contributo all’indagine topografica del sito di semifonte ... · non sono state rinvenute tracce...
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Contributo all’indagine topografica del sito di Semifonte
Rielaborazione dei dati editi e nuove ricerche
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SIENA Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti
Master di II livello Archeologia territoriale e gestione informatica dei dati archeologici.
Archeologia urbana e medievale
TesiArcheologia dei Paesaggi e Remote Sensing
Contributo all’indagine topografica del sito di Semifonte
Rielaborazione dei dati editi e nuove ricerche
Candidata Relatore dott. ssa Sara Lotti dott. Stefano Campana
A.A. 2004/2005
Indice
Premessa pag. 1
Capitolo 1 Il territorio pag. 3
Capitolo 2 La storia degli studi e la ricerca archeologica pag. 6
Capitolo 3 Lo sviluppo degli insediamenti pag. 29
Capitolo 4 L’analisi dei reperti pag. 41
Capitolo 5 Percorso di indagine e analisi delle attività sul campo pag. 78
Conclusioni pag. 117
Bibliografia pag. 120
Appendice I Indice degli Impasti
Appendice II Indice Tavole dei Disegni
Appendice III Disegni dei Reperti Ceramici
AllegatoCD Foto Semifonte
1
PREMESSA
Il castello di Semifonte, raso al suolo da Firenze nel 1202, probabilmente fu
costruito nell’ultimo quarto del XII secolo, su una delle colline di media altitudine
fra la Val d’Elsa e la Val di Pesa, al limite fra i Comuni di Barberino Val d’Elsa e
Certaldo. Il mito del castello, distrutto perché voleva diventare città, per
superare il comune fiorentino è stato tramandato nella coscienza popolare fino
ad arrivare alle generazioni degli ultimi secoli. La località, segnalata nelle
indicazioni turistiche con il nome di Semifonte e nella segnaletica stradale con
la denominazione di Petrognano/Semifonte, non appare come toponimo sulla
cartografia ufficiale, il luogo è segnato con il nome di San Michele,
dall’intitolazione della Cupola eretta nel secolo XVI sulla sommità della collina,
maggiormente conosciuta dagli abitanti della zona come Cupola di San
Donnino, dalla denominazione della chiesa vicina.
L’aera, al confine della provincia fiorentina con la provincia senese è situata
all’interno sul lato destro della Via Cassia in direzione di Siena, pertanto non è
visibile dalla strada principale.
La vista dal poggio di Semifonte mostra, inserito in una prospettiva circolare, un
paesaggio formato da colline con piccoli borghi, sulle quali si alternano campi
coltivati, case coloniche e boschi che scendono verso stretti borri.
La ricerca relativa al sito di Semifonte seguirà un percorso storico e si svolgerà
attraverso un’indagine archeologica/territoriale.
La prima fase interesserà la ricerca delle attestazioni storiche relative al
castello, le fonti manoscritte, gli atti, la storia degli studi e del percorso
d’indagine archeologica realizzata fino ad oggi, successivamente sarà
considerata la documentazione relativa agli insediamenti nell’area di Semifonte
dalla preistoria al tardo medioevo, con particolare approfondimento dei secoli
centrali del medioevo.
La seconda fase sarà dedicata alla ricerca ed all’analisi dei materiali, scelti fra i
reperti rinvenuti nel sito durante gli scavi realizzati alla fine degli anni sessanta,
conservati presso il Gruppo Archeologico ACHU di Tavarnelle Val di Pesa.
Nella terza fase, dopo l’acquisizione del materiale cartografico e fotografico
utile, sarà realizzata l’indagine archeologica del paesaggio usando le
metodologie informatiche applicate all’archeologia, discipline proprie del master
e che ho avuto la possibilità di sperimentare in parte, durante una campagna di
2
rilevazione magnetometrica nel settembre 2004, in Val d‘Orcia, diretta dal
Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento dell’Università di
Siena. Per la ricognizione di superficie e la ricognizione degli elevati sarà
utilizzata strumentazione GPS, in seguito possibilmente sarà effettuato un volo
sul sito con la realizzazione di foto aeree, per l’individuazione o la conferma di
anomalie del terreno. Infine si procederà all’analisi magnetometrica nell’area
delle eventuali presunte anomalie, i dati acquisiti durante il lavoro sul campo
saranno inseriti nella piattaforma GIS.
3
Il territorio
Il sito di Semifonte comprende un’area di circa 64 ettari, diviso tra il Comune di
Barberino Val d’Elsa e quello di Certaldo, a 299 metri sul livello del mare,
delimitato dal Torrente Agliena a Nord ed a Est, a Sud dal Borro delle Avane e
ad Ovest dal Borro dell’Avanella.
L’area intorno alla Cupola di San Michele Arcangelo, che costituisce il punto di
riferimento per ogni tipo di ricerca, è caratterizzata da un pianoro dalla
particolare forma a stella circondato da pareti ripide che originano dei burroni,
eccetto lungo la direttrice Nord/Est, strada principale di accesso al sito che
passando da Petrognano arriva fino a Barberino Val d’Elsa.
Foto 1: Gis curve di livello
Il sito è caratterizzato da alcuni fenomeni di instabilità, che danno origine a
frane, precisamente lungo la strada sterrata che costeggia il bosco in direzione
della Postierla di San Niccolò fino alla costruzione muraria semicircolare; nei
pressi delle Fornaci e della Fonte di Santa Caterina, vicino a Casa Pietraia in
direzione di San Donnino, dove è da rilevare un avanzamento dello sfaldamento
del terreno.
La zona è costituita da sedimentazioni marine, anche visibili dai ritrovamenti di
numerosi fossili; il terreno è formato da sabbie stratificate, con argille o ciottoli
4
di colore grigio o ocra (Ps) e con argille, sabbie e raramente ghiaie (Pag).1 Sotto
il terreno sabbioso sono presenti le argille le quali impediscono il filtraggio
dell’acqua piovana che scaturisce in forma di sorgenti, pertanto nella zona sono
presenti varie vene d’acqua che danno origine a fonti come la Fonte della
Docciola a Nord/Ovest della Cupola, la Fonte di Santa Caterina a Est e la Fonte
Alloro a Sud/Ovest. La vena d’acqua della fonte della Docciola è stata sempre
sfruttata per l’alimentazione dell’acquedotto comunale di Certaldo.
Foto 3: fonte Docciola Foto 5: fonte Santa Caterina
Foto 4: fonte Alloro
Il terreno intorno alla Cupola, è caratterizzato da colture specializzate come
ulivo e vite, mentre intorno al poggio, ad eccezione del lato Ovest dove sono
presenti in prevalenza campi coltivati, si rilevano ampie zone boschive,
caratterizzate da abeti, lecci, querce, cipressi, olmi con sottostante macchia
costituita da luppoli, acacie.
1 CARTA GEOLOGICA D’ITALIA 1967, F.113
6
La storia degli studi
Il fatto che il castello di Semifonte si presenti come una sorta di mito del quale
non sono state rinvenute tracce archeologiche attendibili, ma la cui memoria
storica è pervenuta fino ad oggi, si rileva anche da una semplice ricerca in
Internet.
Infatti digitando la parola Semifonte in un motore di ricerca,1 fra i primi siti
proposti ne appare uno in cui è scritto Semifonte il castello che non c’è…….
Castello del quale non esistono più tracce.
Semifonte sarebbe sorto oggi nel comune di Barberino Val d’Elsa nei pressi di
un colle di circa 300 metri sopra all'attuale abitato di Petrognano 2.
Questo castello fu uno degli ultimi a sorgere, conobbe un periodo di grande
sviluppo e importanza sul finire del XII° secolo, quando divenne, in piena età dei
comuni, l'ultimo baluardo del potere feudale rinvigoritosi grazie alla calata degli
imperatori germanici con il fine di schiacciare le autonomie comunali cittadine
con l'appoggio delle grandi famiglie comitali.3
La conoscenza per le vicende storiche di Semifonte medievale e, in tempi
recenti, anche per l’indagine archeologica, ha suscitato attraverso i secoli,
l’interesse di studiosi e appassionati.
Gli studi su Semifonte nei secoli scorsi si sono fondati spesso su fonti non
sempre certe, ma comunque hanno contributo a non interrompere l’interesse
per la storia di questo castello in Val d’Elsa.
Fonti documentarie Fonti Edite
Le fonti storiche, considerate attendibili dagli studi più recenti, relative al
territorio sul quale sorgeva Semifonte e alla sua breve esistenza nella Toscana
medievale (c.a. 1177 – 1202) sono costitute, dagli Atti dell’Antica Costituzione
del Comune di Firenze, dalla Cronaca di Sanzanome Iudicis in Gesta
florentinarum ab anno 1125 ad annum 1231 (1199).
Gli Atti dell’Antica Costituzione del Comune di Firenze a cura di Pietro Santini
del 1895 costituiscono una documentazione importante relativa alla situazione
politica di Semifonte, il Comune di Firenze stipula accordi con il conte Alberto e
1http// www.google.com 2 vedi nota 16 3 http//wwwcastellitoscani.com/italian/semifonte.htm
7
la sua famiglia4, con i castelli del contado5, il vescovo di Volterra6, pertanto crea
una serie di alleanze per distruggere Semifonte. L’Atto di Concordia del 03
aprile 1202 7 stabilisce i termini di tale distruzione, ratificata dal Giuramento del
07 aprile.8 In questi documenti è messa in rilievo la supremazia politica del
Comune di Firenze sul territorio e pertanto è evidente la massima importanza
che aveva, per il comune fiorentino, l’annientamento di Semifonte.
Sanzanome, ritenuto probabile spettatore dei fatti, perché è tra i testimoni
all’Atto di Consegna fatta il 23 febbraio 1199 dal conte Rinaldo degli Alberti del
poggio di Semifonte, venduto dal Conte Alberto suo padre al Comune di
Firenze9, nella sua cronaca riferisce della costruzione del castello di Semifonte
da parte del conte Alberto per volere dell’Imperatore di Federico I nel 1177,
dell’accordo fra il conte Alberto e il Comune di Firenze per la vendita del
castello, della guerra tra Fiorentini e Semifonte, descrive la sanguinosa
battaglia, con un particolare riferimento alle epiche donne semifontesi10 O quam
mira pietas! O quam tristis aspectus mulierum exeuntium extra portas,
deferentium puoros super sinum, credentium processum dolorosum et
maritorum turpissimum finem, clamantium ve, ve, et de regressu penitus
desperantium11
Fonti Inedite
Le pergamene della Badia a Passignano riguardanti il Castello di Semifonte
sono state prese in esame da vari studiosi, finora non è mai stata pubblicata
una raccolta di tutti gli atti della Badia, ne ho riesaminate alcune.
L’atto del 31 marzo 1196 riferisce la vendita di uno spazzum all’interno del
castello di Semifonte situato in Cascianese (forse un rione), il prezzo è pattuito
in soldi pisani, quest’atto è stato rogato in Semifonte davanti alla chiesa di
Magliano (forse un altro rione).
Nell’atto del Dicembre 1192 è riportata la promessa dei consoli di Semifonte
fatta all’abate di Passignano di non far pagare i dazi per la chiesa, l’ospedale e
4 ATTI ANTICA COSTITUZIONE, XXVII, p. 48 -51; XXVIII pp. 51 -52 5 ATTI ANTICA COSTITUZIONE, XXXIII, pp. 61- 65 6 ATTI ANTICA COSTITUZIONE, XXX, pp. 56 – 57 7 ATTI ANTICA COSTITUZIONE, XXXVIII, pp. 73 - 77 8 ATTI ANTICA COSTITUZIONE, XXXIX, pp. 77 - 82 9 SANZANOME IUDICIS “Gesta florentinarum ab anno 1125 ad annum 1231”, Cronache dei secoli XIII e XIV Firenze: Tipi di M. Cellini e C., 1876, p. 134 10 PIRILLO, 2004, p. 259, nota 76 11 SANZANOME IUDICIS “Gesta florentinarum ab anno 1125 ad annum 1231”, Cronache dei secoli XIII e XIV - Firenze: Tipi di M. Cellini e C., 1876, p. 134 - 135
8
altre case da costruire dentro le mura di Semifonte e fuori le mura nel distretto
di Semifonte, inoltre viene concesso un locum presso le mura di porta
Tezzanelli, rogato nel castello di Semifonte davanti alla chiesa di San Lazzaro.
Dall’Atto del 15 novembre 1192 (15 dicembre) si rileva una vendita alla Badia di
Passignano di un terreno confinante con un altro area già acquistato dalla
Badia in precedenza, rogato nel castello di Semifonte nella casa di Baldanza da
Petrognano.
La pergamena del 10 febbraio 1196 non riguarda direttamente Semifonte, infatti
è relativa ad una vendita di beni posti nel castello di Lucardo, ma tale atto è
stipulato nel mercatale di Semifonte; anche in questo caso è usata la moneta
pisana.
Da queste pergamene si rilevano i toponimi situati all’interno del castello di
Semifonte; è da notare che molti venivano appositamente a Semifonte dai
castelli vicini per stipulare contratti di varia natura.
Fonti storiografiche XIV – XV secolo
La storiografia fiorentina del XIV12 secolo ha spesso solamente accennato le
vicende di quest’epoca e talvolta ha trattato gli argomenti in modo troppo
semplice. Ricordano Malespini sottolinea la dovuta obbedienza di tutti i castelli
del contado a Firenze, Semifonte è ribelle con l’unico riconoscimento di essere
stata vinta per mezzo del tradimento.13
Nello stesso secolo, Donato Velluti, nella sua cronaca, vanta la propria
discendenza, tramandata soltanto oralmente, da una famiglia semifontese
presentando Semifonte come terra di uomini eccellenti;14 come lui Buonaccorso
Pitti scrive di essere originario di Semifonte e che la sua famiglia di parte
Guelfa, è stata cacciata della città dai Ghibellini;15 Paolino Pieri e Giovanni
Villani invece sottolineano la vittoria dei Fiorentini su Semifonte per mezzo del
tradimento16, mentre Marchionne di Coppo Stefani sottolinea le disposizioni
12 DE ANGELIS, 2004, p. 326 13RICORDANO MALESPINI, Storia fiorentina di Ricordano e Giacotto Malispini dall’edificazione sino all’anno 1286, a cura di V. Follini, Firenze, 1816 pp. 129 - 130 14 DONATO VELLUTI, Cronica di Firenze dall’anno M.CCC in circa fino al MCCCIXX, Firenze, 1731, pp. 19-20 15 BUONACCORSO PITTI, Cronica, Firenze, 1720, pp. 9-10 16 PAOLINO PIERI, Cronica delle cose d'Italia dell'anno 1080 fino all'anno 1305, Roma, 1755, pp. 11-12; GIOVANNI VILLANI, Cronica, Tomo I, Firenze 1823, pp. 247 - 248
9
date dai fiorentini su chi tentasse di edificare sul poggio di Semifonte dopo la
distruzione.17
Semifonte è nominata anche da Dante Alighieri, nel Paradiso Canto XVI”, per
bocca del Cacciaguida, a proposito dell’intrusione in Firenze di abitanti del
contado, a causa dei guelfi che hanno osteggiato l’Impero.18
XVI – XVII secolo
Dopo il silenzio storiografico del secolo XV,19 nel secolo XVI un avvenimento
importante per la memoria storica di Semifonte è certamente la costruzione
della cappella intitolata a San Michele Arcangelo, voluta dal canonico Giovan
Battista Capponi, il quale ottenne, dopo nove anni di supplica, da Ferdinando I
de’Medici, il permesso di costruire l’edificio sulla collina, in ricordo della
distruzione del 1202.20
La costruzione di questa cappella, come altri edifici simili nel territorio fiorentino, 21fu il simbolo della linea politica di pacificazione portata avanti in quell’epoca
principalmente da Ferdinando I dei Medici; il canonico Capponi quindi diventa
l’interprete di questo disegno politico.22
Durante l’età medicea si stava formando l’idea di considerare il medioevo come
un periodo negativo, Semifonte in questo modo, “città inesistente”, costituì un
mezzo per far passare questa ideologia. 23
XVIII – XIX secolo
Durante il secolo XVIII vengono pubblicati alcuni scritti, nei quali si trovano
riferimenti riguardanti il castello valdelsano.
Nei 1752 Giovanni Targioni Tozzetti pubblica Relazioni sui viaggi in Toscana”;
nel quale dedica qualche pagina alla descrizione del territorio di Semifonte e
Pogni (castelli distrutti); descrive il clima, le colture, e i prodotti della zona,
inoltre spiega la composizione del terreno (ghiaia, mattaione, tufo); e dice che
questo terreno è ricco di conchiglie fossili.24
17 MARCHIONNE DI COPPO STEFANI, Cronica fiorentina, Firenze, 1766, p. 69 18 ALIGHIERI Dante, Divina Commedia, Paradiso, XVI, 58 - 63 19 DE ANGELIS, 2004, p. 326 20 DE ANGELIS, 2004, p. 328 21 (Betto e San Martino nel Comune di Certaldo, il terzo nel Comune di Campi Bisenzio), BELLI, 1997, p. 17 22 DE ANGELIS, 2004, p. 330 23 DE ANGELIS, 2004, p. 331 24 TARGIONI T., 1752
10
All’interno di quest’opera, fu pubblicata La Storia della guerra di Semifonte
scritta da Pace da Certaldo, pubblicata nuovamente nel 1753 insieme alla
Cronichetta di Neri degli Strinati, da Martini per la Stamperia Imperiale a
Firenze.
Pace da Certaldo (forse vissuto nel XIV secolo), vanta la discendenza da Scoto
di Semifonte, primo firmatario della Concordia del 1202, afferma che la sua
storia è autentica, avendo avuto notizie da fonti certe.25
L’origine della fondazione di Semifonte è sconosciuta, non è chiaro se sia stata
fondata da popoli che provenivano dal nord o da popolazioni locali; gli antichi
signori di Semifonte si chiamavano Visconti, quando morì il barone durante
l’assedio a Roma da parte di Federico I, lasciò in eredità il castello alla figlia
Emilia, che si sposò con il conte Alberto di Pogni, portando in dotazione (1170),
il castello di Semifonte.26
Secondo Pace fino al 1184 non ci furono particolari dissensi fra Semifonte e
Firenze. Pace scrive la cronaca delle discordie fra i fiorentini e i semifontesi e
conclude che la guerra fu vinta dai fiorentini per tradimento.
Nella Storia di Pace sono indicati i nomi delle famiglie che vivevano nel castello
ed è descritta anche la posizione delle mura, delle porte, delle torri, delle
fontane e la loro forma, dando così un’indicazione per quanto riguarda la
planimetria.27
La Storia di Pace da Certaldo in seguito sarà ritenuta apocrifa da molti studiosi,
perché scritta dai Della Rena, nel secolo XVII, ma certamente la sua
pubblicazione contribuì ad aumentare l’interesse per le vicende di Semifonte.
Nel secolo XIX, Giacomo Mini, scegliendo un modo nuovo per parlare del
castello in Val d’Elsa, scrive un poema in 12 canti Semifonte conquistata e
distrutta da' Fiorentini nell'anno 1202, pubblicato nel 1827, nella premessa, il
Mini sottolinea il momentaneo splendore di Semifonte di cui ora non rimane più
niente, soltanto campi, boschi e prati.28
Il Mini prende ad esempio i grandi poemi epici di Omero, Virgilio e Tasso, ma a
differenza di questi, prende in considerazione le vicende storiche di una terra
italiana, egli ricostruisce la città di Semifonte attingendo notizie dalla Storia della
25 PACE DA CERTALDO (PSEUDO), Storia della guerra di Semifonte scritta da Pace da Certaldo e Cronichetta di Neri degli Strinati, Firenze Stamperia Imperiale,1753, pp. 15 – 16. 26 Ivi p. 9 27 Ivi pp. 27 - 30 28 MINI, 1827, p. III -V
11
guerre di Semifonte di Pace da Certaldo e attraverso le memorie tramandate
nel tempo dagli abitanti del luogo.29
Nel 1843 Emanuele Repetti pubblica il Dizionario Geografico fisico della
Toscana. Repetti, alla voce Semifonte, indica l’ubicazione del castello, cita la
storia di Pace da Certaldo scritta da Cosimo della Rena e pubblicata da
Targioni – Tozzetti, scrive una breve storia di Semifonte, cita il diploma di
Federico I del 1164, l’atto di vendita del conte Alberto del poggio di Semifonte a
Firenze nel 1180, cita l’atto di imposizione di una tassa per la guerra a tutti gli
abitanti secolari del contado fiorentino, Carte della Badia di Passignano, 29
maggio 1203, cita gli atti privati della Badia a Passignano, del 24 dicembre
1192, dicembre 1192, 23 agosto 1195, 10 febbraio 1196, 18 marzo 1202, l’Atto
della Badia di Coltibuono, 30 agosto 1197.30
Il metodo di studio si è evoluto, si raccolgono le notizie da documenti ufficiali,
cercando di non fare supposizioni lontane dalla realtà.
XX secolo
Agli inizi del secolo XX alcuni studiosi propongono la ricerca storica su
Semifonte, fra questi, Robert Davidsohn, nel 1907 pubblica La Storia di Firenze;
rifacendosi alla Cronaca di Sanzanome, presenta Semifonte, come città,
cresciuta politicamente ed economicamente sotto la protezione imperiale.31
Davidsohn chiama sempre Semifonte città e non castello. Lo storico descrive
Semifonte come una città fiorente che minaccia Firenze soprattutto per motivi
economici, diventata importante anche da un punto di vista religioso, poiché la
Badia di Passignano vi aveva costruito una chiesa e un ospedale.32
Semifonte era cresciuta anche con l’alleanza di altri castelli, come Certaldo,
San Gimignano, Volterra, Colle e con il loro appoggio riuscì a fronteggiare per
lungo tempo la guerra con Firenze.33
Il Davidshon descrive minuziosamente come avviene il tradimento del conte
Alberto e di tutta la sua famiglia verso la città, con i vari accordi che intercorrono
fra lo stesso e il Comune di Firenze.34
29 DE ANGELIS, 2004, pp. 325 -326 30 REPETTI, 1833 – 1846, Vol. IV, pp. 151 – 152 31 DAVIDSOHN, 1956 -1968, pp. 897, 898, 936 32 DAVIDSOHN, 1956 -1968, p. 933 33 DAVIDSOHN, 1956 -1968, p. 968 34 DAVIDSOHN, 1956 -1968, p. 968 - 975
12
Nel 1201 Firenze comprende che non può vincere Semifonte se non si allea
con Siena, in modo che la città assediata non potrà contare sull’appoggio del
contado senese.35
Il Davidshon, richiamando un Atto del comune di Firenze36, scrive che Firenze
concesse l’esonero da tutte le tasse ai sopravvissuti ed agli eredi degli uccisi,
durante un assalto alle mura di Semifonte e ai loro discendenti; questo privilegio
fu rinnovato 90 anni dopo. Davidshon sottolinea il fatto che i cittadini
semifontesi nella trattativa della resa finale erano stati rappresentati soltanto da
due persone, pertanto le condizioni scaturite dall’accordo furono fatte
conoscere poco alla volta; gli abitanti pertanto giurarono su patti che non
conoscevano.
Nel 1910 Isidoro Del Lungo pubblica l’ opuscolo Semifonte. Del Lungo,
adagiandosi nelle varie interpretazioni, scrive un minuzioso commento sui versi
di Dante relativi a Semifonte,37 critica aspramente la Storia della guerra di
Semifonte di Pace da Certaldo, chiamandola mostruosità settecentevole38,
mentre definisce innocente cosa39 il poema su Semifonte del Mini.
Del Lungo presenta Semifonte, come un feudo, che aspirava a diventare “città”,
per le audaci ambizioni del conte Alberto40
Del Lungo commenta la Cronaca di Donato Velluti a proposito della leggenda
che si è creata intorno alle famiglie provenienti da Semifonte. 41
Nell’Appendice Del Lungo riporta importanti documenti e trascrizioni riguardanti
Semifonte, conservate nella villa di Petrognano dei Capponi: Concordia fra
Firenze e San Gimignano per la distruzione di Semifonte (3 aprile 1202), che
egli ha confrontato con l’originale dei Capitoli nell’Archivio di Stato fiorentino, e
quindi corretto sia negli errori di trascrizione cinquecentesca sia nella stampa;
Privilegio del Comune di Firenze ai benemeriti della resa di Semifonte e loro
discendenti (1202…), questo privilegio risulta in più copie, sia in latino che in
volgare, con diverse rilegature e introduzioni con alcune differenze;42 Da un
Quadernuccio di Cristofano della Valle, il manoscritto della seconda metà del
cinquecento presenta a piè di pagina il titolo di Simifonte, annessa a questo
35 DAVIDSOHN, 1956 -1968, p. 976 36 MISCELLANEA DIPLOMATICA, pp. 369 – 372 37 DEL LUNGO, 1910, pp. 7 - 10 38 DEL LUNGO, 1910, p. 11 39 DEL LUNGO, 1910, p. 12 40 DEL LUNGO, 1910, p. 4 41 DEL LUNGO, 1910, p. 6 42 DEL LUNGO, 1910, pp. 13 - 24
13
manoscritto c’è una trascrizione della prima metà del settecento con una
copertina diversa.43
Infine Del Lungo riporta la documentazione relativa alla costruzione della
Cappella di San Michele per volontà di Giovan Battista Capponi, come la
supplica del canonico al Granduca Ferdinando I, appunti autografi dello stesso
canonico, disegni e pianta della cappella eseguiti da Santi di Tito e Gregorio
Pagani.44
Nel 1911 Michele Cioni pubblica La Val d’Elsa. Scrive una sommaria storia
dell’assedio e della guerra di Semifonte; dà notizie successive alla distruzione
del castello relative alle chiese nella terra di Semifonte e parla di una lite fra il
Comune di Firenze e la Badia di Settimo per dei beni posseduti sul poggio di
Semifonte; dà indicazioni relative ai toponimi Porta, Piazza e Bagnolo come
nomi dei poderi.45
Verso gli anni sessanta del XX secolo Semifonte ritorna all’attenzione degli
storici, che vogliono approfondirne lo studio ed in questi anni si iniziano alcune
indagini archeologiche nel territorio, finalizzate al rinvenimento di tracce dell’età
medievale.
Piero Bargellini nel 1964, scrive Lo spettro di Semifonte, in La Splendida Storia
di Firenze. Bargellini scrive che Semifonte, designata dagli Alberti a diventare
una città imperiale nel cuore della Toscana, subì per varie volte gli assalti da
parte di Firenze, ma ogni volta la città veniva ricostruita e si arricchiva di nuovi
edifici, dalle rovine delle distruzioni nascevano le nuove mura 46. Bargellini
mette in evidenza la caparbietà e la fierezza dei semifontesi.
Nello stesso anno, Giuseppe Valdarni in Semifonte e l’antica comunità di
Barberino in Val d’Elsa effettua una ricerca sull’origine del nome Semifonte,
afferma anche che alcuni scrittori indicano Semifonte con il nome di Castello di
Monte Cascioli, dalle indicazioni relative alla posizione delle porte e delle
fortezze, richiama la Storia di Pace da Certaldo.47Il poggio di Petrognano
sembra aver preso il nome dalla famiglia romana Petronia.48
Nel 1966 Enzo Salvini scrive un articolo dedicato alla ricerca sul sito di
Semifonte, sulla rivista L’Universo I.G.M.
43 DEL LUNGO, 1910, p. 25 44 DEL LUNGO, 1910, p. 27 e segg. 45 CIONI, 1911, p. 108 - 109 46 BARGELLINI, 1964, pp. 151 - 154 47 VALDARNI, 1964, p. 13 48 VALDARNI, 1964, p. 18
14
Per quanto riguarda la storia della guerra e della popolazione di Semifonte il
Salvini attinge notizie soprattutto dalla Storia di Davidsohn; nella città erano
affluite molte persone delle parrocchie limitrofe49, pertanto i vari quartieri
prendevano il nome dal luogo di provenienza delle famiglie (Cascianese,
Maglianese, ecc.). La nuova popolazione intraprese molte attività come
l’agricoltura specialmente la coltivazione dell’ulivo, il frumento e lo zafferano, le
arti murarie, la lavorazione del ferro e si dedicò ai commerci. Semifonte aveva
acquistato autonomia economica e politica e poteva contare su una rete di
alleanze in tutto il contado; queste alleanze le permisero di tener testa alla
guerra con Firenze per tanto tempo. La città resistette eroicamente fino alla
resa, senza alcun tradimento da parte dei semifontesi; sembra che la storia del
tradimento derivasse da una erronea trascrizione della Storia di Pace da
Certaldo.50 Salvini si sofferma sulla situazione politica di Firenze, anche dopo la
vittoria, la città infatti pagò cara la guerra con Semifonte, molte vite umane
furono perdute, gli oneri finanziari pesanti, umiliazioni e sconfitte, perdita di
prestigio di fronte a città e castelli della Toscana, a cui fu costretta a chiedere
aiuto per vincere.51
Nel 1969 viene pubblicato il libro di Salvini Semifonte, in cui l’autore elenca i
documenti che hanno tramandato la storia di Semifonte;52 quindi riassume le
vicende storiche relative alla nascita e alla crescita della città53, integrando con
lo studio della rete viaria dell’epoca e delle sue variazioni nel contesto del
territorio valdelsano54.
Salvini nel 1978 pubblica sulla rivista L’Universo, un ampliamento dello studio
su Semifonte, che riguarda soprattutto la rete degli antichi itinerari della Val
d’Elsa, riprendendo le notizie dagli scritti di Plesner.
Salvini individua tutti i collegamenti stradali fra le pievi e le chiese del territorio55
e indica la collina di Semifonte come l’incrocio di due antichi itinerari56, Nord –
Sud, da S. Pietro in Mercato a Linari ed Est – Ovest, da San Pietro in Bossolo a
49 SALVINI, 1966, p. 812 50 SALVINI, 1966, p. 820 51 SALVINI, 1966, pp. 819 - 820 52 SALVINI, 1969, pp. 21-23 53 SALVINI, 1969, pp. 25-29 54 SALVINI, 1969, pp. 30-33 55 SALVINI, 1978, pp. 1125-1146 56 SALVINI, 1978, pp. 1147
15
Podere San Pietro e San Galgano; la distruzione del castello avrebbe provocato
l’interruzione e la deviazione permanente dei due itinerari.57
Ne 1990 in Terra di Semifonte a cura di Alessandro Vezzosi, Salvini scrive
Barberino e Semifonte, denunciando lo stato di abbandono della zona,
soprattutto della cappella di San Michele.58
Nel 1993 Salvini scrive l’ultimo documento Semifonte: un castrum ghibellino nel
contado di Firenze, pubblicato in Montegrossoli e Semifonte del Centro di Studi
Chiantigiani Clante, in cui conferma l’interesse per l’antica città scomparsa59.
Se Davidshon era stato il primo storico di Semifonte, Salvini è il primo topografo
di Semifonte.
A partire dagli anni settanta lo studio storico sul territorio della Val d’Elsa, con
riferimenti a Semifonte si sviluppa; in questi anni inizia l’interesse per
l’archeologia medievale, con lo scopo di ricostruire le vicende storiche,
economiche e politiche, per mezzo dello studio dei materiali collegati alle attività
produttive, al consumo dei beni;60 nel 1974 viene pubblicato il primo numero
della rivista Archeologia Medievale.
Riccardo Francovich, nel 1973, in I Castelli del contado fiorentino nei secoli XII
e XIII, inquadra il castello di Semifonte61 nella rete di castelli medievali fondati,
fra il 1150 ed il 1300, perché elementi essenziali nell’organizzazione politico-
territoriale feudale; il castello infatti costituiva il principale punto di riferimento
per gli abitanti delle campagne.62 In Toscana, in particolare a sud dell’Arno, i
castelli medievali furono costruiti principalmente lungo le valli della Pesa, della
Greve e dell’Elsa.63
La distribuzione dei castelli nel territorio fiorentino subì mutamenti nel tempo,
per abbandono, trasformazione, distruzione;64 Semifonte65, insieme a
Combiate66 rappresentò il primo esempio di castello distrutto dai fiorentini, di cui
risulta documentato l’obbligo di non ricostruire sulla superficie occupata
57 SALVINI, 1978, pp. 1151 - 1152 58 SALVINI, 1990, pp. 22 - 23 59 SALVINI, 1993, pp. 49 - 71 60 http://192.167.112.135/NewPages/TESTIAM/am74/editoriale61 FRANCOVICH, 1973, pp. 136 -137 62 FRANCOVICH, 1973, p. 7 63 FRANCOVICH, 1973, p. 26 64 FRANCOVICH, 1973, p. 24 65 FRANCOVICH, 1973, pp. 136 - 137 66 (nel Comune di Calenzano) FRANCOVICH, 1973, p. 89
16
dall’insediamento; pertanto sono state necessarie particolari ricerche per
stabilirne l’esatta localizzazione. 67
Nel 1986 Maria Augusta Morelli Timpanaro in Critica Storica scrive Il Dibattito
sulla Storia della guerra di Semifonte dal XVII al XX secolo.
Dalle ricerche effettuate da Morelli Timpanaro risulterebbe che Pace da
Certaldo fosse realmente esistito, ma non è certo che i Della Rena fossero suoi
discendenti ed è improbabile che Pace sia l’autore della Storia della guerra di
Semifonte, opera ritenuta da alcuni studiosi autentica e apocrifa da altri,
sarebbe utile uno studio filologico del problema.68
Morelli Timpanaro scrive la storiografia della Storia della guerra di Semifonte e
del dibattito che si è svolto dal XVII al XX secolo sull’autenticità dell’opera,
mettendo a confronto varie documentazioni e giudizi di scrittori e storici.
La Storia, che si trovava all’interno del Codice del canonico Piscioni, fu
pubblicata nel 1752 a cura di Targioni Tozzetti sotto il patrocinio di Giovanni
Lami e nel 1753 fu pubblicata da Martini per la Stamperia Imperiale a Firenze.
Il Martini consultò per concessione di Angelo del Turco, una copia della Storia
eseguita nel 1620 dal cavalier Giovanni del Turco, che non corrisponde a quella
conservata presso la famiglia Rosselli Del Turco69; Giovanni Del Turco
affermava di aver copiato l’opera manoscritta di Pace e restaurata dal figlio
Piero70; in seguito prese visione anche di un’altra copia della Storia presso
l’altro ramo dei Signori Del Turco, ma questa era meno accurata della
precedente.71 Martini esaltò il lavoro di Pace perché aveva sia pregi linguistici
che valore storico, poiché aveva trattato ampiamente un argomento appena
accennato da altri (Villani, ed altre cronache)72. Il testo ebbe un giudizio positivo
da Giovanni Lami. Il Lami, il Targioni, il Martini non avevano dubbi
sull’autenticità della Storia, ma già ai loro tempi si faceva strada qualche
dubbio, come quello manifestato da Cristofano di Carlo Berardi, membro
dell’Accademia della Crusca nel 1651.73
Nel 1805 l’operetta fu studiata da Domenico Moreni, il quale affermava che il
modo di scrivere non era quello adottato nel 1300, anche se erano usati gli
67 FRANCOVICH, 1973, p. 35 68 MORELLI T., 1986, p. 218 69 MORELLI T., 1986, p. 223 70 MORELLI T., 1986, pp. 224 -225 71 MORELLI T., 1986, p. 233 72 MORELLI T., 1986, p. 235 73 MORELLI T., 1986, p. 236
17
stessi termini; altri studiosi prima di lui, come il canonico Salvino Salvini aveva
affermato che la Storia era falsa.74
Giudizi di falsità furono dati anche da Giuseppe Mercati Neroni (1746) e da
Domenico Maria Manni (1690- 1788).75
Il Martini comunque non fa menzione nella sua prefazione di chi aveva
giudicato la Storia apocrifa.76
Nel 1806 Antonio Cesari apprezzò la Storia e la citò nella ristampa della quarta
Crusca, l’opera fu citata anche da Lorenzo Pignotti (1843), fu apprezzata da
Vincenzo Lancetti (1818) e da Vincenzo Monti (1819).77 Pietro Giordani (1819)
definì la Storia una beffa, scritta fra la fine del secolo XVII e l’inizio del XVIII. 78
Giacomo Mini nel suo poema (1827) mostrò invece grande interesse per la
Storia di Pace. Altri studiosi nel corso del secolo espressero un giudizio
negativo in merito, come Gino Capponi, F.T.Perens, Robert Davidsohn, Otto
Hartwig.79
Morelli Timpanaro scrive anche che presso la Biblioteca di San Gimignano si
trovano due codici contenenti la Storia di cui il secondo è scritto a due mani,
forse derivante dalla copia di Giovanni del Turco.80
Nel 1997 Gianluca Belli pubblica La cappella di San Michele Arcangelo a
Petrognano, in cui dopo alcuni cenni storici sulle vicende di Semifonte illustra la
storia relativa alla costruzione, per volontà del canonico Giovan Battista
Capponi, della cappella di San Michele sul luogo nel quale, dopo la resa del
1202, era vietata ogni forma di edificazione.
Precedentemente altri avevano parlato di questa costruzione, ma Belli si
sofferma in particolare sul perché il Capponi volle erigere questa cappella,81
portata a termine intorno al 1597, ottenendo da Ferdinando I de’Medici, la
deroga al divieto.
La cupola dell’edificio ottagonale, la cui struttura è simile ad altri tre edifici nei
dintorni di Firenze 82, costruita come riduzione in scala di quella del Duomo di
Firenze, rende omaggio alla stessa Firenze ed allo stesso tempo è un’allusione
74 MORELLI T., 1986, p. 238 75 MORELLI T., 1986, p. 240 76 MORELLI T., 1986, p. 241 77 MORELLI T., 1986, pp. 249 - 250 78 MORELLI T., 1986, p. 251 79 MORELLI T., 1986, p. 252 80 MORELLI T., 1986, p. 256 81 BELLI, 1997, p. 14 82 vedi nota 48
18
al Capponi, in quanto canonico di Santa Maria del Fiore. La ragione principale
però è legata al luogo della costruzione della cappella, Semifonte. Il Capponi
aveva infatti progettato di apporre all’interno della cappella una lapide, del cui
testo restano tre versioni composte dal canonico; in una di queste si parla della
disfatta per tradimento, dell’annientamento della città dopo la resa, per cui la
cappella è stata costruita in memoria; la religiosità si mescola con la pietà per la
città distrutta. 83
XXI secolo
La testimonianza più recente relativa agli studi storici su Semifonte, è costituita
dal volume Semifonte in Val d’Elsa e i centri di nuova fondazione dell’Italia
medievale a cura di Paolo Pirillo, 2004, nel quale sono raccolti gli interventi del
Convegno di Studi che si è svolto nel mese di ottobre 2002, a Barberino Val
d’Elsa.84
Nel Convegno è stata affrontata un’analisi scientifica della storia di Semifonte,
sono stati messi a confronto la situazione sociale, politica, economica e assetto
insediativo della città scomparsa con le realtà di centri medievali della
Toscana85 e di altre regioni italiane, come il Sud Tirolo86, alcune regioni del
nord-est, come il Friuli,87 e la Liguria88.
Il periodo storico che viene esaminato inizia dalla fondazione di Semifonte e si
inoltra fino al secolo XVI, con lo scopo di assegnare a Semifonte un ruolo
importante nella Storia Medievale Italiana.89
Gli interventi del Congresso hanno preso in esame anche le testimonianze
dell’architettura medievale nel territorio di Semifonte90.
Nel volume Paolo Pirillo scrive Nascita e morte di un centro fondato, in cui
spiega la situazione politica della Toscana ed in particolare di Firenze, al tempo
di Semifonte, quindi in questo contesto, illustra i motivi della nascita e della fine
di questo castello.
83 BELLI, 1997, pp. 18 - 19 84 Signori, Comunità e Centri di Nuova Fondazione – Semifonte in Valdelsa nel quadro delle nuove fondazioni dell’Italia Medievale (1202 -2002) Barberino Val d’Elsa 11 - 12 ottobre 2002 85 CORTESE, 2004, pp. 197 - 211; ZORZI, 2004, pp. 103 – 130; SALVESTRINI, 2004, pp. 167 – 193; FAINI, 2004, pp. 131 – 144; BALESTRACCI, 2004, pp. 145 -154 86 Merano, Glorenza, Vipiteno: ALBERTONI, 2004, 39 - 63 . 87 Milano di Raimondo (mai fondato), Portogruaro, Udine, Pordenone: DE GRASSI, 2004 pp. 21 - 37 88 Finale, Millesimo, Pieve di Teco, Zuccarello: GUGLIELMOTTI, 2004, pp. 65 - 100 89 PIRILLO, 2004, pp. XI – XVII 90 MORETTI, 2004, pp. 315, 322
19
La pur breve esistenza di Semifonte ha lasciato nel territorio una memoria che è
rimasta radicata attraverso i secoli nella cultura degli abitanti.91
Nessuna fonte storica ci permette di sapere con precisione l’epoca della
fondazione di Semifonte, l’unica cronaca attendibile è quella di Sanzanome, il
quale attribuisce la fondazione al conte Alberto IV degli Alberti, dopo poco il
1177.92
Nella primavera del 1182 il vicino castello di Pogni era stato costretto a
sottomettersi al Comune di Firenze con la promessa di non aiutare Semifonte. Il
castello comunque si sviluppò indisturbato con l’appoggio dell’Impero. Nel 1192
la Badia Vallombrosana di Passignano entrò nella vita di Semifonte e questo
avvenimento ha fatto pervenire fino a noi alcuni atti notarili, importanti fonti
storiche. Da questi documenti si rileva che a Semifonte erano state costruite per
lo meno due porte Bagnolo e Tezanello,93 una opposta all’altra e presso la
porta di Tezanello dovevano esistere tratti di mura e un edificio con una torre,
detti del leone. Pirillo presume, poiché le mura non erano completate, che
Semifonte in quell’epoca fosse nella prima fase di vita, infatti di solito i fondatori
di un nuovo centro dovevano edificare le porte e la nuova comunità invece
doveva finanziare la costruzione delle mura, per cui queste procedevano con
maggior lentezza.94
All’interno del nuovo centro c’erano comunque delle aree dove erano in atto
delle costruzioni o comunque edificabili, come Cascianese e Maglianese.
Come altri studiosi precedenti, Pirillo afferma che la denominazione di
Cascianese e Maglianese derivava molto probabilmente dai luoghi di
provenienza, di circa il 20% della popolazione di Semifonte;95 dai dati disponibili
non è stato comunque possibile ricostruire topograficamente l’insediamento,
forse l’organizzazione interna era stata programmata, progettando le strade in
base alle curve di livello della collina.96
Dal trattato di resa del 1202, però, anche se in modo sintetico, è stato rilevato il
numero della popolazione di Semifonte; un gruppo di 51 persone fanno parte
dell’élite semifontese e 269 sono distribuiti su 21 località che rappresentano i
91 PIRILLO, 2004, p. 235 92 PIRILLO, 2004, p. 242, v. nota 10 93 PIRILLO, 2004, p. 245 94 PIRILLO, 2004, p. 246 95 PIRILLO, 2004, p. 247 96 PIRILLO, 2004, p. 248, nota 42
20
luoghi di provenienza, inoltre è presumibile che al momento della distruzione il
popolo di Semifonte fosse composto da poco meno di 1500 unità.97
Paolo Pirillo evidenzia la situazione politica del centro medievale di Semifonte,
con particolare riferimento alla situazione interna, al rapporto fra le varie classi,
fra famiglie dominanti e popolo, individuando il ruolo degli Alberti e degli Enti
Religiosi, in mezzo al potere imperiale e il comune fiorentino.
I conti Alberti scelsero il poggio di Semifonte per la fondazione del nuovo
castello per consolidare il loro potere nel territorio posto fra la Val di Pesa e la
Val d’Elsa, fra il contado fiorentino e i territori sotto l’influenza di Siena e
Volterra; Semifonte doveva costituire un punto di appoggio contro
l’espansionismo di Firenze; anche in questo caso si cercò di favorire la
concentrazione della popolazione, infatti molti abitanti affluirono dagli
insediamenti delle zone confinanti.98
E’ da rilevare la forte volontà politica delle casate signorili, che come gli Alberti,
spesero mezzi ed energie contro la potenza crescente dei comuni cittadini.99
L’aumento della popolazione di Semifonte, fondato verso la fine del XII secolo
(1177 c.a.), era certamente collegato ad un considerevole sviluppo economico;
è attestata all’interno del castello l’esistenza di un’area dedicata al mercato ed è
documentato l’uso di unità di misura proprie, lo staio di Semifonte e il coppo;100
Semifonte doveva anche costituire un centro commerciale importante per la sua
posizione strategica nella rete viaria fra la Val di Pesa e la Val d’Elsa101.
La Badia di Passignano e anche l’Ente Religioso di Coltibuono, del quale
l’attestazione non è del tutto certa,102 cominciarono ad interessarsi a questo
nuovo centro; nel 1192 la Badia di Passignano aveva acquistato nel borgo
Cascianese un edificio e uno spazio per la costruzione di una chiesa e di un
ospedale.
In seguito, nel marzo 1196 l’abate di Passignano entrava in possesso di un’altra
area vicina a quelle già in suo possesso;103 presumibilmente l’abate voleva
mettersi in concorrenza con gli Alberti, ormai in declino, creando un vasto
consenso da parte della popolazione e offrendo in cambio il pieno appoggio del
97 PIRILLO, 2004, p. 259 98 CORTESE, 2004, p. 210 99 CORTESE, 2004, p. 211 100 PIRILLO p. 252 nota 52 101 SALVINI, 1990, pp. 35 - 37 102 PIRILLO, 2004, p. 257 103 PIRILLO pp. 253-254
21
monastero al castello di Semifonte. Il prestigio dell’abate, contribuì alla
decisione di Papa Celestino III di disporre una sanzione spirituale per Firenze a
causa di danni causati dai soldati fiorentini al monastero di Passignano in
Semifonte.104
Dopo le azioni dei Fiorentini contro Pogni e Certaldo ed a seguito di continue
pressioni, il conte Alberto IV cominciò a perdere interesse nei confronti di
Semifonte. Nel 1189 il conte donò metà del castello al nobile Scorcialupo di
Mortennano, forse per tentare di avvicinarsi a Siena e anche perché gli Alberti
cominciavano ad interessarsi al territorio bolognese. Nel 1200 Alberto vendette
il centro e tutto il suo territorio a Firenze, seguito dalla seconda moglie
Tavernaria alla quale, nel frattempo, Scorcialupo aveva restituito la sua metà.
All’interno di Semifonte si era formato un gruppo dirigente di una certa
elevazione sociale,105che da una parte aveva un ruolo di mediazione fra gli
Alberti e la popolazione e nello stesso tempo controllava la politica e l’economia
nel territorio; questo gruppo aveva organizzato e controllato la resistenza nel
corso di tutta la lunga guerra fra Semifonte e Firenze, i componenti di questa
élite dopo la resa ebbero, da parte del Comune di Firenze, dei trattamenti
migliori rispetto agli altri semifontesi.106
I rapporti e i vincoli che si erano creati nella comunità semifontese rimasero per
molto tempo saldi anche dopo la distruzione del castello; già subito dopo la resa
del 1202 Semifonte entrava nella memoria dei suoi ex – abitanti.
Buonaiuto di Gianni, un testimone che visse le vicende storiche di Semifonte,
alla fine della primavera del 1224, per ragioni oscure, venne portato davanti al
Podestà di San Gimignano, al quale raccontò tutte le vicende passate durante e
dopo la guerra con i fiorentini, dichiarando che era sempre rimasto
estremamente legato a Semifonte et movit de curia Semifonti et pro
semifontese ivit et se semifontensem retinet 107
Da questa testimonianza già nasce l’identificazione con il luogo di origine,
Semifonte è ormai trasformata nell’ideale terra degli avi, Così, il mito di
Semifonte aveva già iniziato a sviluppare le proprie solide e durature radici e,
104 PIRILLO p. 256 105 PIRILLO, 2004, pp. 263 - 265 106 PIRILLO, 2004, p. 266 107 PIRILLO, 2004, p. 271 nota 122
22
tre secoli più tardi, non sarebbe stato difficile dargli nuova vita, trasformandolo
in una tradizione giunta fino ai giorni nostri 108.
Semifonte fu distrutta, come vennero distrutti altri castelli del contado fiorentino,
per motivi militari, economici e politici, oppure subirono una trasformazione o
vennero abbandonati, spesso alla distruzione di un castello seguiva la
fondazione o la fortificazione di un altro centro nel territorio limitrofo.
108 PIRILLO, 2004, p. 271
23
La ricerca archeologica
Le ricerche archeologiche nella Val d’Elsa sono iniziate dopo la metà del secolo
XIX, indagini molte volte casuali, mirate prevalentemente al rinvenimento di
testimonianze del periodo etrusco; in questo periodo è stata rilevante la ricerca
effettuata dal marchese Battista Chigi Zondadari. Negli anni venti del XX
secolo, dopo un periodo di scarso interesse, padre Mattone Vezzi rivolge
l’attenzione verso le testimonianze archeologiche dell’antichità e del Medioevo,
verso la fine degli anni venti vengono pubblicati i primi lavori di Bianchi
Bandinelli sui monumenti ed i materiali della Val d’Elsa. Dalla metà degli anni
trenta inizia un periodo di silenzio, che si protrae fino agli anni sessanta.109
L’indagine archeologica effettuata nel sito di Semifonte è stata scarsa e
sporadica, sono state effettuate alcune indagini, che hanno rivelato isolate
tracce relative al periodo medievale, ed alcune testimonianze delle epoche
precedenti, ma certamente le conferme potrebbero arrivare soltanto da indagini
scientifiche approfondite.
Enzo Salvini nell’articolo Semifonte – L’Universo I.G.M. 1966, relaziona il lavoro
di indagine effettuato sul sito di Semifonte, preoccupandosi soprattutto di
stabilire l’esatta posizione geografica e topografica.
Dall’interpretazione dei versi relativi a Semifonte nella Divina Commedia, Salvini
deduce che doveva essere una città fortificata e doveva essere posizionata su
un rilievo rispetto al territorio circostante.110
Salvini fa una descrizione geologica della zona studia l’andamento delle colline
e delle valli misurando le varie altitudini, il percorso dei fiumi, principalmente
dell’Elsa e dei suoi affluenti, la composizione litologica dei terreni e le relative
coltivazioni.111
Salvini prende in considerazione lo studio delle vie di comunicazione e delle
loro variazioni attraverso i secoli, completandolo con relative cartografie;112
anche nella interpretazione storica fa sempre riferimento alla posizione
topografica, cercando di ricostruire il perimetro delle mura di Semifonte. Sulla
collina a quota 299 vi è una zona pianeggiante delimitata da una serie di balze,
109 VALENTI, 1999, pp. 19 – 20 110 SALVINI, 1966, p. 797 111 SALVINI, 1966, pp. 799-800 112 SALVINI, 1966, pp. 802-803
24
sulla quale secondo Salvini doveva sorgere il castello;113 per l’ubicazione delle
porte e la composizione interna del castello attinge le notizie dalla Storia di
Pace da Certaldo, confrontando sul campo i presunti resti, la loro posizione,
anche per mezzo dei toponimi, Porta al Bagnano o alla Fonte (toponimo podere
La Porta), postierla San Niccolò (podere San Niccolò), Porta Romana e forse
Porta Razzanella (Tezanello).114 Il circuito delle mura superava probabilmente i
tre chilometri, mentre quello della seconda cerchia di Firenze arrivava a 3,8
chilometri; la superficie si avvicinava a quella di Firenze del XIII secolo ed era
molto più grande di Monteriggioni.115
Salvini insiste sul fatto che fino ad allora (1966) la cartografia ufficiale e turistica
non riporta alcuna indicazione sul territorio dove sorse Semifonte, né come
ruderi, né come città scomparsa.116
Secondo il Salvini poiché sulla sommità della collina di Semifonte non crescono
alberi di alto fusto, sotto lo strato superficiale del terreno potrebbero ancora
trovarsi i resti delle fondamenta degli edifici della città.117
Nel libro Semifonte del 1969 Salvini illustra tutto il lavoro relativo alla ricerca
storica e all’indagine sul campo nel sito di Semifonte: nel 1968 si era costituito il
Comitato Nazionale per lo Scavo delle Mura basali di Semifonte,118 in seguito
erano state effettuate indagini per mezzo di interpretazioni di foto aeree e alcuni
scavi. Salvini illustra minuziosamente la topografia del poggio di Semifonte,
con riferimento ai cambiamenti del terreno rilevabili da vecchie cartografie e da
testimonianze locali, insistendo sulle forme innaturali, possibili coperture di
fortificazioni nascoste.119 Nei documenti e fonti storiche cerca le indicazioni
sulla posizione della città e sulla forma delle mura e dei suoi edifici. Osservando
attentamente le carte IGM Salvini ha individuato i toponimi che possono dare
elementi concreti per la ricostruzione del perimetro della città : La Porta – Casa
Pietraia – Podere San Niccolò. 120 Inoltre nello storico cartografico IGM si trova
il nome Regione Semifonte (1885) e il Toponimo La Torre (1901);121 inoltre fa
presente che Cioni, nella pubblicazione La Val d’Elsa (1911) segnala l’esistenza
113 SALVINI, 1966, p. 805 114 SALVINI, 1966, pp. 806 -808 115 SALVINI, 1966, p. 809 116 SALVINI, 1966, pp. 820 - 821 117 SALVINI, 1966, p. 822 118 SALVINI, 1969, p. 16 119 SALVINI, 1969, pp. 41, 59 120 SALVINI, 1969, p. 49 121 SALVINI, 1969, p. 50
25
di due poderi: Piazza e Bagnolo. Altri toponimi sono stati indicati dagli abitanti i
vecchi del luogo, come Poggio Pieve Vecchia e Fontana del Marzocco.122
I resti di Semifonte secondo il Salvini sono individuabili in diversi punti: nella
Torre San Niccolò, nella cappelletta a nord della Torre, a sud della medesima
nella scarpata (pietre, macerie di edifici e oggetti in cotto, tegole pezzi di
vasellame); a monte di San Niccolò un muro di grosse pietre squadrate; di
fronte a Casa Pietraia lunghe pietre disposte secondo l’andamento della strada
e anche sull’area antistante la Casa Pietraia; materiale simile si trova anche in
località Poggio Pieve Vecchia; in località Fontana della Docciola, durante lavori
(come raccontato dagli operai)sono affiorati mura perimetrali e pavimentazioni
di tre stanze, non stati ricoperti eccetto due bassi muri che si congiungono ad
angolo retto, costruiti con basse pietre squadrate; anche davanti a casa la Porta
si può vedere lo spigolo di una fortificazione; sulla strada che porta al borgo di
Petrognano invece è rimasta un’antica fornace, che contiene grosse quantità di
mattoni, e tegole, alcuni non ancora cotti. Resti più evidenti si possono vedere
nelle torri di Petrognano e dintorni.123 Il Salvini quindi ridisegna una pianta della
città e del borgo con qualche correzione rispetto alle indicazioni scritte sulla
Rivista l’Universo del 1966,124 completa il lavoro con la documentazione
fotografica dei resti rinvenuti o ritenuti visibili della città. Salvini, non avendo
elementi concreti necessari per fare una descrizione attendibile degli edifici
all’interno della città, ci rimanda alle fonti storiche, ai modelli di altre città
medievali.
I semifontesi provenivano da molte località del contado, Salvini ha individuato
sulla cartografia i toponimi relativi alla provenienza delle famiglie di Semifonte
ed ha segnalato anche che alcuni toponimi non esistono più o hanno cambiato
il nome.125
Dall’articolo scritto da Salvini su L’Universo del 1978, si rileva che i reperti
rinvenuti nel sito di Semifonte sono rappresentati da frammenti di ceramica
lavorata etrusco – romana126, che sono stati esposti in una mostra a cura del
Comune di Certaldo, questi indicano quindi l’esistenza sulla collina di Semifonte
di un insediamento umano proprio all’incrocio dei due antichi itinerari, per cui i
122 SALVINI, 1969, p. 51 123 SALVINI, 1969, pp. 52 -55 124 SALVINI, 1969, p. 65 125 SALVINI, 1969, pp. 76 -77 126 SALVINI, 1978, p. 1148
26
Conti Alberti non edificarono un castello dal nulla ma forse fortificarono un
insediamento preesistente.127
Nell’articolo Barberino e Semifonte del 1990, in Terra di Semifonte, Salvini
scrive come a nord – ovest della cupola sono visibili ancora gli scavi della Fonte
della Docciola e a sud – ovest il perimetro affiorante della Pieve Vecchia
esterna al castello e sovrastante la Pieve di San Donnino.
Secondo Salvini è certa la presenza dell’abitato antico, come hanno dimostrato
dei saggi eseguiti con prospezioni elettriche durante gli anni settanti dagli
ingegneri Lerici e Linington del CNR.128.
All’interno della stessa pubblicazione Salvini scrive Le strade di Semifonte, in
cui presenta una sintesi della rete viaria della Val di Pesa e della media Val
d’Elsa al tempo di Semifonte.129
Salvini nell’ultimo documento su Semifonte pubblicato in Montegrossoli e
Semifonte, conferma l’interesse per l’antica città.
All’interno delle pubblicazioni Terra di Semifonte e Montegrossoli e Semifonte,
Giuliano De Marinis illustra le testimonianze archeologiche rinvenute nel sito
valdelsano.
In Terra di Semifonte, De Marinis scrive Semifonte: tradizione letteraria e
situazione archeologica, in cui afferma che la documentazione archeologica,
anche se limitata, permette di completare ed integrare o talvolta correggere i
dati rilevati dalle fonti storiche.130
Nel sito di Semifonte, negli anni 1966 e 1967, sono stati effettuati saggi di scavo
in tre zone all’interno dell’area del castello, chiamate Lavatoio, Fonte della
Docciola e Campo Arato e una esterna presso la torre del borgo di
Petrognano.131
In relazione a reperti che provengono dalla torre del borgo, De Marinis, attesta
che appartengono ad un arco di tempo tra il XIII e il XVI.132
De Marinis scrive Semifonte nelle testimonianze archeologiche in Montegrossoli
e Semifonte. Da scavi eseguiti negli anni sessanta, sia all’interno che all’esterno
del presunto circuito delle mura, sono stati trovati materiali riconducibili ad un
arco cronologico che va dal III a.C. fino al IV sec. d.C. e che pertanto
127 SALVINI, 1978, pp. 1150 - 1151 128 SALVINI, 1990, p. 23 129 SALVINI, 1990, pp. 35 - 39 130 DE MARINIS, 1990, p. 15 131 DE MARINIS, 1990, p. 19 132 DE MARINIS, 1990, pp. 19-20
27
testimoniano un insediamento precedente al periodo medievale. In località
Fonte della Docciola, sono stati rinvenuti materiali costituiti da ceramiche
acrome (boccali e olle da fuoco), databili entro la data di distruzione del
castello, ma in grande quantità e varietà per essere riferiti soltanto a venti anni
di vita, quindi si conferma la continuità dell’insediamento etrusco – romano in
epoca alto – medievale e medievale.133
Il materiale rinvenuto presso la torre del borgo a Petrognano, località Frantoio, è
databile tra il XIV e il XVI secolo (precedentemente datati tra il XIII e il XVI)134,
quindi in contrasto con la distruzione totale del 1202: si tratta di ceramiche
acrome, come i catini a matrice figlinese, e orci a beccaccia, maiolica arcaica,
come ramina e manganese o zaffera a rilievo, italo – moresca, ingobbiata e
graffita135.
Benito Acomanni nel ’90 in Terra di Semifonte a cura di Vezzosi, scrive I resti di
Semifonte ed i loro segreti, nel quale afferma che oltre la storia, la letteratura e i
dati d’archivio, vi è anche un altro canale di informazione, quello della tradizione
orale; parlando con persone che vivono da molte generazioni nei comuni
compresi nel territorio di Semifonte si capisce che il ricordo della distruzione del
castello si è tramandato continuando così a vivere nella mente degli abitanti,
forse perché la distruzione totale del castello fu un caso raro, se non quasi
unico.
Secondo Acomanni per la costruzione del castello furono eseguiti dei progetti di
ingegneria e di architettura all’avanguardia per l’epoca, addirittura la città fu
progettata con operazioni geodetiche.136
Acomanni, esegue una ricostruzione grafica di Semifonte,137 scrive vari articoli
giornalistici, è interessato soprattutto alla ricerca sul sito di Semifonte delle
tracce di geniali opere di ingegneria e architettura;138 presume che le fondazioni
del Torrione siano sotto la Cappella di S. Michele Arcangelo, sostiene che la
cappellina detta di San Niccolò costituisse un punto di riferimento utilizzato dai
Semifontesi per i calcoli relativi alla costruzione della città e anche l’area
chiamata Il Tondo, costruzione bassa a sassi e grosse pietre, fosse un secondo
punto di riferimento; secondo Acomanni le fondazioni della Porta al Bagnano si
133 DE MARINIS, 1993, p. 74 134 V. nota 112 135 DE MARINIS, 1993, p. 75 136 ACOMANNI, 1990, p. 25 1377 SERE, News, n. 533,05.05.89, p. 78 138 LA NAZIONE, 31.08.1988, pagina redazione cultura
28
troverebbero sotto le strutture di un vecchio fabbricato rurale, danneggiato nel
1985 dalle calamità naturali.139
139IL RIGATTIERE, 23.12.1989 p. 79
29
Lo sviluppo insediativo
L’area delimitata ad Est dal fiume Elsa, a Nord dalla valle del torrente Agliena e
dalle colline che separano la Val d’Elsa dalla Val di Pesa, ad Est dalla valle
della Pesa, a Sud dalla valle del torrente Drove, per le condizioni ambientali
favorevoli, probabilmente è frequentata dall’uomo fino dal Periodo del
Paleolitico Medio, presso la località Petrognano sono state individuate tracce di
industria litica tipo musteriano,1 un esempio delle rare testimonianze
preistoriche della Valdelsa, anche per la carenza di indagini sistematiche.2 La
popolazione come ipotizzato per altre zone del Chianti e della Valdelsa, è
presumibilmente costituita da piccoli gruppi seminomadi, che frequentano
soprattutto i siti collinari di media altitudine o in prossimità di corsi d’acqua e le
cui attività sono principalmente la caccia e la raccolta dei frutti della terra.3
Sito preistorico
1 VOLPI, 1992, p. 204 2 SARTI, 1999, p. 299 3 VALENTI, 1995, p.16
30
Le testimonianze rinvenute a seguito degli scavi realizzati a partire dalla
seconda metà del secolo XIX, gli esiti delle indagini archeologiche e delle
ricognizioni effettuate negli anni sessanta e settanta del XX secolo indicano con
certezza che la densità demografica della zona è rilevante a decorrere dal VIII
secolo a.C.4
Nei secoli VIII e VII a.C. risultano insediamenti presso le località di Boscone,
dove sono stati rinvenuti materiali fittili inquadrabili fra l’età del ferro e
l’ellenismo, Monte Petri, presso cui è stato trovato materiale frammentario
presumibilmente resti di un corredo tombale attestabile nella seconda metà VII
secolo a.C., La Zuffola, luogo di ritrovamento di resti relativi a una tomba a
pozzetto o a fossa riferibile al VII secolo a.C.5 In località S. Martino ai Colli, fra il
1907 ed il 1910 fu ritrovata casualmente una piccola necropoli con tombe a
camera inquadrabili dagli ultimi anni del VII secolo a.C. al V secolo,6 negli anni
1960/61, furono condotti scavi dalla Soprintendenza Archeologica, con
conseguente rinvenimento di materiale collocabile nel VI – V secolo. Nel 1973,
a seguito di scavi archeologici eseguiti nel Podere Piazza, Località S. Appiano,
furono rinvenute due tombe a camera, di cui una con pianta quadrilatera
attestabile nel IV secolo a.C., l’altra a pianta rettangolare inquadrabile nel II a.
C., riutilizzate presumibilmente in epoca medievale come magazzino;7 furono
ritrovati anche materiali ceramici riconducibili al secolo VIII a.C.8
I centri abitati risultano sparsi nel territorio, principalmente collocati sui crinali ad
altitudine che varia da 100 a 350 metri, in tutti i casi è abbastanza vicina la
presenza di corsi d’acqua; si tratta di una rete di piccoli e medi insediamenti di
tipo rurale, le cui attività principali sono costituite dalla coltivazione di cereali, viti
ed olivi, allevamento di animali. San Martino ai Colli rappresenta l’insediamento
di maggiore rilievo della zona, dalla qualità del materiale ritrovato nelle tombe,
si rileva che, sede di una ricca famiglia9, costituisce un centro di scambi
economico-culturali per questo territorio, sotto l’influenza socio - politica di
Volterra, zona di passaggio fra i centri etruschi meridionali e quelli della Valle
Padana.10
4 DE MARINIS, 1977, p. 101, CIANFERONI, 1984, p. 18 5 DE MARINIS, 1977, p. 44 - 46 6 DE MARINIS, 1977, p. 45 7 DE MARINIS, 1977, p. 191-192 8 DE MARINIS, 1977, p. 44 9 CIANFERONI, 1984, p. 18 10 CIANFERONI, GOGGIOLI, 1984, pp. 18-19
31
Insediamenti inquadrabili dal VI al IV secolo a. C., sono stati individuati in
località La Valle, dove sono state rinvenute testimonianze costituite
principalmente da frammenti ceramici; alcune urne frammentarie e ceramiche
riconducibili al secolo II a.C., sono state ritrovate nei pressi di
Petrognano/Semifonte e nella località di Pogni.11
I siti rinvenuti di epoca preromana, circa una decina, prevalentemente seguono
la direzione Sud/Nord, S. Martino, S. Appiano, San Michele/La Valle, Pogni/
Marcialla, con una distanza media di circa 1,5/2 chilometri.
Dalle testimonianze archeologiche edite si potrebbe ipotizzare un notevole
sviluppo della zona, con conseguente incremento della popolazione fra il VII ed
il V secolo a.C. ed una certa stabilità demografica nei secoli III e II a.C.
Siti Preromani
Nel I secolo a.C. con il crollo della civiltà etrusca, anche i centri della Valdelsa
sono soggetti ad una decadenza economico-culturale, da cui deriva una
diminuzione demografica ed insediativa, anche se in alcuni casi l’insediamento
romano si sovrappone a quello etrusco.12 Sotto i ruderi del Battistero antistante
la Pieve di S. Appiano sono stati rinvenuti resti di una struttura angolare in
opera cementizia e materiale vario fra cui monete bronzee di epoca romana13; è
11 VOLPI, 1992, p, 202 – 205 12 DE MARINIS, 1977, p. 124 - 125 13 DE MARINIS, 1977, p. 96
32
ipotizzabile che sulle basi di un pagus etrusco fosse costruita una piccola villa
romana, frequentata presumibilmente fino al IV – V secolo d.C.,14 dove
successivamente sarebbe stato costruito un edificio paleocristiano; nel terreno
antistante la chiesa di S. Piero in Bossolo di Tavarnelle Val di Pesa, è stata
rinvenuta una lapide frammentaria e le fondazioni di un battistero poligonale
impostato su resti romani.15
In questo periodo sono attestate alcune attività commerciali, produzioni
organizzate di tipo industriale,16 materiale di epoca romana, costituito da
ceramica sigillata, è stato rinvenuto nelle località di Petrognano/Semifonte e
San Martino ai Colli, una piccola fornace è stata ritrovata a Pastine17.
Verso la fine del I secolo, dopo la fondazione della colonia augustea Saena
Julia, viene aperta probabilmente la Via Senese che per giungere nel territorio
fiorentino, attraversa questa parte della Valdelsa, la strada, da Poggibonsi,
passando da S. Martino ai Colli si dirige verso Barberino, attestato come
castello medievale ma presumibilmente costruito sulle basi di un vico romano
e continua per Tavarnelle. Nel corso dei primi anni del ‘900, nei dintorni di
Barberino si sarebbero ritrovate urne cinerarie con iscrizione etrusca,
l’insediamento etrusco/romano di Barberino presumibilmente è collegato al
centro di S. Appiano.18 La zona pertanto successivamente assume un ruolo di
grande rilievo, come regione di collegamento fra i paesi del nord e Roma, nel
Medioevo, trovandosi sul percorso della Via Francigena/Romea.
I centri di S. Martino ai Colli e S. Appiano, presentano una continuità di
insediamento dai secoli VIII – VII a. C., fino all’età medievale, mentre negli
abitati minori, la presenza umana si alterna nel tempo o abbandona i luoghi
definitivamente. I siti riconducibili all’epoca romana risultano circa la metà degli
insediamenti inquadrabili nel periodo etrusco.
14 DE MARINIS, 1977, p. 199 15 MORETTI, 2004, p. 315-316 16 VALENTI,1995, p. 17 17 DE MARINIS, 1977, p. 95-96 18 LOPES PEGNA, 1974, p. 238
33
Siti Romani
Le testimonianze relative all’arco di tempo dalla tarda antichità all’Alto Medioevo
sono insufficienti, sono rilevabili tracce della presenza cristiana intorno ai secolo
V e VI a S. Appiano e a S. Pietro in Bossolo19, le trasformazioni del
popolamento rurale e le relative forme insediative,20hanno trovato scarso
riscontro in quest’area della Val d’Elsa, per mancanza di indagini adeguate,
certamente una ricerca archeologica mirata offrirebbe una riposta valida, come
verificato nell’area senese.21
Intorno al X secolo d.C. uno sviluppo nella zona e un incremento della
popolazione è testimoniato soprattutto da edifici religiosi, ancora oggi presenti
sul territorio, come le pievi, Sant’Appiano,22 San Lazzaro a Lucardo,23 San
Piero in Bossolo, che nell’Alto Medioevo rappresentano allo stesso tempo il
19 MORETTI, 2004, p. 316 20 VALENTI, 2004, p. 65 21 VALENTI M. 1999, Carta Archeologica della Provincia di Siena La Val d’Elsa, Nuova Immagine Editrice, Siena. VALENTI 2004, L’insediamento altomedievale nelle campagne toscane, All’Insegna del Giglio, Firenze. 22 STOPANI, FRATI, 1998, p. 115 23 STOPANI, FRATI, 1998, p. 122
34
centro religioso ed il polo di aggregazione territoriale24 per gli insediamenti della
campagna.
Durante il secolo XI e nella la prima metà del XII secolo sono attestati numerosi
castelli di Aquilone, Pogni, Linari, Santa Maria Novella,25 Bossolo, Magliano,
Tignano, molti dei quali sono scomparsi o hanno subito trasformazioni, di alcuni
sono visibili soltanto resti. Il castello di Bossolo, documentato nel 1038 nel
territorio di San Pietro in Bossolo26non ha lasciato tracce, nell’insediamento del
castello di Uglione/Aquilone (1126), si trovano alcune case coloniche27, a Pogni
(1111) sono visibili i resti di una torre28, nella valle dell’Agliena, presso Vigliano,
nell’area del castello di Magliano, attestato nelle Carte Badia a Passignano nel
1125 e 1139, sono state costruite due case coloniche su uno sprone a 500
metri dal torrente,29 il castello medievale di Santa Maria Novella è stato
trasformato in villa con fattoria30, è visibile solamente una torre riconducibile ad
un periodo antecedente la costruzione dell’intero edificio.31 Pochi abitati ancora
oggi mantengono l’aspetto di villaggio fortificato, come Tignano castello
attestato nel 1009, Linari castello documentato nel 1126. Alcuni centri
probabilmente sono presenti molto tempo prima delle attestazioni
documentarie, presumibilmente appartenenti ad una prima fase di
incastellamento, è da rilevare che nella documentazione relativa agli
insediamenti di Bossolo sono usati i termini di castello et curte et plebe, per
Linari, curte et castro, per Aquilone castro et curte , Tignano curte e de
castella.32 La definizione di curtis tuttavia può variare nel tempo e nello spazio
ed è essenzialmente relativa alla gestione fondiaria più che a quella
insediativa.33 Da un documento del 1101 si rileva notizia di un castrum anche
nell’area della pieve di Sant’Appiano.34
Anche il castello di Vico d’Elsa attestato nel 1203, presumibilmente è stato
edificato anteriormente a tale data35, sul luogo del quale è stata edificata una
villa.36 Nel 1269 sono attestati i castelli di Pastine trasformato in fattoria37 e
24 MORETTI, 1987, p. 14 25http://www.archeogr.unisi.it/repetti, scheda n. 14560/1235 26 FRANCOVICH, 1973, p. 80 27FRANCOVICH, 1973 p. 147 28 FRANCOVICH, 1973, p. 125 29 FRANCOVICH, 1973, p. 151 30 FRANCOVICH 1973 p. 135 31 P. SISTO DA PISA, 1939, p. 34 32 FRANCOVICH, 1973, pp. 80, 96, 147, 157 33 FARINELLI, 2000, p. 164 34 STOPANI, FRATI, 1998, p. 115 35 http://www.archeogr.unisi.it/repetti, scheda n. 5531/4729 36 FRANCOVICH, 1973, p. 142 - 143
35
Cepperello del quale rimangono i ruderi,38Barberino Val D’Elsa, fortificato dopo
la distruzione di Semifonte,39 anche se molto probabilmente costruito
precedentemente, è attestato nel 124040, ancora oggi mantiene l’aspetto di
borgo medievale.
La maglia insediativa, già a partire dal XII secolo, si sviluppa notevolmente nella
zona, in corrispondenza dell’incremento demografico, la crescita dei centri
abitati e la nascita delle nuove fondazioni nella Toscana centro-meridionale.
Come è noto,41 dalla metà del secolo XII nella Toscana centro-meridionale è in
corso un processo di fondazione ex-novo di castra di popolamento, per
l’intervento di famiglie signorili importanti, i conti Guidi, Alberti e Aldobrandeschi,
o per decisione di grandi abbazie e vescovi, gli abati di S. Salvatore e
Montecastelli, il vescovo di Volterra.42 La presenza economica delle istituzioni
religiose si interseca con quella dei ceti dominanti,43tale processo portò alla
costruzione di diversi centri come Poggibonsi (1176), Montecurliano (1179),
Semifonte (1177). Questi castelli, poli accentratori di popoli e di potere
economico/politico, presentano alcuni fattori comuni, infatti oltre ad essere stati
costruiti nello stesso periodo, possiedono per quanto documentato, un impianto
urbanistico regolare realizzato molto probabilmente per mezzo di una
pianificazione.44La Val d’Elsa, in particolare per la sua posizione di area di
frontiera e di strada, è una della zone della Toscana maggiormente interessate
alle nuove fondazioni,45che si aggiungono ai centri incastellati
precedentemente, i quali spesso in questo periodo, sono fortificati e rinnovati.
La rete degli insediamenti dei secoli centrali del Medioevo, nel territorio di
Semifonte, è costituita pertanto da un elevato numero di castelli, la distanza fra i
quali varia da due a cinque chilometri circa, nei pressi del castello sono presenti
case e capanne, intorno gravitano gli abitati sparsi nei poderi coltivati. Nel 1269
presso il castello di Cepperello i ghibellini distruggono quattro capanne, due
habitatorie, un mulino46, presso Pastine bruciano cinque capanne,47 nel castello
37 FRANCOVICH, 1973, p. 118 38 VEZZOSI, 1990, pp. 54 - 55 39 MORETTI, 1987, p. 21 40 FRANCOVICH, 1973, p. 78 41 WICKHAM C., 1985, Documenti scritti e archeologia per una storia dell’incastellamento L’esempio della Toscana Firenze.42 FARINELLI, GIORGI, 2000, pp. 244 -245 43 VALENTI, 1999, p. 334 44FARINELLI, GIORGI, 2000, pp. 244 -245 45 CORTESE, 2004, pp. 199 - 200 46 FRANCOVICH, 1973, p. 86 47 FRANCOVICH, 1973, p. 118 - 119
36
di Santa Maria Novella abbattono una torre, un palatium e sei case terrenas.48
Nell’area del castello solitamente è presente almeno un corso d’acqua, (queste
colline sono percorse da numerosi borri e torrenti) e una zona boschiva.
Sarebbe utile un confronto attraverso la verifica del potenziale archeologico
relativo agli insediamenti sparsi.
I castelli, come ampiamente verificato e attestato, sono costruiti preferibilmente
su un’altura, che nella zona, varia da 198 m. di Vico d’Elsa a m. 373 di
Barberino, soprattutto per motivi militari, per organizzazione del lavoro agricolo
e per ragioni di viabilità di crinale49, le porte di accesso sono solitamente due,
come a Barberino o quattro, come attestato a Semifonte;50 il borgo esterno, è
presente presso i castelli fino da XII secolo, come documentato a Linari e a
Semifonte 51. Il castello è protetto da mura e fossati, al suo interno spesso trova
spazio almeno un edificio religioso, in alcuni casi in un centro sono presenti
anche due o tre chiese, come a Semifonte e a Vico d’Elsa. La presenza degli
enti religiosi, abbazie importanti e vescovati è notevole in tutto il territorio, nel
XIII secolo sono attestate circa venticinque chiese, che dipendono dalle pievi
antiche di Sant’Appiano, San Lazzaro, San Pietro in Bossolo, S. Jerusalem.52
48 FRANCOVICH, 1973, p. 135 49 FRANCOVICH, 1973, p. 32 50 FRANCOVICH, 1973, p. 56 51 FRANCOVICH 1973, p. 66 52 STOPANI, 1979, p. 72 - 73
37
Edifici religiosi
Questo tipo di castelli rientra pertanto nel modello insediativo di residenza
signorile, situato in un territorio, nel quale predomina la famiglia più importante,
in quest’area i conti Alberti, che rappresenta il centro della signoria fondiaria e
l’espressione del potere giurisdizionale e militare53.
53 VALENTI, 1995, pp. 18-19
38
Rete di Castelli
Fino alla metà del XIV secolo la rete dei castelli si mantiene stabile, Pogni e
Semifonte sono stati distrutti, è attestato il podium de Pongna54 e il podio de
Simifonti55, mentre è documentato il castro, nelle località di Aguglione56,
Barberino57, Magliano58, Poneta59, Cepperello60, Linari61, Vico62, il burgo castri
a Poppianello.,63 il castellare e successivamente il castello a Pastine64, inoltre il
cassero è riferito a Sant’Appiano65 (presumibilmente si tratta di una
fortificazione66), gli atti rogati dal 1300 al 1350 attestano la continuità di quasi la
totalità degli insediamenti presenti nel secolo precedente. Un numero elevato di
contratti di trasferimento di immobili, case, orti, poderi, torri, spazi edificabili,
54 PIRILLO, 2005, p. 374 55 PIRILLO, 2005, p. 400 56 PIRILLO, 2005, p. 370 57 PIRILLO, 2005, p. 371 58 PIRILLO, 2005, p. 372 59 PIRILLO, 2005, p. 386 60 PIRILLO, 2005, p. 378 61 PIRILLO, 2005, p. 380 62 PIRILLO, 2005, p. 391 63 PIRILLO, 2005, p. 388 64 PIRILLO, 2005, p. 383 65 PIRILLO, 2005, p. 389
39
frantoi, forni, mulini, fornaci, botteghe testimoniano le attività degli abitanti delle
varie località sparse nella campagna, le colture più estese sembrano essere
l’ulivo ed i cereali, dal numero delle fornaci si deduce che la produzione di
laterizi doveva essere molto sviluppata e probabilmente soddisfaceva le
necessità della zona.
E’ da notare che la maggior parte degli atti sono stati stipulati nei territori di
Linari e Vico d’Elsa nel piviere di Sant’Appiano, nel quale si presume che la
densità demografica fosse elevata67, la località Simifonti e podio de Simifonti è
interessata da quattro contratti rogati nel 1334, 1339, 135068.
Una indagine archeologica fornirebbe dati da riscontrare con la
documentazione scritta, soprattutto in relazione ai centri rurali e agli abitati
minori.
Verso la metà del XIV i castelli cambiano le caratteristiche, da sedi del potere
signorile si trasformano in centri di frontiera e di controllo delle città, in questo
caso di Siena e Firenze fino a diventare semplici baluardi difensivi,69la
Repubblica Fiorentina, per fronteggiare la fuga delle popolazioni a causa dei
rischi per passaggio di eserciti o anche dalle epidemie, favorisce la costruzione
di fortezze o la nuova fortificazione di castelli, come nel caso di Cepperello, in
modo che il territorio non sia privato dalla forza-lavoro70. Verso la fine del secolo
XIV la Signoria di Firenze, ordina di riparare le mura del castello di Tignano di
Poggibonsi e di fortificare il castello di Marcialla.71
Il decremento demografico inizia nelle seconda metà del XIV secolo, a causa di
vari fattori concomitanti, la peste del 1348, danni di guerra, raccolti scarsi,
fiscalismo oneroso da parte della città dominante, con il conseguente
indebitamento dei centri rurali e l’esodo dalle campagne.72
Durante il periodo rinascimentale e post rinascimentale famiglie importanti
cittadine acquistano terreni e costruiscono ville nella Valdesa fiorentina, spesso
queste residenze dispongono anche di una cappella, come l’Oratorio di San
Michele a Semifonte. Le costruzioni civili del XVI secolo sono costitute in gran
parte da ristrutturazioni di edifici medievali, pertanto alcuni castelli o
fortificazioni sono trasformati in ville o fattorie come la Villa Capponi a
66 FARINELLI, 2000, p. 178 67 PIRILLO, 2005, p. 13 68 PIRILLO, 2005 pp. 400, 401, 402 69 VALENTI, 1995, p. 20 70 PIRILLO, 1998, p. 119 - 135 71 http://www.archeogr.unisi.it/repetti, scheda n. 50640/4110 72 VALENTI, 1995, p. 20
40
Petrognano, la fattoria di Pastine, Casa Le Montigliane, Villa La Paneretta,73
mentre un esempio di architettura religiosa del XVI secolo è la pieve di San
Donnino, costruita probabilmente nelle vicinanze della pieve vecchia di S.
Giovanni Battista in Jerusalem a Semifonte74.
L’incremento demografico nelle comunità valdesane di Barberino e Certaldo è
notevole a partire dalla seconda metà del XVI secolo75. E’ da notare che
dall’anno 1551 al 1845, la popolazione si concentra in alcuni insediamenti
situati lungo le strade di maggiore comunicazione come Barberino, Tavarnelle
(Borghetto, Bossolo) e Certaldo, a svantaggio dei luoghi situati nel territorio
dove nel Medioevo sono attestati i castelli di Pogni, Magliano, Semifonte.
73 STOPANI, 1974, p. 41 - 5574 STOPANI, FRATI, 1998, p. 121 75 http://www.archeogr.unisi.it/repetti, scheda n. 5140/406, Popolazione Comunità di Barberino di Val d’Elsa, anno 1551 abitanti n. 4965, anno 1745 abitanti n. 5569, anno 1833, abitanti n. 7869, anno 1845 abitanti n. 9238, scheda n. 15640/1462, Popolazione Comunità di Certaldo, anno 1551 abitanti n. 2502, anno 1745 abitanti n. 3133, anno 1833 abitanti n. 5336, anno 1845 abitanti n.6054.
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41
Analisi della ceramica
Il materiale preso in esame proviene dagli scavi eseguiti negli anni 1969 – 70
nell’area archeologica di Semifonte, sotto la direzione scientifica della
Soprintendenza Archeologica della Toscana in collaborazione con i Comuni di
Barberino Val d’Elsa e Certaldo e con il notevole contributo del generale Enzo
Salvini, appassionato studioso della storia di Semifonte.
Ho potuto esaminare detto materiale presso la sede del Gruppo Archeologico
ACHU di Tavarnelle Val di Pesa.
Le aree indagate sono Fonte della Docciola, “Vasca”, “Lavori di sbancamento” in
occasione dei lavori dell’acquedotto, Torre San Niccolò “Scavo strada per
Monticelli”.
Il materiale è stato lavato e disegnato per evidenziare le possibili forme e alcuni
pezzi sono stati fotografati per rilevare in maniera ottimale la decorazione. In un
primo momento le ceramiche sono state esaminate macroscopicamente, piccoli
frammenti di ceramica sono stati scansionati ed inseriti nella Scheda Impasti per
una migliore analisi. Gli impasti identificati sono nove, cinque di argilla
grossolana, due di argilla semidepurata e due di argilla depurata (maiolica
arcaica); successivamente gli impasti sono state associati alle relative forme per
determinare le classi di appartenenza e individuare confronti attendibili per un
inquadramento cronologico.
Durante questo lavoro è stato utilizzato il Database File Maker 6, per schedare la
ceramica, in uso al laboratorio Lapetlab dell’Università di Siena sede di Grosseto.
42
Reperti provenienti da Fonte della Docciola
I frammenti ceramici provenienti dallo scavo Fonte della Docciola, eseguito nel
1970 a seguito dei lavori per l’acquedotto Comunale di Certaldo, purtroppo senza
l’ausilio di una sequenza stratigrafica hanno reso due tipologie ceramiche, la
maiolica arcaica e ceramica priva di rivestimento tra le forme riconosciute
abbiamo otto forme aperte e dodici forme chiuse con nove tipi di impasto distinti
in argilla grossolana, semidepurata e depurata.
Fonte della Docciola – Lavori di Sbancamento I reperti ceramici relativi ai Lavori di Sbancamento eseguiti presso la Fonte
Docciola, presentano cinque forme chiuse e una forma aperta, prive di
rivestimento. Un orciolo (N. 10) e una cassetta (N. 11) hanno un impasto in argilla
semidepurata di colore arancio rosato con vacuoli di piccole dimensioni con
inclusi di media e piccola grandezza di colore bianco, nero, grigio e arancio
(Impasto 6). Un’ olla (N. 12) e una ciotola (N. 13) hanno un impasto un impasto in
argilla grossolana di colore beige/verde, con vacuoli di forma piatta e allungata e
altri di forma rotondeggiante di grandi dimensioni, con molti inclusi di grandi e
medie dimensioni di colore bianco, nero e grigio (Impasto 1). Un boccale (N. 14)
presenta un impasto in argilla depurata di colore arancio senza vacuoli e senza
inclusi (Impasto 8). Un orciolo (N. 15) con impasto in argilla grossolana di colore
bruno, con vacuoli di piccole dimensioni, con molti inclusi di medie e piccola
dimensione di colore bianco e grigio (Impasto 4).
Forme chiuse
43
N. 10: Orciolo con bordo ingrossato a sezione quadrangolare, con sagomatura all’esterno, orlo piatto, corpo emisferico. Cronologia inquadrabile tra il XV e il XVI secolo d.C.
N. 11: Cassetta con orlo piatto e lievemente ingrossato, parete svasata all’esterno. Cronologia inquadrabile tra il XIII e il XIV secolo d.C.
N. 12: Olla con pareti sottili, bordo ingrossato e orlo piatto (diametro 14 cm ). Cronologia inquadrabile tra il XIII e il XIV secolo.
N. 14: Fondo presumibilmente di boccale con svasatura alla base, forse scarto di maiolica arcaica. Cronologia inquadrabile nel XIV secolo d.C.
44
N. 15: Fondo di orciolo, presumibilmente per contenere il grano, sul fondo vi sono delle linee incise. Cronologia inquadrabile nel XV secolo d.C.
Forme aperte
N. 13: Ciotola con bordo esterno sagomato a listelli ed orlo piatto ( diametro 19 cm).Cronologicamente inquadrabile nel XV secolo.
45
Fonte della Docciola – Vasca Il materiale ceramico ritrovato presso Fonte della Docciola nel vano Vasca è
costituite da sei forme aperte e tre chiuse. Tre ciotole (N. 1 – 3 – 4) e un piatto
(N. 2) in maiolica arcaica, due brocche prive di rivestimento (N. 21 – 22) hanno
un impasto in argilla depurata di colore arancio senza vacuoli e senza inclusi
(Impasto 8). Un catino privo di rivestimento (N. 6) con impasto in argilla
semidepurata di colore arancio rosato con vacuoli di piccole dimensioni con
inclusi di media e piccola grandezza di colore bianco, nero, grigio e arancio
(Impasto 6). Una bugia priva di rivestimento (N. 5) che ha un impasto in argilla
grossolana di colore arancio/bruno, con vacuoli di piccole dimensioni, con molti
inclusi bianchi di piccole dimensioni e quarzi di grandi dimensioni (Impasto 2). Un
fondo presumibilmente di forma chiusa privo di rivestimento (N. 20) con impasto
in argilla grossolana di colore bruno, con vacuoli di piccole dimensioni, con molti
inclusi di medie e piccola dimensione di colore bianco e grigio (Impasto 4).
Forme aperte
N. 1: Ciotola con cavetto emisferico, orlo ingrossato e labbro assottigliato (diametro 14 cm), decorato con foglie stilizzate a spirale o serpentina. Cronologia inquadrabile nel XIV – XV secolo d.C.
46
N. 2: Piatto con tesa leggermente confluente, orlo arrotondato. Cronologia inquadrabile nel XV secolo d.C.
N. 3 – N. 4: Ciotola con bordo a nastro convesso, distinto dalla parete ed orlo arrotondato, decorata con segni ad S maiuscola che si susseguono strettamente collegati che danno origine ad una specie di catena che riempiono fasce
47
delimitate da filettature brune. Cronologia inquadrabile nella metà del XIV secolo d.C.
N. 6: Catino con orlo breve e ingrossato, superiormente piatto e leggermente pronunciato all’esterno. Cronologia inquadrabile nel XIII e XIV secolo d.C.
N. 5: Bugia a fondo concavo, parete leggermente curva, orlo piatto. Cronologia inquadrabile nel XIII secolo.
48
Forme chiuse
N. 21: Brocca con ansa complanare all’orlo. Cronologia inquadrabile nel XIII secolo d.C.
N. 22: Brocca con ansa a nastro di non moderato spessore, leggermente rialzata rispetto all’orlo. Cronologia inquadrabile tra il XII e il XIII secolo d.C.
49
N. 20: Fondo apodo, con pareti estroflesso e sottili. Cronologia inquadrabile tra il XII e il XIII secolo d.C.
Fonte della Docciola – Fondo Vasca Il materiale ceramico rinvenuto presso Fonte della Docciola nel Fondo Vasca è
costituito da quattro forme chiuse, prive di rivestimento e una forma aperta
ingobbiata. Un’ olla ( N. 23) e un fondo privi di rivestimento ( N. 24) e un colino
ingobbiato internamente (N. 54) presentano un impasto in argilla depurata di
colore arancio/rosato, con pochi inclusi di colore bianco (Impasto 9). Un tegame
(N. 25) ha un impasto in argilla semidepurata di colore arancio con vacuoli di
piccole dimensioni con inclusi di media e piccola grandezza di colore bianco,
nero, grigio e arancio (Impasto 6). Un’ olla (N. 26) con impasto in argilla
grossolana di colore beige/verde, con vacuoli di forma piatta e allungata e altri di
forma rotondeggiante di grandi dimensioni, con molti inclusi di grandi e medie
dimensioni di colore bianco, nero e grigio (Impasto 1).
50
Forma aperta
N. 54: Fondo apodo, forse colino, con fori passanti realizzati a crudo, ingobbiato internamente. Cronologia inquadrabile tra il XII e il XIII secolo.
Forme chiuse
N. 23: Olla da conserva con orlo estroflesso, ingrossato e bordo superiore piatto e indistinto. (diametro 19 cm). Cronologia inquadrabile nel XIV secolo.
51
N. 24: Fondo indistinto con pareti estroflesso e di moderato spessore.
N. 25: Tegame con orlo arrotondato e scanalato internamente, forse per alloggio del coperchio.
N. 26: Olla con bordo estroflesso e orlo arrotondato (diametro 14 cm). Cronologia inquadrabile tra il XIV e il XV secolo d.C.
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Grezza Semidepurata Depurata
Impasti
Ceramica Fonte della Docciola
OrcioloCassettaOllaBoccaleBroccaFondoTegameCiotolaPiattoCatinoBugiaColino
Forme chiuse
XII XIII XIII XIII - XIV XIV XIV – XV XV
Brocca Brocca Cassetta Boccale Orciolo Fondo Orciolo
Dec. A rilievo
FondoOlla
Olla Olla
Forme aperte
XII – XIII XIII XIII – XIV XIV XIV – XV XV
ColinoIngobbiato
Bugia Catino CiotolaMaiolica Arcaica Ciotola
Maiolica Arcaica
PiattoMaiolica Arcaica
CiotolaMaiolica Arcaica
Ciotola
53
Torre San Niccolò – Scavo strada per Monticelli
I reperti ceramici provenienti dallo scavo nei pressi della Torre San Niccolò,
strada per Monticelli, eseguito nel 1969 hanno restituito diverse tipologie
ceramiche, maiolica arcaica, ceramica incisa, ceramica ingobbiata, ceramica
denominata “figlinese” e soprattutto ceramica priva di rivestimento, tra le forme
riconosciute si rilevano diciotto forme aperte e nove forme chiuse con nove tipi di
impasto distinti in argilla grossolana, semidepurata e depurata. Tre anse prive di
rivestimento (N. 30 – 31 – 49), hanno un impasto in argilla depurata di colore
arancio senza vacuoli e senza inclusi (Impasto 8). Un catino inciso esternamente
e ingobbiato (N. 7), un ciotolone in maiolica arcaica (N. 9), una brocca (N. 28), un
coperchio catino (N. 38), un olla (N. 42), un fondo presumibilmente di olla un
ansa, privi di rivestimento (N. 46), una casseruola con incisioni sinusoidali sulla
tesa (N. 53) presentano un impasto in argilla depurata di colore arancio/rosato,
con pochi inclusi di colore bianco (Impasto 9). Sette catini denominati “figlinesi”
(N. 8 – 19 – 27 – 34 – 35 – 36 37) e un ansa priva di rivestimento, sono costituiti
da un impasto in argilla semidepurata di colore arancio rosato con vacuoli di
piccole dimensioni con inclusi di media e piccola grandezza di colore bianco,
nero, grigio e arancio (Impasto 6). Un tubo fittile (N. 17), un catino con
decorazioni a rilievo (N. 33), e un coperchio hanno un impasto in argilla
semidepurata di colore arancio scuro con piccoli vacuoli e alcuni inclusi di medie
dimensioni di colore bianco e grigio (Impasto 7). Un olla (N. 39) priva di
rivestimento ha un impasto in argilla grossolana di colore beige/verde, con
vacuoli di forma piatta e allungata e altri di forma rotondeggiante di grandi
dimensioni, con molti inclusi di grandi e medie dimensioni di colore bianco, nero e
grigio (Impasto 1). Un tegame (N. 29) e due anse (N. 50 – 51) prive di
rivestimento sono realizzati con un impasto in argilla grossolana di colore
arancio/bruno, con vacuoli di piccole dimensioni, con molti inclusi bianchi di
piccole dimensioni e quarzi di grandi dimensioni (Impasto 2). Un catino (N. 16),
due testi (N. 18 – 32) e un olla (N. 40) privi di rivestimento hanno un impasto in
argilla grossolana di colore bruno, con vacuoli di piccole e medie dimensioni, con
molti inclusi di grandi dimensioni di colore beige e quarzi (Impasto 3). Un catino
(N. 43), un olla (N. 44) e un fondo (N. 47) con un impasto in argilla grossolana di
colore bruno, con vacuoli di piccole dimensioni e molti inclusi di medie e grandi
dimensioni di quarzo e grigi (Impasto 5).
54
Forme aperte
N. 7: Catino con parete poco estroflesso e orlo arrotondato, decorato sulla parete esterna da una serie di onde incise, mentre internamente è ingobbiato. Cronologia inquadrabile nel XIV secolo.
N. 9: Ciotolone di maiolica arcaica con bordo a nastro convesso, distinto dalla parete ed orlo arrotondato. (diametro 25 cm). Maiolica arcaica. Cronologia inquadrabile nel XIV secolo
55
N. 16: Catino emisferico con orlo estroflesso arrotondato superiormente. (diametro 28 cm). Cronologia inquadrabile tra il XIV e il XV secolo d.C.
N. 18: Testo con pareti basse ed estroflesso e con orlo piatto. Cronologia inquadrabile tra il X e XI secolo.
56
N. 8: Tracce di decorazione a rilievi di tipo figlinese, sulla parete esterna, con un motivo a foglia.
N. 19
57
N. 27: Tracce di decorazione a stampo di tipo figlinese, sulla parete esterna, con un motivo non identificabile.
N. 34: Tracce di decorazione a rilievo, sulla parete esterna, di tipo figlinese, con motivo a fiore.
58
N. 35: Tracce di decorazione di tipo figlinese, sulla parete esterna, con un motivo a linee non bene identificabile.
N. 36
N. 8 – 19 – 27 – 34 – 35 – 36: Catino con bordo ingrossato a nastro convesso con sagomatura all’esterno e inclinazione più o meno accentuata verso l’interno, orlo arrotondato, corpo emisferico. (diametro 21 cm). Cronologia inquadrabile nel XV secolo d.C.
59
N. 29: Tegame con orlo ingrossato e rotondo (diametro 26 cm). Cronologia inquadrabile tra il XII e il XIII secolo d.C.
N. 32: Testo con tesa confluente, superiormente piatta, fondo apodo. Cronologia inquadrabile tra il XIII e il XIV secolo.
N. 33: Catino con bordo ad arpione e corpo emisferico, sulla parete esterna tracce di decorazione a rilievo del tipo figlinese, dal motivo non identificabile. (diametro 23 cm) Cronologia inquadrabile nella seconda metà del XVI secolo.
60
N. 37: Catino con versatoio, bordo ingrossato a nastro convesso, orlo arrotondato e corpo emisferico.
N. 38: Catino/coperchio con orlo a tesa, estroflesso e corpo emisferico. (diametro 29 cm). Cronologia inquadrabile nel XIV secolo d.C.
N. 43: Catino con orlo a uncino. Cronologia inquadrabile tra il XIV e il XV secolo d.C.
61
N. 45: Coperchio troncoconico, con orlo estroflesso ingrossato e pareti di fine spessore.
N. 53: Casseruola con orlo ingrossato introflesso e superiormente piatto decorato da una linea sinusoidale incisa, delle linee sinusoidali si intravedono anche sulla superficie esterna delle pareti poco al di sotto del bordo. Cronologicamente inquadrabile nel XIII secolo d.C.
62
Forme chiuse
N. 17: Tubo fittile
N. 28: Brocca con pareti estroflesse e attacco di ansa. Cronologia inquadrabile tra il XIV e il XV secolo.
N. 39: Olla con breve orlo indistinto ed estroflesso (diametro 24 cm). Cronologia inquadrabile nel XIV secolo d.C.
63
N. 40: Olla con alto orlo estroflesso ed indistinto. (diametro 23 cm). Cronologia inquadrabile tra il XII e il XIII secolo.
N. 41: Olla con breve orlo indistinto ed estroflesso corpo globulare (diametro 19 cm). Cronologicamente inquadrabile nel XIV secolo.
N. 42: Olla con breve orlo ingrossato e confluente (diametro 25 cm). Cronologiainquadrabile tra il X e XI secolo d.C.
N. 44: Olla con orlo estroflesso, ingrossato e arrotondato, presumibilmente corpo globulare. (diametro 14 cm). Cronologia inquadrabile nel XV secolo d.C.
64
N. 46: Frammento di fondo, probabilmente olla, con fondo piano e piede appena accennato. Cronologia inquadrabile XVI – XV.
N. 47: Fondo con pareti quasi verticali. Cronologicamente inquadrabile nel XV secolo.
Anse
N. 30: Ansa a nastro.
66
N. 50: Ansa a nastro.
N. 51: Ansa a nastro.
N. 52: Ansa a bastoncello con incisioni a forma di quadratino, presumibilmente di mezzina. Cronologia inquadrabile tra il XIV e il XV secolo.
.
67
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Grezza Semidepurata Depurata
Impasti
Ceramica Torre San Niccolò Catino
Ciotolone
Coperchio/Catino
Casseruola
Testo
Coperchio
Brocca
Olla
Fondo
Tubo fittile
Tegame
Forme aperte
X – XI XIII XIII - XIV XIV XIV – XV XV XVI
Testo Casseruola Testo Catino inciso e
ingobbiato
Catino Catino “figlinese” Catino
CiotoloneMaiolica Arcaica
Catino
Catino “figlinese”
Catino/coperchio Catino “figlinese”
Catino “figlinese”
Catino “figlinese”
68
Catino “figlinese”
Forme chiuse
X – XI XII - XIII XIV XIV - XV XV
Olla Tegame Olla
BroccaOlla
OllaOlla Fondo
Fondo
69
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4
5
6
7
8
Maiolica arcaica C.priva dirivestimento
Ceramica incisa C.figlinese
CiotolaPiattoCiotoloneOllaCatino/CoperchioColinoCasseruolaCatinoBroccaFondoMezzinaOrcioloCassettaBoccaleBugiaCatinoTegameTestoCoperchio
Foto dei reperti con decoro
70
Foto 3 – 4: Motivo decorativo a onda inciso con pettine a due punte entro una fascia definita da linee incise ed orizzontali. Cronologia inquadrabile nel XIV secolo d.C.
N. 5
N. 6
71
Foto 5 – 6: Frammenti pertinenti ad un brocca, collo cilindrico, corpo ovoidale, fondo piano, attacco di ansa a nastro, con pareti esterne filettate. Cronologia inquadrabile nel XIII secolo.
Foto 7: Frammento di parete con tracce di decorazione a rilievo del tipo figlinese, con motivo a giglio. Cronologia inquadrabile nel XV secolo d.C.
Foto 8: Frammento di orlo di mezzina con decorazioni incise a forma di quadratino. Cronologia inquadrabile tra il XIV e il XV secolo d.C.
72
Foto 9: Scarto di fornace.
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X - XI XII - XIII XIII XIII - XIV XIV XIV - XV XV XVI
Secoli
Grafico CronologiaCatinoOllaBroccaColinoCasseruolaCiotoloneCiotolaCatino/CoperchioFondoTegameMezzinaBugiaOrcioloCassettaTestoPiatto
73
I frammenti ceramici presi in considerazione sono cinquanta, fra questi ho rilevato
quarantadue confronti attendibili in un arco cronologico dal X secolo al XVI
secolo.
Il periodo X e XI è rappresentato da due reperti, un olla con breve orlo (N. 42) e
un testo con orlo piatto (N. 18); per secoli XII e XIII si rileva una brocca (N. 22) e
un olla (N. 40), un fondo apodo (N. 20), un fondo di colino apodo, con fori
passanti realizzati a crudo (N. 54), una casseruola decorata con linee sinusoidali
incise (N. 53), un tegame (N. 29), e due brocche con collo cilindrico, corpo
ovoidale, fondo piano, attacco di ansa a nastro, con pareti esterne filettate (Foto
5 – 6); due olle (N. 12 - N. 23), un catino (N. 6), una cassetta (N. 11), una brocca
(N. 21), un testo (N. 32) e una bugia (N. 5) sono collocabili nei secoli XIII – XIV.
Numerosi materiali sono inquadrabili nei secoli XIV e XV, tra cui tre ciotole (N. 1 –
N. 3 – N. 4), un ciotolone (N. 9), un fondo di boccale (N. 14) e un piatto (N. 2)
appartenenti alla classe della maiolica arcaica, sei catini forgiati entro stampo
denominati “figlinese” (N. 8 – N. 19 – N. 27 – N. 34 – N. 35 – N. 36), un
catino/coperchio con orlo a tesa (N. 38), un catino ingobbiato con incisioni a onde
(N. 7), due olle (N. 39 – N. 41 ) un catino con orlo ad uncino (N. 43); una ciotola
con bordo esterno sagomato a listelli (N. 13), due olle con orlo estroflesso (N. 26
- 44), un fondo, probabilmente di olla (N. 46), un fondo con pareti quasi verticali
(N. 47), un fondo di orciolo (N. 15), un catino (N. 16), una brocca (N. 28),
frammenti con motivo decorativo a onda inciso con pettine (Foto 3 – 4), e un
ansa presumibilmente di mezzina (N. 52), una mezzina con decorazione incisa a
forma quadrangolare (Foto 8) e un orciolo (N. 10); unico pezzo attestabile al XVI
secolo è un catino con bordo ad arpione (N. 33).
I reperti in ceramica grezza sono costituiti in ugual misura da forme aperte e da
forme chiuse, nelle forme chiuse l’olla è quella maggiormente rappresentata e in
quelle aperte il catino e il testo; allo stesso modo, nella ceramica semidepurata
predomina la forma aperta, il catino; le forme della ceramica depurata sono
costituite soprattutto da forme chiuse, in particolare olle e brocche, le forme dei
reperti di maiolica arcaica invece sono rappresentate soprattutto da ciotole. Per
quanto riguarda la ceramica priva di rivestimento l’olla è la forma più
rappresentata, nella ceramica incisa è la brocca, mentre per la ceramica
“figlinese” il catino è l’unica forma presente.
Per quanto riguarda la classe ceramica della maiolica arcaica l’area di
provenienza maggiormente attestata è quella senese (N. 1 – N. 2 – N. 3 – N. 4), i
74
pezzi (N. 3 – 4) sono confrontabili anche con le ceramiche ritrovate a Montarrenti
e a San Gimignano .
I catini denominati “figlinese” sono confrontabili con l’area senese, Montarrenti,
San Giovanni Val d’Arno, San Gimignano e Farnese (VT) ( N. 8 – N. 19 – N. 27 –
N. 33 – N. 34 – N. 35). La forma di una ciotola (N. 13) con bordo sagomato a
listelli è confrontabile con ceramiche ritrovate in una fornace presso la sede della
contrada del Nicchio a Siena e con una ceramica di Montarrenti. Per un fondo (N.
20 – N. 22) e una brocca sono stati trovati confronti attendibili con Montarrenti.
Per il catino/coperchio (N. 38) e per cinque olle (N. 39 – 40 – 41 – 42 – 44) sono
stati trovati confronti con Montarrenti. Per il catino (N. 43) sono stati trovati
confronti con la ceramica grezza di Siena, Fonte di Follonica. Per due olle (N. 12
– 26), un tegame (N. 29) e un testo (N. 18) vi sono confronti con la ceramica
proveniente da Poggibonsi.
Per cinque catini (N. 6 – 7 – 16 – 36 – 43), tre brocche (N. 21 – 22 – 28), due olle
(N. 23 – 39), una mezzina (Foto 8), una bugia (N. 5), una cassetta (N. 11), un
fondo di boccale (N. 14) e un testo (N. 32) sono stati trovati confronti con i reperti
di Palazzo Vecchio e Via Castellani a Firenze. Due orcioli (N. 10 – 15), trovano
confronti attendibile con i reperti di Rocca Ricciarda.
Dall’analisi effettuata, se pure su una quantità limitata di reperti ceramici, si può
rilevare che la zona di Semifonte aveva certamente rapporti commerciali o
circolazione di manodopera sia con Firenze che con i centri dell’area senese. La
ceramica esaminata è costituta da oggetti di uso comune, da cucina e da
dispensa, che confermano la continuità dell’insediamento nel sito del castello di
Semifonte, dal X al XVI secolo.
75
Reperti rinvenuti nella UT 13 Campioni di laterizi, principalmente mattoni e tegole, trovati in un’area di forma
irregolare di 1.000 metri quadri a est della Cupola, nel campo precedentemente
coltivato a vigna. I laterizi sono stati rinvenuti prevalentemente nelle vicinanze
delle buche lasciate dai pali delle vigne.
Foto 1: Alto 4 cm, purtroppo la lunghezza non è misurabile per intero perché
spaccato.
Foto 2: Altezza 5,5 cm, anche di questo non è misurabile la lunghezza per intero
perché spezzato.
76
Foto 3: Altezza 5 cm, lungo 20 cm, visibile da un angolo. L’altro mattone alto 3 cm è unito a questo con la malta.
Foto 4: Un mattone alto 5,5 cm e una tegola con impasto chamotte, tutti e due
frammentari.
X –
XI
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XII
– X
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XIV
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scal
a 1:
10
X –
XI
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Scal
a 1:
5
78
PERCORSO DI INDAGINE E ANALISI DELLE ATTIVITA’ SUL CAMPO
L’indagine relativa al sito di Semifonte è iniziata con la raccolta dei dati
geografici/fotografici ed il sopralluogo nell’aera interessata, successivamente lo
studio è proseguito con la georeferenziazione e l’esame stereoscopico delle
foto aeree, il volo sul sito, la ricognizione di superficie, la ricognizione degli
elevati, l’analisi magnetometrica.
Le informazioni geografiche, e geologiche utili alla conoscenza del sito, in
particolare la posizione, i toponimi, la morfologia e la formazione del terreno, il
clima e l’assetto idrografico, la distribuzione e il ciclo delle colture sono state
rilevate dalla documentazione cartografica relativa al Foglio 113 quadrante IV,
Carta geomorfologica 1:25000, Carta dei Tipi Climatici, Carta Uso del Suolo,
Carta del grado di vulnerabilità degli acquiferi all'inquinamento 1:25000 Carta
della instabilità dei versanti e della pericolosità di esondazione 1:25000 Carta
della geolitologia 1:25000 della Provincia di Firenze PTCP approvato con
D.C.P. n. 94 del 15.06.1998, Tavola indicativa uso del suolo del Catasto
Generale della Toscana del 1825.
La superficie indagata ha un’estensione di circa 50 ettari.
Il primo sopralluogo è stato effettuato in data 30 aprile 2005, con GPS Geo XT
è stato realizzato un percorso dalla Cupola di San Michele in direzione sud/est
il Tondo, la mulattiera in direzione sud/ovest, la Torre San Niccolò, la chiesetta
omonima, la mulattiera in direzione nord/ovest, la strada verso San Donnino,
sommità del poggio pieve vecchia, quindi in direzione nord/est la Cupola, poi in
direzione Nord/Ovest fino alla località Bagnano.
Attivando il dispositivo GPS all’inizio della ricognizione è stato possibile
controllare in ogni momento e con precisione la direzione mentre il ricevitore
registrava il percorso reale. Il sistema non è dispendioso in termini di tempo. È
sufficiente accendere il ricevitore e tenerlo in mano lungo il tragitto1
I ricevitori GPS raccolgono segnali emessi da satelliti in orbita intorno alla Terra.
Il sistema GPS (Global Positioning System) è un processo di navigazione
mondiale, utilizza una costellazione di 24 satelliti, controlla e registra le
informazioni, posizione, altimetria, morfologia del terreno, velocità, eventuali
1 CAMPANA, 2005, pp. 1 - 21
79
anomalie visibili, i dati acquisiti, inseriti successivamente nel computer, per la
ricostruzione digitale del sito, possono essere visualizzati ed analizzati.2
Sul percorso del GPS sono stati rilevati i punti (centroidi) ritenuti più significativi
per l’indagine, dove sono state effettuate le fotografie per il successivo
inserimento nella piattaforma GIS. Le fotografie sono state inserite sui relativi
punti nella piattaforma GIS, con l’uso del comando Hyperlink, che permette
successivamente, di visualizzare le immagini.
Foto 1: percorso con il GPS
Nella piattaforma GIS iniziale, fornita dal Laboratorio di Archeologia dei
Paesaggi e Telerilevamento, Università di Siena e Grosseto, in cui è stata
inserita la Carta IGM Foglio 113 IV con le indicazioni relative al sito di
Semifonte desunte dalla Storia di Pace da Certaldo e dalle ipotesi di Enzo
Salvini sono state aggiunte le informazioni raccolte durante l’indagine sul sito.
2GABRIELLI, 2001, pp. 329 - 343
80
Foto 2: interpretazioni di Salvini e Pace da Certaldo
Successivamente ho proceduto all’analisi stereoscopica delle fotografie aere
verticali, formato DIA Volo GAI 1954, da cui è emersa la presenza di due
anomalie. Nell’area intorno alla cupola di San Michele è stata individuata
un’anomalia di forma poligonale con quattro lati, rilevata dalla disposizione degli
allineamenti dei campi, identificata con traccia di sopravvivenza. Sul poggio
pieve vecchia è stata localizzata un’anomalia di forma rettangolare, anche
questa data dagli allineamenti dei campi, denominata traccia morfologica. Le
stesse anomalie sono state riscontrate nella foto Volo AIMA 1996.
Successivamente le ho georeferenziate è ho tracciato sul Gis le anomalie.
82
In seguito ho acquisito la foto aerea IGM Volo del 1965 ad una quota molto più
bassa, 2800, nella quale è rilevabile un’anomalia in prossimità della Cupola
avente due lati che si uniscono a formare un angolo retto, identificata come
traccia di umidità, dovuta a erosione del terreno causata presumibilmente da
elementi naturali.
Le anomalie presso la Cupola purtroppo non sono state controllate perché la
vegetazione del luogo non ha permesso di effettuare il sopralluogo.
Foto 5: traccia foto aerea Volo 1965
83
Foto Aeree Oblique Per avere una maggiore visibilità della zona, sono state utilizzate le foto aeree
oblique effettuate nel maggio 2003 e nel gennaio 2004, reperite nel sito del
Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento, "Università di
Siena, Area di Archeologia Medievale”.
Foto 6: Veduta Panoramica – Maggio 2003
Foto 7: Veduta della Cappella San Michele – Maggio 2003
84
Foto 8: Veduta del Poggio di San Donnino – Maggio 2003 – Anomalia della crescita della vegetazione boschiva
Foto 9: Veduta del Complesso rurale di Petrognano – Maggio 2003
86
VoloIn data 3 settembre, è stato effettuato un volo sul sito di Semifonte per fare un
raffronto con le foto scattate negli anni precedenti.
Foto 12: Volo
Foto 13: Veduta generale di Semifonte
87
Foto 14
La fotografia aerea obliqua eseguita a bassa quota permette di ottenere
immagini ad alta risoluzione, le foto, pur con la prospettiva deformata, ma in
analogia alla visione umana, risultano utili per il riconoscimento delle tracce
fissate sul territorio dalla frequentazione umana, il paesaggio, le zone d’ombra
formate dai piccoli rilievi, le anomalie derivate dall’umidità e dal colore del
terreno, le anomalie originate dalla crescita delle piante. L’archeologo può
scegliere il materiale fotografico più adeguato alle riprese da effettuare, il
periodo più idoneo e le condizioni più favorevoli per la realizzazione delle foto
aeree dell’area interessata.
Per lo svolgimento della ricognizione aerea la strumentazione GPS è
indispensabile, in particolare per la registrazione delle rotte e per la
localizzazione delle evidenze fotografate, l’area dell’emergenza, individuata
con una approssimazione anche di alcune centinaia di metri, successivamente
può essere identificata facilmente sulla cartografia.3
3 CAMPANA 2005, pp. 1-21
88
Attività di ricognizioneIn un primo momento l’attività di ricognizione estensiva su tutto il sito si è svolta
senza successo per le condizioni sfavorevoli del terreno, erba alta ed eccessiva
vegetazione.
Foto 15
Successivamente è stato effettuato un sopralluogo nell’area delle anomalie
rilevate dalle fotografie aree verticali, cioè sul lato Ovest della Cupola, dove il 19
ottobre è avvenuta l’estirpazione della vigna che ha permesso una maggiore
visibilità e sul Poggio Pieve Vecchia (UT 13) .
89
Foto 16: Zona della vigna estirpata
Il giorno 23 ottobre è stata fatta una ricognizione nell’area precedentemente
occupata dalla vigna e nella zona est del campo, dove comincia un leggero
declivio, ed è stata trovata una concentrazione di laterizi e pietre.
Per tutto il mese di ottobre ho proceduto alla ricognizione degli elevati presenti
nel sito, rilevando N. 13 Unità Topografiche, per le quali ho compilato lo scheda
UT e il relativo catalogo topografico.
90
Durante la ricognizione l’uso del GPS si è rilevato significativo per la
georeferenziazione del percorso e delle emergenze da inserire nel GIS,
costituendo il mezzo di collegamento fra lavoro sul campo e archivio digitale. 4
Foto 17: Georeferenziazione delle UT
MagnetometriaIl giorno 29 ottobre è stata effettuata una griglia di acquisizione del gradiente
magnetico su un punto centrale dell’area del sito, corrispondente ad un fondo
agricolo appena a est della cappella su un leggero versante recentemente
oggetto di un espianto di vigna, che ha permesso di condurre l’indagine
nell’area in cui dall’analisi stereoscopica delle foto aeree verticali sono state
individuate le anomalie.
La griglia è stata realizzata secondo l’orientato nord-sud con dimensioni di 50 X
40 m. con distanze regolari, usando quattro picchetti, e quattro rotelle metriche,
posto il primo vertice è stato posizionato il secondo alla distanza prestabilita e
con l’aiuto di una bussola, è stato collocato il terzo vertice ad un angolo di 90°
rispetto al precedente. Il posizionamento del quarto picchetto è risultato in modo
automatico per l’intersezione delle due rotelle metriche, i punti dei quattro vertici
sono stati rilevati con il GPS.
4 CAMPANA 2005, pp. 1-21
91
Il GPS è un sistema di posizionamento in grado di fornire in tempo reale o in
differita senza distinzione di luogo e di momento, le posizioni, i tempi e la
velocità di qualsiasi utilizzatore. Questo sistema è scomposto in tre entità dette
segmenti: spaziale, controllo, utilizzatore. Il primo è composto da 24 satelliti in
modo che il ricevitore possa captare i segnali di almeno quattro satelliti. Il
secondo, di controllo, è costituito da cinque stazioni terrestri che seguono le
orbite dei satelliti per rilevare le loro traiettorie, le informazioni che ricevono
vengono ritrasmesse al segmento spaziali che le invierà al segmento degli
utilizzatori. Quest’ultimo è costituito dall’insieme dei ricevitori dei segnali GPS,
che possono essere compatti (palmari) oppure composti da antenna e
dispositivo per la memorizzazione e l’elaborazione dei dati, i primi vengono
usati per scopi di navigazione e i secondi per ottenere una precisione
centimetrica.5 I punti dei vertici delle griglie per l’analisi magnetometrica sono
stati presi con il secondo tipo di GPS.
Dopo aver costruito la griglia, è stato montato lo strumento, Magnetometro in
assetto gradiometrico, Overhouser, GSM-19GW, Gemsystem. L’acquisizione è
stata condotta in acquisizione continua ogni ½ secondo, lungo profili distanziati
1 m.
Il magnetometro in configurazione gradiometrica, con due sensori alla distanza
di m. 1, permette di registrare ciascuna lettura del campo magnetico terrestre in
successione, utilizzando la differenza fra due letture, effettuate a due quote
diverse rispetto ad uno stesso punto stazione.6 Il conduttore si muove avanti ed
indietro sull’asse delle y, spostandosi lungo l’asse delle x, come su un piano
cartesiano, secondo un incremento prestabilito Lo spostamento viene indicato
con una corda in parallelo all’asse delle y, la corda ogni 10 m. è contrassegnata
da un segnale colorato che individua il punto termine dell’intervallo di
acquisizione, gli intervalli devono essere regolari per ottenere un controllo
maggiore e un gestione ordinata dei dati.
Il magnetometro è uno strumento geofisico che misura i valori dell’intensità del
Campo Magnetico Terrestre, analizza le variazioni e pertanto permette di
conoscere le caratteristiche fisiche e la consistenza di testimonianze antropiche
nel sottosuolo senza il contatto diretto attraverso lo scavo.
5FORTE, GABRIELLI, 2002, pp. 157 – 1716 PIRO, 2001, pp. 273 – 292
93
Foto 21 – 22 Allineamento della corda
Griglia 1: 40 m X 50 m
Le anomalie rilevate dal magnetometro sono state analizzate dai dott. Campana
e Felici con la seguente interpretazione: Evidenti allineamenti sono visibili in più
punti della griglia realizzata (50x40 m). Particolarmente evidenti sono degli
allineamenti nella porzione nord, dove l’alternanza di anomalie positive e
negative disegna una linea orientata nord-ovest/sud-est. Non proprio con lo
stesso orientamento, dato che ha un’inclinazione maggiore verso sud è un
lungo allineamento che caratterizza la griglia quasi al centro. Orientamento
simile si ritrova in un altro allineamento nell’angolo sud-ovest della griglia. Le
variazioni elencate sono il risultato di alternanze di anomalie positive e negative
comprese in un range che abbiamo fissato a + 12 -12 nT/m. Il background entro
94
il quale sono visibili tali anomalie oscilla tra i -2 +2 nT/m. Tali anomalie possono
essere messe in relazione alla presenza di strutture sepolte, verosimilmente
murature.
Principali allineamenti individuati
Per problemi legati alla batteria dello strumento non è stato possibile effettuate
ulteriori coperture dell’area. L’intenzione è quella di continuare il rilievo sulle
aree adiacenti per confermare o meno la continuità delle tracce leggibili
nell’unica mappa effettuata.
95
Descrizioni UT elevati:
UT 1:Santa Caterina (Fornace) Sito inedito
Cartografia: CTR: 1:10.000
Coordinate: 1672734, 4823172
Quota: 270
Vegetazione: Bosco
Grado di affidabilità: 1
Descrizione sito: Zona situata a sud/est della Cupola lungo una viottola ai
margini del bosco al lato della strada provinciale 50 che da Semifonte porta a
Petrognano. La zona presenta un declivio naturale di circa 5 metri.
Descrizione unità topografica: Costruzione di circa 4 metri di altezza,
costituita da mattoni e pietre squadrate, in molte parti la struttura presenta
tracce di intonaco. La costruzione ha una apertura sulla sommità di forma
quadrata e frontalmente nella parte inferiore presenta un’apertura centrale ad
arco. L’arco di metri 1,22 l e 1,18 h è costituito da pietra arenaria. All’interno è
presente un canale lungo circa 2 metri coperto da una volta a botte, il quale
termina in un vano (camera di combustione) di forma presumibilmente
quadrilatera, attualmente riempito di materiale vario. A sinistra della struttura vi
è un muro che appoggia ad essa.
Interpretazione: fornace
Cronologia: incerta
Fornace Santa Caterina
96
Fornace di Santa Caterina 2005
UT 2La Volpe (Fornace) Sito edito
Cartografia: CTR: 1:10.000
Coordinate: 1672820, 4823124
Quota: 270
Vegetazione: Bosco
Grado di affidabilità: 3
Descrizione sito: Zona situata a sud/est della Cupola lungo una viottola ai
margini del bosca al lato della strada provinciale 50 che da Semifonte porta a
Petrognano. Descrizione unità topografica: Costruzione caratterizzata da un
lacerto di muro in mattoni che costituisce il prefurnio, e da un arco in mattoni
che misura in altezza 90 cm e in lunghezza 79 cm al cui interno è presente un
canale coperto da una volta a botte. Sopra alla struttura è cresciuto un albero
che potrebbe avere alterato la costruzione. La fornace è stata chiamata così
perché scoperta da dei cacciatori che braccavano una volpe che era entrata
nell’apertura.
97
Interpretazione: fornace
Cronologia: incerta
Fornace “La Volpe”2005 Fornace “La Volpe” Anni 60/70
UT 3 La Docciola Sito edito
Cartografia: CTR: 1:10.000
Coordinate: 1672094, 4823257
Quota: 280
Vegetazione: Bosco
Grado di affidabilità: 3
Descrizione sito: Il sito è posto a sud/ovest della cupola, su un vasto tratto di
terreno sotto un declivio naturale all’inizio del bosco.
Descrizione unità topografica: Costruzione quadrangolare in pietre squadrate
di piccole e medie dimensioni, caratterizzata da un vano alto circa m. 1.80 con
un apertura nel lato sud di circa 98 cm, con tre scalini in pietra, nel lato est
appoggia ad una struttura in cemento dell’acquedotto comunale.
98
Questa costruzione è stata rinvenuta insieme ad altre strutture adiacenti nel
1968 durante i lavori di scavo per l’acquedotto comunale di Certaldo. Durante
questi lavori sarebbero emerse complessivamente tre vani con relative
pavimentazioni di circa 2 metri e mezzo di profondità. 7
Interpretazione: ambiente
Cronologia: incerta
Fonte La Docciola 2005
Fonte La Docciola Scavi 1968 Fonte La Docciola fondo e copertura
7 SALVINI, 1969, pp. 57 -58
99
UT 4Il Tondo Sito edito
Cartografia: CTR: 1:10.000
Coordinate: 1672380, 4823060
Quota: 260
Vegetazione: Bosco
Grado di affidabilità: 2
Descrizione sito: Area pianeggiante di forma quasi circolare ricoperta da un
tappeto erboso e circondata da alberi del bosco, situata fra la strada Provinciale
50 Petrognano- San Michele e la mulattiera che si dirige verso San Niccolò.
Descrizione unità topografica: Costruzione presumibilmente circolare, in
quanto è visibile solo una parte sul lato sud, in pietre di dimensione piccole e
grandi legate da malta, altezza circa un metro, da una parte è visibile il muro
che scende in profondità nel terreno
Interpretazione: muro.
Secondo l’interpretazione di Enzo Salvini8 all’interno del semicerchio formato da
questo muro potrebbe essere presente una parete parallela con riempimento di
sassi, si tratterebbe di una costruzione “a sacco”.
Cronologia: incerta
Il Tondo
8 SALVINI, 1969, p. 59
100
Spiazzo sopra la costruzione “Il Tondo”
UT 5 Chiesa San Niccolò Sito edito
Cartografia: CTR: 1:10.000
Coordinate: 1672023, 4822838
Quota: 280
Vegetazione: Prato
Grado di affidabilità: 3
Descrizione sito: Area pianeggiante con una vegetazione composta da ulivi e
cipressi a sud/ovest della Cappella, lungo la mulattiera che porta alla torre di
San Niccolò.
Descrizione unità topografica: Chiesa di piccole dimensioni a pianta
rettangolare con copertura a tetto a due falde, la porta di accesso è di forma
rettangolare in pietra arenaria, ed è sormontata da un timpano modanato, nella
parte superiore della facciata è presente un rosone. In facciata si può notare un
arco in mattoni a sesto acuto che sormonta la porta ed è tagliato dal rosone. La
chiesa in alcune sue parti è intonacata, nelle parti senza intonaco sono visibili
pietre squadrate di grosse dimensioni. L’interno della chiesa è intonacato, sotto
l’intonaco alla fine degli anni sessanta erano visibili iscrizioni grafite a carattere
gotico.9 Da una scritta latina sull’architrave è spiegato che il canonico Capponi
9 SALVINI, 1969, p. 54
101
alla fine del ‘500 fece chiudere e restaurare la cappella10, è presente un altare
con il piano in pietra.
Interpretazione: chiesa
Cronologia: Passignano 23 agosto 1195 Atto rogato “Semifonti in Mallianese
ante casam ecclesie de Malliano. Diplomatico 30 agosto 1197 “caça ecclesie de
Malliano”11
Chiesa di San Niccolò 2005 Chiesa di San Niccolò 2005 particolare
Particola Chiesa San Niccolò con Particolare dell’interno Chiesa San conci aggettanti Foto Anni 60/70 Niccolò – Iscrizione graffita Anni 60/70
10 SALVINI, 1969, c.s. 11 PIRILLO 2004, pp. 251 – 252
102
Piano in pietra sopra all’altare nella chiesa di San Niccolò
UT 6 Podere Torre San Niccolò Sito edito
Cartografia: CTR: 1:10.000
Coordinate: 1671994, 4822692
Quota: 270
Vegetazione: Bosco e terreno incolto
Grado di affidabilità: 3
Descrizione sito: Zona a sud della Cupola, leggermente in declivio all’incrocio
delle due mulattiere una in direzione nord/ovest e l’altra in direzione nord/est
relativamente alla torre.
Descrizione unità topografica: All’interno del podere si trova la torre di San
Niccolò, a pianta quadrata costituita da pietre di grosse dimensioni, alta circa 12
metri con i lati Ovest/Est che misurano metri 4,00 e i lati Nord/Sud che
misurano metri 3,35. Sul lato Est nella parte alta si possono vedere due feritoie,
mentre nella parte bassa è presente una finestra quadrata, nascosta in parte
dalla casa colonica che vi si appoggia. Sul lato Ovest sono visibili due finestre
una superire a destra e una inferiore centrale, numerose feritoie, buche pontaie
e una porta di accesso centrale munita di scalini. Sul lato nord all’altezza del
I°piano è visibile, solo entrando dalla casa colonica, un arco a sesto acuto h 83
cm, l metri 1,73 e una porta, presumibilmente aperta in un secondo momento,
all’altezza del II°piano sono presenti un arco tamponato, due aggetti in pietra,
una porta con architrave in pietra.
Internamente al piano terreno sul lato nord è aperta una porta, una finestra sul
lato nord, l’ambiente è ricoperto da una volte a botte; al I° piano una feritoia sul
103
lato ovest, una feritoia e una finestra sul lato sud, due feritoie e una finestra
tamponata con architrave e piedritti in pietra sul lato nord e sul lato est una
feritoia, mentre sulla parete ad un altezza di circa un metro e mezzo passa un
cordolo; al II° piano sul lato ovest una porta/finestra ad arco, due feritoie una sul
lato est e l’altra sul lato sud, sempre su questo lato un arco a tutto sesto
tamponato con piccole aperture, una porta tamponata, su tutti e quattro i lati
sono presenti cinque finestre tamponate con mattoni, si può notare che la torre
è stata scapitozzata e successivamente rialzata con mattoni e coperta con un
tetto a quattro spioventi.
Interpretazione: torre
Cronologia: periodo medievale12
Fase: Secoli centrali del Medioevo (XI – inizi XIV)
Torre San Niccolò 2005
12 PIRILLO, 2005, p. 401; MORETTI, 2004, pp. 321 – 322.
104
Torre San Niccolò Anni 60/70 Torre San Niccolò interno I° piano Lato Sud/Est 2005
Particolare interno II° piano lato Nord Particolare interno II° piano Lato Ovest
105
Particolare interno III° piano lato Sud Particolare interno III°piano lato Nord/Est
Particolare “Porta” Lato Ovest II° piano Particolare “Arco” Lato Ovest II° piano
106
UT 7 Casa Pietraia I Sito inedito
Cartografia: CTR: 1:10.000
Coordinate: 1671846, 4823142
Quota: 280
Vegetazione: Strada
Grado di affidabilità: 1
Descrizione sito: Zona a Ovest della Cupola, situata all’altezza del cancello
d’ingresso di casa Pietraia, lungo la strada che porta a San Donnino.
Descrizione unità topografica: Durante i lavori relativi allo scavo per rete
elettrica (25 marzo 2004), è stato rilevato un segmento pietroso trasversale alla
strada di circa 1 metro che poggia su di un pancone tufaceo. Il suddetto
segmento risulta speculare nella conformazione pietrosa sui due lati per una
profondità di circa 50 cm dal pianto stradale e i restanti 20 cm sono di tipologia
tufacea.13
Interpretazione: muro
Cronologia: incerta
Segmento trasversale pietroso – Casa Pietraia
13 Ricerche del Gruppo Archeologico ACHU, 2004
107
UT 8 Pieve Vecchia Sito edito
Cartografia: CTR: 1:10.000
Coordinate: 1671694, 4823079
Quota: 260
Vegetazione: Giardino
Grado di affidabilità: 2
Descrizione sito: Piccolo rilievo posta a Ovest della Cupola, lungo la strada
che porta a San Donnino.
Descrizione unità topografica: Microrilievo posto all’interno di un giardino di
circa 3.000 mq, delimitato da muri a secco. All’interno del giardino sono presenti
piccoli muretti allineati con conci squadrati. A nord/ovest è stato rilevato un
basamento a forma a T rovesciata, un basamento circolare di colonna e
presumibilmente un architrave messo in posizione verticale a decoro. Intorno
agli ulivi vi sono molte pietre accatastate alcune delle quali squadrate.
Interpretazione: chiesa
Cronologia: periodo medievale, “Varnus plebanus et iconomus””Sancte Hierusalem de
loco Sumofonti””quatinus liceat predicto abbati…de Passignano in predicta parrochia tibi a me
designata ecclesiam sive hospitale construere et edificare” 14
Fase: XII secolo
Poggio Pieve Vecchia
14 Diplomatico Passignano dicembre 1192.
109
UT 9 Sito edito
Case “La Porta” al Bagnano – Basamento Cartografia: CTR: 1:10.000
Coordinate: 1672124, 4823854
Quota: 230
Vegetazione: Bosco
Grado di affidabilità: 2
Descrizione sito: Sito posto su un declivio di media pendenza nel Podere
Bagnano, a Nord della Cupola, lungo la strada provinciale 50 alla fine dei
tornanti.
Descrizione unità topografica: Basamento con conci di pietra di grandi
dimensioni, alto circa un metro e lungo circa due, purtroppo la vegetazione che
lo ricopre non permette di vederlo per intero.
Interpretazione: Resti di una fontana15
Cronologia: incerta
Resti della Fonte al Bagnano 2005
15 SALVINI, 1969 p. 63.
110
Resti della Fonte al Bagnano 1970
UT 10 Sito inedito
Bagnano – Affioramento di Pietre Cartografia: CTR: 1:10.000
Coordinate: 1672153, 4823829
Quota: 240
Vegetazione: Bosco
Grado di affidabilità: 1
Descrizione sito: Su un pendio al margine del penultimo tornante, prima di
Casa La Porta, lungo la strada provinciale 50.
Descrizione unità topografica: Blocchi di pietra costituiti da conci squadrati,
alcuni sparsi sul terreno e altri addossati lungo il pendio in modo sconnesso, è
presente una fitta vegetazione boschiva.
Interpretazione: Cronologia:
112
UT 11Sito inedito
Bagnano – Basamento Ambiente Cartografia: CTR: 1:10.000
Coordinate: 1672130, 4823829
Quota: 240
Vegetazione: Bosco
Grado di affidabilità: 2
Descrizione sito: Sito posto su un pendio, sopra la Case La Porta, a Nord
della Cupola, lungo strada provinciale 50, che porta al Bagnano.
Descrizione unità topografica: Ambiente, semidistrutto e invaso da arbusti ed
edera, a pianta quadrilatera, costituito da laterizi e pietre, con pareti alte circa
due metri, sul lato nord è presente un vano di accesso. Il basamento alto circa
cinquanta centimetri è formato da conci in pietra.
Interpretazione: casa
Cronologia: incerta
Ambiente sopra al Bagnano
Basamento struttura
113
UT 12Sito edito
Torre al BorgoCartografia: CTR: 1:10.000
Coordinate: 1673166, 4822499
Quota: 280
Vegetazione: Aia
Grado di affidabilità: 2
Descrizione sito: Borgo di Petrognano, a est della strada provinciale 50 che
porta alla Cupola di San Michele.
Descrizione unità topografica: Torre a pianta quadrata, costituita da conci in
pietra squadrati, inglobata in una casa colonica,. Sul lato sud è presente una
porta di accesso con arco ricavato in mattoni, sopra alla porta si alternano un
arco a sesto acuto tamponato, una finestra rettangolare e un arco tutto sesto
tamponato, vicino al tetto è presente una finestra con arco a tutto sesto, in tutti
è quattro i lati ci sono numerose feritoie e buche pontaie. Sono visibili vari
rifacimenti successivi.
Interpretazione: torre
Cronologia: medievale
Torre al Borgo
114
UT 13Sito inedito
Cartografia: CTR: 1:10.000
Coordinate: 1672362, 4823210
Quota: 290
Vegetazione: Terreno incolto.
Grado di affidabilità: 2
Descrizione sito: Area che presenta un dolce declivio a est della Cupola,
coltivata a vigna, estirpata il 19 ottobre, ora campo incolto .
Descrizione unità topografica: Concentrazione di forma irregolare di laterizi e
pietre, con una superficie di circa 1.000 metri quadrati, il materiale si trova
soprattutto nelle cavità lasciate dai pali delle vigne.
Interpretazione: Cronologia:
Area indagata Concentrazione di laterizi
115
UT 14 Sito edito
TorreCartografia: CTR: 1:10.000
Coordinate: 1672796, 4822394
Quota: 260
Vegetazione: Bosco
Grado di affidabilità: 2
Descrizione sito: Zona di forte declivio posta a sud/est della strada provinciale
50.
Descrizione unità topografica: Torre a pianta quadrate, costituita da conci in
pietra di grandi dimensioni, appoggiata ad essa vi è una casa colonica. Sul lato
sud vi sono tre finestre in successione, nella parte alta si possono vedere tracce
di intonaco, anche questa torre è presumibilmente stata scapitozzata e coperta
con tetto a quattro falde.
L’edificio è delimitato su due lati da un muro costituito da pietre squadrate e
laterizi, con un apertura sul lato sud ad arco a tutto sesto in laterizi, mentre sul
lato sud/est il muro è a scarpa.
Interpretazione: torre
Cronologia: incerta
117
CONCLUSIONI
L’indagine ha interessato principalmente il sito occupato dal castello di
Semifonte mentre la ricerca storica ha preso in considerazione anche il territorio
sul quale il centro medievale probabilmente influiva.
Attraverso la ricerca storica integrata dalla gestione digitale delle informazioni, è
stata evidenziata la presumibile evoluzione degli insediamenti della zona.
Nel periodo etrusco le popolazioni risultano prevalentemente insediate nell’aera
a sud di Semifonte, nell’epoca romana si rileva un decremento insediativo,
mentre nel medioevo, con l’incremento demografico, gli insediamenti occupano
soprattutto l’aerea ad est del sito.
L’analisi dei reperti ceramici rinvenuti nei contesti di Fonte La Docciola e del
Podere San Niccolò, anche se in numero limitato, ha convalidato, come già
affermato da Giuliano De Marinis, la stabilità di stanziamento sul poggio anche
dopo la distruzione del castello nel 1202. Le ceramiche, inquadrabili dal X al
XVI secolo, sono riconducibili in gran parte ai secoli XIV e XV. I manufatti di
possibile derivazione senese o fiorentina, con qualche eccezione per i reperti
provenienti dal Valdarno aretino, sono costituiti da ceramiche di uso comune da
cucina e da dispensa. La popolazione si dedicava presumibilmente alla
coltivazione di ulivi, viti e cereali, sfruttando anche le risorse idriche della zona,
ma erano rilevanti pure le attività artigianali e commerciali. Semifonte,
castello/polo di attrazione territoriale, costruito presso la Via Francigena,
rappresentava un centro importante, incrocio di traffici commerciali, con una
economia in crescita, sostenuto dalle strutture politico/militari imperiali.
La terza fase del lavoro è stata caratterizzata dal raggiungimento della quasi
totalità degli obiettivi preposti.
La ricerca è stata svolta con l’utilizzazione della strumentazione informatica
applicata sia nel lavoro sul campo che nell’attività di laboratorio.
E’ stato possibile effettuare un volo sul sito, avvicinarsi alla strumentazione
tecnica fotografica, realizzare personalmente alcune fotografie aeree, vedere il
paesaggio in una prospettiva, che successivamente è servita per l’analisi delle
foto in laboratorio. Lo studio delle anomalie del territorio è stato approfondito
con fotografie aeree effettuate sullo stesso sito negli anni 2003 e 2004 e con la
visione stereoscopica delle foto aeree del Volo Gai 1954, Volo Aima 1996 e foto
aerea del 1965. Nell’area intorno alla Cupola interessata dall’anomalia, è stata
118
effettuata una ricognizione parziale che ha restituito materiale relativo a
ipotetico deposito archeologico e parte del terreno interessato è stato analizzato
con il magnetometro. L’analisi magnetometrica ha messo in evidenza
l’alternanza di anomalie positive e negative che disegnano evidenti allineamenti
visibili in più punti della griglia, tali anomalie possono essere messe in relazione
alla presenza di strutture sepolte, verosimilmente murature.
Per problemi legati alla batteria dello strumento è stato possibile effettuate
solamente una griglia. L’intenzione è quella di continuare il rilievo sulle aree
adiacenti per confermare o meno la continuità delle tracce leggibili nell’unica
mappa effettuata.
Sul poggio pieve vecchia in cui è stata individuata un’anomalia è stata
realizzata una ricognizione di superficie, muretti allineati e numerose pietre
squadrate indicano probabilmente la presenza di resti di strutture nel
sottosuolo. Nel bosco, nei pressi della località Bagnano, sono stati individuati
affioramenti di pietre squadrate sul terreno e altre addossate lungo il pendio,
che potrebbero indicare una costruzione sottostante.
La ricognizione di superficie, prevista per l’intera area occupata dal castello di
Semifonte, purtroppo è stata possibile soltanto su una zona piuttosto limitata,
ad Est della Cupola di San Michele, a causa delle condizioni sfavorevoli,
terreno franoso una fitta vegetazione che ostacolava il percorso. Per questi
motivi è stata realizzata una ricognizione più estesa relativa agli elevati presenti
sul territorio interessato, iniziando dai presunti resti della città indicati da Enzo
Salvini. Le unità topografiche sono state fotografate e descritte in modo
dettagliato, le foto degli elevati editi sono state messe a confronto con le
fotografie attuali, per documentarne lo stato di visibilità.
Alcuni presunti resti di mura nel bosco a nord della Cupola, attestati negli anni
passati dal alcuni abitanti della zona, non sono stati localizzati durante la
ricognizione, probabilmente non sono più visibili a causa della instabilità del
terreno.
Le metodologie applicate, nell’ambito dello studio dell’archeologia del
paesaggio durante l’indagine di una parte limitata del territorio si sono rilevate
adeguate per una possibile futura ricerca ampliata a tutta l’area interessata.
Nell’ambito di un futuro sviluppo della ricerca archeologica nel territorio di
Semifonte sarebbe opportuno poter approfondire, l’indagine sul campo, con le
nuove metodologie diagnostiche, per stabilire l’eventuale potenziale
119
archeologico dell’aera, soprattutto in relazione ai periodi carenti di
testimonianze archeologiche come la tarda antichità e l’alto medioevo.
Un esame approfondito con idonea strumentazione geo/archeologica sul sito
del castello di Semifonte costituirebbe finalmente un confronto attendibile con le
fonti scritte. L’indagine estesa all’area dei castelli vicini a Semifonte risulterebbe
vantaggiosa per una visione complessiva della maglia insediativa di questa
parte della Valdelsa fiorentina, per comprendere l’importanza vera o falsa del
castello di cui Firenze aveva tanta paura.
Il mio lavoro costituisce un nuovo presumibile punto di partenza, le informazioni
disperse e ora raccolte e le nuove metodologie applicate rappresentano un
punto di inizio, tutto questo è stato raccolto e utilizzato per impostare la ricerca,
su questa base si può sviluppare qualcosa di nuovo.
Gli sviluppi dell’indagine potrebbero ripartire con una ricognizione sistematica
su tutta la zona, sperando in una maggiore leggibilità del terreno, affiancando
l’uso del magnetometro e di altre strumentazioni, come LIDAR1 e con la
realizzazione di una serie di voli su tutta l’area.
Per la realizzazione di questa ricerca sono stati consultati il Gruppo Archeologico ACHU, in particolare Bruno Rinaldi, David Baroncelli e Giacomo Cencetti, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Barberino Val d’Elsa, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Certaldo, la dott.ssa Anna Rastrelli della Soprintendenza Archeologica della Toscana, il prof. Paolo Pirillo, l’Ufficio Cartografico della Provincia di Firenze.
1 CAMPANA , 2005
Indice tavole dei disegni
N. 1: Ciotola con cavetto emisferico, orlo ingrossato e labbro assottigliato (diametro 14 cm), decorato con foglie stilizzate a spirale o serpentina. Cronologia inquadrabile nel XIV – XV secolo d.C. Maiolica arcaica.
N. 2: Piatto con tesa leggermente confluente, orlo arrotondato (diametro 24 cm). Cronologia inquadrabile nel XV secolo d.C.
N 3: Ciotolone con bordo a nastro convesso, distinto dalla parete ed orlo arrotondato (diametro 21 cm). Maiolica arcaica. Cronologicamente inquadrabile nel XIV secolo d.C.
N. 4: Ciotola con bordo a nastro convesso, distinto dalla parete ed orlo arrotondato, decorata con segni ad S maiuscola che si susseguono strettamente collegati che danno origine ad una specie di catena che riempiono fasce delimitate da filettature brune. (diametro 12 cm). Cronologicamente inquadrabile nel XIV secolo d.C.
N. 5: Bugia a fondo concavo, parete leggermente curva, orlo piatto (diametro 15 cm). Cronologia inquadrabile nel XIII secolo.
N. 6: Catino con orlo breve, ingrossato e superiormente piatto (diametro 28 cm). Cronologia inquadrabile tra il XIII e il XIV secolo d.C.
N. 7: Catino con parete poco estroflesso e orlo arrotondato, decorato sulla parete esterna da una serie di onde incise, mentre internamente è ingobbiato (diametro28 cm). Cronologia inquadrabile nel XIV secolo.
N. 8: Catino con bordo ingrossato a nastro convesso con sagomatura all’esterno e inclinazione più o meno accentuata verso l’interno, orlo arrotondato, corpo emisferico (diametro 21 cm). Cronologicamente inquadrabile tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo d.C.
N. 9: Ciotolone con bordo a nastro convesso, distinto dalla parete ed orlo arrotondato (diametro 24 cm). Cronologia inquadrabile nel XIV secolo.
N. 10: Orciolo con bordo ingrossato a sezione quadrangolare, con sagomatura all’esterno, orlo piatto, corpo emisferico (diametro 28 cm). Cronologia inquadrabile tra il XV e il XVI secolo d.C.
N. 11: Cassetta con orlo piatto e lievemente ingrossato, parete svasata all’esterno (diametro 15 cm). Cronologia inquadrabile tra il XIII e il XIV secolo d.C.
N. 12: Olla con pareti sottili, bordo ingrossato e orlo piatto (diametro 14 cm). Cronologicamente inquadrabile tra il XIII e il XIV d.C. secolo.
N. 13: Ciotola con bordo esterno sagomato a listelli ed orlo piatto (diametro 18 cm). Cronologicamente inquadrabile nel XV secolo.
N. 14: Fondo presumibilmente di boccale, con svasatura alla base (dimetro 10 cm) ( forse scarto di fornace).
N. 15: Fondo di orciolo, presumibilmente per contenere il grano, sul fondo vi sono delle linee incise (diametro 26 cm). Cronologia inquadrabile nel XV secolo d.C..N. 16: Catino emisferico con orlo estroflesso e arrotondato superiormente (diametro 28 cm). Cronologia inquadrabile tra il XIV e il XV secolo d.C..
N. 17: Tubo fittile (diametro 12 cm).
N. 18: Testo con pareti basse ed estroflesse e orlo piatto (diametro 28 cm). Cronologia inquadrabile tra il X e XI secolo.
N. 19: Catino con bordo ingrossato a nastro convesso, con sagomatura all’esterno e inclinazione più o meno accentuata verso l’interno, orlo arrotondato, corpo emisferico (diametro 22 cm). Cronologicamente inquadrabile nel XV secolo.
N. 20: Fondo apodo, con pareti estroflesse e sottili. Cronologicamente inquadrabile tra il XII e il XIII secolo.
N. 21: Brocca con ansa complanare all’orlo (diametro 12 cm). Cronologia inquadrabile nel XIII secolo d.C.
N. 22: Brocca con ansa a nastro di non modesto spessore, leggermente rialzata rispetto all’orlo (diametro 11 cm). Cronologicamente inquadrabile tra il XII e il XIII secolo.
N. 23: Olla da conserva con orlo estroflesso, ingrossato e bordo superiore piatto e indistinto. (diametro 19 cm). Cronologia inquadrabile nel XIV secolo.
N. 24: Fondo indistinto con pareti estroflesse e di moderato spessore.
N. 25:. Tegame con orlo arrotondato e scanalato internamente, forse per alloggio del coperchio (diametro 18 cm).
N. 26: Olla con bordo estroflesso e orlo arrotondato (diametro 14 cm). Cronologicamente inquadrabile tra il XIV e il XV secolo d.C.
N. 27: Catino con bordo ingrossato a nastro convesso, con sagomatura all’esterno e inclinazione più o meno accentuata verso l’interno, orlo arrotondato, corpo emisferico. (diametro 32 cm).Cronologicamente inquadrabile tra il XIV e il XV secolo d.C.
N. 28: Brocca con pareti estroflesse e attacco di ansa (diametro 9 cm). Cronologia inquadrabile tra il XIV e il XV secolo.
N. 29: Tegame con orlo ingrossato e rotondo (diametro 26 cm). Cronologia inquadrabile tra il XII e il XIII secolo d.C.
N. 30: Ansa a nastro
N. 31: Ansa a nastro
N. 32: Testo con tesa confluente, superiormente piatta, fondo apodo (diametro 27 cm). Cronologia inquadrabile tra il XIII e il XIV secolo.
N. 33: Catino con bordo ad arpione e orlo rotondo e corpo emisferico. (diametro 21 cm). Cronologicamente inquadrabile nel XVI secolo.
N. 34: Catino con bordo ingrossato a nastro convesso, con sagomatura all’esterno e inclinazione più o meno accentuata verso l’interno, orlo arrotondato, corpo emisferico (diametro 22 cm) Cronologicamente inquadrabile nel XV secolo.
N. 35: Catino con bordo ingrossato a nastro convesso, con sagomatura all’esterno e inclinazione più o meno accentuata verso l’interno, orlo arrotondato, corpo emisferico (19 cm). Cronologicamente inquadrabile nel XV secolo.
N. 36: Catino con bordo ingrossato a nastro convesso con sagomatura all’esterno e inclinazione più o meno accentuata verso l’interno, orlo arrotondato, corpo emisferico (diametro 32 cm). Cronologia inquadrabile nel XV secolo d.C.
N. 37: Catino con versatoio, bordo ingrossato a nastro convesso, orlo arrotondato, corpo emisferico.
N. 38: Catino/coperchio con orlo a tesa, estroflesso (diametro 28 cm). Cronologicamente inquadrabile nel XIV secolo d.C.
N. 39: Olla con breve orlo indistinto ed estroflesso (diametro 24 cm). Cronologicamente inquadrabile nel XIV secolo d.C.
N. 40: Olla con alto orlo estroflesso ed indistinto (diametro 24 cm). Cronologicamente inquadrabile tra il XII e il XIII secolo.
N. 41: Olla con breve orlo indistinto ed estroflesso corpo globulare (diametro 19 cm). Cronologicamente inquadrabile nel XIV secolo.
N. 42: Olla con breve orlo ingrossato e confluente ( diametro 26 cm). Cronologicamente inquadrabile tra il X e XI secolo.
N. 43: Catino con orlo a uncino (diametro 20 cm). Cronologia inquadrabile tra il XIV e il XV secolo d.C.
N. 44: Olla od orciolo con orlo estroflesso, ingrossato e arrotondato, presumibilmente con corpo globulare ( diametro 14 cm). Cronologicamente inquadrabile nel XV secolo.
N. 45: Coperchio troncoconico, con orlo estroflesso e ingrossato e pareti di fine spessore.
N. 46: Frammento di fondo, probabilmente di olla, con fondo piano e piede appena accennato. Cronologicamente inquadrabile tra il XIV e il XV secolo d.C.
N. 47: Fondo con pareti quasi verticali. Cronologicamente inquadrabile nel XV secolo.
N. 48: Ansa a nastro.
N. 49: Ansa a bastoncello.
N. 50: Ansa a nastro
N. 51: Ansa a nastro
N. 52: Ansa a bastoncello con incisioni a forma di quadratino, presumibilmente di mezzina. Cronologia inquadrabile tra il XIV e il XV secolo.
N. 53: Casseruola con orlo ingrossato introflesso e superiormente piatto decorato da una linea sinusoidale incisa, delle linee sinusoidali si intravedono anche sulla superficie esterna delle pareti poco al di sotto del bordo. Cronologicamente inquadrabile nel XIII secolo d.C.
N. 54: Fondo apodo, forse colino, con fori passanti realizzati a crudo. Cronologia inquadrabile tra il XII e il XIII secolo.
Argilla grezza
Impasto 1: Argilla grossolana di colore beige/verde, con vacuoli di forma piatta e allungata e altri di forma rotondeggiante di grandi dimensioni, con molti inclusi di grandi e medie dimensioni di colore bianco, nero e grigio. Munsell 10 YR 4/4
Impasto 2: Argilla grossolana di colore arancio/bruno, con vacuoli di piccole dimensioni, con molti inclusi bianchi di piccole dimensioni e quarzi di grandi dimensioni. Munsell 5 YR 5/6
Impasto 3: Argilla grossolana di colore bruno, con vacuoli di piccole e medie dimensioni, con molti inclusi di grandi dimensioni di colore beige e quarzi. Munsell 10 YR 2/2
Impasto 4: Argilla grossolana di colore bruno, con vacuoli di piccole dimensioni, con molti inclusi di medie e piccola dimensione di colore bianco e grigio. Munsell 10 YR 2/2
Impasto 5: Argilla grossolana di colore bruno, con vacuoli di piccole dimensioni e molti inclusi di medie e grandi dimensioni di quarzo e grigi. Munsell 10 YR 2/2
Argilla semidepurata
Impasto 6: Argilla semidepurata di colore arancio rosato con vacuoli di piccole dimensioni con inclusi di media e piccola grandezza di colore bianco, nero, grigio e arancio. Munsell 25 YR 4/8
Impasto 7: Argilla selezionata di colore arancio scuro con piccoli vacuoli e alcuni inclusi di medie dimensioni di colore bianco e grigio. Munsell 25 YR 4/8
Argilla depurata
Impasto 8: Argilla di colore arancio senza vacuoli e senza inclusi. Munsell 5 YR 5/6
Impasto 9: Argilla depurata di colore arancio/rosato, con pochi inclusi di colore bianco. Munsell 25 Y 7/6
120
FONTI MANOSCRITTE
1192 Dicembre, Badia a Passignano, S. Michele, (Badia Vallombrosana), tipo carta, promessa di non molestare, privato, Atto nel Castello di Semifonte, Autore: Orlandino, Ildebrando e Uguccione, consoli di Semifonte, Notaio: Berlengario, rogante.
1192 Dicembre, Badia di Passignano, S.Michele (badia vallombrosana), tipo di carta: atto di vendita, privato, Nome: Gianni del fu Bandito, Compagno, suo figlio, Notaio: Berlingario, rogante, Atto: nella casa di Baldanza da Petrognano, nel castello di Semifonte, borgo di Cascianese.
1196 Febbraio Badia a Passignano,…., Tipo carta: vendita, privato, nome: Alamanno di Isacco, notaio: Migliore, rogante, Actum: nel Mercatale di Semifonte.
1196 Marzo Badia a Passignano, San Michele (badia vallombrosana), Tipo di carta: atto di vendita, privato, nome: Sibuono del fu Ruspalo, atto: Semifonte, toponimi: Semifonte in Cascianese
CRONACHE
RICORDANO MALESPINI, Storia fiorentina di Ricordano Malespini col seguito di Giacotto Malespini dall’edificazione sino all’anno 1286, a cura di V. Follini, Firenze, 1816.
MARCHIONNE DI COPPO STEFANI, Cronica fiorentina, Firenze, 1766.
PAOLINO PIERI , Cronica delle cose d'Italia dell'anno 1080 fino all'anno 1305, Roma, 1755.
PITTI BUONACCORSO, Cronica, Firenze, 1720.
SANZANOME IUDICIS,Gesta florentinarum ab anno 1125 ad annum 1231”in Cronache dei secoli XIII e XIV - Firenze: Tipi di M. Cellini e C., 1876.
DONATO VELLUTI, Cronica di Firenze di Dall’anno M.CCC in circa fino al MCCCIXX,Firenze, 1731, pp.
GIOVANNI VILLANI, Cronica, Tomo I, Firenze 1823.
PACE DA CERTALDO (PSEUDO), Storia della guerra di Semifonte scritta da Mess. Pace da Certaldo e cronichetta di Neri degli Strinati, Firenze,1753.
SANTINI P., Documenti dell’Antica Costituzione del Comune di Firenze. (Collana “Documenti di Storia Italiana” pubblicata a cura della R. Deputazione degli Studi di Storia Patria). Vol. I Firenze, G.P. Viesseux, 1895, pp. 30 – 31; 48 – 51; 56 – 59; 61 – 62; 65; 73 – 82.
Miscellanea Diplomatica pp. 369 – 372.
121
BIBLIOGRAFIA
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ACOMANNI, 1990 ACOMANNI B., I resti di Semifonte ed i loro segreti, in Terra di Semifonte: capolavori, tradizioni e innovazione nel territorio di Barberino Val d'Elsa,a cura di Alessandro Vezzosi, Editoriale Tosca, Firenze, 1990, pp. 24 – 25.
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