amanita muscaria

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  AUTORI V ARI AMANITA MUSCARIA a cura di Giorgio Samorini NAUTILUS C.P . 1311 - 10100 Torino Questi testi non sono sottoposti ad alcun copyright.  INDICE Int roduzi one L'uso dell' Amanita Muscar ia fra le popolazio ni della Kamch atka In una y urta s iber iana

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Autori Vari. Amanita Muscaria

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• Riconoscimento della specie

• I principi attivi

• Esperienze con Amanita muscaria

• L'Amanita muscaria in Italia

• Il nostro agarico muscario sperimentato come alimento nervoso

• Psiconauti amanitinici

• Bibliografia minima

INTRODUZIONE

 Nonostante il rifiorire degli interessi nei confronti degli "allucinogeni" o "enteogeni"che stiamo osservando anche in Italia in questo ultimo decennio di fine millennio e chesi rispecchia nell'attività editoriale con pubblicazioni di saggi e di riviste specializzate -da quelle di carattere divulgativo a quelle maggiormente coinvolte nella ricercascientifica - restano carenti le pagine e le ricerche dedicate all'Amanita muscaria e allasua congenere A. pantherina. Eppure, per la storia millenaria del loro uso umano comevegetali inebrianti e visionari, questi funghi possono essere considerati come i funghi"allucinogeni" per eccellenza.

L'Amanita muscaria o agarico muscario continua a essere circondato dalle spesse nebbiedel tabù degli allucinogeni, un tabù che ha una lunga storia e che spiega, fra l'altro,

quell'ingannevole teschio che ancora oggi marchia questa specie nei manuali per iraccoglitori di funghi.

L'agarico muscario non può essere così velenoso come è generalmente ritenuto; non èun banale rapporto di intossicazione-avvelenamento che lega e soprattutto che ha legatol'uomo a questo fungo. Fra questi due esseri viventi è esistito un rapporto ben piùesistenziale e "funzionale" - v'è addirittura chi dice evolutivo" - di quanto si è lasciatointendere.

Tutto ciò va detto senza sottovalutare i concreti pericoli in seguito all'uso sconsideratodi questo fungo, così come, più in generale, di tutti i vegetali e le sostanze psicoattive,

alcol e caffè compresi.

In questo breve saggio sull'Amanita muscaria sono stati raccolti scritti di differentiautori. I testi di G.H. Langsdorf del 1809 e di J. Enderli del 1903, che descrivono l'usodel fungo presso le popolazioni siberiane, e quelli di A. Bianchi e j. Ott, che trattanodegli effetti delle due Amanite, sono inediti per l'Italia.

Il capitolo "L'Amanita muscaria in Italia", pubblicato nel 1980, è stato scritto daPierluigi Cornacchia. Egli è stato il primo ricercatore italiano nel campodell'etnomicologia dei funghi psicoattivi. Purtroppo, le sue ricerche furono bruscamenteinterrotte da una morte prematura. Durante gli anni '70 egli aveva studiato

approfonditamente il lavoro monumentale di R.G. Wasson - il padre dell'etnomicologiamoderna - e stava per scoprire, come si è verificato in seguito, la significativa presenzadei funghetti (Psilocybe semilanceata) nell'Italia settentrionale, così come era già sulle

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tracce di quel medico di Rovellasca, Batista Grassi, che attorno al 1880 eseguì ricerchesugli effetti dell'agarico muscario, riportate in quel suo sorprendente saggio "il nostroagarico muscario sperimentato come alimento nervoso" di cui offriamo la versioneintegrale a seguito dell'articolo di Cornacchia.

A conclusione del libro abbiamo inserito un breve inedito di Silvio Pagani, per ricordare

che....... in autostrada con la nebbia non si scherza.

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L'USO DELL'AMANITA MUSCARIA FRA LE POPOLAZIONI DELLA KAMCHATKAG.H. Langsdorf (1809)

Il regno vegetale ha un enorme influenza e utilità per l'umanità, in quanto ci fornisce lamaggior parte dei vestiti, del cibo, delle bevande e dei ripari. La scienza medica dei

 popoli primitivi è basata interamente sulla loro conoscenza di piante più o meno efficaci

e l'esperienza di ogni giorno conferma il fatto che anche un certo numero di piantenative delle nostre regioni sono note in molte nazioni non acculturate più di quanto losiano a noi medesimi.

A riprova di ciò, descrivo di seguito la natura e gli effetti dell' agarico muscario, che noiconsideriamo estremamente velenoso ma che viene usato da diversi abitanti dell'Asianord-orientale come inebriante alla pari del vino, dei brandy, dell'arrack, dell'oppio, delkava e delle altre bevande usate nelle altre nazioni.

Durante la mia permanenza in Kamchatka ho avuto l'opportunità di raccogliereinformazioni dettagliate sugli effetti di questo fungo, che cercherò di descrivere ora

 brevemente.L'agarico muscario cresce quasi dappertutto in Kamchatka, nelle foreste di betulla enelle pianure secche. La sua presenza è abbondante Soprattutto nella parte centrale della

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 penisola, specialmente attorno a Vishna Kamchatka e Milkova Derevna. In alcuneannate se ne osservano un gran numero, ma in altre la sua presenza è estremamentescarsa.

I Kamchadi li raccolgono solitamente durante i mesi più caldi, quelli di luglio e agosto;essi affermano che quelli che si seccano da soli nel terreno, sul gambo, e che sono un

 poco pelosi e vellutati al tatto nella parte inferiore del cappello, possiedono un effettonarcotico maggiore di quelli raccolti freschi e appesi a una corda per seccarli all'aria.

La dimensione è variabile, con diametri che possono raggiungere i 5-6 pollici. I funghi più piccoli, che sono di colore rosso vivo e ricoperti di numerose protuberanzeverrucose bianche, sono considerati di gran lunga più "forti" negli effetti narcotici diquelli di grandi dimensioni, che hanno un colore rosso pallido e poche macchie bianche.

Da quando si sono stabiliti contatti più vicini con i Russi, i Kamchadi si sono dedicati particolarmente al costume di bere vodka e hanno abbandonato il consumo dell'agaricomuscario e lo usano con notevole profitto come merce di scambio per acquistare le

renne.

Il modo usuale di consumare l'agarico muscario consiste nel seccarlo e nell'inghiottirloin un solo colpo, arrotolato in forma di palla, senza masticarlo; masticare l'agaricomuscario è considerato pericoloso, poiché si dice che provoca disturbi digestivi.

A volte questi funghi sono cotti freschi e mangiati in zuppe o salse, poiché in tal modoessi acquistano un sapore simile a quello dei funghi eduli ed hanno un effetto più debolee quando i funghi sono preparati in questo modo, ne può essere mangiata una maggiorequantità senza risultati pericolosi.

Occasionalmente, i funghi vengono inzuppati nel succo di bacche, che uno può inseguito bere a suo piacere come un vino genuino inebriante. Il succo spremuto dimirtillo (Vaccinium uliginosum) è considerato molto adatto per questo scopo, perchéaumenta gli effetti inebrianti e in tal modo ci si può aspettare di ottenere un risultato più

 potente con una quantità minore.

La predisposizione dei corpo o la suscettibilità agli effetti inebrianti dell'agaricomuscario non appaiono sempre le medesime, poiché il medesimo individuo può a volteessere fortemente inebriato da un singolo fungo e in altri momenti rimanerecompletamente sobrio dopo avere mangiato una decina o una ventina di campioni.

Ordinariamente, tuttavia, un fungo di agarico muscario grande o due piccoli sonosufficienti per offrire un giorno indimenticabile.

Si dice anche che l'effetto narcotico aumenta bevendo in seguito larghe quantità diacqua fredda.

Gli effetti narcotici iniziano a manifestarsi circa una mezzora dopo l'ingestione, contiramenti e scosse dei muscoli o con il cosiddetto "salto del tendine" (nonostante a voltequesti effetti appaiano solo dopo una o due ore); ciò è gradualmente seguito da una

 percezione di cose che nuotano davanti agli occhi, vertigini e sonno. Durante questotempo, coloro che hanno mangiato una grande quantità di funghi spesso soffrono di un

attacco di vomito. I funghi arrotolati ingeriti in precedenza interi vengono quindivomitati fuori in una grossa forma gelatinosa, ma anche quando nello stomaco nonrimane nemmeno un fungo, l'ebbrezza e lo stupore continuano e tutti i sintomi

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dell'agarico muscario mangiato sono, in effetti, intensificati. Molti altri individui nonvomitano mai, anche dopo aver mangiato numerosi funghi.

La natura dell'estasi dell'ebbrezza causata dall'agarico muscario assomiglia agli effettidel vino e della vodka, nel senso che essa rende inconscia la persona inebriata e fainsorgere in chi lo consuma sensazioni che sono per lo più gioiose, meno di frequente

deprimenti. Il viso diventa rosso, gonfio e pieno di sangue e l'inebriato si mette a fare edire molte cose involontariamente.

 Nelle fasi più lievi, come ho detto, si presentano stiramenti di tendine, ma nelle fasi piùavanzate si presentano movimenti di stiramento dei limbi e quindi l'inebriato spessosembra danzare e fare i movimenti delle più strampalate pantomime con le mani.Similmente, i muscoli della testa e del collo sono anch'essi in uno stato convulsivocostante; se qualcuno mangia funghi in eccesso, viene preso da convulsioni genuine.

In base alle proprie affermazioni, le persone che sono lievemente inebriate sentono unaluce straordinaria sui loro piedi e sono quindi abili nel movimento corporeo e

nell'esercizio fisico.

I nervi sono altamente stimolati e in questo stato il più lieve sforzo produrrà effettimolto potenti. Di conseguenza, se uno desidera camminare sopra un piccolo bastone odella paglia, egli cammina e saltella come se gli ostacoli fossero tronchi di albero. Seuno è solitamente predisposto al parlare, i suoi nervi del parlare sono ora in attivitàcostante ed egli rivela involontariamente segreti, perfettamente consapevole delle sueazioni e consapevole del suo segreto, ma incapace di tenere a freno i suoi nervi. Inquesta condizione un danzatore danza e un musicista canta incessantemente. Altricorrono o camminano piuttosto involontariamente, senza alcuna intenzione di muoversiverso luoghi in cui non desiderano affatto recarsi.

I muscoli sono controllati da un'attività incoordinata degli stessi nervi, non influenzati enon associati al potere di volontà superiore del cervello, e così è occasionalmenteaccaduto che persone in questa fase dell'intossicazione si sono trovate guidateirresistibilmente verso canali, ruscelli, stagni, vedendo il pericolo incombente di fronteai loro occhi ma incapaci di evitare la morte certa, evitata per l'assistenza di amici chesono giunti in soccorso. In questo stato intenso e stimolato del sistema nervoso, queste

 persone compiono sforzi muscolari di cui sarebbero completamente incapaci in altrimomenti; per esempio, trasportano grossi pesi con la più grande facilità e testimonioculari mi hanno confermato il fatto che un individuo in uno stato di estasi da agarico

muscario trasportò un sacco di farina pesante 120 libbre per una distanza di 10 miglia,sebbene in qualunque altro momento egli sarebbe stato in grado a malapena di sollevareun simile peso.

Ma la caratteristica più notevole e strana dell'agarico muscario risiede nel suo effettonell'urina. I Koriaki sanno da tempo immemorabile che l'urina di una persona che haconsumato l'agarico muscario possiede un potere narcotico e inebriante più forte deimedesimo fungo e che questi effetti persistono per molto tempo dopo l'assunzione. Per esempio, un uomo può essere moderatamente inebriato per l'agarico muscario oggi edomani questa ebbrezza moderata può essere completamente svanita ed essere ritornatototalmente sobrio; ma se egli ora beve una tazza della sua urina, diventerà molto più

inebriato di quanto non lo sia stato il giorno precedente. Non è per nulla raro, quindi,che persone che hanno mangiato l'agarico muscario conservino la loro urina come sefosse un liquore prezioso, per berla non appena se ne presenterà l'occasione.

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L'effetto inebriante dell'urina non si trova solo fra le persone che hanno mangiatol'agarico muscario, ma anche in chiunque beva quest'urina. Fra i Koriaki è piuttostocomune per un uomo sobrio nascondersi in attesa di un uomo inebriato dal fungo e,quando questi urina, mettere segretamente l'urina in un contenitore, ottenendo in talmodo una bevanda stimolante anche se non possiede funghi.

Per via di questo effetto particolare, i Koriaki hanno il vantaggio di poter prolungare laloro estasi per numerosi giorni con un piccolo numero di funghi. Supponiamo, per esempio, che sono necessari due funghi per un'ebbrezza ordinaria; quindi la sola urina èsufficiente per mantenere l'ebbrezza il giorno seguente. Al terzo giorno l'urina possiedeancora effetti narcotici, e quindi sene può bere un poco, mangiando congiuntamente un

 poco di fungo, anche solo mezzo agarico; ciò rende possibile mantenere l'ebbrezza egarantire un forte "liquore" per il quarto giorno. Continuando con questo metodo è

 possibile, come si può facilmente vedere, mantenere l'ebbrezza per una settimana o più,avendo a disposizione solo 5-6 funghi.

Ugualmente notevole e strano è la sostanza narcotica estremamente sottile ed elusivacontenuta nell'agarico muscario, che mantiene sempre la sua efficacia e può esseretrasmessa ad altre persone: l'effetto dell'urina da un mangiatore di un solo e medesimofungo può essere trasmesso a una seconda persona, l'urina di questa seconda persona

 produce effetti in un terzo e similmente, rimanendo immutato con il passaggio dei principi attivi attraverso gli organi digestivi, l'effetto appare in un quarto e in un quintoindividuo.

Per quest'altra notevole osservazione riguardante la natura dell'agarico muscario sono indebito a Steller, il quale, nella sua descrizione della regione della Kamchatka [p. 240]afferma quanto segue: "Mi è stato raccontato da gente credibile, sia presso i Russi che

 presso i Koriaki, che la renna di frequente mangia questo fungo (come altre specie, dicui vanno ghiotte), dopo di che esse cadono a terra e si agitano per un certo periodo ditempo come se fossero ubriache e quindi cadono in un lungo sonno. Quando i Koriakitrovano una renna selvatica, quindi, essi le legano le zampe sino a che gli effetti delfungo non sono svaniti e solo in seguito la uccidono; perché se uccidessero l'animalequando sta dormendo o è ancora delirante, coloro che ne mangiassero la carnesubirebbero anch'essi gli effetti del fungo".

 Nonostante abbia fatto numerosi sforzi per trovare qualcosa sopra i pericoli o i possibilieffetti mortali dell'agarico muscario, non ho potuto ottenere nessuna informazione

soddisfacente a riguardo.I Koriaki preferiscono l'agarico muscario alla vodka dei Russi e affermano che dopoaver mangiato questo fungo un uomo non soffre più di mal di testa e di altri effetti.

È vero che in casi estremamente rari (di cui nessuno ricorda un esempio specifico)individui che hanno consumato una quantità estremamente straordinaria di funghi sonomorti in convulsioni, privi dei sensi e di parola, dopo sei od otto giorni. Tuttavia, non èriportato che il consumo moderato abbia mai portato alcun pericoloso effetto postumo.

Se, contrariamente alle aspettative, il consumo immoderato di agarico muscario dovesse

essere seguito da pressione allo stomaco o da qualche altro disturbo, due o tre cucchiaidi grasso, burro od olio sono considerati un rimedio infallibile che può alleviarequalunque effetto spiacevole.

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V'è chi, nella penisola della Kamchatka, beve un bicchiere di succo di mirtillo(Vaccinium uliginosum) in cui è stato mescolato agarico muscario ogni qualvolta ha maldi stomaco, una colica o altri disturbi e considera questo medicinale come un rimediouniversale.

 Non sono stato in grado di ottenere alcuna risposta soddisfacente alla domanda se ilsapore o l'odore dell'urina cambiano con l'assunzione di agarico muscario. Forse questofungo, alla pari della turpentina, l'asparago e altre sostanze, impartiscono un sapore o unodore speciali, generalmente piacevoli, all'urina.

La natura dell'agarico muscario, quindi, offre agli scienziati, ai medici, ai naturalisti unoggetto di studio: la nostra materia medica potrebbe forse essere arricchita con uno deirimedi più efficaci e i medici giudiziosi potrebbero trovare nell'agarico muscario il più

 potente rimedio da applicare al corpo nei casi di paralisi o di altri disturbi alle estremità.

[da Georg Heinrich von Langsdorf, 1809, Einige Bemerkungen die Eigenschaften des

Kamtschadalischen Fliegenschwammes betreffend, Ann. Wetter. Gesellgesam. Naturk.,vol. 1(2), pp. 249-256; versione inglese in Wasson, 1968:246-251.]

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IN UNA YURTA SIBERIANAJ. Enderli (1903)

Il seguente brano è tratto da un racconto di un viaggiatore tedesco che, agli inizi diquesto secolo, passò diversi mesi presso alcune famiglie di Koriaki, potendo quindi

osservarne i costumi. La yurta è la tipica capanna delle popolazioni nomadi siberiane.[Tratto da: J. Enderli, 1903, Zwei Jahre den Tschuktschen und Korjaken,  Petermanns

Geographische Mitteilung , Gotha, pp. 183-184; versione inglese in Wasson, 1968:261-264.]

Dietro ordine dell'uomo, la donna cercò in un vecchio sacco di cuoio, nel quale eranoammucchiati l'uno sull'altro gli oggetti più disparati, ed estrasse un piccolo paccoavvolto in una pelle sudicia, dal quale prelevò alcuni campioni di agarico muscariovecchi e secchi. Essa si sedette per terra vicino ai due uomini e si mise a masticareaccuratamente i funghi. Dopo averlo masticato, estrasse dalla bocca il fungo e loarrotolò fra le sue mani nella forma di un piccolo salsicciotto. La ragione di ciò risiedenel fatto che il fungo ha un sapore molto spiacevole e nauseante, per cui un uomo cheintende mangiarlo lo passa sempre prima a qualcun altro per farlo masticare e per deglutire in seguito l'intero salsicciotto, come una pillola. Quando il salsicciotto difungo fu pronto, uno degli uomini lo inghiottì immediatamente con ingordigia,spingendolo nella gola con le sue dita incredibilmente sudicie, dato che i Koriaki non silavano mai le mani in tutta la loro vita.

Gli effetti del veleno si manifestarono dopo che gli uomini avevano ingoiato il quartofungo. I loro occhi assunsero un aspetto selvaggio (non uno sguardo glaciale come siosserva negli ubriachi), con un bagliore positivamente accecante, e le loro mani si

misero a tremare nervosamente. I loro movimenti divennero goffi e improvvisi, come segli uomini avessero perso il controllo dei loro arti. Entrambi erano ancora pienamenteconsapevoli.

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Dopo alcuni minuti essi furono sopraffatti da una profonda letargia e si miseroquietamente a cantare canzoni monotone improvvisate, il cui contenuto eraapprossimativamente questo: "Il mio nome è Kuvar, e sono ubriaco, sono allegro,mangerò sempre i funghi", e così via.

Il canto divenne sempre più brioso e alto, interrotto di tanto in tanto da parole gridate

velocemente; l'aspetto selvaggio e animalesco dei loro occhi divenne ancora piùevidente, il tremore degli arti più intenso e la parte superiore dei loro corpi si muovevaancora più violentemente. Questa condizione durò per una decina di minuti. Entrambigli uomini furono invasi da un attacco di esaltazione. Essi scattarono improvvisamentedalle loro sedie e si misero a chiedere ad alta voce e selvaggiamente i tamburi. (Ognifamiglia possiede dei tamburi in forma di disco di pelle di renna, che vengono usati per scopi religiosi). Le donne portarono immediatamente i tamburi e li misero nelle manidegli uomini. E ora essi si misero a danzare e a cantare in maniera indescrivibile, untambureggiamento assordante e una corsa selvaggia dentro la yurta; essi gettavano viaogni cosa senza cura, sino a che non furono completamente esausti. Improvvisamentecollassarono come morti e caddero in un profondo sonno; mentre dormivano, la saliva

fuoriusciva dalle loro bocche e le loro pulsazioni divennero notevolmente lente.

È questo sonno che provoca loro la più grande gioia; essi fanno dei bellissimi sognifantasiosi. Questi sogni sono notevolmente sensuali e i dormienti vedono ciò chedesiderano.

Dopo una mezz'ora i due uomini si risvegliarono più o meno nel medesimo momento.Gli effetti del veleno erano diminuiti ed entrambi erano in possesso dei loro sensi, ma illoro passo era incerto e convulso. Presto, tuttavia, gli effetti dei veleno apparveronuovamente; gli uomini furono assaliti da un nuovo attacco di esaltazione. Quindicaddero nuovamente addormentati; si risvegliarono per un breve tempo in pienacoscienza, sino a che non furono assaliti da un ulteriore attacco di esaltazione. Gliattacchi continuarono seguendo questo ciclo ancora per alcune volte, ogni volta menoviolenti. Si sarebbero probabilmente fermati del tutto dopo alcune ore, se essi nonavessero usato un altro metodo che avrebbe rinnovato l'intensità dell'intossicazione.

Sembra che il veleno dell'agarico muscario venga espulso nell'urina e questa, quando unuomo la beve, produce i medesimi effetti dell'agarico muscario. Poiché questi funghisono relativamente rari in queste regioni, essi hanno un prezzo alto fra i Koriaki e questilo considerano quindi troppo prezioso per sciupare la loro urina, i cui effetti sonoidentici a quelli del fungo.

Osservai a questo punto che una donna portò all'uomo risvegliatosi un piccolocontenitore di latta, nel quale egli versò la sua orina di fronte a tutti. Il contenitore èusato esclusivamente per questo scopo e i Koriaki lo portano sempre con sé, anchedurante i viaggi. L'uomo appoggiò il contenitore per terra dietro di lui; l'urina era ancoracalda e il suo vapore saliva densamente nella fredda yurta, quando il secondomangiatore di funghi, che si era appena svegliato, vide il contenitore dell'urina vicino alui, lo afferrò senza proferire parola, e bevve alcuni ampi sorsi. Poco dopo il primouomo, l'attuale "proprietario dell'urina", lo seguì nell'esempio. Dopo poco tempo l'urinache avevano bevuto iniziò a dare i suoi effetti e i sintomi dell'intossicazione salironoviolenti, come lo erano stati in precedenza.

Il sonno si alternava ad attacchi di frenesia e a momenti di completa calma.l'intossicazione veniva intensificata ad ogni bevuta di urina. Le danze frenetiche e le

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gare di bevute continuarono così per tutta la notte, ed era quasi il pomeriggio del giornoseguente quando i Koriaki si ripresero dal loro stato stuporoso. L'urina restante venneattentamente conservata, per essere usata in un'occasione successiva. Anche quandoviaggia e lascia il suo insediamento in una condizione di semi-ubriachezza, il koriakonon disperde mai la sua orina; egli continua a raccoglierla nel contenitore che porta consé per questo scopo.

Questa è la gioia più grande, il trattenimento più allegro ch un koriako conosce, ed eglilo attende con impazienza per tutto l'anno.

I Koriaki credono che l'agarico moscario, a differenza del l'alcool, ha il potere dirivelare il futuro all'uomo che lo consuma; se, prima di mangiare il fungo, l'uomo recitasopra di esso certe formule, pronunciando il suo desiderio di vedere il futuro il desideriosi realizzerà in sogno.

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RICONOSCIMENTO DELLE SPECIE

 Amanita muscaria L. ex Fr.

CAPPELLO: di colore variabile dal giallo dorato all'arancione al rosso scarlatto, converruche bianche o giallastre più o meno numerose; dapprima emisferico, poi convessoe infine appianato o leggermente concavo, del diametro di 8-20 cm. Bordo striato negliesemplari adulti. Cuticola leggermente viscosa con resti lanuginosi di velo o soleverruche. Carne bianca, immutabile, soffusa di giallo sotto la cuticola, consistenza

media; trattata con acido solforico si colora di bruno chiaro.

LAMELLE: bianche o sfumate leggermente di color crema, fitte, libere, larghe, confilo finemente denticolato.

GAMBO: cilindrico, ingrossato alla base, lungo 15-28 cm, di colore bianco, striato al disopra dell'anello, che è ampio, molle, membranoso. La volva è costituita di molti cerciniconcentrici di verruche aderenti.

SPORE: bianche in massa, ialine (trasparenti) al microscopio, lisce, ovoidali. Trattatecon iodio si colorano in blu-nero (dimensioni medie 10,3 x 8 nm).

HABITAT: Cresce in gruppi, qualche volta in cerchi, specialmente sotto betulle econifere e più raramente sotto altre latifoglie.

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EPOCA DI COMPARSA: Da agosto a novembre in Europa, da giugno a ottobrenell'America del Nord.

DISTRIBUZIONE: Europa, America boreale, Africa australe e settentrionale, Asiasettentrionale, Giappone. In Italia è presente in quasi tutta la penisola, così come in

Sardegna e in Corsica, ma non in Sicilia.

NOTE: Questa specie è pressoché inconfondibile allo stato adulto, per via del cappellocolore scarlatto cosparso di macchie verrucose biancastre. Tuttavia, sarà il caso disottolineare il fatto che queste verruche biancastre possono non essere presenti,asportate da cause accidentali quali gli agenti atmosferici. È stata per questo a volteconfusa con l'A.caesarea (l'ovulo buono) o meglio, i raccoglitori di questo prelibatofungo edule l'hanno a volte confuso con l'A. muscaria. In quest'ultima il colore delgambo e delle lamelle è bianco o bianco-crema, mentre in A. caesarea è un giallo netto.

L'unico concreto rischio del raccoglitore di agarico muscario di confonderlo con un

fungo velenoso si presenta quando esso viene raccolto nel suo stadio di sviluppoiniziale, ancora in for-ma di ovulo. Le Amanite, compresa la temibile A. phalloides,nascono da un ovulo, e nonostante le forme iniziali di A. phalloides e A. muscaria sianofacilmente distinguibili fra loro, il raccoglitore di agarico muscario deve fare attenzionea non sopravvalutare le sue abilità di tassonomista. Una buona regola consistenell'evitare i campioni di agarico muscario quando: sono privi delle verruche bianchesul cappello; il colore di questo non è rosso scarlatto bensì scolorito; non si ha certezzaassoluta dell'identificazione di campioni raccolti nel loro stadio iniziale.

 Amanita pantherina DC. ex Fr.

CAPPELLO: bruno grigio di varia tonalità, più scuro al centro, spesso con sfumature

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olivastre negli esemplari giovani, cosparso di verruche bianche o color crema; dapprimaemisferico e poi appianato; diametro tra i 5 e i 10 cm; margine inizialmente involuto,striato in modo caratteristico; cuticola prima viscosa e poi asciutta, talvolta con

 brandelli penduli di velo verrucoso, specialmente al centro; carne bianca che diventa bruno scuro per trattamento con idrossido di potassio.

LAMELLE: bianche, libere, curve, smussate verso il bordo, attenuato-arrotondateverso il gambo, fitte.

GAMBO: un poco assottigliato verso l'alto e con la base bulbosa, alto 6-10 cm, deldiametro di 1-2 cm, bianco, liscio, con un anello pure bianco posto piuttosto in basso; la

 base bulbosa conserva i resti della volva sotto forma di anelli concentrici; carne bianca,consistente.

SPORE: bianche in massa, ovoidali, lisce, ellittiche, con una piccola protuberanza aduna estremità (dimensioni medie 11 x 9,5 mm).

HABITAT: Presente nei boschi di latifoglie, specie sotto le betulle, di preferenza suterreno calcareo o argilloso, e nei boschi di conifere nelle zone montane, nelle radure enelle brughiere boschive, a substrato più o meno siliceo.

EPOCA DI COMPARSA: da luglio a ottobre.

DISTRIBUZIONE: Asia, Giappone, America del Nord, Africa del Nord, Europa. InItalia è presente in quasi tutta la penisola, esclusa forse la Sardegna.

NOTE: È grossolanamente confondibile con alcune altre Amanite caratterizzate dalla presenza delle verruche sul cappello, in particolare con la specie commestibile A.rubescens, la cui carne tuttavia si tinge di un color rosato quando tagliata.

 

ATTENZIONE!!!!!

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L'Amanita Falloide è Mortale!

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I PRINCIPI ATTIVIAmanita muscaria e A pantherina producono numerose sostanze, fra cui diversialcaioidi. I principali responsabili degli effetti psicoattivi del fungo sono consideratil'acido ibotenico il muscimolo, due alcaloidi isossazolici. Il muscimolo è ritenuto 5-10volte più attivo dell'acido ibotenico.

In una recentissima indagine biochimica svolta su campioni di Amanita muscariaraccolti in diverse località del Piemonte, è risultato che la concentrazione dei duecomposti è sempre più elevata nei cappelli che nei gambi, con valori medi nel fun frescodi 0,38 g/kg di muscimolo nel cappello contro lo 0,08 kg nel gambo e di 0,99 g/kg diacido ibotenico nel cappeli contro lo 0,23g/kg nel gambo (Gennaro et al., 1997).Durante il processo di essiccazione del fungo, l'acido ibotenico subisce unadecarbossilazione e si trasforma in muscimolo, il principio più attivo. La quantità dimuscimolo necessaria per consegui effetti psichici è di 7-15 mg. Gli effetti compaionocirca un'ora dopo l'assunzione e il loro culmine si presenta circa tre ore dopol'assunzione. Tuttavia, l'azione del solo muscimolo, o congiuntamente dell'acidoibotenico, non sembra indurre la totalità degli effetti percepiti consumando il fungosecco ed è quindi possibile che altri composti presenti nel fungo concorrano nell'indurregli effetti visionari.

Altri studi avrebbero evidenziato una concentrazione dei principi attivi maggiore nei

carpofori estivi che in quelli autunnali e maggiori nei carpofori giovani che in quelliadulti. Ancora, gli alcaloidi isossazolici sembrano essere più concentrati nello stato dicarne del cappello che si trova appena sotto la cuticola oltre che in questa medesima.

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I cappelli di agarico muscario, specie se grandi, non si essicano facilmente e tendono amarcire e a fare i vermi. L'asportazione delle lamelle dai cappelli facilita il processo didisidratazione senza ridurre eccessivamente il contenuto di principi attivi.

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ESPERIENZE CON AMANITA MUSCARIAAntonio Bianchi

Parlare dell'esperienza con Amanita è piuttosto difficile, poiché gli effetti dipendono dalfungo, dalla persona che sta facendo l'esperienza e dall'ambiente in cui l'esperienza haluogo. Abbiamo fatto un piccolo numero di esperienze (sei volte) con un gruppo dicinque persone. All'inizio eravamo in sei, ma un persona si fermò alla prima esperienza,essendole risultata spiacevole.

Abbiamo trovato, in accordo con i dati riportati nella lette ratura, che la variabile piùimportante è il periodo stagionale i cui il fungo viene raccolto. I funghi più potentierano stati raccolti attorno alla metà di agosto, quando la stagione fruttifera fungina era

agli inizi. Nei funghi raccolti in settembre gli effetti narcotici e fisici erano predominanti, mentre in quelli raccolti in agosto erano più pronunciati gli effetti"visionari" psichedelici. La quantità di droga variava da 1-2 funghi raccolti in agosto a4-5 funghi raccolti verso la metà di settembre.

Ovviamente, la personalità dei singoli individui, le loro motivazioni, attitudini, umori el'esperienza passata sono fattori importanti in tutte le esperienze psichedeliche. Infatti,gli interessati alle esperienze "meditative" e introspettive hanno trovato gli effettidell'Amanita muscaria più vicini a questa sensazione mentre persone interessatesolamente al "viaggio" l'hanno trovata troppo spiacevole". L'interazione di gruppo èapparsa insignificante, perché l'effetto della droga è molto individuale e ciascun

individuo desidera restare solo con se stesso. Forse ciò è determinato dall'assenza di unaguida, una persona con una certa familiarità con la droga. Non abbiamo analizzatol'importanza delle aspettative e delle credenze ma è importante notare che l'esperienza

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 più vicina all'introspezione di carattere religioso o transpersonale è stata provata da persone che avevano una forte aspettativa di una "visione religiosa" e con una qualcheconoscenza delle "credenze sciamaniche". Un altro aspetto importante di questo fungo èla dieta (il digiuno prima di assumerlo): cibo leggero per i due o tre giorni precedenti eun giorno di digiuno aiutano a ridurre la nausea nella fase iniziale degli effetti e a

 permettere uno svolgimento "rilassato" dell'esperienza.

L'esperienza con Amanita muscaria può essere distinta in tre fasi: in una prima fase predominano i sintomi fisici di nausea e di vomito (il vomito è raro mentre si presentaquasi sempre una forte sensazione di nausea); nella seconda fase predomina l'effettonarcotico, mentre nella terza possono presentarsi visioni e allucinazioni.

La caratteristica più particolare dell'esperienza con Amanita risiede nella seconda fase.In questa, si possono avere differenti livelli di effetto narcotico, incluso il sonno consogni normali o "particolari". In questi ultimi si hanno visioni brillanti, piene di colori,caratterizzate da una particolare sensazione di "lucidità". Ciò non viene sempre provato,ma si è verificato in cinque casi nel corso di due esperienze (in agosto). In questi sogni

il sognatore è consapevole del fatto che sta sognando e prova una sensazione di "realtà"di ciò che sta vivendo. Tre persone, durante questa fase, riportarono di sentirsicontemporaneamente addormentate e consapevoli dell'ambiente circostante, di aver udito ogni suono e di aver ricordato ogni cosa che era accaduta nella stanza durantel'esperienza. È in questa fase che si può provare l'esperienza di conversare con"qualcuno" dentro se stessi. Nella terza fase abbiamo provato una modifica dello stato dicoscienza più tipica, con cambiamenti nella prospettiva del corpo, con la sensazione diessere divisi in due, con una parte di se stessi che rimaneva nel lato sinistro di questocorpo. Nella terza fase si sono presentati anche stordimento e disorientamento, conqualche difficoltà nella coordinazione motoria. In tutti i casi questa esperienza si è

 presentata come uno stato simile al sogno: uno stato in cui una persona esperienza larealtà come un mondo interiore, con una forte introspezione. A volte si è presentata unasensazione di cambiamento negli oggetti, con distorsioni percettive e sensoriali, unsenso di espansione corporea verso l'ambiente circostante o una straordinaria modificasensoriale. Tutti erano consapevoli di essere in uno stato insolito di coscienza, ma ilsenso dell'ego si manteneva attraverso tutta l'esperienza.La fantasia aumentava con l'aumento degli effetti (interfaccia fra la prima e la secondafase), con una aumentata finezza e vivacità: le persone provavano un particolare tipo diimmaginazione, dove i pensieri sono immediatamente tradotti in immagini. Ciò èaccaduto a sei persone.

Durante l'esperienza con Amanita, gli individui accusavano mancanza di attenzione,fortemente coinvolti nelle immagini e nelle sensazioni interne e difficoltà nel dirigere laconcentrazione.

 Non è stato riportato alcun effetto sulla memoria, che non risultava menomata nel corsodelle esperienze. Nessuno ha riportato sensazioni di irritazione, collera, vergogna,colpevolezza o altre sensazioni negative.Le sensazioni di carattere sessuale e di amore, di gioia e di beatitudine erano assenti.Qualcuno ha riferito di una marcata sensazione di distacco e di non coinvolgimentoemotivo. Il controllo dell'esperienza, del pensiero e dell'immagine era piuttosto ridotto acausa della riduzione del fattore volitivo: la persona accettava questa situazione con

distacco e assenza di alcuna critica.

Penso che la qualità più potente dell'Amanita muscaria consiste nella sensazione di

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silenzioso parlare con se stessi, cioè il tipo di dialogo interno, dove si ha la sensazionedi ottenere importanti rivelazioni sulla propria vita, una sensazione che si conserva per lungo tempo dopo l'esperienza.

È necessario fare maggiore ricerca, in particolare con gruppi selezionati di individui.

Credo che questo fungo potrebbe avere molte cose da insegnarci.

[Estratto da: Psychedelic Monography & Essays, 1991:228-232.]

UN'ESPERIENZA CON AMANITA PANTHERINAJonathan Ott

 Nella primavera del 1975 raccolsi alcuni campioni di Amanita pantherina vicino aTenino, nello stato di Washington.Ridussi a fette i funghi e li rosolai e li divisi in sei porzioni, ciascuna delle quali eracostituita da circa una mezza tazza di materiale.Le sei porzioni furono ingerite da me e da altri cinque amici, uno dei quali ingerì solo

una mezza dose e la rimanente metà la ingerì, assieme alla porzione piena, un altro deimiei amici. Tutti quanti apprezzammo il sapore del fungo.

Trascorsa un'ora, conclusi che il dosaggio era troppo basso e mi ritirai nella mia casa per fare un fuoco e per studiare. Dopo circa 90 minuti dall'ingestione, tuttavia, mentreiperventilavo nella stufa a legna nel tentativo di accendere il fuoco, notai che stavo

 provando cambiamenti nella percezione visiva. Questi effetti divennero più forti nell'orasuccessiva ed erano caratterizzati dalla percezione di una "qualità viva ' negli oggettiinanimati, movimenti ondulatori nel campo visivo come un quadro di Van Gogh(tuttavia, nessuna percezione di colore era associato a questo movimento, come ècomune provare in seguito a ingestione di LSD, psilocibina o mescalina) e lieve

distorsione della percezione della grandezza, della distanza e della profondità. Erano prominenti anche allucinazioni uditive - specialmente l'effetto, chiamato nello yoga"suoni anahata"- di udire suoni fini acuti come campane o corde di violino. Provavo

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solamente una leggera menomazione della coordinazione motoria e dell'equilibrio,come potrebbe essere prodotto da una piccola quantità di etanolo, equivalente a due otre lattine di birra. Al contrario dell'effetto dell'etanolo, tuttavia, non era difetto nellinguaggio o obnubilamento della coscienza.Mentre sentivo come se la mia coscienza fosse in qualche modo rimossa e distantedall'ambiente circostante, provai una sensazione di grande chiarezza, come spesso ho

 provato in seguito all'ingestione di funghi psilocibinici. Mi sembrava che l'effetto psichico emanasse dal "chakra ajna", il cosiddetto "terzo occhio" - collocato sopra e inmezzo ai due occhi. Non provai spasmi muscolari, crampi, vomito, o nausea di alcuntipo. L'esperienza fu totalmente piacevole e durò circa sette ore.Ero incantato dalla qualità unica dell'effetto; mentre trovo che gli effetti psichicidell'LSD, dei funghi psilocibinici e del peyote sono in un certo qual modo simili,sentivo che A. pantherina era piuttosto differente.

Fra i cinque amici, due provarono una lieve nausea e solo uno si sentì sonnolento.Questa persona dormì per circa un'ora e si svegliò con la sensazione di sentirsirinfrescato. Altri due amici affermarono che non a vevano mai provato nulla di più forte

come allucinogeno. Uno di questi amici - la persona che aveva ingerito mezza dose in più degli altri - provò una reazione dissociativa completa e non fu in grado dicomunicare con gli altri del gruppo per circa cinque ore.Mentre era in questo stato, cercava periodicamente di articolare i suoi pensieri, ma eratotalmente incapace di comunicare. Durante questa fase della sua intossicazione,stavamo parlando della storia dell'A. muscaria e dell'ingestione di urina in Siberia. Ilsoggetto che era nello stato dissociato riportò di aver provato sogni vividi che eranoassociati, attraverso una fantasia bizzarra, ai temi delle conversazioni che avevamo fattoattorno a lui. Dopo circa cinque ore di esperienza dissociativa, il soggetto iniziò aristabilire il contatto con le altre persone e nel giro di 90 minuti era completamenterazionale, sebbene agitato e impaurito. Nessuno di noi provò effetti postumi.

[Estratto da j. Ott, 1976, Psycho-mycologicA Studies ofAmanitT From AncientSacrament to Modern Phobia, J.Psyched.Drugs, 8:27-35.]

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L'AMANITA MUSCARIA IN ITALIAPierluigi Cornacchia

L'Amanita muscaria è molto diffusa in Italia, specie al nord, ma malgrado ciò emalgrado le popolazioni contadine conoscano il fungo da secoli, pochissimi etnologi eantropologi si sono dati la pena di raccogliere informazioni al proposito. Solo alcunietnoiatri (studiosi di medicina popolare) hanno raccolto, come si vedrà, scarse notizieattorno agli avvelenamenti accidentali e ai rimedi popolari contro tale calamità.Assolutamente nulla, invece, si trova sugli altri funghi allucinogeni che, come riferisce

 proprio questo libro, crescono anche in Italia.

Di fronte all'impossibilità di conoscere le abitudini popolari sull'uso dell'Amanita

(specialmente su un eventuale uso voluttuario) si sono fate delle ricerche "sul campo",interrogando i vecchi e, talvolta, alcuni micologi dilettanti in diverse aree geografiche incui fosse segnalata una qualche familiarità popolare con l'Amanita. Malgrado ciò emalgrado, come si vedrà, in varie regioni d'Italia l'Amanita fosse mangiata, gli italiani

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sembrano essere un popolo di quelli che Wasson indica come profondamente micofobi.

 Nota con i nomi di:- ovolo malefico, uovolacio, agarico moscarico, tignosa dorata (in italiano)- cocch velenus, cocch bastard (nel dialetto milanese)- bolè brut, bolè fauss (nel dialetto piemontese)

- ovol matt (nel dialetto bolognese)- coco mato (nel dialetto veneto)

È testimoniato che nell'Ottocento, in Francia, l'Amanita muscaria era diffusamenteconsumata come alimento previa accurata preparazione che le toglieva le proprietàallucinogene. Secondo quanto confermano i micologi nostrani del XIX secolo, essaveniva analogamente usata anche nella penisola. Antonio Venturini, in due studi del1842 e del 1856, conferma che l'Amanita era ben conosciuta dai nostri avi.

 Nel lavoro del 1842 scriveva infatti: "Tutti i villici della riviera benacese esegnatamente quelli di Toscolano, di Maderno, di Gaino e di altre terre vicine,conoscono quanto quel fungo possa nuocere, se mangiato senza preparazione: ma non

 per questo essi lo temono, ché anzi lo vanno cercando e come fungo di conserva lo preferiscono a tutti gli altri".

A queste altre località, sulla base di ulteriori e precedenti studi si aggiunsero:- provincia di Bergamo (Cima, 1826)- Gabbiano (MN) e al Bosco Fontana (Bianchi, 1907)- le Groane a Limbiate; nei corriletti in Lomellina, nel bosco Rotone di Pavia e anchenel bergamasco, ma assai di rado (Spadolini, 1890)- ai Campi Flegrei presso Napoli, dove un contadino, secondo la testimonianza ocularedi F. Cavara, ne raccoglieva per cibarsi regolarmente- nei boschi e nelle conifere della Liguria, del Piemonte, della Lombardia, del CantonTicino, del Veneto, della Venezia Tridentina, delle Marche, della Toscana, del Lazio,della Campania e della Sicilia dove cresce copiosissimo (Bresadola, 1932).

F. Cavara (1897) confermava che in Vallombrosa (Firenze) l'Amaníta muscaria venivacomunemente consumata e affermava: "Posso assicurare, per relazione di molti, che inalcuni paesi di Toscana, per esempio sopra Pontassieve, nel tardo autunno questoagarico viene raccolto in quantità e messo a purgare in mastelli o bacinelle la cui acquaè rimutata ogni giorno, e ciò per 10 o 12 giorni, dopo di che viene ammannito alla stessaguisa degli altri funghi, mangiato e trovato eccellente. Occorre per ciò fare che lastagione sia fredda".

Tali informazioni sono state verificate direttamente sul campo. Nei paesi di Reggello,Saltino, Pian di Melosa e Vallombrosa sono state raccolte alcune testimonianze dianziani abitanti di quei luoghi. L'ovolo malefico, così lo chiamano correttamente daquelle parti, era abitualmente consumato dopo debite preparazioni (bollitura con aceto,conservazione sotto sale, spurgo con acqua corrente). Secondo le testimonianze, l'uso dicibarsi di questo fungo, durato fino all'inizio della 2'guerra mondiale, era dovutounicamente a problemi di ordine economico.

Mentre venivano venduti sulla piazza di Firenze i funghi migliori e più buoni (i porcini per esempio), in proprio si consumava l'Amanita muscaria, perché non c'era altro.

Ma l'uso di questi funghi non ha mai dato problemi di ordine patologico, né tanto menoha mai causato decessi. Un'anziana signora diceva di non aver mai sentito dire che l'uso

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del fungo avesse causato vomito, "torpore", ebbrezza o eccitazione mentale.

L'Amanita muscaría veniva raccolta in maggio e ottobre. Era conservata in "bigonce"(recipienti di legno di castagno) e messe a spurgare per 30-40-50 giorni. A.Venturi, nelsuo lavoro del 1842, riferiva invece a proposito dell'uso che se ne faceva sul lago diGarda: "Nella nostra riviera si costuma far bollire l'agarico moscarico in un'abbondante

quantità di acqua, e di metterlo dopo nella salamoja. Lo stesso si pratica in Russia e inLapponia". Da tutto ciò sembra chiaro che l'Amanita muscaria, in Italia, è stata studiatasolo sotto l'aspetto medico-farmacologico e botanico, mentre mancano studi di caratteresociologico e antropologico.

Sembra che in Liguria, nella zona delle Cinque Terre (località che per molto tempo èstata culturalmente e geograficamente isolata) i contadini usassero cibarsi dell'Amanitamuscaria avendo la precauzione di togliere la pellicola rossa che ricopre il cappello.Anche nel bresciano sembra che si consumasse il fungo dopo averne "squamato" ilcappello. E lo stesso sembra avvenisse nelle vallate bergamasche. Sull'uso alimentare enon voluttuario dell'Amanita, Paolo Mantegazza nel 1871 precisava: "Tra noi non si è

mai studiata l'Amanita come sostanza inebriante, ma come veleno o come alimento; e lecontraddizioni che si trovano nei diversi scrittori dimostrano la necessità che si ristudi

 più profondamente questa questione".

Malgrado tante e concordi testimonianze non è detto che l'Amanita muscaria, alla stessastregua di altre droghe potenziali (belladonna, mandragora, stramonio, cicuta, ecc.) non

 possa essere stata usata in tempi a noi lontani anche a fini edonistíci.

I procedimenti empirici inventati dai nostri progenitori che permettevano un usoalimentare scevro da pericoli di avvelenamenti deve essere stato preceduto da uncontatto con il fungo anche in una dimensione più ampia di quella semplicementealimentare. Forse la mancanza di una salda "memoria collettiva" ha fatto sottovalutare e

 poi cancellato esperienze "irrazionali" di ricerca dell'estasi e oggi si possono solo faredelle supposizioni. In ogni caso, ritrovare le tracce di eventuali tentativi è un'impresaveramente ardua, se non impossibile.

Sulle esperienze contemporanee riferite nella letteratura micologica basti ciò chescrivono Arietti e Tomasi "della diretta quanto involontaria esperienza del professor Valerio Giacomini, proprio al termine dei suo internamento in un campo di prigionia inGermania durante l'ultimo conflitto. Approfittando di una certa libertà concessa dallesopraggiunte truppe alleate, alcuni suoi soldati pensarono di integrare le ancor scarse

razioni alimentari con un piatto di funghi raccolti nel vicino bosco, e come gli altri lasera ne mangiò anche il Giacomoni. Appena coricato, e senza alcun disturbo gastricomalgrado lo stato di denutrizione, accusò non sgradevoli sensazioni di ebbrezza e diesilarismo: gli fu subito palese che i funghi ingeriti appartenevano all'Amanitamuscaria, ma da buon conoscitore dei suoi effetti nelle regioni del nord, non se ne

 preoccupò, e attese semplicemente di potersi liberare dei principi attivi attraverso ladiuresi.

"Questa nostra tesi trova poi ulteriore conforto in uno scritto del dottor Teyro, apparsosu La Domenica del Corriere, e richiamato dal noto micologo G. Ferri (1934) che locommenta brevemente, riportando come segue le esperienze dell'articolista: "la scoperta

non è mia; appartiene al dottor Gian Batista Grassi di Rovellasca, che, molti anni or sono, ha fatto degli esperimenti con questo fungo. La cosa mi ha tentato e, tempo fa, inuna giornataccia di malumore, ho scacciato, con 20 grammi di agarico moscario fresco,

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ogni malinconia dalla mia mente, conquistandomi il più assoluto benessere, la più calmasensazione di voluttà, una grande limpidezza di pensiero e un'intensa volontà dilavorare, ciarlare, occupare mente e corpo. Una seconda volta ho aumentato la dose, unaterza e una quarta ancora. Alla quarta volta, nello spazio di otto ore, ho preso circa 100grammi (dico cento) di muscario fresco, e questa fiata l'effetto fu maggiore. Ho cantato,

 ballato, schiamazzato, riso; ho goduto di un'allegria pazza, sono stato felice.

 Ne ho somministrato a parecchi amici e l'allegria di quelle ore in comune è superiore aqualsiasi descrizione. Il dottor Grassi racconta poi di aver guarito con una cura diagarico muscario, un individuo che si era dato a profonda malinconia con inclinazioneal suicidio!".

"Dal,canto suo, il Ferri fa cenno nei termini seguenti di un caso cui si era interessato personalmente alcuni anni prima: "Si tratta di un falegname abitante a Milano, nei pressidi via Pietro Borsieri il quale nel pasto del mezzogiorno cu la consueta partita alle carte,assieme ad alcuni suoi compagni. A un tratto egli protestò perché qualcuna delle carteda giuoco gli era presentata completamente bianca (allucinazione muscarinica). Alleobbiezioni dei compagni egli diede subitamente in ismanie (delirio muscarinico), e

distribuì qualche pugno ai suoi vicini; per cui venne da essi giudicato dapprimaubbriaco, poi impazzito. Ma chiamato d'urgenza un medico, mentre si discuteva sul dafarsi, l'energumeno a poco a poco si tranquillizzò. Era cessata l'azione eccitante dellamuscarina sopra il suo cervello" (Arietti e Tomasi, 1969).

BIBLIOGRAFIA CITATA

Arietti N. & R. Tomasi, 1969, I funghi velenosi, Brescia, Museo Civico.Bianchi G., 1907, Micologia della provincia di Mantova, cit.in Ferri G., 1934.Bresadola G., 1932, Funghi mangerecci e velenosi, Trento, Museo Storia Naturale.Cavara E, 1897, Funghi mangerecci e funghi velenosi, Milano, Hoepli.Cima ES., 1826, Relazione e tavola sinottica dei funghi commestibili più comuni, cit. inFerri, 1934.Ferri G., 1934, Funghi velenosi sconosciuti o poco conosciuti, Pavia, Natura.Mantegazza P, 1871, Quadri della natura umana, 2 voll., Milano.Venturi A., 1842, Studi micologici, cit. in Ferri, 1934.Venturi A., 1856, Avvelenamenti occorsi nell'autunno del 1855 in diversi paesi

dell'Italia superiore per commestione di funghi. Pregiudizi che li occasionarono e modi

di prevenirli, cit.in Ferri, 1934.

[Tratto da: Pierluigi Cornacchia, 1980, Notizie storiche e contemporanee sull'uso dei

 funghi psichedelici in Italia, in: P Cornacchia, I funghi magici, Milano, Editiemme, pp.103-117.]

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IL NOSTRO AGARICO MOSC1RIO SPERIMENTATO COME ALIMENTO NERVOSOBatista Grassi (1880)

Durante gli anni '80 del secolo scorso il prezzo del vino era salito notevolmente, a causadi una moria dei vigneti in tutta Europa, attaccati da un insetto parassita, la fillossera.Attorno al 1880, un medico della provincia di Como, Batista Grassi, propose disostituire il vino con l'agarico muscario, facilmente reperibile a bassi costi. Egli saggiòsu di sé e su un gruppo di volontari differenti dosaggi di fungo secco e ne dedussech'esso è un innocuo e valido sostituto del vino, esortò i colleghi a insegnare alla

 popolazione il valore di questo inebriante e fece sì che il fungo fosse reperibile presso lafarmacia del suo paese, Rovellasca. Nel saggio scritto da Grassi, che qui riproponiamoin forma integrale, parrebbe anche essere testimoniato un caso (il primo descrittodall'Autore) di utilizzo di Amanita muscaria per scopi "ludici" verificatosi nel 1880nella provincia di Milano, apparentemente indotto dalla credenza popolare che questofungo "fa cantare". L'articolo di Grassi fu originalmente pubblicato nella Gazzetta degliOspitali di Milano, vol. 1, pp. 961-972, 1880.

 Non v'ha goffo campagnuolo che non conosca l'Agarico Moscario; il quale è un bellissimo fungo, simile all'Uovolo (Cocch dei Lombardi), ma volgarmente se nedifferenzia per ciò che il suo cappello è tempestato di molti punti bianchi, come i

granelli di zucchero che sono sparsi sulle paste dolci che comunemente diciamoVeneziane. A questo fungo nel vocabolario botanico spetta pure la denominazione diAmanita Muscaria, in lingua italiana quella di Tignosa Dorata, di Uovolo MaleficoMinore e di Rosso e Bianco Rigato. In Lombardia si dice Cocch Velenous, CocchBastard, Cocch Matt, Cucù Rosso, Pollin Ross, ecc. 1 Francesi lo dicono FausseOrange, i Tedeschi Fliegenschwamm e gli Inglesi Mushroom.

È fungo terrestre e solitario, che cresce tanto nelle selve ombrose e umide di quercie eall'uggia dei pini e dei bidolli, quanto a solio, in luoghi aprichi, di mezzo agli scoperti.Vegeta dal finir dell'estate fino al tardo autunno.

Secondo il Vittadini (Descrizione deifunghi mangerecci più comuni dell'Italia ecc.,Milano, 1835, pag. 36) "è sommamente scarso presso di noi, ma riscontraci sparso qua elà negli aridi boschi della Grovana in vicinanza di Limbiate nell'alto Milanese, nelle

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selve ombrose del Rotone presso Pavia, ove occupa uno spazio limitatissimo, non che inquelle di Carbonara nell'Umelina; trovasi anche nei dintorni di Bergamo e, se si prestafede ai quadri pubblicati dal Governo Austriaco, anche nel resto delle provincielombarde".

Io ho verificato ch'esso è affatto comune nelle boscaglie dei monti adiacenti al Lago di

Como ed al Lago Maggiore, nei dintorni di Fino Mornasco, di Codorago e di Appianonella provincia di Como e, per ultimo, quasi ovunque in Grovana.

Un'estensione geografica maggiore di quella che è stata determinata dal Vittadini risulta per fortuna anco dai casi di veneficio per funghi, raccolti dall'egregio prof. Corradi, inuno studio critico di cui faremo cenno più avanti.

Il Mantegazza (Quadri della Natura Umana, pag. 590, vol. 2', Milano, 1871) scriveva:"Presso di noi l'agarico moscato è un veleno o per caso o dietro particolarimanipolazioni gastronomiche un cibo innocente; mentre in Siberia e nel Kamtschathaforma la delizia narcotico dei Tongusi, degli Jakuti, degli Jukagigi e degli Ostiachi, sotto

il nome di Muchomor. Fra ghiacci e nevi eterne (continua enfaticamente l'igienista)questo fungo dà ai poveri abitanti di quei paesi delizie paradisiache, che sotto i caldicieli del tropico l'uomo trova nella coca, nell'oppio o nell'haschish (Si dice che gliantichi Scandinavi lo mangiassero per darsi forza e coraggio)".

"Tra di noi (egli aggiunge più oltre) non si è studiata l'amanita come sostanzainebbriante, ma come veleno o come alimento, e le contraddizioni che si trovano neidiversi autori dimostrano la necessità che si ristudi più profondamente questaquistione".

 Nel fatto, alcuni insegnano che in Russia l'amanita è velenosa in certe provincie,innocente al contrario in altre; parecchi scrittori vorrebbero che in alcuni luoghi dellaFrancia non fosse velenosa. Il Krombholz (cit. dal Corradi, Ann. Univ. 1978, pag. 87) èd'avviso che l'agarico moscario del Kamtschatka sia specie affatto diversa dal nostrano e

 per la fama e per gli effetti; ciò che attendendo ad altro autore del pari citato dal Corradi(il Murray) non potrebbesi facilmente concedere.

 Nulla sappiamo (scrive il Boeck, Avvelenamenti da príncipi vegetali, 1877, nellaPatologia e Terapia Medica dello Ziemssen) intorno alla quantità necessaria per unavvelenamento: certo è però che piccoli frusti possono generare sintomi violenti.

Quasi tutto ciò che è stato scritto intorno alla velenosità dell'agarico moscario vennediligentemente esaminato in un commentano dell'eruditissimo Corradi (cit.). Essoc'insegna che è uno dei funghi più pericolosi che si conoscano; che però il Vittadini(cit.) aveva notato che ad un cane quattro oncie di fungo fresco e fatto in minuti pezzinon produssero il menomo indizio di patimento; e che ne ripetè la dose il dì vegnente econ sua somma meraviglia ebbe lo stesso risultamento. Le altre osservazioni fattenell'Europa meridionale sono per lo più avvelenamenti di cui se ne lamentarono molti,gravi od anche mortali (di proposito io qui tralascio di parlare della moscarina che è unadelle sostanze velenose proprie dei funghi); di solito l'azione si dirige specialmente sulsistema nervoso; non mancano però i sintomi irritativi (gastro-enterici); e l'azionenervosa è di forma narcotico-acre con predominio della narcotico, la quale può

sovrastare tanto da annullare quasi ogni altra apparenza.

Resta dunque ancora di studiare pur da noi l'agarico moscario come alimento nervoso

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(addotto la nomenclatura proposta dal nostro Mantegazza). E tale studio sembracisingolarmente importante or che il principe degli alimenti nervosi minaccia di rincarareenormemente, essendo le vigne minate dalla Peronospora e dalla Fillossera. Io pensoche aprano la via le osservazioni che qui sotto riferisco; le quali, perché fatte incampagna, fuori dei centri scientifici e con spese private, sono incomplete sotto parecchirapporti, ma però, s'io non m'inganno, son già molto significative e promettenti.

OSSERVAZIONE N. 1 - A.M. di Misinto (prov. di Milano) contadino, d'anni 40, moltorobusto; a mezzodì d'un giorno di questo ottobre, dopo la minestra mangia circa 200grammi di agarico moscario recente fritto con burro. Dopo mezz'ora egli prova lievesenso di vertigine che presto l'obbliga a mettersi a giacere. Se ne sta forse per un paiod'ore sdraiato al suolo; le immagini più svariate si succedono davanti ai suoi occhi, masono sempre vaghe ed allegre; a 3 ore vede un carro forse a cento passi di distanza esembrandogli già che gli venga addosso, si alza e grida al carrettiere di fermarsi; poco

 più tardi canta, grida e schiamazza e fa movimenti muscolari disordinati e violenti.Come in tutte le osservazioni che seguono, anche in questo caso, il paziente, quandofortemente vuole, può tenere in sesto il suo cervello per qualche istante e la coscienza è

sempre vigile. Verso le 5 ore il suo gridìo è diventato veramente assordante; l'ubbriacodice di star bene, ma i parenti timorosi gli propinano un emetico; il paziente vomita, masempre pieno di gioia, framettendo risa e schiamazzi; verso le 9 s'addormenta e dormesaporitamente fino al mattino seguente; nel quale esso mi racconta questa storiagesticolando e parlando con enfasi e conchiude assicurandomi di aver goduto il giornoantecedente quello che non aveva mai goduto in vita sua; ogni pensiero triste gli era

 passato ed era veramente felice.Egli m'insegnò inoltre che i contadini sanno che questo fungo fa cantare e ch'egli haosservato fenomeni eguali ai propri in un'altra famiglia del comune di Ceriano Laghetto(prov. di Milano).Io posso soggiungere che anche nel Comune di Rovellasca (prov. di Como) corre voceche i funghi in discorso facciano cantare; anzi molti raccontano una vecchia storia didue sposi che cantarono una notte intiera.Ugual fenomeno presentò una famiglia di Cadorago (prov. di Como) come mi assicural'amico Dott. L. Clerici.

OSSERVAZIONE N. 2 - G.B. medico, d'anni 26, di costituzione poco robusta, ilgiorno 23 del corrente ottobre, alle 8 ant. mangia due grammi d'agarico moscario fresco(masticando molto) alle 9 due altri, tre altri alle 1 0; all'1 pom. tre ancora; per tutta lagiornata sente a non dubitarne un senso di benessere insolito; l'umore è diventato gaio;limpido il pensiero, eccitato, esilarato; le sensazioni molto lucide e voluttuosamente

calme; lavora energeticamente; parla molto e molto volentieri.OSSERVAZIONE N. 3 - Il giorno 25 lo stesso individuo alle ore 8 antim., col polsoche batteva 70 volte al minuto primo mangia, senza masticazione, un grammo d'agaricomoscario secco; ugualmente un altro alle 9 ed un terzo alle 10. Alle 8 e 1/2 fa unabbondante colazione carnea. Alle 11 cominciano i fenomeni del giorno 23 che duranofino alle 5 e 1/2 pom. Alle 3 ingoia ancora 3 grammi d'agarico moscario secco ed alle 4

 pranza con appetito. Alle 5 e 1/2 comincia a ridere, cantare e schiamazzare; gli sembrache i muscoli gli siano diventati d'acciaio e tale che si prova ad estirpare grosse piante;

 per sradicare un melgaccio s'atteggia quasi dovesse fare uno sforzo erculco.Alle 6 e 1/2 visita un ammalato e per mezz'ora si mantiene molto serio; alle 7 riprende a

ridere e a vociare. Alle 8 il polso batteva 80 volte al minuto primo; la temperatura eranormale; la pupilla piuttosto dilatata; il respiro normale; provava senso di calore al visoche non era straordinariamente rosso. Alle 9 quasi d'un tratto ogni sintomo taceva.

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Il giorno seguente gli restava ancora un po' d'allegria che manifestava proprio fuor ditempo.In questo stesso giorno esaminando le proprie feccie lo colpiva la presenza di frustolirossi come sangue, che erano d'agarico passato inalterato.

OSSERVAZIONE N. 4 - C.C., signorina di Milano, d'anni 24 di gentile complessione;

che ha sofferto disturbi isterici; e che è solita ber vino; il giorno 29 ottobre, nonostantefosse mestruante, alle 8 ant. volle prendere coll'abituale caffè nero due grammi diagarico moscario secco (in pillole); un'ora più tardi fece la solita colazione di caffè elatte e pane; alle 9 e 1/2 cominciarono i fenomeni che qui accenniamo nel loro ordinecronologico.Comincia a provare senso di balordaggine; poi tremori per tutto il corpo; stanchezza;vertigine; impossibilità di fermare le mani; voglia di piangere; un po' di nausea. Alle 10nel venire dalla sua casa alla mia, che è molto vicina, cade a terra.

 Nel tempo medesimo di tutti questi fenomeni, qualunque oggetto le apparisce moltorimpicciolito; così, a cagion d'esempio, un grosso pomidoro le pare poco più di unanoce; e le sembra che non potrebbe capire in un giardino di circa trenta metri quadrati di

superficie.Essa dice che tempo fa in una sol volta prese dieci centigr. di morfina ed ebbe sintomi

 perfettamente uguali.Alle 11 tutto è passato; essa ha senso di benessere. Alle 3 pom. mangia con appetito;alle 5 il buono stato è molto cresciuto, e fa allegrezza.In questo e ne' giorni seguenti, le funzioni del ventriloco e degli intestini si comprimonoa perfezione, nè ebbimo a lamentare la menoma doglia di capo. Ciò verificammo anchenegli altri casi.

OSSERVAZIONE N. 5 - C.G., signorina di Milano, d'abito gracile, ma sana,d'anni 28, colle medesime condizioni del N. 4 prende la stessa dose d'agarico secco;dopo un'ora fa essa pure colazione con pane e caffè e latte. Poco più tardi presentaquesti fenomeni: lievi capogiri, diplopia; voglia di correre; sten-to a parlare; rossore delvolto; perdita della sua abituale vergogna; dice e ripete ch'essa si trova brilla comequando ha bevuto un po' troppo e che la sua ubbriachezza è tutta negli occhi. Così finoalle 11 e 1/4 ant. A quest'ora prende altri due grammi del fungo secco accompagnandolocon acqua; pochi minuti dopo comincia a gridare ed a saltare con gesti veramenteridevoli e del tutto a lei insoliti. Le viene fatto osservare che si tiene troppo scollacciataed essa che, a mente sana si sarebbe affrettata a coprirsi, or per contrario si scopre di

 più; anzi deplora che noi facciamo caso sovra simili inezie. Al chiacchierare frammettesonore risate. Gira in piazza e grida a squarciagola; va in luoghi pericolosi senza

accorgersene; vede una casseruola appesa in cucina e vuole inerpicarvici come i clownssulle corde. Ha la faccia d'un'ubbriaca; pezzata di rosso cogli occhi piccoli emobilissimi. Sgridata risponde a tono e sta quieta per qualche istante; poi mi faosservare ripetutamente ch'essa è ubbriaca; ma d'un'ubbriachezza buona. All'1 e 1/4quasi d'un tratto si acquieta e in pochi minuti s'addormenta; ma già prima delle 2 siridesta con un senso di debolezza; mi dice che ha il nervoso; torna a schiamazzare ed asaltare e si lascia sfuggire dalla bocca le più strampalate bessaggini; con libertà si siedevicino a me; poi di lì a poco s'alza in piedi, adagio adagio mi vien dietro alle spalle, misalta addosso per trascinarmi a terra e poi cade senza alcun riguardo; mi prega dichiamare mio papà perchè gli vuol fare un bacio; alle 2 e 3/4 torna a sonnecchiare; alle3 ripiglia il vocìo e mi ripete le dimostrazioni di simpatia; alle 3 e 1/2 pranza

frugalmente ma con appetito, benchè sonnolenta; però di tanto in tanto manda qualchestrillo più o meno acuto; alle 4 la rossezza è sparita quasi interamente, come ogni altrosintomo; non così però l'allegria e la parlantina che durano ancora alle 7. Tutto insieme

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è contenta della sua giornata; dice di aver goduto molto ed è propensa a ripetere ilgiuoco. Al mattino seguente però è vergognata dei suoi peccati d'ieri.

OSSERVAZIONE N. 6 - R.M., signorina di Rovellasca, d'anni 20, robusta dicostituzione; nel periodo menstruale, collo stomaco ancor digerente una colazioneleggiera; alle 12 e 1/2 antim. mangia tre grammi d'agarico secco finamente triturato e

misto a tre cucchiai di zabaglione debolissimo; alle 11 e 1/4 ha lieve nausea e tendenzaalle lagrime; alle 2 ha senso di calore al viso; non può trovar posa; dice di essere allegra;seria seria passeggia su e giù per il cortile o per il giardino; qualche volta balla. Miripete spesso: sono contenta, però sento qualche cosa ai ginocchi. Alle 2 prova sensosmodato di fame e di sete e mangia molto. Alle 2 e 1/2 è ancora pallida in volto; la suaespressione però è animata e sta seria ancora; d'un tratto ridendo mi fa osservare che le

 balla la faccia. Vuol star sola; corre a nascondersi. Con le mani in tasca e con un certotono imperativo guarda qua e là; dichiara che sta bene come un pesce nell'acqua. E pocodopo esclama: che Tramway! che Tramway! vado a Milano a piedi io! E poco più tardi:io ho nei denti il nervoso! Alle 2 e 3/4 le pulsazioni sono 96 al minuto primo. Continuaa girare; con molta cura ricompone le trecce de' suoi capegli, e diventa veramente nobile

d'atteggiamento. Parla delle sue condizioni finanziarie con particolari in cui non ha incostume d'entrare e s'inoltra senza pudenza nella via delle confessioni.

Alle 3 e 1/4 sonnecchia per un momento, poi si desta; e nota ai ginocchi senso di dolore,di formicolìo e stanchezza; torna a passeggiare; poi si siede e dice di aver la schienacalda e aggiunge seriamente: non sono vicina a una fornace! schiamazza e ride; corre adondolarsi sull'altalena; poi con una scala a piuoli va in un fienile e di là getta nel cortilegrossi fasci di legna. Mi assicura che sente nei muscoli una forza insolita ma che non èmolto allegra. Digrigna i denti in maniera che abbrividisce; vuol delle noci; ne stritola igusci con una smania grandissima; coi denti vorrebbe fare in pezzi un soldo. Di tanto intanto si siede, poi di nuovo s'alza e passeggia ancora con un portamento altero. Non safare somme semplicissime. Manifesta in parecchi modi una delicatezza d'amor proprioombrosissima. Vede uno spillo e vuol mangiarlo perchè lo ritiene un confetto.Guardando un vaso d'orina dice: so cos'è ma mi viene la tentazione di berla! Sbadigliafrequentemente. Vorrebbe stritolare i sassi coi denti; rode le ossa come un cane. Alle 4sonnecchia; poco dopo si ridesta con qualche capogiro. Passa una serata allegra; miringrazia del manicaretto che le ho apprestato e si augura che io voglia ripeterglielo.Alle 9 del mattino seguente le pulsazioni sono 90 per minuto primo; come le amiche

serba ricordanza di tutto ciò che ha fatto e detto. L'allegria dura ancora fino a tutto ilsecondo giorno dopo l'ubbriachezza.

OSSERVAZIONE N. 7 - V.C., signorina di Milano, d'anni 26, nelle stesse condizioni

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dei N. 4 e 5, alle 8 mangia essa pure senza masticazione due grammi del fungo secco;osserva come le sue amiche ch'esso ha un sapore molto gradevole e molto delicato; alle9 nota lievi vertigini ed un po' di caldo al viso, quasi avesse bevuto un bicchier diMarsala; alle 10 e 3/4 mangia due altri grammi di agarico secco e non ha che un sensodi benessere in tutte le sue funzioni fino all'l. Allora prende un altro grammo del fungosecco ma non manifesta alcun sintomo nuovo fino alle 3; alla qual'ora le prende lieve

capogiro ed un eccitainento insolito. Alle 3 e 1/2 pomer. pranza con appetito; intanto però le sembra che le piante passino via dal balcone adagio adagio come un Tramway;non ha nè voglia di schiamazzare nè di ridere; ma presta per un'ora sdraiata sovra una

 poltrona, com'essa dice, quasi magnetizzata; poi mi avverte che ha passato un'orad'estasi; era in una dolce melanconia; non saprebbe dire se, le doleva la testa o no.Quest'ebbrezza è una varietà frequente anche in chi beve vino; c'è in fondo unacompiacenza ch'esclude la tristezza vera; è una giovialità vestita a bruno, come direbbeDe Amicis.

OSSERVAZIONE N. 8 - M.C., contadina, d'anni 60, molto robusta; a mezzodì mescealla minestra molto calda 3 grammi d'agarico e la mangia. Poco prima del tocco le

 prende lieve vertigine; appresso non manifesta alcun fenomeno notevole, però dice disentirsi meglio degli altri giorni.

OSSERVAZIONE N. 9 - I.G., signorina, di Rovellasca, d'anni 16, molto robusta e sana,il polso battendo 80 volte al minuto primo, prende la stessa dose di fungo secco allastessa maniera delle signorine N. 4 e 5. Alle 9 fa parimenti colazione; alle 9 e 1/4 hasenso di caldo alla faccia e vertigini; questi fenomeni rimangono immutati o quasi finoalle 11 e 1/4; alla qual'ora essa prende due altri grammi di agarico secco. Pochi istantidopo guarda i diti delle mani e le paiono gonfi; poco più tardi comincia a saltare eschiamazzare e cantare. Una signorina le viene appena vicino ed essa crede che le urti ela faccia cadere. All'1 e 1/4 la rossezza ed il senso di calore le sono cresciuti; è semprein preda a vertigini; ripetutamente vuol fare una carezza ad un'amica ed invece riesce adarle uno schiaffo; non può fermarsi un istante; chiacchera senza requie di mille cosediverse; ride smodatamente; ha molto appetito e mangia due uova e molto pane alle 2;alle 2 e 1/4 le impallidiscono le fiamme al viso; ma la voglia di gridare, di ballare, dicantare, di chiacchierare e di ridere non diminuiscono punto; non si stanca di ripetere lestesse note cento volte; parla molto spesso francese; alle 2 e mezza le viene incontro unfanciulletto suo amico e vuole, con nostra meraviglia, ch'esso la baci in volto; il polso

 batte forte e 100 volte al minuto primo; la pupilla è lievemente miotica. Mi osserva chele vengono in mente cose di tutti i colori, ma che può dirle o no a suo piacere, e che lecose brutte oggi le son diventate indifferenti. Le domando se sta bene e mi risponde d'un

fiato: sono felice, beata, malinconica, tranquilla, allegra. Parla sempre; ama ripetere adalta voce queste parole: uno, due, tre, la mamma è savia. Alle 4 quasi d'un tratto la sualingua resta ferma; ogni fenomeno cessa e torna in istato normale con umore allegro.Durante l'ebbrezza dell'I.G., come in tutte le altre signorine la percezione dei colori restaaffatto fisiologica.Il giorno seguente vorrebbe ripetere la dilettevole esperienza.

CONCLUSIONE

lº. Il nostro agarico moscario produce un'ebbrezza eguale a quella del mouchumur nei paesi nordici; si può presumere che anche le dosi non debbano essere diverse; si dice

infatti che colà un fungo di ordinaria dimensione (o due piccoli) bastino per un'ubbriachezza piacevole; a condizione però che vengano trangugiati senza far lorosubire la masticazione.

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Or bene, secondo i miei calcoli, un fungo di ordinaria dimensione pesa 150 grammi, ed igrammo di funghi secchi equivale a circa 22 grammi di funghi freschi: si può dunqueammettere che le dosi da me amministrate in tutte le esperienze variavano da 10 a 130grammi di fungo fresco in un giorno; nel caso del contadino (che ne mangiòindipendentemente da me) erano 200 grammi.2º. Noi facciamo voti acciochè gli igienisti insegnino al popolo il grande valore di

questo alimento nervoso;3º. Converrà che i medici sperimentino l'azione del fungo in discorso per parecchieforme morbose e soprattutto nelle psicopatie d'indole depressiva;4º. Quando i fenomeni d'avvelenamento per agarico muscario si limitano a quelli per noidescritti, il medico razionale di solito preferirà attenersi a una cura negativa: in ognicaso dovrà procedere molto cautamente nella amministrazione tanto degli alcoolici chedegli oppiati.

Rovellasca (Prov. di Como) 30 ottobre 1880.

APPENDICE

OSSERVAZIONE N. 10 - C.G., di Rovellasca, d'anni 38, muratore; di costituzionerobusta; da sei mesi per gravi disgrazie famigliari s'è dato in preda a profondamalinconia ed ha non di rado inclinazione al suicidio.Il 2 novembre, all'1 pom. ingoiò un boccone d'un grammo d'agarico moscario secco; etre ore più tardi, un altro, ed un terzo eguale alle 9 antim. del giorno seguente; già dueore dopo la prima presa comincia a provare un benessere insolito; diventa di buonumore; torna con affetto alle antiche cure famigliari e mi assicura che le cattive idee glisono passate. Alla sera del 3 novembre il miglioramento è aumentato; il paziente stessomi dichiara di essere diventato un altro uomo, o meglio l'uomo di una volta. Il polso

 batte fortificato.Alle 10 ant. del 4 prende un mezzo grammo dei fungo; un altro grammo all'istess'ora del6 ed un altro infine sempre all'istess'ora dell'8. Il buon stato continua senza interruzionee tale è ancora oggi (12 novembre).

OSSERVAZIONE N. 11 - G.M. d'anni 22 di Rovellasca straordinariamente robusto,audace domatore di cavalli, indifferente ad ogni disagio, il 3 novembre nello spazio di 8ore (in 5 prese) ingolla sette grammi del fungo secco e con mia meraviglia, non nerisente affetto alcuno. Il 5 in una volta sola ne prende cinque grammi; 3 ore più tardi(poco dopo il pranzo) senza preavvisi vomita, ma non manifesta alcun altro fenomeno.Anche il vomito manca il giorno 7, in cui l'uomo ripete la prova pur con cinque grammi

in una volta. Il 9 ritenta con sette grammi, ancora in una volta, e non ha che il vomito.OSSERVAZIONE N. 12 - G.G. di Rovellasca, d'anni 22, giovinastro, ferreo dicostituzione, che si vanta di non aver mai pianto; il 5 novembre nello spazio di 4 ore,mangia sette grammi del fungo secco; anche in questo caso non compaiono sintomi disorta, all'infuori d'un abbondante lacrimazione.

OSSERVAZIONE N. 13 - Un cane delle nostre razze, di media grossezza, mangia diecigrammi del fungo; dopo 5 ore comincia a far movimenti straordinari, abbaia senzarequie, e gli viene anche un po' di schiuma alla bocca. Un contadino impaurito l'uccise.

 N.B. - I funghi che servirono alle mie esperienze, vennero raccolti nella Grovana,

durante la seconda metà d'ottobre e la prima di novembre.Presso la Farmacia Silva di Rovellasca (Linea Milano-Como) si può comperare AgaricoMoscato secco d'ugual provenienza.

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PSICONAUTI AMANITINICI

Silvio Pagani

L'Amanita muscaria non è un fungo così velenoso e mortale come si è voluto far credere per secoli e come ancora lo si vorrebbe spacciare. È sufficiente conoscere la storiamillenaria del rapporto dell'uomo con questo fungo per intuire che quel famigeratoteschio con cui si è soliti ancora oggi marchiare l'agarico muscario nei manuali per iraccoglitori di funghi è frutto di una secolare campagna di criminalizzazione neiconfronti di un induttore di stati visionari, di una "droga", il cui uso era radicato fra la

 popolazione, che se ne tramandava la conoscenza da tempo immemorabile.

 Non v'è maniera più semplice, per sradicare l'uso di un fungo psicoattivo, di quella di

confonderlo fra i funghi mortali: nelle intossicazioni fatali che via via si verificano, per causa dell'A. pballoides o di altri funghi realmente velenosi, è sufficiente per alcunidecenni far registrare il nome dell'agarico muscario accanto alle specie responsabilidelle intossicazioni, e il gioco è fatto.

Ciò potrebbe apparire fantasioso, se non fosse che ci è ben noto che al giorno d'oggistrutture finalizzate alla repressione dell'uso delle "droghe" hanno progettato a tavolinoe realizzato ben di peggio. Valutando poi che vi sono tutti i buoni motivi per ritenere chedietro all'opera di criminalizzazione dell'agarico muscario vi sia stato lo zampone dellaChiesa, l'ipotesi di un'intenzionale operazione culturale di "mortalizzazione" di questofungo - durante il '700 o l'800 o molto prima - è plausibile. un fatto storicamente

accertato che, nei momenti della messa al bando delle diverse "droghe" (tè, caffè, cacao,tabacco, cannabis) i governi e i suoi luminari lacchè non hanno badato a spese neltacciare di "mortale" la droga frutto delle loro lucrose poltrone.

 

Fa sorridere il pensiero che vi siano stati primi ministri o ministri della sanità a gridare

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al pericolo per il dilagarsi nella società del cacao o del caffè, "droghe così mortali daammalarsi al solo pronunciarne il nome", eppure ciò si è verificato davvero.

Tuttavia, il raccoglitore di buone esperienze, lo psiconauta, tiene conto del fatto chel'agarico muscario non è così innocuo come il caffè, il cacao o la cannabis e del fattoche il frutto più amaro della criminalizzazione dell'uso di una "droga" consiste nel

 processo di deculturalizzazione su cui questa criminalizzazione si basa. È sempre statoquesto il motto e il fine dei proibizionismi di tutti i tempi: deculturalizzare icomportamenti che sono da reprimere. Decenni, se non secoli di deculturalizzazione diuna "droga" fanno perdere la conoscenza, oltre che eventualmente della "droga", deimodi più adatti per usarla e per non farsi del male. Il proibizionismo spazzaletteralmente via tecniche di preparazione e di approccio la cui conoscenza è stataaccumulata e tramandata per secoli e spesso - come nel caso dell'agarico muscario - per millenni: conoscenze acquisite nell'Età della Pietra!

 Nella rivalutazione dell'agarico muscario e della sua congenere agarico panterino come"allucinogeni" o "enteogeni" probabilmente di prima qualità, v'è francamente il serio

 pericolo che, fra quanti si avvicinano a questa esperienza, vi sia chi vi si "tuffi" senza badare a precauzioni di alcun genere, né tanto meno a dosi o a subdosi.

Eppure, queste amanite sono meno innocue dei funghetti (Psilocybe spp.). Non si trattadi tirare qui in causa i rarissimi casi fatali per ingestione di A. muscaria verificatisi inSiberia a seguito di assunzione di enormi quantità di questo fungo, probabilmente più

 potente e, forse, più "muscarinico" in quelle regioni, che non in Europa. Un problema più concreto è costituito dal fatto che questo fungo, specie se assunto in manierainadeguata, può provocare spiacevoli effetti fisici quali nausea, crampi allo stomaco,vomito, tremore agli arti, ovvero una vera e propria intossicazione, generalmente e forsesempre di lieve entità. E più la paura che si prende che il concreto pericolo che si corre.Ma il raccoglitore di buone esperienze non è in cerca di questo. Una volta "calibrato" ilmetodo di preparazione e di assunzione di questo fungo, attraverso il buon senso esemplici metodiche di autosperimentazione, egli sarà in grado di utilizzarlo

 positivamente con il medesimo grado di sicurezza con cui è solito avvicinarsi ad altre piante e sostanze psicoattive.

Lo psiconauta tiene adeguatamente e costantemente conto: dell'importanza della correttaidentificazione del fungo, specie se si tratta di agarico panterino o se sta osservandoforme iniziali di sviluppo del carpoforo, ancora allo stadio di ovulo; della significativariduzione di rischi facendo essiccare bene i cappelli dei funghi, prima di esperenziarli,

anziché ascoltarli allo stato fresco; del fatto che l'agarico panterino è sino a tre volte piùefficace dell'agarico muscario, ma è anche triplicato il rischio di effetti collateralispiacevoli e dei rarissimi casi fatali.

Di fronte alla grande variabilità nel contenuto di principi attivi e, forse, di muscarina,dell'agarico muscario e dell'agarico panterinico, e quindi alla imprevedibilità dei loroeffetti, è buona cosa osservare campioni di funghi del medesimo luogo e del medesimomomento, cioè di funghi provenienti dalla medesima fruttificazione. Ciò rende possibilecalibrare i dosaggi su materiale dal contenuto più omogeneo in principi attivi.

Prima di cimentarsi nelle dosi medie o in quelle "superiori", v'è chi calibra sempre una

nuova raccolta saggiando una o più sub-dosi e una o più dosi basse di agarico muscarioe, a maggior ragione, di agarico panterino, prestando attenzione nel far passare alcunigiorni da un'esperienza a quella successiva. Assumere di colpo tre cappelli di questi

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funghi, senza previa "calibrazione", è rischioso: è impossibile morire, ma subire effettifisici spiacevoli è un fatto già più probabile.

La popolazione attuale non è più "abituato" all'esperienza con questo fungo e, dato chele convinzioni influiscono sugli effetti, è possibile che chi, pur in maniera recondita, loritiene velenoso, ne ricavi per questo un'intossicazione. Si tratta, forse, di ravvicinare

gradualmente, per "riabituarli", i corpi e le menti degli uomini d'oggigiorno a questoantico vegetale psicoattivo, di trasformare gli effetti fisici ritenuti spiacevoli, che possono dominare l'esperienza, in effetti secondari controllabili, di lieve entità ecomunque non più protagonisti principali dell'esperienza. Nell'Amazzonia, l'ayahuasca

 può causare il vomito fra i suoi consumatori, ma ciò è vissuto come parte dell'esperienza ed essendo culturalmente accettato non è vissuto come un problema. Diversifra gli europei che si sono avvicinati all'ayahuasca hanno inizialmente vissuto il sintomodel vomito come un problema e un pericolo, con notevole interferenza di ciò sullaqualità dell' esperienza; tuttavia, col progredire del rapporto con l'ayahuasca, hannogradualmente appreso ad accettarlo, sino al punto magari di riuscire ad evitarlo,comprendendo l'adatta dieta e il miglior approccio psico-fisico all'esperienza.

Ricerca di informazione, precauzione dinamica e ostinazione sono strumentiindispensabili per ripercorrere autostrade neurochimiche annebbiate dall'obliocollettivo; percorsi mentali battuti e ribattuti dall'uomo sin dall'età della pietra.

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ILLUSTRAZIONI

Pagina indice: Disegno di un indiano Ojibway (Nord America) che rappresenta la pratica sciamanica di ingestione di Amanita muscaria per raggiungere uno stato dicoscienza modificato.

Pagina 19: Disegno di un Chukchee della Siberia in cui sono rappresentati degli"uomini-spiriti dell'Amanita muscaria" nell'aldilà.

Pagine 48-49: In un autogrill dell'autostradaTorino-Savona (1993).

Pagina 55: J.J.Grandville: Promenade dans le ciel (il suo ultimo disegno).

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