minore il pericolo degli a~tac.chl. aerei.Milioni di maschere ant igas sono fatte e distribuite conl'assicurazione che queste garantisco~o una pe.rf~tta pro­tezione. Chi dà queste assicurazioni sa benissimo chesono false. Le maschere antigas non possono esser por­tate da bambini piccoli, da malati e da pe~sone .vec­chie e non offrono alcuna protezione cont ro I vescican­t i e' cont ro alcuni dei fumi velenosi, c~e , per questaragione, saranno i prodotti chimici princlpaln:ente us~­t i dalle flotte aeree del mondo. Intanto gli ,avverti­menti dati da esperti imparziali vengono uf:ticl~lme~teignorati o sminuit i d'importanza. E molto SltrtlficatIvol'atteggiamento del portavoce del governo all adunanzadella Brit ish Medica! Association a Oxford nel 1936, equello del Times nel 1937, verso gli scienziati di Cam­bridge che mettevano il pubblico .in ~ar~~a cont ro iprobabili effetti dei bombardamenti aerei . L mtero sfor­zo del governo è diretto, ripeto, a fare propagand~cont ro i nemici e a favore della guerra ; contr~ quell~

. che tentano di dire la verità, sulla natura e. gli. effett~dei nuovi arm ament i, e in favore della fab~r~CaZl?ne ditali armament i in quantità sempre maggron . VI sonodue ragioni per cui questa 'propag.anda ha tanto suc­cesso. La prima, come ho spiegato 10 questo pa~agrafo:sta nel fatto che, fino ad ora, molti non belligerant ied alcuni belligeranti hanno trovato nella guerra undesiderato sollievo alla noia della pace. La secondasarà esposta nel seguente paragrafo, che t ratta un altroaspetto delle cause psicologiche della guerra.,

2 _ Una della cause principali della guerra è il na­zionalismo e il nazionalismo è est remamente popo­lare perché soddisfa psicologicamente i si~goli nazi?­nalist i. Ogni nazionalismo è una religione Idolat ra , m

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ma per il SUO carattere morale è sub-umana. L'eticadella polit ica internazionale è precisam ent e. 'quella delgangster, del pirata , del truffato~e , del filibust iere. ~l

cit tadino esemplare può godere di una temporanea cn ­minalità , non solo sullo schermo , ma anche nel campodelle relazioni internazionali. La nazione divina di cuifa , misticamente, parte commette prepotenze e inganni,vanterie e minacce in una man iera che molt i trovanoprofondamente soddisfacente per i loro istinti più bas­si, accuratamente repressi. Sottomesso con la moglie,buono con i bambini; gentile con i vicini, l'onestà per­sonificata nei suoi affari, il buon cittadino prova un de­lizioso fremito quando il suo paese "assume un atteg­giamento deciso", "innalza il suo prest igio" , " vinceuna battaglia diplomatica", "estende il suo territorio",in altre parole quan do commette prepotenze, imbroglie furti . La nazione è una st rana divinità . Impone deidifficili doveri e richiede i più grandi sacrifici, e perquesto, e perché gli esseri umani hanno sete di giust i­zia, essa è amata. ~la è anche amata perché lusinga ipiù bassi composti della natura uman a e perché uominie donne son felici di avere una scusa per provare orgo­glio e odio, perché desiderano intensamente provare legioie della criminalità, anche di seconda mano.

Questo per quel che riguarda le cause psicologichedella guerra, o, per essere più esatti, questo è lo sfondopsicologico che rende possibili le guerre. Dobbiamo oraesaminare le cause immediate delia guerra. In defi­nit iva anche queste sono psicologiche; ma dato chemettono in evidenza forme particolari della condottaumana e dato che queste forme si manifest ano in certicampi di attività altamente specializzati , preferiamo.chiamarle cause "politiche" ed "economiche" . Ai finidella classifica ciò è più comodo, ma ha i suoi svantaggi.Siamo portati a considerare la " politica" e l' "economia"

110 FINI E MEZZI

cui il dio è lo st ato personificato , rappresentato in mol­ti casi da un re o da un dittatore più o meno deificato.~sser membri della nazione ex hypothesi divina è con­siderato come avere una specie di preminenza mistica.Cosi tutti gl't -inglesi del Signore" sono superiori alle"razze minori fuori della legge" , e ogni inglese del Si­~ore indh?~ualmen~e è autorizzato a sent irsi supe­n ore a tuttì I mem bn delle razze minori, anche dei piùeminenti, dei più ricchi, dei più intelligent i, dci più do­tat i, dei più pii. Chiunque creda abbastanza ferma-

. ! mente nell 'idolatria nazionalistica locale può t rovaren~ll.a su~ f~de un antidoto contro il più acuto complessodì infer iorit à. I dittatori alimentano la fiamm a della

. vanità nazionale e colgono la loro ricompensa nellagratitudine di milioni di persone la cui convinzionedi essere partecipi della gloria di una nazione divinali consola della mordente coscienza della povertà, dellameschinità sociale e del fatto di essere person e insi­gnificanti.

Complementare alla vanità è il disprezzo degli altri .~ ~nità e l'orgoglio generano disprezzo e odio . Mail disprezzo e l'odio sono emozioni eccitanti, da cuinasce un certo piacere. I seguaci di un'idolatria nazio­nale . tr~vano piacere. nell'odio e nel disprezzo per i se.gua~1 di alt re idolat rie. Pagano il loro godimento col do­versi prepa rare all<l; gu.erra, che l'odio e il disprezzorendono quasi ìnevitabile. Un'altra osservazione. Nelco.rs.o ~o.rm~le . degli avvenimenti la maggior part e de­gli. individui SI comporta abbastanza bene. Questo si.gm~c~ che spesso devono frenare i loro impulsi anti­soclal~ .. Trov~no . una momentanea sodd isfazione perqu~stI ~mpulsl nel film e nei racconti di gangsters, di pi­rati , di t ruffatori, di filibustie ri ecc. Ora, la nazionepersonificata , come ho già fatto notare, è divina perla sua grandezza, la sua forza e superiorità mist ica ,

LA GUE RRA III

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3 • La prima delle cause politiche della guerra èla guerra stessa . Si sono combattute molte guerre, fral'altro, allo stesso scopo di conquistare qualche terri­torio strategicamente prezioso, o per assicurarsi unafront iera "naturale" , cioè una frontiera facile da difen­dersi, e dalla quale sia facile lan ciare un attacco suivicini. I governanti delle nazioni attribuiscono un va­lore quasi altrettanto alto ai vantaggi puramente mi­litari che a quelli economici. Avere un esercito, unamarina e un'aviazione è in sé stessa una ragione perent rare in guerra. t Dobbiamo adoperare adesso le no­st re forze », dice il militarist a , «per poterle usare conmigliore effett o la prossima volta I) .

La parte che hanno gli armamenti nel causare leguerre può ben considerarsi sotto questo t ito lo. Tuttigli uomini di st ato insistono nel dire che gli armamenti

come forze impersonali, al di fuori degli esseri umani.In quanto gli esseri umani sono legati e condizionat idal loro ambiente sociale , la politica e l'economia pos­siedono una certa limitata autonomia , poiché dovunqueesiste un 'organizzazione sociale, gli individui tendono asottomettersi al funzionamento del suo meccanismo.Ma l'uomo non è fatto per il Sabbato, né è sempre di­sposto a credere di esserlo. F ino a un certo punto lasua volontà è libera e a volte se ne ricorda e cambia ilmeccanismo organizzativo che ha intorno per adat­tarlo ai suoi bisogni. Quando questo accade, il concet todella polit ica e dell 'economia come forze autonome, in­dipendenti dalla psicologia umana, porta completa­mente fuori st rada. Ripeto che è comodo 'classificare lecause polit iche ed economiche della guerra sotto inte­stazioni diverse, ma non dobbiamo dimenticare chetutte queste cause sono, in definitiva, di natura psico­logica .

II2 FIN I E MEZZI LA GUERRA 113

del loro paese hanno soltanto uno scopo difensivo ; e, altempo stesso, insistono a dire che l'esistenza degli ar­mamenti degli altri paesi cost ituisce una ragione percreare nuovi armamenti a casa propria . Ogni nazioneprende continuamente misure difensive sempre più ela­borate, contro le misure difensive sempre più elaboratedelle altre nazioni . La corsa agli armamenti cont inuereb­be all 'infinito se non portasse inevit abilmente e inva­riabilmente alla guerra . Gli armamenti portano allaguerra per due ragioni. La prim a è psicologica. Gli ar­mamenti di un paese creano t imore, sospetto, risenti­mento e odio nei paesi vicini. In una simile atmosferaqualsiasi discussione può facilmente farsi cosi aspra dadiventare un casus belli . La seconda è di carattere tec­nico. I modelli degli armament i invecchiano presto, eal giorno d'oggi il processo di invecchiamento è rapidoe accelerato. Con la rapidità attuale nel progresso tec­nico, un aeroplano può diventare sorpassato nel terminedi due anni e anche meno. Questo significa che perogni nazione vi può essere un momento di preparazione,un momento in cui il suo equipaggiamento è decisa­mente superiore a quello di altre nazioni. Quest a supe­r iorità può scomparire in pochissimo tempo. e la na­zione si troverà di fronte al compito di disfare tutto ilsuo armamento fuori moda e di cost ruirne uno nuovo,uguale o migliore del nuovo armame nto dei suoi vicini .Solo i paesi più ricchi possono sopportare a lungo losforzo finanziario di un tale procedimento. Le nazionipi ù povere non possono farlo. Perciò vi sarà sempre unagran tentazione per i governant i dei paesi poveri di di­

. chl~rare .guerra durante il breve periodo in cui il loroe9Ul~agglamento militare è superiore a quello dei lororivali.,. Il fat.to che.gli armamenti sono in gran parte fabbrica­

t i da ditte pnvate e che queste ditte private hanno un

,.

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int eresse finanziario a vendere armi ai loro e ad altrigovern i, è un 'al t ra causa che contribuisce alla guerra.Questa questione sarà t rattata in altra parte del libro .

5 - In passato, molte guerre furono combattute perla " gloria" che risultava dalla vittoria. La gloria erageneralmente considerata appartenente al condottierodell 'esercit o, o al re suo padrone. I monarchi assiri com­battevano per la gloria; cosi pure Alessandro Magno ; e

4 - Le guerre possono esser fatte allo scopo di dif­fondere una fede religiosa o polit ica. Le invasioni mao­mettane, le crociate, le guerre religiose del XVI e XVII.secolo, le guerre della rivoluzione francese, la guerracivile americana, la guerra civile spagnuola , sono t uttiesempi di ciò che si può chiamare guerra ideologica. Evero che chi intraprendeva le guerre ideologiche erainfluenzato anche da considerazioni non ideologiche,dall' avidit à per la ricchezza e la conquist a , dal desi­derio di gloria, e simili. Ma in ogni caso il motivo ideo­logico era predominante. Se non ci fosse stato il desi­derio di propagare una nuova fede o di difenderne unavecchia , queste guerre non sarebbero scoppiat e. In ol­tre la lotta non sarebbe stat a cosi aspra come era ingenerale, se i combattenti non fossero st at i ispirati dafede religiosa o pseudo-religicsa . Lo scopo della propa­ganda nazionalistica moderna è di t rasformare il nor­male affetto degli uomini per le loro famiglie in un 'ado­razione terribilmente esclusiva per la nazione deificat a.Le dispute fra le naz ioni cominciano ad assumere quel­la qu alità di fanatismo senza compromessi che carat ­t er izzavano in passato il comportamento reciproco digruppi settari religiosi o politici. Sembra che t utte leguerre fut ure sarann o cosi ferocemente ideologiche quan­to le vecchie guerre di religione.

LA GUERRA II5

cosi molt i re e signori medioevali; cosi Luigi X IV e isovrani dell 'Europa del X VIII secolo: cosi Napoleone ;e cosi forse i dittatori moderni. Dove i paesi sono go­vernati da un singolo individuo alla test a di un 'oligar­chia militare, vi è sempre il pericolo che la vanit à per­sonale e la sete di gloria agiscano come forze che lospingono a coinvolgere il suo paese in un a guerra.

6 - La gloria è considerata di solito il requisito delgenerale o del re ; ma non sempre e non esclusivamente.In un paese i cui abitanti siano mossi da sent iment ifort emente nazionalistici, la gloria si può considerarepertinente in una certa misura a ogni membro dellacomunità. Tutti gli inglesi hanno part ecipato alla gloriadei loro monarchi Tudor ; t utti i francesi a quella diLuigi X IV. Durante la Rivoluzione francese vi fu uncoscienté tentativo di popolarizzare la gloria per mezzodella propaganda scritta e parlat a . Il t entativo riuseiin pieno. Tentativi simili si st anno facendo oggi in tuttoil mondo. La st ampa, la radio e il cinematogra fo met­tono la gloria nazionale alla portata di tutti. Quandole cose vanno male a casa e la gen te comincia a lamen­tarsi, il dittatore è sempre t entato di creare un po' digloria compensatrice fuori di casa. La gloria in pas­sato costava molto meno di adesso. Inoltre il dittatoreguerrafondaio de i t empi antichi non aveva bisogno diprendere in considerazione l'opinione pubblica qu antolo deve fare il suo collega moderno, 'anche il più as­soluto. La ragione è semplice. In passato la macchin aper fabbri care la gloria era costituita da un piccoloesercito di professione. Fintanto che le battaglie eranocombattute a una ragionevole distanza da casa, la gen­t e non si preoccupava troppo di questo esercito di pro­fessione; le sue sofferenze non li t occavano personal­mente e, quando otteneva una vittoria , ricevevano la

FINl E ME ZZIII4

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7 ~ La prima delle cause economiche della guerra,per importanza storica, è il desiderio di una nazionedi impossessarsi di un terri torio fertile che appartiene ajm'altra nazione. Hitler , per esempio. ha dichiarato chei tedeschi hanno bisogno di nuovo territor io per siste­marvi la loro popolazione in eccedenza. Se la Germaniaentrerà in guerra con la Russia, questo avverrà almenoin parte per soddisfare questo desiderio. vero o immagi­nario, di maggiore e migliore territorio.

Nei tempi modern i le guerre non sono state tantocombattute per i fertili t erritori, quanto per il possessoo il cont rollo delle materie prime indispensabili all 'indu­st ria . Le miniere di ferro della Lorena sono state oggettodi contesa fra la Francia e Ia' Germania . Le attivitàgiapponesi in Manciuria e nella Cina settentr ionale sispiegano, almeno in parte, col bisogno di minerali. La

gloria di seconda mano e gratuitamente. Oggi ogni uomodeve prestare servizio come coscritto e I'aeroplano hareso la guerra quasi altrettanto pericolosa per i noncombattenti quanto per i soldat i di prima linea. La glo­ria deve esser pagata da tutti ; la guerra concerne oraogni uomo , donna e bambino della comunità . Il costodella guerra moderna in termini di vite e denaro è cosienorme e deve essere dist ribuito cosi largamente, i suoipossibili effetti sull'opinione pubblica e sulla stru tturadel la società sono cosi incalcolabili , che perfino i ditta­tori esitano a far combattere la loro gent e, a menoche non si t ratti di "onore naz ionale" e di " int eressivitali". Gli armamenti del ventesimo secolo sono unaassicurazione contro le guerre piccole e banali . D'alt raparte, rappresent ano una garanzia assoluta che quandosono in giuoco gli "interessi vitali" e l ' t'onore nazio ­nale" la guerra che ne risulta avrà una potenza di­struttiva senza precedenti.

II6 FINI E MEZZI LA GUERRA 117

part ecipazione it aliana e tedesca alla guerra civile spa­gnuola non è stata mot ivata esclusivamente da con­siderazioni ideologiche. I due dittatori fascist i tengonod 'occhio il rame del R io Tinto e il ferro di Bilbao, cheprima dello scoppio del conflitto erano sotto controlloinglese.

8 .- Sotto il sistema capitalist ico tutti i paesi alta­mente indust rializzati hanno bisogno di mercati st ra­nieri. La ragione di questo fatto è che dove la produ­zione è effettuata per il profitto, è difficile o impossi­bile distribuire abbast anza potere d 'acquisto da pennet­tere alla gente di comprare le cose prodotte da lorostessi. L'insufficienza del potere d 'acquisto in pa tria deveessere com pensa ta con i mercat i st ranieri. Le attivit àimperialist iche delle gra ndi potenze duran te il X IXsecolo erano dirette in gran parte ad assicurare dei mer­cati alla loro produ zione. Ma, e quest o è uno dei piùst rani paradossi del sistema capitalist ico, non appenaviene ottenuto un mercato, sia mediante conquista chemediante penetrazione pacifica , ecco che gli stess i in­dustriali che fabbricano per quel mercato comincianoa riforni re questo paese conquistato o pacificamenteoccupato di quel macchinario che gli permet te rà difare a meno delle loro merci. La maggior parte dei pae­~i indust riahnente arretrati sono cosi stat i equipaggia tiID modo da poter provvedere a sé stess i e perfino dapotere esportare l 'eccedenza , e questo proprio da queicapitalist i che in origine li avevano usat i come mercatiper la loro produzione. Una simile politica sembra, e alungo andare effett ivamente è, completame nte assurda.Vista nei suoi effetti immediat i è abbastanza assennata.l capitalisti in quest ione sono preoccupat i non solo divendere i loro prodotti ma anche di investi re i lororisparmi. I risparmi invest it i in aziende industriali re-

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(I) Vedi le important i ope re d i S2LDU e NOfiL BAK&Il , e gli op uscoli pubbli­cati dall'Unione del Controllo Democratico.

centementc impiantate in paesi arret ra t i, dove il costodella vita è basso e la mano d 'opera può essere sfruttata.producono generalme nte dei profitt i enormi, almenodurante i primi anni. Per consegu ire questi enormi pro­fitti t emporan ei i capitalisti sono pront i a sacrificarei profitti minori , ma più duraturi, che possono ottenereusando quest i stessi paesi come mercati per i loro pro­dotti. Con l'andar del tempo i profitti degli investiment id'oltre mare diminuiscono, e nel frattempo i mercatisono andat i perduti per sempre. Ma intanto i capitali­st i hanno guadagnato delle somme enormi per i loroinvest imenti.

9 - Questo ci conduce a quella che è una causa estre­mamente importante della guerra : il t entativo, da par_te di minora nze polit icamente potent i in ogni nazione,di perseguire i loro interessi privati. I colpevoli mag­giori, o almeno i più visib ili, sotto questo riguardo,sono i fabbri canti di anni. Non c'è bisogno che io citifatti e cifre ; quest i si possono ottenere da una quantit àdi libri e opuscoli ben documentat i e facilmente acces­sibili. (I) . Basta fare le seguent i semplici generalizza­zioni. La guerra e la preparazione della guerra sonovantaggiose per il fabbricante di anni. Più la nazionesi arma , e maggiori sono i suoi guadagni. St ando cosile cose, egli è tentato di fomentare le minacce di guer­ra, di aizzare i governi gli un i contro gli altri , di usareogni mezzo disponibile, dalla corruzione alla propaganda" pat riottica", per rendere inut ili tutti gli sforzi di disar­mo. Le documentazioni storiche mostrano che i fabbri­canti di armamenti hanno soggiaciuto anche t roppospesso a queste tentazioni.

LA GUERRA H g

Una delle misure comuni ai programmi di tutti ipartiti di sinist ra del mondo è la nazionalizzazione delleindust rie di guerra. Fin a un certo punto tutti gli stat isono già nelle imprese di armamenti. In Inghilt erra,per esempio, gli arsenali del governo producono circacinque dodicesimi delle armi della nazione, e le ditteprivate circa i sette dodicesimi. Una nazionalizzazionecompleta non sarebbe perciò che un'applicazione piùvasta di un principio già ben stabilito.

Ora, la completa nazionalizzazione delle ind ustrie diguerra otterebbe certamente un buon risultato: libere­rebbe i governi dall'influenza dei capitalist i socialmenteirresponsabili, preoccupati solo di conseguire forti pro­fitti. Fin qui tutto bene. Ma il male è che quest a par­t icolare riforma non va abbastanza avanti, anzi , nonva punto avan ti . Gli armamenti sono armamenti, dachiunque vengano fabbricati. Un aeroplano costruitoin una fabbrica governativa può uccidere altrettantedonne e bambini quanto uno che esca dalla fa bbricadi un capi talista privato. Inoltre il fatto che gli arma­menti sono stati fabbricati dallo stato servirebbe incerto modo a legalizzare e giust ificare un a prat ica in­t rinsecamente abominevole. La massa dell 'opin ione pub­blica ignorante arriverebbe a credere che un'industriadi guerra ufficialment e sanzionata è una cosa decorosa.Perciò l'abolizione totale di tutte queste maledette im­prese sarebbe ancora più difficile di adesso. Questa dif­ficoltà sarebbe aumentata dal fatto che un potere ese­cut ivo centrale che avesse completo cont rollo dell 'indu­stria bellica sarebbe assai restio a separarsi da uno st ru ­mento di t irannia cosi efficace. Poiché un' indust ria diarmamenti nazionalizzata è proprio, potenzialmente , unostru mento di t irannia, Lo stato è più potente di un in­dustriale privato, e il personale di un 'indust ria bellicacompletamente nazionalizzata pot rebbe facilmente essere

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irreggimentato e corrotto fino a diventare un a speciedi esercito tecn ico sotto il controllo dell 'esecuti vo.

Per ultimo dobbiamo anche considerare l'effetto dellanazionalizzazione sugli affari intern azionali. Come stan­no adesso le cose, degli avventurieri come sir BasilZaharoff sono liberi (ent ro i limit i impost i dalle leggisui brevetti) di viaggiare per il mondo, aliment ando lefiamme della discordia internazionale e vendendo at utti cannoni e sottomarini . Questo stato di cose andreb­be certamente cambiato. Ma lo stato delle cose in regi­me di nazionalizzazione è poco migliore. Una voltaentrati negli affari , anche i governi amano far dei Pro­fitt i; e l' industria delle anni non cesserà di dispensareprofitti per il fatto d 'esser st at a nazionalizzat a . Ancheallora gli stati industrialmente arretrati dovranno com­prare le anni da quelli più industrializzati. Tutti glist at i molto ind ustrializzati desidereranno vendere arma­menti , non solo per via dei profitti , ma anche per poteresercitare un controllo sulla polit ica dei loro clienti .Inevitabilmente questo provocherebbe il sorgere di unaintensa rivalità fra le potenze industrializzate , una ri­va lit à di più, e perciò un 'alt ra causa potenziale di di­scordia inte rnazionale e di guerr a . Sembrerebbe allorache la nazionalizzazione dell 'industria degli armament isia soltanto la sost it uzione di un male ad un al t ro .Il nuovo male sarà meno evidente, meno urtante, per lamorale, dell 'altro; ma non è affatto certo che, per quelche riguarda la guerra, i risultat i della nazionalizzazio­ne sarebbero migliori di quelli della fabbricazione pri­vata. Ciò che è necessario Don è la nazionalizzazionedell 'indu stria delle arm i, ma la sua complet a abolizione.L 'abolizione: verrà quando la maggioranza lo deside­rerà. Il processo da usare per persuadere la maggio­ranza a desiderarlo sarà descritto nel prossimo capitolo.

I fabbricanti di anni non sono i soli " mercant i d i

morte" . Bisogna dire che fino a un certo punto noitutti meritiamo questo nome. Infatt i in quanto votia­mo per i govern i che impongono dogane e quote limi ­t atrici di immigrazione, in quanto sosteniamo un apolitica di riarmo, in qu anto accettiamo nel nost ropaese la pratica di un imperialismo economico, politicoe militare, anche in quanto ci comportiamo male nellanostra vita privata, facciamo tutti la nost ra parte nel­l'affrettare un po' di più la prossima guerra . La re­sponsab ilità dei ricchi e dei potenti è però maggioredi quella degli uomini comuni, poiché i primi sono pa­gat i meglio per quanto fanno per avvicinare la guerra,e ca piscono meglio quello che st anno facendo. Nonmeno dannosi dei fabbrican ti di armi, per quanto me­no manifestamente maligni, sono gli speculatori chepredicano l' imperialismo perché possono ottenere red­diti alt issimi dai loro capitali investiti nei paes i piùarre t ra ti. Le colonie possono non rappresentare nessunvantaggio, anzi essere addirittura un peso finanziarioper la nazione complessivamente. Ma per la minoranzapoliticamente potente di finanzieri che hanno capit alida invest ire, d i indust riali che hanno merce in sopra p­più da smerciare, queste stesse colonie possono esserfonte di grossi guadagni.

La min oranza , piccola ma politicamente potente difinanzieri e di industriali , è interessata anche in diverseforme di imperialismo economico. Mediante un uso giu­dizioso delle loro risorse, i capit al isti delle nazioni alta­mente industrial izzate si arrogano dei diritti in paesinominalmente indipendenti. Questi diritti vengono poirappresentati come se fossero i diritti delle loro r ispett i­ve nazioni, e le dispute fra i var i interessi finanziaridiventano dispute fra gli st ati. La pace del mondo èstata spesso messa in pericolo perché i magnati delpetrolio potessero arr icchirsi un po ' di più.

1 20 F IN I E MEZZI LA GUERRA 1 21

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Nella stampa, che appartiene ai ricchi, gli interessidella minoranza che investe i capit ali vengono sempreidentificati (certamente in perfetta buona fede) conquelli della nazione. Delle asserzioni continuamenteripetute finiscono per essere accettate come verità . In­nocent i e ignorant i, quasi tutti i lettori sono convintiche gli interessi privati dei ricchi siano realmente in­teressi pubblici e s 'indignano quando questi interessisono minacciati da una potenza straniera, e interven­gono in favore della loro minoranza affaristica. Gliinte ressi in giuoco sono pochi ; ma l'opinione pub­blica, che esige la protezione di quest i interessi, è spes­so un 'espressione genuina dell'emozione della massa. Imolti credono e pensano veramente che valga la penadi combattere per i dividendi dei pochi.

R IMEDI E ALTERNATIVE

Questo per quel che riguarda la natura e le causedella guerra. Dobbiamo ora esaminare dapprima i me­t odi per impedire che scoppi la guerra e per arrestarlauna volta cominciata, e in secondo luogo le alternat ivepolitiche e gli equivalent i psicologici della guerra.

Sarà meglio cominciare con i metodi già esiste nt iper prevenire la guerra. Quest i metodi non sono moltoefficaci. per due buone ragioni : prima, che in molticasi sono di natura tale da non poter in nessun modoprovocare i risultati desiderati, e poi perché anchequando sono intrinsecament e eccellent i non sono talida eliminare le cause esistent i della guerra, o da crea redci sost it uti psicologicamente equivalent i alla guerra .Perciò, dopo aver descritto e discusso i metodi usatial giorno d 'oggi, continuerò descrivendo i metodi cheandrebbero usati , se si vuole eliminare le cause dellaguerra, e creare delle adatte alternative alla guerra.

LA GUERRA 123

Sono state deluse le speranze che tanta gente dibuona volontà riponeva un tempo nella Società delleNazioni . Il fatto che la Società delle Nazioni non siariuscita a pacificare il mondo è dovuto in part e a uncaso storico, ma principalmente al fatto che è stat afondata su principi completamente sbagliat i. Il casostorico che rese inutile lo sforzo della Società delleNazioni per far bene, fu il rifiuto degli americani difarne parte, e la lunga esclusione delle " potenze" ne­miche e della Russia. Ma anche se l'America la Ger­mania e la Russia fossero stat i membri originari, è si­curo, quanto lo può essere un fatto con.t inge~te, ch~ l.aSocietà delle Nazioni non avrebbe raggiunto l buom n­su1tati che se ne aspettavano. La Lega accetta come mem­bro qualsiasi comunità , per quanto piccola , che abbiaun esercito proprio. Nessuna comunità è eleggibile. perqu anto grande sia, se non possiede un esercito : II!- pra­t ica e implicitamente la Lega definisce le nazrom "so­cietà organizzate per la guerra". E ffettivamente questaè la sola definizione di nazione che si applichi a tuttii membri della categoria . Qualsiasi altra definizione. int ermini di razza, colore , lingua, cultura o semplice to­pografia, si dimost ra inadeguata per il fatto che esi­stono delle eccezioni. Formalmente e di fatto, la So­cietà delle Nazioni è una Lega di società organizzate perla guerra.

Il milit ar ismo, implicito perfino nella definizione dellaLega, trova la sua espressione nei mezzi con cui , come èora cost ituita, essa si propone di garant ire la pace.I compilatori del Patto della Società hanno fatto quelloche molti fra i compilatori della Costi tuzione americanadesideravano di fare, ma che fortunatamente Alexan­der Hamilton li dissuase dal fare : inserirono una clau­sola che decretava prima sanzioni economiche e poisan zioni militari contro un eventuale "aggressore".

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una zona limitat a al mondo int ero è evidentementebasato su principi errati. La guerra moderna distruggecol massimo di efficienza e col massimo di indiscrimina­zione, e perciò implica delle ingiust izie molto più nume­rose e peggiori di qualsias i altra che si voglia riparare.Val la pena di far qui not are che è ormai possibile es­sere un cattolico osservante e un assoluto pacifist a.Condannare la guerra come tale e rifiutare, come hannofatto i quaccheri e altre sètte protestanti, di parteci­pare a qualsiasi guerra è un'eresia. S. Tommaso hadichiarato che la guerra è giust ificata se è fatta in di­fcsa degli interessi vitali di una comunità. Partendodalla posizione di S. Tommaso, alcuni pensatori catto­lici, specialmente in Olanda e in Inghilterra , sono giunt ialla conclusione che, per quanto sia eretico condannarela guerra come tale, si possa essere assolutamente paci­fista in relazione alla guerra nella sua forma attuale,e pur rimanere ortodossi. La guerra è giustificata quan­do è fatta in difesa degli interessi vitali della comunità.Ma la guerra moderna è di natura tale da non poterdifendere i vitali interessi della comunità; al cont rario,questi devono inevitabilmente soffrire più della guerrache dalla non resist enza alla violenza. Perciò, nelle cir­costanze attuali, il pacifismo assoluto è ragionevole,giusto e perfino ortodosso. Il pacifismo di BcrtramRussell è basato esattamente sulle stesse considera­zioni di opportunit à di quelle dei neo-tomisti . Gli ar­gomenti di entrambi sono particolarmente adatti al pro­blema delle sanzioni. Infatti i sanzionisti chiedono pro­prio che le guerre , che, per la natura stessa delle cose,non possono far alt ro che distruggere gli int eressi vitalidella comunità in questione, siano trasformate da guer­re fra due o poche nazioni, in conflitt i universali, che por­tano distruzione e ingiust izia a tutti i popoli del mondo.

A questo argomento i sanzionisti rispondono assicu-

1 2 4 FIN I E ME ZZI

Valgono cont ro le sanzioni le stesse ragioni che val­gono contro la guerra. Le sanzioni militari SOM guerra.Le sanzioni economiche, se applicate severamente, por­tano inevitabilmente a reazioni belliche da parte dellanazione alla quale sono àpplìcate, e quest e reazioni pos­sono essere cont robattute soltanto da sanz ioni militari.I sanzionist i chiamano il loro aizzamento alla guerracon nomi roboant i. Non dobbiamo lasciarci ingannaredalle parole. Nelle circostanze attuali, la "sicurezza col­lettiva" significa un sistema di alleanze militari oppostoa un altro sistema di alleanze militari. Il primo sistemasi chiama la Lega ; il secondo viene anticipatamentechiamat o •'Aggressore" .

Una volta scoppiata la guerra, le nazioni consulteran­no i loro propri int eressi per decidere se conviene lorodi combattere o restare neutrali; non permetterannoche nessun accordoInternazionale diriga il corso dellaloro azione. Il 2 0 novembre 1936 Eden dichiarò che• i nostri armament i possono essere usati per portareaiuto alla vittima di un 'aggressione in qualsiasi caso incui , a nost ro giudizio, sarebbe giusto, secondo il Patto,di farlo. Ho usato deliberatamente la parola "possono" ,dato che in tal caso non vi è un obbligo automatico diint raprendere un 'azione militare. E infatti giusto chesia cosi, poiché non ci si può aspettare che le nazionisi addossino degli obblighi militari automat ici, se nonper zone in cui sono in giuoco i loro interessi vitali l) .

Sosten ere il Pat to della Lega non è considerato un in­teresse ~tal: da parte delle nazioni. Né, per quanto ri­guarda l articolo XVI, deve esser considerato tale. Lagiust izia, come la carità, deve cominciare da sé stessi,e nessun governo ha il diritto morale di coinvolgere gra­tuitament~ i propri suddit i in una guerra. La guerraè cosi radicalmente sbagliata che qualsiasi accordo in.ternazionale che consideri l 'estensione delle ost ilità da

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126 FINI E ME ZZI- LA GUERRA 127rando che il solo spiegamento di una grande forza mili­t are da pa rte dei membri della Società delle Nazio nibast erà a far desistere gli aggressor i potenziali. Mag­giore la forza e minore la probalit à di doverla usare ;perc iò, dicono, riarmatevi per amore della pace. I fattistorici non confermano questa asse rzione. Le minaccenon spaventano chi è ben deciso, né il disperato ripiegadi fronte a uno spiegamento di forze prepondcrant i.Inoltre, nel mondo contemporaneo, non vi è ragionedi supporre che la forza esibita davant i a un aggressoresia preponderante. "La Lega" e l ' ''Aggressore'' sarannodue gruppi di potenze alleat e ben assortiti. Anzi si può

• dire che la composizione di queste due alleanze è giàpìu o meno fatta. La Francia, la Russia e probabilmentel 'Inghilterra sono dest inat i ad esser la " Lega" ; l'Italia,la Germania e il Giappone sono destinati ad esserer-Aggressore" . Le nazioni minori rim arranno neut ralio appoggeranno quella parte che pen sano abbia maggioriprobabilit à di vittoria. In quanto all 'esortazione del san­.zionista di riarmarsi per la Lega e per la pace, quest a nonè che la versione moderna del si vis pacem, para bellum.Chi si prepara per la guerra inizia una corsa agli arma­menti e col tem po arriva alla guerra per la quale siera preparato.

Secondo la teoria del sanzioni sta, la Lega deve int ra­prendere un 'azione militare per poter raggiungere unagiusta sistemazione delle d ispute. Ma le possibilità diraggiungere una giusta sist emazione alla fine di unaguerra fatta dalla Società delle Nazioni non sono mi­gliori di-quanto lo siano alla fine di una qualunque altraguerra. Le guerre portano delle giuste sist emazioni soloquando i vincito ri agiscono con generosit à, solo quandoessi riparano alla violenza con l' esser giusti ed umani.Ma quando le guerre son state lun ghe e crudeli , quandola dist ru zione è avvenuta indiscriminatamente e su

grande scala, è molto difficile per il vincitore compor­tarsi generosamente o anche solt anto con giust izia . Lepa ssioni si erano tàlmente scatenate durante l'ult imaguerra, che fu psicologicamente impossibile per i vinci­t ori arrivare a una sistemazione giusta ed umana.Malgrado Wilson e i suoi 14 punti, essi imposero ilTrattato di Versailles, quel t rattato che rese inevit a­bile il sorgere d i H itler e il t entat ivo della Gennaniadi vendicarsi delle passate umiliazioni. Una guerra fattada membri alleati della Lega per imporre delle sanzionimilitari a un aggressore sarà almeno alt rettanto distrut ­t iva della guerra del 1914, e forse anche di più. Vi èforse ragione di supporre che la Lega vittoriosa , se poisarà vittoriosa , sarà di umore più magnanimo di quantonon furono gli Alleati nel 1918? Non vi è nessuna ra­gione per crederlo . I sanzionisti accarezzano ancorala vecchia illusione della «guerra per finire la guerra ».Ma le guerre non pongon fine alla guerra: il più dellevolte sfociano in una pace ingiust a che ren de inevit a­bile lo scoppio di una guerra di vendetta.

Val la pena di menzionare a questo proposito il pro­getto di una "forza di polizia internazionale", sostenu­t a dal partito del Nuovo Commonwealth e, ' per quelche riguarda la polizia aerea internazionale, approvatadal partit o labu rista inglese. Prima di tutto dobbiamofar notare che la frase " forza di polizia internazionale"è assolutamente inappropriat a . Un'azione poliziesca con­tro un criminale individuale è totalment e diversa daun 'azione presa da una nazione o gru ppo di nazionicontro una nazione criminale. La polizia agisce con unmassimo di precis ione ; procede all'arre sto della personacolpevole. Le nazioni o gruppi d i nazioni agiscono me­diante le loro forze annate che non possono agire checol massimo di imprecisione, uccidendo, mutilando, af­famando e rovinando milioni di esseri umani, la cui

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schiacciante maggioranza non ha comm esso alcun delit­t o. Il processo descritto da tutti gli arroganti milita­risti, dal semplice sciovinista al sanzionista e ai poli­ziotti internazionali, come "la punizione di una nazio­ne colpevole". consiste nello st raziare e assassinare in­numerevoli individui innocenti. Delle analogie fra unesercito e un corpo di polizia, fra la guerra (per quanto"giust o" possa esser il suo scopo) e la prevenzione deidelitti , non possono che portarci fuori st rada. Una " for­za di polizia internazionale" non è una forza di polizia echi la chiama con quel nome cerca , in buona fede o meno,di ingannare il pubblico. Quello che viene para gonato alpoliziotto (in complesso assai utile) è in realtà un eser­cito e un 'aviazione, armat i per massacrare e dist rugge.re. Non impareremo mai a pensare come si deve, se nonchiamiamo le cose col loro nome . La polizia internazio­nale, se mai venisse costituita , non sarebbe una forzadi polizia : sarebbe una forza per commettere dei mas­sacri indiscriminati. Se approvate i massacri indiscri­minati, dit elo. Non avete alcun diritto di ingannare gliingenui chiamando la vost ra forza per il massacro conlo stesso nome di quella che controlla il traffico e arrestai mal viventi.

Quest a Forza di Massacro Internazionale non esisteancora e, a parte la sua opport unità , sembra assai im­probabile che venga mai ad esiste re. Come si reclute­rebbe? Chi sarebbero i suoi ufficiali ? Come sarebbe ar­mata ? Dove sarebbe sta zionata? Chi dovrebbe deciderequando deve venir usata e cont ro chi? A chi dovrebbeesser fedele, e come si garant irebbe la sua lealt à? E pro­babile che gli stati maggiori delle diverse nazioni fac­ciano dei progetti per l'invasione e la conquista delloro proprio paese? O che degli aviatori collaborinolealmente al massacro della loro propria popolazione?Come si possono convincere le nazioni a fornire uomini

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c materiali per questa forza internazionale? Questi con­tributi dovrebbero essere uguali? Se non sono ugu ali ele potenze maggiori forniscono la parte maggiore dellaforza , cosa impedirà a queste potenze di stabilire unat irannia militare in tutto il mondo ? Il progetto appog­giato dal gru ppo del Nuovo Commonwealt h e dal par­t ito laburista somma tutti i vizi morali e politici delmilit arismo, con l'assoluta imprat icabilit à di un sognoutopistico. Nel linguaggio degli allevatori di cavalli laForza Internazionale di Polizia pot rebbe essere descrit ­t a come puledro nato dallo stallone " Machiavelli" edalla cavalla "Not izie dell 'Utopia" .

La moralità e il buon senso pratico sono d 'accordonel richiedere che si resista strenuamente agli sforzi dicreare una " Forza Internazionale di Polizia" e chel'articolo XVI venga rimosso dal Patto. Lo sforzo diarrestare la guerra, una volta scoppiata , per mezzo disanzioni milit ari o con l'azione di un esercito e un'avia­zione internazionale, è dest inato a fallire. La guerra nonpuò essere impedita con un'altra gue rra . Tutto quelloche può fare un'alt ra guerra è di estendere l' area delladistruzione e porre nuovi ostacoli sulla via che conducea un assestamento giusto e umano delle dispute int er­nazionali. Dovrebbe essere compito della Lega concen­t rare tutte le sue energie sull 'opera di prevenzione del­le guerre . Questo può esser fatto sviluppando l'attualemeccanismo per l 'assest amento pacifico delle dispute in­ternazionali; estendendo il campo della collaborazioneint ernazionale nello studio e nella soluzione dei mag·giori problemi sociali; e infine cercando dei mezzi pereliminare le cause della guerra .

Non c'è bisogno di dir molto sul meccanismo attoa comporre pacificamente le dispute e a promuovere lacollabora zione internazionale. Un meccanismo può es­sere est remament e ingegnoso e lavorato in modo ammi-

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revole, ma se la gente si rifiuta di adoperarlo o l'adoperamale, sarà complet amente inutile, o quasi . Questo av­viene con il meccanismo dei cambiamenti pacifici edella collaborazione internazionale. E esistito per pa­recchio tempo, e, se i governi delle varie nazioni aves­sero voluto usarlo, avrebbe serv ito con notevole effica­cia al suo scopo, che è il mantenimento della pace.Ma non sempre i governi hanno voluto usarne. Dovun­que erano in giuoco I'vonore nazionale" e gli " interes­si vitali" , hanno preferito minacciare o addirit t ura usa­re la violenza. Anche in casi in cui hanno consentitoad adoperare il meccanismo per gli assestament i pacifici,hanno dimost rato a volte una tale cattiva volontà cheesso non ha potuto funzionare. Un buon esempio delmodo in cui la cattiva volontà può impedire anche almigliore strument o di arbitrato di conseguire i risultatiche se ne aspettano, ci è dato dalla storia della disputafra il Cile e il Perù a proposito delle provincie di Tacnae Arica. La disputa cominciò nel 1883, quando il Trat­tato di AnCOTI decise che le due provincie rimanessero inpossesso del Cile pe~ u~ periodo di .10. anni, do~ di chesi sarebbe dovuto indire un plebiscito per decidere seil territorio dovesse rimanere al Cile o torn are alla so­vranit à del Perù . Il trattato era ambiguo , in quant onon specificava se il plebiscito dovesse esser indettoimmediatamente dopo il t ermine dei I O anni, né daquali potenze e sotto quali leggi dovesse essere organiz­zato. I cileni approfittarono di questa ambiguità perritardare il plebiscito fino a che, intimidit i ed espulsi gliabit anti peruviani e importati alt ri abitanti cileni, fos­sero certi di ottenere una maggioran za. Trattative di­rette furono t entate e fallirono . Falli anche un ap­pello alla Società delle Nazioni del 1920. F inalmentefu accettato l'arbitrato del Presidente degli Stati Unitinel 1925 e si giunse a un accordo per indire un plebi-

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scito sotto gli auspici di una commissione presieduta dalgenerale Pershing. Ma i cileni seguitavano a non avernessuna intenzione di permettere che il meccanismo fun­zionasse. Pershing si ritirò nel 1926 e il suo successore,generale Lassiter, dovette dichiarare che bisognava scio­gliere la commissione senza aver adempiuto alla sua mis­sione. Finalmente, nel 1928, diet ro am ichevoli pres­sioni degli St ati Uniti, i due paesi ripresero le relazionidiplomat iche (che eran o state interrotte per circa 20anni) e nel 1929 si decisero ad accettare l'arbitrato delpresidente Hoovcr , che finalmente accomodò la quest io­ne assegnando Tacna al Perù e Arica al Cile. Questolitigio internazionale durò 46 anni . Fin da principio ledue parti avevano deciso di usare il meccanismo dellemodificazioni pacifiche (un plebiscito e il pagamentodi un compenso in denaro). Ma .fin da principio una delledue parti si rifiut ò di permettere al meccani smo di fun­zionare a dovere. Alla fine fu la noia che prese il postodella buona volont à . Lcìlcnì non avevano più vogliadi insistere nella loro intransigenza. Fu permesso almeccanismo di funzionare e nel termine di due mesiesso forni la soluzione pacifica per la quale era statocreato. .

La quest ione della disputa anglo-americana a propo­sito dei confini fra il Main e il New Brunswick è moltosimile a quella della disputa più recente fra il Cile e ilPeru. Dopo anni di lit igi, fu accettato l'arbit rato del red'Olanda nel 1827; ma quand o quest i espresse il suo lodonel 1831, gli Stat i Uniti lo rifiutarono. La disputa con­t inuò, diventando sempre più aspra, per altri I I anni.Poi, seccate di tutta la faccenda, entrambe le parti de­cisero che era l'ora di arrivare a un accordo. Lord Ash­burton fu mand ato a \Vashington per trat tare col mi­nistro degli Interni, Daniel Webster, e in poco tempoi confini del Maine, insieme a una quantità di altre

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questioni pendenti fra i due paes~ , furono ~michevol­mente decisi. Ancora una volta Il meccamsmo dellemodificazioni pacifiche ottenne i risultati per cui erastato ideato, solo quando le due parti in caus~ furonoinclini ad adope rarlo cosi come doveva ventre ado­perato. Un altro punto rilevante è che le t rattath:e frai due paesi furono molt o facilitate dal fatto ~~e l duenegoziatori , Webst~r e As~burt?~, era~o ~mIc,1 perso­nal i e godevano nel loro rispettivi paesI di un alta re­putazione di integrità e ~i buon se~so. ~er co.nSt?guen~lo svolgersi delle t rattative fu facile e I SUOi n sultatI:per quanto attaccati dag~i est~emisti de~~ due partidell'Atlantico, furono considerat i accet tabili dalla mag­gior parte delle persone comuni e mod~rate ~ che fi,da­va no nel giudizio e nell'onestà dei negoziatori . P~r I a.r:bit ro, forse più che per il neg?zi~tore, la quah~à piuimportante è il carattere. QualsIasI sospetto che m unadisputa internazionale il giudice sia parziale ~ corr?tto,o anche solo poco giudizioso, basta a mettere m pencoloil successo dell'arbitrato. Qui vediamo dunque un 'altravolt a che il meccanismo in sé ste sso è di importanzasecondaria : ciò che importa è la volontà, l ' intell~genza,

il carattere morale degli uomini che adoperano. il .me~­canismo. E essenziale che questo esista e che SIa il mt­gliore che i migliori ingegni legali e amr.ninist~at~vi pos­sano ideare. Il solo fatto che il meccanismo Cl Sia , sug­gerisce ai liti gan ti di usarne , piuttosto che ricorre re ~aviolenza armata. L'occasione fa l'uomo onesto , propnocome fa il ladro. Come abbiamo visto, è importanteliberare gli uomini dal male, riducendo il numer? delleoccasioni di comportarsi male. E ugualme.nt e Impor­tante creare nuo ve occasioni per comportarsi bene, pro­curare alternat ive buone cont ro i cattivi procedimen­t i prescritti dalla t radizione. ~e~le ~stit~zioni con:e lacorte dell 'Aia e, nella sua capacit a di arbitrate c di col-

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laborazione, la Società delle Nazioni non sono che par­ti di un meccanismo giuridico e amministrativo e nonpossono fare niente da sole ~r m~~te~er~ la pace ocurare il mondo della sua follia militaristica . La loroesiste nza è però un invi to e un'occasione per usare deimetodi pacifici invece che violenti ; migliore sarà il mec­canismo, più efficacemente gli uomini potranno sfrut ­tare l'occasione, una volta afferrata.

Tutti i sistemi esistenti per prevenire la guerra sono 'caratterizzat i da uno di questi due difetti principali. Osono come le sanzioni militari , intrinsecamente cattivie inc apaci di ottenere buoni risultati (i risultati dell'u~della illimitata violenza e astuzia sono esattamente glistessi, sia che il procedimento si chiami semplicementeguerra , sia che si adoperino graziosi eufemismi come"Sanzioni", "Sicurezza Collett iva" , " Azione di Poli­zia Internazionale"), oppure non sono che parti di unmeccan ismo più o meno ben congegnato, incapace diinfluenzare da sole le cause fondamentali della guerra .Questo è vero anche degli speciali pezzi del meccani~mo

messi su di tant o in tanto dopo la Guerra Mondiale,allo scopo particolare di eliminare alm eno qualcuna dellecause economiche , polit iche e militari della guerra. LaConferenza Navale del 1927 e la Conferenza generale delDisarmo del 1932-1934 erano pezzi eccellenti di un mec­canismo. Ma purtroppo nessuna delle parti in causamostrò il minimo desiderio di farne uso. Durante laconferenza del i927 la Societ à di Cost ruzioni NavaliBetlchem (Betlchcm Shipbuilding Corporation), la Com­pagnia di Cost ruzioni Navali e Darsene di NewportNews (Newport News Shipbuilding and Drykok Com­pany) e la Societ à Americana Brown Boveri (AmerìcanBrown Boveri Corporation) impiegarono un certo sig.Shea rer per fare della propagand a ant inglese a Gine­vra e negli St at i Unit i, allo scopo di impedire che venisse

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raggiunt? qual~iasi ~ccordo su una riduzione degli ar­.ma~~~tt navali. Il sig. Shearer spiegò una grandissimaattività e trovando di esser stato inadeguatamente ri­compensato, .fec~ :ausa ~e tre .Compagnie nel 1929 perun quarto d~ milione di dollan " per servizi prestat i" .Le Compagnie avrebbero pot uto risparmiarsi la spesa.Anche senza l'i ntervento del sig. Shearer . è quasi certocJ:e .le t~ttative non avrebbero portato a una grandediminuzione della marina inglese e americana. Alla Con­ferenza Generale del Disarmo apparve, ancor più chia­ran:ente che nel 1927, il proposito di non usare del mec­camsmo. Nessun governo era disposto nemmeno a pren­dere in considerazione il disarmo unilaterale, e perfinola pro~sta soviet ica di un disarmo completo per tuttifu. r,:diata dall'ordine del giorno anche prim a che co­mmcrasse la Conferenza. Le discussioni si protrasseroper due anni, discussioni che non riguardavano il di­sarmo , m~ il genere di armi da adoperarsi nella prossimaguerr~. Finalmente la Conferenza fu aggiornata sine diee le smgole potenze si misero a riarmarsi su una scala.senza precedenti nella storia umana.

La s~essa ?Sti~atezza nel rifiut are di adoperare unmeccanismo intrinsecamente ottimo è stata mostrataalle diverse conferenze su problemi economici e mone­tari. Tutti gli economist i son d'accordo nel rite nere cheil commercio internazionale non può diventare normale,.a. men~ che non si abbattano le barriere doganali, nonS.I aboliscano le quote di immigrazione e non si stabi­lisca un mezzo adeguato di scambi internazionali. Néquesto è tutto. Tutti sanno che la guerra economica,effettuat a per mezzo di svalutazioni della moneta did?gane, di quote .di immigrazione e di tassi di esporta­zl~:me ~rta inevitabilmente, prim a o poi. alla guerra.CIOnondimeno, nessun governo si è mostrato disposto ausare nessuno degli ottimi congegni specialmente idea-

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LA GUERRA ' 35ti allo scopo di risolvere i problemi economici mondiali.

Lo stesso avviene con il Sistema dei Mandati . Que­sto è un congegno che rende possibile ai popoli arret ra­ti di esser posti sotto il controllo di un 'autorità inter­nazionale e non sotto il cor.t rollo esclusivo di una sin­gola nazione. In quanto a colonie il mondo è attualmen­te diviso in due categorie: gli Havee gli Have-nots, gli Ab­bienti e i Nul1at cnenti. Gli Abbienti adottano il mottodella Lega Navale Britannica " Quello che ho ~on~ervo".I Nullat enenti domandano un posto al sole o, ID linguag­gio più volgare , una parte del bottino. Negli ult imi anniqueste richieste sono diventate part icolarmente insisten- .ti e minacciose. Gli Abb ienti hanno perciò pensato benedi riarmarsi, fra l'altro per difendere le loro colonie. Aitempi in cui era determinante il predominio navale. ladifesa di un vast o impero era relat ivamente facile. Og­gi, a dir poco, è eccessivamente difficile. E stato spessosuggerito che le potenze imperiali rinunziassero ai lorodiritti di esclusivo possesso delle colonie e che, usandoil meccanismo del Sistema dei Mandati, ponessero i loroterritori coloniali sotto il controllo internazionale. Fa­cendo questo placherebbero l'invidia e il risentiment?dei paesi senza colonie, diminuirebbero di parecchio ilpericolo della guerra e risolverebbero il problema at­tualmente insolubile della difesa imperiale. Questo sug­gerimento non ha avuto nessun seguito fra i paesi pos~

sessori di colonie. Al cont rario, è stato sdegnosamenterespinto. Tutti i governi in questione, dall ' Inghilterra alPortogallo, hanno espresso la determinazione di ,,:"ersar~fin l'ultima goccia di sangue dei loro sudditi pnrna.dicedere un palmo di terri torio coloniale. Il governo In­

glese ha fatto più che rifiutare il t rasferimento delle suecolonie alla Societ à delle Nazioni : ha scelto il momentoin cui la Gran Bretagna non era più padrona dei mari equando, anche se lo fosse stato, questa padronanza non

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sia a casa propria che all'estero. Cionond imeno i go­verni in questione rifiutano di usar~ il mecc~nismo .diconciliazione e continuano ad oppnmere quel loro In­

felici suddit i che hanno il naso di una data forma o par­lan a una lingua che non dovrebbero parlare.

Il meccanismo per le modificazioni pacifiche è pront~

ad essere usato e in attesa ; ma nessuno ne fa uso, pcrchenessuno ne vuole fare uso. Dovunque guardiamo ci ac­corgiamo che i veri ostacoli. ~a pa;ce SO?O ~ 3: volont.àe i sentiment i umani, le convmzrom, I pregiudi zi, le OpI­nioni umane. Se vogliamo abolire la guerra dobb iamoprima di tutto abolire le sue cause psic~logiche . ~I~

quando questo sarà fatto anche i governant i delle naZIOnIcominceranno a desiderare di abolirne le cause econo-miche e politiche. . T • •

Di fatto e per definizione la Socìetà delle NaZIOnI è,come abbiamo visto, una Lega di società preparate perla guerra. E naturalmente molto improbab ile c~~ q,:,e~iche governano delle societ à essenzialmente militaristi ­che debbano prendere l'iniziativa nell'elim~nare le ~au:

se della guerra. Non si può essere a capo di una societ àmilit aristica se non si è milit aristi , e se non si accettanoe non si amano i sentiment i che han no per risultato unapolitica militarist ica . Stando ~osi le cose, ~ evidente chela maggior parte del lavoro di t rasformazione delle ~o­

deme comunità militaristiche in comunità che deside­rano la pace e che dimost rano la genuinità del loro de­siderio perseguendo solo una J?Olitica di. pace, d~vr~

esser svolto da privati, che agISCano soli o associat i.. Raramente le riforme sono iniziate da i governi di una

naz ione. Queste hanno origine alla periferia e si fannost rada gradualmente verso il cent ro , finché alla fine laforza del movim ento di riforma è tale che i suoi cap idiventano governanti , o il governo esiste nte adotta iprincipi e prosegue la politica del moviment o. Nel pros-

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avrebbe servito ' più a gran che, per rovesciare la poli­t ica del libero scambio mediante la quale i govern iprecedent i (benché alla testa di un paese infinitamentepiù forte e meno vulnerabile dell' Inghilterra attuale)avevan pen~to bene di placare l'invidia delle altre Pc­tenze. Ha Ch IUSO le porte delle sue colonie al commerciode.lle ~tre nazioni, ricordando cosi ad esse la loro propriarmsena, e fornendo loro nuovi argomenti di ran corecont ro l'Impero britannico. Uno degli assurdi paradossidell.'attu~le ~ituaz.i,?ne è che quegli inglesi che sono piùdesiderosi di stabilire rapporti cordiali con le dittaturespeci~lmente . con la .German ia e l' It alia, sono propri~quelli che gndano pìu forte, denunciando il solo siste­ma c~n cui gli Stati senza colonie pot rebbero venirepla~ah .. ~ss:n?o militaristi , vogliono rendersi amici glialt r i milit arist i : essendo sciovinist i, non possono accet ­tare le condizioni alle quali si potrebbe fondare unasimile .am iciz~a, condizioni che incidentalmente pot reb­bero Iiberarci completamente dal militarismo. Il mec­canismo del Sistema dei Mandati è li, pronto a essereusato, ma nessuno è disposto a este ndere il suo am bito,e anche nei territori attualmente sotto mandato le po_~enze m~mda!arie t endono a dimenticare i loro obblighiinternazionali e a t rattare i loro mandati come semplicicolonie.

La Società delle Nazioni ha anche ideato un mecca­~is~~ aI!0 scopo di assicurare i diritti elementari deglim~l ",ldUl appartenenti a minoran ze, razzialmente o lin­guisticamente distinte dalla maggioranza degli abitant idel l?ro paese. Fin dal principio i govern i al pot ere neipaesi che contenevano tali minoranze si sono most ratiriluttant~ a usare di questo meccanismo, e recentementequesta n luttanza si è trasformata in molti casi in unrifiuto vero e proprio. Tutti gli interessati sanno chei malt rattament i delle minoranze creano risent imenti,

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LA GUERRA "37

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~ - E · stato opinato che la diminuzione dei suici­di in tempo di guerra fosse dovuto, fra l'altro, al.

simo capitolo parlerò del lavoro che deve esser fatto- da privat i e da associazioni di individui. Nel rest o di

questo capitolo esaminerò ad una ad una le cause dellaguerra, come le ho descritte nei paragrafi precedenti,e indicherò come pot rebbero essere eliminate.

I - La guerra, come abbiamo visto, è tollerata , eda alcuni perfino desiderata, perché le occupazioni deltempo di pace sembrano noiose, umilianti ed inuti li.

L'applicazione del principio dell'autogoverno all 'in ­dustria e agli affari dovrebbe far molto per liberare gliindividui che si t rovano in posizioni subordinate dalsenso di umil iazione senza speranza che viene dallanecessit à di ubbidire agli ordini arbit rari di superioriirresponsabili; e il fatto di cost it uire un'unit à di un pic­colo gruppo cooperante dovrebbe cont ribuire a ren­dere pio inte ressante la vita lavorat iva di ognuno deimembri del gruppo stesso. Si può ottenere un maggioreinteresse anche col riorganizzare pio adeguatamente icompiti degli individui. Fourier ha insist ito molto tem­po fa sui vantaggi della varietà nel lavoro, e recente­mente il suo suggerimento è st ato messo in prat ica , invia di esperimento. in molte fabbriche in Germani a. inAmerica, in Russia e alt rove. Il risultato fu una diminu­zione della noia . c, in molt i casi, un aumento della pro­duzione. I compiti possono essere variat i di poco, comequando un operaio in una fabbrica di sigarette vienesposta to dal lavoro di int rodurre il tabacco in una mac­china a quello di imballar lo e pesarlo. O possono esserevariat i radicalmente e fondamentalmente, come quan­do gli operai si alternano fra il lavoro industriale e quel­lo agricolo. I risultati sembrano buoni in tutti due i casi.

LA GUERRA 139

maggiore significato e scopo della vita durante un pe­riodo di emergenza nazionale. In un simile periodo sivede chiaramente il fine per il quale tutti combattono;i doveri sono semplici ed esplicit i; l' incertezza e I'Inde­finitezza degli ideali del tempo di pace fanno posto al­la netta definizione dell 'ideale del tempo di guerra, cheè : la vittoria a tutti i cost i; la conturbante complessit àdella vita sociale in tempo di pace è sost ituita dalIavit a -semplicissima di una comunità che lotta per l'esi­stenza. Il pericolo acut izza il senso di solidarietà socialee aumenta l'entusiasmo pat riottico. La vita assume unsignificato e viene vissuta con un alto grado di intensitàemotiva.

L' apparente inutilit à della vita moderna in tempo dipace, la sua mancan za di significato e di scopo, sono do­vute al fatto che, almeno nel mondo occidentale, lacosmologia predominant e è quella che Gerald Heard hachiamato la cosmologia " meccanomorfica" della scien­za moderna. L'universo è considerato come una grandemacchina che prosegue senza scopo la sua via verso l'im­mobilit à definit iva e la morte, gli uomini sono dei'piccoli germogli sulla macchina universale, e corronoverso la loro morte particolare; la vita fisica è la solavita reale ; la mente non è che un prodotto del corpo;il successo personale e il benessere materiale sono lemisure ultime dei valori. le cose per cui deve vivereuna persona ragionevole. Messe improvvisament e a con­fronto di questa cosmologia meccanomorfica , molte dellerazze polinesiane si sono rifiutate di continuare a molt i­plicarsi e sono ora in processo di morire di un a specie diconsunzione psicologica. Gli europei hanno una fibra piosolida dei polinesiani, e poi hanno avuto circa t re se­coli durante i quali poterono acclimatarsi graduahnentealla nuova cosmologia. Ma anch'essi hanno sent ito glieffet t i del meccanornorfismo. Essi procedono nella vita

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FIN I E ME ZZI

~uot~ e senza ~copo c .cerc:ano di riempi re questo vuotolI~teno~e mediante st imoli estern i, come la lettura deigIor~ah, ~gni a occhi. aperti al cinematografo, musicae c~lacchl~r~ dcll~ rad io: ?ol partecipare e specialmenteassist ere al giuoch i sport ivi e ai " divert iment i" di ogni ge­nere. Parallelamente, qualsiasi dottrina che offra di dareun? sco~ alla ~'ita ~ avidamenta accettata . Per questole idolatrie nazionalistiche e comuniste hanno un succes­so cosi enor~e, in quanto negano ogni significato all 'uni­verso, ma ~nsist?no sull 'import anza e il significato dialcun~ part i, arbit rar iamente scelt e, del, tutto: la nazio­ne deificata, la classe div inizzat a .

~ I . nazi?nalismo diventò per la prima volt a unareligione ~n Germania .durante le guerre napoleoniche.Il C0t;tumsmo sorse .clrca 50 anni dopo. Quelli chen~n ~hv.cnn~ro seguaci delle nuove idolat rie, o rimaserocrist iani, runanendo attaccati a dottrine che diven­tav~no se~pre ~eno intellettualmente accettabili, adogni Passo mnanzr che faceva la scienza , oppure accet ­tarono .11 meccanomorfismo e si convinsero dell'inut ilitàd.ella ~ta. La guerra mondiale fu un prodotto del na­zional ismo ~ fu tollerata e perfino approvata dalle gran ­di masse di coloro che t rovavan o la vita senza scopo.~ .gue rra non portò che un sollievo passeggero allevJt~lme ~ell3: ~Iosofia meccanomorfica. La delusione, lafatica e Il cunsmo seguirono all'entusiasmo iniziale equando fu finita , il senso della inutilità di tutto div en­n.e u.n baratro c~; chiedeva di esser riempito con dist in­ZIOnI sempre pru Intense con "divertiment i". , f' • l semprePI,U per e.t~J. ~fa i divertimenti non sono né significatone scopo . il 'V uoto n~n ~treb?e . es~rne riempito. Perconseguenza , quando I naZIOnahstI e I comunisti apparve­ro sulla sce~a CO? le loro semplici idolatrie e proclamandoche, benc~e I~ vit a possa non significar nulla in sé, ha al­meno un significato temporaneo e parzi ale, vi fu una forte

LA GUERRA 141

reazione dal cinismo degli anni post-bellicicMilioni di gio­vani abbracciarono le nuove religioni idolatre, t rovaro­no un significato alla vita , uno scopo alla loro esistenza ,e furono disposti perciò a fare dei sacrifici, ad accet ­t are delle difficolt à , a most rare del coraggio, della costan­za e della temperanza , e anzi tutte le virtù , eccettua tequelle essenziali e primarie, senza di cui tutto il restopuò servire solt anto come mezzo per compiere il ma­le con maggiore efficacia . Amore e conoscenza : que­ste sono le virtù primarie, essenziali. Ma il nazionalismoe il comunismo sono idolatrie parzial i ed esclusive, cheinculcano sentiment i di odio, di durezza e di orgoglio,.e impongono quel dogmatismo intollerante che para­lizza l'intelligenza e restringe il campo degli interessie della conoscenza capace di simpatizzare.

La medaglia che ha da una faccia l'i nutilit à di tutto,ha dall'altra il nazionalismo e il comunismo idolatri.Il nostro mondo oscilla da una nevrastenia che accettala guerra come sollievo, alla noia , a una mani a che portaalla guerra. La cura per queste due terrib ili malattie èla stessa per ent rambe : l' insegnamento di una cosmolo­gia più corrispondente alla realtà di quanto non losiano il meccanomorfismo c le grottesche filosofie chesono alla base delle idolat rie nazionalistiche e comuniste.Questa cosmologia e le conseguenze et iche della suaaccettazione saran no discusse dettagliatam ente in unalt ro capitolo. Il mio primo compito è quello di t rattarela parte che possono e debbono avere i singoli nell'in­troduzione dei cambiamenti necessari .

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L 'OPERA INDI VIDUALE DI RIFORMA

ABBIA.\fO visto che i soli metodi efficaci per portareIl. a termine riforme sociali su larga scala sono i metodidella non-violenza. La violenza ottiene solo risultatidi violenza e il t entativo di imporre delle riforme conmetodi violenti è perciò destinato a fallire . Gli unicicasi in cui i metodi violenti han no avuto successo sonoquelli .in cui la violenza iniziale è rapidamente segu itad~ att ~ che la compensino, atti di giust izia, di umanità ,di amichevole comprensione ecc. Stando cosi le cose ilsemplice buon senso richiede che si cominci con la nonviolenza e che non si corra il rischio di render va nol'intero processo di riforma usando la violenza anchecome misura iniziale. •

I m~t~i ?ella non-violenza di riforma hanno piùprobabilit à di successo soltanto dove una maggioranzadella popolazione sia attivamente in favore della TÌ­for~a stessa o, almeno, non sia pronta a cont rastarlaattlvam.ente. Dove la maggioranza non è né favorevolené .~sl.v~tamente neutrale rispetto alla ri forma, i ten­tatìv ì di Imporla con la violenza non possono che con­durre all'insuccesso.

Nelle comunità governa te da sovrani ereditari è ac­caduto a volte che un re part icolarmente illuminatoa~bia cercato di fare delle r iforme che, per quanto in­t rinsecamente buone, non era no desiderate dalla massadel suo popolo. Un caso di questo genere è quello di

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L'OP ERA INDI VID UALE DI RIFOR~A 143

Akhnat on. Questi tentativi di riforma fatti da gover­nanti troppo progr~diti per e~r capiti dai lor? sudditi,vanno facilmente incontro all insuccesso, parziale o to­l ale.

Nei paesi dove i governanti sono scelt i con voto po­polare non è probabile che delle riforme nuove, st ranee inaccettabili vengano iniziate dall'autorità centrale.In questi paesi i moviment~ ~r una riforma devon?sempre cominciare alla pen fena e muovere verso Ilcentro. Singoli individui, soli o a gruppi, devono formu­lare l'idea della riforma e renderla popolare fra le masse.Quando l'idea ha ottenuto ~'ap~rovazione gene~a1.e puòessere incorporata nella legislazione della comunit à.

Nel mondo moderno, come abbiamo visto, il grandeostacolo a ogni cambiamento in meglio è la guerra .La riforma card inale, indispensabile, è perciò quella cheriguarda l' attuale polit ica delle .varie comuni~à .nazio­nali l'una rispetto all'alt ra . Oggi tutte le naztom svol­gono la loro politic3: e~tera sul~~ b~ ?i pr incipi mili­tarist ici. Alcune nazrom sono pIU esplicitamente, rumo­rosamente e volgarmente militarist iche di altre ;ma tutte,anche quelle che sogliono chiam~rsi democra~ic?e e ~­cifiche, agiscono costantemente IO base a principi mili­taristici. E quasi inconcepibile che una riforma nellabuona direzione venga iniziata da coloro che detengonoora il potere. Il movimento di riforma deve perciò par­tire dai singoli individui privati. Il compito di quest iindividui è quello di convincere la maggioranza deiloro simili che la politica pacifista è preferibile a quellamilitarista . Quando ci saranno riusciti, e solo allora,sarà possibile cambiare quella politica nazionale mili­t arista che rende qu asi inevitabile lo scoppio di un'altr,:guerra e che ciò facendo -ost acola l' intero processo dit rasformazione verso il meglio.

Si può obiettare che la maggioranza degli indivi-

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dui di t ut to il mondo desidera ardentemente la pace,e che perciò non è necessario che dei privati faccianopropaganda in favore della pace. In risposta a questoposso cit are una frase profondamente significat iva dal­l'Im itazione: c Tutti gli uomini desiderano la pace, maben pochi desiderano quelle cose che promuovono lapace •. La verità naturalmente è che non si può maiavere qualcosa per niente. Gli elettori di ogni paesedesiderano la pace. Ma pochi fra loro son dispost i apagare il prezzo della pace. Nel mondo moderno le "co­se che promuovono la pace" sono il disarmo, se neces­sario anche unilat erale; la rinuncia a degli imperi esclu­sivisti; l 'abbandono della politica di nazionalismo econo­mico ; la decisione di usare, in tutte le circostanze, solo imetodi della non-violenza. Quanti di questi cosiddettiamant i della pace accettano queste condizioni indispen­sabili alla pace? Ben pochi, davvero. Il compito dei sin­goli individui è quello di persuadere i loro simili che ciòche promuove la pace non è so1tanto utile come unmezzo per ottenere un dat o fine polit ico, ma è ancheprezioso come un modo di esercitare gli individui nel­l'arte suprema del non-attaccamento.

Gli individui possono lavorare da soli o in societàcon alt ri individu i delle stesse idee. Il lavoro dell'indi­viduo isolato è sopratutto un preliminare al lavoro degliindividui associat i. L'individuo isolato può int raprende­re uno, o ent rambi, di quest i due import anti compit i:il compito della chiarificazione intellettuale ; il compitodel proselitismo. Può essere un teorico, un esaminat oredi idee, un cost ruttore di sistemi; o può essere un pro­pagandista delle proprie idee o di quelle alt rui. Perparlar chiaro, può essere o uno scrittore o un oratore.Ent rambi quest i compit i sono ut ili e anzi indispensa­bili, ma ent rambi, ripeto, sono preliminari al compitomaggiore e più difficile che deve essere compiuto da

L'OPERA INDIVID UALE DI RIFORMA 14 5

individui associati. Il loro compito è quello di agire inbase alle idee dello scrittore o oratore isolato, di metterein pratica quelle che non sono che teorie, di cost ruirequando capita dei piccoli modelli funzionanti della so­cietà ideale immaginata dai profeti ; di educarli a esserei modelli degli individui ideali descritti dai fondatoridi religioni. Il successo di una simile impresa è doppia­mente prezioso. Se il successo è di grande entit à, l'ordi­ne sociale ed economico avrà subito una percett ibile mo­difica verso il meglio. Al tempo stesso , la dimostrazioneche le nuove teorie possono portare dei buoni t~ta­

t i pratici agirà come la miglior possibile propagandain loro favore. La maggior parte della gente t roval'esempio più convincente della discussione. Il fattoche una teoria abbia realmente funzionato è una miglio­re raccomandazione del suo valore di quanto non siala più ingegnosa dialettica.

In quasi tutte le epoche e in quasi tutti i paesi, indivi:dui singoli si sono associat i allo scopo di iniziare delcambiament i ut ili e di elabo rare per conto proprio unmodo di vivere superiore a quello dei loro contempora­nei. Quest i gruppi di individui di buona volontà hannoavuto una parte molto .import ante nel mantenimentoe nello sviluppo della civiltà, e credo siano destinatiad avere una funzione non meno importante in avvenire.Esaminiamo brevemente l'insegnamento che si può t rar­re dalla storia .

La prima condizione del successo è che tutti i mem­bri di una simile associazione accettino la stessa filoso­fia della vita e siano pienamente decisi ad assumersi laloro parte nel lavoro per il cui compimento fu fondatal'associazione. Questa condizione fu adempita , in molteoccasioni e per dei lunghi periodi , dal monachesimocristiano e buddi sta. Non fu invece adempiuta dallemolte comunità politiche e religiose dell'America du-

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rante il XIX secolo. L'esperimento della "Nuova Ar­monia", per esempio, era desti nato all 'insuccesso per­ché il fondatore della comunità, Roberto Owen, nonfece alcuno sforzo per escludere dei collaboratori ina­datti. New Harmony fu colonizzat a da gente dellepiù diverse opinioni, gran par te della quale era compostada falliti, eccent rici o imbroglioni. Perciò la sua vitafu breve e squallida e la sua fine vergognosa. ] ohnHumphrey Noyes, invece, ebbe sempre la prudenzadi amm ettere fra i suoi seguaci solo quelli che avevanosubito con successo un lungo periodo di prova. Questaè una delle ragioni per cui la Comunità di Oneida pro­sperò materia1mente e spirit ualmente .

Alt ra cosa essenziale è che queste associaz ioni sianoistituite per il raggiungimento di fini nobili e in nomedi un alto ideale. Il fatto che una comunità esiga deinotevoli sacrifici da parte dei suoi membri, impongauna rigida disciplina e richieda uno sforzo costante,non è uno svantaggio. Al cont rari o, se si sente che loscopo è degno di venir raggiunto, uomini e donne sandisposti a fare dei sacrifici. La regola dei t rappisti at­tirò il maggior numero di postulant i al tempo in cui,sotto l'abate don Agost ino di Lestrange, la sua osser­vanza fu resa più rigida che mai. Per quelli che accet ­tavano la cosmologia crist iana, una pratica di auste ritàcome quella imposta dalla regola t rappista era logi­cissima. Per una concezione diversa della realtà ultima,non avrebbe alcun senso. Il t rappismo non è qui citatocome esempio da imitarsi, ma soltanto per most rarecome anche dei disagi non necessari e supererogatoripossano essere accettati con gioia per amore di Dio.E non solo per amore di Dio. Nel mondo contempora­neo ogni causa politica , dal comunismo al nazismo,ha attirato un suo esercito di seguaci, uomini e donnepronti ad accettare povertà e disagi, l'incessante la-

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L'OPERA I NDIVIDUALE DI RIFOR)[A 147

voro e il rischio del carcere e a volte anche la morte.Chi è convinto che la sua causa è buona non teme nésfugge la sofferenza: la accetta volentie ri.

In tutto il mondo e in tutti i tempi le associazionidi individui pronti a sacrificarsi hanno mostrato unacaratteristica comune: la propriet à è stat a comune etutti i membri si sono vot ati alla povertà personale.In alcune comunità , indu, buddiste e crist iane, vi èstata l'usanza che i membri mendicassero il loro pane.Alt ri hanno preferito lavorare per vivere. Associazionidi individui devot i attirano l' attenzione e l'amm ira­zione; e, dove quest i individui era no vincolati alla cau­sa della religione localmente accettata, l' ammirazioneera mescolata a t imore superst izioso. La gente esprimela propria ammirazione e t imore facendo doni di pro­prietà e di denaro. La maggior parte delle comunitàreligiose hanno cominciato in povertà e hanno finitocon grandi ricchezze. Una grande ricchezza non è com­patibile con il non-attaccamento, e questo vale non soloper gli individui , ma anche (benché il processo di cor­ruzione sia meno rapido) per le comunità . Niente èvot ato all 'insuccesso quanto il successo. Gli ordini re­ligiosi che hanno raggiunt o il successo hanno sempreavuto la tendenza a sprofondare nel compiacimentodi sé, impantanati nelle sabbie mobili dci loro beni.Per fortuna però vi sono sempre stat i degli spirit i avven­turosi pronti e capaci di ricominciare da capo con gran­de entusiasmo e poco denaro. Con l'andar del tempoanche quest i arrivano al successo, e il movimento versola riforma deve ricominciare da capo.

Tutte le comunità efficient i sono fondate sul princi­pio della responsabilit à illimitata . Nei piccoli gruppicomposti di membri che si conoscono personalmente,la responsabilit à illimitata dà una educazione liberaleaccentrando il senso di responsabilit à, lealtà e riguardo

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FIXI E MEZZI

verso gli alt ri. E su questo principio che Raiffeisenbasò iI suo sistema bancario agricolo cooperativo, siste ­ma che funzionò benissimo anche fra una popolazioneanalfabeta e disperatamente miserabile qual era quel ­la dello ste rile distretto prussiano di Westerwald trail '40 e il '50.

Riassumendo in poche frasi, le condizioni economi,che per una comunità efficiente sembra che debbanoessere le seguent i. I gruppi devono accettare il princi­pio della responsabilità illimit ata. I singoli membri do­vrebbero possedere tutto e nulla ; nulla come individui,tutto come comproprietari della proprietà tenuta in co­mune e dei redditi prodotti in comune. La proprietàe il reddito non dovrebbero essere tanto grandi da di­ventare fine a sé stessi, né tanto piccoli da far si chetutte le energie della comunità debbano esser direttea provvedere al pane quotidiano.

Arriviamo ora al problema della disciplina. La storiaci mostra come sia possibile che delle associazioni diindividui di buona volont à sopravvivano, pur avendodei sistemi disciplinari cosi radicalmente diversi fra lorocome quelli rispettivamente della Società di Gesù ed~lla Società degli Amici. Loyola era un soldato, e l'or­dme che fondò fu organizzato su principi militari. Lasua famosa lettera sull'obbedienza fu scritta nello spiritodi ciò che si può chiamare l'Alto Militarismo . Il generaledell 'ordine è investito non solo dei poteri di comandantein capo in tempo di guerra : ma i suoi inferiori lo devo­no anche conside rare come uno che sta al posto di Dioe va obbedito come tale, senza riferim ento alle sue qua­lità personali come essere umano. «A loro non toccaragionare; a loro tocca obbedire e morire. » Questadottrina, cosi cara al comune militarista secolare, è riaf­fermata da Loyola nel linguaggio teologico dell' AltoMilitarismo. "Il sacrificio dell'Intelletto" è il t erzo e

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più alto grado di obbedienza, particolarmente grato aDio. L'inferiore deve non solo sottomettere la sua vo­lontà a quella del superiore; ma deve an che sottomet­tere il suo intelletto e il suo giudizio, deve pensare ipensieri del superiore e non i propri.

Fra l'Alto Militarismo di Loyola e la completa demo­crazia di un comitato quacchero in cui le risoluzioninon sono neanche messe ai voti, ma discusse finchéalla fine non emerge un "senso dell'adunan za" gene­rale, si pon e la mon archia costituzionale del mona­chesimo benedettino. Gregorio Magno caratterizzò la.",re­gola benedettina come " notevole per la sua discrezione".Aveva ragione. La discrezione è la caratteristica prcdo- .minante di quasi tutti i sett anta capitoli di San Bene­detto. La vita del monaco è discretamente divisa fralavoro pratico e devozione, egli è discret amente vestitoe discretamente nutrito, non troppo bene, e neanchetroppo male. La vita del monastero è ascet ica, maascet ica con discrezione. La discrezione non è menoevidente nei capitoli che trattano delle funzioni del­l' abate. L 'abate è il re del monastero e in ultima an alisila sua autorit à è assoluta. Ma prima di dare un ordineè suo dovere, se la questione è importante, consultaretutta la comunità e sent ire quelche ha da dire ancheil più umile dei membri di essa . In quest ioni meno im­portanti deve conferire con un gabinetto formato daimonaci più anziani . Inoltre la sua autorit à non è perso­nale. Egli regna ; ma il suo regno è un regno della legge.I suoi mon aci sono soggetti alla Regola , e a lui soloin quanto egli rappresenta e applica la Regola.

Le comunità governate in base a principi gesuit ici,a principi benedettini, a principi quaccheri, sono tretipi di comunità capaci di sopravvivere, la storia ce loha dimost rato. La nostra scelt a fra i vari tipi sarà deter­minat a in parte dalla natura dei compiti da eseguire.

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ma principalmente dalla natura della nostra concezio­ne di quello che dovrebbero essere gli esseri umani e lesocietà. Cert i compiti richiedono una direzione tecnicae ~~ciÒ. alta~ente centralizzata. Ma anche in questiCasi ~ ce~trahsmo tecnico è compatibile in genere , co­me SI è vìsto , con l'autogoverno nella fase della esecu­zione. La scelta del sisfema dell'Alto Militarismo da~e di Loyo~a fu dettata in parte dalla sua esperienzadi .soldato ~ m parte dal fatto che, ai suoi tempi, laChiesa era m guerra , spiritualmente e materialmentecon il protestantesimo. Per combattere questa guerra civoleva un esercito. Loyola si mise a reclutare e a alle­n~e questo esercito. Oggi la concezione della guerradi s~tta h~ fatto posto a quella della guerra di classe.Perciò abbiamo l'organizzazione essenzialmente milit aredei .pa.rtit i f~isti e comunisti, organismi che, sottoc~rh ~guardI, sono st ranamente simili a quelli dell'or­dine di Loyola. Né i fascist i né i comunisti accettanoper valido il vecchio ideale dell'individuo come esserenon-attaccato. Alla luce della loro filosofia della vitahan?o senza dubbio perfettamente ragione di organiz~zars r come fanno. Ma Loyola invece accettava l' idealedel non-attaccamento. Alla luce della sua filosofia. dun­qu e. aveva certamente torto nell'adottare l'Alto Mìlì­t~ism? 1.1 ~on-at~accamento è inutile se non è quellodì un individuo pienamente responsabile. Un cadaverenon può essere né maligno, né ambizioso, né lascivo ;ma non per ~ucsto .prat ica il non-attaccamento. Il po_~tulante gesuita è, m altre parole, obbligat o a imit areil c?mport.a~en~o di un cadavere. Deve permettere aiSUOI supenon di muoverlo e dirigerlo come se fosse uncadavere o u,: .oggetto: Una tale obbedienza passivanon è compatibile con Il genuino " non-attaccamento" .Se crediamo all'importanza del non-attaccamento dob­biamo evitare l'Alto Militarismo e ideare un sistema

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di organizzazione che sia non solo efficace , ma educativonel più ampio senso della parola. La monarchia cost itu­zionale dei benedettini è più educativa del tot alitari­smo di Loyola. E dove i membri della comunità abbia­no raggiunto un certo grado di responsabilità, la demo­crazia quacchera è probabilmente migliore della Regolabenedettina.

In ogni tempo e luogo le comunità si sono costituiteallo scopo di rendere possibile ai loro membri di viverepiù in accordo con gli ideali religiosi correntementeaccettat i, di quanto non pot rebbe esser fatto nel " mon­do". Queste comunità hanno sempre dedicato una note- ~

vele proporzione del loro tempo e delle loro energieallo studio, all'adempimento di atti rituali, di devozionee, almeno in certi casi, alla prat ica di " esercizi spiritua-li". La natura e lo scopo degli "esercizi spirituali" verràdiscussa dettagliamente nel capitolo delle " Pratiche Re­ligiose" . Qui basterà dire che i migliori esercizi spiritua-li cost ituiscono un metodo mediante il quale la volon-t à può esser rafforzata e diretta , e la coscienza elevatae allargata. La Regola benedettina non prescrisse alcuncorso sistematico di esercizi spirituali. Gli esercizi diLoyola furono molto efficaci per rafforzare e dirigerela volontà, ma tendevano a impedire alla coscienzadi elevarsi ai più alti livelli di contemplazione mistica.I quaccheri t rovarono per caso un metodo il quale,se usato bene, non solo rafforzava la volontà ma eleva-va la coscienza. Purtroppo accadeva spesso che il me­t odo non venisse usato bene. Singoli mist ici crist ianicome S. Giovanni della Croce e l' autore della N uvoladell'I gnoranza hanno pienamente capito la natura psi­cologica e il valore spirituale ed educat ivo della giustaspecie di esercizi spirit uali. Una simile comprensionesi t rova in Oriente, dove le comunità indu e buddistefanno uso sistematico degli esercizi spirituali come di

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un mezzo per l' intuizione spirit uale della realtà ultimae allo scopo di purificare, dirigere e rafforzare la volontà .

Molte comunit à si sono contentate di cercare la sal­vezza per i loro membri soltanto e ritenevano di fareabbast anza per il " mondo" pregando e procuran dogliun esempio di pietà e di vita esemplare. Molte comunitàbuddiste e la maggior parte di quelle indù apparten­gono a questo t ipo. In alcuni paesi però i monaci bud­disti consideran o loro dovere insegnare, e ai monasterisono aggiunte delle scuole per bambini e per adult i.In Occidente la maggioran za delle comu nità crist ianeha sempre considerato l'esercizio di qualche lavoro pra ­t ico parte indispensabile delle sue funzioni. Secondola Regola benedettina, i monaci dovevano dedicare circat re ore al giorno alle devozioni e circa set te al lavoro.Cluny assegnò un tempo maggiore alle devozioni e menoal lavoro. Ma la riforma cistercense rappresentò un ri­t orno alla lettera della Regola benedett ina . :E statoscritto molto sull' influenza civilizzat rice dei monasterinella loro capacità pratica , non religiosa . I primi bene­dettini fecero rivivere la vita agricola dopo il collassodell 'Impero romano, ricolonizzarono la terra che erastata abbandonata, rintrodussero la tecnica industrialein luoghi dove era andata quasi completamente perduta .Settecento anni più tardi, i cistercensi furono promo­tori di un altro grande risveglio agricolo. Sotto la loroinfluenza, delle paludi furono prosciugate e assoggettateall 'aratro ; allevamenti di cavalli e di bestiame furononotevolmente migliorat i. In Inghilterra si dedicaronospecialm ente alla pastorizia e furono i promotori di quelgrande commercio lan ifero che fu una delle fonti prin­cipali della prosperità inglese del medioevo. Per molt isecoli l'educazione e la diffusione della conoscenza at-

I t raverso i libri scritt i era principalmente nelle manidei benedettini. I soccorsi ai poveri e gli aiuti sanitari

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furon o anche essi fom it i dai monasteri , e in molt i paesifino a pochissimo tempo fa non vi erano altre infermiereoltre quelle che avevano fatto i loro corsi in una comu­nit à di suore. Durante gli ultimi due secoli la maggiorparte del lavoro non religioso, prima eseguito da com.u­nità religiose, è stato compiuto dallo st at o o da orgam z­zazioni secolari, come facente part~ dei loro compit i.Fino ad allora, però, né l'autorità cent rale né l'uomod'affari privato erano disposti o capaci di assumersiquesti compit i. Possiamo arrischiare una generalizzazio-ne e dire che in qualunque momento della storia èdovere di associazioni di individui di buona volontàassolvere compiti che le persone sagge giudicano ne- "cessari, ma che nessun altro è disposto ad eseguire.

Alla luce di questa breve esposizione delle caratteri­st iche salienti delle antiche comunità del passato, pos­siamo vedere quello che dovrebbero essere e quello chedovrebbero fare le comun ità del futuro. Vediamo chedovrebbero essere composte di individui accuratamenteselezionat i, uni ti da una fede comune e dalla fedeltàa un comune ideale; che la proprietà e il reddito dovreb­bero esser comuni e che ogni membro dovrebbe assu­mersi un'illimitata responsabilit à per tut t i gli altrimembri: che la disciplina può esser regolata in varimodi, ma che la forma più educat iva è quella democra­tica . Vediamo che è opportuno che le comunità intra­prendano, olt re allo studio, alle devozioni e agli esercizispirituali, un lavoro pratico di un genere che gli altriagent i sociali, pubblici o privati siano incapaci o nondisposti ad eseguire.

Le credenze religiose e filosofiche e i metodi con cuisi può esercitare la volontà e illuminare la mente ver­ranno discussi in altri capitoli. Qui voglio occuparmidella quest ione del lavoro pratico, secolare.

Noi tutti desideriamo una società migliore. Ma la

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società non può migliorare se prima non vengano ese­guit i due grandi compit i: se non si stabilisca saldamen­te la pace e non si modifichi profondamente l'ossessionedovunque dominante del denaro e del potere, non vi èsperanza di poter fare dei cangiament i in meglio. Igovern i non sono disposti ad assumersi questi compit i ;anzi in molt i paesi perseguitano attivamente anche chinon fa che esprimere l'opinione dell 'utilit à di quest icompiti. I privati non sono dispost i ad eseguirli comeloro lavoro ordin ario. Se il lavoro deve esser fatto,(ed è evidente che alt riment i le condizioni del mondodiventeranno sempre peggiori), deve essere fatto da as­sociazioni di individu i di buona volontà. Assistere gliammalati , soccorrere i poveri , insegnare gratuitamente,sono tutti compiti intrinsecamente ottimi. Ma adessosarebbe superfluo e. in un certo senso, anacronist icoche delle associazioni di individui di buona volontàeseguissero questi compit i. Era giusto che lo facesseroquando nessun alt ro era disposto a farlo. Ma facendoloadesso, quando gli stessi compiti sono eseguit i con gran ­de efficienza da altri agent i, esse non farebbero che spre­care la loro buona volontà . Dovrebbero usare questaenergia per fare ciò che nessun altro vuol fare, per dis­sodare un terreno non dissodato da altri.

La funzione dell'individuo di buona volont à che agi­sce isolatamente. consiste nel formulare o diffonderedelle verit à teoriche. La funzione degli individui dib uona volont à . associata. è quella di vivere secondoqueste verit à , di dimost rare cosa avviene quando lateoria viene tradotta in prat ica . di creare dei piccolimodelli prati ci di quella forma migliore di società acui vuole arrivare l' idealist a speculat ivo. Esaminiamoil genere di cose che dovrebbero esser fatte da associa­zioni di individui dedit i al compito di stabilire la pacee una nuova forma di organizzazione economica e so-

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ciale form a in cui l'attuale ossessione del denaro e delpotere non abbia occasione di manifest arsi. I due com­piti sono natu~alme~te st.rettamente coll~ga~i . Sia il ca­pitalismo che il nazionalismo sono fru tti di 9.l!esta os­sessione del potere, del 5U.CCesSO, de~~ posl~lone. Laconcorrenza economica e Il predominio SOCiale so~o

fondamentalmente militarist ici. En tro un~ d~ta ~OCI~­t à le varie classi hanno i loro imperialismi privati ,proprio come la società int.er~ ha il 5U,O i.mperialis~~pubblico. sostanzialm.ent.e simile. E COSI VIa. QU~Slas~associazione che tenti di creare un modello pratico disocietà non ossessionata dalla sete del potere e del s',1c-"cesso . creerebbe al tempo stesso un modello prat icodi una societ à che vive in pace e che non ha alcunaragione di ent rare in guerra. Per comodità t ratter.òseparatamente le attivit à per la pace e quelle ~onoml:che della nostra associazione ipotet ica . In realtà però I

due tipi di attivit à sono st rettamente collegat i e comple­mentari .

4: Tutti gli uomini desiderano la pace, ma molto po­chi desiderano le cose che promuovono la pa~e . t I:a.co~che più di ogni altra promuove la .pace è l eser~lzio SI­stematico in tut t i i rapporti umam, della non-violenza.Per le discussioni più complete e più recenti su questoargomento rimando il lettore al lib ro di ~ichard ~reggThe Power 01 N on-Violence, e alle opere di Barthelemyde Ligt , specialmente Pour vaincre s~ns violence ~La Paix créaìrice. Nei paragrafi seguenti ho tentato d~fare un sommario breve, ma abbastanza completo, degliargomenti in favore della non-violenz~ . .

L'inefficienza della violenza è stata discussa 10 un ca­pitolo precedente; ma l'argomento è cosi important~the non reputo fuor di luogo ripetere la sostanza diquanto ho già detto. . . .

Se si risponde alla violenza con la Violenza. il n sultato

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è un combattimento fisico. Ora, un combattimento fisicorisveglia inevitabilmente, nelle menti di coloro che vi so­no direttamente o indirettamente interessati. delle emo­zioni di odio, di timore, di rabbia e di rancore. Nel caloredella lotta tutti gli scrupoli vengono gettat i, e dimentica­te tutte l~ abitudini di tolleranza e di umanità , lentamen­te e labonosamente form ate durante generazioni di vitacivile. Nient e importa, eccetto la vittoria. E quando fi ­na~e.nte giunge la vittoria per l'una o per l'alt ra delleparti In causa, questo risult ato finale del conflitto fisiconon ha necessariamente un rapporto con il torto o leragioni della controversia ; e nella maggioranza dei casinon porta a una durevole sistemaz ione della cont roversia.. I cas~ ,in cui la vittoria milit are porta a una pacifica-

zrone pru o meno durevole possono esser classificati co­me segue:

I - La vittoria porta a una pacificazione definiti­va ~uando i vinti sono completamente sterminat i oquasr. Questo è avvenuto ai pellirosse dell 'Americadel Nord e agli eret ici protest anti della Spagn a delXVI secolo. E vero che il «sangue dei martiri è il semedella Chicsa », ma solo quando un buon numero di per­sone sopravvive al martirio. Se il numero dei martiriè uguale al numero totale dei fedeli (come fu il casodei. crist iani giapponesi durante il XV II secolo). nessun aChI~ so~gerà ?~l loro sangue, e la disputa fra gli orto­dOSSI e gli eretici sarà composta una volt a per sempre.Le guerre moderne .avvengono generalm ente. fra i paesidensame nte popolati. In questi casi lo sterminio com­pieta è improbabile. Una guerra tende perciò a generar­ne un'altra .

2 - Dove le forze combattenti" sono cosi piccole chela massa deUe popolazioni rivali è lasciata fisicamentei~colume . :~ , p~icolog!camente , non inasprita dal con­flitto, la vittoria deII uno o dell'alt ro esercito può dar

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luogo a una pacificazione perm anente. Oggi delle interepopolazioni possono faciJmente venire coinvolte nelleguerre dei loro rispettivi paesi. Le guerre rela~ivam.ente

innocue, condotte secondo un elaborato codice di re­gole da parte di piccoli esercit i di professione, apparten­gono al passato.

3 - La vittoria pu6 portare a una pace perm anentequando i vincitori si stabiliscono fra i vinti come mi­noranza governante e con l'andar del tempo vengonoassorbit i da quest i ultimi. Questo caso non si applicaalle guerre moderne.

4 - Infine, la vittoria può venir seguita da un atto dir iparazione da parte dei vincitori. La riparazione disar­merà il risentimento dei vinti e porterà a un acco- ·modamento permanente . Questa fu la politica seguitadagli inglesi dopo la guerra boera. Una simile politicaè, sostanziahnente, l 'applicazione dei principi della non­violenza. Più è lungo e crudele il conflit to, più è diffi­cile fare un atto di riparazione dopo la vittoria . Lagiust izia fu relat ivamente facile per Campbell-Ban ner­man esser giusto dopo la guerra contro i Boeri; per ifirmatari del Trattato di v ersaillcs la magnanimità erapsicologicamente quasi impossibile. Tenuto conto di que­sto fatto evidente. il buon senso richiede che si appli­chino i principi della non-violenza non dopo una guerra,quando è cosi difficile la loro applicazione, ma primache scoppi il conflitto fisico e in sost ituzione di talecon flitto . La non-violenza è la conseguenza prat ica chederiva dalla fede nella fondamentale unità di t utti gliesseri. Ma anche a parte la validità della sua base filo­sofica (che discuterò in un altro capitolo), la non-vio­lenza può dimost rare il suo valore pragmaticarncnt e,funzionando. Abbiamo tutti 'avuto occasione di osserva­re e di esperimentare che è efficace nella vita privata.Tutti abbiamo visto come la collera tragga alimento se le

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si risponde con la collera , e come venga disarmata dallabontà e dalla pazienza . Tutti abbiamo provato cosavoglia dire vedere le nostre meschinit à svergognate dallamagnanimità altru i mut arsi in un 'eguale magnanimità;cosa voglia dire sentir fondere le nostre antipatie da unat to di gentilezza; sent ire, per l'esempio dell'altrui­smo, t ras formare la nostra freddezza e la nost ra durezzain sollecit udine. L'uso della violenza è accompagnato dal­la collera, dall'odio e dalla paura , o dalla cattiveria esul­tante c dalla crudelt à cosciente. Quelli che intendono pra­t icare la non-violenza devono esercitare il cont rollo di sé,devono imparare ad avere del coraggio morale oltre chefisico, devono opporre alla collera e alla cattiveria unacostante benevolenza e una paziente determinazione .acapire e a simpat izzare. La violenza rende gli uominipiù catt ivi; la non-vi olenza li rende migliori. Nei rap­porti casuali della vita sociale i principi della non-vio­lenza sono fissat i, anche se imperfettamente, dal ga­lateo. I precetti della religione e della moralità rappre­sentano la codificazione degli stessi principi per quantoriguarda le relazioni personali più complesse e più ap­passionate di quelle dei salotti o della st rada.

Degli uomin i di forza morale eccezionale e anche dellagente qualunque, quando rafforzata da una intensa con­vinzione, hann o dimostrato mille volte nel corso dellastoria il potere della non-violenza a vincere il male,a deviare la collera e l'odio. Le agiografie di tutte le re­ligioni sono piene di relazioni di simili imprese, e storiedel genere si t rovano nelle documentazioni dei missio­nari moderni e degli amministratori coloniali, nei seguacidella resistenza passiva e degli "obiettori di coscienza " .Queste manifest azioni sporadiche di non-violenza pos­sono venir considerate eccezionali e prive di importanzastorica. A chi solleva quest a obiezione voglio far no­t are che nel corso dell'ult imo secolo e mezzo i principi

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della non-violenza sono stat i applicati anche più siste­maticament e, e rendendosi sempre maggiormente con­to del loro valore pratico, nella soluzione di problemisociali e di medicina, prima d'allora considerat i insolu­bili. Non fu che nei secoli XVIII e XIX che si comin­ciò a capire che ques~i proble~i , que.ll.o dei pazzi, ,deicriminali, dei "selvaggI", erano insolubili solo perche laviolenza li aveva resi tali. Infatti il trattamento crudelefatto ai pazzi aggravava e rendeva incurabile la loromalattia . Non fu che nel 1792 che Pine} spezzò le cate nedegli infelici ospiti della Salpet!,ère. Nel}81~ un comi­tato della Camera dei Comuni fece un inch iesta sullecondizioni dell'Ospedale Bcthlehem e le trovò terribili.Bed1am era un luogo di sporcizia e di squallore, con celle

"sott erranee, catene, e camere di tortura. Fino al 1840grande maggioranza dei manicomi dell'Europa Occiden­tale erano ancora delle prigioni, e i loro abitant i erano an­cora trattat i come se fossero criminali. Verso la metà delsecolo si fece un notevole sforzo di riform a e da allorai medici , nei loro t rattament i, hanno cominciato ad affi­darsi sempre più alla gentilezza e all 'intelligente co~­

prensione, e sempre meno . alla durezza e alla cos~n­zione. Se volete una relazione completa e molto Vivadella vita in un ospedale per gli alienati, moderno e benorganizzato, posso raccomandarv i Asylum di \V. B. Sea­brook. Confrontate questa testimonianza con una de­scrizione della ' Saip èt rière prima dell'epoca di Pinel, odi Bedlam prima della riforma. La differenza è quellafra la violenza organizzata e l'organi zzata non-violenza.

La storia delle riforme carcerarie è quasi uguale aquella delle rifanne nei manicomi. Quando J ohn Howardcominciò la sua inchiesta verso il 1875. le sole prigionidecent i in Europa erano quelle di Amsterdam. (E ab­bastanza significativo che vi fossero meno delitti in Olan­da che in altri paesi). Le prigioni erano case di tortura

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in cui gli innocent i si corrompevano e i criminali lodiventavan o sempre di più. Malgrado Howard , non ven­ne fatto nemmeno in Inghilterra fino al XIX secoloinolt rato un vero tentativo di riforma di questo mostruo­so sistema . Grazie all 'opera di Elizabeth Fry e dellaSocietà della Disciplina delle Prigioni (un alt ro esempiodell 'opera meritoria che può venir svolta da associazio­ni di individui di buona volontà). il Parlamento inglesefu infine indotto ad approvare due Atti , nel 1823 e nel1824. Att i che enunciavano il principio di un sistemanuovo c migliore. Non ho bisogno di descrivere l' ulte­riore corso della riforma. Basti dire che almeno in tutt ii paesi democratici la tendenza era per una maggioreuman it à. Tutti coloro che erano meglio qualificati peresprimere un giudizio. furono d'accordo nel rit enere che,se si vogliono riformare i criminali o se si vuole almenoimpedire loro di diventare peggiori , la violenza organiz­zata deve esser sost it uita da una non-violenza organ iz­zata e intelligente. Questa tendenza uman itaria è statasempre cont ras tata da coloro che dicono che " non bi­sogna viziare i criminali" . Indagando sui mot ivi di unasimile opposizione , si trova che sono sempre assoluta­mente indegni. La gente ha bisogno di capri espiato­ri su cui far ricadere le proprie colpe e in confronto aiquali si possa sent ire est remamente virtuosa; inolt re ri­cava un certo piace re dal pensiero delle sofferenze al­trui . Comunque, malgrado il ben nascosto sadismo e lamolta presunzione apertamente esibit a, la tendenza urna­nita~a ?a progredito cont inuamente. Solo nei paesi dit­t atoriali ha subito un arresto . Qui l' idea della riformaè stata abbandonata e l'antica idea della pena del ta­glione è stata rimessa in onore. Questo è un sintomosignificativo di quel regresso nella carit à che è una ca­ratterist ica di tanta attività contemporanea.

Come l'alienista e il carceriere, l'amminist ratore co-

loniale e l' antropologo hanno scoperto che la non-vio­lenza organizzata e intelligente è la polit ica migliore epiù pratica . Da parecchio tempo gli olandesi e gli in­glesi, come fecero i romani prima di loro , hanno capitoche dovunque fosse possibile era meglio •'lasciare inpace gli indigeni" . Durante gli ult imi t rent'an ni, gliantropologhi di professione hanno lasciato le bibliote­che in cui i loro colleghi più anziani mettevano insiemeil loro mosaico dalle storie di viaggi e dai pettegolezzidi missionari, e hanno cominciato a vivere realmentein mezzo all 'oggetto dei loro studi. Per poter far questosenza pericolo, hanno visto che era necessario applicarei principi della non-violenza in modo assolutamente tcl­stoiano. Come conseguenza si sono guadagnata l'amici­zia dei loro "selvaggi" e hanno imparato infinit amentedi più sul loro modo di pensare e di sent ire di quantonon fosse stato fatto fino allora. Negli ultimi anni,l'amminist razione delle colonie belghe olandesi, inglesie francesi è dive ntata in complesso più umana e, alt empo stesso, più efficiente. Questo duplice miglioramen­to è dovuto principalmente agli ant ropologhi e alla lorodottrina di intelligent e e benevola non-violenza. Gli or­ribili sistemi adoperati per la conquista dell 'Abissiniasono purtroppo sintomat ici del nuovo e peggiore spi­rito che aleggia oggigiorno.

Quest o per quant o riguarda il pote re della non-vio­lenza nei rapporti fra gli individui. Dobbiamo ora esa­minare i moviment i di massa nei quali i principi dellanon-violenza sono applicati ai rapporti fra grandi grup­pi o intere popolazioni e i loro governi. Prima di citaredegli esempi sarà bene riesaminare brevemente una que­st ione già toccata in un capitolo precedente, cioè i ri ­sult at i che seguono i tentat ivi di effettuare dci cambia­menti sociali utili per mezzo di metodi violenti. Lastoria sembra dimost rare molto chiaramente che quan-

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do una rivoluzione è accompagnat a da una violenzapiù che minima, non raggiunge i risultati utili previst idai suoi promotori, ma raggiunge invece alcuni, o t utti.dei cattivi risultat i che scaturiscono dall 'uso della vio­lenza. Durante la Rivoluzione francese. per esempio. ilt rasferimento del potere al Terzo Stato fu effettuatodall'Assemblea Nazionale regolarmente eletta. Il Terro­re fu il frutto di sordide dispute per il potere fra i rivo­luzionari stessi, e i suoi risultat i furono l'estinzionedella repubblica e il sorgere, prima del Direttorio, poidella dittatura militare di Napoleone. Sotto quest 'ulti­mo, quel fervore rivoluzionario che trovava la sua espres­sione naturale in atti di violenza fu facilmente trasfor­mat o in fervore militare. L'imperialismo francese ebbeper risultato l'intensificazione dei sent imenti nazionali­st ici in tutta Europa, la quasi universale imposizionedella schiavitù militare, detta coscrizione, e la cristalliz­zazione della rivalità economica fra i gruppi nazionali.Sarebbe int eressante di costruire una "Ucronia" sto ­rica (per adoperare l'efficace parola di Renouvier) ba­sata sul postulato che Robespierre e gli alt ri capi gia­cobini fossero st ati pacifist i convint i. La storia "noncuclidiana" che si dedurrebbe dal primo principio sa­rebbe una storia, lo sospetto, priva di Napoleone, diBirsmarck, dell'imperialismo inglese e della lotta IX'rl'Africa , della Guerra Mondiale, del comunismo e delfascismo militante, di Hitler e del rianno universale.Quel che segue è una relazione " ucroniana" di sto ria re­cent issima, quale pot rebbe esser stata se la Repubblicaspagnuola fosse stata pacifista. «Pur sapendo che ilpacifismo era altrettanto impossibile per la psicologiadelle classi operaie della Spagna del 1 9 3 1 , quanto perquella degli Stat i Uniti del ' 9'7, è importante far no­t are che se la Repubblica spagnuola fosse stata real­mente pacifista in pratica e in teoria, l' attuale contro-

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rivoluzione non sarebbe mai sorta. Una repubblicapacifista avrebbe naturalment e subito liberato i Morivinti e li avrebbe t rasformati in amici ; avrebbe li­cenziato i generali del vecchio regime e avrebbe ri­mandato gli eserciti alla vita civile. Avrebbe abolitoi timori della Chiesa e dei contadini, esigendo daicomunisti e dagli anarco-sindacalisti la rinunzia allaviolenza durante il periodo del Fronte Popolare. t

(Da W al abOlii S pain? di j essie Wallace Hu ghan, Ph.D. Società di resistenza alla Guerra, New-York).

Per tornare dalle speculazioni ucroniane all'esamedella situazione attuale, t roviamo che in Russia lo sco­po dei rivoluzionari era la creazione di una societ à chegodesse della maggior quantità possibile di auto-gover­no in ogni campo di atti vità. Purtroppo i governa nt idel paese hanno continuato a usare dei metodi violentiereditat i dal vecchio regime zarista. Con quali risul­tati ? La Russia è adesso una dittatura militare ed eco­nomica altamente centralizzata. Il suo governo è oli­garchico e fa uso di sistemi di polizia segreta, dellacoscrizione, della censura sulla stampa, e di un 'intensapropaganda o bourrage de crdne, allo scopo di tenereil popolo in mut a acquiescenza.

Per cont rapposto esaminiamo alcuni esempi di rivo­luzione non violenta. Fra queste, i movimenti più na­t i ai lettori di lingua inglese sono quelli organizzat ida Gandhi nel Sud Africa e più tardi nell'I ndia. Ilmoviment o del Sud Africa può essere considerat o comepienamente riuscito. La legislazione discriminat oriacontro gli indù fu ritirata nel 1914, unicamente co­me risultato della resistenza non-violent a e della noncollaborazione da parte della popolazione indiana. InIndia furono ottenuti molt i successi important i e sit rovò che numerosi gruppi di uomini e donn e potevanovenire esercit at i a rispondere al trattamento più bru-

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t ale con un tranquillo coraggio ed una serenità chefecero una profonda impressione sui loro persecutori ,sugli spettatori delle immediate vicinan ze, e , attraversola stam pa, sull'opinione pubblica del mondo intero. Ilcompito di educa re efficacemente delle grandi masse inun tempo molto breve si rivelò però troppo grande,e Gandhi, piuttosto che vedere il suo moviment o dege­nerare in una guerra civile (nella quale gli inglesi, es­sendo meglio armat i, avrebbero ottenuto una vittoriacompleta) , sospese la attività del suo esercito non-vio­lento.

Tra gli alt ri movimenti di non-violenza corona ti dasuccesso parziale o completo , vanno ricord ati i seguent i.Dal Igol al 1905 i finnici condussero una campagna diresistenza non-violent a cont ro l' oppressione russa, cam­pagna che ottenne un successo completo, e nel 190 5fu revocata la legge che imponeva ai finnici la coscri­zione. La lunga cam pagna di non-violenza e non coo­perazione condotta dagli ungheresi sotto la guida diDeàk fu coronata da un completo successo nel 18 61.(E significativo il fatto che il nome di Kossut h, capodella rivoluzione ungherese del 18 48 , fosse, ed ancorasia, molto più conosciuto di quello di Deàk. Kossuthera un militarista ambizioso che am ava il potere e chefalli completamente nel suo tentativo di liberare il suopaese. Deàk rifiutò il potere polit ico ed ogni distinzionepersonale, fu un pacifista convinto, e, senza spargimen­t o di sangue, cost rinse il governo austriaco a ristabilirela costit uzione ungherese. La nost ra preferenza per l'am­bizione e il militarismo è tale che Kossuth è ricordatoda tutti malgrado il suo insuccesso, e Deàk è noto aben pochi benché abbia ottenuto un successo completo).In Germania, due campagne di resistenza non-violentafurono felicemente condotte cont ro Bismarck: la Kul­t urkamps dai cattolici, e quella delle classi lavorat rici,

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dopo il 1871 , per il riconoscimento del partito social­democratico. Più di recente, nell'Egitto moderno furonoimpiegate con sucesso la resistenza non-violent a e lanon-collaborazione contro il dominio inglese.

Una forma speciale di non-collaborazione è il boicot ­taggio che è stato usato con successo in molte occasio­ni. Per esempio. fu adottato dai persiani per spezzarel'odiato monopolio dei tabacchi. I cinesi lo adoperaro­no cont ro le merci inglesi, dopo che le truppe inglesiebbero sparato sugli student i. Fu usato anche in Indiadai seguaci di Gandhi. Un esempio lampante del modocon cui anche la minaccia della non-collaborazione nonviolenta può evitare la guerra, ci è dato dal Movimentolaburista inglese nel I g 20 . Il Consiglio d'Azione forma­to il 9 agosto di quell'anno ~vverti il governo c.he, s~insisteva nel suo progetto di mandare t ruppe inglesiin Polonia per attaccare la Russia , sarebbe st ato indet ­to uno sciopero generale , gli operai avrebbero rifiut atodi t rasportare uomini e munizioni , e sarebbe stato pro­clamato un boicottaggio della guerra . Di fronte a que­st'ult imatum il governo di Lloyd George abbaI!d<:>nòil suo piano di fare la guerra alla Russia . (Questo epISO­dio dimost ra due cose: primo, che se un numero suffi­ciente di persone lo desiderano e se hanno la decisionesufficiente per farlo, possono impedire al governo del loropaese di ent rare in guer:a; ~ondo che queste con?i ­zioni si riscontrano solo m Circostanze rare ed eccczro­nali. Nel maggior numero dei casi, la grande maggio­ranza degli ab itanti di un paese non desidera , quandoviene il momento, impedire al proprio governo di ent ra ­re in guerra. Essa vien trascinata dall 'ondata di sent i­menti nazionalist ici che si scatena sempre nei momentidi crisi, e che un governo abile sa come accrescere e di:rigere per mezzo dei suoi st rument i di propaganda. .SIvede una volt a di più che il meccanismo per Impedire

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la guerra esiste, ma che generalmente è la volontà diusarlo quella che manca . Creare e rinforzare questavolontà, prima in noi stessi, quindi negli altri, è il com­pito di individui pieni di abnegazione. unit i dallo scopocomune di mantenere la pace.}.

Ho forni to degli esempi dell 'uso della non-violenza~~11~ relazioni degli individui tra d i loro e in quelle del­I insieme delle popolazioni verso i loro governi. Bisognaora esaminare l'uso della non-violenza nelle relazioni tragoverno e governo. Esempi di non-violenza sul pianogovernativo sono raramente di carattere molto eroico. . ,e l moventi che fanno agire le parti inte ressate sono ra­ramente puri. La t radizione politica è una tradizioneessenzialmente sleale. Il mondo sanziona due sistemid~ m~rale, una per gli individui, una per i gruppi, na-

. zionali ° non nazionali. Uomini che nella vita privatasono coerentemente onest i, umani e riguardosi , riten­g.ono che, nell'agire come rappresentanti di un gru ppo,SIa permesso loro di fare cose che, come individui , rico­noscono disonorevoli e vergognose. La nazione, comea bbiamo visto , vien personificata nelle nostre menti co­me un essere sovrumano in gloria e potere, e sub­umano nella moralit à . E non ci si aspetta nemmenoche questo essere non si comporti nel modo più disono­revole. Poiché cosi stanno le cose, non dobbiamo sor- '

, prenderei se gli esempi di comportamento genuinamenten.on-violento tra i govern i sono rari , salvo in casi chen guardano quest ioni di importanza cosi secondariache i su~-umani contendenti non ritengono che valgal~ pe~a dI.combattere. Quest i cas i possono in genere ve­mre risolti abbastanza facilmente per mezzo del meccani­smo di conciliazione esistente . Ma tutte le volte che sonoin gioco dci fini più importanti, vien data mano liberaall'egoismo nazionale, e il meccanismo della concilia­zione o non viene usato affatto, o viene usato soltanto

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L'OPERA I NDIVIDUALE DI RIFORMA 167

cen riluttanza e con manifesta cattiva volontà. Nellarecente storia europea è possibile trovare soltanto unesempio di un accomodamento tot almente privo di vio­lenza in una disputa importante tra due govern i. Nel18 14 il Trattato di Kiel st ipulava che la Norvegia ve­nisse ceduta al regno di Svezia . Bernadotte invase ilpaese, ma dopo quindici giorni, durante i quali non av­venne nessun serio conflitto , iniziò i negoziati. L'accordocirca l'unione dei due paesi venne raggiunto, secondoi te rmini del preambolo all 'Atto di' Unione ~ non conla forza delle armi, ma con la libera convinzione e.Novant'anni dopo, l'unione si sciolse. Con una maggio­ranza schiacciante i norvegesi decisero di riacquistarela loro indi pendenza. Gli svedesi accettarono questadecisione. La violenza non venne usata da nessuna delleparti. Le relazioni tra i due paesi sono rimaste dopodi allora sempre cordiali.

Questa è stata una digressione lunga ma necessaria.Poiché la violenza viene cosi spesso considerata come

" cosa poco pratica , o, nella migliore delle ipotesi, comeun metodo che può venir usato soltanto da individui ec­cezionali, è essenziale dimostrare, primo, che essa è real­mente efficace, anche quando viene applicata sporadi­camente e senza sistema (come è stato il caso fino adora); secondo, che può venir usata da gente qualsiasi,ed anche, all 'occasione, da esseri moralmente sub-uma­ni, come re, uomini polit ici, diplomat ici, e altri rappre­sentanti dei gruppi nazionali , considerat i nella loro ve­ste professionale. (All'infuori delle ore di lavoro questiesseri moralmente ·sub-umani possono vivere secondo lepiù st rette regole et iche.)

Le associazioni moderne tra individui di buona volon­t à, avranno tra le loro funzioni principali la colt ivazionesistemat ica del comportamento non -violento in tutte lecomuni relazioni della vita , nelle relazioni personali , in

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quelle economiche, in quelle dei gruppi t ra di loro , edei gruppi coi govern i.

I mezzi coi quali le comunità possono assicurare uncomportamento non-violento tra i loro membri sono es­senzialmente quelli che devono venire applicat i da tuttii riformatori. La st ruttura sociale della comunità puòvenir sistemata in modo tale che gli individui non ab­biano la tentazione di assicurarsi il potere, di esercit arela prepotenza, di divenire rapaci. E al t empo stessoun attacco diretto può essere fatto alle fonti della vo­lont à individuale ; in alt ri termini, si può educare l'in ­dividuo (ed: educarlo ad auto-educarsi) a reprimere lesue tendenze verso la rapacità , la prepotenza, la ricercadel potere e cose simili. Un alIenamento ulteriore sarànecessario, non soltanto per reprimere il timore, risul­tato ra ggiunto con successo dall 'allenamento militare,ma anche per reprimere l'odio e il risent imento. lmembri della nost ra ipotetica associazione devono esserecapaci di a ffrontare la violenza senza rispondere con laviolenza , senza t imore e senza lamenti ; e devono sa­perla affrontare in questo modo, non solt anto nei mo­menti di entusiasmo, ma anche a sangue freddo, privide~'appoggio emotivo di amici e di simpa tizzant i. Laresistenza non-violenta alla oppressione violenta è rela­t ivamente facile nei moment i di grande eccitazione emo­tiva ; ma è molto difficile in qualunque altro momento.Ed è cosi difficile da essere praticamente impossibile,salvo per coloro che si sono sottopost i ad un allenamen­to sistematico rivolto a questo scopo. Ci vogliono treo quattro an ni di allenamento per fare un buon soldato.Ci vorrà probabilmente almeno altrettanto per fare unbuon non-violento, capace di mettere in pratica i suoiprincipi in qualunque circostanza, per quanto orribile.La quest ione dell 'allenamento di un gruppo è stataesaurientemente discussa da Riccardo Gregg nel suo

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L' OPE RA I NDIVID UALE DI RIFORMA I 6g

Power 01 non-Violence, ed è ~rciò in.utile ~he io ' ri~­t a qui la discussione. Le t ecnIche,p~lc~lo.gtche per l~­fluenzare le sorgent i della v~lonta mdlvld~~e , . t ecni­che sviluppate dai seguaci di tutte le religioni, sonot rattate in un capitolo seguente. . . .

Gli individui allenati avrebbero due funzioni pnn­cipali: primo, sarebbe lo~o com~i,to mant.enere la vitadell 'associazione ad un livello piu alto di quello dellasocietà circostante, e in tal modo fornire a quest a so­ciet à il modello efficace di un tipo superiore di orga­nizzazione sociale. In secondo luogo, dovrebbero "an­dare nel mondo". ove le loro capacità organizzate po­t rebbero essere utili nel mit igare la violenza quandoquest a si fosse manife;;tata , e . nell'?rganizzare .la resi­stenza non-violenta all oppressione interna, e al prepa­rat ivi di una guerra internazionale.

Esistono già dei gruppi di individui che si sono im­pegnati a non prendere parte in alcuna guerra futura(per es. T M Wa, Resistere' International , T he Peace Pled~ge Union) ; ma la loro organizz.azione è tr~ppo vaga e I

loro membri sono troppi e troppo spars r, per poterlaconsiderare un' associazione nel senso nel quale ho orausato il t ermine. Cionondimeno essi possono rendersi, esi rendono, molto utili alla causa per la quale hannosempre combattuto tu~ti i riformatori. . So.no, . prima ditutto, dei propagandisti. Ne~e conve~sazIOnI 'Pnva~e, !1el~le riunioni pubbliche, negli opuscoli e negli articoli digiornale, i loro membri predicano il va~gclo della no~­violenza, proseguendo ed estendendo ID t al modo 10

campi non settari il lavoro ammirevole fatto dalla So­cietà degli Amici e da altre organizzazioni purament~religiose. Il risultato è che in Inghilterra, in Olanda, nelpaesi scandinavi , in America , e fino a un c~rto pu~toan che in Belgio e in Francia, il grosso pubblico cornm­eia a rendersi conto. anche se in modo oscuro e ancora

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170 FINI E MEZZI

teorico, che esistono alte rnat ive moralmente migliori epiù efficaci alla rivoluzione, alla guerra, alla violenzae alla brutalità di qualsiasi specie.

Quando i gruppi resistenti alla guerra sono abbastan­za numerosi e abbastanza unani mi nei momenti di crisiessi possono impedire al loro governo di ent rare in guer~ra. Questo fu dimostrato chiaramente nel 1920 , quandoil Consiglio di Azione costrinse Lloyd George a ritirarela sua minaccia di attacco ai Soviets. Disgraziatamenteè assa i evident e che non è probabile che i capi ufficialidei vari partiti di sinist ra di tutto il mondo faccianoappello in un futuro immediato ad una resist enza pas­siva di fronte ad un a guerra che venga rappresentatacome "guerra di difesa", " guerra per salvare la demo­a:azia", "guerra al Fascismo" , o anche "guerra perdistruggere la guerra". Ciò significa che, praticamente,in caso di qualunque guerra che abbia probabilità discoppiare in un prossimo avvenire, non si può contaresulle organizzazioni socialiste per il mantenimento del­la pace. Senza l'a iuto delle organizzazioni socialiste, glioppositori hanno delle probabilit à minime di riuscirerealmente ad impedire ai loro govern i di dichiarareuna guerra. Ciononostante essi possono certamente fare 'qualcosa per renderne il processo più difficile moral­mente e anche materialmente, di quanto sarebbe al­trimenti. La pace può venire assicurata e mantenutasoltanto con l'adottare simultaneamente in molt i cam­pi diversi una politica a lunga scadenza, accuratamen­te rivolta a questo fine. Tuttavia esiste già ora una po­litica immediata che ogni individuo può adottare, quel­la della resistenza alla guerra.

Le persone di " idee avanzate" spesso mettono indubbio quest a conclusione. Le cause della guerra, es­si dicono, sono in prevalenza economiche; queste cau­se non possono"venir rimosse che da cambiamenti nel

fI LiOPE RA I NDI VIDUALE DI RIfORMA 1 71

sistema economico esistente; perciò è da considerarsifut ile la politica di resistenza alla guerra da parte disingoli.

Coloro che usano questi argomenti appartengono adue classi principali : i riformatori del sistema di circo­lazione monetari a e i socialisti .

Quest i riformatori del sistema monetario, come pe~

es. il maggior Douglas e i suoi seguaci, fanno notare I

difetti del nost ro sistema monet ario e affermano checorreggendo questi difetti la prosperità si diffondereb­be in tutto il mondo ed ogni possibile causa di guerrasarebbe eliminata. Essi sono certamente ultra-ottimi­stio I difetti del sistema monetario possono intensificarein generale i conflitti economici. ~la non è affatto veroche tutti i conflitti economici siano conflitti t ra nazio­ni. Molti dei più accaniti conflitti eco~omici avveng.on~

t ra gruppi rival i ent ro la stessa naz~one; ma: po~chequesti gruppi rivali provano un sentimento di. solida­rietà nazionale, i loro conflitti non hanno per n sultatola guerra. E soltant o quando i siste~i moneta~i sonoorganizzati nell'interesse di una particolare naZIOne: ~gruppo di nazioni, che essi diventano cause pote nzialidi guerra. Finché esiste il nazionalismo, un sistemamonetario scientificamente diretto può realmente por ­tare più alla guerra che alla pacco «Quando coloro checontrollano il sistema monetario nazionale comincianoad applicare coscientemente il loro pote re per miglio­rare le condiz ioni del loro popolo, sorgono allora con­flit ti monetari su basi st rettamente nazionali, come ac­cade oggi nelle svalutazioni monetarie fatte per ra­gioni di concorre nza e nei cont rolli degli scambi. t [Ken­neth Bould ing in Economie Causes «.lVar.) Qu~ntomaggiore è il controllo scient ifico COSCIente, eserc~tatodalle autorità nazionali , tanto maggiori sara nno gli at ­triti internazionali, almeno fino a che tutte le nazioni si

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. 17 2 F IN I E MEZZI

accordino per adottare gli stessi metodi di controUo.(Vedi i passaggi che si riferiscono a questo punto nelcapitolo sulla " Società P ian ifica ta" ).

II siste ma economico present e è inefficiente ed in­giu7t~, ~d è urgente e opportuno, come sostengono isocialisti, che venga cambiato al più prest o. Ma un t alecam biamento non porterà immediatamente ed au toma­t icamente alla pace universale. (l Nella misura in cui lasocializzazione di una singola nazione crea dei veri mo­nopoll nazionali nelle esportazioni di quest a nazione, ilpotere del governo aumenta e il carattere nazionale deiconflitti economici si intensifica. In tal modo la socializ­zaz~one di u~a si?gola ~~ione,. benché i capi di questanazione abbiano int enzioni pacifiche, è proba bile che in­ten~ifichi il t imore delle altre nazioni in proporzionedell ~umento d~l controllo del governo socialista soprala VIta economica del suo paese... A meno che essi nonsia~1O ~orre~ti .da u? f?~e e cosci~nte sent imento di pace,eSSI (I .rcgum socialist i delle singole nazioni) possonovolgersi alla guerra, alt rettanto efficacemente (e forsepi ù) delle società capitaliste . » (op. cit.).

Si vede .in tal mo?0 che ~egli . oppositori singoli allaguerra , agiscano eSSI da soli o In associazioni hannouna part e molto importante nel futuro immediato. :Eevidente che dei cambiame nt i debbono esser fatti nel­l 'attuale sistema economico e monetario ' ed è anchechiaro che, a lungo andare , tali cambiamenti favori­ranno lo stabilirsi di condizioni di pace permanente.Ma nel frattempo, fintanto che persiste il sent imentonazionalistico, le riforme del siste ma economico e mo­netario possono accrescere temporaneamente i risent i­menti internazionali e le probabilità di una guerra . Lafunzione delle associazio~i. di in~ividui che si oppongo­no alla guerra, è quella di impedire, se possibile, che deicam biament i necessari e intrinsecamente desiderabili nel

,~, ,,,

II

L' OP E R A I NDI VIDUALE DI RIFORMA 1 7 3

sistema economico e monetario portino a discordi e in­ternazionali e alla guerra.

In alcuni paesi i missionari della non-violenza posso­no ancora predicare indisturbati il loro vangelo. Ma,nella maggior parte del mondo, possono soltanto, e nean­che sempre, lavorare in segreto. Gli .uomini d.i ~uonavolontà hanno sempre dovuto associare le virtù delserpente a quelle del~a colom~a. Qu~sta saggez~a ser­pent ina è più che mal necessana, oggi che la .reslstenzau fficiale agli uomini di buona volontà è maggiore e me­glio organizzata che in qualsiasi periodo precedente . Ilprogresso nella tecnologia e .n<:lla ~cienza ~ ~rte del­l'organizzazione ha reso po~Iblle .aI gove~I di portarela loro polizia a un grado di efficienza mal sognato daNapoleone, da Met ternich e dagli altri gran vi.rtuo:idelle regole di polizia segreta delle età precedent~. Pn­ma del Risorgimento, l'Aust ria governava l' Hall:," permezzo di gendarmi, di spie e di agenti provocaton . Ga­ribaldi ha combattuto per liberare il suo paese da que­sti disgustosi parassiti. Oggi Mussolini ha una poliziasegreta molto superiore a quella di cui potesse mai van­t arsi l'Aust ria. La stessa cosa avvi ene nella Russia con­temporanea. La polizia di Stalin è simile ~ quella delloczar ; simile, ma molto più efficiente , gran e al telefono,a l telegrafo senza fili. alle rapidi automobili e ai .m?der­nissimi sistemi di schedario. E lo stesso può dIrSI perogni alt ro paese. In t utto il mondo la polizi~ può agir~con una precisione, una rapidità e una preVIden~ ma~uguagliate nel passato (I). Inolt re, essa è forni ta dimezzi scient ifici che le persone comum non possono

(I) Come qualu nque al t ro st rumen to , la lorza di polizia .moderna può ~n~bene o male impiegat a . Se è po lizia educat a. alla non-vlolenz.a . può ~~are!metodi moderni pe r prevenire ogni esplosione <l i violenza 7 lo ~v.l lurpo ~ I os tl _lit1l. pot enzial i, e pe r fav orire la coopera zione. Una forza di poliZia no n-viole ntapotreb be sost itui re completame nte un esercito.

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p~ocurarsi. Contro forze cosi armate ed organizzate, laviolenza e l'astuzia sono impotenti . L soli metodi permezzo dei quali la gente si può difendere dalla t iranniadei governanti in possesso di forze di polizia moderne.sono i metodi non-violenti di non-cooperazione in massae la disubbidienza civile. Tali met odi sono gli unici chediano al popolo l'occasione di trarre vantaggio dallasua superiorità numerica in con fronto alla casta gover­nante, e d i scontare la sua manifesta inferiorità in fattodi armament i. Per t al ragione ha una importanza enormeche i principi della non-violenza vengano diffusi rapida­mente e il più largament e possibile. Perché è soltantoper mezzo di un ampio c ben organizzato movimentodi non-violenza che le popolazioni di tutto il mondopossono spera r di evitare quell'asservimento allo statoche in tanti paesi è già un fatto compiuto e che le minac­ce di guerra e i progressi della tecnica st anno port andoa compimento anche altrove. Nelle cond izioni del no­st ro t empo, la maggior parte dei moviment i di violenzarivoluzionaria hanno la probabilit à di venire soppressiistantaneamente ; nei casi in cui i rivoluzionari sianoben equipaggiati con armi moderne, t ali movimenti sit rasformerebbero probabilmente in una guerra civile,lunga e ost inatamente combattuta , come è avvenutoin Ispagna . Le probabilit à che dei ca mbiamenti in me­glio possano risultare da una simile guerra sono estre­mamente scarse . La violenza porterebbe i soliti risul­t ati prodotti dalla violenza, e le condizioni che ne de­riverebbero per il paese sarebbero peggiori di quelleprecedenti. Poiché cosi è, soltanto la non-violenza offreuna speranza di salvezza. Ma , al fine di resistere agliassalti delia polizia numerosa ed efficiente, o per il casodi una invasione milit are st raniera, i movimenti non­v~ole~ti debbono venire ben organizzat i e ampiame ntediffusi. Il regresso dell'umanit arismo, caratterist ica del

nostro tempo, avrà probabilmente per risultato d i trat ­tare le manifestazioni di resistenza non-violenta conun a severità più spiet at a d i quella dimostrata recente­mente da molti govern i. A tali severità si p uò solo ri­spondere aumentando il numero dei non-violenti e l'ab­negazione alla causa... Messa di fronte a masse impo­nenti determ inate a non-cooperare ed ugualmente de­terminate a non usare violenza, anche la più sp ietatadittatura è sopraffatta. In oltre, anche la più spietatadittatura ha bisogno dell 'appoggio della opin ione pub ­blica , e nessun govern o che massacra o imprigiona ungrande numero di ind ividui sistematicamente non-vio­lenti , può sperare di ottenere tale appoggio. Quando siagià stato st abilito un governo dittatoriale, il compito diorga nizzare la resistenza non-violenta alla t iranni a oalla guerra diventa estremamente difficile. La speran­za del mondo è riposta in quei paesi dove è ancora pos­sibile agli individui associarsi liberamente , esprimerela propria opinione senza cost rizioni, e, in genere, esse­re almeno parzialm ente indipendenti dallo stato.

Una forza di polizia più efficiente non è il solo ostacoloche i progressi t ecnici hanno messo sulla strada deicambiamenti utili. Ho detto che anche la dittat ura piùcrudele ha bisogno dell'appoggio dell'opinione pubblica;disgraziatamente , la t ecnica moderna ha dato in manoalle minoranze governant i dei nuovi st rument i per in­fluenZare la pubblica opinione, incomparabilmente piùefficienti di quelli che possedevano i tiranni del passato.Abbiamo già la stampa e la radio, e tra pochi anni lat elevisione sarà senza dubbio perfezionata. E il vedereporta a credere anche più che il sent ire ; un governo chepuò riempire ogni casa con visioni sottilmente propa­gandistiche, olt re ai discors i e alla st ampa, sarà proba­bilmente in grado, entro larghi limit i, di fabbri carequalsiasi specie di opinione pubblica di cui possa aver

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bisogno. I missionari della nostra ipotetica associazionetroveran no probabilmente in questa pubblica opinione,fabbricata sinte t icamente, un nemico anche più diffic ilea sopraffare o circuire della polizia segreta. Parte del lo­TO lavoro dovrà essere educativo, per formare negliindividui delle menti che sappiano resistere intellet­tualmente ed emot ivamente alla suggest ione. (Vedi ipassaggi che si riferiscono a questo punto nel capitolosul1' "Educazione")

Questo per quanto rigua rda il primo compito dellenost re associazioni, ossia il raggiungimento della pacecol fare e con l' insegnare quelle cose che portano allapace. Altro compito che spetta loro è quello di guariresé stessi e il mondo dalla predominante ossessione deldenaro e della potenza. Ancora una volta, il modo diabbordare direttamente le font i della volontà indivi ­duale deve essere associato all' "et ica preventiva" diun ordinamento sociale che protegga dalle tentazionidell'avarizia e dell'ambizione. Quale dovrebbe essere la..natura di questo ordinamento sociale? Sarà meglio co­minciare considerando ciò che non dovrà essere. Moltidi coloro che negli anni recenti hanno fondato delle as­sociazioni di individui dediti alla pace, non hanno nean­che cercato di risolvere i problemi economici del nostrotempo: li hanno semplicemente evitati. Sgomenti dallecomplessità della vita in un'epoca di progressi tecnici,hanno cercato di tornare indiet ro. Le loro comunitàsono state come piccole riserve di caccia per pellirossedi un'economia primitiva, protette contro il mondo vol­gare degli affari . 1\Ia non è possibile risolvere i problemidell' industria e della finanza moderne costi tuendo dellepiccole società irrilevanti di dilettanti artigiani e conta­dini, incapaci nella maggioranza dei casi di guadagnarsila vita e che dipendono, per il loro pane e companatico,dalle rendite che vengono loro dall'odiato mondo delle

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L' OPERA I NDIVIDUALE DI RIFORMA 17 7

macchine. Non ci si può sbarazzare dalle macchine perla semplice ragione che, nel processo di sbarazzarcene,saremmo obbligati a sbarazzarci anche di quella metàdella razza umana la cui esistenza su questo pianeta èresa possibile soltanto dall'esistenza delle macchine. L'e­t à delle macchine in Erhewhon non aveva evidentementeportato ad un impressionante aumento della popolazio­ne; da ciò la facilità relativa con cui agli erhewhonianifu possibile tornare al cavallo e alla civiltà artigiana.Nel mondo reale, le macchine hanno portato in un secoloe mezzo alla triplicazione della popolazione nei paesiindustriali. Un ritorno ai cavalli e all 'artigianato signi­ficherebbe un ritorno , per mezzo della farne, delle rivo­luzioni, dei massacri e delle malattie, all 'ant ico livellonel numero della popolazione. E questo ritorno è, inmodo ovvio, all 'infuori della sfera della politica.pratica.Coloro che predicano questo ritorno e che, nelle lorocomunità, lo mettono in pratica , non fanno che rifiutarsidi prendere in considera zione le questioni reali. La pro­duzione meccan ica non può venire abolita ; essa esistee rimarrà. La questione è di vedere se resterà come unostrumento di asservimento o come una st rada verso lalibertà. Una questione simile sorge riguardo alla ricchezzacreata dalla produzione meccanica. Dovrà questa ric­chezza venir dist ribuita in modo da assicurare un mas­simo od un minimo di ingiust izia sociale? I governi ele compagn ie private, nella trattazione ordinaria degliaffari non si occupano molto di t rovare le giuste solu­zioni a questi problemi. Il compito dunque spetta adassociazioni di individui di buona volontà.

Ci accorgiamo quindi che se tali associazioni voglionoessere utili al mondo moderno, esse debbono entrarenel mondo degli affari , ed ent rarci nel modo più scien­ti fico e meno primitivo possibile.

Ora, per pot ersi impegnare in qualunque forma mo-

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FINI E MEZZI

derna di produzione industri ale e agricola , sono neces­sari dei capitali considerevo li. Il fatto è deplorevole; ma,nelle circostanze ora esistent i, non può essere altrimenti.Le buone intenzioni e l'abnegazione personale non sonosufficienti a salvare il mondo; se lo fossero, il mondosarebbe stato salvato già da un pezzo, perché i sant inon sono mai mancati. Ma, i buoni, sono qualche volt astupit i e molto spesso male informati. Pochi sant i sonost at i anche degli scienziati e degli organizzatori. Reci­procamente, pochi scienziati ed organizzatori sono statidei sant i. Se si vuoI salvare il mondo, bisogna associa­re i metodi scient ifici alle buone intenzioni e all 'abne­gazione. Isolatamente, né la bontà né l'i ntelligenza so­no pari al compit o di cambiare in meglio la societ à egli individui.

Per quanto concerne la produzione industri ale e agri­cola, i metodi scientifici non possono venire applicat iin vacuo. Debbono venire applicat i a delle macchine, adegli operai, a una organizzazione d'ufficio. Ma le mac­chine debbono essere comperate e fornite di ciò cheforma il loro potere, gli operai e gli amminist ratori deb­bono venire pagat i. Da ciò il bisogno di capitali. Nellecond izioni della vita moderna , le associazioni di indivi­dui di buona volontà possono concludere ben poco senon dispongono dei mezzi per un investimento conside­revole.

Dopo aver investito i propri capitali , ed aver iniziatola produzione, l 'associazione deve t rovare, con degli espe­rimenti pratici, le soluzioni più soddisfacent i per pro­blemi come i seguenti:

Trovare il miglior modo per associare l'autogovernodegli operai all 'efficienza tecnica : libertà responsabile allaperiferia e moderna direzione scient ifica al cent ro.

Trovare il miglior modo di variare il lavoro individua­le per eliminare la noia e moltiplicare i contatti educat i-

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L' OPERA I NDI VID UALE DI RI FOR MA 179

vi con altri individui che lavorano in gruppi responsa­bili autogovernan t isi.

Trovare il miglior modo di disporre della ricchezzacreata dalla produzione meccan ica. Una qualche for­ma di propriet à comune dei beni e del reddito sembra ,come si è visto, essere una condizione necessaria per ilbuon successo di una associazione di individui di buonavolontà .

Trovare il miglior modo di investire la ricchezza su­perflua, e determinare in che proporzione questa ric­chezza debba venir t rasformata in capitale.

Trovare il miglior modo di impiegare le doti naturalidei singoli operai e il miglior modo di impiegare le per­sone appartenent i ai vari tipi psicologici. (Vedi il capi­tolo sull' " Ineguaglianza" ).

Trovare la forma migliore per la vita della comunitàe per l'impiego delle ore di svago. ..

Trovare la forma migliore per l'educazione dei bam­bini e per l'auto-educazione degli adulti. (Vedi i capi­toli su l' " Educazione" e su le " Pratiche Religiose" ).

Trovare la forma migliore di governo comunale e ilmiglior modo di usare le qualità dei capi senza che gliindividui dotati di tali qualità soccombano alle tenta­zioni dell'ambizione, e senza suscitare nelle loro mentila sete del pot ere. (Vedi il capitolo sull ' v' In eguaglian -za" ). .

Degli individu i intelligenti e di buona volontà cheviva no in una associazione e lavorino sistemat icamentesecondo queste linee di condotta, dovrebbero poter giun­gere rapidamente alla costruzione di un modello effica­ce di un tipo di società più soddisfacente dell 'attuale.

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XI

INEGUAGLIANZA

r mondo abitato dal povero non è uguale a quelloabitato dal ricco. Se vogliamo che ci sia una colla­

borazione int elligente tra tutti i rnembri dclla societ à ,bisogna raggiungere un accordo sulle cose alle quali es­si debbono lavorare insieme. Delle persone forzate dal­l 'ineguaglianza economica ad abitare universi dissimilinon saranno capaci di collaborare in modo intelligente .

E probabilmente impossibile, e forse an che non desi­derabile. ottenere una completa eguaglianza dei reddit i.Ma vi sono dei passi verso l'eguaglianza che si possonoe che, senza dubbio, si debbono fare.

Anche nei paesi capitalisti è già stato ammesso ilprincipio, non soltanto del salario minimo, ma anchedi quello massimo. Negli ultimi trent 'anni ci -si è gene­ralmente t rovati d 'accordo nell 'ammettere che ci sonodei limiti olt re i quali le entrate e l' accumulazione per­sonale dei capitali non debbono andare. Nei paesi comel'Inghilterra , la Francia e, più di recente, gli Stat i Uniti ,le ricchezze vengono diminu ite ad ogni decesso di unacifra che varia da un decimo ai tre quart i. E t ra undecesso e l'altro, l 'esattore delle tasse toglie regolarmenteal ricco una cifra che varia da un quarto ai tre quint idelle loro rendit e. Ora che il prin cipio della limitazionedella ricchezza è stato accettato implicitamente an chedai ricchi , non dovrebbe essere molto difficile imporreun massimo assoluto.

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I NEGUAGLI A...": ZA 18I

A che cifra dovrebbe venire fissato il salario massimo?Un giudice della Corte dei Falliment i di Londra , ri­t iran dosi da questo ufficio dove aveva lavorato permet à della sua vita , ha fatto di recente una dichiarazio­ne interessante sui rapporti t ra le ent rate e la felicit à.Egli ha osservato, dice, che l'aumento delle renditetendeva a portare un aumento di soddisfazione perso­nale fìno al limite di circa 5000 sterline all 'anno. Al dilà di questa cifra , la soddisfazione sembra generalmen­te subire un declino. (Il non-attaccamento, possiamoaggiungere noi , per molte persone diventa difficile oimpossibile molto al di sotto di questa cifra. t E piùdifficile per il ricco... ecc. I . Il possesso di una ricchezzaconsiderevole porta gli uomini ad identificare sé stes­si con ciò che è inferiore all' io, e questo avviene alt ret­tanto effettivamente di quando i mezzi sono t anto mini­mi da far soffrire all 'individuo la fame e la cont inuapreoccupazione. Anche la povertà est rema- può rappre­sentare la "cruna dell 'ago" ).

Il problema del reddito massimo può venire affrontatoanche da un altro punto di vista. Si può porre la questio­ne come segue: nelle condizioni attuali, di quanto habisogno un individuo per poter vivere nelle miglioricondizioni di efficienza fisica e intellettuale di cui è ca­pace il suo organismo? Si è calcolato che , per essere bennutrito, alloggiato ed educato, per avere vacanze e viag­gi di ist ruzione sufficienti, una sufficiente assistenza me­dica , una persona ha bisogno di un reddito di circa 6 o700 ste rline all'anno, o del suo equivalente in contant io in servizi fomiti dalla comunità . Se più persone vivo­no in un nucleo familiare, questa somma può senzadubbio venir dimi nuita , senza diminuire le possibilitàdi sviluppo dell'ind ividu o. Oggi, la grandissima mag­gioranza degli esseri umani possiede soltanto una Ira­zione di questo reddito ideale.

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182 FINI E MEZZI IN EGUAGLIANZA

Il grado di incguaglian za economica non è lo stessoin tutti i paesi. In Inghilterra . per esempio, l'inegua­glianza è maggiore che in Francia , anche t ra gli impie­gati dello stato . Il più alto impiegato statale in Inghil­te rra è pagato quaranta o cinquanta volte più del piùbasso. In Francia, il capo di un dipartimento riceve unost ipendio soltanto vent i volte maggiore di quello di unadattilografa. E cosa abbast anza st rana che il grado diineguaglianza economica sembra maggiore nella Russiasovietica che in molti paesi capitalist i. Max Eastmancita delle cifre le quali dimostran o come , mentre il diret­tore di una miniera in America ha uno st ipendio qua­ranta volte superiore a quello di un minatore, la perso­na che gli corrisponde in Russia , può guadagnare som­me ottanta volte supe riori al salario dell'operaio menoretribuito.

Quale è il grado di ineguaglianza economica che puòessere permesso in qualsiasi comunità ? E chiaro chenon può esistere una risposta universalmente valida,almeno nelle circostanze attuali. In una società doveil salario minimo sia molto basso, può essere necessariofissare la proporzione dell'ineguaglianza ad un livello su­periore che in una società dove la maggioranza guada­gni somme che si avvicinino a quelle del reddito " idea­le" . Ciò può sembrare ingiusto e, poiché i poveri e iricchi vivo no in mondi diversi, inefficace. E lo è, infatti.Ma il danno di ridurre tutte le ent rate ad un livellomolto al di sotto di quello ideale è probabi lmente mag­giore a quello di mantenere alcuni reddit i al livelloideale o anche a uno superiore. Nessuna società puòfare dei progressi se almeno qualcuno dei suoi membrinon possiede un reddito sufficiente ad assicurare il pro­prio pieno sviluppo. Ciò significa che, ave i redditi mi­nimi sono bassi, come lo sono anche nelle più ricchecomunità contemporanee, può essere necessario per-

mettere agli individui meglio pagati di riscuotere som­me venti e an che trenta volte superiori a quelle di colo­ro che ricevono i redditi più bassi. Se poi diverrà pos­sibile dist ribuire il reddito ideale a tutti, la proporzionedi ineguaglianza pot rà essere molto ridotta. In una s0­

cietà simile non ci sarà ragione che i redditi maggiorisiano più di due o tre volte superiori a quelli più bassi.

L'ineguaglianza economica non è l'unica specie diincguaglianza . C'è anche quella più formidabile, c menorimediabile, che esiste tra individui di tipo psicologicodiverso. «Lo stolto non vede lo stesso albero che vedel'uomo saggio. • Gli un iversi di due individui possonodifferire profond amente, anche se essi possiedono deiredditi ugnali . P itt sta ad Addingt on come Londra staa Paddington . La. natura quanto il t enore di vita hannoscavato t ra di noi degli abissi. Alcuni di quest i ab issisono insonnontati e sembrano insormontabili ; non c'èvia di comunicazione che li attraversi . Per esempio,non posso immaginare come si senta un genio al giuocodegli scacchi, o un gran matemat ico, o un compositore,che pensa in termini di melodie e di progressioni di ar­monie. Alcune persone ha nno una vista cosi acuta chepossono scorgere le lune di Giove senza tc1escopio; inaltri il senso dell'olfatto è cosi sviluppato da poter con­tare, dopo un certo allenamento, gli element i costit uen­ti un profumo composto di qu indici o venti sost anzediverse ; altri ancora possono percepire delle minime va­riazioni di tono a cui è sorda la maggioranza degliorecchi.

Si sono fatti molti tentativi per classificare scient ifi­camente i tipi umani nei termini delle loro cara tteristi­che fisiche e psicologiche. C'era , per esempio, la classifi­cazione ippocratica secondo il predominio di uno odell 'altro dei quattro umori ; questa teoria ha dominatola medicina europea. per più di duemila anni. Contem-

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F IN I E MEZZI

poraneamente gli astrologi e i chiroma nti usavano unaclassificazione quintupla secondo dei t ipi pianetart. Siparla ancora di ti pi sanguigni o mercuriali , si descrivela gente come gioviale , flemmat ica, melanconica o sa­t urnina. Arist otele scrisse un t rattato sulla fisionomianel quale cercò di classificare gli individui secondo lesuppost e caratterist iche degli animali ai quali somiglia­vano. Quest a classificazione pseudo-wologica degli es­seri umani continuò a riaffiorare nella letteratura fisio­nom ica fino al tempo di Lavater.

Negli ultimi anni abbiamo avuto numerose nuoveclassificazioni. Stockard, nella sua Physical Basis 01Personality , usa una du plice classificazione disti nguendo" umani di lineare" e "late rali". Kretschmer usa unatriplice classificazione. Cosi pure il dottor William Shel­don, di cui in quest o capitolo userò la classificazione,dist inguendo il t ipo somatoto nico, viscero tonico e cere­brotonico. Sembra probabile che, con gli ultimi studiin questo campo , ci si avvicini ad una descrizione real­mente scient ifica dei tipi umani. Al tempo stesso, non

. bisogna dime nticare che i vecchi sistemi di classifica­zione, benché impiegassero dei t ermini strani e delleerronee esplicat ive, erano fermamente basati su fattidi osservazione di esperienza personale.

Val la pena di notare che ci sono state delle mode ~

per i t emperamenti, proprio come per gli abiti e lemedicine, la teologia e la figura femminile. Per esempio,gli uomini del diciottesimo secolo ammiravano sopraogni alt ro il temperamento flemmatico, il temperamentodegli uomini naturalmente cauti, riflessivi e che nonsi commuovono facilmente. Voltaire fece posto a Rous­seau ; e il culto della sent imentalità per sé stessa, succe­dette all 'ammirazione per una certa freddezza sagace.La flemma perse il suo ant ico prestigio, e il t empera­mento sanguigno (passione ardente e umide lagrime)

,

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ebbe un posto preminente nella moda, dal quale fuscacciato un secolo dopo dal temperamento byroniano,che è un miscuglio di sanguigno e di melanconico, unostrano ibrido di inconsistenze calde e lagrimose unitead arida freddezza. Nel frattempo, quando si era giun tial culmine gotico del movimento romant ico, i fì losofìradicali facevano del loro meglio per resuscitare il pre­st igio della flemma ; e poco dopo venne di moda il tem­peramento collerico , quello dell 'energico e sbrigativo uo­mo d 'affari. Con la cristianità muscolare, anche la reli­gione diviene collerica e (per usare il t ermine di Shel­don) somatotonica .

In vista del fatto che l'appartenere all'una o all 'altraspecie psico-fisiologica è ereditario e inalienabile, l'abi­tudine di esaltare un temperamento a spese di t utti glialtri è decisamente sciocca. Tutti i t emperamenti esi­stono, si può cavare qualcosa di buono da ognuno diessi. Le persone hanno diri tto ad essere flemmatiche,proprio come ad essere grasse. Nella nost ra int olleran ­te ignoranza vogliamo che tutti si conformino ad unideale alla moda e che tutti siano, diciamo, melanco­nici o esili. A volte (tale è la nost ra follia), vorremmo chela gente avesse delle caratteristiche psicologiche in granparte incompatibili con le pa rticolarità fisiologiche dimoda in quel mome nto. Cosi, fino ad un anno o due fa,noi volevamo che le donne fossero molto socievoli e alt empo stesso secche come chiodi. Ment re la personacongenitalmente socievole appartiene al tipo laterale,grassoccio e bene in carne. La moda in questo caso do­manda la congiunzione di cose incompatibili .

Tutti i sist emi di classificazione si accordano nel direche nessun individuo appartiene esclusivamente ad untipo; fino a un certo punto, tutti gli individui apparten­gono a dei tipi mist i. Ma il grado di mescolanza,.pu.òessere più o meno grande. Quando esso è scarso, l indi-

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186 FISI E MEZZI

viduo si avvicina al t ipo puro, ed è separato da un abis­so psicologico incom~e?sura~ile da coloro in. cui pn:­dominano le carat terist iche di qualche altro tipo. CoSI,è impossibile al melanconico penetrare nell 'universo incui vive il collerico. L'individuo che, se diventasse paz­zo, sarebbe un maniaco-depressivo, non può comp ren­dere la vittima potenziale della schizofrenia . Un mondosepara il gioviale e rotondo tipo "laterale" dal " linea­re" int rospettivo e riservato. Il "viscerotonico" nonpuò nemmeno immaginare come mai -il "cerebrotonico"non sia socievole come lui . Il primo ha "il cuore caldo",le sue reni " lavorano" , la sua pancia "si commuove" :l'alt ro è "un posatore intellettuale" e "non ha viscere" .(Tesori di fisiologia psicologica sono sepolt i nel lin~ag­

gio del Vecchio Testamento, e anche nel gergo del ra­gazzi di scuolal]

A questo punto può andar bene un esempio t rattodalla mia esperienza personale. Il mio temperamentoè nell 'insieme, piuttosto flemmatico, e, per consegucn ­za mi è molto diffici le ent rare nelle esperienze di coloroche si commuovono facilmente e con violenza. Davantia delle opere d'arte come il Werther, per esempio , oDonne I nnamorate, o i Libri Pro/etici di William Blake,io resto ammirato ma perplesso. Non capisco perchéla gente debba venir scossa da simili t~mpeste emot iveper degli st imoli, a parer mio, cosi leggen. Leggendo pocotempo fa i Libri Pro/etici, notai che certe parole come" urlo" , " nube", " tempesta" , "st rido", si ripetevanocon frequenza straordinaria . La mia curiosità si svegliò,e feci un segno a lapis in margine ogni volta che tro.vavoqueste parole. Facendo la somma dopo una mattinatadi lettura, mi accorsi che in media s'incont ravano dueurli e una tempesta in ogni pagina di versi. I Libri Pro:[etici sono, naturalmente , descrizioni si~boli~he di statipsicologici. Quale sarà stata la ment alit à di un uomo

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INEGUAGLIANZA

per il quale tuoni, lampi, n~bi e st rida ~mbr~van~le più appropriate figure retoriche per descrivere l SUOi

sentimenti e pensieri abituali? Per conto mio non possonemmeno immaginarlo. lo osservo i fatti , li noto,ma solt anto dall 'esterno, come un naturalista . Cosa si­gnifichino secondo la reale esperienza , non pretendonemmeno di saperlo. Qui c'è dunque un abisso, un 'assen­za di comunicazione. Ciononostante, se avessi conosciu­to Blake, avrei certamente scoperto qualche punto dicontatto t ra di noi, e la possibilità di stabilire delle buonerelazioni umane. Se, per esempio, io mi fossi comportatoverso di lui con cort esia e considerazione , egli si sarebbecomportato nello stesso modo verso di me. Se lo avessit rattato lealmente, è probabi le che avrebbe fatto lostesso con me. Se avessi riposto in lui la mia fiducia ,si pu6 ritenere che, presto o tardi, mi avrebbe dimost ra­to una fiducia eguale. La soluzione del problema dellaineguaglianza naturale (o di quella acquistata , d?ve c'è~

è morale e pratica . Gli abissi che separano gli es~n um.anldi temperament i dissimili e di diversi gr3:d~ di ~aP3:cltà,

non coprono l'intero campo della personalità . GlI abit an­ti degli altipiani dèl1 'Arizona sono separat i dal profon­do abisso del Gran Can yon. Ma se seguono le coste delColorado verso la foce, si trovano infine nella pianura,dove il fiume può venire facilmente attraversato. Qual­cosa di analogo avviene nel mond o psicologico. Gli es­seri umani possono essere separati da differenze di ca­pacità int ellettuale, larghe e profonde quanto il Gran Ca­nyon, possono scru tarsi senza comprendersi, attraversol'abisso delle differenze di temperamento. Ma è semprepossibile per loro spostarsi dalle zone ove esist~no que­ste divis ioni; è sempre possibile, se lo desiderano,trovare un terreno comune d'azione, il luogo adattoper costru ire un ponte largo e solido che colleghi anchegli universi psicologici più incommensurabili . Spetta al

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riformatore su larga scala sistemare la st ruttura dellasocietà in modo tale che non venga impedito il gettarponti . Ed è compito degli educato ri e insegnanti di reli­gione persuadere gli individu i che il gettar ponti è cosabuona e insegnar loro. al te mpo stesso, come trasform arele teorie e le buone intenzioni platoniche in praticaeffet t iva.

Gli ostacoli alla costruzione dei pont i saranno piùnumerosi nelle comunità ove le differenze di reddit i (c,insieme a queste le differenze di educazione) sono moltograndi c dove il tipo di societ à è gerarchico ed autorita­rio . Saranno minimi nelle comunità dove il principiodell'autogoverno è applicato con più larghezza , doveuna vita di gruppo responsabile è più intensa, e dovesono minori le ineguaglian ze di reddit i e di educazione.Feudalismo, capitalismo e dittat ura militare (accompa­gnat i o no dalla proprietà pubblica dei mezzi di produ­zione) sono quasi egualmente poco propizi alla costru­zione dei ponti, Sotto quest i regimi le ineguaglianzenaturali vengono accentuate, e nuove ineguaglianze arti­ficiali create ex nihilo. L'ambient e più propizio per l'egua­glianza è costituito da una società ave i mezzi sianodi propriet à cooperativa, ave il pote re sia decent rato,dove la comunità sia organizzata sulla base di piccoligruppi t ra loro collegat i di individui vicendevolmen­te responsabili , ma, per quanto è possibile, auto-gover­

. nant isi.L'eguaglianza nell' azione, o, in alt re parole,la buona

condotta recip roca , è l'unica specie di eguaglianza cheesista realmente. Ma questa eguaglianza nell 'azione puòvenire pienamente realizzata soltanto dove gli indivi­dui di d iversi tipi e professioni abbiano la possibilitàdi associarsi liberamente e frequentemente tra di loro .E compito del ri formatore su larga scala sistemare lastruttura sociale in modo da rimuovere gli ostacoli che

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impediscono il libero e frequente contatto tra gli indivi­dui, e da creare nuove opportunit à di contatto. Il cam­biamento da un modello di società autorit ario ad unocoopera t ivo abolirebbe effettivamente molte delle arbi­t rarie barriere di casta che attualmente rendono co­si difficile agli individui l'incontrarsi liberament e. Altempo stesso bisogna creare delle nuove occasioni perstabilire in vari modi dei nuovi contatti. Per esem­pio, sarà possibile este ndere a una cerchia più larga ivantaggi di un sistema simult aneo di educazi one acca­demi ca e t ecnica svolto dal dottor A. E . Morgan al­l'Antioch College di Ohio . (Tornerò su quest'esempionel capitolo sull'educazione).

Non è soltanto nel periodo dell 'educazione vera opropria che possono venir create delle opportunità dinuovi contatti. Facendo in modo che gli individui pos­sano passare da un lavoro ad un alt ro, il riformatoresu larga scala può aumentare moltissimo il numero dellerelazioni personali fatte durante un dato periodo divita lavorativa. Simili cambiamenti di lavoro hannomolto valore, non soltanto perché mettono in contattol 'individuo con nuovi gruppi di suoi simili , ma ancheperché alleviano la noia causata dalla monotonia edalla vista di luoghi t roppo familiar i. (La noia, come siè già visto, è una delle ragioni della persistente popol a­rit à della guerra; qualsiasi cambiamento, sia nella st rut­tura della società che in quello della personalità indivi­duale, che t enda a ridurre la noia , t ende anche a ridurreil pericolo della guerra).

Ho dato soltanto due esempi; ma molt i alt ri metodipossono senza dubbio ven ire studiat i per molt iplicare icontatti utili e t rasformare cosi la vita di ogni indivi­duo in una educazione alla responsabilità e alla colla­borazione su un piede di eguaglianza.

Non ci sono ponti sul Gran Canyon . Coloro che vt-

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vano sulle opposte sponde dell'abisso devono scenderealla pianura per trovare un passaggio . Ma t ra quelliche vivono sulla stessa sponda la comunicazione è fa­cile. Possono anda re e venire senza impedimento, pos­sono unirsi liberam ente ai loro compagni. In altreparole, individui di t ipi diversi possono stabilire un con­tatto reciproco solt anto nell 'az ione, e soltanto a condi­zione che si comportino bene reciprocamente. Gli indi­vid ui dello stesso tipo sono psicologicamente commen­surabili. La comunicazione t ra di loro è naturalmentefacilitata dalla buona reciproca condotta ; ma anche sela loro condotta non è buona, anche se provan o ant ipa­t ia e sfiducia, possono capirsi l'un l'altro. I cerebroto­Dici che hanno ricevuto la stessa specie di educazionesi possono incontrare sul piano intellettuale. I viscero­tonici si uniranno nel rumoroso ed espansivo camerati­smo che piace a tutti loro. I somatotonici capiranno ilgodimento di ognuno di loro nell'attività muscolare finea sé stessa . Ci sono poi anche delle sottodivisioni. Imatematici si associeranno con altri matematici. I mu­sicisti parlano una lingua che tutti gli altri musicisticomprendono. Le persone che hanno le stesse eccentri­cit à sessuali si incontrano sul te rreno comune delle loroparticolari aberrazioni. (Cosi la massoneria degli omo­sessuali riunisce uomini dei tipi più diversi, intellettualiinvertiti e scaricatori di porto , emozionali viscerotonicie gente del t ipo somatotonico, lottatori professionistie aitant i marinai.) In poche parole , ci sarà sempre latendenza , per uccelli dello stesso t ipo, a volare insieme.Ciò è giusto ed inevitabile. Ciò che non è giusto è chel' unione avvenga esclusivamente t ra uccelli di quel tipo.E essenziale che la societ à sia congegnata in modo daforn ire possibilit à di cooperazione t ra gente di tipo diver­so. Ciò, naturalmente, non impedirà alle persone dello.stesso t ipo di raggrupparsi tra loro. perché è fortuna-

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tamente possibile per gli esseri umani far parte di piùgruppi allo stesso te~po. In .ta~ mo?~, l'uomo può ave­re una famiglia e vari gruppi dl .amlcl ; pu~ essere m~m,­bro di una associazione professionale e di una societ àdi mutuo soccorso, di un circolo sport ivo, di u~a chiesa ,di una associazione scientifica. Val la pena di notare aquesto propostito, che , per quanto concerne i fatti c~n­creti dell'esperienza umana, la "società" è un'.astrazl~­

ne priva di senso. Un individuo non ha espenenza di­retta dei suoi rapport i con la "~ietà·.'; . h~ e~pe?~nz:asoltanto dei suoi rapporti con de.1gruppi hm.ltatl d~ mdi:vidui simili o dissimili . La t eon a e la pratica SOCIale SIsono spesso sviate, perché partivano da una astra~ionequale la "società" invece .ch; d::i fatti .dell 'espen enza:concreta , ossia dalle relazioni COI gruppl e del gruppIt ra di loro. E un fatto storico significat ivo che le filosofiepolit iche che fanno grande uso di simili paroloni ast rattrcome "societ à" , sono state genera lmente filosofie voltea giust ificare una tirannia , militare-capitalistico-feudale,come la t irannia della Prussia di Hegel e il Terzo " Reich"di Hitler o militare·st ato-socilalist o-burocratica , comequella della Ru ssia dopo la morte di Lenin . Se voglian:orealizzare i buoni fini indicat i dai profet i, sarà meglioche parliamo meno delle rivendicazioni de~a "~ietà: '(che si sono sempre indent ificate, stando al nudi ~at~I,con quelle di una oligarchia dominante) e molto di piùdei diritti e doveri dei piccoli gruppi cooperant i.

Alcuni individui hanno una intelligenza più universaledi altri; alcuni possiedono delle abilità speciali che ~d al­tri man cano ' alcuni hann o un temperamento che 11 ren­de poco adatti a essere direttori o amm inistratori; inaltri, -al cont rario, la configurazione degli umori è :aleda renderli mirabilmente atti alla direzione di una Im­presa comune. Il problema consist e, prin;.o: nel.l'adat ­tare le chiav i alla serratura ; secondo : nell'impedire che

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ch i ha attitudini di capo, quando è nel posto che glispetta per queste attit udini, sfrutti la sua posizione inmodo non desiderabile.

Nel suo libro. A chacun sa chance, Hyacynte Dubreuilha dimost rato che, quando dei piccoli gruppi sonoimpegnati in un dato compito per il quale siano respon­sabili in comune e rimunerati non come individui , macome gruppo, la scelta di un capo e l' assegnament o deicompit i ind ividuali presenta raramente delle difficolt àspeciali. Ognuno è giud ice molto acuto delle competenzeprofessionali di coloro che lavorano nel suo stesso cam­po. Ognuno sa che cosa siano la considerazione e la lealt à ,e generalmente ognuno si rende abbast anza ben contodi quale persona, nel gruppo part icolare in cui lavorain quel momento , dia garanzie di giustizia e considera­zione, olt re che di efficienza. In molte circostanze dellavit a di lavoro, si può contare sulle esigenze del lavorostesso per indurre coloro che lavorano insieme in piccoligruppi responsabili e cooperant i, ad eleggere come capoe organizzatore proprio la persona più indica ta per que­sta carica (I) . E non c'è gran pericolo che un similecapo abbia la tentazione (o, se ce l'ha , che vi riesca)di sfruttare la sua posizione a danno dei suoi compagni.Il problema di ciò che si potrebbe chiamare la direzio­ne su piccola scala non è difficile, salvo che nelle societàdi tipo gerarchico. In tali società (e dove si tratta diorganizzazione industri ale, anche gli stati democrat icisono gerarchici e dittatoriali), il piccolo capo ha la ten­tazione costante di vendicarsi sui suoi sottopost i pertutte le angherie che gli sono state inflitt e dai suoisuperiori . I polli di run pollaio hanno un ordine ben de-

o.

{I l Quel che ha trovato D UBRll:lI'IL ~ confermato da Pil: T7.R SCO Tt', che ha fattoUDa la rga espe rien za or ganizzando de i groppi cooperat ivi tra i d isoccupat i nclpae se di Galles. Kot ò ch e ques ti g ruppi ten devano sempre ad eleggere co mecapo gli individui di maggior val ore.

I NEGUAGLIANZA 193

finito nel beccarsi t ra di loro. La gallina A becca lagallina B, la qual~ b;cca C, e cosi, di ~guito. Lo stessoavviene nelle societ à um ane nell ordinamento attuale.Il t iranno capo ufficio è in gran parte il prodotto dellatiran nia degli st rat i superiori. I grandi dittatori genera­no i piccoli dittatori , con la stessa certezza con cui igrossi scorpioni generano dci piccoli scorpioni e i grossiscarafaggi generano dei piccoli scarafaggi. Una societàorganizzata su piani non gerarchici ma cooperativi, ~

nella qu ale il principio dell'autogoverno venga apph­ca to ovunque è possibile, dovrebbe essere abbastanzaimmune dalla peste della t irannia in miniatura.

Un cattivo capo è dannoso a qualunque livello sociale.Alla sommit à, può produrre non soltanto disagio lo­cale, ma un disast ro genera le. Il corpo polit ico va. sog­getto a due gravi malattie del cervello: la follia e l'im­becillità. Quando degli individui come Silla o Napoleoneassumono la funzione eli un cervello sociale, la comunitàche essi dirigono soccombe a qualche forma di follia.La fonna più comune è la paranoia ; tutte le dittaturecontemporanee, per esempio, soffrono in ferma acutadi manie di grandezza e di persecuzione. E l' alt ernati­va al pazw re Cicogna è, t roppo spesso, l 'inefficiente edeficiente re Travicello che infetta il corpo politicocon la sua imbecillità . Gli imbecilli ottengono il potere,o per diritto ereditario , o, se il sistema di scelt a è eletti­vo, perché possiedono un certo grado di talent o dema­gogico, o, molto spesso, perché fa comodo a certi potent iinteressi all'interno della comunit à di avere in caricaun imbecille. La maggior part e delle società moderneha abolito il principio ereditario in politica; idioti eubriaconi non possono più governare un paese per dirit ­to di sangue. Nel mondo della finanza e dell'indust ria,comunque , il principio ereditario è ancora ammesso;dei deficienti e degli ubriaconi possono dirigere delle

'l·

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società per diri tto divino. Nel mondo della politica, colsistema elettivo, la probabilità di avere per capi degliimbecilli può venire considerevolmente ridotta , sotto­ponendo gli uomini politici ad alcuni di quegli "e~ami"

per la idoneit à intellettuale, fisica e morale, a CUI ven­gono sottopost i i candidati a quasi -ogni alt ra specie dilavoro. Ci si può immaginare il grido di indignazionese i proprietari di alberghi assumessero dei camerierisenza domandare le referenze ai precedent i datori dilavoro ; se i capita ni delle navi fossero presi da asili dialcoolizzat i; se le compagnie ferroviarie affidassero i lorotreni a dei macchinisti arte riosclerotic i e con disturbi allaprostata ; o se gli impiegat i civili e i dottori potesseroesercit are la professione senza subire degli esami ! Tutta­via , quando i dest ini di una intera nazione sono in gio­co non si esita ad affidare la direzione degli affari a. . .

. uomini di reputazione notoriamente cat tiva : a uorm-ni imbevut i d 'alcool ; a uomini cosi vecchi e infermi danon poter fare il loro lavoro, e nemmeno capire di cosasi trat ta; ad uomini senza abilit à e spesso senza educa ­zione. In quasi ogni altra sfera di attività abbiamo ac­cettato il principio che nessuno possa assumere delleresponsab ilit à se non subisce prima un esame, se no~

mostra la sua cartella sanitaria c se non produce test i­monianze sulla sua reputazione; e an che cosi l' impieg?vien dato, in molt i casi, soltanto con la clausola che iltitolare lo lascerà raggiu ngendo certi limit i d 'età. Ap­plican do queste rudimentali precauzioni agli uomini po­lit ici, saremmo in grado di escludere dalla nostra vitapubblica una buona dose di quella stupidità pretenzio­sa , di quell 'autoritar ia incompetenza senile e di quelladisonestà che ora la contamina .

Difendersi contro l'uomo dall'ambizione attiva e pa­ranoica , dal potenziale re Cicogna della società poli­t ica o indust riale, è pi ù difficile che difendersi dal defi-

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ciente dal ramm ollito e dall'imbroglione, I freni politicie legali all'amb izione, come quelli contenuti nella Co­st it uzione americana, sono efficaci si, ma soltanto finoad un cert o punto. I freni legali e gli equilibri, sonosemplicemente della sfiducia eretta ad istituzione; e lasfiducia, comunque elaborata ed ingegnosamente t ra­dotta in termini di legge, non può mai essere una baseadeguata per la vita sociale. Se gli individui non voglionogiuocare il giuoco politico o industrial~ ~ond? le regol~

prescritte, nessuna sorveglianza pot rà impedire loro diprofitt are indebitamente ogni volta che possono. c S0­pra le montagne t dice la vecchia canzone «e sotto letombe t l 'avarizia e la sete di potere c troveran no last rada t anche più sicuramente dell'amore. Trove~annola st ra da fint anto che si educherà la gente a considera­re l'am bizione come una virtù, e l' accumular denarocome l'occupazione più importante per l' uomo. Per oranoi accettiamo di organizzare la nostra vita politicaed economica e di educare i nostri figliuoli in un modoche ci porterà certamente a soffrire in maniera semprepiù grave e cronica della paranoia organizzata dalla dit­t atura . ~Ia anche se le riforme venissero applicate oggistesso, i loro pieni effet t i non sarebbero sensibili fino ache coloro che sono stat i allevati sotto la legge presentenon fossero morti o cadut i nell'impotenza della vecchiaia .Frattanto, ci si può domandare, c'è nessun cambia­mento nell 'organizzazione sociale che possa rendere pi ùdifficile per gli ambiziosi di imporre il loro volere allasociet à ?

Un sistema d'esami potrebbe liberare la nost ra poli­t ica e i nostri affari dagli imbecilli e dagli imbroglionipio astuti . Ma sarebbe poco efficace nell'escludere gliindividui consumat i dall'ambi zione, e non lo sarebbeaffatto, quando questi avessero superato la prova, pereducarli ad una forma mentale migliore e meno avida-

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mente napoleonica. Ci vuole qualche cosa di più di un_esame. Il semplice meccanismo sociale non può dareper intero questo " qualche cosa di più", ma tutto quel­lo che si può cavare dal meccanismo sociale verrebbeprohabilmente fotnito da qualche istituzione simile aquella dci ragionieri patentati: un'unione autogovernan­tesi di professionisti che hanno accettato certe regole,assunto certe responsabilit à reciproche e possono con­cent rare l' intera forza della loro opinione pubblica orga­nizzata in schiacciante disapprovazione su qualsiasimembro delinquente della società. Tale organizzazioneè uno dei più potent i espedient i educat ivi che sia ma istato inventato. Le funzioni direttive non sara nno mairese efficaci e responsab ili finché non ci sarà un ordinericonosciuto di direttori d'affari , un altro di uominipolitici e un altro di amminist ratori. (In Inghilterra , igradi più alti del servizio civile formano quasi una casta,regole e t radizioni, che vengono rinforzate distribuendoquella forma di lode cosi apprezzata e quella forma dibiasimo cosi insopportabile: .la lode e il biasimo dei col­leghi professionali . E deve al fatto di avvicinarsi ad unordine riconosciuto di amministratori , se possiede tantaefficienza e tanta imm unità della corruzione.)

Sottoporsi a degli esami e far parte di un ordine pro­fessionale cont ribuirebbe senza dubbio molt issimo ad ele­vare il livello di chi diri ge l'economia e la polit ica, e a im­pedire che le tendenze degli ambiziosi escano dai giustilimiti . Estendere l'applicazione di un vecchio prin cipio èsempre più facile che int rodume uno nuovo ; e siccomeil sistema degli esami è usato quasi universalmente, e leorganizzazioni professionali riconosciute sono largamenteconosciute e rispettate, non dovrebbe essere difficile esten­dere semplicemente i loro campi d 'applicazione. Solo intal modo si può diminuire il pericolo sociale inerente alfatto della ineguaglianza individuale.

XII

L'EDUCAZIONE

GLl educatori di professione, e, insieme con loro , certipsicologi , hanno avuto la tendenza ad esagerare

l'efficacia della educaz ione infantile e di ciò che avvienenei primi anni della vita. I gesuiti si vantavano che,se fosse stato affidato loro un bambino in età abbastan­za tenera, avrebbero potuto rispondere dcII'uomo. Inmodo simile, i freudiani attribuiscono alle esperienzedella prima infanzia tutti i disturbi spirit uali dell'uomo.).la i gesuit i han no educato t anto dei liberi pensatori edei rivoluzionari che dei docili credent i. E molti psicologisi stanno allontanan do dall' opinione che tutte le ne­vrosi siano dovute a qualche penosa esperienza dellaprima infanzia. t La cura in conformità alla teoria deltrauma psichico e scrive ] ung, _è spesso est remamentedannosa al paziente , perché lo obbliga a ricercare nellasua memoria, spesso in un lungo periodo, un eventoipotet ico della sua infanzia , mentre vengono grossola­namente trascurate cose di importanza immediata. • Laverità è che l'uomo soffre non soltanto del suo passato,ma del suo presente, e di ciò che prevede nel futuro. Ilprocesso di condizionamento che avviene nell 'Infanzia .non determina completamente e in precedenza la con­dotta dell 'uomo. Almeno fino ad un certo punto, questipuò venire ricondizionato dalle circost anze della suaadolescenza e della sua vita di adulto ; fino ad un certopunto la sua volont à è libera , e, se egli sa vedere e sce-

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gliere la st rada per farlo, può da solo rieducarsi alla vita .Questo ricondizionamento può avvenire in senso buono,ma può anche avvenire in senso non desiderabile. Per

• esempio, il condizionamento che i bambini ricevono oranegli asili è in genere eccellente . Quello che ricevononelle scuole che vengono dopo è in genere cattivo. Mal­grado ciò che dicono Freud e i gesuiti, la cattiva edu­cazione dell 'ad olescenza neutral izza quella buona rice­vuta nell 'infanzia . Nella sua Anatomy 01 Frustration,H. G. wells fa commentare al suo eroe la penosa dif­ferenza tra 4: il fascino, la viva intelligenza, la libertàsenza t imore del" bambino moderno di sei o sette anni,e la goffa futilità mentale del ragazzo di dieci annidopo s, La prima è il prodotto dell'asilo infantile, laseconda quello della scuola elementare e secondaria, edel collegio. Si educano i bambini alla libertà , all'intel­ligenza, alla cooperazione responsabile e volontaria ; equando sono più grandi vengono educat i all'accetta­zione passiva della tradizione, e ad un 'alternativa frail pote re e la subordinazione. Questo fatto è un sintomodell 'incert ezza di proposit i che prevale nelle democrazieoccidental i. La vecchia t ra dizione pat riarcale coesistenelle nost re menti con una brama nuova e incompatibileverso la libertà e la democrazia . Nel nostro entusiasmoper la seconda , abituiamo i nostri bimbi piccoli ad es­sere degli individui liberi ed autogovernantisi; e dopo

~ averlo fatto ci spavent iamo e, ricordando che la nostrasocietà è ancora gerarchica e molto autoritaria , impie­ghiamo tutte le nostre energie per insegnar loro adessere dci dominatori da un lato, e dall'altro degli ac­quiescent i subordinat i.

Si può qu i, incidentalmente, notare che le scuole"moderne" possono essere anche troppo " moderne". C'èil pericolo che ai bimbi venga data più libertà di quantopossa loro esser ut ile, e piu responsabilità di quanta

LO EDUCAZIONE 19 9

essi desiderino o sappiano assumersi. Il dare ai bambinitroppa libertà e responsabi lit à. è imporre loro uno sfor­zo che molti di essi t rovano opprimente ed anche este­nuante. Salvo casi eccezionali , i bambini amano sen­t irsi sicuri , amano sent ire l'appoggio di un a solida in­quadratura di leggi morali e anche di regole di buonemaniere. Entro un 'inquadratura cosi saldamente sta­bilit a, c'è spazio abbo ndante per allenarsi all 'indipen­denza, alla responsabilit à e alla cooperazione. La cosaimportante è quella di evitare gli est remi, di troppa li­bertà e responsabilit à da un lato, e, dall'altro, di tropperestrizioni, e, soprattutto, di troppe restrizioni sbagliat e.L'inquadratura stabilit a può essere una regola buona ocattiva. I bambini possono t rovare un senso di sicurezzatanto da una regola morale, diciamo, di militarismo,che da una regola di "non-attaccamento". Ma i risul­tati di una educazione entro una inquadratura di mora­lit à milit aristi ca saranno completamente diversi da quel­li di una educazione nell 'etica del " non-attaccamento".

Per tornare al mondo quale noi lo conosciamo, dob­biamo rivolgerei una domanda importante. Anche sevenisse prolungato il t ipo d'educazione dell'asilo, ossiail t ipo dell 'educazione all 'autogoverno e alla coopera­zione responsabile, se, diciamo, questo venisse continua­to fino alla t arda adolescenza, riusciremmo, nel mondocome è oggi, a produrre qualche importante cambia­mento in meglio nella società o negli individui che lacompongono? La vita pratica è il migliore di tutti imaestri. Prendete degli ado lescenti educati all 'autogo­verno e alla cooperazione e scaraventateli in una societ àgerarchica, emulat rice e adoratrice del successo ; cosane succederà? Pot ranno sopravvivere gli effetti dell 'e­ducazione ricevuta alla scuola ? Moltoiprobabilrnenteno. Verosimilmente ci sarebbe un periodo di sbalordì­mento e di an goscia ; poi, nella maggioran za dei casi,

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un riadat tamentc alle circost anze della vita. Ciò che di­most ra , una volta di più . che la vita è un tutto e che deicambiamenti opportuni in un campo non produrrannoi risultati che se ne attendono, se non accompagnatida opportuni cambiamenti in tutti gli altri campi.

Nei paragrafi precedent i ho avanzato l' ipotesi che unabuona educazione non cost it uisce quella cura infalli­bile per tutti i mali. come qualche entusiasta ha rit e­nuto. O piu ttosto. che potrebbe divenir t ale soltant o sefosse associata a delle buone condizioni negli altri cam­pi dcJJa vita . Come al solito, non si t ratta di una semplicequest ione di causa ed effetto, ma di rapporti più com ­pIessi , di azione e di reazione. Una buona educazionesarà pienamente efficace soltanto quando le condizionisociali siano buone, e siano buoni i-sent iment i e le opi­nioni degli individui ; ma tanto quest e che quelli nonpossono essere pienamente soddisfacenti, finché non siabbia una buona educazione. Il problema della riformaè il problema consistente nello spezzare un circolo vizio­so e nel costruire al suo posto un circolo buono e sa­lutare.

E giunto il momento di chiederci in cosa consistaveramente una buona educazione. Nei primi mesi eprimi anni dell'infanzia l'educazione è semplicementefisiologica; il bambino, per usare il linguaggio degli al­levatori di cani, viene "educato alla puliz ia" . Nel pas­sato questo era considerato un argomento volgare einsulso, del quale era inutile e poco delicato discutere.Usando iI t ermine delIo zio Toby Shandy, si venivasculacciati per questo e poi non se ne parlava più. Glipsicologi modern i hanno scoperto che l'argomento nonè affatto banale e che, almeno per il bambino, le escre­zioni e iI relat ivo processo d'educazione sono argoment idi profondo interesse. A questo proposito devo cit aresoltanto l'opera del compianto dotto Sut tie , il cui libro

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II

L ' ED UCAZIONE 201

The Origins 01 Love and Hatred, contiene un interessan­te capitolo sugli effetti della prima educazione aIla" pulizia" sulla vita emotiva degli esseri umani. Quest ieffetti, sembra , sono generalmente cattivi; ed egli portadelle ragioni che inducono a supporre che la nostra vitaemot iva sarebbe più serena se la nostra educazione allapuli zia non fosse cominciata cosi presto. I bambini po­co pulit i sono una peste; ma se, lasciandoli un po ' piùliberi di fare le loro piccole sudicerie, possiamo garan­

. t ire che diventino degli adult i più sereni, meno irasci ­bili, e liberi da ciò che Suttie chiama il nost ro " tabùin materia di tenerezza", la piaga sarebbe più soppor­t abile.

Questo per quanto riguarda l'educazione fisiologicadella prima infanzia . Passiamo ora alla educazione mo­raIe ed intellettuaIe degli anni che seguono. Le duecose sono, naturalm ente, inseparabili ; ma è opportunot rattarle una alla volta. Cominciamo col domandarciin che cosa consiste una buona educaz ione morale.Non dimentichiam o che il nostro scopo è di educare gliesseri umani alla libertà, alla giustizia , aIla pace. Comepossiamo attenerlo? Nel suo recente libro , Which fVaylo P eace? Bcrtran d Russel ha scritto un paragrafo si­gnificativo su questo argomento . « Le scuole "t, egli dice,t hanno subito dei grandi miglioramenti nel secolo at ­tuale, almeno nei paesi rimasti democrat ici. Nei paesicha hanno un a di ttat ura milit are , compresa la Russia,si-è avuto in questi ultimi dieci anni un gran de regressocomprendente una recrudescenza di st retta disciplinae di obbedienza assoluta , un comportamento ridicol­mente servilc verso gli insegnanti, e un modo d'appren­dere piuttosto passivo che attivo. Ciò viene consideratogiustamente dai govern i interessati un metodo atto aprodurre una ment alit à milit are, al t empo stesso ub­bidiente e prepotente, codarda e brutale... Da quanto

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praticano i despot i, possiamo vedere che essi sono d 'ac­cord o coi difensori della educazione " moderna" sui rap­porti t ra la disciplina della scuola e l 'amore per la guerrain età matura. »

La dottoressa Maria Montessori ha sviluppato lostesso tema in un recente opuscolo: «Il bambino che nonha mai imparato ad agire da solo, a dirigere le sue azioni ,a guida re la sua volontà , si sviluppa fino a divent areun adult o che viene facilmente guida to e che deve sem­pre appoggiarsi agli altri. Lo scolaro , essendo continua­mente scoraggiato e sgr idato , finisce per acquistarequel misto di timore e di sfiducia nelle sue capacità cheviene chiamata timidezza e che in seguito, nell 'adulto,prende la forma dello scoraggiamento e della sottomis­sione, dell 'incapacità a produrre la minima resistenzamorale. L'obbedienza che si chiede al fanciullo t anto acasa che a scuola , un 'obbedienza che non ammette néla ragione né la giust izia, prepara l 'uomo ad essere docileverso le forze cieche. Quella punizione cosi comune nel­le scuole, che consiste nell'esporre il colpevole al biasimopubblico, ed è quasi equivale nte alla tortura della ber­lina , riempie l'anima di un timore pazzo e irragionevoledella pubblica opinione, anche se questa ~ chiaramenteingiusta e falsa. Tra quest i adattamenti, e molti altriche sviluppano un permanente complesso d 'inferiorit à,nasce lo spirito di devozione, per non dire l' idolat ria,verso i condottieri e i capi e. La dottoressa Montes- 'sori avrebbe potuto aggiungere che il complesso di in­feriorit à spesso trova espressione e compenso nella bru­talità e nella cru delt à. L 'educazione tradizionale è unapreparazione alla vita in un a società gerarchica e mi­litarist a , nella quale gli individui sono ubbidienti inmodo abbietto ai loro superiori, e crudeli verso i loroinferiori . Ogni schiavo "si rifà" con lo schiavo che glista sotto.

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L'EDUCAZIONE 203

Alla luce di queste due citazioni,' possiamo capire conmaggior chiarezza perché la storia abbia preso il corsoche ha effettivamente preso, negli ultimi anni. L'i nten­sificazione del nazionalismo e del militarismo, il sorge­re delle dittat ure, il diffondersi di govern i autorit ari aspese dei governi democratici, sono tutti fenomeni che ,come gli altri event i della storia umana, hanno una va­riet à d i cause inter-agenti. Le più copiscue t ra questesono naturalmente quelle economiche e politiche. Manon sono le sole. Ci sono anche delle cause educativepsicologiche. Tra queste bisogna mettere il fatto che,negli ult imi sessant 'anni, tutti i bambini sono stat i as­soggettati alla st retta e autoritaria d isciplina della scuoladi stato. Nella recente storia europea una cosa similenon era mai avvenuta. In certi periodi, è vero, e in certeclassi sociali , la disciplina imposta entro la famiglia erastrettissima. Per esempio, la famiglia puritana del se­d icesimo secolo era governata in modo quasi altrettan­to arbitrario c rude che quella del colono romano oquella del samurai giapponese. Samurai e romani ave­vano in vista lo stesso fine, quello di allevare i bambininelle virtù milit ari, in modo da fame dei buoni soldat i.I pu ritani avevano in vista un fine religioso ; imitavanoJ ehova ; facevano di tutto per spezzare la volontà deiloro figli perché S. Agost ino e Calvino ha nno insegnatoche questa volontà è essenzialmente vòlta al male.Tuttavia , benché i fini fossero diversi, i risultati del si­stema educativo pur itano erano gli stessi di quelli ot­t enuti coi sistemi essenzialmente simili studiat i dai IO:'

mani e dai sarnurai per un fine completamente diverso.I loro figli diventavano dei soldat i di prim'ordin e e,qu ando non venivano chiamati alla guerra, dimostra­vano le loro qualit à militari nel campo del commerc ioe dell 'industria, diventando (come Tawney e Weberhanno dimostrat o) i primi e i più spietati capitalist i. I

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purit ani, ripeto, avevano una st rettissima disciplina fa­miliare. Ma non tutte le popolazioni eTano formate dapuritani. Quando molt i bambini venivano educati nellefamiglie, molt i di loro conoscevano soltanto gentilezzae riguardo. In altri casi, una brutalità sporadica si al­ternava con una sporadica affezione. In altri ancora,-senza du bbio, i genitori avrebbero desiderato imporreuna disciplina romana od ebraica, ma erano t roppopigri per farlo sistemat icamente, cosicché i bambini neuscivano incolumi. E un fatto molto significativo chei membri delle classi superiori , che da piccoli hannoavuto dei t utori o hanno frequentato la scuola , sonosempre stat i gli elementi attivam ente militaristici nellasocietà medioevale e nelle prime epoche della societàmoderna . La gente del popolo era assai di rado spon­taneamente bellicosa. La guerra e il brigantaggio im­perialist ico eran o le preoccupazioni dei suoi padroni,uomini che godevano del privilegio, durante l'infanzia,di venire minacciati da qualche pedagogo di lingua pun­gente e di mano pesante.

Nella prima metà del secolo diciannovesimo, l'educa­zione secondaria per le classi medie venne estesa molt is­simo ; nella seconda metà l'educazione primaria venneresa universalmente obbligatoria. Per la prima volt a tu t­ti i bambini vennero sottomessi ad una disciplina st ret ­ta , sistemat ica, costante, quella specie di disciplina che«produce una mentalità militaristica , al t empo stessoobbediente e prepotente l . I membri delle classi mediee superio ri sono ancora sot topost i, in molti paesi, a unperiodo di educazione più lungo dei poveri . Ed è perciòche i membri delle classi medie ~ superiori sono ancora ,nell'insieme, più bellicosi che i membri delle classi lavo­ratrici. (Organizzazioni come la Peace Pledge Unionhanno più aderenti tra i poveri che t ra i ricchi). Anche ipoveri, tuttavia , subiscono oraalcuni anni di disciplina

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autoritaria. Il declino della democrazia ha coinciso ~s~t­t amente con l' arrivo all'età adulta e al potere politicodella seconda generazione del proletariato leg~to. all 'e­ducazione obbligatoria. Questa no~ è una comctden~~fortuita. Nel 19 20 tutti gli europet che erano. Sf~ggItIalla educazione obbligat oria primaria erano morti o Impo­tent i per vecchiaia . Le I?as.se .era~~ passate ~ttrav~rs? ,prima, a sei o sette anni di tirociruo scolastIco,.~I, ID

molt i paesi, a qualcosa come da uno .a ~re anm di .cc:scrìzione. e finalmente, a quattro an m di guerra. DISCI­plina militar~ pi~ che sufficic~te per re~derli c al tem~stesso obbedienti e prepotenti l . Quelli che .erano plUattivamente dominatori salirono sulle vette , Il resto ob­bedi ed ebbe il privilegio di poter minacciare chi stava .di sotto nelle nuove gerarchie polit iche. .

I primi riformatori d~ll 'ed~cazione r~t~nevano che l'I­struzione universale pnmana e, possibilmente, secon­daria avrebbe liberato il mondo dalle sue catene, e loavrebbe reso "pronto per la democrazia". Se .non loha fatto, se, invece, ha semplicemente preparato Il. mon­do alle dittature e alla guerra universale, la ragt.on~ èmolto semplice. Non si può raggiungere un dato obtet.­tivo storico camminando nella direzione opposta . Se Ilvost ro scopo è la libertà e la.democraz~a, ~isogn~ allorainsegnare al po~lo y~rte di ~ssere liberi e di aut~­governarsi. Se gli ~I msegna ,. invece, quella .della ,mi­naccia e dell'obbedienza passiva. non si raggmngera lalibert à e la democrazia a cui si mira . Fini buon i nonpossono venire raggiunt i con mezzi i r:ad~tti : Qu~sta ve:rità è assolutamente ovvi a. Tuttavia CI rifiutiamo diagire basandoci su di essa. Ed. è IX:r questo che ci t ro­viamo nella nost ra presente SItuazione.

I due t ipi di educazione , quello per la libertà e la. re­sponsabilità, e quello per la prepotenza e la subordma:zione, coesistono nelle democrazie occidentali. ove gli

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asili infantili appartengono al primo t ipo, e molte delleal~r~ .scuol~ .al secondo. Nei paesi fascisti , nemmeno gliasili mfant.l h poss~no ~ppartenere al primo t ipo. E ab­bastanza signif icat ive il fatto che la società Montessoriin Germ~n i a venne ~io1t.a .dalla polizia polit ica nel 1935;e ~c.l grugno 1936 Il Ministro dell'Educazione di Mus­solini decretò la cessazione in I talia di tutte le att ivi­t~ uffici~1i del metodo Montessori. AI tempo di Lenin ,l e~u~lo.ne . ~ era basata , in ogni stadio, su deipnncrpr simili a quelli enuncia ti dalla dottoressa Mon­tessori. ~ei m~ifesti e nei .decret i pubblicati poco dopoche Lcnin sah al pote re, SI possono leggere frasi comequest~ : « L'ut ilizzazione di un sistema di segni per valu­tare .il I?rofi~ to e la condotta degli allievi è abolito ...La distribuzione di medaglie e di premi è abolita... Lavecchia forma di disciplina che corrompe l'intera vitadella scuola e il libero sviluppo della personal ità delbam bino non può essere mantenuta nelle scuole di la­v~ro. ~l progresso del lavoro stesso sviluppa quella disci­plina mterna .senza la .quale non si può immaginare illavoro collettIvo. e. razionale ... Tutte le punizioni nelle~uol~ sono proibite ... Tutti gli esami sono aboliti...L uni forme scolast ica è abolita t.

.Il 4 set tembre 1935, un Decreto di riforma accade­nuca venne promulgat o dal governo di St alin. Questode~reto cont eneva, t ra gli altri , i seguent i ord ini: e Ist ì­tuire una commissione... elaborare un progetto di re­golamento per ogni tipo di scuola. Il regolamento deveav~re un ~ratt~re. cat egorico e assolutamente obbliga­tOrIO per gh allievi co~e per gli insegnanti. Questo re­gol~ento deve essere Il documento fondamentale... chesta~ilis~e strettamente il regime degli st udi e le basidell ordine per la scu.ola..: ~ sostegno del regolamentoper la condotta degli allievi deve venir stabilita unast retta e coscienziosa applicazione della disciplina... Nel.

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le note personali verranno segnate per l' intera duratadegli studi i punti dell'allievo in ogni t rimestrevi suoipremi e le sue punizioni... Uno speciale apparato digiovani organizzatori comunist i verrà istituito per lasorveglianza degli allievi dentro e fuori la scuola. Essidovranno sorvegliare la moralità e lo st ato d'animodegli allievi ... Stabilire una forma unica di abbigliamen­to per gli allievi delle scuole primarie, medie e seconda­rie; questa uniforme deve essere introdotta, per comin­ciare, nel 1936 nelle scuole di Mosca t.

Questo decreto fu seguito da un alt ro, uscito nel feb­braio del 1937, il quale ord inava che le organizzazioniesist ent i per dare una ist ruzione militare ai bambini(dagli otto anni in su) dovessero venire rin forzate edestese. Questo sistema di coscrizione infantile esistegià nei paesi fascisti e, se continua la minaccia dellaguerra , sarà senza dubbio imposto anche alle democra­zie occidenta1i.

Qualunque cambiamento in peggio nei metodi edu­cat ivi significa un cambiamento in peggio nella menta­lità di milioni di esseri umani per tutta la durata dellaloro vita. La prima educazione, come ho fatto notare,non determina completamente e irrimediabilmente. lacondotta degli adult i; ma rende senza dubbio più diffi­cile per gli individui pensare, sent ire, agire in modo di­verso da come è st ato insegnato loro nell'infanzia. Dovele condizioni sociali sono in armenia col sistema preva­lente di educazione, l'impresa di uscire dal cerchio deiprimi insegnamenti può rappresentare una difficoltà qua­si insuperabile. Stalin ha reso praticamente certo chela filosofia della vita prevalente in Russia sarà, per iprossimi trenta o quarant 'anni, essenzialmente mili­tarist ica.

La disciplina non è il solo st rumento per l' educazionedel carattere. Una delle maggiori scoperte psicologiche

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dei tempi moderni fu la scoperta che il giuoco, non sol­t anto per i bambini piccoli, ma, (e anche in modo piùsignificativo) per gli adolescenti e per gli adult i, potevavenire impiegato a degli scopi educa t ivi. In parte ca­sualment e, in parte con sottile e profondo calcolo, glieducatori inglesi della seconda met à del diciannovesi­mo secolo ebbero l' idea di organizzare lo sport allo sco­po di educare il carattere dei loro allievi . A Rugby,quando Toro Brown andava a scuola , non esistevanogiuochi organizzati . Il dottor Arnold era immerso t rop­po esclusivamente nelle riforme sociali della Bassa Chie­sa e nello st udio della stor ia del Vecchio Testamento,per occuparsi di cose cosi futili come i divertimenti deisuoi ragazzi . Una generazione dopo, il "cricket" e ilgioco del calcio erano obbligatori .in ogni scuola pub­blica , e lo sport organizzato veniva usato sempre piùdeliberatamente come un mezzo per modellare il carat ­tere del gentiluomo inglese.

Come ogni alt ro ist rumento inventato dall'uomo, losport può venire usato tanto per fini buoni che per finicattivi. Ben impiegato, può insegnare il coraggio e lapazienza, senso di lealtà e rispetto delle regole, la coor­dinazione degli sforzi e la subordinazione degli interes­si personali a quelli del gruppo. Usato male , può incorag­giare la va nità personale e quella di gruppo, l'avidodesiderio di vittoria e l'odio per i rivali , un int ollerantespirito di corpo e il disprezzo per chi non fa parte di uncerto gruppo scelto arbitrariamente. In ent rambi i casilo sport insegna la cooperazione responsabile; ma quan­do viene usato male , la cooperazione è volta a dei fininon buoni e porta a un aumento di attaccamento delcarattere individuale; quando viene usato bene, il ca­rattere viene modificato nel senso del non-attaccamento.Lo sport può essere tanto una preparazione alla guerraquanto, in un certo senso, un surrogato della guerra;

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può educare dei guerrieri in pote nza o dei pacifisti inpotenza ; può esercit are una infiuenza educativa cheformi dei militarist i o degli uomini pronti e capaci diapplicare i principi: del pacifismo ad ogni attività dellavita. Sta a noi scegliere quale sarà la funzione cheeserciterà il divertimento organizzato degli adult i e deibambini. Nei paesi dittatoriali la scelta è stata fatta ,coscientemente e senza compromessi. In questi paesi losport è una ben definita preparazione alla guerra, e unadoppia preparazione. Viene usato, in primo luogo, apreparare i bambini per il periodo di schiavitù milit areal quale dovranno sottoporsi quan do saranno di leva ,per abituarli alla resistenza, al coraggio e agli sforzicoordi nati, e coltivare in precedenza quello spirito dicorpo, quella vani tà e quell 'orgoglio di gru ppo che sonola base del carattere di un buon soldato. In secondoluogo, viene usato come uno st rumento di propagandana zionalistica. Le partite di calcio t ra squadre di paesistranieri vengono considerate come questioni di presti ­gio nazionale ; la vittoria vien valutata come un t rion­fo sopra un nemico, un segno di superiorità nazionaleo di razza; una sconfitta viene attribuita a slealtà nelgioco, e trattata quasi come un casus belli . I t eorici ot ­timisti considerano lo sport come un legame t ra le na­zioni. Ma nello stato presente dei sentimenti nazionali­sti ci, è soltanto una causa di più per dei malintesi in­ternazionali . Le battaglie combattute sui campi spor­t ivi non sono che dei preliminari, o anche delle causeche cont ribuiscono "a confiittipiu sert. In un mondoche non possiede una comune religione o filosofia dellavita, ma nel quale ogni gruppo nazionale prat ica unasua speciale idolatria privata, le partite inte rnazionalidi calcio e le contese sport ive non possono fare altroche del male.

La scelt a dei dittatori è stata, come abbiamo visto,

".

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'2 10 FINI E MEZZI L'EDUCAZIONE ' IIchiara e senza. compromessi. Essi hanno deciso che losport deve essere soprattutto una preparazione alla guer­ra. I paesi democratici hanno, come sempre, due opi.nioni in proposito. L'idea di usare lo sport soltantocome un a preparazione alla guerra ci scandalizza ; altempo stesso non sappiamo deciderci ad usarlo coscien­temente e coerentemente per educare dei pacifist i attivi.Fino a un certo punto lo sport viene usato come unapreparazione militare. c La battaglia di \Vaterloo fuvinta sui campi di gioco di Eton l, e "fu pure su questicampi , e su una dozzina o due di campi sportivi di al­t re scuole, che è stato conquistato e tenuto soggettol' Impero indiano. Il massacro di Amritsar è"un prodot­t o genuino e t ipico del sistema dei prefetti di collegioe del "cricket " obbligatorio. «La mano del suo capi­t ano batté la sua spalla : .. Giuoca e giuoca fino in fon­do!" E la partit a fu giuocata tra gli alt i muri di J a­lianwallabgh al suono di non so più quante cent inaiadi morti e di feriti. Ma se l'India fu conquistata e te­nuta soggetta sui campi sportivi delle scuole pubblicheinglesi, viene anche amminist rata con quei sistemi, edè amministrata con un grado considerevole di giustiziae di incorruttibilità. E su quegli stessi campi è anchein corso il processo della sua liberazione (molto gradua.le, e fatta con molt a riluttan za, per dire il vero). Nellasemi-democrazia dell'Inghilterra moderna , lo sport nonviene usato soltanto per preparare la guerra e per sti­molare la vanità e l'orgoglio di gruppo ; viene usatoan che per insegnare ai ragazzi a comportarsi con genui­na lealt à , ossia come educazione al non-attaccamen­t o. Nel mondo quale è oggi, non ci si può pennettcredi avere opinioni in proposito. O si usa lo sport (e ingenerale tutto il sistema educativo) come un espedien­te per preparare degli individui non-attaccati , non mi­litaristi ; oppure, sotto la impellente minaccia di un a

guerra, bisogna risolversi ad essere più prussiani deinazisti e, sui campi sportivi di Eton e delle alt re .scuole,prepararsi a vincere dei futu ri Watcrlco . La pnrna al­ternativa implica un grande rischio, ma può condurre ,non solt anto gli inglesi, ma tutto il rest o del mond~ ,

fuori dalla valle della distruzione ave esso sta ora VI­

vendo la sua vita precaria. La seconda alternativa puòportare solt anto a un peggiorament o dei rapporti ~nter­

nazionali, e, in ultimo. alla catast rofe generale. Dlsgra:ziatamente è verso questa seconda alte rnativa che I

governanti dell' Inghilterra sembrano tendere ora.Ho parlato finora come se esistesse solt anto un t ipo

di sana educazione. Ma si è vist o, nel capitolo sull 'Ine­guaglianza, che gli esseri umani appartengono a. tipidiversi. Poiché è cosi, non è forse un errore prescnvereun solo sistema di educazione del carattere? La rispostaa quest a domanda è al t empo stesso afiennativa e ne­gat iva. Non è un errore prescriv~re .un unico. siste~~di educazione del carattere, perche (npetendo I te rnumusat i in un capitolo precedente) è sempre in poteredell 'uomo allontanarsi dai territori dove esist ono ledivisioni psicologiche, perché gli è sempre possibile, selo desidera, t rovare nel mondo comune dell 'azione illuogo adatto per un largo e solido ponte che uniscaanche i più incommensurabili universi psicologici. L'e­ducazione del carattere per mezzo dell'autogoverno, del­la cooperazione responsabile, la disciplina dei giuochivolontariamente accettata, è qualche cosa che accadeentro quel comune mondo dell'azione, nel quale soltan­to è possibile l'unione degli individui di diverso tipopsicologico. Prescrivere una tecnica fondamentale dieducazione del carattere non è perciò un errore. D'altraparte sarebbe chiaramente sciocco non adattare la tec­nica fondamentale unica ai differenti t ipi di ind ividui.Discut ere la natura di queste vari azioni richiederebbe

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t roppo tempo, e poiché l'argomento non è di importanzafondamentale, passerò subito a t rattare l'argomento se­guente, ossia l 'educazione come istruzione.

Nei paesi occidentali più civili l'educazione primariaè obbligatoria e universale da più di sessant 'anni. L'edu­cazione secondaria e superiore è stata anche essa resaaccessibile, meno largamente in Inghilterra che in Ame­rica, in Francia e in Italia che in German ia . ma ovunquead un numero molto considerevole di giovani e di adult i.Quando si confrontano le grandi speranze nutrite da iprimi difensori dell 'ist ruzione universale, coi risultatieffettivamente raggiunti dopo due generazioni di inse­gnamento intensivo ed estensivo , non si può fare ameno di sent irsi un po' scoraggiati. Milioni di bambinihanno passato migliaia di milioni di ore sotto la disci­plina scolastica, leggendo la Bibbia, ascoltando pie t iri­t ere, e gli abit ant i del mondo si prepararan o a t rucidar­si scambievolmente, più scient ificamente e con più zeloche mai ; l 'umanitarismo declina visibilmente ; l 'adora­zione idolat ra per gli uomini forti aumenta ; la polit icaint ernazionale viene condotta con un grado di cinismobrutale sconosciuto dai tempi di Alessan dro VI e diCesare Borgia in poi. Passiamo dall'ed ucazione mo­rale a quella intellettuale. Quanto di meglio sia statodetto e pensato è stato gridato da milioni di pedago­ghi, per milioni di volte, in milioni di piccole orecchie;e la letteratura poliziesca , gli st upefacenti, i grands iour­

·naux d'informations circolano a decine di milioni ognimat tina e ogni sera per tut to l' anno; ogni mese rivisteda st rapazzo offrono a milioni di lettori la loro dosedi sincere confessioni, di amenità cinematografiche, dipiccant i storie poliziesche, di misteri sensazionali; pert utto il giorno si srotolano nei cinematografi milioni dimetri di pellicole sceme e moralmente squallide, davan­ti ad un avvicendarsi di pubblico. Da migliaia di sta-

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zioni trasmittenti , per diciotto ore s~e v~nt~quatt~o ,nell'et ere cont aminato vengono versati fiu~~ . dl ~usIca(in prevalenza cattiva), e propaganda pohttc~ (~n pre­valenza falsa e malevola) . Da un lat o st rument i di mera:vigliosa ingegnosità e pote re ; e dal1 'al~r~ un modo ~lusare questi st rumenti che .è idio~a o cr~mmale~ o ~utt cdue le cose insieme. QuestI sono l frutti morali e .mtel­let tuali del nostro sistema d 'educazione" E ora di far~qualche cosa per mutare la natura dell albero che dasimili frutti. . .

Nei paragrafi precedenti ho indicato Cl? ~he ?lSOgnafare se si vuole allevare una razza di uorrum e di don.nenon-attaccati e attivamente amici della pace: ~b~la:mo ora prendere in consid~razion~ i ,metodi miglioriper nutrire l'i ntelligenza e ImpartIre, Il sc:pere.

Al giorno d'oggi l 'educazione come istruzione ass~me

una delle due fonne: accademica (o liberale) e tecnica.Si suppone che l'educazione .accadem~ca. ~aggi~nga ~ueeffetti per coloro che la subiscono; SI rrtiene m pnrnoluogo che sia una ginnastica per m~zzo della qualeessi potranno sviluppare t utte le facolta d~lla .1~ro men­te, dal potere di an alisi logica a quello dì c~tIca .es~e­t ica; e, in secondo luogo, si ritie?e c.h~ forn~s~a al ~10­vani una inquadratura di rapporti 10gl~l , st~ncl e fiSlCO~chimico-biologici, ent ro la quale ogm nozione da essiacquistata in seguito possa trovaré un posto ada:toe significat ivo, L'educ~zione .t~cnic~, ~' ~ltra parte, mlr~solt anto a dei risultati pratici, ~ SI ritiene c?e renda .1giovan i efficient i in qualche mestie re o professione parti-colare. .

Delle indagini recent i (per esempio, quelle .mtr.apre­se qualche anno fa dalle autorit à della pubblica IStru­zione scozzese) hanno dato una forma e un contenutostat ist ici alle conclusioni c~~ l'esperie?7..a versonal,e haimposto da lungo tempo agli Insegnanti: ossia , che l edu-

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caz ione accademica (benché dispe nsata a malincuore,alm~no nella sua forma secondaria e superiore) viene im­partita a un gran num ero di ragazzi e di giovinette chenon sono in grado di t rame grande profit to. Fino adun certo punto , senza dubbio . questo insuccesso è dovu­to ai difetti del nostro sistema d'insegnamento e alleinsufficienze individuali degli insegnanti. (L'insegnamen­to è un 'arte e non una scienza; e il nu mero dei cattivia rt ist,i ha sempre di gran lunga supe ra to qu ello deib~om) . Comu~q?e,. pu r facendo tutte queste concessio­~1. sembra chlar:sslmo che molt i giovani, probabilmentel ?S~luta m~gglOranza. sono congenit almente incapacidi n cevere CIÒ che l'educazione accademica può offrire.Al tempo stesso, non è meno chiaro che chi riesce a su­perare i corsi de~l'~ducazione accademica , emerge daquesta ~rova, o simile a ,:n pappagallo che ripete delleformule Imparate .a memona senza capirne il vero signifi­cato ; o, se lo capisce, come uno specialist a che sa tuttosu un dato soggetto e non si interessa di niente altro 'o, infine , come un intellettuale teoricamente al correntedi tutto, ma irrimerliabilmente inetto nelle cose dellavit a ordinaria. Qualcosa di analogo avviene agli allievidelle scuole tecniche. Essi entrano nel mondo con unagrande esperienza, nel loro lavoro particolare, ma sa ­pendo ,be~ po~ di tu~to il resto e senza possedere nes­sun pn nclplO. tn~egratIvo nei cui t ermini possano inqua­drare le nOZIOnI event ualmente acquist ate e dar loroun significato nel futuro.

E possibile rimediare a questi difetti del nostro siste­ma educativo? Ritengo di si. Bisogna cominciare dal ­l 'accettazione più franca, più scientificamente obietti­v.a.de~ fat~o che gli esseri umani appartengono a deit ipi diversi. Congenitamente, il cerebrotonico non èespansivo come il viscerotonico, che può assorbirsi co­si profondamente nella sua ricca vita emot iva , da non

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aver voglia di occuparsi di que~e ricerche i~tellettualinelle quali eccelle il cerebrot0D:lcO. ~co~, Il somato­tonico è predestinato dal suo abito pslco-fisiCO a pre?-~e~più interesse e ad esser.e piu effi~iente nell,e attivit àmuscolari che in quelle intellet t uali e? em?Ì1ve., Pren­diamo in considerazione delle at tit ud ini particolari: se~­bra che queste siano spesso inn~te e po,ssan,o , vem rsviluppate solt anto a detri~e~to di alt re attItudI~l , (P~resempio, i buoni . matematIcI sono spesse bu~m ,~USl­cisti, ma apprezzano molto raramen.te le arti VIsive).C'è poi il problema, soggetto ancora ID parte ~ contr~­versia, dei vari gradi di intelligenza: GlI esan:lI per. rm­surare l' intelligenza hanno fatt~ del 'Pro~essi negli ul­timi ann i; ma avranno il loro pieno slgmficato so1t~ntoquando i loro risult.ati siano. valut~ti nell~ , loro ,giusterelazioni L'affennazlOne che 11 quoziente d ìntellìgenzadi A è ~aggiore di quel~o di ' B, ci ~i~, di per sè, ~oltopoco; se si vuole che abbia un vero slg~l1ficato, dobbiamoconoscere molti altri fatt i; per esempio se A ,e .B ~ppax:­t engono allo stesso tipo psico-fisico , o a trp ì dlvers~,se si avvicinano al tipo puro o se sono molto mesc~laÌl ,E cosi di seguito, L 'esame dell'intelligenza': perciò, èuno st rumento imperfetto; ma per quanto lmperfet~o.ha dato una forma e un contenuto stat istico a~~ con':ll~zione universale che alcune persone sono plli ,stupld~di certe altre. Accettato il fatto che g}~ e~sen .um~n~appartengono a tipi diversi, soJ.l0 dot,ah . d,I att~tudmldiverse e possiedono dei diversi ~I di, l~tellIge~za ,dobbiamo tentare di dare ad ognuno di essi 1 educazionemeglio calcolata per s~iluppare al ffi?Ssimo le sue ca­pacit à. :E: quello che , m un modo piuttosto rozzo e~inefficiente sti amo tentando di fare anche ora. I ragazzaintelligenti' sono promossi agli esami e ricevo?-o ~ellebo rse di st udio che li portano dalle scuole pnmane ~quelle secondarie, e da queste all'universit à , I ragazzi

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FINI E MEZZI .L' E DU CAZIONE 217

che hanno delle abilit à manuali diventano apprendistio frequentano delle scuole tecniche per imparare qu al­che mest iere specializzato , E cosi via. Un sistema mol­to alla buona, e che non sempre è buono. I suoi difettisono duplici. Prima di tutto i metodi impiegati nellascelta dei candidati alle varie specie di educazione sonotu~t'altro che soddisfacenti ; e i t ipi di educazione aCUi vengono sottopost i i candidati che riescono, sonoanche meno soddisfacent i dei metodi di scelta .

Dal sistemu; degli esami non è necessario che io parlia lungo. Molti educatori sono d 'accordo in teoria sulfatto che un singolo esame decisivo non fornisca lamiglior prova dell'abilità di un individuo. Molt i di lorosono anche passati dalla teoria alla pratica, e hannoa.bbandonato l\~sam~ singolo, decisivo a favore di uns},stem~ basato su di una serie di prove periodiche del­I intelligenza e del sapere , e sulle relazioni degli inse­gnanti e degli ispettori per un periodo di anni. Comple­tato da una gra duazione di un esperto secondo i criteridel t ipo fisio-psichico, quest o secondo metodo di sce­gliere i candidati alle varie specie di educazione dovreb­be dare dei buoni risultati.

, Dobbiar:no o~ prendere in considerazione i vari t ipidi educazione al qual i (secondo il loro tipo) i giovanidovrebbero venire sottoposti.

Abbiamo visto che i due t ipi di ed ucazione esistent i,t,anto l'educazione tecnica quanto quella accademica obber~le, non dànno dei buoni risultat i. Il problema chedobbiamo affrontare è quest o: correggerle in modo chel'educazione tecnica diventi più liberale, e l'educazioneacca~e~ica ,sia una preparazione piu adeguata alla vitaquo~I~l~na In una società che deve essere migliorata .

SI r~t1ene ,che una educazione liberale forn isca, primo,una ginnastica, secondo, un quadro di riferimento. Inaltri termini, dovrebbe essere simultaneamente un con-

gegno per sviluppare l' intelligenza e la fonte di capa-cità int egrative. . '

Nell'educazione accademica come OggI la conosciam o,il principio d'integrazione è principa.lmente s.cienti~coe storico. Possiamo esporre la questione altrimenti, edire che il quadro dei ri,~erimenti è l~gico . e basa~o suifatti, e che i fatti , che l'Intellet to logico viene abIt~at?a prendere in considerazione, so~o sop,ratt.utto fat t i ri ­

guardanti l'universo materiale e l um.amtà 10 q,uant.o faparte di quest o l'unive~so. . (L~ st011:a, come v~ene mse­gnata nelle scuole e nel collegi, è di due specie: quellanon scientifica, che è solt anto un ramo della propagandanazionalist ica , e quella scientifica , che è quasi ~n ra:ma della fisica . Gli storici scientifici t rattano l fat tiche riguardano gli esseri umani come fatt i dell'universomateriale. Parlan o degli uomin i come se fossero dellemolecole di gas, delle quali si possa efficacemente trat -tare facendone la media .] .

L'individuo che segue i corsi della nost ra educazioneaccademica può diventare un pappagallo., In questocaso diciamo che l'educazione non ha raggiunto Il suoscopo. O può diventare uno specialista efficiente. Inquesto caso diciamo che l'educazione ha avu~o un ~uc­

cesso solt ant o parziale, O ancora (e quando CIÒ aV:'Jeneriteniamo che l'educazione abbia pienamente raggiuntoil suo scopo) può emergerne un intellettuale, ossia unapersona che ha imparato a stabilire .delle relazioni t rai diversi elementi della sua somma di conoscenze, e chepossiede un sistema coorente di relazi~mi. nel quale pos­sono trovar posto tutte le nuove nozioni che può rac­cogliere nel corso della sua vita , Possiamo definire que­sto sistema di relazioni riferendole a ciò che è noto edire (come si è detto sopra) che esso: è, s? pratt?"tto,scient ifico e sto rico, logico e basato SUl fatti , Possiamoanche definirlo nei te rmini dello scienziato e dire che

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esso è principalmente conoscit ivo , e non affettivo oconativo.

Il pappagallo ripete, ma non capisce; il lim it ato spe­ci,alista capisce , ma capisce solt anto la sua special it à ;l'Intellettuale compiuto capi sce le relazioni che esistonotra molt i settori della realt à che egli via via conosce,ma le capisce soltanto teoricamente. Egli sa, ma non èanimato da nessun desiderio d 'agire secondo la sua co­noscenza , e non è stato educato a questa azione. Vedia­mo dunque che anche l'uomo considerato abitualmentecome un felice prodot to della nostra educaz ione acca­demica, è un individuo poco soddisfacente .

Agli allievi delle nostre scuole tecniche non vien datoness~m princ~pio integrativo. I loro insegnanti non lif?m lSCOno di nessun quadro di ri ferim ento, di nessunsist ema coerente di relazioni. Vien loro insegnato unlavoro e nulla pio, vien loro forni t a una tecnica e quelpo' di teoria su cui è basata quella t ecnica part icolare,m modo da farne dei lavoratori più efficient i. Essi esconodalla scuola complet amente impreparati a trattare inmodo intelligen te i fatti dell'esperienza. Manca lorocomplet amente quel t essuto di relazioni conoscitive,quella ret e d i conoscenze che, nella mente dell 'intellet ­t uale compiuto, connette gli atomi con la nebula spira­le, e t utt 'e due queste cose con la sua colaz ione mattu­t ina , la musica di Bach, il vasellame della Cina neo­lit ica, ecc. Per l'uomo educa to t ecnicamente esistonodei frammenti di informazioni, non come parti di unvasto .insie":le, ma . isolat i, come molte stelle sparse inun abisso di nera incomprensione. O se c'è un insieme ,è probabile che sia formato da idee prese a prestito dalla

. t eologia dell 'Età del bronzo, dalla storia aneddotica,dalla filosofi~ C<?me vie?e insegnata nei giornali . Il pro­dott~ ben riuscito dell educazione tecnica è cosi pocosoddisfacente quanto quello dell'educazione accademica.

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Quale è il rimedio a questo stato. di cose ? A1c~~hanno suggerito che l'educazione t~mca v~n~a .resa plUliberale, come quella accademica, I!I te~ml ~I c~lturagenerale, e sopra ttutto di fatti e di te~ne sclentIfic~e.H anno suggerito che i tecnici de~b~no ricevere un pn.n­cipio integrativo fondamentale sl?",I\.e .a 9-ucllo c~e vie­ne usato dagli intellettuali, un pn ncipio int egratìvo chelo scienziato ritiene principalmente conosc~b~o, e che,definito nei termini di ciò che è noto, è pnnclpalmentescient ifico. .

Ci sono due buone ragioni per ntenere erroneo .questosu ggerimento. In primo luogo, la. grande maggioranzadi quelli che ricevono un~ e?~Ca~lOne te~mca sono in­

capaci d i usare questo prmcipio mtegyab vo e, ~ssendoincapaci di usarlo, non ci t rovano perciò.n~sun mt~res­se. Anche t ra coloro che seguono CO~I di educ~zlOneaccademica , soltanto pochi divent.ano int ellettuali co~­piuti. La maggior parte di loro d~v~ntano pappagalli ospecialisti. (Buona parte di questi rit ornano nelle scuo~le come insegnanti, e si ded icano .ad ammaestr~e altnpappagalli e specialist i.) ~no asS~1 rare le menti chç. go­dono di ciò che si può chiamare il .sa~re su larga scala :ossia il sapere che riguarda le relaZIOD1 t ra cose ed eventilontanissimi nello spazio e nel te~po , e ~he non semb~a­no aver rapporto t ra di loro. L educazione ac~ademlcavien ritenuta capace di fornire q~esto t.lpo .d i ~apere ,e di comunicare agli individui un VIVO desl~eno di JX?sse­derlo ; ma , in realt à , sono assai pochi quelli che SUbiSCO­no il contagio, e pochi quelli che riescono. a possed~requesto sapere. Sarebbe semplicem~nte SCI<>CC? fornireagli individui un principio integra tivo che essi non de­siderano, e che non saprebbero usare. . .

Questo non è tutto. Abbiamo visto che anche .d compi­t o intellettuale è assai lontano dall'essere soddlsfac.e~te.La sua connessione con il mondo è soltanto conoscitiva.

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non affettiva o conativa. Per di più , l 'inqu adraturaeO,tro cui sistema la propria esperienza è quella delleSCIenze nat urali e della ston a trattat a come se fosse~na . scienza nat,!,rale. E~li si interessa soprattutto al­I umve.rso matenale, e. alI umanità come parte di qu e­sto universo. Non 51 interessa all'umanità in quanto èumana, .in. quan.to .è. pot enzialmente, più che umana.Uno del .nsul tatI di questa preoccupazione per l 'univer­so matenale è che , nelle rare occasioni in cui un intellet ­t uale ent ra in contatto a ffett ivo e conat ivo col mondo~ I'umanit à real i, egli tende a most ra re una curiosaImpazlcnz<: che degenera facilm ent e in crudeltà. Consl­der~nd? gli esseri n,man i " scient ifìcamenta", come partidell ulll ve.rso maten~e ~ egli non ca pisce perché non pos­sa~o veni r manegçta~I c?me le altre parti di qu estouniverso, ammucchiat i qUI come carbone o sabbia fatti?efluire là c.omc. acqua! : 'liquidat i" (i Russi conse~vanoIl vocabolano dì quegli Intellettuali che prepararono efece;o la l~ro rivolu~ione) , come ghiaccio sul fuoco.

L .ed~ca~lOne t :cmca non po~siede un principio inte­grat~vo , l educazione accademica usa di un principioche Integra solt anto sul piano conoscit ivo soltanto neitermini di una scienza naturale che st udi a unicamentele leggi dell'universo materiale. E: necessario invece unal~ro principio integrativo,un pri ncipio che i t ecnici egh accademici mal. ri~s~it i siano congenit amente in gra_d.o dI .usare ;.un pnncrpro che coordini i frammenti spar­s~, le ts~le di c,:m~~enza specializzat a o soltanto profes­sIOna!c, u~ pnn.clpl? ~he complet i il quadro di riferi­menti stor ìco-scient ifìcì usato ora dagli intellettuali e~he poss.a .a i ut~rli a . trasformarsi da semplici spettatori10 at tori intelligenti della commed ia uman a .9u~l: d?~ebbe essere la natura di questo nuovo

principio di Integrazione? La risposta sembra abbast an­za chiara , almeno nelle sue linee principali: dovrebbe

essere psicologico ed etico. Ent ro il nuovo quadro diri ferimenti , la coordinazione delle conoscenze e dell 'espe­rienza sarebbe fatta in t ermini umani; la ret e delle re­lazioni significat ive non sarebbe materiale ma psicolo­gica ; non indifferente ai val0r:i , ma moral~; non soltantoconoscitiva, ma anche affettiva e conatrva. .

Un esempio concreto mi farà co~pren~ere meglio.Prendiamo un giovane che st ia st udiando mgegnena emeccanica pra tica . Nelle condizioni presenti è T?0ltoprobabile che , finit i gli st udi, s.arà profondamente . Ig~lO­

rante in t utto quello che non riguarda la sua spe~Ial.lt~.La sua educazione non gli avrà fornito alcun pnncrpioper mezzo del quale possa integrare. le sue fu~ure .espe:rienze e le sue nuove conoscenze . GlI educato n, abituatialle scuole accademiche esistent i, ritengono possibile direndere più liberale la sua e.ducazione pe: mezzo diqualcosa che lo port i, dal pratIco. e ~al particolare, allat eoria scientifica generale . Dategli. dlcon~, la padron~n­za della t eoria scient ifica generale, cd egh avra un prm­cipio che gli permetterà di integrare t utte le sue cono­scenze ed esperienze. Astrattamente, questo schema .sem­bra abbastanza buono; ma in pratica non funziona .Perché è molto probabi le che il giovane non prendcr,àinteresse alla t eoria scient ifica generale e non vorra,nè saprà , integrare la sua esperienza e le .sue nozioninei t ermini delle leggi dell 'universo matenale. Standoai fatti storici puri e semplici, i grandi .progress~ de~~t eoria scient ifica sono raramente dovuti a degli abilia rtigiani. L 'uomo pratico che conosce ~~e il s~o lavoro,si interessa a questo, e forse a quel po di t eona collc~a­t a alla pratica che può permettergli di ~seg:uirl0 meglio.Molto raramente egli d iventa uno scienziato, e sonoveramente pochissime le generalizzazioni fru~tifere do:vute a uomini di questa specie . In generale, I p~og:essl

della t eoria scient ifica sono stat i fatti da uomtm di un

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altro tipo, da uomini che non si occupavano di problemitecnici o professionali, ma che li consideravano dall'ester­no, e procedevano poi a generalizzare e a razionalizzareciò che fino allora era stato soltan to pa rticolare ed em­pirico. Tra l'uomo pratico e quello che si interessa alleteorie scient ifiche dell 'insieme dell 'universo, esiste unabisso. Essi appartengono a t ipi diversi. Il tentativodi rendere più liberale l'educazione tecnica per mezzodel principio che gli intellet tuali usano per integrare laloro esperienza, è votato all 'insuccesso.

L'uomo è l' unico sogget to al quale si inte ressano tuttigli. ?~min i , di qua~unque tipo e di qualunque grado diab ilità . Il futuro mgegnere può non sa pere né 'volerea.ddentrarsi nello studio delle leggi dell 'universo mate­!'lale. Non sarà difficile, comunque, di fargli prenderemteresse alle cose umane. Ed è, perciò , in termini diaffari umani . che la sua educaz ione tecnica può es­sere resa li be~ale '. Non sarà difficile integrare qualsiasisoggetto tecnico ID uno schema comprensivo di relazio­n~ ent r? la n~stra inq?adratura umana, et ica e psicolo­grca. L ist ruzione tecnica 'dovrebbe essere accompagnatad~ un co~so ch.e .spieghi. g!i ~ffetti della tecnica in que­stione, ~llSUratl In terrnìn ì di bene e di male, di benes­sere e di sofferenza. Il nost ro ipotetico giovane impare­rebbe non soltanto ad essere un tecnico ma anchea capire il modo con cui le macchine hanno influitoinfluiscono e possono influire sulla vita degli esseri umani :Pot rebbe cominciare dagli effetti delle macchine sull'in­divi~uo ; .t ali e~etti sono esaminat i, per esempio, in unsaggio di stona contemporanea di Stuart Chase Uo­mini e Macchine o nella relazione di Hammond sullarivoluzione industriale. In seguito, gli si pot rebbero farstud.iar~ gl~ effet~i soc~ali in senso più largo, le t rasfor­mazrom del paesi t ecnicamente arretrat i, la fine di anti­chi t raffici, la creazi one di nuove industrie. In questi

L' E DUCAZIONE 2 23

e in simili modi, una rete completa di rapporti potreb­be venir creata nella mente dello st udente , una rete checolleghi delle cose in appa renza senza rapporto tra diloro , come , per esempio, dei carburatori e l: eduC3;zi.onedei bambini nel Nuovo Messico, le leghe dell alluminio egli eccidi di abissini e di spagnoli, le fibre viscose e larovina dei contadini giapponesi e della vallata del Ro­dano. Un simile quadro di riferimenti sociologici, psic<:­logici ed et ici, potrebbe venir usato, non cer:t0 .per. sostJ~tuire, ma per integrare l'inquadratura di nfenmenhscientifici usata nell'educazione accademica . Il t ecnico in­tegrerebbe la sua esperienza e conoscenza speciale in ter­mini soltanto uman i ; l 'intellettuale, tanto in termini del­l'universo materiale non umano, che in quelli del mondoumano. Tutte e due le educazioni verrebbero cosi resepiù genuinamente liberali; liberali nel senso accademico,perché anche allo studente tecnico verrebbe dato unvasto ordine di conoscenze ed un principio integrativo ;liberale anche nel senso politico, perché sarebbe diffi­cile ricevere una simile educazione senza trame un piùlargo ordine di simpatie , e un desiderio più vivo diazione.

Non è possibile, nello spazio di cui dispongo, rendereconto di tutti i felici esperimenti educativi tentati neglianni recenti. Mi è possibile soltanto accennare ai piùimportant i tentativi di liberarci dai sistemi esistent i:Ho già parlato dell' opera della dottoressa Montessori

. per i bambini piccoli, e del perché abbiamo esistato adapplicare i suoi metodi all 'educazione degli adolescenti.E vero , come fa notare Ru ssel in un passo sopracitato,che nei paesi democratici la nostra esitazione non hasignificato un completo rifiuto di applicare il metodoMontessori . Ma le applicazioni sono st ate parziali, esono sempre state fatte in un ambiente intrinseca­mente non-montessoriano . Consideriamo, per esempio,

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la scuola pubblica inglese. Ent ro una inquadratura fis­sa, i suoi allievi si auto-governano in un a certa misura.Disgraziatamente, le regole, le abitudini e leggi d 'onoreche formano il sostegno dell'inquadratura sono quelledi una società gerarchica, di concorrenza e imperiali­stica. Tale insegnamento d'autogoverno e d'autoinsegna­ment o che ricevono gli allievi, serve soltanto a fam edei membri più efficienti e intraprendenti di questa so­cietà intrinsecamente indesiderabile. Qualcosa di simileavviene in un esercito che si prepari alla guerra in con­dizioni moderne. Il vecchio sist ema di addest ram entoper mezzo del quale i soldat i venivano formati in mo­do da vincere la paura, da coltivare la ferocia e da ob­bedire ciecamente ai superiori , è inadeguato per allena­re uomini che devono combattere con armi moderne. Lameccanizzazione della guerra ha reso necessario unnuovo genere di addestramento. Il soldato deve venireducato a cooperare con piccoli gruppi di suoi colleghi,a prendere delle rapide decisioni, ad usare il propriogiudizio. Il consiglio di Tennyson era buono per i sol­dati del secolo diciottesimo. l'la per l'equipaggio di uncarro armato o di un'unit à motorizzata di mit ragliat rici,.. fare e morire" non è sufficiente ; essi devono anchecapirne la ragione. Entro l'inquadratura dei regolamenti,abitudini, e leggi d'onore del militarismo si insegna aisoldati ad usare la loro intelligenza e ad agire di loroiniziat iva. Entro questi limiti i principi Montessorì sonostati adottat i perfino nell'esercito . ).[a , nella condizionepresente, i soldat i, parzialmente autogovernant isi e auto­didatti, non vengono educat i alla giust izia e alla libert à,più che non lo venga il loro fratello minore, lo scolaro,parz ialmente autogovernant isi e autodidatta.

Un tentat ivo specialme nte felice di allargare la por­t at a e di umanizzare il carattere dell'educazione ac­cademica, venne fatto, negli anni dell' immediato dopo

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guerra , dal dottor A. E . Morgan (divenuto poi diret­tore dell'Ente per la Vallata del Tennessee) all 'AntioehCollege. Con le norme educat ive applicate dal dot torMorgan. period i di st udio vengono, come si è detto,alt ernati con periodi di lavoro nelle fabbriche, negliuffici, nei cam pi, e anche nelle prigioni e nel manico­mio. Tre mesi di teoria vengono completati ed illust ratida tre mesi di pratica. Si insegna all 'intellettuale a fare"uso dell'inquadratura di riferimenti umani come di quel­la di riferimenti storici e scient ifici, e, ciò che più importa,nel modo più efficace di t utti , in termini di contattofisico con dei reali campioni di realtà umana. Il suoprincipio d'integrazione non è soltanto conoscit ivo; gra·zie a un sistema educativo che lo obbliga a prenderpart e a molte specie diverse di lavoro prat ico, è ancheaffett ivo c conat ivo (1).

Un sistema educativo, in parte simile a quello ap pli­cato all'Ant ioch College, viene usato nelle scuole an nes­se alle fabbriche nella Russia soviet ica . Tutti questisistemi non sono che este nsioni e generalizzazioni delt radizionale sistema d'educazione ebraico. ' t Colui chenon insegna un mestiere a suo figlio . sta scritto nelTalmud, t gli insegna virtualmente a rubare •. S. Paolonon era soltanto uno studioso; fabbricava anche delletende. L'ideale dello stud ioso e del gent iluomo ebbeorigine tra i filosofi proprietari di schiavi di Atene edella Jonia. E una delle ironie delia storia che il mondomoderno abbia preso dagli ebrei tutto quanto c'è dipeggio nella loro eredità culturale : la feroce letteraturadell'Età del bronzo; gl' inni in lode della guerra; i rac­conti di carneficine ispirate da Dio e di tradimenti san -

(I) t da notarsi a questo proposito l' uso de Ua " terapia del la voro " ne llemalattie mental i. E sis to no cer te forme di malattia mentale per le quali illavoro manuale rappresenta. la cura migliore.

' l ·

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titicati ; la fede primit iva in un dio personale , dispoticoe appassionatamente privo di scrupoli; la bassa nozio­ne milesiana che la virtù meriti un premio in denari con­tanti e in considerazione sociale. E, ripeto , una delleironie della storia che abbiamo preso t utto questo erespinto la tradizione rabbinica mirabilmente ragie­nevole sull'educazione completa, al tempo stesso aC4

cademica e tecnica , in favore dell 'ideale rist retto eimmorale degli schiavist i ellenici.

Per perfezionare il sistema del1 'Ant ioch College, sa­r~~be . prob~b~e~te necessario ~tendere le sue dispo­SIZIOnI dagli allievi al corpo degli insegnant i. Il profes­sore fossile è un oggetto familiare per chi ha frequentatole città universitarie. Il processo di piet rificazione P>trebbe venire ritardato, se agli insegnanti venisserodati periodicamente, non soltanto gli anni di ferie con­sacrati, ma anche anni non consacrati, anni durantei quali dovrebbero occuparsi di lavori che non avesseroniente a che fare col mondo accademico.

Negli ultimi anni si è dedicata molta attenzione al.l'educazione delle emozioni attraverso l'arte. In nume­rose scuole e collegi, la musica, le rappresentazionidrammatiche, la poesia e le arti visive , sono state im­piegate più o meno sistemat icamente come espedient iper allargare la coscienza ed impartire una direzioneopportuna al flusso delle emozioni.

La musica, per esempio, può venir impiegata per in­segnament i di gran valore. Ascoltando della buonamusica , anche le persone di capac ità limitata possonorealmente provare i processi di pensiero e di sent imentopropri ad uomini di pote re intellettuale notevole e dieccezionale penetrazione. (Questo si applica, natural­mente, a tutte le arti; ma si ha ragione di ritenere cheun maggior numero di persone possa partecipare, e inmodo più intenso, all 'esperienza del musicista , che a

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quella, per es., del pittore, o dell 'architetto, o forse anchedello scrittore di fantasie). Le più belle opere d'art esono preziose, tra l'altro, perché ci rendono possib ilesapere, anche se in modo imperfet to e per breve tempo,cosa significa realmente pensare con finezza e sent irecon nobiltà .

La musica insegna anche una specie di cooperazioneemot iva di grande valore. Cantando e suonando insie­me, si impara , non solo ad eseguire delle azioni com­plicate che domandano grande abilit à muscolare el' intera attenzione della mente, ma anche a sent irsi inarmon ia, ad essere unit i in un 'emozione condivisa .

Passando alla letteratura, t roviamo che anche le re­cite filodramm atiche possono venir usate allo scopo diuna educazione emotiva. Recitando la parte di un per­sonaggio molto simile o molto dissimile da noi, ci sipuò rendere conto della nostra natura e dei suoi rapporticon le alt re. E può darsi che , fino a un certo punto,anc he. assiste re a delle recite serva allo stesso scopo.Dobbiamo tuttavia guardarci dall 'attribuire al drammadelle virtù educat ive che, almeno nella sua formapresente, certamente non possiede. E un puro assurdoparlare della catarsi aristotelica in rapporto alla com­media o al film moderno. Una tragedia greca era moltopiù di una rappresentazione; era anche una funzionereligiosa , una delle cerimonie del culto nazionale. 1.0spettacolo era una illust razione delle scritture , un 'espo­sto di teologia. I drammi moderni, anche i migliori ,non sono nulla di tutto ciò ; sono essenzialmente secolari .Color? che vanno a vederli non lo fanno perché vengaloro n cor.data la loro filosofia della vit a né per stabilireuna .S~l~ di co.munione coi loro d èi, ma soltanto persent l:sl s~Imolat ~ e per sollet icare i propri sent imenti.L'abito di sollet icarsi cresce con ciò di cui si alimenta.Per i greci le rappresentazioni drammatiche erano "so-

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le.nni e rare". Per noi sono uno st imolante quasi quoti­diano . Abusandone, come ne abusiamo adesso l'artedrammatica non è in alcun modo catartica ; è soltantouna forma di masturbazione emotiva . Tutte le artipossono venir usate come una forma di autoinganno 'ma la masturb~zione per ~ezw del dramma è probabil~mente la peggIO~ fonna d~ prost ituzione artistica, e perla :-egue~te rag~o~e : recitare è uno dei mestieri piùpericolosi. E ran ssrmo t rovare un attore il cui caratterenon sia st ato sciupato dalla pratica della sua profes­sione. Nessuno può abituarsi all'esib izione, nessuno puòsfruttare la sua personalità per il piacere di esercitare,!-Ina specie ~i potere ipnotico sugli altri, e rimanereIncolume COSI facendo. (Nella comunità Oneida si scopriche la "febbre della prima donna", come la chiamòJ ohn Noyes, poteva produrre degli effetti deleteri dist.raor~inaria im~rt~za . Noyes, che era un psicologodi gemo e un acutissimo moralista pratico riusci a ste n­to a impedire una recrudescenza di questa malattiache . è stata la rovina di tant i attori e virtuosi). (I )Recit are esal~a l'ego come pochissime alt re professioni .Per amor~ ~l un frequente auto-ingan no emot ivo, lenostre societ à condannano una larga classe di individuia una perpetua incapacità di praticare il non-attac­camento. E un pagar caro il nost ro divertimento.

La principale virtù educativa della letteratura con­siste nel suo pot~re. cl! f0!"'1ire ai lettori degli esempiche J?Ossano . vemr Imitati. In un certo senso tutti gliesserI . umam sono, secondo l'espressione di J ules deGau~tler , " bova ryst icì", ossia ha nno la capacità di ve­dersi come non sono, di recitare una parte diversa daquella che l'eredità e le circostan ze sembrano aver loro

(I) Ved i A Ya nAee Sa int (l 'ult ima e la migliore b iografia di Ncycs, d i Ro a ERTALLERTON PJ. RKEIt.. New York. 1935).

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assegnata. L'eroina del romanzo di Flaubert ebbe unatragica fine; ma non c'è ragione perché ogni condottabovaryst ica debba finire cosi disast rosamente come nelcaso della vera signora Bovary. Esiste un buon bova­rysmo come ne esiste uno cattivo. Gli educatori hannosempre saputo questo fatto e, da tempi immemorabili,hanno cercato di modellare il carattere dei loro allievifornendo loro dei modelli letterari da imitare nella vitareale. Questi modelli possono essere mit ici, storici, ofittizi. Ercole e Thor sono esempi della prima specie dimodello eroico; i soldat i e gli uomini di stato di Plut ar­co, e i santi del calendario cristiano sono esempi delmodello storico ; Amleto e \Verther , ] ulien SoreI e Alyo­sha Karam azov. Giulietta e Lady Chatterley , sono escm­p.i di eroi ed eroine fi ttizi, sui qua li, in different i period i,SI è modellato un grande numero di esseri umani. Inogni caso, una certa dose di letteratura art ist ica enecessaria , sia essa mitica, storica o fittizia ' se il raccon-. .to vren fatto in modo inadeguato, l'allievo non ne resteràimpressionato e non sent irà nessun desiderio di imitareil modello proposto. Da ciò l'importanza, anche nel­l' istruzi?ne morale , della buona arte. Per di più. ognigenerazione deve produrre il suo assortimento di modellida pote rsi imitare, descritt i nei termini di un 'arte chesia non :oltanto buona, ma anche moderna. La grandea rte ant ica non avrà mai la stessa efficacia di quellamoderna ; per molti, veramen te, non può far concorrenzanemmeno all'arte moderna cattiva. Molti si bovaryzza­no sui modelli fornit i dalle riviste da strapazzo inveceC?C.su .quelli forniti da Shakespeare . Esistono due ra­grom ?I 9-uest o fatto. La prima è che queste riviste,benche SCIatte e incompetenti , t rattano di caratteri con­t em,porane,i, men~re Shak espeare, benché sia incompa­rabile neIl arte di " rappresentare le cose" è vecchio di

'pio di trecent 'anni ; la seconda va cercata nel fatto

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che lo sforzo morale richiesto per imitare gli eroi d iShakespe~re ed a~ch~ i suoi "furfant i", è molto piùgrande .dl quell.o .richiesto per imitare i personaggi deir~c~ontI delle nVI~t~ d~ st~apazzo. I racconti di quest enVI~~e so~~ t rascr.lzlonI del sogni quotidiani pì u banalie plU . facili; .SOgnl di eccitazione sessuale, di successofi~anzlano, di lussuria , di riuscita sociale. I personaggidi Shake~peare. hanno proporzioni più grandi . Essi in­c~mano l. s.ogn~ stravaganti e difficihnente rea lizzabilidì paranoici ; di uomini che sognano di essere amantistraordinariamente fe?:li, prodi salvatori del loro paese,straor~maname~te disinteressati e st raordinariamente~do:atI, malvagi, st raordinariamente vendicat ivi e ma­Iigni . A questo proposito val la pena notare che se sieccettua il duca di Measure ior Measure, (e questo èa st ento un essere umano, ma piuttosto un simbolo)Shakespeare non descrive nessun essere non-attaccato:E veramente, delle buone rappresentazioni di esseriumam non-at taccati, sono singolarmente rare nella let­terat~ra mondiale. I buoni, nelle commedie e nei ro­manzi, sono ra~amente dei perso naggi complet i e pie­na~ente ~a.tun . ? sono un po' deficienti come I'epi­le.ttIco pnncrpe Mishkin di Dostoievsk ì, come l'eremit aVirtuoso ~a imbec ille di Gorki, o il Cheerybles di Dic­k~ns,. car~tatevole ma infant ile, oppure , come nel casodi Plckwic~ , . sono resi simpat ici rappresentandoli co­me eccent.flc.1 ,fino all 'assurdit à : possiamo tollerare la!oro supen on ta n~lla virtù perché ci sentiamo superiorim b~o~ senso. FlO~hnente, e più spesso, ci vengonodescritti come buoni, s~nza essere intelligent i, come il~olon?e.llo Ne.wcome, o Il contadino che parla a Pietrom pn gione , m Gu&!,a e pace. Questi individui sonope~sonalme?te buoni, entro un sistema abominevole, cheeSSI ?on dIscutono . nem~eno. Uomini profondamentebuoni senza essere intelligent i sono spesso arrivati alla

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santità come nel caso del Curato d 'Ars e di S. PietroClaver. Si devono ammirare questi uomini per le sovru­mane qualità di carattere che essi dimostrano in con­fronto dei modelli correnti. Al tempo stesso, mi sembranecessario riconoscere che essi non sono esseri completi,pienamente maturi. Il perfetto non-attaccamento ri­chiede, da parte di coloro che vi aspirano , non solt antocompassione e carità, ma anche l'intelligenza che per­cepisce implicazioni di atti part icolari, che vede l'es­sere individuale entro il sistema di rapporti cosmici esociali di cui non è che una parte. Sotto questo aspetto ,mi sembra , il bud dismo si mostra decisamente superio­re al cristianesimo . Nel buddismo la st upidit à morale,ovvero incoscienza, viene annovera ta tra i peccati capi­t ali. Al t empo stesso si avvertono gli individui che essidevono assumersi la loro part e di responsabilit à nel­l'ordine sociale a cui appartengono. Uno dei rami delSentiero di otto rami è chiamato "giust i mezzi di gua­dagnarsi la vita". Il buddist a non si deve impegnare inoccupazioni socialmente dannose come fare il soldato,fabbricare anni e droghe inebrianti . I moralist i cri ­stiani comm ettono l'enorme errore di non insistere suigiust i mezzi di guadagnarsi la vita. La Chiesa tollerache ci si possa ri tenere buoni cris t iani pur riscuotendoi dividendi di fabbriche d'anni, mettendo in pericolo ilbenessere dei nost ri simili con speculazioni d i borsa,pur essendo imperialist i e non partecipando alla guerra .Tutto quello che si richiede a un buon cristiano è di os­servare la casti tà e di praticare un minimo di carit ànelle sue immediate relazioni personali. I moralist i cri­stiani non insistono sulla comprensione intelligente e lavalutazione delle più lontane conseguenze degli atti (I) .

(I ) Nel Med io Evo la Chiesa com pi un se rio sforzo per moralizzare l' a ttivitàeconomica. Questo tent ativo, come ha d imost rato TAWlfEY in Religion alld tlleRise 01 Capilaris"" venne abbandonato dop o la Ri forma.

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esistere senza l'obbedienza passiva da parte dei tiran­neggiati. )OIa l' ubbidienza passiva all 'autorità non ècompatibile col libero esercizio dell'intelligenza. E perquesta ragione che tutti i tiranni fanno t an ti sforzi persopprimere del tutto l' intelligenza, o per cost ringerlaad esercit arsi soltanto entro certi limit i prescritti e incerte direzioni precedentemente stabilit e. Da ciò l 'usosistemat ico da parte di tutti i dittatori dello st rumen­to della propaganda.

Nella società più primitiva della nostra , società incui una religione t radi zionale e un codice t radizionaledi morale sono accettat i senza discussione, non c'èbisogno di una propaganda deliberata . La gente si com­port a "per ist int o" nel modo tradizionale, e non si fer­ma mai a considerare obiettivamente ciò che essa fa ,sente e pensa . Anche nelle società come le nostre c'èuna dose stupefacente di accettazione indiscussa deimodelli consuetudinari di condotta , di pensiero e disent imento. Un numero grandissimo di individui, ancheintelligenti, usano la loro intelligenza soltanto allo sco­po di fare bene ciò che per tradizione considerano illoro dovere ; la usano raramente. o mai. per portare ungiudizio sulla natura del dovere stesso. Da ciò l'orrendospettacolo degli scienziat i e dei tecnici che usano tuttele loro capacità per aiutare i governi del loro paese acommettere dei delitti in massa. con sempre maggioreefficienza e indiscriminatezza ; di studiosi e uomini dilettere che prost ituiscono il loro talento allo scopo diappoggiare il prest igio nazionale con delle sapienti rnen­rogne e con una affascinante retorica . Anche nei paesidemocrat ici, l'intelligenza viene usata generalmente percreare (usando l'espressione di Thoreau) dei mezzi mi­gliori per fini dettati da pregiudizi socialmente sanzio­nati dalle passioni più basse. Questo , ripeto, avvienegeneralmente; ma, per fortuna, non sempre. Dove l'in-

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Uno dei risultati di questa insufficienza dottrinaria èche, tanto nella letteratura fantastica quanto che inquella. biogr~fica. ~ 'è un~ st r3:na assenza di personaggiche siano VIrtUOSI con int elligenza , che pratichino ilnon-attaccamento in modo maturo, sui quali i giovanipossano modellare la loro condotta. Questo stato dicose è veramente deplorevole. L'esempio letterario èun poten te strumento per modellare il carattere. Ma la~aggioranza dei nostri esempi letterari , come abbiamoVISto, sono una semplice idealizzazione dell'uomo sen­suale medio. La maggioranza dei caratteri più eroici èfonn~t~ da paranoici grandiosi; gli altri sono buoni, mab~onI ~n modo incompleto e senza intelligenza; sonovirtu osi entro un sistema cattivo che essi non vedonola necessit à di cambiare; uniscono a una parte di non­attaccamento nelle questi oni personali, un lealismo ver­so qualche fede, come il "fascismo il comuni smo il na­zionalismo, che giusti~ca qualun que delitto venga com­messo I~ suo nome: SI sente un gran bisogno di art istile~tcrar~ che educhino un nuovo tipo di essere umano.Disgraziatamente, la maggioranza degli artisti appart ieneessa pure al vecchio tipo umano . Essi sono stat i educatiin modo che, anche se sono rivoluzionari , pensano neitermini dei valori accettati da lla società essenzialmentemilitari~tica della ,qua.le fanno parte. Quis custodiet custo­des? Chi educhera gh educatori? La risposta, natural­ment~, è pe~lOsarnente semplice: nessun altro che gli edu­caton stessi. Il nost ro mondo è composto di una seriesenza fine di circoli viziosi, da i quali è possibile sfuggiresoltanto con un atto, o piuttosto con una successione diatt i, di volontà intelligentemente guidata .

I gove~ni dittatori. aliconsiderano la libera int elligen­za corn~ . Il, loro peggIore nemico. In ciò hanno, con ogniprobabilit à, perfettamente ragione. La tirannia non può

I

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telligenza p UÒ esercitarsi liberamente, ci saranno sem­pre pochi individui che la useranno allo scopo di giudi­care i fini tradizionali olt re che per studiare dei mezziefficaci a raggiungere tali fini. E grazie a questi individuiche l'idea stessa di cambiament i desiderabili può nascere.

Per il dittatore queste intelligenze libere e indagat ri­ci sono est remamente pericolose; perché è essenziale, sevucl conservare la sua posizione, che i pregiudizi san­zionati socialmente non vengano discussi, e che gli uo­mini usino le loro facoltà mentali soltanto allo scopo discoprire dei mezzi pia efficaci per raggiungere i fini com­patibili con la dittatura. Da ciò la persecuzione degliaudaci, il bavaglio alla stampa, e il sistemat ico tenta­t ivo, per mezzo della propaganda, di creare una opinio­ne pubblica favorevole alla t irannia. Nei paesi dittato­riali l'individuo è assoggettato alla propaganda, comeall'ist ruzione militare, fin quasi dall 'infanzia. Tutta lasua educazione è propagandist ica e, quando lascia lascuola , egli è esposto all 'influenza di una stampa con­t rollat a , di un cinema cont rollato, di una letteraturae di una radio cont rollate. Tra qu alche anno una tele­visione controllata, e forse un servizio cont rollato dite1escrittura funzionante in ogni casa, saranno da ag­giungere alle armi della dit tatura . Questo non è tut to;è molto probabile che la farmacologia sarà chiamata inaiu to della psicologia applicata. Esistono delle droghe,come, per esempio, una mescolanza di scopolamina e diclorato, che aumentano enormemente la suggest ibilitàindividuale. E più che probabile che presto i dittatoriricorreranno all 'uso di tali sostanze per aumentare lasottomissione e la fede cieca dei loro sudditi .

Nei paesi democratici l'intelligenza è ancora libera difarsi tutte le domande che desidera. Questa libertà, qua­si cert amente non soppravviverà ad un'altra guerra. Glieducatori devono perciò fare tutto quello che possono

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finché è ancora t empo per cost ruire nelle menti che .ven~

gono loro affidat e l'abitudine a resist ere a~l~ su:g!?est.lOne.Se non viene creata questa resistenza, gli m~hvld~I d~l­

la prossima generazione saranno in .bJ.!ia dI. ogm abil~propagandista che riesca a impadronirsi degli st rumen tidi informazione, di persuasione. La resistenza alla sugge­stione si può creare in due modi. Primo: si PU?insegnareai bambini a fidarsi soltanto delle loro nsorse Interne e anon dipendere dai cont inui stimol~ dall:est~rno: Quest~è doppiamente importante. Fidarsi degli st imoli esterninon è una cosa buona per il cara ttere. E inolt re questostimolo è l'esca che i propagandisti mettono al loro ~mo,

lo zucchero in cui i dittatori avvolgono le loro pilloleideologiche. Un individuo che si fida d~llo sti~o~o ester-

o no si espone perciò alla piena forza di qualsiasi pro~­

ganda che venga fatta nel SU? a~biente : ~er la mag~o­

ranza degli abitanti dei paesi occldent~lI, ~ le~gere ~nu­

t ilmente l'ascoltare inut ilmente la radio, I assistere InU­

t ilmente a dei film, si sono aggiunt i, come equivalent ipsicologici, all 'alcool e alla morfin~ . I.:a: c~sa .è .giu.n~a ~un punto tale, che ci sono mo~tI milioni di ~n~IVIdu~che soffrono di una vera angoscia se sono tagliat i fuonper qualche giorno , o anche per qualche ora ,. dai gi?r­nalj, dalla rad io e dai cinematografi . Co~e ChI è de~l.to

ad itna droga, essi devono abbando narsi al loro VIZIO,non perché indulgendovi provino un piacere attivo, maperché se non vi indulgono si sentono penosamente su.b­normali e incomplet i. Senza giornali, cinema e trasmts­sioni radio, essi vivono di una vita diminuita; si sentonopienamente sé stess i solt anto q.uan~o 50 0 <,> imm~rsi i~notizie sport ive, processi sensazionali, musica e discorsiper radio , e nei surrogati di terrori , di trionfi e di erot i­smo che fornisce il cinematografo. Anche delle personeintelligent i ritengono ora che tali equivalent i psicolo?ic~

siano inevitabili e perfino desiderabili e che non Cl SI

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renda per loro giusto e ragionevole di agire cosi, a me­no che non conoscano qualche t ecnica per mezzo della .quale possano esser sicuri di ottenere un effetto pra t icoper le loro buone intenzion i.

V ideo meliora proboqve;Deteriora sequor.

E inut ile vedere e approvare il meglio, se poi si prose­gue regolannentc il peggio. Quale è la filosofia della vitache an drebbe insegnata ? E quale è la tecnica adattaper mezzo di cui la gente possa persuadere sé stessa adagire secondo le proprie convinzioni? Questi sono ar­gomenti che verranno t rattati in un capitolo successivo.

Quest o per quanto riguarda il primo metodo per rin­forzare la resistenza alla suggest ione. Si vedrà che ciòconsiste essenzialmente nell' insegnare ai giova ni a farea meno degli stimoli gradevoli offert i dai giornali, dallaradio e dal cinematografo, st imoli che, come ho detto,servono di esca al propagandi sta. Boicottare le notiziesportive, le storie poliziesche, il J azz e il varietà , i filmd 'amore, d'avventure e di lussuria , significa al t empostesso boicotaggio della propagand a polit ica economicaed et ica. Da ciò l'importan za vitale di insegnare al mag­gior numero di giovani il modo cii divertirsi da sé e, alt empo stesso, di indurii a desiderare di farlo.

L'altro metodo per aumentare la resist enza alla sug­gest ione è puramente intellettuale, e consiste nell'edu­care i giovani a sot tomettere alla analisi crit ica gli espe­dienti dei propagandist i. La pr ima cosa che debbonofare gli educatori è di analizzare le parole usate comune­mente nei giornali, nei discorsi, dai predicatori e dairadioannunciatori. Cosa significa, per esempio, la parola"nazione"? Fino a che punto sono giust ificat i gli ora­tori e gli scrittori parlan done come di una persona?Chi è precisamente quel "lei" di cui si parla quando si

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deb~~ p~n.to ~ll1~~are pe; il fatto che la maggioranzadegli individui civili non Siano capaci di vivere delle loroproprie risorse spir it uali, ma debbano dipendere in mo­do abbietto dall 'incessante st imolo esterno. Recent emen­te, ,per ese~pio, ho let~o un piccolo libro nel quale uneminente biologo amen cano espone le sue vedute circail futuro. Egli profetizza che la scienza aumenterà enor­memente la felicità e l' intelligenza umana e lo faràt ra l'al,tro , i.n~'entando dei microcinematoi afi, che 1~gent~ SI po~ra mfi ]a~e sul naso come degli occhiali, quan ­do S.I ~nnOia. La serenza sarà senza dubbio in grado difornirci presto delle miero-bottiglie tascabili delle mi­cr?-siringh~ jpodermiche, micro-alcool, micro~sigarette ermcro-cocama. Evviva la scienza !

Come si può insegnare ai bambini a fidarsi delle lororisorse spirituali e a resistere alla tentazione di diven­ta~e dei viziosi della lettura, della radio e del cinema ?Po ma di tutto, bisogna insegnar loro a divertirsi da soli,e:eguendo dei lavori, suonando qualche st rumento, stu­diando per uno scopo, facendo delle osservazioni scien­t ifiche,. colt ivando qualche arte, e cosi via . Ma questaeducazione della mano e dell' intelletto non basta. An­c~e la psicologia ha la sua legge di Gresham; il suo cat­tivo ~enaro sc~cc~a quello buono. :Molta gente tend~adeseguire le aZIOnI che richiedono il minimo sfordJ!' apensare i pensieri più facili, a provare le emozioni piuvol~armente comuni, ad indulgere ai desideri quasi ani­mali . E tendono a far questo anche se hanno le nozionie la capacità di fare alt rimenti . Oltre-a queste nozioni ea questa capacità , bisogna dar loro la volontà di usarlcanche sotto la pressione della tentazione incessante diseguire la linea di minore resistenza e di diventare deiviziosi di droghe psicologiche. Molte persone non desi­dereran no di resistere a quest e tentazioni, a meno chenon posseggano una coerente filosofia della vita che,

."

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discute la politica estera di una nazione? (<< L'Inghilt er­ra è una potenza imperiale. Essa deve difendere il suoImpero o). In che senso si può dire che una nazione ab­bia una volontà o un interesse nazionale? Questi in­teressi e questa volontà sono gli interessi e la volontàdi tutto il popolo? O di una maggioranza? O di unacasta governante e di alcun i polit ici di professione? Inqual modo "lo stato" differisce. ammesso che differisca,dal signor Tizio o dal signor Caio o da quegli altri genti ­luomini che siano riusciti in quel momento ad assicu­rarsi il potere politico? Dato il carattere del signor Ti­zio o del signor Caio, ecc., perché dovrebbe " lo stato"venir considerato come una ist ituzione degna di rispettoquasi religioso? Dove risiede l'onore nazionale? Perchéla perdita di Hong-Kong, per esempio, dovrebbe es­sere un colpo importante per l'onore britannico, men­tre la sua conquista, dopo una guerra nella quale l' In­ghilterra cercò di obbligare i cinesi a comperare l'oppio,non cost ituisce una macchia sullo stesso onore? E cosidi seguito . " Nazione" è soltanto una t ra alcune dozzinedi parole ricche e sonore che vengono comunementeaccet tate senza riflessione, ma che è essenziale. se vo­gliamo pensare con chiarezza, assoggettare alla più st rin­gente anal isi.

E non è meno importante che ai bambini vengainsegnato a esaminare t utte le personificazioni, tuttele metafore, tutte le ast razioni che incont rano negli ar­ticoli che leggono e nei discorsi che ascoltano. Essi de­vono imparare a tradurre quelle parole vuote nei ter­mini della concreta realt à contemporanea . Quando unAsquith dice, t noi non riporremo nel fodero la spadache non venne sfoderata con leggerezza », quando l'ar ­civescovo di Canterbury afferma che «la forza, la spa­da , è l'istrumento di Dio per la protezione del popolo &,

i bambini debbono imparare a t radurre questa nobile

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verbosità nella lingua del tempo presente. Le spadenon hanno avuto una parte apprezzabile nelle guerredegli ultimi duecento anni. Nel 1914 la spada di Asquithera fatta di potenti esplosivi, di shrapnel, di mit raglia­t rici. di corazzate e di sottomarini. Nel 1937 «l' ist ru:mento di Dio per la protezione del popolo . era fatto ditutti gli armament i esistent i nel 1914. più i carri arma­ti , gli aeroplani , la thermite, il fosgene, i vapori d 'arse­nico, la lewisite e molt i alt ri st rument i di assassiniopiù effic ient i e più ciechi di qualunque cosa nota in pas­sato. E spesso nell'interesse dei governanti di una na­zione t ravest ire i veri fatti della realtà contemporaneacoi fitti veli di una verbosità ingannatrice. E compitodegli educatori insegnare ai loro allievi a t radurre quellefrasi pittoresche o vuote nella lingua della realt à contem­poranea.

La propaganda verbale non è forse la sola e la piùefficace forma di suggest ione organizzata. Ne esiste un 'al ­tra , molto in favore presso i moderni agenti di pubbli­cità e usata da tempi immemorabili dai propagandistinon commerciali, come re , pret i. militari. Essa consistein una associazione arbitraria dell'idea che si vuol sug­gerire con qualche oggetto, od immagine, o suono, odescrizione letteraria , intrinsecamente deliziosa, o chein qualche modo suggerisca il piacere. Per esempio. ilrec1amist a di un sapone mostrerà l'immagine di unadonna giovine e voluttuosa che fa il bagno in un gabi­netto di marmo rosa e di cromo. Il reclamista di sigaret ­te farà vedere degli individui che cenano con quello cheuna scrittrice chiamerebbe "impeccabile abito da sera",o riprodurrà delle fotografie di qualche ben not a stellacinematografica. o di qualche milionario, o di qualcheti tolato. Il rcc1amista di una marca di wisky illustreràun gruppo di bellissimi giovani servit i dai più ossequiosidomest ici in un ambiente lussuoso. Lo scopo in questi

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casi è lo stesso: associare l'idea delle m~rci off.erte i~vendit a con le idee che il pubblico considera g.tà deli­ziose, come quella del piacere erot ico, ?e~' ~ttrat~va per­sonale, della ricchezza e della supen on t a SOCiale. l.naltri cas i l' idea della merce è associata ad un paesaggtOintrinsec~mente delizioso, a dei bambini bu ffi o .pate:tici, a fiori o ad animali favoriti , a scene della vita difamiglia . Nei paesi dove è permessa la récl~mc per .ra­dio, i propagandist i commerciali t rovan.o ut ile as~ctarel 'idea delle loro automobili , delle loro sigaret te , del lor~cereali in scatola , ecc. a recite di artist i o a. con~rtldi musica vocale e orchestrale. Quest'ultimo tipo ~I. as:sociazione d'idee è quello preferito dai re, dal mihtar~e dai pret i. Dal principi~ della ,.storia , i gover~anhottengono il successo associando 1Idea del loro gm em oad una pompa sfarzosa, ad una architettura di grandeeffetto, ad ogni specie di cose rare, sontu?se e .~lle .Lo stesso hanno fatto i militari. La musI~a. mlht~r.einebria come il vino, e, a modo suo, una nVIst~ mlh~tare non è meno inebriante. (L'autore del Ca~hco delCantici giunge al punto di st abilire un 'e.qUlval~nzaemotiva tra una persona s-:ssualmente .deslderabIle ~un esercito con le sue bandiere). I pre~1 !anno ",Iso diun t ipo di propaganda essenzial~ente simile. ES~I han:no associato sistemat icamente l'Idea del loro dio e di

.sé stessi in quanto rappresentanti di di? ,. a delle opered'arte d 'ogni specie, int rinsecamente deliziose, dall.a mu:sica e archite ttura fino all' abbigliamento, con slm~hdi ricchezza c di potere, alla gioia e al terrore orgamz­zati , e , in alcune religioni, ai mist eri con crudelt à e lus­suria organizza te .

La propaganda di questo genere dimostra di esseregeneralmente irresistibile. Le si~arette vengono coJ?~

perat e in quantit à sempre maggiore: folle ~eI?pre ~I~grandi e più entusiaste si assiepano alle riviste rnili-

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t ari, alle cerimonie reali e dittatoriali, agli splendidicerimonial i dell'idolatria nazionalistica. Ancora una vol­t a la resistenza alla suggestione può venire aumentatasoltanto coll'ac uire la facoltà criti ca degli interessat i.L 'arte di dissociare le idee dovrebbe far parte di ognicorso di studio. I giovani debbono venire allenat i aconsiderare i problemi di governo, di politica interna­zionale, di religione ecc., isolati dalle immagini piacevolinelle quali una particolare soluzione di quei problemiè stata associata, più o meno deliberatamente, da co­loro il cui int eresse è di far si che il pubblico pensi,sent a e giudichi in un certo modo. Il corso potrebbecominciare analizzan do la réclame popolare. Si può di­mostrare ai bambini che non esiste un necessario nessoorganico t ra la bella fanciulla nella sua costosa vesteda camera, e i meriti della pasta dentifricia alla qualedeve servire di réclame. Questo t ipo di lezione puòvenir ribadito da dimostrazioni pratiche. La cioccolatapuò essere confezionata in carta ornata da figurine rea­listiche di scorp ioni, e l'olio di ricino e il chinino ininvolucri in fonna di cagnolini e di Shirley Temple.Dopo aver imparato a dissociare le immagini della pub­blicit à commerciale, si può mostrare ai nostri ragazziil modo di applicare lo stesso metodo critico alle associa­zioni ugualmente arbitrarie, ed anche più pericolosa­mente disorientanti, che esistono nel campo della poli­t ica e della religione. Bisognerà mostrar loro che è pos­sibile t rarre il maggior godimento este t ico da una ceri­monia militare o religiosa , senza perrnet tere che quest ogodimento influenzi in qualche modo il giudizio riguar­do al valore della guerra come st rumento polit ico, origuardo alla verità e all 'utilità morale della religione inquest ione. Bisognerebbe insegnar loro a giudicare la mo­narchia e la dittatura in base ai loro metodi politici edetic i. e non in base ai meriti coreografici delle processioni

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e dei cerimoniali di corte, né in base ai merit i architet ­tonici dei palazzi , né a quelli retorici dei d iscorsi, né aqu elli organ izzat ivi di una certa specie di efficienzat ecnica . E cosi di seguito.

E molt o improbabile che l'arte della dissociazione ven ­ga insegnata in scuole poste sotto il diretto cont rollodello stato. Chi è al potere desidera sempre conservareun dato ordine di cose. Perciò cerca sempre di persua­dere o di costringere i suoi suddit i ad accettare, comegiuste e ragionevoli , certe soluzioni (che raramente son~

le migliori) dei più salient i problemi di politica e dieconomia . Da ciò l'insistenza da parte dei governi, adassociare sempre le idee che incarnano queste soluzionia delle immagini intrinsecamente gradevoli. L'arte delladissociazione può venire insegnat a soltanto da individuiche non siano sotto il diret t o cont rollo governat ivo.Quest a è una delle ragioni per cui è cosi importanteche l' edu cazione cont rollata dallo st ato sia, dove è pos­sibile, completat a da quella affidat a a pri vat i. Alcune diqueste educaz ioni organizzat e privatamente saranno cer­t amente cattive ; alcune esiste ranno probabilmente sol­tanto per ragioni di snobismo. Ma alcuni tra gli educa­tori privat i saranno veramente int elligent i e t enterannodegli esperiment i ; alcuni useranno la loro beata indipen­denza per introdurre i cambiamenti desiderabili che nonè permesso iniziare agli insegnant i cont rolla t i dallo sta­to. • Les enfants n'appartiennent qu'à la République t .Cosi scrisse il marchese di Sade. Che un uomo similesia stato un cosi ardente sostenitore dell 'esclusiva edu­cazione di stato è un fatto che, alla luce della storiadelle dittat ure contemporanee, è ricco di significato.

Usando un sistema di classificazione arbit ra rio mainevit abile, ho parlato successivamente dell'educazionecome allenamento del cara ttere, deli'educazione comeistruzione e dell 'educazione come allenament o delle emo-

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zioni. E ora necessario parlare di un 'altra forma di edu­cazione, che deve sostenere e acco mpagnare tutte lealtre, ossia l'educazione del corpo.

Nel mondo quale lo conosciamo, il corpo e la menteformano un singolo insieme organ ico. Ciò che succedenella mente influenza il corpo e viceversa. L 'educazionedeve perciò consistere in un processo di allenamentofisico oltre che mentale.

Di che nat ura deve essere questo allenamento fisico?Non si può rispondere a questa domanda altro che neitermini dei nostri primi principi. Si era convenuto chel 'essere umano ideale è un essere non-attaccato. In con­seguenza, tutta l'educazione, inclusa quella fisica , devemirare come scopo ultimo ad ottenere il non-attacca­mento. Se vogliamo scoprire la form a migliore di alle­namento fisico, dobbiamo cominciare con lo stabilirele condizioni fisiche del non-attaccamento.

In primo luogo è chiarissimo che il non-attaccamentoè molto difficilmente realizzabile per chi abbia un cor­po seriamente infelice. Un corpo infelice influisce sullamente in molt i modi. Quando l'infermità è molto gran­de. il corpo è soggetto a malessere e a dolori . Il malesse­re e i dolori invadono il campo della coscienza , colrisultato che il suo possessore trova difficile non iden­t ificarsi coi suoi difettosi processi fisici. Un essereche è potenziahnente più di ciò che si usa chiamareun a "persona", si riduce, attraverso il malessere e ildolore, a un essere che è molto meno di ciò. Finisceper ident ificarsi con uno degli organi del corpo che .non fun zionano.

In alt ri casi pu ò non esistere malessere e dolore ; mail corpo infermo può essere soggetto, senza che il suopro~rie~ario se ne rend a conto, a degli sforzi e a delletensioni croniche. Ciò che succede nel corpo influiscesulla mente. Una tensione fisica pro voca una tensìo-

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ne psicologica. Il corpo è lo st rumento usato dallamente per stabilire i contatti col mondo estern~. Qua­lunque modificazione in questo .st t:"mento modificheràin modo corrispondente le relazioni della mente con larealtà esterna. Quando il corpo è infermo e sottopostoa una tensione, le relazioni della mente (sensorie, emoti­ve, intellettuali, conat ive) con la realtà este rna saran­no probabilmente insoddisfacenti. E lo stesso sarà perle relazioni mentali con ciò che si può chiamare la realt àinterna , con quel " più-che-sé-stessi" che, se vogliamo,possiamo scoprire entro di noi, e che i .mis~ici. ~an.noidentificato con Dio, la Legge, la Luce, il pnnclplo m­tegrativo del mondo. Tutti i mist ici orientali insistonosulla necessit à della salute corporea. Un uomo am malatonon può raggiungere l' illuminazione. Essi indicano inol­t re che è assai difficile conquistare l' arte della contem­plazione se non si osse:-:an? ce:te regole di d~et~ e.n~~si assumono certe posmom fisiche. Osservazioni similisono state fatte dai mist ici crist iani dell' Occidente.Per esempio, l'autore di The Cloud 01 Unknowing, .dicein" un passo molto curioso e interessante, che CIteròin un capitolo seguente , che l'illuminazione o unionemistica con Dio non può venire raggiunta da color~

che non si controllano fisicamente, fino al punto diagitarsi, ridere nervosamente, fare dei gest i e delle smor­fie strane. Dei tics e delle cont razioni simili, (come sipuò osservare) si associano quasi invariabilmente adun malessere e ad una tensione fisica . Ove quest i esisto­no, le più alte forme del non-attaccamento non sonoraggiungibili. Ne segue perciò che il sistema ideale dieducazione fisica deve liberare dall'infermità e dallatensione.

Un 'altra condizione del non-attaccamento è la co­scienza. L'incoscienza è un a delle principali cause del­l'attaccam ento e del male; «perdona loro perché non

L' EDUCAZIONE

sanno quello che fanno ». Quelli che non sanno quelloche fan no hanno veramente bisogno di perdono; perchésono responsabili di una immensità di sofferenze . Tut ­t avia, pi ù urgente del loro bisogno di perdono è il lorobisogno di sapere. Perché può darsi che , se sapessero ,non commette rebbero quegli att i stupidi e criminali lecui conseguenze ineluttabili non possono venire impediteda tutta l' indulgenza. umana e divina . Una buona edu­cazione fisica deve insegnare la coscienza sul piano fi ­sico, non la coscienza ossessionante e involontaria cheil dolore impone alla mente, ma la coscienza intenzio­nale e volontaria. Il corpo deve venir abituato a pensa­re. E veramente ciò avviene ogni volt a che impariamouna abilità manuale; il nostro corpo pensa qu ando dise­gniamo . quando giuochiamo a golf, o prendiamo unalezione di pianoforte. Ma tutti questi sono dei modidi pensare da specialist i. Ciò che ci abbisogna è una edu­cazione del corpo che sia, sul piano corporeo, liberalee non semplicemente tecnica e st rettamente specifica. Lacoscienza di cui ab bisogna il nostro corpo è la conoscen­za di qualche principio generale di giusta integrazione,e, insieme a questa , la conoscenza di un modo appro­priato di applicare questo principio a ogni fase dell'atti­

"vit à fisica .Non può esservi non-attaccamento senza inibizione.

Quando lo stato di non-attaccamento sarà diventato unaseconda nat ura, l 'inibizione non sarà senza dubbio piùnecessaria ; perché non sorgeranno più gli impulsi cherichiedono l'inibizione. Sono pochi coloro in cui lo sta­to di non-at taccament o è permanente . Per tutti gli altrigli impulsi che bisogna inibire sorgono con una frequen­za disperante. La t ecnica dell 'inibizione deve venir im­parata su tutti i piani del nostro essere. Sul piano in­tellettuale, perché non si può sperare di pensare in modointelligente o di praticare la più semplice forma di ri-

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flessione se non impariamo ad inibire i pensieri incoe­renti. Su l piano emotivo, perché non raggiungeremo maimemmeno il più basso grado di n0t.t-atta~ment~. s~non freniamo mentre sorgono i moviment i cost anti dimalizia, di vanità, di concupiscenza , di ignavia, di ava­rizia di collera e di timore , Sul piano fisico, perché sesiamo infermi (come molti di noi sono, nelle condizionidella vita urbana moderna), non possiamo aspettarcidi raggiungere l'integrazione se non sappiamo inibirele nostre tendenze ad eseguire delle azioni morbose nelmodo per noi familiare. Mente e corpo formano una uni~àorganica ; ed è per conseguenza coerentemente probabtleche, se impariamo l'arte della inibizione cosciente sul,pia­no fisico, questa ci aiuterà ad acquistare e a~ eserc~tar~la stessa arte sul piano intellettuale ed emotivo. CiÒ dicui abbiamo bisogno, è una moralità pratica efficace perogni piano, da quello corporeo a quello intellet~uale ,Sarà una buona educazione fisica quella che forn irà alcorpo proprio una simile ~~ral~t~ pr.a~ica. Sar~ una mo­ralit à curativa, una moralita di inibizione e di controllocosciente , e al tempo stesso, col favorire la salu~e ,e unaadeguata integrazione fisi~, sarà ~n sis~e~a di CiÒ c~eho chiamato et ica preventiva, che Impedl.r~ ffi?lte Specl:di disturbi con non fornir loro l'opportumt a di prodursi .

Per quanto posso rendermi conto, l'unico sistem~ .dieducazione fisica che risponda a tutte queste condizio­ni, è quello di F. M, Alexander. Ale=:cander ha fa.tta unacompleta esposizione del suo sistema ID tre volum i, ognu­no dei quali ha una prefazione del prof. J ohn Dewey (I).Non è perciò necessario che io lo descriva qui, t at;to .p~uche nessuna descrizione verbale può render giustiziaa una tecnica che implica il cambiamento, att raverso

(I ) Man', St4pr~ InherilallU, • C,.ali~ Omsdow. Cmi"ol,· TM U Si 0/1M & 1/.

un lungo processo d'istruzione da parte,dell'insegnantee di attiva cooperazione da parte dell'allievo, delle espe­rienze sensorie individuali. Non si può descrivere l'espe­rienza di vedere il colore rosso. Similmente non si puòdescrivere l'esperienza molt o più complessa di un pro­gresso nel coordinamento fisico. Una descrizione verbaleavrebbe senso soltanto per chi avesse realmente subital'esperienza descritta; per la persona mal coordinata, lestesse parole avrebbero un significat,o affa~t? diverso.Inevitabilmente le interpreterebbe nel termini della sua

l esperienza sensoria, che so~o quelli di una per~na m~coordinata. Una comprensione completa del Sistema SI

può avere soltanto prat icandolo. Tutto ciò che è neces­sario dire qui è che sono sicuro, per esperienza ed osser­vazione personale, che ci dà c~mpletaJ!Iente quel che, ab­biamo cercato in un sistema di educazione fisica : sollievodalla tensione dovuta al malessere, e conseguente mi­glioramento della salute fisica e mentale; aumento dellacoscienza dei mezzi fisici impiegati a raggiungere i fini

. proposti dalla volont~ e, insieme ~ ~iò~ u~ inna1zam~n.to generale della coscienza su tutti I piam : una tecmcadi inibizione, efficace sul piano fisico per impedire alcorpo di scivolare, sotto l'i nfluenza di un ingordo t de­siderio di raggiungere certi fini e, nelle vecchie abitu­dini di cattivo coordinamento, ed efficace (per una spe­cie di analogia organica), ad inibire gli impulsi inoppor­tuni e incoerenti rispettivamente sul piano emot ivo edint ellettuale. Non si può chiedere di più ad un sistemadi educazione fisica ; né, se desideriamo seriamente dit rasformare in meglio gli esseri umani, gli si può chie­dere di meno.

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effetti. Se queste cose aiutano a mantenere un'organiz­zazione sociale soddisfacente, se servono a facilitaree ad arricchire le relazioni tra gli uomini e tra i gruppi,allora egli pot rà accordar loro un certo giustificatofavore . Pot rà, è vero, riconoscere chia ramente che taliprat iche non aiutano gli uomini a raggiungere le piùalte forme dell'evoluzione umana, ma sono, in realtàdegli impediment i su questo cammino. Il Budda indicail ritualismo come una delle Dieci Pastoie che leganogli uomini all' illusione e imped iscono loro di raggiun­gere l'illuminazione. Tuttavia , in vista del fatto chemolt i individui non aspirano certamente all 'illumina­zione, in alt re parole, ad evolversi fino ai limiti dellacapacità umana, si può t rovare qualche cosa di buononel rituaIismo. L'attaccamento alle cerimonie tradizio­nali e la fede nell'efficacia magica del rituale, posso­no impedire agli uomini di raggiungere l'illuminazione;ma, d'altra parte, possono aiutare quegli individui chenon hanno il desiderio né la capacità di raggiungerla,a comportarsi un po' meglio di come farebbero altri­menti.

E impossibile discutere il valore dei riti e delle ceri­monie simboliche senza riaprire una questione già trat­tata nei capitoli suU'l neguaglianza e l'Educazione: laquestione dei ti pi psicologici e dei gradi di sviluppomentale. E abbastanza significat ivo il fatto che la mag­gior parte dei fondatori storici di religioni e la maggio­ranza dei filosofi religiosi si sono t rovati d'accordo suquest'argomento. Essi hanno diviso gli esseri umani inuna minoranza di individui, capaci di fare gli sforzirichiest i per raggiungere "l'illuminazione" , e una granmaggioranza che non ne è capace. Questa concezioneè fondamentale nell'induismo, nel buddismo, e in ge­nerale, in tutta la filosofia indiana. F. implicita nell'inse­gnamento di Lao Tseu, e anche in quello degli stoici .

XIII

PRATICHE RELI GIOSE

T A religione è, t ra molte altre cose, un sistema diL educazione per mezzo del quale gli esseri umanisi possono abituare, in primo luogo. a conseguire deicambiamenti desiderabili nella loro personalità c, altempo stesso , nella società , e in secondo luogo, a ele­vare la loro coscienza e a stabilire dei rapport i piùadeguati tra loro stessi e l'universo di cui fanno parte.

La religione. ripeto. è tutto questo, insieme a moltealtre cose. Perché, ahimé, non tutte le dottrine ele pratiche delle religioni esistent i sono intese a miglio­rare il carattere o ad elevare la coscienza. Al contrario,gran parte di ciò che viene insegnato e fatto nel nomedelle religioni anche più altamente evolute , è netta­mente pernicioso, e una parte ancora maggiore è moral­mente neutra , non particolarmente cattiva, ma, d 'alt raparte, nemmeno specialmente buona. Verso quella spe­cie di religione i cui frutti sono moralmente cattivi eoscurantist ici, l' idealista razionale può most rare soltan­to una ost ilità intransigent e. Cose come la persecuzione.la soppressione o la deformazione della verità, sonointrinsecamente cattive, ed egli non può aver nientea che fare con organi zzazioni religiose che favorisconoiniquit à simili.

Il suo atteggiamento verso le abitudini, i riti e le ceri­monie et icamente neutri della religione organizzata sa­ranno determinati esclusivamente dalla natura dei loro

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PRATI CHE RELIGIOS E 249

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religioni

PRATICHE RELI GIOSE

modo più completo. Siamo di fronte a dued ist inte per due t ipi distinti di esseri uman i.

La storia delle idee è in gran parte la storia dellaloro errata interpretazione. Un individuo eccezionalescrive la storia della sua vita, ovvero formula. alla lucedella sua esperienza personale, una teoria circa la naturadel mondo. Altri individui, che non possiedono le suedoti naturali, leggono ciò ch'egli ha scritto, e, poich éil loro abito psicologico è diverso da quello dell'autore,non capiscono ciò che egli vuol dire. Essi reinterpre­t ana le sue parole alla luce della loro esperienza , delleloro conoscenze e dei loro pregiudizi. In conseguenza,essi imparano, non a esser simili a chi insegna loro , maad essere più simili a sé stessi. Le sue parole, mal com­prese, servono a giustificare i loro desideri , a raziona­lizzare le loro fedi . Non tutta la magia, la lit urgia e ilrituale esistenti nelle religioni st oriche sono una soprav­vivenza di età più primitive . E probabile che buonapart e sia relat ivamente nuova, sia il prodotto dell'in­comprensione. Molt i scrittori mist ici, scrivendo le loroesperienze psicologiche in linguaggio simbolico, hannofatto spesso supporre ai non mistici di aver parlato dialchimia e di riti magici. Episodi di vita interiore, proiet ­t ati nel mondo esterno in modo stranamente deform ato,contribuirono ad ingrossare il fiume maestoso della pri­mitiva superst izione. C'è il pericolo che l'attuale e dif­fuso interesse per la psicologia e la filosofia orientaleporti , per incomprensione, a una recrudescenza dellefanne più grossolane di superst izione.. ~i~o a che punto si possono usare nei tempi modernil ntl .e le formule, gli atti e gli oggetti simbolici? Laquest ione è stata posta di frequente dacché il crist ia­nesimo . organizzato cominciò a perdere la sua presasull 'OCCIdente . Tentativi per fabb ricare dei rituali sinte­t ici hanno avuto scarso successo. Il culto della Ragione

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(1) Una delle accuse d ire tte co ntro Eckart dall' I nquisizione, fu di ave.. par­lato apertamente dei misteri aac:ri.

250 FINI E MEZZI

Gesti di Nazareth insegnò che . molti sono i chiamatima JXK:hi gli eletti t e che certi esseri costituiscono «ilsale della terra t e possono perciò preservare il mondodalla corruzione . Le sètte gnost iche credevano all 'esi­stenza di un insegnamento esote rico e di uno exoterico,quest 'ult imo riservato ai molt i, il primo ai pochi capacidi t rame profi tto. La Chiesa cattolica sterm inò glignostici, ma si organizzò come se la credenza gnost icanegli insegnament i esoterici ed exote rici fosse vera (I).Per il volgo provvide il cerimoniale, le formule magiche,l'adorazione delle immagini , un calendario delle fest i­vità. Ai pochi insegnò, attraverso la parola dei mist ici,che tali esterni " aiuti alla devozione" sono (come Bud­da aveva indicato molt i secoli prima) delle pastoie po­tenti che tengono lontani gli uomini, dall'illuminazione,cioè, nella fraseologia crist iana, dalla comunione con Dio.In pratica, il cristianesimo, come l'induismo e il bud­dismo, non è formato da una ma da più religioni, adat ­tate ai bisogni dei diversi tipi di esseri umani. Una Chie­sa cristiana nella Spagna meridionale, in Sicilia , o nelMessico somiglia singolarmente a un tempio indù . L'oc­chio è ral legrato dagli stessi colori vivaci, dalle stessedecorazioni t rinate, dalle stesse statue gest icolant i; ilnaso respira gli stessi profumi inebrianti ; l 'orecchio, e,con lui, l' intelletto, vengono cullat i dalla cant ilena deglistessi incomprensibili incantesimi, eccitati dalla stessamusica suggestiva e sonora. Al polo opposto, conside­riamo la cappella di un monastero ciste rcense, e la saladi meditazione di una comunit à di buddisti Zeno En­t rambe sono ugualmente nude ; gli aiut i alla devozione(in alt re parole, le pastoie che impediscono all 'animadi conseguire l'illuminazione) man cano in entrambe nel

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FINI E MEZZI

e dell 'Essere Supremo della Rivoluzione Francese mori­rono con la reazione di Termidoro. La religione dell'Uma­nità, di Comte {vcat tolicesimo senza crist ianesimo"come la chiamò T. H. Huxley) non mise mai radici:Anche i rituali e le cerimonie inventat i di tanto intanto .dai fortunati promotori di risvegli crist iani sop­pravvivono raramente ai loro autori e non si diffondonoal di fuori dei templi dove vennero praticati in origine.

D'alt ra part e, nuovi rit uali e cerimoniali sono sort iin rapporto al culto del nazionalismo e del socialismosan? sorti e hanno continuato a fiorire per un lung~penodo.

<;Onsi?er~ndo. qu~sti . eser.npi, .te?tiamo alcune gene­ralizzazioni . I n~uall e l cerimoniali sorgono quasi spon­t~neamente ogm qualvoIta delle masse di popolo si riu­mscono per prender parte a un'attivit à che tocchi laI?ro ~motività . Questi riti e cerimoniali sopravvivono eSI SViluppano finché l'interesse emot ivo viene sentito. Eimpossibile persuadere l~ gente ad eseguire riti e ceri­mome m rapport o a una Idea o a una persona per cui nonprova un interesse emotivo. Creare un rituale , comefece Comte, sperando che esso crei una emozione reli­~~osa, è come at.tacca:e il ~a~o davan ti ai buoi. Quandol interesse emotivo esiste, II ntuale servirà a rinforzarloe anche a ris~egliarlo ?uand.o l'entusiasmo languisce ; m~esso non puo creare l e~ozIOne. (Per essere più precisi,non può creare un sentimento durevole. Una cerimo niabene eseguita è un 'opera d 'arte che può colpire ancheuno spet~atore scettico. Ma si può essere profondamentec?m~OSSI, da Macbeth, senza convertirsi alla stregone­rra , SI puo provare un emozione assistendo a una Messapapale o a una rivist a di Camiéie brune senza sentirsiobbligati a diventare cattolici o nazist i).

'Al giorno d 'oggi nell 'occidente industrializzato nonc'è molto da dire in favore dei riti, delle cerimonie e

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delle t radizioni del crist ianesimo t radi zionale. Non c'èda dire molto in loro favore per la semplice ragione chesi dimost rano del tutto inefficaci. Essi non fanno asso­lutamente niente per man tenere un a vita sociale cristia­na, e hanno dimostrato di non saper resistere alla con­correnza dei nuovi riti e delle nuove cerimonie del­l' idolatria naz ionalist ica. Gli uomini sono molto più te­deschi o inglesi imperialist i che protestant i, molto piùfrancesi o fascist i che cattolici. Nel passato, i ceppi delrituale crist iano possono aver tenuto la gente lontanadall'illuminaz ione ; ma questi stessi cepp i servivano alegare fortemente gli individui al corpo della societ àcristiana. Oggi essi hanno in gran parte sopravvissuto al­la loro funzione sociale. E si può veramente dire chela preoccupazione pei riti e le cerimonie t radi zionalisepara realmente gli individui dalla società in mezzoa cui vivono. Troppi sono gli individui che, quandohanno scrupolosamente ripetuto le frasi prescritte, ese­guiti i gesti indicat i, e osservati i «t abù » tradizionali,si ritengono autorizzati a non occuparsi di niente altro.Per questi individui l 'eseguire i riti t radizionali è diven­tato un sost it uto dello sforzo morale e dell'intelligenza.Essi sfuggono i problemi della vita reale rifugiandosinelle cerimonie simboliche ; t rascurano i doveri verso séstessi, il loro prossimo e il loro Dio per offrire un 'adora­zione idolat ra a qualche oggetto tradiziona lmente con­sacrato, per recitare delle sciarade liturgiche o per par­tecipare a qualche ant ica mascherata . Citerò un esemp iorecente su quest'argomento. Nell'autunno del 1936 ilTimes di Londra riportò il fatto che, per deferenza alsentimento religioso, gli idroplani non sarebbero più sta­t i autorizzat i ad ammarare nel Mare di Galilea. Questoè un esempio caratteristico di come la preoccupazionedegli oggetti sacri sia un impedimento non soltanto perprocedere verso l' illuminazione, ma anche per conside-

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rare razionalmente i fatti della realtà contemporanea.Abbiamo qui un "sentimento religioso" che viene pro­fondamente offeso se le macchine volant i toccano uncerto specchio d 'acqua consacrato, ma che (a giudicaredalle affe rmazioni pubblicate dai decani e dai vescovianglicani), non t rova niente di particolarmente scan­daloso al pensiero che queste stesse macchine volant ipossano venir usate per buttare fuoco, veleno ed altiesplosivi sugli abitanti di città indifese. Se questa èreligione, che Dio ci salvi da una simile imbecillit àcriminale.

Quale sarà la morale dei precedent i paragrafi e l'in­segna mento prat ico che l' idealist a razionale può t rarredalla considerazione della natura dei riti e delle cerimo­nie religiose? Egli concluderà, in primo luogo, che, es­sendo il rit ualismo un impedimento a cui troppi esseriumani sono tenacemente legati , è inut ile tentare di li­berarsene. In secondo luogo, osservando che i riti e lecerimonie possono venir usati , come qualunque altrostrumento, per dei fini cattivi non meno efficacementeche per dei buoni, farà quanto gli è possibile per incora g­giare il loro uso per dei buoni fini, e per impedire conla dimost raz ione, la persuasione o la sat ira che venganousat i per causare mali maggiori. F inalmente, valendosidell 'insegnamento degli insuccessi passati , non perderàtempo a fabbricare nuovi cerimoniali per qualsiasi mo­vimento nel quale i partecipanti non trovino già unint eresse emotivo .

Questo per quanto riguarda gli aspett i positivamentenocivi ed este t icamente neut ri della religione. Conside­riamo ora gli element i delle pratiche e delle credenzereligiose che han no un valore positivo.

Tutti i sistemi di classificazione tendono più o menoa deformare la realt à ; ma è impossibile riflettere su diessa con chiarezza se non si usa qualche sistema di clas-

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sificazione. Perciò, anche rischiando di essere t roppo sem­plicista , classificherò separatamente le varietà delle pra­t iche e delle credenze religiose.

Questo capitolo t ra tt a soltanto delle prat iche religioseesistent i (non delle fedi), e le tratta prevalentem~nt~ daun punto di vist a umanist ico. Da questo punto dI.vIsta ,le pratiche religiose hanno valore in q~anto f~mlsco~~

dei metodi di auto-educazione, metodi che gli uorrumpossono usare per t rasformare il loro carattere e appro­fondire la loro coscienza.

I metodi meno conosciuti nell'occidente contempera­neo sono quelli che chiamerò fisiologici. Questi metodisi possono classificare nei seguent i gruppi principali .

Molti popoli selvaggi , e anche certi seguaci di religionipiù elevate, fanno uso di ripetuti mo:vime~ti ,rit~icicome di un metodo per provocare degli stati d anrmo.Questi moviment i ritmici possono assumere forme sva­ria te' dal solitario passeggiare avanti e indietro delprete cattolico che legge il suo breviario, alle elabo~ate

danze rituali dei primitivi di tutto il mondo. La rrpe­tizione di movimenti ritmici sembra avere lo stessoeffetto della ripet izione di formule verbali o di frasimusicali : blandisce, fino a farla riposare, la parte super­ficiale della coscienza , e perm ette alla parte più pro­fonda della mente o di concent rarsi sulla realt à ultima(come nel caso del prete solitario che passeggia su e gilileggendo il breviario), o di sperimentare un profondosenso di solidarietà con gli alt ri esseri umani e con ladivinità tutelare (come nel caso dei danzatori rit uali).Sembra che il cristianesimo abbia commesso un grandeerrore perm ettendo che la danza si secolarizzasse com­pletamente. Per gli individui del t ipo somatotonico, ledanze rit uali rappresentano una esperienza religiosa piùsoddisfacente e convincente di qualunque alt ra .

Un altro metodo fisiologico è quello dell' ascetismo.

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F IN I E MEZZI PRATI CHE RELlGIQSE 257Digiuno, veglia, disagio e auto- flagellazione sono stat iusati dai devoti di ogni religione, come metodi, nonsoltanto di espiazione del peccato, ma anche di educa­zione della volontà e di modificazione dell'ordinaria co­scienza quotidiana .

A ciò mirano anche quegli ascet i indiani che allenanosistemat icamente i loro corpi, fino ad essere in grado diesercitare un cont rollo cosciente sui processi fisiologiciche si svolgono normalmente in modo incosciente. Inmolti casi essi giungono a provocare degli stat i mentaliinsoliti , modificando profondamente e sistemat icamen­te certe funzioni fisiche, quali la respirazione e l' attosessuale .

Si hanno prove che dimostrano che tali pratiche pos_sono produrre dei risultati di gran valore. L'uomo chepratica i metodi della mortificazione o del Voga , puòraggiungere un alto grado di non-at t accamento verso le• cose di questo mondo t e al t empo stesso elevare lasua coscienza in modo da potersi attaccare più comple­t amente dell'uomo normale a ciò che è più grande dilui, al principio integrativo di tutto l'essere. E possibi­le, ripeto; ma non è facile. Tutti coloro che conosconoqualcosa sui metodi di mortificazione o del Voga, o perosservazione o per esperienza personale, concordano neldire che sono metodi pericolosi. Prima di t utto, sonopericolosi fisiologicamente; molti corpi non resistonoallo sforzo che vien loro imposto. Ma questo non è tutto ;esist e anche un pericolo morale. Tra quelli che int ra­prendono questi metodi, pochi soltanto sono quelli chelo fanno per ragioni giuste. L'ascet ismo degenera facil­mente nel tentativo di battere dei record . C'è pocadifferenza t ra Simone Sti lita e i moderni arrampicatoridi pert ica americani o tra un fachiro sul suo letto dichiodi e i partecipanti alle torturant i maratone di danza.La vanità e la brama di eccellere, di distinguersi, di

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riconoscimenti pubblici figurano t roppo di frequente trai motivi dell'ascetismo. Per giunta , in tutt i gli individui,tranne in quelli più allenati , il dolore fisico tende adinnalzare, piuttosto che a smorzare la normale preoc­cupazione per il proprio corpo. Chi soffre fa molta faticaa non identificarsi con l'organo sofferente . (Lo stesso èvero, naturalmente, per chi prova un piacere intenso).Alcuni ascet i riusciranno a educare la loro mente inmodo da ignorare la propria sofferenza, e a ident ificarsicon ciò che è più della sofferenza e più della totalitàdel loro essere individuale. Molti , al cont rario, finirannoper essere diminuiti , identificandosi con la sofferenza econ l'orgoglio di essere capaci di sopportare t anto.

Il pericolo inerente alla pratica dei metodi di cont rollofisiologico cosciente è di un genere un po' diverso. Sidice che i metodi dell'Hatha Voga, come li chiamanoin India , abbiano per risult ato di elevare le facoltà men­tali e fisiche. (Arthur Avalon dà delle informazioni mol­to interessanti su questo argomento nel suo Kundalim)(I) . E per godere di queste facoltà , e non per usarlecome mezzi di " illuminazione", che molti adept i delloHatha Voga iniziano il loro allenamento. Orgoglio esensualità sono i loro movent i, e una maggiore capacitàd i domin io e di piacere è la loro ricompensa. Quest iindividui escono dal loro tirocinio possedendo vera­mente facolt à maggiori, ma queste facoltà non sonoche gli strumenti di un carattere che è peggiorato in­vece di migliorare.

L'idealista razionale, partendo, come deve, dal prin­cipio che l' albero si giudica dai frutti, eviterà tutti imetodi di auto-educazione religiosa che implicano unest remo ascet ismo, o una profonda modificazione dellefunzioni fisiologiche, e seguiterà ad evitarli finché delle

(1) Vedi anche Yogo del Dottor K. BEtHANAN. New YOlk , 1937.

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FIN I E ME ZZI PRATICHE RELIGIOSE 259aumentate conoscenze scient ifiche non permettano diusarli con più sicurezza di quanto sia ora possibile.Intant o, naturalmente, non t rascurerà nessun sistemadi allenamento che consenta di aumentare senza peri­colo il cont rollo cosciente da parte dell 'individuo delproprio organismo. (Ciò è stato discusso abbastanza det ­tagliatamente alla fine del capitolo suU'Educazione).

Il secondo metodo di auto-educazione insegnato dalle .varie religioni, consiste essenzialmente nel colt ivare unaintima relazione emotiva tra l'adoratore e un dio per­sonale o alt ri esseri div ini. Questo metodo emot ivo èquello meglio conosciuto in occidente , perché è quellousato dalla maggioranza dei cristiani. In India è notocome bhakti-marga, il sent iero della fede devota, con­trapposto al karma-marga, il sent iero del dovere o delleopere, e al [nana-ma rga, il sentiero della conoscenza.Il bhakti-marga non ebbe una parte di grande impor­tanza nella religione indiana, almeno in quella delleclassi colte; fino alla riforma bhagavata, nel MedioEvo. Ribellandosi contro il panteismo della filosofiavedanta e l'ateismo della filosofia sankhya e del bud­dismo, i capi della riforma bhagavata insistevano sullanatura personale di Dio e sull' inte rna esistenza perso­nale delle anime indiv iduali . (Si ha ragione di rite­nere che delle influenze cristiane agissero sui riformatori).Una specie di bhakti-marga si insinuò nel buddismocol sorgere del Pia Grande Veicolo. In questo caso .però, i t eologi avevano cura di insistere che gli oggettidi bhakti, i Budda, non erano dei ete rn i, e che realtàult ima, sostanziale per il mondo, era impersonale.

Ho detto che per gli individui del tipo prevalentemen­_te sornatotonico, i rituali che comprendono dei movi­menti ritmici forn iscono una forma di esperienza reli­giosa che li soddisfa in modo par tico lare . E attraversoi loro muscoli che essi raggiungono più facilmente la

conoscenza del divino. In modo simile, per i viscero­tonici, l'esperienza religiosa tende naturalmente ad as­sumere una forma emotiva. Ma è difficile poter avereuna relazione emot iva , salvo che con una persona; iviscerotonici, perciò, tendono a rendere raz ionali le pre·ferenze del loro temperamento, nei termini di una teo­logia personalista. La loro intuizione diretta, potrebberodire, è quella di un Dio personale. Ma qui viene in luceun fatto molto significat ivo (che verrà discusso ampia­mente nel prossimo capitolo e che qui basta accennare).Coloro che si allenano all'ardua tecnica del misti cismofiniscono sempre, se si spingono abbastanza avanti nel­l 'opera di riflessione e di meditazione, col perdere laloro intuizione di un Dio personale e con l'avere delladiretta esperienza di una realtà ult ima che è imperso­nale. L'esperienza dei grandi mistic i di ogni tempo e diogni paese sta a provare che la teologia associata colbhakti-marga è inadeguat a, che rappresenta erronea­mente la natura della realtà ultima. Coloro che persi­sisto no nell' avere relazioni emotive con un Dio che essirit engono personale, non si sono mai dati la pena diintraprendere l' arduo allenamento che solo rende pos­sibile l'unione mist ica dell 'anima col principio integran­te di tutti gli esseri. Ai viscerotonici, con la loro bramadi esperienza emotiva, e anche ai somatotonici, con laloro brama di esperienza muscolare, questo allename n­to deve sembrare particolarmente arduo. Infatti, l 'in­tuizione mist ica genuina può essere una esperienza qua­si impossibile per molt i ind ividui appartenenti a questitipi psicofisiologici. Sia quel che si vuole, rimane il fattoche questi individui scelgono generalmente il tipo diesperienza religiosa che è per loro più gradevole e piùfacile.

La teologia del bhakti-marga può non essere vera;ma produce spesso e molto rapidame nt e dei risultati

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molto notevoli. In altre parole si può dimostrare I'effi­cacia del metodo emotivo di auto-educazione religiosa .Bisogna notare, però. che ii metodo emotivo secolare diauto-educazione raggiunge degli effetti non minori. Nelsuo volume Dio o Uomo il professor Leuba ha fatto no­t are che delle conversioni impressionanti possono av­venire senza che sorga mai la questione religiosa ; chel' imitazione di ammirat i modelli umani può produrredei cambiament i in meglio nel carattere propr io comel'imitazione dei modelli divini. L 'inconveniente del bhak­ti-marga è di essere anche t roppo efficace. La devozionea un qualunque oggetto d'adorazione, per quanto intrin­secamente grottesco o anche nocivo, è capace di produrredei gran cambiamenti nel carattere dei devoti , cambia­menti che. fino a un certo punto, sono dei veri migliora­menti. Coloro che hanno seguito il culto americanocontemporaneo del negro uomo-dio , Padre Divi no, de­vono essere rimasti colpit i dal fatto che molt i, probabil­mente la maggioran za , degli adoratori del Padre hannosubito un 'impressionante conversione e sono, sotto mol­ti aspe tti, uomini e donne migliori di quanto fosseropri ma della loro conversione al divinismo (r ). Maquesto miglioramento di carattere ha dei limiti moltodefiniti. La teologia dei divinisti li impegna a crederenella perfezione del Padre. Bisogna obbedire ai coman­dament i di un essere perfetto. E infatti vi obbediscono,anche quando, (e questo sembra il caso in certe t ran­sazioni finanziar ie della nuova Chiesa) non siano in ac­cordo coi più severi principi della morale. Vale la penadi st udiare ciò che è anormale per la luce che getta sulnormale. Il divinismo è una specie di fantastica paro­dia di una religione di devozione personale ; ma proprio

(l ) Ved i Tll e / lItredible M essiah, d i ROBltkT ALL llRTOS P ARIl;ER. Ne ...York. 1937.

perché è una parodia, mostra molto chiaramente i peri­coli e i difetti, come pure le virtù, del bhakti-marga. Ilbhakti verso il Padre produce degli eccellent i risultatifinché il Padre stesso si comporta con virtù perfetta , ofinché i suoi seguaci ritengono che si comporti cosi.Ma quando cessa di essere virtuoso, o quan do gli venga­no attribuite delle azioni poco virtuose, la devozione deisuoi seguaci cessa di esercitare un a buona influenzasulla loro vita , e diventa una influenza nociva . E ovvioche i seguaci obbedient i o gli imitatori di una personache è, o viene rit enuta , nociva in un modo o nell 'altro ,non possono essere interamente buoni.

Ciò che si applica all 'adorazione del Padre Divino, siapplica , mutaìis mutandis , a tutte le altre forme dibhakti-marga. La devozione e l' imitazione di una divini­tà personale, dànno ai fedeli maggiore energia, per il loromiglioramento e per quello del mondo che li circonda,di qualunque alt ra fonna di auto-educazione religiosa.Questo è un fatto empirico. Ora, l'energia è una buonacosa purché sia ben diretta. La devozione per una divi­nit à personale genera molt a energia; ma imprime an­che una buona direzione alla energia prodotta ? Lostudio della storia most ra che i risultati dell 'adorazionedi una personalità non sono affatto necessariamente buo­ni. Infatti, l'energia sviluppata da devozione verso un apersona è stata diretta a fini nocivi almeno alt rettantospesso quanto a fini buoni. C'era da aspettarsi chequesto dovesse essere , data la natura della cosa. La de­vozione verso un essere umano ancora vivente , ma dei­ficato per acclamazione generale, alla lunga non puòmancare di essere disast roso. Il bhakt i-marga nei con­fronti di un Alessandro il Grande, di un Napoleone, odi un Hitler , può cominciare col produrre dei cambia­ment i in meglio nei suoi seguaci; ma non può fare ameno di produrre una degenerazione nell 'essere ado-

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rato. e Il potere corrompe sempre t scrisse lord Acton.e Il potere assoluto corrompe completamente. Tutti igrandi uomini sono cattivi t. Un uomo deificato è ro­vinato moralmente dal fatto stesso di venir adorato.Coloro che, adorando, lo obbediscono e lo imitano,finiscono inevitabilmente, grazie alla loro stessa adora ­zione, per obbed ire e "imitare un essere completamentecattivo e corrotto.

Quando l'essere adorato non è più vivo, l' adorazionenon può corrompere il suo oggetto. Ma anche i miglioriesseri umani hanno i loro difetti e i loro limiti : e a questi, .se sono morti, bisogna aggiungere i difetti e i limit i deiloro biografi. Cosi, secondo i suoi molto inadeguati bio­grafi, Gesti di Nazareth non si occupò mai di filosofia ,di arte , di musica , di scienza , e ignorò quasi completa­men~e i problemi politici , economici e i rapport i ses­suali. E anche st ato detto che maledisse un albero difico perché non dava frutt i fuori st agione, che frustò imercanti del tempio, che fece annegare un bra nco diporci. La scrupolosa devozione per la persona di Gestie la sua imitazione, han no finito troppo spesso per por­tare fatalmente i crist iani più seri a disprezzare la crea­zione artistica e il pensiero filosofico; a disprezzare l'in­telligenza indagatrice, a evitare tutti i problemi piùvasti e più complessi di politica e di economia , e a rite­nersi giust ificati nell 'abbandonarsi alla collera , o, comepreferirebbero chiamarla , " alla giusta indignaz ione" .

In molti casi la devozione è diretta non verso un es­sere vivente o che ha vissuto nel passato, ma versoun Dio ete rno omnisciente e onnipossente , che vieneconsiderato come un essere personale. Anche in questocaso il bhakti-marga può dare dei risultati non soddisfa­centi. I t eologi fanno grandi sforzi per asserire che ildio personale è un essere assolut amente perfetto; ma,malgrado tutte le loro precauzioni , la divinità tende a

262 FI NI E MEZZI PRATICHE RELIGIOSE 263

venir concepita dai suoi adoratori come se appartenesseall'unica specie di esseri dei quali essi hanno conoscenza

. diretta ossia come un essere umano. Questa tendenzanaturale a concepire un Dio personale come un essereumano prevale specialmente tra i crist ian i educa t i sulVecchio Testamento. In questo notevole compendio diletteratura dell' Et à del bronzo, Dio è personale finoad un punto quasi sub-umano. Troppo spesso il fedelesi è sent ito giust ificato a dar libero corso alle sue peg­giori passioni dal la riflessione che, cosi facendo, nonfa che basare la propri a condotta su quella di un Dioche prova odio e gelosia, che non sa cont rollare la suaira , e si comporta generalmente come un t iranno orien­tale particolarmente feroce. La frequenza con la qualegli uomini hanno identificato gli stimoli delle loro pas­sioni con la voce di un Dio t roppo personale, è realmen­te spaventevole. La storia di quelle sètte le quali ritene­vano che gli individui potessero basare la loro condottasulla guida dell'ispirazione momentanea da parte di unadivinità personale, costit uisce una lettura molto depri­mente. Da Thomas Schucker, l'anabattist a svizzero, chefu divinamente guidato a tagliare la testa del fratello,e che cosi fece davanti all 'ampia assemblea di cuifacevano parte i suoi genitori, fino a Smyth-Piggot , checredeva di essere Dio, e che fece concepire alla sua ca­meriera due figli illegittimi chiamat i rispettivam entePotere e Gloria , la lunga serie dei maniaci, dei pazzi edei criminali divinam ent e giust ificati , si svolge nellastoria fino al t empo attuale. La fede in un Dio perso­nale ha suscitato un'enorme quantità di energia indi­rizzata verso fini buoni ; ma ne ha probabilmente susci­t ata una quantità uguale verso fini sciocchi o pazzi oassolutamente nocivi . Ha portato a quell'enorm e su­per-valutazione dell'ego individuale, cosi caratterist i­ca delle filosofie popolari dell 'Occidente. Tutte le grandi

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ricchezza fosse un segno del favore di Dio, e la povertàdegli altri una turpitudine morale.

Sarebbe possibile molt iplicare tali esempi dei disa­strosi effetti pratici derivati da fede metafisica errata.4l Tutto ciò che noi siamo & scrive l'autore del Dham­mapada, «è il risult at o di ciò che abbiamo pensato. oSe pensiamo erroneamente, il nostro essere e le nostreazioni saranno soddisfacent i. Cosi, gli atzechi credevanoche il sole fosse una persona vivente che volesse nutrirsidel sangue di vittime umane. Se non gli fosse statofornito sangue in quantità sufficiente, il sole sarebbemorto e la vita si sarebbe est inta su questa terra.Perciò gli at zechi dovevano dedicare gran parte della

' loro energia a far la guerra, per poter prendere e ucci­dere abbastanza prigionieri da soddisfare l'appeti to delsole.

Un alt ro caso, Nel sottosuolo del Museo di Londraè appeso un cartello che descrive il processo, tenutoverso il 1830, di due uomini accusat i di prat iche omoses­suali. Condannandoli, il giudice affermava che, con laloro colpa, essi mettevano in grave pericolo il loropaese. Sodoma era stata dist rutta a causa della sodomia ;si aveva ogni ragione di ritenere che, se si fosse permessoall 'omossessualità di diffondersi, Londra avrebbe sof­ferto dello stesso fato, Ne seguiva perciò che i due de­linquenti meritavano largamente la morte. Di conse­guenza venne ordinato di impiccarli su di un palcodiverso da quello che serviva all 'esecuzione degli altricriminali, perché la loro presenza non contaminasse inqualche modo i ladri, i falsari e gli assassini, relativa­mente innocenti, condannati nella stessa sessione.

Ancora un esempio. La teologia hitl eriana affermache esiste una razza nordica congenit amente superiorea tutte le altre. E quindi giusto che i nordici si organiz­zino per la conquista e che facciano del loro meglio

FIN I E ME ZZI

religioni hanno insegnato la necessit à di trascendere lapersonalità; ma i crist iani hanno reso molto difficileagire secondo questo insegnamento. Essi hanno unitoall'ingiunz ione che gli uomini debbano dar la vita persalvarsi, l'asserzione che Dio stesso è una persona e chei valori personali sono i più alt i che possiamo cono­scere.

Una divin ità personale tende a venir considerata co­me affatto trascendente, come qualcuno " laSSI''' , sepa­rato da chi lo percepisce, e diverso da questo. A piùriprese nella storia del crist ianesimo, i pensatori hannoinsistito con enfasi particolare sulla incornrnensurabilediversità della nat ura di Dio. S. Agostino, Calvino,Kierkegaarde e, ai nostri giorni , Barth si sono soffer­mat i enfaticamente e a lungo su questo tema. La dot ­t rina della completa trascendenza e diversit à di Dio èprobabilmente falsa e i suoi risultat i nella vita di chivi ha prestato fede sono sempre stati estre mamentenocivi. Essendo Dio completamente " altro" , vien con­siderato come capace di qualunque cosa, anche (nelleparole di Kierkegaarde) delle più mostruose " sospensio­ni t eologiche di moralità" . Di nuovo, la fede nella diver­sità di Dio implica la fede che la grazia sola sia efficacea procurare la salvezza e che le opere e il colt ivare si­stematicamente la vita interiore siano inutili. Non c'èniente di fortuito nel fatto che i primi e più crudelicapitalisti furono uomini allevati nella tradizione delcalvinismo. Credendo che le opere buone e la vita in­teriore non avessero nessun significato eterno, rinun­cìarono alla carità e alla auto-educazione e volsero tut­ta la loro attenzione a farsi st rada nel mondo. Traendodal Vecchio Testamento la sordida dottrina che la virtùmerita una ricompensa materiale , poterono ammas­sare ricchezze ed opprimere i poveri con la coscienzacompletamente tranquilla ; erano convinti che la loro

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PRATICHE RELIGIOSE 265

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per ste rminare dei popoli come gli ebre i, che apparten­gono a una razza inferiore.

Val la pena di notare che , in tutti questi casi, la divi­nit à tutelare è personale. Per gli atzechi il sole era unapersona suscettibile di provare set e di sangue. Il Dioche si temeva avrebbe dist rutto Londra a causa delleeccentricità sessuali dei suoi abitant i di sesso maschile,era il Dio anche t roppo personale del Vecchio Testa­mento. Il Dio di Hitler è un a versione ringiovanit a del" vecchio Dio tedesco" del kaiser , un a personalità divi­na che si int eressa profondamente al dest ino dell'imperodi Bismarck ed è pronto a combattere al fianco dei suoiesercit i, come Athena al fianco dei greci. Le credenzeteologiche che portano ad agire in modo nocivo nonsono necessariamente associate al dogma di un Dio per­sonale . Ma è un fatto storico che gli errori t eologici piùeccent rici sono stat i molto spesso associat i all a fedenella personalit à di Dio. Ciò è nat urale. Un individuoha delle passioni e dci ca pricci ; ed è perciò nat uraleche faccia delle cose st rane: che chieda a gran voce ilcuore delle vittime sacrificate, che domandi la persecu­zione degli ebrei, che minacci la distruzione di interecittà perché alcuni degli abitanti sono per caso omo­sessual i.

I pericoli del bhakti-marga sono manifesti; ma sfortu­natamente il fatto che spesso i suoi risult ati siano per­niciosi, non diminuisce l 'att rattiva che esercita sugli es­seri umani di un dato t ipo psicologico. Molti individu igodono troppo del processo del bhakti-marga per poterfare attenzione ai suoi effetti su sé stessi e sulla societ àin genere. La sto ria ci dimostra che, qu ando il metodoemotivo ha preso radice, non tende a lasciar libero ilcampo. Ho già menzionato la riforma bhagavata chetrasformò cosi profondamente la natura della reli- .gione indi ana duran te il Medio Evo. F ino ad oggi il

266 FINI E ME ZZI PRATICHE RELIGIOSE 267

bhakt i-marga conserva la popolarità conquist at a tra ildodicesimo e il qu indicesimo secolo. Il buddismo giap­ponese, come ricorderanno i. lettori di The T~le o/ qe~~i ,era diventato, al t empo di Lady Murasaki, (all 'iniziodel secolo undicesimo} una religione in cui predominavala devozione personale. Il fondatore indiano del bud­dismo, per cit are il professor Geden, ara IX>C0 più di unafigura e di un nome. La religione di Sakyamuni (unacombinazione di karma-marga e di ina na-marga). erastata sostit uita dal bhakti -marga di retto verso AmidaBudda. Un movimento di riforma fu iniziato in Giappo­ne nel tredicesimo secolo, lo scopo del quale era di st a­b ilire Sakyamuni al posto supremo. Si dimostrò t utta­via un completo insuccesso. Il sent iero della devozionesembrava ai giapponesi più gradevole che quello dellaconoscenza e del dovere.

Nel crist ianesimo, il bhakti verso un essere personaleè sempre stata la forma più popolare di pratica reli­giosa. F ino al t empo della Cont ro-Riforma, però , alsent iero della conoscenza (chiamato nel linguaggio cri­st iano " teologia mistica" ) veniva accordato un postoon orato accanto al sent iero della devozione. Dalla metàdel secolo sedicesimo in JX>i , il sentiero della conoscenzacominciò a venire trascurato ~ anche condannato . DonJ ohn Chapman ci dice che eMercuriano, generale dellaSocietà (di Gesti) dal ' 573 al ' 580, proibi l'uso delleopere di Tauler, Ruysbroeck, Suso, Haphius, Santa Gel­t rude e Santa Mechtilde •. I Contro-Rifonnist i feceroogni sforzo per aumentare la devozione dei fedeli peruna divin it à personale. Il contenuto letterario dell'artebarocca è isterico, quasi epilet t ico , nella violenza dellasua emot ivit à. Diventa perfino necessario chiamare lafisiologia in aiuto al sent imento. Le estasi dei sant i sonorappresent ate dagli artisti del secolo diciassettesimo,come francamente sessuali. Il drappeggio del secolo di-

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ciasettcsimo si contorce come budella . Nell 'equivoco per­sonaggio di Margherita Maria Alacocque la devozione delseicento si effonde su un cuore che sanguina e palpit a .Sembra che la cristianità cattolica non sia mai guaritada questa orgia di emot ivit à e di sensazionalismo.

Il significato del bhakti in relazione alla fede cosmo­logica sarà discusso nel capitolo prossimo. Qui dobbia­mo occuparci del suo aspetto psicologico e sociale.I suoi risultati , come già abbiamo visto, sono general­mente buoni fino a un dato punto, e cattivi oltre quelpunto. Cionondimeno, il bhakti è cosi gradevole , special­mente per gli individui di abito viscerotonico, che èdestinato a sopravvivere. Ai nost ri giorni, la maggio­ranza degli euro pei trova intellettualmente impossibilepagare un t ributo di devozione agli esseri soprannatu­rali che era no oggetto d'adorazione pel periodo dellaContro-Riforma. Ma il desiderio d 'adorare persiste, ilprocesso dell 'adorazione esercita ancora la sua attrattiva.Le masse cont inuano a percorrere il sentiero della devo­zione; ma oggetti di questo bhakti non sono più i santie il Dio personale ; sono la personificazione delia nazioneo della classe, e il Capo deificato. Il cambiament o èdel tutto in peggio.

E chiaro che, data l 'esistenza di tipi viscerotonici esomatotonici, le pratiche religiose della specie emotivae fisiologica saranno sempre popol ari. Le pratiche fisio­logiche si possono adattare a quasi ogni specie di fede.n met odo emotivo, d 'altra parte, impone inevitabilmen­te a chi lo pra tica la sua teologia persona1istica . Coloroche godono del bhakti non potranno mai venir persuas ia rinunciare alle loro pratiche gradevoli e alle credenzeche vi si riferiscono. In queste circostanze, cosa devefare l 'idealista razionale? Per quanto posso giud icare,egli ha due compit i principal i. Deve fare del suo me­glio per far conoscere il fatto che il met odo fisiologico e

quello emotivo non sono gli unici met odi di auto-edu­cazione religiosa, e specialmente che esiste una alt erna­tiva al bhakti e alle credenze qu asi certamente errateche vi si associano . Grazie al discredito di cui ha sof­ferto la teologia mist ica (o il sent iero della conoscenza)in questi ultimi secoli, molte mentalit à religiose euro­pee non si rendono nemmeno conto che esiste una al­t ern at iva al bhakti. L'esistenza di questa alt ernat ivadeve venir proclam ata e il suo uso pratico e le sue im­plicazioni cosmologiche sviluppate. L'altro compito del­l' idealista razionale è più difficile. Accettando come ine­vitabile la sopravvivenza di un grande residuo di se­guaci del bhakti-marga, dovrà fare tutto il possibile perconvogliare questa corrente irreprimibile nei canali dovefar à meno danni. :E: ma nifesto, per esempio, che il bhak­ti diretto verso i condottieri deificati, e la personifica­zione delle nazioni, delle classi e dei partiti, risulteràun male, non solt anto per la societ à , ma, in ultima ana­lisi anche per gli individui , (qualunque possa essere ilsuo buon effetto immediato riguardo alle virtù minori ).Ripetere a tutti i proposit i questo fatto ovvio, è forseil compito più faticoso, ma anche il più necessario del­l' idealist a razionale. Verso le religioni t rascendentaliil suo atteggiamento può essere quello di un crit icodiscrimin ante. Il punto che deve sempre ricordare efar ricordare al mondo è che ogni qualvolt a vien con­cepito Dio (secondo la frase di Aristotele), come il co­mandante in capo piuttosto che come l'ordinamentodell'esercito - come una persona trascendente invece checome un princip io d 'integrazione immanente e anchetrascendente - t enderà sempre a sorgere la persecuzione.l~ un fatto est remamente significat ivo che , prima dellavenuta dei maomettani , in India non esisteva virtual­mente la persecuzione. Il pellegrino cinese Hiuen Tsiang,che visitò l'India nella prima metà del settimo secolo

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e ha lasciato un dettagliato resoconto del suo soggiornodi quattordici anni in quel paese, dimostra chiaramenteche gli inciti e i buddisti vivevano fianco a fianco senzanessun impiego di violenza. Ogni partito tentava la con­versione dell 'altro; ma i metodi usat i erano quelli dellapersuasione e dell 'argoment azione e non quelli dellaforza. Né il buddismo né l'induismo si sono macchiatidi qualcosa che corrisponda all ' Inquisizion e; né sonomai st at i colpevoli di iniqu ità simili alla crociata controgli albigesi o di pazzie criminali come le guerre di reli­gione del cinque e del seicento . I mussu1mani che inva­sero l' India portarono con sé l'idea di un Dio che nonera l'ordinamento dell 'ecercito delle creature ma il suogenerale. Il bhakti verso quest'essere dispotico, si associòa eccidi su larga scala di buddisti e di indù.

In modo simile, il bhakti verso il Dio personale delcristianesimo si è associato , attraverso la storia diquesta religione, alle carneficine; su larga scala , di pa­gani e alle torture e agli eccidi al minuto di eretici. Ecompito dell 'idealista razionale insistere su questo fatto ·di importanza capitale. In t al modo, forse, potrà miti­gare le t endenze dannose che la storia most ra inerentialla devozione e alla corrispondente fede in una divi­nità personale.

E st ato necessario fermarsi a lungo sull'argomentodel metodo emotivo di auto -educazione religiosa , perla buona ragione che questo metodo possedeva, e ancorapossiede, una grandissima importanza storica. Dedi­cherò parecchio spazio anche al t erzo met odo di auto­educazione religiosa, quello della meditazione. Esso èimportante , non soltanto storicamente, per le sue in­fluenze sulle cose umane, ma anche metafisicamente,per la luce che getta sulla natura della realtà ultima.Tratterò del suo significato metafisico nel capito lo pros-

PRATICHE RE LIGIOSE 271

simo. Qui mi occuperò principalmente dei risul tati so-ciali e psicologici di questi metodi (I ). .

Il metodo della meditazione è st ato usato spesso .m­sieme a quello emotivo e fisiologico. Nella sua forma piùpura, però , sembra essere affatto indipendente da en­trambi. E possib ile praticare la medit azione anche sen­za ascet ismo, o Hatha-Yogis, e anche a chi non credain un Dio personale. Anzi si pot rebbe dire che è impossi­bile, a chi crede in un Dio personale, di praticare la medi­t azione in modo adeguato, o di avere una genuina espe­rienza mistica. Di ciò t ratterò più a lungo più avanti .Dobbiamo ora occuparci dell' aspetto pratico dell 'a rgo­mento. Da un punto di vista umanistico, quale è pre­cisamente la ragione e lo scopo della medit azione? Larisposta si t rova nelle parole qui riportate, t olte da l pre­zioso saggio del professor Irving Babbitt su Budda el'Occidente. {C Veniamo qui a quello che per Budda èfondament ale nella religione. A molte cose considerat eindispensabili nelle altre fedi, per esempio la preghierae la fede in una divinità personale, egli accorda un postosecondario, o anche nessun posto ; ma senza l' atto dellariflessione o della concent razione spirit uale , egli r itieneche non può esistere assolutamente vita religiosa . J) Par­lando dell'amore e della compassione del buddist a , ilprof. Babbitt nota che essi possono, come il nirvana,{C venir compresi soltanto in rapporto alla specialeforma di attività che vien proposta alla meditazione.L'amore del buddista non sgorga spont aneamente dal­l' uomo naturale, ma è, come la carità cristiana , la virtùsoprannat urale per eccellenza. La confus ione correntesu questo punto, è forse il più singolare risultato del scn-

(J) Per in for mazioni ulteriori su questo soggetto. consultare i R digio urE:u~cises d i À . TU..L....R.D; T he .,b t 01 .Um tal P~aye~, di BIW I': FROST e I'anoni­ma Cotlcent~ation and M editation. pubhlicata dalla Loggia buddista di Londra .

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La religione fisiologica può avere una forma tantosolitaria che sociale. Cosi, un numero considerevole diindividui può prender parte a una danza religiosa; maquando l'allenamento richiede delle prat iche ascet iche,o l'acquisizione di un controllo cosciente sopra dei pro­cessi fisici finora inconsci, esso deve , per la natura.dellecose, avvenire in solit udine.

Nello stesso modo , la religione emot iva può esseresolitaria o sociale. Il tentativo di stabilire un rapportoemot ivo con una persona divina può venir fatto in soli­t udine o in compagnia. In quest'ultimo caso, qualcheforma di rituale viene frequentemente utilizzata, percosi dire, come un canale lungo il quale l'emozione con­divisa dei fedeli può fiuire verso il suo oggetto.

La meditazione viene generalmente prat icata in soli­t udine; ma esiste an che una meditazione in gruppo.Le condizioni di successo per la meditazione in grupposono le seguenti. Primo, il gruppo non deve essere t rop­po numeroso, alt r iment i è est remamente improbabileche i suoi membri raggiungano quella intuizione di soli­darietà tra di loro e con qualche cosa pi ù grande diloro, che la meditazione in gruppo si propone di raggiun­gere. Secondo, gli individui che compongono il gruppodebbono essere esercitat i nell'arte della riflessione, e ave­re qualche esperienza dei suoi buoni risultati. Un grup­po nel quale siano amm essi dci bambini, o del qualefacciano parte degli ad ult i che, per quanto animati dabuone intenzion i, non sappiano come praticare la rifles­sione né quale sia il suo valore quando vien praticata,quasi certamente non giungerà a nessun risultato. Tra­scurando di st udiare la psicologia della loro religione.i quaccheri hanno spesso commesso l'errore di tentarela meditazione in gruppo in riunioni t roppo numerose,dist urbate dalla presenza di bambini irrequieti e diadult i non esercitat i. Tali riunioni sono quasi sempre

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f imentalismo del diciottesimo secolo e del romantici­smo emot ivo del diciannovesimo, che lo ha prolungato.Questa confusione può venir definita psicologicament ecome una tendenza a sost it uire a una concent razionesuper-razionale della volontà , una espansione sub-razio­nale del sentimento •. La funzione della meditazione di­venta allora quella di aiutare l'uomo a sviluppare unaqualità speciale di volontà. (La meditazione, dice SanPedro de Alcantara , è soltanto un discorso indirizzatodall'intelletto alla volontà). Qnesta qualità speciale divolontà che è propria dell'uomo, va considerata come unfatto di osservazione e di esperienza. Come si può spie­gare questo fatto ? Il cristiano, come osserva Babbitt ,lo spiega nei termini della grazia divina, come qualcosache vien impart ito da una sorgente soprannaturale cheesist e al di fuori dell'individuo. I buddisti a ffe rma noche «l' io è il signore dell'io » e concepiscono la volontàsuper-razionale come qualcosa di latente nella psicheindividuale, una potenzialità che ogni individuo, se lodesidera e"se ne sa il modo, può real izzare in questa esi­st enza o (piu probabilmente, perché la via dell'illumina­zione è lunga e ardua) in una vita futura . Vediamodunque che, da un punto di vista umanistico, la medi­tazione è un metodo di auto-educazione particolarmen­te efficace.

I riti e i cerimoniali sono attività essenzialmente so­cial i. (La persona che desidera eseguire dei riti in pri­vato è generalmente vittima di una neurosi cost rittivache la obbliga , come nel caso del dottor j ohnson, a vi­vere la sua vita con l'accompagnamento di elaborate ge­st icolazioni e formule). Essi forniscono, t ra l'altro, unmeccanismo che permette agli individui che hanno deicomuni int eressi emotivi di ravvivare il loro senso disolidarietà . Il rit uale è una specie di cemento emotivoche può da r coesione a grandi masse di individui.

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state degli insuccessi. Però , non tutte le riunioni diquaccheri sono degli insuccessi. Quan do le condizionisono favorevoli, lo scopo della meditazione in gruppoviene raggiunto, proprio come nei primi giorn i del quac­eherismo. La meditazione in gru ppo è conosciut a t ra ibuddisti hinayana di CeyIoo e i buddisti mahayanadel Tibet . In Giappone i monaci Zen praticano la rifles­sione tutti insieme, ognuno al suo posto stabilito nellasala di meditazione del monastero. La meditazione ingruppo viene anche praticata da cert i dervisci mussul­mani in Asia Minore, o almeno veniva prat icata finchéKemal At aturk , qualche anno fa, non t rovò opportunoimpiccarli tutti.

VaIe la pena, a questo proposito, di ampliare una con­statazione fat ta nel capitolo precedente riguardo alfatto che tutti i dittatori e, in generale, t utt i i riforma­tori politici, diffidano profondamente dei mistici. Laragione non va cercata molto lontano. .. La religione s,per citare le parole del professar \Vhitehead , *è lea­lismo verso il mondo ». C'è «un rapporto t ra l' universa­lità e la solit udine », poiché <d'universalit à è un distac­co dalle cose immediatamente circostant i. » Ma ciò èprecisamente quanto i politici, e specialme nte quelli dit ­tatoriali, che pensano in t ermini di classe e di nazio­ne, non possono tollerare. Tut ti i dittatori, di qualun­que colore siano, hanno attaccato la religione. Dovela dit tatura è rivoluzionaria , quest a ostilità è dovutain parte al fatto che, come istituzione politica, la Chie­sa generalmente prende le parti degli inte ressi costituiti .Ma anche dove, come in Germania , la dittatura so­st iene ed è sostenuta dagli interessi cost ituiti, l'ost ilit àalla religione è di poco meno intensa che nei paesi chehanno dittature rivoluzionarie. In Italia , è vero, Mus­solini ha fatto la pace con la Chiesa, ma l' ha fatta amodo suo. La Chiesa ha ricevuto pochi chilomet ri qua-

drati di territorio indipendente; ma Mussolini ha otte­nuto in cambio l'influenza della Chiesa sull'animo de­gli it aliani. L'Italia è quindi soltanto in apparenza unaeccezione alla regola . Qualunque religione, (sia essa teist i­ca, o panteist ica , o, come il buddismo, ateist ica), che in­coraggia gli uomini al non-attaccamento alle " cose diquesto mondo" , e che insegna loro un lealismo versoil principio integrativo dell'universo è un anatema peril dittator e, che domanda ai suoi suddit i un attacca­mento intenso, nella forma di un nazionalismo frenetico,e un lealismo rivolto soltanto a lui e allo stato di cuiè il capo . Il dittatore, e in genere l'uomo politico, nonpuò ammettere il diritto indiv iduale all'universali tà ealla solit udine . Egli vuole che tutti gli uomini sianoappassionatamente gregari e campanilist i. Da ciò lapersecuzione di Hitler verso i crist iani , tanto protestant iche cattolici ; da ciò la campagna russa contro Dio;e la liquidazione delle sèttc dei dervisci non soltantoda parte di Kemal , ma anche di Ibn Saud; da ciò l'usomachiavellico da part e di Mussolìni della religione comedi uno st rumento di governo, da ciò la sua polit ica diassegnare a Dio la parte di secondo violino rispet to aCesare, da ciò il male che si dà perché ai giovani nonvenga insegnato un Iealismo monoteistico verso il mon­do, ma soltanto un lealismo verso gli idoli locali : la na­zione, il partito e sé stesso (I ).

(t) I n Giappone le ("lassi dtrigerrt ì hanno usato la tecnica della meditazioneper esercitare la volontà in H'noizio de l m ilitari ~mo . I cadett i navali erano. efor~ lo.so no anc:ora . so ttoposti a un corse <ifogli u C'rcizi mentali di zen . Come .t~ttl gh stru menti, questo metod o pu ò venir usato male da quelli che lo de­eìderano.

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CREDE NZE

ll..TEI ca pito li precedenti ho posto tre quesit i e hoJ.~ tent ato di rispondervi. Pri mo : che cosa vogliamodivenire? Secondo : che cosa siamo adesso? Terzo: comeci proponiamo di passare dalla nost ra condizione pre­sente a quella che desideriamo di raggiungere? Al ter­zo di quest i tre quesiti è stato risposto met odicamente,in una serie di considerazioni più o meno elaborate suimod i e sui mezzi. Al secondo è stato risposto incidental­mente in diversi punti di queste considerazioni. Il primoquesito, come si ricorderà, fu posto nel capitolo inizialee ricevette soltanto risposte concise c categoriche. In quelche segue, mi propongo di esaminare quelle risposte ,di esaminare gli ideali sociali dei profeti e quelli perso­nali dei fondatori d i religioni, alla luce di ciò che sap­piamo circa il mondo. _Tutto ciò che noi siamo è ilrisultato di ciò che abbiamo pensato. t Gli uomini vi ­vono conformemente alla loro filosofia della vita , allaloro concezione del mondo. Questo è vero anche per ipiù stolt i. E impossibile vivere senza una metafisica.La scelt a che ci è concessa non è fra un a data met afisica onessuna ; ma è sempre tra una metafisica buona e un acattiva , tra una metafisica che corrisponda abbastanzaesattamente alla realtà osservata e dedotta , e una chenon le corr isponda affatto. Logicamente , quest a discus­sione sulla natura del mondo avre bbe dovuto precederela d iscussione dei modi e dci mezzi pratici per modifi-

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care noi stessi e la società nella quale VIVIamo. Ma ilmet odo logicamente più corretto non è sempre il piùcomodo. Per varie ragioni, mi è sembrato più efficaceriservare agli ult imi capitoli questa discussione sui primiprincipi.

Cominciamo con un sommario, nei t ermini più gene­ra li, di ciò che ci è noto circa il mondo in cui viviamo.La scienza, secondo la frase d i Mayerson . è la riduzio­ne della diversit à all 'identit à (I). Il diverso, il fattobruto e irrazionale , ci è dato dai nost ri sensi. Ma non cicontent iamo di accettare la diversit à come ci è data .Noi abbiamo fame e set e di spiegazioni e per la menteumana la spiegazione consiste nella scoperta della iden­tità celata dietro la diversità. Ogni t eoria che post ulil'esistenza di ident ità dietro le diversit à, ci colpiscecome intrinsecamente plausibile.

La natura sembra voler soddisfare questa brama dellamente ; perché, dalle indagini , risulta che le identit à sinascondono infatti diet ro l'apparente diversità. Ma unaspiegazione in quest i termini non è mai molto complet a.Il fatto dell 'esist enza di sensazioni e di cambiament iirreversibili nel tempo è cosa irrazionale che non puòvenir resa completamente razionale con la riduzioneall 'ident it à. La scienza riconosce la specificit à delle cosecome la loro identit à nascosta. L 'errore d i Hegel eraquello d i immaginare che la nat ura fosse completamen­te razionale, e perciò deducibile a priori; Sarebbe moltocomodo che fosse cosi; ma disgraziat amente non lo è.

La diversit à del mondo materiale è stata ridotta, perqu anto è possibile, ad una identit à ult ima. Tutta lamateria, secondo i fisici, è cost ruita , secondo un numerolimitato di t ipi , con delle unit à di energia che, isolate,non sembrano possedere nessuna delle qualità che ord ì-

(I ) Vedi Capitolo I I.

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nariamente si associano alla massa della materia. Traun bilione di unit à sub-atomiche ed una unità sub-ato­mica, esiste una differenza non solt anto di quantitàma anche di qualità. Le scienze naturali, come la fisica ,la chimica, la biologia . si occupano della materia comese fosse cost ruita in vari gradi di tipi complessi. Laspecificit à delle cose, immediatamente percepit a dai no­st ri sensi, è in rapporto col numero e la disposizionedelle unità finali di energia . .

L'universo materiale viene descritto dalla scienza co­me composto da una diversità di t ipi fatt i di una so­st anza sola. Il senso comune sceglie arbitrariamentecerti gruppi di unità d 'energia appartenent i a certi ti­pi e li considera come esistent i individualmente e iso­latamente. Questo modo di procedere sembra intera­mente ingiustificab ile. Le cosi dette esistenze separatee individuali, d ipendono le une dalle altre per il lorostesso essere. Sono connesse t ra di loro da una rete dirapporti: elett ro-magnet ici, di gravitazione, chimici e(nel caso degli esseri sensibili) mentali . Questa rete dàloro l'essere e la realtà . Una esistenza individuale ènulla salvo che come parte di un tutto più grande. Inaltre parole, non ha una esistenza individuale. Le coseche noi chiamiamo normalmente oggetti o individui,un albero, un uomo, una tavola , non sono " realtà corr­erete" come gli ant i-inte llet t uali romantici vorrebberofarci credere. Sono ast razioni di una realtà che consi­ste, come rivelano le indagini sistemat iche, in una retedi rapporti t ra parti interd ipendenti di un tutto incalco­labilmente più grande. L'uomo, per esempio, è ciò cheè solt anto in virtù dei suoi rapporti con l'universo chelo circonda . La sua intera esiste nza è condizionata dallasua vicinanza alla terra , col suo potente campo di gra­vità ; radiazioni di varie specie lo rendono dipendenteda distant i corpi celesti; egli è il locus di un cont inuo

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processo di scambi chimici; mentalmente è in rapportocon le menti dei suoi contemporanei e dei suoi prcccdes­sori, ed è da queste influenzato. Le affermaz ioni delsenso comune, che noi viviamo in mezzo, e siamo noistessi delle esiste nze indipendenti, sono basate sull 'igno­ranza. Nelle circostanze presenti, però, coloro che se­guitano a pa rlare degli individui come se avessero delleesistenze indipendent i "concrete", si possono giusti fi­care per la ragione che t ale opinione, benché inesatta , èmeno falsa di quella dei teorici politici i quali conside­rano che gli esseri umani debbano venir sacrificat i a del­le ent ità come " la nazione", " lo stato", " il partito", " ildestino della razza" e cosi via di seguito. La verit à è cheesistono molt i diversi gradi di astrazioni dalla realt à .

Le ent ità colle quali ha a che fare la teoria polit i­ca appart engono ad un ordine d ' astrazione superiorea quelle delle esistenze separate del senso comune ; so­no più remote, per cosi dire, dalla realtà concreta checonsiste nelle parti int erdipendenti di una total it à . Imali mostruosi che nascono quando queste ast razioniremote come " nazione" e "stato" vengono conside­rate realtà più concrete e di maggior significato chegli esseri umani, si possono rimediare, in parte, insi­stendo sulla relativa concretezza degli esseri uman i.Ma anche quest'ult ima dottrina è fonte di grandi mali,ai quali non si può porre rimedio finché non si riconoscache anche l'individuo è una ast razione dalla realtà, enon si decida di agire in conseguenza . Le esist enze iso­late, individuali, sono illusioni del senso comune. Leindagini scientifiche rivelano (e queste scoperte , comevedremo in seguito, sono confermate dalla intuizionediretta dei mist ici e dei contemplat ivi esercit at i) chela realt à concreta consiste nelle part i interdipendenti diuna tot alit à e che le esistenze indipendenti sono sol­t anto delle astrazioni dalla realtà .

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Le indagini scient ifiche recenti han no reso chiaro cheil mondo dell'esperienza dei sensi e del senso comune èsoltan to una piccola parte dell 'insieme del mondo. Pic­cola per due ragioni : primo, perché siamo confinat i inun punto particolare dello spazio e non abbiamo quasinessuna cognizione per esperienza diretta , e ben pocaanche per deduzione, delle condizioni che regnano nelleparti distanti dell'universo; secondo, perché gli organiper mezzo dei quali si stabiliscono le comunicazionidirette col mondo esterno non sono in grado di coglierel'insieme della realtà. Questa seconda limitazione è piùsignificat iva della prima. Anche se fossimo in grado difare dei viaggi d 'esplorazione nello spazio interst ellare,saremmo sempre nell'impossibilit à di scorgere le vibra­zioni elettromagnetiche più corte di quelle che vengonopercepite ora come violette, e più lunghe di quelle dicui siamo coscient i come rosse. Saremmo sempre effet ­tivamente incapaci di vedere o di sent ire un oggettogrande anche come una molecola . La più breve unitàdi t empo a noi percepibile, sarebbe pur sempre unaampia frazione di secondo. Saremmo sempre sordi spac­cat i a tutti i suoni al di sotto di un certo limite. Sarem­mo sempre privi delle facoltà che rendono possibilel'orientamento agli uccelli migratori . E cosi di seguito.Ogni specie ani male abita un universo fatto su misura,scavato nel mondo reale per mezzo dei suoi organi dipercezione e delle sue facoltà inte llettuali. Nel casodell'uomo, le facoltà inte llettuali sono t anto sviluppateda pcrmettergli, diversamente dagli alt ri animali, didedurre l'esistenza di un mondo più vasto che includeil suo universo part icolare. Egli non può vedere oltreal violetto ; ma sa per illazione che esistono'le radiazioniultraviolette, ed è anche in grado di utilizzare prat i­camente queste radi azioni di cui i suoi sensi e il sensocomune gli negano l'esistenza. L'universo nel quale vi-

viamo giornalmente è il prodotto delle nostre limita­zioni. Lo abbiamo fabbricato noi stessi, selezionandolo(perché lo desideravamo, o perché eravamo incapaci difare altriment i) da una realtà t otale molto più vastadell 'universo del senso comune, e qualitativamente mol­to diversa. Su queste, che sono le più importanti tra lescopert e fondament ali della scienza, avrò occasione dit ornare più t ardi , ad altro proposito.

Questo per quanto riguarda la descrizione scient ificadel mondo materiale. La descrizione scient ifica dellamente è, purtroppo, t racciata con chiarezza molto mi­nore . E , veramente, non esiste una singola descrizionescient ifica della mente; esistono alcune descrizioni di­verse e inconciliabili. Alcuni investigatori scient ifici in­sistono nel descrivere la mente come un semplice epi­fenomeno della materia : il cervello secerne il pensierocome il fegato la bile ; la stessa nozione di coscienza devevenire scartata , e tutte le attività mentali debbono esserespiegate in t ermini di riflessi condizionati; la mente nonè altro che uno st rumento, foggiat o nel corso dell'evolu­zione per assicurare il cibo , la soddisfazione sessuale ele condizioni di sopravvivenza fisica. Alt ri , al cont rario,arguiscono che i fenomeni studiat i dalla scienza sonoin gran parte costruzioni della coscienza invest igat rice ;che la mente non può venir dete rminata da una "ma­teria" che è essa stessa, in parte, una creazione dellamente ; che la mente è una realtà fondamentale del­l'universo, ed è, in conseguenza , capace di dare dei giu­dizi validi circa la natura del mondo ; che le leggi del pen- .siero sono anche le leggi delle cose. Quale fra queste dueopinioni sarà la giust a ? A questo proposito c'è un fattoaltamente significat ivo. Tutti gli uomini di scienza , qua­lunque sia Ia loro opinione, agiscono costantemente eo­me se credessero nella capacità dell'intelletto um ano,usando il metodo logico, per dare dei giudizi esatt i circa la

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natura del mondo . Questa condotta behaviour è seguitadai behaviourist i. Ma, secondo la loro teoria, i behaviou­rist i (come tutti gli spregiatori della mente) non hannodiritto a condursi in questo modo . Se la mente è soltan­t o un epifenomeno della materia , se la coscienza è deter­minata completa mente da moti fisici, se l' intelletto èsoltanto una macchina per procurare il cibo e il piaceresessuale, non si ha allora assolutame nte nessuna ragio­ne di supporre che qualunque teoria prodotta da questost rumento possa avere una validit à universale. Per esem­pio, se il behaviourismo è corretto, non si ha ragione disupporre che la mente IX>ssa dare sul mondo qualsiasispecie di giudizio valido. ~la tra i vari giudizi sul mondofigura la teoria del behaviourismo. Perciò se il beha­viourismo è corretto, non c'è ragione di dare la minimaimportanza alle opinioni , tra le altre, dei beh aviouristi.In alt re parole, se il behaviourismo è corretto, è proba­bile che il behaviourismo sia erra to.

Tutti coloro che avanzano delle teorie sulla mentecontenenti le parole " niente altro che" tendono a coin­volgere sé stessi in quest a specie di cont raddizione. Ilfatto stesso di formulare delle teorie che essi ritengonodi validità generale ; il fatto stesso che, avendo studiatoalcuni fenomeni (che non sono comunque fenomeni ma"epifenomeni" , fatti di coscienza) si ritengono giust i­ficati nel fare illazioni circa tutt i i fenomeni passati ,presenti e futuri , cost ituisce in sé stesso una sufficientesment ita alla validità dei giudizi a base di "niente altroche", concernent i la natura della mente. Ogni scienzaè basata su di un atto di fede: fede nella validità delprocesso logico mentale, nella possibilit à di spiegazioneultima del mondo, fede che le leggi del pensiero sianole leggi delle cose. In pratica, ripeto, se non sempre int eoria, t ali concezioni sono fondamentali per ogni at­t ività scient ifica . Per il rest o, gli scienziat i sono op-

CRE DE NZE

portunisti. Passano dalle opin ioni di senso comune urna­no alle teorie idealiste più spinte , impiegando le une ole altre, a seconda del campo di studio nel quale stannolavorando. Purtroppo, in quest i giorni di specializza­zione, pochi scienziati vengono chiamati a lavorare incampi di studio un po' vasti. Si ha quindi una t endenza,da parte degli specialist i ind ividuali, ad accettare comevere delle teorie particolari che sono solt anto tempo­raneamente comode. E un vero peccato che a cosi pochiscienziat i venga insegnato qualcosa circa i fondamentimetafisici della scienza .

Delle ricerche recent i in medicina , in psicologia spe­rimentale e in ciò che ancora vien chiamata pa rapsico­logia , hanno gettato molta luce sulla natura della men­te e sulla sua posizione nel mondo. Negli ultimi qua­rant'anni, t ra i medici, si è molto accresciuta la convin­zione che molt i casi di malattie, t anto organiche chefunzionali , siano causat i direttamente da stat i mentali.Il corpo si ammala perché la mente che lo cont rolladesidera segretamente renderlo ammalato, o perché èin un tale stato di agitazione da non poter impedire alcorpo di ammalarsi. Qualunque sia la natura fisica , laresistenza verso la malattia è senza alcu n dubbio inrapporto con le condizioni psicologiche del paziente (I ).In una relazione letta al Congresso dentisti co americanonel 1937, fu sostenuto che anche un disturbo cosi gros­solanamente fisico come la carie dentaria può esseredovuto a cause mentali. L'autore segnalava che anchedei bambini che seguano una dieta perfetta , possono tut­t avia soffrire di indeboliment o dentale. In questi casi ,le indagini generalmente dimostrano che la vita delbambino a casa o a scuola per qualche ragione non è

(r) Pe r le basi fisiche di esistenza. ved i TA, NIJlur, (>1 Diu lI.ç, . di J. E . R.Mc DO:fAGH, F . R. C. S.

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pienamente soddisfacente . I denti si guastano perché il10m possessore è sottoposto ad una tensione mentale.

La mente può non soltanto procurare delle malatt ie,ma anche curarle. Un paziente ott imista ha molte piùprobabilit à di guarire di uno che sia preoccupato e in­felice. Gli esempi regist rat i di guarigioni prodotte dallafede includono casi in cui anche delle malattie organichevennero guarite quasi istant aneamente.

Gli esperiment i di ipnotismo hanno dimostrato cheè possibile far venire una vescica soltanto dicendo adun soggetto profondamente ipnotizzato che si sta bru­ciando. Il metallo che tocca la pelle è freddo; ma il sog­getto sente il dolore e mostra tutti i sintomi fisici diuna bruciatura . Reciprocamente, l' ipnotismo può venireusato per aneste t izzare . anche in operazioni importanti.Cosi, verso il milleottocentocinquanta . J ames Esdai leesegui più di duecento operazioni su dei pazienti ane­stet izzati per mezzo dell' ipnosi. La t ecnica chirurgicadi Esdaile era prelisterian a : tuttavia la mortalit à t ra isuoi pazienti ipnot izzat i era est remamente bassa.

Negli ult imi cinquant'anni sono state condotte adint ervalli delle ricerche siste matiche intese a dimostrare 'l'esistenza della telepatia. Tra queste. le più recenti econsiderevoli sono quelle fatte dal professar Rhine allaDuke University nella Carolina del Nord . L'opera diRhine, che è stata ripresa con successo da molti altriindagatori , non lascia dubbio circa l'esistenza della te­lepatia e della chiaroveggenza, e ne lascia ben pococirca l' esistenza della preveggenza. Nel suo discorsopresidenziale pronunciato davanti alla Società per leRicerche psichiche nel 1936, il prcfessor C. D. Broaddiscute il problema fatto sorgere dalla telepatia . Comefunziona la telepatia? E ovvio che non si tratta di unprocesso fisico simile a quello delle t rasmissioni rad io,perché la forza dei messaggi non diminuisce con la di-

stanza. Dopo avere discusso varie altre alte rnative, ilprofessar Broad conclude che è probabilmente neces­sario postulare l'esistenza di qualche "medium" pura­mente mentale, nel quale siano immerse le ment i indi ­viduali, come in una specie di ete re non fisico. E se esistequalcosa come la preveggenza , dobbiamo presumere chequesto "medium" mentale esista al di fuori del tempo.Sembrerebbe allora che la mente. o almeno qualchecosa di natura mentale, un " fattore psichico" ent roun mezzo psichico, esista indipendentemente dal corpoe dalle condizioni spaziali e temporali della vita cor­porea.

Ho considerato il quadro scientifico del mondo mate­riale e di quello mentale. Dobbiamo ora considerare ilquadro scient ifico della storia di questo conglomeratomentale e materiale. L'unica parte dell' universo dellaquale abbiamo una conoscenza diretta è questo pianeta .Esso è anche l' unica porzione dell' universo nel qualepossiamo studiare i fenomeni della vita e della coscienza.Fino a che punto siamo giustificat i nel trarre delle illa­zioni circa la natura generale delle cose dalle illazionitratte previamente dalla evidenza piuttosto scarsa circala storia della vita su quest o pianeta? E molto difficiledirlo. Abbiamo visto che sulla terra, la materia sembracosti t uita dalle stesse unità d'energia che la cost it uisco­no nelle parti remote dell'universo, e che le leggi delpensiero sono le leggi delle cose, non solt anto qui ma,secondo ogni apparenza. anche in quelle par ti remote.Poiché cosi stanno le cose. generalizzare dalle illazioniriguardanti la natura della storia del nost ro pianetanon sembrerebbe un processo del t utto illegittimo.Frattanto, però, dobbiamo scoprire quale sia la naturadi questa storia.

lo non sono in grado di discutere i metodi dell'evolu­zione, e non mi pare che sia qui il caso di imbarcarsi

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in una simile discussione. Per i nost ri scopi particolari,i risultat i dell 'evoluzione sono più importanti che ilmeccanismo per mezzo del qu ale essi furono raggiunti.Circa questo meccanismo , l'evidenza di cui disponiamosembra rendere probabile la conclusione che le muta­zioni nell'ibridismo, i ritardi di sviluppo e di fatalizza­zione (che sono i prodotti della mutazione) e la selezionenaturale siano sufficient i per spiegare i cambiamentievolutivi e che non sia necessario invocare dei concetticome l'or togenesi e l' eredit arietà dei caratteri acquisit i.Il lamarcki smo è stato spesso soste nuto da coloro chedesiderano rivendicare la supremazia della mente nelmondo. Ma, come Halda ha fatto notare, questi soste­nitori rendono verament e un cattivo servizio alla lorocausa. Se i caratteri acquisit i come risultato di sforzipiù o meno intelligentemente diretti sono eredit ari , cisi dovrebbe aspettare che l 'evoluzione fosse un processorapido. Ma invece è un processo est remamente lento. Sel'evoluzione è dovuta all' "abilit à" più che al "caso",l 'abilità sa rebbe molto debole ; perché ha fatto avanzarela vita di ben poco in un periodo molto lun go. Infatt i,l 'evidenza del lamarck ismo è molto inadeguata . (Né illamarckismo né la t eoria ortogeneti ca sembrano com­patibili col fatto che la maggioranza delle cautazionisono dimostrabilmente delet erie). La mente, come noila conosciamo , può infiuire profondamente sul corpo ein molti modi. Ma è un fatto .empirico che il suo po­t ere sul corpo è limitato. La modificazione della dispo­sizione de i geniali deve venir compresa, sembra, t ra lecose che non può fare.

Esiste solt ant o un altro punto riguardo al meccani­smo della selezione del quale devo ora parlare. La con­correnza, quando esist e, è di du e tipi: t ra i membri d ispec ie diverse (inter-specifica) e t ra membri della st essaspec ie [intra-specifica}. La selezione intra-specifica è più

comune tra le specie numerose che tra qu elle che con­tano un piccolo numero di individui, ed ha una partepiù impo rtante nella loro evoluz ione. Molt i r isultati dellaselezione naturale sono dimostrabilmente delet eri , esi è scoperto che qu esto avviene soprattutto ove la sele­zione sia stata causat a da concorrenza intra-specifica;questo porta , per esempio, a un adat tamento eccessi­vamente preciso a un dato ord ine di circost anze: inaltre parole ad una eccessiva special izzazione che , comevedremo poi, è sempre nemica del genuino progressobiologico. H aldane considera biologicamente dannosa,nell'insieme, ogni concorrenza intra -specifica. La con­corre nza t ra gli adult i della stessa specie t ende a t ren­der la specie in complesso meno capace di dominareil proprio ambiente... Gli adattamenti speciali favoritidalla concorrenza intra-specifica sot t raggono da altrefunzioni una certa quantit à di energia t . L'uomo haora poco da t emere dalla concorrenza delle altre specie.I suoi peggiori nemici, all'infuori della sua propriaspecie , sono gli insetti e i batteri; e anche con questiegli è stato (e senza dubbio cont inuerà ad essere) capacedi lottare con successo. Per l'uomo, la concorrenza èadesso specialmente intra-specifica . Un'analisi spassio­nat a delle condizioni in cui vive ora la razza umana,rende chiaro che la maggior parte d i quest a concorren­za intra-specifìca non è imposta da nessuna necessitàbiologica, ma è completamente gratuita e volontaria.In altre parole, noi perseguiamo deliberatamente e paz­zamente una linea di condotta che non ci è necessariopersegui re, e che le migliori ragioni scient ifiche ci diconoessere disastrosa per l' insieme della specie. Adoperiamo lanostra intelligenza per adattarci sempre più efficacementealle condizioni moderne della concorrenza intra-specifica.Facciamo del nostro meglio per sviluppare una "iper­t elia" milit aristica , in alt re parole, per special izzar-

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ci ~ricolo~mente nell 'art e di uccidere i nostri simili.,L evoluz~one ha portato.al mondo quale oggi lo cono­

SCiamo . ESIste qualche ragione per considerare il mondoa~tu~e supe riore a quello delle primitive epoche geolo­giche i In altre parole, possiamo considera re l'evoluzio­ne un progresso genuino? Si può rispondere affermat i­v~m~nte a queste domande e in modo perfettamentegiust ificato. Nel corso .dell ·ev?l~zione si sono sviluppatecerte proprIet à che è impossibile non considerare comeave~h un gran de valore. Le forme più basse della vita~rslStono più o meno immutate; ma, tra le sue formeptli alte, si è verificata una netta tendenza verso un~awor ~ontrollo e una maggiore indipendenza dell 'am­biente . fis~co. Gli esseri che appartengono alle forme più~te ~ VIt a hanno aumentato la loro capacità di auto­~rezl~n~, hanno creato un ambiente interno suscetti­b~le di ~manere inalterato attraverso grandissimi cam­bl~me?tI del mondo esteriore, si sono procurati un mac­chinario eJa~rato per raccogliere le nozion i tanto delmondo estenore che di quello interiore, e hanno creatouno st rumento st raordinariamente efficace per t rattareq.u~ste conoscenze. Il progresso ~vo~utivo è di due spe­ere: gener~e ,. progresso In ogm direzione, e parziale,p.rogresso limitato a .UI~a di~ezione particolare. Quest 'ul­t imo porta alla spccializzazione, L'evidenza fornita dal ­lo stu~o dei. fossili e delle fanne vivent i giust ifica lanostra induzione che ogni forma vivente che ha intra­~~so . un progresso unilaterale si metta nell'impossibi­lita di raggiungere un progresso generale. Niente pio delsu~cesso po~~ a l fallimento; e le creature che sono riu­SCIte a s~lahzzarsi.in m~o superlat ivo nell 'eseguire undato compito e a Vivere In un dato ambiente sono perquesto stesso fatto predest inate a un insuccesso finale

Il fallimento può prendere la forma dell'est inzione'o, invece, della sopravvivenza e dell 'eliminazione del~

l'adattamento in fonne che raggiungono una posizionerelativamente stabile e diventano incapaci di sviluppoulteriore, poiché questo sviluppo metterebbe in pericolol'equil ibrio che esiste tra la creatura vivente e il Suoambiente. Una specie solt anto, tra tutti i milioni cheesistono e sono esist iti, ha finora resist ito alla tenta­zione di specializzarsi. Prima o poi tutto il rest o ha fini­to per soccombere e si è cosi preclusa la gara dell'evolu­zione. Questo è vero anche per i mammiferi. Dopo essereriusciti a raggiungere un ambiente int erno stabile, unparto placentale "e, in "alcuni casi, monotoco, gli organisensori molto sviluppati ed un sistema nervoso ben coor­din ato, tutte le specie, meno una, cominciarono a specia­lizzarsi e ad escludersi cosi dalla possibilità di un progres­so ulteriore. L'uomo soltanto si aste nne dalla specia­lizzazione e fu perciò capace di seguitare a progredire

"verso una maggior coscienza, una maggiore intelligenza eun maggior cont rollo dell'ambiente circostante. Inoltre, .è il solo, tra tutt i gli esseri viventi su questo pianeta,che sia in grado di progredire ulteriormente. Se l'uomosi estinguesse, sembra cert o che nessun altro animaleesistente avrebbe la possibilità di svilupparsi in un es­sere comparabile all'uomo per il controllo sull'ambientee la sua indipendenza da quest o, per la capacità di cono­scere il mondo e la sua propria mente.

Che conclusioni generali dobbiamo t rarre dal quadroscienti fico della storia della vita su questo pianeta ? Nonè necessario, in questo luogo, prendere in considerazionequalcuna delle fanne inferiori della vi ta. :E. sufficientenotare, per esempio, che gli ani mali a sangue freddohanno un potere molto pio limitato a rendersi indi­pendenti dall'ambiente; che il cont rollo efficace del­l'ambiente non è possibile per anim ali al di sotto diuna certa grandezza ; che alcuni anim ali, non solt antosono troppo piccoli, ma sono predest inati, come gli ar-

".

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tropodi , dal loro sistema di respirazione t racheale, arimanere tali fino alla fine ; che la piccolezza assolutalimita le dimensioni del sistema nervoso e quindi , ap­parentemente, la quant ità di un potere mentale di cuiogni animale può disporre. E cosi via. Si può riassumerel' argomento dicendo che il progresso può venir conse­guito soltanto dai t ipi più elevati della vita animale.

Anche t ra quest i t ipi, l'evoluzione può cont inuare adessere un progresso genuino soltanto quando si realiz­zino certe condizioni. Enumeriamo le più impo rtanti ditali condizioni.

In primo luogo, l'organismo deve progredire, per cosidi re, sull 'intero fronte biologico, e non soltanto par­zialmente, o in un a direzione particolare. Il progressouni laterale specializzato è incompatibile col progressogenuino. Ma il progresso unilaterale specializzato vie­ne incoraggiato, come si è visto, dalla concorrenza in­tra-specifica . Questo ci porta alla seconda delle nostrecondizioni, consistente nel fatto che la concorrenza in­t ra-specifica deve essere ridotta al minimo. Il progres­so dipende dalla preponderanza della cooperazione intra­specifica . A condizioni uguali, progredirà maggiormentequella specie i cui membri siano meno combattivi , epiù inclini a collaborare invece che a combattersi. Lat erza condi zione è l'intelligenza. Non può esiste re unacooperazione efficace a un livello superiore a quelloist intivo, salvo che t ra creature che siano coscient i dciloro bisogni reciproci e siano in grado di comunicaretra loro . (Val la pena di notare che l' intelligenza nonpuò svilupparsi t ranne che in base al verificarsi di certecondizioni fisiologiche e meccaniche. Queste condizionisono state esposte da Ellito Smith e da altri autori. Peresempio, tra le condizioni dell 'intelligenza umana vacompreso il portamento eretto dell 'uomo e il conseguen­te sviluppo della mano).

CRE DENZE 291

L'intelligenza è essenziale; ma essa non può funzio­nare a dovere, se viene troppo spesso o t roppo violente­mente osteggiata dalle emozion i, dagli impulsi e dal lesensazioni cariche di emotività. Le sensazioni più for­temente ricche di contenuto emot ivo sono quelle del­l'olfatto. L'olfatto dell'uomo è relat ivamente povero, eda quest o svantaggio apparente è risult ato per lui un ,effettivo vantaggio (I) . Invece di correre avanti eindiet ro come un cane, fiutando i lampioni e agitandosiprofondamente per l'odore che vi fiuta , l'uomo può te­nersi appartato dal mondo e usare gli occhi e il sennoin calma relat iva . E ciò non è tutto. Il suo potere diinibizione sulle emozioni che prova è evidentementemolto maggiore di quello della maggior parte degli alt rian imali. Quando venne fatto l'esperimento di alleva reun bambino insieme a uno scimpa nzè (vedi La sd mmiae i l bambino, del professore e della signora Kellog), siconst atò che l' intelligenza dello scimpanzè era più omeno uguale a quella umana, almeno durante i primidiciotto mesi di vita . Al contrario, il suo potere di inibi­zione sulle emozioni era molto inferiore e, in conseguen­za, molto spesso non era in grado di far uso della suaint elligenza. (Per. esempio, quando si allontanavano igenitori , il bambino piangeva per alcuni minuti, poi sirimetteva allegramente a giuocare ; la scimmia era in­consolabile per alcune ore, durante le quali non potevafare altro che affliggersi). Gli animali si t rovano incondizioni di inferiorit à per eccesso di emot ività quasialtrettanto che per mancan za d'intelligenza. Questo ec­cesso di emot ivit à ha reso impossibile a tutti gli animalimeno che all 'uomo di passare dal linguaggio emot ivo aquello concettuale. Le besti e possono produrre suoni

(I ) E LLloT SllllTa ha dimostrato che le patti del cervello umano in rapportocon le pili a lt e funzioni intellettual i Ili son o svi luppate a spese del centro 01.fattivo.

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che esprimono i loro sent iment i : ma non possono produr­re dei suoni che rappresent ino oggetti e idee come tali,considerat i separat i dai desideri e dalle emozioni cheessi fanno sorgere in loro. Il linguaggio concettuale resepossibile lo sviluppo del pensiero disinteressato, e lapossibilità del pensiero disinteressato rese possibile losvi luppo del linguaggio concettuale.

Nessuna esposizione del quadro scient ifico del mondoe della sua sto ria sarebbe completa se non tenesse contodel fatto, spesso dimenticato dagli scienziat i stessi, chequesto quadro non pretende nemmeno di includere tut ­to. Dal mondo nel quale viviamo realmente, il mondoquale ci è dato dai nost ri sensi, dalla nostra intuizionedella bellezza e .della bontà, dane nost re emozioni edai nostri impulsi, del nostro umore e dai nostri sent i­menti, l'uomo di scienza est rae un universo particolaresemp~ificato di ~ose che possiedono soltanto le qualitàc!te SI usava c!~I~are " primarie". Egli sceglie arbit ra­n amente dall insieme dell' esperienza, (perché è piùcomodo ; perché i suoi metodi non gli permettono ditrattare l'immensa complessità della realtà) soltantoquegli element i che possono venir pesati, misurati, nu­merati , o che si prest ano in qualche modo ad esseret rat tati matematicamente. Usando questa tecnica disemplificazione e di ast razione, lo scienziato è riuscito acomprendere e a dominare l'ambiente fisico in modosorprendente. Il successo è stato inebbriante e, con una~ancanza di logica che, date le circostanze, era indub­bl~ente ;;cusabile, molt i scienziat i e filosofi giunseroad Immaginare che questa ut ile ast razione dalla real tàfosse .Ia realtà stess3:' La realtà come viene sperimentataeffet tivamente contiene delle intuizioni di valore e disignificato , cont iene amore, bellezza , estasi mist ica in­tuizioni della divinit à. La scienza non possedeva eancora non possiede gli st rument i intellettuali per trat -

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tare quest i aspetti della realtà . Di conseguenza li haignorat i e ha concentrato la sua attenzione su quegliaspetti del mondo che possono venir trattati per mezzodell'aritmetica, della geomet ria e dei vari rami della ma­tematica superiore. La nostra convinzione che il mondosia privo di significato è dovuta in parte al fatto (discus­so in uno dei paragrafi precedenti ), che la filosofia chenega tale significato si prest a molto efficacemente afarci conseguire i fini della passione politica o erotica ;in part e è dovuta a un genuino errore intellettuale,quello di identificare il mondo della scienza, un mondodal quale è stato deliberatamente escluso ogni signifi­cato e ogni valore, con la realtà ult ima. Val la pena dicitare a questo proposito le parole con le quali Humechiude il suo E nquiry: «Se si prende in man o qualsiasivolume, per esempio sulla divinità o la metafisica sco­lastica , dobbiamo chiederci: Contiene forse qualche ra­gionamento ast ratto che rigu ardi la quantità o il nu­n:ero ? No. Contiene forse qualche ragionamento spe­n mentale che riguard i questioni di fatto e di esistenza ?No. Allora gettatelo nel fuoco ; perché non può conte­nere altro che dei sofismi e delle illusioni •. Hume famenzione solt anto della divinità e della metafisica sco­lastica ; ma il suo argomento calzerebbe anche applicatoalla poesia, alla musica, alla pittura , alla scultura e atutto l' insegnamento etico e religioso. L'Amleto noncontiene dei ragionamenti astrat ti intorno alla quantitào al numero e nessun ragionamento sperimentale su ciòche è evidente; e non ne cont iene la S onata H ammer­klavier, né il David di Donatello, né il Tao Te Ching,né l'I mitazione di Cristo. Gettate perciò tutto questonel fuoco perché non cont iene che sofismi e illusioni.~oi .no.n viviam.o ora nella ebbrezza deliziosa prodotta

dal prrrm successi della scienza, ma in una orribile at ­mosfera da "giorno dopo", quando è ormai evidente

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che ciò che la scienza t rionfante ha fatto finora è st atosoltanto migliorare i mezzi per raggiungere dei finipunto migliori o addirittura peggiori. In questa con­dizione di sobrietà perspicace possiamo renderei con­to che il conte nuto della letterat ura , dell'arte, dellamusica, e in parte anche della teologia e della metafisi­ca scolastica, non sono sofismi ed illusioni, ma solt antoquegli element i d'esperienza dei quali gli scienziat i nonhanno voluto tener conto , per la buona ragione che nonavevano metodi int ellett uali che permettessero loro diprenderli in considerazione. Nelle arti, nella filosofia ,nella religione, l'uomo tenta, indubbiamente, senza riu­scirci del tutto, di descrivere e di spiegare gli aspett ipuramente qualitat ivi della realtà non misurabili. Daltempo di Galileo, gli scienziati hanno am messo, t alvol­ta esplicitamente, molto più spesso in modo implicito,di essere incompetent i a discutere questi argomenti. Ilquadro scient ifico del mondo è ciò che è perché gli uo­mini di scienza associano la loro incompetenza a certeloro competenze speciali. Essi non possono pretendereche questo prodotto della incompetenza e della specia­lizzazione sia un quad ro completo della realtà. Stori­camente però, questa pretesa è stata sempre avanzata.Le fasi successive nel processo di identificare una astra­zione arb itraria della realtà con la realtà stessa sonostate descritte in modo completo e lucido nell'eccellen­te .J.lfetaphysical Foundations of M odem. Science, di Burtt ;non è quindi necessario che io sviluppi ulteriorment el'argomento. Sarà sufficiente aggiungere che, negli ul­t imi anni, molti scienziat i si sono resi conto che il qua­dro scient ifico del mondo è parziale, ed è il pro ­dotto della loro competenza spec iale in matematica edella loro speciale incompetenza a trattare sistemat ica.mente i valori estet ici e morali, le esperienze religiosee le intuizioni di ciò che è significat ivo. Pu rt roppo,

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le 'idee nuove vengono accettate da i membri meno intel­ligent i della società solt anto .con molt o ri~ar~o. ~s~anta

o settanta anni fa , la maggioranza degli scienziat i cre­deva (e questa fede causava loro molto spesso un consi­derevole dispiacere), che il prodotto delle loro incompe­tenze speciali fosse identico all 'insieme della realtà. Oggiquesta fede ha cominciato a cedere il passo, nei circoliscient ifici, ad una convinzione diversa e molto più veri­dica dei rapport i t ra la scienza e l'esperienza totale. Lemasse, al contrario sono appe na arrivate al punto rag­giunto dagli antenati degli scienziat i modern i due ge­nerazioni fa. Essi erano convinti che il quadro scienti­fico di una ast razione arbitraria della realtà fosse larappresentazione dell'insieme della realtà e che perciòil mondo fosse privo di valore e di significato. Ma nes­suno ama vivere in un mondo simile. Per soddisfarela loro sete di senso e di valori , le masse si convertonoa dottrine quali il nazionalismo, il fascismo e il comu­nismo rivoluzionario. Filosoficamente e scient ificamentequeste dottrine sono assurde ; ma per le masse di qual­siasi comunità esse possiedono questo grande merito:attribuiscono il significato e il valore tolti dall'insiemea quella parte speciale di questo in. cui si trovano avivere i loro seguaci.

Queste ultime considerazioni sollevano una questioneimportante che bisogna ora esaminare dettagliatame nte .Possiede il mondo nel suo insieme quel valore e quelsignificato che noi attribuiamo costantemente a certeparti di esso (come, per esempio, agli esseri umani ealle loro opere)? E se lo possiede , quale sarà la naturadi questo valore e di questo significato ? Questa è unadom anda che alcuni anni fa io non avrei nemmenofatta . Perché, come molt i dei miei contemporanei, erocerto che fosse priva di senso. Ciò era dovuto in parte alfatto che io condividevo l'opinione comune che la rap-

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presentazione scient ifica di un'astrazione della realtà fos­se una vera rappresentazione dell 'insieme della realtà ;in parte era dovuto anche ad alt re ragioni, non int ellet­tuali. Avevo dei motivi per non desiderare che il mon­do avesse un senso; di conseguenza, deducevo che nonne avesse e riuscivo senza nessuna difficoltà a trovaredelle ragioni soddisfacenti per questa ipotesi.

La maggior parte della ignoranza può essere vinta.Spesso ignoriamo perché non desideriamo sapere. Di­pende dalla nostra volontà il decidere come e a qualiargoment i applicheremo la nostra intelligenza. Chi tro­va che il mondo è privo di significato, generalmentelo fa perché, per una ragione o per l'altra , gli torna contoche non ne abbia alcuno.

La condotta dei pazzi è solt anto quella degli esserinormali un po' esagerata e deformata. L'anormale get tasul normale una luce rivelat rice. Da ciò l' int eresse chesuscita, tra gli altri pazzi, la figura stravagante delmarchese di Sade. Il marchese si vantava di essere unpensatore. I suoi libri contengono veramente più filo­sofia che pornografia . L'avi do ricercatore di sconcezzedeve sorbirsi dei lunghi capitoli di speculazioni astratteper t rovare la crudelt à e le oscenità di cui è ghiotto.La filosofia del di Sade è la filosofia dell 'assenza diogni significato portata alle sue conclusioni logiche: lavita è priva di senso ; i valori sono illusori e gli idealinon sono che le astute invenzioni dei pret i e dei re.Le sensazioni e i piaceri animali soltanto possiedonouna realtà e sono le sole cose per cui valga la pena divivere ; non esiste la minima ragione perché un indi­viduo debba avere per chiunque altro la benché minimaconsiderazione; per chi trova piacere nella violenza enel delitto, queste sono attività pienamente legittime ;e cosi via.

Perché mai il marchese non poteva trovare nel mondo

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significato e valpre? La sua intelligenza era forse piùacuta di quella degli altri uomini? L'acutezza della suav isione lo cost ringeva forse a penet rare al di là dei velidel pregiudi zio e della superst izione fino alla spaventosarealt à che si nasconde dietro di essi? Possiamo dubi­tarne. La vera ragione per cui il marchese non potevat rovare senso o valore nel mondo va cercata in quelledescrizioni di fornicazioni, sodomic e torture che sialternano con i filosofemi di ] ustine c di ] uliette. Nellecircost an ze ordin arie della vit a , il marchese non eraparticolarmente crudele; anz i si dice che si sia messoin seri impicci durante il Terrore per la sua clemenzaverso i sospett i di sent iment i ant irivoluzionari. La suaperversione era st rettamente sessuale. E per aver fru­stato delle attrici , ferito con temperini delle commesse,e fatto mangiare a delle prostitute dei dolciumi impre­gnat i di cantaride, che ebbe a che fare con la polizia.Le sue disquisizioni filosofiche che, come le sue fantasiepornografiche, furono per la maggior parte scritte inprigione e al manicomio, erano la giustificazione teori ­ca delle sue prat iche erot iche. Similmente, le sue convin­zioni politiche erano dettate dal desiderio di vendicarsidi quei membri della sua famiglia e della sua classeche lo avevano, riteneva , ingiustament e perseguit ato .Egli era un rivoluzionario entusiasta, almeno in t eoria ;perché, come si è visto, in pratica era t roppo mansuetoper soddisfare i suoi compagni giacobini. I suoi libripresentano un interesse e un valore perman ente perchécontengono una specie di reductio ad absurdum dellat eoria rivoluzionaria. Sade non ha paura di essere rivo­luzionar io fino in fondo. Non contento di negare il parti­colare siste ma di val ori incarnato dall'allcien régime,egli si spinge fino a negare l'esist enza di ogni valore,di ogni idealismo, di qualsiasi obbligatorio imperativomorale . Egli predica la rivoluzione violenta non soltanto

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nel campo della politica e dell 'economia , ma, (logicodella logica spaventevole dei maniaci) anche in quellodei rapporti personali , inclusi i più intimi, i rapportitra gli amant i. E , dopo tutto, perché no? Se è legittimotorturare e uccidere in un dato ordine di circostanze,deve esserlo egualmente in tutte le altre circostanze.Sade è l'unico rivoluzionar io della storia interamentecoerente e completo.

Se mi sono indugiato cosi a lungo su questo maniaco,è perché la sua pazzia illum ina le zone oscure dellacondotta normale. Nessuna filosofia è com pletamentedisint eressata. Il puro amore della verità è sempre uni ­to, fino a un certo punto, al bisogno, sentito più o menocosciente mente anche dai filosofi più nobili e più intel­ligenti , di giust ificare una data form a di condotta perso­nale o sociale, di razionalizzare i pregiudizi tradizionalidi una data classe o di una data comunità. Il filosofoche trova nel mondo un significato , si preoccupa nonsoltanto di delucidare quest o significato, ma anche diprovare che questo è espresso nel miglior modo in qual ­che religione cost it uita, in qualche codice accettato.Il filosofo che t rova il mondo privo di significato, non sipreoccupa soltanto di un problema di metafisica pura ;si preoccupa anche di provare che non esist e alcuna ra­gione valida perché egli personalmente non debba fareciò che desidera , o perché i suoi amici non debbanoimpadronirsi del potere politico e governare nel modopio vantaggioso per loro. La ragione arbit raria, contrap­post a a quella int ellettuale per sostenere la dottrina, peresempio, materialistica, può essere prevalentemente erot i­ca , come nel caso di Lamettrie (vedi la sua enumerazionelirica dei piaceri del letto ne La volupté, c alla finede L'homme machine). o prevalentemente polit ica, co­me nel caso di Carlo Marx. Il desiderio di giust ificareuna data forma di organizzazione politica , e, .in alcuni

casi , di una personale volontà di potere, ha avuto unaparte egualmente grande nella formulazione di filosofieche postulano l'esistenza di un significato nel mondo.I filosofi crist iani non hanno trovato difficoltà nel giu­st ificare l'imperialismo , la guerra, il sistema capit ali­stico, l'uso della tortura, la censura della st ampa ele tirannie ecclesiast iche d'ogni specie, da quella di Ro­ma a quelle di Ginevra e della Nuova In ghilterra . Int utti questi casi, essi hanno dimostrato che il signifi­cato del mondo era compatibile con le iniqu it à che horicordato sopra, e che era anzi espresso nel modo piocompleto da queste iniquità che, per l'appunto, serviva­no agli int eressi personali o sett ari dei filosofi in que­st ione. Al momento opportuno, sorsero dei filosofi chenegarono non soltanto il diritto a questi speciali apo­logist i cristiani di giust ificare le iniquit à appellandosial significato del mondo , ma anche il loro diritto a tro­varv i un qualsiasi significato . Date le circostanze, ilfatto non può sorprendere: una deformazione poco scru­polosa della ver ità tende a generare altre ed oppostedeformazioni . La passione può trovar soddisfazione inquesto processo; ma l' amore disinteressato della cono­scenza subisce un'eclissi.

Per me, come senza dubbio per la maggior partedei miei contemporanei, la filosofia che nega ogni signi­ficato era essenzialmente uno st ru mento di liberazione.Si desiderava contemporaneamente essere liberati daun cert o sistema politico ed economico e da un cer tosistema di morale. Ci si oppo neva alla morale perchéquesta osteggiava la nostra libertà sessuale; e ci si op­poneva al sistema politico ed economico perché era in­giusto. I sostenitori di questi sistemi pretendevano diincarnare in qualche modo il significato del mondo (unsignificato cristi ano beninteso). Esisteva un metodosemplicissimo per confutare quest a gente e al tempo

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stesso per giustificare la nost ra rivolta politica ed ero­t ica: negare che il mondo avesse un senso qualsiasi.Una tattica simile era stata adottata durante il secolodiciottesimo , e per le stesse ragioni. Dai romanzi eripopolari di quel periodo. come .Cr ébìllon e Andrea deNerciat , apprendiamo che la ragione principale per es­sere ..filosofi" era perché in t al modo ci si poteva liberaredai pregiudizi, sopratt utto da quelli di natura sessuale.Scrittori più seri associa rono il pregiudizio polit ico aquello sessuale, e consigliarono la filosofia (in pratica ,quella negativa) come una preparazione alla riforma so­ciale o alla rivoluzione. 11 princi pio del secolo dician­novesimo vide un a reazione a favore di una filosofiaaffermat rice di significato, filosofia che potesse essereusata per giust ificare la reazione polit ica. I seguaci delnuovo illuminismo, verso la metà del secolo dicianno­vesimo, usarono di nuovo la filosofia negatrice comeun'arma contro i reazionar i. La passione vittoriana perla rispettabilità fu , però , t anto grande che, dura nteil periodo in cui vennero formulati, né il positivismo néil darwinismo furono usat i per giust ificare l'indu lgenzasessuale. Dopo la guerra , la filosofia negat rice fu dinuovo t rionfalmente alla moda. Come ai tempi di La­mettrie e dei suoi successori, il desiderio di giustificareuna certa licenza sessuale ebbe, nel rendere popolarela filosofia negativa , una parte almeno altret tanto im­portan te quan to il desiderio di liberazione da una formadi organizzazione sociale ingiusta e inefficiente. Versoil 1930 cominciò a manifestarsi una reazione , che siallontanava dalla accomodan te filosofia di negazione ge­nerale per andare verso una teologia dura e feroce diidolat ria nazionalistica e rivoluzionaria. Il valore dove­va essere rein trodotto nel mondo, ma solt anto a zone. .:L 'insieme dell 'universo rimaneva sempre pri vo di sen­so, ma alcune delle sue parti , come la nazione, lo stato,

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la classe, il partito, vennero dotate di significato e' delpiù grande valore, L'accettazione generale di una dot ­t rina che nega il senso e il valore del mondo come untutto, mentre li riconosce in grado supremo ad alcune del­le sue parti scelte arbit rariamente, potev~ avere S?ltantodei risultat i nocivi e disastrosi. 4: Tutto CiÒ che siamo (equindi tutto ciò che ~a~ciamo) è ~l risu~tato di .ciò. cheabbiamo pensato. t Cl Siamo considerat i membn di co­munità supremamente ricche di senso e di valore, comenazioni deificate, classi divine, e roba simile, che esisto­no in un universo privo di senso. Ed è perché abbiamopensato cosi , che il riarmo è in pieno sviluppo, il naz io­nalismoeconomico diventa sempre pio intenso, la bat­t aglia delle propagande rivali è sempre più feroce, ea umentano sempre più le probabil it à di una guerra ge­nerale.

E stata la natura manifestamente velenosa dei fruttiche mi ha costretto ad esaminare nuovamente l'alberofilosofico sul quale erano maturat i. E certamente dif­ficile, e forse impossibile, dimostrare qualche rapportonecessario t ra la verità e la bontà prat ica . Era moltodi moda, duran te l'illuminismo della met à del secoloscorso , parlare della necessit à di fornire alle massedelle " menzogne vit ali" , calcolate non solt anto per da ­re a coloro che le accettavano, la felicit à ma anc heper assicu rarsi la loro buona condotta. La verit à -cioèil fatto che non vi era significato o valore nel mondo - do­veva essere rivelata soltanto ai pochi che erano abba­stanza forti per sopport arla. Ora, naturalmente , puòdarsi che la natura delle cose abbia stabilito un abissotra la verit à circa il mondo, da un lato, e la bontàprat ica dall'alt ro . Ma tuttavia , la natu~a delle cosesembra aver costi t uito la mente umana In modo cheessa accetta con est rema riluttanza una tale conclusio­ne, salvo sotto la pressione del desiderio o dell 'interesse.

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Inolt re, coloro che accettano la dottrina dell'assoluta~~ncanza di se~ per venir liberat i da costrizioni po_Iitiche o sessuah, tendono, dopo un po' di tempo , adessere tanto insoddisfatti della loro filosofia (malgradoi servizi che essa rende) da essere disposti a cambiarlacon qualunque dogma, per quanto evidentemente in­sensato, che ridia senso anche soltanto ad una parte,se non a tutto l'universo. Alcuni, è vero, possono vi­vere contentandosi di una filosofia negat ricc anche alungo. Ma nella maggioranza di tali casi si scopriràche questi individui possiedono qualche talento o qual­che dono che permette loro di vivere un a vita che,ent ro un dato limite, è profondamente piena di senso edi valore. Cosi un art ista o uno scienziato può profes­sare una filosofia di negazione generale e vivere tuttaviaperfettamente felice. La ragione di ciò va ricercata nelfatto che la creazione artist ica e la ricerca scient ificasono occupazioni deliziosamente assorbenti che, per dipiù, possiedono un certo significato speciale per via dellaloro relazione con la verità e la bellezza. Nondimeno lacreazione art istica e la ricerca scient ifica possono es­sere, ~ sono, costante":l~n,te usate .come espedienti persfuggire alle responsabiht a della VIta. Esse vengono di­chiarate dei fini ottimi in sé stessi , dei fini cosi ammire­voli, che chi li persegue è scu~to di non occuparsi dimente altro. Questo è vero specialmente per la scienzacontemporanea. La massa di nozioni accumulat e è tal ­~ente grande che è ora impossibile, per un individuo,dì possedere completamente più di un piccolo campo distudio. Al tempo stesso, non vien fatto nessun tenta­t ivo per produrre una sintesi che comprenda i risultat igenerali delle ricerche scient ifiche. Le nostre universitànon possiedono cattedre di sintesi. Tutte le dot azioni,per di più, sono asse~ate a studi special i, che quasisempre non ne hanno bISOgnO, come la fisica , la chimica

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e la meccanica. Nelle nostre istituzioni di cultura supe­riore si spende quasi dieci volte di più per le scienze na­turali che per quelle che riguard ano l'uomo. Tutti inostri sforzi sono diretti, come sempre, a migliorare imezzi per raggiungere dei fini non migliori. Nel frattempo,la specializzazione intensa tende a ridurre ogni ramodi scienza in una condizione che si avvicina quasi allaassenza di significato. Ci sono degli scienziati realmen­te fieri di questo stato di cose. L'assenza di significatospecia lizzata è giunta quasi a venir considerata, in cert icircoli, come una specie di marca di garanzia della verascienza. Coloro che cercano di mettere in relazione i pic­coli risultati particolari della spccializzazione con la vitaumana nel suo insieme, e con la sua relazione con l'uni­verso, in generale vengono accusati di essere dei cattiviscienziat i, ciarlatani , che vogliono farsi della pubblicità.Chi volge loro tali accuse, lo fa , naturalmente, perchénon desidera assumersi nessuna responsabilità, ma de­sidera soltanto rit irarsi nel suo laboratorio isolato edivertirvisi eseguendo delle ricerche piacevolmente int e­ressan ti. Troppo spesso la scienza e l'art e non sonoche droghe di qualit à superiore che possiedono questovantaggio sull'alcool e la morfina : che ci si può darea loro con la coscienza t ranquilla e con la convinzioneche, nell'abbandonarvisi, si partecipa ad una "vita su­periore" . F ino a un certo punto, naturalmente, questo,è vero. La vita dello scienziato e dell'artista è una vitasuperiore. Ma disgraziat amente, quando viene condot­ta in modo irresponsabile e unilaterale, la vita superio­re produce probabilmente più danno all 'individuo chela vita meno elevata dell'uomo medio sensuale, e nelcaso dello scienziato è certamente più nociva alla so­cietà in generale.

Ci accorgiamo dunque che la mente è cost ituita inmodo che una filosofia negatrice viene accettat a soltan -

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to per suggerimento delle passioni, e vien~ mantenut asoltant o da coloro a cui l'eredit à c l'educazione rendonopossibile di vivere come se il mondo avesse al~eno

un significato parziale. Il fatto che la mente.proVI .un.acerta difficolt à ad accettare la filosofia negatnce è SIgnI­ficat ivo, sia pure solo in quanto ~a n~re la doman dase la verità e la bontà non abbiano m qualche modorapporto con la natura d~lle co~. Né i~ vecchio appellostoico al consensus genttU m è, In OgnI .modo, compIe:tamentc trascurabile . Il fatto che tanti filosofi e tantimist ici, appartenent i a culture cos~ di~e:enti , ~iano stat iconvint i, per ragionamento o per IntUIZIOne diret ta, cheil mondo possieda un significato e un valore, è. ~bba­

stan za notevole perché valga la pena almeno di Inda-gare circa la credenz':l in qu: st ione. . .

Cominciamo l'indagine considerando glì argoment i co­muni usati a sostegno del teismo. Tra questi, l' argo.men­to del finalismo era una volta il più popolare. Oggi n~m

è più alt rettanto con";n~nte . Per cominciare, n~m ~Ia:

ma più sicuri che il finalismo, sul qu~le ~aley c I po m!pensatori basavano i loro ~rgomen~~, SIa qual,cosa dipiù di un'apparenza di finalismo. CIO .che ~a l aspett?di essere stato premedit ato, può essere infatti solt ant o IIrisultato di un processo d'adattamento lungamente pro­tratto. I rapporti esiste nti tra X e Y possono esse~e delgenere che avrebbe potuto proge~tare un essere intel­ligente; ma questa non è un~ ragione per supporre ch~

un essere intelligente lo abbia fatto real~e.nte . Quest!rapporti possono, con altrettanta probablh~à , essere lrisultat i di una selezionze naturale che abbia lavoratociecamente per produrre uno stato di equilibrio t ra du.een tità originariamente discordanti e mutualI?cnt e .di ­sadatte. Inoltre, anche se l'evidenza del finalismo vienconsiderata nel suo valore apparente (come fu fattoda Kant ), non c'è ancora una ragione per supporre che

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l'architetto fosse un singolo essere supremo. Su questopunto, gli argomenti addotti da Hume e da Kant so­no decisivi.

L'argomento ontologico è anche meno convincente diquello finalist ico. Anselmo fu decisamente refutato dal ­l 'Aquinate c Cartesio da Kant. Negli ult imi anni, i fon.damenti verbali dello logica sono stat i sottopost i alleanalisi più penetrant i, i cui risultati sembrano renderel'argoment o ontologico ancor meno soddisfacente diquanto non fosse anche al tempo di Kant .

La prova cosmologica dell'esistenza di Dio è basatasull 'argomento che, se esistono gli esseri contingent i,deve esistere anche un essere necessario; e che se c'èun ens necessarium, quest o deve al tempo stesso essereun ens realissimum. Nei suoi primi scritt i, Kant detteuna prova speculativa molto elaborata dell 'esist enza diDio, basata sull'argomento che il possibile presupponeil reale. In seguito, dopo aver sviluppato la sua Filo­sofia Crit ica, egli respinse quest a prova , e cercò di di­mostrare che t utt i gli argoment i a favore della teologia

. nat urale, incluso quello cosmologico, erano erro nei. Nelcorso della sua poste riore refutazione della prova co­smologica, Kant dovette sbarazzarsi dell 'argomento dellateologia naturale secondo cui l'esistenza di event i inrapporto causale implica l'esistenza di una Causa Pri­ma. Egli lo fa argomentando che la causalità sia sol.tanto un principio per coordinare le apparenze nel mon­do sensibile, e che .per conseguenza non possa venireusato legittimamente per trascendere il mondo dei sen­si. Questo argomento è sta to riesumato, in una formameno pedantesca, da Brunschvigg nel suo P rogr ès de laConscience (II 778) : t En toule évidence, cet4x-là mèmequi invoqnent le principe de la causalité camme une loifondamentale de la raiscn humaine, ne peuvent y obéristrictement que s'il en font usage pour relier de l'unité d'un

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iugement deux obfets don l:existe~ce, leur est p'éala?!eme~ltct,tifié. C'est la loi elle-mtme qJU s oppose ~ ce qu Jls ail­lent forger de leur auto, ité privée le te~"u: qus '~anqu~ p~urla mise en oeut're eocctu)C du -principe : l appllcatfOntranscendentale de la causalité revient à la Pétition d'unobjet imaginaire ». Sorge .la q~c~tione : quali sono. glioggetti che posso~o venir le~ltt ~ma~en.te co~nessl alprincipio di causalit à? Rant .SI mls~ In dl~colta st raor­dinarie limitando la causalit à agli event i del mondosensibile. ~Ia la sola forma di causalit à della quale ab-­biamo conoscenza diretta è la nost ra attività volon­t aria . Sappiamo djrctta~ente che la n?st ra volont à èla causa che ci fa eseguire una data azione nel m0';ldosensibile. E senza dubbio vero, come dice Brunschvigg,che abbiamo diritto di applicare il principio di causa­lit à solt anto agli oggetti di cui conosciamo già l'esisten­za, sia per conoscenza diretta che per deduzione. Age~d.oin base a questo principio, possiamo postulare le~t~ l­mamente un rapporto causale t ra un oggetto sensibileed un alt ro ' e anche t ra un oggetto sensibile ed unostato mentale che non sia un oggetto sensibile. Chepossano effett ivamente esistere degli stati mentali chenon appartengono a esseri indi~' iduali uma~i o ani~ali,è un 'alt ra questi one. Tutto CIÒ che p?s~l~mo ~lre aquesto particolare proposito .è che , se slml1 ~ stat i mcn:tali esistono, non semb ra esistere una ragione perche(supponcndoli analoghi ai nost ri stat i ment~li) essi. nondebbano essere in rapporto causale con gli event i delmondo sensibile.

L'argoment o morale a favore del teismo si può rias­sumere in breve nel modo seguente : l'azione moralemira alla realizzazione del massimo bene; il massimobene può venir realizzato soltanto dove esista una volon­tà razionale virt uosa nelle persone e un mondo nel qualequesta volontà razionale virtuosa non venga avversata,

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un mondo ove la virtù sia unita alla felicità . Ma è unaquest ione di fatto brutale ed empirico che , nel mondodei fenomeni, i pi ù virtuosi non sono necessariamente ipiù felici, e che la volontà razionale non è semprequella che prevale. Ne segue perciò che l' unione dellavirtù e della felicità, senza la quale il bene massimo nonpuò realizzarsi, deve venir effett uata da qualche pote reesteriore a noi, il quale disponga le cose in modo che,per quanto parziale e temporanea possa esserne l'appa­renza , l'ordine tot ale del mondo sia morale e dimo­st ri l 'unione della virtù e della felicità.

Coloro che si oppongono a questo argomento lo fanno,primo, adducendo la ragione che si t ratta soltanto diun credere a quel che desidera ; secondo , che parolecome " virtù" , " bene" e simili non possiedono un sensodefinito, ma variano da comunità a comunità .

Noi non diamo credito ai pensieri generat i dai desi­deri ; e in molt issime circostanze abbiamo certamenteragione di farlo. Ma esistono alcune circostanze nellequali i desideri sono attendibili fonti d'informazione,non soltanto su noi stessi, ma anche sul mondo este riore.Per esempio, dall a premessa della sete , siamo giust ifi­cat i nell 'arguire l'esistenza di qualcosa che la possa ap­pagare. E non è soltanto nel mondo dei fenomeni che.quest i argoment i basat i sul desiderio sono validi. Comeho fatto notare in un paragrafo precedente , noi siamoassetati di spiegazioni. Questa sete viene soddisfattacolla rid uzione della diversit à all 'ident ità, al punto chequalsiasi t eoria che postuli l'esistenza dell 'identità nelladiversità ci sembra int rinsecamente plausibile. Al paridella fìlosofia e della religione, la scienza è un tentat ivosistemat ico per soddisfare la sete di spiegazioni neit ermini di teorie che sembrano plausibili perché postu­lano l'esistenza dell'identità nella diversità. Ma quiemerge un fatto int eressante e molto significativo: I'os-

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servazione e l'esperimento sembrano dimost rare che ciòche la mente umana considera come int rinsecamenteplausibile, è, in realtà, vero, e che la sete di spiegazioni,che è la sete di ident ità nella diversità , viene realmentesoddisfatta dal mondo reale, perché questo si r ivela in­fatti come un'unità nella diversità. La sete di spiega­zione fu sent it a dall'uomo migliaia di anni prima chegli st rumenti , per mezzo dei quali quest a sete può venireappagata scient ificamente , fossero stat i inventat i. Gliantichi filosofi della natura placavano quest a sete Pc­s!ulando l'esistenza di qualche singola sostanza, mate­n aie o mentale, al di sotto dell'apparente diversità dellees istenze indipendent i, o affermando che tutta la mate­ria deve essere costit uita da atomi ident ici, variamenteord inati. Negli ult imi cinquant 'anni, l'indagine fatta permezzo di st rument i di precisione ha dimostrato realmen­te che queste teorie cosmologiche le quali , fino allora ,pot evano venir considerate come esempi del credere ciòche si desiderava , intesi a soddisfa re la sete innata dispiegazioni, erano invece not evolmente in accordo coifatt i del mondo empirico. La sete di giust izia sembraessere una caratterist ica umana fondamentale quantola sete di spiegazione. L'argomento morale in favoredel teismo è certamente un caso che rient ra nel credereciò c~~ si desidera, ma non è più arbit rario degli argo­ment ì In favore della teoria atomica proposti da Demo­crito e da Epicuro, o an che da Boyle e da Newton. Lat eoria per mezzo della quale questi filosofi della naturacercarono di soddisfare la sete di spiegazione, vennet rovata in suffic iente accordo coi fatti scopert i dai piùtardi ricercatori . munit i di st rumenti più efficaci peresplorare la realtà fisica. E molto dubbio che sia maipossibile verificare la teoria dei filosofi morali con l'os­servazione diret ta e l'esperimento. Ma questa non èuna ragione per negare la verità di tali teorie. Né,

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come abbiamo vist o, lo è il fatto che esse abbiano origi­ne da un desiderio. «Tu ne me ehereherais pas si tu neme possédais fI, scrive Pascal . «N e t'inquiète dono pas »,Le teorie immaginate per soddisfare la sete di spiega­zione si sono rivelate notevolmente esatte nella lorospiegazione della natura del mondo ; non abbiamo ildiritto di resp ingere come illusioni puramente sogget ­tive le tesi analoghe immaginate per soddisfare la setedi giust izia , di significato, di valore.

A questo punto dobbiamo affrontare l' argomento cheparole simili a " bene" " virtù" ed alt re dello stessogenere, non possiedono un significato definito, ma vo­gliono dire quest a o quella cosa secondo il grado dilat it udine, il colore della pelle e la mitologia locale.Questo, naturalmente è per fettamente vero. Il conte­nuto dei giudizi di valore è dimostrabilmente variabile.Bisogna però notare a questo proposito due punt i im­portant i. Il primo è che tali giudizi vengono dati da tuttigli esseri umani, che la categoria del valore è universal­mente adottata. Il secondo è, che, via via che aumentala conoscenza, la sensibilit à e il non-attaccamento, icontenuti dei giudizi di valore, emessi an che da uominiappartenent i a culture dissimili, t endono ad avvicinarsi.Le dottrine et iche insegnate nel Tao Te Chìng, da Gau­tama Budda e dai suoi seguaci nel Minore e soprat tuttonel Maggiore Veicolo, nel Sermone della Montagna, edai migliori sant i crist iani, non sono dissimili. Tra gliesseri umani che hanno raggiunto un certo livello dicivilt à e di emancipazione personale dalle passioni e daipregiudizi sociali, esiste un vero consensus gentium ri­guardo ai primi principi etic i. Quest i primi principisono, naturalme nte, costantemente minacciati dalle pas­sioni e dall'ignoranza , la quale è in molti casi il fruttodelle passioni. La passione e l'ignoranza agiscono nonsolt anto sugli individui ma anche talvolta sulle intere

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comunità. In quest 'ultimo caso viene comp iuto un ten­t ativo sistemat ico per sost it uire ai primi principi eticidell'umanit à civile altri primi principi più in accordocon le emozioni prevalenti nelle masse e con gli interessinazionali . Questo processo si sta svolgendo ora in tuttoil mondo. La passione nazionalist ica e rivoluzionaria sitrova in conflitto coi principi della moralità civile. Perconseguenza questi principi vengono ovunque denun­ciati come falsi e cattivi, e nuovi principi' vengonomessi al loro posto. La natura di questi nuovi principivaria ma di ben poco, secondo gli ideali politici deipaesi che li adottano. Essenzialmente tutte le moralinuove, comunista, fascista , nazista , o semplicementenazionalist ica , sono singolarmente simili. Tutte affer­mano che il fine giustifica i mezzi; ed in tutte, il fine èrappresentato dal t rionfo di una parte dell'umanitàsopratutto il resto. Tutte giust ificano l'uso illimitatodella violenza e dell'astuzia . Tutte predicano la subor­dinazione dell' individuo ad una oligarchia regnante, dei­ficata come " lo stato". Tutte inculcano le virtù minoriquale la temperanza, la prudenza , il coraggio e simili;ma tut te screditano le virt ù maggiori, la carità e l' intel­ligenza, senza le quali le virtù minori non sono chedegli st rument i per fare il male con aumentata efficacia.

Gli esempi di ritorno alla barbarie causato dalla puraignoran za abbondano purtroppo nella storia della cri­stianit à. l crist iani primitivi commisero l'enorme erroredi caricarsi del Vecchio Testamento, il quale cont iene,insieme a molta bella poesia e ad una solida moralità ,la storia delle crudeltà e dei t radimenti di un popolodell'Et à del bronzo, che combatteva per un posto al solesotto la protezione della sua divinit à t ribale e ant ropo­morfica . l t eologi cristi ani fecero del loro meglio percivilizzare e moralizzare questa divinit à tribale ; ma ilVecchio Testamento, ispirato in ogni sua linea , dettato

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CRE DENZE 3 1l

da Dio stesso, era sempre li per refutarli. L'ignoranzaantica era stata sant ificata come rivelazione. Coloro aiquali faceva comodo essere ignoranti , e, insie~e conloro, i semplici e gli incolti. potevano t rovare m queltesoro di barbara stupidità delle giustificazioni per qua­lunque delitto e follia . Test i per giustificare abomina­zioni quali le guerre di religione, le persecuzioni deglieretici , il mancar di parola verso i miscrcdenti, si pote­vano trovare nei libri sacri e vennero infatti usati a piùriprese durante tutta la storia della Chiesa crist iana permitigare la incomoda onestà della morale civile . Inultima analisi, tutta questa follia e malvagità può ve~nir attribuita ad una erronea opinione del mondo. Gliebrei dell'Et à del bronzo ritenevano che il principioint egrativo dell'universo fosse una specie di essereumano molto ingrandito, con tutti i sent iment i e le pas­sioni di una persona umana. Era, per esempio, iracondo,geloso e vendicativo. Cosi stando le cose, non c'eraragione perché non fossero iracondi gelosi e vendicat ivianche i suoi fedeli. Questa cosmologia primit iva port òi cristiani a bruciare gli eretici e le st reghe, a massacrarein massa gli albigesi, i catarist i, i protest ant i, i catto­lici e centinaia di altre sétte. Nel mondo moderno,l'ignoranza circa la natura dell'universo prende la for­ma di un rifiuto a speculare su tale natura, e affermache non esiste senso o valore tranne che in alcune pic­cole parti scelte arbitrari amente dal tutto, quali lanazione. lo stato, la classe e il partito. Credere che lanazione sia Dio è un errore grottesco quanto credereche il sole morirebbe se non gli venissero immolate del­le vittime o che Dio sia una specie di grande uomo in­visibile, con tutte le pi ù vergognose passioni umane.

Siamo di nuovo al punto raggiunt o in una paginaprecedente in cui si scopre che una errat a filosofia dellavit a porta in prat ica a risultati disastrosi ; il punto

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dove ci si rende conto della necessità di cercare un'al­t ernativa filosofica che sia vera, e per conseguenza portifrutti d i bene. Nell 'int ervallo abbiamo esaminato gliargoment i classici in favore del t eismo ed abbiamovisto che alcuni di questi non sono affatto convincenti ,ment re il resto può soltanto far sorge re una presunzionein favore delia teoria che il mondo possieda qualcheprincipio integrativo che gli dia un significato e unvalore. Non esiste probab ilment e un argomento permezzo del quale la causa del t eismo, o del deismo, odel .pantcismo, t anto nella sua forma pancosmica chein quella acosmica, possa venir provata in modo con­vincente. Il massimo a cui possa giungere il ragiona­mento più astratto (per usare la frase di Hume) è dicreare una presunzione in favore di una o dell'altraipotesi; e questa presunzione può venir aumentata permezzo del e ragionamento sperimentale concernente que­st ioni di fatto o cose evident i t. La convinzione finalepuò essere raggiunta solt anto da coloro che fan no unatto di fede. La maggior parte di noi t rova questa ideamolto penosa.. Ma ci si può domandare se questo parti­colare atto di fede sia intrinsecamente più difficile diquelli che dobbiamo fare, per esempio, ogni volta chesi dà forma ad una ipotesi scient ifica , ogni volt a che,considerando alcuni fenomeni, se ne traggono delle con­elusioni concerne nt i ogni fenomeno passato, presente efuturo. Con prove molto scarse , ma senza scru poli del­la coscienza intellettuale, presumiamo che la nostrasete di spiegazione abbia un oggetto reale in un universospiegabilc, che la soddisfazione estet ica che t roviamo incerti argomenti sia una prova della loro verit à , che leleggi del pensiero siano anche leggi delle cose. Nonsembra esistere una ragione perché, dopo avere in­goiato questa grossa pillola , non ne possiamo ingoiareun'altra , che certamente non è più grande della pri ma.

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Le ra gioni per le quali resistiamo alla seconda pillolasono già st ate spiegate. Una volt a riconosciute, cessanodi esistere e noi siamo liberi di conside rare secondo iloro meriti le prove e gli argoment i che ci giustifiche­rebbero ragionevolmente nel fare il finale atto di fede énel presumere la verità di una ipotesi che non siamoin grado di dimostrare pienamente.

«Il ragiona mento ast ratto t deve ora cedere il posto al• ragionamento sperimentale concerne nte quest ioni difatto o di evidenza t . La scienza naturale, come abbiamovisto, si occupa solo di quegli aspetti della realtà suscet ­t ibili di un t rattament o matematico. Il resto lo ignorasemplicemente. Ma alcune delle esperienze che la scien­za naturale ignora in t al modo, le esperienze estetiche,per esempio, o religiose, gettano molta luce sul problemapresente. E di queste esperienze e delle prove che esseforniscono circa la natura del mondo, che dobbiamooccuparci.

Discutere la natura e il significato dell'esperienzaestet ica ci prenderebbe troppo tempo. E qui sufficien­te suggerire soltanto che le opere migliori di arte lette­ra ria, plast ica e musicale ci dànno assa i pi ù di un sem­plice godimento; ci forn iscono delle informazioni cìrca .la natura del mondo. Il Santus nella Messa in re diBeet hoven , la Grande ] atte di Seurat , il M acbetb, eopere simili, ci dicono, per mezzo di implicazioni st ranema sicure, qualcosa di significat ivo circa la realt à ul­tima al di là delle apparenze. Anche dalla perfezione dicapolavori minori, certi sonetti d i Mallarmé, per esem ­pio, certe ceramiche cinesi, possiamo trarre dei luminosiindi zi circa quel «qualcosa molto più profondamenteeffuso t , circa a la pace di Dio che olt repassa ogni com­prensione t. Ma l'argomento dell 'arte è enorme ed oscuro,e il mio spazio è scarso. Devo perciò limitanni alla di­scussione di cert e esperienze religiose che ci portano

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pi ù direttamente al problema presente di quel che nonfacciano le nost re esperienze di creatori e amatori del­l 'arte.

Nei capitoli precedent i ho parlato della meditazionecome di un mezzo per produrre (usando le parole diBabbi t t ) «una concent razione super-razionale della volon­tà t. Ma la meditazione è qualcosa di più che un metododi autoeducazione; è stata anche usata, in ogni partedel mondo e fin dai periodi più remoti, come un metodoper acquistare la conoscenza circa la natura essenzialedelle cose, per stabilire una comunione tra l'anima e ilprincipio integrativo dell'universo. In alt re parole, lameditazione è la tecnica del mist icismo. Praticata C0­me si deve , con la dovuta preparazione fisica, mentalee morale, la meditazione può portare a uno stato delgenere di quello che è stato chiamato "coscienza t ra­scendentale" , la intuizione diretta di un 'ultima realtàspirituale percepita simultaneamente al di là dell'indi­viduo e dentro di lui, e l 'unione con questa . « Dio cheè nel profondo di noi » dice Ruisbroeck, «riceve Iddioche viene a noi : è Dio che contempla Iddio e) . I nonmistici hanno negato la validità dell'esperienza mistica,descrivendola corno solt anto soggettiva e illusoria . Mabisogna ricordare che, a chi non l'ha mai realmenteprovata , ogni intuizione diretta deve sembrare sog­gett iva ed illusoria. E impossibile al sordo farsi unaidea della natura e del significato della musica . E l'in ­capacità fisica non è il solo ostacolo per la comprensio­ne musicale. Un indiano, per esempio, t rova la musicaorchest rale europea intollerabilmente rumorosa e com­plicata, iper-intellettuale, inumana. Gli sembra impos­sibile che qualcuno riesca a scorgervi bellezza e signi­ficato, a riconoscere in questa cacofonia un'espressionedelle emozioni più profonde e sottili. Eppure, se ha lapazienza di ascoltarla abbastanza a lungo, giungerà

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finalmente a rendersi conto, non soltanto teoricamente,ma anche per intuizione diretta e immediata, che questamusica possiede tutte le qualità che gli europei le attri­bu iscono. Tra le esperienze di vita più ricche di signi­ficato e di piacere, le più semplici soltant o sono accessi­bili a t utti senza discriminazione. Le altre possonovenir godute soltanto da chi si sottoponga ad un alle­namento adatto. Anche per godere i piaceri dell' alcoole del tabacco bisogna essere ab ituat i; i primi " wiskies"sembrano disgustosi, i primi sigari rivolt ano anche ipiù forti stomachi giovanili. Similmente , i primi sonettidi Shakespeare sembrano privi di senso, le prime fughedi Bach sono una gran seccatura , e le prime equazionidifferenziali una vera tortura. Ma l'abitudine cambia lanatura delle nostre esperienze spirit uali. Quando saràgiunto il momento, il contatto di un poema oscuramentebello, di un elaborato brano di contrappunto, di unragionamento matematico, ci fara nno provare l'intui­zione diretta della bellezza e del significato. Lo stessoavviene nel mond o morale . Un individuo che si sia eser­citato nella bont à, giunge ad avere delle intuizionidirette sul carattere, sui rapport i tra gli esseri umani,sulla sua stessa posizione nel mondo ; int uizioni affattodiverse da quelle dell 'uomo medio sensuale. La cono­scenza è sempre una funzione dell 'essere. Ciò che per­cepiamo e comprendiamo dipende da ciò che siamo; eciò che siamo dipende in parte dalle circostanze, in partee più profondamente dalla natura degli sforzi che abbia­mo fatto per realizzare il nostro ideale, e dalla naturadell 'ideale che abbiamo cercato di realizzare. Il fattoche la conoscenza dipenda dall'essere, porta, natural­mente, a una quantità immensa di malintesi. Il signi­ficato delle parole, per esempio, cambia profondam ent esecondo l'esperienza e il carattere di chi lo usa. Cosi,per il santo parole come "amore" , l'carità" «compas-

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sione", vogliono dire qualcosa affatto diverso da quelloche significano per l'uomo ordinario. All'uomo ordinario ,la dichiarazione di Spinoza che . la beat it udine non èla ricompensa della virtù ma è la virt ù stessa. nonsembra vera. Essere virtuoso è, per lui, un processomolto deprimente e noioso. Ma è evidente che, per chisi è eserci tato nel bene, la virt ù è realmente una bea ti­tudine. ment re la vita dell 'uomo ordinario, coi suoivizi meschini e la sua mancanza animalesca di pensieroe di sensibilità, sarebbe per lui una vera tortura . In vi­sta del fatto che il conoscere è condizionato dall'essere,e che l'essere può venire profondamente modificatodall'esercizio, siamo giusti ficat i nel non prendere in con­siderazione la maggior parte degli argoment i che i nonmistici hanno cercato per scredita re l'esperienza dei mi­st ici. La cost ituzione di un individuo che sia cieco alcolore è tale da non permettergli alcuna competenzanel giud icare la pittura. L'individuo insensibile al co­lore non può venire educato a dist inguere i colori, e aquest o riguardo è diverso dal musicista indiano, checomincia col t rovare semplicemente assordante e in­comprensibili le sinfonie europee , ma può venir educa to ,se lo desidera, ad apprezzare le bellezze di questa speciedi musica. Similmente, l 'essere di un individuo non­mist ico è tale che non può capire la natura dell'int uizio­ne mistica . Però, come il musicista indiane, è libero, sevuole, di fare qualche esperienza diretta di ciò che peril momento non può capire. Questa educa zione gli sem­brerà certamente molto noiosa; perché implica, primo,di condurre una vita di consapevolezza costante e diindefesso sforzo morale; secondo, una pratica sicura del­la tecnica della meditazione, che è probabilmente diffi ­cile quanto quella di suonare il violino. Ma, per quantonoiosa , questa educazione può venir int rapresa dachiunque lo desideri. Chi non l 'ha intrapresa non può

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farsi un 'idea del genere di esperienza che si apre a chilo ha fatto, ed è altrettanto poco gi~stificato ~el I!~garela validit à delle intuizioni dirette di una realt a spìn tua­le ult ima, al t empo stesso t~en~ent~ ed immanente, diquanto lo fossero i professon p~m ch~ ne~avano apriori la validità dell 'intuizione diretta di .Galileo, (~esapossibile dal telescopio) del fatto che Giove possiedenumerosi sate lliti.

La vali dità dell 'esperienza mist ica viene spesso mes­sa in dubbio per la ragio ne che i mistici di ~g~i . ~ligio­ne han no intuizioni dirette soltanto delle divi nit à par­ticolari che sono abit uat i ad adorare . Questo è verosoltanto in parte. Ci sono dei buoni e dei c,at.t ivi ~i~tici ,proprio come ci sono dei ~u0D:i : dei cat t ivi art ist i. Lagrande maggioran za degli art ist i sono, e sono .semprestat i cattivi o indifferenti, lo stesso è probabilmentevero ' per la maggioranza dei misti~i. ~ ,a?bast~nza. ~l~gnificativo che sia sempre t ra quel mls~l~l che I ,~ntl~lautorevoli considerano di seconda qualit à, che l intur­zione della realtà ultima prende una forma particola~i­st ica. Ai mist ici considerati i maggiori della loro S~~l~,la realtà ultima non appare sotto l'aspetto delle dIvlm~t à locali , ma come una realtà spirit uale tabnente al dilà di una forma e di una personalità part icolare , chenon le si può aggiungere nessun predicato.

« L'atman è silenzio .. è ciò che dicono gli ind ù del­l'ultima realtà spirit uale. L'unico linguaggio che puòdare una idea circa la natura di questa realt à è quellodella negazione, del paradosso, della stravaga~te esa­gera zione. Lo pseudo-Dionigi parla del «ra%glo dell.adivina oscurità t , della «super-lucent e oscurit à ~el .SI~lenzio e, e della necessit à di «lasciare dietro di se lsensi e le operazioni intellettuali e tutte le cose cono~

sciute dal senso e dall 'intelletto». « Se qualcuno », cghscrive . «vedendo Dio, capisce ciò che ha visto, non ha

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visto Dio t . ..Nescio, nescio t , è ciò che scrisse S. Bernar­do sull'ultima realtà ; ..neti, neti t fu il verdetto di Yajn­navalkya dall 'alt ra parte del mondo... Non so, non so:non cosi, non cosi •. Siamo molto lontani dalle divinitàparticolarizzat e crist iane o indiane.

Le biogra fie della maggior part e dei-mist ici crist ianidi prim 'ordine sono st ranamente simili. Educati a cre­dere in un Dio personale uno e trino e nell 'esistenza enell'onnipresenza di alt re persone divine, come la Ver­gine e i Santi, essi iniziano la loro carriera mistica en­trando in rapporto, come suppongono, con personalitàsopra~aturali . ~~i , ,?a.~a che progrediscono in questocamrruno, (e tutti I mist ici concordano nel dire che que­sto processo è un vero progresso) si accorgono che leloro visioni scompaio no, che la lOTO coscienza di una per­so~alità svanisc~ , che l'esu'?eranza di emozioni app ro­pnate quando n tenevano di essere davanti a un esserepersonale diventa tot almente inadeguata , e dà final­mente posto ad uno stato nel quale ogni emozione èassente . Per molti mistici crist iani questo processo èstato est remamente penoso. L'angoscia di perdere ilcontatto con una personalità , di dover abbandonare lecredenze t radizionali , costituisce ciò che S. Giovannidella Croce chiama la Notte dei Sensi, e sembra che lastessa angoscia sia un'elemento di quella desolazioneanche più spaventosa , la Notte dello Spirito . S. Giovannidella Croce rit iene che t utti i veri mist ici debbanonecessariamente att raversare quest a notte terribilmen­te oscura . E per quanto concerne i crist iani rigidamenteo.rtodossi,. ha probabilmente ragione. A questo propo­Sito, Ia VIta di Maria Latast e (1) cost ituisce un docu­mento di grande valore. Maria Lataste era una conta­dinella senza istruzione, che ignorava completamente

(Il Riassuuti negli EUrci~i Spirituali d i MIS5 TrUYARD, p. 202.

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la storia del mist icismo. Cominciò con l' avere dellevisioni della Vergine e di Cristo. La sua esperienzamistica, in questo periodo, consiste essenzialmente inrapporti emot ivi con persone divine. Col p~r d~l

tempo, il senso di una presenza personale cessa ID lei.Si sente sola e abbando nata. E quest a la notte oscuradell'anima. Alla fine, però, comincia a comprendere chequesta nuova forma d'esperienza, la cognizione, privad'immagini e di emozioni, di qualche grande forza im­personale, è superiore all'antica, e rappresenta un av vi:cinamento più intimo alla realtà ultima. Il caso diMaria Lataste è particolarmente inte ressante perché lasua ignoranza della let teratura mist ica preclude la pos­sibilità che essa imit i, deliberat amente o inconsciamente,qualche altro mist ico. La sua esperienza le appartienecompletamente. Allevata nella credenza tradizionale cheDio sia una persona, essa scopre gradatamente con laintuizione diretta che Egli non è una persona ; e. al­meno per un certo tempo, la scoperta l' addolora consi­derevolmente. Per i crist iani ort odossi, ripet o, la oscuranotte dell'an ima sembra essere un orrore a cui non sipuò sfuggire. -

E abbastanza significat ivo che quest a forma particola­re di angoscia spirituale non venga provata dai crist ianinon ortodossi, né da quei mistici non crist iani che profes­sano una religione che considera Dio come impersonale.Per esempio il più notevole dei tardi mist ici medioevali ,l 'autore di T he Cloud 01 Unknmoing, non menziona alcunafase di angoscia spirituale. Il fatto è che non ha ragionedi essere angosciat o. F in dall'inizio egli è preoccupatodel Dio Padre più che del Figlio; e fin dall'inizio eglipresume che Iddio sia impersonale. Non deve perciò ab­bandonare con dolore nessuna credenza amata. La dot ­t rina da cui parte viene realmente confermata dallaint uizione diretta della realt à ult ima cui arr iva nei suo

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momenti di esperienza mist ica . Similmente, per quantomi risulta, non si parl a mai di niente di simile alla Nottedei Sensi nella letteratura buddista o nel mist icismoindù. Qui di nuovo, la credenza dalla quale parte ilmist ico orientale, è in accordo con la testimonian za dellasua esperienza. Egli non deve rinunciare ad alcunacredenza preziosa per lui ; perciò l'illuminazione non gliimpone alcuna an goscia spirit uale.

Tutt i gli scrittori appartanent i alla grande tradizionedella teologia mist ica crist iana hanno insistito sullanecessit à di purgare la mente da qualunque immagine.durante la meditazione sulla realtà ultima. Da Clementedi Alessandria, che mori al principio del terzo secolo eche fu il primo scrittore cristiano di teologia mistica,fino a S. Giovanni della Croce , nel sedicesimo, la t radi­zione è ininterrotta. E convenuto che il t entativo diconcepire Iddio nei termini di immagini, e la realt àultima come avente una forma o una natura descrivibilecon le parole, è predestinata all'insuccesso. Nell'ultimaparte del sedicesimo secolo si ebbe un rovesciamentocompleto della t radizione. Questo soggetto è stato t rat­tato con grande ricchezza di dotti dettagli da Dom] ohn Chapma n nel suo mirabile saggio sul misticismocattolico romano, stampato nell'Enciclopedia di Reli­gione e di Etica di Hasting ed è sufficiente che io facciaun breve riassunto delle sue conclusioni. « Proprio aquel tempo (la fine del secolo sedicesimo) i t eologi dog­matici insorgevano cont ro la teologia mist ica . I grandidomenicani , seguendo l'esempio di S. Tommaso nellasua Summa, la ignoravano ; i grandi gesuiti negavanoal sua esistenza. » (1 gesuiti, naturalmente, erano st at ieducati con gli esercizi spirit uali di S. Ignazio, nei quali

. si fa ogni sforzo, non per sopprimere le fantasie forma­trici di immagini, il peggior ostacolo, secondo S. Gio­vanni della Croce e i mistici primitivi, sulla via della

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intuizione genuina della realtà ultima, ma per sviluppar­la , se possibile, fino all 'allucinazione). Alla metà delsecolo diciassettesimo, il cardinal Bona constatava che«la pura preghiera esercit ata senza visioni è universal­mente respinta dagli scolast ici t . Nello stesso periodo ,«l' arte cominciò a rappresentare i santi non più tran­quillament e inginocchiat i in adorazione, ma mentre agi ­t ano le braccia e storcono il collo e roteano gli occhi ,in estasi di desiderio sensuale, lacerandosi gli abiti peralleggerire i loro petti ardent i t. Nel frattempo, si eragiunt i a considerare la conte mplazione come «principal­mente il gusto sensibile dei miste ri , specie di quellodella Passione t . (Val la pena di notare che e la tenden­za a sostituire la concentrazione super-razionale dellavolontà con una sub-razionale espansione dei sent i­menti t ebbe inizio, almeno nella sfera della religione,non nel secolo diciottesimo, come dice Babbit t , ma neldiciassettesimo) . In questa atmosfera non propizia, ilmisticismo non poteva attecchire ; e, come fa notareDoro Chapman, si verificò una penuria quas i completadi mistici cattolici dalla fine del secolo sed icesimo finoai nostri giorni. A questo proposito è significativa l'os­servazione fatta da padre Bede Frost , nella sua A rt 01M enta! P rayer, sul fatto che la gran de epoca del sacra­ment alismo ebbe inizio nel secolo diciannovesimo. Du­rante il Medio Evo si dava molto meno importanza

. alla religione sacramentale che ai nost ri giorn i, e moltadi più alla preghiera e, soprattutto, agli esercizi spiri­tuali e alla contemplazione. Un osservatore critico sa­rebbe giustificato nel notare il fatto come un sintomodi degenera zione. Una religione che dava prima impor­t an za alla necessit à di colt ivare la- volontà dell'uomo edi educare la sua anima per la comunione diretta conla realtà ultima e che ora dà una importanza supremaalla celebrazione dei Sacramenti, (che si ritiene portino

...

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alla infusione della grazia divina) (I) e alla esecuzionedi riti intesi a indurre nei partecipanti una e subrazio­naie espansione di sent imenti e, non è certamente inprogresso. Peggiora invece di migliorare.

L'allenamento sistemat ico alla riflessione e alla medi­tazione rende possibile l'esperienza mist ica , la quale èuna intuizione diretta della realt à ultima. In tutt i itempi e in ogni parte del mondo, i mistici di prim'or­dine hanno sempre convenuto che quest a realtà ult i­ma afferrata nel processo della meditazione è essenzial­mente impersonale. Questa istruzione diretta di una real­tà spirituale impersonale, che pervade tutto l'essere, è inaccordo con le scoperte dei maggiori filosofi del mondo.

« Esiste e, scrive il professor \Vhitehead, in Religionin tk Making, « un largo consenso nella dottrina nega­t iva che l'esperienza religiosa non includa nessuna in­tuizione diretta da una definita persona o individuo...La prova dell'esistenza di un consenso generale, se purnon universale, nella dottrina che non esista una visio­ne diretta o un Dio personale, può venir t rovat a sol­tanto considerando il pensiero religioso del mondo civi­le... Attraverso l'India e la Cina, il pensiero religioso,fin dove è stato interpret ato in forma precisa , rinnegal' intuizione di una personalità ult ima sostanziale al ­l' universo. Ciò è vero per la filosofia di Confucio, perquella buddist a e per quella indù. Possono esistere delleincarnazioni personali, ma il subst rato è impersonale .La teologia cristiana ha anche adottato, in sostanza ,la posizione che non esista una intuizione diretta di unsimile substrato personale per il mondo. Mantiene ladottrina di un Dio personale come una verit à , ma so­stiene che la nostra fede è basata su di una illazione.•

(I ) Il Concilio d i Trento anatemiuò • si quis di;fltrit s<iU'a...t ,,'Q "<>va,,hgis fiO" cotlli" t~t r ,Qtia... '.

CREDENZE 323

Non sembra però che ci sia una ragione che ci costringa,in base alle prove esistent i, a t rarre una tale illazione.Inoltre, come ho fatto notare nel capitolo precedente,i risultati prat ici nel t rarre una simile illazione sonobuoni soltanto fino ad un certo punto ; olt re quel punto,sono spesso molto cattivi. .

Siamo ora in grado di arrischiare qualche conclusioneframmentaria circa la nat ura del mondo e la nost rarelazione con esso e coi nost ri simili. All'osservat orecausale, il mondo sembra esser format o da un grandenumero di esistenze indipendent i, alcune delle qualipossiedono la vita e coscienza . Fin dai tempi remot i, ifilosofi sospettarono che questa opinione del buon sensofosse, almeno in part e, illusoria. Gli indagato ri più recen­t i, educat i nella disciplina della fisica matemat ica e for­niti di st rument i di precisione, hanno fatto delle osserva­zioni dalle quali si può desumere che tutte le esistenzeapparentemente indipendenti sono formate da un nu­mero limitat o di tipi di ident iche un ità di energia. Unault ima ident ità si nasconde sotto l'apparente diversitàfisica del mondo. Inoltre, tutte le esistenze apparente­mente indipendent i sono, in fatto, interdipendenti. Frat­tanto i mist ici avevano dimostrato che gli indagatori,allevati alla disciplina della riflessione e della medita­zione, potevano ottenere delle esperienze dirette di unaunit à spirituale nascosta sotto l'apparente diversitàdella coscienza indipendente. Essi resero chiaro che ciòche sembra il fatto ultimo della personalità non è ef­fettivamente un fatto ult imo, e che è possibile agli in­dividui trascendere i limiti della personalità e fonderela loro coscienza particolare in una coscienza pio vastae impersonale diet ro la mente personale.

Alcuni hanno negato la possibilit à stessa di una co­scienza personale. McTaggart, per esempio, asserisce che«non può esist ere un'esperienza che non sia esperimen-

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t ata da un io, perché ciò sembra evidente, non comeparte del significato dei termini, ma come una veritàsintet ica circa l'esperienza. Questa verità è ult ima. Nonpuò venire difesa contro attacchi, ma sembra al di làdi ogni dubbio. Quanto più chiaramente noi ci rendiamoconto della natura dell'esperienza , o della conoscenza ,della volizione e dell'emozione, t anto più chiaramenteappare che ognuna di queste non sarebbe possibile checome esperienza di un io t . Questo ci riporta una volt adi più alla connessione tra il sapere e l'essere . A chi sit rova al comune livello dell 'essere, sembra veramente• evidente come verità sinte tica sull 'esperienza t chetutte le esperienze debbano essere sperimentate da unio. Per tali persone «questa verit à è ultima ft. Maessa non è ultima per chi abbia scelto di int raprenderel'educazione mist ica nella virtù e nella riflessione. Perquesti è evidente, ti come verità sinte t ica sull 'espe rien­za t, legittimamente dedotta dai fatti empirici o dallaloro intuizione diret ta, che esiste un'esperienza che nonè l'esperienza personale di un io. Tale esperienza nonè precisamente emozione né volizione, e nemmeno co­noscenza ordinaria. Emozione, volizione e conoscenzasono le: fanne di esperienza note all 'io che vive sulpiano comune dell 'essere. L'esper ienza not a a chi adem­pie le condizioni et iche e intellettuali che permettonoall 'individuo di passare a un alt ro livello dell 'essere,non è la loro propria emozione, volizione o conoscenza,ma .una coscienza senza nome e forse indescrivibile, dispecie diversa, una coscienza nella quale il rapportot ra soggetto e oggetto non esiste più. e che non appar­tiene più all 'individuo che ne fa l'esperienza.

Il mondo fisico della nost ra esperienza quot idiana èun universo particolare scavato nella realtà totale chei fisici deducono essere molto più grande di lui. Questouni verso particolare è differente, non solt anto dal mon-

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do reale, la cui esistenza noi possiamo dedurre anchese .non possiamo afferrarla 'dirett amente, ma anche da­gli universi particolari abitat i dagli alt ri animali , uni­versi nei quali non pot remo mai penet rare, ma circa lacui natura possiamo fare, come ha fatto von Uexkul ,delle interessant i congetture speculat ive. Ogni tipo dicreatura vivente abita un universo la cui natura è de­terminata e i cui limit i sono impost i dalle speciali in­sufficienze dei suoi organ i sensort e della sua intelli­genza. Nell'uomo l' intelligenza si è tanto sviluppata darenderlo capace di dedurre l'esistenza ed anche, fino aun certo punto, la natura del mondo reale al di fuoridel suo universo particolare. La natura degli organ i deisensi e l'intelligenza degli esseri vivent i vengono impostedall a necessit à biologica o dalla convenienza. Gli st ru­menti delia conoscenza sono sufficient i per permettereai loro possessori di sopravvivere. Degli st rument i diconoscenza meno inadeguati pot rebbero, non soltantonon portare nessun vantaggio biologico, ma costituireun vero svantaggio. Esseri umani individuali sono riu­scit i a trascendere i limiti dell'universo particolare al­l'uomo, solamente in quanto sono stat i alleggerit i dallapressione biologica . Un'individuo può essere alleggeritoin due modi da questa pressione: dall 'esterno, grazieagli sforzi altrui ; e dall 'interno, grazie ai suoi pro prisforzi. Se egli deve t rascendere i limiti dell 'un iversoparticolare dell 'uomo, deve far part e di una comu nitàche lo protegga contro l'inclemenza dell 'ambiente e glirenda facile la soddisfazione dei suoi bisogni fisici. Maquesto non è sufficiente. Deve anche esercitarsi nel­l'art e di essere spassionato e disinte ressato, deve colti­vare la curiosit à intellettuale fine a sé stessa e non perl'utile che ne potrebbe t rarre come animale.

La concezione moderna dei rapport i intellettuali del­l'uomo con l'universo fu anticipat a dalla dottrina bud-

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dista che afferma che il desiderio è la sorgente dell'il­lusione. La mente è libera dall' illusione nella misura incui ha dominato il desiderio. Questo non è vero soltan­to per lo scienziato, ma anche per l'artist a e per il filoso­fo. Soltanto una ment e disinteressata può trascendere ilsenso comune e olt repassare i limiti della vita animaleo di quella uman a media sensuale. Il mist ico most ra ildisinteresse nel più alto grado possibile all 'essere uma­no, ed è perciò capace di t rascendere i limit i ordinariin modo più completo che lo scienziato, l 'artista e ilfilosofo. Ciò che egli scopre olt re i confini dell' universodell'uomo medio sensuale è una realt à spirit uale chepermea e unisce tutte le esistenze apparentemente se­parate , un a realt à nella quale può fondersi e dall aquale può t rarre poteri morali e anche fisici che vengo ~

go generalmente considerat i come super-normali.La realtà ultima che può venir scoperta da chi riesce

a modi ficare il suo essere in modo da potere ave re unaconoscenza diretta di tale realtà, non è, come abbiamovisto, una persona. Poiché non è personale, non sarebbelegittimo attribuirle delle qualit à etiche. • Dio non èbuono t , disse Eckhart, « lo sono buono t . La bontà èun mezzo col qu ale gli individui possono superare l' il­lusione di avere delle esistenze complet amente indipen­denti, e possono elevars i al livello dell 'essere al qualediventa possibile, con la riflessione e la meditazione,realizzare il fatto della sua unit à con la realtà ultima,conoscerla e, in una certa misura , associarvisi e ffettiva­mente. Questa realtà ultima è e la pace di Dio che 01­trapassa ogni comprensione t; la bontà è il mezzo perpoterla avvicinare. «Gli esseri finit i t, nelle parole diRoyce, • sono sempre quali sono, in virtù di una disat­tenzione che li rende ciechi verso i loro real i rapporticon Dio e coi loro simili •. Quest a disattenzione è ilfrutto, secondo l'espressione buddist a , del desiderio.

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CRE DE NZE

Noi t rascuriamo di fare attenzione ai nost ri veri rapporticon ' la realtà ultima e, attraverso questa, coi nostrisimili, perché preferiamo attendere alla nostra naturaanimale e a far st rada nel mondo. E ovvio che non pos­siamo mai ignorare completamente l'animale che è innoi e i suoi bisogni biologici. Il nostro isolamento non .è una completa illusione. L'elemento di specificità dellecose è un brutto fatto di esperienza. La diversit à nonpuò venir ridotta all'identità completa neanche nellat eoria scient ifica e filosofica, tanto meno nella vita vis­suta dal corpo, ossia da un t ipo particolare di quelleun ità d 'energia che in . ultimo sono identiche. Non ècompat ibile con la natura delle cose il non fare atten­zione all 'animale che è in noi; ma, nelle condizionidella vit a civile, non è certo necessario dargli moltaattenzione, o tutta . La bontà è il metodo per mezzo delquale la nostra attenzione viene distolt a dall'argomentosingolarmente noioso della nostra an imalità e del no­st ro isolamento individuale. La riflessione e la medita ­zione aiutano la bontà in due modi : producendo, perusare le parole di Babbitt . • una concentrazione super­razionale di volontà t e rendendo possibile alla mentedi rendersi conto, non solt anto teoricamente, ma ancheper intuizione diretta, che l'universo particolare del­l'uomo sensuale medio non è identico all 'insieme del­l 'universo. Inversamente, la bont à aiuta la meditazionest accan dola dall 'an imalit à e rendendo cosi possibile allamente di prest are attenzione ai suoi veri rapporti conla realtà ult ima e cogli altri individui. La bontà, lameditazione, l'esperienza mist ica e l'ultima realtà im­personale scoperta con l'esperienza mist ica sono inrapporto organico. Questo fatto ci libera dai timoriespressi dal dottor Albert Schweitzer nel suo recentelibro sul Pensiero indiano. (I II misticismo e, egli dice, «èl'opinione giust a sul mondo; ma, per quanto giusta ,

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non è soddisfacente nel suo contenuto et ico. La realt àultima del mondo non è morale (Dio non è buono) e ilmistico che si unisce a questa realtà ultima si unisce conun essere non-morale, perciò lui stesso non è morale t .Ma questo è puro verbalismo e non tien conto dei fattireali dell'esperienza. Non è possibile che il mistico fac­cia attenzione ai veri rapporti con Dio e coi suoi simili,se non ha prima dist accata questa at tenzione dalla suanatura animale e dalla preoccupazione del suo successosociale. Ma non può distaccare la sua attenzione daqueste cose se non praticando ost inatamente e coscien­temente le più alte moralità. t Dio non è bu ono e; mase io voglio ottenere anche la più piccola conoscenza diDio, devo essere buono sia pure in misura minima; ese voglio giungere alla conoscenza massima di Dio chepuò essere raggiunta da un essere umano, devo esserebuono quanto è dato di esserlo ad un essere umano.La virtù è il preliminare essenziale all 'esperienza misti­ca. E questo non è tutto. Non esiste nemmeno una in­compat ibilità teorica t ra una realtà ultima, imperso­nale e perciò non morale, e l'esist enza di un ordinemorale sul piano umano . L'indagine scient ifica ha di­mostrato che il mondo è una diversità permeata dauna identità di sost anza fisica; l'esperienza mistica at­test a l'esistenza di una unità spirit uale che pervade ladiversità delle coscienze separate. E difficile esprimereun'opinione circa la relazione tra l'unità fisica sotto­stante e l'unità spirituale sottostante. E non è neces­sario , a questo proposito, esprimerne una. Il fatto cheimporta al nost ro scopo presente è che sia possibilescoprire l'unità fisica e spirituale che sta sotto le esi­stenze indipendenti, (indipendent i in parte soltanto ap­parentemente, in parte in realtà, almeno per gli esserisul nostro piano d'esiste nza), delle quali è form ato ilnostro universo del senso comune. Ora , è un fatto d'e-

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\

.'

CRE DE NZE

sperienza che possiamo accentuare il nostro isolamentodagli altri esseri e dalla realtà ultima del mondo, o ac­centuare la nost ra unit à con questo o con quelli. Al­meno fino ad un certo punto, la nostra volontà è liberaa questo proposito. Gli esseri umani sono creature che,in quanto sono animali e persone, tendono a conside­rars i esistenze (indipendent i, collegate tutt'al più dalegami puramente biologici, ma che, in qu anto si ele­vano al disopra dell'anima e della personalità, possonopercepire di esser parte connesse di un tutto fisico e spi­rit uale incomparabilmente più grande di loro. Per taliesseri, il comandame nto morale fondamentale è: Doveterealizzare la vost ra unità con tutto l'essere. }'Ia l 'uomonon può realizzare la sua unità con gli altri uomini econ la realtà ultima, se non pratica la virtù dell'amore 'e della comprensione. L'amore, la compassione e lacomp rensione o intelligenza, sono le virtù primarie nelsist ema et ico, le virtù organicamente in relazione conciò che si può chiamare la concezione scient ifica-mist i­ca del mondo. La realt à ult ima è impersonale e . non­et ica ; ma se vogliamo realizzare le nostre vere relazionicon la realtà ultima e i nostri simili, dobbiamo prati­care la moralità, e (poiché nessuna personalità può im­parare a trascendere sé stessa se non è ragionevolmentelibera dalle coercizioni esterne) rispettare la personalitàaltrui. La fede in un Dio personale ha port ato troppospesso a un dogmatismo teorico e ad una intolleran zapratica, a un costante rifiuto di rispettare la personalit àe ha portato a commettere ogni specie di iniqu it à nelnome di una divinità personale e morale.

• Il fatto dell 'instabilità del male , usando le paroledel professor Whitehead, «è l 'ordine morale del mon­do.• Il male è ciò che porta all'isolamento; e ciò cheporta all 'isolamento è auto-dist ruttore. Quest a auto ­distruzione del male può essere improvvisa e violenta,

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come quando l'odio micidiale sfocia in un conflitto cheporta alla morte di chi odia ; può essere graduale, co­me quando un processo degenerat ivo finisce nell'impo­t enza e nell'estinzione; o può essere riform atore, comequando un lungo cammino di male porta alla nausea eal disgusto della dist ruzione e della degenerazione, tantoda indurre a cambiare st rada, t ras formando cosi ilmale in bene.

La storia evolutiva della vita illustra chiaramentel'inst abilità del male , nel senso in cui è st at o definitopiùsopra. La specializzazione biologica può venir con­siderat a come una t endenza da parte di una specie apersistere nel suo isolamento ; e il risultato della specia­lizzazione, come abbiamo visto, è o negat ivamente disa­st roso, nel senso che preclude la possibilit à di ulterioriprogressi biologici, o positivamente disastroso, nel sen­so che porta all 'estinzione della specie. Nello stessomodo, la competizione intraspecifica può venir conside­rata come l' espressione di una tendenza da parte degliindividu i in relazione t ra di loro ad insistere sul loroisolamento e sulla loro indipendenza ; gli effetti dellacompet izione int ra-specifica sono, come abbiamo vi­sto, quasi tot almente cattivi. Inversamente, le qual it àche hanno portato al progresso biologico sono quelleche rendono possibile agli esseri individuali di sfuggireal loro isolamento: l' intelligenza e la t endenza allacooperaz ione. L'amore e la comprensione hanno valoreanche sul piano biologico. L'odio, l' incoscienza, la stu­pidità e tutto ciò che porta ad aumentare l'isolamentosono le qualità che hanno infatti storicamente portatoo all'est inzione di una specie, o hanno port ato a farladivenire un fossile vivente, incapace di un ulterioreprogresso biologico.

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ETI CA

OGNI cosmologia ha un 'etica che le corrisponde. L'e­tica corrispondente alla cosmologia t racciata nel

capitolo precedente ha come principi fondament ali leseguent i proposizioni : il bene è ciò che tende all'unità;il male è ci6 che tende all 'isolamento. Riferendo questit ermini alla fraseologia impiegata nei primi cap itoli, pos­siamo dire che l'isolamento è attaccamento, e che senzail non-attaccamento nessun individuo può raggiungerel'unit à con Dio, o, attraverso Iddio, con altri individui.Nei paragrafi che seguono cercherò di illustrare l' appli­cazione dei nost ri principi et ici alla vita.

Il bene e il male esistono sul piano del corpo e dellesue sensazioni, su quello delle emozioni e su quello del­l'intelletto. In prat ica quest i piani non possono venirsepa rat i. Gli event i che si producono su uno di quest ipiani hanno il loro riscont ro in quelli che si producononegli altri piani del nostro essere. E: necessario tenersempre presente questo fatto quando si classificano ifenomeni come fisici, emot ivi, intellet tuali. Ma, purchéciò non sia dimenticato, non c'è niente di male a espri­mersi in tal modo. Questa particolare classificazione,come tutte le alt re, non t ien conto della complessitàdella vita reale ; ma in compenso ha il merito di esseremolto comoda .

Cominciamo col considerare il bene ed il male sulpiano corporeo. In generale si può dire che ogni sensa -

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la tentazione di pensare esclusivamente al suo corpomalato, ha fatto dci buoni progressi verso quella «con­cent raz ione super-razionale della volontà t alla. qualemira l'aut o-educazione religiosa. Nel proclamare 11 va lo­re della malattia, Pascal difende il metodo di t irociniofisiologico per mezzo del domin,io s~ dolore. Abbiam~già visto che questo met~o e p:cncoloso; t roppo difrequente il dolore non vien dominato ma domma, eporta all'attaccamento invece .che al no.n-~ttaccam~nto.

Poiché cosi è, possiamo capire perch é I autore di TheCloud 01 Unknowing abbia scelto il punto di vista op­posto a quello di Pascal. Per l~i la malattia rappres~nta

un serio ost acolo sul camrruno della vera devozioneverso Dio e deve di conseguenza venir calcolata comeuna forma di peccato. Il passo in cui egli commenta

. certi sintomi di ciò che noi oggi chiameremmo «nevro­si l) è cosi interessante che non mi pèrito di citarlo perintero. «Alcuni uomini . , egli scrive, «sono cosi imbaraz­zat i da curiose abitudini di comportamento del lorocorpo che nell' ascoltare torcono la test a curiosamenteda un lato ed alzano il mento; stanno a bocca apertacome se ascoltassero con quest a e non con gli orecchi.Altri , nel parlare, puntano le dita sul loro petto o suquello di coloro con cui parlano; altri non possono star-in piedi, né seduti, né a giacere tranqu~, se~za dime­nare i piedi e giocherellare con le mam ; altn, ment reparlano, agitano le braccia a tempo con le loro parole:come se nuotassero in alto mare. Altri ancora, ad ogmparola, sorridono e ridono c?me ragazzine sogghign~ntio giocolieri burloni.. . Non dico che tutte queste abitu­dini siano dei gran peccat i, né che tutti coloro che lehann o siano dei grandi peccatori. Ma, se quest e abitudi­ni disdicevoli e disordinate dominano l'individuo alpunto che non ne possa fare a meno se vuole, dico allor~

che sono indizio di superbia e di ricercatezza dello spr-

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zione fisica intensa , tanto di piacere che di dolore, tendea portare l'individuo che la prova ad identificarsi conquesta sensazione. Egli smette persino di essere sé stes­so e diventa solta nto una parte del suo corpo : quel­l'organo dal quale gli viene il piacere o il dolore. Tra­scender sé stess i diventa cosi doppiament e difficile, ben­ché nat uralmente ciò non sia impossibile, come è pro­vato da molt i esempi di equanimità e di non-attacca­mento verificat osi durante sofferenze o gioie intense.Comunque, in genere, un eccesso di gioia e di dolorespinge all'isolamento. Tutti i cont emplat ivi orientafi in­sistono enfat icamente sull'importanza della salute fisicacome condizione dell'unione spirituale con la realt à ulti­ma. Esist ono t ra i cristiani due scuole di pensiero:quella che raccomanda la mortificazione, e quella cheinsist e sull'importanza della salute. Pascal può essercitato come un rappresentante della prima scuola, el' autore anonimo di T he Cloud 01 Unknowing comequello della seconda. Per Pascal la malattia è la condi­zione veramente crist iana; perché, liberando automati­camente gli uomini da qualcuna almeno delle loro pas­sioni, li libera da ogni specie di tentazione e di dist ra­zione, e li prepara a vivere secondo la teoria et ica cri­st iana. Pasca1 ignora il fatto che la malattia può crearetan te tentazioni e distraz ioni quante ne sopprime: di­st razioni in forma di malessere e di dolore, tentazioninella forma quasi irresistibile del non pensare che a séstessi. C'è tuttavia, un elemento di verit à nella dottrinadi Pascal . La malattia o l'i nsufficienza fisica, quandonon siano eccessive, possono agire come un memen­to che le cose di questo mondo non sono impor­t anti come sembrano all 'arrivist a animale e socialeche esiste in noi. Una mente che abbia fatto questascoperta e che riesca poi , come risultato di un t irocinioadatto, ad ignorare le distrazioni del dolore e a superare

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ETICA 333

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rito, e di esibizionismo e di brama disordi nata di cono­scenza; e sono specialmente indizio di instabilità di cuo­re e di irrequietezza di mente, e più specialmente dellamanca nza di ciò che è l'argomento di questo libro t

[ossia la meditazione come addest ramento all 'esperien­za mist ica).

Questa identificazione delle deficienze fisiche col pec­cato può sembrare in qualche modo dura e inumana.Ma, se si deve giudicare il peccato dai suoi risult at i,allora natural mente l'autore di T he Cìouà 01 Un knounngha perfettamente ragione di considerare t ra i peccatiogni abit udine o stato corporeo che porti l' individuoa concent rarsi nel suo isolamento, e che gli impediscedi prest are at tenzione alle sue vere relazioni con Dio ecoi suoi simili , rendendogli cosi impossibile l'attuazionecosciente dell' unione con loro. Sul piano del corpo. lamalattia deve generalmente venire considerata comeun peccato. Perché, per mezzo della malattia e del do­lore, come per mezzo del piacere estremo, il corpo insistenel suo isolamento e costringe la mente ad ident ificarsi .con lui.

Il detto c a chi ha sarà dato e a chi non ha sarà toltoanche ciò che ha t , è assai duro; ma esso è per l'appuntoun riassunto est remamente succinto ed accurato deglieventi della vita morale. Coloro che peccano fisicamen­te coll 'avere qualche difetto corporeo , possono esserecost rett i a pagare per questo difetto in modo emot ivo eintellettuale, olt re che fisico. Alcuni ammalat i sono ca­paci di compiere lo sforzo quasi sovrumano che t ra­sforma lo svantaggio di un difetto fisico in un trionfo?pirituale . Agli alt ri vien tolto anche ciò che possiedonointellettualment e ed emotivamente . Perché? Perché, sulpiano corporeo, appartengono alla categoria di coloroche non hanno. «Gli uomini possono essere scusabili l),

dice Spinoza, «e tut t avia non raggiungere la felicit à ed

essere tormentat i in mille modi. Un cavallo è scusabiledi essere un cavallo e non un uomo ; tuttavi a egli devenecessariamente essere un cavallo e non un uomo. Chinon può imporre una regola alle sue passioni, né tenerlea freno per rispetto alla legge, mentre può essere scusatosul te rreno della debolezza , sarà tuttavia incapace digodere la t ranquillit à dello spirito e la conoscenza el'amore di Dio; e sarà inevitabilmente perduto . t Si puòperdonare alla debolezza ma , finché questa esist e, nes­sun perdono può impedirle di produrre i suoi risult atiabituali . Questi risultati si manifestano nella vita pre­sente, e, se esiste qualche forma di sopravvivenza allamorte corporea, senza dubbio si manifesteranno in qual­siasi esistenza futura .

Il sesso è un 'attività fisica e al tempo stesso emot ivae intellettuale. Se lo esamino qui, non è perché lo rit engapiù fisico che emotivo o intellettuale, ma soltanto perragioni di comodità. E un fatto empirico di esperienza edi osservazione che l'attività sessuale porta talvolta arealizzare l'uni tà di un individuo con un altro , e , at ­t raverso questo, con la realtà del mon do; talvolt a , alcontrario. t ende ad intensificare l 'isolamento indivi­duale. In altre parole, il sesso porta t alvolta al non-at ­taccamento e t al altra all'attaccamento ' talvolta è un. .bene e talvolta è un male.

Sul piano del corpo, il sesso è un male quando prendela forma di una inclinazione fisica . (Tutto quello chepuò esser detto sul sesso a questo proposito è veroanche, mutatis mutandis, per le altre forme di inclina­zione fisica, per esempio all 'alcool, alla morfina e allacocaina) . Come le droghe che generano abit udine , cosiil sesso che genera un 'abit udine è un male perché co­st ringe la mente ad identi ficarsi con una sensazionefisica e non le permette di pensare a niente alt ro chealla sua esistenza animale isolata . L'inclinazione non

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pUÒ venir distrutta per mezzo delle saz ietà , ma tende,se vi si indulge, a diventare ben più di un a sempliceabitudine, una ossessione demoniaca. Questo, natural­mente, è specialment e vero nel caso di individui moltocoscient i e civilizzat i, di individui che sanno quello chefanno, ma che si sono tuttavia lasciati asservire dallaloro inclinazione. Per i membri non civilizzati di quelleche J. D. Unwin ha chiamato " zoistiche", o per gli stra­ti zoistici delle societ à civil i, la inclinazione sessuale èsoltanto una abit udine piacevole alla quale essi indul­gono con la coscienza tranquilla . Ciò impedisce loro diaccumulare quell 'energia che li renderebbe capaci didiventare coscienti di sé, di riflettere sullo st rano mondoche li circonda e di giunge re alla civiltà; ma poiché nonse ne rendono conto, non gliene importa. Non è C05(

per gli individui civili e coscient i di sé. Di questi non sipuò dire che non sanno ciò che fanno. Lo sanno anchetroppo bene; sanno esattamente ciò che fanno e ciò cheperdono in qu esto processo. Per essi, l'inclinazione èuna reale ossessione. Il dèmone che li possiede li costrin­ge a fare ciò che essi sanno che fa loro del male, e che,con la parte migliore del loro essere , non vorrebberofare. La natura di questa ossessione demoniaca è de­scr itta con potenza incomparabile da Baudelaire nei-Fleurs du M al.

Une nuit que j'étais près d'une affreuse Juive,Comme au long d'un cadavre un cadavre étendu...

L'inclinazione persiste, la vera ossessione da partedi un demonio che vuole malignamente l'infelicità dellesue vittime, anche quando tutto il piacere fisico è esau­rito, anche malgrado il disgusto e la nausea. Come lavirtù, riceve la propria ricompensa, e la ricompensa chericeve è miseria e tormento del corpo e della mente. l

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ETICA

Jamais vous ne -pcurrez assouvir votre rage,Et votre cluitiment nostra de vos plaisir.Jamais un rayon jrais n'éclaira vos cavernes ..Par les jentes des murs des miasmes fiévreuxFilent en s'enflammant ainsi que des lanternes,Et pénètrent vos corps de leurs parfums affreux.

L 'apre sterilité de votre [ouissanceAltère votre soi f et roidil uoìre peau,Et le vent furibond de la concupiscenceFait claquer votre chair ainsi qu'un vieux drop eau;

Loin des peupies vivants, errantes, condamn ées,A travers les déserls courrez comme des loups ; 'Faites votre destin, dmee désordonnées,Et fuyez l'infini que vous portez en vous.

L'ultima linea ricorda irresistibilmente la frase di Ro­yce circa il fatto che «gli esseri finit i sono sempre qu alisono, in virtù di una disattenzione che sul momento liacceca, sui loro reali rapporti con Dio e con gli alt riesseri ». L 'essere dedito a un vizio è reso cieco dalIa suainclinazione nei confront i di quell' ( infinito che porta insé e, nei confronti dei «suoi reali rapporti con Dio » econ gli altri esseri. Al t empo stesso, si rende general­mente conto, se pur solt anto per una specie di nostal­gia , per un desiderio senza speranza di ciò che gli manca,che " l' infinito" esiste in lui , e che i suoi " reali rapporticon Dio" sono quelli di una parte rispetto al suo tutto.Si rende conto di questo fatto c ne soffre ; c, al t empostesso, il dèmone che ha evocato perché lo possieda ,aumenta deliberatamente la sua sofferenza, forzandolo a«fuggire l'infinito che porta in sé e, a rifiutarsi, co­scientemente e deliberatamente, a prestare attenzioneai "suoi reali rapporti con Dio" .

Il sesso rappresenta un male non soltanto quando

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FIN I E MEZZI

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prende la forma di una inclinazione fisica. Ma anchequando si manifesta come un modo di soddisfare lacupid igia di potere e la brama dell 'a rrivista verso laposizione e la dist inzione sociale. L 'amore, (e questoè vero non soltanto per quello sessuale, ma anche perquello materno) può essere soltanto un mezzo per im­porre all'amato il volere di chi ama. Tra il marchesedi Sade, con le sue fruste e i suoi temperini, e la madreappassionata ma tirannica , che rende schiavo il figlioper poterlo meglio dominare, esistono delle differenzeovvie di metodo e di grado, ma nessuna differenza fon­damentale di specie. In quest i casi , la parte attiva,insistendo sul suo diritto di essere prepotente, di coman­dare e di dirigere, insiste con ciò nel suo isolamento.Al tempo stesso, r ifiutandosi di rispettare la personalitàaltrui, l' amante imperioso rende impossibile alla suavittima adorata di prestare attenzione a quell 'e infinique vous portez en vous ». L 'inclinazione degrada sol­t anto colui che vi si dedica. La brama di pot ere nondanneggia soltanto la persona che la prova, ma anchela o le persone alle cui spese tale brama vien soddi­sfatta . Il non-attaccamento diventa impossibile per en­trambe le parti.

Il sesso come un mezzo per soddisfare la vanità so­ciale è un male appena minore di quando è usato persoddisfare la brama di potere. Alcuni individui nonsposano una persona, ma il denaro, un t itolo, la posi­zione sociale . Qui il sesso diviene st ru mento di avar iziaed ambizione, passioni che oscurano la realtà e portanol'isolamento al massimo grado. Altri sposano la bellez­za o la dist inzione col solo scopo di poterne vantare ilpossesso esclusivo agli occhi del mondo invidioso. Que­sta è una forma speciale della brama di possesso, un 'ava­rizia il cui oggetto non è formato dal denaro ma da unessere umano e dalle sue qualità sociali. Questa brama

di possesso può accecare e isolare come l'avari zia co­mune, e può recare alla persona posseduta un dan­no quasi grande quanto quello che la brama di poterelegata al sesso o all 'amore materno porta alla sua vit­t ima adorata e torment ata .

Non sempre il sesso è un vizio né è sempre usato co­me st rumento di dominio o come espressione di vanità edi snobismo. E anche, alt rettanto spesso, il metodo colquale gli indi vidu i non egoisti e non avidi giungonoall'unione coi loro simili e, ind irettamente, col mondoche li circonda. «Tutto il mondo ama chi ama », e, in­versamente, chi ama , ama il mondo tutto. « Quella vio­lenza con la quale talvolta un uomo adora una crea­tura è soltanto una scint illa di quell 'amore verso tuttiche nasconde nella sua natura. Quando si adorano leperfezioni e le bellezze di qualche creatura part icolare,non è che si amino t roppo queste, ma t roppo pocotutto il resto delle cose. Non si è mai amato t roppoqualcosa in questo mondo, ma molte cose sono state ama­te in modo sbagliat o, e t utte in misura troppo scarsa .eTraherne avrebbe potuto aggiungere (ciò che è statonotato da molti poet i e romanzieri) che, «quando siadorano le perfezioni e le bellezze di una creatura par­t icolare », molto spesso si è portati ad amare le altrecreature . Inoltre, in molti casi , essere innamorat i è averraggiunto uno stato nel quale diventa possibile una in­t uizione diretta della natura essenzialmente degna diamore della realtà ultima. *Che mondo sarebbe questo,se tutto fosse amato come dovrebbe esserel s Per moltiindividui «tutto è amato come dovrebbe essere I) sol­tanto quando essi amano «una creatura particolare».La cinica saggezza popolare afferma che l'amore è cieco.Ma forse, in realtà, ciechi sono coloro che non sonoinnamorati e che perciò non possono accorgersi di comeil mondo sia bello e adorabile.

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34° FINI E MEZZI ETICA 341

Dobbiamo ora considerare brevemente la relazionedell'attività sessuale con quella mentale negli indivi­dui e con le condizioni culturali della società. Questo,argoment o è stato discusso dal compianto dottor J.D. Unwin , la cui opera monumentale S esso e cu/luraè di massima importanza. Le conclusioni di Unwin,basate su di un ricchissimo materiale dimost rativo ac­curatamente vagliato, possono riassumersi nel modoseguente. Tutte le società umane si t rovano in unodi quest i quattro stadi culturali : zoist ico, umanisticc ,deist ico e razionalist ico. Tra queste società, la zoisticadimostra il minimo di energia sociale e mentale, larazionalist ica il massimo. Dalle indagini risulta chele società che most rano il minimo di energia sonoquelle dove non è imposta la continenza prenuzialee dove sono maggiori le opportunità di licenza sessua­le dopo il matrimonio . La condizione cult urale di unasocietà cresce in proporzione esatta di quanto essaimponga restrizioni pre e postnuziali alle possibilitàsessuali.

• Tutte le società deist iche impongono la cast itàprenuziale ; viceversa , tutte le società che impongonola cast it à prenuziale si t rovano in condizioni dei­stiche.

• Esiste qualche rapport o causale t ra la continenzaobbligatoria e il pensiero , la riflessione, l'energia cheproducono il cambiamento da uno sta dio culturale adun alt ro?

(l Una cosa è certa: se esiste un rapporto causale, lacont inenza deve aver causat o il pensiero, e non il pen­siero la cont inenza. t

E ancora , (l la pote nza di pensiero è innata ; in modo ,simile, è innato il potere di esplicare energia sociale;ma tanto l'energia sociale che quella mentale non sipossono manifestare che in certe condizion i », Queste

condizioni sorgono quando le possibilità sessuali sonoridotte al minimo. Le società civili si possono dividerein diversi st rat i che rappresentano ogni tipo di condi­zione culturale, dalla zoistica alla razionalist ica . (l. Entrola società, il grupJX> soggetto alla maggiore'cont inenzamost ra la maggiore energia e domina la società. .. Ilgruppo dominante dete rmina la condotta dell' insiemedella società. Finché almeno uno stato della societàimpone ai suoi membri la cont inenza prenuziale e li­mita le possibilità postnuziali per mezzo di una st rettamonogamia. tutto l'insieme si comporterà come unasocietà civile.

L'energia prodotta dalla continenza sessuale comin­cia a manifest arsi come energia "espansiva" e portaa una aggressività della societ à , che conquisterà i suoivicini meno energici , che fonderà delle colonie. svilup­perà il suo commercio, ecc. :Ma • quando la tradizionerigorosa (di restrizione sessuale) è t rasmessa da un se­guito di generazioni. l 'energia diventa produttiva t . L'e­nergia produttiva non si manifesta soltanto con l'espan­sione; ma si applica alla scienza, alla speculazione filo­sofica, all'arte, alle riforme sociali. Dove l'energia pro­duttiva persiste per un certo periodo , entra in giocoun fattore che il dottor Unwin chiama " ent ropia uma­na". L'ent ropia umana è la tendenza innata versoun aumento di raffinatezza e di accurate zza. che simanifesta appena si verifichino delle condizioni socialiadatte.

(I Nessuna societ à può spiegare dell 'energia socialeproduttiva a meno che la generazione seguente noneredit i un sistema sociale nel quale le possiblità sessualisiano ridotte al minimo. Se questo sistema vien conser­vato, si creerà una t radizione sempre più ricca, raffinatadalla ent ropia umana l) .

Per dir proprio le cose come st anno, nessuna società

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342 FINI E MEZZI ETICA 343civile ha tollerato molto a lungo le limitazioni che ridu ­cono al minimo le possibilit à sessuali. Nel giro di pochegenerazioni le regole che impongono alle femmine unaassoluta continenza prenuziale e un mat rimonio as­solut amente monogamo si rilasciano . Quando ciò av­viene, la società o la classe perde la sua energia, e vie­ne sostit uita da un 'altra società o da un 'altra classe icui membri sono stati resi energici dalla prat ica dellacont inenza sessuale. «Talvolta », scrive il dottor Unwin,«si è sent ito qualcuno esprimere il desiderio di goderei va ntaggi di un a cultura elevata e di abolire la cont i­nenza obbligatoria . La natura innata dell'organismoumano, comunque, sembra esser tale che questi desiderisono incompat ibili e anche cont raddit tort.; Qualunquesocietà umana è libera di scegliere t ra il possesso di unagrande energia e il godimento della libertà sessuale;l'evidenza dimostra che non si può godere di ent rambeper più di una generazione •.

Abbiamo visto che , effettivamente, nessuna societàha acconsentito a conservare per molto tempo la tra­dizione della cont inenza prenuziale e della monogamiaassoluta. Ma è anche vero che finora queste t radi zionisi sono sempre associate all 'oppressione delle donne edei bambini. Nelle societ à deist iche, le mogli sono stateconsiderate come schiave o come semplici oggetti chenon possiedono ent ità legale. L'uso e la legge le halasciate in balia dei loro mariti. Discutendo quest o fatto,il dottor Unwin azzarda l'opinione eche fosse il de­stino di diseguaglianza delle donne, e non la continenzaobbligat oria , a causare il decadere della monogamiaassoluta . Nessuna società è ancora riuscita a regolarei rapporti t ra i sessi in modo che le possibilit à sessualirimangano al minimo per un periodo prolungato. Laconclusione che io traggo da questa evidenza storica èche, se si desidera raggiungere questo risult ato, i sessi

debbono essere prima posti in condizione di completaeguaglianza legale.

In questo brevissimo riassunto non ho certamentedato una idea adeguata del notevolissimo libro del dot­t or Unwin ; ma, pur dandone una idea inadeguata , noncredo di avere svisato le sue principali conclusioni. L' evi­denza di tali conclusioni è cosi completa che non vedocome pot rebbe ro venir respinte. Queste conclusioni sem­breran no certo poco gradevoli agli attempati superst it idi una generazione liberale. Questi non sono liberali sol­t anto politicamente, ma anche nel senso in cui sono i " pa­stori liberali" di Shak espcare (quelli che chiamavanodelle piante selvatic he con un nome osceno). Essi sonostati ' sent it i dichiarare e, spesso e ad alta voce, chee desiderano godere i vantaggi della cultura elevata eabolire la continenza obbligatoria •. Vivendo, come essifanno, su un capitale di energia accumulata da una pre­cedente generazione di monogami, le cui mogli giunseroa loro virgines intactae, essi possono t rarre il migliorpartito da entramb i i mondi durante la loro vita . Lericerche del dottor Unwin , però, hanno accertato chequesto non sarà possibile ai loro figliuoli.

Se le conclusioni del dottor Unwin sono fondate (edè difficile credere che non lo siano), come si adattano alnost ro schema et ico generale? Il primo fatto significa­t ivo che va notato è che t la cont inenza causò il pensieroe non il pensiero la continenza •. Le società zoist ichevivono in una condizione di solidarierà animale. Secon­do le parole del dottor Unwi n, esi comincia con unasocietà nella quale t utti gli individui sono uni ti da for­ze che non possono capire ; quest a società non dimost raenergia s. Ora, questa solidarietà animale ha certi me­rit i; è preferibile, per esempio, all 'individualismo ani­male della concorrenza intraspecifica senza restrizioni.Ma questi merit i sono sub-et ici; in alt re parole, la solida-

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riet à animale è al di sotto del bene e del male; gliindividui al livello zoist ico si preoccupano troppo del­l 'indulgenza sessuale senza restrizione e ne sono troppocompletamente devitalizzati per poter fare attenzione«alla loro vere relazioni con Dio e con gli altri indivi­dui t. La coscienza è la condizione di ogni condottamorale superiore a quella degli animali. L'individuo nonpuò trascendere sé stesso, se prima non impara a essereconscio di sé e dei suoi rapport i con gli alt ri indivi ­dui e col mondo. Una certa cont inenza sessuale è lacondizione pregiudiziale della coscienza e delle altreforme di energia mentale, conat ive ed emotive quantoconoscit ive . ~Ia non è necessario che la condizione pre­giudiziale della condotta morale sia essa pure morale.Per dire la verit à, l'energia sviluppata dalla continenzasessuale è stata spesso diretta verso fini immorali.L'energia sociale e morale può essere comparata all'ener­gia idraulica; può venir usata per qualunque scopo chel'uomo si proponga : per opprimere i deboli e sfruttarei poveri , come per esplorare i segret i della natura, percreare dei capolavori d 'arte e per stabilire l'unione conla realtà ultima.

La castità rappresenta una delle virtù maggiori, inquanto senza di essa le societ à mancano di energia e gliindividui sono condannati all'incoscienza perpetua , al­l'attaccamento e all 'animalit à. In un altro senso , però,la castità può venir considerata una virtù minore; per­ché, con le alt re virt ù minori , come il coraggio, la pru­denza, la temperanza , ecc. può venir usata unicamentecome mezzo per aumentare l'efficienza nel far male.Se non vengono guidate dalle virtù maggiori, amore eintelligenza , le virtù minori non sono affatto virtù , maaiuti alla cattiveria. Storicamente, il puritanesimo è sta­to associato al capitalismo e al militar ismo, alla guerra,alla persecuzione e allo sfruttamento economico, a ogni

sorta di ricerca di pote re e di crudelt à. La cast it à non haun rapporto necessario con la carità; al contrario, l 'orga­nismo umano è cost it uito in modo che sembra esistereun rapporto naturale tra la cont inenza forzata e un'e­nergia che è malevole almeno alt rettanto spesso quan­to è benevola. (Sui risultat i polit ici di questo rapportosi può consultare il Sub-conscious Europe del dottorVergin ; il libro cont iene l'esposizione troppo enfaticae quindi un po' deformata di un caso inte ressante) .Questa tendenza naturale e , direi quasi, fisiologica dellacast ità di associarsi alla mancanza di carità, non simanifesta soltanto nel periodo nel quale l'energia crea­t a dall 'ast inenza sessuale è "espansiva", ma anche, perquanto forse con intensit à minore, quando è " produt ­t iva" .

La cast it à , quindi, è la pregiudiziale condizione neces­saria per qualsiasi specie di vita morale superiore aquella anim ale. Al tempo stesso, l'energia creata dallacastità ha una tendenza naturale ad essere, nell 'insieme,più dannosa che utile. Realizzando le condizioni con lequali, e con le quali solt anto, è possibile una VIta moralepìrrelevat a, noi trasformiàirìcf atrostra natura in mododa rendere "più facile la coìUtotta----nnmorale che quellamorale. La nostra natura umana è tale che, se vogliamorealizzare i più alti ideali et ici, dobbiamo fare qualcosache rende automaticamente più difficile la realizzazio­ne di questi ideali. Storicamente, il progresso si è sem­pre associato all 'aggressivit à , la potenzialità di un mag­gior bene alla realtà di un màggior male. Questa asso­ciazione è· "naturale" agli esseri cost ituiticome noi sia­mo, e può venir spezzata soltanto in seguito a un ascelta deliberata, guidata dai più alti ideali e dalla piùampia conoscenza dei fatti. Come sempre, il rimedio vacercato nella coscienza e nella buona volontà. Soltantoapplicando costantemente le virtù maggiori, carit à e

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zi a loro disposizione per indirizzare l'energia dei lorosudditi verso un imperialismo aggressivo.

Esiste, infine, una terza alte rnat iva che non è ancorast ata mai provata. Possiamo conservare la castitàprenuziale e la monogamia ~luta, ~eno ~r leclassi dirigenti delle nost re SOCietà; ma, mvece di as­sociare queste pratiche alla soggezione della donna, pos­siamo render quest a legalmente eguale all 'uomo. Inquesto modo, e soltanto in questo modo, come suggeri- ·sce il dottor Unwin , sarà possibile evitare quella rivoltacontro la castit à che in passato ha portato al declinodi societ à prima ricche di energia . Rendendo tollera­bile la cast ità obbli gatoria , queste misure prolunghe­ranno il periodo durante il quale una società produceenergia, e lo prolungheranno forse indefinitamente. Maesse saranno poco efficaci, o nulle, nel migliorare laqualità etica dell'energia prodotta. Anche il processochiamato " ent ropia uman a" dal dottor Unwin non pro­mette nessun miglioramento etico; aumenta soltantola raffinatezza e l'accuratezza del pensiero e della suaespressione. Quindi, come la storia dimostra, la cont i­nenza sessuale ha avuto i seguent i risultat i : la vitamorale è stat a resa possibile e alcuni alme no dei suoivantaggi potenziali sono stati realizzati. Frattanto, pe­rò, nel processo di creare delle potenzialità di bene , siè prodotto invariabilmente molto male. Il nost ro pro­blema consiste nello scoprire il modo di eliminare que­sto male, il modo di ben indirizzare le energie pro­dot te dalla cont inenza sessuale.

Nei capitoli precedenti ho descritto il t ipo di espedien­ti polit ici, economici, educat ivi, religiosi, filosofici chesi devono usare se si vogliono raggiungere i fini a cuinoi tutti dichiariamo di aspirare. L' energia creata dal­le restrizioni sessuali è la forza motrice che ci rendepossibile concepire qu est i fini desiderabili ed escogitare

FINI E ME ZZI

intelligenza , si può impedire che la castit à , virtù mi­nore, ma indispensabile, riempia il mondo di un maleeffett ivo cosi come lo riempie di un bene potenziale.Il dottor Unwin suggerisce che il mondo moderno sit rova a due sole alternat ive: può scegliere la continenzae l'energia ; o può preferire l' indulgenza sessuale all 'ener­gia sociale c mentale. Sarebbe più esatto dire che esisto­no tre alternat ive. In primo luogo, possiamo aumentarele possibilità sessuali pre e postnuziali , nel qual caso lenostre energie sociali e mentali subiranno un declino.Oppure possiamo rendere più rigido il sistema dellerest rizioni sessuali, allo scopo di aumentare la quant itàdi energia sociale disponibile, senza migliorarne la qua­lit à etica. Questa è la via seguita ora dai dittatori edagli stat i totalitari . Empiricamente e per una speciedi istinto, essi sanno molto bene che esiste un rapportotra il puritanesimo e l'energia, proprio come sanno(come abbiamo fatto not are nel capitolo sull'Educazio­ne) che esiste un rapporto t ra la disciplina autoritaria in •gioventù e una psicologia militaristica nell'età matura .Associando un sistema di maggiori rest rizioni sessuali aduno di educazione autoritaria, gli attuali governanti del­le societ à t otalit arie procurano a sé e ai loro successoriuna nuova generazione di militaristi fortemente energici.E abbastanza significat ivo il fatto che in Germania ein Italia l'aument o delle rest rizioni sessuali sia unito

·ad un abbassamento delle condizioni della donna. Nelpassato, come il dottor Unwin ha fatto notare, l'asso­luta cast ità prenuziale e la monogamia assoluta si sonosempre associate alla soggezione della donna. Hitler eMussolinì st anno semplicemente impiegando i vecchimezzi per ottenere i vecchi fini: un aumento di energia .Questa energia ha, come abbiamo visto, una tendenzanaturale ad assumere forme nocive; ma, non content idi questo male spontaneo, i dittatori usano tutti i mez-

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348 F IN I E ME ZZI ETICA 349i mezzi per realizzarli. Ci si rende conto, allora, che ilproblema particolare di moralizzare l'energia prodottadalla continenza è simile ai problemi generali di realiz­zare dei fini ideali. Poiché cosi è, non è necessario cheio ne discuta più a lungo. L'argomento si può riassu­mere in un paio di frasi. La t erza soluzione del problemadel sesso e l'unica soddisfacente è quella che associal'accettazione, almeno da parte delle classi dirigent i,della cast ità prenuziaIe e della monogamia assolutacon la completa eguaglianza legale tra uomo e donna eall'adozione di un sistema polit ico, economico , educa­t ivo, religioso, filosofico ed et ico del t ipo descritto inquesto libro.

. Ho discusso il problema del bene e del male sul pianodel corpo e lo stesso problema in rapporto al sesso, comesi manifesta su tutti i piani dell'essere. Dobbiamo oraconsiderare il bene e il male sul piano delle emozioni.C'è ben poco da dire a questo riguardo. Tutti i comu­ni peccati mort ali sono prod otti da emozioni isolate.La collera . l 'invidia , la paura si basano sui vari aspe ttidell'isolamento an imale t ra noi e i nost ri simili. Lapigrizia esiste su tut ti i piani," e può essere fisica, emot i­va o intellettuale. In tutte le sue forme, la pigrizia èuna specie di cat tiveria negativa, un rifiut o di fare ciòche va fatto.

Alcuni vizi sono animali, alt ri sono st rettamente uma­ni . I vizi umani generalmente più pericolosi e più fer­t ili in risult ati dannosi, sono le varie specie di brama dipotere, di posizione sociale e di possesso. L'orgoglio,la vanità, l'ambizione e l'avarizia sono un attaccamentoad oggett i di desiderio che esistono soltanto nelle socie­tà umane. Essendo completamente dissociat i dal cor­po, i vizi quali la brama di potere e l'avarizia possonomanifestarsi con sorprendente varietà di forme e conun'energia immune da quella sazietà che interrompe

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occasionalmente tutti i desideri fisici. Le premutazio­ni e le combinazioni della lussuria e della gola sonost rettamente limitate e le loro manifestazioni sono in­t ermi ttenti come ogni appetito fisico. Ben diverso è ilcaso della brama di potere e di possesso. Questi appetit isono spirituali, e per conseguenza irremissibilmente isola­tori e nocivi ; non dipendendo dal corpo, possono perciòassumere quasi ogni forma.

In base ai vigenti principi, la moralità popolare noncondanna la brama di potere e il desiderio di preminenzasociale. I bambini europei e americani vengono educa t iad ammirare l'arrivista e ad onorare il suo successo, adinvidiare i ricchi e i potenti e, al t empo stesso, a rispet­t arli e ad obbedirli. In alt re parole. i due vizi associatidell 'ambizione e dell'ignavia sono additati come virtù.Non potrà avvenire alcun miglioramento nel mondofinché gli uomini non si convinc ano che l'ambiziosocacciatore di potere è disgustoso quanto il goloso ol'avaro, che e I'ultima malatt ia della mente nobile t èproprio una malattia quanto l'avarizia o la crudeltà(con l'una o con ent rambe è poi molto spesso associata),ed è un vizio altrettanto sporco, sul piano umano, quan toqualsiasi vizio fisico come il bere o una perversione ses­suale.

I vizi umani o spirituali sono i più dannosi per i lororisult ati, e quelli a cui è più difficile resist ere. (La Ro­chefoucauld nota che spesso l' uomo abbandona l' amoreper l'ambizione, ma assai raramente l 'ambizione perl' amore). Inoltre, la loro natura spirit uale rende diffi­cile in alcune delle loro man ifestazioni distinguerli dallevirtù . Questa difficoltà è specialmente grande quandoil pot ere , la ricchezza e la posizione sociale vengonomostrat i come mezzi verso fini desiderabili. (Nella sto­r ia della tentazione nel deserto, Satana cerca di con­fondere i fini morali precisamente in quest o modo.) Ma

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i fini buoni, (ossia lo stato di maggior unificazione pos­sibile) possono venir raggiunti soltanto usando mezzibuoni, ossia mezzi int rinsecamente unificatori . I mezzicattivi , (in altre parole, le attività che portano all 'at tac­camento e sono int rinsecamente isolatrici), non possonoportare all 'unificazione. La brama di potere è essenzial­mente isolatrice; non è quind i indulgendo a questabrama che l'uomo può raggiungere i buoni risultati acu i afferma di aspirare . Le tecniche politiche per mezzodelle quali l 'ambizione può venir frenata, sono statediscusse nel capitolo sull 'Ineguaglianza ; la tecnica edu­cat iva e religiosa , nei due capitoli seguent i. Non ci sipuò aspettare che queste tecniche abbian o molto suc­cesso finché l'ambizione continua a venire consideratageneralmente come una virtù da inculcarsi nel bambinovia via che cresce, e da coltivarsi assiduamente coiprecetti e coll'esempio.

Dobbiamo ora considera re il bene ed il male comesi manifestano sul piano intellettuale. L' intelligenza ,come si è visto , è una delle virtù maggiori. Senza diessa , la carità e le virt ù minor i possono realizzare benpoco.

L'int elligenza si può dividere in due spec ie, secondola nat ura de i suoi oggetti. C'è un 'intelligenza che con­siste nella coscienza delle cose e degli event i del mondoesterno , e nell 'abilit à di t rattarle; e c'è quella che con­siste nella coscienza e nell'abilità di trattare i fenomenidel mondo interiore. In altre parole, c'è un'intelligenzain rapporto col non-io ed un a in rapporto con l 'io. Lapersona compiutamente intelligente lo è tanto riguardoa"sé stessa che al mondo esterno. Ma le persone compiu­tamente intelligent i sono purtroppo ra re. Molti indivi­dui sono capaci di trattare con successo col mondoest erno nei suoi aspe tti prat ici e basat i sul senso comu­ne, e al tempo stesso sono incapaci di capire o di trattare

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le idee astratte, i rapporti logici e i loro propri problemiemotivi e morali . Altri possono avere una compe tenzaspec ializzata nella scienza, nell 'a rte, nella filosofia , edessere tuttavia ignorant i in modo barbaro circa la pro­pri a natura e circa i propri moventi ed essere assoluta­mente incapaci di controllare i propri impulsi. Nel lin­gua ggio popolare, "filosofo" è un individuo la cui con­dotta è misurat a ed equanime, che ama la saggezza alpunto da vivere realmente come un saggio. Nel linguag­gio professionale moderno, un filosofo è un individu o chediscute i problemi dell 'epistemologia. Non si ritienenecessario che egli viva come un saggio. Le biografiedei grandi metafisici sono spesso letture molt o depri­men ti. Il dispetto , l'invidia , la vanit à si manifest anoanche troppo di frequen te in questi individui che profes­sano di amare la virtù . Alcuni di loro non sono nemmenoimmuni dal pi ù infantile animal ismo. I biografi d iNiet zsche notano che , mentre scriveva sul Superuomo,era incapace di frenare la sua ingordigia di marmellatae d i pasticcini; ogn i volta che, nel suo ritiro mon tano,gli arrivava da casa un cesto di ghiottonerie, le divo­rava finché non era costretto a mettersi a letto con unattacco biliare. Kant aveva un a passione simile per icanditi, e, insieme a questa, una tal repulsione per lamalattia e" la morte, che si rifiut ava di far visit a aisuoi amici ammalati , anche di parlar di loro qu andoerano morti. Più tardi, per giunta, egli pretendeva diavere una specie di infallibilit à , affermando che i limitidel suo sistema erano qu elli della filosofia stessa e of­fendendosi se al tri pcnsatori tentavano di spingers i ol­tre. Si osserva la stessa presunzione infantile in Hegel ein molti alt ri pensator i, che pur possiedono un grandis­simo potere intellettuale. Quest i individui sono in tel­ligent i in modo superiore in certe direzioni, e suprema­men te st upidi in altre. Quest a st upidit à è, natura1men-

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te, un prodotto della volontà. Gli sciocchi intelligentisono quelli che hanno rifiutato di applicare a sé stessila l OTO int elligenza. Esiste anche lo sciocco saggio; edè quello che conosce sé stesso e sa frenare le sue passio­ni e i suoi impulsi, ma che è incapace di comprendere odi t rattenere quei problemi più vast i e non personaliche possono venir risolti soltan to dall'intelletto logico;egli fa meno male dello sciocco intelligente, ed è, per­sonalmente, suscettibile di illumina zione. Lo sciocco in­telligente, che non ha l'i ntelligenza o il controllo di sé,non può raggiungere l'illuminazione finché rimane qualeè. Però, se lo desidera , può cessare di essere uno scioccointelligente e diventare un saggio intelligente. E unsaggio intelligente è suscettibile non soltanto di raggiun­gere personalmente l'illuminazione, ma anche di aiutarel'intera società a trattare i suoi maggiori problemi spi­rituali e pratici. In base ai principi vigenti, il sistemaeducativo è fatto in modo da produrre il maggior nu­mero possibile di sciocchi intelligenti. Viene ispirato aibambini il desiderio di essere int elligenti circa i feno­meni del mondo esterno, circa le idee astratte e le rela­zioni logiche; al tempo stesso, viene insegnata loro latecnica per mezzo della quale questo desiderio può esse­re appagato. Frattanto, però, si fa un ben piccolo sfor­zo per ispirar loro il desiderio di applicare a sé stessila loro intelligenza e, nelle rare occasioni che questosforzo viene fatto, non si fornisce loro nessun sistemaper educare l' intelligenza interiore ad eseguire efficien­temente il suo compito.

Non si può trattare con intelligenza un argomentosul quale si sia ignorant i. Se si deve trattare sé stessiin modo intelligente, bisogna rendersi conto dei proprimotivi reali, delle sorgent i segrete dei propri pensieri ,sent imenti ed azioni, della natura dei propri sent imenti ,impulsi e sensazioni, e delle circostanze nelle quali si

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è sogget ti a comportarsi bene o male. In .generale si puòdire che, sul piano int ellettuale, è bene CIÒ che aumentala coscienza, specialmente la coscienza di sé. Nessunindividuo può andare olt re i limiti della individualità,tanto morahn ente (praticando le virt ù che spezzanol'attaccamento) che mist icamente (mediante la direttaunione conoscitiva con la realt à ultima), senza esserepienamente conscio di ciò che egli è, e del perché siacosi. La trascendenza dell'io ha luogo attrave rso lacoscienza dell'io. Un essere umano che passi la maggiorparte del tempo in cui è desto sognando a occhi apertio in uno stato di distrazione mentale, o ident ificandosicon ciò che gli avviene di sent ire, percepire, pensare ofare in quel dato momento, non può considerarsi pie­namente una persona. McTaggar ha obiettato che• chiamare un essere cosciente un io (o una persona)soltanto quando questi è conscio di sé, implica che ognu­ni di noi merit erebbe e perderebbe piu volte al giornoil diritto a questo nome •. Aggiunge inoltre che . c'èuna difficoltà più 'seria e. Siamo indotti a definire lapersona come un essere conscio di sé. E la coscienza disé è un insieme di caratteristiche che possono esseredefinite soltanto quando sappiamo ciò che si intendeper un io. Perciò, se l'. io • significa la stessa cosa le duevolte che è citato nella frase • un io è ciò che ha co­scienza di sé t , abbiamo una definizione dell'io che èun circolo vizioso privo di significato . Questo è veris­simo. Ma i fatt i della personalità non sono considerat iadeguatament e in tale definizione. La personalità nonha , come abbiamo visto , una esistenza assolutam enteindipendent e; le persone sono parti int erdipendenti diun t utto più grande. Comunque, nel mondo del sensocomune, possiedono una relat iva autonomia , nella qua­le esistono delle gradazioni. Soltanto quando ha rag­giunto il più alto di questi gradi, la personalità diviene

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capace, come tutti i mist ici t estimoniano, di t rascen­dere sé stessa e di fondersi con la ultima realtà imperso­nale sostanziale al mondo. Dire che «l' io è ciò che ècoscienza di sé l) è soltanto un suono pri vo di senso.Ma non è assurdo dire che (t esiste un X (la totalit àdella vi ta animale e cosciente di un essere umano) chediventa io, ovvero personalità , quando esiste la co­scienza dell' X ». Il fatto che quest a definizione implichidi perdere e di meritare il nostro diritto al nome diindividuo più volte al giorno, Don costi t uisce un 'obie­zione valida . Fa parte della natura delle cose. La mag­gior parte della vita del maggior numero degli esseriumani è subpersonale. Essi, per la maggior parte deltempo, si identificano con pensieri, sent imenti e sensa­zioni inferiori a loro stessi, e che mancano anche di quellarelativa autonomia dal mondo esterno e dai loro pro­pr i meccanismi psicologici e fisiologici , propri dell 'indi­viduo pienamente e genu inamente sviluppato. A que­sta esistenza sub-personale si può porre fine con la vo­lontà. Chiunque lo desideri e sappia come accin gersi alcompito, può vivere complet amente la sua vita sulpiano personale, e, da questo, passare, sempre se lo desi­dera c ne conosce il modo, ad un piano supcrpersonale.Questo piano vien raggiun to soltanto durante l'esperien­za mist ica . Esiste tuttavia uno st ato, raggiunto rara­mente, ma descritto dai maggiori scr ittori mist ici del­l' Oriente e dell 'Occidente, ncl quale è possibile all 'indi­viduo avere una specie di doppia coscienza, essere unapersonalità completa, con la piena nozione e il pienocontrollo delle sue sensazioni, emozioni e pensieri , edanche, al t empo stesso, un essere più che personale, incontinuo rapporto intuitivo col principio impersonaledella realtà . (S. Teresa ci narra che , nella «sett imadimora », poteva aver coscienza della Luce mist ica men­tre prest ava piena attenzione alle cose di questo mon-

do. Gli scrittori indiani dicono lo stesso di coloro. chehan no raggiunto il più alto grado di ciò che essi chia ­mano samadh).

E qu indi chiaro che, se vogliamo t rascendere la per­sonalità, bisogna che prima ci diamo la pena di dive niredelle persone. Ma non possiamo divenirlo se prima nonsiamo coscient i di noi stessi. In uno dei discorsi attribui­ti a Budda , si legge un passaggio interessante circa l'Ind i­viduo padrone di sé. «( E in qual modo, o fratelli,' puòun frate llo essere padrone di sé ?... Nel guardare innan­zi e nel guardare indietro egli agisce compostamente(ossia con la coscienza di ciò che vien fatto, dell'io chefa e delle ragioni per cui l' io compie l'atto). Nel piegareo nello stendere il braccio o il corpo egli agisce compo­stamente. Nel mangiare , nel bere, nel masticare , nel­l' inghiottire, nel soddisfare i bisogni della natura , nel­l 'andare e nello st are, nel sedersi , nel dormire e nellosvegliarsi , nel parlare e nel t acere, egli agisce compo­stamente . E cosi, o fratelli, che un frate llo è padronedi sé. »

Negli ultimi paragrafi del capitolo sull'Educazione hodescritto una tecnica di educazione fisica (quella svoltada F. M. Alexander) preziosa , t ra l'altro , come mezzoper aumentare il controllo cosciente del corpo e, in talmodo, elevare l'esse re umano da una condizione di in ­coscienza fisica ad uno stato di coscienza e di padro­nanza di sé. Tale coscienza e padronanza sul piano fi­sico portano a una fonna di coscienza e di padronan zamorale di sé e , fino a un certo punto, lo sono realmente.

Dei metodi puramente psicologici per elevare la co­scienza di sé, non è necessario dire molto. L'autoana­lisi, l'analis i periodica fatta da alt ri , l' aut orifiessioneab it uale e gli sforzi costant i per resistere alla tentazionedi identificarsi completamente coi pensieri, i sentimen­ti, le sensazioni o le azioni del momento, sono i metodi

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da impiegare. Se già non si conoscessero, possono venirefacilmente rcìnvcnt r ti da coloro che vogliono meditaresu questo problema. Non c'è niente di ast ruso sullat eoria di quest i mctedi di elevazione della coscienza disé. Il principio è SE mpl ice. Il difficile è, come sempre , lasua appli cazione prat ica . Sapere è relat ivamente facile ;volere e agire coerentemente è sempre difficile.

E abbastanza ovvio che la cultura sistematica dellacoscienza di sé può produrre facilmente t anto buoni checc: t fivi risult at i. Lo sviluppo della pcrsonal.t à può venirconsiderato fine a eé d esso, oppure alt ernat ivamentecome mezzo verso un fine ulteriore: la t rasccndcnzadella personalit à at t raverso la cognizione immediatadella realtà ultima e attraverso l' azione morale versoi propri simili, azione che viene ispirata e diretta da que­sta cognizione immediata . Quando la personalità sisviluppa come fine a sé stessa , e non per venire t rasce­sa , si ha una tendenza al sorgere di barriere di isola­ment o, e ad un aumento d'egoismo.

In base ai prindpi cristiani, la personalità si è svi­luppata generalmente in rapporto alle dottrine domi­nant i del peccato e della salvezza personale per opera diuna divinit à person ale. I risultati, in complesso, sonost ati assai poco soddis facent i. Cosi, la ossessionantepreoccupazione del peccato e delle sue conseguenze,tanto caratterist ica del protestantesimo nella genera­zione che ha segutto immediatamente la riforma, haprodotto t roppo spesso una preoccupazione ossessio­nant e della personalità isolata e della sua brama dipotere e di possesso. Il capita lismo e l' imperialismo mo­derni hanno delle cause svariate ; ma tra queste devo­no venir compresi l'abito protestante e giansenist a dimeditare sul peccato, sulla dann azione e su un Dioche dispensa o rifiuta arbitrariamente la grazia e il per­dono.

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ETIC A 357A questo proposito, è interessante confrontare l'at­

teggiamento ortodosso calvinista verso il peccato, conquello assunto da mist ici come Eckart o l'autore di T heCìoud 0/ Unknowing. Quest i autori non diminuisconol' impor tanza dci peccato ; lo considerano, al contrario,come il principale ostacolo all'unione dell'anima con Dio.Ma si rendono conto che il peccato è il frutto dellavolont à individualistica e quest a , secondo le parole diBradIey , è t un'opposizione che un soggetto finito t entacontro il proprio tutto •. Essi si accorgono che la cosaimport ante è liberarsi della volontà individual istica ecolt ivare il più prontamente possibile uno stato del­l'essere propizio alla conoscenza della realtà ult ima edalla unione con questa . ES5i t rovan o empiricamente cheun simile stato può venir raggiun to con la pratica dellavirt ù e l'elevazione della coscienza, prima, fino al livellodell 'auto coscienza , poi, per mezzo della meditazione,fino alla coscienza di Dio. Essi si accorgono che la preoc­cupazione ossessionante dci peccat i t rascorsi può risul­tare solt anto in preoccupazione di quell' io che sono cosiansiosi di t rascendere. Per questa ragione, nei loro scritt i,Eckart e l'autore di T he Cloud 0/ Unknowing non insi- _stono sulla loro o sulla altrui iniquit à. Non parlano disé come di miserabi li peccato ri né consigliano agli al­t ri di farlo. Si rendono conto, naturalmente, che gliuomini sono dei peccatori e che il peccato è un ostacoloche si t rova tra le an ime e Dio. Perciò, dicono, gli uominidevono rendersi conto dei loro peccati e , avendolo fatto,cessare di peccare; dopo di che essi devono concent rarein Dio tutta la loro attenzione, e non occuparsi dellaloro t rascorsa personalità peccatrice, soggetto completa ­mente privo di int eresse e di ut ilità. «E una grande graziadi Dio », dice S.Teresa, «prat icare l'esame di coscienza;ma t roppo è nocivo come il troppo poco, come si suoI di­re credetemi, con l' aiut o di Dio, si faranno pìu progressi

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contemplando la Divinità che tenendo gli occhi fissi sunoi stessi l . I teologi moderni , come Otto, hanno criti­cato Eckart per non essere abbastanza coscient e dellasua iniquità, e lo hanno sfavorevolmente messo a con­fronto con Lutero (I ) che passò la sua prima mat urit ànella terrificante convinzione di essere .. degno dellaforca t . E legittimo chiedersi fino a che punto questaconvinzione di meritare la forca fosse causa della suaconvinzione ulteriore, espressa con tanta forza pochianni dopo, che i contadini tedeschi fossero degni dellaforca , e merit assero lo sterminio e la schiavi t ù per operadelle classi dirigent i. C'è un nesso logico e psicologicotra l'ossessione dei propri peccat i e quella dei peccat ialtrui, tra il terrore di un iracondo Dio personale e ildesiderio attivo di perseguitare nel nome di questo Dio.A rischio di stancare il lettore, devo ripetere per la mil­lesima volta che l'albero si conosce dai suoi frutti. Ifrutt i delle dot t rine insegnate da Eckart , dall 'autore diThe Cloud 01 Unknowing e dai mist ici orientali a cui essitanto assomigliano, sono la pace, la tolleranza e la'carit à. I frutt i delle dottrine predicat e da Lutero e daS. Agostino sono la guerra e la cattiveria organizzatadelle persecuzioni religiose, e le menzogne organi zzatedel dogmatismo e della censura . Su questo punto, misembra, l'evidenza storica è chiara ed esplicita. Chiritiene che le teorie fisiche di Lutero e di Agostino cor­rispondano più esattamente alla nat ura della realtàultima che le teorie di Eckart , Sankhara o di Budda,deve essere pronto a sostenere la proposizione che ilmale è il risultato dell'azione compiuta in base a creden­ze veracì sull'universo, e che il bene risulta dall'azionecompiuta in base a credenze errate. Tutte le prove,però, sono a favore della conclusione opposta, che cioè

<I) Vedi M ysticil'" Easl 11114 Wut, di RUP OLFOtTo , New York, 19) 2. p . 139.

•le credenze errate hanno per risultato il male, e quelleveraci dànno frutt i di bene. Ciò che pensiamo deter­mina ciò che siamo e facciamo, e, inversamente, ciòche siamo e facciamo determina quello che pensiamo. Leidee false portano ad azioni erronee; e l' individuo che siabitua ad agire erroneamente limita con questo il campo

. della sua coscienza e perde la possibilit à di concepire undato ordine di pensieri. Nella vita, l'etica e la metafisicasono interdipcndcnt i. Ma l'etica include la politica e l'eco­nomia ; e che i principi et ici siano applicat i in modogiusto od erroneo, ° che non vengano applicati affat ­to, dipende dall'educazione e dalla religione, in quantoquesta è un sistema di autoeducazione. Vediamo al­lora che, attraverso l'et ica, tutte le attività degli indi­vidui e delle società sono in rapporto con le loro cre­denze fondamentali circa la nat ura del mondo. In un'etàin cui le credenze fondamentali di tutt i, o della maggiorparte dei membri di una data societ à, fossero le stesse,sarebbe possibile trattare il problema della polit ica, odell'economia, o dell'educazione, senza alcun riferimen­to esplicito a queste credenze. Sarebbe possibile perchél'autore presumerebbe che la cosmologia di t utt i i suoilettori fosse simile alla sua. Ma. all'epoca presente, nonesistono assiomi né postulati universalmente accettati.In queste circost anze, una discussione di problemi po­lit ici. economici o educativi, che non contenga alcunriferimento alle credenze fondamentali, sarebbe incom­pleta ed anche disorientante. Una simile discussione sipot rebbe paragonare ad un A mleto privo, se non delprincipe di Danimarca, almeno dello Spettro o di ogniriferimento all'assassinio del padre del principe.

Nell'opera presente ho cercato di riferire i problemidella politica interna e di quella internazionale, dellaguerra c dell 'economia, dell'educazione, della religionee dell'etica ad una teoria della natura ultima della reaì-

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FINI E ~IEZZ I

tà. L'argomento è vasto e complesso; questo volume èbreve e le conoscenze e le capacità dell'autore sonostrettamente limitate. E inutile dire che il compito èstato svolto in modo inadeguato. Tuttavia non sonopcnti to di averlo tentato. Anche l'abbozzo frammen­tario di una sintesi è meglio che nessuna sintesi. I N DI C E

F I N E I - MÈTE, VIE, E AtTUALE PUNTO DI PARTE:\ZA CON- 9TD IPORAt'EO

II - L A NATURA DELLA SPIE GAZIONE ' 9III - L 'EFFICACIA E I LIMITI DI UXA RIFORMA SOCIALE

SU LARGA SCALA 24IV • R IFORMA SOCIALE E VIOLENZA 34,V - L A SOCIETÀ PI AXIFICATA 40VI - L A NATURA DELLO STATO MODERNO 66

VII - CEXTRALISMO E DECENTRA!dEXTO 7'VIII - D ECE:\ TRAMENTO E AUTOGOVERNO Bo

IX L A GUE RRA 101

" X L 'OPERA INDIVIDUALE DI RIFORMA '42XI I NEGUAGLIAKZA I Bo

XII L 'E Dt:CAZIONE '97XIII P RATICHE RELIGIOSE 24B

XIV - CREDENZE 276XV - E TICA 33'

1

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ALDOUS HUXLEY

Aldo", l.foon"rd ll":lh'~' ~ .".10 in Inlthil1.'rr.. ""11894..... <lida "II .. an", abbandonòIl .... ll<'ldo di Ehm 1><"' ulla '""\atU,, 111111 •..-ch; d ... lo O'.I.. ò .1111 diHIl'''''' mr<lico,..,,",.. ",-..".. '"''"1.1<''''' cla tllKi<UO. ilil""" llli .tu,l; Il Ol<rord., ["" ... "\,,,1 In Irtlrrt1',11'-" "'''' nel 1\116 ""l1l1lJ"tll lo"(' d .. lI.. t i> ;.t .. "oxr"... !'..dry" e ., ,k"lrò da .. 110 m .. IIlloru"li'lllo c "ti.. I..lter.. ' n."••cth'.. ",\" Ilrlicoll "II Icutro, >"Wnt"" ,,,Il,, Il,,,';ell, , .. lI'n.­cI.ll ..lI"no e ."II'"rred"",.."!'" i1 uxic}" ...""".... Ili ""'111::101 l',,rl.· <1,-; "'01 .,,,nall,l InI l,, III•. Il suo pr;m" Uhto è "" ,,,I,,,,,,, <Ii I,,"'.k . The lIurnil1l( \VII...·]. ( 11J 16)," ilo" ol' ' im o lil!T<' In pr..... pro "a' lln· .• Limbo • (192ll). L't'dltra,I.. " .. cla'.ka da lu irl<o...""ln .. ].. ITlf'nlllllla .d ,tUlcn orblli. d .. lIo zio. Il grun,l<- bl"IOlliu, 1"11".. n......no t" tI..\.00 ,u.. UIM'ra.• ·~lJ~ vrhn.. nonJl~, nri ""lIlot1 c ];~i roma".II, comc • (:l,rom.. Y~J1"w' (19:.11),lo dudio dcllo >aHt_ •• ,,1..-01 wprattulto con nt"'l" ",'II'""I.. r1oroU. ,idI<> .-ila e ncrul,~nfJo "Oli 01111.. Ironia. più. eh.. ;nlrft·.. i n .. cd ambl..nll IV" 1"I'I",.tI. io c .. ile 'uri.. l>:t.... m .....no cull ..,..I .. mol1" "bilmrol lJu, la .... ilf'!"llila artblk •• ''''l''' \I pri1llup"'riod" nel '1""1,, Il,,lI''y ~ l'"''al..nlrm nl<· lQtI la. _I r,lro .... n"lIli .. lIr, ' ....., eomand;• POIDI ceWllrepoinl. (1928,•• Hr-..,c :-;c..· \\ oel<l. (lI moIld" n-. ""... ladorl. lv;J',!).III favola _lirica ...... n"n ocb<'ezoo,a dci m"nolo fulueo, di ...."'.....". ""l aulom.Hco. d i·'cnuto JenIUko. r In una ...ei.. di 111...1 di nO"I1..... lcun.. tnod"t1.. In it a lia ncUa.. )l<'<.lu ' 11 _r'UO (hl/o (.ion)ndQ: c Uopo I luomi d·orli/ldo. l·lIlmam..",r IllUlc)'h nllo "" SIltPtl<> hif>l(r.. lk:o " polilku: • 1.T('~· 1-:.."'".,...... (1.·1:mi.. r...... ""liIio) su 1..<1 ...• òh I'J"'. br-"tt;o d ....teu di ni<'h~lic".......' 111 ..",.. "1" ..0I11u ori "Qua'iH"i d ..lIa "' ..01......·•.\ ..oInH'oo la l""c tra l.... ' .. olu.. ,Ilri ro",,,"d no" .. nc"'ra Iradu11i in lholu". EylcM inG"..... ( 1\#36)••.\tlcc :\laoy " "'"mmcr '(HM9) c 1'"lIim" ch""I'I"""/l. n.. lla Cullan. 1.. 1­Icruela " 11 l'onl .... di """,lIu\,"'I;. TI", .. \ 1'''1 l l" , c " Stol" (Il 'm'I'" dr"," ,...·""....1)."",lol.. n l"lo per lu pl~ Il I-"l..,,,.~. Il " ....s.·"I.· , ·" Iu " ,,' . In il"". r" '·""'1I1I.· l ,,1(' a ll,u, l; , .. ggl

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