c'era una volta un re
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C’erauna voltaun re...
C’erauna voltaun re...di Roberto Vergot
Anffas Trentino Onluss
Via G.B. Trener,8 – 38100 – Trento
Tel. 0461 407511 – Fax 0461 407500
“C’era una volta un re…”
Recita l'incipit delle favole, c'era una volta un sé, sintetizza il percorso che vorrei introdurre in questepagine.Una storia racconta qualcosa che è successo a qualcuno, la forma narrativa è una delle modalitàattraverso cui la nostra mente interpreta la realtà e ricostruisce il significato della propria esperienza.Il processo di costruzione del Sé avviene in forma autonarrativa come processo di ricostruzione dellapropria biografia, in cui si cerca di dare coerenza e significato agli eventi (ma anche alle contingenze, agliimprevisti, agli incontri, ecc…) che caratterizzano la vita di ognuno di noi.La nostra identità si crea filando questa trama di memoria continua e in questo processo d'auto-ricostruzione narrativa il ricordo degli eventi reali tende a confondersi con ciò che si è visto, letto,ascoltato e con ciò che noi stessi creiamo.Provate a pensare ad essere voi stessi il regista del film della vostra vita:ci sono dei momenti o incontri più espressivi di altri, ci sono anni vissuti intensamente dove non riusciamoa ricordare nulla di particolarmente significativo, ci sono esperienze positive e drammatiche, ma tuttosarebbe riconosciuto e ricreato come un grande racconto ordinato che porta fino al mio io, qui ed adesso.In questo senso in ogni nostro racconto, gli schemi cognitivi e le identificazioni nate in quella realtà (nonvera, ma che può essere verosimile) che è la fantasia, la propria ideazione, si mescolano con ciò che si èvissuto davvero e la memoria “funziona” nello stesso modo.Anzi è proprio la nostra memoria che permette questo, perché è molto lontana dall'immagine diun'immensa biblioteca o di un hard disk che registra in modo neutrale e asettico la realtà come unamacchina fotografica, è al contrario una narrazione continua, una storia continua, un raccontocontinuamente manipolato che ci raccontiamo che s'incrementa e cambia con noi, è una ricostruzione piùsimile ad un romanzo fantastico che ad un verbale di un interrogatorio poliziesco.Il laboratorio teatrale che da due anni viene realizzato a Borgo Valsugana, coordinato con l'insieme dellealtre attività che hanno la stessa finalità (un potenziamento del sé, un accompagnamento intenzionale afar crescere la percezione d'identità di persone diversamente abili), ha una grande pretesa che non èquella di offrire un contenitore in cui preparare una rappresentazione (non è nostra intenzione realizzareuna compagnia d'attori in attesa di scrittura…), ma sostenere e implementare le capacità espressive dellepersone che lo frequentano in modo che possano con meno fatica raccontare la “loro” storia e nonascoltare unicamente quella che altri preparano per loro.Siamo profondamente convinti, infatti, che se il presente vive delle esperienze reali e di quelle derivantidalla fruizione della trama di rapporti reali e immaginati che compongono la nostra quotidianità ènecessario poter esprimere il proprio io per vivere veramente.La realtà è un presente incerto, a volte pare determinata da stimoli e suggestioni a forte impatto emotivo,per questo bisogna favorire la costruzione di forme d'espressione che possano liberare ogni capacitàespressiva latente.In condizioni di disagio senza facilitare la nostra capacità espressiva e quella capacità emotiva chesoprattutto la drammaturgia riesce a liberare, rischiamo di navigare in un presente sempre più slegatodal suo passato (anche questo intriso di ricordi) e si riesce con difficoltà ad orientare il futuro ed alimentasolo ansia ed incertezza.
“C’era una volta un re…”
Recita l'incipit delle favole, c'era una volta un sé, sintetizza il percorso che vorrei introdurre in questepagine.Una storia racconta qualcosa che è successo a qualcuno, la forma narrativa è una delle modalitàattraverso cui la nostra mente interpreta la realtà e ricostruisce il significato della propria esperienza.Il processo di costruzione del Sé avviene in forma autonarrativa come processo di ricostruzione dellapropria biografia, in cui si cerca di dare coerenza e significato agli eventi (ma anche alle contingenze, agliimprevisti, agli incontri, ecc…) che caratterizzano la vita di ognuno di noi.La nostra identità si crea filando questa trama di memoria continua e in questo processo d'auto-ricostruzione narrativa il ricordo degli eventi reali tende a confondersi con ciò che si è visto, letto,ascoltato e con ciò che noi stessi creiamo.Provate a pensare ad essere voi stessi il regista del film della vostra vita:ci sono dei momenti o incontri più espressivi di altri, ci sono anni vissuti intensamente dove non riusciamoa ricordare nulla di particolarmente significativo, ci sono esperienze positive e drammatiche, ma tuttosarebbe riconosciuto e ricreato come un grande racconto ordinato che porta fino al mio io, qui ed adesso.In questo senso in ogni nostro racconto, gli schemi cognitivi e le identificazioni nate in quella realtà (nonvera, ma che può essere verosimile) che è la fantasia, la propria ideazione, si mescolano con ciò che si èvissuto davvero e la memoria “funziona” nello stesso modo.Anzi è proprio la nostra memoria che permette questo, perché è molto lontana dall'immagine diun'immensa biblioteca o di un hard disk che registra in modo neutrale e asettico la realtà come unamacchina fotografica, è al contrario una narrazione continua, una storia continua, un raccontocontinuamente manipolato che ci raccontiamo che s'incrementa e cambia con noi, è una ricostruzione piùsimile ad un romanzo fantastico che ad un verbale di un interrogatorio poliziesco.Il laboratorio teatrale che da due anni viene realizzato a Borgo Valsugana, coordinato con l'insieme dellealtre attività che hanno la stessa finalità (un potenziamento del sé, un accompagnamento intenzionale afar crescere la percezione d'identità di persone diversamente abili), ha una grande pretesa che non èquella di offrire un contenitore in cui preparare una rappresentazione (non è nostra intenzione realizzareuna compagnia d'attori in attesa di scrittura…), ma sostenere e implementare le capacità espressive dellepersone che lo frequentano in modo che possano con meno fatica raccontare la “loro” storia e nonascoltare unicamente quella che altri preparano per loro.Siamo profondamente convinti, infatti, che se il presente vive delle esperienze reali e di quelle derivantidalla fruizione della trama di rapporti reali e immaginati che compongono la nostra quotidianità ènecessario poter esprimere il proprio io per vivere veramente.La realtà è un presente incerto, a volte pare determinata da stimoli e suggestioni a forte impatto emotivo,per questo bisogna favorire la costruzione di forme d'espressione che possano liberare ogni capacitàespressiva latente.In condizioni di disagio senza facilitare la nostra capacità espressiva e quella capacità emotiva chesoprattutto la drammaturgia riesce a liberare, rischiamo di navigare in un presente sempre più slegatodal suo passato (anche questo intriso di ricordi) e si riesce con difficoltà ad orientare il futuro ed alimentasolo ansia ed incertezza.
Noi non riteniamo che il presente e la rappresentazione della società e del tempo in cui si vive sia unasorta di Carnevale dove ognuno può (o crede) di travestirsi come vuole, dove le regole sembrano sospese(o ci si illude possano essere aggirate), dove è possibile scambiare il desiderio (o il sogno) con la realtà.Crediamo che i percorsi cominciati d'espressività teatrale aiutino ad esprimere veramente sé e ametabolizzare e filtrare l'alluvione di stimoli ed informazioni cui siamo quotidianamente esposti che ciattivano, danno informazioni e certezze, ma anche ansietà.La sovrabbondante offerta appare non gestibile soprattutto per chi ha poche risorse e non sa comedomandare: troppe informazioni e significati sembrano contraddittori e non “ordinabili” secondo uncriterio di rilevanza soprattutto se non si hanno molte risorse cognitive per orientarle e mezzi peresprimerle.Il supporto che vogliamo offrire va proprio nel senso di far emergere quel grumo di esigenze ed evidenzeoriginarie che ci definiscono come persona, una struttura di desiderio che non smette di cercare edesiderare un significato per sé e per quelli che ti circondano a cui vuoi bene, volendo dare voce a questeesigenze.Per fare questo sappiamo bene che si comunica con le parole, ma non solo, i segni, i gesti, ci circondanoovunque, gli oggetti materiali, le reazioni della natura, le espressioni dei volti, ovviamente anche icontenuti dei mass media.Si comunica con le persone che ci sono attorno, nelle strade, ascoltando, vedendo, leggendo…, ognimomento dell'agire umano si realizza come un modo di essere, di esprimersi e di presentarsi e non èpossibile non comunicare (Watzlawick, Beavin, Jackson) dato che è impossibile che un essere viventepossa non avere un comportamento.Ma il nostro agire è un agire intenzionale altrimenti non potrebbe essere analizzato, interpretato e lettodagli altri, quindi anche l'atto del comunicare è sempre sorretto da una sua RAZIONALITA', sia purelimitata, perché limitate sono le abilità cognitive e comunicative di chi le esprime (che non sempre riescead imporre le proprie idee, capisce il ricevente, si muove nel modo migliore nel contesto in cui agisce).In questo senso facilitare l'espressione di questo nocciolo duro è il compito prioritario dell'educazione perchiunque e non per alcune categorie speciali.Attingere a tutte le risorse possibili è l'imperativo che dobbiamo perseguire e allora (come ama tuonarespesso Stefano…) un foglio di carta diventa una vela e la creatività si esprime nel gesto come nella parola.Crediamo che il racconto di Roberto sia una sintesi mirabile di questo tentativo e ve lo proponiamo stupiticome ha stupito noi, sperando sia solo l'inizio.Nell'introduzione verrà dettagliato il percorso che ha portato fino al prodotto che avete fra le mani, a mepreme sottolineare come questo sia stato possibile solo per la collaborazione di tutti gli operatoricoinvolti, ognuno con le proprie competenze ed abilità.Così si sono integrati il laboratorio teatrale e quello linguistico, chi ha curato le attività didattiche e larealizzazione dei disegni con chi ha seguito l'impaginazione del testo e sicuramente dimentico qualcuno.Roberto in questo racconto ci prende per mano (lui che normalmente è sempre condotto…) e ci porta aleggere un racconto con un finale a sorpresa che non vi anticipo, ma soprattutto fa conoscere un lato disé, esprime una narrazione di sé che colpisce per lucidità e garbo.Non credo sia corretto fare un prologo così lungo e me ne scuso in anticipo, alle volte descrivereun’esperienza come quella derivata dalla lettura del racconto che segue queste pagine credo siaimpossibile in poche righe, ma è una sfida a cui vi invito volentieri…
…Roberto sogna..
INTRODUZIONE METODOLOGICA
Un Triangolo, una vela oppure il picco di una montagna oppure semplicemente untriangolo. La nostra immagine può modificare l'apparenza delle cose all'interno dellanostra mente o del nostro pensiero. Questo è stato l'inizio: un semplice triangolo e da liuna risposta: è solo un triangolo. Siamo partiti insieme per un viaggio che oggi adistanza di quasi due anni ci regala un prezioso racconto fatto solamente dalla fantasialiberata o meglio ritrovata.Può l'uomo ritrovare la fantasia partendo da una immagine? può l'essere umanoviaggiare con la mente, miscelando ricordi e aspetti creativi?Nella queste domande posso ripercorrere le varie tappe e camminiCon queste domande in testa ci siamo seduti uno di fronte all'altro e abbiamoincominciato a giocare insieme.Esercizi di rilassamento, di ginnastica, di concentrazione, di scrittura e collegamentiiper-fantasiosi.Abbiamo scritto parole, pensato a spazi infiniti, cercato di collegare quello che il nostropensiero poteva esprimere con un semplice gesto della mano o del corpo intero.E così al termine di questogrande gioco creativo, ciritroviamo qui seduti ancorauno di fronte all'altro con unsorriso e la voglia diincominciare un gioco ancorapiù divertente.
Roberto Vergot
S t e f a n o B o r i l e
e
all’interno dell’attività dilaboratorio di scritturacreativa
Gomiero dr. Tizianopedagogista
Noi non riteniamo che il presente e la rappresentazione della società e del tempo in cui si vive sia unasorta di Carnevale dove ognuno può (o crede) di travestirsi come vuole, dove le regole sembrano sospese(o ci si illude possano essere aggirate), dove è possibile scambiare il desiderio (o il sogno) con la realtà.Crediamo che i percorsi cominciati d'espressività teatrale aiutino ad esprimere veramente sé e ametabolizzare e filtrare l'alluvione di stimoli ed informazioni cui siamo quotidianamente esposti che ciattivano, danno informazioni e certezze, ma anche ansietà.La sovrabbondante offerta appare non gestibile soprattutto per chi ha poche risorse e non sa comedomandare: troppe informazioni e significati sembrano contraddittori e non “ordinabili” secondo uncriterio di rilevanza soprattutto se non si hanno molte risorse cognitive per orientarle e mezzi peresprimerle.Il supporto che vogliamo offrire va proprio nel senso di far emergere quel grumo di esigenze ed evidenzeoriginarie che ci definiscono come persona, una struttura di desiderio che non smette di cercare edesiderare un significato per sé e per quelli che ti circondano a cui vuoi bene, volendo dare voce a questeesigenze.Per fare questo sappiamo bene che si comunica con le parole, ma non solo, i segni, i gesti, ci circondanoovunque, gli oggetti materiali, le reazioni della natura, le espressioni dei volti, ovviamente anche icontenuti dei mass media.Si comunica con le persone che ci sono attorno, nelle strade, ascoltando, vedendo, leggendo…, ognimomento dell'agire umano si realizza come un modo di essere, di esprimersi e di presentarsi e non èpossibile non comunicare (Watzlawick, Beavin, Jackson) dato che è impossibile che un essere viventepossa non avere un comportamento.Ma il nostro agire è un agire intenzionale altrimenti non potrebbe essere analizzato, interpretato e lettodagli altri, quindi anche l'atto del comunicare è sempre sorretto da una sua RAZIONALITA', sia purelimitata, perché limitate sono le abilità cognitive e comunicative di chi le esprime (che non sempre riescead imporre le proprie idee, capisce il ricevente, si muove nel modo migliore nel contesto in cui agisce).In questo senso facilitare l'espressione di questo nocciolo duro è il compito prioritario dell'educazione perchiunque e non per alcune categorie speciali.Attingere a tutte le risorse possibili è l'imperativo che dobbiamo perseguire e allora (come ama tuonarespesso Stefano…) un foglio di carta diventa una vela e la creatività si esprime nel gesto come nella parola.Crediamo che il racconto di Roberto sia una sintesi mirabile di questo tentativo e ve lo proponiamo stupiticome ha stupito noi, sperando sia solo l'inizio.Nell'introduzione verrà dettagliato il percorso che ha portato fino al prodotto che avete fra le mani, a mepreme sottolineare come questo sia stato possibile solo per la collaborazione gli operatori coinvolti,ognuno con le proprie competenze ed abilità.Così si sono integrati il laboratorio teatrale e quello linguistico, chi ha curato le attività didattiche e larealizzazione dei disegni con chi ha seguito l'impaginazione del testo e sicuramente dimentico qualcuno.Roberto in questo racconto ci prende per mano (lui che normalmente è sempre condotto…) e ci porta aleggere un racconto con un finale a sorpresa che non vi anticipo, ma soprattutto fa conoscere un lato disé, esprime una narrazione di sé che colpisce per lucidità e garbo.Non credo sia corretto fare un prologo così lungo e me ne scuso in anticipo, alle volte descrivereun’esperienza come quella derivata dalla lettura del racconto che segue queste pagine credo siaimpossibile in poche righe, ma è una sfida a cui vi invito volentieri…
…Roberto sogna..
INTRODUZIONE METODOLOGICA
Un Triangolo, una vela oppure il picco di una montagna oppure semplicemente untriangolo. La nostra immagine può modificare l'apparenza delle cose all'interno dellanostra mente o del nostro pensiero. Questo è stato l'inizio: un semplice triangolo e da liuna risposta: è solo un triangolo. Siamo partiti insieme per un viaggio che oggi adistanza di quasi due anni ci regala un prezioso racconto fatto solamente dalla fantasialiberata o meglio ritrovata.Può l'uomo ritrovare la fantasia partendo da una immagine? può l'essere umanoviaggiare con la mente, miscelando ricordi e aspetti creativi?Nella queste domande posso ripercorrere le varie tappe e camminiCon queste domande in testa ci siamo seduti uno di fronte all'altro e abbiamoincominciato a giocare insieme.Esercizi di rilassamento, di ginnastica, di concentrazione, di scrittura e collegamentiiper-fantasiosi.Abbiamo scritto parole, pensato a spazi infiniti, cercato di collegare quello che il nostropensiero poteva esprimere con un semplice gesto della mano o del corpo intero.E così al termine di questogrande gioco creativo, ciritroviamo qui seduti ancorauno di fronte all'altro con unsorriso e la voglia diincominciare un gioco ancorapiù divertente.
Roberto Vergot
S t e f a n o B o r i l e
e
all’interno dell’attività dilaboratorio di scritturacreativa
Gomiero dr. Tizianopedagogista
C’ERA UNA VOLTA
C'era una volta un mare che raccoglieva conchiglie e storie.
C'era una volta un'isola baciata dal sole con due spiagge
bianche come il deserto. I gabbiani volavano in alto. Alla
fine della spiaggia si estendeva una foresta grande con
pini, abeti e un profumato albero che faceva frutti dolci
come gli aranci. La foresta era disabitata. L'acqua del
mare molto salata era di un colore azzurro uguale al cielo e
zeppa di pesci di tutti i colori e di tante conchiglie
C'era anche un pesciolino arancione con le pinne rosse che
aveva un sogno quello di diventare uno scrittore di storie.
All'inizio tutti lo ascoltavano contenti ma quando lui
spiegava il suo desiderio, i pesci nuotavano lontano da lui in
quanto pensavano che fosse un pò matto.
C’ERA UNA VOLTA
C'era una volta un mare che raccoglieva conchiglie e storie.
C'era una volta un'isola baciata dal sole con due spiagge
bianche come il deserto. I gabbiani volavano in alto. Alla
fine della spiaggia si estendeva una foresta grande con
pini, abeti e un profumato albero che faceva frutti dolci
come gli aranci. La foresta era disabitata. L'acqua del
mare molto salata era di un colore azzurro uguale al cielo e
zeppa di pesci di tutti i colori e di tante conchiglie
C'era anche un pesciolino arancione con le pinne rosse che
aveva un sogno quello di diventare uno scrittore di storie.
All'inizio tutti lo ascoltavano contenti ma quando lui
spiegava il suo desiderio, i pesci nuotavano lontano da lui in
quanto pensavano che fosse un pò matto.
IL DELFINO
Il pesciolino allora decise di
partire alla ricerca del suo
sogno e dopo una lunga
nuotata incontrò un delfino
che saltava spensierato.
Incuriosito chiese al delfino
perché saltava e lo stesso
rispose: “per vedere il
mare, è il mio sogno più
bello e senza sarei perso”.
Il pesciolino replicò: “ma lo
vedi ogni istante? ”certo “
rispose con determinazione
il delfino azzurro “ a parte
quando sono stanco e vado
in fondo al mare per
dormire e riposare
tranquillo”.
IL DELFINO
Il pesciolino allora decise di
partire alla ricerca del suo
sogno e dopo una lunga
nuotata incontrò un delfino
che saltava spensierato.
Incuriosito chiese al delfino
perché saltava e lo stesso
rispose: “per vedere il
mare, è il mio sogno più
bello e senza sarei perso”.
Il pesciolino replicò: “ma lo
vedi ogni istante? ”certo “
rispose con determinazione
il delfino azzurro “ a parte
quando sono stanco e vado
in fondo al mare per
dormire e riposare
tranquillo”.
LA BALENA
Nel suo viaggio il pesciolino incontrò una anziana e grande
balena che nuotava piano e tristemente. Il pesciolino chiese
il motivo di tanta tristezza “in fondo sei grande e puoi fare
tutto quello che vuoi, tutti hanno paura di te?” “vorrei poter
saltare fuori dall'acqua per osservare il sole ma oramai sono
molto vecchia e la con mia mole non ci riesco“ disse la balena
quasi piangente.
Allora il pesciolino dopo un attimo di riflessione disse “senti
io sono uno scrittore, ti racconterò una favola per
consolarti” detto questo si accomodò sulla grande pinna e
lentamente e dolcemente incominciò il racconto: “c'era una
nonna senza occhiali che voleva una conchiglia colorata e
quindi mandò la sua nipotina nel mare a nuotare per cercarla.
La bambina non trovò la conchiglia e allora la nonna si
rattristò. La nipotina decise di ritornare nel mare con le
pinne e il salvagente e di nuotare più al largo e qui trovò la
tanto attesa conchiglia colorata, di corsa poi la portò alla
nonna che sorrise felice. Quindi cara balena la morale è
questa: bisogna sempre avere un sorriso in ogni momento
della nostra vita“.
La balena dopo aver ascoltato la favola, contenta e riprese a
nuotare felice e sorridente.
LA BALENA
Nel suo viaggio il pesciolino incontrò una anziana e grande
balena che nuotava piano e tristemente. Il pesciolino chiese
il motivo di tanta tristezza “in fondo sei grande e puoi fare
tutto quello che vuoi, tutti hanno paura di te?” “vorrei poter
saltare fuori dall'acqua per osservare il sole ma oramai sono
molto vecchia e la con mia mole non ci riesco“ disse la balena
quasi piangente.
Allora il pesciolino dopo un attimo di riflessione disse “senti
io sono uno scrittore, ti racconterò una favola per
consolarti” detto questo si accomodò sulla grande pinna e
lentamente e dolcemente incominciò il racconto: “c'era una
nonna senza occhiali che voleva una conchiglia colorata e
quindi mandò la sua nipotina nel mare a nuotare per cercarla.
La bambina non trovò la conchiglia e allora la nonna si
rattristò. La nipotina decise di ritornare nel mare con le
pinne e il salvagente e di nuotare più al largo e qui trovò la
tanto attesa conchiglia colorata, di corsa poi la portò alla
nonna che sorrise felice. Quindi cara balena la morale è
questa: bisogna sempre avere un sorriso in ogni momento
della nostra vita“.
La balena dopo aver ascoltato la favola, contenta e riprese a
nuotare felice e sorridente.
LA RETE
Il pesciolino continua a nuotare alla ricerca di poter realizzare il
proprio sogno e proprio mentre giocando insegue una stella
marina sul fondo del mare d'improvviso vede un branco di pesci.
Si avvicina per poter loro raccontar una storia, ma i pesci lo
scacciano via in “vattene via, non vedi che siamo prigionieri di
questa rete ?” ma il pesciolino è deciso, vuole andare con loro,
“così potrei raggiungere la terra ferma.” Pensò frettolosamente
La rete si mosse e salì veloce verso l'alto, la luce diventava
quasi accecante, e appena fuori dall'acqua apparse il sole e una
barca su cui si trovava un pescatore che stava issando le reti, al
suo fianco seduto un giovane uomo con lo sguardo spento.
LA RETE
Il pesciolino continua a nuotare alla ricerca di poter realizzare il
proprio sogno e proprio mentre giocando insegue una stella
marina sul fondo del mare d'improvviso vede un branco di pesci.
Si avvicina per poter loro raccontar una storia, ma i pesci lo
scacciano via in “vattene via, non vedi che siamo prigionieri di
questa rete ?” ma il pesciolino è deciso, vuole andare con loro,
“così potrei raggiungere la terra ferma.” Pensò frettolosamente
La rete si mosse e salì veloce verso l'alto, la luce diventava
quasi accecante, e appena fuori dall'acqua apparse il sole e una
barca su cui si trovava un pescatore che stava issando le reti, al
suo fianco seduto un giovane uomo con lo sguardo spento.
LA BARCA
Una volta a bordo le reti si aprirono e tutti i pesci finirono a
terra, e poi l'uomo incominciò ad osservarli e quando vide il
pesciolino rosso esclamò: “ma guarda che piccolo e poi che specie
mai sarà, forza piccolo adesso ti faccio fare un bel tuffo nel
mare“ “aspetta,” una voce rompe le parole al vecchio pescatore
“fammelo toccare“, il pescatore consegnò il pesciolino al giovane
marinaio, il quale lo tenne per un secondo nelle mani e poi
esclamò “non buttarlo, lo voglio tenere con me nel mio acquario,
mi farà compagnia e poi sento qualcosa di speciale in lui”
Il vecchio pescatore acconsentì immediatamente.
LA BARCA
Una volta a bordo le reti si aprirono e tutti i pesci finirono a
terra, e poi l'uomo incominciò ad osservarli e quando vide il
pesciolino rosso esclamò: “ma guarda che piccolo e poi che specie
mai sarà, forza piccolo adesso ti faccio fare un bel tuffo nel
mare“ “aspetta,” una voce rompe le parole al vecchio pescatore
“fammelo toccare“, il pescatore consegnò il pesciolino al giovane
marinaio, il quale lo tenne per un secondo nelle mani e poi
esclamò “non buttarlo, lo voglio tenere con me nel mio acquario,
mi farà compagnia e poi sento qualcosa di speciale in lui”
Il vecchio pescatore acconsentì immediatamente.
MARINAIO
Passavano i giorni e le notti e il pesciolino nuotava all'interno
dell'acquario del giovane marinaio che non aveva la possibilità di
vederlo in quanto dalla nascita i suoi occhi erano spenti. I due
diventarono amici , il pesciolino passava parecchio tempo pensando
alle sue storie e il giovane sembrava comprendere i pensieri del
pesciolino e anche lui passava ore e ore davanti all'acquario. Il
pesciolino era contento e così nel suo modo raccontava le sue
storie del mare. Anche il marinaio gli parlava dolcemente
appoggiando la mano alla boccia di vetro, il pesciolino si appoggiava
anche lui al vetro dell'acquario quasi a incontrare quella mano
umana così ricca di calore.
Il marinaio pensava già a casa sua e la descriveva minuziosamente
al pesciolino parlando a lungo della foresta che si estendeva dietro
la casa. Il pesciolino era felice perché finalmente poteva coronare
il suo sogno di andare sulla terraferma.
La nave continuava il suo viaggio e i due amici diventavano sempre
più amici passando tanto tempo insieme.
MARINAIO
Passavano i giorni e le notti e il pesciolino nuotava all'interno
dell'acquario del giovane marinaio che non aveva la possibilità di
vederlo in quanto dalla nascita i suoi occhi erano spenti. I due
diventarono amici , il pesciolino passava parecchio tempo pensando
alle sue storie e il giovane sembrava comprendere i pensieri del
pesciolino e anche lui passava ore e ore davanti all'acquario. Il
pesciolino era contento e così nel suo modo raccontava le sue
storie del mare. Anche il marinaio gli parlava dolcemente
appoggiando la mano alla boccia di vetro, il pesciolino si appoggiava
anche lui al vetro dell'acquario quasi a incontrare quella mano
umana così ricca di calore.
Il marinaio pensava già a casa sua e la descriveva minuziosamente
al pesciolino parlando a lungo della foresta che si estendeva dietro
la casa. Il pesciolino era felice perché finalmente poteva coronare
il suo sogno di andare sulla terraferma.
La nave continuava il suo viaggio e i due amici diventavano sempre
più amici passando tanto tempo insieme.
AMICIZIA
Il marinaio nella sua stanza aveva posto l'acquario
sopra il tavolo accanto a delle profumate arance
raccolte per caso tanto tempo fa in un viaggio
precedente proprio sull'isola dal quale era partito il
pesciolino. Il pesciolino sentendo quel profumo
ripensava al suo sogno, alla sua partenza e a tutti gli
amici incontrati lungo le sue nuotate, il marinaio
pensava a quanto sarebbe stato bello poter vedere
un delfino o parlare ad una balena.
Anche se avvolti nei loro silenziosi pensieri, sembrava che fra di
loro il dialogo fosse sempre reale, riuscivano a scambiarsi idee e
pensieri semplicemente stando vicini uno all'altro. Oramai erano
inseparabili e anche quando il marinaio saliva sul ponte della nave
si portava appresso la boccia contenente il suo amico pesciolino.
Al marinaio sembrava veramente un sogno, perché era come se
potesse vedere e addirittura toccare delfini, balene e spiagge
deserte mentre il pesciolino poteva finalmente toccare con mano il
suo grande desiderio di poter raccontare le sue storie ed essere
apprezzato per questo.
Con questa felicità grande ma
silenziosa la nave lentamente
faceva rotta verso il porto.
AMICIZIA
Il marinaio nella sua stanza aveva posto l'acquario
sopra il tavolo accanto a delle profumate arance
raccolte per caso tanto tempo fa in un viaggio
precedente proprio sull'isola dal quale era partito il
pesciolino. Il pesciolino sentendo quel profumo
ripensava al suo sogno, alla sua partenza e a tutti gli
amici incontrati lungo le sue nuotate, il marinaio
pensava a quanto sarebbe stato bello poter vedere
un delfino o parlare ad una balena.
Anche se avvolti nei loro silenziosi pensieri, sembrava che fra di
loro il dialogo fosse sempre reale, riuscivano a scambiarsi idee e
pensieri semplicemente stando vicini uno all'altro. Oramai erano
inseparabili e anche quando il marinaio saliva sul ponte della nave
si portava appresso la boccia contenente il suo amico pesciolino.
Al marinaio sembrava veramente un sogno, perché era come se
potesse vedere e addirittura toccare delfini, balene e spiagge
deserte mentre il pesciolino poteva finalmente toccare con mano il
suo grande desiderio di poter raccontare le sue storie ed essere
apprezzato per questo.
Con questa felicità grande ma
silenziosa la nave lentamente
faceva rotta verso il porto.
LA TEMPESTA
Pochi giorni prima di arrivare in
porto una notte si sentì una campana.
Era il capitano che avvisava
dell'arrivo di una tempesta, tutti si
svegliarono di soprassalto e corsero
in aiuto del capitano. Si svegliarono
anche il marinaio non vedente e il
pesciolino
Avevano tanta paura ma insieme riuscirono a farsi coraggio e
anche quella paura scomparve nonostante la nave ondeggiasse
molto forte, il vento soffiava minaccioso e il cielo era tutto
gonfio di pioggia che cadeva picchiettando violentemente il
ponte della nave.
Il marinaio strinse a se l’acquario e il pesciolino
chiuse gli occhi. Dopo un pò la
tempesta terminò, il cielo era
diventato azzurro e in quel
mattino surreale si
vedevano le navi
attraccate non
lontano: erano
arrivati al porto.
LA TEMPESTA
Pochi giorni prima di arrivare in
porto una notte si sentì una campana.
Era il capitano che avvisava
dell'arrivo di una tempesta, tutti si
svegliarono di soprassalto e corsero
in aiuto del capitano. Si svegliarono
anche il marinaio non vedente e il
pesciolino
Avevano tanta paura ma insieme riuscirono a farsi coraggio e
anche quella paura scomparve nonostante la nave ondeggiasse
molto forte, il vento soffiava minaccioso e il cielo era tutto
gonfio di pioggia che cadeva picchiettando violentemente il
ponte della nave.
Il marinaio strinse a se l’acquario e il pesciolino
chiuse gli occhi. Dopo un pò la
tempesta terminò, il cielo era
diventato azzurro e in quel
mattino surreale si
vedevano le navi
attraccate non
lontano: erano
arrivati al porto.
IL PORTO
Era una giornata di sole, quando la barca bianca arrivò
nella rada del porto. Il marinaio e il pesciolino erano
silenziosamente seduti in cabina, erano tristi perché
sentivano che da li a poco si dovevano salutare. Le voci
del porto si facevano sentire sempre di più e
lentamente i due salirono prima sul ponte delle nave
per poi discendere sulla terra. In un attimo il marinaio
incominciò a piangere, il loro viaggio era terminato e
con esso anche una amicizia molto intensa.
Il pesciolino era molto agitato, finalmente vedeva la
terra ferma dalla sua boccia di vetro, poi sentì un
rumore e vide una goccia entrare nel suo acquario. Era
una lagrima del marinaio, e allora capì che stavano per
dividersi, e che anche il suo sogno di vivere sulla terra
ferma era giunto alla fine.
IL PORTO
Era una giornata di sole, quando la barca bianca arrivò
nella rada del porto. Il marinaio e il pesciolino erano
silenziosamente seduti in cabina, erano tristi perché
sentivano che da li a poco si dovevano salutare. Le voci
del porto si facevano sentire sempre di più e
lentamente i due salirono prima sul ponte delle nave
per poi discendere sulla terra. In un attimo il marinaio
incominciò a piangere, il loro viaggio era terminato e
con esso anche una amicizia molto intensa.
Il pesciolino era molto agitato, finalmente vedeva la
terra ferma dalla sua boccia di vetro, poi sentì un
rumore e vide una goccia entrare nel suo acquario. Era
una lagrima del marinaio, e allora capì che stavano per
dividersi, e che anche il suo sogno di vivere sulla terra
ferma era giunto alla fine.
SALUTO
I due scesero a terra e furono accompagnati alla spiaggia.
Una volta giunti, il marinaio si strinse la boccia del
pesciolino al cuore e dopo quasi sussurrando disse “è stato
un bel viaggio ma ora rientriamo nella realtà. A volte certi
momenti servono per vivere la stessa nostra realtà con un
sorriso diverso, quello che sembra noioso può diventare
divertente se crediamo che il domani potrà cambiare e se
crediamo che ogni giorno può nascere e vivere in noi un
nuovo sogno un nuovo desiderio.”
Il pesciolino ascoltò queste parole e
poi il marinaio entrò nell'acqua del
mare abbassando la boccia di vetro.
Il pesciolino uscì e nuotò intorno al
marinaio, poi lentamente si allontanò
fra le onde. Un caldo tramonto
salutava quella giornata mentre
silenziosa un'altra lagrima scende nel
mare.
SALUTO
I due scesero a terra e furono accompagnati alla spiaggia.
Una volta giunti, il marinaio si strinse la boccia del
pesciolino al cuore e dopo quasi sussurrando disse “è stato
un bel viaggio ma ora rientriamo nella realtà. A volte certi
momenti servono per vivere la stessa nostra realtà con un
sorriso diverso, quello che sembra noioso può diventare
divertente se crediamo che il domani potrà cambiare e se
crediamo che ogni giorno può nascere e vivere in noi un
nuovo sogno un nuovo desiderio.”
Il pesciolino ascoltò queste parole e
poi il marinaio entrò nell'acqua del
mare abbassando la boccia di vetro.
Il pesciolino uscì e nuotò intorno al
marinaio, poi lentamente si allontanò
fra le onde. Un caldo tramonto
salutava quella giornata mentre
silenziosa un'altra lagrima scende nel
mare.
CONCLUSIONE
Il pesciolino ritornò nella sua isola perché
aveva capito che i sogni si possono realizzare,
ma il destino suo era quello di vivere nel mare,
mentre il marinaio non
s'imbarcò più ma
scrisse tutte quelle
emozioni vissute e
quello che il pesciolino
gli aveva raccontato
diventando uno
scrittore famoso,
perché anche se non si
può vedere si può
sentire con l'anima e il
cuore.
LA VITA E' UNA GRANDE AVVENTURA
MENTRE E' UNO SCOGLIO VIVERE
SENZA DESIDERIO
CONCLUSIONE
Il pesciolino ritornò nella sua isola perché
aveva capito che i sogni si possono realizzare,
ma il destino suo era quello di vivere nel mare,
mentre il marinaio non
s'imbarcò più ma
scrisse tutte quelle
emozioni vissute e
quello che il pesciolino
gli aveva raccontato
diventando uno
scrittore famoso,
perché anche se non si
può vedere si può
sentire con l'anima e il
cuore.
LA VITA E' UNA GRANDE AVVENTURA
MENTRE E' UNO SCOGLIO VIVERE
SENZA DESIDERIO
METODOLOGIA:L'intervento iniziale con Roberto ha preso le mosse a partire da una conoscenza e fiduciareciproca. Il suo stato si poteva valutare come espressione di una forte indifferenza e apatia adogni evento relazionale-motorio.L'attivazione è avvenuta secondo un programma ben dettagliato che ha visto l'inizio diconfronto verbale, poi il collegamento con il disegno e la stimolazione sensoriale con esercizidedicati, molti dei quali svolti con la massima concentrazione utilizzando delle bende per gliocchi.L'esecuzione degli esercizi è stata svolta inizialmente da me e poi lui in seconda battuta cercavadi immedesimarsi nella fase di ripetizione.L'utilizzo di strumenti di percussione, poi, ha stimolato maggiormente la fase creativa,arrivando a creare all'interno del setting immagini ben definite o, meglio, a creare un postoideale nel quale trovarci entrambi e nel quale inserire i personaggi creati sempre liberando lenostre immagini.Queste due fasi ci hanno visto collaborare insieme con un incontro di 60-90 minuiti settimanaliper circa quattro mesi. Al termine di questo periodo abbiamo iniziato un piccolo laboratorio discrittura creativa non applicata, ossia senza una tematica di fondo e quindi le idee sonoscivolate sulla carta e man mano che questo avveniva, Roberto si portava a memoria frasi ecose che lentamente con un altro laboratorio dedicato della durata di circa 6 mesi ha portato allarealizzazione del presente manoscritto.In questa fase la fase pittorica è stata seguita dal laboratorio didattico di P.zza Romani, nel qualeRoberto, con un incontro settimanale di circa due ore, ha realizzato le raffigurazioni dell'operascritta.L'impaginazione e gli aspetti redazionali sono stati curati con la collaborazione con il Centro diFormazione professionale Per.La. di Fiera di Primiero, sempre di Anffas Trentino Onlus.
ANALISI: si può sintetizzare il lavoro svolto in questi punti
Fase conoscitiva e/o fiduciaria delle partiRealizzazione di un laboratorio sensoriale attivoRealizzazione di eventi pittori e/o creativiRealizzazione di un laboratorio di scritturaElaborazione di testi e disegniAccorpamento e verifica del lavoro svoltoCorrezione e inquadramenti tecnici / praticiAnalisi dei contenuti e del lavoro svoltoComposizione finale del lavoro
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Biografia
Vergot Roberto, nato a Levico Terme il 10 gennaio 1969, frequenta i centri diurni AnffasTrentino Onlus dal 1985, prima in un centro socio educativo di Trento e dal 1995 pressoil centro di Borgo Valsugana.Attualmente partecipa attivamente a diverse attività quali la fisioterapia, Attivitàassistita con il cavallo, i laboratori didattici e motori e il laboratorio di teatroterapia.
Roberto Vergot rivede i suoi testi post-elaborazione
METODOLOGIA:L'intervento iniziale con Roberto ha preso le mosse a partire da una conoscenza e fiduciareciproca. Il suo stato si poteva valutare come espressione di una forte indifferenza e apatia adogni evento relazionale-motorio.L'attivazione è avvenuta secondo un programma ben dettagliato che ha visto l'inizio diconfronto verbale, poi il collegamento con il disegno e la stimolazione sensoriale con esercizidedicati, molti dei quali svolti con la massima concentrazione utilizzando delle bende per gliocchi.L'esecuzione degli esercizi è stata svolta inizialmente da me e poi lui in seconda battuta cercavadi immedesimarsi nella fase di ripetizione.L'utilizzo di strumenti di percussione, poi, ha stimolato maggiormente la fase creativa,arrivando a creare all'interno del setting immagini ben definite o, meglio, a creare un postoideale nel quale trovarci entrambi e nel quale inserire i personaggi creati sempre liberando lenostre immagini.Queste due fasi ci hanno visto collaborare insieme con un incontro di 60-90 minuiti settimanaliper circa quattro mesi. Al termine di questo periodo abbiamo iniziato un piccolo laboratorio discrittura creativa non applicata, ossia senza una tematica di fondo e quindi le idee sonoscivolate sulla carta e man mano che questo avveniva, Roberto si portava a memoria frasi ecose che lentamente con un altro laboratorio dedicato della durata di circa 6 mesi ha portato allarealizzazione del presente manoscritto.In questa fase la fase pittorica è stata seguita dal laboratorio didattico di P.zza Romani, nel qualeRoberto, con un incontro settimanale di circa due ore, ha realizzato le raffigurazioni dell'operascritta.L'impaginazione e gli aspetti redazionali sono stati curati con la collaborazione con il Centro diFormazione professionale Per.La. di Fiera di Primiero, sempre di Anffas Trentino Onlus.
ANALISI: si può sintetizzare il lavoro svolto in questi punti
Fase conoscitiva e/o fiduciaria delle partiRealizzazione di un laboratorio sensoriale attivoRealizzazione di eventi pittori e/o creativiRealizzazione di un laboratorio di scritturaElaborazione di testi e disegniAccorpamento e verifica del lavoro svoltoCorrezione e inquadramenti tecnici / praticiAnalisi dei contenuti e del lavoro svoltoComposizione finale del lavoro
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Biografia
Vergot Roberto, nato a Levico Terme il 10 gennaio 1969, frequenta i centri diurni AnffasTrentino Onlus dal 1985, prima in un centro socio educativo di Trento e dal 1995 pressoil centro di Borgo Valsugana.Attualmente partecipa attivamente a diverse attività quali la fisioterapia, Attivitàassistita con il cavallo, i laboratori didattici e motori e il laboratorio di teatroterapia.
Roberto Vergot rivede i suoi testi post-elaborazione
C’erauna voltaun re...
C’erauna voltaun re...di Roberto Vergot
Anffas Trentino Onluss
Via G.B. Trener,8 – 38100 – Trento
Tel. 0461 407511 – Fax 0461 407500
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