architettura e sentimento - altervista · per quanto riguarda la scienza e la tecnica siamo capaci...

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Architettura e SentimentoRiflessioni da il Breviario di Architettura di Siegfried Giedion

Si può osservare il proprio tempo: dall’esterno o dall’interno

Esterno

atteggiamento inquisitorio

il metro di giudizio deriva dalle leggi di un’epoca passata e quindi estraneo alla contemporaneità

Interno

giudicare con il proprio metro

Premessa

Capire il bambino dal punto di vista dell’adulto è impossibile

Voler giudicare l’Egitto con gli ideali della Grecia, come è già accaduto molte volte, ci impedisce di comprenderlo

Premessa

Il compito vero di un critico è quello di riconoscere l’artista mentre ancora nuota nel mare dell’anonimato o mentre l’incomprensione del pubblico minaccia di far fallire il suo lavoro.

Artista e grande pubblico

La frattura che si è aperta nel 1800 tra i creatori dell’arte e il grande pubblico, è ancor oggi presente.

Il problema è superare l’abisso tra il pensiero progredito dell’artista e la sensibilità arretrata del committente.

Artista e grande pubblico

Un’opinione diffusa

La vita è così ricca di possibilità espressive che l’arte ha perduto ogni suo significato.

Salvo rare eccezioni un artista non riesce più a mantenersi col suo lavoro.

Artista e gusto dominante

Un’altra opinione

Noi amiamo la società contemporanea ma non esiste sviluppo senza arte.

Noi abbiamo bisogno dei sentimenti.

Artista e gusto dominante

Che l’artista abbia perduto il contatto con il grande pubblico non è in discussione, ma di chi è la colpa?

Si rinfaccia all’artista il suo linguaggio formale che non è più universalmente comprensibile. L’abbandono del naturalismo.

Artista e gusto dominante

Il contatto tra il pubblico e l’artista viene a mancare il 17 marzo 1791 con la “Proclamation de la liberté du travail”.

Nel momento in cui acquistava questa completa libertà creativa, all’artista venne a mancare il contatto naturale con la società.

L’artista si pone il problema della commercializzazione delle proprie opere.

Artista e gusto dominante

Le conseguenze:

Nasce un’arte destinata al pubblico di una volgarità mai conosciuta.

Nasce l’arte dei Salon, delle Medaglie d’oro, dei Prix de Rome, l’arte ufficiale.

Artista e gusto dominante

Charles Gleyre

Bartolomeo Pinelli

Le conseguenze:

I meno abbienti appendono alle pareti, per loro delizia, le riproduzioni delle opere.

La nobiltà, gli industriali, l’alta finanza vi appendono gli originali.

E la critica:

Non vide e non volle vedere nulla

Artista e gusto dominante

Le conseguenze:

Da una parte un’arte per il pubblico prodotta in quantità enorme.

Dall’altra parte mezza dozzina di pittori sulle cui spalle gravava tutto il lavoro di ricerca. Personalità che affermavano, a costo della loro vita, i loro valori. Le loro opere si allontanarono sempre più dal gusto del pubblico, della critica e delle collezioni.

Artista e gusto dominante

Gli artisti sono necessari?

È più facile che l’artista possa fare a meno del pubblico che non il pubblico dell’artista.

Il meccanismo impazzisce quando i sentimenti non riescono a manifestarsi.

Artista e gusto dominante

Tutta l’arte ufficiale delle mostre, delle accademie, della stampa, l’arte cioè che ha realmente dominato influenzando la vita sentimentale del pubblico, si è dimostrata un potentissimo narcotico.

Artista e gusto dominante

L’arte che ha dominato il gusto del secolo scorso è certamente scomparsa, ma il suo influsso perdura ancora nella struttura emotiva del pubblico e della politica.

La stragrande maggioranza si muove ancora sui binari del gusto dominante.

Artista e gusto dominante

L’incapacità a dominare e organizzare le possibilità che abbiamo saputo creare è la drammatica malattia che affligge la nostra società.

Una produzione fine a se stessa.

Arte e società

Non abbiamo dominato né le conseguenze sociali, né quelle umane.

Abbiamo creato una civiltà a cui manca il concetto di tranquillità.

Non abbiamo trovato la chiave della realtà: essa si trova nel sentimento.

Arte e società

Che solo i posteri siano in grado di apprezzare il reale valore di un’opera è una delle più ovvie scuse dietro le quali si nasconde l’incapacità di giudizio.

Chi dispone di reali capacità critiche è in grado di riconoscere i problemi con maggior immediatezza e chiarezza dei posteri.

Arte e critica

Heinrich HEINE visitando il Salon di Parigi del 1831

“L’arte dei nostri giorni si trova in contraddizione con il tempo presente”

Arte e critica

Paul Delaroche - Cromwell e Carlo I

BAUDELAIRE nel 1846

“Il male che è inseparabile da ogni eclettismo e che affonda è il dubbio. Il dubbio ha prodotto l’eclettismo. Il dubbio o l’assenza di una fede è il vizio particolare di questo secolo. L’ingenuità.”

Arte e critica

Nessun epoca è priva di genio.

Anche il XIX e il XX secolo la conosce: ma i “grandi geni” non esistevano per il loro tempo, erano banditi e nell’impossibilità di agire sugli eventi.

Arte e critica

Edouard MANET

Soffrì profondamente del disinteresse che lo circondava, distrusse parte delle proprie opere. La sua epoca fu dominata da altri.

Arte e critica

Ary SCHEFFER

Il beniamino del gusto dominante. Fa eseguire nel suo atelier, per la sua clientela, molte copie dei quadri preferiti. I meno agiati conservano suo litografie e incisioni nelle camere da letto o di soggiorno.

Arte e critica

Non fu però la pittura a provocare la maggiore influenza sul gusto dominante.

Nel 1830 cominciano le edizioni a grande tiratura delle riviste illustrate. Esse furono fin dal principio al servizio del gusto dominante.

Il lettore doveva (deve) perdere la capacità naturale di giudizio e il senso della qualità.

Arte e critica

L’architettura era allora, in genere, estranea alla partecipazione del pubblico. Gli edifici esistevano per garantire un asilo.

La forza del gusto dominante si palesa nel semplice fatto che, al di fuori della sua dittatura, non poté svilupparsi alcuna architettura.

Il cammino dell’Architettura

L’eclettismo del XIX secolo o periodo della “pseudomonumentalità”

Gli esempi del passato non furono trasformati da una visione artistica ma indiscriminatamente utilizzati.

Svalutazione dei simboli.

Le forme decadono a cliché senza significato emotivo.

Gli eclettici obbedienti servitori del gusto dominante.

Il cammino dell’Architettura

XX secolo

L’architettura, come le altre arti, dovette ricominciare tutto da capo, come se in precedenza non fosse accaduto nulla. Il passato doveva essere morto.

Nella vita, come nell’arte, è consigliabile superare certe crisi con l’isolamento, per ritrovare la consapevolezza dei propri sentimenti.

Il cammino dell’Architettura

Primo Stadio: la cellula singola

Un’architettura che doveva ricominciare da capo, trovava nella cellula singola un importante punto di partenza.

Si trattava di organizzare con esattezza la cellula umana, nello spazio minimo e con la massima economia.

L’abitazione minima insegnò agli architetti l’esattezza della progettazione.

Il cammino dell’Architettura

Secondo Stadio: la pianificazione

Dalla singola cellula all’unità di quartiere, alla città, all’organizzazione dell’intera ragione.

Un architetto che non si interessa a tutto, dal rubinetto dell’acqua fino alla pianificazione territoriale, non ha capito il senso dell’architettura moderna.

Il cammino dell’Architettura

Terzo Stadio: la monumentalità

Il passo più difficile. Dove sono oggi i luoghi di una vita associata in cui ogni singolo individuo venga reso attivo nel suo modesto ambito. Non certamente gli stadi o i centri commerciali.

Il significato di un insieme di costruzioni che costituisca un centro comunitario, il significato dell’integrazione è in gran parte andato perduto.

Il cammino dell’Architettura

La monumentalità nasce dall’eterno bisogno degli uomini di creare simboli per le loro gesta, per le loro convinzioni religiose e sociali.

Qualcosa che “fa ricordare”, qualcosa che deve essere trasmesso alle generazioni successive.

Monumentalità

Pseudomonumentalità

Si afferma nella società napoleonica. Napoleone rappresenta il tipo che ha, sotto molti aspetti, dato l’impronta alla nostra società: il self-made man.

La ricetta è sempre la stessa: prendi una fila di colonne e schierala davanti a qualsiasi edificio, senza badare allo scopo cui è destinato o alle conseguenze che ne possono derivare.

Monumentalità

Monumentalità

I tempi che hanno saputo suscitare una viva vita associativa sono sempre stati capaci a dar forma all’immagine della loro società. Così sorsero l’agorà, il foro, il mercato e la piazza medioevale.

Oggi non siamo stati capaci di creare qualcosa di paragonabile.

Monumentalità

Committenti

I più importanti sono lo Stato e i Comuni.

I politici non riescono a liberarsi dal gusto dominante e si continua a seguire una strada ormai di gran lunga superata.

L’arte è vista come un lusso e non come mezzo per plasmare i sentimenti.

Monumentalità

Committenti

La situazione di oggi è diversa dal 1870? Quando Manet si offrì di dipingere, gratis, sui muri del municipio di Parigi e l’offerta fu respinta.

Monumentalità

È necessario un nuovo tipo di fantasia, che sappia caricare di valori sentimentali ed emotivi le enormi possibilità tecniche, i nuovi materiali, i nuovi colori, le nuove forme.

Monumentalità

È evidente un carattere comune.

Dimensioni maggiori.

Colori più luminosi.

Tendenza alla semplificazione.

Pittura del XX secolo

Le forme di Arp, Mirò, Klee, Leger.....

Si sviluppano in simboli.

Di solito non hanno alcun contenuto concreto.

Pittura del XX secolo

Joan Mirò - Gold Blue

Paul Klee - Higway and by way

Le forme parlano direttamente al sentimento.

Rimangono però mute per coloro la cui vita emotiva è ancora condizionata da un secolo di surrogati artistici.

La pittura parla di una concezione di vita ben distante dalla disastrosa adorazione di fatti economici.

Pittura del XX secolo

Abbiamo disimparato ciò che ogni tribù primitiva conosce: che nella vita dell’uomo convivono due esistenze.

La lotta per le necessità quotidiane.

La ricerca di un rapporto associativo.

Entrambe sono radicate nell’essenza stessa dell’uomo.

Uomo e società

Oggi siamo incapaci di creare dei monumenti e non comprendiamo più il significato di centro.

Questo dipende dal fatto che consideriamo l’esperienza emotiva non essenziale e faccenda del tutto privata.

Lo stato delle nostre città ne dà una clamorosa dimostrazione.

Uomo e società

I centri di vita associata risorgeranno appena l’uomo avvertirà realmente l’isolamento in cui vive in mezzo alla folla.

Uomo e società

Gymnasion e agorà in Grecia, terme e foro a Roma, mercati o cattedrali nel Medioevo non furono mai concepite come investimenti di denaro o come spinta per il commercio.

Uomo e società

La ricerca della giusta forma in architettura va al di là dei valori utilitari e funzionali.

La forma si carica di valori estetici e valori spirituali.

Architettura e valori estetici

Le Corbusier - Cappella di Ronchamp

Frank Lloyd Wright - Casa Kaufmann

I valori estetici sono inscindibili dall’oggetto, non possono essere aggiunti o sottratti ad esso.

Si irradiano dall’oggetto come il profumo da un fiore.

E come un profumo determinano le nostre sensazioni sensitive ed emotive.

Architettura e valori estetici

In ogni istante siamo condizionati da impressioni estetiche.

Talvolta consapevolmente, più spesso inconsapevolmente.

I nostri filtri logico-razionali non riescono a trattenerle, agiscono direttamente sui sentimenti, sono fuori dal nostro controllo.

Architettura e valori estetici

Se le esigenze estetiche (bisogni sentimentali) non sono soddisfatte l’uomo farà quanto è in suo potere perché gli oggetti, gli spazi abbiano una forma tale da corrispondere alle sue convinzioni emotive.

Architettura e valori estetici

Oggi, sentire è assai più difficile che pensare.

Per quanto riguarda la scienza e la tecnica siamo capaci di inventare quasi tutto.

Ma per quanto riguarda il campo dell’emozioni e dell’estetica, incontriamo grande resistenza da parte di un pubblico che da oltre un secolo si è sempre lasciato influenzare da falsi valori.

Architettura e valori estetici

Non è sempre stato così.

Michelangelo fu quasi forzato a mettere la sua forza creativa a disposizione delle istituzioni, il papa.

Galilei fu condannato a causa delle sue idee scientifiche.

Oggi, i creativi sono esclusi da ogni attività pubblica.

Architettura e valori estetici

Rispetto alle altre industrie i metodi di costruzione sono fortemente arretrati.

Non esiste accordo su come devono essere alloggiati gli uomini. In case singole? In grattacieli?

Non esiste accordo sulla forma, sulla grandezza, sul futuro della città.

Educazione all’Architettura

“Come possiamo essere in grado di assolvere ai nostri compiti sociali, morali ed emotivi?”

La maggior parte dei programmi di studio è inadeguata ai bisogni del XXI secolo.

Frank Lloyd Wright avrebbe desiderato appendere sulla porta della sua università un cartello: “Chiuso per il bene del popolo”

Educazione all’Architettura

La Storia viene riferita ai giovani come se nulla fosse accaduto negli ultimi 100 anni.

La Storia non viene concepita come destino umano, di cui noi siamo parte, ma come qualcosa di morto e trapassato.

La Storia si insegna come se fosse statica, non dinamica.

Educazione all’Architettura

Siegfried Giedion

Noi dobbiamo insegnare la Storia in modo che diventi per la prossima generazione una misura per indagare su cosa essa si fondi, i suoi punti di forza e le sue debolezze.

L’insegnamento dell’architettura non è indipendente fa parte di una lunga catena delle forme educative.

Educazione all’Architettura

Vogliamo sapere quali forze costituiscono la vita di una civiltà.

Lo studio della Storia faciliterà ai giovani una migliore comprensione della struttura del suo tempo.

Lo studio della Storia deve rimanere sempre frammentario. La Storia non può mai essere colta nella sua totalità.

Educazione all’Architettura

Abbiamo un urgente bisogno di persone che abbiano il senso della coordinazione.

Uno dei primi scopi dell’insegnamento dovrebbe essere quello di sviluppare nei giovani questa capacità.

Dobbiamo liberarci dal metodo educativo che deriva dalla cultura enciclopedica che separa rigorosamente i saperi delle singole discipline.

Educazione all’Architettura

Fondamentale è la scelta e la circoscrizione del capo d’indagine.

Bisogna trovare il modo di farlo coincidere con il campo di interesse e di lavoro degli studenti.

La comprensione della storia, dell’arte e dell’architettura è anche negli aspetti emotivi e sociali.

Educazione all’Architettura

Bisogna eliminare i metodi educativi che consistono nel mandare a memoria un gran numero di avvenimenti e di date, che si dimenticano con la stessa rapidità con cui si sono apprese.

Dobbiamo suscitare la comprensione dei rapporti, della continuità e della discontinuità, che si accompagnano al destino dell’uomo.

Educazione all’Architettura

Dobbiamo costruire un procedimento metodologico, che metta lo studente in grado di sapere che cosa può chiedere alle altre discipline e quali risposte si può aspettare.

Dobbiamo suscitare la consapevolezza della sua futura funzione di coordinatore, in modo che abbia la capacità di fondere in un’opera d’arte i saperi degli specialisti.

Educazione all’Architettura

È il custode dei valori emotivi.

È i custode della coscienza formale.

La maggior parte dei contemporanei si smarrisce quando si tratta di trovare una forma e una espressione ai propri sentimenti.

L’architetto

Anche l’architetto vive nel nostro tempo.

Può aver smarrito le sue convinzioni religiose, il suo entusiasmo per la politica, ma se gli manca una chiara impostazione estetica, egli ha perduto proprio tutto.

Anche se il suo compito verrà risolto con sufficiente perizia tecnica, non appena dovrà prendere delle decisioni artistiche diventa perplesso, esitante o, ancor peggio, considererà non essenziale il linguaggio formale.

L’architetto

Prigionieri della specializzazione, prigionieri dell’abitudine a considerare gli elementi singolarmente, abbiamo smarrito la capacità di sintesi.

Architettura e sentimento

La cultura nasce quando l’uomo, consapevolmente o inconsapevolmente, pone gli oggetti della conoscenza in rapporto con la struttura emotiva.

Dovunque aumenta oggi l’esigenza di ristabilire un giusto equilibrio tra la sfera individuale e quella collettiva.

Architettura e sentimento

Sartre:

“Noi abbiamo oggi bisogno di segni e immagini sensibili che si imprimano immediatamente nei sensi”

Siamo capaci, oggi, di costruire reali cuori cittadini nell’ambito della nostra cultura occidentale, in cui è assente una ben delineata struttura sociale.

Architettura e sentimento

L’architetto

Non si sente più responsabile soltanto di certo edificio.

Vuole contribuire a creare le giuste condizioni di vita.

Come ogni vero artista deve riconoscere le esigenze latenti nei suoi contemporanei molto prima che questi ne siano consapevoli.

Architettura e sentimento

L’architetto

Prevedere lo sviluppo futuro è divenuta la sua più nobile vocazione per uscire dall’odierno caos.

Ha tutti contro di sé: i clienti più potenti (comune e stato)da cui economicamente dipende, le banche, la politica e non ultimo il gusto dominante.

Architettura e sentimento

L’immaginazione è la radice di ogni pensiero creativo e di ogni manifestazione creativa di un sentimento.

L’immaginazione spaziale presuppone la necessità di superare i limiti della funzionalità.

Conclusioni

L’uomo della strada è disposto a rinunciare al suo passivo ruolo di spettatore per riprendere parte attiva alla vita della comunità?.

Conclusioni

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