casablanca

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da la repubblica del 22.2.12

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VIAGGI UN GIORNO UNA CITTÀ� 34

MERCOLEDÌ 22 FEBBRAIO 2012

la Repubblica

20.00 CENAAll’ingresso dell’exmattatoio diversipiccoli ristorantispartani offronosalsicce di vitellospeziate e spiediniVenerdì couscous

23.00 BIRRAAl bar La Cigalebirra di produzionelocale: la Specialo la più pregiataCasablanca. Ognitanto il localepropone musica live

19.00 MATTATOIONel quartiereHay Mohammediil vecchio mattatoioè diventato luogodi ritrovo giovanilee centro creativoculturale alternativo

16.00 ARTEIn boulevard BrahimRoudani c’è l’unicagalleria d’artecittadina: mostredi artisti marocchinie stranieri. È anchecaffè letterario

14.00 CAFFÉAl Don Quijotedi Place desNations Unies si beve il miglior caffèdi Casablanca Nel bar s’incontranoartisti e giornalisti

13.00 PRANZOAl restaurantdu port de peche:a pochi passidal molo di pesca,si mangia il pescepiù fresco della cittàPrezzi economici

12.00 MOSCHEACostruita a metàanni Novantaper il sessantesimocompleannodel re HassanII, svetta sul litoraleatlantico

11.00 MAUSOLEOVisita al mausoleosulle rocce di frontealla spiaggia. Quile donne da maritochiedono la graziadel santo. MarabutSidi Abderrahmane

10.00 MEDINAUna passeggiatanella parte piùantica della cittàTra i vicoli odorie colori dei mercatidi prodottiartigianali e cibo

9.00 TÈLungo i bastioniche separanola città vecchiadal porto, il tèsi gusta sedutinei giardini del Caféde la Sqala

Gruppi heavy metal e hip hop, artisti emergenti nei vecchi Abattoirs,

festival culturali. Dietro la grande moschea di Hassan IIe il santuario

di Sidi Abderrahman batte il cuore creativo della metropoli Una tendenza che in Marocco ha già un nome: “nayda”

Casablanca

La giovane movida del MaghrebDAL NOSTRO INVIATO

GIAMPAOLO CADALANU

CASABLANCA

C’èuna città «do-ve l’aria delmare colpisceil viso», canta

Cheba Maria. È «la sorella mi-nore di Parigi», sogna e ha unatentazione forte di credere aisogni. Casablanca guarda l’A-tlantico e immagina di cancel-lare il Mediterraneo. Accetta lageografia, la rivendica e nellostesso tempo la maledice. E sisorprende a fantasticare di co-me sarebbe la vita, se Gibilterrafosse solo il nome di un caselloautostradale, con il Maroccounito all’Europa.

Fra i muri color crema deivecchi mattatoi, gli Abattoirs,nel quartiere Hay Moham-med, la periferia accantoall’autostrada per Rabat, lamusica rimbalza sui mat-toni, sfiora i monu-menti dell’archeolo-gia industriale: gab-bie, bilance, recinti.Entra nelle stalle indisuso, si affaccianegli spiazzi. Non èmelodia del Magh-reb, non se ne parlanemmeno. «Que-sto è heavy metal

tedesco», dice molto seriamen-te Zahim, analista-program-matore di computer, smetten-do per un attimo di tormentareil basso elettrico. La via della fu-ga passa per la musica: metal,alternative rock, e naturalmen-te rap.

Se la scelta per i ragazzi ma-grebini è tra il miraggio di un fu-turo “europeo” e l’ombra dell’I-slam radicale, Casablanca è unsimbolo per chi ha scelto la pri-ma via. «Voi vi fate crescere labarba e vi mettete in testa dieducarci, di dirci che cosa è ma-rocchino e che cosa no. Voletedirci come vestire, che cosamangiare. Mollateci, lasciateperdere», urlano i ragazzi delgruppo H-Kayne.

A pochi metri dallo slargo do-ve Zahim suona il suo metal te-

desco, un adolescente con loskateboard guarda il fratel-lo più grande e gli amici.Sono fermi, sudati, uno si

tira su la canottiera perasciugare il viso. Unmomento di attesa, laconcentrazione, poi:via! Ahmed fa una cor-sa rapida, batte su unrudimentale trampo-lino, spicca il salto ver-so la parete coperta diposter, per toccare ilpunto più alto, vicino

alle tegole. E poi più avanti, nelpraticello spelacchiato, per sal-tare ancora, e ancora, e ancorail muretto colorato dai writer. Èl’allenamento per il parkour, losport dei traceur, la scommessadi chi corre in città “accettan-do” gli ostacoli e giocando sul-l’equilibrio. È Casablanca, op-pure un sobborgo di Londra, ola banlieue parigina. La diffe-renza non si vede.

Gli Abattoirs sono la libertà disognare l’Europa per quei gio-vani di Casablanca che vivono«come grilli immersi nell’inset-

ticida», scandiscono gli HobaHoba Spirit, per poi aggiungerein modo esplicito: «Signore mi-sericordioso, concedimi il vistoper l’Europa. Se non lo otterrò,sarò costretto a “bruciare” inItalia». “Bruciare” quella fron-tiera che li separa dal futuro: è lastessa espressione popolare frai tunisini per indicare la stradaverso Lampedusa.

Gli Hoba Hoba Spirit sono

LE IMMAGINIIn alto, una vedutadi Casablancacon la moschea di Hassan IIQui sopra, il mercato moderno nel quartiere HabousA sinistra, la moscheadi Hassan II. A destra,ceramiche marocchine

I baristi servonobirra o Pastis,ma offrono ancheun tè alla mentatra i più profumati

� 35

@MERCOLEDÌ 22 FEBBRAIO 2012

la Repubblica

I LUOGHI

1SANTUARIO SIDI

ABDERRAHMAN

Accessibile solodurante la bassamarea: costruitosu rocciae circondatoda una piccolamedina

2SPIAGGIA

DI AIN DIAB

È nota, piùche per il mare,per i club e la vitanotturna:la maggior partedei localisi trovano qui

3CORNICHE

Il modernoquartieresul mare a ovestdella moscheadi Hassan II:pieno di resort,cinema, caffèe discoteche

4MOSCHEA

DI RE HASSAN II

Una delle piùgrandi al mondoe con il minaretopiù alto. Internibellissimi,con porticie giochi d’acqua

5MUSEO EBRAICO

Nel quartieredi Oasis, dentroa una bella villa:c’è l’unico museoebraico che sitrova nei Paesidi religionemusulmana

“L’ha resa famosa Hollywood,per tanti esiste solo al cinema”

LO SCRITTORE

Tahar Ben Jellounin un ritrattodi Massimo Jatosti

TAHAR BEN JELLOUN

Non la città ma il film di MichaelCurtiz con Humphrey Bogart eIngrid Bergman. Il film che ha

reso famosa la città. La maggioranzadegli americani non sa dove si trovi ilMarocco: ogni tanto lo confondono conMonaco. Grazie al cinema, il Maroccoattraverso Casablanca, ricorda qualcosaai vecchi americani. Ma la città in quantocapitale economica, ha un’anima cosìcomplicata che ci chiediamo se davverone abbia una. Città di denaro, ricchezzae povertà, città dinamica, rumorosa,sporca in molti quartieri, pulita nellezone residenziali, ha i suoi bassifondi, isuoi misteri e soprattutto il suo esercitodi bambini di strada, di ribelli, trafficanti,e di piccole canaglie. [...] La stessaCasablanca è servita da scenario a unaltro film (risposta crudele e senzaconcessioni al film mitico), dato che sitratta della Casablanca della miseria, deireati e della truffa. Il film ha un titolo

significativo: Casanegra. Siamo lontanidalla bella romanza fra due innamoraticoinvolti nei rischi della guerra, chevivono un amore impossibile e senzasenso, in quanto immagine di un’epocain cui la resistenza all’occupazionepassava da luoghi ambigui come unlocale notturno gestito da un uomo disuprema eleganza, il che è incontraddizione con la realtà di questipersonaggi. Splendide ville art décosono state rase al suolo per far posto aedifici che rendono molto; madeturpano il paesaggio. È la legge delmercato e l’incultura di una borghesiad’affari che vuole guadagnare tanto e infretta. La città ha una forza inaudita cheinghiotte tutto, rinasce e scombina icodici. Si muove continuamente e nonpermette a nessuno di sistemarsi per untempo dolce e languido.

Da Marocco, romanzo, Einaudi, pag. 98

uno dei gruppi più noti dellascena “nayda” (da tradurre con«Muoviti!» o «Sveglia!). È quellache negli anni scorsi è stata de-finita la movida marocchina, ilmovimento più significativodei giovani decisi a riprendersigli spazi della città con la musi-ca, il cinema, il teatro. Sono loroi protagonisti di festival come ilTremplin (il Trampolino, chel’anno scorso è arrivato alla tre-dicesima edizione e ha battez-zato più di trecento gruppi) o ilBoulevard, appuntamento fon-damentale per la musica con-temporanea, di incontri perio-dici come CasaProjecta, ker-messe mensile dedicata alle ar-ti visive e persino di sfilate dimoda autoctona come Festi-mode. Accanto al più “istituzio-nale” Festival de Casablanca,diviso in tre sezioni fra musica,cinema e arti visive, è proprionella spontaneità della naydache i germogli di novità e di irre-quietezza si sono trasformati inproduzione culturale. È un pic-colo universo: gruppi come Ca-sa Crew, Mean Street, OldSchool, Analgesia, Lazy Wall,ma anche compagnie teatralicome Daba Teatr o registi comeNabil Ayouch o Nour EddineLakhmari, autori di film dedica-ti ai ragazzi di Casablanca. Solonegli ultimi mesi l’effervescen-

za è un po’ rallentata, forse in at-tesa di prendere significati poli-tici, seguendo la Primavera deipaesi vicini, ma senza la stessarabbia.

Perché a volte il richiamo del-la fuga e l’ansia di cambiamen-to si scontrano con la forza del-l’identità, la tentazione si battecon l’impegno, o con la fede. Ca-sablanca è la sintesi. È il luogodove le turiste europee in pan-taloncini incrociano le pie mu-sulmane, in pellegrinaggio alsantuario di Sidi Abderrahmanper chiedere la grazia di trovarmarito. Dove i baristi “dimenti-cano” di chiedere i documenti eservono ai locali la birra o il Pa-stis, ma offrono anche un tè allamenta fra i più profumati.

È la città il cui orgoglio archi-tettonico è la moschea di Has-san II, dedicata al vecchio so-vrano ma pagata dai piccolicontributi dei fedeli. Persino ilminareto, il più alto del mondo,chiama alla preghiera ma serveanche come faro per il porto,quasi fosse il simbolo di unascelta non fatta. Come quelladei protagonisti di Casanegra, ilfilm di Lakhmari: sognano dipartire per la Svezia, ne discuto-no, immaginano come sarà lì laloro vita. Ma poi restano a Casa-blanca.

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TO

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

PER SAPERNE DI PIÙwww.visitcasablanca.mawww.visitmorocco.com

LE IMMAGINI

A destra, una ragazza cantadurante un concerto

a Casablanca; la zonacommerciale di Downtown

piena di negozi colorati e caffè

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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