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Cooperativa Domus Laetitiae
La comunicazione nell’autismo
dott. Bert Pichal, ortopedagogista, consulente in autismo b.pichal@domuslaetitiae.com
dott.ssa Michela Braga, psicologa, psicomotricista m.braga@domuslaetitiae.com
dott.ssa Chiara Sangiorgi, logopedista c.sangiorgi@domuslaetitiae.com
CTS Biella, 20 aprile 2018
Difficoltà a riconoscere il «POTERE» DELLA COMUNICAZIONE, il fine ultimo della comunicazione.
Problemi di COMUNICAZIONE ESPRESSIVA E RICETTIVA
Non compensano l’assenza di linguaggio con altre modalità comunicative
(GESTI O MIMICA)
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OBIETTIVI COMUNICATIVI
• Comprendere i messaggi altrui (istruzioni, comprensione del messaggio al di là del contenuto letterale)
• Utilizzare le differenti funzioni comunicative che il linguaggio deve veicolare
• Padroneggiare la comunicazione non verbale (uso dei gesti, tono di voce, intonazione, prossemica, ecc.)
• Comprendere aspetti legati alla pragmatica della comunicazione (quando e come iniziare e finire una conversazione, quando è il proprio turno, quando fare una pausa, come adattarsi alle circostanze, non ripetere più volte la stessa informazione, variare gli argomenti, tenere conto delle informazioni acquisite dagli altri in corso di conversazione, ecc.)
• Comunicare in situazioni di emergenza
Cottini L., Vivanti G. (2016, a cura di), Autismo come e cosa fare con bambini e ragazzi a scuola. Giunti, Firenze.
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PROBLEMI NELLA COMPRENSIONE
Comunicazione verbale
Mancata comprensione del
linguaggio
Interpretazione letterale del linguaggio
Comunicazione non verbale
Mancata comprensione della gestualità
Strategie per sostenere la comunicazione ricettiva
Indicazioni su come semplificare l'input del linguaggio a livelli linguisti emergenti (in:Autismo e disturbi generalizzati dello sviluppo Vol.II – Strategie e tecniche d’intervento)
1. Adatta la complessità del linguaggio in modo che corrisponda al livello dell'individuo:
a. attraverso la struttura linguistica (come parli);
b. attraverso il contenuto del linguaggio (di cosa parli).
2. Evita di parlare eccessivamente; usa frasi articolate chiaramente.
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3. Cerca di attirare l'attenzione dell'individuo prima di parlare:
a. chiamalo per nome;
b. usa la guida fisica se necessario.
4. Parla di argomenti rilevanti - quello che egli:
a. sta facendo o a cui sta prestando attenzione;
b. sta per fare;
c. ha già fatto;
d. conosce bene.
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5. Usa la ripetizione, ridondante, e le parafrasi. 6. Usa gli "aumenti" e le "suddivisioni" per aiutare l'individuo ad
apprendere la struttura del linguaggio
a. aumento: "Metti. Scarpa. Metti la scarpa";
b. suddivisione: "Prendi il tuo cucchiaio e mangia i cereali. Prendi il cucchiaio, cucchiaio (puntando il dito), prendi i cereali, mangia cereali".
7. Se possibile, collega le frasi a oggetti, azioni ed eventi
nell'ambiente attraverso l'uso di gesti, il toccare e la dimostrazione di azioni.
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8. Se possibile, collega l'ecolalia ad aspetti dell’ ambiente, attraverso la semplificazione delle frasi ecolaliche e la dimostrazione di azioni.
9. Segmenta le frasi chiaramente usando l'accentazione,
l'intonazione e le pause. 10. Se un individuo fa qualcosa di negativo, "morsicati il labbro".
Mostra il tuo disappunto attraverso l’uso di una voce più bassa e seria e attraverso l'espressione del viso. Non creare uno show di volume e intonazione esagerati e di una collera esagerata.
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11. Se necessario, usa i gesti per sostenere il linguaggio.
12. Fa sapere all'individuo che sei disposto ad ascoltare prestando attenzione ai suoi tentativi comunicativi.
13. Se un individuo non può comunicare con il linguaggio o il linguaggio dei segni, incoraggialo a"farti vedere" e aggiungi le parole.
14. Se le richieste non possono essere soddisfatte, rispondi in modo semplice e coerente (es., "Niente succo adesso").
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15. Usa il linguaggio per aiutare l'individuo ad anticipare eventi futuri, soprattutto cambiamenti inaspettati nelle routine.
16. Usa il linguaggio per riconsiderare gli eventi completati, discutendo, per esempio, di un viaggio fatto
di persone che si sono visitate e così via.
Nota: Queste indicazioni si applicano al linguaggio parlato, al linguaggio dei segni e/o alla comunicazione totale.
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Problemi nella produzione
Comunicazione verbale
Difficoltà nella pragmatica della comunicazione
Peculiarità nel linguaggio
Difficoltà nell’organizzazione
dei suoni ( disprassia, DSL)
Comunicazione non verbale
Mancato uso della gestualità
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PECULIARITA’ DEL LINGUAGGIO
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ECOLALIA (immediata o differita)
STEREOTIPIE VERBALI (produzioni verbali non comunicative)
PROSODIA BIZZARRA, INADEGUATA, TIMBRO VOCALE ALTERATO
INVERSIONE PRONOMINALE (vuoi)
INIZIATIVA COMUNICATIVA SCARSA
DEFICIT SEMANTICO-PRAGMATICO
Le quattro dimensioni della comunicazione
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Watson L.R., Lord C., Schaffer B. e Schopler E. (1989, 1998 trad. it.), La comunicazione spontanea nell’autismo. Edizioni Erickson, Trento
• Il vocabolario
• La forma
• La funzione
• Il contesto
FORME DELLA COMUNICAZIONE Watson L.R., Lord C., Schaffer B. e Schopler E. (1988, 1998 trad. it.), La comunicazione spontanea nell’autismo. Edizioni Erickson,
Trento
• Comunicazione motoria e corporea: manipolazione diretta di una persona o di un oggetto per comunicare. Esempi: il bambino spinge la mano della maestra sul coperchio della scatola perché la apra, porge il bicchiere alla mamma per avere dell’acqua, ecc.
• Gesti: movimenti del corpo convenzionali o mimati. Esempi: annuire, indicare, , fare ciao con la mano, mimare l’azione di mangiare, ecc.
• Vocalizzi: usare suoni non convenzionali per comunicare. Esempi: «Uh uh uh» per indirizzare l’attenzione della mamma verso la bottiglia, ecc.
• Con oggetti. Esempi: chiave dell’auto per uscire, rotolo di carta igienica per andare in bagno, ecc.
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FORME DELLA COMUNICAZIONE Watson L.R., Lord C., Schaffer B. e Schopler E. (1988, 1998 trad. it.), La comunicazione spontanea nell’autismo. Edizioni Erickson,
Trento
• Figurale: foto / disegni / immagini / carte con parole scritte. Esempi: foto o pittogrammi di giochi, luoghi, persone, cibi, ecc.
• Comunicazione scritta: parole e frasi scritte a mano o battute a computer
• Segni: comunicare con gesti convenzionali presi dal linguaggio dei segni. Esempi: pugno che cade avanti dal polso per dire sì.
• Comunicazione verbale: parole e frasi convenzionali. Esempi: «acqua», «bimbo», «Guarda il camion», ecc.
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NON si può puntare sull’uso ESCLUSIVO della VERBALITA’
Neppure con i soggetti che l’hanno raggiunta
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CAPACITA’ VISIVA
PUNTO DI FORZA: Messaggi concreti,
permanenti, percepiti come «pezzo intero»
LINGUAGGIO VERBALE
Messaggi «transitori» Richiedono elaborazione
«sequenziale»
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Sistemi di CAA
Con supporti aggiuntivi
No tech
Low tech
High tech
Senza supporti aggiuntivi
Lingua dei segni
LINGUAGGIO DEI SEGNI
• Studi recenti sostengono che il linguaggio dei segni può portare ad un incremento delle produzioni verbali.
• E’ necessario effettuare una attenta valutazione in base
1. all’audience della persona
2. Alle difficoltà di programmazione motoria
3. Presenza di stereotipie con le mani,
deficit di imitazione,
scarsa tolleranza ai prompt
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Sistemi di caa «LOW TECH»
VOCAS
VANTAGGI:
• Favoriscono l’iniziativa comunicativa
• Favoriscono la presa del turno
• Il bambino diventa parte attiva dell’ambiente
• Richiamano direttamente l’attenzione dell’altro e garantiscono un effetto a distanza
• Cambiamento di immagine 21
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Sono registratori digitali nei quali è possibile registrare rapidamente uno o più messaggi.
Possono essere: mono-messaggio, a più messaggi, in sequenza
Sistemi di comunicazione «HIGH TECH»
VANTAGGI: 1. Il fatto che l’uscita in voce combina la richiesta di attenzione con l’atto
comunicativo stesso 2. La disponibilità di un’uscita in voce di alta qualità che può costruire un facile e comprensibile «ponte sociale» verso partner comunicativi familiari
e non familiari (Trottier, Kamp e Mirensa, 2011) 3. La possibilità di programmare interi messaggi, incrementando così
l’efficienza comunicativa e riducendo potenziali cadute della comunicazione
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Un certo numero di studi ha dimostrato che gli SGD e le altre tecnologie con uscita in voce possono essere usati efficacemente per insegnare a persone con
disturbo dello spettro autistico abilità comunicative (Schlosser, 2003d; Schlosser, Sigafoos e Koul, 2009)
TABLET
Dispositivo multifunzionale che offre l’accesso ad un’ampia gamma di attività, per es.
• CAA
• Strumenti educativi e per l’apprendimento
• Intrattenimento
Smartphone e tablet hanno una sempre maggior diffusione presso la popolazione (raggiungono fasce d’età sempre più estreme)
Hanno iniziato ad essere utilizzati come tecnologia assistiva nelle situazioni di disabilità.
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Innalzamento del livello di motivazione
Aumento del coinvolgimento della persona nelle attività proposte (concentrazione)
Portabilità
Desiderabilità sociale
Realizzazione immediata e altamente personalizzata dei supporti
Maggiore isolamento
Ossessività
Aumento di comportamenti peculiari
Scarsa esportabilità
APP PER LA CREAZIONE DI SEQUENZE FOTOGRAFICHE App che consentono di creare una sequenza di pagine con i seguenti contenuti:
Foto e/o video
Stringhe di testo
Registrazioni vocali
Altri elementi (adesivi, scrittura/disegno a mano, ecc)
ALCUNI ESEMPI:
• Little Story Creator (solo IOS)
• Storie speciali (IOS e Android)
• Book creator (IOS e Android)
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UTILIZZI
In quanti modi possono essere usate?
1. Racconto di un’esperienza
2. Racconto di sé e delle proprie emozioni
3. Creazione di supporti per l’apprendimento/presentazioni didattiche
4. Libri ‘parlanti’
5. Storie sociali
6. Task-analysis
7. Agende
8. …
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TRADUTTORI IN SIMBOLI
Programmi che consentono di tradurre una stringa di testo con i pittogrammi.
• Araword (Simboli Arasaac)
• Symwriter (Simboli Widgit)
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POSSIBILI UTILIZZI:
• Creazione di libri in simboli
• Creazione di tabelle comunicative cartacee
• Creazione di schede didattiche e materiale per lo studio
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MAPPE CONCETTUALI
App per la creazione di mappe concettuali, utili a fissare e organizzare visivamente i concetti e le relazioni tra loro.
• Popplet (IOS e online)
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La comunicazione funzionale
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• Insegnare la comunicazione richiede di insegnare non solo una o più forme della comunicazione, ma anche la gamma di messaggi o funzioni pragmatiche che è possibile comunicare.
obiettivi comunicativi
dell’emittente
FUNZIONI PRAGMATICHE DELLA COMUNICAZIONE
Watson L.R., Lord C., Schaffer B. e Schopler E. (1988, 1998 trad.it.), La comunicazione spontanea nell’autismo. Ed. Erickson, Trento
• CHIEDERE QUALCOSA
• ATTIRARE L’ATTENZIONE
• RIFIUTARE
• COMMENTARE (FARE OSSERVAZIONI)
• DARE INFORMAZIONI
• CHIEDERE INFORMAZIONI
• COMUNICARE ED ESPRIMERE SENTIMENTI
• ROUTINE SOCIALI
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RICHIEDERE
Il bambino comunica il desiderio che qualcuno gli dia un oggetto, che compia un’azione per lui, o gli dia il permesso di prendere un oggetto o fare qualcosa. L’aspettativa è che questo accada immediatamente.
• Esempi: tira l’adulto verso un oggetto, indica un oggetto, dice il nome di un oggetto, «Dammi/Voglio la macchinina», «Fammi il solletico», «Aiuto», «Andiamo a giocare», ecc.
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RICHIEDERE L’ATTENZIONE
Il bambino esprime il desiderio di avere l’attenzione di un’altra persona, quando ancora non l’ha ottenuta
• Esempi: vocalizza ripetutamente e ad alta voce, batte sulla spalla dell’adulto, «mamma», suona un campanello, ecc.
RIFIUTARE Il bambino rifiuta un oggetto offerto, rifiuta l’azione di un’altra persona o rifiuta di obbedire ad una richiesta.
• Esempi: Spinge via il bicchiere, gira la testa, scuote la testa, «no», «Basta», ecc.
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COMMENTARE
Il bambino indica le proprie caratteristiche o quelle di altre persone, di oggetti o dell’ambiente circostante.
• Esempi: Alzare un oggetto per mostrarlo a qualcuno, «Questo è il mio cappello», «Finito» mentre l’insegnante sta guardando il compito, «Oggi nevica» guardando fuori dalla finestra
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DARE INFORMAZIONI
Il bambino dice ad un’altra persona qualcosa che essa ancora non conosce. Questo può consistere nel raccontare un’attività propria o di un altro, che è accaduta in passato o che ci si aspetta che accada in futuro. Può anche comportare il rispondere a domande per fornire a chi le pone risposte che ancora non conosce.
• Esempi: «Ho un cane, si chiama Chicco», «Ieri sono andato a mangiare la pizza», l’insegnante chiede: «Dove hai messo il tuo diario?» e il bambino indica il luogo dove lo ha sistemato, ecc.
CHIEDERE INFORMAZIONI Il bambino esprime il desiderio che qualcuno gli dia le informazioni di cui ha bisogno o che vuole.
• Esempi: «Dov’è il didò?», «Quando casa?», ecc.
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