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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI
La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano
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e-Settimanale inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 19 marzo 2015
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Lettera da Genova
La gravità dell'attentato a Tunisi
Alla viglia del Forum Sociale Mondiale
in programma dal 24 al 28 marzo.
La gravità dell'attentato di ieri a Tunisi riteniamo richieda
un'approfondita riflessione ma anche un'iniziativa tempestiva e non
rituale.
Non sfugge a nessuno, infatti, che quello di ieri è stato il terzo
attentato dall'inizio dell'anno, dopo quelli di Parigi e Copenhagen, ed é
avvenuto a pochi giorni di distanza dal Forum Sociale Mondiale, in
programma a Tunisi dal 24 al 28 marzo, al quale molte e molti di noi
prenderanno parte.
Pensiamo quindi, come primo significativo gesto, di esprimere la
nostra solidarietà alle famiglie di tutte le vittime, alle istituzioni
democratiche tunisine e soprattutto alla società civile di quel paese,
impegnata a consolidare e difendere la transizione democratica.
Con queste motivazioni, oltre a rilanciare l'invito ad una massiccia
partecipazione al Forum di Tunisi, porteremo questo pomeriggio al
Consolato Tunisino a Genova (Via XX Settembre, 2) un messaggio di
solidarietà che pensiamo possa accomunare i democratici genovesi e
liguri in questa tragica circostanza.
L'appuntamento per chi volesse unirsi è davanti al Consolato è per le
ore 17.30.
Khay Rachid, per Arci Genova e Arci Liguria
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.
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ATTACCO ISIS A TUNISI
Non lasciamo sola la Tunisia
Era nell’aria da mesi che i nuclei sparsi del jihadismo islamico
avrebbero colpito anche nel cuore della capitale tunisina.
di Bobo Craxi
Da mesi, dopo il varo del Governo battezzato dal nuovo Presidente
Essebsi che aveva rovesciato il quadro politico dominato dal partito dei
Fratelli musulmani. L’acquiescenza e la connivenza di questi ultimi
con grandi frange più estreme e l’abbassamento del livello di guardia,
mentre contestualmente aumentavano i rischi provenienti dalla vicina
Libia, hanno determinato le condizioni più favorevoli per il blitz
clamoroso di oggi.
C’è stato un salto di qualità nella capacità offensiva dei gruppi
terroristici, gran parte dei quali composti da giovani tunisini
addestratisi per il jihad in Siria e recentemente ritornati in patria. Il
vicino ‘Far west libico’ ha assicurato da tempo a questi gruppi, braccati
dal nuovo Governo, arsenali di armi automatiche e di missili-terra-aria
in quantità. Tuttavia questo non ha impedito il gesto odierno, da un lato
politicamente disperato perché totalmente isolato dalla stragrande
maggioranza della popolazione civile, dall’altro militarmente efficace
perché ha dimostrato la forza di penetrazione di un piccolo commando
nel cuore della capitale contro due istituzioni-simbolo della nazione
come il Parlamento ed il prospiciente Museo del Bardo dove sono
ospitate le vestigia artistiche più rilevanti della civiltà romana e fenicia.
Sono state colpite le istituzioni, violentato il cuore dell’economia e
della cultura tunisina. In questa azione, le vittime presenti tra quei
turisti, fra cui i nostri connazionali, rappresentano in sintesi ciò che la
Tunisia esattamente è: una piccola nazione mediterranea ospitale,
accogliente e vicina a tutti i popoli del Mediterraneo.
“La guerra sarà lunga e noi siamo pronti a combatterla contro i
terroristi”, ha detto con orgoglio il primo ministro Essid. Ma la piccola
Tunisia non può certo da sola venire a capo di un problema che oramai
riguarda tutto il Mediterraneo; i gruppi armati infatti torneranno a
colpire. La violenza e il terrore possono essere l’arma con la quale si
tengono in scacco tutti coloro che si oppongono a un disegno
paranoico qual è quello di una società totalmente islamizzata che
spezzi gli Stati-Nazione e riedifichi il Califfato.
Noi dovremo essere impegnati, e lo saremo, per impedire
un’escalation della guerra a bassa intensità. Se siamo in presenza di
una capacità offensiva, continuativa ed organica delle reti del
terrorismo islamico l’intervento e il sostegno non potrà che essere
internazionale, in particolare europeo ed italiano.
Dobbiamo impedire che anche la giovane democrazia tunisina
piombi nel caos e nella paura e garantire al vicino Mediterraneo la
normalità: una sicurezza, una convivenza pacifica e il prosieguo dei
rapporti secolari con l’Europa.
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SPIGOLATURE
Contro l’orrore occorrerà
una mobilitazione molto lunga
di Renzo Balmelli
ALTOLA'. Quando sembrava che il virus del califfato stesse per
perdere efficacia, l'ombra dell'ISIS è tornata a farsi viva nel brutale e
sanguinoso attacco terroristico nel complesso parlamentare di Tunisi.
Ancora non è chiaro se l'azione rientri nel tentativo di portare la
bandiera nera sulla Casa Bianca e il Colosseo, ma tutti quei morti sono
la tragica dimostrazione che non sarà facile frenare l'avanzata jihadista.
Da notizie più recenti pareva che la macchina di guerra contro gli
infedeli dovesse essere rivista alla luce della manipolazione mediatica
che l'ha finora accompagnata. L'orrore che ha insanguinato la capitale
tunisina è invece un colpo durissimo al santuario di ricostruzione
democratica avviato nel Paese e lascia intuire che l'altolà al fanatismo
richiederà una mobilitazione molto lunga.
LACRIMA. Come prima, più di prima, nell'Italia che cerca
faticosamente di lasciarsi alle spalle una lunga, debilitante stagione di
stravizi, la cupola sembra avere ancora il pieno controllo delle leve
segrete con cui manovrare il potere. Alla vigilia di EXPO2015, già al
centro di manovre poco pulite, il Paese, percosso e attonito, si trova a
dover "ballare coi lupi" nell'ennesimo scandalo di tangenti, favori
sottobanco in famiglia e diffuso malaffare che investe Palazzo Chigi e
più in generale la credibilità della politica. L'altra sera durante il
programma RAI in omaggio ai 70 anni di Bobby Solo non sarà
sfuggita ai telespettatori, impressionati dal dissesto, la quasi profetica
coincidenza mentre l'Elvis Presley italiano intonava la sua famosa
"Non c'è più niente da fare". E tanti saranno andati a dormire con una
"lacrima sul viso".
SNODO. Già altre volte il sistema aveva mostrato falle preoccupanti,
ma la clamorosa controprestazione registrata in Israele è l'ulteriore
conferma che le elezioni non si vincono coi sondaggi, ma spesso
invece si perdono come è accaduto ai laburisti di Isaac Herzog. Dalle
urne é invece uscito un verdetto che premia Netanyahu oltre ogni
aspettativa, consentendogli di formare da solo un governo di destra che
renderà ancora più improbabile il dialogo coi palestinesi, snodo
centrale per gli equilibri nel Medio oriente. Nel precedente mandato il
premier uscente, poco avvezzo alla diplomazia, aveva perso l'appoggio
degli USA per effetto della questione iraniana. La sua rielezione è un
duro colpo per le speranze di Obama e dell'occidente di rilanciare i
negoziati di pace nella regione, sola antitesi ai venti di guerra.
PEDINE. In puro stile Peppone e Don Camillo ai tempi del loro
viaggio romanzesco in Unione Sovietica, in questi giorni l'occidente si
è chiesto dove fosse finito Putin, di cui si erano perse le tracce. Anche
se non siamo più all'epoca in cui il raffreddore del primo segretario del
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Pcus teneva in ansia le Cancellerie, la cortina di mistero che avvolge le
trame del potere al Cremlino non si è mai realmente diradata. Tanto
che alcune voci parlavano addirittura di un golpe. Se ai personaggi di
Guareschi bastava le pesca allo storione per mettersi il cuore in pace,
con il Presidente russo che regna su un imponente arsenale nucleare, la
partita è un tantino più complicata proprio per la complessità degli
interessi strategici, economici e geopolitici coi quali Mosca muove le
sue perdine sulla scacchiera mondiale.
ALTOLA'. Fino a ieri sembrava che il virus del califfato stesse per
contagiare il mondo intero. Sulla Casa Bianca e il Colosseo ben presto
avremmo visto sventolare la bandiera nera. Dalle notizie più recenti,
pare invece che l'avanzata dell'Isis non solo stia rallentando, ma vada
addirittura rivista alla luce della manipolazione mediatica che l'ha
accompagnata. Non che le immagini dell'orrore fossero uno
sceneggiato o che la minaccia sia rientrata. Questo no. Ma la via
diplomatica di Washington, dell'Onu e dell'UE, tutte e tre determinate
ad aprire un vasto fronte negoziale dalla Siria alla Libia, dove guerre e
fanatismo hanno provocato centinaia di migliaia di vittime e
devastazioni spaventose, potrebbe dare finalmente l 'altolà alla spinta
dello Stato islamico.
DANNI. Quando ci sono di mezzo i processi contro l'ex Cav, i
berlusconiani non perdono ne il pelo, ne il vizio. Per loro, fautori di
una singolare lettura della giustizia, valgono soltanto le sentenze che
mandano assolto l'imputato Silvio B., mentre tutte le altre sono il frutto
della persecuzione messa in campo dall'ammucchiata rossa, ostile e
prevenuta. Chi osserva , come hanno fatto i vescovi, che l'assoluzione
nel caso Ruby non cancella i dubbi sulla moralità dei comportamenti ,
finisce nel girone dei reprobi . E si che la CEI non è neppure lontana
parente delle " toghe comuniste". Ma c'è dell'altro. Non paghi del
verdetto, i fedelissimi esigono addirittura che Berlusconi venga
risarcito per il danno subito , guardandosi bene dal chiedere chi invece
risarcirà l'Italia per i danni da lui provocati.
PARADOSSO. Non avrà vita facile Hillary Clinton se fra un paio di
settimane romperà gli indugi e annuncerà la sua candidatura per la
corsa alla presidenza. Troppo poco liberal (cioè progressista) per i
Democratici, troppo poco democratica per i Repubblicani, ai quali
potrebbe erodere consensi, l'ex first lady sembra prigioniera di un
paradosso che fa di lei una figura scomoda nei due campi. A
complicarne il cammino concorre poi la vicenda delle famose mail
private che tocca l'aspetto delicato della trasparenza alla quale è tenuto
chi esercita un ruolo pubblico. Come in un film di Capra, non
sorprende quindi che dietro le quinte di Washington si intreccino trame
da parte di chi la considera una temibile avversaria. Comunque sia, se
il marito Bill l'ha sempre fatta franca, a lei non si perdona nulla. Chissà
perché?
PAURE. Un'eclissi di sole come quella del 20 marzo è il fenomeno
naturale più spettacolare a cui si possa assistere e che fino a quando
non se ne conosceva la vera natura era all'origine di paure ancestrali.
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Al di la della chiave di lettura che ne da la scienza, il fenomeno
trasmette in chi lo osserva sensazioni ed emozioni che non sono
spiegabili e talvolta sconfinano nei meandri del mistero cosmico. Dai
nostri lontanissimi antenati le eclissi erano considerate segni di
sventura. Nel " sole nero" le popolazioni antiche intravedevano presagi
di catastrofi che cercavano di esorcizzare con i riti più svariati. Diffusa
era la credenza che un drago divorasse l'astro dispensatore di luce e
calore. Oltre il mito, resta comunque il fascino conturbante di
quell'ombra che in pieno giorno oscura il cielo fuori orario.
SEGNALAZIONE
Der Kreis
È andato in onda qualche giorno fa, ed è fruibile in rete, un servizio di
Raniero Fratini dedicato al circolo di cultura omosessuale “Der Kreis”,
attivo a Zurigo dal 1932 al 1967.
Vai all’audio su Rete Due
L’associazione “Der Kreis” fu fondata dall’attivista lesbica Anna
Vock (“Mammina”, 1885-1962), operava durante gli anni bui del nazi-
fascismo dilagante secondo modalità clandestine ed era collegata
tramite l’attore gay Ettore Cella (1913-2004) con il Centro estero
socialista in esilio.
L’attore e dirigente socialista Ettore Cella
in un film del 1941 (“Al canto del cucù”)
“Der Kreis” produsse un’importante rivista di cultura (redatta in tre
lingue) ed ebbe un ruolo storico davvero fondamentale nella resistenza
degli omosessuali al nazi-fascismo.
“Der Kreis” svolse poi una forte opposizione alle pratiche
discriminatorie e persecutorie che andarono diffondendosi in Svizzera
dopo la fine della Seconda guerra mondiale allo scopo di neutralizzare
l’abrogazione, avvenuta per via referendaria, della norma che vietava e
sanzionava sul piano penale i rapporti omosessuali tra adulti
consenzienti.
Le vicende del “Kreis” sono al centro dell’omonimo film di Stefan
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Haupt, che è stato presentato alla “Berlinale 2014” conseguendo il
Teddy Award (vai al trailer del film).
Omosessuali internati a Buchenwald (fine anni Trenta)
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Camusso: il sindacato
fa politica, ma sul lavoro
La politica è assente sui temi del lavoro, e va quindi incalzata, spiega
la segretaria generale Cgil al Corriere della Sera: "ma proprio perché
la politica non risponde, il sindacato deve guardarsi dall'idea di
sostituirla"
“II problema non è fondare una cosa e chiamarla partito oppure no. Si
può chiamare movimento, associazione delle associazioni, si può
chiamare anche birillo. Ma se si basa su un programma politico
generale, e si va oltre la rappresentanza del mondo del lavoro, diventa
oggettivamente una formazione di ordine politico. E questo, come
Maurizio sa, non fa bene al sindacato e quindi nemmeno ai lavoratori”.
Sono queste le parole usate dal segretario generale della Cgil, Susanna
Camusso, nell’intervista di Lorenzo Salvia pubblicata oggi sul Corriere
della Sera.
“Intendiamoci: il sindacato è per forza di cose anche un soggetto
politico. Ma fa politica sul lavoro e partendo dagli strumenti che gli
sono propri, come la contrattazione” continua Camusso: “Rappresenta
i lavoratori, insomma, non i cittadini in senso lato: e la sua forza sta
proprio in questa parzialità. La Cgil rivendica sempre la centralità del
lavoro ed è molto gelosa della propria autonomia. Non era forse la
Fiom a rivendicare addirittura l'indipendenza?”. Secondo la leader
della Cgil, “viviamo una stagione in cui c'è una straordinaria deficienza
della politica rispetto ai temi del lavoro. Ed è chiaro, quindi, che su
questi ci sia bisogno di organizzare una domanda alla politica. Ma
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proprio perché la politica non risponde, il sindacato deve guardarsi
dall'idea di sostituirla”.
Il sindacato, quindi, non deve sostituirsi alla politica, proprio perché
altrimenti “viene meno la rappresentanza del lavoro, i lavoratori
diventano ancora più indifesi. E visto il momento non mi pare proprio
il caso. Questo non vuol dire che non si possano indicare dei temi sui
quali costruire alleanze. Per carità, questo lo facciamo ogni giorno. Ad
esempio abbiamo appena incontrato il governo con l'alleanza contro la
povertà di cui facciamo parte con Cisl, Uil e altre associazioni”. Nel
proseguo dell’intervista Susanna Camusso spiega poi bene anche
l’osservazione di “ambiguità” che viene rivolta alla proposta del
segretario della Fiom a proposito del coinvolgimento del sindacato
nella Coalizione sociale: “Ad esempio, se dobbiamo firmare un
accordo lo discutiamo con i lavoratori, non con altri soggetti che non
sono rappresentanti del lavoro. È questa l'ambiguità che abbiamo
chiesto a Landini di sciogliere”.
Da segnalare, oltre al cuore dell’intervista dedicato dal tema della
Coalizione sociale, anche i ragionamenti più generali di Susanna
Camusso sul nuovo ruolo che spetta al sindacato in un mondo del
lavoro sempre più disgregato, nonché le considerazioni sulla
collocazione personale dei dirigenti sindacali e politici e naturalmente
sulle loro scelte personali, a partire dal rapporto sempre molto
complesso tra impegno politico diretto e interessi culturali e personali.
Economia
Trani: le agenzie di rating alla sbarra
di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)
e Paolo Raimondi, Economista
I responsabili politici e governativi e anche i media italiani stanno
trattando con troppa sufficienza, se non con ostilità, il processo in
corso presso il Tribunale di Trani nei confronti delle agenzie di rating,
la Standard and Poors’ e la Fitch. Tra maggio 2001 e gennaio 2012
esse resero pubbliche delle analisi che declassavano drasticamente
l’Italia e il suo debito pubblico, provocando un terremoto economico e
finanziario. Ciò, come è noto, fece schizzare lo spread, la differenza tra
i tassi di interesse dei bond italiani e di quelli tedeschi, fino a 575
punti.
Il comportamento delle suddette agenzie di rating era
consapevolmente viziato e, attraverso un’informazione falsa e una
tempistica manovrata, mirava a mettere in ginocchio l’Italia e a
destabilizzare l’intera Europa. Secondo noi erano proprio l’Unione
europea e l’euro i veri bersagli economici e geopolitici degli attacchi
speculativi.
Chi cerca di denigrare il sostituto procuratore di Trani, Michele
Ruggiero, come un esagerato complottista dovrebbe rileggere i dossier
preparati dalle varie commissioni americane sul ruolo nefasto delle
agenzie di rating nel favorire prima la crisi finanziaria globale più
devastante della storia e poi nel detonarla.
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Il rapporto del 2011 della bipartisan “Financial Crisis Inquiry
Commission” di Phil Angelides, al termine di centinaia di pagine piene
di dettagli comprovanti le varie responsabilità degli attori coinvolti,
dice: “Sosteniamo che i comportamenti fallimentari delle agenzie di
rating siano stati le componenti essenziali nel meccanismo della
distruzione finanziaria. Le tre agenzie sono state gli attori chiave del
meltdown finanziario. I derivati emessi sulle ipoteche, che sono al
centro della crisi, non potevano essere piazzati né venduti senza il loro
bollino di approvazione. Senza le agenzie di rating la crisi non ci
sarebbe stata.“
Anche la Commissione d’indagine del Senato americano, guidata da
Carl Levin e Tom Coburn, nel rapporto “Wall Street and the Financial
Crisis: The Role of Credit Rating Agencies” del 2010 scriveva:” La
Commissione ha provato che le suddette agenzie di rating hanno
permesso a Wall Street di influenzare le loro analisi, la loro
indipendenza, la loro reputazione e la loro credibilità. E lo hanno fatto
per soldi.. Esse hanno operato con un inerente conflitto di interesse in
quanto venivano pagate dagli stessi istituti che emettevano i titoli a cui
loro davano il rating.”
Secondo noi è rilevante il fatto che a Trani anche la banca americana
Morgan Stanley, uno dei colossi della speculazione in derivati otc, sia
stata messa sul banco degli imputati. Essa era azionista della S&P e,
proprio nel mezzo dello sconquasso provocato dal declassamento del
rating dell’Italia, mise all’incasso un derivato sottoscritto con il Tesoro
italiano nel 1994. Si trattava di un classico derivato capestro che, a
seguito dell’impennata dei tassi di interesse, era arrivato fino a 2
miliardi e mezzo di euro. Nel corso del 2012 il governo italiano pagò
senza fiatare. Quei dirigenti che sollevarono dubbi e richieste di
ulteriori valutazioni vennero zittiti. La Morgan Stanley avrebbe
portato, a giustificazione della repentina richiesta di monetizzazione
del derivato, supposte pressioni fatte dalle autorità di vigilanza
americane e inglesi che avrebbero ritenuto inaccettabile l’esposizione
della banca con l’Italia.
Anche in questo caso emerge chiaramente il conflitto di interesse tra
l’agenzia di rating e la banca in questione. Era una cosa risaputa e
generalizzata. Perciò si rende ridicolo, se non peggio, chi sostiene di
non aver saputo di una tale commistione di interessi!
Già nel 2006 analizzammo e pubblicammo le strutture di controllo
delle agenzie di rating per evidenziare, ancora prima del fallimento
delle Lehman Brothers, come le “tre sorelle” fossero compenetrate e
teleguidate dalla grande finanza globale.
Non era certamente proibito, ma era sorprendente trovare nei
direttivi delle agenzie di rating uomini che provenivano dalle grandi
banche impegnate nella speculazione con derivati finanziari ad
altissimo rischio.
Ad esempio, la Standard & Poor's (S&P) è una controllata della
multinazionale McGraw-Hill Companies, il colosso delle
comunicazioni, dell'editoria, delle costruzioni che è presente in quasi
tutti i settori economici. Allora era guidata dal presidente della
Citigroup Europa, dal presidente della Coca Cola, della BP, ecc.,
nonché partecipata anche dalla citata Morgan Stanley.
La ragione vera degli attacchi contro il lavoro del sostituto
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procuratore Ruggiero, secondo noi, è dovuta al fatto che a Trani si sta
celebrando il primo, e finora unico, vero processo a livello
internazionale nei confronti delle agenzie di rating. Nemmeno negli
Stati Uniti si sono tenuti dei validi processi contro di loro. Anche per
questa considerazione sarebbe stato opportuno che il governo italiano
si fosse costituito parte civile nel processo di Trani.
Se a Trani le agenzie di rating dovessero essere condannate allora si
potrebbe avere ovunque un’ondata di casi legali contro le stesse. Le
richieste di risarcimento sarebbero di proporzioni gigantesche.
Probabilmente emergerebbero anche tante verità sui giochi e sulle
manipolazioni delle grandi banche. Ecco perché la finanza mondiale
sta facendo di tutto per far passare sotto silenzio il processo in
questione.
Da Avanti! online www.avantionline.it/
Il petrolio resta ai
minimi da sei anni
L’oro nero resta sui minimi dal marzo del 2009, in attesa dei dati sulle
scorte Usa, previsti su livelli record. Il greggio Wti (West Txas
Intemediate, ndr) cede lo 0.09% a 43,79% dollari al barile, mentre il
Brent recupera lievemente di 9 centesimi a 54,03 dollari. Il nuovo
ribasso del petrolio potrebbe far risparmiare agli italiani una quindicina
di miliardi di euro, circa l’1% del Pil. Nel frattempo i prezzi della
benzina sembrano non risentirne in modo deciso: 1,689 euro/litro (+0,1
cent), mentre il gasolio si attesta sui 1,540 euro/litro (-0,2 cent).
IL CROLLO DEL PETROLIO – Il crollo dei prezzi del petrolio
ha dato il via a un intenso dibattito su quando e come i produttori
decideranno di reagire nel tentativo di mutare la rotta delle quotazioni
dell’oro nero. Il crollo in atto dipende largamente dal calo della
domanda internazionale e dall’incremento esponenziale della
produzione statunitense di Shale Oil, il greggio ottenuto dalla
fratturazione idraulica o hydrofracking delle scisti bituminose.
IL COSTO DELLA BENZINA – Nel frattempo, però, nonostante
l’oro nero sia ai minimi storici da 6 anni, i prezzi della benzina nei
distributori italiani sembrano non risentirne in modo deciso. Secondo
quanto rilevato da “Staffetta Quotidiana”, ieri la benzina è scesa per la
seconda volta consecutiva (il diesel per la terza), salvo risalire questa
mattina: le medie nazionali in modalità servito indicano 1,689
euro/litro (+0,1 cent), mentre il gasolio si attesta sui 1,540 euro/litro (-
0,2 cent).
Vai al sito dell’avantionline
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Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/
Abbassate la Costituzione!
di Luigi Covatta
“Colleghi di Sel, abbassate la Costituzione!”: così, l’altro ieri, la
presidente della Camera si è rivolta ai suoi compagni di gruppo che, in
occasione della votazione della riforma del Senato, agitavano ciascuno
un libretto blu (neanche rosso) col testo della Carta del ’48.
Un’espressione evidentemente scappata di bocca nella concitazione di
una seduta particolarmente movimentata: “Abbassate la Costituzione”
è quasi un vilipendio. Ma un’espressione singolarmente significativa
della riduzione della Costituzione ad oggetto da alzare ed abbassare
secondo convenienza.
Conclusione più degna, peraltro, non avrebbe potuto avere quella
seduta: la stessa in cui Brunetta ha denunciato la “deriva autoritaria”
cui avrebbe portato un testo già votato dai suoi colleghi senatori; la
stessa in cui i deputati a cinque stelle – che spesso confondono la
coerenza con la coazione a ripetere – abbandonavano l’aula; la stessa
in cui Bersani, Cuperlo e la Bindi annunciavano che era “l’ultima
volta” (stilema spesso frequentato da parte della “minoranza dem”) che
votavano una legge che rischiava di alterare “l’equilibrio
democratico”.
La storia racconta di due incongruenze. Innanzitutto, se una deriva
autoritaria altera l’equilibrio democratico, non si agitano i libretti né si
tentano baratti con la legge elettorale: si va in montagna. In secondo
luogo, risulta confermato il dubbio sulla opportunità (e sulla
possibilità) che un potere costituito (il Parlamento) si faccia potere
costituente, dubbio che per primo avanzò Cossiga nel suo messaggio
alle Camere del 1991, ed a cui da allora non sono state opposte
obiezioni convincenti.
Ora, magari, quelli che agitano libretti e minacciano sfracelli
prossimi venturi, invece di sacrificare sull’altare all’articolo 138,
potrebbero cogliere l’occasione per chiedere loro l’elezione di quella
assemblea costituente che per noi resta la via maestra di una profonda
revisione costituzionale. Ma non c’è da preoccuparsi: come spesso
accade in Italia la situazione è grave ma non seria.
La situazione politica
Per una democrazia costituzionale
di Felice Besostri
Non si possono intraprendere azioni decise se non si hanno idee chiare.
Non si possono avere idee chiare se il linguaggio è come la neo-lingua
orwelliana di 1984. Cominciamo a fare pulizia. Riforma è una nobile
parola, che non merita l’uso che se ne fa. La riforma designa un
rinnovamento in senso migliorativo, non un mero cambiamento. Renzi
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non sta riformando la Costituzione. Egli la deforma.
Lo stesso si deve dire dell’Italikum (nella pronunzia non si coglie la
differenza, ma va scritto con la “kappa” al posto della “c”). Una
riforma della legge elettorale comportava di eliminare le
incostituzionalità denunciate dalla Corte Costituzionale con la
sentenza n. 1/2014, e ancor più dalla sentenza n. 8848/2014 della
Prima Sezione della Cassazione, non, invece, di legiferare come non ci
fossero.
L’ultimo testo licenziato dal Senato dimostra che si persegue
surrettiziamente un mutamento della forma di governo. Già nel
porcellum era una violazione delle prerogative presidenziali
l’indicazione da parte di una coalizione di un capo politico della stessa,
ma almeno aveva il senso di superare una delle critiche alle leggi
elettorali proporzionali, di presentarsi con le mani libere davanti agli
elettori, per decidere dopo le elezioni. Le coalizioni non ci sono più, il
premio che dà la maggioranza va alla lista e quindi al suo capo. Con il
ballottaggio, espediente per sfuggire ad una soglia minima in voti e/o
seggi, s’introduce di fatto un’elezione diretta del Primo Ministro.
Il processo in atto è iniziato, prima di Renzi, con l’elezione diretta
generalizzata del sindaco, per di più portatore di un premio di
maggioranza di cui sono beneficiarie le liste collegate (nelle grandi
città è una illusione mediatica che il sindaco sia scelto dai cittadini in
base ad una conoscenza diretta dei candidati).
E’ poi seguita quella diretta dei presidenti di Regione, con
l’anomalia di premi di maggioranza attribuiti ancora una volta sul
consenso del candidato presidente, per il quale è ammesso il voto
disgiunto, ma di cui beneficiano soltanto le liste collegate: un premio
in seggi tanto più consistente quanto minore è il loro consenso
elettorale. In tutti i casi la concentrazione del potere nel vertice
dell’esecutivo si è accompagnato nella riduzione dei poteri
dell’assemblea rappresentativa.
A mio avviso concausa delle degenerazioni dell’uso dei fondi dei
gruppi consiliari regionali: una compensazione alle frustrazioni
politiche?
Renzi ha in mente il modello del sindaco d’Italia – e lo dice
apertamente –, quindi la riduzione del ruolo del Parlamento ne è una
diretta e logica conseguenza. La nomina dei parlamentari grazie alle
liste bloccate, in luogo della loro elezione, ha svuotato l’art. 67 della
Costituzione, come anche la disciplina di Partito, una formazione
politica senza una legge regolativa, come richiesto dall’art. 49 della
Costituzione e in vigore nella maggioranza dei paesi europei.
Non è Renzi il responsabile del mantra, ripetuto ossessivamente,
secondo cui “si deve sapere chi ci governerà la sera stessa delle
elezioni”. Una pretesa che non hanno neppure i sistemi elettorali
uninominali maggioritari a turno unico (Britannia docet) o i sistemi
presidenziali o semi-presidenziali, per non parlare della stabilissima e
governabilissima Germania: la Merkel con il suo 43% (superiore al
41% di Renzi alle Europee) non avrebbe dovuto, con un Tedeskum,
tradotto dall’Italikum, aspettare due mesi per fare la Cancelliera.
Eppure la domanda se in Europa conta di più la Germania o l’Italia
neppure può essere posta per non essere retorici. Obama e Hollande
alla sera della loro elezione sapevano di essere Presidenti dei loro
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paesi, ma la capacità di realizzare il loro programma di governo
sarebbe dipesa dal risultato delle elezioni parlamentari. Anzi negli
USA al Presidente gli piazzano a metà mandato un turno elettorale, che
lo può mandare in minoranza nei due rami del Congresso, come
accaduto con il secondo mandato di Obama.
A Renzi dobbiamo un passo avanti con il nuovo Senato e la Del Rio
nonché le elezioni di secondo grado: un progresso perché così si saprà
chi governerà la sera prima delle elezioni...
E’ avvenuto senza suscitare emozioni tra settembre e ottobre 2014
nelle Province e nelle Città Metropolitane, complici un po’ tutti
comprese forze all’opposizione in Parlamento. Il consenso si strappa
facilmente, basta assicurare qualche posto. Un buon numero di
Presidenti di Provincia, candidati unici e liste bloccate uniche con un
numero di candidati pari ai posti da eleggere.
Nelle regioni, ultime l’UMBRIA e la PUGLIA in febbraio, si
stanno approvando leggi elettorali sempre più maggioritarie, con premi
di maggioranza al 60% o 62% se si calcola il seggio del Presidente. Il
consenso degli alleati si compra con soglie d’accesso differenziate.
Basse se si sta in coalizione, alte fuori. La maggioranza è la metà più
uno dei seggi, ma non basta al partito di maggioranza, che vuole avere
la maggioranza assoluta da solo e non dipendere dai partiti minori:
ecco spiegato un premio pari al 60% dei seggi.
Avremmo così un partito egemone e una corte di satelliti: una
situazione che ha analogie solo con le democrazie popolari est-europee
prima del crollo del Muro di Berlino.
Il referendum confermativo previsto per le leggi costituzionali non
approvate con il quorum dei 2/3 dei componenti le Camere, quando è
unico per una congerie di norme modificate, più di 40, non è una
conferma adeguata di un consenso popolare. Meglio allora la Spagna e
la Svezia che tra la prima lettura e la seconda prevedono la tenuta di
elezioni politiche generali.
Come già sottolineato da molti la previsione di un ballottaggio tra le
due liste più votate è un espediente per sottrarsi ad una soglia minima
in voti o seggi per l’attribuzione di un premio di maggioranza, come
richiesto dalla Corte Costituzionale con le sentenze n. 15 e 16 del
2008.
La percentuale dei votanti non basta per alterare l’uguaglianza del
voto: premio di maggioranza e ammissione delle liste al ballottaggio
devono essere vincolate a percentuali degli aventi diritto al voto. Un
40% dei votanti non rappresenta la volontà degli elettori di un governo
stabile, se vanno a votare poco più di un terzo degli elettori iscritti,
come è avvenuto in Emilia Romagna.
E la maggioranza assoluta al ballottaggio non legittima la
distorsione della rappresentanza se le due liste al primo turno non
rappresentassero almeno il 50% degli aventi diritto. Su questo c’è
spazio per la Camera dopo le modifiche introdotte dal Senato al testo
della legge elettorale.
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FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/
Un bel libro
In "Capitalismo e diritto civile" Cesare Salvi ripercorre gli itinerari
giuridici che hanno caratterizzato la nostra storia dal "Code civil" ai
"Trattati europei".
di Antonio Tedesco
Ci sono libri che ci aiutano a capire, a comprendere la complessità
della nostra società, le sue strutture giuridiche e sociali. Spesso però
sono testi “accademici”, che usano un linguaggio complicato per soli
“addetti ai lavori”. Capitalismo e diritto civile (Il Mulino) di Cesare
Salvi è un libro certamente complesso e denso ma fruibile ed
accessibile.
L’ultima pubblicazione dell’ex Ministro del Lavoro, docente di
Diritto civile all’Università di Perugia, è un viaggio intellettuale
nell’Universo giuridico con preziose sfumature sociologiche, nella
straordinaria storia del diritto costituzionale, dal codice civil ai trattati
europei.
Salvi ricostruisce, con il piglio dell’insegnante vocato alla
trasmissione di conoscenze con l’intento di ripercorrere con un
ragionamento lucido, lo sviluppo e l’affermazione del diritto civile
negli ultimi due secoli, nel rapporto con le trasformazioni del
capitalismo, delle istituzioni, delle culture egemoni.
Il volume nella prima parte è arricchito da un’introduzione
metodologica necessaria e non scontata che facilita il lavoro del lettore.
Il lettore poi si immerge in una lettura interessante non solo da un
punto di vista giuridico; egli viene indotto a comprendere le
trasformazioni della società che l’autore divide, per comodità di
analisi, in tre macro periodi: l’età del capitalismo individualista, quella
del compromesso tra capitale e lavoro, e infine la fase in cui viviamo
oggi della globalizzazione neoliberista.
Una lieve punta di malinconia trapela nell’autore, quando descrive
l’età dell’oro dei diritti, e dell’affermazione della costituzione negli
anni successivi al secondo conflitto mondiale.
Salvi è fedele ai suoi principi democratici ed è un difensore- non un
conservatore – della Costituzione italiana, intesa come faro illuminante
della coscienza civica collettiva rivendicandone, con determinazione,
la modernità.
Meglio la Costituzione italiana dei trattati europei e dell’Europa
liberista delle banche, ma l’Europa è un progetto-processo che va
difeso ed è ancora da completarsi tenendo fede ai principi originari.
L’unico modo per evitare la dissoluzione dell’Unione Europea può
avvenire solo con la riaffermazione della democrazia politica per la
realizzazione di una società più giusta. Il modello a cui si deve ispirare
la Costituzione europea è contenuto nei principi che sono stati in buona
parte attuati in molti Stati nazionali nel trentennio successivo alla
seconda guerra mondiale. Ci sono molte ragioni per leggere e studiare
attentamente il libro di Salvi.
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In poco più di duecento pagine sono condensate le ragioni storiche,
giuridiche, economiche, politiche e sociologiche dell’importanza della
nostra Costituzione, che rappresenta l’apogeo della democrazia. Ed è
in questo periodo di crisi politica ed economica che la costituzione
deve riprendere quel primato che gli abbiamo tolto.
Un libro da studiare all’Università, un volume da consigliare per chi
vuole capire l’importanza della Costituzione italiana e le ragioni per
cui va difesa.
Da vivalascuola riceviamo
e volentieri pubblichiamo
Ciò che i ragazzi devono sapere sul lavoro
di Giorgio Morale
Questa settimana su vivalascuola ci domandiamo quale formazione sul
lavoro è bene che la scuola dia ai ragazzi, anziché prodigarsi, come
vorrebbe chi ci governa, per creare manovalanza a basso costo al
servizio dell’azienda. O addirittura lavoro gratuito, come pretendono
adesso per l’Expo:
https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2015/03/09/vivalascuola-191/
Pensiamo infatti che la scuola, come sempre (non c’è sapere se non
critico), dovrebbe fornire ai futuri cittadini gli strumenti per capire e le
competenze per maturare un giudizio sulla società e non dare
un’istruzione puramente funzionale ai modelli economici.
Dovrebbe riuscire a suscitare domande chiave quali: Ci sono modi
per accrescere la qualità della vita del maggior numero di persone
invece che il fatturato di imprese? Si può tornare a un modo di
produrre su scala ridotta e integrata che tenga conto delle finalità
sociali di quel che si fa? Ci possono essere lavori che permettono di
soddisfare più dimensioni e più bisogni umani e non solo quello
economico? Possono esserci lavori che soddisfano bisogni umani senza
stravolgere l’ambiente naturale? Si può ritrovare l’arte di fare cose
belle e utili?
Come sempre forse contano più le domande che si è in grado di
generare, piuttosto che le risposte oggi per necessità solo parziali.
La puntata presenta interventi di Giuseppe Caliceti, Francesco
Ciafaloni, Marilena Salvarezza, Marco Carsetti, Andrea Toma. Inoltre,
materiali e informazioni sull'argomento, nonché le notizie della
settimana scolastica.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
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Lettera da Bellinzona
Archivi migranti
È stato pubblicato il volume Archivi migranti. Tracce per la storia
delle migrazioni italiane in Svizzera nel secondo dopoguerra, a cura
di Mattia Pelli.
La pubblicazione raccoglie gli atti del convegno internazionale
svoltosi a Trento nel maggio 2011.
Fondazione Pellegrini Canevascini
Bellinzona, http://www.fpct.ch/
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.
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