amato c., studio critico sulla a si s.clemente i papa e martire

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5/13/2018 Amato C., Studio Critico Sulla a Si S.clemente I Papa e Martire - slidepdf.com

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scepoli della prima ora, erano per 1 0 pill recIute uscite dal gentilesimo, an-

ziche convert ite dal Giudaismo (3); il nome stesso di Clemente che e pretta-

mente latino-romano, sono indizi p resuntivi che iI cooperatore di Paolo a Fi-

lippi non sia st ato d'origine giudaica. Ma olt re questi deboli indiz i presuntivi,

ci sono dati positivi di rnolto peso ed importanza.

E per vero: se si rifletta che Filippi (4), non era una citta della Pale-

forta te e v iv if icate. Che anima immensa I Ego sum minimus Apostolorum ... sed obundanttus

illis omnibus Iaboravi (I ai Corin. XV, 9-10) j Ministri Christi sunt (ut minus sapiens dicov,p lus ego (II ai Corin. XI, 23); nihil minus fui ab lis , qui supra modum sunt Apostoll, tametst

nihil sum (II ai Corin. XII, 11).

3) - Vedi l 'el enco dei cooperator! di S. Paol o i n Bruder s (La eostituzione della Chiesa,

pp. 174 e ss.). Da esso apprendiamo che i piil caricompagni e i piil assidui cooperator;

dell'Apost ol o f ur ono i conver ti ti dal Genti lesimo. Tal i f ur ono: Luca (0 Lucano e Luci ano)

med ic o g rec o diAntiochia di cui S. Girolamo (in Genes. XL VI, 26) scr isae : plerique tra-

duni Lucam Evangelistam ut proselitum ecc . • , Timoteo di Listri (?) di padre pagano (At-

ti, XVI, 1), Tito di Licaonia (ai Gal. II, 1), Gaio e Demade Macedoni (Attl, XIX, 29), ste-

f ana, For tunat o ed Acaico, uomini st imati di Cori nt o IAtti XVII 34) Epeneto Erasto T'i-

chi co, Tr ofimo, Onesif or o di Ef eso (Atti, XX, 4; XXI, 2829), E~afr~ 0 Epafr~dito dl Co-

lossi, poi Vescovo (?)di Filippi (Eplst , a l Colos s, IV, 12). Lo s te ss o Apos to lo , scrivendo-

da Roma nella sua I" prigionia, agli Efesii, Colossest, e a Filernone, enurnera tra i com-

pagni che erano seco aRoma, Tichico, Onesimo, Epafra, Aristarco, Luca, Timoteo, Dec

made, Marco e Gesua Giusto; edi questi, nella lettera ai Colossesi, IV, 7-11, afferma

espressamente che, soli Marcoe Gesua Giusto (e forse anche Aristarco) erano cooperatori

excircumctstone. « Sa lutat vos Ar istarcus . .. e t Marcus . .• e t l esua qui d ic itur Ius tus , qui sun t

ex circumcisione, hi so li sun t adtutores mei ecc.

Vero e bene che tra i cooperator! di S. Paolo troviamo anche a lt ri d i o rigine gludaica,

quall Barnaba, Sil a 0 Silvano, 'Sostpatro; Lucio e Giasone; rna e da notarsi che Barnaba

e SiIa (come anche Marco) furono i discepoli della prima ora, gia ben provati dagli Apo-

s to ll in Gerusalemme; Soslpatro poi, Lucio e Giasone erano c ong iu nt i d i sa ngu e all'Apo-

stolo (Ep, ai Romani XVI, 21); sono pert anto eccezi oni che conferm ano iI fatto generate, '

DL S. Luca ilPapini ha scritto: c due librt del nuovo testamento furono composti, come a

tutti oggi par certo, da un Romano, S. Luca •. (Gli Opera i della v ignap. 20) .

4) - Fil ippi, anti chissima citta della, Macedonia, a 12 Km. dal mare, fu dapprima de-

nominata Crenide (cltta delle fonti), dalle piccole sorgenti d'acqua alia base della collina

sulla quale e fabbricata. Era ricca di miniere d'oro, dalle quaJi ebbe grande prosperita

(Du Gange: Glossarium, V. Philipp.) F il ippo, p ad re d i A le ss andro iI Grande, nel 358 a. C.

la conqulsto, e dopo averla ingrandlta e fortlficata la chiarno col suo nome. Dopo Ie celebri·

v it to rie romane d i Cinocefale(a. 197 a. Cv), di Magnesia (a. 190 a.C.), di Pldna (a. 168 a . C.l ,.

Filippi segul Ia sorte della sua regione, che nel 147 a. C. sotto Andrisco figlio di Perseo

divenne provincia romana . la Macedonia ~ l egata al vasto sistema stradale di Roma, per

mezzo della via Egnazia, e si sa che Caio Ottavio, padre di Cesare Augusto, vi fu pretore

verso l 'anno 50 a. C. L'anno 42 a. C.nella sua vasta pianura, si svolse la famosa battagJia

dl Ottaviano ed Antonio, con la disfatta di Bruto e Cassio. Dopo la battaglia di Azio (31 a. C.).

Cesare Ottaviano vi fondo una colonia di famiglie romane e di soldati veterani, sia perche

-:5-

stina, ne una coloniagiuda ica , ne unemporio commerciale, ove sarebbestato

facile imbattersiin uomini di razza ebraica, rna era una Colonia romana(in

provincia rornana), abitata da cittadini romani, con magistrati romani e leggi

romane (5): se si ri1letta (come nar-ranogli Atti degli Apostoli). che Filippi

difettava pertino di Sinagoga (6) e vi si riscontrava semplicemente una par-

tla rlpopolassero dopo Ie lunghe guerre devastatrici, sia perche servissero di presidio a te-

nere in soggezione iIpaeseconquistato. (Dio. CassoLl, 4·6: - Att . XVI, 12). Passe in seguito

aile dipendenze degli imperatori Bizantini, e poscia a quella dei Tu~Chi. ?ra ~ sede arcl-

vesco vi le tit ol ar e ; r na dell'antica citta non e rimasto che un miserabile vit laggla, che pre-

senta pero avanzi di antichi monumenti greci, romani e bizantini, con motte iscrizioni ro-

mane e medagJie del l' impero .

5) _ c S. Luca (Atti XVI, 12 e ss.) che chiama la citta di Filippi colonia rornana, dil

alta medesirna costumi e fisonomia tutt'affatto romani: gJi abitanti si dicono Romani, i lora

magistrati chiamansi pretori aupc i v 'Y j A OL ' (mentre IfI Tassalon'ca sono 1tOA L ' t c i P XOL , co~e e co.n~

fermato da iscrizioni scoperte di fresco: (cfr. Boeckh: C. I.L. II, p. 2361-2362), Isateltlti

<lei pretori son detti c ttttori», aI .UX OL. e iI carceriere assicura sui suo capo la custodia dei

prlgtonlerl. Tutti gli abitanti dimostrano un grande orgoglio c!el titolo di cittadino romano

e un grande disprezzo per i forestieri, particolarrnente per i Giudei, che considerano come

perturbatorie faziosi, ai quaJi si oppongono Ie leggi deU'impero, che vietano ogni nuova

rellgtone : e tale disprezzo si sara acuito poco dopo iI decreto di Claudio che bandiva i

Giudei dalla capita Ie dell'impero. Le colonie romane, e quindi anche Filippi - Colonia Au-

gusta Iulia PhiIippensis - (come e inciso nella medagJia dell'imperatore Claudio), av~va~o

a proprio governatore un comandante militare, distlnto dal governatore della prOVlnC,la,

seguivano Ie leggi di Roma (iure italico donatae erant), ne godevano. i pri vi legi , ne parla-

vane la lingua, ed erano considerati come appartenenti ancora alia med.esima >. (Vi~Ou-

roux e Bacu e z : Manuale Btblic, IV, pp, 105-106). Intorno aile colonie romane Dfo n .

Al i a rn, (1. II initio) scrive: c V oluit Romulus capt as Urbes fieri colonias, nonnullas vero

etiam in jus civitatis admittit •. Cicerone: cpropugnaculaerant imperii •. Aulo Gellio:

(XVI, 1 3: : «populi romani quasi effigies parvae, simulacraque s-,

6) _ Tutte Ie volteche l'Apostolo si recava in qualche citta , I' Autore degli Attie

so ll ec it o r if er ir e I 'i ni zi azion e d el la pred ica zion e di lui nel la Sinagoga Iudaeorum, se esi-

steva (v. nota I).A Damasco: «et continuo in 8inagogis praedicabai Iesum » (IX, 20). A Salam ina :

«praedicabani verbum Dei in 8inagogis Iudaeorum » (Xlii, 5). In Antioch ia d i P is id ia :' c ve-

nerunt Antiochiam Pisidiae; ei ingressi Sinagogam die Sabbatorum sederunt. (Xl II 1 4, 4 3) .

In leonio: «factum est Iconii ut simullntroirent 8inagogam Iudaeorum (XIY, 1). A Tes-

salonica: «veneruttt Thessalonicam ubi erot 8inagoga Iudaeorum: secundum consuetm-

,dinem Paulus introivit ad eos; et per Sabbata tria disserebat » (XVII, 1·2).Si.noti qui q ue!

c secundum consuetudinem •. A Berea: c qui cum venisseni, InSinagogam Iudaeorum introie-

runt. (XVII, 10)., In Atene : «disputubat igitur in Siuagoga cum Iudaeis » (XVII, 17); a Co-

rinto :« et disputabat in 8inagoga per omne Sabbatum (XVII I, 4). I n Acai a: c qui cUlT!ve-

nisset, vehementer Iudaeos revincebat publice » (XV,III , 28). In Efeso: c ipse vero ingressus

Sinagogam, disputabat cum Iudaeis» (XVIII, 19). In Efeso, bis c introgressusautem 81ila-

gogam, cum ftducia loquebatur:per tres menses. (XiX, 8) ecc.

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-·6-

venza di Proseuca (7); «ubi videbatur o ra ti o e ss e» ( ou e v oI -L L~ t" tO 1tPOi UXYp

ELva t ) , fuori laporta, lungo il f iume,Joras portam, i ux ta f lume n : se si ri flet ta

che ali a prima adunanza , gta preparata antecedentemente t die bu s a li qu ot c on -

jerentes) da S. Paolo e Compagni, da tenerst in giorno di Sabato, (testa Ie-

gale per iGiudei), nessun uorno giudeo comparverie lla Proseuca, rna vi con-

vennero soltanto alcune donne, e t sed etite s lo qu eba mu r c um m ulie ribu s qu ae

convenerant; tuttocio conduce alia legittima illazione dell'assenza di nucleigiudatci nella citta di Filippi, e della poca probabilita che il Clemente men-

zionato da S. Paolo sia stato un cittadino Filippese di razza giudaica.

Inolt .re: quando, analizzandoigti Att i, scorgiamo, che norma inderogabile

della scnttore era iI registrare, a ogni predicazione di S. Paolo, Ie eventual.

. Ma quando invece 10scrlttore degli Atti riferisce I 'ar rivo di Paolo a Filippi. dice sem-phcemente.: : venimus Phitippos . .. die autem Sabbatorum egressi sumus foras portam, iuxta

f lu m en , u b i v id eb a tu r esse Oratio (1tpo'StlX~), et sedentes loquebamur cum mulieribus quae con-vene ran t _ .

La dlverstta del racconto di cio che, secundum consuetudinem si face v a nelle altre

citta ~n S in a go g a l ud a eo r um , e di cio che avvenne a Filippi, loras' portam, iuxta fiumen;

ub~vI~ebatur" esse. 1 tp o' St lx 'i J, . sal ta agli oCChi.di clascuno, ed e argomento eviden te che a

FIlIpp I nonc er a Sinagoga, E la fo rza dell'argomento cr esceancora, quando si con sider ;che S. ~uca. dopo aver descrltto iIfaUo della 1tpo'Stlx'iJ a F ilippi, nar rando insegui to la par -

tenza dl S. Pao lo da questa citta e la sua andata a Tessalonica, dichiara espressamente

c venerunt Thessalonlcam, ubi erat Sinagoga ludaeorum •. Ben disse l'Ha r n a c k che -Ia Si-

nagogadi tu tt a l a provinc ia Macedonica e ra a Tessalonica s (Miss/one e Propagazione del

Cristlanesimo nei primi tre secoli. Versione Marucchi, 1906, p. 499). Quindi quando si d ice

c?e c g l.i ~brei, dopo la Dlaspor a, si erano spar si su tutta la ter ra (Atti, II , 9· 11) , coslcche

~I t empi dl. O . C . e ra ben dif fi ci Ie incontrare una c lt ta impor tante, spec ia lmente ove f ioriva

I I com~erc lo , dove essi non s i t rovasse ro» (Marx . Man. St . Beet. I, p, 19); si d ice ben si

una ver ita, la quale pero non deve ne pu 'o estender si numericamen te ad ogni singo la citta ;

Come non deve ne puo app licarsi a Filippi, per Ie ragioni che stiamo desumendo dall'Ana-Iisi degli Atti. .

', 7! - 11 vocabolo Proseuca (greco 1tPOClEtlx'iJ era usato dailatini 0 a s igni fi ca re l a pre -ghiera In,genere (oratio): .atria tunc divum resonabant carmine votum _ respuet enmusam

qu~eque proseucha tuam (OU Gan ge: Gloss. v. proseuca): 0 a significare iI luogo di pre-.

g~le. ra , un ora torio: <Publ . Corfinio S ignino Pomario De Aggere a Proseuca • tSupplem. An-

tiquit p. 66) «ede ub i consistas in qua te quaero pro seucha • (01 0ven . Sat. 111,v. 296), e in

questo senso Pusarono anche Eusebio (H. E. I I., p, 43) ed Ep i fan io (Haeres. 80»: 0 a si-

gnificare l in ospizio ~i poveri: c dic ta proseucha domus in quomendicat egenus s (Du Can-

~e: I. c'. - M. Caranza in V ito S . /ldeph.) Gli Ebrei con questo vocabo lo usavano sign i-. f icare del luogh i all'aperto , a guisa d i teatr o, nei qua Ii s i l eggevano pubbli camente i I ibri

del la l eg~e , ammet tendovi anche i profani . (Cfr. Henrie, Vales in Euseb. I. II, cap, 6) Fi~

lone e Giuseppe Eb reo I'hanno tal volta adoper ato nel significato di Sinagoga; rna nel caso

nos tro codesto s .ignif icato e inammis sibi le , s ia per Ie ragioni espos te nei la nota precedent s

come pure per I 'ubicazione • iuxta f lurnen v, e per 10 stesso verba c videbatur s usa to da.

S. Luca quasi a dire: sembrava una pro seuca, era una parvenza di pro seuca.

-'1-

conversionl che.s i ver if icavano tra i Giudei (8) , e che per Fil ippi ha regis trato sol . ;

tanto Ia conversione del la proseli ta (9 1 Lidia Tiatirese, negoziante di porpore,

con tutta la sua famiglia, la conversione del carceriere romano, e dei suoi

domestici pagani, e che ness una rnenzione fa di verun Giudeo convertito, nes-

suna menzione della conversione di quel distinto uomo che avea nome Cle;..

mente e che divenne poi uno dei piu iIlustri cooperatori di S. Paolo a Filippi,

tanto 'da meritarne, dopa dieci anni, una specialissima lode nella Lettera aiFilippesi; si pub ben dedurre da cio, che iI Clemente menzionato da Paolo

non era un cittadino Filippese di origine giudaica (10). .'

Finalmente: sappiamo dagJi Atti, che, in ogni localita evangelizzata da

S. Paolo,se vi esistevano deiGiudei, avvenivano immancabilmente delle vio-

lente reazioni giudaiche contra 'I'Apostolo, immancabilmente registrate dall' Au-

tore degJi Atti (11). Ma in Filippi (caso nuovo 1) non e registrata reazione giu-

8) _; Si riscontrino i seguenti passi : c Iudaeus, cui nomen erat Bar-Iesu • (Atti . XIII, 7) :

• s ecut i sunt eum mul ti ' l udaeorum et colentium • (XIII , 431: • ita ut crederet Iudaeorum et ...

Graecorum copiosa multi tudo.» (XIV, 1): c etquidarn ex eis (ludaeis) crediderunt (~VH, 4).:

c e t mul ti quidem credide runt exe is _ (XVII , 12): • inveniens quemdam ludaeum nomm.e,AquI-

lam (XVIII, 2): c suadebatque Iudae is e t Graecis »(XVIII , 4): c Crispus autem a~chlslnag~.gus cred idit in Domino, cum omn i demo sua.» (XVIII, 8): c disputabat cum ludaeis, rogantt-

bus autern eis » (XVIII, 19·20) : c ludaeus autem quidam, Apollo nomine. (XVlII,24): c Iudaeos

revinceba t publ i ce , ost endens per scr ip turas esse Chr istum lesum • (XVII I,. 28): c ut omnes

audirent verbum Domini Iudae i a tque Genti le s. (XIX, 10) ecc,

9) - La Lidia Tia ti re se cpurpuraria • e~chiamata dall' Autore degli Atti, c Colens Deum~ ",

E ' questa la frase tecn ica che S. Luca adopera per sign ificare iI proselito 0 la proselita

(Cfr. Att i. II, 11; X, 2; XI II, 43 j XVI, 14 j XVII, 4; XVII, 17; XVIII, 7 ecc.) , : ioe i pagani .gu~-daguati al monoteismo giudaico. L'industria del le s toffe di porpora era propria del la provincia

Lidia (Cfr, P I in ro , H. N. VII,57; Omero: Illade IV, 1411, e un sepolcreto, eretto dal la cor-

poraz ione dei t in tori porpura ri i, t rova to recentemente nel le rovine di Tia ti ra (Cfr, De Val -

r oge r : Introd. I, 367), attesta chedetta industria era fiorente in modo speciale in delta

citta.

10) - S. Luca non solo tace della conversione di Clemen te (e clo e spiegab iJe nella

t es i nos tra) , rna non 10nomina a ffat to . Qua le s ia l a ragione di sl profondo s il enzio, mentreI'ApostoloPaolo da parte sua ne fa una menzione specialissima, noi non sappia.mo . . S ara

for se perche non er a tra i fini dell'agiog rafo specificare tu tti i singo li eooperator i dl San

Paolo? 0 forse perche questa cooperatore non fu uno degli ass idui compagni del l' Apostolo?

o forse anche perche la di lui cooperazione fu quella di un uomo estraneo alia citta di Fi-

l ippi , ed ebbe carat te re puramente occasionale e t ransennte , I imit at a solo a F il ippi, e, forse

anche a Corinto?

11) - Regls trare. Je . reazioni e Ie sediz ioni dei Glude i-eont ro S. Paolo fu I IHne apolo-

get tco che si propose S; . Luca, per dimostrare I'innocenza di Pao lo e la colpa dei Giudei

'(Cfr.Cornely: lntroduct, III, p . 328), percio g li Atti non mancanomai di riferirle. A . Da-

 

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daica di sorta. Ci fu bensl una reazionee una grave sommossa popolare, rna

fu un tumulto tutt'affatto romano-pagano, e, a farlo apposta, rivolto unica-

mente contro iI nome Giudeo: «Iudaei cum sint, Romani cum simus ,.. SOltO

venut i qui dei Giudei, diceva it popolo; che con Ie lora dottrine mettono sos-

sopra tutta la citta. Noi che siamo Romani, non vog/iamo saper nienie dei

Giudei. Fuori i Giudei 1 morte ai Giudei! (12) E allora solamente I'Apostolo

masco: «constllum fecerunt in unum ludaei ut eum interficerent» (IX, 23·25; II- ai Corin. 11,32):a Gerusalemme: _ i ll i (Iudaei ) autem quaerebant eum lnterficere> (At ti , IX, 29): in Cipro:

.' invenerun t quemdam . .. Iudaeum, cui nomen erat Bar-I esu , qu i ... resi stebat autem Il ll s »

(XIII, 6-8); a Pato : « Iudaei replet i sunt zelo , e t cont radicebant h is quae dicebantur a Pau lo,

blasphemantes . •. e t excitaveruntpersecut ionem in Pau lu rn et Barnabam, et e icerunt eos definibus suis s (XIII, 45·50) j in Iconlo : - Iudaei suscitaverunt et ad iracundiam concitaveruntanimas gent ium adversus fra t res • (XIV, 2, 4 , 5 ); a List ri : - aupervenerun t Iudael .. . e tper-

suasis turbis lapidantesque Paulum, t raxerunt ext ra civi ta tem, exist imantes eum mortuumesse . (XIV, 18); a Tessalon ica : «zelan tes autem ludaei . .. turba facta, concitaverunt c ivi ta-tern. (XVII ,5); a Berea: «Iudael venerunt et illuc, commoventes et turbantes.muttitudinem >

{XVII,'l3).j a Corinto e.« contradicentibus autem eis, et blasphemantibus, (Paulus) excutiens

vestimenta sua, dixit ad eos: sanguis veste r super caput vestrum... ex hoc ad gentes va-

dam. (XVI II, 0) ; ivi : c insurrexerunt uno animo Iudaei in Paulum » (XVIII, 12) ; in Efeso:cum autem quidam (de Sinagoga) indurarentur,et non crederent, maiedicentes viam Domini

coram mult itudine , (Paulus ) discedens ab eis , segregavi t disc ipu los • (XIX, 9); in .Grecia :

• factae sunt Ill! insidiae a Iudaeis navigaturo inSiriam» (XX: 3); a Gerusalemme la se-conda volta i « quaerent lbus autem eum occidere .. . sequebatur mul ti tudo populi c lamans :toi le eum » (XXI, 31, 36) j ivi: c levaverunt vocem suam dicentes: toile de terra huiusmodi,

non enim fas est eum vivere (XXH, 22), ; ivi : cquidam ex ludaeis . .. devoverun t se dicentes,

neque manducaturos neque bibituros, donee occiderent Paulum • (XXIII, 12) ; a Cesarea: -(nosludaei) invenimus hunc 'hominem pestlferum » (XXIV, 5) j ivi : «pos tulantes . .. eum. .. per-

duci in lerusalem, insidias tendentes ut interficerent eum in via. (XXV, 3); aRoma: cqui-dam (Iudaeorum) credebant his quae dicebantur (aPaulo) , quidam non credebant . .. discede-

bant .. ; d icente Paulo: incrassatum est cor popul i huius , ne corde in te ll igant e t convertan-

tur» (XXVIII, 24).

Insomma dagli Attl apparisce che non ci fu cltta evangelizzata da S. Paolo, in cui,se c'erano dei Giudei, non sia avvenuta da parte dei Giudei qualche sedizione 0 tumulto,

e tutto I'interesse di S. Luca era di registrarlo fedelmente. Ma a Filippi, nulla di tutto que-sto : ness una reazione, nessuna opposiztone giudaica: segno manifesto che a Filippi nonesis tevano Giudei . E allora come puo usci r fuori I' ipotes i che il Clemente nominato da San

Paolo era un cit tadino Fi lippese di razza gtudaica ?

12) - Narrano gli Atli (XVI, 19 ess.) che, nel soggiorno a Filippi, t'Apostolo Paolo

un di risano un'Irnportuna pitonessa che con la sua arte d'indovina era fonte di lucro per i

suoi pagani padroni. Ora questi, vedendo disseccata la fonte del loro guadagni, ne mena-

rono uno scalpore ind lc ibi le , e approfi ttandos i del buon giuoco che loro presentava la op-pertuna giudaicl ta d l S. 'Paolo mlsero su tutto i l paesecon tro l 'abborri to nome giudeo, etcueurrtt plebs adversus eos. Come si potrebbe conciliare tanta esplosione di animisdegnati ,

s e a Fil ipp i gia in precedenza ci fossero s ta ti permanentemente alt ri Gludel?

-"9 -

Paolo e Sila, che erano Giudei, furono accusati dinanziai Magistrati (13), e

basta iI so lo nome di Giudei , perche dai giudici fossero condannati , senza alcun

processo,prima alia fustigaztone e poial carcere, donde furono mfracolo-

samente liberati, a causa di un terremoto.

Quel tumulto popolare, que I «Iudaei cum sint, Romani cumsimus .; sono

molto sintomatici nelcaso nost ro, ed: esc ludono, a nost ro mbdodi vedere, nella

maniera piiI positiva la razza giudaica di quel Clemente, che allora trovavasia Filippi, e che proprio in quella circostanza avril dimostrato tutto iI suo zelo

per la causa del Vangelo e per la difesadell'Apostolo (14). Guai a lui in

quell'occasione, se fosse stato Giudeo! .

Per tutte queste ragioni si pub tranquillamente concludere che il Cle-

mente dei Filippesi non era di orig ine giudaica, e che per conseguenza, anche

nell 'ipotesi che sia un solo personaggio col Clemente Pontefice, I'argomento

proposto e privo di ogni valore probatorio per i'origine giudaica del Pon-

1efice (15).

13) - Osserviamo che insieme a Paolo e Sila, c'erano anche Luca e Timoteo, ec'era

il Clemente di cui ragioniamo. Eppure solo Paolo e Sila, ludaei cum sint, furono assallti,accusati econdannati. Se gli altri fossero statl della stessa razza, avrebbero subito la me--des i rna sorte .

14) - Tre volte I'apostolo S. Paolo si reco a Filippi. La prima volta nell'anno 51-52,

quando v'inizio il suo min istero, v' Impianto la Chiesa del Iedell , e v i sos tenne lanota sorn-mossa, con la fustigazione ed il carcere (Atti, XVI, p.), La seconda volta nell'anno 57,

-quando to rno a v isi tare e con tortare la sua Cornuni ta gia cos ti tui ta (At ti , XX, 1·2) ; nella-quale occaslone scri sse la seconda le tter a ai Corinzi. La terza vo lta nel l' anno 65, quando

dope la sua prima prigionia a Rorna, e dopo ilsuo viaggio in Ispagna, torno in Oriente avisi tare Ie sue chiese. Ora siccome la let tera ai Filippesi fu scri tt a durante laprima prigion ia

-di Roma, cioe nell'anno 62 (epoca in cui cessa la narrazione degli Atti), cosl la coopera-z ione di Clemente a Fil ipp i dovea esser avvenuta 0 nel 51, 0 nel 57, Per quei che identi-ficano i due Clementi, la data del 57 e forse piu adattabile alia cronologia Eusebiana della

morte di S, Clementet-]- 101); laddoveIa data del 51 e piu conforme alia ratio intrinseca

della cooperazione, la quale ha luogo piu nel movimentato 51, che nel pac ifico 57; tanto

piu che (come nota ilCornelio A. Laplde) la lrase di S. Paolo §V"tq; S i )C<HSALCP aov" l j !l -A~alh

: j J . O L , indica un combattimento pronunciato ed atletico.

15) ' -- 11Godet (Dictionn, de Theol, Calf. v. Clement) r ifer isce I 'opinione che ilCle-mente, nominato da S. Paolo fosse un cit tadino Fil ippese , nato e domici liato a Fil ippi , che-divenne poi Vescovo dl Roma (cioe ilnostroS. Clemente).

L' ipo tesi nuova ed azzardata , o lt re a non aver fondamento veruno cozza con trO tut taAa t radizione antic a , e contro tutto cia che si e detto nel testo. '

 

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-10-

ir ARGOMENTO: La Lettera di S. Clemente ai Corinzi, nelt'assieme e nei par-

ticolari, rivela l 'origine giudaica della serif tore.

Non nascondiamola gravita dell'argomento, cui hanno aderito critici in-

s ign i: Tt llernont , Venema, Schl iernan, Gundert, Ceil ler , Gallicc iol i, Genoud,

Bardenewer, Vol ters, Light foot, Funk, Duchesne, Godet, Nest le , Tixeront , Ma-

naresi, Maurre t, Hemmer, Cecchelli , Wrede ecc.Ma opinano iI contrario altri critici non rneno insigni: U. Grozio (16).

Cotelerio (17), Gallandi (18), Constant (19), Lumper (20), Mohler (21), HiI -

genfeld (22), Hefele (23), Lipstus(24), Volkmann (25), Isarnbert (26), Fessler (27),

Vizzini (28), Reinhold (29) ecc. con la pleiade di tutti quegli scrittori che ri-

. tengono il Clemente Pontefice un Romano Gentile di nascita.

I1 Gebhard e I' Harnack (30) dichiarano espressamente:

e: Tillemontium, Constantium, Venema, Schlieman, Gundertum errasse, au-

« ctorem Epistolae Christianum a ludaeis ortum habentes, nemo est qui non

« videt (efr. Lipsius: I. c. pp. 148 et ss.): rec lius ex eleganti sermonis genere;

« et ex capitibus 37, 55, judices eum nobili loco natum fuisse , patria romanum s,

Cio posto, passiamo ad esaminare obbiettivamente prima l'assieme dellaLettera e poi i suoi particolari.

A) L'assieme della Lettera e costituito: IX ) dal fondo delle idee e delle-

'dottrin e, ~) dall'argomentazione, y) dallo stile.

Orbene Ie ragioni che si adducono, per dedurre da questi tre capi I'ori-

gine giudaica dello scrittore della Lettera ai Corinzi, a noi non sembrano punto

convincenti.

16) - Epist, ad Gallos 154: in P. G. I, 47.

17) - In P. G. I, col. 1358, nota.18) - Bibliot. Vet Pat. I, 1, n. 8.19) -PP. RR. Eptstolae. I (II Constant che a pag. 31 aderiva alia g iudaic ita, a p. 41

'nota, rnuto sentenza. .

20) - In P. G. I, p. 122.21) - Manual. di Patrol. pp. 58·59.22) - Clementis R. Epistolae: Praefat.

23) - PP. App. Opera, I, Praef. in Clem.

24) - De Clementis Epist. priore.25) - PP. Apostolic. Opera; I, p. LXIII, n. 6.

76) -t-nnij.l._TheQi. 189&, pp. 287 ess.,27) - Nouvel. Biogr . Gener . v. Clement.

.28) - Inst it . Pat rolog. v. Clemens .

29) -- Pat r es . Apos t. I, pp. 83 e 55.

30) - Disputat. Halenses, XIV, p. 17.

- ,11 -

IX ) II fondo delle idee e delle dottrine e iI seguente:Nella Chiesa di Corinto, alcuni giovani "Sacerdoti.col favore di parte de&

popolo, hanno deposto dall'officio i l vecchio presbiterio. II Vescovo di Roma,..

S. Clemente, 0 dietro richiesta 0 spontaneamente, interviene nel la questione e

scrive la sua Lettera per ristabilire I'ordine e la pace. . '

Nel proemio 1 0 scrittore fa I 'an tites i fra I 'an tica Chiesa di Corinto e quella

del suo tempo, in cui eranoavvenuti i noti disordini, causa dei quali sono-l'invidia e la superbia (c. I- III).

Nella 1- parte generica, si descrivono i funesti effett i de ll' invidia (V-V!), ..

la quale, voi, 0 Cor lnzi, dovete vincere con lapenitenza (VII-VIII) con I'ob-

bedienza a Dio, non ai ribelli (IX-XII), e con l'umilta (XIII-XV), secondo 10-

spirito di Cristo (XVI-XVII) e dietro I'esempio dei Santi patriarchi antichi e

cosi otterrete la pace (XVIII~XIX). Dio, a nostro beneficio, ha creato la natura;

tutta nell'ordine e nella concordia (XX); non disprezziamo pertanto i benefic!

di Dio, e temiamo non gli uomini rna Dio (XXI), iI quale se e benigno con.

quei che opera no iI bene e 1 0 temono (XXII-XXIII), e pur giusto punitore di quei

che operano iI male, se non in questa vita,certo nel giorno della finale re-

surrezione (XXIV-XXVI); perche Egli e fedele nelle sue promesse (XXVII), e'

sa ogni cosa, perfino i secreti del cuore (XXVIII). Accostatevi dunque a Lui

nella santita del cuore (XXIX), e allontanatevi dai superbi e dagli arrogantj(XXX), per essere da Lui benedet ti, come furono benedetti inostri padri Abramo,

Isacco e Giacobbe (XXXI). E' vero che e la fede in Cristo quella che ci giu-

stifica (XXXII), rna Ia fede deve essere accompagnata dalle opere e dalla ca-

r~ta (XXXIII), aile quali Dio ha promesso la rimunerazione (XXXIV), e una

rimunerazione ineffabile, per i meriti di G. C. nostro Pontefice, Avvocato e

Salvatore (XXXV-XXXVI).

Nella 2' parte specifica viene pill da vicino al fatto sedizioso di Corinto,

e. d~ce: noi cristi~ni siamo come un esercito in cui ci sono sudditi e supe-

n~n (XXXVII). Ciascuno dunque di voi stia al suo posto, assegnatogli da

010 (XXXVIII -XL). II Signore, per impedire ogni discordia, come nell' Antico,

Testamentovstabill in Gerusalemme il ternpio, iI sacrificio, iI sommo sacerdote

e i ministri inferiori (XLI);cosi nel Nuovo Testamento ha mandato G. C. it

quale ha scelti gli Apostoli, questi alia lora volta hanno stabilito nelle diverse-Chiese i Vescovi e i Diaconi (XLII-XLIII) dando loro I'incarico di provvedere-

. per fa successione (XLIV).' Percio quelli che furono preposti l egi t t imamente e -

che lodevolmente hanno amministrato, non possono venirrlmossi dal loro of-

ficio senza delitto (XLV). Con essi dunque, voi, 0 Corinzi , dovete essere uniti ,

n?~ gia coi r ibelli (XLVI-XLVII) . Cessi pertanto 10 scandalo, f inisca ogni se-

dizione, e tornate alia carita (XLVIII-L) . I ribelli. confessino ll loro peccato-

(LI-LII), e se vogliono fare un gesto magnifico, si sacrifichino per -i J bene co-

mune, abbandonando la citta (LII-LIV); si hannoesempi di sacrilicio per il

 

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~ 12-

bene comune sia tra i pagani come tra i cristiani (LV}; gJi altripreghino per

• dissidenti (LV!). Gli au tori poi della sedizione si sottomet tano con peni tenza

ai vecchi ' presbiteri, se vogl ionoscampare dal la perdii ione eterna minacciata

da Dio ai r ibel li (LVII·LVIII). No i intanto preghiamo i1 Signore, perche com-

pia iI numero dei suoieletti (e qui e inserita la magnifica preghiera liturgtca

all'Altisslrno per tutte lectassidl persone, e perfino per i Principe e per tutte

Ie Autorit~ dell' impero) (LIX·LX!).

Nell'Epilogo I'autore ripete I'ammonizione all 'obbedienza, alia concordia,

.alla pace; e prega che siano rimandati i latori della Lettera con la lieta no-

. t iz ia del la pace ris tabil ita . Amen. (LXII-LXV).

Questa e la tessitura di tutta la Lettera, e nella tessitura medesima I'au-

tore enuncia molto opportunamente vari capi di dottrina cattolica, p, e. l'ispi-

razione dei Libri Santi (XIII, 1; XVI, 2; XXII, 1 ; XLVII, 3; LIII, 1; la SS.ma

Trinita (II, 1-3; XLVI, 6; LVIII, 2); la creazione (XX, p.; XXVI, 1); XXXIII, 2;

XXXV, 3; LIX, 2); la divinita di Cristo (I, 2; XVI, 2; XX, 12; XXXVI, p.;

XLIV, 1; LIX, 3; LXI, 3; LXIV, 3); i benefici della redenzione e del Sangue

<Ii C risto (VII, 4; XII, 7; XXI, 6; XXXV, p.; XXXIX, 6; XLIX, 6); la resur-

rezione di Cris to (XXIV, 1; XLII, 3); la resurrezionedel la carne (XXIV-XXVI);la fede in Cristo congiunta con Ie opere buone (XXXII-XXXIV); l'esistenza

degJi Angeli (XXXIV, 5; XXXVII, 2-3); la gerarchia ecclesiastica (XXXVII,

XL-XLIV); l'autorita della Chiesa Romana (LIX, 1); la pratica delle virtu cri-

s tiane , penitenza ,obbedienza, ospi tal ita , umilta, carita, benignita, continenza,

casti ta , pazienza ecc . (passim in tutta la Lettera, e c. LXII).

Ecco il fonda delle idee e dottrine della Lettera di S. Clemente ai Corinzi.

Ora tutto questo splendido materiale e assolutamente adiaforo per qualsiasi

nazionalita : esso (ognuno 1 0 vede) non e ne greco, ne latino, ne romano, ne

giudeo, rna e semplicemente cat tolico, c ioe universale . (31) Non e dunque da que-

sto capo, che si possa inferire la razza giudaica dello scrittore.

~) L'argomentazione. Veramente nell'argomentazione noi c'incontriamo in

abbondanti e lunghe ci taz ioni ed esempl if icazioni scrittural i, t rat te prevalen te-

mente dall' Antico Testamento; 150 citazioni dell' A. T. (32), e 35 del N. T.

31) ,-- Avrebhe potu t o fare la medesima tessitura anche Pattuale Pontefice Pio Xll,

senza dar mot ivo alla cri ti ca d i ... mettere in dubbio la sua cit tadinanza i ta liana .

32) - Cfr. i capitoli III, 1,34; IV, 1·6 8-13; VI; 7 ; Vll, 5-7; VIII, 2-4; IX, 3-4; X, 3·6 j

XI, 1·2; XII, 1-2; XIlI, 1·4; XIV, 4·5; XV, 2·5, 5 bis, 6; XVI; 3-16; XVII, 1-6; XVII! 1 17(ilsalmo Miserere)'; XX, 7 j XXI, 2; XXII , 1·9; XXIII ,3·5; XXVI, 2-3; XXVlI, 5-7 ; XXVIII, 3;

XXIX; 2·3 ;XXX, 2, 4-5; XXXI, 2·4; XXXII , 2; XXXIII, 5·6; XXXIV,3,4,6,8; XXXV, 7-J2;XXXVI, 2·5; XXXIX, 3-9; XLII, 5; XLIII, 1~2jXLVI, 2·3; XLVIII, 2·3; L,4·6; LI, 4.5;

LII,24; LlII, 2-4; LlV, 3; I,.V, 4 .6; LVI, 3.15; LVII, 3-7; L1X, 3·4 4bis; LX, 1·4; LXI, 2;.

LXIV, 1. (Cfr. Funk :EP. App.llridex, pp, 643·045). ' ..

~13 -

Atc, IV, e ricordata I'invidia di Caino contro Abele, di Aronne centro-

Mose, di Datan ed Abiron contro ilmedesimo, di Saul centro David; al c. VII,.

. la penitenza predicata da Nee ai suoi conternporanei, e da Giona ai Niniviti ..

Nel c. VIII, vediamo che e tutto una citazione di testi scritturali sulla peni--

ter:za; nei capi IX, X, XI, XII, esempi di obbedienza ed ospitalita in Henoch ...

Noe, Abramo, Lot, Raab, con Ie relative citazioni. I capi XIII, XIV, XV; XVI

sono tutti intessuti di citazioni sull'urnilta ; nel c. XVII, e r icordata l'urnilta df

Elia.. Eliseo, Ezechiele e Giobbe ; nel c. XVIII l'urnilta contrita di David, di '

cui si riporta tutto il salmo 50 «Miserere~.

I capi XXII e XXIII sono pieni di esortazioni scritturali intorno alla Iede-

e al timore di Dio; altre citazioni troviamo nei capi XXVI-XXIX. Nei capi

XXX-XXXII si ricordano Ie benedizioni di Dio date ad Abramo, a Isacco, a.

Giacobbe per la loro fede; nei capi XXIII-XXV le promesse di Dio nell' A..T;.

a chi fa opere buone, e Ie minacce contro i peccatori; al capo XXXIX cita-

zioni di Giobbe; al c. XLIII il miracolo che fece Iddio per il sacerdozio df

Aronne; al c. XLV I'esempio dei tre fanciulli nella fornace di Babilonia; ai,

capi LIII-LV, gli esempi di Mose, di Ester, di Giuditta che sl sacrificarono-

per il bene cornune : e finalmente ai capi LVI-LVII un intero tessuto di cita-·

zioni tratte dai Salmi, da Giobbe e dai Proverbi.

Dietro sl larga semina di citazioni e di esempi, i sostenitori della giudai--

cita di S. Clemente traggono una pingue messe a profitto della loro sentenza::

rna gli oppositori alla lora volta rispondono : nihil probat. Chi non sa che I'An~·

tico Testamento e il sacro ispirato pat rimonio ereditato dai seguaci del Nuovo?

E' Gesu Cristo stesso che, nella sua persona, nella sua opera, nella sua

predicazione, ha compiuto il divino innesto dei due Testarnenti ; egli Evan-

gel is ti , gIi Apostoli , i Discepoli, gli Scrittori ecc1esiast ic i del primo secolo, co-·

me pure le prime generazioni crfstiane furono i primi rigogliosi frutti di un.

tanto innesto. (Cfr. S. Paolo ai Romani, XI, 17·19).

Gesu Cristo, nei suoi discorsi, oltre ad accennare implicitamente quasi di'

continuo, a fatti e dottrine dell' A. T. bene ·spesso vi si r ichiarnava espressa-

mente, citandone i testi; e cio e notato 43 volte da S. Matteo (33), 24 volte-

da S. Marco (34),35 volte da S. Luca (35), 29 volte da San Giovanni (36).

33) .;_ Cfr. S. Matt.: IV, 7, 10; V, 21, 27, 31·33, 39, 48; VIII, 4; XI, 4, 10; XII, 2-6, 39,_

41·42; XIII. 14, 57 j XV, 4, 7,24; XIX, 3, 9, 18, 19; XXI, 4, 13, 42; XXII, 24 e ss. ; XXlI,37,.4245; XXIII, 2, 35, 39; XXIV, 15, 38; XXVI, 31, 54, 56; XXVII, 46. ,

34) - Cfr. S. Marc.: 11,25; VII, 6,7; IX, 11,12,13,48·49; X, 6, 10, 19; XI, 17; XII, 10,.19, 24, 26, 29, 35, 36, 37; XlII, 14; XIV, 21, 27; XV, 34.

35) - Cfr. S. Luca : IV. 1012, 17-22, 25-27; V, 14; VI, 3-5; VII, 22, 27; X, 24, 26;

XI, 29, 32, 49-51 ; XII, 58; XlII, 16, 34; XVI, 16; XVII, 26-29, 32; XVIII, 20; XIX, 46 ;XX, 37, 41; XXIII, 46; XIX, 44, 46.

36) -Cf r. S . Oiov. (Evang.): I II ,14;IV, 10, 21; V, 29,39,46; VI, 31, 45, 49; VII , 19, 22,42;VII I, 5 ,17,33 ,39,56 ,58; X, 34 ; XII , 13·14,38 ,40; XV, 25 ; XVlI, 2,12; XVIIl ,9 ,.36 ; XIX, 28 .

 

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Ora va da se che, dopo questa baSe posta da a.c. al suo Vangelo, e

-dopo il dono dell' intendimento delfe Scrit ture (a pe ru it il lis s en su m, u t i ni el li -

gerent Scripturas: Luca, XXIV, 45), gIi Apostoli e i Discepoli ritenessero Ie

'lspirate Scritture Antiche come parte essenziale del loro patrimonio intellet-

.tuale, morale e religioso, e come cardine di ogni loro insegnamento.

Quindi e che gli Evangelisti, per conto loro, nella parte storica, citano

di frequente I'A. T.: S. Matteo, oltre 20 volte (37), S. Marco, 6 volte (38),

'So Luca, 18 volte (39), S. Giovanni, 19 (40).

L'Autore degli Atti degli Apostoli (gentile di origine) riporta ben 66 cita-

-ztoni dell'Antico Testamento (41).S. Paolo ai Romani (in massima parte gentili di origine), deduce quasi

-tutte le sue argomentazioni dall' A. T. e 35 volte ne cita lunghi brani, adope-

.rando spesso le frasi: s ic ut s cr ip tu m e st ; s cr ip tu m e st e ni m, S cr ip tu ra d ic it (42).

Lo stesso p i t t 0 rneno si verifica nelle altre Lettere di S. Paolo, ( special-

'mente nella 1- ai Corinti (53 volte) , 10 stesso in quelle di S. Pietro e degIi

altri Apostoli, 10 stesso nelle scritture del primo secolo, nella Didache e nello

iPseudo-Barnaba il quale, in soli 21 capitoli, riporta ben 116 citazioni del-

VA. T. (43) (Cfr. Funk, I, pp. 641-642).

No, non e la patr ia, non e la razza giudaica che induce questi sacri scrit--tori a siffatti frequenti richiami all' A. T. rna e la natura stessa dell' innesto

-operato da Cristo, che informava a questo sistema tutto il pensiero cristiano.

D'altra parte, di fronte a questo sistema, usato dagli Apostoli Maestri del

37) - e n, S.Mat t. : I p .: 1,21 ; 11,6, 15, 18, 13 ; II I, 3 , 12; IV, 15; VII I, 17-21 ; XIII, 35;

~XVII, 3·4; XXI, 5 , 9 j XXVI, 56; XXVII, 9-10, 35.

38) - Cfr. S: Marc. : I, 2·3; IX, 4-13; XI, 9-10 j XV, 28.

39) - Cfr. S. L uca I, 15, 32, 46-55, 67-79; 11 , 2223; 29,32, 38; III, 4 ·6, 23-38; IX ,30 j

XXII, 37 j XXIII, 56 j XXIV, 27.

40) - Cfr. S. Giov. Evang. : I, 17, 21, 23,45; II, 17; IV; 5; VII, 52; XII, 14, 34, 38,

40; XIX, 7, 24, 28, 31, 36-37 ; XX, 9 .

41) - Cfr. Act. App.: I, 6, 16, 20; II, 1, 16, 21, 30, 34, 35, 37, 39; III, 13, 18,21-25 j

IV, 11 25-27 j V,3,39 j VII, 2, 16·23,'44·47, 53; VIII, 30, 35; X, 14 ,43; XI I, 11 ; XII I, 17·23,

-29 , 35,36, 39,40 , 47 j XIV, 15; XV, 15·17 ,20, 21 ; XVII, 24·27 ; XIX, 26; XXI, 24 j XXIII, 5;

XXVI .18, 27.

42) - Cfr. Ad Rom.: I, 17,23; II, 24; III, 4,6,10 ,11,18 , 20; IV, 3 ,6 , 11, 17; V, 15;VII, 7; VII1, 31, 36; IX, 7, 13, 17, 27, 33; X, 5, 16, 20; XI, 2·4, 8; XI, 9, 26; XII, 19; XIV,

, 11 ; XV, 911, 21.

43) S. Pietro nella sua prlma Lettera si richiama all'A. T. 16 volte; nella seconda 13volte; S. Giovanni nella prima 9 volte ; S. Giacomo 34. volte; S. Giuda 11 vol t e; la Dida-che 17 volte; La Lettera ad Diognetum 9 voUe; il Pastor Hermae 75 volte (Cfr. Fun k:

,PP. App. I , I ndex , p. 640 , e pp , 649650) .

- 15-

popolo, corrispondeva una conoscenza parallel a della Bibbi~ da parte dei fe'-

deli primitivi; perche altrimenti, ne i Maestri avrebbero potu to utilmente ar-

gornentare, ne i fedeli avrebbero capito nulla delle loro argomentazioni: la

natura dell'innesto si estendeva anche ai neofiti (44). E' un fatto storieo asso-

dato che Ie prime generazioni cr istiane erano permeate di Sacra Scrittura, iI

cui apprendirnento doveva essere per lora il prirno e principale nutrimento

intellet tuale e morale . Ce 10 assicurano: S. Paolo a Timoteo (III, 15): «et quiaab infaniia Sa cr as L i tt er as nosti »: S. Clemente stesso ai Corinzi (XLV, 2):

i n sp e xi st is d i li g en t er s c ri p tu ra s », e altrove, (LIII, 1): e n os tis , d il ec ti e t p ro be n o-

stis S acra s S crip turas, e t p en itus in divina eloquia inirospexistis », S. Policarpo

ai Filadel. (XI, 1): «confido en im vos bene exercitato s esse ill sacris literis e t

nihil v os l at et . (Cfr, S. Paolo ai Colossesi, Ill, 16). Inoltre Ie rozze pitture

delle Catacombe, che in gran numero rappresentano Ie grandi scene e i grandi

personaggi dell' A. T. (isacco, Mose, Giona, Daniele ecc.) simboleggiando in

essi e con essi il Divin Redentore (45) , ci testificano la grande familiarita bi-

44) - Le lettere dogmatiche di S. Paolo, special mente quella ai Romani e agli Ebrei,sarebbero state totalmente inintelligibiJi, se i destinatari non avessero avuto una pin che

cornune cognizione deJl'A. T. -Dagli insegnamenti (cosi it Vigouroux e Bacuez) loro riovolti dal!' Apostolo si puo infer ire con fondamento che (I Romani)conoscevano i principalipun ti della dot trina cri st iana , e che erano stat i accuratamente ist rui ti , non pur sul lo sp iri to

~enerale della religione, rna eziandio sulle pin sublimi ver ita del cristianesimo, sui rapper-tl della nuova legge con la legge mosaica , sul le profezie, sui sensi spir itual i, sul le figure

dell' A. T. ecc. Cfr. Ad Rom. C. IV p. ; XII, 6-8; XV, 14 •. (Manuale Biblico , Nuovo Testa-

mento) vol. 4, pag. 251).

45) - Vigouroux e Bacuez (1. c. p . 611, nota): .1primi artisti cristiani rappre-sentarono sovente i mis teri e ,. ipersonaggi del N. T. sotto la figura dei fatti e dei perso-nagg i dell 'Ant ico. Quind i Ie pr incipali scene dei tempi p rtrni t iv i che osservansi ne l le Cata-

combe, col tratti pin spiccati dei patriarchi e de i profeti: i quattro fiumi che escono dal

p~ra?iso te~res!re, I:Area .di Noe,. it sacrificio di Isacco, la storia di Giobbe, di Giuseppe,di Glona, di Ella, di Daniele, de! tre fanciulli nella fornace, di Mose, del passaggio delMar Rosso , la manna ecc.Ques ti simbol i che i fedeli avevano incessantemente sott 'occh i,r icordavano i nos tri mister i, senzafarl i conoscere ai profani , e nel tempo s tesso ins inua-

vano loro iI gusto delle allegorie e l 'intelligenza dei sensi mistici . Cfr . Martigny: Scenedei due Testament i ; Aringhi: Roma sotterranea, V. 6; Wi s eman; Fabiola, II, 4; D. G u e-

ranger: S. Cecile », I primi fedeli, compresi della pin alta venerazione verso la S. Scrittura, ne

desideravano ardentemente la conoscenza. Da questo desider io nacquero Ie note versioni di

Aqui la , Teodozione, Simmaco, della Itala, della Pesci to; i giganteschi lavori delle Esaple e

Ott~ple di ?ri~ene, Ie innu~ere trascrizioni del.martire Panfilo (Cft. S. Girol. Adv. Ruf . i. I),e CIO che r iferi sce S. Agoshno(De Doct r. Christ . II, 16) : c quiScrtptur as ex hebraea l in-gua in graecam verterun t numerarl possunt , lat ini autem interp retes nul lo modo. Ut enim

cuivis primis fidei temporibus in manus veni t codex graecus , e t a liquantuIum facul ta ti s sibiutr iusque linguae habere videbatur , ausus est interpretar i. (Cfr.Isid. Ispat. Eccl. Offtc, I,

I, 2, 7. Valfr. Strabone: Gloss. ordin. Pro leg.). La famosa • traditio scripturarum " or-

 

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blieadeiprimi fed eli ;: eei dimostrano nel modo pili evidente che, la cultura

biblica non era llmitata ne a patria ne a razza ; rna. era patrimonio cornune

del pensiero e del cuore di ogni cristiano.

'Stando cosi Ie cose, quale meraviglia che uno scrittore etnico-cristiano

del 10 secolo, un Discepolo degli Apostol i S. Pie tro e S. Paolo , uno deglieredi

principal i delle divine ant iche scritture, uno del frutt i pil i vis tosi del l' innesto

di Cr isto, un S. Clemente Vescovo Romano, scriven do una lettera ai Corinzi,su di un fatto disciplinare importantissimo, abbia seguito, nelle sue argornen-

tazioni e citazioni scritturali, il sistema di Cristo, degli Apostoli e dei Vange-

listi ; sistema comune, familiare e naturale al Ceto docente e discente di tutta

la Chiesa di quel tempo? (46)

Insomma, si vorrebbe far passare S. Clemente come Giudeo di origine,

perche sapeva bene la S. Scrittura!

Tutto cia. finora si e detto nella supposizione che I'argomentazione di

S. Clemente sia tratta esclusivamente da cogniztoni scritturali. Che dire poi

se, invece, nella Lettera ai Corinzi, a canto alla Scrittura, riscontriarno argo-

mentazioni e l i ordine estraneo, che rivelano nello scrittore una profonda cul-

tura c1assica profana? Vedremo a suo luogo alcuni brani della Lettera dai

quali talun i crit ici desumono la schie tta romanlta dell 'autore, qui ci limi tiamo

alia sola. esemplificazione ed argomentazione.Basta leggere nel c. V, a fianco agli esempi di ~aino, Abiron ecc., gJi

esempi delle masslme colonne S. Pietro e S. Paolo, martirizzati in Roma: nel

c. VI, gli esempi delle Dirci e Danaidi e delle grandi citta distrutte; nel

c. XX, la magni fica argomentazione trat ta dall 'ast ronomia ,dalla geofisica , dal -

l'oceanografia edal la metereo logia : nei cc . XXIV-XXVI, Ie ragioni scient if iche

della risurrezione finale, e l'esernpio della Fenice : nel c. XXXIII, la descri-

z ione grafica della bel lezza del crea to; nel c . XXXV, Ie considerazioni f ilosofi-

dinata nella persecuzlor .e di Diocleziano fa da sigillo a quanto stiamo dicendo (E use b.: De

morte persec. VIII, 2).46) - Veramente non possiamo negare che S. Clemente abbia fatto un vero sfoggio di

Ant ico Testamento nella sua Letter a. Quale la causa d i tanta profusione ?Senza ricorrere

alia dannata ipotes i dell 'o rigine giudaica , una delle r agion i del f atto, ol tre quelle che addu-ciamo nel tes te , pot rebbe esser questa: che, t ra ttandosi di un argomento cos l impor tante,quale quello di r istabilire I 'ordlne sconvolto nella Chiesa di Corlnte, iISanto Pontefice ab-

bi ll vo lute produr re una for te lmpresslone negl i animi dei sedizios i, e che perclo abbia vo-luto attinge re i suoi pensieri a una fonte la piu autorevole che mal, .ed usare un .linguag-

g io che fosse grave e tagl iente, rna nel medesimo tempo ilmenu personalmente atto ad ina-sprire lasuscettlblllta degl! animi. Ora Quale fonte piu autorevole che la S. Scr ittura, e quale

l inguagg io piu fo rte da un lato e menu compromet tentedall 'a lt ro, che iI linguaggio dell'An-

tlcoTestamentc, saggiamente mescolato dall' Autore con quello del Nuovo? Del resto, dalla

Ie ttura del la Let tera , t rasparisce chlaro che S. Clemente ha voluto imitar e in modo spectate

la Lettera di S. Paolo ai Corlnzi, e quella agli Ebrel,

-17-

che dei beni del l' anima; nel c. XXXVII, l 'a rgomentazione trat ta daU'organismo

gerarchico dell 'eserci to romano coi suoi eparchi, chi lia rchi , eca tontarch i, pen-

tecontarchi, e Ie reminiscenze letterar ie di Sofocle, Euripide, Platone e Teo-

pompo; nei cc. XLIV-XLV, Ie categoriche disposizioni degli Apostoli; nei

cc. LIV-LV, a fianco agli esempi di Mose, di Giuditta e di Ester, gli esempi

generosi di taluni gentili che si sacrificarono per it bene cornune : nei cc. . LIX-

LXI, I 'inserimento del la meravigl iosa preghlera l iturgica romana, con la sinto-matica invocazione «per i nostri principi e duci » e per tutto I'impero romano;

basta leggere tutto cia, per concludere che Ie ragioni della giudaicita di San

Clemente , desunte dal capo d e ll 'a rg ome n ia zi on e ( m od us a rg um e n ta nd i) , sono

tutt'altro che convincenti.

r)La s ti le . E' 1 0 sti le ecclesiastico del primo secolo del la Chiesa (Foz i :

Cod. 126), semplice e chiaro (47) che non dice nulla a pro' della gtudaiclta

del la scrittore, anzi, secondo alcuni , dice tutto il contrario. Vedremo in seguito

gli appunti specifici che si muovono al riguardo, mentre per ora ci limitiamo

al so lo esame generale.

Ugo Gr o zi0: Ep, a d G all as , n. 154, scriveva: « Clemens (et alii), ante-

quam Chris tiani f ierent, graecuin sermonem ex erudi ti s auctoribus hauserant,

cuius nitor, ubi non aliena dicta, aut ex sacrisLitteris deprompta verba suis

inserunt, sed liberiori dictione utuntur, facile cognoscitur. Hinc illae voces:P.EyOlA01tPEd~ (48), a1tpOOIJ)1tOAij (.L1t1:w; (49), ~W?OXL'iOUVOU~ (50), OIUtE1t(X[VEtO~ (51)"

£pyo1tOlpht7j~ (52), a~~OIycX1t7jto~ (53), (.Lw(.LWOXQ1tErO%OI~(54), hEpOXAWEt~ (55), av-.

47) - Fozio, do po aver detto, nel Cod. 113, che Ia l' Lettera di Clemente ai Corinziil magnifica (4~lOAOrOV ama~oA-tiv) e che fu tenuta in gran pregio dagli antichi, tanto che so-

leva/ esser letta in pubblico; nel Cod. 126 cosl si esprirne : c Peri> i concet ti d i queste(due le tter e, lae 2' ai Corinzi) sono alquanto bass i (vo '»flcn", epplflsv" , neil,), e non conserva-no una connessione continuata fra lora '.

Questog iudizio, nei riguardi della l ' Let tera , della Quale sola ci occupiamo perchesicuramente autentica, e incoerente, Ingiurloso ed ingiusto. Incoerente, perche contraddice al-I' elog io fattone nei Cod . 113 ; ingiurioso perche pugna col sent imento unanime dei Padri

che la ritennero c splendidissima» e pressoche ispirata; ingiusto, perche basta leggerla a t-

tentamente, per ri levarvi una sempre cos tante ed ammirevole elevatezza d i pens ieri nob i-Il ssimi , con un nesso logico , for se nonsempre appari scen te , rna sempre reate (Cfr, PetrusConstant: Ep. RR. PP. 1. Praefat in Clem. Epist.) .

48) - S. Clem.: i- ad. Cor. IX, 1, 2; XIX, 2; XLV, 7; LXI, 1; LXIV.49) - Ivi: I, 2.

50) ., - XIV, 2 .51) - XXX, 6.

52) - XXXIV, 1.

53) - I, 1 ; XXI, 7.

54) - XLI, 2.

55) - XI, 2; XL VII, 7.

 

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' toq>iraJ"fLo: tv (56): aliquae similia: Et ipse sermo non est, u t ! ~p a. ~~ o u( m, in mi-

nutias concisus, sed largius fluens ecc. *.

Ci piace i IIus trare iIgrave giudizio di questa dotto umanista con delle os-

servazioni stilistiche e filologiche, proposte da insigni specialisti in materia (57).

E' noto che la lingua greca, nel suo nuovo dialetto attico, (cheebbe- laprevalenza sugli altri e che percio fu detto o~a .Ae 'X ' t o~ 'XotvYj od Enev~"(1j), in

virtu della conquista Macedone di Alessandro Magno, si estese in tutto 1'0-

riente e in Egitto; rna a causa del mescolamento politico delle diverse tribii

greche, subi anche un mescolamento con gli altri dialetti, con varie modifica-

zioni notate dai filologi. E siccome la principale sede di questo dialetto Elle-

nieo permisto fu la citta di Alessandria, cosl fu denominato dialetto Alessan-

drino, nel quale fu fatta lei Versione di Settanta.

Senonche dal tronco di questa dialetto Ellenico Alessandrino sorse iI ra-

mo speciale detto Gtudeo-Ellenistico ( 58): inqwantoche,- la natura della lingua

greca e quella della lingua ebraica od aramaica sono al tutto cosl differenti,

che gli Ebrei i quali dall'infanzia parlavano la lingua semitica, e che poi, per

necessita politica di domieilio, doveano parlare in greco, non potevano mai

riuscire a pari arlo con purezza; rna, sia per I'indole della lingua materna, sia

per esprimere idee che non aveano termini corrispondenti nella lingua greca,

erano costretti a servirsi di uncerto numero di idiotismi ebraici. Di qui iI

dialetto Giudeo-ellenistico 0 Alessandrino-Biblico. E' evidente pertanto che 10

stile di un Giudeo, che scrive in greco, si riconosca facilmente per i tratti ca-

ratteristici tutti suoi propri.

E «i1 tratto piu caratteristico della lingua ebraica (scrive il Vigoroux:

«Man. Bibl. , I, p. 147), e iI modo semplicissimo e primitivo di costruire la

- frase. Poverissima di particelle, ignora la formazione del periodare greco e

« latino, ed e impotente a coordinare in un tutto organico i vari membri di

'" u no stesso periodo, ne puo indicare la lora concatenazione, che in un modo

c vago e generieo. Invece del periodo usa una serie di proposizioni staccate,

« avvicinate semplicemente Ie une aile aitre, non con aitro collegamento ordi-

56j - XXXIV, 1.

57) - Beleen: Grammatica graecitatis Novi Testamenii. Lovanio, 1857; Winer: Gram-

matik des neutestamentlicher. Sprachidiom, Lipsia, 1867. Tischendorf: Novum Testamentum

graece. Edit. VII , Maior Prolegomena; Vigouroux: Le Nouveau Testament et les decouvertes

modernes; Scilling: Commentarius exegetico-philologicus in Bbtaismos Novi Testamenti. Cor-

nely: Introd. in S. Scr. I, c. 2, 4.

58) - Modernamente si e anche dubitato dell 'esi stenza d i questod iaIe tto Giudeo-elle-

nistico (Cfr, Nestle: Zeitschriften Wissenschaft utui die Kunde des Urchrist. I, p. 180).

-19-

'" nario, che con la congiunzione: «e ». Raro e che in ebraico s 'incon trino lun-

«ghe frasi, dice iI Reville. c Questo modo. di costruireera talmente invete-

= rato presso gli scrittori, la cui lingua materna era la semitica, che gli Au-

«( tori del Nuovo Testamento, .sebbene abbiano scritto in greco, I'hanno co-

«s tantemente adoperato It.

Orbene, e appunto questa forma caratteristica semitica ehe esula total-

mente dalla Lettera di S. Clemente, nella sua parte originale. In essa infattinoi scorgiamo che la costruzione della frase e regolata dalla logica e dal gu-

sto: iI pensiero si espande con intern a ricchezza, organizzando Ie sue molte-

plici relaztoni in modo armonioso per I'orecchio e per- 16 spirito, t a lc h e I 'u n it a

coordina la diversita, e neesce fuori iI periodo grammatieale complesso, col-

Jegatoe rotondo. Si leggano ad esempio, nell'originale greco, i capitoli 1-3;

5-7; 19-21;25-28; 31-33; 37-38; 40-45; 47; 51; 55; 58-65; e si vedra la co-

struzione della frase e del periodo d'indole perf et tamentegreco- Ia tina . Dunque

l~autore non doveva avere per lingua materna la semitica (59).

Altri tratti caratteristici, che distinguono 10 stile di uno scrittore Giudeo-

ellenista, vengono elencati dai fiIologi, e sono i seguenti :

a) L'in troduzione di vocaboli ebraici nella lingua greca: p. e. Abba,

Corban; Sabaoth, Cherubim, Satana, Osanna, Messia, Pascha, Cates, Batos~cc;

Orbene nella Le t t e r a di S. Clemente non si riscontra neppur uno di sif-

fatti vocaboli, all'infuori del famoso Amen della Dossologia liturgica (XX, 12;

XXXII, 4; XXXVIII, 4; XLIII, 6 ; XLV, 7; L, 7 ; LVIII, 2; LXI, 3; LXIV;

LXV, 2).

b) L'uso di nom! astratti per i concreti: p. e. cr&p~ (carne) per <uomo >,

E x A O Y Y j (elezione) per «gli eletti » , 'XA1jcrL~(vocazione) pe r «i chiamati » , cr'Xo't~&

(tenebre) per «gli acciecati », 'Xup~r51: 'fj~(dominazione) pe r « i domfnanti >, ecc.

Ebbene, nella lettera di S. Clemente si riscontrano circa 1400· nomi so-

59) - Prendiamo per esempio il . primo periodo del cap. I.Uno scri ttor e di l ingua se-mitica l 'avrebbe formulato cosi: « Fratelli, ci sono eapltate calarnita su calarnlta e sono sue-

cesse Ie une aile altre, e tardi abbiamo potu t o ocouparcl dei fatti vostri di biasimo, Teste

-calde tra voi hanno attizzata una rivolta di abominazione. Cib e indegno degli eletti diDlo, e II nome vos tro era dapertut to in venerazione e st ima, e ogg i e fieramente b iasimato »,

Laddove l 'anirna niente ,affatto semitica di Clemente plasma it suo periodo nella la rga for- _

ma greco romana, e d ice: « Fratel li , esol tanto perche ci sono cap itate a ll 'tmprovv lso cala-mtta e dlsgrazle con seguito non interrotto, che noi ci occupiamo un po' tardl dei fatti che

Iasclano motto a desiderare in mezzo a voi j parl iamo ciue di quel l'empia e detestabi lerivolta, assolutamente indegna degli eletti di Dio, laquale aleune teste calde ed audaci

hanno att izzato cos l temerariamente, da f ar s l che it nome vostro, ,;fjno ;l. -dqra oggetto divenerazione, di stimae diamore per tutti gli uominl, sia oggi fatto segno al biasimi piiI

~randi.. Ci duole _che la versione italiana non -renda la vivace bellezza dell'origirialegreco,

 

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stant iv i, de i q ua li 810 concre ti e 5 90 astra tt i, i q ua li.u ltim isono tu tti u sa t f

in significa to astra tto e no ri m ai in concre to (60).

c) U uso di sostan iivi invece di aggettivi, d ei quali gU Ebrei son o pove-

risslmi: p . e . W i H u y p . O G (a bo mina zio ne ) p er « abominevol e > C f l e i j 1 i o ~ (menzogna}

pe r «falso » , ! X A ~ { h L O G ( v e ri ta ) per - v era ce s, ecc.

An che di q ue st o e bra ism o e p erfe tta me nt e im m une il nostro S. Clemen te , .

i1 qua l e anzi e ricch issimo di agge tt iv i, e no i ne abbiamo conta ti o ltre 500.

Quasi in ogni ca p ito lo incontriamo dei sosta ntiv i con uno , due 0 t re a gge t-

tivi, e . ta lv olta persino co n q ua tt ro (61).

d) L 'uso d el so sta niivo p osto al g en itive in vec e d ell'ag gettiv o, . ap pun to .

per la poverta d eg li ag gettivi n ella lin gua eb ra ic a : p . e . ~ 1i i A U yP .O G 't f j ~ ep1jp.w-

C " e o ~ (abom inazione de lla de so la zione ) pe r « una de so lazione abominevole »,

t% 1 ti £ 't 1 j , O U 1 tA O U 1 :0 U (tallaciadelle r i c c f i e z z e j pe r <ricchezze fal laci », 1 t : " C i U 1 : 0 ~

1 : f j ~ 06~1j~ (ricch ezza de lla glo ria ) pe r. « g lo ria abbondantissima > , Ttli{)'1j h L l J . 1 O G ,

(passiont di igno minia ) per « passio ni igno minio se », e cc . D e tt a c os tr uz io ne in.

S . C lem ente non si riscontra m ai, ne ppu re una v o lta so la (62).

e) I sig nific ati m olte plic i, ch e h a u n v oca bo lo e braico , d ati al vo cabo to -

g re co co rtisp on de nte , ch e d i p er se h a un so lo sig nifica to : p . e . ! X v i % e p .O G , dono-

v otiv o e m ale dizio ne ; y A W C " C "O G ,ingua e inazione ; m V 1 j , na zione e i'e nt ili ;.

P . i £ 1 : O G L O G ,ose fu til i . e ido li; ' X . o £ v q ~ , co mu ne e p ro fano ; p i) p .O G , paro la e cose ~ .

£ P W 1 : O G v , inte rrogare e p rega re : x e U o ~ , la bbro e disco rso , e cc,

C odesto usita tissimo idio t ismo ebra ico non appa risce m ai ne lla L e tte ra ,

60) Si conside ri p . e . con q uan ta esattezza e proprieta ve nga no usa ti da S . C lem ente i

s eg ue nt i n om i a st ra tt i: c Uc t~ 6v 5 tc t( X II I, 1; XIV , 1 ; XXI . 2; XXI , 5; XXX v , 5): &; ) :>1&Et ' "

(X IX , 1 ; X XX I, 2; XXXV , 2; LX , 2; LXI I , 2): S UC I't ci & uc tL X I. 1 ; L X V , 5); 1tctPP'r )ClLCL

(XXXIV I, 5; XXXV , 2): c iYVELCLXXI , 7; LX I V ): c iv C lf '( C L {LX ,1): i se gue nti tu tti uniti

1 to vy )p (c t , 1 tASOVS~ (c t ,p t , ;, c iB t l «CL, " c t " oYj&Stc t ,BOAO" " c t 't c tAc tALct ,&EOCl ' t t lYLCL,l1 tSPy) ' I 'ctVLct,SVOaO~Lct , .

c i ' l ' tAO~EVLCLXXXV , 5): e q u es ti a lt ri u n it i 1 tL O 't t. , f ' E 't ci vo \c t, c iy ci 't Y ), h y pc i' tE t ct , O ! ll 'l 'p oo u vy ).

U1 t0 f ' 0 v " i j ,B tKCLIOOUVY) ,'ct"pO& tl f 'Lct,E!p ' l jVy), l1 tts t"Stct ·(LXII ,2) .

61) - S ubito a l ca p. I tro via mo i se gue nti a gge ttiv i: se dizirine empia e detestobile, stra-

na e peregrina: uomini temerari ed audaci ; n om e v ost ro onorato, i llustre ed amablle : fedevostra virtuostssima e salda " costumimagni(ici :conoscenza.per/etta e sicura :coscienz31

incolpevole, one~tllie casta : . :p ieta saggia e moderate ecc . E c os ! p ii t 0 rneno. ne i capltoli

s uc ce ss iv i. C i b as ti r ic or da re i1 c ap . X X XIX , che a l v . 1° d ic e : S o lo g li u o mi ni ·s to lf i, dlssen-

.nati, futili e e indisciptinatt ci derldono e sche rn iscono. N e abbiamo d 'a va nzo , n ev ve ro l'

62 ) " :" 'A bbiam o avu to la pazienza di consulta re ad uno ad uno tu tti i sostan tiv i se-'ni tivi della L ette ra d i S . C lem ente : so no 170 e ll a bbia mo tro va ti ch e, secondo I'uso clas-

sico , sono tu tti g enitiv i d i sp ecifica zio ne : p . e . I 'e ffu sione de llo S pirito S an to 01 , 2), i pre--ce tti de l S ignore (II, 8) , i deside ri de lcu ore dll, 4 ) , it pre mio de lla pa zie nza (V , 5 ) , la spe-

ra nza d egli e le tti (L XIII,.2) e cc. In m odo sp ecia le rite nia mo c om e g enitiv idi spe cifica zio ne

i se gu en ti c ost ru tt i: la c on su et ud in e d elt'o sp it allta .n , 2), e de lla castlta (X XI, 7); v iv e re -

ne lla sup erbia d i un'e mutaztone de testablle (X IV , 1); se rv irea Dio ne lla confide nza de lla

fede (X XV I, 1) : com piam o opere di giustizia (X XX III, 8) .

-21-

-di S. Clemen te , if Quale e esattissimo ne l dare .alle p aro le g re ch e iI loro un ico·e primario significato (63).

. f) L 'uso d i /o cu zio ni e braich e esp re sse in term in i g rec i : p. e.: versare11 sa ngu e, per u cctd ere i:mangiare 'ilp a ne , p er cenare ; ca rne 'e sa ngue , pe r

na tu r~ u~ ana ; la pe rsona , pe r rigua rdi umani, ecc. Anche di ques te econsirnili

locuzionl non, si h a sentore drsorta n ella L et te ra di S. Clemen te .

. .~ ) L '~so. di cos/ruft! barbari .per eSP f!in~re ictimparativi e i superlativi,.d i CUI I e br aic o e a lfa tt o p rt vo ; p . e . m vece di dire: c meg l io e ch e » si d ic e « be -

ne e che , bene e se , bene e sop ra », e invece 'd i - g ra nd tss tm o > si dice

« ~ra nde , grande a ssa i, grande molto » , Laddove in S. C le me nte i c om pa ra tiv i

,e I supe rJa t iv i sonouna v era fio ritu ra ; abbiarno ! p . m o v (64), ' X . p e ! 1 : 1 : 0 v (55),

' ~ 1 : 1 : 0 V (66), ~ 1 i L O V (67), 1 t A e ! o v (68), ~ E h L O V (69), p . O G H o v (70), P . E L ~O V e c c . : c o s t

pur , e : w C f l e A L p . W 1 : O G ' t O ~ (71), ~ H o y ~ p . w 1 : a 1 : o \ ; (72), ~ e ~ O G L W 1 : O G 1 : 0 \ ;73), ( J 1 t i p 1 : O G 1 : o ~ (74),

· 6 ! lL W 1 : O G 1 : 0 ~(75), e ~ o x w 1 : r X 1 : 0 ~ (76), ' X . < i H L c " 1 : 0 ~ (77), 1 t O G v i £ y ~ o ~ (78), 1 t O G v c X P € - ' t o ~ (79),1 t O G p . p . € y e M : ~ (80). ecc.

.. 63) - S . C le me nt e a do pe ra it vocabolo f'ci'tcttct (VII, 2); L X III, 1 ) sernpre pe r c eose-

J~tll.l.» n on ?e r «i1oli.; c osi p ure it v oca bolo 'tc c e &v 'r) (V I, 4 ; L 1X , 3; L 1X , 4) se mpre ne lsignificato di C n~zlo.ne ~: e . n on dl • gentilt »; tranne it v. I de l cap . L V, in cui q uesta vo ce

e usa ta . se co ndo II significato comune scritturale d ei c ristia ni d el te mp o. U sa ancora ilvo ca •

.bo lo p Wct . ( ~I : 3; X , . 1) n.e l suo significa to greco d i ~ parola » ; it v oc ab ol o Y AWC lO c tXX I , 7)

n el suo signlficato dl «Iingua s i it vocabolo " OLVO , L1 , 1) n el su osig nific at o d i c comune •.

-ecc. : e p er in dic are imaledettt; n o n u sa l 'c iv c i& s f' CL ,r na b en si it "Ct' tYJpcif 'svo\i(XXX, 8). .

64) - LVI I , 2.

65) - XLVI , 8.

66) - X L V II, 4 .

67} - 11 , 1.

68) - XLI, 4.

69} -X IX , I.

70) :- XIV , 1.

7 1 ) - LXI I , 1.

72) - LXI I , 3.

73) - X L V I I 4.71) - XL , 3.

75) - LVIII , 1.'

. 76) - X X XIII, 4 .

77) - XXXV , 3; LVI I I , 1.

78) - 1,2; II, 8; XLV , 7; XVI I , 3; LX , 4 .79) - X XX III,4 .

. 8 ~} - 1 t~ J.i .f 'S Y E & ~C I't ct 't .O .X XIII, 3. - S olo a l ca pito lo X LV II, 6 sih a lase gue nte espres-

- Sl ~n e . C L (O X P Ct ,t CL Lt ct y.c tt ClX Pc t.: a o gn un v ed e, c he la . rip et izio ne d ell'a gg ett iv o, c on l'a vv .

Atcty , e u ~ ra ffo rza tt vo n at ura lissim o d el p en sle ro , e d i u na b elle zza c la ssic a in co mp ara bt te

ch e sv anire bba a ll'Ista nte , se st. fo sse a dop era to it s up e rl at iv o ' ;" OX t O 't C L .Cfr, Tucid. I 125:E rod. I. 91 ; IX , 2; Eu rip . Ecub, v . 1241 . ' ,

 

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- 22-

. h) .Uuso di pteposizioni e congiunzionigrecne, dondo a ciascuna significti1~

zioni molieplici e a ssa i dive rse , ap pu nto perche g U E bre i fanno 10 stesso eo n

I e l or o p oc hi ss im e p re po si zi on i e c on gi un zi on i: p. e. d 7 t o in cambio di O t l 1 : 0 di

E~; 7 t E p t in luogo di O t l1 : 0 di l tl X 't l1 : ; 7 tP ( ;~ invece di d~ e di 7 t E p t ; d~ per E V 0-

l tl X 't l1 : ; O t l1 : per 7 t p b ~ 0 per lin; E V per ! 1 E ' t 1 1: 0 7 tI X P I1 :; X lX t per 1 ] 0 per o ~ . -

7tOU, ecc.

Noi in un Indice a parte abbiamo notato tutte Ie particelle che si riscon-

trano nella Lettera di S. Clemente ai Corinzi, Ie quali so n o tutte regolarmente:

adoperate secondo I'uso classico greco, senza eccezione di sorta (81).

E dopo cio cl sara lecito conciudere, che 10 stile della Lettera di S. Cle-

mente non conforta punto i sostenitori della di lui origine ebraica.

B) J particolari della. Lettera.

Esaminiamo ora quelle particolarita, nelle quali dall'anatomia critic a Iatta

sulla Lettera di S. Clemente ai Corinzi, taluni hanno creduto di vedere 0 in-

travedere I'or ig in e giudaica dello scr ittore,

1) E anziiutio sia if particolare proposto dal Til lemont (Memoir es . .. . Ediz,

Venezia, t. II, p. 149).

S. Clemente, (dice egli) al c. IV, 8, chiama Giacobbe, "pater noster Ja-

cob», e al c. XXXI, 2, dice: «Abram pater noster» - Dunque doveva esserGiudeo di razza.

Dobblamo=subito osservare, che la dove il Tillemont avea creduto di tro-

yare l'Achille della sua tesi, ne trove invece iI tallone, inquantoche questo

suo argornento, dopo essere stato trionfalmente ribattuto dai dotti del suo

tempo (Gallandi, Lumper, Vitry, Zaccaria ecc.), ora e scartato unanimernente

da tutti icritici moderni, anche da queIli che insistono ancora sulla giudaicita

81) Nel la Let te ra di S. Clemente t roviamo tut te Ie par ti ce ll e in regola : a ,oc ' con l 'acc,

= a cagione di j a,oc col gen. = per mezzo di ; - <i7tO sempre col gen.=ornplemento del-

I 'agente, di origine, di provenienza: -U7tO col gen.= cagione i U7tO col dat. '= vicino a j

U7tO con l'acc. =otto, coi verbi di moto j - or, sempre con l 'acc. =, verso, in, sopra,

in su ecc. j - a7t , col gen. e dat. = sopra, presso, lunge, in riguardo a j coi verbi di quiete; :

con I'accus.co i verb i di mo to j - 7tapoc col gen. =llontanamento j col dat, =icino,col verbi d i quiet e j con l 'acc. = presso, coi verbi di moto j - s ib " to -= affinche, sempre

con l'inf. e non mai j[ caratteristlco " tou con I 'i nf in ito: - Iila"ts = a{finche, sempre con l 'In-

finito; - tv", 07t0> ' =affinche, s empre col congo - L 'abi ti ta del maneggio dell e par ti ce ll e,

da par te dell' Autore della nostra Let!era,e tale che si discerne sub ito dai p refissi che eg li

apponeai verbi : p. e .• PX0f' ' ' ' =re lV, 1 j V, 7 ; vu, 2; XVI, 2, 17 j XLVI, 7);. 7tpOaexo fl " t .

=accedete (2a11l; 1; XXXlII, 8 j XXIX, 1 j LXlll, 1)j sraepx0f''' ' =nire nx, 4; XXV, 2;

XXIX, 3 j Xl.Vlll, 3, 4 j L, 4): aOVEeepx0 f ' ' ' ' =imul exite (XI , 2) j - 7t"pepxofl '" =prae-

terire XXVII, 5 j L, 3); - .eapxof'''~ ' =xire (X, 2 j XXIV, 5 j XLII, 3 j LV, 4,5) j -" a,epx0f'''(

=ransire \Vll, 5)j- <iltSpx0f''' ' =bire (XXVll l, 4 \ ecc . Con c io perc non vogli amodlr e,

che ai tempi di S. Clemente si parlasse 0 s i scrivesse I 'Attico puro.

di Clemente. E per vero, gli stessiNestle (82), Lightfoot (83), Funk (84), Hem -,

mer (85) ecc., ritengono che, quelle espressionl «Abram pater noster, Jacob!

p a te r n o st er » non esprimono gfa una" paternita carnale di razza », rna sem-

plicemente la • paternita spirituale » che tu tto il popolo cristiano, sia gentile

come giudeo, sentiva e sente di avere dai padridell' Antico Testamento.

E' solenne e famosa la dottrina di S. Paolo, che noi, '" nella fede in Cristo

siam? tutti figJi di Abramo, Giudei e Gentili » (86). Nota e ancora la parola di

S. PI.etro. che chiamava tutte indistintamente Ie donne cristiane figlie di Sara,

moghe d i Abramo (87), Ed e percio che i seguaci di Cristo anche quei di razza

non sernitica si so no sernpre riconosciuti e dichiarati figli di Abramo, di Gia-cobbe ecc.

, - < 0 Pseudo-Barnaba nel C . XIII e tutto inteso a dimostrare la discendenza

del popolo cristiano da Abramo, Isacco, Rebecca e Giacobbe (88) Teofilo Antio-

cheno chiama <padri nostr i » ora David, ora Abramo, ora tutti i Giudei ingenere (89 ).

Giustino Martire, nelle figure di Giacobbe e di Rachele, riconosce ilca-

82) Nestle: «Zeitschr if t, f ilr die Neu test. Wlssenschaft und die Kunde des Urch rist •I (1900) pp, 178-180.

83) Lightfoot: c The Epi st. of Clernent s : nota c. IV: 7tex" t i jp 7J f ' i iiv .

84) Funk: «Epist. 1&Clement.. nota C. IV, 8 .

85) Hemmer: < Les Peres Apost. 11 .Clement de Rome.: Pro leg . n. IV.

. 86) S. Paolo; ai Romani C. IV. 11 e seg. : < .. .. ut (Abraham) si t pat er omnium creden-

tium per pr aeputturn .... non iis tan tum qui sunt ex eireumcisione sed et lis qu i sectantur

ves tigia f idei , quae est in praeput io pat ri s nost ri Abrahae s ; - ([bi, 16-17); < ... (facta est

promisslo omni semini) non ei qui ex lege est solum, sed et ei qui ex fide est Abrahae,

qUI pater est omnium nost rum; si cut sc riptum est ; qui pat re rn rnultorum gentium posui t e e ,

- Ibi c. IX, 6-8; e non enim omnesqui ex Israel sunt, iisunt Isr aelitae: n eque qui

semen sunt Abrahae, omnes filii; sed in Isaac vocabitur tibi semen' idest non qui filii

carnls, hi . fi li i Dei j s ed qui f il ii sunt promiss ioni s aest imantur in se~ine . (Ai Ga la ti , 111 ,7

« Cognoscite ergo, quia qui ex fide sun t, ii sunt f il ii Abrahae j... igitur qui ex fide sunt,

benedicen~ur cum fideli Abraham >. - lbi, 28-29; c non est Iudaeus neque Graecu s, ....

omnes ernm vos unum estis in Christo j s i autem vos Chr ist i, e rgo semen Abrahae est is , »(Cfr. anche VI, 15-16).

87) S P ie tro, l ' Epis t. I ll , 5 -6 : • muli eres . .. . s ubiect ae propr ii s v ir is, si cu t Sara obediebatAbrahae, cuius es+is fil iae e ,

88) Pseudo-Barn. XIII, 3: • Debetis intellegere, quid sit Isaac et quae Rebecca, et de

quibusnam declaraverit, quod populus hie sit maio r quam ille . ... patrem gentium, quae inpraeput io c redunt Deo '.

89) - Teo fi t o A n t: Ad Autotic. II1,20: <Hebraei quidem.. . qui et (7tpo>" t07t(" 'ops, ) pro.toparentes nostrisunt, nobisque sacros libros, omnibus scriptoribus antiqutores, trasmiserunt-;

- Ill, 24: 'A~raham patriarcha noster ( 67 t a" t p ,c i pX 'Y ) ' " i jf l ii i v )natus annes centum, genuit Isaac»:

111,25: c David, pater noster ( 7 t ,, " ti j p ' ~ f '" ' v ) regnavit annos quadraginta • j - 111.28: • Adilu-

vio, usque ad susceptum, a proavo nostro ( 7 t p o7 t c i" t o p o. ' iJ f li i iv ) Abrahamo, filium j anni 1036•.

 

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- 24-

postipite delpopolo Cristiano, e della Chiesa, e in quella di Esau e di Lia

il capostipite dei Giudei e della Sinagoga (90).

TertuIliano in pill luoghi sostiene essere i Gentili, per la fede in Dio, fi-

gliuoli di Abramo, e il popolo Cristiano figliuolo di Rebecca (91). Lo stesso

dicono anche S. Ireneo e S. Cipriano (92). ' ,

Tito Bostrense (o chi per lui) chiama < fa mi gli a d i G ia co bb e» non solo

i Giudei, rna tut ti interamente gl i uomini, che , dalle genti enazioni, son passat ial cristianesimo (93).

Clemente Alessandrino ritiene seme di Abramo e figli di Giacobbe, tutti

chiamati e gli eletti di Dio nel cristianesirno (94).

90) - GiustinoM.: Dialog. cnm tnt. n. 119 : «Haec enl rn i lia gens est , quam olim Deus

po ll ic itus esr Abrahae, eumque multarum gent ium patr em a se ins ti tutum iripromisit; non

Arabum,non Aegyptiorum, nee Idumeorum patrem futurum dicens . .• quippe qui .filii Abra-bae propter simi lem f idem dicimur • . (Cf r. n .120) ; - n . 134: -L ia quidem populus vester e tSinagoga, Rachel vero Ecclesta nostra . .. Christus eamdem omnibus dignitatem attribue nsqui

e ius mandata servant; quemadmodum et quos ex l iberi s uxor rbus, e t quos ex ancil li s, l acobfilios susceperat, f il ii omnes fuere ac eadem dignitate . .. Omni tempore lacob odio habebatur

a fratre, nos quoque, ac ipse Dominus noster, odio habemur a vobis >j - lbi, n. 135: «duogenera ludae, quemadmodum duae domus lacob, alterum ex sanguine, alterum ex fide et

spiritu natum •.91) - Tertulliano: 'Advers., Marcion. 111 ,23: «Circa lacob , quiquidem pos terior is

et praelatioris populi f igura est, idest nostri, prima promissio coelest is est ro ri s, secundaterrenae opimitatis » ; - Ibi, IV, 3: «Omnes filii estis fidei. Haeretica industria erasit mentio-

nern Abrahae, qua nos Apostolus fitios Abrahae per fidem affi rmat; secundum quam men-

t ionem hie quoque f il ios fidei notavi t : quomodo f il ii f idei? et cuius fidei s i non Abrahae ?

Si enim Abraham Deo credidi t, a tque exinde pater multarum nat/onum meruit nuncuparl,nos , autem credendo Deo, magis ius ti ficamur sicu t Abraham. .. s ic fi t u t e t filio nos Abra-

hae pronuntiarit •. (Cfr. IV. 24) . - Advers. 'Iudaeos : «Quod in semine eius benedicerentur om-

nes nationes terr ae , e t quod ex utero Rebeccae duo· popu li . e t duae gentes essent processu-

rae: utique Iudaeorurn, i. e. Israel, et gent ium, i , e , noster >.

92) - S. lreneo: Haeres. 1. IV. c.7, n, 2 j -Id. 1. IV, c.S, n. I: «Abraham et semen

eius, quod est Ecclesia >j - Id. 1. IV. c.21, n. 1 : «Dixit (Abraarn) ef pa trem eorum, qu i ex

geniibus credunt in Christo" Cosi pure parla in tut to i l cap ito lo di Rebecca e d i Giacobbe,

e ripete il suo sentimento anche nel Cap. 25; - In riguardo a S. Cipriano Cfr. Testim. adverso

Iuadeos: cap, XIX·XXI.93) - Tito Bostrense : In I. Cap. Lucae:

« Et regnabi t in domo lacob; - Per dcmum lacob non ludaeorum tan tum gentem sign ifi -

cat , sed omnes omnino homines, qui per Servato ri s nostr i g ra tiam, ex omnibus , gent ibuset nationibus, sanctorurn adoptione potiuntur »; ~ lbi: - lusturandum quod juravit ad Abra-

ham: Dixera t enim Deus ad il ium: benedicens benedicam te et mul tipl icabo teo Mult ip li -

catum est semen Abrahae, cum ipse etiam gent ium populus, per f idem ad Christum conver-sus , censeatu r in i llius semine • .

94) - Clemente Aless. Strom. 1. V1, c. 7:-Nam qui sunt quidem semen Abrahae et praeterea servi Dei iisunt vocati. Filii autem

lacob, qui supplanta verunt vitii operationem, sunt eius electi ».

- 25-

Agostino, anch'esso, chiama Abramo « p ad re n ostro ~ , e impiega l 'intero

Sermone V, per dimostrare la paternita spirituale di Giacobbe verso i1 popolo

Cristiano (95).

A canto a questi Dottori antic hi, abbiamo i1 sentimento ufficiale della

Chiesa, che nella sua Liturgia professa pubblicarnente la sua figliolanza coi

patriarchi dell'Antico Testamento. - Nel «M iss ate R om an um » il Sabato

Santo, Orazione della Profezia IV, sta scritto «D eus, qui Abraham. paerumt uum , u ni ve rs or um , s ic ut i ur as ii , gentlum effieis patrem '. Nel « Brev. Rom . " ,

il Sabato avanti la Quinquag. Antif. del Magnificat: c Pater fidei nostrae,

Abraham summus o btu lit h olo ca ustum su pe r a lta re p ro filio "; nel Can o ne

del la Messa, dopo la consacrazione: «sicut accepta habere diguatus es m u-

n era p ue ri tu i [u sti A be l, e t sa crific ium patrtarehae nostri Abrahae ».

Che pill? Lo stesso S. Clemente, nella « Pr ec e Eu ca r is ti ca » della Chiesa

Romana, che egli inserisce ai capi 59-61, riporta Ie seguenti parole: «Da

nobis concordiam et pacem, sicut dedisti pa tr ib u s n o st ri s » (LX, 3). Queste

parole, confrontate con quelle dei cc. VI, 3; XXX, 7; LXII, 2; paiono fatte

apposta, per dare, CGI sentimento ufficiale della Chiesa, la piu autentica in-

terpretazione di « patemita spirituale » aile espressioni «pater noster Abra-

ham, pater noster Jacob» dei cap. IV, 8; XXXI, 2.

Dopo cia, argomentare l'origine giudaica di S. Clemente, solo perche,nella sua Lettera ai Corinzi, ha chiamato « padri nostri » i patriarchi dell' An-

tico Testamento; e, a parer nostro, come voler pretend ere p. es. che tutti i

Gesuiti del mondo siano Spagnoli, perche chiamano « pad re n ostro " il grande

Ignazio di Loiola !

2, P a ri ic ol ar e : (proposto dall'Hemmer, I. c.)

S. Clemente nella sua Lettera ai Corinzi, oltre i testi della Scrittura Cano-

nica, cita anche delle scritture Apocrife (96,), edaccenna talora anche a

tradizioni ebraiche. Ora questa conoscenza degli Apocrifi e delle tradizioni

95) - S. Agostino; Sermo 111, n, 7. «Abraham, pater noster, homo erat ill is tempori-busfidelis, credens Dec, iustifica tus ex fide, sicut Scriptura dicit et Vetus et Nova»; -

Sermo V, n. 4: « Iacob . .. populum significat Christianum, ipse enim est minor filius,quia popu lus ludaeorum Esau est . De lacob quidem nata est gens ludaeorum, sed in f igura

magis Esau ludaei intel liguntur, quia popu lus maior reprobatus est , populus auiem minorprimatum accepit •.

E cosl di seguito tutto il sermone, spiegando come si sia ve rificato che i1 filius major(populus ludaeorurn) serviet minori (populo Christianorum).

96) - Anche Foz!o nel Cod. 126 scrisse : «(S. Clemente nella 2" lettera ai Cor.) cita

come fossero della S. Scri ttura , a lcunl detii estranei ( P ' I )' t < t e 5 V ( i :: O V 't G t ) ; e di cio non e immu-ne del tutto (1 tGtv ' tS Ai i i ~) neppure I ii I" Lettera •. Pero quest 'espressione P' I ) ' t< t ~5 V ( i : :OV ' tGt e mol-to estesa, e non crediamo voglia alludere agJi apocrifi, per i quaJi Fozio avrebbe piuttostousato i vocaboli & ;V 't lA E y 6f 15 VG t, 0 , v 6 &G t.

 

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- 26-

ebraiche indica nelI 'Autore un'origine e un'educazione piuttosto giudaica che

gen tilesca.

Dunque S. Clemente sembra (!) sta stato giudeo-cristiano.

Rispondiamo : Tra ttsea t M ajor, nego m inorem , nego consequens e t conse-

quetttiam.

Premesso, col Lightfoot (S . C lem . of Rome, I, Corint., nota 11, c. VIIJ),

che S. Clemente, come i primitivi scrittori cristiani, erano soliti citare la Bib-bia liberamente a memoria, e fondere tal v olta in una sola citazione passi di-

versi di diversi autori; cerchiamo di determinare· ad una ad una Iecosiddette

citazioni apocrife e tradizionallstiche, che I'Hemmer ha obbiettate in una rna-

niera troppo $enerica e vaga.

a) Al c. VIII, 3: S. Clemente, dopo aver citato il testo di Ezechiele

(XXXIII, 11) « V ivo io, dice if Signore, non voglio la m orte del pecca tore , m o

la penitenza »; prosegue la ci taz ione dicendo: « e (L 'a ulo re s ac ro ) a gg iu nge

un a splendidasentenza : c on ve rtit ev i,o c as a d' /sraele, dalla vostra iniquita. Dr

ai figlt del m io popolo: se i vostrl peeeatl giungessero dana terra fino Ii,}

cielo, se fossero piiI rossi dello seaelatto e piu nerl del cilizio, qua-

lora voi vi eonvertfrete a me con tutto ilvostro euore, e direte -s Padre > ,

io mIueh lnero benignamente a voi, come a unpopolo santo.

Le parole di quest'uItimo versetto, cosl come giacciono, non si riscon-trano in verun luogo della S. Scrittura Canonica. - Taluni pertanto vi hanno

voluto vedere una citazione degli Apocrifi di Ezechiele; opinione che noi non

possiamo accettare, per la semplice ragione, che, tra i fragmenti degli Apo-

crifi di Ezechiele, non si trova veruna frase consimile, alI'infuoridi quella

addotta dall'Hilgenfeld « in quacuntque hora ingem uerit pecca tor , sa lvus erit »

(V. F abric. C od. P seudo Vet. Test. p . 1117); che ognun vede essere troppo povera

cosa, da potervi fondare un ponte di relazione col verse tto ci ta to da S. Clemente.

Altri vi han n o veduto una fusione del Salmo 102, 11; di Ezechiele XVIII,

23, 30, 32; di Geremia III, 19, 32; e di Isaia I, 18: e neppure cio noi pos-

siamo ammettere, sia perche Isaia e citato da S. Clemente subito dopo, con

l'indicazione et in alto Loco (xo:l ~y h J p< p ' tO l t< p ), sia perche tutte Ie fusioni

possibili non rendono mai la frase citata da S. Clemente (9,7).

97) Ezechiele: XVIll,3; XXXlll, 11: •V ivo ego dicit Dominus; (XVIII. 23, 32;XXXIII, 11) nolo mortem impii, sed ut convertatur imp ius a via sua»; - Idem: XVllI, 30:« Domus Is rael , . .. converrl rnini , e t agile poeni tent iam ab omnibus iniqu ita tibus vest ri s:(XXXltl, 2, 10, 11, 12. loquere ad filios populi tui; - die ad domum Israel;- dic adeos; - dic ad filios populi tui »,

Salmo 102 , 11: «Secundum alt itud inern coeli, a terr a longe feci t a nob is iniqu itatesnostras s , .

Geremia: Ill, 14, 32: «Convertimini, filii revertentes, dicit Dominus; (Ill, 19) etdixi : Patrern vocabis me, et post me ingredi non cessabis •.Isaia: I, 18. c Si fuerin t peccata vest ra u t coccinum, quas i nix 'dealbabuntur :et sa

fuerint rubra quasi vermicu lus, velut lana alba erunt s,

- 27-

II Lightfoot, (I..c.), piL I probabilrnente.wede in questa citazione un versetto-

inierpolato nel testo canonlco idi Ezechiele,tra il v. 11 e il v, 12 del cap. XXXIIL

E prova questa sua congettura con quelle parole intercalate: « e aggiunge una,

splendida sentenza>, Ie qualirivelano un'intirna connessione e identita di au":-

tore tra la citazione del versetto in questione (che incornincia con parole di:

Ezechiele) e la citazione precedente che e senza dubbio di Ezechiele; tanto·

p ili che questa medesimo versetto e riporta to quasi integralmente da ClementeAlessandrino nel Q uis d iv es s aL va bit ur (c. XXXIX), e nel Pedagogus (I, 10),.

ove espressamente e attribuito a Ezechiele (98). Ora, data questa dlspar lta di

sentenze tra gli esegeti clementini su questo passo controverso, come rnai

I 'Hemmer pub sentenziare assolutamente, che esso sia una citazione di Apocrif i ?

b) AL c. XVII , 6: S. Clemente, parlando del l'urnil ta di Mose, pone in bocca

a lui queste parole: - to sono un vapore di pentola > ( 'E yw a 't{ll~ linil x u -&plX ~ =X U' t P I X ~ ) . Siccome in nessun posto della Scritturasi leggono queste pa-

role in bocca a Mose, cosl taluni (Hilgenfeld) Ie hanno credute desunte dal-

l'Apocrifo Iibro d ell'A ssu nzio ne di M ose : «fortasse recte, sed res non est certa »,

nota a questo punta il Funk. Basterebbe quest 'incertezza critica per ismonta-:

re Ie asserzioni positive dell'Hemmer.

Ed e tanta I'incertezza critica su questo passo che, mentre I'Hilgenfeld 1 0 ·

ritiene una frase dell' Assunzione di Mose (99), e mentre il Lightfoot (in h. I.),opina essere forse un estratto del libra di Eldad e Modad (100) ; pur tuttavia

98) Clemente Alessandrino, Ouis dives salvabitur, n. XXXIX: «Non voglio la morte

del peccatore , rna lapeni tenza: anche se fossero i peccat i vost ri come 10 scarlatto ('fOW~xo[jy·

ip'.ov) io Ii imbianchero come la neve: e Sf fossero come iI nero dell 'ombra , io Ii faro,come lana bianca di neve •.

Paedog, I , 10 : «Dice inf att i (il Signore) per mezzo di Ezechiele (1"" 'r.~.x~"1j): se vi-

convert ire te a me con tut to il vos tro cuore , e dt re te > Padre s, io mi inchinero benigno a.

voi, come a un popolo santo». Si noti che Clemente Ramano nella sua citazione non ha-specificato iI nome del Profeta , laddove Clemente Alessandrino 10 specifica in Ezechiele.

Dunque U medeslmo testo, citato dai due Clementi, dovea appartenere in qualche modo aEzechiele. E in che modo? Avrebbe I'Alessandrino cos! categoricamente individuato i1 pro-

feta Ezechiele, se i1 passo citato era apocrifo? Non sarebbe pertanto pili probabile sup-porre un'Lnterpolazione anteriore nel testo canonico di Ezechiele, tanto pili che qualche-espress ione di Giuseppe Ebreo avvalo ra questa congettur a? (V. Joseph. Antiquit, X, 5, 1 ;.Apion. I, 8).

99) Su questa opinione dell'Hilgenfeld, il Lightfoot scr ive : c Hilgenfeld is sure that the-

words were taken from the « Assumption of Mose ». This is not impossible; but the inde-

pendent reason which he gives for the belief that Clement was acquainted with that apo-cryphal work is unsatisfactory ecc. >•. (I. Epist . o f. Clem. c . XVI I, nota 8).

100) Eldad e Modad sono due profeti che profetarono nel deserto ai tempi di Mose,

Di essi cosl si legge nei Numeri XI, 25, 29: c E 10 Spiri to s i poso sui set tanta anziani . Or ·

 

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....:.8-

non sono mancati altri esegeti che vi hanno veduto una citazione a senso della

'vera Scrit tura Canonica, tratta 0 da S. Giacomo IV, 14; 0 dal Salmo CXVIIl, 83

o pill precisamente dalle parole di Osea, XIII, 3:« erunt sicut furnus (.vapor)

-de fumario ~ ( & ' 1 : 1 - ( ; & 1 t O & x p ( o w v , oppure hC l : 1t vo & 6 X "I )i ) 0 dalle.parallele parole

di Geremia, 1,13: - ollam ebullientem ego video» (101).

e) S. Clemente alcap. XXIII, ha la seguente -citazione. «(Non· sf veri-

fichi in noi questa Scrittura in cui e dettoj i« sonoInfeltci ( , C l :A C I : [1 t W P O t ) coloroche hanno un cuore doppio ( o ( t . J i : J X O t ) , i quaJi dubbiosi (fluttuanti) nello spirito

dicono : «abbiamo sentito dire queste cose fin dal tempo dei nostri padri, ed

due di essi Eldad e Modad erano rimasti nel campo e 10 Spirito si poso sopra di loro . .. e

profetizzarono nel campo. E un giovane corse a Mose dicendo: Eldad e Modad profetiz-zano dentro al campo, ... signore mio Mose, proibiscilo. Ma Mose gli disse : sei tu gelosoper me? cosl piacesse al cielo che tutto il popolo del Signore profetasse».

Che tra i fedeli della primitiva Chiesa corresse un libro di profezie sotto il nome diEldad e Modad, ce ne fa fede Erma, Vis. 11, 3 con queste parole : «E' vicino i1 Signore a

quei the si convertono, come e scritto in Eldad e Modad, che profetizzano al popolo nel

deserto ' .Fanno menzione di questi due profeti : Cir il . Ger: Catech. XVI, 25, 26: Basil. M:

De Sp. San. c. XXVI: Eptfanio : Expos. fid. c. IV: Girolamo: Ep. 78, ad Fab. c. Xlll:Efrem i De Abrah. Nisib. (Bickell , Carm. Nisib. p. 113): Teodor: Prefat: in Epist. Paul:

PseudoAtanas : Sinops. S. Script. (ediz, Patav. 1777, 11, 1 54): Nice/oro: Sticometria.,{Cfr. zann, Geschichte des Neutest. Kanons, 11,295, 318).

101) S. Giacomo, IV, 14: «Quae est vi ta vest ra? vapor est (""ft") ad modicum parens,et deinceps exterrninabitur », (Cfr: Giob. VII, 7) Salmo CXVIII, 83: «Factus sum sicut uterin pruina (IDa., ",axo, ~V 1ta;xvll)corne otre in [ um o '. (Cioe, come ot re , quando n'esce il

vapore interno e 8i sgonfia).Osea ; XIlI, 3: c Erun t.. . s icut ros matu tinum praeteriens. s icut palea turbine rapta

-ex area, sicu t fumus defumaric a , Le quaJi ultime parole corrotte nel testo dei 70 in "'1<0,aa;xpuOlv,furono corrette da Teodozione in ~x x(:G1tvoMX"l).

La similitudine del vapore di pentola e molto comune nell' A. T. :,Giobbe ; XLI,'l1: -pro-

cedit vapor sicut o llae succensae et . ferven ti s+; - Jd. XLI, 22: « fervescere faciet quasioUam

projundatn mare-: - Ezechiele; XXIV, 3: «pone ollam, pone, inquam, et mi tte in eam aquam, ..-efferbuit coctio eius (ebraic. fervescendo fervescit) »: Ioele; 11,6: • omnes vultus redigentur

in ollam s ; - Geremia; I, 13: • Quid tu vides? o llam succensam tebraic : ebullientem)'ego video ' .

Si notlno Ie identiche risposte date da Mose e da Geremia alia chiamata del Signore.

Mose dice (Esodo IV, 10 j VI 30): (ebr: Bbi , adonai , 10 isc debar im anoki, k i kebad· pheh

·ukebad lascionanoki i - voani aral scephataim) • Ehu l Domine, non vi r sermonum ego sum,qu ia gravis ore et gravis l ingua ego SUIII; - ego po11utus(lncircumcisus) Iabiis •. (Cfr. tsata;

VI, 5). Geremia a sua volta dice : • (ahah, adonai Iehova, hinne, loiada etidebber . .ki - naar

anokl)ehu! Domine Deus, ecce non scio loqul, quia puer ego sum. (Isaia aggiunge:• temescefataitn, pol lut is lab iis ) • . E subi to dopo questa ri sposta, Geremia vede e descrive

t'ottam ebullientem, Non potrebbe for se essere che S. Clemente per associazione d' idee ab-

bia messo in bocca a Mose le quasi Identlche parole di Geremia?

ecco che noi ci siamo invecchiati, e nulla di questa ci ~ accaduto ". 0 insen-

sati! paragonatevt ad un albero, prendete (ad esempio) una vite : prima perde-

Je foglie, poi mette la gemma, indi viene la foglia e iI fiore, e dopo ,cio l'a-

gresto, e finalmente l'uva matura. (Vedete dunque che col tempo tutto verra,

a maturazione ecc.)>> (102).

Anche questo passo, cosl come giace, non si riscontra nella Scrittura Ca-.

nonica. <L'Hilgenteld (COS! il Lightfoot in h. I.) suggerisce l'Assunzione di

Mose come fonte di questa indicazione, rna non porta nessuna ragione, per

dimostrareche S. Clemente abbia preso da questa libro ». .

II Lightfoot ritiene che la fonte sia iI I ibro di Eldad e Modad, conosciuto-

nella Chiesa Romana anche ai tempi di Erma. Ma anche questa e una sem--

p lice congettura senza base di r iscontri.

Al tr i critici suppongono che Clemente, secondo iI suo solito, abbia fatto,.

anche in questa passo, una fusione di piit luoghi della Scrittura Canonica;:

c ioe J 'Ecclesiast ico, Giacomo, Piet ro, Marco, Matteo, GioeJe ecc . Vediarnol i.

Eccl es ia st ic o : 1,36: «Non esser dubbioso (fluttuante) nelt imore ,di Dio,

e non t'appressarea Lui con euore dopplo », Id : II, 14: «Guai ai doppi di:euore ... e al peccatore che per due strade cammina .sulla terra ». S. Giaco-

mo :1, 6-8: «Chi e dub~ioso (nella fede) e simile al flutto del mare agitato·

dal vento ... L'uomo d'oppio dicuore)( o t t . J i u x o c ; ) ,

e instab ile in tutte Ie sue vie».Id: IV, 8, 9: = Purif ica te i vostr i cuori 0 doppi di animo ( o ( t . J i u x o ~ ) ammiseri-·

tevi ' tC l : A C l : t1 t W P ~ c r C l : ' tE ) , . (103).

II, Pietro, III, 4: «E dicono : dov'e la promessa della sua venuta? poi--

che fin dal tempo che i padri nostri son mortt, tutte le eose sono a 9-uelmedesimo stato in cuierano da l principio della creazione > (Cfr. Eeelus., V, 4).

102) La medesima citaziol le s i legge nella 11"di Clemente ai Cor inzi, XI, 2 , con que--ste parole introdultive: c dice infatti i1 sermone profetico : sono infelici coloro ecc. ava ma-

lura. ed agg lunge : «cQsI anche iI mio popo lo avri l agi tazion i e t rlbo lazlon l, r na po i r ice,

vera i beni '.Si deduce da cio che tanto I'Autore della I" Lettera quanta quello della 2", hanno at-

tinto da una fontecomune dell' A. T.(sermone p ro fe tico - il mio popoloi. Quale? Non la,Scrittura Canonlcavperche nulla di simiIevi si riscontra: dun que dovea essere un Libro

prcfe tlco non canonico , Quale esso s ia , non cie dato c ,ont lscere .

103) Sulla a"jJUx'a;cfr. Giacomo I. 8; IV, 8; Didache IV, 4; BarnabaXIX, 5; I' Cleo.

menlo XI, 2; XXIII, 3 ; I I" Clem. XI, 2; Paslor Hermae, Visio ,II, 2, 4, 7 j 1l I,2 , 2, ;4 ,_ 3 ; .7,1; 10,9; 11,2.; IV, 2, 6; Mand. V, ·2, I; IX,1 5,6,7,9-12; X, 1, 1; 2,2,4: XII,2, 4, 13; XII, 4, 2 j SimiI. I, 3; VIII, 7, 1, 2; IX, 18, 3'j 21, 1-3. Ippol, in Daniel. 11, 3.

Anche scri ttor i pagani hanno del le espress icni cons imi li a quelie d i S. Clemente intornoalia vlte: p. e. Epitteto : Dissert. III, 24, 86: • come i1 fico , come I'uva (maturano) nel la

determinata stagione detl'anno u - 111,24,91: c perder I efog lie, . .. d iveni r uva passa dal··I'uva ecc .• j M.. Anton. XI, 35: c L'agresto, l'uva, J'uva passa , tutto questa non e cambla-:

mento verso cio che non e, rna verscclo che ora non e • .

 

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- 30-

Marco; XIII, 28: c Dal fico apprendete la parabola: quando i suoi rami

'son teneri, e Ie sue fronde: germogliano, voi conoscete che I'estate e vicina >.

'(Cfr. Matteo: XXIV, 32 sg.).

Gioele j I, 12; c La vile e seccata, e ilfico langue». II, 22: « non terne-

-te ... perche i pasco li del deserto hanno germogliato, e gli alberi hanno por-

'tato il lora frutto, il fico e la vite han prodotto la lora virtu »,

d) A l cap . XX ; S. Clemente adduce il noto esempio della Fenice, Ora,

-siccorne la Fenice e menzionata anche nell'Apocrifo : c A ssu nz io ne d i M os «, » cosl

.taluni hanno opinato che questa citazione di Clemente sia una derivazione di

-quel]' Apocrifo. Ma molto bene osserva su questo punto i1 Lightfoot che «i l

-sernplice Iatto della menzione della Fenice nell' Assunzione di Mose, non da

-presunzione disorta che Clemente abbia avuto un qualsiasi commercio con

quel libro, perche la favola della Fenice era ben nota non solo agli scrittori

Oiudei, rna anche ai Oentili :t; era nota perfino a Giobbe (XXIX, 18) ed era

comunissima in tutto H modo letterario (104). T a cit 0 nei suoi Anna -

ii VI, 28 riferisce che - la comparsa della Fenice in. Egitto dopo lungo giro

di secoli, avvenuta sotto il consolato di P. Fabio e oi L.Vitellio (a. 34 d. C.)

-aveva dato materia ai pili dotti Indigeni e Greci, di discutere intorno a sif-

fatto meraviglioso fenomeno ». L'Henrichsen.nel suo D e P ho en icis jab ula

,(Hayn. 1825) ha raccolto centinaia d i testimonianze di scrit tori an tichi intorno

alia Fenice.

Ne segue da cio, che il supporre l'Assunzione di Mosequale fonte della

.Fenice Clementina, e una congettura che cade da se.

e) A l cap . XX VI, 2: S. Clementeha la seguente citazione: «Dice (la

.Scrittura) in un luogo: tu mi risusciterai, e io ti eelebrero i su sc it ao is m e,

. et c on fi te bo r U b i) ! (l05) e anche : io mi son coricato e ho dormito, poi mi son

,risveglia to perche tu. sei meco. (D orm iv i e t so po ratus su m ; e xsu rrex i, q uia tu

m ecum es) -. II Funk: (in h. I.) scrive: plures (haec) v erb a ad librum ap oc ry-

. p hum r e je r un t , rna egli stesso, e, con lui, quasi tutti gli esegeti Clementini, ri-

-conoscono nella citazione di Clemente un riferimento libero a moIti luoghi pa-

104) Se if sernpllce fatto della menzione della Fenice nei fragmenti deli'. Assun-

.z ione di Mose. da a taluni if dir it to di r iconoscere in quest 'apocr ifo la fonte del passo Cle-mentino, siccome la Fenice e menzionata anche in Giobbe, cosi, col medesimo diritto, si

.potrebbe asserire, che la fonte di S. Clemente in questo passo e il l ibro canonico di Giob-

.be , Saremmo alia pari !

1051L'espresslone : confttebor tibi e fr equent is sima nel la Scri ttur a Canonica . Cfr.. ,JJ Reg. XXII, 50: Salmo IX, 2; XVII, 50; XXIX, 13; XXXIV, 18; XLII, 4; LI, II ;4.VI, 10; LXX, 22 iLXXXV, 12 ; CVI l, 4 ; CX, I ;CXVII , .28-bis; CXVI lI , 7 j CXXXVIl, 1;

.CXXXVlll , 14; Eccli: LI, I : lsaia XII , 1: Daniele 11,23. Ad Roman XV, 9;

- 31-

ralleli del Salmi. E come nan vedervi questa riferimento quando leggiamo nella

Scrittura Canonica i seguenti passi? Salmo III, 6:. «Ego dormivi et soporatus

sum, exsurrexi, q uia D om in us susc ep it m e» . - Salmo XXII, 4: « i n m e di o u m br ae

m o rti s ~ on t im eb o m al a, quoniam tu mecum es ». -'- Salmo XXVII, 7: ..refloruit

earo mea ... et confitebor ei •. - Salmo LXX, 20-22: « de abissis terrae iterum

reduxisti me . .. et ego eonf ltebor tibi » , - Salmo LXXXVII, 11 : « N um qu id q ui

destiteruni (ebr. repha'im) s us ci ta bu nt e t eonfltebuntur t ibi?» II parallel ismotra la citazione di S. Clemente e la Scrittura Canonica e evidente.·

j) A i c ap . X XX IV , 8 si haquest'a ltra ci taz ione : « Dice infat ti ( la Scrittura) :

-e: occhio non ha veduto, orecchio no n ha ud iio, ne cuor di uom o ha d esiderato,

tutto cio che (Iddio) ha preparato a quei che 1 0 aspettano, (Oculus non vidi t,

nee auris audivit, nee in cor hominis ascendit, quanta (Deus) praeparavit ex-

pectantibus eum) ».

Sernbra incredibiIe, come critici di valore abbiamo voluto vedere anche in-

questa citazione una derivazione di Apocrifi; quando invece essa riporta qua-

si Ie identiche parole di S. Paolo nella I· ai Corint. II, g: «oculus non vidit

nee auris audivit, nee in cor hom in is ascetuiit, quae p raeparavit D eus, U s qui

diligunt ilium» !

Si e opinato in vario sen s o, da quale fonte abbia attinto S. Paolo questa

sua citazione scritturale (s ic ut s cr ip tu m e st ): se da Isaia, LXIV, 4; LXV, 16;

oppure dall' Apocalissi di Elia, come parve ad Origene (In Matth. XXVII, 9),

ribattuto da Oirolamo (Prolog. in Genes. ed Epl. 57 ad Pammach. c. IX);

ovvero dal IV libro di Esdra X, 3 5 , 36, 55,56; come e parse alI'HiIgen-

feld (106). Ma tale questione Paolina e estranea al caso nostro. Noi non ci

106) Intorno all 'opinione di coloro che,con Or igene, vog liono vedere nel l' Ascensione

di Isaia 0 nell' Apocalissi di Ella la fonte della citazione di S. Paolo ilLightfoot ( in h. 1.)

cosl si esprime: « Orlgene fu combattuto da Girolamo, il quale ri ferisce la citaz ione Pao-

l ina a Isaia LXIV, 4 , Se s i potesse dimos trare che quest i l ibr i Apocri fi fu rono precedent !a S. Paolo, I'opinione sarebbe piil probabile. Ma sembra invece che essi siano di au tori

cri stian i del secondo secolo, che Girolamo riconnette coi Bas ilidiani . .. In ogni caso ambe-

due i llbri, dai fragmenti che rirnangono, sembrano siano stati opera di crlstiani (poste-riori a S. Paolo), pe rche Epifanio (Haer, XUI) ha trovato incorporato nell'Apocalissi diElia un passo di S. Paolo, ai Galati VI, 15; e nell' Ascensione di lsaia (Haer LXVII, 3) unpasso che si ri ferisce alla T' rinita • .

Intorno poi all 'opinione di colora che, con I 'Hilgenfeld, credono che il passo di S. Pao-lo sia attinto al IV libro di Esdra X, 35, 36, 55, 56, it Funk (in h. I.) cosi annota: «Quae

vero in hac scrlptura (Esdrae) leguntur non ad eo prope ad locum (pauli) accedunt quam

verba Isaiae LXIV, 4; LXV, 16: neque est cur ea fon tem loci esse dubi temus • . Dietro I'au-

tor i ta di s l i1lust rimaes tr i, possiamo ben concludere che : S. Paolo ha att into l iberamenteda Isaia, e S. Clemente ha attinto verbalrnente da S. Paolo, con Ia variante ultima di Isaia.(Circa l 'o scuri ti i d i questo passo nel tes ta 'ebraico e nella Vers ione del 70, c fr, probates

l!

 

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- 32-

occupiamo di S. Paolo, rna di S. Clemente: e diciamo cle la citazione Cle-

mentina e estratta espressamente, non da Apocrifi, rna da S. Paolo; per la per-

fetta identita delle parole dell'uno e dell'altro, tranne la variante finale del-

I 'e x pe ct an ti bu s e um (in luogo di d il ig e nt ib us e um ) che ricorre in Isaia LXIV, 4

(versione dei 70).

g) A i c. XLII! : San Clemente riferisce il racconto, che si legge ai

Numeri, c. XVII, delle dodici verghe dei capi-tribu d'Israele, e della vergafiorita di Aronne; e nel riferirlo, aggiunge Ie circostanze della sigillatura del-

Ie verghe con gli anelli dei capi, della chi usura del tabernacolo .con chiavi,

e della sigillatura anche delle chiavi; circostanze queste, che non si leggo-

no nei Numeri, e percio v id et ur , d es um pta s e sse e x H ebr ae or um t ra di tio ni bu s

(Funk).

Rispondiamo : pub essere, rna non e necessario supporlo. Perche in ge-

. nere nei componimenti narrativi avviene spesso, che il primo scrittore narri

la sostanza del fat to, trascurando Ie circostanze accessorie veramente occorse

e che facilrnente possono essere supplite dalsempllce buonsenso d'i chi leg-

ge 0 riferisce il racconto. Lo stesso pub essere nel caso nostro. Era naturale

che Mose, ad allontanare da se ogni sospetto d'inganno, abbia dovuto distin-

guere e sigillare Ie verghe, chiudere conchiavi il tabernacolo ove Ie aveva

riposte, e sigillare Ie stesse chiavi, facendone controllare la sigillatura il diseguente alia riapertura del tabernacolo. II primo narratore omette queste cir-

costanze, di per se incluse nella sostanza del fatto; .il secondo narratore Ie

intuisce e Ie supplisce. Cost ha fatto S. Clemente, e cosi fecero eziandio Giu-

seppe Flavio, in Antiquit., IV, 4, 2; e Filone in V it a Mo is is , III, 21.

/I) A i c. X L VI, 2, si legge : Sta scritto : « unitevi .coi santt, perehe quei

ehe sono uniti col san~i saranno santtfleatt ... E in un altro luogo (la Scrit-

tura) dice: « eoll'uomo innoeente sarai Inneeeute, eon l'eletto sarai eletto,

e col perverse ti perrertirai.'; (Scriptum est: sanctis vos adiungite ( x o n t % o { T e ) ,

quia qui iis iunguntur (Q [ y.oAAwll-evoL), sanctificabuntur. Et in alia loco di-

cit: cum viro innocente innocens eris, cum electo electus eris, et cum per-

verso perverteris.)

Mentre la seconda citazione e: cum viro innocente ecc.» si riconosce su-bito per quella del Salmo XVIII, 25, 26; la prima citazione invece «sanctis

vas a d iu n g it e ecc. ,., cosi come giace, non si legge nella Scrittura Canonica.

- Sara forse allora estratta da qualche ignota scrittura apocrifa? Cosi

auctoresi. Vale la s tessa ri spos ta , per la parola -lja!w. di Isacco che si legge al cap. XXXI, 3della Lettera diClemente, e che non appari sce nel la S. Scri ttura . .La s tessa paro la intorno

a lsacco fu usata da Pllone (De Abr. 32 e ripetuta da Mel itone </?eliq. Sac. I, p. 123}..,

- 33-

hanno pensato taluni; -m a il Lightfoot ( in h. L)·pensaancora, che+ « possibly

Clement is giving from m em ory the sense of som e canonical texts or texts :0.

E per vero; noi riscontriamo nell' Ecct.cus, VI, 35 Ie seguenti .parole:

c u ni sc it i a LL a sa pi en za d ei p ru de nt l >; « (s ap i en ti ae i Ll or um con iu n g er e i" (rrpo-

O i t O A A 1 j {T 1 J' tL ) > > : nell' Eccl.cus XXXVII, 15: «frequenta assiduamente I'uomosanto ...

la cui anima e secondo la tua > (c um v ir o sancto assiduus esto); nel If Reg.

XXII, 26 : « col santo sarai santo » ; nel Salmo XVII, 26 : « col santo sarai san to :0

tcumeancto, san ctus eris). - E al lora, perche ricorrere a ignote scrittu re est ra-canoniche, quando il concet to della ci tazione Clement ina , e quasi Ie medesime

parole , s i r itrovano nella- Scrittura Canonica? (107)

Sono queste tutte Ie cosiddette citazioni di Apocrifi, che col lanternino di

Diogene, si sono cercate nella Lettera di S. Clemente (108). Sono otto in tut to ; ben

poche in verita di fronte alle 185 citazioni scritturali, che in detta Lettera si

riscontrano. Noi Ie abbiamo studiosamente passate in rassegna con una certa

scrupolosa rneticolosita : e dallo esame singolo di ciascuna di esse, risulta ]0:

che bisogna fare la tara di meta per meta sulla loro natura apocrifa, inquan-

toche d, e , f, h, appaiono palesemente di natura legtt tima ; risulta 2°: che del-

I 'alt ra meta ; a e probabilmente un' in terpolazione anteriore nel testo Canonico ;

b una reminiscenza parallelistica di libri Canonici; c una citazione di una

scrittura usata e in v-ogaaitempi di S.Clernente; g una intuizione naturaledi chi ripete il racconto; risulta 3°: che, in ogni caso, su tutte queste cita-

zioni incriminate, la critica piu severa e discorde ed incerta intorno alia loro

o canonica 0 apocrifa natura.

Dunque si deve onestamente concludere, che, siccome da dati incerti e

dubbi i non pub dedursi un giudizio certo e sicuro, cosi la Maggiore dell'ar-

gomentazione Hernmeriana data in modo sicuro, non e criticamente acC:ettabile.

107) - Anche S. Paolo, al Romani, XII, 9, usa il medesimo vocabolo : K C A A W f 1 . V O ~ (~q;

<iy<x&cji): adhaerentes bono . Simi li a lia c itaz ione d i S. Clemente c Unitevi col Santi ecc.»

sono i passi di Erma: Vis. III 6, 2 j Simil. VJII, 8, 1; Simi! IX, 20, 2. Un'Imitazione poi

dell 'Inter a citaz ione Clement ina I' abb iamo in Clemente Alessandrino : St romal. V, 8 ; e inNicone Monaco: Pandecte A6y'!l ~'Y/'. E' superfuo notare, che il senso proprio delle parole

del Salmo : • cum san cto san ctu s e ris, et cum perverso perverteris », eben differente dalsenso t ropolog ico che vi hanno dato S. Clemente ed alt ri Dot to ri .

lOS)- NelJ'elenco delle citazioni che dlarno nel testo.omettiamo iI v . 4 del c. L, che

suona ~os i : «Scr iptum est enim • Ingredimini in cub icula paululum quantulumcurnque,donee Ira mea et furor per transeat, et recordabor diei boni, e t suscitabo vos e sepulcris ve-stris » e I'omettiamo, appunto perche Ie parole: ingredimini... pertranseat sono di

Isaia XXVI ,20 : I e parole: e t susci tabo . .. e sepulcri s vest ri s sono d i Ezechiele XXXVII , 12:

e Ie paro le In terrnedle : et recordabor diei boni sono reminiscenze scrit tu ra li od associa-

zionl di idee, proprle di S. Clemente,dedotte forse dal Salmo XXXIII, 13; da ll'Eccl.cusXIII, 15; da lsaia LXIII; 11 0 dalla 1- Petril.Jl ,lO .

 

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- 32.-

i mo cle la cita zione C le -occup iam o di S . P ao lo ,' rna d i S . C lem ente : e die ,lJ P I' I. . .. , d A if rna da S , ao 0, pe r a p e r-m en t ina e e stra tta e sp re ssam ente , non a . p o cn I, , t f I d I

' , I I' I' t n l1 e la v a rian e rna e e-fe tta lden tita de lle p a ro le de ll u no e de a t ro , ra , 'I ' L X IV 4 -

i dili. tib ) I lc n co rr e In sa ra ,I'expectantibus eum (in lu ogo dl ligen I us eum c

(v ersio ne de i 70),

iferi 'I ( le co nl o che si legge a ig) Al c. XLlIl: S an C lem ente n erisce I'd II

Nurne ri c. X VII, de lle dod ici v e rgh e de i capH rifj(J d 'lsrda e llel, e , 'le i la v e~ :~

, . " I ' l 'It 'lnze e a slg l au rafio rita d i A ronne ; e ne l rife rirlo , aggiunge e C lrcU .' bin ch iav iIe v e rgh e con gJi a ne J li de i capi, d el la c hi us ur a del ta e rnh aeo oe o '1 •

. " , . 'lue ste , c e non Sl eggo-e . de lla sig illa tu ra a nch e de lle ch iav i ; c ircostanze OJ t diti 'b

'. . .." H ebraeorum ra IIOnI usno ne i N urne ri,e p e rcio videlur, desumptas esse ex .

(Funk)" . . . ," I suppor lo , Perche in ge -R ispondiam o : pub esse re , rna non e necessar 0 , O tt '

, " lJe il p nm o sen o re na rnnere n ei co mp onim ent i n arra tiv i avviene spesso , " , I

, . " I 'C ssone v eram en e o ccorse .la sosta nza de l ta tto , tra scu ra ndo Ie crrcos anze ace .... d' hl Ie ch e tac ilrne nte po ssono esse re supplite da r se rnp llce buon senso

EI c t

leg1-

. t '. I caso nostro, ra na ur a ege 0 rife risc e il racconto. L o s. e sso ,p uo essere ,~e nnno abbia do vu to d istin-ch e Mose ad a llo n tana re da se o gl1 l sosp el to d lI1g.

1I, I'

. :gu . e re e. slg illa re Ie v e rgh e , ch iude re con chiavi II ta lbernal

c ol o , o , v ll et e a ~ le v d~

. . . . h ' 'f d I 1 l rol a re a slg l a u ra I 1rip oste e sig illa re Ie ste sse C laV I, acen one co t I'

segu ente a lia riap e rlu ra de l ta be rna co lo . II prim o jJ lIIT~ lore o rnde t e q ue S t e c llr-

d I f tto ' J) secon 0 na rra o re ecos . la .nze di p e r se in clu se n ella sostanza e a ". f iandi 0'

,.. . S C I t C C O SI e ce ro ezian 10 IU -intu isce e Ie su pp lisce . CO SI ha fa tto . eme n e , M ' " III 21

, " IV 4 2' Filone in Vila OISIS, , 'se pp e F la vio , III Antiquit., , ,', e I

. It , v i . co i sa nt i pe rche q ue ttz ) Al c. XL VI 2 si legge : S ta sc ritto : «UIl ,I. , ,

ch e sono uniti co i s~nti sa ranno san tifica ti ~ , E II I u n l a,I tl ro tt lu o gO I !a I S. t rt lt -. . . t ('OIl e e 0 sarai e e 0

tu ra ) d ice : c r.o ll'uom o tnnoceu te sa ra Imnocen ~,· " .',_Q) ~., I I' v os ad iungtte ( XO AA CX Cl lF E ,

e c o l p e rv e rse ti p e rre rtira l.» (S crip tum est: sane :; .. I ' I d i. . ' " ' ) t i f i blilltu r E t In a 10 oco . 1-qu ia q ui iisiu ng un lu r ( 0' X O AA W fl Ev Ot , sa ne I rca . ,

. ' I I c1 ec tu s ens, e t cum pe r-cit: cum v iro innoce n te m nocens ens, cum e e c 0

v e rso p e rv e rte ris.) ., te ec c » si riconosce su -M enlre la se co nda c itazio ne « cum vtro innocct' e ,'. ' ,

.. '. I II 25 26 I . clt a zlO ne m v ece «sanctisbito p e r qu e l la de l S a lm _o XV ',' ; a .p nm a , ne lla S crit tu ra C anonica .va s a d iu n gi te e cc. ,., CO S I c om e glace , non S l leggc 'II . if ? Cos '_ S a ra fo rse a llo ra e stra tta da q ua lch e igno ta sen u ra a po cn a . 1

, ., .•. di IsaC~<lche si legge al cap. XXXI, 3auctores). Vale la s te ss a r ispost a, per l a parola Yj .oW' IIlura, La stessa par ola internedella Lettera di Clemente, e che non appar t~ce nella S, scrh1ne (Reliq. Sac, I, p, 123},

a lsacco fu usata da Filone (De Abr. 32 e ripetuta da Metl. .

- 33-

hanno p en sa to t al un i; -rna iI L ig htfo ot (in h . I.) pe nsa an co ra , che «possibly

C lem ent is giving from m em ory the sense of som e canonical texts or texts », .

E p e r v e ro ; no i riscont riam o ne ll' Eccl.cus, V I, 35 Ie se gu enti . p aro le ;

c un lsciti alia sap ien za de i p rud en ti "; < isap ien tiae iIlo rum co niun gere) ("po-

O'XOAA~%YJ t t )>> :neIl'Eccl.cus XXXVI I , 15: - freq uen ta a ssidu am ente I'u om o santo ...

la cu i anim a e secondo la tua > (c um viro sancto assiduus esto) j ne l II Reg.

XXI I , 26 : « c ol s an to sarai santo » ; ne l Salmo XVI I , 26 : « co l san to sa ra i san to .

(cum sancto, sanctus e ri s). - E allora, perche r ic orr er e a ig no te s cr it tu re estra-c an on ic he , q u an do if co nce tto de lla c ita zio ne C le rnen tina , e q ua si Ie m ede sirne

p aro le , s i r it ro v an o nella S crit tu ra C an on ic a? (107)

So n o q u este tu tte Ie co sidde tte cit a zioni d i A pocrifi, ch e co l la nle rn ino d i

Dio gene , si sono ce rca te ne lla L ett e ra d i S . C lem ente (1 08). S ono otto in tu tto ; be n

poch e in verita d i fr on te alle 185 citazioni scritturali, che in detta L ette ra si

riscontrano . N o i Ie abbia rno stu d io sam ente p assa te in ra ssegna con una ce rta

sc ru po losa m e tico losita : e da llo e sa rne singo Jo d i c ia scuna d i e sse , risu/ta J O :

che bisogna fa re la ta ra d i m e ta p e r meta su lla lo ro na lu ra apocrifa , inq ua n-

toche d, e, I, h, ap pa io no pa le se rnen te di na tu ra Ie gittim a; risulio 2° : ch e de l-

I 'a lt ra m et a'; a e p ro babilm ente u n'inte rp olazione anle rio re ne l teste Canonico ;

b u na r em in is ce nz a p ar al le lis tic a di I ib ri C a no n ic i; c una citazione d i una

scrit tu ra u sa ta e in .vDga 'aifernpi di S . C lem ente ; g un a intuizione na tura le

d i ch i rip e te iI r a cconto ; risulta 3°: che, in ogni ca so , su tutte ques te cita-

zioniincrim ina te , la critica p ill se v e ra e discorde e d ince rta in to rno a lia lora

o c an on ie a 0 a po crif a n at ura .

Dunq u e si de ve one sta rne nte conclude re , ch e , siccom e da da t i incertfe

dubbii non pub dedu rsi un giud izio ce rto e sicu ro ,cosi 'Ia M aggio re de ll 'a r-

gom enta zione H ernrne ria na da ta in m odo sicu ro , non e c ri ti ca m en te a ce e tt ab il e.

107} - Anche S. Paolo , ai Romani, XII , 9, usa it medesimo vocabolo XOUWll5VC< (~tj>

aycx&tj>}:dhaerentes bono, Simil i alia citazione di S, Clemente c Unitevi coi Santi ecc.•

sono i passi di Erma: Vis, 1116, 2; Sirnil. Vlll, 8, 1; Simi ! IX, 20, 2 . Un 'imi tazione poi

del l'i nte ra c itazione Clementina I 'abbiamo in Clemente Alessandr ino : S tromal . V , 8 ; e in

Nicone Monaco: Pandecte ).on> <r,'. E' superf uo notare, che il senso prop rio delle parole

del Salmo: c cum sancto sanctus eri s, e t cum perverso perverter is" eben differenle dal

sen s o tropo logico che v i hanno dato S. Clemente ed altri Dottori.

108) - Nell 'e lenco del le c it az ioni che diamo nel t es to omett iamo it v. 4 del c. L, che

suona cosi : c Scrip tum est enim c Ingredimini in cublcula paululum quantulumcumque,

donec ira mea et furor pertranseat , et recordabor diei bani, et suscitabo vos e sepulcris ve-

stris > e I'omettiamo, appunto perche Ie parole: ingredimini... pertranseat sono di

Isaia XXVI, 20: l eparole : e t susc lt abo. . . e sepulc ri s ves tr is sono di Ezechie le XXXVl l, 12:

e Ie paro le intermedie : et recordabor d ie i bani sono reminis cenze sc rit tura li od associa-

zioni di idee, p roprie d i S, Clemente,d edotte forse dal Salmo XXXIII, 13; dall'Eccl.cus

XIII, 15; da I saia LXllI, 11 0 dalla 1" Petri 111 , 10 .

 

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-34-

E d ora da lla Maggio re (che de l re sto p e r nO I e indiffe rente ) p a ssiamo

a lia M ino re ; cioe , che - un a u to re cristiano che h a la conoscenza ~ iA po -

c rifi.e di tra dizio nie bra ich e, d ev e rite ne rsi p iil.d 'o rig ine e bra ica ch e g en ttle sca ».

E ' cib ch e no i im pu gn am o ca te go rica me nte .

Difatti, e no to a tu tti, ch e il Cnstiane sim o e un div ino rampollo , so rto

su I v e cch io tronco ebra ico : q u indi fu un fa tto de l tu tto na tu ra le ch e la v ec-

ch ia le tte ra tu ra e bra ica (0 canonica , 0 a p oc r i fa , 0 civ ile ) p assa sse in pa trim o-

nio a i cristia ni indistintamente; tan to p i il. ch e i G iude i fnrono fin da l p rinci-

p io i p iu fe roci nem ici de l nome cristiano , a ssa lito da I?ro imp la~a bilm ente

con ogni gene re di a rgom ento le tte ra rio e non le tte ra rio ; e ~erclb fu ~e -

.ce ssa rio ch e i c ristiani p rirnitiv i, p e r d ifende rsi da i m o rsi degli av ve rsa ri, e

' rintuzzarli 'ad hominem, venisse ro a cono scenza de i loro libri e de lle lo ro tra -

dizioni (l09). S i aggiunga poi, che la conse rv azione e la fam ilia rita che i p ri-

m i conve rtiti e bbe ro con gli A posto li e co i Discepo ll de l S igno re , I'e semp io

ste sso degli A po sto li, che ne lle lo ro L e tte re ricorse ro a trad izioni ebra iche e

a qu a lch e libro non canonico , come pu re l'ince rta de te rm inazione degli A po -

crifi ste ssl, con tribu irono a rende re piu cornune l a c on os ce nz a d el la L et te ra tu ra

e bra ica (ca nonica ed apocrifa ) , in m ezzo a i cristian i di quatstvoglia origine.

E ' no to che S . G iuda ne lla sua L e tte ra , a l v . 9, si rich iama a pe rtamen te

a tradizioni e bra iche ; e , a l v . 1 4 -15 , c ita e sp re ssam ente una profezia d i H enoch .

S .P ao lo si v uo le ch e agli E fe sii v . 1 4 , abbia cita to pa ro le di can ti po -

'po la ri giu da ici, e ~h e ne lla I" a i Co r., II , 9; a i Ga la ti, V ., 6; agli E bre i. X I, 37;

a bbia a ttin to ad A pocrifi.Dopo gli A posto li, abbiam o subito 10 Pseudo -Ba rnaba , ch e a l c. _ IV , 3

cita espressarnente H enoch , e ne ripo rta Ie pa ro le a l c. XV I, 5; c om e p ure .a l

C. X II, 1 c ita il IV libro d i E sdra ; e a i cc: V II, 8; V III, 1 ; X I, 9 ; X II, 2 cita

a ltri A po crifi. Ino ltre citano A pocrifi a ltri a uto ri an tich issim i, .q ua li.: I'Autor~

de lla 2" d i C lemente a i Co r. a i cc. IV , 5; V , 2; X II , 2: Papia, nei f r agment i

E usebiani, H . E . III , 39: I 'Autore de ll'E p . a Diogne to a l c. V II, 2: il Pastor

Hermae, che ne lla V is. I, 3, 3 cita il IV di E sdra ; ne lla V is. II, 3 , 4 nom ina

10 9) - Che S . Clemente abbia usa to 0 no Apocrifi e trad izioni ebraic~e,. cio ai fin~

dell'argomentazione avversaria e perfettamen.te in~tiIe. Ma. la ~os~ e . anche. mdlfferen.te n~1riguardi del nostro Canone Scrit turale Cattolt .co, sra per~~e ne~ prirru ~ecolt della Ch~esa IICanone dell a Scr itura non era ancora determina to e def in ito, sra perche, secondo S. Giovan-

ni Cr isostomo (Hom. V in Matt.) e S . Ambrogio (2 Off ic . c . Vll ) nel le sc ri tt ure ~pocr ife ~r.a

Ie molte cose false se ne trovavano delle vere; quind i quei Pad ri che citarono g il Apocrlfi,

o Ii citarono perche non Ii ritennero per Apocrifi, 0 ne citarono sol~ Ie parti vere '. ~el

resto la c lt az ione Pat ris ti ca degli Apocr if i non fu mai ne universa le , ne cost ante , rna I irni ta

ta a qualche Padre, a qualche a Chiesa, qualchetempo. Nonc 'e Manuale di Patrologia che

nei prlmi capitol i non r ipor ti g li Apocr if i del Vecchio e NUDVOTestamento , t ra Ia l ettera-

tura del primlrivo tempo crist iano, 0 susseguente agl i Apcstol i. Cf r. G . Rousch! n, L I.

- 35 -:-

espressarnente i p rofe ti E ldad e M odad ; ne lla V is. II, 4 , 1 accenna a lIa S i-

billa ; ne lle S im i! . V I, 3, 2; V III , 3, 3 si rich iama a l libro d i H enoch .

S a pp iamo anco ra ch e il libro d i H e noch fu so ven te cita to .da l segue nti

P adri an tich i : S . Ireneo , A na to lio , C lemente A le ssandrino , Te rtu llia no , O ri-

gene , S . A gostino ecc . (C fr. V igou roux e Bacu ez: Manuele eee., I , p . 127):

sappiam o ch e Teodore to , in Daniel. X I, 7 cita il te rzo de i Maccabe i: che i

C anoni A po sto lici, a l c. 84 , inc ludono il te rzo de i Macca be i : che S . G re go rio

Nazianzeno , nell'Orat. XV , 2 c ita il q ua rto de l Ma ccabe i: ch e S . Basilio ,

S . G io . C ris. e so pra tu tti S , Ambrogio (In m orte S a tiri, - in L uca rn, - in

De bono . mo rtis e cc.) citano frequ en tementc il q u a rto Iib-ro di E sdra , (O rne t-

tia mo a ltri P adri).

O ra , di fro nte a qu esto fa tto incontra sta bile , ch e la cono scenza degli A po -

crif e de lle Tradizioni ebra ich e dov e tte , p e r necessita di co se , e sse r com une

a i c ristiani de lla p rim itiv a Ch ie sa , e che in re a lta fu com une agli an tich i sc rit-

to ri cristian i d i q ua lunq u e razza si fo sse ro , com e si fa a v o le r re stringe re

q u esta conoscenza a i so li 'x ristian i-g lude i, anzi fam e un distin tivo d i razza?

Corne si fa a d a ffe rm are , che S . Clemente Romano, (e solo S. Clemente Ro-

mano) fosse di origine giudaica, perche ebbe rn cotioscenza degli Apocrifi e

delle Tradiziotii ebraiehe?

Se condo q ue sta crite rio dov remmo dire giude i anch e S . Ire neo , a nch e

S . G iu stino , anch e Te rtu lliano , anche tu tti gJ i a ltri Pa dri ch e ebbe ro cognizione

de gli A pocrifi e de lle T rad izio ni ebra iche .

:~ o Particolare: Gli Ebraismi notat i dal Nest le. ( Ze it sc hrift e cc . W is se n-

.sch a ft und die Kundes de s Urchristenturns I, (1900) p. 178-180).

Nella Lettera di S. Clemente (dice il N estle ) si riscontrano non pochi ebrai-

.smi. Non sara dunque I'autore un Semi ta ? L a forma dubita tiv a d i qu esto con-

se gu ente , p erch e p ossa disce nd ere legfttirnamente da l suo ante cede nte , im plica

ne cessa riam ente tre cose : 1 0 ch e i p a ssi incrim ina ti de lla L e tte ra sieno v e ra -

mente ebra ism i; 2° che sieno ebra ism i p ro pri e pe rsona li de ll'a u to re ; 3° ch e

non si sp iegh ino a ltrim enti, se non suppone ndo I'o rig ine giuda ica de ll'a u to re .

S a ra comp ito nostro d imostra re com e qu este Ire condizioni n iente a ffa tto si

v e rifich ino ne lla L ette ra di S . C lemente .

S eguiam o punto p e r punta I 'e lenco de l N e stle .

10 EBRAISMO NOTATO DAL NESTLE.

a) A I c. X II, 7: Dopoche i M essi di G losue (C fr, los. II, 9-13) ebbe ro

cornbinato con Raab il p ia no da esegu ire , si le gge : x al 1 ;flo ozih ·l":o a ~t"?l o e 0 -

v a~ oYlf1-:;[O'l, i i1 tw; x. 'to A. clo e (secondo la V e rsione L a tina e S iria ca - <e inol-

ire diedero a lei un segno - p ra e te re a e i stgnum dede run t ». - O ra , d ice iI Ne -

 

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sH e,il v erbo 1tpa·d&r;v.e, a do pe ra to 'in se nso a vv erbia le praetereacon l ' infinito,.

e un pu ro ebra ism o . Dunq ue l'A u to re ch e l'h a usa to non sara un S em ita ?

R ispo ndiamo : po tremm o subito eccep ire , ch e I 'ebra ism o inq ue stione e ra

gia in uso ne lla V ersione de i 70 , e d in u so an c o ra ne l Nuovo Te stam en to -

(L uca , X X , 11 ; A tt i, X U , 3) , q u indi non im pu ta bile a uno scrl tto re cristiano-

.de l 10 se co lo , ch e a v esse v o lu to segu ire 10 st ile e cclesiastico scrittu ra le . de l'

suo tempo . M a non insistiamo su cio . Que llo ch e inv e ce ci p rem e di fa r rile -

v are si e , ch e I 'esp ressione incrim ina ta non e un ebra ism o , rna u n costrutto

greco de lla p iu be ll'a cq u a ; ta nto ch e iI Gebha rd e I 'H arnack (P P. A posto lic .

O pe ra I, in h . I.) sta ndo a ll 'o rigina le gre co hanno co rre t to la v e rsione la tina

cos l r«et mandaveruni ei ut s ignum daret ». Qui non si tra tta de l 1tpoa'ti&1)v. e co n

I'inf. a do pe ra to e bra ist ic am en te in se nse a vv erbia le (et i terum, et praetera ecc. ) ,

rna a dope ra to g re cisticam ente ne l su o senso p rop rio d i . insisto, insto, pergo;

committo ecc.), II Bona zzi e il G em o ll ,ne i lo ra D iziona ri G re ci, c ita no degli

e se mp i d i q ue sta co stru tt o: 1 tp oa 't({blp .e ·t! 'Ie 'tC 'I(} ;co n I'infinit o,int erp re ta nd o il '

1 tpoa ' t [&1)p .e ,p er imporre, commettere, raccomandare e cc. E l'E nrico S te fano , net

Thesaurus Graecae Linguae, cita un identico passo di E ro do to (V . 30): 1tpoai-

&E'ltO 't< l>'A pe a't(};y op 1j 1 tp ~a crE e'l: "ch e su ona c osl : « et instite ru nt A rist ag ora e u t

e f f ice re t ». O ra pe rch e v o le r cre dere ne lla L e tte ra d i S . C lem ente un ebraisrno;

cio che fu adope ra to anche da pu ri scritto ri G re ci, e p erfino da E rodo to? Che

non sia sta to E ro do to anch 'e sso un S em ita ? (110).

20 EBRAISMO.

b) A I cap . X X I, 9 si legge : c C ogita tio nu m e t co nsilio ru m m entis scru ta -

to r e st Deus, cuius ipsius sp iritu s est in no bis (ou ~ 1t' l0 ' l j ( } ; 1 J ' t O U £ '1 ~ f lt 'l E n [ '! ) "

e t cum vo lue rit , a u fe re t eu rn >. Que l «cuius ipsius, o U... O (U 'to U,. e st ge nu s d i-

ce ndi h ebra iza ns (co sl j[ Nes t l e ) .

R ispondiamo : da to ch e sia un ebra ismo , sa pp ia rno che e sso e ra freq uen -

t issimo ne lla S . S crittu ra , e q ua si un v ezzo di lingua per gJ i A uto ri sacri (III).

110) - Anche iI l tpoa '&s~o It!f!:l;e t< " ,EPOV aOiiAOV." ' tp(~OV aOiiAOV di S. Luca XX, 11, 12,

.. in stit uit (addi dit) mi lt e re a li um se rvum . .. te rt ium se rvum » e un puro costrutto greco : come

anche e tale il l tpoa.&s' tQ aOAAet~stv xetl It' 'tpov degli Atti XII, 3: apposui f ut apprehenderet et

Petrum: pe rche qu i it ltpocr'&S'to non e un puro avverbio Iterativo del It.f1:l;et, e del ao).Aet~S'V

rna indica un insistente dispositivo, da parte del padrone a mandar servi ai vignaioli in-

fedeli, e da parte di Erode, di prendere, dopo la morte di Giacomo, anche Pietro; perche-

cib piaceva ai Giudei : tradotto molto bene dalla nostra Vulgata: apposuit (institit, perrexit)

ut apprehe,nderet et pet rum. Lo stesso pub dirsi del l tpoa '& .v 'to aOuve t< di S. Cl emente ,

Cfr. Schilling: • Comment. " pag. 189.

1 11 ) - SpigoJiamone alcuni esempi: • habitantibus in regione umbrae mortis, lux orta est

els s (Isa. IX, 12; - • s piritus eius ipse congregavit ea s (lsa. XXXIV, 16); - « quorum non.

-37-

Tu tta la S crittu ra A ntica e rico lm a di ta li costru tti. N essuna m erav iglia per-

ta nto ch e i Mae stri crist ia ni d e lla C h ie sa p rim it iv a , i q ua li, com e gia abbram '

v isto , e rano im bev era ti diS crittu ra ne lla m ente e ne l cuo re ,fa cessero uso ,di

siffa tto v ezzo Scrittu ra le .. E sso per no i riv e la non asso lu tam ente u no scritto re

g iudeo , rna se rnp llcem ente uno scrit to re cristiano . E baste re bbe q ue sto . M~

I'irnpo rta nte si e , ch e il d e t to costru tto none e sclu siv am ente p rop rio de lla lin-

gua ebra ica ; no , e sso e la fam osa fo rm a p le ona stica , comune non so lo a ile

l ingue Sem itich e rna anche a q u e lle A ria ne (12). L a si riscontra fra i c la ssici

G re e t, fra i c la ssic i L a tini, e fra a ltri Scritto ri, e p erdu ra a nch e ade sso ne lle

Iingue moderne : tan to ch e 10 ste sso N e stle ; a q ue sta p unto , h a do vu to centes-

sa re , d ic en do : c siccom e q u esta m aniera di dire non e sconosciu ta anche

ne lla lingua c1a ssica , cosl q ue sto p unto non pub esse r conside ra to com e p ro -

ba tor io ». Ma allo ra pe rch e il N e stle 10 ha q ua lifica to . genus dicendi he-

braizans?

\

3° EBRAISMO.

c) A I c. X XV III, 3, v ie ne cita to il S a lmo CXXXV III, 9: « ... si descende-

ro in infe rnu m ades » che ne i 70 su ona co sl : « B '! x O('tO (~ ii> r~ 't ov ~A c o'! x , 't o A. "

S . C lem ente pe ro , inv ece di se gu ire il x~ 'tO (~w d ei 70 , h a a dope ra to , se co ndo

l'o rigina le e bra ico « ve 'azi 'a h » iI XO( ' tO ( (HPWcrW:<Xv~ ' tO(cr ' tpwa( j ) 1 ~ t a; a ~ ua c ro u ~ .

S im ilm ente a l c . X XX IV , 8; cita ndo it te sto di S . Pa o lo ( i a a d Corin th . II, 9.)

« q ua e p ra e para v it Deus diligentibus eum ( to [ ; a YO ( 1 t w cr L '!o ( U ,! ;' !) ; S . C l em e n te

so st itu isce a ll'O (yO (TC wo wdi S . P ao lo , I 'o rig ina le e bra ico di Isa ia (L XIV , 4 ) c li-

mehhacheh-Io c c ioe U1 t0 f 1 .E y c 'J a e vO( ! hbv=expectantibus eum. (C fr. M artiriu m P o-

lica rp , II, 3) . O ra am bedue q ue ste sost ituzio ni, se non sono un modus dicendi

audiantur voces eorurn » (Salrno XVIII, 4; - • beata gens cuius Dominus Deus eius » (Sal-

rno, XXXII, 12; - • beatus vir cuius est nomen Domini spes eius s (Salrno, XXXIX, 5);

«mons Sion in quo habilasti in eo» (Salmo, LXXIII, 2); - • m ons in quo beneplacitum

est habitare in eo» (Salmo, LXVII, 17); - «judicia ... quae faciens homo vivet in eis »

(Ezech., XX, 1I); - «qulbus pollusti estis in eis s (Ezech, XX, 43); - • beatus populus

cuius Dominus Deus eius» (Salm o, CXLlll, 15); - - beatus cuius Deus adiutor elus » (Sal-

rno CXL V, 5); - e cuius particlpat!o eius in idipsum » (Salmo, CXXI, 3); «culus ventila-

brum in manu elus » (Luca, III, 17); - «cuius non sum dignus corrigiam calceamentorurn

-eius solvere s (10., I, 27, ecc.),1 1 2) - La frase di S. Clemente 0') r. "poi; et'yto~, a nostro parere, non e unsempli ce p leo-

nasmo di maniera e di imitazione biblica, ma e un vero pleonasmo classtco, rafforzativo

del pensiero. Egli dopo aver esortato a far la volonta di Dio, praticando Ie virtu cristiane

.esteriori col piu intimo senti men to di spirito, e a temere che i benefici di Dio non si risol-

vano per noi in condanna, conchiude: e Dlo sa tutto, anche i nostri pensieri: adesso il suo -

.spirlto, il suo spirito snesso e in noi, ma temiamo, perche ce 10 p ub ritogliere quando vor-

. ra, se vede iI nostro interno non conforme alia sua volonta •.

 

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hebraizans, sono pe ro , secondo il N estle , che Ie ha fa tte degne di no ta , u n mo-

dus agendi hebraizans t if che a i fini d i lu i sa rebbe 10 stesso.

Rispondiamo: e ve ro che S . C lem ente , in am bedu e Ie citazioni ha sosti-

t~ ito a ile re la tiv eV ersioni una semplice pa ro l a de ll'o rigina le ebra ico , rna qu e -

st a sostituziorie e a ffa tto lo ntana da l fine che se ne vuol dedu rre . Difa tti, se

uno Scritto re Ita liano , che sappia la lingu a greca e conosca a fondo I'originale

di Ome r o , citando un passo dell'/liade, sostitu isse , a lIa V ersione de l Monti o

a que lla d i a ltro au to re , la p a ro la origina ria de l te sto greco Ome~ iano , sa r~bbe "

som ma ingenu lta a ffaccia re pe r qu esta if dubbio che il de tto S critto re Ita liano

sia d'o rigina gre ca ; cosl e non a ltrim enti ci p arenonesa tto trarre a rgomento

di orizine giuda ica p e r S . C lemente , perche, da colto Gentile e da p ro fondo

conosci tore di ebra ico e del t e st i S c ri tt u ra l i ebraici, ha sostituito aile Verstoni

a ltru i u na 0 due p a ro le de l te sto orig ina le (113).

4° EBRAISMO.

d) II N estle , p rosegu endo la su a requisito ria , dice : « anche it moltep l ice

u s o de l oecr1 tOt~; (VI I , 5; VIII , 2 j IX , 4; X I, 1 ; XX , 11 ; XXIV , 1, 5; XXXII I , 2 ;

XXXVI , 2, 4; XL , 1 ; XLIX , 6; LI I , 1; LV , 6; LV I , 16; L IX , 4; L X, 1,3.); la

voce ' t cme[vwcr~; (XV I , 7; LIII" 2; LV , 6); e la v oce f1Wf1ocrxo1tEtcri ) 'x~ (XLI , 2).

sanno d i s em it ic o »,

Rispondiamo: a) in quan to a lia v oce OEcr;-;O'~; , dobbia rno dire , ch e euna p aro la classicissima, adoperata d a tu tti g li scritto ri Greci, ed applica ta an-

che a G iov e « 6 o ec r1 to ,, /) ; ' O) ,u f11 tCU ».

E ssa fu dunqu e giustam ente applica ta a Dio, (come 1tcxvtc i tpchwp, nXV";E-

1 t on t~ ; , 1 t X 'l 'i :OX t [c rt ~ ;, o~ f 1~G lJ PY~ ; ecc.) , p e rche ve ra rnen te Dio e il S ov ra no

e il Padrone a sso lu to di tu tto l'universo, Ta le e chiarnato in L uca , II, 29; A t-

ti, IV , 24; Apoc. V I, 10; ne llo P seudo - Ba rnaba 1,7; IV , 3; nell'Epist. a

Diogn. III, 2 ; VIII , 7 ecc. S e C le me nt e I'ha ripetuta spesso ne lla sua Lettera,

ce ne da una bu ena ragione il L igh tfo o t, ch e co si scriv e (in no ta e . v r n . -L' i-

dea di soitomissione a Dio (OEcr1 tO"; ' ( i ) e a ssa i dom inante in C lemente , laddove

I'ide a d i jiglioiarzza, cosl enfa ticam ente rip etu ta dagli A posto li, e da lu i tenu ta

in seconda linea . Cia forse e dovu to in p a rte a l sogge tto de lla L e tte ra , chee sigev a che C lem ente mettesse in rilievo il do ve re de lla sottomissiorze, (da pa r te

dei r ib el li C o ri nz i) .

113)- L'unica cosa che si potrebbe dedurre legittimamente da questo appunto del Ne-

stle, e che S. Clemente Romano conosceva la S. Scrittura anche in Ebraico ; e cia conce-

diamo molto volentieri come vedremo in segulto- Ma dal sapere I'ebraico all'essere Ebreo,

ci passa un abisso I Anche i nostri vecchi professori di lingua ebraica, Mons. Ugolini e

P. Ferrata, conoscevano a perfezione I 'ebraico, e certamente erano italianl ; e come I

- 39-

b) In rigua rdo poi a lia parola ' tCX1tE[VWcr~; (e suoi de riv ati ' tcxnmcrppocrU'l~,

' t c x ; m v o : p P 0 ' l E W ecc.),diciamo th e essa non e niente a ffa tto ind izio d i ebraicita

rn a e la pa ro la te cnica greca adop e ra ta da l cristianesimo, sin da lla su a orig ine ,

p e r s ig n if ic a re Yumilta.

Essa e nota ta in tu tti i L essici Greci, e fu semp re u sa ta da cla ssici a si·

gnificare « condiz ione m esch in a, ba sse zza , a bie zio ne , u milia zio ne , a vv ilim en to »

(";E :X 1tE :V W:X , ~ 'tW V 'A {h l" x(w v o o~ cx ); e ne l Dia le tto A le ssandrino fu estesa pe r

a ffin ita di idea a significa re eziandio Pumilia interiore dell'animo. L a S . S crit-

tu ra , ne lla Versione de i 70, e un p ra to fio rito d i de tto vo cabo lo , ch e v i si ri-

sco ntra ben 241 vol te (Cfr. Concord . Biblic.) (114). Quando po i, a i tem pi di

Tibe rio , in un ango lo de lla P a le stina ,fu lancia to a l mondo que ll'a ccento d'in-

fin it a b el le zz a: f1iS-s':s" an ep.oQ th~ 1tpaO; e 1f 1~ x cx l. T <X 1t mb ; 't ii x cx po lq .; (Ma t-

teo X I, 29); q uando fu rono udite q ue lle div ine pa ro le : « ch i si umiliera ( ' tcxTmvwcre~)

com e q uesta fanctu llo , sa ra maggiore ne l regno de i cie li (Ma tt. X V III, 4 ): ch i

s i e sa lt a sara umiliato ( ' tx~s~VW&~crE1:CX~) ch i si umilia ( ' tCX1tE\Ywcrs~) s ara e sa lt at o

( Ma tt . X X III, 12; L uca , X IV , 11 ; XVII I , 14) » ; a llo ra la pa ro la ' tCX1te ivwcr: ; , gia

e siste nte ne lla ling ua classica greca e ne lla S crittu ra antica , fu so lenne pe r i

disce po li de l S ign ore ,e divento la parol a ufficia le de lla C hie sa , a significa re

I'umilta ertstlana.

S. 'P ao lo a i Filip pesi (II, 3, 7,8) scriv ev a: « Non fa te nu lla pe r v anagloriarna tutto co n umilta ( t ii ' tCX1 t s tYo : p po cru v ,{ ) , cia scuno app rezzando gli a ltri p ili

ch e se ste sso ... C risto si annichilo, e utnilio s e s te ss o (h x1 ts lv w cr sv h U't Dv ), fa tto

obbed ien te sino a lIa m orte », A i Corlnz] I I (XI , 7): 10 ho umillato m e s te ss o

( ~ ft XC lt ~ '1 1 : xn E :Vwv ) , perche vo i foste esaltati », A i Romani (X II, 16): «non af -

fe tta te co se a lte , rna ada tta tev i aile umili ( ' t o t , ' tx1tevot; c r U ' I C X 1 t a . y 6 P . e ' I O ~ ) > > .

114) - Ne citiamo degli esempi: Genes. XXIX, 32 ~v idi t Dominus humi ii ta tem ( t, ," ,s(ywo, ,)

mearn » ; - Deuter. XXVI, 7 c r espexi t humi li tatem (~"" s(YW'"t" ) nost rarn '; - Giudit . VI, 15:

«respice ad nostram humilitatem (t"ltstvw'"tv) 0; - Salmo IX, 14, XXIV, 18: e vide humilita-

tern (,,,,,,,( ,,WO,") meam »: - Id., XXI, 22: c e t a co rn ib us un ic ornium humil it at em ( -, ,, ;c s(ywoeY)

meam; - Id. XxX, 8: «r espexisti humil itatem mearn ( """ "(YOlO", Ii/loii). ; - Id. LXXXIX, 3:

• ne avertas hominem in humilitatem ,t""S(YOloev).; - Id, CXVIII, 50: • haec me consol at a

est in humil itate (,,,",s(yO)ot) mea- , - cxxxv, 23 : « i n humil it at e nost ra ( t1) ,"",S(YW'"t YI/ lWY)

memor fui t n ost rl »: - Daniel III, 39: « in animo contr ito er spir it u humil itaii s (",nu/l""

,,, ",, tywo;w,) suscl pl ar nur s: - Eccl .cus II, 4: «in humil it at e ( ,, ,, ,, ,( ywot ) tua, p at ie nt lam ha-

be »: - Id. III, 20: humilia te (,,,",sevofi o""no") in omnibus, er coram Deo invenies gra-

tlarn »: - Id. XIll, 24: • abominatio est superbo humilitas (, ,, ,, .( YO )O t. ») ; - Provo XI, 2:

« ubi est hum ill tas ( t"l ts(yWO, ,) i bi est sapi enti a O J - Id. xv , 33: •g lo ri am p ra ec edi t h urni -

li tas ("" "s'. YWOt, ).; - Luca I, 48: • quia respexit humilitatem ancillae suae (t"""mwo,, ,r , .~ouHi. "'Hail) .; - ld. I, 52: - deposuit potentes de sede, et exaltavit humiles ( ' )9WO" ,,,n"t·you,); - AUi, VIII, 33; c in humilitate sua (ay ,1) ,,,,,,(yO):,, " ' l ' " " i ) i ud ic ium e iu s subl atum

est s ; - Isa, LVII, 15: c habi ta ns eu rn c ont ri te e t h umil i ( ", ,, ,, s' .Y ij i) sp ir it u, u t v ivi fi ce t s pi ri -

tum humilium (t"',",YtjiY)'; - Salmo cxxxvn.js . «Dominus hum ilia respicit et alta a longe

cognoscit s ecc.

 

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-.1IO-

A gli E fe sii (lV , 1 ,2):c cam rnina te in rnanie ra degna de lla vostra v oca -

zione , con ogni umilta (Il~'~ 1dcrY ) ; " "xTmv0tf lPocrUyy) . ) e mansue tudlne >. A i C o-

lossesi (III, 12) : c vestitevi di umilta (evoucra . cr3·~ ' t a .Tt£tyo~pocruvY)v) , d i mansue-

tudine e di pazienza > ,

A nche ·S . G iacomo (I, 10) scriv ev a : « si g lo rii I'um ile fra tello (a .O EA tfO ;(;

ta .Tt£tvo ;) della su a a ltezza (di um ilta ), e il ricco de lla sua u rnilta (d i ricchezza )

( a v 't il t a. Tt ~ [vw (m ai ho ( j) s , (IV, 6): c St a scrit to : Dio resiste a i su pe rbi, agli

um ili inv ece dfl la grazia (,aTtmot; o a O (( iw crt X ~ pt y) ". ( IV , 10): «Umiliatevi

( ,a Tt~ vw {)'Y )': :£) a l co sp etto d el S igno re , e d e gli v i inna lze ra JO.

E fina lm ente ecco iI no stro S . P ie tro , m aestro d i S . C lemente , ch e con tu tta

l'autorita de l prima to dice ai fede li (I. Pe tro V , 5 , 6): «Adoma tevi di umilta

( tY jY ta .Tte t' /o tf lpocrUyy)vayxol l~wcrac r{) . e ) , perche Di o resiste a i su pe rbi, e dfl la gra-

zia agli umili ( ' t aTtEtVOr . C ii O to wcrt X Xp tY ): U milia te vi du nq ue taT tE tY w {) .y) u cu v)

so tto la po tente rna n o di Dio , p er e ssere po i e sa lta ti a tempo opportuno -.

Do po gli A posto li ci vengono innanzi i prim i monumenti le tte ra ri de lla

C hiesa nascente : L a Didache (III, 9) scrive: « Non esa lta re te ste sso , rna acco-

sturnati spesso coi giusti e con gli umili « ( lH a t aT te tv w v a v ac r,p at fl ~c rl i) . L o Pseu-

do-Barnaba pa rim ente (X IX , 3): c non ti e sa ltare , rna sii umile in tu tte Ie co se

(eo ' l l t aTtm0tf lPwv xa,a Ttxy,a) : S . Ignazio ag li E fe sii (X , 2) : « sia te m iti di fro nte

,. a ll'ira ; e di fron te a ile m illan te rie degli altri vo i sia te umili ( 6( l~ r ; t a Ttm o~ p o -

ve ; ) ». E sa remmotro ppo pro lissi se vo le ssimo proseguire,

. M a q ui noi domandiamo: come ma i la pa ro la ,aTte !vw crt;, di pu ra ong t-

ne greca , adop erata semp re da i cla ssici greci, este sa di significa to ne l Diale t-

to Alessandr ir io , comunissima ne lla V ersione de i 70 , consacra ta dagli insegna-

rnenti di C risto , ado tta ta ufficia lm ente dagli A po sto li e da lla C hie sa prim itiv a ,

come ma i questa pa ro la puoframandare un sapore di sem itismo? qua le al-

tra pa ro la e sistev a in lingua greca, e qua le a ltra pa ro la si poteva adoperare '

da scritto ri cristia ni, p er sig nifica re l 'umilta, se non la taTtdyw crt;? che un C le -

mente Romano, un discepo lo degli A po sto li, un V escovo de l 1° secolo, un sue-

cessore di S . P ie tro , v enga sosp etta to di origine sem itica , pe rche ne lla sua

L ettera a de i supe rbi e ribe lli Corinzi incu lca I'umilta, adope rando l'unica e ne -

cessaria pa ro la che offre a ll'uopo la lingua greca ; no i non riu sciamo a intende re .

c) E d ora v eniamo al vocabolo (lW (lO crX OTtE W,he anch 'esso ha pe r il N e -stle sapore di sem itismo:e non dice il pe rche ,

II v ocabolo in pa ro la e un compo sto di due voci grece : (lW (lo ;=i fe tt o ;

crXOTtEW=s se rv ar e ; a li a s te ss a g ui sa d i T ta p a- cr xO T tEW a r; t- cr xO T tEW , T .e pt ·c rx or :i w,

( lt X p o- cr x. or ra w e c c. s ic ch e iI v erbo ( lw (lO crX OTtE Wu introdo tto pe r q uesto sign i-

ficato: < ispeziona re se in una da ta cos a ci siano de i dife tti ». O ra siccom e

ne l tempio di Gerusalemme c'e rano dei sace rdo ti che avevano il preciso in-

carico di isp ezionare, se ne lle v ittim e destina te a l sacrificio , ci fosse ro de i di-

fe tti lega li che potesser» rende rle inabili a ll'immolazione, cosi gli E bre i, ch e

v iv ev ano in p aesi greci, usarono-vfl v ocabolo (lw ltooxo 'ltiw ne l significato di

« ispeziona re i ditettt-dellevlttimerdestinateal sacrificio ". E . in q uesto .signi-

ficato il v erbo , c ol s uo s os ta ntiv o( lw lL oO X OT tO ;, passo n el D ia le tt o A l es sa ~d rin o

-e fu u sa to anche da Filone-nel D e A gric . XXIX , p .320 , 12 (of); EVtOq. r .WtL0-

O X O Tt <: lU ;v oWi ~o u cr tv , t va a fl w f1 d~ al a cr uy Y j T tp oo Q: yy ra t 't ij i ~ w (l cj i ta [ ep et a x. t. A. ) .

II vocabolo co si in te so divenro cornune, e fu usato ( co me ..attesta E nrico Ste -

iano ne l su o Thesaurus) da Policarpo Ia i Filipp , IV , 3), da l Crisos tomo (Comm .

in E p'.a d Rom.) , da C irillo A le ss. ( Ho rn il. Pasch . e C omm . in Ma lach . II,9),

-da Clemente A le ss. (S trom . IV , p . 5 2li, da Teodo ro S tudita (p . 422), da Eu-

stazio (Opusc, p. 194 ) , da Massimo Conf. (V ol. II , p.127) ecc.

Anche S. Clemente (c. XL I), e so rtando i sediziosi di .C orinto a sta re cia -

.scuno ne ll'u fficio a ssegnatog li, e a non invade re que llo degli a ltri e portando

I'e se mp io de l temp le di Gerusa l e rnme, in cu i all'ap XtE pe le a i A mo up yo r~ era no

. aff idate rispe ttiv e mansioni, tra cu i que lla di i sp ez io n ar e l e v it ti m e, adope ra i1

v ocabolo (lw flocrx oTt'Y )M v. Qua l a ltro v ocabolo po t ev a eg li adop era re , se non q ue l-

J'unico che gli offriv a la 'lingua greca che si pa rlav a a l su o tempo, se no n

-qu ell'unico chee ra consacrato da ll'uso a rende re la sua idea , e a e sprimere

il fa tto a cui egli a llu deva?

Se 1 0 ste sso Nestle av esse dovu to oggi e sprim ere in greco iI pensie ro d i

C lemente , non av rebbe po tu to adope ra re a ltra pa ro l a m igliore .

D el resto il sapore sem itico de l flw flo crxOTtE Wa noi pa re ch e si fondi su

di un eq uivoco . AUra cosa e f a c au sa d el l' or ig in e di un vocabolo , e a ltra co -

'sa e J'uso che se ne fa . Qu ando un v ocabolo di o rig ine straniera e penetra to

ne l pa trimonlo de lla nostra lingu a ma te rna , e si e na tu ra lizza to con essa ne lla

forma e ne lla sostanza, noi ch e I'usiamo, e che non possiamo fa re a rne no - di

usarlo se vogliamo rend e re l'idea, noi ce rto non olezziamo di stra nie ro q ua n-

d o J 'u si am o .

Quanti francesism i od ingle sism i non usiamo noi scritto ri ita liani, special-

mente di sport 0 di commercio! Eppure siamo ita liani della p iu be lla razza .'

5 ° EBRAISMO NOTATO DAL NESTLE.

e) II Nestle , proseguendo i suoi appunti, osse rv a : « Ia manie ra di direa v B- pe ; a O ~A ~ o l « vi ri f ra tr es » ,che si riscontra in C lemente a i cc. X IV , 1 ;

XXXV II, 1 ; X L III, 4 ; LX II, 1 ; a me suona «sem itica ". (E secondo il suo so-

lito non ne dice il p erch e) .

Rispondiamo: n i en t e a ff at to : la manie ra di dire e c1assica ne lla p iu a lta

e spressione de lla pa ro la . (11 5 ).

115) Lo Schilling: Commentar i i , ecc. p. 102, dice che e un ebraismo Ih~p. ; di Ninive ,

-di Sodorna, d i Gali lea ecc ., rna non giaci>~p. ; Nove')t'tCto, '10')3"'00, r,,).,).,,!oo x , ' \: . ) ..

 

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L asc iam o sta re ch e e ssa e usa ta sp essiss im o negli M ti degli A po sto li ,

da i q u a li Io r s e C lem ente l'a v ra p re sa com e una sacra e re d ita : (116) lasciamo-

sta rech e S ., P ao lo u so una fra se consim ile ne ll'A re opa go , incom incia ndo iI '

su o disco rsoco n "A V OP E; 'A ~Y )v o: tcn (AW, XVI I , 22): l 'e ssenzia le ne l ca so no -

stro e rile va re , co i m igJio ri G recisti, ch e I '& V Op E; v eniv a da i c la ssici grec i be l-

lam e nte accopp ia to con la denom inazione prop ria d i q u e l li a cu i si riv o lgev a

il d isco rso , com e segno di risp e t to so rigu a rdo , (a l m odo de l no stro ita liano« Signori ») , giusta il p ro v erbio greco : & ' I ~ p W 1 1 m ! l EV 1 t oH o l, c X v o p e ; ~ € c )'£ Y Ot .

E nrico S te fa no , ne l su o Thesaurus, cita 1 '& 'IO pE ; 1to A! ,o :td i S ofo cle in Edipo, '

1 '& ' I\ )o P E ;c r, po :n w ,o :t d i T u ci dl de , 1 '& ' 10 1 '; ; C P L AC t, '& v o p e ; c ru ! l! lO : X O td i S e no t on te ,

1 '& ' I ~ pE ; v E o : v le t t (t17), l 'a v o!,E ; 1 tE pcro :t d i E ro do to , l'a 'lO pE ; 'A ~Y )v o:to t d i A r-

ch ip po e di E rodo to , I'& vop e ; ih xO :( l'to :[ d i D em oste ne , d i Usia e d i a lt ri O ra -

to ri, e cita p e rfino I 'a v op e ; {ho t e i'tiv o p e ; xO n; de l so fista L uciano . A bbiam o

a nco r a : a vo pE ; a PX 0V 't E;, a vo pE ; 't :1 PO :'1 '1 0(, & . v~ p ~ o:crtA eU ;, a ' l o p e ; ~ou) . e ' J 'O : ( ,

a v o p £ ; " 1 0 0' 1£ ; , CG v o p e ; ~OUAY )CPO p o t ,G ' I o p e ; A O;(( ,o :t, C Gv op e; ! lc ine t; , e cc , E do pa

qu e sti e sem p i, ch e non fin ire bbe ro p e r o ra ,bisogne re bbe m e tte rsi g li o cch ia l j

verdi semitici, p e r po te r isco rge re un semitismo ne l la grec issim a fra se d i C le -

mente ' « & v o p e; & ' O E A :P 0 (} )118).

6° EBRAISMO.

f) S . C lem ente a l c . V , p a rla ndo de i gene ro si e sem p i de ll ' Apostolo-

Pa o lo , d ice fra I 'a ltro ch e < se tte v o lte eg li sostenne Ie ca te ne de l la p rig ionia »

e 1 td x t; { H cr !l O :C P O p E cr o: ;.

116) Per essere piit precisi dobbiamo dire, che S, Clemente adopera nella sua Letlera

15 volte ±ycm"l)1:oC,13 volte ,gsA'f0i, 4 volte livops. doe.Ailo!. Negli Atti degli Apostoli si

r is contra I 'l ivops, ; o :,sAcpoine i cap . I, 16; 11,29 ; VII, 2; XIII, 26; XXII, 1; XXIII, 6; XXVIII, 18;,

_ l'Ii ', ~ps; 'Iouoo:t oc nei cc. II. 14, 22; III, 12; v . 35; XIII, 16. - S, Pietro nella I" Lettera

us a due vol te "yo :: t" l)1:o( ,mai d oes "' fo (; n el la 2" Let te ra una vol ta &OSA' f0 i, tr e vo lt e &yo:n>;,o(,

S. Paolo nella Lettera ai Romani 12 vclte Me"'f0'j nella l " ai Co r i nti 22 volte &05Aq:0[, una

vo lt a 1:hv to: f '0 f'0D; ne ll a 2' ai Corintl tre volte IiCSA9C(; ai Galati otto volte MeA",c!; agtr

Efesi i due vol te MeAcpOL; ai Fili ppesi cinque volt e &05) ,q:OL nel la I" ai TessaL tr edici volteaosAq:o(; nella 2" ai Tessalon. sette volte 1i05A90(; a Fllcmone due volle "0.),,,,"; agli Ebrei

c inque volte 1 i0SA'f0L,una volta l iyo: :t7)1:o( , S . Giacomo tre volte l ieSA'f0Lli ,(o:n7)'o( , set te volte

"aSA'f 0( f'00, cinque vol te li a.A90L. S. Gi ovanni nell a ] " Let tera ott o volt e1: h'leO:, una volta

aaEA:,?O(; nella 3 t re v ol te & Y O : ; 1 : 7 ) 1 : 8 . S, Giuda tre volte li'(O::t7)'toL. - Da quesl'analisi ap-

parisce che gli Apostoli nelle loro Lettere non hanno mai adoperato I'livape. "a.'.q:CL.

117) - Nella sola Ciropedia del Senol ont e, r iscontr iamo usat o quasi ci nquanta volte I '"V- '

aps;; CPLAOCI'avaps. O"flf'O:Xoc.

11 8) - La famosa f rase Venerabiles [ratres, usata da iPapi nelle loro encicliche, non po-

tr a aver e un qualche r if er iment o al l'liv~ps;; &e.) ,, ,,ot degli Apost ol i e di S. Cl em ente?

- 43-

O ra , la p a ro l a bnc ix t; sem bra a l N estle d 'indo le sem itica .: q u a lora silt

p re sa ne l se nso d i 1 toA Hx t; =piil volte : e dil la ra g ione de l su o asse rto ,

c itando Ie o sse rv azioni fa tt e da lu i in Filol. Sacr., c irca l'o pinio ne d i T eo do -

re to su l le p a ro le de l S a lm o 118, v . 164: «sept ies in die laudem dixi fibi »

e la se ttu p l ice g to ia ch e si legge in E sdra , I. I , c. V I, 22,

Rispondiam o : J 'bncix t ; d i S . C lem ente non h a v a l o re d i rto nh t~ , rna esp ri-m e nu mericam ente il cla ssico d ist ribu tiv o « se tte v oit e ». L ip siu s, Z elle r, H iI-

genfe ld , G ebh a rd ed H arnack, ed a lt ri h anno da te de lle ingegno se in te rpre ta -

zioni a q u esta hdx t; d i S . C lem ente . A ltri c ritici p o i conside rando ch e , ne lla

2" a i C o rinzi, sc ritta dopo la prig ionia d i Filip p i (a . 58) (e p rim a de l le ' a ltre

reg ist ra te negJi A tti) , S . P ao lo , a l cap . V I, 5 accenna in num ero p lu ra le a pri-

gionie da Ju i so ffe rte , e a l cap . X I, 23, d ice e spre ssam ente : p lu s ego : ill ta-

boribus plurimis, in carceribus abundanti us, ill plagis supra madam: t'mlp-

e y w e v x O rt O t; 1 tE p tc rc rO , EPW ;,b 1 t A Y )y :X t ~ 61 t€ p ~c x no v 't w ;, b r pU ) .o :X o :I ; m : pt cr -\ . ,

crO 'E PW ; -:- su p e rio re a l ia m isu ra degli altri) : conside rando ch e S , P ao lo

nell'a . 58, non av rebbe po tu to pa rla re co sl ( 6 1 t E P e y w . . . 1 t e pt cr cr c, ep w , ) s e a v e ss e

so ste nu to Ia so la prig ionia d i F ilip p i, p e rche p rim a di lu i P ie t ro , G io v anni, e p o i

G iacom o erano sta ti im p rig iona ti u na p rim a v o lta (A tti, IV , 3 , 1 5 , 21); una se -

co nda v olta (A tti, V , 18, 40); una te rza v olta (A tti, X II , 4); (119) c on sid era nd o t ut tocio h anno conc lu so ch e S . P a o lo , p rim a de l 58, av ev a dov uto so ste ne re , o ltre

q u e lla d i F ilip p i, anch e a l tre p rig ionie non regist ra te negli A tti (Acta tacent

dice I 'H arnack), v ed i anch e le tte ra a i Rom ani, XV I, 7 e ch e p e rc io S . C lem ente ,

sap endo il num e ro p re ciso da a lt re fon ti (L igh tfo o t in h . J.), ha p otu to ta ssa t i-

v a m ente sc riv ere e rife rire iI s uo € 1t dx t; .

Q ue sta o pin io ne e degna d i tu tta Ja conside ra zione . M a no i po ssiam o ag-

giunge rne un 'a l tra , e d e q u e sta . A nch e se S . P ao lo co l su o carceribus abun-

dantius, av esse v o lu to ind ica re Ja so la p rig ionia d i Filipp i, anche se stiam o

a lia so la re lazione degli A tti, se nza suppo rre a ltre p rig ionie ta ciu te ne i m ede -

sim i, pu r tu tta v ia il num ero de lle p rig ionie d i S , P a o lo re gistra te ne gJi A tti,

119) - Negli Atti leggiamo nv, 3): • e misero loro (a Pietro e a Giovanni) le mani ad-

dosso e Ii posero in prigione .. ,. - (ivi, 15): «e comandarono loro di uscir tuori s _:_ (e al

v. 21): «e Ii lasciarono andare, non trovando nulla da poterli castigare », - Leggiamo

parimenti che in un altro tempo (v. 18) • misero Ie mani sopra gli Apostoli, e Ii posero

nella prigione pubblica, rna un Angelo del Signore d! notre aperse loro Ie porte della pri-

gione ... - (ivi, v. 40): • i sinedristi chiamati gli Apostoli Ii batterono, poi Ii lasciarono

andare •. - Leggiamo in seguito (XII, 1 S5.) che c ilRe Erode mise Ie mani per straziare

alcuni della Chiesa, e feee morir con la spada Giacomo; e, vedendo ehe era eosa grata ai

Giudei, stabili di pigliare aneora Pietro, e presolo 10 mise in prigione, ... rna un angelo

del S ignore 10 l ibero •.

 

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. co n ·la2· p rlglo nia di Ro rna , po sso no ascendereesattarnenteal num ero di s et te ;

-e so no Ie se gu ent i:

t- L a prigionia di F ilipp i (A t ti, X V, 23, 40).

2& L a prlgionia di Ge rusa lemme (AW , XX I, 32) , da lla q ua le fu libera to

- co rne appa risce a l ca p . X XII, 30).

3" L 'a ltra p rigionia di Gerusa le rnrne (A tti, X XIII, ' 10, 23, 31).

4" L a prigionia bienna le di C esa re a (Attl, XXII I , 35; X XIV , 23, 27;

X XV , 4).5- L a prigionia diun anna ne l v ia ggio aRom a (Atti, XXV I , 32; XXVI I ,

1, 42, 43).

6' L a 1- p ri gi on ia b ie nn al e aRoma (A tt i, X X V II I, 16, 20, 30; ai Filip-

pesi i, 7, 13, 16; ai Coloss. IV , 9; a Filem. 1, 9, 10, 13, 23; agli Efesii V I,

19-20; agl l Ebrei, X III, 1 9) (120).

7. L a 2· p rigionia a Rorna , p rim a de l m artirio .

D ie tro q ue sta enume ra zione , S . C lem ente Romano po te v a , con tu tta la ra -

gione e con tu tta la p rop rie ta c1a ssica de l linguaggio gre co , scriv ere I 'esa tta

paro la de ll'bntX x:;, senza u rta re Ie su sce tt ibilita sem it ich e de l. .. 7tO nax l; .

g) Un a ltro punta di sem itism o e fo rse il p ili rile v ante tra e il N estle

da l y:vwaxouact y:vw axw de l ca p . X II, 3. S . C lem ente , citando da l l ibro di

G iosue (II, 9-13) la risposta ch e die de Ra ab agli e sp lo ra tori di Ge rico , u sa Ie

120) - Abbiamo distinto la prigionia di Gerusalemme n. 2, dall'altra n. 3; appunto perche

gJi Atti ci dicono chiaramente (XXII, 29 ,30 ) che c il chiliarca, avendo saputo che egJi era

romano, ebbe paura di averlo legato, e il giorno seguente ... 10 sciolse dai legami •. Dopo

questa Iiberazione, Paolo .ando al Sinedrio, ove disse Ie sue ragioni, rna suscitatosi in se-

guito un tumulto indescrivibile da parte dei Giudei (XXIII, 10) iI chiliarca comand o ai sol-

dati, che rapissero (Paolo) di mezzo ai Giudei, e 10 menassero alia rocca ». Eccolo dunque

un'altra volta prigioniero, e c prigloniero » e chiamato espressamente al verso 18 c 5 Qao:.uo.

7:CXUA"~ :o

Abbiamo inoltre distinta la prigionia n. 3, dalla prigionia n.4, appunto perche S. Paolo

da Gerusalernme fu condotto a Cesarea, dinanzi a un nuovo magistrato c I> ' f, "( Bf 1W V " il

quale (XXIII, 30) c comando che fosse imprigionato nel pretorio di Erode: EY.nBU05 ~" cdj~6v

E V ~<j i rcpamllp'<p ~ O " 'Hpwaou cpuAcbno{l-", ' ; ove i Governatore Fel ice (XXIV, 27) c per dueanni, volendo far cosa grata ai Giudei, Iasclo Paolo ill prigione: a,s~(",<l>iP,'~,&H",v x.cip,-

,,;a;; KC1'ti & i ~ - 3 - C ( f . 'tot~ louect!o~;, Xct'tt/~f.7tS 'to", n"U/~OV a;8;p.avQv.

Finalmente abbiamo distinta la prigionia n.4 di Cesarea. dalla prigionia n. 5 del viag-

gio a Ro rna, sia perche Paolo non stava piit a Cesarea, sia perche poteva essere liberato

c &;rcoAEl'Ja&"1:O%la,,' (XXVI, 32), sia ancora per la diuturnlta del viaggio, che duro cir-

ca un anno. E un anna di prigionia in viaggio, con tutte Ie peripezie avvenute, ha ogni di-

rltto di esser distinto dal periodo della prigionia del pretorio di Erode in Cesarea. Del re-

sto I'anno di prigionia in viaggio non puo dirsi c prigionia di Ces area» ne e p rtglonia di

Roma " dunque fa a se, e deve dirsi «priglonia del viagglo •.

se gu en ti p ar ole : « Y:VW<:SXC l l ;XC I I :Y: 'Jwoxwtyw, Ih: x -v p :o~1 t c t p' £rMwaw O( .L t v tY j v yY j y.

' tcttrt ' l )v =o so benissimo che il Signore data a voi questa terra.

O ra it y :v wa xo ua x y ~' Jw a xw e un ebra ism o de lla p ili be ll'a cq ua ; e siccorne-

non si legge ne ne lla v ersione de i 70, c he ha b tC a't x(.L C II :~ ,e ne l te sto ebra ico ,

ch e h a iada'eti, I 'esp ressio ne« ipsi C le menti .a ttr lbuenda e st, e umque na tum

v el Ch ristia num ex Iuda e is fu isse indicare v ide tu r ». Cosl il Funk in h . L

R isp on dia m o. R ic on osc ia m o l'ebraicita dell'espressione, e ne diamo

t ut ta l ap at er ni ti la S. C lemente ; rna non pe r q uesto possiamo acce tta rela illazione de l N est le e de l Funk. Difa tti se ammet tiamo : «) ch e S. Clemen te ,

come co lto cittadino de l suo tempo , come insigne discepo lo degli A posto li, e

anche peraltrl tit0li, che no te remo in seguito, dov e a ben conosce re la lingua

ebraica;

~ ) se amme ttiamo che S . C lem ente , citando a memoria , se condo la sua

abitudine , la S . S crittu ra , dov e v a ripo rta rsi a llo st ile e d a l gusto de lla m e-

des ima;

y) se arnm et tia rnu ch e iI fam oso v e zzo ebra icistico de lla < coniunctio in-

finit iv i abso lu ti cu m v erbo finito e iusdem v el a ffinis co nlu ga t io nls » (C fr. V o-

sen e K a u len: Rudim. Ling. Hebr. p . 72) v, g. expectans expectavi, plorans

ploravi, desiderans desideravi e cc. e di no tissim a app lica zione e di q uasi spon-

ta nea im itabll lta in ca si para lIe li, da pa rte de i conoscito ri de lla lingua .'

ebraica (121); .

0) se amme ttlamoInfine che S . C lem ente , ne l passo suesposto , ripo rta

a m emoria una risposta da ta da un'E brea a degli E bre i; e in cambio de l v er-

bo o rigina le m et te in bocca a ll'E brea un a It ro v erba di e gua le significa to : se

am rne t tiamo , dico , tu t to cio , (e ch i non pub non' ammette rlo ?), dobbia-

mo concludere ch e it y:vw axouoct y:vw axw , usa to da S . C lem ente , non ha

v erun punta di conta tto con l'iIIa zione v o l u ta da l N est le e da l Funk.

Perche e un fa tto com unissimo e q ua si p sico logico che , q uando uno scrit --

to re cita e ripo rta de lle risposte da te in una lingua stranie ra a lu i no ta , se

non imbrocca p recisam ente la paro l a o riginaria , ne adope ra un'a ltra eq u iv a -

le nte ch e e in uso ne lla m ede sim a lingua .

121) - Insomma, dal y,v,;,crxouaa "(tv,;,ax", non si pub criticamente dedurre, se non cheS. Clemente conosceva I'ebraico; perche in una citazione a memoria di un passo seritturale

ebraico, ha scambiato un verba con un noto costrutto ebraico, di eguale significato. Ecco tutto.

Ma questo tutto e un bel niente, per poterne dedurre I'origine ebraica dell'autore. Anzi noi

pensiamo che I'autore, se fosse stato veramente di stirpe ebrea, non avrebbe fatto quello

scambio, rna avrebbe citato alia lettera il testo ebreo. Del resto non tutti rlconoscono

quale puro ebraismo questo modo d'esprimersi, perche I'hanno adoperato anche ottimi au-

tori greci. Cfr. in proposito I'!wv U&", di Omero, Iliade, XX I I V. 113; l't6vu;; r,tllav di

Erodoto c Guerre Perslane » (V, 34) ' f lU" (UlV SXq;SU"(E' (ivi, l. V, 95); ciX&7] eX " (O f 1 EVO " (ivt..

l.VI, 30) ed altri moltissimi esempi.

f

1i

 

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e .il c aso d el y ~y w (jX .O U ;U L~ vw c rx .w d e l S , C le m ent e (122)

h) A ggiungiamo a q ue i de l N e stle ,un a lt ro ebra ismo no ta to da ll'H ern-

m er e da l Funk, a l cap . LX I 61, 3, e n e iI se guente : « qu i po t e ns e s fa ce re no -

biscu m ([ 1" &' ~ [ 1w v) h ae c et h abu ndantio ra bo na ». O ra iI « facere nobiscum ~

-dice iI Funk , est hebraicus dicendi modus.

, R ispondiamo . A nzitu tto e da no ta re ch e q ue st'e bra ismo , se ve ram ente e.ta le , rico rre non ne lla pa rte o rigina le e persona le de lla L e tte ra , rna bensl ne lla

.Prece Liturgica Romana, che S . C lem ente h a inse rito ne i cc. L lX -LX I: q u indi

'la pa te r nita de ll'e bra ismo in pa rol a de v e impu ta rsi non a S . C lem ente , rna a l-

l'A uto re d ella Prece.Notiamo in secondo luogo che , se la frase 11"{}'~ l1w v dopo il 1 tO ~E :'1e un

-ebra isrno q uando sta in luogo de lJ '~ fl ;;v , o ssia de l comp lem ento di te rm ine

«a noi II, non e pero ebra ismo q uando secondo l'u so classico gre co v uo le in-

-dicare :« ill mezzo a noi», O ra da l conte sto de l pa sso ci pa re p iu logico inte r-

p re ta re ia frase in q uest'u lt imo senso : Infa tti la Prece d ic e c osi: «0 Si -

:gno re , a te , ch e so lo puo i ope ra re in mezzo a no i siffa tti be ni ed a! tri p iu la r-

,ghi anco ra , no i re ndiam o onore , lode ecc. " . 15 [16 '10 ; C;uv :x-c6~1tc :1l cr :x~taCr,a Y. : x :

"1tep~!Jcr6' t€pa ayaB-x [ 1 e l i' ~ [1wv , oo l e ; o f lo ) , oyou l 1 "B -i Y•• t. )..

Notiamo infine che , quand 'anche si v oglia inte rp re ta re la fra se ne l se nso

-de l com plem ento di te rm ine «a noi ", p ur t at ta via e no to che , dopo il costan-

te e d am pio uso fa ttone ne lla Scrit tu ra A ntica , ne lla V e rsione de i 70, e ne l

Nuovo Testam ento , e ssa div enne una fo rm a abitu a le da l linguaggio ecclesia-

-stico,tanto che anche oggi la Ch ie sa p re ga e dice : « Fac, Dom ine , h anc

.cum servo tuo m ise rico rdiam ". (O ra t. in E xe q. D efu nct.) (123).

122) - Quanti scrittori, componendo dei Salmi alia maniera biblica, hanno imitato

'nella l ingua materna i l cara tter is ticc infini tivo accoppia to col suo finito!

123) - Riportiamo alcuni esempi de l 1 ' : O , . ' V f-Lad,,'vo. tol ti dal la S. Scri ttura . Gene-

.si, XX, 13:c

Hanc misericordiam facies mecum. ; Genesi XXlV, 14: • Quia fecisti miseri--cordiarn cum Domino meo v : Genest XL, 14 : c Et facias mecum mlser icordiam s : Gio-

.sue II, 12: • Quomodo ego misericordiam feci vobiscum; i ta e t vos faciat is cum domo pa-

tris mei»; Giudici l , 24; «et faciemus tecum miser icordiam'; Giudici VIll, 35: • Ne fece-

-rent miser icordiam cum domo leroboal . ; II Re, IX, 3: • Ut f aciam cum eo misericordiamDei. ; II Re X, 2: c Faciam miser icordiam cum Hanon »; III Re, Il l, 6: • Tu fecisti cum Da-

vid patre mea misericordiam» ; (Eadem in II Paralip. I, 8): Ruth, I, 8: . Facia t vob iscum-

'Dominus miser icordiam sicut fecistis cum mortuis et mecum s ; Giudit. VIll, 17: c Sic faciatnobiscum cito miser icordiam suam»; Giudit, Vlll, 22: (Versio 70); • Quaecumque fecit Deus

-curn Abraarn . ; Tabla Vlll, 18: c Fecisti enim nobiscum miser icordiam tuam • ; Tobia Xll, 6:-« Quia fecit nobiscum miser icordiam suam »; Tobia XIll, 6: • Aspicite ergo quae fecit nobi-

47 -

'S icch e S . C lem ente , posto -ch e - .ne 'sia sta to p rop rio Iu il 'a u to re , non 'h ct

fat to a lt ro ch e a dopera re unte rm ine eccle sia stico , gia fam ilia re , 0 pe r 10' me-

nogia usa to ne l suo tempo (124).

i) A ggiungiam o ancora u n a 'Itro partico la re ebra istico (?) n ot at o d at l'H e m

mer; e rica Ica to da l C ecche lli (S . C lem ente ; p ag. 13), cio e ch e ne lla L ette ra

di S . C lem ente « 'si riscontra una te ndenz a ma rca t issim a a rim piazza re il no -

m e di Dio con un prono rne . (eius, e t :h o0 ), se condo l'u so giuda ico ».

Rispondiamo , ch e S . C lem ente , ne i 65 bre v i ca p ito li in cu i e div isa la

sua L ette ra , o ssia ne lle 1090 !ine e di cu i consta I 'E p isto la inte ra , nom ina

espre ssam ente il nome di Dio ( O E O ' ; ) be n 103 v o lte ; 1 0 n om in a c on l'o m on im o

d i S ov ra no (1 5 ac:cr1t6 -c 'Y)~)5 v oIte ; con l'omonimo di S igno re (6 x6p~o ,;) 49

v o lte ; con l'om onim o di C rea to re ( .le flto0pyo ;, x-c[o -C1 ); , 1 to~~ox ;) 13 vol te ;

con I'omonimo di O nnipo tente e P adre ( rr: xv - coxp i -cw ; , 1 t : x 't ~ p ) , 12 v o lt e; i no lt re

nomina iI nom e di Ge su e di C risto 63 vo lte ; un to ta le di 265 vol te ; (125)

"

scum»; Tobia Xlll, 8: • Credentes quod faciat vobiscum misericordiam suam s : Sa/mo

LXXX V, 16: c Fac mecum, signum in bonum»; Salmo, CX,XVIII, 124: • Fac cum servo tuo

secundum misericordiam tuarn s : Salmo CXXV, 2: Magnificavit Dominus facere cum eis »~

Salmo , CXXV, 3: • Magnificavi t Dominus facere nobiscum »; Ecclcus, i,24: c Etfecit no-biscum secundum misericordiam suarn » ; Isaia, XXXVi, 16: • Facile mecum benediction em,

et egredimini ad me» ; Daniel Ill, 42: c Sed fac nobiscum iuxta mansuetudinem tuarn s ; Da-niel Xl, 17: c Et recta faciet cum eo s ; Gioe le , l l, 25: • Qui fecit mirabilia vobiscum • ;I Maccab. X, 27: c Retr ibuemus vobis bona pro his quae fecisti s nob iscum » ; Luea, I, 72:. .Ad faciendam miser icordiam cum patribus nostr is s ; Luca, X , 37: «Qui feci t miserico r-

diam cum i1lo» ; Attt XIV, 27,: < Quanta tecisse t Deus cum i ll is » ; Atti, XV, 4: c Quantafeci t Deus cum i ll is ».

Dopo tanta messe Scri ttur ale, un quals iasi Vescovo lat ino 0 greco, del pr imo seco lodella Chiesa, poteva ben adoperare un simi le cos trut to , mol to p iil un S. Clemente Romano.

124) - Omettiamo nel testo l'appunto che si fa al ' l .C l . I :~VE: :m del c. Ll, 3; ossia del

positive ebraico 1Mb, in luogo del comparativo greco ""Utov. Si capisce facilmente che

questa e una reminiscenza scr it turale, specie quella .del Salmo XCI, 1, e che S. Clemente,tanto profusamente ricco di cornparativi , come gia s i e vis to, ha vo luto segui re qu i un uso

biblico, molto comune ai 70, e agli Autori del Nuovo Testamento. Cfr. Salmo XCI, I;

CXVII, 8-9; CXVIlI, 72; Ecclte s , VII, 2, 8, 4, 6, 9, 11 ; IX, 18; Ecclcus, X, 30; XVI, 3;XIX, 21; XX, 33; XXIX, 29; XXX, 14; XL, 29; Treni, IV, 9; Daniele, XIII, 23; Giona IV,

3; Baruch VI, 58. 72; Osea II, 7; Matteo xvm, 8·9; XXVI, 24; Marco IX, 41, 44, 96;XIV, 21; Ai Romani XIV, 21 ; ai Carinzi IX, 15; Anche S. Ignazio ai romani VI, I scrive:• Bonum est mihi ( > < o ; A O V pm) inCristo lesu mori quam finibus ter rae imperare >. Sulla na-

tur a d i questo uso , cfr. Berg ier, Dizion. encicl . di di Teal. v . Ebraismo.

125) Lett. S. Clem. a i Cor . e~~;;, nell'lndirizzo 4 volte: I, I; 1, 3; 2, 3; 3, 4; 4, 1;

4,2; 4, 4; 4,12; 7, 4; 7, 7bis; 8, 1; 10, I; 10, 2; 10,4; io , 6bis; 10,7; 11,2; 12,5;

12, 7; 14, I; 16, 2; 17, 2bis; 17, 5; 18, I ; 18, 2; 18, 10; 18, 14 bis; 18, 17; 21, 5; 21: 6;21.8; 27,2; 27,7; 29,2; 30,2; 30, 6bis; 30, 8bis; 32, 2bis; 32, 4; 33, 5bis; 35,1;35, 5; 35, 6; 35, 7; 35, 11 ; 35, 12; 38. 2; 41, 1 ; 42,2 bis; 42, 3 bis; 43, I; 43, 2; 43, 4;

43,6; 45, 6; 45,7; 45, 8; 46,4; 46,6; 49, 2; 49, 5ter.: 49,6; 50,2;50, 3; 50,5;'50,7;

 

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cro e , .m m edia , circa q u a ttro v o lte ogni ca pitp IO ce ,: u na v o lta ogni quattro

I inee , sicche i1nom e di : Dio'vsi pub dire ilsoggt:t t~dom ina nte d i tu tti i p e -

riod i de lla le tte ra C lem entina . II con tra sto p e rta n to de ll'a sse rto de ll'H em me r

e de l C ecch e lli con iI t a tto co sl ev iden te de lla le t te ra d i C lem ente non potev a

e sse re p iu st rid ent e.

Qu i fin iscono gli a ppunti de g li e bra ism i. A no i p a re d i av e r pro v a ta a su f-

ficie nza , ch e essi 0 no n sa na v eri ebra lsrn i, 0 no n' so no p ro pri p erso na l i de l la

sc~ it to re ( in ge ne re sono de ll'u so scrittu ra le e d 'ecclesiastico de l tem po ), e ch e

in ogni ca so po ssono de riv a re da be n a l tre ra g ioni, ch e da ll'o rig ine sem itica

de l l ' a u tore ; e sop ra tu tto , po ssono de riv are da l la freq uen te le ttu ra de i Settanta,

c ome 1 0 ja cq uie r ha op ina to su l lo scritto re gre co de ll'E pisto la ad Hebraeos.

(Dic tio n . de la B ible , v. Hebraeux).E q u i, a conclu sione gene ra le d i q u esta a rgom ento c i p lace rife rire il

g ra v e g iu diz io di u n em inente critico m ode rno , iI Reinhold , il qu a le in Dis-

sert. Philos. Halenses, XIV , 1. in m erito a lia L e tte ra d i S . C lem ente cosl si

e spr ime : «Liber non invenuste compositus: scriplor , l itl erarum graecarum non

expers, lingua comuni utltur, neque vero soleclsmts inquinata,.alque oratio-

nem ornare et dicendi quodam arti ficio expol ire studet . ». C onc lu dia mo d un qu e

che l a L e tt ers di S . Clementeai Codnti, e ne lt 'a sslem e e nei particolari,

non rile va punto l'origine giudaica dell'autore.

51, 3; 51,5; 52. 3; 52,4; 53, 1; 53, 2; 54,4; 55, 3; 55,6; 56, 1 bis ; 5 6,2; 58,2 bis; 59, 3 ;

59, 4; 62, 2 bis; 62, 3; 64, 65, 2.' 0 Asa .wtYj, : 7, 5; 8, 2; 9, 4; II, I ; 20, 8; 20, 11 ; 24, I ; 24,5; 33, 1 ; 33, 2; 36,2;

36, 4; 40 , 1 ; 40, 4; 48, 1; 49,6; 52,1; 55, 6; 56, 16; 59,4; t iO, I; 50 , 3; 61, I ; 61,2; 64.

'0 AWHOUPYO,: 20, 11; 25, 1; 33, 2; 35, 3; 38, 3; 59, 2.

'0 K"tLa"t'%: 19, 2; 34, 6; 59, 3,

'0 TC<t"tYjp: 19, 2; 21. 1 j 29, I; 35, 3 j 56, 15; 62. 2.

'0 r.<tV"to"pa::wp: Indir. 2, 3; 32, 4: 56, 6; 50, 4; 62, 2.'0 ,,6p'c.; 2, 8 ; 8, 2; 8,4 bis; 12, 5; 12, 7; 13, 1; 15, 5 bis; 15, 6; 16, 3 bis; 16, 7;

16. 10; 16, 12; 16, 17; 18, 15; 21, 2; 22, I ; 22, 6 bis ; 22, 7; 22, 8; 22, 9; 23, 5; 29, 2;

29, 3; 33, 5; 34, 3; 34, 6; 39, 4; 47, 7 ; 48, 2; 48, 3; 49, 6; 50, 5; 52, 2; 53 3; 53, 4 ;

53,5; 54, 3; 55, 5; 56,4;56, 4; 56,6; 57, 5; 5 0 , I; 61,1; Ijl, 2; 64.'0 TC<tVUr.OTC"tYj':55, 6; 54.

' 0 TConj a< t. ;7, 3; 14, 3.

'IYjacu. (solo) 13, 1; 16, 2; 32, 2.Xpta"to, (solo): I, 2; 2, I; 3, 4; 7,4; 16, 1; 17, I ; 21,.8; 22, 1; 43,1; 43,3; 44,3;

46, 5bis; 46,7; 47, 6; 48,4; 49, 1 bis; 50,3; 54,2; 54, 3; 57, 2.• ' IY ja ou . Xpt o" t6 ,; Indir. bis.: 16, 2; 20, 11; 21, 6; 24, 1 ; 33,4; 36, 1 ; 38, 1; 42, 1 bis;

42,3; 44,1; 46, 7; 49, 6; 50, 7; 58,2; 59, 2; 59,4; 61, 3; 64 bis ; 65 , 2.

""P tO, ' IY jacu .: 12, 7; 13, 1; 16, 2 ;16, 17; 21, 6; 24, 1; 32, 2; 42, 3; 44, I; 46, 7:

49, 6; 50, 7; 58, 2; 54, 1 ; 65, 2. '

- 49-

I ll " ARGOMENTO: Alcune espressioni dei Padri Aniichi Janno supporre I 'origi-

ne giudaica di S. Clemente.

Qua li sono codeste e sp re ssioni? E cco le . A lcuni P a dri h a nno a t tribu ito a

S . C le me nt e 0 l a p a te rn it a , 0 l a s te su ra , 0 la v e rsio ne in gre co de lla L et te ra

d i S . P ao lo ag li E bre i.

O r ig e n e : Comm. in Ep. ad Hebr.: « L a L e tte ra ag li E bre i h a ta le gra zia

ed e le ganza di fo rm a (gre ca ) che si riconosce da ogni cono sc ito re d i l ingua ...

10 p e r m e p en so che Ie sen te nze sono v e ram ente de ll'A po sto lo P ao lo , m a la

composizione 0 v es te e st er io re e di q ua1 cun a ltro ... C hi s ia q uest 'a ltro , 10 sa

so lo Dio, D ei docu menti sto rici, che so no giu nti a no i, a lcu ni I'a ttribu isco no

a C lem ente} V escov o de lla citt a di Rom a, a lt ri a S . L uca , au to re dell'Evangelo

e de gli Atti »:

S . F il a st ri o : Eres. 61 : \ « Sono e re tic i co lo ro ch e cre dono ch e lEpistola

di P ao lo ag li E bre i non sia di Pao lo , rna la dicono 0 d i B ar na ba , 0 di C le -

m ente V e scov o di Rom a , 0 d i L uc a E v an ge lista ».

S . G io . C riso sto mo : Omit. in Ascens. D.ni : c S i dom anda ch i s ia sta to

co lu i ch e a bbia com p ila to q u e sta libro (< < della Leffera agli Ebrei ~). Alcuni

ne cre dono a u to re C lem ente , a ltri Ba rnaba , a ltri L u ca ».

E u se b i0: H. E. 1 1 1 , 3 7 : « A vendo egli (C lem ente ) inse rito ne lla su a L et -

te ra m o lte se ntenze de l la L e tte ra a gl i E bre i,e u sa te ta l v olta Ie m ede sim e p a -

ro le , c io ind ica ch ia ram ente ch e q u e l lo sc ritto (ag li E bre i) non e di da ta re -

cen te . S iccom e po i P a o lo scrisse ag li E bre i ne lla lo ra lingu a , co sl a lcuni h a n-

na cre du to che l'E vange lista L uca l'a bbia trado tta ( in gree o ); a ltri inv ece op i-

na no che sia sta to a tra du rla q u e sto C lem ente d i cu i p a rliam o . E clo rn i se rn-

bra p ili v e ro sim ile , sp ecia lm e nte p e rch e tan to la L ette ra d i C lem ente q u an to

q ue lla ag l i E bre i h anno il m ede sim o st ile , e Ie sen te nze de l l'u no e de ll'a ltro

scritto non diffe riscono tro ppo t ra lo ro » (126) .

(L o ste sso rip o rta R u fi n 0 ne l la su a v e rsio ne la tina d i Eusebio).

S . G ir ol am o : Catalog. V II: « L a L e t te ra ag l i E bre i si crede non sia d i

lu i (P ao lo ) p e r la d iffe re nza d i stile e d i se rm one ; rna od i B a rna ba secondo

126) Mentre Eusebio Irova sim ig lianze d i stile I ra la Letter a agli Eb rei e la Lettera

di Clemente ai Corinzi, Clemente Alessandrino invece Ie trova Ira la detta Lellera agli

Ebrei e gJi Alii di S. Luca. c Lucam vero earndern , graeco sermone diligenler interpretatam,

graecis hominibus dedisse, quare in illa et in Actibus Apostolorum eumdem dictionis colorem

reperirl •. (lpotip. Frogment. P. G. IX, 748) . Tr a i moderni, seguono la medesima opinione

Estius: in Hebr . Prolegom. qu o 3; Hug: E in l. 1 1 p. 492; Dollinger: Chris tent . u. Ki r che :

Regensb. 1860, p. 86 ; E br ar d : Der br ief and die Heb r. p . 459; Delitzsch i Comment. ad He -

braeos. Le ipz. 1857, p . 707, ecc .

 

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Tertull iano (127), 0 di L uca E v ange lista secondo a ltri, oppu re di C lem ente

V escov o de lla C hiesa Rom ana , it q ua le (d ic ono ), a sso cia to si a ll ' A po sto lo , or -

dino ed o rno ne l suo prop rio Iinguaggio Ie sentenze di Pa o lo (ipsi adiunclus,

sententias Pauli proprio ordina vit et orna vit sermone s),

Idem :_Calal. XV : <E ssa (la L e tte ra di S . C lem ente ) a m e sem bra con-

co rda re col ca ra tte re de ll 'E p isto la agli E bre i ch e v a so t to it nom e di S . Pao lo :

anzi di q uesta le tte ra (egli) u su fru isce spesso non so lo mo lti conce t ti, rna an-

ch e I 'o rdine de lle paro le . V e ram ente grande e la som iglianza tra I 'una e

l'altra ». .

Idem: Epist. 12 9 ad Dard.: «L 'E pisto la a gli E bre i da tu tti e ritenuta corn-

posizione de ll ' A posto lo Pa o lo , q uantunq ue m oIti la credono 0 di Ba rna ba 0

d i C le m e nt e» .

Euta l io: Comm. in Ep. ad Hebr. Argum.: « Lo st ile di q ue sta L e tte ra em olto div erso da q ue llo de lle a l tre le tte re di lu i . .. E sse ndo sta ta scrit ta o rigi-

na riam ente in lingua ebra ica , si v uo le sia sta ta trado tta 0 da L uca come e re -

d ono a lcu ni, 0, come sembra a i p iu , da C lem ente , a llo stile de l q ua le si ac-

costa v icino q uanto ma i >.

(L e ste sse paro le rip e te E c u m en io in Comtn, Ep. ad Hebr. Argum.).

Teodore to: Comm. Ep. ad Hebr. Argum. (P . G. 82, p. 678): «Scrlsse

P ao lo q ue sta L e t te ra in lingua E bra ica . D icono pero che C lem ente I 'abbia t ra -

do tta (in lingua gre ca ) » •.

S te fa no Goba ro : (Bibl. Ph0tii, 232): "C le me nte A le ssandrino , E usebio

ed a itri mo lti P a dri, la nov erano tra Ie L e tte re di S . Pao lo , e dicono che C le-

m ente inte rp re te l'a bbia trado tta da ll 'e bra ico » .

S . G io . Da m a s c e n o (ediz. L eq u ie n op . II, p . 258) e V alfr. S trabo ne :

(Glossa Ordinaria in Epl. ad Hebr. Arg.) rip e to no q uesta m ede sim a sentenza ,

e da lla G lossa e pa ssa ta in tu tt i gli inte rp re ti de l M edio E vo , tra cu i a nche

Ugo da S . V itto re , L ira no , S . Tommaso d'A q u ino , Ugo Ca rdina le ecc.

Da ile su rrife rite testim onianze risu lta adunq ue che S . C lem ente fu sospe t-

tato 0 autore , 0 estensore, 0 tra du tto re de lla le tte ra di S . Pa o lo a gli E bre i.

O ra i sostenito ri de lla giuda icita di S . C lem ente Pp . a rgom enta no cosl :

(H em m er: I. c.), « q uesto sospe tto de i Padri A ntich i sem bra im plicitam ente

ammet te re I 'o rigine giuda ica di S . C lem ente . E ' v ero che si sospe tto anche di

127) - T 'ertul ll ano e il primo che abbia attribuito a Barnaba la Lettera di S_ P aolo agli

Ebrei. In De Pudicitla, XX , dice cosi: c extat enim Barnabae Titulus ad Hebraeos, adeo sa·

tis auctoritatls viri, ut (is) quem Paulus iuxta se constituerit in abstinentiae tenore .. , Et

utique Eplstola Barnabae apud Ecclesias receptior (esset) illo apocripho Pastore moecorum.

Monens itaque discipulos inquit: lmpossibile est enim eos >, e riporta i versetti 4,5,6,7, 8,

del c. VI, dell'Epistola agl] Ebrei.

_;, 5 1 -

L uca , rna L uca non sembra a d E usebio cos! abba sta nza ebra izzante , da po te r

m e tte re in greco l 'E p isto la a gli E bre i, la ddov e S . C lem ente 1 0 e super l a t iva -

men te ».

Che dire di q uesta illazione?

A nzitu t to osse rv iamo , ch e i P adri come hanno sospe tta to di C lem ente , co -

s! h anno sospe t ta to anche di L uca . E siccome, se condo la p il i comune senten-

za de i de t ti P a dri, L uca fu ritenu to di o rigine gentilesca (128); co sl, in q ue lla

gu isa ch e il lo ro sospe t to into rno a L uca non imp licav a ne lla lo ro mente 1'0'

rigine giuda ica di S . L uca , non a ltrim enti it m ede simo sospe tto intorno a C le -

m ente non pub dirsi abbia im plica to ne lla lo ra m ente I 'o rigine giuda ica di

ques t ' u l t lmo,

O sserv ia rno in se condo luogo che , da Origene fino a noi (129), tu tti h an-

no riconosciu to ne lla L e tte ra a gli E bre i la m iglio re scrit tu ra in greco de l N . T.,tu t tl v i h anno no ta ta una 'spe cia ie pu re zza di lingua e d u na singo la re e le ga n-

za di stile con unci inso lita ra rita di E bra ism i : am i fu a ppunto q ue sta la ra -

gione di non aggindlcarne ia pa te rnita a S . Pao lo . O ra , da to ilc ara tt ere d eiia

linguaSe rl litica , c io e ch e la costruzione de lla frase gre ca e essenzialrnente b a · _sa ta su lla subo rdina zione de lle p roposizioni, la ddov e q ue lla de ila frase ebra ica

·e e ssenzia lrnente basa ta su lla coo rdinazione de lle p roposizioni, non e p resu-

m ibile ch e ch iunq ue sia sta to I'e ste nso re de lla L e tte ra agli E bre i, 0 Luca 0

C lemente , abbia po tu to scriv e re cost bene in gre co e co st ru ire c osta nt em ente

la fra se se condo I'indo le gre ca , se la sua lingua materna Iosse sta ta se rniti-

ca (t30 ) . Qu indi I'a v er sospe t ta to ch e S . C lem ente sia sta to 0 l 'es tensore 0 il

128) Sulla gentlllta di Luca vedi Cornely : lntrod. Vol. 111, p . 1 19 • 121.

129) Oitre gli antichi, hanuo notata I'eleganza greca della l.ettera agllEbre! anche fl

Caietano (Cornm. i n Hebr. 1, 1; 2, 3 ; 9, 2'); Erasmo (Nov. Test. in Hebr. 2, 5 ) ; Bellar·mino (De Verbo Dei, 1, 17); Estio (in Hebr. Proleg. quo 3); e fra i moderni: Helthmayr(Eiu], p. 681); Yabroger (lntrod. II p, 336); Bisping (Exeg, Handb. VlI, 2, p. 22 e 5S.) ;

Bacuez (Manuale ecc. IV, p. 517); Comely (Intro d. Ill, p. 532); Kaulen ecc.

130) Alcune lrregotarlta, notate dal Bacuez (Manuale, IV, p. 211 e 5S.) nella Lettera

agli Ebrei, son dovute, non al testo greco, rna alla Versione Latina della Voigata. Per es.:

VI, 14: c nisi benedicam tibi» per certe benedicam (gr.: .",; , . ~A Oy r. O' '' ') ; - VlI , 3 :' c in quo

enl rn haec dicuntur » per in quem (gr. til' c.v), - IX, 4: in qua est urna au r ea .. invece di in

qu o ( tabernaculo) (gr . ( J x T ; 'r . . .. tv i,); - IX , 5: e Cherubim obumbrantia » invece di obum-

branies (gr. xspo'J,l(p. (d) x:;"e<nt,,: ;;ov:e<) j - IX , 2; • quae dicirur Sancia. invece di quod

( tabernaculur rn (gr . ox~,r ,. ,. 'ii'" Aiys:x, -Ay,"); - IX , 9; • quae est parabola >, invece di

quod ( tabernaculum) (gr . o""pr . . .. i,:t. " e<P"~OA' fj ) ; - IX , 9: tempus, juxta quam, invece di

quod (gr . " ': " x " , p " v . .. x :x 3- '& ,) : - Cosi alcune fra si comparative che in g reco sono r egola ri ,

nella version e della Volgata cornparlscono irregolari: p. e. I, 4, • differentius prae iIlis >;

- llt,3; c arnpliorem honorem do mus '; - Vl, 16; c maio rem sul > ; - Xl, 4; c plurimam

 

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traduttore di questa Lettera, e gia un sospettare implicitamente la sua origi-

ne greco-gentile.

E questo ci e confermato espressarnente dalle parole stesse di S. Girolamo:

« i ps i a di un ctu s, s en te nti as P au li proprio o rd in av it e t o rn av it s er mo ne »: Que-

st'espressione proprio serrnone e molto sin tomatica ; dice cioe chiaramente che

S. Clemente nel la sua propria l in gua ma te r na stese ed abbell i in greco i pensieri

di S. Paolo. Dunque se gli era propria questa lingua greca, e segno evidente

che S. Clemente non era ritenuto ebreo di origine. .

Osserviamo ancora, che la simiglianza veduta da Eusebio, Girolamo ecc.,

tra la Lettera di S. Paolo agli Ebrei e la Lettera di S. Clemente ai Corinzi,

e una simigl ianza molto rela tiva ed accidentale . Basta confrontarle insieme per

iscorgervi una distanza non pur grande rna immensa. Quella di Paolo agli

Ebrei e superJativamente dogmatica, quella di Clemente aiCorinzi e di occa-

sione e di circostanza. La prima ha una maesta mirabile di Iinguaggio, la se_'

conda e bensl grave e dignitosa, rna semplice e piana. La prima coi suoi con-

cetti elevatissimi si slancia e vola sublime, e, in una stupenda comprensione

dei due Testamenti, ci trascina su in alto a contemplare iICristo, sedentealla

hostiam Abel. ecc. Ciononostante • I: ! innegabile che nello stesso testo greeo si riscon-

. t rano a lcuni ebra ismi .

Riscontriarno difatti sostantivi genitivi in luogo di aggettivi : 1,3; IV, 2; V, 13; VI, 1~

IX, 3; XII, 15. - Nomi Ebrei indeclinabili : VII, 9, 10, 11; IX, 4, 5; XI, 3, 5, 7, 9, 17,

18, 21, 22, 31, 32; XII, 22. - Modi di di re ebraic t : I, I,AIXA" l j o IX ; t v , invece di ~, I< ; III, 12,

o , 1 tOo t r ,V IX ' &,to t ho u , invece del gen. senza la prep.: IV, 10 , " IX t l i " IXUOEV 0,"0 tW '1 e pyw v, il

verbo I: ! transitivo invece dell'intrans. VI, 13, 0 f l ' IU} ..c " IX tl < " V O\ ;, invece di "a ,1 i tba ; VIII,

10, E tV IX ' st, "va , invece di E tv a, " , : X, 34: I x. E" s ve a' Y to t; . invece di ~X . E " senza i l pleo-

nasmo. :__ Espressioni che un puro greco non userebbe : I, I, E '" E ox .it wv t wV 'ii~ SP (O ). , t o0 ,w v

S A ci A· 'i O' Ev '+ '! J. lv l v uL ip ; - 1 1 , 9 , u r . : s p 1t(.(.v'tO'b YE()OEtcc. l . & c t' lx 't o' J; - II, 1 4 ,X Ex .o Lv c! rn ;x 6 o ap Y..': '-:

" IX '. I X 'f lI X" tO \; ; - II , 16, < XA A I< o" 'P flIX "t o; 'A ~p IX I< fl h ,.) 'IX fl~ :in .a ,; - I II , I , & P x . , .p . a " t Y ,; 6 f lo ) ,; -

y £ CG 'b 1 ) t tU W ; - Ill, 8 , W~$V ' tCP ' j t" p ct it ~K pCX ~ ! -1 C P ; - IV, 9, ~C(;~~C(::~~J-L~; 'tq\ ).:zr!J 'to ;:) ':hoi);-

IV, 16, xcx t XciPI.V s !j po o: -t ev e ~~ ei) 'X ." t.p ov ~ o" fi& e~ ct v; - v. 7, or; €v 'tcd~ ~l.dp/Z~; 'til:; crc;c;pxo'3 .,,~-=~i);

_., V,II, x(Xl ~ !. )o sp !- ,- ~p e' )' tQ ;; A 5 ye t. v; - Vl, 5, itctl X:r,;tO1 A{S ' l ' J x p . s vo ; 6so:i p -r ,p ./ Z; - VI, 5, Y.X~

O U 1 : o o ~ C Ci tp o& ' )} 1' lj O ct ~ ; - V I, 7 , P.S1CXAcxJ-Lpxvet. e~Aoy[cx. ; & ' ; : 0 't 'ju a eon; -V ll,' 5 , s:;a).YjA·J&~-:a;

ax 't~~ qO': ( '~o; 'A~fn.(±!-1;- VII. 9. xxt As~! i!5~Eitci-:t!.)t:Zt.; -VIll, 13, ttS;:GG;~CGC(t)jtE -:~I t t [ J { 0 - : 1 J ' J ;

- XII, 18, "'' 'IX~flsv'P ""P'; ~ XIII, 21, ~O .Mp':l~"'1 bW:.1wl a'",0 ' ' ' , eec. - Codesti idio-

tismi, in se eonsiderati, certo non sono pochi, rna so n o insignificanti appetto a quelli che

si riscontrano negJi altri Iibri del N. T. e nello stesso S. Luca. Siccome I'autore a nostro mo-

do di vedere dove a essere assolutamente un romano greco, per la sua frase antiteticamente

inconciliabile con la frase ebraica, cosl i suddetti ebraismi possono spiegarsi benissimo,

come opina 10 lacquier nel Dietionair de fa Bible, v. Hebreaux, e dall'uso ecclesiastico del

tempo, e dalla lettura frequente dei Settanta.

-53-

destra del Padre, infinitamente supericre agli Angeli, a Mose, ad Aronne, vit-

tirna del mondo intero, unica fonte di ogni giustizia, centro di fede necessa-

rio per giungere a salvazione; laddove la seconda scende familiarmente a ri-

corda re al cristiano i suoi doveri di soggezione, di umilta, di ospitalita, di pe-

nitenza e di ordine gerarchico. La prima ha un tono sempre solenne, assurge

tal volta ai pill alti culrnini dell'eloquenza umana, la seconda invece e rnisu-

rata e calma, anche quando cerca di colorire il suo stile. Insomma l'Epistola

agli Ebrei e un sole meridiano; la lettera di Clemente ai Ccrinzi e un astro. vespertino; astro di prima grandezza e vero, rna ben lungi dallo splendore

del sole.

I pochi concelti e le occasionali ci tazioni, cheClemente I1 a attinte .alla

Lettera agli Ebrei (131), non sono suffic ienti ad assomigl iare le caratteris tiche

131) Anche 10 lacquier l. c. nella conclusione 7', riconosce che I'Autore 0 piuttosto il

Redatt or e del l' Ep is tn la agli Ebr ei, c conosceva I' Ebraico, e doveva avere per lingua ma-

terna la lingua greca, aItrimenti non si pub spiegare la purezz a della sua frase greca. Egli

pensava eertamente in greco, c et ses tournures son! t res id iomat iques .•

II medes imo lacquie r (I. c.) avverte che I'Holtzmann avrebbe trovato 47 (!) luoghi

parallel! tra la Lettera di S. Clemente e la scrittura agJi Ebrei, rna non Ii cita. Dice pure

che il Funk ne avrebbe trovati 26: noi, riscontrando i1 Funk, ne troviamo notati 27, e so n o

iseguenti:

S. CLEMENTE' S. PAOLO

VII, I. c Idem cerlamen nobis irnposi-

tum est (6 a ~ " t o . a y o w ' ii f lt V E " ' '' E ' 'I X ' ) ''

XII, I. «Curramus ad propositum nobis

certamen ( 'P 'X .W f lE V ~ o v 1 tP O "" ll O VO V ' ii fl uV o ,' (w -

V I X ) ' .

VII. 5, c (Volentibus) poeni tent iae locum

{ fl " IX ' IO ( o: _ , or co v } concedit Dorninus ». (lob.

XXIV, 23; Sapien. XII, 10,' 19; IV,- At\i,

XI, 18; ~cc.)

XII, 17. c (Esau) non invenit poeniten-

t iae locum ( fl E" tI Xv o (a ; ~ 6r co v Esdra, IX, 12).

IX, 3 . c Surnarnus Enoc, qui . .. t rans la tus

fuit ( f l . , E " t e& ' I j ) , neque mors eius, Inventa est

( " IX ' o ~ x . ,~p'&Yi a u~ oil & < iv IX ~O ') " (Genesi,

V,24)

XI,S. c Fide Enoc translatus est ( f lS " tE -

d& 'I j ) ne videret mortem, et non est inven-

tus (~ ou fl~ ta 01 v & iv a" to v, " at o ~x . o up (n E" to ),

(Genest, V, 24).

IX, 4. «Noe fidelis inventus, per mini-

steriurn suum mundo regenerationem prae-

dicavit, et per eum ani m alia, quae in con-

cor dia arcam sunt ingressa, servavit Do-

minus (Genes. VI, 8 e ss.)

XI, 7: c Fide Noe,... metuens aptavit

arcam in salutem domus suae, per quam

damnavi t mundum », (Genesl, VI, 8 e ss).

X, I. c Abraarn, amicus vocal us, fidel is

inventus est, quia verbis Dei obtemperavit

XI, 8, c Fide Abraam obedivit exire

( u1 t" lj xo ua ov e ;E A & st V ) in locum quem acceptu-

 

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f isonomie del l'una e l'aJ tra Let tera ; sicche sara sempre un problema insolubile

il queslto se S. Clemente sia stato veramente iI Redattore della Lettera di

Paolo agli Ebrei.

Ma lasciandoda parte tuttequeste nostre osservazioni, e arnmettendo co-

(a> "tcj. ct~"'OV ";,;>i"oov y.'EOll-,,,). Hic, pe r obe-

dientlam egressus est (0," Ultct"olJ' a;'ij1.ll-Ev)

e tc;rra sua, ut. .. promtsslones Dei posside-ret (amo, , ,1 ." I)povop.>i0'1" t'" s:t"'yy .1 .l<.; " tou

e~ofi)". (Isai. XLI, 8; Genes t , XII, 1, e ss.)

X,7. «Propter fidem et hospitalitatem,

datus est ei filius in senectute, et per obe-

dientiam obtuIit eum in sacr ificiurn De" in

uno montium quos ostenderat ei », (Genes.

XXI, 1 ; XXII, 2; XXIV. 'j7).

XII , 1 . - P ropte r f idem e t hospi ta li ta tem

Rahab meretrix incolumis servata est •. ( 10,

sue, II).

XVII, 1. - Imitatores simus eorum, quiin pellibus ovinis et in melotis (b ""y.to,;

aePf'x,n "",t p.",1.ci,.:~q;) adventurn Christi prae-

dicantes cir curnierunt (1t5p,.;r"n;0"v), Eliam

dicimus, Eliseum, Ezechielern prophetas •.

XVII, 5. «Moises in tota Dei domo fi -

delis appellatus est •. (Nurner l, XI I, 71 .

XIX, I. c Qui in timore susceperunt e-

loquia eius ("t<X1.6y'" ctu:o~) •• (Numeri , XXIV,

4, 16; S~1.XI, 7; XVII, 31 ; XVIII. 14 j CVI,

11 ; CXVIIl, 103, 148, 158, 162 j ai Rom. III,

2 j I' Petr. IV, 11 : ecc.)

XXI, 9. c Est enim (Deus) cogitat ionum

e t i nt en tionum sc rut at or (ap.~vlJ'tY,·. swot"""",t b&up. r. a.wv ) • . (I, Paralip. 11, 9 j Sapien,

1,-6: rv, 4; Salm. VII, 10; Gerem. XVII, !O J

ai Roman. VIII, 27 ecc.)

XXIII, 5. «(Scriptura dicit), statim ven-

turus est (\ij~E<) et non tar dab it (""" 0' > xpo·

vs,), et statim veniet Dominus in templum

suurn, et Sanctus quem vos expectatis '. (Ma.Iach, 111, 1). . - ... --

rus erat in haereditantem ('l.1.·r,POVC!l("v); et

exiit (.~'ij1.ll-.), et demoratus est in terra re-

promtsslonls I . , . 'tT.v. yr.', "tij, ."",yy.1.'''';}"_

(Genesl, XII, 1 e ss).

XI, 11. • F ide et ipsa Sara sterilis con-

ceptionem seminis accepit. .. XI, 17, fide ob-

tulit Abraam Isaac... et unigenitum offere-

bat, qui suscepe rat reprornlssiones ». (Ge-nesi XXI, 1 j XXII 2; XXIV, 37).

XI, 31. «Fide Rahab meretrix non pe-

riit cum incredulis, excipiens exploratores.

cum pace •. <Josue, II}.

XI, 37 .• lephte, David, Samuel et pro-phetae) circulerunt in melotis et pellibus.

caprinis (;;'p'~1.ll-ev b''11.6J~ct,;; t', ""y.tO,'

e~pl'xa.<v), egentes, angustiati, afflicti '.

III, 2 «fidelis, sicut et Molses in omnldomo e ius s , (Numeri, XI I, 7 ).

V, 12. - Ut doceamini elementa ex o r dii

s err nonum Dei (~<X o'o,x.!« ' r .. c ip X r . . ,",vAOj(WV 't ou S ec ;: ) •.

IV, 12. «(Sermo Dei) est discretor co-gitationum et intentionum cordis ("1''',1<0.

sV&·)!J. iJosw; x.ct~ !'r/ot-wv xcx9~£tX;! e ,

X, 37 . • Adhuc modicum aliquantulum

qui venturus est veniet ('1,;,,: et non tarda-

b it ( "" " ell Xp o v, • • t)•. (lsa. XIV, 1: Malach.111, I). .

- 55-

me positiva la grande simigJianza Ira Ie dette Epistole, anzi arnmettendo che

sia stato proprio S . Clemente it Tradut tore greco del la le ttera e li S , Paolo agl i

Ebrei, come si puo dedurre da cia I'origine gludaica di S. Clemente ? L'unica

cosa che logicamente si potrebbe dedurre, e che gJi antichi Padri potevano sup-

porte, e che S. Clemente Romano conoscesse l'Ebraico - Sia.

XXVII, 1. - Qui fi del ls e st in p roml ss lo -

nibus l"tcj>;rto" t' l' 5 ', ' tx t. ~"xyy .H"";; ) • .

XXVI I, 2 . «Nihi l Deo imposs ib il e prae-

ler mentirl (:k~'J' ,!X~~v.. "t6 " ,. ,J :;«o&",)" (A

Tit. I, 2).

XXVII, 4. c Verbo maiestatis suae con-

s ti tuit omnia (e." 1.6-['1 ' "tij' f"y"1.o:J6v"l);; " '~-;OU

o:t)vE~'t1'jaa:;o 't& i ta .V1:Ct) • •

XXXVI, 1. - I nvenimus le sum Chris tu rn

oblationum nostrarurn ponti ficem, inf irm i ta-

tis nostrae patron urn et auxiliatorem i'dv

a : 9 Z t E P £ C X , -:ffiv 1 tp oo ~c .p w v Y ;~ fu v. 't~,~ 'itpo:i"ti":"f,lv

j ( CL~ ~C" l j&~ ' 1 't"ij~ tXo& sv s !a ; ; · ; ,p .w v ) 'a

XXXVI, 2. -Qui maiestatis Dei splen-

dor existens, tanto maior est Angelis, quan-

to excellentius nomen sortitus est (t, ro v&:;ti~~{"'J l-L:c. 'tjj~ llE':aA-;,u'rlj~ au' toij ' tocrc' j' t<p

J : . L ! ! ~ W · I e :t ;. v 'AyyaAwv, c ocp a tc x .: ;O pW tE P -; V C ' U, l'

J - l G t i< .Ei< .A: r ;?QV0J-1T;XEV)

XXXVI, 3. _ S criptum est: qui facit An-

gelos suos spiritus, et ministros suos ignis

flammam >. (Salr n. 103, 4 )_

XXXVI, 4. c De lilio autern suo sic di-

cit Dominus: Filius meus es tu ego ho d ie

genui te: postula a me et dabo tibl gentes

hereditatern tuam, et possessionem tuam ter-

minos terrae •. (Salm. II, 7, 8).

XXXVI, 5. - Et iterum dicit el: Sede a

dextris me is, donee ponam Inirn icos tuos

scabellum pedum tuorum '. (Salrn. !Q9, 1).

X, 23 .• Fidelis enim est qui reprornisit

(,,(ate. y < X P Q e1tC,yy.'A~f'OV~<;) •. Cfr. anche

XI,I1)_

VI, 18. ~ Imposslbile est mentiri Deum

(M'J"" '- ;QV 4s":;~~&x, e.Gv)"

I, 3 .• Portansque omnia verbo virtu tis

suae ( T S P W V ~ s r .: iv 'tC t 'tip P - ' : P . U , " ; L 'tij~ auvci. -

p o E m ; Ct ~~o~) • .

II, 17: - Ut fieret fidelis pontifex ad

Deum (III, Jl: considera te apost olum et pon-

t if ic em confe ssi on is nos tr ae (<ipX<Op." " t r , ~

0f'01.oY'ct. '1,f'lUV) (IV, 14): habentes ergo pon-tificem magnum ... qui potest compati infir-

mitat ibus nostr is (a"p.""'ll-'ij~", "t",r; ",~ll-.'I.'ct!,

Y,p.",v): (v, s.) Chris tus non semet ipsum cla-

ri~cavit ut pontifex fieret •.

I, 3. - Q ui cum sit splendor gloriae eius

.. , t an to me li or Ange lis e ffe ct us, quan to dif-

ferentius prae il lis nomen haereditavlt (~.-

o n & ; : :z . E yc t .c r p .! X 'tYj; ~6;"Ij~... a.U~o~... 'to'JQt-l'tq>

xpe~t ;l!)'1 "[£'/6~EVC; 'tWV ' A Y Y S A W V , G~tp e~a~o-

pcir:£p~'1 it~?) a~'tc~y.£Y..A:r;PQ·/ -: '}L" '.J 'l .av B'I~!-1")~.

I, 7. c Dicit: qui f ac it Ange los suos spi-

ritus, et ministros suos flammam ignis •.

(Salr n. 103 , 4 ).

I, 5. c Cui Angelorum dixit: Filius meus

es tu, ego ho die genui te? Et rursurn : ego.

era illi in Patrem, et ipse erit mihi in fi-

Iiurn "? (Salm. II, 7: 2 Reg. VII, 14).

1, 7. - Ad quem Angelorum dixit: • S e-

de <\ destris mei, donee ponarn inimiccs

tuos scabellum pedum tuorurn-? (Salm.1091)

 

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- 56-

Che un gentile citta dino Rom ano , a quei tempi, abbia po tu to co nosce re

la lingua ebra ica , non e una cosa da de sta r m e ra v iglia , a nzi do v ea esse re un

fa t tom olto o rdinario e com une . Tu tti sa n no Ie gra ndi re lazio ni e sis tlte in q ue l

tempo tra 10 S ta to Romano e la na zi o ne de i G iude i.

S in da i Tra t ta ti d 'a llea nza (a . 161 a . C .) de i P rincip i A smonei co i Ro -

XLII, 1. c Apostoli cum plena fiducia(1t A 'lpocpop(",.) Spiritus Sancti exierunt •. (Ai

Colossesi II, 2: I, Tesso!. I, 5).

XLIII, 1. c Beat us Mois es , fi de lis s ervus

in universa domo, omnia notavit, quae ipsi

. mandata erant - (Nurneri Xli, 7).

L, 4. « Ingredimini in eubicula paullulum

a li quan tu lum (", (xpov 8oov, 8oov) •.

E' una citazione di Isaia XXVI, 20, e

di Ezeeh. XXXVII, 12.

LVI, 1. « Oremus pro iis qui in peccato

versantur (iv,uxw",.' , "'1 '1 ,",v SV "" '1 ' ' ' '1 ' ' ' " ' ' ' ' ' ' ' ' 'u1t"'?X6v~wv) '.

LVI, 4. (Dicit sacer sermo) ... q uem enim

ditigit Dominus arguit, flagellat autem om-

nem filium quem suscipit •. (Prov, W , 12).

UX, 4. «Solve captivos nostros ().';,pw·

a"" ,ou. a.o",(ou; 'iiflwv» », (Marc. XV, 6: At-

ti , XVI, 27; XXIIl, 18; XXV, 15, 27.

LXIV. c Deus et Dominus spirituum et

herus universae earn is. (Nurne rl , XVI, 22 ;

XXY",16).

VI , 11. « Cupimus vas eamdem ostenta-re solli citudinem ad exp le ti or ie rn spe i ( 7 ' : 1 . . ' > 1 1 ' 0 '

cpoP''' 'v 'ii; U",~o;; nel X, 22 : , ,1. ' ljI ' ' ' ;oOP' ' ' '

T:~J-;:eOJ~) It.

1 1[ , 5 . Moises fide lis erat in tota domo

eius, tamquam farnulus in testimonium ea·

rum quae dicenda erant •. (Numer. KIl, 7).

X, 37. c Adhuc modicum aliquantulurn

( f L 'X po V ~ JO V , 1 5J o ") qui venturus est veniet •.

VII, 25. «Sempervivens ad interpel lan-

dum pro nobis (,,_ ~:';; sV'tuyz:i'mv 07':6 Gtu·, ",v) ' .

XIl, 6. «Quem enim diligit Dominus

arguit, f lagellat autem ornnem filium quem

recipit • • (Prov. III, 12).

X, 34. c Nam et vinctls meis cornpassi

estis (,ot; e.ofl(o,. f L O U "·j'IS"ct&>jOGt,.) Cfr.

Xlll, 3. «Mementote vinctorum, tamquam sl-

mul vincti '.

XII, 9.• Patres nostrae carnis erudite

re s habu imus, mu lto magis obtemper abimus

Patri spirituum '.

Pero a quest i 27 parallelismi noi possiamo fare Ie dovute tare: perche se r iduciamo

i quattro parallelismi del XXXVI, 2, 3, 4, 5, a uno 50[0, essendo un'unica continua cita-

zi one; s e togli amo , it Vll, 1; it XIX, 1; nXLll, 1; ilLVI. 1 ; ilux, 4. che sana (in can-

cetti diversissimi) semplici coincidenze di parole gia in uso nello stile ecclesiastlco del

tempo; s e togl lamo it IX, 3; it IX, 4; u X, 1; ilX, 7; il xu, [; che paiono piuttosto

citazioni libere dell'A. T. anztche citazioni della Lettera agli Ebrei, 0 per [0 meno der iva-

zioni comuni da una medesima fonte; se togliamo ilVII, 5, che e una frase scr itturale ;

ilXXI, 9, che e della Sapienza, dei Salmi ecc.: il XXlI[, 5, che e di Malachia ; il XXVll, 4

che e di molto problematica simiglianza ; it XVII, 5 col XLIII, 1, che e dei Numeri; it L, 4,

- 57-

mani (132), incom inciano Ie g ra nd i co rren ti di amrcrz t a e d i p ro te zio ne fra .

Rorna e Gerusa lem me ; co rre nti ch e m aggio rm en te s'in te nslfica rono , dopoche

Ge rusa le rnrne fu e sp ugna ta da Pompeo , e il regno giuda ico fu re so tribu ta rio

e v assa llo di Rorna (anno 63 a . C r.) (1 33) .

P e r r ag io ni 0 d i gu erre 0 dia sse l to p o lit ico , mo lti p a trizi Rom an i v eni-

v a no inv ia ti in m issio ne ne lla Pa lestina , e d e ssi pe rta nto dov eano a v e re ra p -

p o rt i e conta t ti continu i co i p rincip a li c ittad ini E bre i e co l po po lo ste sso .

V ediam o in Ge rusa lemme o ltre Cn. P om peo (134 ) , C o rne lio FaustoS illa (135 ) , G abinio (136) , M . C ra sso (1 37) , G . C e sa re (138) , C . C assio (139) ,

M . A n tonio (140 ) ch e cre o la te tra rch ia , C . O t ta v ia no (141 ) , M . V ipsanio

A grippa , gene ro di A ugusto , ch e o ffri ne l temp io u n sacrific io di 10 0 to ri (142),

V aro Qu intilio (143) , S abino e V aro (144 ) , C a ssio L ong ino (1 45 ) , C estio Gal-

lo (146) ecc.

V i v ediam o anco ra , in q ua lita di Gov e rna to ri dire tt i de lla G iude a , i se -

guent i Romani con Ie lo ro rnilizie, co rp i di guardia , cen tu rio ni e rispe ttiv e fa -\

che e di Isaia ; it LVI, 4, che e U:1a c itazione ad Iitteram dei Proverbi ; il LXIV che e cer-

tarnente dei Numeri ; di tutti i 27 parallelismi del Funk ne rimarrebbero in piedi 50[0 ci nque

doe iI xvu, 1 j il XXVll, 1; u XXVll, 2; it XXXVI, 1; it XXXVI, 2.

Non ci pare pertanto che ci sia una gratuiis omnino simll itudo in u!raque: tanto pill

de [0 stesso Funk ha notate ben 14 parallelismi di S. Clemente con I'Evange lo di S. Luca

e 21 con la I' di S. Paolo ai Corinzi. (Cfr. Cotelerio : Prefazi. Del r es to , anche amme tten-

do questa grande simigtianza ; data l'importanza della Lettera di S. Paolo agli Ebrei, e la

profonda e viva impre ssione che essa aveva suscitata in tutti iCristiani di quel tempo,

qualunque Vescovo di Rorna, aI posto e a l tempo di S. Clemente, avrebbe potu to largarnente

attlngere alia potente fonte Paolina concetti, allusioni e sentenze, per essere piit efficace

sul cuore dei discordi Cristiani di Corinto.

132) I Maccab. VIII, 17, 55; xu, 16; XIV, 40: Ma ccab, xi, 34; Glus. Flav. Antich.Giud. XIII, 16. ('1otiam1 che nelle citazioni di G'useppe Ftavio, segula no ['edizione italia-

na del Minochi Venezia, 1661).

133) Gius. PI.: Ant ich. XIV, 8. - Tacito. His. V, 9.

134) Id. Antich. XIV, 4, 7.

135) I d. An tich. XIV, 8.

136) Id. Antich. XIV, 10-12.

137) Id. Antich. XIV, 13.138) Id. Antich. XIV, 16.

139) Id. Antich. XIV, 20.

140) Id Antich. XIV, 20.

141) [d Antich. XIV, 20 e Tacito A. 93.

142) [d. Antich XVI, 2.

143) Id. Ant ich. xvu, 6. - Tacito, His. V, 9.

144) Id. Antich. XVll, 13, 14.

145) [d. Antich. XX, 1.

146) Tacito: Hlst. V, 10.

 

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m iglie so t to A ugusto : C irino e C aponio (147), M . A m biv io (148), A nnio Ru -

fo (149): so tto T ibe rio , V ale rio G ra to (150), P onzio P ila to (151): so tto C ali-

g ol a, l eg at i s tra or din ar i, L. Vitellio (152), Pe t ronio (153): so tto C la ud io C u -

sp io Fado (154), T ib . A l es sa nd ro (155), Vent id io Curnano (156), M. Antonio

Fe lice , che sposo un 'E brea (Drusilla , sore lla d i A grip p a II (157): so tto Ne-

rone , P o rzio Festo (1 5 8), A lbino (1591, G essio F lo ro (160), e q uind i la sp ed i-

zione d i V espa siano e di T ito (161).

In q ue sto fra ttem po Ie co rren ti de i rec iproc i rappo rti fra Rom an] e G iude i

d iv enne ro co si m ov lm enta te , ch e si v ide ro e tanzla re in Rorna a I cuni princip]

de lla fam igl ia de gl i A sm one i (162), soggio rna rv i in seguito a Icuni princ ip i

de lla C asa d i E rode , fra cu i il p adre A ntip a tro , fa tto da C e sa re cittad ino Ro -

mano (163). con la dotnus Herodis p rop ria in una nobile regione de lla citta (164).

S i v ide iI mede simo E rode M agno em igra re sp esso in Roma , ov e ne ll'a . 38 a . C .

fu da l S ena to p ro c1ama to Re de i G iude i (165), e c oro na to in C am pid og lio (166),.

donde la fam osa te rna am ica le - M . V ip sanio A gripp a - C . O t ta vi an o - E ro d e, di

cui pa rla G iu seppe Flav io ne lla su a S to ri a d e ll e A n ti ch it a G iu da ic he (167).

E mentre in G iudea a i neona ti nepo ti d i E rode v engono im posti nom i de l la

f a m ig li a I m p er ia l e, Ag r ip p a , D r us a , D r us il la ecc . (168); mentre 10 ste sso E ro de l\l.

ed ifica , in onor d i C . A ugusto , iI gran te a tro d i Gerusalernrne (169), la cltta

147) Gius. Flav. Antich. XVIII, 1.

148) Id.· Antich. XVIII, 4. .

149) Id . An ti ch. XXII I, 4,

ISO) Id. Antich. XVIII, 4.

151) Id. Antich. XVIII, 4.

152 ) I d. An tich. XVII I, 8.

153) ld, Anti ch . XVI I1 , IS .

154) Id. Antich. XX. 1.

155) I d. An ti ch . XX,S .

156)1d. Antich. XX, 6 - T aclto , His. V, 9.

157) Id. Antich. XX, 9 - Svetonio, Claud. XXVIlI: - Tacito, Hist, V, 9, 10.

158) Id. Antich. XX, 13.

159) Id. Antich. XX, IS.

160) Id. .Antich. XX, 17 - Tacito, His. V. 10.

161) Id. Della Guerra Giud. III, 2 e ss. : - Svetan. Vespas. IV - Tit. V: Tacita, Hist,

II, - I: Xifilin. LXVI, 7.

162 ) Id . An ti ch. X IV, 2.

163) Id. Antich. XIV, 16.

164) ld. Ant ich. xvur. 9 j XVIII , IS.

165) Id. Antich. XIV, 23.

166) Id. Guerr. Giudaic, I, 26.

167) ld, Antich. XIV, 13; XV, 11.

168) Id. Antich XVIII, \0 - XIX, 9.

169) Id. Antich. XV, lU.

- 59-

di C e sa re a m arit tim a , la citta d i S e ba ste (A ugu sta ), la To rre d i Dru se , e ' il '

g ran te rnp io romano di C e sa re (170); i fig li su o i, A ristobu lo ed A lessandro ,

sono edur.a ti in Roma , ill ca sa d i P o llio ne (171), e p ill ta rd i g li a ltri tre figli,

A ntio pa , A rch e la o e Fil ippo , v engono educa ti e nu triti ne lla ste ssa co rte di

C . A u~ usto (172): ov e si v ide un 'E bre a , Acme , fa r da cam erie ra a G iu lia , fi-

g lia d i A ugusto e seconda m oglie d i T ibe rio (173), e . si v ide una Berenice J',.

nuo ra d i E rode , d iv e nire cosl in tim a di A ntonia M ino re (ne po te di A ugusto ),

da a l la tta rne il fig lio C laudio , che fu po i im pe ra to re (174).Ma non ba sta : dopo la mo rte d i E rode M ., ch e in te stam ento la sc io a d

A ugu sto 10 m ilio ni d i drarnme, e a L iv ia d i lu i moglie una nav e d'oro e u n'a l-

t ra d 'a rg en to (175): e dopo la m o rte de lla so re lla S a lom e , ch e la scio a G iu lia

(suddetta) a lcune citta de lla te tra rch ia giuda ica (176), no i v ed iam o da una

p a rte , ne lla P a le stina , Filip po E rode , te tra rca d'I tu re a , ch e , da l nom e di C e -

sa re , Io ndo la citta d i Cesarea di Filip po , e , da l nome de lla fig lia G iu lia ,

q u e lla d i Giuliade in Be tsa ida ; com e pure E rode A ntipa te tra rca de lla G a lile a ,

ch e fonda la citt a d i Giulia 'w. Be th a ran ta , e q u e lla d i Tiberiade (in on o r d i

T ib eri o) p re ss o iI lago d i Ge ne sa re t (1 77) ; da ll'a ltra p a rte v ed iam o in Rom a ,

e du ca to a lia co rte im pe ria le , A grip pa I, fig lio di Be re nice I" e nip cte d i E ro -

de M .o (arnlcisslmo di C . C aligo la , d i D ru so , d i C laudio e d i a ltri nobili cittad in i

Rom ani), che o ttiene in p re st ito da A ntonia M inore la sornrna di 300 m ila da na -

ri (178), ch e e ge tta to in prig ione da T ibe rio pe r av er augu ra to l'im pe ro a ll'am ico

C a ligo la , da l q u a le , div enu to irnpe ra to re , fu libe ra to , ed ebbe , in ca rnbio de lla

ca te na d i fe rro de lla p rig ionia , u na ca tena d 'o ro d i egu a l p eso (179): ved ia -

rno iI medesim o A gripp a I, o ffrire in Rom a un banch e tto sontu o sissimo a C a-

. l ig ol a (180), e a lia m o rte di q ue sto , se gu irne iI fe re tro , e p o i en tra re e sede re

in S ena to , e p e rora re con nobile o razione l'e le zione di C laud io (181), e d a ve rn e

in carnbio tra il 34 e il 4 1 d . c ., il regno de ll'in te ra te tra rch ia (182) .

V ed iam o anco ra ch e anch e A gripp a II, su o figlio , fu educa to in Rom a a lia

170) Gius. Flav.: Antich, XV, 12.

171) Id. Antich, XV, 12.

172) Id. Antich XVII, 2.

173) Id. Autlch- XVII, 7.li4) Id. Ant ich. XVIII , 2.

175) Id . An tich. XVI II , 10 .

176) I d. An ti ch . XVI II , 4.

177) I d. An tich. XVI II , 3, 5.

178) Id. Antich. XVIII, 12.

179) Id. Ant ich . XVI II , 13.

180) Id. Antich. XVIII, 15.

181) Id. Antich, XIX, 4.

182) Id. Ant ich. XIX,S.

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co rte di C la ud io (183), da l q ua le ebbe giov anissim o, ne l 50 d . C ., I 'inv estitu ra de l

p rinc ipa to di C a lc ide , con l'a ntica te tra rch ia d i Fil ippo e una p a rte di qu e llo d i

Ant ipa (184), ne lla qu a le v isse fino a l 100 d. C ., fa vo rito da Nerone , in cui

. ( mo re ch la rnoIa C esa re a d i Fil ippo co l nom e di Neronia (185), e fa vo rito an-

che da i Fla v i, dopo la distru zione d i G eru sa lem me (186).

E ' da no ta r e , ch e duran te qu esto pcrio do di in tensissim i rapporti G iudeo -

Rom ani, conv enne ro in Roma m oltep lici am basce rie di G iude i : le ga ti ad A u -

~us to (187), l eg at i a T ib er io (188), le ga ti a C aligo Ja (189), l eg ati a C la ud io (190),lega ti a N erone (191); e una vo lta , se v ogliam o presta r fede a G iu sepp e Fla -

v io , ne giunse ro in num ero d i ben ot tom ila (192). Da e sse am basce rie segu i-

.rono i v a ri ed itti di to lle ra nza , d i priv ileg io e di libe r ta :e lig io sa in fav ore

de i G iude i ema na ti da i d iv e rsi Im pe ra to ri, e rip orta ti da llo ste sso G iu sepp e

Fla v io ne lla sua S to ria (193).

O i fronte a tan to acceso scam bio d i re lazioni tra Rom a e G erusa lemme , non

-e da d im entica re che in Rom a ste ssa e sistev a in p e rm anenza una co lonia G iu -

da ica , la q u a le so rta fo rse a l tem po de lla Dia spo ra , c rebbe rap idam ente e no -

tev olm ente dopoch e P om peo , e spugna ta Geru sa lem me , getto su l m erca to Ro-

m ano un 'enorm e q u antita d i p rig ionie ri ebre i, ch e , com p ra ti dapp rim a com e

-sch iav i da lle princip a li fam iglie romane , e po i a ffranca ti, fo rm arono , circo -

scritta ne l T ra stev e re , u na comunita g iuda ica (194) co si num erosa , che T i-

be rio p e te sceg lie re in essa ben 4000 indiv idu i d i g io v ane e ta , e m anda rli . agu e rreggia re in S a rde gna contro i la droni (195).

Que sta co lonia d iv enne anco r p ili num erosa , q u ando V esp a sia no e Tito ,

-dist ru tta Ge ru sa lem me a . 70 d . C . po rta rono in Rom a da l la P a le stina innu -

183) G ius. F I 'Iv.: Antich. XIX, 9.

.184) Id. An t ich, XX, 9.

185) Id. Antich. XX. 16.

186) Id. Guerra Giud. III. 26; V, 12; VII, 3).

187) Id. Antlch. XVII, 7, 14.

188) Id Antich. XVIII, 4.

189) Id. Antich. XVIII, 14.

190) Id. Antich. XV, 14: XIX. 5; XX 1.191) Id. Antich. XX, 13, 15.

1(2) Id. Antich. XVII, 17.

193) Id. Antich. XIV, 18: XVI, 6; XIX, 5.

194) Oi essa scrive Svetonio, lulius, 34 in occasione dell'uccisione di Cesare: • multi-

·tudo exterarum gentium lamentata est: pr aecipueque Judaei, qu i itiam t.octtbus C(ntinuis

-bustum frequentarunt • . .

195) Gius. Flav. Antlch. XVIII, 7: Tacito, Ann. II, 35: Svetonio, Tiber. XXXVI. Cfr .

Duchesne, St. della Ch. Ant. I, p. 32.

- 61 -

I

K

me re sch ie re di p ro fugh i e d i p rigionie ri (196). E 'v e ro ch e questapleoe giu- .

de a da lla sup e rbia ro rnana e ra tenu ta in v ilissim o conto , « de sp e ct is sima pa rs

servieniium » (197); e ve ro ch e T ibe rio dapp rim a , p e r la conv e rsione de lla

r ic ca F ul via (198), e poi C laudio c i m pu ls or e C h re st o » (199), e infine Dorni-

ziano co l «Fiscus ludaicus » (200), ado tta rono m isu re d i rigo re contro d i e ssa ,

rn a e pu r v e ro , che , d i contro a lia p le be , v iv e v a no in Rom a E bre i di a lto ran-

go m o lto po te nt i in co rte . (com e sop ra abbiam v isto ) (Cfr. Te rtu llia no ~

Apolog. c. XX !), e ch e ne lla ca sa d i N erone la ste ssa Popp ea e ra p rose l itade lla p o rta , ed essa p e ro rb la cau sa degli E bre i p re sso Nerone (201); e ve ra

a ltre si ch e Ie m iglio ri fam iglie ro rnane a ve ano ne l lo ra se no ind iv idu i E bre i

in q ua lit a 0 d i s ch ia v i, ' 0 d i l ib er ti , 0 di congiunti; ch e ne lla ca sa Fla v ia ,

m a lgrado la recen te ribe llio ne , si nu triv ano de lle sp ecia li sim pa tie p e r gli

E bre i : ch e p e rfino Tito im pe ra tore ebbe con se p e r lungo tem po la fam osa

Berenice !I', so re ll a di A grip pa II, ch e v o le a fa re sua spo sa , finch e invitus,

i nv it am d imi si t (202); ed e pu r v e ro infine ch e le S ina gogh e in Rom a , a q ue l

tem po , e ra no fre qu en ta te da rno lti Gentili, (sp ec ia l m ente donne ) , che si se ntiv a-

no a ttra tti v erso il monote ismo giuda ico , com e fa nno fe de i v e rsi d i O v idio , di:

O razio , .d i G io v ena le , d i Rutil io e cc. (203).

Sicche iRom ani, da ll'a lto a l ba sso , de ntro e tu ori, e rano come av v olt i da

un ce rch io isra e litico , di non liev e sp esso re (204).

O opocib, to rna ndo a l noslro p ro po sito , conc lud ia rno . S e , a i tem pi di

S . C lem ente , e sistev a tan ta necessita d i conta tto rom ano-giudeo , p e r ragioni

o d i p ro te zio ne , 0 di gu e rre ,o d i fav oritism o im pe ria le , 0 di gov erna to ra to d i-

196) Gius. FI. Della Guerra Giud. VII, 25; VII, 28. 29; VII, 30, VII, 41, VII, 36, VII 35

197) Gius, FI. Antich. XVIII, 3; Tacit. Annali, II, 85; Filone, Legatio ad Caiurn, 23.

198) Dio. Casso LX, 6: Atti, XVIII, 2; Sveton. Claud. 25. .

199) Sveton. Dominiz. 12: Giusi. Flav. Della Guerra Giud. VII, 40 Xifilin. LXVII, 7 .

20::1) Tacito, His. V. 8. - Sui disprezzo del Romani verso i Giudei efr. Orazio: Sa-

tire, I Iibro, IV, 143: V, 100; IX, 70. - Giovenale, III, 18; VI, 547 ; XIV, 96. Petronio: Epigr ..

XXVII - A. Flor. Ill, 5, 30. - Rutil. Numat. Itinerar. I; 383.

201: Gius. Flav. Antich. XX, 15; Tacito, Ann. XIII, 46. Cfr. Marx. Sf: Ecel. I . p .25.

Alcuni recenti scrittori hanno avanzata I'ipotesi che alia malefica influenza dei Giudei di

corte, si deve la perse cuz ione di Nerone contra i cristiani. Cfr, Chran. Paschale ad a. 54.202) Sveton. Tit. 7: Tacito, His!. 11,5; Xifil, LXVI, 15. Cfr. Reirnar in note a Xifilin, I. c.

203) Orazio, Sat. I, 9, 69: c Hodie tricesima Sabbatha. Visne tu curtis ludaeis oppe-

dere?. - Ovidio, Ars. Amandi, I, 75: Ie donne presenziavano - culta ludaeo septima

sacr a Si ro >. - Giovenale, Sat. III, 296: cede ubi consistas, in qua te qua e ra proseucha '.

Id. XIV, 96: c i udaicum ediscunt et servant ac metuunt ius. , - Cl. Rutilio Numat. I, l t ine-

ra r. 383 : « atque utinam numquam ludaea subacta iuisset .... Ia t ius excisae pestis contagia

serpiunt, victoresque suos natio victa premit '.

204) II Marucchi in questi ultimi anni ha scoperti in Roma due antichi cemeteri ebraici;

uno nella Via Appia (in villa Randanini), I'altro nella via Labicana.

 

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·re tto ,.o d i p are nte le co ntra tte , 0 d i a mic iz ie d om es tic he , 0 di fa mu la to se rv ile ,

'0 di tendenze m onote istich e , ecc., ch e m erav ig lia ch e un cit tad lno rom ano, in-

te lligen te e co lto , abbia sapu to la lingu a ebra ica? mo lto p ili se v i fo sse sta to

-costretto da m otiv i d i re ligione , il cu i p a trim onio do ttrina le e ra e ssenzia lm ente

connesso con la S crittu ra E bra ica , e m o lto pil i p o i se av esse pra tica to lu ngo

tem po con gli A po sto l i, e ne fosse d iv enu to un discepo lo ca rissim o ? C h e m e-

ra v ig lia , d iciam o , ch e un C lem ente Rom ano , a q ue i tem p i abbia sap uto I 'E -

braico ? E da lla cono sce nza ch e uno ha di una lingu a straniera, da una tra -du zione che egli fa ne lla l ingu a propria , com e si p ub ragione vo lm ente dedu rre

ch e il tradu tto re sia di o rig ine stra nie ra ? Si potranno dire di nazionalita Greca

Monti, P inde rnonte , L eop a rd i e tan ti a ltri, pe rch e tradu sse ro in ita liano a lcune

o pe re g re ch e?

Dunq u e anch e da to , che C lem ente sia sta to 0 l 'Estensore 0 i l T r ad u tt o re

de lla L e tte ra greca ag li E bre i (il ch e non si p o tra m a i p rov a re ) , p ur tu tta v ia

nu lla da cio si p ub dedu rre pe r la d i lu i o rig ine giuda ica .

* * *

tv - ARGOM£NTO A V V E RS A R IO : L e c on ge ttu re d el L ig htfo ot ci danno come

probabi/issima I'origine giudaica di S. C lemen te . .

L 'o p inione de l L igh tfo o t consta d i du e p a rti: l' il giudeo-ellettismo di

S. Clemente; 2" fa d i lui c on dizio ne d i libe rto n ella fa mig lia F la via.

L a I ' pa rte si fonda su i m edesim i a rgom enti, tra tti da l co lore , stile e a r-

gom entazione de lla L e t te ra d i S . C lem ente , che abbiam o fino ra e sam ina ti e ri-

pudiati.

L a .2- p a rte si fo nda sop ra una lunga e ricca se rie d i supposizionl e in-

duzioni, pe r conc1ude re la condizione d i libe rto de lla fam iglia Flav ia ne lla p e r-

sona di S . C lem ente .

S iccom e la no to rie ta de ll'a u to re , e la nov ita de i su o i pa rtico la ri, h anno

re sa q ua si d i m oda q ue sta su a op in ione (ed e pur ie ri ch e il G io rdani Igino

ne l suo S . C l em e nt e R om an o , p . 24 -27 se ne m ost rav a e ntusia sta ), co si ci sa ra

lecito da re uno sgu a rdo fugace a i de tt i p a rtico la ri L igh tfo o tian i, e v ag lia rl i

a lia lu ce di una critica obie ftiv a e se rena .

1 1 L igh tfoo t (in com pe ndio ) dice :

a) Noi ne ll'e p oca d i S . C lem ente incontriam o un gra n num ero di giu -

dei, 0 sch iavi 0 libe rt i, in fam iglie rom ane pa trizie , sp ecia lm ente ne lla fam i-

.g lia C laud ia , e ne lla <dontus A ug usta C aes aris " .

b) Trov iam o ne ll 'e p igra fia de ll'e p o ca rico rre re freq u en tem ente i nom i

- 63 -

di Valerio e di Claudio, q u a Ji sch ia v io libe rti de lla « dom us C la ud ia . (Mes-

sa lina V a le ria fu una de lle m ogJi di T ibe rio ) , e de l la <domus Augusta».

c) Consta tiam o ch e una Claudia Sabbothls (q u esto nom e la d ice G iudea ) .

-e re sse un monumento se po lc ra le a d un suo fig lio 0m arito d i nom e C lem ente

con la se gu ente ep igra fe : «n . M. Clemeti Caesarum N(~strulll) Servo, Ca~

stellarfo Aquae Claudiae , Fecit Claudia Sabbath is Et Sibi Et Suls '. (C. l . L.,

V I, 8 49 4).

d) Sapp iam o ch e i1 m ite Flav io S abino , p o rta to pe r na tu ra a indu lge re-e fav orire la re lig ione rnonoteistica, dove tte a v e re a l suo se rv izio nurnerosis-

sim i giude i, e ch e l'am bien te de lla su a casa e ra in d ire tto conta tto co l p a la zzo

' imperiale .

e) Sapp iam o ch e il c ristianesim o fece in Rom a Ie sue p rim e rec1u te tra

I'e se rc ito d ei servi e libe rti sp ecie fra qu e i de lla fam iglia irnp e ria le , tan to ch e

S. Pao lo ne inv iav ada Rom a i sa l u ti ai fra te l li di O rie nte : «salntant vo s

omnes fraires, maxime autem qui de domo Caesaris sunt ~ (A i Filipp, IV , 2 2) :

·e ch e q u indi i I ibe rti de i V a le ri-C laudii, de i Flav i e degli A ugu sti, sp ecia l-

m ente se c ristia ni, do v ev ano fra te rn izza re insiem e. >

/) S appiamo da lla L e tte ra di S . C lem ente a i C orinzi (L XIII ,4 ; L XV , 1) ch e

un Claudio E febo e un Valerio Bitone (da i preno rni si cono sce ch e e rano libe rti

im pe ria li) , sin da lla gio v inezza fu rono in istre tta com unione con S . C lem ente :

« a iuv en tute u squ e a d se ne ctu te m n ob isc um v etsa to s » : e ch e essi ste ssi ne l lav ecc hia ia fu ro no imessi che porta rono da Rorna la d i lu i le t te ra a i C o -

. ri nz i ( iv i ).

g) Sapp iam o ch e i l ibe rti de lle fam iglie pa trizie , secondo l'u so comu rie ,

p rendev ano sp esso i1 nom e de l p a tro no cui e ra no a dde tti; e ch e ne lla fam i-

.g lia F lav ia v iv e v a in q ue l tem po i1 famoso T. Fla v io Clemente conso le .

h) Sappiam o pa ri m ente , ch ene l la m edesim a casa Fla v ia si riscontrano

.in q u e I m edesim o tem po illu stri p e rsonaggi conv e rtiti a l cristia ne simo , q u a li :

1 0 ste sso conso le T. F I. C lemente , Dom itilla I, Dom itilla II, ed a ltri nom i in-

-dicati ne l sepo lcre to cristiano Flav io di V ia A rdea tina , illu stra to da l De Rossi:

Bullettino Arch. Cr. a. 1865 , p. 33-4 7: 1 874 , p. 17: 1875 , p. 37-63.

i) Sapp iam o ino ltre ch e S . C lem ente ne lla sua L e tte ra a i C o rinzi non ri-

v e la a lcun a tt a ccam ento a t naziona lism o ebra ico , anzi d im ostra sen tim enti d i

le a lism o- v erso la t es r om an a, che dove a a ve r a ttin ti a l l'am bie nte di una no -bile fa miglia ro mana .

/) S app iam o infine che V escov i fig li di sch ia v i ne e bbe la C h ie sa Ro -

mana ( Ca ll is to s ch ia vo d i C ar po fo ra ) (205), ne lla q u a le in tu tte Ie e po ch e ra g-

205) Che Call is to sia s ta to schiavo d i Carpoforo, e Ippolito che 10 dice . Giova perc.notare con il Duchesne (St. della Ch. Ant. I, p. 172) che c il carattere di Ippolito, dal Sin-

 

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giunse ro la ca rica suprem a pe rsone di ogni ce to so cia le (G iorda ni: S . C le m.

Rom. p. 27).

Die tro q uesti p a rtico la ri, il L igh tfoo t conch iude come co~ a m o lt~ ?~~ ia ,:

ch e S . C lem ente , giudeo che era, (e cco il f al so f on da m en to di tu t to I edificlo l)

dov ette e sse re un libe rto , 0 fig lio d i libe rto , de lla ca sa d i T. Fl. C lem ente con-

so le (da cu i tra sse il suo nom e) , ov e , a ttingendo l'am o r~ a ll~ rom anita , perde

I'a tt a ccam ento naziona listico p ro prio de i G iu de i in translge ntl:

ch e, co mu nicando , pe r ragio ni de l con ta tto Flavio, c o i l ib e rt i Claudii de l la

d om u s C a es ar is , pote av e r da essi Ie p rim e not izie de lla nuova fede , a lla

q ua le la su a e du cazione giudeo·romana 10 portav a : .. .'ch e fra te rn izzo p e rtan to con Claudio (E tebo ) e Valetio ( Bi to ne ), l ib ert i

de l la « ti omu s Ca es ar is », ai quali forse a lluse S . P ao lo , co l saluto de i {(!ratre~

d e d om o C ae sa ris » ,in cu i (sin to ma tica co incid en za ) I'A posto lo fa menzione di

Clemente suo co llabora to re ; e i q ua li forse , con S . C lem ente stesso, saranno

sta ti a dibiti a reca re a Pao lo m issiv e e ordini da Rom a :

ch e fo rse fu p ro prio C lem ente , con a ltri se rv i, che fece ro conosce re a

Do rnitilla la nuova fede e gli A po sto li, i q u a li, introdo tti in ca sa Flav ia d~

S .C lem ente ste sso , conv e rtiro no a l cristia nesirno la de tt a ma trona romana , II

conso le C lem ente e e l a ltri m em bri e d ipe ndenti:

ch e «forse ir ap po rt i d i S . C le me nte COil l a p ote nie ja mi gl ia F la vi a, a ss i~ me

a ile d i lui d oti p erso n ali, contribuirotio a renderlo segn alaio nella co muniia , e

a jarlo eleggere capo ill un'epoca burrascosa (206), .d i q ,u i la c~ sa de l C e lI~

ad ibita a lle adunanze cristiane , ch e fu consacra ta pO I da i po ste ri a l nome dr

Clemente (eius n om in is m em oriam R om ae ex tru cta E ec le sia cu sto dit)·.

C he dire di siffa tta opm ione de l L igh tfo o t?

Dobbiam o confessa re since ramente ch e e un gran be l ca ste l lo , rna con a l-

t re tt an ta s in ce ri ta (d eb ita r ev er en ti a t an to v ir al , dobbiam o dire ch e e un ca -

tagma al Labirlnto, sl era anche piu inaspr ito. Di Callisto specia.lmente non puo parlare

enza andare sulle furie: per questa non bisogna far troppo a hdanza can que I cbe ne

di " bisogna anche accogliere col beneficia dell'inventario i falli come sonoIce ... . anz

esposti da lu i s, .

206) Le delle parole sana Ie testuali del Giordani (. S. Clemen~e Romano. p. 26). FI~

nora sapevamo da S. lreneo e da Origene che S. Clemente era. « dlSClpU!USAposIO!o! ,um."

da Tertulliano che era stato ordinato Vescovo di Rorna da S. Pietro stesso; da S. Eplfanio ,

che c quantun~ue ordinato da S. Pietro, pure per arrore di pace .cesse a Li~o e a Cleto • ;

da Clemente Aless. da Rufino, da Girolamo ecc, che era tenuto 10 conto di Aposlolus 0

quasi Aposlolus; oggi, dopa 20 secoll, veniamo a sapere che il discipulus Apostolorum ;

- 65-

ste llo in a ria . E sso tu tto si fonda su lla p reconce tta su pposizione de l giudalsmo

di S. Clemente , e da com e prov a to q uo d i n q ua es tio ne vetsatur, e cia che no i

abbia rno recisam ente ne ga to , p erche nien te a ffa tto criticam ente p ro va to ,

M a, spo gliando ci di q ua lu nq ue tendenza 0 pr o 0 contra l'origine giudaica

di S . C lem ente , e m e ttendoci neu tri dinanzi a ta le qu estio ne , no i a i p a rt ico la r]

de l L igh tfo o t p ossiam o contra ppo re a lt re tt an ti p art jc ol ari in co ntr ov ert ib ili, d i

eftetto antite tico . V ed iam olo punto p e r punto :

(1a) E ' v e ro che a ll'e p oca d i S . C lem ente e si st ev a no , n el le famiglie pa -triz ie rom ane , num ero si sch iav i e libe rti G iude i ; rna e pu r v ero ! :he ,d i fronte

a llo stu o lo de i se rv i, no i tro v iamo in Ro rna anche un e se rcito di libe ri c it-

tadini,

bb ) E ' ve ro che ne ll'e p igra fia de ll'e po ca ricorrono Irequenternente i

nom i d i C la ud io e d i V a le rio , q u a li sch iav i 0 liberti irnp eria li : r n a co n c lo

no n e de tto che tu tti i V a le ri e i C laud ii d i q u e l tem po dov eano esse re sch iav i

o libe rti, p o te ndo esse re m embri libe ri de lle lo ro rispe ttiv e fam iglie . O ltre i

C lau dii-N ero ni (fam iglia Im pe ria le ) a bbia rno in q ue ll'e po ca i C lau dii-A ppii, i

C lau dti-P ulcri, i C laud ii-P om pe iani, i C lau dii-M arce lli,i C iau dil-G iu lian l, i

Claudii-Frontini, i Claud i l-Cra ss l , iC laudii-A ttici e cc.j ed o ltre iVa le r i i -Mes-

sa li ( fam iglia Im pe ria le di M essa lina ) abbia rno i V ale rll-Flacci, i V ale rli-L ev ln t,

i V ale rii-M assim i, i V ale rii-P otiti, i V ale rii-P oblico li e cc. (C fr. Lexicon: to-

t iu s L a ti n it. ; Klebs : P ro so po g ra ph ia i m pe ri i R oma ni ; J os. P errin: Onoma-stieon); ed abbiam o pe rfino m o ltissim i V a le rii-P udenti, e d anch e un V a le rio -

C lem ente co me e a tte sta to da lla Prosopographia de l Rohden e t Dessay, v :~ V a-

lerius ».

ec ) E ' v e ro ch e una C la ud ia S abba th is e re sse una m em o ria sepo lc ra le

a l su o figlio C lem ente , C ae sa ru m n os tro ru m s er vo ; rna (ome sso ch e il nom e

Sabbathis no n e ind izio sicu ro di giu da ism o) (207) e pu r v e ro ch e l'e p igra fe

in p aro la p ro ve re bbe soltanto ch e ne lla ca sa im pe ria le C laud ia sarebbe esi-

stito un G iude o se rvo , d i nom e C lem ente e null'a lt ro ; p urch e non v ole ssim o

I'ordinatus a Petro, YApostotus, sana in second a linea, rna che • i rapporti di S. Clemente can'

la famiglia Flavia contribuirono a renderlo segnalato nella cornunita e a farlo eleggere ca -

po in un' epo ca bur ra sco sa .!207) La parola • Sabbathum » ai tempi degl'lmperatori Claudll, non era estranea al

patrimonio della lingua latina. Che anzi, il vocabolo sarebbe prettamente latino, se la let-

tera • b » foss e se rn pl ice , an zi che doppia, as cr iv endone it raddoppiamento a un errore mal-

ta comune ai lapidari: di fatti abbiamo in propos ito il Sabale (cilta dell'Etruria), iI Sabatinus

locus, iI Sabatinus ager, la Saba tina tribus, il Sabatus (flume del Sannio) i Sabatini (abi-

tanti presso il fiume suddetto), i Sabatia stagna. i Sabatia vada, il Sabalha (citta dell' Ara-

bia Felice), il dio Sabazius ecc . (Vedi Lexicon totius tatinitatisi. Non ci occupiamo poi del

D. M. (Dis Manibusi, posta in testa all'epigrafe, perche la sigla si rlscontra anche in iscrl-

zioni cris tiar ie. (Cfr. Dictionn. Archeol. Chretienne I , col . 165·169).

 

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- G6-

dire che , pe r ragioni d i om onim ia , tu tti i C lem enti d i q u e l tem po (e q u an ti ce

n'erano !) d ov ea no e sse re Giudei e se rv i! (208).

dd ) Dato com e v e ra , ch e il m ite FI. S a bino fo sse po rta to p e r na tu ra a

fa vo rire la re lig io ne m on ote istic a Giudea, e da to anch e che percio e gl i dov e sse

av e re in su a ca sa un rilev an te num e ro d i sch iav i Giudei, f ra te rn iz za nt i c on

quei de l la d om us A u gu st a; non ne segue p e r q u esta ch e un qualsiasi Clemente

in R om a debba esse re sta to Giudeo e se rv o d i S abino .

ee ) E' ve ro che il crist ianesim o da p rinc ip ia fece num ero se conqu iste

fra l'esercito d eg li sc hia vi im pe ria li (d e d om o C ae sa ri s) ; rna ca n cio no n e de t to

che i p rim itiv i cristian i di R om a fo sse ro tu t ti sch ia vi e sc1 usiv am ente 0 ne l la

m assim a p a rte . L a coorte ita l ica d i C orne lio C entu rione ( AW , X I, 1, 44, 48;

XXVI I I , 14), il p ro conso le S e rgio P ao lo (Atti, X III) ,la L e t te ra d i S . P a o lo a i

Roman i (209), ia mu lt it ud o i ng en s di Tacito (Ann. XV , 44), la n;o),:Jd~o1); di

S. Clemente (I. Cor . VI, 1), il g ra ffito d i P ompe i (Bullet. Arch. 1864, p. 71;

1865, n. 95) , (210) I e i sc ri zi o ni antichissime (sec . II) de lle ca ta com be , in cui

a ppa io no m oIti no mi de lle p ili no bili fa migl ie de ll'Im pe ro (211), i l c r is t ia n e s imo

de i Pudenti, de g li Acilii, de i Pornponi, de i F lav i e cc. (212) ind ica no ne l m odo

p il i m a ni fe st o che a l tem po di S . C lem ente m oltissim i gen tili d i condizione li-

.. b e ra ed anche cosp icua app a rtene va no a l c ristia nesim o. Nu lla p e rtan to ci v ie ta

208) Mentre ammiriamo Ie profonde indagini della critica moderna anche sui rmni-

mi particolari della nostra questione, pure non possiamo non rimanere sorpresi, corne la

medesirna critica, per aver trovata un'iscrizione in cui e nominato un Clemente s ervo d el la

casa Claudia; a forza di ponti e ponticelli, lira, stira, e ristira questa povero servo Cle-

mente, fino a farlo servire a dare la propria fisonomia a un a lt r o C lemente, t ot almente d iv er so

lontano ed estraneo. Per n eg are l a t ra di zion e romana, che si presume basata s ui romanzo

delle Clementine, si cade, a nostro parere, in un romanzo ben pill fantastico!

209) La Lettera di S. Paolo ai Romani, (a. 58) sarebbe senza scopo e senza senso, se

idestinatarl non Iossero stati per 10 piit gentili. La sua intonazione genera Ie, Ie sue dot-

trine, Ie sue parti e perfino moltissimi minuti particolari ci dicono nel modo pii t evident e,

che in quella Chiesa primitiva, a canto a Giudei, esistevano Jiberi cittadini rornani , che,

convertiti al cristianesimo, sentivano ancora la superioritil e la superbia del carattere gen-

tilesco-romano.

210) Negli scavi di Pompei, sotto Ie lave del Vesuvio, fu ritrovata una Sinagoga, e inuri'iscrizione, scolpita sullo stucco d'una sua parete, si leggono queste parole: c audi chrt-

stianos saevos olores.... ~.

211) Cfr, Inscript Christ. nelle qua li ilDe Rossi ha letto una data consolare rispon-

dente all'anno 71, e ilBoldetti una data dell'anno 107, e un'altra, del 111. Vi si riscon-

trano i norni degli Ottavii, Cecilii, Emilii, Emiliani, e di discendenti di Attico e di Asinio

Pol li on e e cc .

.212) Cfr. Duchesne: St. della Ch . Ant. I, p. 120: Mamachi: Orig. et antiq. christ. t. II,

p, 475: Martigny: Professioni; Vigouroux e Bacuez : Man. Blbl, IV, e in modo speciale, su

T :0 I' -: tWv t o. r p > jXS tv o " IIDe Rossi : Roma Sotterranea, t. II, p. 281.

- 67-

di p e nsa re ch e tra q u esti cit tad in i libe ri c i sia sta to un po sto anche pe r iIn ostro S . C le me nt e.

J J _ ) D~ to co~e vero (e cio non si potra r na i p ro v ar e) che C la ud io E febo

e . V ~le rto S lto ne sieno st ati libe rti im pe ria li (213) e certo ch e e ssi fin da l la

glOV J.ne zza fu rono in re lazione con S . C lem ente , e ch e i m edesirn i fu rono i

rness: de l la sua L e tt e ra a i C o rinzi; rna non segu e a fta tto da cio h d I Ifa te ' " , c e a so 0r rn lzz~ r~ m ste rne , anche S . C lem ente debba esse re sta to de lla m e de sim a

lora condizione se~ vile . D e lla loro fra te llanza e ra ra gione p ili ch e su ffic ien te

la com une p ro fe ss r on e de lla fe de cristia na . C h i cono sce i costum i cristian i di

q u e l tem po , s~ ~nch e ~ ~n q u anta re cip roc ita d i a ffe tto com unicav a no insie rne

padroni e sC ,h lav l, nobl~ 1 ~ p l:be i, ricch i e pov eri, ba rba ri e ge nt ili.

gg ) E v ero che I lIbe rtla ssum ev ano spe sso il nom e de lla fam iglia a lia

q ~ a le e rano a dde tti, e d e vero a neo ra che ne lla fam iglia Fla v ia c'e ra il ram o

di T. FI. C lem ente conso le : rna , (p u r tra la sciando di osse rv a re ch e i libe rti in

gene .r~ .a ssu m.ev ano non gia il nome p e rsona le de l p a trono , rna so lo il prenome

gentllizlo a ~glun?e ndo a questo il p ro prio nome di nascita) (214), c ionono-

stan te non e ~ec lto suppo rre ch e siccom e ne lla fa rn ig lia Fla v ia c'e ra un T . Fl .

~ Iem ente , C OS I un a ltro q u a lsia si C lem ente d i Roma de bba e sse re sta toliberto !. . su o

. II .nom e di C lem ente e ra u sita tissim o tra I' Romani in I

q u e tem po : no -t i amo I seguent i .

In . Giut io C l eme n te , C enturio ne (T a cito , Ann . I, 23.26)

20

• Clemente , tribuno del soldati , a t tem po di A ugu sto m orto in A q ui-ta nia , so tto T ibe rio (C . I. L. X I, 6011). '

3° . Clemente , se rvo d i Po stum io A grip p a , ucciso da Tibe rio (T acitoAnn . II, 39: S veto ni0, Tiber. 25). . ,

. 4°: ~l~mente , pre fe tto de l la m ilizia so tto C aio C aligo la (0 iu s e p p e F I a-VlO: Antichita XIX , 1).

5 ·. S al ie no C le m en te , am ico d i G. O a llio ne so tto N erone (T a cit 0: Ann .XV , 7379.) ,

.213) Perche Liberti imperiali? Come si prova? donde s'inferisce? Dalla Claudia Sabbathis e dall.a V~l:ria Messalina? Oh che archi massi cci di ponte sopr a p i lonl d i canna l -

_2~4! I I ib e rt i In genere, secondo la lex Junia e la lex Aelia, assumevano i l prenome

genhllz l.o de.1padro.ne l iber~tore, p remettendo lo a l pr opri o nome originario: quindi abbi amo

M. T.ulllO. Tirone ~IIberto dl M. T. Cicerone), Valerio Caburro :liberto di Valerio Fiacco

Luta.zlo DlOdor o ( li bert o d.i Lutazi o Cat ul oj , Ceci lio Euti chide ( li bert o di Cecili o At ti co) T~~

r~nzlO Dardano (IIb.erto dl T~renzio Varrone) ecc. Affine a questo uso e l a l egg e di C la~dio

rtporta ta d .a Sve tcnio (Claud:us~ n. 25): • peregrinae condition is homines vetult usurpare ro~

mana nO~ln a, d un ta xat gentlittla •. La medesima osservazione fu fatta anche dal V it .• Clementis Tumulus » , Iry In

 

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6-. C la ud io C lem en te , procuratore di Vespasiano. (C. l. L . X, 8038).70. T . Suedio C lem ente, « p ra e fectu s ca stro rum ~ a . 69, 79. (T a c it 0:

Hist. l. 87; II, 12.) ,80 . P in ar io C lem en te , pro-pretore, s ot to V e sp a si an o (c. I. L. XII, 113).

9 °. M . A rr ec in o C le me nte , a ffin e d i V e sp as ia no (T a c. Hist, IV , 68).

100. Clemente, caste lla rio de lI 'a cq ua C la ud ia , d i cu i sop ra (C . 1 . L.

V I, 8494).

i10. Clemente, am ico d i Marzia le (M a r z i a I e, X, 93, 1).120. T ru tt ed io C lem en te (sec . I) tribuno de i v ig ili in Ta rracona (C . I. L.

V I, 29 68) .130. A tt io C lem en te , a rn lco di P lin io (P lin. Epist. I, 10).

140. C e li o C lem en te , a ffine de lla suo ce ra d i P linio (P lin . Epist. X , 5 1, 1).

1 5" . T . P I. C le me nte , conso le , a . 95 (S v e to n i 0 : Domiz . 1 5, e cc .) .

Notiamo ancora ch e il Lexi co n t ot iu s l at in i ta t is (v oce .. C le me ns ») r ip ort a 0 1-

tre 122 Clement i , ed av ve rte , ch e q u esta nome e ra co sl com une , ch e si dav a

p erfino a i cav alli ( In sc rtp t. R osto wze n: i esse ra c ir ce ns is p lu mb at e n. 817).

, O ra in me zzo a una p le to ra di tanti C lementi d i sl sv a ria te fam iglie ro -

m ane com e si fa a infe rire ch e un V escovo di Roma , so lo p e rch e e bbe il nome

di Clemente; debba esse re sta to un libe rto di T. FI. C lem ente . conso le?

. /l ponte di passaggio, che il L ig htfoo t fa in q ue sta ca so , n on p oie va e sse re

p ia a rd im entoso e ... po etico ! (2 15).hh) E ' v e ro ino ltre ch e , a ll'e po ca d i S . C lem ente , ne lla fam iglia Flav ia ,

sl conta no de i m em bri illu stri conv ertiti a l c ristianesimo ; rna , senza ricorre re

a ipo te tich e m ediazioni d i libe rti, il fa tto pub sp iega rsi na tu ra lmente , anne tten-

do lo 0 a lladire tta predicazione degli A po sto li in se ne a fam igIie rom ane , 0

a l dire tto conta tto d i a I tri nobili cittad ini gia diveriuti c ristia ni ( p. e . i P ude nti,

g li A cilii, i P o rnponi ecc.) 0 ad a ltre cause to ta l m ente e strane e a i libe rti.

Ch e se si v o le sse p ro p rio anne tte re il fa tto a ll'intrornissione de i libe rti,

rlm a rrebbe se rnpre Ian ta stlco il ponte d i p a ssaggio ch e c i po rta a S . C lem ente ,

e ch e ce 10 fa v ede re , in qu a lita d i libe rto , in tro du rre g li A posto li ne lla ca sa

215) Eppure e propr io que sto it perno principal e dell e congett ur e Lightf ooti ane. Clau-dio e Valerio (dice egli) furono in istretta comunanza con S. Clemente: Claudio e Valerio

erano servi imperiali (come si prova?); essi, come tali. doveano fraternizzare con quei della

famiglia Flavia: nella famiglia Flavia c'era T. Fl. Clemente, da cui S. Clemente avea tratto

iI suo nome (?), secondo l'usanza romans (?). Dunque S. Clemente dovea esser liberto della

famiglia Flavia. - No; la comunanza con Clemente di Claudio e Valerio (dato che questi

siano stati veramente Ilbertl) sl spiega ottimamente eon la cornunanza della loro rel ig ione ,

e iI nome di S. Clemente si spiega con ogni naturalezza dal fatto comunissimo dell'orno-

_ nimia Clementina che si verificava in que I tempo in molte famiglie rornane. Quindi dove

va a fin i re tutto it bel c as te ll o de l Ligh tfoot ?

- 69·_

Flav ia pe r la conv e rsio ne di Dom itilla , M a p e rche , p ro prio S . C lem ente e pre -

cisamente in qualita di liberto e non di citta dino? Fo rse perche s i c hia ma va

C le me nte , co me il c on so le m ar it o di Dornltrlla ? Sa rebbe il co lm a d ella p oe sia !

Ii) Proseguendo la nostra a na lis i, t ro via mo anche no i ch e S. Clemente

ne lla su a L e tte ra a i C o rlnzi non riv e la a tta cca rnento d i so rta a l naziona lismo

giuda ico , anzi si dim ostra ade re nte a lia co stitu zione roman a : rna q uesta ste sso

partlcolare, anziche eostringerci ad a rch ite tta re un S . C lem ente giudeo e li-

be rtod i ca s a Fla v ia , o v e debba spoglia rsi de lle asperita nazionalistiche ebree,ed a ttinge re da S abino , da l conso le C lemente e da Dornitilla l 'am ore a lIa ro-

manita , ci induce p iu tto sto e pill na tura l m ente a v e de re in C lemente un au ten-

tico cittad ino rom ano s ui i ur is , ch e la p ensa da romano, e ch e con cuo re ro -

ma no e cristia no a tria la co stituzione e i duci de lla sua pa tria , m a lgrado i

t or ti f at ti a l c ris fia ne sim o .

l/) Diciam o infine ch e la re rriin iscenza L igh tfo o tia na d i fig li d i sch lav i

d iv enu ti V escov i Rom ani, h a ch e fa re con la illa zione de lla condizione libe rta

di S. C lem ente co llie la i1 1~ zione de ll'a ccide nfe co l p ro prio , de l co ntingente co l

necessa rio : p urche non si v oglia p ensa re che Ie q ua lita accide nta li d i u ri in-

d iv iduo , pa ssano in un a ltro ind lv lduo , S o l p e rch e 10 h a precedu to in un officio !

E dopo cia che rirnane de ll'o p in ione de l L igh tfo o t? E ssa , da l fondamento

sogge ttiv istico , e , pe r 10 meno , ipo te tico de l giudeo-e llen isrno d i S . C lemente ;

da i ponti tra scendenta li de i suo i pa rtico la ri ; da lle continu e illa zioni de l posse

a ll'e sse ; da gli orna menti a rch ite tto nic i de i suo i «forse » , e de i su oi «pu» essere» ;

.a llo sta to a ttua le de lle cose , e destina ta a rim ane re , ne lla sto ria de lla c ritica

pa tristica , come un magnifico m onum ento a e reo disegna to da lla m ente d i un

grande scritto re (21 6) .

216) - Quante p iu st approfondisee e si analizza I'opinione del Lightfoot, tanto piu

se ne sente intimamente la sconnessione logica. Essa dopo tutto sl riduce a una serie di

e nt imemi ins os te nibi li . E cc one d egl i e sempi .1°. In quei tempi vivevano in Rorna moltissimi giudei schiavi 0 l iber ti di 'famlgtle

pat rizie. Dunque anche S. Clem ente Pp, er a un pr obabi le I iber to di f ami gl ia patri zi a.

2°. A quel tempo troviamo un'iscrizione funeraria che una certa Claudia Sobbathis

{giudea?) feee in memoria del suo figlio Clemente, liberto imperiale. Dunque Clemente Pp.

correligionario di un altro Claudio (Efebo) fu probabilmente un liberto.

3°. A quel tempo PI. Sabino favor iva la religione monoteistiea giudea, e un membro

crlstlano della famiglia Flavia aveva nome Clemente (il console). Dunque anche S. Cle-

mente Papa fu un giudeo liberto della famiglia Flavia, dal cui console cristiano assunse

i l n ome.

 

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E qui terrnina la questione posta in capo al capitclo.

Riassumendo diciamo, che gli argomenti , addott i dai sostenitori del l'ori -

gine giudaica di S. Clemente, non sono punta convincenti.

Non if 1 ° . . 0 tratto da ll'identit a di Clemente Romano col Clemente dei Fi lip-

pesi: perc he, anche fosse vera questa identita, non si pub mai provare ne ra-

gionevolmente sospettare che il Clemente dei Filippesi sia stato un Giudeo;

Non it flO,. tratto dall'assieme e dai particolari della Lettera di S o Cle-

mente ai Corinzi: sia perche I'assieme (ossia iI fondo di dottr ine, I 'argomen-

tazione e 10 stile) non e ne greco, ne latino, ne romano, ne giudeo; rna sem-

plicemente eatto liea, comune a tutti i tempi, a tutti i luoghi e a tutte Ie per-

sone eccleslastiche : sia perche i particolari ebraicistici notati dal Ttllemont

(paternoster Abraam), dall'Hemmer (citazioni at apocrifi), e dal Nesle (espres-

sioni semitiche), dato che siano tali, non sono personali dell'autore, rna del-

l 'uso scri tturale, ed ecclesias tico del tempo.

Non il Ill? .. tratto dall'oplnione che S. Clemente sia stato il Traduttore-

greco della Lettera di S. Paolo agli Ebrei : perche, anche data come vera la

detta sospettata opinione, non si e mai detto, ne si pub mai dire, che un

Traduttore, sol perche traduttore, sia cittadino di quella nazi o ne estera dalla

cui lingua ha tradotto, special mente quando circostanze di tempo, di luogo e

di religione abbiano concorso a dargli quasi la necessita della cognizione di

quella lingua estera, come nel caso di S. Clemente.

NOll ill V o .. trat to dal le congetture del L ightfoot: perche queste, sulla giu-

daicit a di S. Clemente, non aggiungono nulla a quanto si dice nel l'argornento II rmentre i parti cola ri aggiunt i, neutra lmente conside rati , sono come tanti pilonj

di canna, su cui si fabbrica un pesante labirinto di ponti, che comunicano fra

loro solo a forza di fantasia.

40, S, Clemen te Papa nella sua lettera ai Corinzi non mostra asperita nazionalisti

ehe ebree . Egl i dunque fu un giudeo l iber to di easa Flavia , dove a tt inse amore a li a romanlta ,

5 0 S , Cal li sto Papa fu schiavo di Carpoforo. Dunque nessuna meraviglia che anche

S. Clemen te Papa sia stato lib er to della casa Flavia!

E cosi di seguito.

- 71-

Chiudiarno pertanto la questione col dotto giUdizio del Vi zzi n i : (Patres.Apost, I, p. 104):

-e «Q_uae afferunt,ur ad demonstrandum illum fulsse ludeo-clirist ianum, IlOUd

O?P?!ltam se~t~ntwm destruun t, in qua etnico-ehrist ianus asseritur.: Recen-

« t lO~laetate Llgnt/~ot, ex stilo, argumentis , et colore totius epistolae, quae iu-

0 : dals~um re/e~re ~l~etur, eum libertum, vel/ilium liberti de domo T. r: cu -

mentis consulis dicit. Verum ad haec animadvertit Funk' Chri ti.« 'lib .. .. .« rts tanus e gen-e ti l us quoque ... st l lbros . Veteri s Testament! per muttos annas legerat, eadem

=: quo, Clemens, .scnbere potuit », Igitur ludeo-chistianismus auetoris non

-« possidet rationes tanti momenti, ut Etnicooehristianismo praeferatur » (217).

~unque a rigore di critica e della critica piu imparziale ed

-dobbiamo assolutamente esctudere che S. Clemente I Vesc dit t dl ., , ovo I

s a 0 I orrgine giudaica.

Di quale nazionalita fu, egli allora? Lo vedremo nel prossimo

obbiettiva,

Roma,sia

nurne ro .

217) - E dopo ci6 che dire della Tribuna, giornale quotidl ano di Rorna, che nel nu-

rnero 23 novembre 1932, nella Rubrica c Santi del giorno .parlando dl S CI t bbse t . . o , • emen e, e e a. n enzrare con a m rn lr ab it e I ng e nu it a che questa san to Pontefice fu giudeo di origtne? D'

clar no che in eerie questioni d i ipercritica innovatrlce un po' piil d i cauto e prudente rise I~no non nuoce neppur da parte dei giornalisti. r

,

I~IIJ'

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I:

rI

I'II

I,

 

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CAPITOLO II.

S. Clemente Papa fu Gentile e Romano di nascita.

L'antichissima tradizione, che fa di S. Clemente un cittadino Romano,

etnico-cristiano, ritenuta costantemente e all'unanimita da tutti gli scrittori

orientali ed occidentali del mondo antico e medievale, anche oggi, malgrado

10 spiraglio del dubbio aperto dal TiIlemont, e la breccia piu larga aperta

dal Lightfoot, e seguita dalla massima parte degli autori moderni. Citiamo al-

cuni dei piu illustri cr itici di nostra cognizione.

Tra i pill vicini al Tillemont ritengono S. Clemente quale cittadino Ro-

mano: Bar 0 n i0: Ann. ad "cr. 93, n. 1; Cia c con i0: Vitae Pont. I, p. 9;

Oldoino: Clementes, p. 26; Sc. Sgambati: Cod. Vatic. 2598, p.235;

Montfaucon: Diar- Itatic. Paris, 1702, C. IX, p. 139; Vendelino; Dis-

sert. De Clem. P. G. I, p. 62; L u m per: Dissert. de Clem. P. G. I, p. 122;

G a II and i : Bibl. \let. Pat. I, n. 1; Sis t 0 Sen ens e: Bibliot, Sancia, San

Ctemen.; Bell arm i no; De Script. Eccles. De S. Ciem. , p. 92; Vi try: Cle-mentis Titulus ; P. Cos tan t: Ep. RR. PP.; P eve r ell i: Istor. delle Persec.

Venez. 1763, p. 129; Coetelerius, Hefele ecc.

Tra i piu vicini a noi abbiamo: Cortesi: De Rom. itinere; Moeler:

Man. di Patrol. , p. 58-59; Dar r as: Hist. Gen. de /'Eglise, I; I sam be r t :

Nouvelle Biogr. Gen. v. Clement; V 0 I k man n : Ann. Theol. a. 1856, p. 287;

Dr i 0 u x: Les Apotres, Paris, 1892, p. 484; l u n g man: Dissert. Selectae in

H. E. 1, p. 121 : A II a r d: Rev. Quest. His t. t. XXXIX, p. 7; Rug g e r i Em.:

St. del Padri, Roma, 1882, I, p.49; Ferri de' Ferrari: Ann. degli Ap.

Pie tro e Paolo, Torino, 1883, Vol. I, p. 216; De R 0 s s i G. B.: Bullet, Arch.

Cr., 1863, p.26, 89; 1865, n.30; 1888-89, p.38; Vigouroux e Bacuez:

Man. Bibl. IV, p. 338, e 532 nota; Chevalier U.: Bio-Bibtiog. v. Clement;

Pagani A.: I l Cris tiano di Roma, Roma 1906, p. 130; Arosio Sac. Luigi:

I primi giorni del Cris tian. Milano, 1895, p. 219; Benigni U.; L'econom,

soc. avo Cost ., n. 124; Le s e s t r e : La Sainte Eglis. au steel. des Apotr. p. 418;

Battifol: Rev. Hisior., 1892, p. 379; Gueranger: S. Ceci le , Paris, 1890.

p. 105; Ambrosi: Vita delt'Ap, Pietro, Vol. IV, pag.117; Geb b a rd-Har n ak ,

Patr. Apostol. Opera} Lipsiae, 1896, I, p. LXIII, n. 6; He rg e n ro th e r ; St.

della Chiesa, I . p. 242; Hilgenfeld: Element. Rom. Ep. Prolegom. p. XXXII;

Lipsius: De Clem. R. Epist. priore, p. 149 e ss.; Maistre Stephan: Saint

Clement de Rome; Dizionario Enciclopedico Boccardo : V. Clement; Diccio-

 

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nario Enciclopedico Hisp. Amer.: Barce l l . 1880, v . C le me nt e; A ltic ozzi: Stor.

delle ant. Persec. p. 31 ; B a l d iss e r i : Enciclop. ecc lesiast ica, v. Clemente I;

Vizzini: Patres Apostolici, Rorna , V ol. I , p . 83 e ss.; G risa r: St. di Roma

e dei Papi, Roma 1899, p. 287; Gr i a r : Roma alla fine del mondo antico,

1930, V ol. I, p . 186; Fessle r lo s.: Inst. Pairolog, Oenipotente, 1890; Moeler :

Man. di Patrologia, ecc.

GLI ARGOMENTI

A nzitu t to a fa v o re de lJ 'o rigine Rom ana di S . C lem ente Pa pa si po trebbe

p remet te re it possesso di una tradizione ant ich issim a, un iv e rsa le e costa nte .

D iciamo ant ich issim a e q ua si coe v a ; pe rch e risa le a lia p rim a m eta de l

s ecolo II, cioe a po ch i anni dopo la m orte ste ssa de l S an to : univ ersa le ;

p e rch e e ra diffu sa in Rom a, ne lle Ga llie , in G recia , in S iria , in E gitto , in

P a lestina , in A rmenia : e o sta nte ; p erch e ripo rta ta e conserv a ta ne i C a ta logi

u ffic ia li d e lla C h ie sa e ne lJe litu rgie la tin a , gre ca , m ozara bica , siria ca , a r-

m ena , cop ta ecc.

O rbene una siffa tta t ra dizione no n pub essere abbandona ta d a lla sa na

critica sto rica , se no n in segu ito a sco perte d i se rii, positiv i e con v incentia rgom enti, e non gia die tro v agh e conge t tu re , 0 su ppo sizio ni p iu 0 rneno

possibit i, ide a te a i nostri g io rni da l p ru rito sogge tt iv o di una moda innov a -

t rice ch e di tu tto dubita e ch e tu tto v uo le sv e cch ia re .

M a lasciam o da pa rte q ue sto posse sso de lia t radizione e v eniamo agli

a rg om e nt i p osit iv i.

r ARGOMENTO INDIZIALE: it nome di Clemente.

II nome stesso di Clemente e pu ram ente la tino -rom ano non so lo ne lla ra -

dice e ne l significa to , rna a nch e ne ll 'u so . Da l Lexicon totius Latinitatis e da l

C. I. L. si sco rge ch ia ram ente ch e it nom e di Clemente era com unissim o fra

i rom ani, e ne abbia no po rta ti nume rosi e sempi ne l 10 C ap . a ile le tte re gg.

E ' v e ro ch e anche i G iu de i so t to la dom ina zione romana so le v ano assum ere

nom i greci e rom ani: rna in genere (com e no ta il V igou roux -Bacue z: Man.Bibl., IV , p . 94), 0 da v ano a lia ra dice ebra ica de l p ro p rio nome q u a lch e modi-

fica zione , e de sinenza g re co -la tin a , p . e . Saulus in Paulus, Lucas in Lucanus,

SUa in Silvanus, losue in lason, ecc; 0 a gg iunge v ano a l p rop rio nom e ebra ico

uri se condo nome gre co -la tino , p . e . Onia-Menelao ; Gesua-Giusto; Giovanni-

Marco, ecc. E bbene ne I'una ne l'a lt ra cosa si v e rificano su i nome di S . C le -

m ente , nome ra dica l m ente romano e iso la tam en te a ssunto . L e v oci g re ch e x ) .[ -

t J . c r ; ~ sca l a , X A ~ I l - C C v i te , X A E r O ~ g lor ia , x h u t J . c c lam ento , non h anno a pare r nostro

neppu re la p iu lon ta na pa re nte la co l Clemens d ei L at in i.

- 75-

11° ARGOMENTO: Le Testimonianze positive.

. E sistono do cum enti d e lla p iu rem ota a ntich ita ch e a ffe rm ano esp re ssa-

m ente I 'o rig ine romana di S . C lem en te , 0 la m anife sta no con a ltre p aro le .

a ) In 1 0 luo go abbiam o le C lem entine (cio e Ie Ricognizioni, Ie O me lie ,

[ 'E pitom e) il cu i Grundschrift se co ndo il W eitz e I'H arna ck risa le p ro babil-

m ente a circa 60 a nn i dopa la mo rte di S . C lem ente . E sse dicono :

< io C lem en te na to ne lJa cit ta d i Rorna » ego Clemens notus in urbe Ro-ma (Picogniz., I, 1); - « io C lem ente , c ittad ino Rom ano» (Omi/ie, I, I) - - i o

« (P ie tro ) h o de ciso di te ner semp re co n m e C lemente pe rc h e v enu to da i Gen-

-e til i » (Ricogniz., III, 48); - « io (C lem ente ) ho mo lti congiunti ch e discen-

-« dono da lla st irp e di C e sa re » (Ricogniz., V II, 8); - « ho po te nti congiu nti

« de lla st irp e d i C esare , p erch e 10 ste sso C e sare died e a m io padre in mo -

c glie u na su a co ngiu nta » (Omilie, X II, 8 ); - « (A pp io ne d ice ) , q ue sti e Cle-

«m ente de lla cu i nobil ta e libe ra le edu ca zione sp es so v i ho fa t to paro l a ;

« u om o' d e lla stirp e d i Tib~ rio C esa re , e rud ite in ogni gre ca discip lina » (Omi-

lie, IV , 7). L o stesso ripe to no Ie Epitorni Clementine (c . 1, 76, 143).

b) Abbiarno Yautore dell'Epistola di S . Clemente a S. Giacomo c he rife -

risce q ue ste p aro le d i S . P ie tro de tte a l suo disce po lo : « t ra co lo ro de i Gen-

... til i ch eda me sono sta t i sa lv a ti, tu , C lem ente , tie ni il posto de lle p iu be lle

- prlmizies (1).c) A bbiam o G re go rio di C ip ro che da un p rim itiv e fonte d e l seco lo II

(v . Bullett ino del Rylands, a. 1917, pag . 59) ripo rta : .

« 10 (C lem en te ) sono de lla cl tta di Roma , di fam ig lia impe ria le , figlio di

oc Faust ino il gra nde , e il nom e di m ia m ad re e M etrodo ra ~ .

d) A bbiarno Ie Co stituzioni A posto lich e , i cu i p rim i se i libri, se condo

il Dre is rim onta no a l 250-300, de l q ua li p a rJa anch e E u se b i 0: Hist. Eccl.,

1. II, ca p. 15, lib. V I, 8 , 9,: «C lem ente , V escov o dei Romani e lo ra

« conctttadino ~ ; e ne l t ito lo de l C odice C o te le ria no « ... ~t~ K A ~ tJ .E V 't O " ' t o u

- :t : w v 'P w tJ .c r; [w v a m c r x o lt o u , ' t E x c c t l tO A [ 't O U " .

e) A bbia mo I'a uto re de lla Passio S . CLementis (a . 320 c. X VII) M am er-

fino dice a C lem en te : « tu se i discendente da nobile st irp e , tu tt i i Rom ani

.« 10 te st ifica no : m a so t to sta i a ll'e rro re , e pe r q ue sta non possono tace re " .

j) A bbiam o I' Au to re degli Acta SS. Nerei et Achillei ( s ec . v) <Ne r e o

-e e d A ch illeo dissero a C lem ente : tu h a l posta tu t ta la tu a glo ria ne l nostro

« S igno re Gesu C risto , e pe r lu i h a i ca lpe sta to gli o no ri de l m ondo . No i sa p -

« p iam o che it co nso le C lem ente era fra te llo de l pad re tuo e cc. ».

g) A bbiamo l'A u to re de l De Certaminibus, Peregrinationibus, e tc . (s e-

colo. II 0 III~.

(I) Su queste parole della lettera a S. Giacomo il Constant nota: «Scriptor noster

Clementem ex .hebraeis natum non sentiebat»,

 

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Verso fa fine: «Nerone condanno a lia p ena capita le tu tti q ue lli che cre -

« de vana in Cristo , i q u a li fu rono condo tti a l supplizio . C lemente pero fu ri-

« sp a rm ia to come consanguineo d i C esa re» .

Ragioniam o a lq uan to su i suddetti document i .

A nzitu tto into rno a ile Clementine, conside ra te in se stesse, s en za rif eri-

m ento ad a ltre te stimonianze , dobbiam o confessa re cen tu tti i critic i, che esse,

q ua li sono giun te a no i, non hatino alcun vafore autentico ni dotttinale ne sto-

rico. S i sa ch e I'au tore 0 m eg lio il r ifa cit or e e un a bilissim o no ve llie re ch e, sotto

la fo rma di romanzo , p e rsegu e un suo fine do tlrina le , fo rse ebionitico ; e pe r da r

credito a ile su e do ttrine , a ssume la p e rsona di C lem ente , ch e na rre rebbe t

v iaggi e i disco rsi de l su o maestro S . P ie tro . N essuna fede q uind i a siffa tto

romanzo . - M a ci sia le cita un 'o sse rv azione . Un rornanzie re, che, a i suoi fini

do ttrina li, p rende a suo pro tagonista un pe rsonaggio sto rico di un 'epo ca a:

lu i v icinissim a , qu a le S . C lem ente , e che subito , p rop rio a ile p rime parole,

a ffe rma ca tego ricam ente la di lu i p a tria tomana, a noi p a re m en che abi1 e e

men ch e m edio cre scritto re , se avesse inganna to fin da lla p rima linea i suo]

le tto ri con una menzogna manife sta . E' mai pre sum ibile , che eg li av e sse vo -

lu to pre giud ica re i suo i fin i ste ssi, incom inciando la su a na rrazione con un

fa lso , fa c ilm ente contro llabile , in una notizia p e rfe ttam ente adia fo ra p e r i suo]

fini ? Che in te re sse av e va lu i d i fa r compa rire S . C lemente come cittadino

Romano anzich e Greco ,0

Siriaco,0

Giudeo , qua ndo cia p e r la te la de l suo 'rom anzo e p e r I'e spo sizione de l suo dottrina le to rnav a 10 ste sso ? L 'a uto re

de l le Clementine non e uno sciocco ; se 10 h a de tto Romano, e con tanta a s-

so lu tezza , e segno che p e r ta le 10 rite nev a , e che p e r ta le 10 re pu ta va (2 ).

N e si dica che egli, in tanto 10 ha credu to Romano, in quan to ch e 10 ,

h a confu so con il conso le Flav io C lemente . No , pe rche a un cristiano S iria co ,

q u a le fu 10 s crit to re d el le Clementine, poco po tev a esse r no to il FI. C lemente

conso le , e qu and 'anche gli fo sse sta to no to , da tu tto I'a ssiem e de lla su a scr it-

tu ra si scorge ev iden tem ente che non 10 ha confuse co l P onte fice ; ritenendo

il P onte fice de lla fam iglia di Claudio Tiberio, non de lla fam iglia Flavia de l .

conso le (3).

(2) Taluno potrebbe obbiettare che l'Autore delle Clementine come col sovranodiritto di romanziere ha inventato il rfconoscimento di Clemente con la madre, coi fratell i.

e col padre, cosi col medesirno diritto avril inventata la pat ria romana di lui. A noi pero.

ilcaso pare ben diverso. Nella tela del riconoscimen to si conosee sub ito la natura del

romanzo e della favola, non cosi nella notizia della patria, che in se e un latto treppe po-

sitivo e reale, e che, per un personaggio storico, esula totalmente dai conlini de ll'Inven-tiva romanzesca.

(3) Dell'uccisione di FI. Clemente console parlano Svetonio (Domit. 15), e Dione Cas-

sio (LXVII, 13), rna della memoria di lui Ira i Cristiani dei primi secoli non abbiamo trac-

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A questo proposito scriv e m olto a rgu tam ente if De R ossi (Bullett. Arch.

Crist., 1863, p. 39): « io a ffe rm o che I'au to re de lle Rtcogniztoni, ne f ~ t ra t to

« in inganno da lla mem oria di C lemente conso le , ne a lUI penso. E gh d~p -

« p rima dice in gene re ch e C lemente e ra de lla stirpe de i Cesari, rn a in s .e gu ~t o

« de l racconto d ich ia ra che e ra congiun to p e r affinita all' imperatore Tiberio.

-« E d egli scriv e v a a l princip io de l 3° seco lo , e fo rse anche p rim a , qu ando la

-« storia e la successione degJi im pe ra to ri Rom ani, e ra a no tizia vo lga re pe r-

-« sino de i fanciu lli! Come av rebbe egli confu so T ibe rio e i p rim i C esa ri con-e Domiziano e co i Flav i? -. L o ste sso De Rossi (Bullett. Arch. Crist., a. 1865,

. .. n . 20) ribadisce if suo pe nsie ro d icendo: «A d ogni modo la c?nfusi~~e de l

-« Ponte fice co l conso le , ch e i m ode rni hanno imputa to a codesti apocrifi, no n

-« e siste p un to» (4\.

Quindi se dauna pa rte il rornanzo delle Clementine,in se considerato,

no n merita a ltro c redito se non qu e llo de lla fav o la , da lI'a ltra pa rte , su I punto

de lla pa tria di S . C lemente , if nostro giudizio non pub es~e re decis~m ente

contrario, ma dev e contene rsi ne i lim iti di un onesto e ragionevole nserbo;

il q ua le rise rbo po i p o trebbe legittim amente mu ta rsi in tendenza fav orevo le ,

se conside rando Ie Clementine in relazione ad a ltri documenti a n ti c h i , vedes-

simo co nfe rm ata in q uesti Ia m edesima no tizia de lla p a tria Romana .

Orbene no i finora ,o ltre Ie Clementine abbiamo cita to anche la L ette ra a

'S. G ia co mo ,' Ie Costituzioni , Gregorio di Cipro, la Passio S. Clementis , gl i

Acta SS . Nerei ed Achilfei, e I'A uto re de l De Certaminibus. E ' v e ro che la le t-

te ra a S . G iacomo e Ie Cosiituzioni sono scritti ap ocrifi, rna sono semp re te sti-

rnonianze antich lssime , che so tto un a ltro nom e esprimono il lo ro pe rsona le

cia di sorta tranne che non si voglia riferire a lui la notizia del Calendario Filocaliano:

• VII! Novem Clemente Semproniano, Claudio, Nicostrato in comitato •. Eusebio poi

,(H. E. III, 17): parlando 'della persecuzione di Domiziano, mentre tra. Ie vitti me nomi~a

espressamente • Flaviam Domitillam, Flavi Clementis (qui tunc temporis Romae consul !Ulf)

ex sorore neptem, una cum allis pluribus>, nulla ci dice della sorte toccata al medesimo

console: eppure 10 stava menzionando quale zio di Domitilla. .

(4) II Prof. Cecchelli (5. Clemente: p. 15-16) si fonda ~olto .su questa confusione dei

-due Clem entl latta in antico e la ritiene corne un latto orarnai pacifico, rna non ne porta I~

p rove . Cosi anche iI Giord;ni (S. Clem. Rom., p .24). Ladj ove : da~l' ispezi one de i docum;nh.antlchi, noi vediamo che i due personaggi non lurono confusl mal da nessu~o. Non dall a~-

tore del le Clementine, come abbiarno veduto col De Rossi: non da Eusebio; ch~ ben dl-

-stingue il nostro Clemente con la costante qualifica di Episcopus Romanae. Urbl~, de quo

Paulus ad Phi lippenses (H. E. Ill, 4, 15, 21) e u Fl. Clemente, con I~ qual ifica di c?nsole

e zio di Domitilla (H. E. III, 17): non da Origene, da Girolamo, da Rufino, dalla Passlo ecc.

t quali del console non hanno mai parlato: non dagli Act a SS. Ner ei e t Ach tl le i, che,.anche

nel loro errore dlstlnzuono I'uno come zio e I'altro come nepote: non da Eucherio che

ricalca Ie Clem'entine:''' non dal Feliciano che del console non si occupa: e non da altri.

Dunque, si pub sapere da quale scrittor e anti co fu fatta codesta contaminazione?

 

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senti mento, delle quali non possiamo non tener conto nel caso nostro. Inol-

tre qui abbiarno sette scrittori diversi, indipendenti tra loro, lontani gli un}

dagli altri, differenti di luogo, di tempo e di Iinguaggio; nessuno sa dell'al-

tro; ebbene tutti e sette combinano col dire che S. Clemente era Romano e

di nobile jamiglia. Questa loro concordia sarebbe inesplicabile, se non ci fosse

almeno un fonda di vero nella lora attestazione. Quindi il prefatoMaestro

De Rossi con tutta ragione diceva (I . c.): <certo che la tenacia di antichis-

« simi document! apocrifi indipendenti tra loro, in afferm are la parentela di

« Clemente con una famiglia Cesarea, puo ben venire da vaga notizia sulla

« vera origine di quel Pontefice '.

Dopo cia proseguiamo l'elenco delle nostre testimonianze.

h) Orrgene: nel libro III dei suol Commentarii alia Gettesi (in c. I, v, 14:'

Philocalia, c. 22) dice: «Clemente Romano, discepolo dell'Apostolo Pietro;

« p~rlando al padre in Laodicea, di cose che si riferiscono alia presente que-

« sft?ne, espone fatti della massima imporlanza ecc. (e riporta tre interi capt-c tell del libro X delle Ricognizioni)>>.

Qui la qualifica di Romano e da Origene espressamente dichiarata, ne ci

pare che in cia egli dipenda dalle Ricognizioni, perche il modo e I'assierne della

frase, premessa alia citazione, rivela il pensiero proprio e personale dl Ori-

gene, e non di altri. Egli Con quel titolo non fa che testificare e confermare

l'opinione cornune che sl aveva allora nella Chiesa, intorno all'origine romana

di S. Clemente (5).

i) S. Epifanio, parlando degli Eb ioniti (Parzar, 30, 15) cosi si espri-

me: «Vi sono altri libri che adoperano (gli Ebioniti): come p. e. i Periodi di

« Pietro scri tt i da Clemente, ( le cos l det te Ricogniziorzi) rna in questo libro essi

c hanno lasciato stare poche verita, falsificando il res to ~.

Ora se S. Epifanio credeva che i Periodi di Pietro, ossia Ie Clementine, era-

no stati scritti da Clemente, doveva credere altresi essere di Clemente almeno

alrneno Ie prime parole dell'Opera; ego Clemens natus in urbe Roma.l) S. Girolamo:

Come abbiam visto nel capitolo precedente, S. Girolamo parlando, nel suo

Cata~ogo De Viris illustribus, n. 6, della Lettera di S. Paolo agli Ebrei, riferisce

ch e S. Clemente Ia tradusse in greco, che chiarna linguaggio proprio di lui:

« sententias Pauli proprto ordinavit et ornavit sermone ».

E' noto che all'epoca di Clemente, il linguaggio greco era ai Rornam tanto

familiare quanta il latino, e che la Chiesa latina nei due primi secoli acto-p'~rg

~ 5 ),. Fo rs e t al u~ o p ot r~ i nt cr pr et ar e iI «Romanus , d i O rig en e, pe r <Romanus Episco-

p~s., I In.te r~ re t.azlO ne puo a mm ette rsi; m a la m anie ra u sa ta da O rigene , il contesto de l

d isc orso , II.n fe :lm en to a ile Ricognlzioni e it costum e de l tem po ci dicono ch e l'op inio ne

personals -d l Dngene e ra di significa re co st la se de com e la pa tria di o rigine di C le me nte .

sernpre il greco nelle sue scritture. Quindi Ie parole di S. Girolamo non

avrebbero senso, se egli non avesse ritenuto la rornanlta di S. Clemente,

E' vero che S, Girolamo (6) nel medesimo Catalogo, n. 15, parlando ex

(6) E cco com e E usebio qu a lifica i V esco v i che m enziona ne lla su a Storia Ecclesiasti-

ca : • L inus E cclesiae Ro rna na e E piscopus (III, 1 3); Clemens Terti us Romanae Ecc le si ae

Episc. constitutus (III, 3) ; A n nianus prim us A lex andrino r um E ccle siae E p (I II, 1 4) ; C erdot ert iu s a b A nn ia no Alex. E ccle sia e E p. (III, 21 ) j E vodiu s prim us A ntioch . E p , secundus

Ignatius (IIi, 22); P olica rp us. A pp. disc f p u lus, S mirne nsis E ccl. E p . .. P apia s. H i~ rop olit~ -

nu s E p. (III, 26); D ion isiu s C or in t hio ru m E ccle sia e E p ... Q ua dra tu s E p. A t~ en te nsl~ m ... P i-

nitu s E cc le sia e G no ssla e E p . .. S ote r R om ana e U rbis E p. (IV , 23); T ne oph ilus A ntio ch en ae

E cc l. E p. (IV , 24 ,; P hilip p us Go rtynensis E cc l. E p. (IV . 25 ,; " \\e lito S ar d ianus, e t A polli-

n aris H ie ro po lit an us E pis co pi nv, 26) j P hotin us L ug du ne nsls E ec l. E p. (V ,. 1): EI :u ther l l .s

Ro rna na e U rbis E p. (V , 3); Iu lia nu s A le x a n dr i nae E ccl, E p. (V , 9); N arC IS Su s H ie r oso li-

m orum E p. IV, 12); S era pio A ntio ch . E cc l. E p. (V , 22); Ba cch ilus C orin th i in A ca i~ E p ...

P o licra tes E ph esi in A sia E p, (V , 22); C assiu s Tiri E p. C la ru s P to le rna idis E p. (\ , 25 );

V icto r te rtius dec im us a P etro Rom ana e Urbis E p. (V , 28); De me trius A le xa ndrino rum

U rbis E p. (V I, 3) ; U rba nu s E cc lesia e Rom ana e P ontifex (V I, 23,; A nth ero s E ccl. Rom ana e

E p. (V I, 29); Fa bia nu s Rom anae Ur bis E p. {V I, 361 ; C o rne lius Rcrnanae U rbis E p. (V I,

39' V I 43' V I 46) ' Fa biu s A ntio ch iae E p. (V I, 4 1); F irm ilia nu s C ae s. C app. E p . G re go -, , I , • •

rius e t A th enodoru s fra tre s in P onto E piscop i (V II, 28); A nth im us N ice rr ed . E p, Tira nnio

E ccl, T iriorum E p, S ilv a nu s E misenae E ccl. A ntis te s : S ilv a nu s G az s e Urbis E p. (V III, 13);P etru s A lex andrinae E ccl. P raesu l (IX , 6) ; M iltiades E p. Urbis R om ae ; C oe cilianu s C ar-

th ag . U rbis E p, (X. 5 , e cc .•.

E co sl m oltissim i a ltr i, e c osl se mp re .

L o ste sso fa G iro lam o ne l su o C a ta logo : «C lemens qu artu s po st P e trurn Ro rnae E pi-

sco pu s In . 15 ); Ig na tiu s A ntio ch . E ccl. te rtiu s p ost P etru m E p. (n . 1 6) ; ~ o lica rpu s S mirn a:

E p. (n . 1 7); P ap ias H ie ro po litanus in A sia E p. (n . 18); Q ua dra tus, P ub lio A th e n ar u rn E pI-

scope , in locum e iu s substitu itu r (n , J 9) ; A nice tus Rc m ae dec irnu s post Pe trum E p .• e t

E leu th e r ius e iusdem Urbis E pisc . (n . 22); Me lito , A sia nu s S ai d e ns i s E p, (n . 241; T .h e~ -

p hilus, se xtu s A ntrcch en a e E ccl, E p. (n. 25 ); A pc llin ar is. A sir e H ie rop . E p. (n . 26);. ~ Io nt-

siu s, C orinth . E cc l. E p. (n. 27); P inytu s. C re te nsls Gnossiae l'rbis E p. (II. 2 8) ; P h t l~ p pu s,

E p. C re tensis. h . e . ur h is Gortyna e (n . 30 ); V ic to r, tcrtiusde cimu s Rom anae Urb is E p,

(n . 34 ); lre na eus, P ho tino L ugdun. E ccl. E piscopo , in lo cum eiu s substitu itu r (n .. 3 5 ): S e-

ra pio n A ntioch ia e E p. (n . 41 ); Th eoph ilus, C aesa rea e Pa lest. E p. (n. 43); .Bacch lllls ~o .

rin th i E p. (n , 4 4); P olicra tes E ph esio rum E p. (n , 45 ): De m en iu s A le ~andTta e E P: Fa bia -

nu s R orn an ae E ccl, E p, e t A le xa nde r B abyla sq ue le ro so lim oru m e t A ntioc h. E cc le sia e Pori-

t ifices (n . 54 ); F irm ilianus C esa r. in C appo E p. (n. 5 4); Ze ph irinu s Rom . Urbis E p .. ( n. 59) j

Ber i llus A rabiae Bo str e nu s E p. (n . 60 ) j A le xa nd er E p. C ap pa do cia e ... N arcissus H ie roso l.

E p. In . 62); H eracla s A le x. E ccl , P on t. (n. 64 ); The odoru s. q ui po stea Gre go rius, .N ~oce-

sa r. P onti E p, (n . 65 ); C orne liu s R om anae Urb. E p, (n . 66) ; C ypria nu s A te r ... ch rlstl~nu .s

fa ctus... e le c tus in p re sbite rium , e tis m E p. C orth cg inie nsis co nstiiu tus 1S t In. 6 7) ; D ic ni -

siu s A lex andrinae Urb. E piscopus ... Fabius A nt. Ur b. E p. A mm on Be r onic e s E p ... Diorii-

sius Rom anae Urb. E p. (n . 69); Maxlm us, A lE X. E ecl. E p. (n . 71 ); Paui i: s Samos o te r us ,

A ntio ch en ae E ccl, E p, (n . 71); A rch ela us. E pisc. M escro ta mi;.e (n. 72); A n ot ot iu s A le xa n-

drinus, Laodlceae Siriae Ep. (n . 73; V icto rinu s P e ta bione nsis E p . (n. 74 ); The ona s

 

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proJesso di S . C lem ente non a ccenna punto a lia sua pa tria , dice ndo sernp lice-

men t e c Clemens, quartus post Petrum Romae Episcopus », rna S . G iro lam o

ne l suo C a ta logo ha segu ito sempre il costa nte e so lenne uso degli an tich i

scritto ri crist ia ni, e se gna ta me nte d i E usebio , i q ua li, q ua ndo fa ce va no iI no -

m e di q ua lch e indiv iduo , in signito de lla dignita v e scov ile , non 1 0 des ignavano

m a i co l nome de lla pa tria , rna unicamente co l nome de lla se de de l suo ep i-

scopa to . Su o t ta nta e p ill V esco v i, de i q ua li fa m enzione Giro lamo ne l suo

Ca ta logo , di so li se i 0 se tte , p e r spe cia li ra gion i, o ltre la S ede p one anche lanaziona lita : g li a lt ri inv e ce , sono tu t ti indica ti co l sem plice tito lo de lla Sede .

L o ste sso fa E usebio . E rra no perta n to co lo re ch e credo no com e un silen -

zio sign ifica t iv o q ue sto uso d i E usebio e di G iro lamo , e v ogliono dedu rne de l

pun ti inte rroga t iv i su lla ro rnanita di S . C lem ente .

I) Rufino:

Questi, o ltre a v er cre du to I'a u tent ic ita de lle Picogntzloni, r it en en do le p er o

co rro tte d agli e re tic i, e o Itre av erle tra do tte da l gre co in la t ino ; ne lla L e t te ra

a Gaudenzio V e sco v o , ch e serv e come di P re fa zione a lia sua v e rsione , dice

cosl : « accog l i , 0 S igno re m io Gaudenzio , il nostro C lem ente , ch e , Romano,

« a Ie rito rn a > ; o ssia : a cco gli l'ope ra de l citta dino Romano , ch e tra do tta da l

gre co , rito rna a i Rom ani ne lla su a v este Ia tino -rom ana . NO ll insistiam o su lla

te stimonianza d i Rufino , ch e anche in a ltri suo i scrit ti, e t roppo ch ia ra e d

ap erta e su cu i ne ssuno dub ita .

Alexandr. Eccl. Ep. (n. 76); Phileas, de Urbe Aegipti Thmuis Ep. (n. 78); Eusebi us, Cae s a·

reae Palestinae Ep. (n. 81); Rhaeticius, Eduorurn, i. e. Augustodonensis Eccl. Ep. (n. 82);

Methodius. Olimpi Liciae et postea Tiri Ep. (n. 83); Eusiachius, genere Pamphil iae Sidtt es ,

primum Beroeae, deinde Antiochiae rexit Ecctesiam (n. 85); Marcellus Ancyranus Ep.

(86); Athanasius. Alexandr. Urb. Ep. (n. 87); Basilius, Ancy ranus Ep. (n. 89); Theodorus,

Herac1iae Thraciarum Ep. (n. 90); Eusebius Ernesenus Ep. (n. 91); Triphillus, Cipri Le-

drensis Ep. (n. 92); Lucifer. Calaritanus Ep. (n. 95); Euseblus, natione Sardus, ex lectore

Urbts Romanae, Vereellensis Ep . (n. 96); Fortunatianus, natione Afer, Aquileiensis Ep.

(n. 97); Acacius, Caesa-Iensls Eccl. in Palestina Ep. (n. 93) j Sera pion, Thmuis Aegipti

Urb. Ep. (n. 99); Hila r iu s, Urb is P ic tavorum in Aquitania Ep, (n. 100); Titus, Bostrenus

Ep. (n. 102); Damasus, Romanae Urbis Ep. (n. 103); Apollinarius, Lao dlcenus Siriae Ep.

(n. 104); Gregoriu s, Boe ti cus 1 I1 iberi Ep . ( n. 105); Paclanus, Barcilonae Ep. (n. 106); Pho-ti nu s, d e Oal lograeei a, S irmii EfJ. (n. 107); Soebadius, Agenni Galliarum Ep. (n. 108); Op -

ta tu s A fe r . Ep, Mi ll ev it anus (n. 110); Cirillus Hieroso lirnae Ep. (n. 112); Euzosi us . .. Cae-

sareae Urbis Ep. (n. 113); Epiphanius, Cipri Salaminae Episc, (n. 116); Basilius, Caesar.

Cappad. Ep. (n. 116); Gregorius, primum Sasimorum deinde Nazianzenus Ep. (n. 117);

Diodorues Tarsensis Ep. in. 119); Eunomius, Cizycenus Ep. (n. 120); Priscia llanus Abi las

Ep, (n. 121); Ambrosius Mediolanensis Ep, (n. 124); Evagrius Antiochiae Ep. (n. 125);

Maximus philos, natus Alexandriae, Constantinop. Episcopus ordinatus est (n. 137); Grego-

rius Nyssenus Ep. (n. 128); Gelasius Caesareae Palaestinae Ep. (n. 130); Theotimus Scy -

thiae Thornorurn Ep. (n. 131); Amphilochius, Iconii Ep. (n. 133).

m) S. Zosimo Papa:

Que sto P onte fice , scrlv endo ad A ure lia no e a i V escov i di A frica into rno

.a lla ca usa di C e stio e P e la gio , cosi si e sp rirne : < te nem rno la se ssione ne lla

« Basilica di S . C lem ente , di q ue l C lem ente ch e , ist ru ilo dagli insegnamenti

« de l b. A po sto lo P ie tro , cance llo so tto un ta nto m ae stro gli aniichi suoi er .

« rori : veteres emendavit errores ». Q ue ste pa ro le di Zo sim o sare bbe ro ine sp li-

cabili, se non si sup pone la conv ersione d i C lem en te , p er ope ra di S . P ie t ro

dag l i antichi errori de l pagane simo rom ano . Dunq ue anche Zosim o pub co n--siderarsi co me u n e sponente de ll'a ntica tra dizione co rnu ne into rno a ll'o rigine

rom ana-pagana di S . C lem ente .

n) Altri Padri Antichi ;

1 ° S . Nilo (E p ist. ad A le ss. mon.) : « non (cosi fe ce ) C lem ente il filo so foRomano: (-;' Po f t, t; (WY g nA6 cr o 'f o ; ».

2° S . Eucherio (Epist, a V a le riano ): « C lem e~ te fu di illu stre p rosa p ia di

« se na to ri e de lla stirp e de l, C e sa ri, do ta to di o gni scie nza e pe ritissim o in

« tu tte le a rti libera li ».

3° Gennadio di Marsiglia (De Vir. ill., c. 17); «Ru fino tradusse da l gre co

« Ie op ere di Basilio di C e sare a , di G rego rio N anzia nzeno , e Ie Ricognizioni-« d i C lem en te filo so fo Romano »: .

4° Lo Pseudo-Girolamo (Comment. ai Filipp, IV ): « Cle me nte , tilosofo

« romano di gran dott rina, che fu po i V e scov o di Rom a >.

0) Abbiamo infine if Catalogo Feliciano, e die tro q ue sto il Cotioniano

il Liber Pontificalis, e la se rie innume rabile di tu tt i gli scrit~ o ri m edie v a li:

-ch e s'impe rnia no tu t ti in q ue sta no tizia Fe liciana : «C lem ente , di nazione Ro-

« mano, de lla re gione de l C e liomonte , figlio di Faustino , sed e anni 9 , m e si 2,

-e gio rni 10 e cc. -.

E q u i m et tiam o p unto a lle no stre testim onia nze . C onfessiamo che a lcune

d i esse , come S . N ilo , S . E uche rio , 10 P seu do -G iro lamo , e fo rse a nche 1 '« ex

Abbiamo riportati tutti i nomi dei Vescovi menzionati da Girolamo nel suo Catalogo,

·ed aggiungiamo che anche sui 12 preti che egli elenca, solo dl Tertulliano e indicata la pa-

tria (n. 53). Si conosce da cia che gli scrittori antichi ecclesiastici tenevano a distinguere i

Vescovi e i Preti dal nome della loro Sede l a quale general mente concordava con la lorapatria, e quando era diversa la patria dalla Sede gli stessi scrittori erano premurosi se-

gnalare e specificare, come ha fatto appunto Girolamo nei numeri 71 73 85 96 97 107

127. E' questa, e non altra, la ragione per cui ilnostro S Clemente' e q'uasi se'mp:e ca:

ratterizzato dagli scrittori antichi con la qualifica 0 di dtsciputus Apostolorum, 0 di Epi-

s copus Urb is Romae. Cfr . Maruta Mei fercatese (Epis t. ad /s ac. ), Timoteo Eluro (Ms. Si-

riac.), Origene (Omit. in ad Heber. Periorch. I. II. In loan. VI, 36), Pseudo-Ignazio (ad Afar.

Cassab, IV, I), Eusebio (H. E III, 4, 15), Filastrio (Haeres. n, 61), Rufino (De Adulterai.

Libr. Orig.), Predestinato (Haeres. praefatios, FI. Lucio Destro t Cron, ad. a. 100), Girolamo·(Catal. n. 6, 15; In Isaiam c. 52; In Iovin , I, 12), ecc.

 

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pa tr e Fa us ti n o », de l Ca ta logo Fe liciano , e p ili di tu tti il Liber Po.ntific~lis, di -

pendono dalle Clementine: rna non dip ende ce rto da lle Clementine ne la te-

nace p lu riforme conco rdia degli A pocrifi so pra mentova ti, ne il «Ieomanus»

di O rigene , di Ru fino e di Gennadio , ne il « pr o~ ri o s er m~ ne » d i G i ro l amo ,.

ne il «veieres errores" d i Z os im o, ne il « de r eg to ne C o el io m on te » de l Fe -

liciano.Da ll'a ssieme di qu este te stimonianze , s'intrav ede benissim o ch e , non le

f av o le C l em e nt in e so no sta te la fonte de lla tradizione de lla rornanita di S . C le -

mente ; rna , tu tto a l ro v escio , fu la p re esiste nte tra dizio ne de lla romanita de l

discepo lo d i S . P ie tro , la sorgente , cu i I'a u to re de lle favo le C lementine a ttinse

la su a no tizia e la scrisse , in p rima pagina , anch e pe r da r credito con essa

a lia successiv a te la de l suo rornanzo. C onc1udiam o pe rtanto , ch e I'o rigine ro -

mana di S . C lemente eben confo rta ta dalle te stim onianze antiche de i Padri;

non co si Ie a ltre ip o te si che la mode rna critica h a fin ora a ffa cc ia te .

Ill" ARGOM ENTO: La Lettera stessa di S. C le me nte a i Corinzi.

L 'a ssieme e i p a rtico la ri de lla L e tte ra ci riv e lano la ro rnanita de llo scrit-

to re .A) II Assieme .

a) L a l in g ua . L a le tte ra e scritta in greco , e I 'a u to re maneggia q uesta

'I inaua con e leganza e p adronanza asso lu ta . Conia neo logism i (p . e . 1tavcip€' to~) ,

sp ;sseggia in coppie di sinonim i; tu tti i vocaboli son po sti con ce rnit.a e pro -

p rie ta : se non c'e studio , si riv e la pe ro un p ensie ro robusto e un abito men-

ta le sev e ro , e sprimente si con una form a , corre tta , sostenu ta e densa che non:

manea di forbitezza (G i 0 r d an i: S. C le m en te R oma no , p . 5 9·6 0) .

b) Lo stile. L a costruzione de l p e riodo , com e si e v edu to ne l cap ito lo

precedente , e e ssenzia lmente greca , ba sa ta su lla subo rdinazione de lle propo -

sizioni ( tranne a lcune descrizioni enumera tiv e p . e . < I 'an tica C hie sa di Co -

rinto > c. I-II; « I'a rmonia de l co smo» c. XX e XXX IlI; « le v ittim e d ell'in-

vidia > c. IV , V I; {{gli e sem pi di obbed ienza » c. IX , X II, pe r Ie q ua li enu-

merazioni aneh e il pe rio do cla ssico greeo usa Ie coord ina te}.

c) L 'i n ton az ion e g e ne r al e. L a le tte ra , che e un insieme di do le e~za .e ·

e d i ene rgia , come dice l'H em rne r, e tu tta informa ta a que lla destrezza d i SpI-rito , la rghezza di idee e senso pra tico , che sono propri de l ea ra tte re romano .

d ) L a c utt ur a p ro fa na . C om e la do ttrina scrittu ra le ci fa scorge re ne l-

l'A u tore il V eseovo Diseepo lo degli A posto li, cosi la cu ltu ra p rofana e i riv e la

in lu i il co lto cittadino Romano .- II L igh tfoo t 1 1a r iscontra to , in'circa 4 0 p un ti :

de lla L e tte ra , rem inise enze cla ssiehe di poe ti, d i filosofi, di o ra tori sta gree r

che la tin i, q ua li ad e . A nacreo nte , A risto fane , A ntifo ne , A risto tile , A rternido ro ,

. Demostene , E pitte to , E liodo ro , E picure , E siodo , E rodoto , Filo ne , Ippocra te ,

P o libio , S o focle , S trabone , Teofra sto , Teopompo , Tucidide , C ice rone , L ucre -

zio , Manilio , P linio , Seneca , ecc. e sop ra tu tti P la tone ed E urip ide (7): e tutto

cia senza sfoggio di e rudizione , senza a lcun ch e di fo rza to e di a rtificioso ,

senza ch e cia neppure appa risca ; rna tu tto pro rompe na tura lm ente e spon-

taneam ente da un'anima nobilissima e re ligiosissima , ehe ne ll'e laborazione

de lla v e rita cristiana h a messo a fru tto anche la su a cu ltu ra cla ssica , la su a

esperienza e la su a p ersp icacia (G i 0 r d an i:ivi). G li e se rnpi storici de i G en-

tili Cedro, L icurgo , Bu lis, S pe rth ia s, Cam illo , Declo Mure , M . Cu rzio , Sci-

p ione ecc. cu i accenna al cap . LV , 1-2; Ie sen tenze di E urip ide a i cc. X XX VII,4, XXXVII I , 2; Ie risonanze d i speeu lazioni sto ich e a i cc. X X, XX XIII, X XX VII,

ch e fanno pa re re I 'a u to re e sse r pa ssa to attraverso gl'inse gna me nti d ella sto i-

cismo e p la to nis mo (8) (G i 0 rd a ni: ivi), I'amm irazione pe r Ie be llez.ze

d el c re ato . l'arnore e I 'en tusia smo pe r la r es r om a na ; tu tto insomma il pen-

sie ro raziocinan te , inte rseca to di sapienza umana e div ina , ci riv e lano il V e -

sco vo ed il Romano, anzi, con una so la pa ro la , ed in una so la p e rsona , pe r

usa re un te rrnine pill p ro prio , ci riv e lano il V escovo Rom ano pe r ecce llenza ,

l'E pis co pu s R om an ae U rb is di O rigene , d i E usebio e di G iro lamo .

l1\

i

!!

) I Partlcnlnrf.

a) A l c. /- V:

A leuni (G iordani) h anno nota to , ch e la descrizio ne lauda tiv a de ll'antie a

Ch ie sa di C orinto , la qu ale , (da ta la po sizione geogra fica de lla citta birn a re ,

ch e fungeva da sca lo fra l'Ita lia e I ' A sia , e da ponte a e reo fra la la tin ita e

grecita ) e se rcita v a la rga o sp lta lita a i cristiani che v i ap pro dav ano di passaggio ,

e tra tta v e ro sim ilmente da ll'e spe rienza p e rsona le fa ttane da ll' A utore de lla L et-

te ra ne i suo ; non ra ri v iaggi da Rom a in O riente , 0 pe r accompagna re gli

Apos to l i , 0 pe r reca r ordini em issiv e da Rorna .

A ltri (H ilgenfe ld e L ip siu s) h anno vedu lo ne l d i u n oct uq ue de l cap . II

v. 4 < sc rip to re m n on e Iud aeis, q ui n oc te m (d ie i) a nte po nun t, sed e g en tilib us

ro man is qu id em , o rtu m esse » (9).

(7) Si riscontrino Ie seguenti note del L i g h t f 0 0 t c S. Clement of Rome» : London,

1869, p. 35, n. 14; p. 35, n. 18; p. 36, n. 3; p. 41. n. 7; p. 52, n. 1; p.53, n. 7,9,10;

p. 59, n. 21; p. 60. n , 4; p. 82, n, 10; p. 83, n. 17: p. 84,n. 6; p. 85, n. 9; p. 86,·n. 2;p. 92, n. 2, 6; p. 98, n. 8; p. 102, n. 7; p. 106, n. 16; p. 119, n . 7; p. 119, n. 9; p. 120,

n. 10; p. 121, n. 13; p. 121, n. 16; p. 122, n. 1; p. 122, n. 12; p. 125, n. 24; p. 128,

n. 2, 8; p. 132, 11. 1 ; p. 134, n. 7; p. 140, n. 16; p. 157, n. 15; p. :58, n, 10; p. 165, n. 11.

(8) I I P rof. CeccheIli (S. Clemente, p . 14) tr ova risonanze sto iche nei cap. XVI l I -

X IX . Noi cr ed iamo errata la citazione, perc he in detti cap ito li lult'aI tr o si sente fuo r che

10 stoicisrno.

(9) Quest 'oss ervazione del Lipsius e impugna ta dal L ight foot , i l quale nota, che la Ira-

se c gtorno e notte » e usa ta nel l' Apocalissi IV, 8; VII, 15; Xli, 10; XIV, 11, XX. 10: che ..

 

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A ltri infine (0 a r r u c c i: C i v, C a ff .) ne l racconto de l ma rtirio de gli A po -

-sto li in R om a, E ltl 'to w ~ you fL EV W'i, hanno in trav isto che 10 sc ritto re dov ev a es-

se re un c ittad ino Rom ano , te ste o cu la re de l ma rtirio . N oi non insistiamo su

-codeste ip o te si, e p a ssiam o ad a ltri p a rtico la ri p iu po sitiv i (10),

b) Al c. VI:

L 'A uto re , rife re ndo il m a rtirio di gran num ero de i C ristian i in Roma ,

.so t to la p e rsecu zione di N erone e gl i o Itraggi sce lle ra ti fa tti a Ile po v e re donne

,cristiane so tto Ie spoglie di D ana id i e d i Dirc i (c fr. Tacito : Ann . XV , 44 ;.S v e t o n .: Nero, X I, 12) si e sp rim e cosi: «una gran moltltudinc d i e le tt i,

sopportando indicibili oliragg! e t or tu re , fu ro no splendido esempio (d'eroismo)

fra no i E V ~ fL tV ~. Que sta fra se E V~ fL tV , s econdo il conte sto , dev e rife rirsi ce r-

,tam ente a lia com unita cristiana rom ana , cio e d iede a n oi R om an i sp lend ido

e sem pio d i e ro ism o. 'E'I ~ fL t 'i , - in te r n os Romanos, - comm enta il Funk: la

.prima p erso na p lu ra le , im plica ch e 10 sc ritto re e ra uno di e ssi.

c) Al c. XX:

E' qu esto un cap ito lo di m erav ig liosa be lle zza , su cui il L ip siu s o sse rv a :

c (Ibi) de re bu s astronom icis, e t p h isicis, de so lis, lunae , side rum mo tis, de

," i nexplo ra tis a bissis, de O ce ano , de mundis tra ns O ce anum , de v a riis veri-

« to rum gene ribus tem porlbusq u e , de niq u e de a liis rebus m ult is, q ua e e odem

« pe rtinen t, v e rba fiu n t. H aec om nia si accu ra tiu s in te r se com pa rav e ris, ep i-

-c sto lam non tam a ludaeo , q uam a Rom ano v iro , libe ra lite r edu ca to , con--c scrip tu m e sse in te llig es ».

d) Al c. XXV: L 'au tore m enziona la fav o la de lla Fenice , ben no ta a l

.rnondo gre co e la tino . (V ed . cap it. p rec . II , B ) P linio ( Hi st . N at. X , II) c i

.na rra ch e ne l 47 d . C . I 'u cce llo favo lo so fu esposto ne l fo ro romano : «in co ·

m itio p ro po situ s, qu od in ac tis te sta tum e st" : e puo da rsi, d icono iI Ligh t foo t

'e il G io rdani, ch e C lem ente fosse sta to t ra g li spe tta to ri. A d ogni m odo il

racconto de lla Fenice ind ica anco ra una v o lta una cu ltu ra c la ssica p ro fa na

ne ll 'a u to re , ben risp ondente a l ia su a condizione di ex -gen tile e d i cittad ino

romano.

e) A l c. XXXVII , v. 1 :

S . C lem ente , pe r e sorta re e fficacemente i ribe lli d i C orin to a rien tra re

ne lla lega lita , fra g li a ltri a rgom enti adduce anch e q u esto :

l a fr ase c not te e giorno » e usata da S. Paolo 1" Tessal. II, 9; III, 10; 2" Tessal. 1lI, 8;

J' Ttmot. V, 5; 2' Timot. I, 3; e che S. Luca adopera indifferentemente ora I'una (Ev. I I,

37; XVIll, 7); ora l 'altra (Atti, IX, 24; XX, 31; XXVI, 7).

(IOi Alcuni vogliono vedere l'ex-gentilita della scrittore anche nelle parole ExAOY'ij, f L a -

905 (partem election is nos fecit) del cap. XXIX, I, riferendole ai Gentili.

Cosl pu re i Lightfoot intravede il Romano anche nella parola 1tpoOt<itljl; del cap i-

1010 XXXVI, I, ripetuta nel LXI, 3, e nel LXIV, la quale parota serve ad esprimere tutta

J'idea caratteristica del romano •patronus >.

" .

c Mili t i amo, 0 fra te ll i, so tto g l'in fa llibili co ma nd i di C risto . C on side rla rn o-

c i so lda ti, che m ilitano so tto i nostr i D u ci ( 't O t~ ~ y o u fL E v o ~~~(lW'i); c on q ua nt a,

< d isclp ltna , obbed ienza e so ttom issione ne e se guono i com andi! Non tu t ti

« son p ro conso li, ne tribuni, ne cen tu rio ni, ne p en teconta rch i, rna c ia scuno a t

c prop rio po sto e se gu isce i comandi de ll'Impe ra to re e de i Duci ».

Tu tta qu esta m agnifica e semp lificazione de lla m ilizia e se gna tamente q ue l

ch iamare «nosir i » i Duc i de ll'e se rcito romano , dice il L ip sius, v ix scr ip s i sse t

E pi st ol ae a uc to r, n is i R om an lls fu is se t.

f) A I c. L V, v. 1-5:Trov iam o scritte q ue ste pa ro le : « A nche i O e ntil i ce ne da nno I 'e sem pio ..

« Molti Re e C ondo ttie ri, in tem po di pe stilenza , offe rse ro se ste ssi a lia mo rte ,

« p e r sa lv a re co l p ro p rio sa crificio i c ittad in i: m olt i abbandona rono la p a tria

« lo ro , pe r non su scita re p iu sed izioni. A bbiam o cono sciu ti m o lti in m ezzo a

« no i (Elttcr 'dfLE {}-CGtOA AO U;€ v ~ fL lV ), ch e consegna rono se ste ssi a ile ca tene , pe r

« I ibe ra rne a ltri; e m o lti si v ende tte ro sch ia v i, p e r nu trire a ltri co l p re zzo ri-

e cav a to . Num ero se donne , fo rtifica te da lla gra zia di D io , com p irono m o lte

« im p re se il lu st ri ».

Tut to it brano , ch e t ra e e sem pi anch e da lla sto ria de lla ge ntl llta gre co -

romana , e a bba sta nza sin toma tico : rna il tra tto ca ra tte ristico e q ue ll' E mcr'ta -

fLE {}-C G'I ~fL r'i I>. A lcu ni (G au de rt, L ip siu s, H ilgenfe ld ecc.) 10 rife riscono a i R o-

m an i G en tili, q ua si p ro se gu im en to de ll't .> TC oo EiY fL CG tC Gl-v w v de l p rim o v erse tto :a ltri (L ig htfo ot, F un k e cc.) 10 rife risco no a i R om ani cristian i (II) , q ua si co n tra p-

po sta a i G entili, e com e p assaggio agli e sem pi de i v e rse tti successiv i. A d ogni

m odo , siano Rom ani Ge ntil i, 0 Rom ani c ristian i, son sem p re Romani, e l'a u -

to re si d ich ia ra uno di e ssi, b fL tV ; qu ind i ben conc lude il L ip sius: « ipse

C lem en s p ro fessus est se a p opulo R om an o o ri gi nem duc er e> ,

g) Al c. LX , v. 4, e c. LXI , v. 1-2:

E' inse rit a la gra nde P regh ie ra L iturg ica Romana , in cu i, dopo l'inv o ca -

zione fa tta a D ie , pe r i tribo la ti, g li um ili, i cad u ti, i bisogno si, g l'infe rm i, i

fam e lic i, i tra v ia ti, i p rig ionie ri e cc., si legge il segu en te p asso :

« S ignore , da a no i la conco rd ia e la p ace , stando so t tom essi a ll'o nnip o -

" ten te tu o nom e , e a i Principi e Reggiiori no stri ne lla te rra ('to:; &FXoucr~ ' I

« ) tC G t ~ y OU fL E V C ~ ;~ f \W V E 1 tl 't ij ; yij;). Tu , 0 S igno re , ch e desti lo ra it potere

« de l regno , dona a d e ssi sa lu te , p ace , conco rd ia , fe rm ezza , pe r e se rcita re

(11) II Lightfoot cosl commenta: • Qui, Come al cap. VI, lo 'f,fllv si pub riferire ai Ro-

mani, rna ai Romani Cristiani, dei quali un numero considerevole apparteneva alia classe

degli schiavl, e della plebe. II riscatto di schiavi e il mantenimento dei prigionieri erano

generalmente ritenuti come un dovere sacra dai primi Cnstianl, e i fratelli di Roma, spe-

cialmente, si distinguevano onorevolmente su questa punta s ,

 

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." se nza o ffe sa l 'a u to rita ch e h a i lo ro acco rda ta ... Tu , 0 S igno re , d irigi il lo ra

« co nsig lio e cc. ».

Q ue sto p asso , che e ra sta to recita to anche ne i gio rn i de lla strage , e ch e

-rivela tu tta la m agnanim ita cristia na de lle v it tim e v erso gl'lm pe ra to ri Rom ani

l or a p e rs ec ut or i, e bencom prensibile in bocca ad un V escov o , disce po lo de -

gl i A posto li; rna qu e lla p a ro la nostrl, aggiun ta a i P rincip i ed Im pe ra to ri Ro-

mani , e pe r no i un ind ice ce rto dell'anirna profondamente rornarra, di ch i la

.p ronuncia v a e la scriv e v a .

h) Al c. LXIll, v. 3:

S i leggono Ie segu enti pa ro le : .. V i abbiam o inv ia to (C l. E febo , e V a l. B i-

'to ne ) u om ini fede li e saggl, ch e sono vissuii esemplarmente COIl no l dalla gio-

vinezza alia vecchiaia fino V E 6t "l) to ~ c ha O "'t pa 'fE v ta ; g (t ); y~pbu; E v ~ [ .L t v )'. Q u i

abbiamo du e v ecch i pre sbite riRom ani, C I. E fe bo e V a l. B ito ne , ap p a rte ne nti

.a lle fam igl ie rom ane C laud ia e V a le ria , ch e s in dal la giovinezza (si no ti la

fra se ) e rano v issu ti in Rom a in intirn ita d i comunione re lig io sa con C lem ente

-e co i c ristian i R om ani, b[ .L tv . O ra , da q ueste p aro le , do ppia me nte p ro ba to rie ,

come si fa a non ricono sce re ne llo scritto re de lla L e tte ra un au tentico c itta -

-dino R om an o?

.C onc lud ia rno p e rta nto che la L e tte ra di S . C lem ente a i C o rinzi, sia ne l-

-I 'a ssiem e ch e ne i pa rtico la ri, riv e la abbondantem ente I 'o rig ine rom ana de lloscritto re , e rip etia mo co l L ip siu s: Haec vix scripsisset Epistolae auctor nisi

.Pomanus fuissei.

nv ARGOMENTO: La casa di S. Clemente al Celio.

E siste in Rom a una Basilica ch iam a ta Dominlcum Clementis Titulus Cle-

[mentis et Memoria Clementis Papae. Ma il Dom inicum il T ito lo e la M em oria

de l P onte fice C lem ente imp licano necessa riam ente la ca sa p a te rna Rom ana de l

.Pontefice.

Dunq u e S . C lemente P ap a e d i origine Rom ana .

P e r la nece ssa ria p ro v a de ll'a rgom ento cred iam o oppo rtu no prem e tte re

.a lcuni cenni sto rici su lla Basilica d i S . C lemente in Rom a , segu endo gli stu d i

p iu re ce nt i -d ello Iu ny ent iRivista Archeol. Cristiana, Roma , 1928, p .231 e sg .;

Analecta Sa cr . Tarrac. V , 1929, p . 321; V I, 1930) e de l C ecche lli (S. Cle-

.mente, p .32 e sg .).

a) Situazione della Chiesa:

L a Basilica d i S . C lem ente in Rom a e situ ata a l co nfine de lla III re gio ne

. augus te a (Iris e Serapisi, e ne ll'a mbito d ella III e ccle sia stica , n ell'a vv alla me nto

fra il C e lio e l'E sq u ilino , e p iu p recisamente fra Ie prop agin i de l C e lio e

de ll'O ppio ; su una po rzione d i a re a gUl occu pa ta da lla domus aurea di Ne -

lro ne , a il e vicinanze d e ll e . te r rn e di Ttto e d i T ra ia no , e de ll'A u fite a tro Fla -

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vlo (1 2) , e in prossirnita de lle an tich e C h ie se di S. Giov anni e P ao lo , de i

:SS . Qua ttro C o rona ti, de i SS . M arce llino e P ie tro , e de lI 'an tich issim o S . P a -

sto re , ora d istru tto . L a regione de l C e lio , dice il D e Rossi iBultett., 1 863 , p . 3 0),

po sta ne l cu o re dell'Urbe, e ra abita ta da illu st ri cittad in i q u a li Tibe rio C lau -

d io , B ruzio P re sen te , A nnio V ero , L a te rano , A cilio G labrione e cc.

A canto a lia Basilica p assa una strada a ntica , ch e ebbe pa recch i liv e lli,

of

ch e ne l M edio ev o fu de tta Via Maggiore0

Papale,0

Sacra, ad ibita a ilesolenni p ro cessioni p ap a li (1 3) . In q ue sta strada a l tempo de ll'im pe ro fu p iaz-

zato l 'E dificio de lla Mone ta che prim a e ra su i C am pidoglio .

b) Costruzione della Chiesa.

L 'a ttu a le Basilica , che si credev a e difica ta a ll'e p oca di C o stan tino , fu co -

stru it a inve ce da l Ca rd . A na sta sio , v erso il p rincip io de l sec. X II (a . 1099-1118),

com e rilev asi da lle segu entl iscrizio ni: a ) Anastasius, presbiter cardinalis huius

tituli, hoc opus coepit et perfecit, - b) Is (Anastasius) , sancte pater Clemens,

tua templa novavit, - c) Hoc, Petrus tumulo clauditur ill Domino: coepit Ana-

stasius quae cernis templa Clemen tis, et moriens curam detulit h ie operis (14).

Un antico ca lenda rio m s. de ll' A rch iv io de lla Basilica V a tica n a , v isto da l

L onlgo , c i a ssicu ra , ch e ne fu fa tta la so lenne ded ica zione il 26 m aggio

(12) I ruder! di monurnenti cosl solenni ci r ichiamano alia rnemoria i noli versi del I.Vital:

Haec sunt Roma . v iden u t ipsa cadavera tan tae

Urbis adhuc spirant imperiosa minas.

Come pure l 'Anfiteatro Flavio ci r jcorda ildetto di S. Beda Ven: Quando stat Coli-

saeus stat et Roma : I quando cadet Col isaeus cadet e t Roma i I quando cadet Roma ca.det e t mundus.

(13) Fino al secolo XV I si additava incontro a S. Clemente una Statua marmorea che si'diceva di Giovanna Papessa ( Ia cui leggenda avrebbe avuto delle attinenze con la detta Chiesa)

e che fu tolta ai tempi di Pio V. 11Tomasetti afferma essere stata la statua di una divinitapagana mul iebre, e it lacobradus (1575), il quale avea piit volte osservata con cura lastatua , asseri sce nella sua Guida, recentemente pubblica ta , che s i t ra ttava di una statua

niente affatto di un Papa, e molto rneno di una Papessa, rna forse della dea Cibele,. ed ilCecchelll ritiene rappresentasse it nume tltolare di qualche citta, e che provenisse dalle

vicine Terme, 0 dalla domus aurea, come la Tyche di Antonia del Museo Vaticano .

(14) Le det te i scrizioni s i conservano nelJ 'a ttuale Basi lica e nel Museo Capi tol ino deiConservator! e sono state commentate dal Marucchi (Basiliques, 300), dal Nolan (S. Clem. 24) ,dal De Rossi (Bullet. 1870, p. 141); dall' Adinolfi (Roma ecc, I, 307), dalGatti (Bullet. Com.

1889, p . 467), e dal Cencell i (S. Clemente, p. 179-182. Anastasio Card. Titolare di S. Cle-mente fu ai tempi di Pasquale 11 (1099·1118), e si sottoscrisse anche a un diploma di 0-

norio II, a. 1125. I I Pie tro che complete I 'opera d i Anastas io, fu probabi lmente iI CardPietro Pisano, continuatore del Liber Pontificalis da Leone IX a Pasquale II.

 

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1128: «Die XXVI Maj. Anno MCXXVlll dedicatio ecclesiae sancti. Cle-

mentls » (15).

c) AUra Chiesa sotterranea.

Senonche la Basilica attuale, gta nobilissima in se, ha ora acquistato un.

valore archeologico incalcolabile, perche, in seguito agli scavi fatt i esegui re

dal P. Mullooly (1858·70), e dal Card. 0' Connel (1914), si e scoperto, che

essa insiste sopra un'altra Basilica sotterranea di piu vaste proporzioni, della

quale si era perduta ogni traccia, perche essendosi elevato il livello stradale,

essa fu completamente interrata, e servi di vano di fondazione alia Basilica

superiore: ora poi, merce i detti scavi e 10 sterro relativo, e stata riportata

interamente alia luce, e vi si ammirano accenni di atrio, il nartece, tre grandi

navate, e un'abside larghissima.

Questa Basilica sotterranea e antichissima, e rimonta certamente non pill

in la del IV secolo (16), come ne fanno fede i seguenti documenti: a) if col-

(15) L'attuale Basilica, officiata prima dai monaci benedettini, passe verso il 1320 ai

canonici regolari, poi all'ordine di S. Ambrogio ad nemus, donde Ie pitture delle storie

di S. Ambrogio: in seguito, dopo la soppressione di detto ordine falta da Urbano Vlll e

da Innocenzo X, succedettero i domenicani Irlandesi, che vi risiedono tuttora, con singo-

lare onore e splendore del luogo. La chiesa, caratteristica per il suo disegno, la sua schola

cantorum, i suoi amboni. la sua cattedra ecc, possiede nel gran mosaico dell'abside uno

dei piu splendidi monumenti di Rorna , ed e ricca di preziosi affreschi del Masaccio, e di

pitture del Sassoferrato, del Lippi, del Conca, del Rosini, del Chiar i,del l'Odazzi , del Ghezzi

e del Nobili. Ha il ciborio del Card. Giacomo Caetani (1299), Ie rnagnifiche tombe del Card.

Venerio, del Card. Roverella e dell' Arc. Brusati ; come pure le iscrizioni sepo lcra li del

prete Romano (sec. XII). di Nicola Boniseniore (sec. XIIl), del Card. Cr e scenzio (sec. XIII),

del Card. Enrico Allosio (1450), di Gerolamo Ghinucci (1541), del Card. Vincenzo Lauri

(1592) ecc, II soffitto a intaglio, che, pur bellissimo, stona con 10 stile della Chiesa, fu fat-

to eseguire, con altri restauri, da Papa Clemente Xl, nel 1715.

(16) Gli ultimi interessantissimi sopraluoghi dello lunyent farebbero supporre, che

due sono Ie fasi della costruzione di questa Basilica sotterranea: in un primo tempo

(prima meta del sec. IV) essa do v ette annidarsi nell'area cornpre sa dalle navate, che era

l'area di un antico edificio augusreo , recintato di tufi ; e in un secondo tempo fu amplia-to con ['aggiunta dell'abside, che invase I'are a di un altro prossimo edificio (dell'epoca

Flaviana?) indipendente dal primo. Lo lunyent crede, che questa ampliazione absldale a

spese della rasa vicina, rimonti al sec. VI, cloe al tempo dei lavori fatti sotto Ormisda e

G iovann i I I ( a. 514-535) ; iI Cecchelli invece il De Rossi ed altri ritengono che anch'essa

rimonti al secolo IV, cioe al tempo dei lavori di Pp. Siricio. Ad ogni modo, e innegabile.

che, 0 con l 'abs ide 0 senz'abside, un Dominicum, una Ecclesia, una Basilica, un titulus

Clementis, dovea esistereai tempi del collare delle schiavo, di S. Girolamo, di Pp. Sirl-

cio, e di S. Zosimo.

lare opistogra fico dello schiavo a. 325 (?) (17) tene me quia fugi .....et re-

voca me Victori Acolito ad Dominicum Clementis (De Rossi : Bullett.

1863, p. 25; 1874, p. 48); b ) i frammenti Damasiani (366-384) esisten ti nel

museo della scala sotterranea (De Rossi: Bullet. 1870, p. 148: Ihm Damasi

epigr., p. 62; Marucchi: Basiliques, p. 295); c) le parole di S. Girolamo in

Vir. lll., 15: <eius nominis memoriam (18) usque hodie Romae extructa

(17) II Coli are di Schiavo del «Dominicum Clementi s. e ra cosl d isposto : (p ri -

ma meta del secolo IV) a. 320 circ.

(recto)

TENE ME Q

VIA FUG (I) * ET REB

OCA ME VICTOR

I • ACOLIT

o A (D ) DOMIN

ICU (M) CLEM

ENTIS

(verso)

FUGI EUPLOGIO E xo (FFICIO)

PR (AE) F ( ECTI) URBI (s)

E

P

« L'is cr iz ione del recto (cosl il C e c c hell i: S. Clemente, ed. Danesi, p. '165) deve

c interpretarsi: c Tienimi, perche son fuggito e rimandami a casa di Vittore, acolito del

c Dominicum Clementis >. Quel la de l verso: c Sfuggii ad Euplogio uff ic ia le (?) del Prefet!o di

c Rorna >.

c • .• II P. E. dell'ultima riga deve spiegarsi con Palma Eleu, acclamazione comune a

• molte iscrizioni cristiane, e che deve provenire dal giuoco (la si trova infatti in talune

c tavole da gioco del ludus latrunculorum) >.

Sui detto Collare da Schiavo dr. De R 0 s s I: Bull. Arch. Crist ., p. 25; 1874, p.48;

A II a r d: c Colliers d'Esclave» in Diction Arch. Chr., ad v. p. 2159.

(18i Dominicum Clementis: II Duchesne (Lib. Ponti]. I, 2231 noto che la parola Domi-

nicum fu adoperata da principio nel senso di adunanza, hx),l]"", e poi venne a sighificare

il luogo della riunione. S. Cipriano parla di un fedeie dimissus de dominico (Hartel: 1ll,8),

e altrove: c in dominicum sine sacrificio venis» (Id, p. 348). 11 pellegrino di Baurdeaux

chiama la Basilica del S. Sepolcro, <domlnicum mirae pulchritudinis » (Geyer: ltinera

Hierosol. p. 23). S. Girolamo menziona in Antiochia un c domlnicum, quod vocatur aureum,

aedificarl coeptum ecc. (Chronicon ecc). Cosl pure nella Passio di S. Filippo di Eraclea

(c. 3), si pari a di un Dominicum in significato di luogo. Questi esempi concordano col col.

lare del nostro schiavo, che col suo Dominicum in tendeva ce rt amen te al luder e a li a Ch ie sa

 

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E cc le si a c us io di t », in cui la fra se u sq ue h od ie , com e commenta il De Rossi,

ci f~ '~ risa lire a lm eno a un m ezzo seco lo innanzi a l 385 , anno in cui S . G iro-

larno abbandono Roma ; d ) l 'i sc ri zi on e m o nu m en ta le di Pp, Siricio (384-398): Sa l -

vo Sirio E piscopo E cclesiae Sanctae G audentiu s Gab inus) P resb iter Sancto M ar-

tid C lem enti hac voLu it dedica tum (De Rossi: Bullet. , 1870, p . 1 47) (19);

e) La le tiera di San Zosimo Pp, a i V escovi A frican ia . 417: c resedim us in

S an cti C le me nti s B as ilic a e c c . • (Collect. Avellana : ed. Guenthe r, V ol. I, p . 99);

f) l ' appellazione « ti tu lu s C le m en ti s » 0 S an ct i C le me ntis , ch e r.ico rre ne ll'i.-

scrizio ne ( se c. IV) cita ta da l De Rossi (Bullet. 1866, p . 25 ) e In q ue lla eS I-sten te ne l C erne t. di C iria ca (M arucch i: Basiiiques, p . 5 ); ne i S inodi Romani

a .499, 5 95 (H ue lsen: Chiese p. 124-125 ) ; ne lla iscrizio ne .v otiv a. di P p . G io~

vanni II ( 5 33 -5 3 5) , ( C ec ch e ll i: S. Clemente , p . 167), e In altri document !

p os te rio ri ( 20 ).

di S. Clemente. Si S<\ poi che i • Dor ni ni cum > si edific<\vano. sol.amente su I.uoghi.santificat

e consacrati 0 dall'abitazione 0 da qualche celebre me morra di pers?naggl sanlI.. .

Sui signifi cato del la parola Memoria il Baronio, nella Prefaz ione al Martirologio

Romano, cosl scrive: . . .c Memoriae nomine a maioribus nomlnatae sunt Eccleslae quae In honorem SS'. Mar -

• tirum Deo consecrabantur, ut S. Augustinus testatur (D e CIV. Dei, I. 22, c. 10, dtcens:

enos mar lir ibus nos tri s non templa sicut d iis , sed lUemoriassicut hominibus mortuis, quo-

• rum apud Deum sblri tus v ivant , fabr ieamus . ~ui quidem laudabilis usus, Apostolorum

• tempore, visus est duxisse pr inclpt um. ea nlmirurn ?CCaSlOne , .qu~d veneranda corpora

c Mart irum sub altari recondi consueverint, secundum i llud loannis, In Apoc. c. VI. Cum-

e que ipsa altaria viderentur esse sepulchra Martirum, ac subinde eadem haberentur prae-

e clara memoria martirum, Ecclesiae quae superaedificabantur eadem ex causa, aeque

e Martirum Memoriae dlcebantur > •

Le Memorie per tanto er ano I e cap pel le sant if icate 0 dal corpo dei mart ir i, 0 dal ve-

nerando rlcordo di qua lche san to personaggio .

(19) Dedica del uernpl o di S. C lemente ai tempi d i Siricio Papa (384·398)

S (ALVO) SIR (IC IO EP) ISC (OPO) ECCL (ESIAE SANCAE)

G IAUDENTlUS ?) PRA (E ) SBYTER ( SANCTO)

MARTYR (I) (CLEMENTI) (H) oc v (OLUIT DEDICATUM)

Ai tempi di Siricio Vescovo della Chiesa Santa, Gaudenzio (?) Prete al Santo Mar-

tire Clemente volle dedicate questo tempio. Cfr. 0e R 0 s s i: Bull. Arch. Cist., 1870p. 147-148; Mar u chi: Basil . di Rom.a, p. 290.. .

(20) tuutu« Clementis, 0, Sancti Clementis. II Cecchelh (S. Clemente p. 37) .nota

che quest o t ermine titulus ci riporta a uno di quei 25 luoghi di culto, che, «tutelatl d~1

nome di un privato (fitulus e la tabella col nome del proprietari o eonditor), furono cos ti-

• tuiti in varie case nella cerchia urbana, specie durante Ie persecuz lonl. II nome del

« conditor servl a designarlo anche nell/eta della pace (titulus Clementls, Pammaehii, Pro-

. "xedis Sabinae eee). Nel se co lo VI, vi sl unl it quallficativo sanctus (S. Praxedis, S. Sa-

• binae: 0 queUo del Santi particolarmente venerati nel luogo, annulJando la primitiva de- .

I,

Fin da lla sua p rim a costitu zione , q u esta iIlu stre Basilica so tte rrane a fu

circondata di somm a v ene razione , e insigni m emo rie ne accrebbero 1 0 splen-

< lore . V i si ce lebra rono tre concilii, l 'uno ne l 4 17, I 'a ltro ne l 499, e il te rzo

n el 5 95 ( Ce cc he lli: S. Clem. p . 42). S . G rego rio Magno v i p ronuncio du e

sue O milie (O mil. X XX III, Ornil, XX XV III), e a i suoi tem pi v i fu sepo lto S an

S e rv o lo , la cu i m emo ria egJi st esso esal to ne lla Basilica d i S . P ao lo (P. L.

LXXV I, p . 1 133). N e l 638, die tro un concilio te nu to a Geru sa lemm e , v i si

trasportarono da A ntioch ia Ie re l iq uie de l g lorio so m artire S. Ignazio (P an-

to lin i:Lessic. Eccl. v. Gerusalemme ; Cecche I I i : S. Clem. p . 4 9). N ell'86 7iSS . C irillo e M e tod io v i tra sporta rono da lIa C rim ea Ie re Iiq u ie de lla ste sso

S. C lem ente , e p oco dopo il m edesim o S . C irillo , mo rto in Roma , v i ebbe

onora ta sepo ltu ra , e p ill ta rd i forse anch e it suo fra te llo S . Me todio (C ec-

c h e l l i, ivi, p . 25 ) (21 ). - Mo lti P api ga reggia rono nel decorarla ed arric-

ch irla d i doni, q u a Ii G iov anni II ne l 5 32-35 (cfr. Epigra je della Chiesa sot-

terranea); A driano I ne l 772·95 (Lih. P o nf if . D u ch es ne , I, p . 5 05 ); L eone III

ne l 795 -816 (cfr, Lib . Ponti]. Duchesne , II, pp , 3, 20 , 32) ; G rego rio IV ne l-

1'827·844 (ivi, p, 76) ; L eo ne IV ne ll'847-85 5 (ivi, pp, 122, 125 , 131) ecc. P it-

tu re ed a ffre sch i d i ogni seco lo , fino a q ue lli d i Be rione di P apiza e di Maria

M ace lla ria , la re se ro p ili preziosa (efr. E pig ra fi n el la C hie sa s ot te rr an ea ; Wi I·

pe r t : M os ai ke n l in d M aie re ie n, ecc. to . II, p p . 2 11 ·2 42 ).

C a rdina li d i .grande fam a ne ebbe ro il tito Io ; tra cu i uno fu lega to a l

concilio d i E fe so ne l 4 41 (H ejele , H ist. des C one . II, 5 60 ), a ltri (G rego rio ) fuil pr imo P res bite r a lm ae S ed is A po sfo lic ae (ved i Carta lap i da r ia nella Basi-

l ic a s o tt er ra n ea , a lt ri fu ro no a d g lo ria m p on tific aie m p ro mo ti (ved. E pigra fe in

S. P i et ro i nV i nc o li ); e Pasqua le II, v i fu e Ie tto Ponte fice ne l 1099 (e fr. Lib.

P an tif . D uc he sn e, II, p . 296).

M a o rm ai I 'a ntich issim a Basilica non re sistev a p ili a Ile ingiu rie de l tempo.

E q uando iNorrnanni, ne l 1 084 , dev asta rono ed incendia rono la regione de l

C e lio , e ssendo il su o lo d 'into rno cre sciu to p e r Ie ruine e gl'inte rra me nti, e ssa

dopo poch i anni so tto P asqu a le II fu dov u ta abbandona re ; ed a llo ra mozza ti

i te tti e p a rte sup e rio re de i rnuri, e rico lma to d i te rra I'inte ro suo v ane sugli

s tess i rnuri , a l liv e llo p ili a lto , fu fabbricata, com e si e de tto d i sopra, la Ba-

e nominazione: come p. e. SS. loannis et Pauli ( fi tulus Pammachiiy, S. Silvestri ; t . i t . Equi-

Iii) e cc . ' .

11 titulus Clementis f u qualif icat o con I 'appell ati vo di sancti, molto tempo prima del

secolo VI, come apparisce dalla Lettera di S. Zosimo ai Vescovi Africani.

(21.1 11 Dottor Svoboda di Praga c'Invra una r iproduzi one f ot ot ipica di una tavola

antica, scoperta in Velehrad, ch e si voleva fosse la bara mor tuaria di S. Metodio, il cui

testa in lingua veteroslava suona cosi : Metodio di Satonica, morto a Ve/ehrad, prega per

noi presso Dio .Lo stesso Dottore ci avverte cite il detto documento e un falso .

 

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silica a ttu a le co l m ede simo disegno antico , t ra spo rta ndosi in q u esta tu tto iD

v e cc h io m a te ri al e r iu t il iz za bi le .Sicche o ra d ue insigni B asilic he c usto disc ono nomtrus e iu s m em or ia m : la

Basilica superio re d e l sec . XI I e la Ba sil ica infe rio re de l sec . IV .

d) Gli edifici antichi sotto la B asilica in jeriore .

D agli sca vi so pra m enzio na ti, rica lca t i co n d ilige nte esarne d a ll o I u ny e n. t, .

si e cos ta ta to che la Basilica in fe rio re a lia sua v o lta insiste sop ra due anti-

ch issim i edific i ro rnani, indipendenti, tra lo ro ; cio e , la pa rte de lle na v a te (ch e

occupa il p eri m etro p iu a lto a do tta to a basilica ne l se~ . I .V) ripo ~a su l p ia note rre no di un grande edific io r etta ng ola re a ug us te o (p l ed I rornarn 140XI00 ) : ,

da l le m uraglie a gro ssi b lo cch i di tu fo , ch e ta lu ni fanno risa lire a ll'e po ca di

Servio Tu llo , e diviso in gr a ndi sta nze cen muri divisori i n r et ic ola to d ell'e .-

poca di A ugusto : l'a ltra pa rte , ossia l'absid e de l!a Basilica a ntic~ ,. inv a de It

p iano superio re (o ra distru tto ) e il p ia no t er re no di un a =: pa~rtCla r o n : an a,e p re cisam ente include a l di so tto , ne l suo g.iro , ta lu?i am b~ent l, tra CUI un a

m a gn ifi ca c am e ra , coperta a v o lta con bell! stncchi de l 1 secolo. .~ues ta

d om u s p at ri ci a, di 40X 28 di dimensioni, fu re sta u ra ta . a l tem .p~ degh irnpe-

ra to ri A ntonini, giu sta la se guente iscrizione : «Salvis DO~l lnrs NN. Anto--

n ino Augusto e t lulia (Dam na); Pia Felix Ru jin lls et Lupercilla > (C od . B ar-

ber. XX , 182 : Bibliot. V a tic .); e dagli sca v i e se gu iti si e s co p er to anch e ne l

p ia nte rre no d i e ssa u no sp le nd id o Spelaeum m it ria co , o tt im a me nt e c on se rv at o,.

im pia nta to co la con a ltre sta nze .a cce sso rie , sin d.a i ~ r!m or.di d ,;1 se~o lo J I l : _fo rse dagli stessi R ufino e L upe r cilia de lla p rede tta iscnzro ne ; s ull a ra si l egge .

Cn . Arrius Ciaudianus Pater Posuit (22). .

M a dopo Ie p roscrizioni irnperiali, e sse ndo passa ta la ca sa In p ro -

p rie ta d ei c ristia ni, (m ent re 10 Spelaeum fu da q uest i m ura to , e se po lto con

te rra pie no , sicch e pe r 1 6 se co li gia cq ue so tte rra ne ll'o blio ) parte ?e ll~ casa , .ch :

c o nt en ev a p re ci sa m e nt e la bella camera a stucchi con gli am bl.e ntl p r ossirm;

fu inte nziona lm ente conse rv a ta (23) e v enne incu rpo ra ta a lIa C hie sa , m edia nte

la co stru zio ne de ll'a bsid e, e re sa accessibile m edia nte u n'appo sita sca la .

e) Deduzioni.Da questi da t i di fa tto possiamo dedu rre co l De R 0 s s i ( Bu ll et. 1 86 3,.

p . 25 -31 ; 1870 , p . 15 1 e 55.) la se gu ent e c onclu sio ne .

(221 Si conoscono altri Spelei impiantati in Roma: nelle terme di Caracalla, nelle

grotte del Carnpidogtio , pr e sso S. Silvestro in capite, accanto al Vaticano ecc. (cfr , L u-

g Ii0.: La zona archeol . d i Roma, p. 293).. . ...(23) Diciamo tntenzionatmente : perche se I Cristiani non avesser~ veduto nella

camera degli stucchi una lora sacra memoria antica, I'avrebbero senz'altro interrata, come

aveano fatto col mitreo, e non avrebbero pensato a delle comunicazioni dirette con I'abside ~

tanto piit che la detta camera era stat a convertita e adibita dai seguaci di Mitra a vesti-

bo lo de llo Spel eo .

V isto ch e la C h ie sa de l IV secolo im plica in se it domin icum d el c oli a re

delle sch ia v o , la mem oriam nom in is eiu s di S . G iro lamo , la S an ct i C le m en ti s

.Basilicam di S . Zosirno, e il t it ul um C le m en ti s della pi u remota a ntich ita :

V isto ch e la de tta Ch iesa inv e ste due ed ifici rom ani de l 1 0 secolo, que l lo

rettangolare da lla pa rte de ll'au la , e la d om u s p at ri ci a d alla p arte d ell 'a bsid e;

Vis to che , per logicita di cose e di consue tud in i , d e ve i nt er ce d er e neces-

: s a r iamen te un q ua l ch e nesso re a le tra la Ch ie sa : «D om in icum - Tilu lus - Me-

moria»; e i de tti due edific i;Pe r ques t i m otiv i biso gna ric ono sc ere , ch e I 'uno 0 l'a ltro d egli ed ifici

m ede sim i fu I 'o rigine de l t il ul us C le m en ti s, de l · Dominicum Clemeniis della

M em or ia C le me nii s, o ssia la ca s a pa te rna di S . C lem ente , il ce ntro sa cro o ve

ie gli ra duna v a i p rim i fe deIi a gIi a tti di cu lto .

Que sta intu izione de ll 'insigne ma estro De R 0 s s i v enne adottata da tu tti

gIi A rche o logi de l tem po (e fr. L ec le rc q. D ie t. A rc h. Chret, Vol . I II , 2 ; c ol . 1 87 3-

1 90 2; M ar uc ch i 0.: Les bastliques, p . 2 87-30 8; A rm ellin i: Le Chlese

d i R om a,p . 124e ss.; Fonta na G .: LeChiesedi Roma , Vo l. I, p . 1 ; Gr i-

sa r : Roma alia fine del mondo ant. e d. 1 930 , V ol. 1 . p . 186; ecc.) ; e I'Associa-

zione di A rche o logia S a cra , ne l 1868, su llo sca lone che conduce a lia Basilica

. inferiore pose la se guente E pigra fe (v e rsione de l la t ino ) :

Casa pa te rna di S . C lem ente , discepolo e suceessore d el P rincipe de gli

A posto li, da lu i stesso ded ica ta a l cu lto re ligio so , consaerata da lle p re -

ghtere deg I i Aposto li P ie t ro , P a o lo e Barnaba, da due dlseorst di S . Gre -

go rio llIagno , da l Concilio te nu tov i da Papa Zo si mo contro l' resia P ela -

gia na , a rricch itn daUe re liq u ie de i m artiri C lem ente Ponte fice , FIn v io C le -

m ente conso la re , Ignazio A nt loch eno , d e l C onfe sso re Se rv o lo , uonche d i

C irillo e lUe todio A posto li deg ll S la v i: e ssa , rim a sta pe l ' m o lt i se co ll igno -

.ta , fu fe licem ente scop erta ne l se ttem bre de l 1857, da l P . G iuse ppe :Uu l-

loo ly O . P .

A niuno sfugge l 'ecce ziona le gra v ita di q ue sta conclu sione a i fini de l

r io st ro a rg om e nt o.

S i dispu ta fra gli A rche o logi in q ua le de i due edifici debba p re cisam ente

Io ca lizza rsi l'o rigine d el t it ul us C l em e n ti s, s e n el l'e d if ic io r et ta ng ol ar e, 0 nella

domus pa tricia . '

I I K ir sc h ( Die R om is ch en T ite lk ir ch n, p . 36-4 1 ), e 1 0 Iunyen t ( Ri v. A r-

c he ol. C ris t. 1928, p . 236 e ss.) , no n sa pendo si sp iega re I 'intru sione di un

M it re o ne lla d om u s p at ri ci a, p ro te ndono a ritene rla p iu tto sto ne ll 'edific io re t-

ta ngo la re ch e ne lla d om u s p at ri ci a. Ma il De R 0 s s i (Bullet. 1 870 , p . 1 66),

considera ndo , ch e l'e dific io re ttango la re non presenta i ca ra t te ri p rop ri di un

 

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titulus, rna bensi i ca ra tte ri di un ed ificio pubblico , fo rse qu e llo de lla Moneta.

a ve va l oc aliz za to iI titulus ne l la domus patricia, ed av eva p rev e nu ta la diffi-

co lta de l M itreo , o sse rv ando , che la domus patricia, app artenev a da princip io

a i cristian i, a i q u a li fu to lta pe r confisca ne ll'e ra de lle pe rsecu zionl, e da l fisco

venduta 0 a ttribu ita a un gruppo di adora to ri d i M itra ( tra cu i forse anch e

Rufinus e Lupercilla de ll'iscrizione ) , i q ua li ne l sec. Ill, a i tempi d i C a r acalla

(211-217), gran pa trocina to re de l cu lto m itria co , po te rono ca rnbia rl a a lo ro

piacimento , ada ttandov i un m itreo ; rna ch e , dopo Ie leggi impe ria li di re sti-

tuzione , ria cqu ista ta da lla Ch ie sa , fu ripristina ta a lIa v ene razione de i Iedeli,

Fu m ura to e in te rra to a llo ra l'abbo rrito m itreo , mentre v enne conse rv a ta la

camera degli stucchi, e inco rpora ta a lia Basilica con la co struzione de ll'ab-

side e con un 'ap po sita sca la d i accesso . Tutto cia (specia l m ente qu ando si

no ti che I'abside e iI lu ogo p ili no bile di o gn i B asilica , e co in cide o rdin aria me nte

con la Confessione ), ci fa suppo rre , che p recisamente la camera degli stucchi

sia sta ta la prim itiv a ecclesia domestica di S . C lemente , in cui so tto l'egida

de l titulus conditoris, si radunav ano i fede li d i Rom a a lia ce lebrazione de ]

sacri m iste ri. '

S i dispu ta a ltre si in qu a le tempo precisam ente sia sta ta edifica ta I'ab-

sid e su lla domus patricia. II De Rossi ritiene sia avv enu ta a ll'e p oca de lla i-

scrizione monumenta le d i S iricio (a . 384-386). L o lunyent, non sape ndo s]

sp iega re come la p rim itiv a Basilica , costru ita ne lla 1" m eta de l seco lo IV , cioe

in un pe rio do di grande sp lendo re costru ttiv o , abbia avu ta si po ca fortuna

d i e sse r grandemente re stau ra ta . m e zzo seco lo dopo a i temp i di S iricio , ne

a ssegna la da ta a l tempo de i grand i re stauri d i Gio vanni II (sec. IV ) .

A llo Iunyent risp onde acu tamente il Cecche lli, il q ua le confe rm ando in

sostanza la sentenza de l De Rossi e pe rfezionandola pro prio in base a Ile co-

sta tazioni de llo Iunyent, amm e tte due fa si ne lla co stru zione de lla Basilica ; la

pr ima (senza I'abside ) ne l pe rim etro de l p iano su pe rio re de ll'edificio re ttango-

la re de lla Mone ta , po ssedu to da i cristian i pe r concessione lega le de ll'a u torita

impe ria le , e non pili ta rdi de lla p rima me ta de l sec. IV ; la second a con I 'ab-

side , q uando a i temp i di S iricio , con la de finitiv a abo lizio ne de l cu lto m itria co ,

e ssendo torn a t a la domus patricia in proprle ta de i cristian i, si p o te costru ire

I'abside su p arte d i q uegli am bienti, che la trad izione p ersisten te dov ea a ttribu ire

a S . C lemente P ap a (24).

(24) Noi penslarno, che niente si oppone a rttenere, essere avvenuta in un unico-

tempo tanto la costruzione dell'aula della Basilica nell'edificio rettangolare, quanto quella

de ll 'ab si de nell a domus patricia, quando si supponga che, per concessione speclale, data

I'importanza del luogo (che 10 stesso Cecchelli sospetta esser stata la domus Ecctesiae de;

Vescovi Romani), e date Ie speciali insistenze dei Cristiani per il recupero di una memoria

di tanto interesse, I'imperatore Costantino abbia voluto che la domus patricia, invasa da]

A d ogni m odo Ie due soprade tte q uestio ni sono de l tu tto ind iffe ren ti pe r

il nostro a rgom ento : p e rche , sia che I'o rigine de l titulus f o ss e n e ll 'e d if ic io

rettangolare 0 nella 'domus patricia, sia ch e I'abside fo sse sta ta costru ita 0

pr ima 0 dopo , rim ane se rnpre a ssoda to ch e gli edifici so ttostanti la Basilica

d i S . C lem ente a tte stano I'e sistenza d iun titulus in una casa cosp icu a romana

possedu ta , abita ta ed u fficia ta da l gd iide discepo lo di S . P ie tro .

P iu ttosto qu e llo che ci p reo ccup a ,e la questione de lla identificazlone de l

conditor tituli, o ssia de l proprie ra rio de lla de tta ca sa cristiana , Fu S. C lemente

P apa il conditor tituli, 0 u n a ltro C lem ente , e p recisamente il C onso le? Noi,

in mezzo a ile flu ttuazioni, a i punti in te rroga tiv i, e a ile tendenze pili 0 meno

av ve rse de l L ecle rcq (Dictionn. d'Arch. Cret., v ol. 11 1, 2; col. 1873..1902), de l

Duchesne (Melang. d'Archeol. et d'Histoire, V II, a . 1887, p. 211 e ss.) , de l

Kirsch (Die Romischen Titelkirch. 'p, 36 e ss.) , de llo Iunyent (Analecta Sacra

Tarracon. V , a . 1929, p. 321 e ss.) , de l Dufourcq (Edude « Gesta Martircm l>

I , p . 160-162), d el D el eh ay e (Les origines du culfe des Martyrs , p. 291, 338),

de lla ste sso C ecche lli (5. Clemente, p. 15-16; 64-65), d el G io rd an i, (San

Clemente Romano, p. 21), e di a ltri au to ri, p rend iamo ne tta la nostra po si-

zione , a fianco a ile p a ro le : <casa paterna di S. Clemente, discepolo e succes-

sore del Principe degli Apostoti». de lla succita ta iscrizio ne ; e co l De Rossi (25)

(Bullet. 1863, p. 25-31; Id. 1870, p. 153-166), c ol M aru cc hi iLes Basitiques,

ed . 1909, p. 287-308), coll'Armellini (Le Chiese di Roma, p. 124 e ss.) , co l

Mulloo ly (St . Clement pope, ecc.), co l Roh au lt De Fleu ry (Les Saints de la

Messe, a. 1895, 23 e ss.) , con X . X . (The Basilica of. St. Clement in Rome,

Illustrated: Grotta fe rra ta , p . 28), co l Ru gge ri E midio (Storia dei 55. Padri,

Mitreo, fosse restituita senz'altro ai Cristiani, gia legalmente installati nel prossimo edi-

ficio rettangolare: che i Cristiani, dietro questa speciale concessione di Ccstantino, nella

prima meta del secolo IV, abbiano te con quanto fervore I) adat ta to a Bas il ic a I 'edificio

r ettangolare, e per incorporarvi la re c uperata domus p atricia, abbiano, nel medesi fIIO tempo,

interr at o I'abborr ito mitreo, ed edificata, sulla memoria antica e sacra della camera deg/i

stucchi, la magnifica abside. Secondo questa ipotesi. i restaur] fatti dal pr e re Gaudenzio, ai

tempi di Siricio, possono riferirsi all'atrio, al nartece, ad altre modifiche, e forse anche

ad un innalzamento della navata centrale.

In questa man_iera facilrnente si spiega il silenzio di S. Girolamo, il quale mernre nel

Ca ta logo par la del ia · Ecclesic» di Clemente, e mentre nella Letter a a Lera (Ep, I07i ac-

cenna ag li spelei di Roma e alia distruzione di uno di essi ad opera del Prefetto Gracco,

pur nessuna menzione fa del centro mitriaco che esisteva nel titulus Clementis. Si pub

percio supporre che questa mitreo era gta sotterrato, e gta se n'era perduta la memoria

ai tempi di S, Girolamo.

(25) II De Rossi in tutti isuoi articoli sulla Basilica di S. Clemente, apparsi nel

Bullettino di Archeologia Cristiana, in linea principale ha sempre tenuto Ia dcmus pa-

tricia cloe il titulus Clementis essere stata I'abitazione paterna del Pontefice, quantunque

in linea subordinata non ha escluso la pcssibll ita di altri conditores, 0 proprietari.

 

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V o l. I, p . 49) , e con a ltri m olti a u tori, rit en iam o che iI p ro prie ta rio de lla ca sa

iI conditor de l « ti tu lu s C l eme n ti s », fu S . C lem ente P ap a , e n iun a Itro (e fr. L a -

r 0 u s se : Diction. Encicl. v. Clement].

L a no stra o p in ione , o ltre e sse r confo rme a lIa tra dizione rom ana a nt ica ,

si riannoda a un dopp io da to d i fa t to inoppugnabile : cio e a ll'e siste nza di una

B asilica an tich issim a di S . C lem ente P apa su ll'an tich issim o t it ul u s C l eme t tt is ,

e a ll'iden tificazione an tich issim a de l titulus Clementis con la Basilica Pont i -

ficis; pe r modo ch e gli an tich i C ristia ni sin da lI 'inizio h anno ritenu to di fa ttoe sse re un unico indiv iduo il C lem ente de l tito lo e qu e llo de lla Basilica . L o

ste sso S . G iro lam o co l su o fam oso : c e iu s n om in is m em or ia m P om ae e xtruc ta

Ecclesia custodit » , non ci po tev a a tte sta re q u esto fa t to , p iu e sp licita rnen te

(e fr. De l e I I aye : L es orig ines d u culte des M artirs, p . 3 38 ).

L a « nom inis M em oria» (secondo il c1 assico significa to c ristia no di q uesta

p a ro la ) e ra il luogo s ac ro d el t it olo , l a s ta nz a 0 Ie stanze u sa te a capp e lla

p e r le sac re aduna nze , e la «Ecclesia » e ra la Basilica co stru ita a l d isop ra

de lla «M em o ria » . L a Basilica dunq u e cu sto d isce la « M em o ri am ~ : di ch i?

eius : di C lem ente il P onte fice , non di a ltri C lem enti.

P e rche la critica possa leg ittim am ente scinde re in du e qu est 'u n ico indi-

v iduo precisa to dagli an tich i, p e rche po ssa ragione vo lm ente infe rire ch e l'an-

tich ita si e sbaglia ta 0 h a e qu iv o ca to ne ll'imm edesim are il conditor tituli co l

P onte fice de lla Ba silica , o cco rrono ragioni po sitiv e, e da t i intrinseci d i fa tto ,ch e v a lgano a fa rci rep ud ia re una sen te nza , ch e ha p e r se qu asi. due m illenni

d i p ac ifico p osse sso .

S oglio no dire ta luni, d ie tro I 'in flusso de l L igh tfo o t, ch e il C lem ente Pon-

te fice , e ssendo libe rto de l C lem ente conso le , non po tev a av e re la fo rza le ga le

di co stitu ire un titulus, di p ro tegge re c ioe , con I'eg ida de l suo nom e e de lla

su a fam iglia , l'e se rcizio de l cu Ito cristiano in su a ca sa , e che p e rcio il titulus

Clementts e da rife rirsi a l conso le , a nzich e a l p onre fice . Qui ognun v ede ch e

il fu lcro de ll'a rgom entazione da la condizione se rv ile de l P onte fice come un

da to d i fa tto p ro v a to e d assoda to , me ntre inve ce essa e una pu ra ip o te si irn-

p ugnabile , im pugna ta , e re cisam ente sca rta ta , com e gia abbiam v isto . C i si prov i

con a rgom enti po sitiv i che il C lem ente Ponte fice e ra un libe rto di FI. C le -

m ente conso le , e no i rifo rm erem o il nostro giudizio , rna finch e codesta a sse r-

zione rima ne a llo sta to d i conge ttu ra , ba sa ta p oi su un la birin to d i «forse »

e di « pu « e ss er e » (26) non e una sem p lice conge ttu ra ch e possa infirm a re

un fa tto incontrov ertibile : rna e p iu tto sto q ue sto fa tto incont ro ve rtibile , che

baste rebbe da se so lo a bu tta r giu la su ppo sizione Iigh tfo o tiana . De l re sto ,

-ch e il C lem ente P onte fice , anzich e libe rto , sia sta to inve ce un p a trizio d i

nobile fam iglia rom ana , e ch e p e rtan to a bbia av u to tu tto il p o te re d i to n-

da re un titulus, no i non 10 conge ttu riamo gia da ip o te tici p onti d i p a ssaggio ,

rn a 1 0 deduciam o da lla tenace conco rdia d i docum enti an tich issim i, ch e , q uan-

tunq u e apocrifi, pu re pe r la lora m utu a e to ta le indip endenza , h anrio un

non disp re ge vo le v alo re (27).

S i dom and e ra con if Ce cch e lli: « la v icinanza (de lla ca sa titulus) a gran-

-e di co st ru zioni im pe ria li (I 'A nfite a tro Flav io e Ie Te rme di Tito ), e il fa tto«che essa ca sa pa re so rta (p . 1 6) , anzi e q u asi ce rtam ente so rta (p . 64) su

< ru de ri d ella D om us A ur ea (d istru tta in e ta F lav iana ) e ch e h a u tilizza to pe r-

... c io zone p e rtinen ti a l dem anio im pe ria le , non pot ra rende r lecita la suppo-

e: sizione ch e essa sia una ca sa de i Flav i, e ch e qu ind i p o te app a rte ne re a

« T. FI. C lem ente P .

L' interrogazione e au to rev o le e suggestiv a . E no i risp o ndiam o : pub e s-

se re ; rna pub esse re anco ra ch e app a rte ne sse a q ua lch e a ltra nobile fam iglia

patrizia , 0 am ica de lla ca sa im pe ria le , 0 degna d i tu tti i rigu a rd i. P e rche non

potrebbe app a rtene re , com e n a so sp e tta to il De Rossi, a lla fam iglia degli A ci-

(26) Guai alia storia in generc, e alia storia evangelica in ispecie, se i dati di fatto

possano essere interpretati con ipotesi contrarle basate sui c forse » e sui c pU G essere» I

Renan insegni.

(27) Questa e la grande differenza che intercede tra noi e il Lightfoot. La nostra sen-

1enza si riannoda a documenti e a voci dell'antichitit, ma quella del Lightfoot no.

Abb ig rn o giit visto nel testo che la nostra opinione si riannoda a documenti del se-

-condo seco lo , qua li il Grundschr if t del le Clementine, e la primitiva forma della Vita di

S. Clemente, di Gregorio di Cipro: si riannoda agli antichi autori della Passio Ciementis,

-degli Acta SS. Nerd et Achiltei, del De certaminibus ecc.

Della famiglia patrizia di Clemente hanno parlato Rufino, Eucherio, il Catalogo Feli-

-ciano, quello Cononiano e il Liber Pontificalis. Ci piace aggiungere i seguenti;

a) Nice/oro Callisto (Hist , I. III c.2) - A d Anacleto successe quel sapiente Clemente,

c chiaro per ilIustre lignaggio, discendente dalla famiglia dei Cesari s,

bl S. Leone Magno (Sac ramen t ar io ) : c qui mundo nobilis, amore Chri st i nob ili or,

·c sacerdos refulsit egregius et ma rt ir insignis '.

c) Sacramentario Gregoriano: c Rornanae Urbis , cuius propter te despexerat digni-

c tatem, et pro transitoria claritate, coelesti facis honore co s plcuum '.

d) Esichio Salonit ano (Vita Clementis Cod. Bibl, Vindobon. n. 12670): c Paternum

«illi genus ex antiquissima Claudiae gentis Neronurn familia, maternum e gente Anicia

·erat • .

e) S. Bernardo (Sermo de tribus aquis) : c Acceperat B. Clemens nobile genus,·c amplas possessiones"

/) L'inno antichissitno (Collez. Drew: n. 24257): - Ortus de stirpe nobili I Roma-

- nae civis patriae I Culmen, factus philosoph us, I Sorti tu r sapienti ae • .

g) Altro lnno (Collez, Cheva li er; n . 33602. Ad Matuti num) : c Ex nobil i prosapia I-e Ort us Romana patr ia I Clemens pas sus mar ti ri um I Coel es te scandi t so li um ».

h) Attro Inno (Collez. Chevalier: n. 36235): «Hic Ro r n a e natus stirpe nitet regia '.

i) Gauderico Vescovo (Codice Casso n. 264, I. I, C. I): c C. Oct av iu s (Augustu s) r e-

-e rum potitus Faustino consanguineo suo nobilis aeque familiae Matidiam iunxit uxorem,

.• de qua ... Clementem Faustlnus pater accepit '.

 

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I ii? p e rch e non a q u a lch e ram o degli O ttav i ? p e rch e non a i B ru zi P re se n ti ?

p e rch e non agli A nni V e ri? e cc? S e gl'im pe ra to ri FIav i d ist ru sse ro la irn-

men s a Domus Aurea, p e r acca ttiv a rsi Ie sim pa tie de i c itta d in i, ch e e rano esa -

sp e ra ti a l v e de r R om a rido tta (p e r la Domus Aurea) q ua si a una casa so la ,

e ch e si v edev a no q ua si co stre tt i a e rn igra re a V e io , c i p a re p iu pre sum ibile ,

c he r no lt e z on e d el la dis tru tt a Domas aurea fo sse ro sta te co ncesse 0 vendute

a ricch i c ittad ini p riv a ti, anzich e rit enu te dagli ste ssi Flav i, tan to p iu ch e

q ue sti av ev ano gia ritenu to , ad lISO di abita zione , u na p a rte de lla Domus Aureada l la to o rie n ta le (L ugli: La zona archeol. di Poma, p . 132, 139-140 ). N e

de l re sto e p re sum ibile , ch e tu tte Ie ca se co stru it e su i ru de ri de lla Domus

Aurea, so lo p e rch e e rano in v icina nza a co stru zioni im pe ria li Fla v iane , e p e r-

t inen ti a l dem anio im pe ria le , do v esse ro app a rte ne re a m embri de l la ca sa F la -

v ia . P e rtan to i p unt i inte rroga t iv i de l C ecch e lli la sciano la no stra te si irnp re -

g iud ica ta .

S i d ira infine con il K irsch (Die Romischen Titelkirchen, p. 36-41) ch e :

S _ C lem ente P a pa sin da i p rim i tem p i e ra p a rtico la rm ente no to a lia co rnunita

c rist iana , sia p e r le Plcognizioni Clementine, sia p e r la su a le t te ra a i C o rinzi,

sia pe r a l tri tito li; (e pe rch e non a nch e p e r la su a nobilta ?) d i m odo ch e i

C , i st ian i a n tich i, p re si da v ene ra zione p e r la su a de gna p e rsona ne v o lle ro

consa cra re ed ono ra re la m em o ria in un cen tro im po rta n te d i cu lto , e p re ci-

sam ente p re sso il titolo di C lem ente conso le ; e ch e q u ind i, da ta sp ecia lm e nte

I 'om onim ia , Ia ce lebrita de lla v ene ra zione de l p rim o , fin i p e r o scu ra re la m e-

m oria de l se condo , com e si e v e rifica to in a ltri ca si, p . e . ne l titulus Equitii

mu ta to in q u e l lo d i S . S ilv e stro in cap ite , e ne l titu lu s Bizantis 0 Pammachii

mu ta to in que l lo de i SS . G iov a nni e P ao l~ e in m o lt i a ltri tito li. •

O sse rv ia rno anzitu tto : a ) ch e Ie Picognizioni greche, tra do tte da Ru fino ne l

seco lo V , non po te a no e sse r no te a i Rom ani de l seco lo IV , q u a ndo gia ne l

titulus 0 Basilica Clementis si v en era va il P on te fice ; b) c lie I'a ut ore d ell e Rico-

gnizioni, siria co com e e ra , d i C lem ente conso le non av ra sa pu to fo rse ne p -

pu re l'e sistenza , e ce rtam ente ne i su o i sc ritt i non ha m a i p ensa to a l conso le

Fla v io , rna a l C lem ente congiun to d i Tibe rio ; e c) ch e de l re sto non e credi-

bile che i rne ra v ig lio si racconti de l le Picognirioni (a nch e se fo sse ro sta ti no ti)

abbiano av u to tan to po te re su l la C h ie sa Rom ana de l seco l o IV , ( in cu i p u r

v isse ro do tto ri, sc ritto ri e inge gni d i prim o o r d ine , ch e e ra no in grado , m e glio

d i no i, d i cono sce re co se e p e rsone ) , da indurla a pre sta re un cu lto sp ec ia -

l issim o a l P onte fice , e a de d ica rgJi una Ba silica m agnifica , in un luogo in un

titulus in una memoria che sa rebbe sta to d i un a itro p e rsona ggio .

In se condo lu ogo , in m erito a ll'u so a n tico d i m u ta re a i tito li il nom e de l

fonda to re , o sse rv iam o ch e ne l se co lo V I, q u a ndo i c ristian i non so ffriv ano che

le lora Ch iese p iu be lle e p iu an tich e non po rta sse ro I 'ap p e lla zione d i un

S a nto (cfr. S inodo Rom ano a . 499 confron ta to con qu e llo de l 5 95 ) , av v eniv a

q u esto fa tto : cio e se il condilor tituli a v ea ne l la trad izione Iam a di cu lto , ~j.

p re figgev a senz 'a ltro a l su o nom e I'ap p e lla t iv o di Santo; p. e . titulus Pudetttis •.

S . P u de nz ia na ; titulus Praxedis, S an ta P ra sse de ; titulus Caeciliae, S . C eci-

l ia e cc .: se ne lle abita zioni de i conditores e ra no s ep ol ti 0 v ene ra t i de i S an ti

sp ec ia l i con un cu i t o d i singo la r dev ozione , a l lo ra a l nom e de l conditor si so -

stitu iv a se nz'a l tro il nom e de l S a nto 0 de i S an ti iv i sepo lti; p . e . a l titulus

Equitii si so st itu i il nom e di S . S ilv estro in cap ite , a l titulus Bizantis 0 Pammachii

nom e de i SS . G io v a nni e P ao lo ecc : se po i ne l titulus non c i fo sse ro co rp id i S an ti , 0 il conditor non gode sse fam a di san tit a , 0 si fo sse oscu ra to il su o

rico rdo ne lla m em o ria de i p o ste ri, a llo ra si sost itu iv a a l su o nom e q u e llo d i

un S anto omonimo p iu cono sciu to ; p . e - a l titulus Anastasiae q ue llo de lla m ar-

tire d i S irm io , a l titulus Chrisogoni q ue llo de l m a r t ire d i qu e sto nom e e cc.

(efr. Dele h aye H ipp . Sancius, p . 1 49)_ Cia accade v a ne l V I se co lo .

M a no i i v ecc a bb ia m o il titutus Clemeniis, a l q ua le fu da to I'a pp ella tiv o

d i S a n to m olto p rim a d elv s e co lo V I (Zo sim o ch e scrisse ne l 4 17, e ra gia d ia -

cono ne l la se eonda m e ta de l se co lo IV ) , e fin d 'a llo ra , com e si rica v a da S . G i-

ro lam o , co l nom e di C lem ente s'in tendev a il C lem ente Ponte fie e .

S e if p ro p rie ta rio e il condito r de l titulus Clementis fo sse s ta to il C onso le

e non i P onte fice , com e si sp ie ga ch e iC ris tian i siano a nda ti a loca l izza re la

m em o ria de l P onte fice p rop rio l i, ne l t ito lo de l C onso le ? C 'e rano ta n ti ce n tri d i

cu lto in RU!ll? (O na v o di M ile v i a i suo i tem p i ne conta v a o l tre 4 0 e le v ati a lgrado d i Basil ica ). p e rche anda re a sceg lie re p ro p rio il tito lo de l C onso le?

N essun u so e li santiticare i tito li e siste v a ne l se co lo IV (il S inodo Rom ano

de l 499 Do rta le firm e di 29 tito la ri senza il pre fisso d i S a nto ) , e tu tt 'a l p iu ,

se ci tosse sta to qu e st 'u so , si p o tev a a pp lica r e il pre fisso d i S an to anch e a l

C onso le conditor de l tituius Clementis, ch e pu re e ra sta to un rna rtire . N ien te

co rpo de l P onte fice , iv i e siste n te e iv i v ene ra to , p o tev a consig lia re e sp inge re

i C rtstla n i a da re la p rev a lenza a l Pontefice su i C onso le . Dunq u e com e si

sp iega ch e li ne l titulus Clementis fu v ene ra te il P onte fice e non il Conditor?

L 'om onim ia? Ma no i com p re ndia rno la po tenza de ll'om onim ia ne l tiiulus.Chri-

sogoni, Anastasiae ecc., q u a ndo , ne l seco lo V I, un m artire insigne o ffu sca v a

e soppian ta v a con la sua nom e a un igno to o e l o scu ro o rrio nim o canditor; ma non

la com prendiam o ne l ca so no stro . Non co m pre ndiam o cio e , com e , ne l·se e IV ,

q u ando i: cu lto de i m artiri e ra ne l m assim o fe rv o re , tu tt i i C ristia n i d i R om a ,

a nch e i p iu in te llige nt i, a bbiano pntu to rnerter e in so tt 'o rd ine e ne l p iu p ro -

fondo oblio , p e r p u ra om oni:n ia , lin insigne p e rsonaggio crist iano , un m em bro

de lla fam iglia irnp e ria le F lav ia , lin C onso le : u n M artire ! u n T . FI. C lem ente !

e dim entica rlo p ro p rio ne l lu ogo de l su o tito lo , o v e e siste v a un rnonu rnen to

so lenne de lla su a m em o ria e de lla sua re lig iosa p ie t a l

V orrem o dire q u i co l C ecch e lli, (p . 65 ) che i C ristia n i an tich i, senza punto

dim entica r e il C onso le , abbiano vo lu to v ene ra te ne l titulus Clementis ta n to la

 

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Appendice A: LA FAMIGLIA.

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'm em oria de l C onso le condlior, q uanta q ue lla de l P onte fice o fficia to re de l ti-

. tolo ? Ma allo ra pe rch e i document! ch e pa rla no de l titulus Clemensis (Zosi-

m o, S iric io , G iro lam o, C ata lo go Fe lic ia no e cc.) a lludo no sem pre ed esclu siv a-

m ente a l Ponte fice e non si rife riscono ma i ne ppu r da lonta no a l Conso le ? -

'S i e rano gia confusi i due pe rsonaggi? - E perch e rico rre re a l comodo

-fa tto di q ue sta confusione , ch e non so lo non si pL IO prov are , e d e pos i t iva -

m ente e sclu sa , rna ch e , de l re sto , suppone una fe nom ena le igno ra nza ed ingra-

t itudine in tu tt i i rne rnbri de lla C h ie sa rom ana de i p rim i tre seco li ? - No ;a dov remmo d ire , co n il L ipsiu s, H ilgenfe ld , O ebbar ecc. ch e il Conso le e

iI Ponte fice fo sse ro una so la persona , (c io ch e o ram a i e sca rta to da tu tti i

crit ici),o ppu re , am messa la dist inzione de i due insigni e d ine q u iv ocabili p e r-

sonaggi, dobbiam o riconoscere , ch e non il conso le , rna il so lo P onte fice fu

.ab initio v ene ra to ne l t itulus Clemeniis ; e p ro pr io Ii e no n a lt ro v e pe rch e Ii

-esis teva il SLiO rico rdo persona te , la «m emoria ~ il« t itu lu s > la sua ca sa

pa te rna .

In fine non si ca p isce la ra gione pe rch e con ta nta insistenza si v oglia -

no a ccampa re de lle ipo te si, p e r scinde re in due il conditor tituli e i l C le m en te

P onte fice , q uando i cristiani a ntich i di jatto v i h anno v edu ta una so la pe r-

sona . Sa rebbe ro le git tim e q ue ste ipo te si so lo ne l ca so che si riu scisse a p ro -

Y a re , e sse re in cre dib ile 0 ripugnante a lla sto ria , ch e S . C lem ente P ap a possa

e sse r sta to il p rop rie ta rio di una ca s a pa trizia , e il conditor di un tito lo . A q ue i

. ch e 10 rite ngono un O rie nta le , un G iudeo d 'o rigine , un sem ita , un libe rto e cc.

po tra se rnbra re incre dibile ; rna non a no i, ch e abbiamo fino ra p rov a to , e co i

da t i de lla le tte ra a i C o rinzi, e con documenti posit iv i, e co l fa tto de lla sua

Ba silica inco rpo ra ta a l suo t ito lo , ch e egli e Romano, e memllro dl co sp l eu a

famiglia.

L a nostra tesi, se non a ltro , h a il m erito di non ba sarsi su fa nta stic i

ponti, di non rico rre re a supposte co nfusioni d i persone , e sop ra ttu tto h a iI

rm erito di e sse re confo rm e a ll'ant ica e so da tra dizione rom ana .

Com e append ice a l nostro studio , rife riamo le op inioni de i dlv ersi scrit --

to ri into rno a lia famiglia di S. Clemente. Data la m ancanza asso lu ta d i docu -

m enti a ttendibili, no n e possibile indicare a q ua le fam iglia pa trizia a pparte -

ne sse p re cisam ente S . C lem ente Pa pa . Tre sono Ie ipo te si p rincipa li.

a) La famiglia Ottavia-Claudia.Le Clementine, l'A uto re d el De Certaminibus, S . E uche rio , N ice fo ro Ca l-

listo , E sich io S alonita no , O auderico V escov o , rite nne ro in antico e ssere sta te -

S . C lem ente m em bro de lla fam iglia Ottavia un Fausto Ottavio Clemente. Intem pi rneno remo ti fu rono de lla ste ssa op iniane m olti scritto ri, tra iq ua li :

Ughe l l i (ltal. Sacr., t. I, Vescovi di Velletri); G. A ntonio L ucenti (in Ugh~ lIi:

ivi) ; G io . R ossi (Vita BOil if. vut, 1. I, c. 8) ; o ro . Blacu (Teatro delle citta

/tal., I, div . I) ; C . Barto lom eo P ia zza (Gerarchia Cardinal. Vescovo di Albano);.

Chodik iewitez (Gloria S. Clemelltis, p . 6 e sg.) ; Grisendi (in M ich e le G iusti-

nia ni : Lettere Memorab., P: I, 136); ecc .G li sto ric i v e llte rni po i (28) , basa ti su i fa tto de lla lo ro antica Ca ttedra le ,

(28) 1 medesimi stori ci vel it er ni ci danno ilse gu ente a lb ero ge nea lo gi co de ll a farnlglia.

Ottavia, r amo Cai o di Vell et ri .

Capostipite Caio Rulo Ottavio1

ICaio Ottavio I ( ramo rim asto a Vel letri )

Caio ollLiO II (a. 535 di Rorna) Trib. Milit.)

Caio ottlvio III (a. 580) Magi st r. Veli t.- - ; - - 1 -

C. Ottavio IV (3. 630 ·694) P re to re in Mac edonia

ICneo Ottavio(ramo trasferito-

si a Roma e an-

nove rato tra le

farniglie patrizie

IC. Lucio Filippo Fausto

IC. Ottavio Faustino(Mari to di Matidia)

IS. Clemente Papa

IMarcello(marito diGiuJia figliadi Augusto)

. ' I ' A .rima mog Ie ncarta

I .Ottavia MaggIOre

IMarcella

,seconda moglie Attia (so re lla d i Cesare)-

I IOttavia minore Ollav iano Augusto

I IGiulia Tiberio

II

Anton ia I Anton ia I I(moglie a moglie a Ne-Domizio E- rone Clau- InObar~O) dio D i uSO I

Cn. Claudio Agrippi-Domizio Imp. na I

figliastro

NeroneI

Agrippi- Caiona II Caligola

madre diNe-rone

 

/

102 -

-e difica ta ne l se co lo IV, su lle ru ine de l temp io di Marte , sin d 'a llo ra dedica ta a

- 103-

M a i t r e S t.: S . C le me nte d e R om e, lib. 14, c. 5, ecc.). II De Rossi a q ue-

sio (Bullett. 1865, n. 20): ~ poiche oppone ere-

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.S. C lem ente Pp . pa trono p rincipa le de ll'inte ra diocesi; ba sa ti altresl su lle a n-

tich e p itture de i Santi de lla fam iglia O tta v ia , ch e esistev a no ne lla C appe lla

Ot tav ia ( S ac e ll um Oc t av ium ) de lla m edesim a C atte dra le , o ra inte ra mente S co rn-

parse e su un'iscrizione ma rmorea , o ra ne l Museo civ ico , in cu i si legge :

F austin us e mit lo cu m (v . B ulle tt. A rch . C rist., a. 1901, p. 269) e ba sa t i

infine su una tra dizione u ltram illena ria a t testa ta da O aude rico V escov o a . 867;

non sa pendosi sp ie ga re un culto cosi a nt ico e so lenne , p re sta to a S. Clemen te

.Papa ne lla lo ro C iW I, non so lo 10 rite ngono un m embro de lla fam iglia O tta -

v ia V elite rna , donde usci C esa re A ugusto , rna 10 credo no a ddirit tu ra e ssere

sta to anche V escov o di V elle tri, (se de de lla sua fam iglia ) a l tem pi de l Ponti-

fica to di A nacle to , e dopo la morte di q uesto , esser div enu to V e scov o di Ro-

rna . (Teo li Bona v .: T ea tr o S to ri e a , I, c. 2; Borgia A less.: I s to r ia d e ll a

C hie sa d i V elle tri, I. II, n. 30; B 0 r g i a S t e fan 0: De C ruce VeW ., pag i-

na 226 e sg.

b) L a ja mi gl ia F la via (29).

Negli a tti de i SS . N ereo ed A ch ille o si legge : • n oi sa pp ia mo c he il c on -

« sale C lem en te era frate llo d i tuo p adre (F ausfin ian o) ». Da que sta no t izia

.mo ltissim i au to ri a ntichi e mode rni h anno ritenu to che S . C lem ente Pa pa fosse

un mem bro de lla fam iglia Flav ia . (Sgamba ti: C o d. V at ic . 2598, p . 295;

V i t ry : C le me nfis t um u lu s ; Dr i 0 u x : L es A p ot r. , p. 484; A r 0 s i 0 L.: I p ri-

.m i g io rn i d el C ri st ia n., p. 219; Rug g e r i E rn.: S to ria d ei SS . Padri, I, p. 49;

Secondo questa tavola Faustino, padre di S. Clemente Papa, sarebbe stato cugino di

'Ottaviano, zi» cugino di Tiberio (come dicono Ie Clementine), e congiunto di Nerone (co-

me dice I'autore del De Certaminibusi, e di vetusta prosapia di Senatori e della stirpe dei

Cesari (come afferma S. Eucherio). Secondo iI medesimo albero, si potrebbe trovare un

qualche addentellamento col Clemente collaboratore di S. Paolo a Filippi, in quantoche

'Caio Ottavio IV (zio di S. Clemente) fu pretore in Macedonia, ove cer tarnente avr il l asciato

amicizie e ricordi non ignoti ai suoi posteri.

II Card. Stefano Borgia nel suo classico libro c De Cruce Yeliterna » a p.228, enu

mera Ie dette pitture dei Santi della famiglia Ottavla nel ~ Sacellum Octaviuni » della

Cat tedrale di Vel le tr i: a cornu Evangelii: S. Cornelii P. et M. ; S. Placid us f ,1 . ; S. Flavia

Virgo et M.; S. Clementiana V. et M. ; a cornu Epistolae i S, Eustachii M. ; S. Victorlus

M.; S. Eutichius M.; S. Aurelia V. et M. Si noti il nome di S. Clementiana nel Sacellutn-Octavium della Cattedrale di S. Clemente in Velletri.

(29) II c Faustinus emit locum. di cui abbiamo fatto parola piu sopra nel teste ci

-fa ricordare il•ilius Faustini » delle Clementine e del Catalogo Feliciano. Esiste nel me-

-desimo Museo Civico di Velletri un'altra iscrizione cristiana antica ( IV , 0, v secolo in cui

si si legge: c Flabiae Feticissimae s • Ques to nome «Flabia » confrontato con la c S . F lu -

via V. et M .• delle pitture del Saceltum Octavium, puo Gar materia ad elegant: questioni

-archeologlche,

e dere che FI. S abino (senio re ) , fra te l lo di V e spasiano , m orto a ssa i vecchio,

« ne l 70 d. C . a bbia a v u to un figlio (Fa ustino 0 Fa ustinia no ) di e ta m aggio re

-c a i tre ch e co no sciam o (FI. S abino iunio r - P la u tilla - T . FI. C lem ente ) , da l

e q ua le sia na to , p rim a delf 'a ssunzlone de i Fla v i a l l'lm pero , C lem ente il P on-

-c tef ice, co nv ie ne po rre q uesta notizia a l suo luogo , con un punto inte rroga -

-« tiv o , a spe ttando che indizi 0 docum enti ce rti la confe rm ino 0 l a d is tr ug -

-« gano »,

Lo Sgambati (Cod. Vatic. (Barb.) N. 2598, p. 235) ci da il seguente stemma dei Flavi,1. T. Fl. Petro . .Reatinus. 1" Uxor Sabina. - 2' Uxor ex Faustis SiJlanis. .

2. T. Fl Sabinus . .Publicattus. Uxor Vespa sia Po lla .

3. T. Fl. Sabinus : Uxor Aria Ariis, Cte mentis filia.

4. T. Fl. Clemens consul. Uxor FI. Dorniti ll a.

5. T. Fl. Vespas. et T. Fl. Domit . f il ii consu li s, a Domit iano adop tat i

6. T. Fl. Faustus f. Sabini . Uxor Mathidia.

7. Clemens - Faustinus - Faustinianus, t res f il ii Faust i.

8. T. Fl . Yespasianus Imp. Uxor FI. Domit ia .

9. Titus Imper . et (Titus) Domitianus Imp. f il ii Vespa siani Imp .

10. Fl. Clemens Faustin. Pontifex, f. Fausti.

II De R 0s 5i (Bottettino Archeol. Crist. a. 1865, n. 20) che non ha posto mai tra le

iavole Ia parentela di S. Clemente Papa con la famiglia Flavia, da ilseguente Albero ge-

nealogico, met tendo ilpunto interrogativo sui terz o Flavio (che noi cognominiamo Fau-

sto) (Vedi anche Civilta Cattolica, a. 1865, sesta Serle, Vol. IV, p. 349 e SS).

1 2Titus Flavius Petroni us: uxor Tertutla

3 1 4T. FI. Sabinus : txa r Vespasia Palla

1 7T. Flav: Vespasianus Imp.

Suxor Flavia Domitilla

5 1T.=r=:uxor ( Pi a u ti . 7)

T- Flavius?

J 1 1 0

I

\1 2

T.Fl. Sabin. Plau- T. Fl. Clemens Titus imp. Domit.nusuxor Iulia tilla uxor 16 imp.

Augusta (23) II fl. Domitilla (25) 2" uxor 17

caniux .. Marc ia Fur- uxor

I Inilla D o rn it il f a

I1

Longina

, I

12419 120

I

1231I

18 \22

T. Fl. One- F l. Do · Fl. Do- Vespa- Domi - l ul ia A ugus ta Domitianus

simu s : uxor mitilla mitllta sianus tianus uxo r puer

fl. Domi- Virgo uxor i un io r iunior fl. Sabinitilla (20) Onesimi

Fl. Domitttlaconiux

. Flav.(Faustus) ?

uxor Matidia?

25

Flavia Domi-ti/la

uxorClementisConsulis

Clemens Pon-tifex 7

 

- 104- - 105-

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II M a istre S teph an s'ingegna a concilia re la no tizia de lle Ri~ogniziont

(co ng iu nto d i T ib erio ) con q ue lla degli A tti de i SS '. N e reo ed A ~hI1 l.eo (con-

iu nio d ei F la vi), prov ando la linea d i p a re nte la eS lst~n~e fra .Tlbe no e IV e-

g. sicche C lem ente il P onte fice po tre bbe be n dirsi congiunto de ll unaspasiano,

e de ll'a ltra fam iglia . . ..' .L o Sgam ba ti, sp iega il silenzio degJi scritto ri. pa~ anl, 1 ~ua l1 , m entr~ c~

danno i no rni d i q uasi tu tti i congiunti a scende .n~ l, dlsce~dentJ e co lla te ra li d t

Vesp a sia no pur ta cciono comp le ta rnente di Fa ustlnlano , e di C1 ~m e nt e . P o n ~ ef lc ~

su o fi lio : 'ed a ffe rma , che Faustin iano , intan to e ta ciu to da l. de tt i sc.n tton ,inqu a ;to che sin da gio vane si e ra ritira to da lla scena d el la ~ It a. p u ?b lt c. a ro-

mana abba ndonando il paganesim o, p e r seguire , q u a le pro~elLte, I I G IU .d a l smo ,

religione de lla sua m oglie M a tidia ; e che cio fu la causa di un'educazio ne ab-

ba st an za g iu da ic a data a l fig lio C lem ente . . ..Ch ecch e ne sia di tutte codeste suppo sizioni, da lla pr e sen te IP_ot~S I n-

su lte rebbe che S . C lemente P ap a sa rebbe st~ to '" . ~ embro de lla fam lg .l!a .Fla -. .. Fausto Fta v io C lemente : e cio coricilierebbe Ie o sse rv aZ lo m de l

V ia , c ioe un . , I grandi co -C ecch e lli suI fa tto che il titulus Cle rnen tis e in v icinanza con e

. de ri d II Dem us aurea , zona pcrti-struzioni lrnp e r ia li Flav ie , e so rto SUI ru e n e a

nente a l Demanio Im pe ria le Flav io (30 ).

c) L a fam iglia A cilia .

II D Rossi che av eva m esso de i p unti inte rroga tiv i su lla Fam iglia Fla .-

. d l S e C lemente h a mostra to semp re l a sua prop ensione a ritene re ch e II

~ :n d; to ; titu li C le ~e Tlt is , fosse un mem bro de lla fam iglia A cilia (Bu ll e tl ., . .18~3,

. 89; 1888·89, p. 38). I ram i d i qu esta nobil~ s.~ im a g~n~e e rano .~ lO ltJ . c. e-

~ ano Ii A cilii Ba lbi, gli A cilii G labrioni, g li A CI.llI Fa~ sh lll, e q .lI~ Stl. ~ austl 0

~ . . en ta ti co i G labrioni come r ilev a si da lle lscrizio n t nporta teFaustin i e rano irnpa r '., . .., (31)

M4755 475 6 I medesim i Fau sti, 0 Faustini, 0 Fau stll1 lam .

da l om se n n. , . A ., I I I la su ae rano impa ren ta ti anch e con la ca sa G iu lia e con la ca sa I1 IC la , a qu a e a

30) Taluni nelle parole di S. Eucher io «ex vetusta ~enatoru,:, !,Togen.ie., t ro -

( difficoliil per la ftavianita di S. Clemente; inquantoche la famigl ia FI~vla, come

::t:~t~n~vetonio era di bassa ed oscura condizione, di un paesello della SabIna. pres~o

Rieti . Ma quand~ si pensa che Vespasi ano, molt o pri .ma di s.ali n: al t~ono, er a st:t o tr~ ~uno ~~

T. uestore in Creta vinci tore dei Germani e del Br ltanni. espugna ore I ve

racia, q , "d) d i ensa che a un gene-citta (senza parlare delle lmprese poster.iori in GIU ea ; quan 0 s . p .. obili famiglie

rale rnolto slimato nella corte di Claudio e dl Nerone e ~resso re piu n. dffi lta In

rom'ane era motto facile I'imparentarsi con qualcheduna dl esse; cade ogm. .1 c~ I

ro oSito. Anzi taluni danno come positiva la parentela .dei FI~vi can .Ia fam!glla di Porn-

~on~a Grecina e con S. Petronilla nota figlia spirituale dl S. Pietro (GIOrdani, p. 12).

volta e ra im pa renta ta con ta lu ne fam iglie imperiali ( V. T eo Ii, p . 138).Daile Iscri-

zion! racco lte da l W ilmanns n . 421 si rilev ano una G iu ll a F a us ta ; un a Do -

m ilia C n. Fausta A niciana ; un V in icio F austino Giu lio ; un A nicio A cilio 010-

b rlo ne F au sto (cfr. For ee l lin i: Onomast icon , v . Acilia e Fausta ) . Abbiamo

degIi A cilii fa tti cristiani sin da lla p rim a o ra : anche A cilio G la brione , conso le

con Tra iano , fu C ristia no , e, com e ta le , fu ucciso da Dom iziano (Dio . Cass.,

LXV I I , 13; De R 0 s s i : Bullett . 1888-89, p. 5 5 ). - U n'e pig ra fe o no ra ria , t ro va ta

ne lla Basilica su pe riore d i S . C lemente , cop ia ta da l Doni (Inscript. cl. V , n. 54 )

e dal Borghesi (Decadi tiumism., XIV , 2), porta il nome di un A cilio ; cio fa

supporre che iv i fosse la ca sa degli A cilii c ristiani, e ch e il t it ul us C le m en ti s

fo sse lora proprieta ; e qu esta conge ttu ra pub fa rci sospettare che e s si f o ss e ro

p recisam ente gli A cilii Faustin i G labrioni, im pa renta ti con i Giulii, con gli

Anicii ecc., e che S . C lemente P apa fo sse un mernbro di essi, cioe un Fau -

sto A cilio C lem ente (32).

Questa conclu sione co rrisponde re bbe con Ie v agh e , rna concordi vo ci de lla

p tu remo ta an tich ita su lla 'u obilta d i S . C lem ente P ap a , e co rrisponde rebbe a l

Faust in ianus 0 Faust inus de l le Picognizioni e d elle Omil ie , al f il iu s F a us ti ni

d e r eg io ne C oe li otn on te de l C ata logo Fe liciano , a lia ve tu sta se na to ru m p ro ge-

ni e di S . E uch e rio , e a tu tta la v ene randa trad izione romana (33).

Mentre q uest 'u ltim a te rza ip o te si ci app aga p iu de lle a Itre ; no i, a s p et-

tan do che u lte rio ri scop e rte ne confe rm ino qu a lcuna , pre fe riamo rima ne re in

so speso , e ritene re fra ttanto ch e iI Ponte fice S . C lemente sia sta to , in gene re ,

m ernbro d i un'an tica fam iglia p a trizia ro rnana , non ancora indiv idu a ta (33).

(31) C i as sl cura i l Fo rc el li ni (Dnomastlcon, v. Faustus) che Faustus, Faustinus, Fau-

stinianus si adoper avano pr omiscuamente nell e anliche f amigli e r omane, anche per i ndi-

care la medesima persona.

(32) Lo Iunyent (Anal. Sacra Tarrac. 1929: Origini e sviluppl del titolo di S. Cle-

mente Rom. verso fa fines nota, che nella nobile f amigli a Acilia non si conosce aJcuno che

abbia avuto nome Clemente; e questa gJi sernbra una difficoItil all'ipotesi. Noi abbiamo

gia veduto quanta fosse cornune in tutte Ie famigJie rornane il norne di Clemenle: niente

dunque di piu facile che anche nella famiglia AciJia sia esistito, un personaggio di nome

Clemente.

(33) Insistiamo fermamente su questa nostra opinione, perche finora Ie ipotesi con-

trari e, malgrado t ut ti gli sforzi dei lora patr ocinat ori ie patroci natori potentissimi ), non

ci hanno potuto convincere ne che la Lettera di Clemente ai Corinzi sia stata scritta da

un Giudeo d'origine, ne che la concordia degli antichi documenti (affermanti in coro Ja

rornanita e la nobilta del Pontefice S. Clemente) non valga proprio nulla dinanzi alia storia

e alia critica, ne che il tifulus Ctementis, immedesimato ab antiquo con Ia Sancti Clemen-

tis tPapaei Basilica, appartenga veramente ad un altro Clemente,

 

- 106 -

A d ogni m odo , 0 sia sta to un Fausto Otfavio Clemente, ~ un Fausto ~l~vio

- 107-

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Clemente 0 un Fausto Acilio Clemente, 0 u n C le me nte dl a ltra p ro sap ia ; la

su a antica B asilica , im me de sim ata ab antiquo c on I 'a nt ic hi ss im o t itulus Cle-

mentis, ci dil la p iu lo gica e na tura le p re sunzione sto rica e c ritica , ch e ~ ssa

fu la sua casa p a te rna , e ch e p e rcio la sua o rig ine anch e p e r q u e sta m o tiv e ,

fu tu t t 'a ffa tto Rom ana (34 ).

(34) Alia medesima conclusione non e e st ra ~~a l a . :. o?s id .e ra~ io.ne d el la 7 el eb ri ta

t di aria che S Clemente ha goduto sopra tutti I Ponteficl del prrrrn due secoli. Ognu-s r aor 10· • C . ti . d'O id t e d'Oriente

sa che la sua figura e gigante nel concetto di tutti I ns rant CCI en e .

~ouall Ie cause? Per carlta I Lasciamo stare Ie Clementine, Ie qua Ii vennero ~opo, e. ch.e

anzi sono un eHetto pluttosto che una causa d~lIa celeb.rita del personaggl?;. rna InSI-

stiamo sulle vere cause, E. aile fatiche, ai merlti personah del Pontefice, all e~se~ stato

discepolo di S. Pietro e Vescovo ordinato da lui ranche Lino eCleto furono ta~I~, alia

lettera scritta ai Corinzi (anche altri Papi antichissimi scrissero letlere memo~ablh), ag~

giungiamo ancora la caratteristica dell'alta sua posizione familiare: .ragguaghamola co~

tempi diHicilissimi in cui vi sse, tempi che ~ec1~mavan~. una potente flgura sulla Sede di

Roma, e allora la sua celebrita straordinaria CI pare pru a posto.

Appendice B: IL CONSOLE E IL PAPA.

Da qu a nto fino ra a bbiam o espo sto , risulta n et ta la d istin zio ne d i C le me nte

P a p a da l C lem ente conso le .

Tem po a ddie tro la scuo la tede sca a v ev a so stenu ta la te si de lla ide n tifi-

cazione ; rna furono tan te Ie o ppo sizioni critiche de i do tti (pe rsino de l R enan

ne Les Evangilest che 10 s te ss o H a rn ac k, ch e in un prim o tem po a v ea p ie -

ga to v erso la te si ge rm anica , fin i pe r sch ie ra rsi centro, sicch e a i d i no stri lad et ta o pin io ne e co mp le ta me nte sc arta ta .

P e r riba tte re la te si t edesca ta lu ni critic i sono cad u ti in eccessi contrari,

sia arnmettendo una contam ina zione an tica de i du e C lem enti, sia a f fe rmando,

pe r m eglio d ist ingue rl i, l 'o rig ine giuda ica de l P onte fice e la rom ana de l con-

so le , sia infine opponendo il d iv erso g en ere di mor te , « quia Fl . Clemens mar-

tirium subiit, Clemens Episcopus autetn sua morte defunctus esse videtur »

(F un k: P. A., I , p . X XX III).

. A nzitu tto no i q u i rip e tiam o pe r l'u ltim a v o lta ch e ne ssuna contam ina -

zione de i du e C lem enti fu fa lt a m a i in an tico . R icono scta rno be n si una

ce rta o scil la zione in a lcuni do cum enti in to rno I 'ind iv idu azione de lla fam iglia

di S . C lem ente Pp . qu a n tu q ue siano tu tti conco rd i into rno a lia su a nobilta ,

rna non trov iam o m a i ne in iscritto ne in fa tto ch e i C rist ian i an tich i a bbiano

p e r una so la v o lta confu so il P onte fice co l conso le . S ia rno noi m ode rni, ch e ,dopo av e r a ffa ccia te de l le ip o te si nuov e , p e r m eglio confo rta rle , rico rriam o

a l com edo punte llo de lla contam inazione an tica (35).

In secondo lu ogo osse rv iam o ch e , a p pigl ia rsi a ll'o rig ine giuda ica de l

P onte fice e a l suo d iv e rso ge ne re d i m o rte , pe r d ist ingue rlo da l conso le , se

a no i, ch e rit en iam o tu tto il con tra rio , a pp a re un gra v issim o e rrore , a lia cri-

tica in gene re de v e sem bra re un nail sensa; p e rch e non si e ma i de tto ch e ,

con da ti, p e r 10 menu dubbii ed ince rti, si p ossa dem o lire una fonda t issim a

(35) E' proprio cos 1. Per sost enere la tesi st raniera del l'ident ifi cazione, si r icor re ali a

contaminazione anti ca! Per aHerm ar e col Li ghtf oot la condi zi one libert a del Pontefi ce, si ri -

corre alia contaminazione antica; per ritenere col Cecchelli che iI titulus s ot ro st ant e a li a

Basiltca del Pontefice era pro prieta dei console, si ricorre alia contaminazione antica ; per

asserire col Kirch che la celeb rita del Pontefice oscuro la memoria del console, &i ricorre

alia contaminazione antica; per provare col Funk che aI Pontefice e stato dato equivo-camente il titolo di martire, si ricorre aIla contaminazione antica; per ispiegare col Du-

four cq I 'or igine I eggendar ia del la tradizione romana, si ri cor re alia cont am inazicne ant ica;

per buttar giiI la concordia del documenti sulla nobilta del Pontefice, si ricorre alia con-

taminazione antica; per !irare aIla propria parte Ie teslimonianze di Eusebio, Girolamo,

Iscrizione Sir iciana, Zosimo, Eucherio ecc. si ricorre alia contaminazione antica, e via di-

cendo .. Ma se Ia Iasciassimo stare in pace una buona volta codesta benedetta contami-

nazione antica, sempre ripetuta e mai provata, quanto sarebbero piiI chiare Ie acque, e

quanto forse saremmo piit vicini alia verita l

 

,- - 108 -

tesi contrar ia. E poi, che bisogno c'e di ricorrere a certi argomenti di troppo

- 109-

. .. .memini, cum a procuratore frequentissimoque consilio, inspiceretur nonage-

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Ialsa 0 dubbia marca, quando contro la tesi tedesca esistono argomenti certi

e incontrastabili?

Clemente console e S. Clemente Papa sono due personaggi contempora-

nei, distintissimi fra loro, che non hanno di comune che il nome, anzi nep-

pure il nome perche il 'prlrno si chiama Tito Flavio Clemente, il secondo in-

vece semplicemente Clemente Discepolo di S. Pietro (36).

L'uno discendente di famigl ia Reat ina e nueva, e f igl io di FI. Sabino (iu-

niore), fratello di Plautilla e di FI. Sabino terzo, nipote di Vespasiano, cuginodi Tito e di Domiziano, e marito di FI. Dornitilla , proprie taria del Iamoso

cimitero cristiano di via' Ardeatina (37); I'altro invece ci e tramandato quale

figl io di Faustino, discendente di antica famiglia senatoria le, ed affine (si qua

fides Clementinis) del la famigl ia di CI. Tiberio.

L'uno fu padre di due' figli (Quinctiliano magistro), cui Domiziano, che

destinava lora l'eredlta del trono, avea carnbiato i nomi in quelli di Vespa-

siano e Domiziano (iuniori), e fu console nel 95 col medesimo Dorniziano,

dal quale pero, all'uscir dal consolato, fu fatto decapitare in Roma verso

I'a. 96; I'a!tro invece fu celibe, discepolo degli Apostoli, Vescovo di Roma,

rnorto, secondo la tradizione, nel Chersoneso, il 3° . anna di Traiano, cioe

nel 101,

La personalita del console dagli storici dell'epoca e suppari e nettamente

individuata, e per verun modo puo prestarsi all'identificazione E' noto,

dice il Cecchelli a p. 11, che dopo la distruzione di Gerusalemme (a. 70),

fu imposta ai soli nazionali ebrei un'odiosa tassa fiscale per la concessione

della liber ta religiosa. Dorniziano, per sopperire aile tante sue disordinate

spese, la estese a tutte Ie categorie di persone viventi more iudaico, circon-

cisi 0 110n circoncisi, <Praeter ceteros, iudaicus fiscus actus est, ad quem

c deferebantur qui vel improfessi iudaicarn viverent vitam, vel dissimulata ori-

c gine imposita genti tributa non pependissent.:. Interfuisse me adolescentulum

(36) Veramente ebbero d i comune anche i l cri st ianesimo e il t itolo di martire, quan-tunque i l mart irio del Pontefice non fu affermato espressamente dai piu vicini scri ttori ;

e del l'a lt ro , a lmeno per alcun i s tud ios i, non e cer tissima I 'appar tenenza al cristianesimo(Giordani , p. 24). La coincidenza poi su ll 'omonimia, se suo l avveni re spesso nella s to ria

(un Azaria re al tempo di Azarla Pontefice, un Antonino Pio al tempo del Papa Pio I, unLeone imperatore al tempo di S Leone Magno ecc.), molto piu dovea esser facile nel

p rimo secolo, in cui , come abbian v is to , era comunissimo II nome di Clemente.(37) Su T, FI. console e sui suo martirio Cfr, R e n an: Origines du Christianisme,

t. V. p. 226 e ss. p. 286 e ss; P. A II a r d : Hist, des Persec. t. I. ch. 2; Till em0 n t : Me-

moires, t. II, p. 124; Mer i val e: Romans under the Empire: Vol. VII, c. LXII; Lig h t f 0 0 t :Philippians, p. 22 j De R0s s I : Bullet, 1865, p . 1723 : 1875 , p. 69·77 j G sell: Essai sur te

regne de Domitlen, p. 296·299 iRa msay: The Church in the Roman Empire, p. 259; Dictionn.d'Arch. Chret, v. Clement T. FI. col. 1867.

I/

:« narius senex an circumsectus esset » (S ve ton: Domit., c. XlI).

E polche i Cristiani rifiutarono di lasciarsi confondere coi Giudei, l'auto-

rita romana r istabili la distinzione ufficiale di una religione lecita contro pa-

gamento del didracma, e di un quasi giudaismo illecito che non era culto ri-

conosciuto e, secondo la particolare mental ita romana, dovea considerarsi

ateo. Di qui la persecuzione di Domiziano centro i Cristiani (ate i). (Sull'atei-

smo v, Harnack in Texte u, Uniers. , Leipzig, 1905 f. 4, N. F. XIII, n. 4.) Di

questa repressione furono vi ttime alcuni pat riz l. c Domiziano , (scrive Dione«Cassio H. R. LXVII, 13), fece morire Flavio Clemente che era al lora console,

« benche costui fosse suo cugtno e avesse per moglie una sua parente, FI. Do-

c rnitilla . L'accusa di ateismo fu fatta ad a rnbedue . Per questo motive furono

« condannati molti altri cittadini che aveano adottati i costumi giudaici, gJi

«uni messi a morte, gli altri colpiti nei beni. Domitilla fu soltanto relegata

·c nell'isola di Pandataria (e, secondo Eusebio, H. E. I II, 18, anche un'altra

- Domitilla, ex sorore nepti s del console, fu relegata nell 'i so la di Ponza). L' im-

« peratore fece anche uccidere Glabrione, che era stato console con Traiano

-c (a. 91); egli 10 accusava dello stesso crimine degli a lt rl ». A sua volta scrive

Svetonio (ibi): <Domiziano uccise, per un lieve sospetto « tenuissima suspicione»

« iI suo cugino FI. Clemente, uomo di energia spregevolissima, coniempttssimae

c inertiae» (38).

Ora, come osserva acutamente il Giordani (p. 23), se questo console mar

tire, cugino di Domiziano fosse stato 1 0 stesso che il Vescovo di Roma di

quel tempo, « una coincidenza cosi meravigliosa sarebbe stata posta in ril ievo

«da apologeti, panegiristi, storici dei primi secoli.

c Inoltre, la carica di Vescovo comportava un'attivita non comune, e tale

-c attivita sarebbe stata rilevata nel parente pili stretto dell'imperatore, a cui

«era sospetto chiunque giudaizzasse, e Fl. Clemente era per pil i mot ivi spia to;

c senza di re che contrasterebbe con I 'inerzia esteriore da cui fu carat terizzata,

- secondo Svetonio, la sua vita. Uri'operosita intensa f ra gente di solito plebea

«non sarebbe sfuggita, e sarebbe pili apparsa in contrasto col suo disinte-

(38) L'Inerzla soregevolisslma imputata al console, scrlve il Leclercq nel Dictionn,

o i l ' Archeol, Chret. puo splegarsi per la fede religiosa di lui, a causa della quale egli forseavri l ri fiu ta to di prender parte, secondo II dovere della carica d i conso le , a del le ceri rno-

nie religiose del culto pagano. Forse cia avril attirato su di lui i sospetti e 1acollera del-I' Imperator e, e ilmartirio che ne fu la conseguenza. La tenulssima suspicio poi puo an-netters! alia natura sospettosa dell' imperatore, iI quale vedendo i l suo s tr et to cong iunto

affigliato a una religione sparsa princlpalrnente fra il basso popolo, avril creduto a uncomplotto politico contro di lui, di cui Clemente console sarebbe stato il capo, atten-

dendo di divenirne il bene ficiario in caso di sommossa. Sospetto stupido e buglardo

che decise la morte del console.

 

- 110 -

- 111-

-c Rom an ce E cc le si ae E p is co p us fu it Clemens, a nn o s I X· . P ill so tto : «A. D. 97 :

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.. re sse pe r la po lit ica . C e rto dov e anche parte cipare ~ i. ~ iti, . e .ri~ cuo ra re e

« so rregge re finanzia riam ente , e co prire co n la su a au to rita 1 C rlstia ni : rna no n

. de come un conso le po tesse contemporane amen te e se nza e sse re.. SI com pren .« scope rto e crea re uno scanda lo clamoroso ne l se na to , ne lla co rte , .m ~oma r

c a tte nde re a due u ffic i cosi contrapposti. S e av e sse p re so pa rte dl:e th v a e ·

«attiva q uo tidiana a l lav o ro de lla co rnunita cri.stia na , ~ v~ toni?e DI?ne . l'a-

.. v re bbe ro rico rda to , m entre non a ccennano che a t costum i glUda lc l e a ll ateismo

c su un fondo di ine rzia >. . .

Non ba sta : se ilC lem ente conso le fo sse sta to i1 C le mente P onte fice , no n

sl sp ieghe rebbe ne lla L e t te ra di C lem ente ~ i ~ o r.inzi (c : .1 ) I'a cce nno a l~ e c:~

la rnlta re centi ch e si rife riscono a lle vessazioru di Dom iziano , e a l respiro III

II ' p e r la pe rsecuzione ce ssa ta 0 sop ita ; c io contra ste re bbe co l fattoso lev o . . . . . h ed e lla m orte de l conso le in p ie no pe riodo di pe rsecuzione ne S l sp ie g -

re bbe la crono logia p ill q uo ta ta de lla m ede sim a L e tte ra , la q ~~ le da tutto

I 'a ssiem e risu lta scritta v e rso il 98, da ta in cu i i1 conso le gla era stato

sopp re sso (39) . . . ."Infine , tu tt i in gene re gli scritto rt a ntich i C I p ~e senta no I:uno . e .1 'a .Itr~

C lem ente com e due figu re ben distinte , l'uno tra tte ggJa to da scritto ri cnst t~m

I V escov o l 'a Itro da scritto ri p agani e cris tia ni q ua le conso le e cugtnOqua e . , . E bi h da sedi Dom iziano ; rna abbiamo in modo spe cia le 10 sto rico use JO C e .'

so lo baste re bbe a toglie re q ua lsia si eq u iv oco . .E gJi infa tti ne i cap ito li 4 , 15 , 16, 21 , 34 , de l Iibro 1 lI de lla s .u a Sioria

Ecclesiastica (cosi anche ne l L ibro V , c . 11 ) , ogni q ~ a lv o lta pa rl~ di C lem en~

t '1 Ponte fice 10 contra ddistingue sem pre co l so lo tito lo , p e r lU I so le nne , dl,

;p ;sc op us R o~ an ae U rb is; q uando p o i a l cap . 18 de l m ede sim o I.ibro III parla

di F la v io C lem ente 10 de signa subito co l tito lo di conso le ; « qu: t un c t em p o:

r is R om ae ' c on su l fuit ». Se q ue sti fo sse sta to il Ponte fice , p ili v o lte d .a lU I'

no mina to , a vre bbe a gg iu nto a ll'Ista nte «qui et E piscop us R om anae U rbis »,

Nel Chronicon po i la cosa e p ill e v idente .

N ella m ede sim a pag ina , a ll 'O limp ia de 218, A . D . 92 scriv e : « Tertius

( 39) I I Gior dani (p, 23) nel l'accenno ai le. calamita =': lat to nell a Lett er a, vede nel

c cuore dell'Autore vibrazioni di gravi dol on per gray! per d ite , Forse Clem:n.te ~e~sava

appunto a una delle piu gravi Ira le continue iatture, abbattutesi sulla co m unita cr i stiana rI'uccisione cioe del console e l'esilio della di lui moglie».. .

Riguardo aile vittime della persecuzione di Domiziano, chlamato da Ter tul l iano

(Apolog. c. 5) c portio Neronis de crudetitate=, oltre il cons~l.e T. Fl.. Clemente: Fl. Do-

mitilla sua moglie, Fl. Domitilla Vergine sua nepote, ed ACI:1O Glabtione, abbiarno an-

che S. Gio. Evangelista immerso nell'olio bollente e relegato In Patmos, (Tertul l. . E~s~b .~

Girolamo), iParenti di Cristo minacciali e malmenati (Eus.: H '. E. Ill. .c. 20) e moltlsstrnr

altri cristiani, sui quali Bruzio, riportato dal Malala e da Eusebio, scnsse ~he c una g ra n

mol ti tu dine di C ri st ian i l ug !: ;" i n el Ponto > : efr. L. Cec. Lattanzio (De mortib. persecut. c.

31 ; Chron. Paschale (a. XIV. Domit.) ecc.

-c Scribit B ru t iu s, p lu rim os C hristia n cs sub Dom itia no fe cisse m artirium , in-

... t er q uos e t Fla v iam Dom itil lam Flavii Clementis eonsulls e x so ro re nep-

« te rn, in insu lam Pontiam re le ga tam , q u ia se Ch ristianam e sse testa ta est» .

E p il l so tto a nco ra : A . D . 101 . (dopo la morte di C lem en te V e scov o )

e: Rom ana e E ccle sia e E piscopa tum suscep it E varistu s » .

Qu i la distinzione de i due C lem enti, nom ina ti ne lla m ede sim a pagina con

-tito li d iv ersi, e lampante , pu rch e non si v oglia dire ch e it conso le ucciso ne l

97 da Dom izia no , sia po i risu scita to , p er morir di nuovo ne ll 01 sot to Traia-.no e la scia re la successione de ll'E p iscopa to ad E v aristo ! .

Concludiamo perta nto co l C e cche lli e con tu tt i i critici m oderni, ch e

.S. C lem en te P ap a, p ur e sse nd o c on te mp or an eo , d el co nso le, e v ive nd o c om e lu i

in Roma , e asso lu ta me nte d ive rso d al c on so le T ito F lav io C le me nte (4 0).

(40) Nel 1725 fu ritrovata, dentro l'aItare Maggiore della Basilica di S. Clemente in

:Roma, un'iscrizione marrnorea con Ie parole Flavius Clemens Martlr I Heic fellciter est tumut,LEO !D. OCT. XI2: CO. VI. AS PEC.

II P. Witry in quel tempo vi dedlco una monumentale pubblicazione, in 60 pagine, di

,f ormat o 4·. c Dlsser tat lo in Titi Flavii Clemen tis Vir i consularl s e t Mar tir is Tumulum »,

-senza perc chiarirne la spiegazione. II De Rossi la esarnlno il 20 novembre 1866, e ne

.par lo ne l s uo Bul le tt lno .II Leclercq tDtctionn. d' Archeol. Chret. v. Clement T. Fl.) c os i s i e sp rime: c non si

«pub in nessuna maniera supporla autentica; essa, per la sua paleografia e per il suo

• insol i to lormula rio, e straniera alia classe di tutti i marmi anteriori al secolo VII: non e• che il prodotto di un secolo di profonda barbarie, come il IX, 0 megl io ilX. Quanto

-e alia 3 linea, ilDe Rossi dice che, c'e menu di stile epigrafico che di stile enigmatico.

c Forse non e che unasempice mistificazione, e I'opera di un falsario »,

. E tale senz'altro la supponiamo anche noi, ritenendo che ilcor po di T. FI . Clemente

.fin dal principio venne tumulato nel celebre c Sepulchrum Flaviorum » del Cimitero di

Domitilla sua moglie, ed ivi rimase. Sospettiamo inoItre che, all'epoca di S. Cirillo, un

-qualche titolare della Basilica Clement ina di nome Leo abbia fatto apporre sulla cassa

-delle rcliquie trasportate da S. Cirillo quella barbara iscrizione, incidendovi ilnome di

Fl. Clemente, con uno sbaglio assai perdonabile all'ignoranza di quel tempo, oppure

-che al tempo di Pasquale I 0 di altro Papa anteriore, Ie reliquie del Console siano state

t raspor tate dal sepulchrum Flaviorum alIa Basilica di S. Clemente Papa.

Ad ogni modo i l latto del l'invenzi one del 1725, e la r iput ata aut enti ci ta dell 'i scri zi one,

.furono causa che s'inserisse nel Martirologio Romano il seguente e logio: c Die 22" lu-

« nii: Romae translatio S. Flavii Clementis, Virl consularis et Martiris, a Domitiano

c Imperatore pro Christi fide interemptl: culus corpus in Basilica S. Clementis Papae

« inventutn, ibidem solemni pompa reconditum est», E qui noi diciamo: 0 felix culpa! -

E a questo proposito non possiamo non tributare tutto il nostro compiacimento al Priore

dei Domenicanl Ir Iandesi, custodi del la Basi lica, per Ja r ipristi nata celebr azione della festa

I iturgica di S. Clemente console al 22 di giugno, nella loro Chiesa. Non importa che Ie accl-

-den ta li ta s ien o er rat e, q ua ndo la s o st an za e vera. Clemente console f u mar ti re , e tant o basta.

 

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.,

D U E I M P O R T A N T I D O C U M E N T I D E L S E C O L O I X

S U L L ' I N V E N Z IO N E D E L L E R E L IQ U I E D I S . C L E M E N T E P A P A I N C H E R S O N A

II primo .docurnento e la Lettera di Anastasio Bibliotecario a Gauderico

Vescovo di Velletri. (Cfr. FRIE DRIC H JO HN : Revue Internat. de Theolog, an-no 1896). -

II secondo e la Leggenda Italica di Gauderico Vescovo su S.Cirillo, Apo-

sto lo degl i Siavi, det to Costantino iI Filosofo, esistente nel Codice Duche-

sniano (Cfr. Bibl. Paris, Tom. 84, pag. 166-169). .

Per meglio conoscere I'importanza storica di questi due documenti, cre-

d iamo opportuno premettere Ie seguenti no tiz ie .

1°. Anastasio Bibliotecario (nato verso I'a. 820) e il celebre autore

del Liber Pontijica lis, della Historia Ecclesiastica e di moItissime versio-

ni greche; UrI mon~co fors~ ~i nazione greca, 0 per 10 meno un conoscitoreprofondo deffa~Ungua"grec'a'e"der"mondo greco del suo tempo~\Quest'uomo

.di singolare cultura presenterebbe un punto oscuro nella prima parte di sua

vita, se, come ritengono alcuni storici moderni, fosse quel medesimo Ana-

stasio, che abbandonata Roma e la sua Chiesa titolare, e contumace ai ri-

chiami del Pontefice Leone IV, fu da questi scornunicato; quel medesimo

Anastasio, che nell'elezione di Pp. Benedetto III (a. 855) fu portato come.

antipapa dagli imperiali di Ludovico II, eche poi, in seguito alia, forte op- .

posizione dei Romani, dopo tre giorni si dimise, e si dice che fosse in se-

guito graziato e riabilitatc dallo stesso Benedetto III.

Cosi il'Mazzucchelli (Scr. It. tomo I, p. 663), COS! il Todesco (Vol II, E-

poca 4·' c. 1°) e l'Enciclopedia Treccani, Voce: Anastasio BibUotecario, men-

tre noi, su fondatissime ragioni, riteniamo I'opposto. Vedi Nota 1.

Checche ne sia di questo punto oscuro, e certo che it nostro Anastasio,

fu un lustro molto iuminoso nella Chiesa di Roma. Costituito ufficialmente,

da Benedetto III, traduttoredelle agiografie e memorie ecclesiastiche scritte

in lingua greca; nominato, da Nicolo I il grande, titolare di S. Maria in Tra-

stevere e suo Segretario e Cancelli ere ; eletto Bibliotecario di S. R. C . sottoAdriano II, Giovanni VIII, e successivr~J5pntefid; compi quale legato Pon-

tificio importantissime missioni, per Ie quali viaggio molto in Gallia, in Ger-

 

-114-

mania e in Oriente ed acquisto ovunque grande riputazione. Mori verso \ .

. ' -,115 -

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I'anno 890.

2°. Gauderico, nato verso I'anno 825, e morto sotto Giovanni IX nel-

"l'annc 898, fu uno dei Vesco vi pill insigni di Velletri.

Di lui,dei suoi meriti cospicui, delle sue legazioni, della stima speciale :

che gode presso i suoi contemporanei, Papi, Imperatori, Marchesi, e presso

10 stesso Fozio, abbiamo parlato nel Bollettino dell'associazione Veliterna

dell'anno 1930.

ii~~~r.~'~~tf.~~;~!f~':~fI!;> <,. "Aveva pregato pertanto G i0 van nil m m 0n ide, iI noto Card. Diacono

aut ore 'della Vita di S. Gregorio Magno (3), affinche, quale espertoagiografo,

scrivesse anche la Vita di S. Clemente; e per forni rgli all 'uopo del materia le

biograf ico ricorse naturalmente al grande conoscitore delle fonti storiche an-

tiche, Anastasio Bibliotecario, pregaridolo con santa insistenza perc he gli

traducessein la tino tut ti gl i scritti greci che si r iferissero al detto S. Papa.

Anastasio risponde ai le insistent i premure di Gauderico Vescovo, e gl 'in-

via la lettera che q~i pubblichiamo, edita in Germania nel 1896 per opera

di .Frledrich Iohnn, ficonosciuta autentica da tutti i criUCi.Da .questa lettera

appare nel modo pill evidente it Iatto dell 'invenzlone delle sacre Rel iquie dil

S. Clemente in Chersona e la traslazione di esse in Roma, per opera di S. Ci- 'rillo (Costantino il Filosofo), che anzi Anastasio unisce alia sua lettera anche

una versione daI greco di due scritti dello stesso Costantino iIFilosofo, cioe

' l i t Brevis Historiae iI Sermo Declamaiorius, in cui Costant ino, principale

agente, narra e descrive il fatto della sua invenzione (4).

, 3°. In seguito alia -le ttera e al materiale fornito da Anastasio Biblio-

tecarfo,e in seguito aile preghiere di Gauderico, Giovanni Immonide Diaco-

no sl accinge a scrivere la Vita di S. Clemente, e 10 dichiara lui s tesso chiu-

dendo la vita di S. Gregorio, con queste parole: « .fl o i ni en zt on e d l s cr iv er e

)f1i9t;;~C;;~q;es~~;;~!!mr::ri~~pa e Martire',dletro rautorevoTeco'mandoii~'

Senonche, prevenuto dal la morte, Giovanni Diacono non pote continuare

iI suo lavoro.

Fu allora che iI medesimo Gauderico, usando i l materiale gia raccolto, s idiede lui stesso a estendere la Vita di S. Clemente; ed iI suo Ms. si con-

serva nella Biblioteca di Montecassino, Cod ice 234. Egli ne fece al Papa Gio-

vanni VIII la dedica, della quale riportiamo in volgare iI seguente bra no,

molto opportuno al casu nostro.

«Pregai iI dottissimo Giovanni Diacono, cognominato Immonide, affinche,

e come quei che mol te cose ave va let te ,ne raccogliesse alcune ad edificazione

"d.i molti, e, brevemente ristrette, rendesse di pubblico dominic quelle noti-

~~Ie ch.e f?rse non a tutti erano note. E soddisfacendo egli aile mie preghiere,

« InCOm1l1ClOa radunare (delle notizie sin) dalla genealogia del Santo e a

it com~endiare cOil accuratezza tu tto cio che aveva letto 0 conosciuto (intorno

it a lUI). Pero non pete giungere con 10 scritto alia conclusione del suo la-

«voro pe,rche, pr~venuto dalla morte, fu dal Signore chiamato da questo se-

« colo all eternonposo. Pertanto seguendo io Ie orme di lui ipedissequuey,

«ho raccolto con devozione tutto cio che rimaneva e l'ho ordinato in trec libri: '

c Nel primo Iibro ho toccato la stirpe, la patria, I'educazione, gJi studio

« la conversione di Clementee il modo della sua rlcognizione. ,

4Nel secondo poi ho aggiunto la profondita della sua dottrina, la dignita

«d~1 suo grado episcopale, I'autorita del suo singolare Pontificato, e le sue«dispute contro' l'idolatria.

«N~I. terzo finalmente ho procurato di raccogliere i prodigi, i travagJi del

« suo eSllto,le corone del suo martirio, if SliO ritorno dopa moltissimi anni,

e alIa propria Sede (Rorna), e i miracoli avvenuti. .. raccogliendo e scrivendo

~(come. po.tei ricordare). tutto cia che ho veduto' e letto, a lode delrOnnipo-'

<tente Iddio : al quale sia I'onore e la gloria per gl'infiniti secoli dei secoli,

<cosi sia ». (Biblioth. Casinettsis, 'Vol. IV, cod. 234: Epistola ad 'loannem VIIIin pnnctpto Codicis). '

Noi abbiamo avuto la premura di esaminare e di ricopiare tutto I'intero

~o~ice 234 di Gauderico esistente nella Biblioteca Cassinese, cioe i primi due

libri .d~1 ~uo Ms. (.i quali.essendo un fedele compendio delle leggendarie Ri-

cognrztont Clementine, non hanno alcun valore storico) ; pero e mancante Il

terzo libro, e precisamente iI libro che fa al casu nostro, perche e quello che,

secondo il programma espresso da Gauderico nelladedica a Giovanni VIJ I

come si e visto di sopra, narra I'invenzionedelle Rellquie di S. Clemente in

Chersona e < il lora ritorno, dopo lunghissimi anni, alIa propria Sede in Ro-

rna ». Questo terzo libro, come e a tutti noto, fu avulso dal Ms. originalefino ab antiquo.

4°.Senonche critici autorevolissimi di ogni tempo ritengono con ogni

certezza che, la Leggenda Italiea su S. Cirillo (Costantino il Filosofo), ripor-

tata nel Codice Duchesniano e che qui pubblicbiamo, e proprio I 'ul tima partedel mancante terzo libro di Gauderico del Codice Cassinese; e chiamasi Leg-

gen~a Italiea, per distinguerla dalle altre sui medesimo argo men to: la Pan-

nO.Tll.ca,a Morave, fa Bufgara, la Serb a , dette cost dal luogo della rispettivaongine.

a) Sulla Leggenda Italica del Duchesne ricopiata dal Codice Gauderi-

Ciano, il Ron din in i (De S. Clemente, pag. 36) cosi si esprime : ,

«Tertii huius libri postrema pars, scilicet: Corporis S. Clementis trasla-

 

-116-

« tlonts na rra tio , q uam se scripsisse significa t G aude ricus ... se rv a tu r in v e tu -

-117-

;-

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«s to Codice apud Franciscum Duche snium P arisie nsem Senatorern, cu i titu -

« I us: ln cip it translatio corpor is S. C lementis Ma rt . e t Pont. '.

b) G. H en s c he n (Bolland. Acta SS. 9 Martti; ha credu to fe rm a-

mente ; dopo accu ra to studio critico , ch e il brano Duchesnia no p rov ie ne sen- '

z 'aItro da G au de ric o V e sc ov o: <Haudquaquam du biu m no bis v ide tu r quin ea

/ « narra tio Inv entio nis S. C lementis, q uam nobis suppedita v it Codex Duche-

c snia nu s, ex ilia te rtio libro De Vita S. Clementis a Gaude rico E p iscopo com - ,

« posito , de ce rp ta sit; a c fo rta ssis contra cta . Ip se ce rte se rev e rsionem S . Cle-

« mentis ad p rop riam Sedem , fac ta que tunc miracula co llegisse p ro fite tu r in

«Prae f a t . a d Io annem V III,..

c ) Questa sentenza de ll'em inente agiografo Bo lla ndista non fu po tu ta

ripudia re ne ppu re da l se v ero critico Till e m 0 n t (Memoires ... II, a rt. 5 ), e ssa

era sta ta anche I'op inione degli E dito ri Mona ci C a ssine si ne l dare a il e s ta m pe

il m ano scritto C od ice 234 (neUe note alla Prejazione a Giovanni VlIl), e fu

segu ita in genere- da insigni critic i poste rio ri. (V edi S t e f a n:o B 0 r g i a: De

. Cruce Veliiertta, pp . 226, 227).

I 5'°. I n q ue st i u lt im i t em p i una co rrente di S cr it to ri S la v i qua l i il Vit-

torow, il V o ro no w , il Bodiansk i ecc., m ossi fo rse da un certo sentim ento na-

zio na listico , h an no o pina to e ssere la L egge nda Ita lica de l C od ice Du ch esnia no

un rejusodellaLeggendaAureadi Giacomo da Y arazze , il qua l e l ' aveva

a ttinta da L eone Ostiense, oppu re un plagio .d elle le gge nd e S la ve p il l a ntich e;

r na il M ar ko vic h (GllApostoli Slavii, e p ill spe cia lm ente il M artino v (Re-

vue des questions historiq. 1880, 1884, 1885, 1887) hanno riv endica to , co n ir-

re fraga bilia rgo menti, la priorila de lla L eggenda Ita lica , e la sua p rov enie nza

da G au derico V esco vo .

6°. Dopo la scope rta de lla p re zio sa le tte ra di A nastasio Biblio te ca rio ,

e la c lassica C onfe re nza di studio che su di essa te nne il P ro f. Friedrich ,

nell 'Universlta di M ona co ne ll'a nno 1896, no i, col Friedrich , fa cciamo Ie se-

g ue nt i c onc l u sio ni:

1'. La leggenda Aurea di G i a c om 0 da V a r a z z e, anziche u na fo nte

de lla L eggenda Ita lica , non e che un compendio poste rio re de lla m ede sim a ,

a t tinta fo rse da un Ms. di L eone O stiense (o ra perdu to ) , il q ua le a lIa sua

v o lta I'a v ev a a ttinta da Gaude rico V escov o , suo antecesso re ne ll'E piscopa toV elite rno , e co nfra te llo ne ll'O rd ine B ene de ttino .

2 . Che Ie L eggende S lav e non sono una fonte de lla L eggenda Ita -

l ica, rn a ta nto Ie une q uanto I 'a l tra sono indipendent i tra lo ro , ed .h ann~ t." tte .

u na c om u ne Q rig in !! ....cloe _·s(lNtfitmUo~~soS. Cirillo;' co n q " U ' e s ' G . ~ l i ff ~ -renza che Ie L eggende S la v e h anno per fonte il ~ e r n z p R f £ l g f ! 1 . a t . f ) r . i 1 J ~ p . i S . C i-

rillo (con Ie aggiunte di S . C lem ente Bu lgaro dlscepo 'lo di C irillo e M etodio ) ,

e lao L eggenda Ita lica inv ece h a IJe r fonte I'Historia Brevis di S . C irillo , tra -

G au de ric o V esco vo di V elle tri, a u to re de l M s. 234 della Biblioteca Cassinese.

3a . Che il Codice Duchesniano, ' come e at tualmente. tha pe r fonte

cer ta il l ibro' III di Gaude rico , e non Ie font i S lav e , sia pe rche , a d if fe re nz a

di q ueste , S . C iril lo non e co no sciu to ch e so tto il nome di Costantino il Fi-

lo so fo , sia perche il brano Duche snia no ha il m ede simo stile la tino de i due

p rim i Iibri de l C odice -di Gaudcrico . V i sono fo rse dei rito ccam enti, co n l'a g_1

giu nta de i ca pito Ii 1, 2, 6, 11, 12.. Quanto abbiamo preme sso ha il suo riscontro p ill c onv ince nte ne lla sem-

.plice le ttu ra de i due docum enti ch e q u i pubbIich iam o.

Lettera di Anastasio Bibl iotecario a Ga:uderico, Yescovo di Yelletd

Sancio, meritisque beato (iauderico,

egregio Episcopo, Anasiasius peccator,

et exiguus Apostolicae Sedis Bibliothe-

carius, devotissimus perennem orat sa-

lutem.

1. Ouia Sanctitas tua, reverende

pater, 'Sanciae Veliternensi praeesiEc-

clesiae, ubi scilicet B.Clemens, anti-

qu itus insign is honorum, celebris me-

moriae t itulo commendatur, non imrne-

'rtto mota est, ad ipsius reverentiam

sublimius excolendam, et vitae meritum

ad multorum imitationem excel lentius

praedicandum. Neque enim aliunde

sanctus coram Deo et homin ibus com-

pro b oris, nisi quia cum spiritu ergo

sancio, quae sancia suni, pio studio

consectaris.

Hinc eiusdem S. Mart ir is mul ta re-

pertas cura Reliquias, apud eamdem

Ecclesiam cui praees, in tempio nomi-

nis e ius locasti : hinc rursus oratoriam

domum Romae mirae pulchritudinis ae-

A l Santo ed insigne pe r m e riti Gau-

derico , V esco vo illu stre , il p ecca to re

A nasta sio , um ile -B iblio te ca rio de lla

Sede Apostolica, augura devotissima-

m ente perpe tu a sa lu te .

1. Giacche l a v o st ra Santita, 0 Padre

V ene ra ndo , p resie de a lia S anta C hiesa

di V elle tri, dov e il be ato C le me nte "

pe r a ntico cu ltov e spe cia l m ente v ene - '

ra to con il titolo di un ce lebre temple;

e per q ue sta mo tiv o che v i se ntite

giu stam ente sp into ad a um enta rne p il l

v iv a la devozione, e a d e sa Ita rne nel:

modo pill e cce llente il m e rito de lla

v ita , p e r la com une edificazione de i

fe d e li. E non ,per a ltro mo tiv o sie te -

ritenu to santo , e dina nzi a Dio e di-

nanzi a gli uom ini, se non perch e conanim o santo , tu tto clo ch e e s an to.

con p io zelo a nd at e r ic er ca nd o .

Per q ue sto , do p o a v er procurate

con m olta so llecitudine Ie re liq u ie de l,

de tto S . Martire (C lem ente ) , Ie av e te

riposte ne l temp io de l suo nome , ne lla

Cniesa i ste ssa a lia q ua le p re siede te :

 

- di fi ca st i : h in c t ot um a cq ui si ta e p o ss es -

-118·-

pe r q ue sta gli a ve te a nch e e difica to in z ali s e iu s, properabatnr, quodammodo

-119-

c p re sso C he rso na [in qu anto che

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.sio nis tua e p atrim on ium ,. ip si b. C le -

m en ti, e t pereum D om in o D eo, sa lu-.

.briter dedicasti: hinc etiam viro peri-

ti ss imo loanni, digno Christi' levitae,

.s cr ib en da e iu s v ita e a ctu s, e t p a ss io ni s

.h is io ria m, e x d iv er so ru m c oll ig er e l a-

.tinorum voluminibus, institisti.

A d extrem um , quo que mlhi exiguo,

at si quae de ipso apud Gt aecos inve-

n is se m , l at in ae t ra de re nz l in gu ae , s ae pe

.ittiungere voluisii.

Cuius nimirum, c um r er um g es ta ru m

unonumentum lam laiinus habebat sti-

. 'J us , il ia t an tu m occurrunt adhuc ro-

,m~no t ra n sj er e nda sermoni, quae Con-

stantinus Thessalonicensis Philosophus,

' vi r a p os to l ic a e v it ae , s up e r eiusdem Re -

l iq ui ar um b . C le m en ti s i nv en ii on e, p au lo

.a nt e d es cr ip si t. V eru nz q ui a R et iq ui a-

rum huius inventionis fecimus mentio-

n em , llc et id em iu ip ie ntissim us vir, ta -

.cito n om in e suo , in stor iola s ua q ua li -

te r ac ta sit, strictim co mm em orat, e go

tamen quae hie ipse his verbis enar-

r ar e s ol itu s e ra t, c om p en di a p an da m.

2. « C um , i nq ui i, o b n os tr or um c op ia m

p ec ca io ru m , m i ra cu lu m ma ri ni r ec es su s

.quod inter alia hulus b. C lem entis m i-

r ac ut a le cti ta tu r, a pu d C er so na m m o re

s oli to , a m ul tis r et ro t em p or ib us , fieri .

min it n e ' ce rn e re tu r . . ma r e q u ip p e f lu c tu s

.su os ad n on nullo s re tra cto s, e t sp atia

in p ro prio s sin us c olle ge rat, co ep it p o-

'p ul u« a v en er at io ne i et np li i ll iu sp au -

ia tim tepescere , e t a pro feciio ne, qua

Illuc a fidelibus, e t po tissim um die na-

R om a u n o ra to rio d i m era vig lio sa b el-le zza : p e r q ue sto tu tto iI v ostro p a-

t rim o nio u til me nt e d ed i c as te a ll o s te s- t

so B. C lem ente , e pe r lu i a l S ignore

Iddio : p e r q u e sto anco ra a v e te insi-

s tit o c he l'a bil is sim o s cr it to re G io v an -n i Im m onid e, d eg no d ia co no d i C rist o,

ra cc og lie sse d ai v arii v olu mi la tini g li

a t t i de lla v ita de l S anto e la sto ria de l

suo m artirio : e p e r qu e sto infine an-ch e a m e m esch ino av e te vo lu to spe s-

se v olte ingiu nge re d i tra du rre in lin-gua la tina ' tu t to cio che de lla ste sso

S . C lem ente si tro va sse p re sso a uto riGreci .

S eno nch e, sicco me u n so le nne m o-

num ento gre co de lle ge sta de l S antogia da tem po fu trado tto in la tino (L e

Ricognizioni d i 'R uf in o A q u ile ie se ),

cosl o ra non re sta a ltro da tra du rrein lingua Romana se non q u e lle co se

c h e C o st a nt in o iI F il os o fo d i T e ss al o-

nica (S. Cirillo), uo mo di v ita a posto -lica , po co te mp o fa d escriv ev a in to r-

no a ll 'inv enzione de lle Re liq uie de lI medes imo B. C lem ente . E gia cch e a b-

bia mo fa tto cenno d i q ue sta inv enzio -ne d i R eliq uie , q ua ntu nq ue 1 0 ste sso

sa pie ntissim o Filo so fo ne a bbia na r-

ra to bre v em ente i fa t ti ne lla sua«B re v e S t or ie » , tacendo iI su o no me ,

tu tta via io rife rirb in co mp end io , cio

ch e egli con Ie segu enti pa ro le , e raso li t o ra cco ntare q ui in Ro ma .. 2. D ice a e gli du nq ue : « qu ando , pe r

« if gran num ero de i no stri p e cca ti,

• non si v edev a p lu da gran tempo«r innovarsi if m ira c o lo de l ritiro de l

« mar e , rniracolo ch e, fra g li a ltri de l

« B. C le me nte , e ra so lito v erifica rsi

pedem s ub tr ah e re , p ra e ci pu e cum in

.confinibus We sit romani l o cu s imp er ii ,

et a d iv ersis b arb aro ru m "q uam m ax i-

m e n ati on ib us fr eq ue ni et ur . S ub du ct o

dt a q ue m ir ac ul o, qu o c ar na le s, u t tnos

:s e h ab et , p op ul i d el ec ta ba nt ur , e t ere-

. sc en te c i rcu tnquaque multitudine page-.n on im , q ua s un ! in fi rm io re s q uiq ue s o-

'.iui d eterre ri; im o, q uia , at e va ng elic e .

perhibeatur, abundavit i n iq u it as , r ef ri -

g ui t c ari ta s m uit or um , d es er iu s e st fa c-

.ius inhabitabllis l oc us ; d es tr uc tu m t er n-

- 'plum , et tota illa pars C ersotiicae re-

gionls propemodum desolaia e st: ita ui

.u bi C e rs on is E pi sc op us i nt ra e am d em

.urbem cum non plurima p le be r em a n-

. si ss e t, c ern er etur, qui scilice t non tam

.u rb is e lv es q ua m e ss e c ar ce ri s h ab it a-

- to re s v id er en tu r, c um n o n a ud er en t e xt ra

.eam p rogredi. H ac itaque causa fac-

, '!lum est, ut ip sa quoque area, in qua

.:h. C le me nt is R el iq ui ae '. c on di ta e p ar -

d im ' s er va ba nt ur , p en it us o br ue re tu r, i ta

-ut n ee esset iam m em oria, p rae long i-

dudine tem porum , ublnam ipsa forei

.a rc a d em o ns tr an s» .

3 . Haec quldem ille tanius et talis

r e ve r a Ph il o sop hus .

C ete ru m, c um A po st ol ic ae S ed is Mis-

.si nu pe r Con st an t in op ol im , p r o c e le b ra n -

da Sin od o, m orarentur, ubi e t m e quo-

-que alia p ro c au sa le ga tio ne fun ctu tn

co ntig it in ve niri, v isu m e st n obis in c o-

m un e h ui c r ei a d l iq ui du m in da ga nd ae ,

.o mnem tribuere penitas op eram , et a

Me tr oj( lI le , v ir o s an ct it at e a c s ap ie nt ia e

e: m are so lev a restringe re tsu oi flu tt i« in a lcu ni tra tt i, e la su a e ste nsio ne

c in d ete rm ina ti se ni], il p op olo a po -

« co it p o co in com in cib a ra ff re dd ar si

« n ella v en era zio ne d el su o, t ern pio , e« a sm ette re a lq ua nto i p elle grina ggi .c ch e si fa ce va no co la d ai fe de li, sp e-

c c ia lm en te ne l g io rno d ella su a" fe st a .c ta n to p iu po i ch e q ue l lu ogo e ra

« gli estre mi co nfin i d ell 'im pe ro ro :-c m a no , e f re q ue nt at o in m o do s tr ao rd i- :"e: na rio d a B arb ari d i ra zze d iv erse (5 ).,

.e C e ss at o p e rt an to i1 m ira co lo , d i cu i« i p op oli ro zzi se co nd o u c ost um e si

« si d ile tta no tan to , e cre sce nd o, d'o -

.« gni in to rno la m oltitu dine de i pa ga -e: n i, d ei q ua li s og lio no p re nd eree: v ento q ue i ·ch e so no p iit d ebo li, ch e.« a nzi, p er d irla c ol V a nge lo , sicc om e

« d o ve a bb on d a I'iniquita ivi vien me-

« no la c arita d i m olti, c osi q ue l lu o,,:« go div enne de se rto e Inabltablle ,« a n do d i st ru t t o iI t em pio e t utt a q ue lla

« pa rte de l C he rsone so fu qu asi in te -c ra me nt e a bba nd on ata , p er m od o c he ,e: la dd ov e e ra rim ast o il V esco vo d i«Ch e rsona con poca p lebe di fede li.> .

« q ue i c he v 'e ra no rim as ti se mb ra va -

« no e sse re abita to ri di ca rce re , p ili« che cit ta d ini, non osando neppure

c u sc ir fu ori d i c it ta .

c P e r la q ua l cosa a v venne che la

co ste ssa a rc a , d ov e e ra no ripo ste Ie re -e: liq uie de l B . C le me nte , e ra rim asta

" to ta l m en te se po lt a, c osi c he o ra ma i,« c ol t ra sco rre re d eg li a nn i, n ep pu re

c u n lo ntano rico rdo si conse rv av a« che indica sse do ve e lla si Iosse ~ .

3 . Queste co se rife riv a q u e l cosl

g ra nd e v er am e nt e F il os of o.

 

. cl ar o, Sm ir ne or um Me lr op o le os P ra es u-

-120-

Senonche, quando poco tempo fai . sa s Re li qu ia s S. Mar ti ri s e t Apo st o li c i

-121~'

tazioni aveva eccitato Vescovo in- ..

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omnem s up er h oc ve ri ta t is ce rt itu -

d in em d isc ere , utp ote qu i sc ire tu r a n o-

bis, penes C ersonam a Phoiio CUI l la -

liisexitio relegatus.

QU i v id e li ce t q u an t a l oc o p r op i nq u io r ,

tanto -re gesta d octior habitus est; ea

h i nc c u ri o se s ci sc it an t ib u s e n ar ra -

praedictus Philosophus, fu-

d il ig en te r in ve stt ga re , u bin am

u bi a re a, u bi e ss en l il ia b , C le -

i n si g ni a, q u ae docuntenta superl iq ui do d ec la ra sse nt , S ed

nescire se quae diceret te-

S up er q uo .r stu pe fa ctu s P hi -

se in orationem m ulto tem -

p ore d ed it, D eum sa nc tu m re ve lari c or-

deposcens.

Sed quod, et Episcopum , cum Clero

. pl eb e qu e , g e re n dum sal ut ij er is ho rt at io -

. n ib us e xc it av it , o ste ns oq ue a c r ec ita lo ,qu id d e p assio ne,q uid ve d e m ira c ulls,

quid etiam d e scrip tis b. C lem en tis , e t

.p ra ec lp ue . qu id d e tem pli (sib i) struc -

i ur a, e t ip s i us c on di ti on e i n i ps a, li br o-

-r um n um er os ita s c om m en d ab at , o m ne s

ad lito ra ilia fo die ruia, e t ta m p re cio -

legati della Sede ApostoIica dimora-

vano a Costantinopoli per la celebra-

zione del Sinodo, dove mi trovavo

anch' io per uri 'a lt ra commissione·lega-

tizia, parve a noi tutti in comune d]

mettere ogn i nostra premura a ff ine di

conoscere comp letamente la co sa inter-rogando all'uopo il santo e sapiente

Vescovo di Smirne, l 'I Ie t ro fa n e , i n-

quantoche si sapeva da no i che lui.

assieme ad altri, era stato , da Fozio

relegato in esilio a Chersona.

E questi in verita, tanto pill edotto

della cosa quanta pill vicino era stato _

al luogo (dell'accaduto), a noi, che

avidarnente 10 interrogavamo, narro

cose che il predetto Santo Filosofo,

a schivare lataccia di arroganza, non

si permise di riferire.

Ci narro dunque che il medesimoFilosofo Costantino , mandato dall'im-

peratore Michele a Gazara per predi-

carvi la parola di D io , ne l tempo che .

(andando e tornando), frequentava fa

citta di Chersona, prossima alia terra

dei Gazari, incomincio a investigare

diligenternente dove fosse il tempio, .

dove la tomba, dove ·il luogo di que]

prodigi del Beato Clemente, che chia-

ramente erano espressi dai document!

scritti intorno a lui. Ma tutti gli abi-

tanti di quel luogo, perche non indi-

geni, rna stranieri di diverse razze

barba ri che, anz i l adruncoI i abbas tanza

feroci, rispondevano di nonsaper nulla

di quanto egli diceva, lVieravigIiato di

cio il filosofo, si diede per molto tem-

po all'orazione, pregando Dio a rive-

largIi il santo corpo (di Clemente).

Inoltre, siccome con salutifere esor-

Iuquirendas, ordine q uem i ps e Philoso-

phus i n h is to ri ca n ar ra ti on e d es cr ip si t,

penitus animavit.

4 . C ete rum , qua e id em m irabilis v ere

P hilo so ph us in huius honorabilium in -

ven tione Reliquiarum ; solem niter ad. Hymnologicum D ei o mn ip oten tls e di-

dit, Graecorum reso nan t sch olae. S ed

et d uo O pusc ula praedicata, scilicet

Brevem Histo riam, et Sermonem De-

clamatorlurn unum, a n ob is a gr es ti

serm on e, e t lo ng e ab illius < fac un diae. ' .

c la ri ta te d is ta nt tr an sla ta , o pin io ne m

c omm en to m on um en to ru m e iu s c ar pt im

.addendo, patemitatis t ua e o ff ic io , q u ae -

.que iudicii tui cilindro polienda, com-

mitto.

Sane rolulam Hym ni, quae et ad

{a ud em D ei, et b. C lem en tis, id em P hi-

e di di t, id ci rc o n on t ra ns iu li,

, c um L afin e tran siatur, h ie p auc io -

_ ,r es i ll ic p lu ra le s s il lo ba s g en er at um e s-

. 'set, nee aptam n ee son oram can tus ar-

m on iam redd eret. V erum etsi hoc m ih i

ate, 0 v ir d es id er io ru m, i mp on it ur ,

.a gg re dia r, D eo p ra ed uc e, q uo d h or ta -

_ ris; quia efsi a llis no n p rofuero scri-bendo , m ih i tam en . pro dero , saltern

obediendo,

5 . C ete ru m n ol o S an ct it at em tu am la -

te te , s cr ip si ss e B . C le me nt em q ua ed am

~ os tr am n oti ti am n on du m v en e

admodum S. Dionisius Areopa-

sieme al Clero e al popolo adagire

in proposito ; cosl, dopo aver mostrato

e letto ad alta voce cio che i numerosi

Iibri (antichl) riferivano intorno al

martirio, ai miraco l i e agJi scritti del

B. Clemente, e special mente cio che

indicavano intorno alia struttura deltempio e alia stato di esso, sprono

energicamente tutti a scavare if lido

e a cercare Ie 'tante preziose reliquie

del santo apostolico Martire, secondo

I'ord ine che 10 st es so F ilosofo r ifer isce

nella sua narrazione storica.

Fin qui il predetto Metrofane .

4. Del resto cio che I'arnmirablle e

vero Filosofo (Costantino) sulla sua

scoperta delle vene rande Reliquie di

S. Clemente ha solennemente espresso

nell'Innologioa Dio Onnipotente, vie-

ne cantato dalle scuole corali deiGreci.

Ma i due suoi celebri opuscoli, cioe

la B re ve I st or ia e if S er mo ne D ec la -

matorio, tradotti rozzamente da noi,

con I'aggiunta di q ualche frase rica-

vata dai ricordi di lui [Ia quale tra-

duzione e molto distante dalla chia-

rezza della di lui facondia], io Ii affido

nelle mani della vostra Paternita,

perche siano limati dal cilindro del

vostro giudizio.

Pero Ie strofe dell'Innologlo, che a

lode di Dio e del B. ClernenteIl me-. .

desimo Filosofo ha cornposte, io in

tanto non ho tradotte in quanto che,

se (dal greco) si trasportassero in la-

tino, si avrebbero delle sillabe ora me-

no ora pill numerose, e non rendereb-

bero (percio) atta e sonora I'armonia

del canto. Ma se anche questo mi

 

gi ta meminit Att tenarum Eplscopus, et

'-'-122-

venisse imposto da Voi, 0 Uomo

~.123-

\.

Leggenda Italica sull'invenzione delle Reliquie di S. Clemente,'

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b. loannes Scithopolitanus cuius doc-

t rina intergesta Sinodalia reperitur,

quorum sensus super hac circumstantia

iatndudum translatos invenies in codice

iam ntemoratl S. Dionisii Athenarum

Ant istil is. Quos oporte t ut et ipsi quo-• •que operi, quod de Vita B. Clementis,

instant ia tua, 'praedicto Chr is ti levita

sudante texitur, inseratur,

.Qualiter autetn Reliquiae ipsius sem-

per memorandi Clementis, crebro dicta

aspor taizte Philosopho in Pomam dela-

tae atque reconditae sunt, non necesse

habeo scribere, Cl ime! ipse inspector

/actqsnon nescias, etScriptor vitae il-

l ius s ilentio, sicut credinzus, non prae-

tereat.

desiderii, io con I'aiuto di Dio

prendere i cio che Voi mi ingiun

perche se anche col tradurre non

verb agli aItri, gioverb tuttavia a me

stesso, almeno col fare I 'obbedienza.

5. Del resto non vogIio che la V

stra Santi taIgnorl, che iI B. Cle .

scrisse alcuni libri che non ancora '

no giunti a nostra notizia, deiq

fa assai menzione S. Dionisio .

gita Vescovo di Atene e iIB. Giov

ni Sci topoli tano (le cui dott rine si

scontrano fra Ie gesta Sinodali). evoi

ne troverete i brani nel cod ice, gia

da tempo tradotto, del medesimo S .

Dionisio Vescovo di Atene '(6) . Equ

s ti brani e bene che venganoinse

.anche nel lavoro sulla Vita de l B.

mente, che con Impegno appassio .

si sta tessendo, a Vost ra 'istanza,

sopradetto Diacono di Cristo, (

vanni Immonide).

In qual modo poi le reliquied

stesso sempre memorando Cleme

portate aRoma dal pitt volte no

nato' Filosofo, siano state riposte e

poJte, non e necessar io che io 10 .

va, inquantoche Voi ben 10 sa

essendone s tato tes timonio vd e

e il (suddetto) scrittore della Vita

di lui (Giovanni Immonide) non 10

sera cert amente sotto silenz io,

io credo.

da Gauderico Vescovo. (N.. 7).

Incipit translatio corporis S. Cle-mentis Mart. et Pontif. '

1. Tempore igi tur quo Michael Impe- 1. Ai tempi in cui I'imperatore. M . i e M l e (if Michele Ill, figlio di Teodo-

ra) reggeva l'Impero di Costantinopoli

(a. 842-867), visse un illustre personag-Thessalonica artus, vocabulo Constan- gio, nato di nobile stirpe a Tessalo-

nica, di nome Costantino: il quale per

10 splendore mirabile del l' ingegno, diche rifulse sin dalla tenera eta, fu de-veraci agnonime Philosoph us est ap-nominato con giusta ragione iI Filo-

sa/a. Cresc iuto negli anni, fu porta to

dai geni tori a lIa regia cit ta di Costan-

tinopolive siccome era uomo ornate

di somma religione e prudenza, cost..

per volere di Dio, fu cola elevato 'al;'I'onore del Sacerdozio (8). .

mino, est adepius. In quel tempo vennero a Costanti~,

Tunc tempor is ad praefatum lmpera- nopol i dal l'Imperatore Michele i lega-totem Cazarorum legati venerunt, oran- ti del Cazari, a pregarlo e supplica rlo,

te s ac suppli cantes, ut dignaretur mi t- perche s i degnasse d 'inviare lora qual-

tete ad illos aliquem eruditutn virum, che sapiente peEso.n~~gioche Ii istruis- ..... ,' .... \\' se nella vera ~tt; :~att9J.ica; t« perche .

.quieo~l#! tin:~~li5#!! fveraciter edo- (dicevanoessi ' fn i. ' i ;a lt ro) 'presso tiL'ceret, ddlicientes inter cetera: « Quo- noi, da una parte I Giudei da I'altra

. niam nunc Iudaei ad fidem suam, mo: i Sa raceni si contendono a t rarcia lla

do Saraceni adsuam llOS convertere . loro fede': e noi, perchenon sappia-

mo a chi arrenderci, percio bbiamostabilito di consi rei col

rator Novae Romae, regebat imperium,

fui t quidam vir nobil is genere, civitate,

.tinus, qui ob mitabile .. ngenium, quo

ab ineunte infantia mirabili ter claruit ,

pellatus. Hie cum adolevisset, atque a

parentibus fuisset in Urbem regiam, \

ductus, essetque insuper magna religio-

.ne et prudentia praeditus, honoremquo-

que Sacerdotii ibidem, ordinattt e Do-

e contrario moliuntur. Verum nos, igno-

rantes ad quos potiss imum nos transfe-

ramus, propterea a summa et catholi -

co lmperatore, consi lium quaerere no-

st rae f idei et salutis decrevimus, in fi-

de ves tra ac veter i amici tia plurimum

confidentes. Tunc imperator, simul

cum Patriarch a consilio habito, prae -

jatum Phifosophum advocans, simul

cum legalis illorum ac suis, honorifieen-

Allora l'Imperatore, tenuto e.dItSillt i<J

tot· Patriarca { P I . fece venire a se iI

predetto Filosofo, e s tabi li d i mandarlo

onorevoJissimamente coi legat i suoi e_

coi l egat i dei Cazari in que lla regione ,traendo i migJiori auspicii dalla pru-denza ed eloquenza di lui.

 

i ra ns m is it i ll uc .o pt im e c on fi de ns

, prudentia et eloquentia eius.

, ,

2. Senza portempoin mezzo,

tutti ipreparat ivi necessari alia

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'2.£ v es tig ia i nit ur p ra ep ara tis o m-

'Cersonam, quae nimlrum te rrae C a-

zarorum, vicina et contigua est, ibique,

discendi linguam gentis iltius,

'a liq ua ntu lu m d em ora tu s. In te re a,

tn sp ira nte , q ui i am ia mq ue ta ntu m

pretiosum thesaurum corporis

videlicet S. C le in en tis fid elib us su is r e~

acsi curio sus exp lo ra to r ,ab i nc ol is 1 0- ,

, ci t i ll igenttssime p e rs cr ut ar i, a c solerter

' investigare, illa, quae ad se tum litte-:, - ", '\,

tradit ione, tumquoquevulgar i

d e C or po re b e at i . C leme nt is , de

angelicis manibus praeparato,

'de arcaiipsius, pervenerant, Ad

=s e quod requireret om n in o nescire

sunt. Siquidem t ex longo iam

te mp ore "o b c ul pa m 'e t'n eg lig en li am

,<incolarum, tniraculum illud marini re -

c ess us , q uo d in h is to ria P assi on is p ra e-

.fau P on tificis c eteb re satis h ab etu r,

fie ri de stite rat, e t m are flu e/u s suo s ill

p ri st in a s s ta ti on e s r ej ud e ra t.

P ra ete re a e t o b m ultitu din em in cur-

"santtum b ar ba ro rum , l oc us i ll e d es er tu s

est, et templum neglectumatque de-

s tru ctu m, e t m ag na p ar s r eg io n i s ill iu s

jere desolata et inhabitabilis reddi-

ta: ac propterea ipse S.M artiris area,

tenza, si pose in camminoe giunsea

Cersona, citta vicina alIa terra' dei

Cazar i , ove ilFi losofo s 'intrattenne del

tempo, pet apprendere la l ingua di quel-Ie genti. "

Intanto, fpiratO<l~Ql~~,!! ua l;mai ayeva decreta ..

~~r:, corpo"di S.:CI~~~ ~'~!detto Filosofo, 'come un accurato espl

ratore, incomtncto adomand'arec'n

ogni dil igenza agli abl tant i del. luog~e a cercare Con tutta prernura qit'ellecose, che intorno al corpo del beato,

Clemente, al tempio fattoda mani an-

gel iche e all 'arca relat iva, egl i g iasa-

peva sia a mezzo-d i antiche scri

sia a mezzo di tradizioni popolari.' '

se~.!j'gE.•~t(l~e. g.,li"llP!tanti,.no '

~~;:;~J~:~osero di non'sa-per nulla di quanto cercava,

E veramente, gia da lungo tempo

per colpa e trascuratezza dei cittadini ,

que!' miracolo del . r it irodelmare, .che

~ cosl celebre nella storia della Pas~

sione del ' predetto Pontefi ce, era de l

tut to cessato , estendendosi i l mare nor-

malmente rie i suoi ·confini natura ll,

Inol tre per Ie inondazioni dei barbari ,

quel luogo era divenuto deserto, il

tempiotrascurato e distrutto, eIa re-

gione quasi desolata e .inabitabi le ; e

percio la stessa area del Santo marti- ,

re inslerne col corpo era stata ricoper-

fa (di arena) dai flutti (10).

3. .Per tali risposte il Filosofo ri-

mase molto sorpreso e triste; quindi

si volse aa~e, affinche .Iddio,

n e r u h i adinsLilam> 'fiz .,.. . .'- ': : ' .. - , :: -" ,- _ ' . ' "~ -~

stlm ab l1 n( co rp usS an Cti M ar lin 's ..

E ~i nl gi tu ;' . u n di qu e C ir cu '? ld an te s" et r a r e . ' . . ' . . . . . . . . . 'm~l to iu'mi~~m sp lendore lust r an t esl coe- ii ~ac;'O'fesoro_(chep;rcav '. ...,

p er uh tm a gi sa c m a gi sp re ci bu s,s ~c ri s '4. "Stettero ivilungamentee '., . . ,

'insistere, et in acervo ilIo quo tantus re, f~a ilde;i~e.fioj)i.~s~nt?, c()nfi~~i1-" ' , do'se.m .pre. c.Qn, la plU accesa sper,an-'thesaurus quiescere suspicaridabatur, ..... '. .' .

, zane lladivina bonta ; quandofina I:-c ut io se s ~t is "e t i ns ta nt is si m e j od er e. menfe'd'iriiprovviso, 'ec~o risplendere,".

4 . U bi d iu m uitu mq ue d es id erio s an e- co'me.~l lf'stEHtl , una dell e coste del

to cu nctan ttb us.e t d e spe d ivin ae m ise - martire prezioso. '. '"

, . . .A " t ale v ist a ," r i c o l m i tu t t ld ' lmrnen-a ti on is p lu rim tlm c on fi de n ti bu s, t an d em, / '

, '1

 

··sa

£~~ettare .ora

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scavare la terra conrad'dopp·

ed alacrtta ; edecco apparire a

santo capo del medesimo f· ·

Quante, vocidi gioia furono levate

al cieloinquel m em en to , q u an te lodi

e benedizioni furono date' 'a Dio cia

.'parte datutti ,co~~'possiamo noide~

H~~J!~~~1~~·~~:~ : ippe~~~ l ;~~ .~ ; i , ~J~ .'~Inveiitli;"erasi grande la 'gioia

vix po,ss'!.lmus, perf'Invenzione 'delle sacre reo uie '.'

p.mn,."m ....'"?TaTlta 8iqui~. perla soavlta dell' immenso odore

sanctarum inven- nante, che ciascuno tripudiaitdocli)e-

.', ,de'i~m~.nsissi-. tizla ineffabile , come rap i t o 'in estas] ,.~?'Inatalaetitic, 'si credeva di stare"in paradiso ... ",,' .

i...HF.cih.·l'; " Qlland'ecco:poco .'dopo,'come. d a'cia .certl nasc'ondigIi: -piano· p l a n o · . e ' d

,~ur8u8' a brevi intervalli, vengono portatea

-sanctwrurn ' l a .. I uc e . t ut te Je.a,ltre partic~lledelJe

'.'.. .' etpel: '. s~fre.,!,71.i9uie ;edin(ine . appare a~che

. :.' :1"~1!ertaesunt·'~~9~~.~~:c;pn. la vquale . iI .Santo . era'I!sq.etzam anchQra,%tato precipitato riel mare (11). - r . .• •. .

. - 1 - " " " " 1 1 ." " . 5. Ripieni . t'u tUdf lmmensa le tiz!

p.er siffatt i benefic! diDio, dopoche·

.que! Jilogosfe.ssofuronocelebrati

.~J'jlll;l:el;lllS. ip.sen'letsanctu« 1)irsupeJ" p'I'07'

sanata» ...m.. ~eliquiar"m.

levans;.nq.vim.CJl,m. iv.gen#'l~lin'."R,,,,,,,,.-m.BuMequentiumrip~dio de-

. '.. . (11prla~. (!feracleain ?)

.:}i1£e1lroJ.?olim ..... cu:ln~~;;~#,:~~~

<nI~, j14;j . r ~~-w.,i;~n!~re(i c~mjam

.C"UJI·(U' ,propi~quqre!lt, vir. nQbilisNice-

nhorus: ..e i ~ ~ l i e . mivitatis due: iUis. cum

pl~rib~s. al#¥o,bpiavit. etadat'atis sacro.-.

sanctis Reiiquiis, cum my:ltisfl~atia~'~!'4

l},ct.iQ1I.Wu$,!ra,eced~,8anct'fm loculum;

gli tenevano dietro:

edevoti canticidi esu!tanza, le .tra-

sporto alla Metropolidi Gloria (sic) .(di Chersona) '(12).

. Or mentresi avvicinavand a~~~~.J~

cltta, i l Duce della medesima, l I U e e f o T o , ~

tfE)JiI ' I iO~inObilegfu"eJ (Iatto gia con-

sapevole delI 'accadufo) si mosse taro

inp:lntrocon altre molte persone, e

; ( ~ ~ ~ ~ ~ ' ~ : ~ ~ ~ ~ ~ ; ; ; ~ t r . :rl?CZflHU coram om~'

eius misterio, Cum

'hlf.1l"Rllej'llsce},I?~.'et.rae 'nimia po-

'e., JJ~".. j';,·.O'HI.lmfiaini", ••1.i ulti:a non poe:

.;S. Bozonfis,. quod' u;'!!i

.i-i1ntinu:umcUllidiligeriti' "custodia

<s.masueruau, dein~:"lve1'oad'Ecclesiam>..... ,.. . ..... I.

~..,~v,,'.. transtulel'unt.Indecu,'n. mf'-

· ne factum esset,~nivel'sa civitatis mul-:

,titudoconveniens, >assumpto sanctal'urri,

ReUquia;'"um .loculo, totam cu~ magnis

laudibusincircu,tu lustravel'unt urbem .. ' .. ' '. ' . , ' ".\

et sic admaior.em basilicam eenientes, .

;ea-ipsum.ho.~odfice Locaoerunt :s'ic-

. ~omne~deilI;UTn.'adsua fja!identis

rev(!1'sis~ni;,>" . . . .

\;':6.:P~si}hae6p~·aediciu:~· Philosoph us .

itel~a1';'ipiei"s,eiad g~ntemillam, a d

quam misBusfuerat, »eniens, comitatus'

_R edemptoris onHiium Deipl'aedicatio-: '. '.'

·.'nibus, ··e..t1';;'_tionibuseloquiorum suoi'um':gioia'

vel'titornnesillos a b en'oj'ibus, quos'6.

!tarri.de'Sal:acen01·u~' qudm' de ludeo~· losofo,

..t....~.p.·.e.rfidia ..'l'~tinebant. c. Undepluri-; gente· .mum txhilarati retin fide eatholica cor- to' rnand

.:'/'obatiatqueedocti; gratias1'efel 'ebant . apostoliche)" ,

oinnipotentiDeo,et [amu lo=eiu« Con- parola del, co mu n R ede rito re ....

stantinoPhilosopM .. Litteras ill super.. Ie penetrariHpersuasiolli 'della

ImperatOl'i .cummultis'gratiarum itc-cra eloque~za, riuscl accinverH

tionibue Lransmiseruni, quia eos studio te quelle popo1a'zioni ClagUe

. suo ad veram'etcatholicam _revocarela perfidia delSaracenie delstud~te1'it fid~m, affirmante.. se ob earn . aveva disseminat iin meZtoa

rem imperio eiu,ssemper sllbditos et Per I~qualcosaranegiancf .

f idelissimos de cetera oelle manere. De- sommamente, is trui tiefor!i fkatI nel la

"d~centes autem. Philosophum cum multo fede cat tolica , ne' rendevano ,grazie a i~ . '

honore, obtulerunt ei munera maxima, l'Onnipoterite .Dio, e al s t l O servoCo-

. '. ut reoera PhiloSQphus stantino Filosofo.

 

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: 1 · P . ' ~ I 1 . q . q , . " , . n , , : t , . ' )Cll1:i;ti~~

,.:d~sider_abaf, .ve-

'r!Onhab~n,t,qui ad

., ad perfeciam .legem

e""u"eu.. roga1:~se u( -ialem ho-

dir igat ;qui pie-

o1;,rlineni.divi'T}aeegis, -et

o"stendel'l1va-

.-extra civ itatem ob-:

et cum iTigenti .laetitia

. . .Coeperunt,itaque ad idpenerantperagendum siudiose in-

~ tz;arvulos eorum lit teras edo-

cere,', of!icia.eccle.Yiastica· .instruere, et

,ad correptiilnem "diversorumerrorum,

: 'quos inpopuloillo1'epererant, [alcem

'tin9Poli,sieeome'

'deIlaMoravia,'a~eva

eheq~e~to Filos'ofoa~eva

'provim:iadeiCazaii,cosl

~che,hii provvedere al bene '.

gente, mando .legati a'l detto-Imptore,·annun~iandogli,iche 'jIsuop

' Iosi: ' e rartti rato dal eul to degl 'i

'deSideravaosser~are laegge'na),maSjeeo'tne .nonvierano','·'.~ •.•~.;,

capac! ad j~segnar "loro aiegge .

. spiegarebeneja S·.Serittura,', , "

lopregava a -rnandare a quelle part(' .

.un uomo da .tan to, ehe potessepiena-

.mente indieanialpopolo la fede(dl

. Cristo), l'ordine . delladivinalegge,e

J a v ia d ella verita. ,. < . 1: ," _ , :_ : _' _ '

. Acconsentl aile sue preghiere'I 'Ini '.

pera to re .ve , fatto venire a s e it sopra-detto fitosofo, .1 0 in vto la, cloe nella

terradegli Slavi, insierne col suofra-

tello germano Metodio, fornendolo.ro

col suo erario t~tte Ie spese di viaggi'o.

, Giunti dunque cola, conI'aiuto di

era'

.statorif~rito,conle ttere,Apostoliche .

~'invitandoli] che venissero~a lui:

• Rlcevutaessl tale notizla; molto SI

rallegrarono.e rlrigraziarono Diodies-

ser ten uti Intal conto, da 'meritare di

esser chiarriatl dalla Sede Apostolica.

Si misero pertanto in viaggio, e con-

dussero seco aleuni dei lora dlscepol i,

che riputarono piu degni di essere ele-

 

,vat i al l'oh()re de

dopo alcunigiorni' (fattotappa

nezia)giunsero a Rorna.

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9. Ma siccome, no n molto te

prima, il sopradetto Papa Nicolo

passato di questa. vita al Signore, c o s i,Adriano 11, che gli era succeduto rielPontificato Romano, saputo, the if

oratiaruac actionibus pI aefa- nomn.i~n~:al~to~!:~f~~~~i~p~~~~~

PJtUO'S01Iho.ro tanto beneficio"'ed-,,';: r . ()m.R.' r . '1 ' , IU'~!1·1L·nt 'ip,yun et Metho-

,:'aium".lI Episcopo;; ··.nec non et ceteros

disCipu7os'in Pr'de1biteJ'oset Dia-

\ :

<Avmrtottco, 'quamv;s'

a~ifduantutum ·vi4er~tur,. peti- .

voluntati huiuscemodi relraga-

s e d ciaus_um,diligenter defuncti cor-

in'~oceUo marmoreo, et proprio in-

si,qiUosignatum, post septem dies

licentiam recedendi.. Tunc Roma- .

simul. cum Episcopis lit Ca:"~.

ac Nobil ibus Urbis , consilio

Rabito, c_nientes ad. Apostolicurn'cOe-

peruntdicere: Indignum nobis:"alde

videtu1', Venerabiii s' !ater ~ t Do~ine,

'ut t~nt.um tamque .magnificumVi1'u1it,

,p~1:quem ta~ pretiosum thesaur~m'lJrbs .

eiEccleslanostra recuperare promeruit,

.:etqilem Deus ~xiam wnginquis reiJio-' o ri or i . .. .u n e br i . non.

. nibusetexteris ad nossUf' gratuitapie- . trattasse della stesso s.nmrno

iate p~"ducere et adhuc e» hoc 'loco ad ', ..1 I. Metodio-dlvlsava dl r.~,""'·~·'

.8Uaregna et dignatus assumere quali- G re cl a . 'iIc 'ofpo, :de(

'./Jetinferveniente occasione, in alias pa- secondo iIdeslderio gia

' . ; .tiaminipartes transferr i. ' sed hic poti"s . so. dalla proprtajnadre, -rna

;p1.acet,honQrifi~e tumula~ur,qui~ e . _ t di-, II desidet io deiRorn~ni ~i

." '.valdeest, ut famae tamcelebris Roma,'egia~i~ia decis'od, i

in tam celeberrima Urbe,'celebrem '1 0 nella Chiesadt S.·Pietro,

habeat sepulturae." '12. Metodio, vede~do chell

P~ac'uithoc consiliumApostoZico, et visamento nonpotevaeiuscire, p

.statuit ut in beati Petri basil ica ponere- i Romani dicendo :-'cVi suppli~o~.o

tu», in.suo videlicet proprio monumento. Signori mlei, giacche rion vi_.e ptac(it~

12. Ce1'1!ensMethodius jam suum de- to ascoltare lamia umilepreghlera~

"leci8se propositum, oravit ite1'um dicens: ·che loseppelliate nella Chiesa d~1

Obsecro vos, ' Domini mei, quando qui- beato Clemente, iI cui cerpo;. da:lui, ..

est placitum vobis meam pe- . con tanto zelo e Iat ica i 'i troyato,egli

,JJ:i~jl1c"ltamadimplere, tit in Ecclesia bea- qui' a vol rlporto )t. . '" "

l.<b~~mem:18,CUfUScorpus, multo su'oLa- Placque al Papa ,qu~sta:pt~p6iita';.e

repertum, huc detulit; allora, col concorso. 'del' ClerQ.' ~, c( i

tutto il popolo numemsissimo~j~Qg

petit~i Prl'es.u/"&n- gioia e, ri .Vierenza·s tragral ' loe;>portato

autem .Philosophu«, qui et onere

..i17ns'ta11tz11USiem' transitus sui immi- '. E allora, al cospetto dellesante

sensisset, ex concessione Sum- liquie dl Clemente,per v ir tu-de l l '

u " ,, , " ,c . .. , imposuit sibi nome1/, Ci- 'nipotente ·Iddio, inco rnincia rono .

·'hoc 1'evelatum sibi ! u . z s - ,perarsi del.le pr~diglosegu~rigi'

quadragintd dies, dOJ'mi- modo tale, ctiechiunquedaq'

- ..":----1 -- i ' l } ' IJomino,sextodecimoque male fosse oppresso,

E.ll.ab!!mHlSll'll'r~·jas',Praecepi; autemSan- . 'Iesacrosante .Reliquieuel

ut :omnes tainGraeci signe,venlva istantaneamente risanclerici,adea:equias eiu~Per' [l che if 'Venerablle

p,(;CUn:EI1'elntum psalmiset cantids,cum ' (Papa) e tuttointero i1popolo

"thur,is OdOI'ib~s' etnon til ite1' .no, sc logl iendo a Dio lepiuard

'ips,iquoque:Apostolico, jltne1'is,azioni digrazie .e sl e lodi piunm.nr,p!TT ·impenderent. ", provavano irnmenso gaudio e

, supmdic tus [rater eiu~ 'Me- ,dita nel Signore, ch e aveva . loro co

uu . .. ..e ; «eceden» ad sanctum Pontificem cesso, ai lora giorni, dopo silungo

oroeidens ad 1'estigia eiu», ait : Di- l asso di rempo, la grazia di raccogl ie-

acneces .•arium duxi suggere1'e re nella propria Sede if corpodel San-

Beatitudini tua!!, Apostolice Pater, quo- to ed Apostol ico personaggio , succes-

. quando ex domo nosira, ad ser- sore dello stesso Principe degli Apo-

'lJitiumqu()d auxiliante Domino fecimus stoli e di illustrare con la di luipo~'

. . ·sl l]1lttS ,egresiii , mater cum ,muliis laeri-, tenza ·taumaturganon solo la cttta di

. .. .. ..mis()b~stata 'efJt ,ut si aliquem ex 110- Roma rna tutto l 'ambl to dell'lmpero

bie, .antequam reVtrte1'emU1',obiisse con-·Romano.;· ,

'tigeret,a'efunc1um [rairem vivensad mo- Ringraziato pertanto if prefato Filo-

lItfste1'ium,suum reduceret, et ibidem il- sofo di un tanto beneficio,

llfl!,digno ac comp~tlJnt~obsequiosepe- ronoluie Metodio n e l J ' o r

 

asioBibliotecatio, fiero retatoredi

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:NOTE

che-Ie' ave~a' commess~? Credo! ]udaeus

••..•..~'40'.Ma I'argomentoche per noi taglia la testa al toro e iI seguente: .. '",:Tre~fat~i e ,tr!;!'"teinpl distinti si rilevano dal Liber Pontiflcalis : " .' ...":Jo~ Cheun Anastasio. Prete di S.Marcello fu scomunicato sinodalmente 'da

nelJ'850,e 'che portato poi Antipapafu parlmenttscornunlcato daBenedettoIll

· . · .2.:Che questo scomunicatoAnastasio Antipapa fu rlarnmesso alia 'cornu

.'.:clesiastica dal mite Adriano 'II . nell'868 .• Anastaslus, qui dudum .a Benedicto .~~.~UQ.".U.fuerat,Ecclesiasticam communionern sub congrua sa ti sf ac ti one r ecepi t ;.

, . Che tra Benedetto III e .Adriano II, ci fuil '. .sotto questo grande ed energico Pontefice cifu 'un:l\nlaSllas'lO

Trastevere , fa tto da lu i suo Cancelllere.suo Segretarlo,suoiImperato ri Franchi eagJi imperato rl d i Or iente; un .Anastas io

daiCardinali (Gauderico, Immonideecc.) era r ltenuto 'e Interrogate

Ora dati questitre fatti e qi.esti tre tempi incontroversi, come si pub ..1 'Anastasio di S. Marcello, durante iI periodo della suascomunlca fino ad.lostesso Anastasio di S. Maria in Trastevere ..che fu cuore

. S . Nicolo I? Noi certamentenon . I' arnmett lamo.

. Di .Anastas lo Blbl lotecar lo vedi : A. 'LAP6TRE: De '.liIl!aSraSI!O Bibliothecarto'1885 j E.' PERESL: Papst Nicolaus lund Anastasius HJllf/,tn"l'orl".

NITIUS: Geschlchte der Latin. Literatur trnMrttel , alter lYVUdL.U,

nast' .Bibl. in Operibus eius. Venetiis a. ·MDCCXX[X.

..(2)DI Gauderico Vescovo vedl: BARONIO:-

"OHELLI:'ltaiia Sacra, : v o l . 'I, p.60;LABBE FIll'

'BILLON: Iter Itallcum,'/,2, p.78;SIOEI3ERTODe<ad. diem 9 Martii ; TILLEMONT: Memoire; ... Vol II,

De Monacatu. S. Gregorii. M., I. I, cap.:2 j , .

,Sed. Sub. Veil. a. 867 j'BORGIA.STEFANO:'

ORO: 1st. Ch.di Vell.sec. IX PP.15iJ.J56;

, p, II 0 . " ... ', ", '~ ' .;,:;..' .: ~';.: :i',;r:;:t~~i!:,~}\''Jt'!5'~'/]o;1 ? : ! A : " ! : ~ ; ~ ~ { h l ' 2 : 1 ; ~ i ' i, (3) DiGiovanni -Immonide Diacoilo, :'

.SIOEBERTO:De scripfor:eccies.,'~. 106; "G:

~;Patria, Vol. 4, fasc.2j e~RONIO:Annales, a.8.67 j .DULL'''''LJV' . Bibliot. Casin.: IV in proemio ad Cod.' 234 . '

. (4) La tradizioneailtica,'iiportata"nella Passio

mente Pp. , sot to Traiano imperato re , f U co~dannato'aI l'e~ilioneIChersones'o -Ta{Crimea), al di Ia del Ponto .Eus lno) , In un deserto presso ,1aCi ttAdi Chersona al

della peniso la , verso la palude Meot ide (Mar d'Azof) : trans Potittcum mare,' In eremoquae

adiacet civltati Chersonae, ed ivi poi , gettato nel mare , sub ii linart irio.Contro i dubbi del

TILLEMONT(Memoires . .. I l , n. 12, pag. 563) sull'esil iodi .Clemente nel Cherso~eso, 'per~chi! q"ta. regione al ternpi del detto Papa, non essendo soggetta a Roma, non poteva es~,ser lu01"odi deportazlone, I'ALLARD:(Histoire des persecut. I,p. 169 e ss.) cosi stesprl-.me: .11 saplente critico s'inganna. La potenza romanagiA da Tungo tempo avea preso'

.plede in queste contrade, essa vi esercitava una vera sovranlta ..G ia nel 62 iI legato ro-.• mano della Mesia inferiore aveva dileso contro il Re degJi Sciti ' la cttta principale dei-'

~, • Chersoneso. Nel 66 in tuUe le region! del Bosforo c 'eranoguarnigioni e f10Ueromane ..

• Si e trovata a Chersona un'iscrizione funebre di un soldato delIa leglone X[ Claudia.

sec~li. Cosi sia.v-in \

.," ,,' .. " ': . .' ..stasio Blbliotecar io etotalmenre diverse dall' Anastasio"nnl•• nr,n"ln come Antipapa a BenedettnIll (855:58),perle

,I '\ " ' . --, • '_

. ' identitAdei due Anastasi, ';1 sosteg~o <delIa iofo,tesi , ."

che io\ecario, 'neILiber:ponti/icalis , ha descri tt a so ltanto . [a vi ta di '

(858-67); Jaddo~e'tuUigl,i.antichi scrlttor! .lo hanno sernpre fitenutoautore delJeVitisti/lcum da. S. Damaso in poi, 0 almena aut ore delIe Vitedei Pontefici del suo .Leone III (816) ad Adriano II (867) , come appariscechiaram,entedall 'in,sieme del.dalIaform'a delIo stile. : '. ' , . 'C ".' " , " ' : ••••• '~ . " . '. " ,

' :20.1 detti asser tofi 'aHerinano,(sempreper la'lof(;t~si), ~heBenedetto il lAnasta·s.i10prevaricatore, e gliaflido poi )',ufficio'di tradutlore".agiografico'

nel 'Liber Pontiftcalts in Vita Adriani , '( 867 ,72>.s i afferrna espl ic i . . '. .

deposto anche da Benedetto nf;' eccone Ie parole : .«Anastasius,qui,dudum.',a

• ac nenedtcto Ponti/icibus Presbiter io denudatus, Inter laicos communlcare solitus30. Nell'ipotesi che '1'Anastasio Bili!., autoredelte VitediLeone Iv e di D< : : I 1< : : 'L l < : : I. - . . . ·. ,

to l II, sia 10s tesso Anastas io scomunlcato dai medesimi ,non si pot ranno mat spiegare ''fatti che egli stesso in Vita Benedict! III narrerebbe di se stesso j' chlarnandosl r« .

• PresbiterumEpiscopum, depositum et anathematizatum ..invadentem manu armata urbern j.apprehenctent.em lance is Hadrlanum secundicerium, Gratianurn insignemsuperistam "'~lrr~,r_·.,··"

• chii, Theo'dorum scrlnlarlum. Basilicam Principis, parvipendens Dei iudicium,

• et tanta ac talia infaus ta mala peregi i quaJia nec Saracena manus praesumpsi t perncere;.: • Imagines. sanctorum confregi t e t Igne cremavi t: Sinodum plctarn a Leone dest ruxi t, ef

• iconam Domini Iesu Christ i "e lusque Virginis Geni trici s blpenni ad ima deiecit , pro quo ' .c.detestabiIi opere cuncti cultores f idei lacrlmas fundentes Ingemlscebant. Insuper ipse de-

, . pos ttus Presbi ter ad Lateranense properavi t cum iniqu iss imis eius sequacibus. e} mult ls"

• 'gener ibus . telorum ianuas aperiens, veluti cruentus tirannus eas introvit, solioque pontl-.c f ic io '(quod 'nee manu cont rectare debuerat), rese di t ; e t praecep it ut beat is simus Bene-

· .,dictusi~iieeretut e sollo ; quemvestibus pontificalibusexpoliavit, multlsque eum iniur ils.

 

Bogforo ,' findal I,e la tes ta dell 'Imperatcre Romano ,e dall 'a lt ro il

, , " , c , " C_''_C • (Cfr.ECKEL': Docfr,numm;ve!. t.'II). Dunque ,se

suddi ti eranoper meno vassall i dell 'Irnpero , e I lora Sta ti po tevano servi rebe-

5/13/2018 Amato C., Studio Critico Sulla a Si S.clemente I Papa e Martire - slidepdf.com

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,nissimocomeluogo iIi deportazlone per I delinquent! Romani •. (Cfr. LECLERCQ:Les Mar~

VoL I, p.187~; , " i ' ,,' I," _,

Come-pure ncnciipare ainmiss ib ile I 'opinione del Duchesne CUberPont. I p. XCI),DUFOURCQ(Etade sur I es gesta des mar tyrs ; p . J6J);del DELEHAYELes orig , du cul te

martyrs, p. 291); del DIEKAMP(P. A. IIp. 72), " il quale u lt imo clta perfino a ' suo con- ,, ilDe Rossi-fe la citazione, da noiconfrontata,e erronea) (Bull . Arch. Crist . 1864,

p. 18) , iquall r itengono che la re legazione dl S. Clemente nel Chersonesos ta

fuslone 'd(S. 'Clemente Romano con un santo Omonlmo, martlre del Cnersonesomenoc(pareammissibi le I' op in ione del LIGHTFOOT(The Apost. Fathers. tcu:~o'me,V()l.lp.82) ii,quale suppone rche.-I'Idea del l'esi lio di S. Clemente,

sia"mitadai confondere S. Clemente Pp, cot ' Clemente Flavlo Console,la ' -6il<:60', tlllafu 'retegata neJt'isoladi Ponza, la quale isolar per ignoranza, fu scarnblata '

' scrt ttor! col Pon to Eus lno . ( ecita In proposi to la test imonianza d iBruzio e di

neghiamo la suppos ta confusione del S. Clemente Romano con un :_, . •ft.:~~

mo-del Chersoneso: questa opinione gratis asseritur, 'e quindi gratis

'dal!a .classlca operadelt'Ot.nctxo (Cl,menies ecc.Peruslae, a. 1675)dedicata\ ..l Iemem[eX/nella -quale ' sono enumeratl e catalogatl tut ti i San ti .Clernent i, c1ie' sl

'a l mondo (veri e , suppos ti ), ri sul ta che frn ess i nons t : ri scont ra riessun

martlredel Chersoneso. "

secondoluogo, rlguardo al Light foot , nessuna confusione deve esister ee 'mal e-S. .Clemente Pp.ieiClemente Console, come abbiamo vdimostrato rnell' Apperi4i

.o rececente, Del resto laDomlt il la moglie del Console venne relegata non' a ll 'i sola'da quel la di Pantadaria(V, ' EUSEBIO: Chron II,Olimp.218.H. B. 1II, 18).di, Penza Iu relegata . invece Domitil la vergine, nepote del Console (V. GIROLAMO,:

108 ad Eusfoch DE ROSSI: BoUett. 'Arch: Cr',1875, p. 66 ess.). Basta poi ",~,.&_. . ~

t e3tua!idiBruzlo e di MalaUa, per vedere a prima vista I'enorme , "

d~eantichl, storlcl ,del tempo dell' lmpero abbiano, per Ignoranza,scambiat,Q,

. scambtar et' teoteua v ic ina d iPonza con il lon tano Ponto Eusino noto anche!"QUL"" deltempo del l'impero I Ci p iace pertantosu questo pun to . ri flet tere c~I

, , (S.' Clemente,p. 29), -che e incredibile questa Iu'nga serie di confuslone ei : scarnbto' di Clemente Console con Clemente Pp. ; scamblo v d! Domitilla vergine.

-con Domitl ll amogl le del Console; scambio del l'I so la di Pandataria con l' isola di Ponza ;scamblc della pena inf li tt a a Domiti ll a e appl icata a Clemente Pp. ,e scambio in fln' e del la

e ,viciniss ima isola d i Ponza col lontan iss imo e non meno noti ss imo Ponto (Eu-sino); e tutto questo a Roma I nel secolo IV, 0 V,! I '

'. . ' (5) II miracolo del mare che si ritira e riferito nell'antica cPassio S.

/{FliNK: P. A. Vol. 11pp.19 ess) Con queste parole nella verslone Italiana : •

-c ~ Clemente in mare con I 'ancora attaccata a! col lo , ment re la mol ti tudine del",pregavasul Iido per poter raccoglierele spoglle del martire, ecco che II mare'-"I per quasi tre miglia, di modo che i !edeli camminando suI secco trovarono 'un

" : '~. a gu lsa di cappella e , ivi dent ro un 'arca dl p le tr a, iI corpo del B.Clemente con-c C E ogni anno,nel giorno anniversarlo delmartirio, si ripete questo ritiro del

,0 che i fedeli hanno if modo di andare in pio pellegrlnaggio fino alia cappella eoC del santo • .

(S. 'Clemente.'

sepolcroin forldo mare una variazione delsottomartno > ne all 'opinione dell' lvan Franco (S. Klemens in

C/1esus;'p~':203" , 1896),che nefa come una rimem~ranza del mito Virgiliano dl" qeorg.IY, 455 e ss .). Noi , senza andare cos i poeticamente Ion tan], pens iamo,

.~, ._. . ,_, ,_ del!lep<?lcrosottomarino possa esser sor ta ,da un fondo naturalmente vero, nonlea verificarsi in molte locallta marine: cloe che il corpo del santo gittato

.re "conPancora sla stato trasportato dalla forza tempestosa delle onde In un, :;gl ioso ' so ttomarino presso la spiaggia a non mol ta protondl ta .' II Conte russo \nV~rnTT

tempi recentl , lspezlonando diligentemente la Crimea, specie presso Ie splagge marir ie, _

-esploratonumerose grotte marmoree sia naturali come artif iciali ( !ldibite dai Crlstianl.cappellej : ed anche ilBol lando ai suoi tempi, aveva scrl tto : • mlllena etiam nunc numeran-tu r in provincia Cbersottae templa at c e rn it ur e x ruinis •. Nessuna meraviglia pertanto

II corpo dl S. Clemente sia 'stato sballottato in una di queste grotte marmoree presso- sp iaggla, e l il sia rimasto impig liato t ra g l' ingrovigl i piet rosi della roccla j-e che po i-un perlodo di bassa marea, 0 per altro fenorneno oceanico, . l'acqua sl sla ri ti ra ta d idallo -scogllo, e che perc it) sia stato possiblle accedere all'antro, e rltrovare II " ,

. eommerso. Che d ir e poi se volesslmo supporre , con p ii t veri simigl ianza, essere state

.tato il corpo del Santo non nel mar Nero rna nel mar d' Azof, 0palude Meoti de,-dice la Passio, e piit vicina alia citta di ChersonayIa quale palude, come tutte Ie'

-del mondo, ha i suoi periodi dl acqua e di secca, egeograncamentepoi e noto "vello d'acqua del mar' d' A zof, per 10 spazio di sei e piu ehllometri dalla "I""~;!;'Q,••~~unaprofondita di appena due 0 tre metri, che esso e_inmivigablle,ede soggetto

riodi d i abbassament i ?In questa ipotesl .i .i t ri ti ro del l' acquaynarra tc dalla Passtomentis, ,non dovrebbe essere affatto leggendarioper noldelsecoloXx,

-popo lino dJ ,vent l secol i fa ,nonepun to st r~no .che s irH~ne~se~i r~coloso, '

•etasia popolare avesse pol r icamato: iI resto.,<' /:~>,";'~,::/.: ' : ; ; ' ; £ ! , ; / i :",'.""'Questonostro pensleroe contermatodalta ,Ielleradi Anastasio -a Gauderico,

-riferlsce che Costantino iI Filosofo fece fare del le rlcercheedegll scavl. nel lido,

eola (dice la Leggenda Itallca), e che colaslrttrovasserc Ie sacre',spoglie. Se poi ',', ", ,"',tina iI Filo'sofo constato 'che iI mlracolo del ritiro del mare era cessato da lungo tempo,"-c io si spiega .o lt reche dalle da lui addo tte r agion i e tiche ed etniche di que lie popolazlo-

ni, anche dalla ragione f isica ~delle numerose modif icazioni natural], che, coll'andar del. tempo, sogliono verif icarsi nei confini di tulle Ie spiagge marine del mondo, modif icazioni-che t rastormano in isole anche i piccoli promontorl, ' -

(6) Qui Anastasio Bibliot., mentre nomina Dionisio Areopagita (Pseudo-Dionlslo del

sec. V-V!), che : nel cap. V De Divinis Nominibus parla di Clemente IIPilosofo, intende anche'riferirsi agJi Scholia che iI B. 010. Scitopolitano (a. 542?) fece sulle opere del creduto

Areopagi ta , i quali Scho lia furono po i cong lobati con quel li posteriori di S . Massimo Con.Jessore.A] t empo di Anastasio gl i Schol ia cene Scl topo li tano, per incarico dell 'imp. Carlo-II Calvo, furono tradotti dal greco in latina da un tal Giovanni Scotigena, e dal medesi-,mo Anastasio vennero r iveduti e dist in ti quell i di S. Mass imo da que iii dello Scitopolitano

con un segno di croce; come ne parla egli stesso nella lettera a Carlo iI Calvo invlan-

_

 

, s , , cv~r sionel~t ina 'deUa "Qerarchia •• , . . Hi 'c ln isiomque.habent In calee sui 'slgnumvlvificae crucis a

n"H"'IL"lfi,cetera.vero B, loannis Sclthopolitani Episcopiesse reterunturs.Opera, T. I , Proem.c. 3.' Venetiis, '1755). iDi Oio. Scitopolitano efr . FOZlo:

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CVII, CXXXVI)., 'Riscontrando diligenteniente i testidelle Leggende Slave (RIMSKA Pastruck. .Pra-pag. 239) si deve constata re che l capltoli I, 2, 11, 12 di Oaude rieo nel Codlce-

Duchesnlario hanno una certasomlgllanza con quell i Slavi , c io nonreca meravlgl la datacomune fonte del fatti narrati daJlo stesso Costantino ll Filosofo, quantunque Gauderlco- ,

'molto piupartieolareggiato nelle sue notizie. ' ,'",'Per c gl i a lt ri cap itol ! sonotut tt dLgetto esclus lvo d i .Gauderlco, ' e, l e re la tive no tiz ie

, non appariseono affatto nelle Leggende Slave. E' questa unaconterma che-:L.t:~~'~II"'i1 lt al lca Duchesnlana non epunto un plagio delle Leggende Slave.' , < ~ > : ' ,

SI sa che iI nost ro Costan tino fu discepolo d l Fazio econdiscepo lo deU' imp. Mi~:111'e che, ordinato Saeerdote, ebbe una cattectra di f ilosof ia in Costantinopotl." Ana:'

narra d i lui , che ungiorno redargu l 10 s tesso suo maes tro Fozio , perche aveva in-";'S:el!' riat:ohe I 'uomo ave sse due anlrne, e che dlsapprovo le scuse dl lui, slgnifieandogli iI·

arrecato aile anime con quell'errore. '( 9) QuestoPatr iarca deve essere stato S. Ignazio, creato nell ' 846 , .depos to ed esl liato

io nell '861, che r itornato in sede nel l' 867, tenne i l Conci lio Ecumenlco o ttavonel -presleduto dai legati di Adriano II. ' , ,,' . '

(10).Tutto ,questo passe e la piil autorevole confutazione alle supposizioiIi negative:TilIe'mont, Memolres ... II, no ta 12 , confermata solennemente dal teste oculare Meiro-

Vescovo, di cui parla Anastasio nella lettera a Oauderlco. , ,"""l1)Que~to capitolo e della massima lmportanza storica sutla invenzione 'delre:R~Ii-,

S . Clemente Papa In Chersona. Essoconcorda pienamente con Ie font i Slave, co} .

Blaubarano, con la lettera di 'Anastasio a Gauderico, con la lettera del medesirno

s io all 'Jmperatore Carlo CalVO' ,e con la let tera di Adriano II Pp . a i Re Ratl slavo :0,della Moravia; tutte testimonianze coeve e di primlssimo ordine .:Cimerlivigli~come iI Franchi de ' Cavalier i nel le sue 'Note Agiografiehe, f asc . 'V,pag. 30 , ab-'

scrivere Ie seguent i parole: ' ''Nel secololX Cos tant ino (i l Filosofo) recatos i a '

posta aChersona,~onvi "trove ne .tombane memoria di quell 'I llustre' Ponteiice-, '

.~Clem~nte) . confortando. poi questo~uo giud iz io ,co lsi lenzi? d i S:' Mart ino I, esu le ,Chersoneso a. 654; su l,s llenzio del quale percIa :Civilta Cattolica,quad. '1374,p. 661.

a dire che : '. Papa Martino devette stabilire ta sua tristedimora Iorse nei dlntomi

.'Chersonasoggetti ancora all 'lmpero Romano di Orlen te». Ad ogni modo mille s ilenzinondistruggono unfatto storieo raccontato dallo stesso Costantino, autore dellascoperta,e r ipetuto da testimonianze coeve Irrefragabill .

, (12) Forse questa nome di • Gloria » (Cleo.sin greco) vorr a ind lcare la cit ta 'd l Era-

, suceeduta a Chersona come capitale della Crimea, oppure la citta di Georgia." (13) Costantino it Filosofo fu iI sapien te autore dell 'a lfabeto Slavlco antico , e in que-lingua tradusse iSanti Evangeli, come pure in questa lingua pratlco. la S. Llturgla-

Chiesa nelle regioni Slave,' donde Ie recrlmtnazlonl eontro dl lui, e ilsuo vlagglo-