della chiesa nuova economia a misura di uomo “q · speranza 3.0’ che offrirà la possibili-tà...
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Una speranza oltre la
crisi. Dal 2 marzo è
stato rilanciato dalla Conferenza
Episcopale Italiana il ‘Prestito della
Speranza 3.0’ che offrirà la possibili-
tà a famiglie e microimprese in diffi-
coltà economica di accedere a presti-
ti bancari a tassi agevolati. Il presi-
dente della Cei, Angelo Bagnasco,
ha presentato l’iniziativa di micro-
credito che consentirà l’erogazione
di 100 milioni di finanziamenti gra-
zie a un fondo di garanzia della Cei
di 25 milioni provenienti
dall’8x1000 e che sarà gestito da
Banca Prossima, la banca del gruppo
Intesa San Paolo riservata al no pro-
fit laico e religioso. La presentazione
è avvenuta nella Sala Marconi della
Radio Vaticana; alla presenza del
Card. Bagnasco, Presidente della
Cei, di monsignor
Luigi Bressan, Pre-
sidente della Caritas
italiana, Marco Morganti, Ammini-
stratore delegato di Banca Prossima,
Carlo Messina, Ceo di Intesa San
Paolo e del Direttore di Avvenire,
Marco Tarquinio. Il Presidente della
Cei ha ripercorso le tappe che hanno
segnato la storia del Prestito della
Speranza, nato come progetto di
microcredito sociale nel 2009 allo
scopo di “costruire un ponte per le
famiglie in difficoltà, che permettes-
se loro di superare la crisi”. E che in
quattro anni ha permesso di erogare
26 milioni di euro attraverso 4.500
micro finanziamenti, dei quali il
47,5% concessi da Intesa Sanpaolo e
destinati esclusivamente ai nuclei
familiari in difficoltà. Un lavoro
capillare svolto dalle Caritas dioce-
sane che hanno rappresentato il pri-
mo canale di accesso e di ascolto
nell’individuazione dei destinatari ai
prestiti. Campania, Puglia e Lom-
bardia, le regioni che hanno usufrui-
to maggiormente del prestito, stando
ai dati emersi durante la presentazio-
ne. La nuova fase del progetto di
microcredito ha esteso il finanzia-
mento anche alle microimprese o per
la formazione di nuove iniziative
imprenditoriali. Il tutto grazie alla
collaborazione con Intesa San Paolo,
che attraverso Banca Prossima, ha
garantito “più credito a tassi molto
contenuti a famiglie e persone in
temporanea difficoltà”, quadrupli-
cando il fondo di garanzia della Cei,
che ha toccato la soglia dei 100
milioni. Due le modalità di credito in
questa nuova fase. Il ‘Credito socia-
le’, riservato alle famiglie disagiate,
con la possibilità di usufruire fino ad
un importo massimo di 7.500 euro
erogati in 6 rate bimensili di 1.250
euro ciascuna come forma di soste-
gno al reddito. Ed il “Credito fare
impresa”, destinato a microimprese
a bassa capitalizzazione o di nuova
A PAGINA 3
SALUTE eDISUGUAGLIANZE
SOCIALI
Catania - anno XXXI - n. 9 - 8 Marzo 2015 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it
settimanale regionale di attualità
(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003
“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”
IL COMITATO“LIVATINO”ALL'ISTITUTO“KAROL WOJTYLA
a pagina 12(segue a pagina 2)
F.C
La solidarietàSOCCORREnelle difficoltà
“Quando il denaro
diventa un idolo,
comanda le scelte
dell’uomo.
E allora rovina
l’uomo e lo condanna”. Sono queste
le parole di denuncia del capitalismo
che Papa Francesco ha ripetuto con
fermezza nell’aula Paolo VI dinanzi
a sette mila soci della Confederazio-
ne Cooperative Italiane, fondate e
promosse da sacerdoti e parroci già
nel XIX secolo, come cooperative
agricole e di credito.
Secondo Papa Bergoglio, infatti, “il
denaro a servizio della vita può esse-
re gestito nel modo giusto dalla coo-
perativa, se, però è una cooperativa
autentica, vera, dove non comanda il
capitale sugli uomini, ma gli uomini
sul capitale”. La raccomandazione:
“Pagate giusti salari ai lavoratori , è
risuonata come un monito alla giusti-
zia e al diritto, specie nel difficile
momento di crisi economica.
Per realizzare una “qualità nuova di
economia”, è necessario, “far cresce-
re le persone in tutte le loro poten-
zialità” e mettere in interazione l’e-
conomia con la giustizia sociale, con
la dignità e il valore delle persone”.
Il circuito fatale dell’egoismo ha
introdotto un falso liberismo che si è
limitato all’assistenzialismo passivo
e ad “elargire le briciole della ric-
chezza accumulata” senza produrre
sviluppo e nuovo lavoro.
Rileggendo anche i fatti di recente
attualità, l’appello del Pontefice è
stato fermo e deciso nel “contrastare
e combattere le false cooperative,
quelle che prostituiscono il proprio
nome di cooperativa, cioè di una
realtà assai buona, per ingannare la
gente con scopi di lucro contrari a
quelli della vera e autentica coope-
razione. Assumere una facciata ono-
rata e perseguire invece finalità dis-
onorevoli e immorali, spesso rivolte
allo sfruttamento del lavoro, oppure
alle manipolazioni del mercato, e
persino a scandalosi
traffici di corruzione,
è una vergognosa e
gravissima menzogna
che non si può assolu-
tamente accettare”.
Il Papa ha inoltre sug-
gerito di attivare una
maggiore collabora-
zione tra le cooperati-
ve bancarie e le impre-
se, al fine di assicurare
il pagamento di “più
giusti salari” e di ope-
rare per “far vivere
con dignità le fami-
glie”.
Come ha già scritto
papa Ratzinger, nel-
l’enciclica “Caritas in
veritate”: “Il mondo
ha bisogno di un’eco-
nomia del dono” e le
cooperative costitui-
scono il motore che solleva e svilup-
pa la parte più debole delle comuni-
tà locali e della società civile. La
(segue a pag. 2)
Giuseppe Adernò
Nuova economia
a misura di uomo
DEDICAZIONEDELLA CHIESASs. ZACCARIAED ELISABETTA
a pagina 7
Per una CULTURADELL’UNITÀDI GIUSEPPEZANCHÌ
a pagina 11
Foto L’Osservatore Romano (www.photo.va) / SIR
La Cei rilancia il ‘Prestito della Speranza’: presso la Caritas diocesana le modalità di fruizione
Papa Francesco incontra i membri della Confederazione cooperative italiane
Prospettive - 8 marzo 20152
PRIMO PIANOPastorale della Famiglia.
per la famiglia di oggi? _____3
Una riflessione
di incoraggiamento: Il prete
questo sconosciuto ________5
INFORMADIOCESINotizie in breve___________6
Nota dell’IDSC ___________6
Ufficio per l’Animazione
Missionaria ______________6
DIOCESIPresentato il libro
del Card. Bertone _________8
In ricordo di Padre
Pierluigi Castorina_________9
Indietro nel tempointervistando
Francesco d’Aquino,
principe di Caramanico ____11
Al teatro Verga di Catania
“L’importanza di
chiamarsi Ernesto” _______12
sommario al n. 5
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(Federazione Italiana Settimanali Cattolici)
Questo numero è stato chiuso
alle ore 13.00 di mercoledì 4 febbraio 2015
fondazione di nuove imprese coope-
rative, insieme allo sviluppo ulterio-
re di quelle esistenti, potrà meglio
creare nuove possibilità di lavoro che
oggi non ci sono. Le cooperative,
costituiscono ancora un “rimedio
efficace al problema della disoccu-
pazione e alle diverse forme di disa-
gio sociale” e diventano” il motore
che solleva e sviluppa la parte più
debole delle nostre comunità locali e
della società civile”.
Mettere insieme con determinazione
i mezzi buoni per realizzare opere
buone, lottare per la “cooperatività
giusta” sono i consigli del Papa che
ha vissuto in Argentina il dramma
della miseria e della povertà che oggi
si fa sentire in maniera determinante
in tutti i settori della società civile.
Le iniziative, ha raccomandato,
devono essere rivolte in particolare
“ai giovani, perché sappiamo che la
disoccupazione giovanile, drammati-
camente elevata, distrugge in loro la
speranza”, ed “anche alle tante don-
ne che hanno bisogno e volontà di
inserirsi nel mondo del lavoro”.
La fame, spesso induce ad accettare
qualsiasi lavoro, anche il “lavoro
nero” e di ciò ne soffre la singola
persona, mortificata nella sua dignità
e la società intera, che amplifica la
cultura dello scarto.
La coerenza della vita impegna a
testimoniare i valori cristiani che
appartengono a tutta la società, ma
sono proprio i cristiani a renderli
visibili e condivisi; la fede, infatti,
non si salva rimanendo chiusi in se
stessi, o nella ristretta cerchia dei
fedeli, ma aprendosi agli altri e ren-
dendo testimonianza al Vangelo, così
da controbilanciare la dilagante “cul-
tura dello scarto”.
“Globalizzare la solidarietà” signi-
fica porre al centro dell’economia
mondiale, la dignità della persona
umana e pensare all’aumento vertigi-
noso dei disoccupati, alle lacrime
incessanti dei poveri, alla necessità
di riprendere uno sviluppo che sia un
vero progresso integrale della perso-
na che ha bisogno certamente di red-
dito, ma non soltanto del reddito, ma
anche di un adeguato servizio per la
salute e la scuola, che i sistemi di
welfare tradizionale non riescono più
a soddisfare.
Lavoro e famiglia costituiscono i
pilastri del vivere civile ed oggi que-
ste due colonne sono sfaldate e cor-
rose alla base. Ecco perché occorre
intervenire prima che sia troppo tar-
di e costituire delle reti di solidarietà
e di assistenza, tra gli enti, le asso-
ciazioni e le parrocchie in risposta ai
problemi emergenti.
®
(continua da pag. 1)
NUOVA ECONOMIA...
costituzione, con un prestito che ver-
rà erogato in unica soluzione fino ad
un massimo di 25mila euro: una
modalità che verrà destinata preva-
lentemente ai giovani under 40. I tas-
si applicati ai prestiti che si avvalgo-
no del funding Bce e della garanzia
assicurata dalla Cei, sono fissi e pari
al 2,50% per i prestiti erogati alle
famiglie, con una rata mensile media
indicativa di 138 euro e al 4,60% per
le microimprese, con una rata/mese
stimata in 468 euro. La durata del
prestito è di complessivi 6 anni di cui
5 di ammortamento che decorre
dopo 12 mesi dall’erogazione. La
Banca erogherà, quadruplicato, il
fondo di garanzia da 25 milioni di
euro messo a disposizione dalla Cei.
Il Presidente di Caritas Italiana,
mons. Luigi Bressan, a margine del-
la presentazione, ha sottolineato
l’impegno delle Caritas diocesane
“nell’educare alla solidarietà e alla
coesione. Per questo motivo molte
Caritas hanno chiesto di rinnovare
questo prestito e hanno accolto con
entusiasmo le condizioni attuali. La
rete Caritas - ha aggiunto mons.
Bressan - cerca di rispondere ai biso-
gni della nostra gente nei 5 mila
Centri di ascolto offrendo tanti servi-
zi essenziali”. Anche nella nostra
diocesi spetterà alla Caritas diocesa-
na la prima accoglienza nel fornire il
giusto consiglio alle famiglie che si
rivolgeranno ai referenti del servizio.
In generale, sono, di fatto, cinque –
incluso il Prestito della Speranza -
gli strumenti di microcredito ai qua-
li è possibile accedere rivolgendosi
presso la sede della Caritas diocesa-
na: Microcredito Etico-Sociale;
Microcredito Regionale; Microcre-
dito - Prestito della Speranza – per le
imprese; Microcredito – Prestito del-
la Speranza - per le famiglia; Micro-
credito per sovra indebitamento e
antiusura. Un servizio, che nel corso
degli anni, in ambito locale, ha per-
messo a numerose famiglie etnee di
alleviare e prevenire possibili situa-
zioni di disagio economico-sociale.
Referenti: Dott. Giuseppe Ternullo
(responsabile) e Dott. Salvatore Pap-
palardo (collaboratore). Per ulteriori
e dettagliate informazioni sulle
modalità di accesso al microcredito,
rivolgersi presso la sede della Caritas
diocesana in via Acquicella 104, il
martedì mattina dalle ore 09:00 alle
ore 12:00 e il giovedì pomeriggio
dalle ore 17:30 alle ore 19:00. Oppu-
re fissando un appuntamento scri-
vendo una mail a: microcredito@
caritascatania.it.
®
(continua da pag. 1)
LA SOLIDARIETÀ...
La ‘guerra’ dell’Isis da
alcuni mesi si è spostata
anche sui social network. Una guer-
ra verbale fatta di tweet inneggianti
all’odio nel nome della propaganda
jihadista. Negli ultimi giorni questi
attacchi si sono intensificati al punto
che su Twitter è stato lanciato un
appello all’uccisione dei dipendenti
ed del fondatore Jack Dorsey. “La
vostra guerra virtuale contro di noi
causerà una guerra reale contro di
voi , si legge in un testo in arabo
pubblicato da appartenenti all’auto-
proclamato Stato islamico, con l’im-
magine di Dorsey al centro di un
mirino. Lo ha rivelato il sito ameri-
cano di informazione Buzzfeed. Un
messaggio chiaro e diretto in pieno
stile Isis: “Avete iniziato questa
guerra fallimentare – si legge online
– Vi avevamo detto dall’inizio che
non è la vostra guerra, ma non lo
avete capito e avete continuato a
chiudere i nostri account su Twitter,
ma come vedete noi torniamo sem-
pre. Ma quando i nostri leoni (uomi-
ni coraggiosi) verranno a togliervi il
respiro, allora voi non resusciterete”.
“A tutti i jihadisti individuali nel
mondo – è l’appello contenuto nel
testo -: colpite Twitter e i suoi inte-
ressi in ogni luogo, persona ed edifi-
cio, e non lasciate sopravvivere nes-
sun ateo”. Questo è solo l’ultimo
episodio di una guerra mediatica
cominciata su Twitter già da mesi. Si
stima che dal 2014 siano stati creati
60mila account Twitter di simpatiz-
zanti dell’Isis: stando ai numeri dif-
fusi dalla società di web intelligence
‘Recorded Future’. Ma dopo l’ucci-
sione del giornalista americano
James Foley avvenuta nell’agosto
del 2014 per mano del-
l’Isis è cambiata anche
la strategia di Twitter.
Pertanto, molti di que-
sti profili sono stati
chiusi, il cui numero è
stato dimezzato nel
giro di un paio di mesi.
Ed è proprio nell’ulti-
ma settimana che Twit-
ter avrebbe chiuso altri
duemila profili scate-
nando le feroci invetti-
ve rivolte al fondatore
del famoso social network. Numeri
alla mano secondo uno studio pre-
sentato al Congresso americano e
condotto dallo studioso J.M. Berger
tra ottobre 2014 e gennaio 2015 sono
stati cancellati 800 account di espli-
cita propaganda Isis. Mentre altri 18
mila account che in maniera indiret-
ta inneggiavano all’odio e alla guer-
ra sono stati chiusi in maniera repen-
tina e senza troppe spiegazioni. Ecco
spiegato il motivo delle minacce
esplicite di morte a Dorsey, numero
uno di Twitter. Minacce che sono
state estese anche ai familiari dei
dipendenti: “Come pensi di proteg-
gere i tuoi miserabili dipendenti
Jack, quando il loro collo diventerà
bersaglio ufficiale per i combattenti
dell’Isis e i suoi sostenitori, cosa
dirai alle loro famiglie e ai loro figli.
Sei stato tu a coinvolgerli in questa
guerra persa”. La società con sede a
San Francisco ha dichiarato di colla-
borare con le forze dell’ordine per
verificare e monitorare l’entità delle
minacce ricevute negli ultimi giorni.
In una recente dichiarazione rilascia-
ta alla Cnbc, Twitter ha affermato:
“Il nostro team di sicurezza sta inda-
gando la veridicità di queste minacce
con le pertinenti forze di polizia”.
L’ultima presunta minaccia è appar-
sa su un sito web di pastebin (cono-
sciuto anche come nopaste, è un’ap-
plicazione web che permette agli
utenti di inviare frammenti
di testo - in gergo paste,
dall’inglese incollare -, di
solito codice sorgente, per
la visualizzazione pubbli-
ca) con sede in Polonia,
secondo quanto riporta la
Nbc. Del resto, la propa-
ganda del moderno estre-
mismo islamico è diventa-
ta una delle prerogative più
importanti nella lotta alle
forze occidentali. Come di
recente hanno anche sotto-
lineato due voci autorevoli, Scott
Shane e Ben Hubbard in un articolo
apparso sulle pagine del New York
Times.
Maxwell
Una guerra combattutaANCHE SULLA RETE
L’Isis minaccia Twitter dopo la chiusura di numerosi profili di propaganda
Filodirettocon
Ecco come mettersi in contatto con noi:Ecco come mettersi in contatto con noi:
•• Inviare un’email all’indirizzoredazioneprospettive@tiscali.it
•• Telefonare al numero 095 2500220
o mandare un fax allo 095 8992039
Per il numero che sarà in edicola
e in parrocchia il 22 marzo 2015,
vi preghiamo di inviare i vostri contributi
entro venerdì 13 marzo 2015. Grazie!
Quale modello educativo
Nei mesi di febbraio emarzo il II Vicariato
dell’Arcidiocesi di Catania, guidatodal Vicario foraneo P. Duilio Melissa,ha organizzato degli incontri per laformazione degli operatori di pastora-le rivolti ai diaconi, ai ministri straor-dinari dell’Eucarestia, ai catechisti,agli operatori Caritas, a quanti sonoimpegnati nella pastorale giovanile edella famiglia e nei vari movimenti edassociazioni laici ed ecclesiali. Obiet-tivo primario di tali incontri è la for-mazione di educatori capaci di ascol-tare i bisogni e i desideri dei giovani,di accompagnarli e guidarli nelle tra-versate della vita per coltivare altiideali morali che diano loro il corag-gio di affrontare le sfide che la socie-tà contemporanea, ormai disincanta-ta, pone lungo il loro cammino di cre-scita. Lunedì 23 febbraio presso laParrocchia S. Maria Goretti di Cata-nia l’incontro ha affrontato il delicatotema dei “Giovani in relazione alla
Famiglia”, tenuto dal Direttore del-l’Ufficio diocesano per la pastoralefamiliare Padre Salvatore Bucolo, concui abbiamo avuto la gioia di condivi-dere questo momento di riflessione edi confronto. Padre Bucolo ha eviden-ziato come oggi sia necessario consi-derare i giovani “parte piena e inte-
grante della famiglia”, la quale ha ildovere di valorizzare l’identità dicoloro che bisogna riconoscere come“figli”, come “frutto” delle esperienzevissute in famiglia sin dalla nascita. Asupportare la famiglia nel difficile maaffascinante compito educativo èchiamata ad intervenire la scuola,agenzia educativa che offre fondantiopportunità di crescita della coscien-za civile, concretizzando nel giovanela piena consapevolezza di essere cit-tadino attivo e propositivo della socie-tà in cui vive. Ciò nondimeno oggi siavverte come la collaborazione scuo-la-famiglia stia venendo a mancare,sia perché scuola e famiglia vengonoavvertiti come “distinti e separati”nei loro compiti educativi, sia per ilmancato riconoscimento della fonda-mentale “interrelazione tra famiglia e
scuola per la crescita del proprio
figlio”. Ultimo punto affrontato, manon per questo meno importante, ha
riguardato il delicato ma imprescindi-bile compito dei genitori nella tra-smissione della fede cristiana ai figli,su cui si basa “la qualità e la gran-
dezza della crescita e dell’educazione
del giovane”. I genitorisono chiamati a farsimediatori di “una ricchezza
che allarga e dà fondamen-
to stesso all’umanità del
giovane”, comprendendolo“nella sua essenza, nella
sua concretezza per spin-
gerlo a volare in alto verso
orizzonti che non avrebbe
mai immaginato”. Ai figlinon può essere negato ildiritto che “esiste un infini-
to di amore che si è fatto
carne, si è fatto prossimo al
più sfortunato, ha condiviso tutto ciò
che l’uomo non vorrebbe mai vivere e
sopportare”. Se i genitori fannomemoria di questo immenso dono
d’amore per l’umanità con i proprifigli, nella propria casa, Chiesa dome-stica, “allora il figlio si innamorerà
della fede cristiana e costruirà i suoi
sogni sulla roccia che non crolla mai
e che conduce verso alte vette”. Comecredenti e genitori di due adolescenti,siamo stati invitati a dare la nostratestimonianza su alcuni aspetti fonda-
mentali che caratterizzano la relazio-ne fra genitori e figli. La genitorialitàal maschile e al femminile possiedediverse sfaccettature che si completa-no vicendevolmente apparendo
necessarie per una crescitaequilibrata dei figli. Si può cor-rere il rischio di desiderareegoisticamente dei figli “a pro-
pria immagine e somiglianza”,scoprendo come in realtà i limi-ti e le imperfezioni di taleapproccio invitano i genitori a“re-inventarsi” quotidianamen-te scoprendo nel figlio un altrouomo con caratteristiche sueproprie, che lo rendono unicoed irripetibile. È stata sottoli-neata la necessità di vivere concoerenza anche i piccoli gesti
quotidiani, perché “i figli ascoltano
con gli occhi e giudicano col cuore”.I genitori, infatti, sono chiamati a“generare affettivamente i loro figli”,attraverso principi morali, regole elimiti, sono chiamati a essere “rocce
solide con un cuore tenero”, “genito-
ri discreti in ascolto per abbracciare
i loro limiti, per comprenderli senza
giudicarli, per incoraggiarli ad
affrontare le sfide della realtà, per
entrare nel loro mondo in punta di
piedi parlando il loro linguaggio d’a-
more”. Anche nella loro esperienzascolastica siamo chiamati a collabo-rare con la scuola, a cui abbiamodelegato il completamento della loroeducazione, ponendoci in atteggia-mento di ascolto e sostegno. I genito-ri devono avere la forza di accettare ledifficoltà scolastiche dei figli comeopportunità di crescita e maturazione.Riguardo all’educazione alla fede deifigli, abbiamo appreso dalla nostraesperienza di credenti impegnati nellanostra comunità parrocchiale che ifigli credono nella Parola di Dio se igenitori riescono ad esserne testimonicredibili. Affidandoci allo SpiritoSanto, confidiamo che, nonostante iloro periodi di tiepidezza, il fruttodella fede possa rinascere più rigo-glioso che mai. Ai genitori spettasolamente rimanere saldi nella Parolache salva, testimoniandola. La comu-nità parrocchiale, guidata da P. PaoloRiccioli, è intervenuta copiosa, parte-cipando a un dibattito interessante ecostruttivo che ha messo in evidenzacome la Chiesa, gli operatori pastora-li e la famiglia sono interpellati a col-laborare fraternamente per la crescitaresponsabile del giovane, chiamatoad affrontare le innumerevoli sfidelanciate dalla società contemporaneae a riscoprire, come afferma San Gio-vanni Paolo II nella sua “Lettera alle
Famiglie”, “le testimonianze dell’a-
more e della sollecitudine della Chie-
sa per la famiglia” e “il ruolo di una
famiglia coerente con la norma
morale, perché l’uomo, che in essa
nasce e si forma, intraprenda senza
incertezze la strada del bene, inscrit-
ta pur sempre nel suo cuore”.
Giuseppe e Mariella Magrì
Prospettive - 8 marzo 2015 3
Quale modello educativoper la famiglia di oggi?
Ufficio diocesano per la pastorale della famiglia. Giovani in relazione alla famiglia
Da uno studio eseguitoin Italia sulle disugua-
glianze in ambito sanitario si osser-vano le ineguaglianze sociali nellasalute a sfavore dei più svantaggiati.L’analisi è stata condotta su un cam-pione di circa 130 mila individui,rappresentativo della popolazioneitaliana non istituzionalizzata, inter-vistato nel 1999-2000 e seguito perla mortalità fino al 2007. L’analisiriguarda l’ammalarsi, il rimanerenello stato di malattia, il morire acausa di una malattia e tut-te le dimensioni della posi-zione sociale, sia quelle dicarattere relazionale cen-trate sulla capacità di con-trollo delle risorse disponi-bili (classe sociale e cre-denziali educative), siaquelle di carattere distribu-tivo delle risorse stesse,come il reddito e i beniposseduti. Per esempio, èstato stimato che l’elimina-zione delle diseguaglianzeassociate al livello d’istru-zione porterebbe, in Italia,a una riduzione di circa il30% della mortalità generalemaschile e quasi del 20% di quellafemminile. Le disuguaglianze osser-vate riguardano sia indicatori obietti-vi di disabilità, morbosità e mortali-tà sia indicatori di salute autorefe-renziale i cui risultati vanno nellastessa direzione. Non possiamonegare che le disuguaglianze di salu-te sono sempre a vantaggio dei grup-pi sociali più favoriti, i più ricchi. Ledisuguaglianze di salute in Italiasembrano variare di intensità nellevarie aree del Paese. Tutti gli indica-tori di salute (salute fisica, psichica,malattie croniche e disabilità)mostrano che le regioni del Mezzo-giorno manifestano disuguaglianzesociali più pronunciate, come se il
contesto meridionale rendesse ipoveri più vulnerabili sulla saluteche nel resto del Paese, similmente aquanto osservato tra i Paesi dell’Eu-ropa centro orientale a confronto conquelli dell’Europa. È, dunque, possi-bile che la combinazione della parti-colare concentrazione di povertàindividuale nel Mezzogiorno, unita-
mente alle minori capacità politichedi queste regioni di moderare le dis-uguaglianze sociali di salute, sianoall’origine del nuovo divario traNord e Sud. I rischi di mortalità pertutte le cause crescono regolarmenteal decrescere del livello d’istruzionee risultano significativamente piùelevati tra le persone con bassa istru-zione, rispetto ai più istruiti, sia negliuomini che nelle donne: gli uominicon istruzione elementare presen-tano un rischio di morte dell’80%circa superiore a quello dei più istru-iti; tra le donne tale eccesso è diminore entità ma superiore del 60%.Di certo questi dati presentano unaprofonda tristezza. Le finanze e l’i-struzione, la localizzazione del
domicilio influenzano la salute delcorpo e ancor più dello spirito. Larelazione fra salute e povertà costi-tuisce l’oggetto di un’analisi che haradici profonde nella tradizione dellescienze sociali ed epidemiologiche. Ipoveri godono di una salute peggio-re di chi ha una sorte migliore? L’a-spetto economico è l’unico fattore
che determina talepeggioramento? Ipoveri tenderebberoalla malattia per unacongenita gracilità,alla base di una salutecagionevole, se nonprofondamente com-promessa. Questacondizione impedi-rebbe loro di frequen-tare con regolarità lascuola e di acquisirele credenziali educati-ve che, si presume,dovrebbero costituireun’assicurazione con-
tro la povertà. Altra possibilità inter-pretativa è data dalla teoria della pro-grammazione biologica che lega lapovertà della madre, le deprivazionicui è costretta, alla cattiva salute delfiglio. Ancora, si considerino i luo-ghi di lavoro, i luoghi di vita, neiquali è possibile riconoscere, insie-me ad altre relazioni sociali, anchefattori materiali responsabili del nes-so fra povertà e cattiva salute, come ilivelli di inquinamento ambientale,più elevati nei contesti caratterizzatida deprivazione economica. Il tipo diabitazione, il livello di igiene, sicu-rezza e comfort sono fattori che han-no uno stretto rapporto con lo statodi salute. Non occorre ricordare quiche le abitazioni dei poveri sono
quelle più carenti sotto questo profi-lo. La riflessione sulla distribuzioneterritoriale delle risorse, buone e cat-tive, per un’alimentazione sana con-duce al tema degli stili e alla qualitàdella vita. Chi non ha soldi non puòaccedere facilmente alle cure di cuiha bisogno. Viviamo in un sistema incui le continue privatizzazioni e taglinella sanità porteranno ad un divariosempre più profondo tra ricchi epoveri anche nel mantenere la pro-pria salute. Sembra che in ambitosanitario avremo la terribile sorteche la salute sarà un lusso solo perpochi. Eppure sappiamo che gli sco-pi propri della medicina rappresenta-no la risposta tipica della praticamedica all’esperienza umana univer-sale della malattia, ispirata dal biso-gno di guarire, aiutare, assistere ecurare, ed iniziata con il rapportomedico-paziente, sul quale la medi-cina mantiene e rafforza la propriavitalità. Quindi, pur nel riconosci-mento del dovere di una maggior tra-sparenza riguardo sia ai limiti internidella medicina che ai condiziona-menti culturali che essa riceve dal-l’esterno, con le continue manovreeconomiche, resta necessario indivi-duarne scopi e fini in funzione dellasua intrinseca vocazione alla promo-zione e difesa della salute umana ealla tutela del paziente.
Antonino Sapuppo
Servizio di Bioetica,
Studio Teologico S. Paolo
Se desiderate avere chiarimenti su
questioni di bioetica, potete contat-
tarci inviando una vostra richiesta al
seguente indirizzo di posta elettroni-
ca: antoninosapuppo@tiscali.it
Le disuguaglianze sociali e la salute
Studio Teologico San Paolo Servizio di bioetica “Dott. A. Cafaro”
Dicesi chierico il sog-getto che, rivestito di
sacri poteri, metti questi a totale edesclusivo servizio del popolo a luiaffidato.Dicesi clericale il soggetto che, rive-stito di sacri poteri, utilizza questi abeneficio e utilità di se stesso e delproprio prestigio.Dicesi anticlericale colui il qualepolemizza con quella parte di cleroche trasforma gli adempimenti sacriin strumento di potere e di dominiosugli altri.Obiezione: le affermazioni appenaenunciate sono molto scarne, sinteti-che e piuttosto sbrigative. E alloraaggiungiamo che il clericale è coluiil quale, pur rivestito di compitisacri, pretende d’imporre la propriaautorità non attraverso le personaliqualità umane e l’esemplarità deicomportamenti ma nel nome del pro-prio status istituzionale; come a dire:“lei non sa chi sono io” oppure “quinon si muove foglia che io nonvoglia”!E l’anticlericale è colui il qualerespinge quest’agire autoritario,spesso supportato da affermazionidogmatiche, le quali precludonoogni possibile punto di incontro e di
dialogo con l’interlocutore.A queste riflessioni total-mente soggettive, mi porta-no le tante affermazioni diPapa Francesco su alcunetematiche di vita ecclesialeed ecclesiastica tra le qualianche quelle sul clericali-smo.Non so quale estensione dicontenuti Egli dia a questaparola; io sottovoce dico ilmio pensiero. E lo dico per-ché, con l’aria che tira, pen-so che Papa Francescoabbia sufficienti motivi che lo spin-gano a parlare chiaro. Dunque, stan-te il fatto che Papa Francesco evochispesso comportamenti non propriosquisitamente evangelici di presbite-ri, di religiosi, di religiose, nonescluse le alte sfere vaticane, oso –temerariamente – anch’io utilizzarequalche grammo di parole sull’argo-mento del clericalismo, dichiarando-mi anch’io colpevole per non averassorbito totalmente il famoso “odo-
re del gregge”.Tuttavia appartengo alla generazionedel Vaticano II e il mio cuore non siè staccato da quell’avvenimento:questo è il punto di partenza dellamia memoria e del mio dire. Si parlòallora di una Chiesa nata per servire,di una Chiesa che stava dalla partedegli ultimi, di una Chiesa che rinun-ciava ad onori e privilegi, di unaChiesa penitente e testimone delRegno.
E oggi sembra che PapaFrancesco debba ripartireda zero e sia necessitato apuntare il dito contro ilclericalismo. Questo è ilculto talmente eccessivodell’apparire e delle appa-renze, diciamo pure delsacro narcisismo, da rom-pere, a volte, gli argini delbuon senso nei comporta-menti del clero.Volesse Iddio che dentroquel luccichio di sacriparati e di quei medaglio-
ni sgargianti ci fossero delle ottimepersonalità. Clericalismo è anchetrasformare il proprio status in un tri-bunale giudicante: chi non è con meè un reprobo, chi pensa come me èun servo fedele. Clericalismo èanche quello di certo laicato chediventa più clericale del clero sen-tendosi investito da potere diviniz-zante non appena gli venga conse-gnata la chiavetta di un ripostiglioparrocchiale.
E a proposito di clericalismo nonvorrei strattonare il Vangelo, ma unasbirciatina veloce veloce al capitolo23 di Matteo la darei: “…impongonocarichi pesanti sulle spalle della gen-te, ma essi non vogliono muoverlineppure con un dito… fanno tuttoper l’apparire… amano i primiposti… le prime file… amano essereossequiati ed essere chiamati mae-stri”.E Marco aggiunge: “divorano le casedelle vedove e fanno finta di pregarea lungo”.Insomma: il chierico cerca di guar-dare al Vangelo, il clericale si inte-ressa molto all’evangeliario; il chie-rico vive la liturgia come riverenza alCristo, il clericale la usa come auto-referenzialità; il chierico ama le suepecore, il clericale guarda alla lorolana e al profitto che ne potrà ricava-re.Hermanos, con molta malinconia,adios.
Giuseppe Bruno
Prospettive - 8 marzo 2015 5
PRIMOPIANO
5555
«Non chiedo che tu litolga dal mondo,
ma che li custodisca dal maligno.Essi non sono del mondo, […] con-sacrali nella verità. […] Come tu mihai mandato nel mondo, anch’io liho mandati nel mondo; per loro ioconsacro me stesso, perché sianoanch’essi consacrati nella verità»(Gv 17, 15-19). Nell’omelia dellamessa del crisma del Giovedì Santodel 5 aprile 2012, Benedetto XVIcon amarezza ha esposto l’appelloalla disobbedienza di un gruppo disacerdoti di un Paese europeoponendo la seguente domanda: “ladisobbedienza è una via per rinnova-re la Chiesa”? Ebbene, Cristo nellasua vita ha cercato di frenare quelleabitudini umane che soffocavano laparola di Dio cercando di ridestarel’obbedienza alla vera volontà di Diocontro l’arbitrio umano: “non la miavolontà, ma la tua volontà fino allaCroce”. È chiaro come, oggi, la con-formazione a Cristo diventi semprepiù difficile anche per i sacerdotiministri di Cristo e continuatori del-la Sua missione. Tuttavia, non si puòdimenticare che ogni annuncio devemisurarsi sempre sulla Parola diGesù Cristo: «La mia dottrina non èmia, ma di colui che mi ha mandato»(Gv 7, 16). Il problema sussistequando, a volte, sia ministri chefedeli cristiani esplicitano teorie oopinioni personali, mentre la Chiesaè pervasa di fede e da oltre duemilaanni diffonde e testimonia l’autenti-co messaggio di Cristo. Ciò chepreoccupa riguarda i “luoghi comu-ni” ai quali ormai siamo avvezzi edai quali, direi, “contagiati”. Invece,
una sana riflessione che scaturiscadall’amore per la verità e dall’espe-rienza concreta, ci deve far compiereil passaggio dai “luoghi comuni” al“senso comune” dove la condivisio-ne comunitaria ci faccia distaccaredall’io assoluto e personale che citormenta senza avere coscienza.Forse dovremmo imparare a vedereil bello e il bene che c’è nella Chie-sa; volgiamo troppo lo sguardo albenessere e allo sfarzo ma diventia-mo ciechi quando c’è qualcuno cheaiuta, sostiene, supporta e si sporcale mani per aiutare chi soffre e chi èschiacciato dal dolore. Ma volgere losguardo al bene e distoglierlo dalbenessere non è cosa semplice;
occorre preghiera e condivisione, maqueste mancano e non solo per colpadei sacerdoti. I sacerdoti sono uomi-ni come tanti che soffrono, lottano esperano. Ogni giorno lottano peressere sempre di più uomini secondoil Cuore di Gesù e sempre menobestie; che non offendono né ferisco-no ma che gradirebbero non essereoffesi né feriti; che amano ma chevorrebbero essere amati; che donanoil Cristo ma vorrebbero che i fedelisiano degni di riceverlo. I sacerdotisono coloro che elargiscono “miseri-cordia” e non condanne; sono coloroche abbracciano chi vive nel dolore enon fannulloni, accaparratori, asseta-ti di potere e di guadagno, o peggioblindati nelle loro roccheforti chesono le parrocchie. No! I preti sonocoloro che, sempre nel silenzio,pagano le bollette della luce a chinon arriva a fine mese, che consola-no i parenti deprivati di un loro fami-liare, che organizzano i Grest per farvivere ai bambini un’esperienza sanae toglierli dalla strada, che tengonopulito il sagrato della chiesa peraccogliere i fedeli in modo decoroso.I sacerdoti non vogliono privilegi nédesiderano imporre Cristo ad alcunoma accolgono tutti, anche chi noncrede o chi professa un altro credo.Allora, basta! Quasi quasi ci si stan-ca a sentirsi sempre attaccati o insul-tati attraverso i soliti luoghi comuni.E se le chiese sono vuote (o così sipensa che siano!), non è colpa solodei preti che non sono disponibili adascoltare. Non è così! Se è vero chele Chiese sono vuote o meglio mez-ze piene è perché, magari, i nostricuori (quelli di tutti!) si sono svuota-ti di Cristo. Questo è il dramma! Per-
al centro metteremo di nuovo lanostra sensibilità per la verità; invita-re la ragione a ricercare il vero, ilbene e Dio e su questo cammino, sti-molarla a «scorgere le utili luci sortelungo la storia della fede cristiana ea percepire così Gesù Cristo come la
Luce che illumina la storia ed aiuta atrovare la via verso il futuro» (Bene-detto XVI, Discorso all’Università
La Sapienza, 17.01.2008). Soloattraverso un processo di riscopertadella fede in seno alla Chiesa, si
potrà lottare il “nuovo inquisitore”che attacca l’uomo e lo porta ad unlivello di “non riflessione” per laqualcosa, disorientato e plagiato,egli si fa travolgere dal “virus deiluoghi comuni”.L’uomo non ha più bisogno di dis-corsi astratti o troppo ideologizzati;ha bisogno di una parola profetica;ha bisogno di modelli che non scen-dano a compromessi con una menta-lità corrotta, ma che amino serviresenza vanto e con amore, perchéGesù Cristo era riluttante nei con-fronti di quegli uomini che non si
prossimo, come invece fece il buonSamaritano con quell’uomo mezzomorto perché picchiato e spogliatodai briganti (Lc 10, 30). Gesù è coluiche condanna gli scribi e i fariseiperché «dicono e non fanno, impon-gono sulla gente pesanti fardelli e
compiono opere per essere ammiratidagli uomini: allargano i loro filatté-ri e allungano le frange» (cfr. Mt 23,1-11). La Santa Madre Chiesa ècoraggiosa non quando si oppone,quando grida con slogan o quandocondanna puntando il dito sul pub-blico peccatore; essa diventa stru-mento di santificazione lì dove fa lastrada con i peccatori (con i pubblici
peccatori) senza compromettersi,senza fuggire, senza snobbare, matestimoniando con la presenza, conla parola, con la preghiera viva ededificante. Occorre prendere ledistanze da coloro i quali adottanoun certo stile di comportamento (adesempio, privilegiano attività mera-mente propagandistiche, tipo intervi-ste da odience), anziché spendersi ariflettori spenti per trasmettere l’a-more per Dio a chi lotta e soffre quo-tidianamente. In poche parole con-fermare nella fede invece che allon-tanare o fomentare sentimenti anti-cristiani, anti-ecclesiali, anti-…,anti-, anti-.Che tutti, e dico tutti, possiamolasciarci sedurre dal Signore, che èl’unica fonte della Verità e che,ancora oggi, trasmette il suo messag-gio nella Chiesa fatta da uomini incammino verso la santità.
Fausto Grimaldi
sacerdote
Eletti nell’umiltà
Una riflessione di incoraggiamento: Il prete questo sconosciuto
Il chierico e il clericale
Totalmente Soggettivo
Foto Siciliani-Gennari/SIR
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Archivio ProspettiveAvviso ai lettori
Volgere
lo sguardo
al bene
e distoglierlo
dal benessere
non è cosa semplice;
occorre preghiera
e condivisione
tanto, l’identità cristiana si otterrà se sporcavano le mani per aiutare il loro
inerenti all’intero anno 2012, 2013 2014 sul sito del
Il 24 marzo 1980, mentre celebrava
l’Eucarestia, nella cappella dell’ospe-
dale della Divina Provvidenza, venne
ucciso mons. Oscar A. Romero, Vesco-
vo di San Salvador, nel piccolo Stato
centroamericano di El Salvador. La
celebrazione annuale di una giornata di
preghiera e digiuno a ricordo dei mis-
sionari martiri prende ispirazione da
quell’evento, sia per fare memoria di
quanti lungo i secoli hanno immolato la
propria vita proclamando il primato di
Cristo e annunciando il Vangelo fino
alle estreme conseguenze, sia per ricor-
dare il valore supremo della vita, che è
dono per tutti.
Negli ultimi anni, come ha sottolineato
Papa Francesco, agli elenchi provviso-
ri stilati dall’Agenzia Fides, deve esse-
re sempre aggiunta una lunga lista di
tanti, non solo religiosi, ma anche fede-
li laici, di cui forse non si avrà mai noti-
zia, che in ogni angolo del pianeta
pagano con la vita la loro fede.
Alle crocifissioni e decapitazioni del-
l’ISIS in Siria e Iraq, al rapimento e
alla riduzione in schiavitù sessuale di
giovani ragazze e alla brutale uccisione
dei maschi di ogni età in Nigeriada par-
te del movimento Boko Haram, seguo-
no ora le inaudite crudeltà perpetrate dal
non meno sinistro Al Shaba-ab, gruppo
affiliato ad Al Qaeda in Kenya. Così,
l’Africa, continente di grandi speranze
per la diffusione del Vangelo, si tinge
del sangue dei cristiani. Nel mese di
dicembre 2014, l’inviato del Corriere
della sera Michele Farina ha racconta-
to in più articoli di continue stragi: 36
operai cristiani che al rifiuto di recitare
una preghiera islamica sono stati ucci-
si con un colpo alla nuca o con la deca-
pitazione; 28 insegnanti che, costretti a
scendere dall’autobus in cui viaggiava-
no, al medesimo rifiuto, sono stati
assassinati con simile procedura; 48
pescivendoli che, ugualmente, sono
stati sgozzati o affogati con mani e pie-
di legati.
L’Agenzia vaticana Fides (7/10/2014)
riferisce che nella sola diocesi di Mai-
duguri (Nigeria) vi sono stati 190mila
sfollati e 185 Chiese bruciate.
Davide Demichelis, dalle colonne di
Vatican Insider (1/10/2014), riferisce
che mons. Mamza, Vescovo di Yola
(Nigeria), ha visto arrivare precipitosa-
mente nella sua città 30mila fuggitivi
dai villaggi della zona, presi di mira dai
fondamentalisti. In Cattedrale ne ha
ospitati 3mila, dando fondo a tutte le
riserve di cibo, vestiti, medicinali. Altre
migliaia hanno trovato rifugio nelle 10
parrocchie della città, altri ancora vivo-
no in caverne o nelle foreste dei dintor-
ni. Tuttavia, ci dice il Vescovo Mamza,
le domeniche le Chiese sono affollate
come sempre, sia a Maiduguri che a
Yola. I fedeli non se ne sono mai anda-
ti, vogliono essere uniti contro il diavo-
lo e i terroristi. Il presidente dei giova-
ni dell’Associazione cristiana di Nige-
ria afferma che non solo il governo
nazionale, ma anche la comunità inter-
nazionale si sono dimenticati di loro; gli
sfollati cristiani sono ormai 1 milione e
600mila e quelli uccisi oltre 11mila.
Un noto editorialista del Corriere della
sera, Pierluigi Battista, il 3 dicembre
2014, scrive che il mondo è indifferen-
te alle persecuzioni che i cristiani stan-
no subendo per mano del fondamenta-
lismo islamista, pur essendo informato
che ogni giorno una suora viene
ammazzata in Nigeria o una comunità
massacrata, che quotidianamente in
Pakistan i cristiani sono decapitati, tor-
turati, umiliati. Solo nel mese scorso, in
seguito alla decapitazione di 21 lavora-
tori egiziani copti ad opera dei milizia-
ni dello Stato islamico in Libia, il mon-
do è apparso scosso, forse perché il tri-
ste episodio si è svolto alle porte di casa
nostra.
Occorre che i cattolici di tutto il mondo
facciano il possibile per non lasciare
perire la memoria di quanti hanno subi-
to il martirio.
Desideriamo pertanto che, attraverso la
Giornata a ricordo dei missionari mar-
tiri, tutte le comunità parrocchiali e reli-
giose entrino in comunione spirituale
con i cristiani perseguitati sparsi in
ogni angolo della Terra attraverso la
preghiera, il digiuno, la solidarietà fra-
terna.
Quest’anno 2015 ricorre anche il
40esimo anniversario della morte di
padre Santo Di Guardo, missionario del
PIME (Pontificio Istituto Missioni
Estere), nato a San Giovanni Galermo e
morto nel 1975 nelle Filippine, sua ter-
ra di missione. Per tale motivo la Dio-
cesi di Catania ha scelto come sede per
la Veglia missionaria di quest’anno
proprio San Giovanni Galermo e preci-
samente la Chiesa dei Ss. Zaccaria e
Elisabetta. La Veglia sarà presieduta
dall’Arcivescovo S.E. Mons. S. Gri-
stina e sarà celebrata alle ore 20 di
martedì 24 marzo. Le comunità loca-
li, le comunità di vita consacrata, il
seminario e i noviziati sono invitati a
partecipare.
Per info rivolgersi a: p. Salvatore Car-
dile 3494949215; email Cardile.salva-
tore@hotmail.com
In Cristo,
p. Salvatore Cardile
per il CMD
Giornata di preghiera e digiuno a ricordo dei missionari martiri
UFFICIO PER L’ANIMAZIONE MISSIONARIA
Prospettive - 8 marzo 201566666
Lunedì 9
•• Ore 16.00 Catania, Chiesa Badia di S. Agata: pren-
de parte al Convegno di Pastorale Scolastica.
Martedì 10
•• Ore 9.30 Catania, Seminario: prende parte all’in-
contro di Formazione permanente del Clero guidato
da P. Tommaso Guadagno, S.J.
•• Ore 17.30 Tremestieri Etneo, parrocchia S. Maria
delle Grazie: Visita pastorale.
Mercoledì 11
•• Palermo: prende parte ai lavori della Conferenza
Episcopale Siciliana.
Giovedì 12
•• Palermo: prende parte ai lavori della Conferenza
Episcopale Siciliana.
•• Ore 20.30 Catania, Chiesa S. Giuliano: assiste al
Concerto di Quaresima organizzato dall’Ordine del
S. Sepolcro.
Venerdì 13
•• Ore 10.00 Curia, Salone dell’Economato: presiede
l’incontro con i Vicari foranei.
•• Ore 18.00 Tremestieri Etneo, parrocchia S. Maria
delle Grazie: Visita pastorale.
•• Ore 20.00 Nicolosi, parrocchia Spirito Santo: pre-
siede un momento di preghiera organizzato dall’Uf-
ficio diocesano di Pastorale Giovanile.
Sabato 14
•• Ore 17.30 Tremestieri Etneo, parrocchia S. Maria
delle Grazie: Visita pastorale.
Domenica 15
•• Ore 10.00 Catania, parrocchia Nostra Signora del
SS. Sacramento in Librino: celebra la S. Messa.
•• Ore 18.00 Tremestieri Etneo, parrocchia S. Marco:
celebra la S. Messa per l’inizio della Visita pastorale.
®
Dall’Agenda dell’Arcivescovo
Notizie in breve dal 9 al 15 marzo
Si porta a conoscenza che i Mod. PO1 relativi all’anno 2015 devono
essere ritirati presso l’Ufficio Economato della Curia Arcivescovile e
consegnati all’I.D.S.C. insieme ai cedolini di eventuali stipendi (scuo-
la, ospedali, altro).
I titolari di pensione, insieme al modello PO1, devono consegnare
copia della propria carta di identità valida.
®
Economato
Ai Sacerdoti in servizio in Diocesi
IDISC
NOTA PER TUTTI I SACERDOTI
INSERITI NEL SISTEMA
SOSTENTAMENTO CLERO
Si porta a conoscenza dei sacerdoti
inseriti nel Sistema Sostentamento
Clero che la recente legge di stabili-
tà ha confermato anche per l’anno
2015 il “bonus” di € 80,00. Si preci-
sa che hanno diritto al bonus solo i
titolari di redditi da lavoro dipenden-
te od equiparato con esplicita esclu-
sione dei pensionati.
Pertanto il bonus verrà riconosciuto
solo ai sacerdoti nel Sistema di
Sostentamento, con l’esclusione di
coloro che sono nel Sistema di Pre-
videnza Integrativa.
Sostanzialmente non ci sono varia-
zioni rispetto alle regole applicate
nel periodo giugno-dicembre 2014,
tranne che per l’estensione del
bonus all’intero anno con conse-
guente aumento della cifra prevista
che passa da 640,00 euro annue a
960,00 euro.
Il sacerdote al quale non è stato rico-
nosciuto il bonus nell’anno 2014,
potrà, nel corso del 2015, farne
richiesta direttamente all’IDSC
compilando il relativo modulo.
Gli uffici dell’IDSC restano disponi-
bili per ulteriori chiarimenti.
Mons. Agatino Caruso
Presidente IDSC Catania
Prospettive - 8 marzo 2015 77
La sera di sabato 28 febbraio, tantissimifedeli della vasta comunità parrocchia-le S. Giovanni Battista di S. Giovanni diGalermo hanno partecipato lieti e com-mossi alla solenne liturgia della Dedi-cazione della nuova chiesa parrocchia-le, capolavoro della fede e dell’arte, unavera e propria “cattedrale della perife-ria” intitolata ai Santi Zaccaria ed Eli-sabetta. I fedeli della popolosa frazioneganormitana sono stati preparati inMatrice al grande evento religioso edecclesiale da un settenario caratterizza-to dalla catechesi con cui il docentebenedettino di liturgia, l’abate domIldebrando Scicolone, ha dettato treriflessioni su “La chiesa edificio‘immagine’ della chiesa viva e luogo diincontro di Dio col suo popolo” e sul“rito della dedicazione: Dio abita neicuori di chi lo accoglie”.Il suggestivo rito è iniziato sul sagratodella Chiesa Madre del popoloso eperiferico quartiere cittadino di Cata-nia, presieduto da Mons. GiuseppeMalandrino, Vescovo emerito di Notocon accanto padre Scicolone che hacommentato magistralmente le variefasi altamente simboliche della lungaliturgia, il Vicario generale mons. Sal-
vatore Genchi, il parroco padre Giu-seppe Catalfo, il cerimoniere arcive-scovile padre Pasquale Munzone, l’in-caricato del servizio per la promozioneal sostegno economico alla Chiesapadre Roberto Catalano, gli ex vice par-roci di S. Giovanni Galermo padreAntonio Catalfo e padre Pio Guidolin,e i diaconi permanenti uxorati don Giu-seppe Cannizzo, don Giuseppe Cor-vaia, don Giuseppe Licitra, don SantoRizzo.Il Vescovo all’inizio della processionestazionale introitale ha salutato il popo-lo con una monizione appropriata almomento così significativo per tutta lacomunità. Successivamente in proces-sione clero e popolo hanno raggiunto ilsagrato della nuova chiesa, sulla cuisoglia tutti si sono fermati. Davanti allaporta il direttore dei lavori ha conse-gnato le chiavi al Vescovo, che a suavolta le ha consegnate al parroco invi-tandolo ad aprire la porta dicendo:“Sollevate o porte i vostri frontali: entrail Signore, il Re della gloria…”.Il Vescovo e i sacri ministri sono entra-ti nel tempio avvolto nella penombra,seguiti da migliaia di fedeli, che all’in-gresso della grande aula liturgica hanno
potuto leggere una lapideposta a perpetua memoriadello storico evento.Sul lato sinistro dell’uni-ca navata era stato espo-sto alla pubblica venera-zione il simulacro pro-cessionale dell’amatoPatrono San GiovanniBattista che l’indomanisera, al termine della s.
messa della II domenica di Quaresima,il devoto popolo giovanneo ha riporta-to festosamente e solennemente inChiesa Madre per essere ricollocato, trale acclamazioni della folla, nell’appo-sita nicchia-custodia.A questo punto ha presieduto la liturgial’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristi-na che alquanto raffreddato già si tro-vava all’interno del tempio. L’Arcive-scovo ha preso posto nella sede presi-denziale dell’artistico presbiterio contutti i concelebranti, ai quali si sono uni-ti altri quattro sacerdoti: il confrate diSan Giovanni Battista padre GiuseppeMarletta, il salesiano don Santo Mura-tore, il prof. avv. Giuseppe Putrino, ilpaolino don Amedeo Roscani.L’ing. Santi Maria Cascone visibil-mente commosso ha illustrato il lungoiter di progettazione e di costruzione,l’arte e la funzionalità della chiesa,cuore del grande complesso parroc-chiale polivalente, caratterizzata da tet-ti alti, grandi vetrate e una struttura acorpo unico. Finanziata con fondiregionali, la chiesa è stata progettata nel1993 dallo studio dell’ing. CarmeloCascone e portata avanti dai suoi figli,tra cui Santi, presidente dell’Ordinedegli ingegneri di Catania, che ha ricor-dato l’origine dell’idea progettuale e lafigura del padre.Il parroco, da parte sua, con tanta gioiaed emozione ha rivolto un calorososaluto di ringraziamento ai tanti colla-boratori, a tutti i presenti e alle autorità,fra cui il sindaco Enzo Bianco, il vicesindaco Marco Consoli, gli assessoridella Giunta Municipale Luigi Bosco,Rosario D’Agata, Giuseppe Girlando eOrazio Licandro, l’europarlamentareMichela Giuffrida, il deputato naziona-
le Giuseppe Berretta, il deputato regio-nale Antonino D’Asero, il presidentedella Municipalità Emanuele Giacalo-ne i consiglieri di quartiere, ecc..Terminato il rito d’ingresso Mons. Gri-stina con la preghiera di benedizione habenedetto l’acqua per aspergere ilpopolo in segno di penitenza e in ricor-do del Battesimo ed anche le pareti el’altare. L’arcivescovo che, 12 anni faha avuto la gioia di benedire la primapietra e di porre con la pergamena-ricordo anche il suo zucchetto episco-pale, ha focalizzato come il significatoliturgico ed ecclesiale del rito di Dedi-cazione di un edificio-chiesa corri-sponda alla sua identità-finalità in cuianche la comunità parrocchiale di SanGiovanni di Galermo avrà la gioia diriconoscersi Chiesa vivente che si riu-nisce nel tempio materiale, costituente“presenza sul territorio” dove risiede,una “presenza per servire” secondo lostile proprio delle Chiese di Sicilia.Mons. Gristina ha lodato la catechesisvolta da padre Scicolone che ha fattocomprendere ai fedeli la differenza cheesiste tra Chiesa vera, che è quella delpopolo di Dio, e la chiesa-tempio di pie-tra racchiusa tra quattro mura. “Il tem-pio di Dio”, ha detto, “il tempio spiri-tuale siamo noi cristiani”. Un altropunto di riflessione è stato l’istituzionedell’Eucaristìa alla vigilia della suaPassione e l’episodio della pesca mira-colosa raffigurata nello splendidomosaico realizzato nell’abside da padreMarko Rupnik in cui Gesù invita Pietroe i discepoli alla sua sequela. Oggi nel-la Chiesa il Corpo di Cristo si rendevisibile nella comunità di coloro checredono in Lui, i cristiani.Dopo la recita del Credo e le Litanie deiSanti, è seguita la preghiera di dedica-zione che è stata elevata al cielo davan-ti all’altare, stando in piedi a bracciaallargate, dall’Arcivescovo il quale,subito dopo, cinto un grembiule di lino,con i diaconi e gli altri ministri ha untocol Sacro Crisma la mensa dell’altare alcentro e ai quattro angoli. Il parroco edon Licitra hanno unto le 12 crocidedicatorie murate alle pareti dellachiesa, simbolo degli apostoli. Sono
seguite l’accensione dell’incenso, sim-bolo della preghiera, e l’incensazionedell’altare, dei concelebranti, del popo-lo e delle pareti.Quattro parrocchiane, simboleggianti lepie donne che si recarono al sepolcro diCristo all’alba della Pasqua di risurre-zione, hanno asterso l’altare e vi hannosteso un telo impermeabile e le tovagliedi lino e vi hanno disposto i candelieri.Non appena l’Arcivescovo ha pronun-ciato la formula rituale “Risplenda nel-la Chiesa la luce di Cristo e giunga a tut-ti i popoli la pienezza della verità”, sonostate accese le candele dell’unzione edell’altare mentre dall’assemblea si èlevato un gioioso applauso. Dopo laComunione sono seguiti la firma delverbale della celebrazione rituale daparte delle autorità ecclesiastiche ecivili e un momento di commosso rin-graziamento del parroco.Alla conclusione l’Arcivescovo hainaugurato con la benedizione delSignore, mediante l’aspersione conl’acqua benedetta, i locali del nuovocomplesso parrocchiale, punto di rife-rimento e di incontro fra i vicini e i lon-tani, evidenziando che al centro c’è lachiesa parrocchiale, casa di Dio inmezzo alle case degli uomini e cuoredella comunità. Tutti hanno espresso unvivo ringraziamento al padre GiuseppeCatalfo, che nei 28 anni di parrocato harestaurato la chiesa e i locali dellaMatrice, ha predisposto adeguatiambienti parrocchiali nel sito adiacen-te alla chiesa filiale dell’Immacolata eha reso realtà il sogno del nuovo com-plesso parrocchiale. Nel sottostantegrande salone parrocchiale è seguito unlieto momento di fraternità.Nella fausta circostanza, il sindacoBianco ha espresso gioia e soddisfa-zione per l’opera “che non solo ha ungrande valore religioso ma anche unnotevole valore sociale per il quartiere erappresenta una festa per tutta la città diCatania”. Negli ultimi mesi il Comuneha realizzato lavori di sistemazione perla recensione esterna e di una parte delmosaico.
Antonino Blandini
I fedeli, pietre
vive della Chiesa
Dedicazione della chiesa parrocchiale Santi Zaccaria ed Elisabetta
L’Oratorio Salesiano “Sacro Cuore” di Barriera, chiede lavostra gentile collaborazione per una iniziativa di SOLIDA-RIETÀ del Centro di Aiuto alla vita <Domenico Savio> persostenere <Mamme in attesa> e <Bambini a rischio… vita>con l’acquisto di un uovo di Pasqua, fornito dalla Ditta Gan-gemi, con queste modalità: Uova di 260 grammi a 5,00 €uro (Cioccolato al latte);Uova di 260 grammi a 6,00 €uro (Cioccolato fondente);
Uova di 150 grammi a 3,00 €uro (Cioccolato al latte).
Necessario prenotare presso la Segreteria dell’Oratorio,portando la quota indicata, entro sabato 7 marzo 2015, perpoterle ordinare alla ditta Gangemi, e dare a ciascuno fan-ciullo e ragazzo entro la settimana seguente.
Don Gaetano Urso
Direttore dell’Oratorio Salesiano
“ Un UOVO x la VITA ! “
La sera di venerdì 16 gen-
naio, il signor Cardinale
Tarcisio Bertone Sdb, Segretario di
Stato SCV emerito, è stato a Catania per
presentare il suo libro “La Diplomazia
Pontificia in un mondo globalizzato”
(Libreria Editrice Vaticana) nell’aula
magna del Rettorato dell’Università
con la partecipazione del magnifico ret-
tore prof. Giacomo Pignataro, del prof.
Vincenzo Buonomo, ordinario di Dirit-
to internazionale e Organizzazione
internazionale nella Pontifica Univer-
sità Lateranense e di Diritto diplomati-
co nella Pontificia Accademia Eccle-
siastica nonché delegato della Santa
Sede presso l’ONU, la FAO ecc, e del
prof. Rosario Sapienza, direttore del
Dipartimento di Giurisprudenza e
docente di Diritto Internazionale ed
Europeo. Tra le tante illustri personali-
tà del mondo accademico intervenute
all’evento culturale i docenti don Giu-
seppe Costa Sdb, direttore della LEV;
don Giuseppe Ruta, ispettore dei Sale-
siani di Sicilia; mons. Gaetano Zito,
vicario episcopale per la Cultura, anche
in rappresentanza dell’Arcivescovo
Mons. Salvatore Gristina, con alle spal-
le una consistente esperienza diploma-
tica in diverse nunziature apostoliche in
Africa e in America, impegnato a
Palermo nei lavori della conferenza
episcopale siciliana, con il quale il car-
dinale si è incontrato successivamente.
Il prof. Sapienza, moderatore ed orga-
nizzatore dell’incontro, ha sottolineato
l’originale e particolare caratteristica
pastorale della diplomazia pontificia
che porta avanti la sua missione tra i
popoli della terra col mettere al centro
della propria azione il valore della per-
sona. Il prof. Buonomo ha curato il
volume che raccoglie l’attività ufficia-
le internazionale svolta dal cardinale a
servizio del Papa e della Sede Aposto-
lica dal 2006 al 2013 nei confronti dei
180 Stati sovrani con i quali la Santa
Sede intrattiene regolari rapporti diplo-
matici.
Il volume s’avvale della straordinaria e
lunga prefazione di Sua Santità Papa
Francesco che evidenzia come il card.
Bertone abbia consegnato “a coloro che
sono impegnati nel servizio diplomati-
co della Santa Sede, e non solo, un’ab-
bondante serie di riflessioni sulle prin-
cipali questioni che riguardano la vita
della Comunità delle Nazioni e toccano
da vicino le aspirazioni più profonde
della famiglia umana: la pace, lo svi-
luppo, i diritti umani, la libertà religio-
sa, l’integrazione sovranazionale”.
“Per la diplomazia pontificia” continua
il Santo Padre “si tratta di preziose indi-
cazioni che consentono di coglierne l’u-
nicità, ad iniziare dalla figura del diplo-
matico, sacerdote e pastore, chiamato
ad un’azione che, pur mantenendo il
rigoroso profilo istituzionale, è impre-
gnata di afflato pastorale; azione che del
card. Bertone ha caratterizzato il set-
tennato di servizio come Segretario di
Stato, a sostegno generoso e fedele del
pontificato di Benedetto XVI. Il suo
servizio al vertice, sia nella sfera più
amministrativa della Curia Romana, sia
in quella dei rapporti internazionali
della Santa Sede, si è opportunamente
prolungato durante i primi mesi del mio
pontificato. La sua opacata e matura
esperienza di servitore della Chiesa ha
aiutato anche me, chiamato alla Sede di
Pietro da un Paese lontano, nell’avvio
di un insieme di relazioni istituzionali
doverose per un Pontefice”. “Sono tan-
ti e pregnanti gli spunti di questo lavo-
ro” conclude il Papa “che dimostra
quanto il Cardinal Bertone abbia sapu-
to presentare l’annuncio evangelico, i
valori e le grandi istanze della dottrina
della Chiesa, in conformità con le linee
portanti del magistero di Benedetto
XVI, con quell’equilibrio e quella
sobrietà necessari a favorire una cultu-
ra del dialogo, propria della Santa
Sede….La storia, la cui misura è la veri-
tà della croce, renderà evidente l’inten-
sa azione del Cardinale Bertone, che ha
dimostrato anche di avere la tempra pie-
montese del gran lavoratore che non
lesina nelle fatiche nel promuovere il
bene della Chiesa, preparato cultural-
mente ed intellettualmente e animato da
una serena forza interiore che ricorda la
parola dell’Apostolo delle genti: “Di
null’altro mai ci glorieremo se non
della Croce di Gesù Cristo, nostro
Signore”.
Il volume è articolato in 7 parti: La
Santa Sede nella Comunità delle
Nazioni; Diplomazia e diplomatici
pontifici; costruire condizioni di
pace; La dignità umana fondamen-
to dei diritti; Una garanzia interna-
zionale alla libertà religiosa; Soli-
dale condivisione per lo sviluppo
dei popoli; L’Europa in cammino
verso l’unità.
L’opera è arricchita da due appen-
dici: la prima contenente messaggi
inviati a nome del Sommo Pontefi-
ce; la seconda alcuni scritti del
professore salesiano don Tarcisio
Bertone. Completano il lavoro
diverse pagine dove sono elencati
in ordine cronologico i testi conte-
nuti nel volume.
Lo stesso cardinale ha voluto riferire ai
presenti allo straordinario incontro la
sua personale esperienza di responsa-
bile della diplomazia vaticana con
alcune testimonianze anche su Cuba e
su alcuni recenti atti che hanno consen-
tito il ripristino delle relazioni diplo-
matiche con gli Stati Uniti dopo tanti
anni di embargo. Nel congedarsi dalla
sede storica dell’Ateneo catanese, il
cardinale ha ha rivolto un cordiale salu-
to a tutti presenti che lo hanno avvici-
nato per congratularsi con lui.
L’eminentissimo porporato, già primo
collaboratore del Pontefice, massimo
rappresentante della Santa Sede e capo
della Curia Romana, infatti è molto
legato a Catania, nota per il privilegio di
essere città particolarmente salesiana.
Sua eminenza Bertone, fiero di essere
un consacrato sacerdote salesiano,
sportivo e musicista come si conviene ai
discepoli di Don Bosco, ha ricoperto
tante alte cariche di grande rilievo tra
cui quelle di rettore magnifico dell’U-
niversità Pontificia Salesiana, di arci-
vescovo di Vercelli e Genova e di segre-
tario della Congregazione per la Dot-
trina della Fede. Tanti lo ricordano, non
ancora segretario di Stato, a Catania in
alcune circostanze: nell’Istituto sale-
siano San Filippo Neri nuovo una con-
ferenza sul codice di Diritto Canonico
entrato in vigore nel 1983 e nell’ex
abbazia S. Nicolò l’Arena una lectio
magistralis, in occasione della presen-
tazione dell’enciclica “Fides et Ratio”
di San Giovanni Paolo II.
Blanc
Prospettive - 8 marzo 20158
DIOCESI
8
La Diplomazia Pontificiain un mondo globalizzato
Nell’aula magna del Rettorato dell’Università presentato il libro del Card. Bertone
Concerto musiche tradizionali siciliane alla CivitaAtmosfere e musiche iso-
lane d’altri tempi per
uno straordinario ed inusuale con-
certo all’insegna della riscoperta del-
le genuine tradizioni di una Sicilia
bucolica, pastorale e contadina tra la
fine dell’Ottocento e l’inizio del
Novecento. Ciò è avvenuto grazie
all’esibizione del collaudato ed affia-
tato gruppo musicale civitoto con
orchestrina “U peri alivu” davanti
agli abitanti dello storico quartiere
cittadino e a tanti appassionati di cul-
tura, arte e religiosità popolare con-
venuti nella parrocchia San France-
sco di Paola, sorella gemella di San
Gaetano alla Marina, ospiti del gio-
vane parroco sac. Giuseppe Scriva-
no, davanti all’altare votivo di San-
t’Agata e all’elegante candelora dei
pescivendoli, la popolare “bersaglie-
ra” rientrata festosamente dalla Cat-
tedrale nella bella chiesa del rione
marinaro della Civita. Ad aprire la
manifestazione musicale di qualitati-
vo spessore culturale è stato il brano
“Annaca a cannalora” scritto da
Melo Zuccaro, fondatore 22 anni fa
del gruppo formato da Salvo Pirrotta
al violino, Alfio Leocata all’organet-
to, Maurizio Zappalà (in arte Angelo
Mauro) all’organetto, Francesco ed
Orazio Grasso alle chitarre. “Lo sco-
po di questi eventi –afferma Orazio-
è quello di tenere in vita le tradizioni
della nostra Isola. Vedere persone
commosse dai ricordi che restano
indelebili nel loro cuore e nella loro
mente e, allo stesso tempo, osservare
tanti ragazzi completamente conqui-
stati dai suoni e dalle armonie svi-
luppate rappresenta un attestato di
stima che sprona a continuare in que-
sto percorso culturale e sociale”.
“U peri alivu”, il cui nome ricorda “u
curtigghiu d’Aliva” di martogliana
memoria nell’atto unico della bril-
lante e celebre commedia dialettale
catanese “Civitoti in pretura”, si pro-
pone di conservare e tramandare
canti e cunti della tradizione orale
popolare siciliana con particolare
riferimento per quelli di Catania e
dell’antico quartiere marinaro della
Civita-Armisi.
A.B.
Le Clarisse del Monastero “S. Giuseppe”
sono liete di invitarvi
in VIA PIAVE, 6 - c.tra Celza
S. GREGORIO DI CATANIA-
TEL. 095 7179663
e-mail: mon.san.giuseppe@gmail.com
che si terrà presso la Chiesa del Monastero
Martedì 10 marzo
Ore 18.00 S. Messa insieme al gruppo degli Adoratori
Mercoledì 11 marzo
Ore 18.00 S. Rosario e S. Messa celebrata da p. Aldo
Mignemi partecipano i “Cuori Nuovi”
Giovedì 12 marzo
Ore 17.30 S. Messa celebrata dai frati minori di Bian-
cavilla
Venerdì 13 marzo
Ore 7.00 s. Messa cel. Da Don Mario Di Marco SdB
Dalle ore 8.00 alle 18.00 Adorazione Eucaristica
Domenica 15 marzo
Ore 17.30 S. Rosario con il gruppo di Vera - Medjugo-
rie
Lunedì 16 marzo
Ore 17.00 S. Messa con Fra Lorenzo Ficano ofm e il
Cenacolo di S. Giovanni La Punta
Mercoledì 18 marzo
Ore 18.00 S. Messa celebrata da Mons. Pio Vigo segue
Concerto del gruppo Onde Verdi
Giovedì 19 marzo
Ore 20.00 S. Rosario
Ore 21.00 S. Messa celebrata da Don Paolo Cicala SdB
NOVENA DI S. GIUSEPPE 2015
Prospettive - 8 marzo 2015 9
DIOCESI
9
Il carissimo Padre Pierlui-
gi, di anni 86, si è spento
dopo lungo calvario causato da tragi-
co investimento all’Ospedale Vitto-
rio, proprio davanti al suo convento,
mentre rientrava dal conforto dato ai
degenti nello stesso Ospedale. Un
motorino lo ha travolto senza pietà
scaraventandolo molto lontano.
Ricoverato nel reparto di rianimazio-
ne, per 40 giorni, si è spento il 14
gennaio scorso.
Avuta la salma i confratelli, dopo i
consueti adempimenti di legge, i
funerali sono stati celebrati nel Con-
vento, il 22 gennaio, presieduti dal
nostro Arcivescovo Mons. S. Gristi-
na, con il Provinciale Fra’ Felice
Cangelosi, molti confratelli, la sorel-
la Sr Antonina Cappuccina del S.
Cuore, un gruppo di consorelle. Pur-
troppo la supergrandinata di quel
giorno ha impedito a molti di essere
presenti.
Per la dolorosa circostanza, il Pro-
vinciale ha pronunciato un profilo
biografico dettagliato e ricco, da cui
vorrei riportare alcune espressioni
toccanti e significative: “Padre Pier
Luigi, (come Gesù), è diventato uno,
davanti al quale ci si copre la faccia,
talmente il suo corpo è stato brutal-
mente maltrattato e terribilmente sfi-
gurato…, veramente fu configurato a
Cristo sofferente… I frati abbiamo
vissuto…con intensa commozione la
passione di P. Pier Luigi… Il mio
grazie va ai miei fratelli della comu-
nità di Catania che assieme alla
famiglia, hanno percorso con P. Pier
Luigi una dolorosa Via Crucis”. Pro-
segue: “Nel mio ingresso al semina-
rio di Randazzo, ancor ragazzino di
10 anni, in qualità di responsabile mi
accolse teneramente Padre Pier Lui-
gi. In quel giorno Padre Massimo
assicurò i miei genitori dicendo: sta-
te tranquilli; Pier Luigi è una mam-
ma per i seminaristi… Ci voleva
bene davvero, con intensità e delica-
tezza… Il suo era un servizio di fede
e di amore; lo bruciava la passione
per le vocazioni; in lui c’era un
appassionato attaccamento alla vita
cappuccina…. Si faceva a pezzi, si
prodigava instancabilmente, non
sapeva cosa inventare per noi… tut-
tavia, non faceva sconti nel presenta-
re a noi le esigenze radicali della
nostra vocazione… In tutto aveva
una motivazione fondamentale:
innamorato di san Francesco e del
suo carisma. Amava l’Ordine…! ha
vissuto sino in fondo la sua apparte-
nenza alla nostra Famiglia”
Dopo il Seminario, Padre Pier Luigi
fu Cappellano stabile, in Roccalu-
mera, nella Casa Madre delle Suore
Cappuccine del S. Cuore, anche là,
quante delicatezze per le suore
anziane e ammalate!
Il Provinciale, poi, sottolinea che,
dal 1974 in poi, svolse il suo mini-
stero a Catania, per 40 anni consecu-
tivi, ora come superiore, ora come
parroco, segue l’OFS nella parroc-
chia e nella Chiesa S. Antonio, con-
fessore per le suore stimato, confes-
sore per le suore, sempre preciso e
puntuale, ultimamente servizio in
Ospedale.
Non manca un grazie parti-
colare, per il nostro Arcive-
scovo: “Grazie, Eccellenza,
per la sua presenza in mezzo
a noi: espressione della par-
tecipazione Sua e di tutta
l’Archidiocesi di Catania al
dolore nostro e della Fami-
glia di P. Pier Luigi. La sua
presenza è testimonianza di
riconoscenza per questo
nostro Fratello che ha lavo-
rato tanto in questa Chiesa
e, come parroco, ha fatto
parte del presbiterio catane-
se…”.
Conclude: Cosa resta a noi,
oggi, di Padre Pierluigi?
- “Il ricordo di un fratello tanto ama-
bile con una finezza di tratto non
facilmente riscontrabili, un animo
nobile e signorile, pieno di dignità,
valori ereditati dalla sua famiglia…
Il tempo non cancella gli esempi di
saggezza e di virtù che ci provengo-
no da un passato impregnato di valo-
ri cristiani”.
- “Il ricordo di un fratello umile e
silenzioso, la modestia fu la sua
caratteristica, mai ammalato di pro-
tagonismo….
- Sempre viva la sua attenzione per
le piccole cose, il suo dedicarsi ai
servizi casalinghi, l’attenzione ai
confratelli ammalati…”.
Signore, ti diciamo grazie anche noi,
Suore Cappuccine, per la stima, l’a-
more e la dedizione che, per noi, ha
avuto P. Pier Luigi non solo perché
tra noi vi è la sua sorella, ma perché
ha amato veramente la vita consacra-
ta, il nostro Istituto, ci ha sempre
aiutato a capire il Carisma francesca-
no. Da lui abbiamo ricevuto tanto
come disponibilità per il ministero di
sacerdote, convegni, urgenze varie,
si faceva “a pezzi” anche noi! Nel
suo relazionarsi non gli mancava mai
la battuta umoristica, pur nelle diffi-
coltà del linguaggio quando colpito
da ictus fu un po’ danneggiato nel
suo elegante e forbito stile espressi-
vo, bello, profondo, incatenante.
Grazie, Padre Pier Luigi, in que-
st’Anno della Vita Consacrata, sei un
bell’esempio per tutti, possiamo imi-
tarti in tante cose!
Suor Generosa Genchi
Cappuccina del S. Cuore
Nobile esempio di sacerdotee religioso francescano
In ricordo di Padre Pierluigi Castorina
“Vi ripeto anche oggi
quanto vi ho detto
altre volte: svegliate il mondo! Sve-
gliate il mondo!”
Queste parole di Papa Francesco,
pronunciate il 30 novembre scorso,
in occasione dell’apertura dell’anno
della vita consacrata, suonano per
tutte noi, consacrate o vocate alla
consacrazione nell’Ordo Virginum,
come un richiamo forte alla respon-
sabilità nei confronti del mondo.
Dobbiamo considerare la centralità
della natura profetica della vita con-
sacrata, che non può essere vissuta
in uno stato di marginalità, né in uno
stato di autoreferenzialità, ma nella
piena identità di chi è consapevole di
appartenere a qualcuno. A Cristo pri-
ma di tutto, e poi alla Chiesa univer-
sale e ad una comunità.
Consacrati non per se stessi, ma per
servire qualcuno: Cristo, la Chiesa, i
fratelli.
Consacrate nell’Ordo Virginum per-
chè abbiamo risposto “sì” al “Vieni e
seguimi!” di Cristo Gesù, e in questa
sequela c’è la piena volontà di imita-
re Lui, lo Sposo, che si è abbassato,
“fino all’annientamento e all’umi-
liazione di se stesso” (Fil 2 7,8).
Questo è il lavoro interiore che ci
attende lungo l’arco di quest’anno:
riflettere sulla bellezza della voca-
zione alla consacrazione, fare
memoria dello slancio del primo “sì”
e, per quanto riguarda l’Ordo Virgi-
num, meditare le quattro immagini
che la Chiesa ci ha fornito della ver-
gine consacrata: “madre, sorella,
sposa e figlia” (Nota pastorale CEI
del 25 marzo 2014).
Il modello cui riferirsi in questo
cammino è la Vergine Maria, donna
obbediente, che insegna l’umiltà del
servizio, l’umiltà dell’abbassamen-
to. E se questo, da un lato, può sem-
brare difficoltoso in un mondo in cui
l’umiltà viene spesso contrabbanda-
ta per supina remissività, dall’altro, è
l’atteggiamento che diventa viatico
per ottenere la sapienza. Lo Spirito
Santo, infatti, in virtù della docilità
dell’uomo alla sua santa azione, è
capace di cambiare l’obbedienza in
sapienza. E da questa sapienza del
cuore, i consacrati possono ancora
una volta trarre la gioia di appartene-
re a Cristo.
L’anno della vita consacrata si profi-
la, quindi, come un’occasione; per
l’Ordo Virginum si tratta di vivere la
propria identità in maniera più
“incarnata”; e proprio perché le ver-
gini consacrate vivono nel mondo,
devono sentire forte la responsabilità
di portare Cristo a tutti i fratelli in
maniera profonda, convinta, testimo-
niandolo con la propria vita.
Papa Francesco ci ha messo in guar-
dia tante volte dal pericolo che la
propria consacrazione possa essere
vissuta in maniera “light”; una con-
sacrazione, cioè, in cui si attua “una
sequela senza rinunce, una preghie-
ra senza incontro, una vita fraterna
senza comunione, un’obbedienza
senza fiducia e una carità senza tra-
scendenza” (Omelia del 2 febbraio
2015). Dobbiamo, perciò, stare
all’erta ed evitare il rischio di vivere
una consacrazione “senza carne”.
E lo strumento necessario per vivere
in pienezza quest’anno della vita
consacrata è sempre la preghiera.
Ecco perché l’Ordo Virginum della
diocesi di Catania animerà l’Adora-
zione Eucaristica ogni quarto sabato
del mese, alle ore 17.30, presso la
chiesa di Santa Caterina V.M.
Un appuntamento in cui le consacra-
te pregheranno per più numerose
vocazioni e testimonieranno la bel-
lezza di appartenere a Gesù con lo
spirito e con il corpo, nella ricerca
costante di divenire artefici di quel
progetto di comunione che sta al ver-
tice della storia dell’uomo secondo
Dio.
®
Consacrati per svegliare il mondo
La scomparsa del diacono permannte Alberto Guido
Vivo cordoglio ha suscitato nella Chiesa
catanese la scomparsa dopo lunga malat-
tia, all’età di 72 anni, del diacono permanente Alberto
Guido molto conosciuto nel rione cittadino “Sant’Aga-
ta la Vetere” dove è nato e cresciuto, ha lavorato presso
l’Ospedale Santa Marta, ha espletato gran parte del
quasi ventennale ministero diaconale nella Casa di
accoglienza per il Clero-pensionato diocesano “San
Francesco” in Montevergine e, nella cui primaziale, è
stata celebrata la s. messa esequiale presieduta dall’Ar-
civescovo Mons. Salvatore Gristina, con la partecipa-
zione di diversi sacerdoti e diaconi dell’arcidiocesi.
Grazie alla generosità e alla carità cristiana del com-
pianto diacono, molto devoto dei santi martiri concitta-
dini Agata ed Euplio, nel sud-ovest della Tanzania (il
più grande Stato dell’Africa Orientale e uno dei più
poveri del mondo, la cui popolazione è flagellata dalla
malnutrizione e dalla cattiva salute) nella città Mbeya
nell’ex Tanganika capoluogo di regione e di diocesi, è
in fase di avanzata costruzione un orfanotrofio intitola-
to al nostro santo compatrono, che ospiterà 30 bambini:
un gesto esemplare sulla scia di quanto indicato da
Papa Francesco che esorta ad avere cura di tutti con
amore, specialmente dei bambini e per di più orfani,
malati e poveri.
®
Sabato 21 marzo
Sabato 25 luglio
Sabato 21
novembre
Sabato 25 aprile
Sabato 22 agosto
Sabato 26
dicembre
Sabato 23 maggio
Sabato 26 settembre
Sabato 30
gennaio
2016
Sabato 27 giugno
Sabato 24 ottobre
Ordo Virginum - Diocesi di Catania
CALENDARIO delle Adorazioni
Eucaristiche in Santa Caterina V.M.
Il suo era un servizio
di fede e di amore;
lo bruciava
la passione
per le vocazioni;
in lui c'era
un appassionato
attaccamento
alla vita cappuccina
Il richiamo alla responsabilità delle consacrate nellOrdo Virginum nellAnno della Vita Consacrata
Il gesto
Probabilmente già un’ora dopo i
mercanti, recuperate le loro bestie,
avevano ripreso possesso delle loro
postazioni. Eppure il gesto di Gesù
non è rimasto senza risultato. Qull’
evento è anora rivelatore dell’ autne-
tica fede del Vangelo.
Gesù manifesta la sua capacità e
volontà di comunicare agli uomini
l’amore del Padre anche attraverso
un gesto simbolico. Egli mangia con
i discepoli.
L’umile, quotidiano gesto del man-
giare è ricco di potenzialità espressi-
ve.
Può prestarsi ad esprimere la comu-
nicazione di beni sempre più grandi
e misteriosi, che approfondiscono il
bene fisico del cibo e il bene psico-
logico della conversazione, scambia-
ti durante il pasto comune.
Gesù assume questo gesto umano e
lo carica di prodigiose potenzialità.
Il pasto descritto nel cap. 21 di S.
Giovanni non risulta essere un convi-
to propriamente eucaristico. Rievoca
però il convito di Jahwe col popolo
degli ultimi tempi, annunciato nel-
l’Antico Testamento. Si ricollega ai
conviti messianici fatti da Gesù con i
discepoli o con le folle. Allude
all’Ultima Cena o ad altri conviti di
Gesù risorto, che hanno caratteri più
propriamente e chiaramente eucari-
stici e comportano quindi il trapasso
dal generico simbolismo conviviale
nella reale comunione col Signore,
che si rende presente trasformando il
pane e il vino nella viva e misteriosa
realtà del corpo donato e del sangue
versato.
Amore
Questa comunicazione d’amore
attrae gli uomini a Cristo e costitui-
sce la comunità di coloro che corri-
spondono all’amore di Cristo. Nel
dialogo che Gesù fa con Pietro dopo
aver mangiato, si allude alla doppia
modalità secondo la quale Gesù è il
centro della comunità cristiana. Fon-
damentale è la modalità interiore: la
Chiesa è la comunità di coloro che
mettono Cristo al centro del loro
amore, come fa Pietro con la triplice,
sofferta, appassionata professione di
amore. Ma c’è anche una modalità
esteriore, visibile, istituzionale: i
ministeri pastorali provengono diret-
tamente da Gesù e vengono svolti
nel suo nome e con la sua autorità,
come appare dall’incarico di pascere
il gregge, che Gesù affida a Pietro.
I compiti ecclesiali, per il profondo
rapporto che hanno con Cristo stes-
so, sono animati dallo stesso dinami-
smo di amorosa obbedienza al Padre,
che ha ispirato tutta la vita di Gesù e,
in particolare, il sacrificio pasquale.
Proprio per questo diventano un ser-
vizio per i fratelli, una missione ver-
so gli uomini. Sono una testimonian-
za. Il cap. 21 di Giovanni ricorda la
testimonianza di Pietro, che si sug-
gellerà con il martirio, e la testimo-
nianza del discepolo prediletto, che
si attuerà nel proclamare con le paro-
le e con gli scritti evangelici i fatti
riguardanti Gesù. In tutti e due i tipi
di testimonianza è sottolineata la
totale disponibilità: Pietro dovrà
lasciarsi cingere e portare dagli altri
e il discepolo prediletto dovrà accet-
tare di fare quello che il Signore vor-
rà.
Si ritorna in qualche modo all’impo-
tenza umana descritta nella pesca
infruttuosa, da cui l’episodio aveva
preso l’avvio. Ma là era una impo-
tenza subita con rassegnazione o con
disperazione. Qui è un’impotenza
capita e accettata come segno di
obbedienza e di amore. Nella debo-
lezza dell’uomo si rivela la potenza
di Dio. Rinunciando ai
propri progetti, il disce-
polo di Cristo testimonia
il progetto del Padre. La
sua missione nel mondo
consiste appunto nel pro-
clamare agli uomini che
le loro opere hanno senso
e pienezza solo nella
grande opera di Dio.
Eucarestia
Riprendiamo questi temi
per riflettervi in relazione
al mistero dell’Eucaristia
e al modo di annunciarlo
all’uomo d’oggi. Seguia-
mo i cinque momenti del
racconto di Gv 21: l’uo-
mo in ricerca nella notte;
l’incontro con il Cristo
crocifisso e risorto; il
pasto comune; la Chiesa
e i ministeri; la missione
e la testimonianza .
Nella notte i discepoli si
affaticano a pescare, ma
non prendono nulla. Tut-
tavia la loro speranza
rimane aperta, così da
accogliere favorevolmente l’invito
misterioso, che giunge loro verso
l’alba, di ritentare ancora.
Per comprendere l’Eucaristia è indi-
spensabile che l’uomo superi la sua
disaffezione ad aprirsi al mistero di
Dio. La libertà non ha in se stessa il
proprio bene, ma lo trova affidando-
si.
Considerando la dimensione con-
templativa della vita posiamo
cogliere l’uomo come aperto al
mistero, paradossale promontorio
sporgente sull’Assoluto, essere
eccentrico e insoddisfatto, che sol-
tanto in una incondizionata dedizio-
ne all’imprevedibile piano di Dio
trova le condizioni per realizzare la
propria autenticità.
Quando l’uomo si apre così al miste-
ro di Dio, scopre se stesso e tutto ciò
che lo circonda come dono e si met-
te in un atteggiamento di gratitudine.
Una certa dimensione “eucaristica”
accompagna l’esistenza del-
l’uomo, che ha scoperto vera-
mente se stesso: eucaristia vuol
dire, appunto, rendimento di
grazie.
Tale atteggiamento si esprime,
poi, come domanda di perdono,
per tutte le volte che esso è sta-
to rinnegato, e come richiesta
di aiuto per poter usare respon-
sabilmente i doni ricevuti.
Questi atteggiamenti dell’uo-
mo verso Dio devono continua-
mente rinascere dalla libertà
dell’uomo; ma sono così
importanti che non possono
essere lasciati all’improvvisa-
zione del momento o a una
totale spontaneità.
Vengono allora in aiuto le tra-
dizioni religiose proprie di ogni
civiltà, le forme di celebrazione
del mistero che coinvolgono
anche la corporeità, i riti varia-
mente espressivi delle diverse
sensibilità culturali. Questi fat-
ti danno una certa consistenza e
stabilità alle espressioni reli-
giose nelle quali l’uomo dice il
senso di tutta la propria esisten-
za. Il rito plasma i gesti religiosi;
questi, a loro volta, esprimono l’at-
titudine a celebrare il mistero.
Padre Angelico Savarino
Prospettive - 8 marzo 201510
Riflessioni sul Vangelo
Sarà mostrato dal Padre al tempo
stabilito, è qualificato come re dei
re, unico sovrano, il Signore dei
Signori. Il solo che possiede l’im-
mortalità e abita una luce inaccessi-
bile: nessuno fra gli uomini lo ha
mai visto né può vederlo. A lui ono-
re e potenza per sempre. Sono poche
battute ma tutte orientate a celebra-
re Nostro Signore Gesù Cristo come
l’unica creatura che raccoglie tutto
ciò che è sommo: dall’unicità della
sua sovranità, all’altissima Signoria
e Regalità. Il solo che possiede l’im-
mortalità e abita in una luce inac-
cessibile e che nessuno fra gli uomi-
ni può vedere. A lui soltanto l’onore
e la potenza per sempre.
L.C.
San Paolo in briciole
LE REGOLE
Gesù Cristo 1Tm 6,15-16
Gesù porta l’uomo sulla via del cuore
Le regole sono necessarie ed importanti
per poter stare insieme ed evitare ogni
forma di litigio.
Devono avere però un punto forte di anco-
raggio. Il libro dell’Esodo assicura le
regole e soprattutto l’ancoraggio: “Io sono
il Signore tuo Dio che ti ho fatto uscire
dalla terra d’Egitto, dalla condizione ser-
vile”. Si esclude quindi l’idolatria, cioè gli
dei fatti dall’uomo, con la loro conseguen-
te adorazione, il parlare invano di Dio.
Passa subito alle regole sociali del lavoro:
“lavorerai sei giorni, ma il settimo è in
onore del Signore perché il Signore ha
benedetto il giorno di sabato e lo ha con-
sacrato”.
Segue il rispetto per il padre e la madre, e
per gli altri dal non uccidere al non ruba-
re, a non fare falsa testimonianza, a non
desiderare la donna e le cose altrui. Da
queste regole scaturisce l’azione di Gesù
di scacciare fuori dal tempio i mercanti;
infatti di una casa di preghiera si è fatto
un mercato, dell’incontro con Dio, una
spelonca di ladri. L’identificazione del
tempio con il corpo di Gesù, che sarebbe
risuscitato al terzo giorno, è l’affermazio-
ne più vera della sacralità del nostro cor-
po destinato a contenere il Signore e ad
essere tempio dello Spirito di Dio. La
morte non ha potere definitivo sul nostro
corpo essendo destinato alla risurrezione.
Si giustifica così la concretezza di Paolo:
mentre i Greci cercano la sapienza e i
Giudei i segni, “noi annunciamo Cristo
crocifisso”.
Cioè noi annunciamo una persona concre-
ta che ha dato la sua vita fino alla morte
in croce. Non si tratta di andare dietro a
favole, alla sapienza o ai segni, ma pensia-
mo alla concretezza di un uomo che offre
se stesso in croce.
L’apostolato che siamo chiamati a fare è
dimostrare nella vita pratica di tutti i
giorni la nostra fede. Pertanto la quaresi-
ma ci ripropone il Cristo persona che si
dona al di là dei segni o della sapienza.
Cristo stoltezza di Dio è più sapiente degli
uomini e la debolezza di Dio è più forte
degli uomini.
Leone Calambrogio
III QUARESIMA / B - Es 20.1-17; Sal 18/19,8-11: 1Cor 1,22-25; Gv 2,13-25
DIOCESI
Il gesto di Gesù non è rimasto senza effetto: i progetti, dove sono coinvolte le persone, valgono più del denaro
Prospettive - 8 marzo 2015 11
Presso lo Studio teologi-
co “San Paolo”, per
iniziativa del Movimento dei Foco-
lari, il prof. Paolo Italia, docente
presso l’ISSR “San Metodio” di
Siracusa ha presentato il volume
“Per una cultura dell’Unità” che rac-
coglie il pensiero del focolarino del-
la prima ora, originario di Siracusa,
Giuseppe Maria Zanghì, redattore di
Città Nuova e delle riviste di cultura
Ekklesia e Nuova Umanità, recente-
mente scomparso il 23 gennaio
2015.
Il cammino spirituale di “Peppuc-
cio”, come veniva chiamato dagli
amici, lo vede fra gli iniziatori del-
la prima Scuola dei focolarini a
Grottaferrata (Roma). In seguito,
docente all’Istituto Mystici Cor-
poris di Loppiano (Firenze). Nel
maggio 1970, Chiara Lubich gli
affidò la guida del Movimento Gen,
e divenne formatore d’intere genera-
zioni di giovani. A 44 anni Peppuc-
cio viene ordinato sacerdote.
Dotato di una profonda interiorità e
di una spiccata capacità di studio e
di pensiero, ha posto i suoi talenti a
servizio del carisma di Chiara
Lubich, evidenziandone la dimen-
sione culturale, dottrinale e profe-
tica.
Autentico testimone delle innova-
tive intuizioni di Chiara, da fine
intellettuale, ha saputo metterle in
risalto mediante pubblicazioni e
coinvolgenti conversazioni, diven-
tando così un appassionato divul-
gatore del carisma dell’unità.
«Le pagine scritte da Giuseppe
Zanghì sono dettate dall’amore e
intrise di sapienza, sgorgate d’im-
peto dall’obbedienza ad un com-
pito, dall’esercizio di una vocazio-
ne gioiosamente accolta scaval-
cando innumerevoli ostacoli, da
una prossimità con Chiara inten-
samente vissuta e portata a frutto
sino alla fine».
Il volume condensa una ricca sintesi
di valori teologici e formativi sul
“carisma dell’unità” che ha caratte-
rizzato il Movimento dei Focolari
secondo le intuizioni di Chiara
Lubich, e che la Chiesa e il magiste-
ro hanno riconosciuto quale segno e
presenza viva nella comunità eccle-
siale.
Il carisma di Chiara, che era una ter-
ziaria francescana, ha un legame con
la spiritualità di San Francesco.
Ella, infatti, che si chiamava Silvia,
prese il nome di “Chiara” per sentir-
si meglio assimilata allo spirito fran-
cescano.
Pilastri del carisma dell’unità,
secondo “Peppuccio” sono: le cate-
gorie evangeliche dell’Amore, della
Trinità e del mistero dell’incarna-
zione.
Mentre Francesco accoglie la radi-
calità dalle parole evangeliche: “Va’,
vendi quel che hai, dallo ai poveri,
poi vieni e seguimi”, incontrando
madonna povertà, Chiara incentra la
sua spiritualità e quindi indirizza il
carisma del Movimento sul discorso
di Gesù dopo l’ultima cena (cap 17
del Vangelo di Giovanni) dove si
condensa la teologia dell’unità che
diventa testamento del Cristo e
regola di vita del movimento dei
focolari centrato sull’amore.
La preghiera “Ut unum sint” ha ani-
mato intense azioni di missionarietà
e di apostolato ecumenico che
annunciano l’amore del Padre verso
il Figlio e quindi l’azione dello Spi-
rito che suscita una sempre nuova
Pentecoste. La linfa dell’unità nutre
la pianta della presenza cristiana nel
mondo e diventa ossigeno vitale che
dà forza e sostanzia le azioni che
ciascuno compie nel mettere in atto
un progetto e un ideale di vita.
Oggi, come ha ripetuto più volte
Papa Francesco, l’ecumenismo
assume i connotati del sangue,
anche per le tragiche morti che
semina nel desiderio di restare fede-
li al cristianesimo.
La sofferenza che caratterizza l’im-
pegno della testimonianza cristiana
sembra richiamare l’abbandono di
Dio, grido del Cristo-Uomo sulla
croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi
hai abbandonato?” citazione del
salmo 21.
L’evento di Gesù spinto sino all’ab-
bandono della croce, diventa nel
pensiero di Zanghì la chiave di vol-
ta della storia dell’Essere che è
Amore e, pertanto, la via in cui con-
fluiscono e da cui si dipartono le vie
dell’incontro tra Dio e la sua creatu-
ra, nell’edificazione dell’umana
civiltà”.
La teologia spirituale dell’unità
s’incarna nella spiritualità teologica
dell’amore che si dona ai fratelli
che, vuole tutti uniti e vicini alla
Croce. L’evento della redenzione è
un evento trinitario, in quanto tutta
la Trinità si apre per un mistero del-
l’amore e supera le nostre capacità
di comprensione, accogliendo den-
tro di sé la realtà creata e quindi
redimerla per ricondurla allo stato di
grazia del Paradiso perduto.
Il mistero dell’incarnazione che si
completa con la croce e il grido del-
l’abbandono, diventa ossigeno delle
cellule che lo Spirito nutre e alimen-
ta di amore.
Il paradigma trinitario sta alla base
della spiritualità del Movimento e
vivifica il luogo teologico che rende
possibile i segni dell’unità e dell’a-
more scambievole.
“Parlare di Dio secondo il modo di
Dio” diventa regola, messaggio e
ideale di vita, “perché il mondo cre-
da”. Ecco, quindi, che il pensiero si
fonde con la vita concreta e le azio-
ni riflettono e testimoniano i valori
proclamati e annunciati.
Come ha più volte ribadito Papa
Francesco i segni di disunità tra i
cristiani costituiscono delle pietre di
scandalo e si contrappongono forte-
mente al messaggio evangelico.
Il filosofo e teologo Giuseppe Maria
Zanghì, consultore del Pontificio
Consiglio per il dialogo inter-reli-
gioso, ha sviluppato il paradigma
trinitario, presente in ogni suo inter-
vento e l’ha reso visibile non soltan-
to negli aspetti simbolici, ma ancor
più nell’incarnazione nel reale vis-
suto e condiviso. “Vita e pensiero”,
“Pensiero e azione”, motti ed
espressione di sintesi della vita cri-
stiana attualizzano il modello trini-
tario che incarna l’amore e lo rende
presente e visibile nei rapporti uma-
ni e nella società.
La teologia, scienza di Dio,
diventa strumento e guida per
l’uomo che cerca Dio e secon-
do il paradigma trinitario vie-
ne realizzato l’ideale dell’uni-
tà che per diventare cultura,
comporta una capacità di pro-
fonda assimilazione, capace
di produrre stili di comporta-
mento e di azioni coerenti con
il Vangelo, nel modo di pensa-
re, di sentire e di agire.
Ecco quindi il vero intellettua-
le che diventa capace di tra-
durre il Verbo nell’azione, e di
diventare segno visibile di
amore e di unità. Essere intel-
lettuale nel pensiero di Chiara
significa, infatti, essere capaci
di pensare, intuire secondo il
pensiero di Gesù e quindi agire in
maniera coerente.
La ricerca e la lezione di Giuseppe
Zanghi diventa prezioso documento
per l’avviata causa di beatificazione
della fondatrice del Movimento dei
focolari, che si auspica presto agli
onori degli altari.
GiAd
LA CULTURA DELL’UNITÀ
Libertà, progresso, giu-
stizia e pane, gridava la
folla a Palermo, davanti al Palazzo
del viceré, mentre le carrozze traina-
te da scattanti cavalli sfrecciavano
mostrando dal finestrino qualche
testa incipriata.
Cari lettori non sto riportando qual-
che pagina di un romanzo letterario,
ma vi sto riferendo un accadimento
di vita vissuta dalla sottoscritta
durante un’escursione nel capoluogo
siciliano volto alla visita delle dimo-
re storiche.
Improvvisamente noto che all’asfal-
to delle strade subentra lo sterrato da
cui si alza un gran polverone per via
del passaggio dei mezzi da traino,
dalle eleganti carrozze ai modesti
carri da merce. Nobili imparruccati e
vestiti con marsine e calzoni al
ginocchio si alternano a dame dalle
vistose scollature e vestite con abiti
pendenti di merletti e trini. Nei vico-
li maleodoranti la fame e la miseria
sono accompagnati da un odore
inconfondibile di lerciume e di urina.
Intanto mi accorgo che per le strade
c’è aria di sommossa!
Sento dei giovani bisbigliare: <<Sai
quello che sta accadendo a Parigi?
Si! La presa della Bastiglia! E la
macchina della morte, la ghigliottina
sta seminando teste mozzate!>>
Aria di rivoluzione -mormoro-, poi
penso che la folla quando è colta dal
raptus di certi ideali demagogici non
riesce più a distinguere tra colpevoli
e innocenti, quindi mi assale il timo-
re di finire nella morsa del furor di
popolo e il corpo acefalo.
Così mi accingo ad allontanarmi da
quella confusione, quando si avvici-
na a me un gentiluomo colto e raffi-
nato. Si propone di farmi da guida
nella città settecentesca e mi parla
con una perfetta dizione di problemi
sociali e di senso della giustizia e di
uguaglianza.
<<Il mio nome è Francesco d’Aqui-
no, principe di Caramanico, vicerè di
Sicilia dal 1786>>.
Che fatto straordinario! Stento a cre-
derci! Sto parlando con un personag-
gio del secolo XVIII e addirittura
delegato del sovrano! La prego- sup-
plico il mio interlocutore- , mi parli
di lei, della sua vicenda esistenziale,
ma cosa sta succedendo in città, sen-
to aria di rivolta?
<<Figlia mia, i tempi sono sempre
gli stessi! I deboli subiscono soprusi
e gli oppressori esercitano prepoten-
ze. Il popolo è stanco di angherie, la
gente ha fame di giustizia oltre che
di pane, chiede un miglioramento
delle condizioni di vita!>>
Lei mi sembra essere un uomo sensi-
bile ai problemi della gente!
<<Mi immedesimo nelle sofferenze
di questa umanità! Ho abrogato le
angherie subite dai contadini, parlo
dei servigi imposti dai signori senza
alcun corrispettivo, qualche anno
dopo ho abolito la servitù della gleba
nelle campagne, fenomeni tutti feu-
dali!
Nella Deputazione del regno bivac-
cavano dodici seggi riservati ai nobi-
li, troppi organi in un apparato for-
male e così ridussi tutto a quattro. Ti
ricordi cosa fosse la legge del mag-
giorascato?>>
Certo! nelle famiglie nobiliari solo i
figli primogeniti ricevevano l’eredi-
tà, mentre i cadetti venivano chiusi
in convento contro voglia e senza
alcuna mozione alla vita religiosa.
<<Bene! Ho abolito questa consue-
tudine che vessava le scelte di tanti
giovani>>.
Principe, ricordo di aver letto anche
di alcuni provvedimenti a carattere
igienico-sanitario?
<<Proprio così! L’obbligo della vac-
cinazione contro il vaiolo>>.
Come reagirono i nobili a queste dis-
posizioni di legge?
<<Con il boicottaggio, con la politi-
ca fatta di impedimenti e con la
richiesta espressa al nostro sovrano
di far tornare a Palermo il viceré
Caracciolo. Io sono stato un perso-
naggio scomodo, una sorta di guasta-
feste dei privilegi nobiliari! E ti
lascio immaginare come mi fecero
fuori!>>
Coosa! Lei è stato assassinato?
<<No cara! Avvelenato! L’8 gennaio
1795 vengo invitato a cena dalla
principessa del Cassero in un’ele-
gante dimora di campagna in contra-
da Terre Rosse. La padrona di casa è
gentile e famosa per le sue virtù
diplomatiche. Dopo il pasto mi ritiro
nella stanza riservata agli ospiti.
Durante la notte ebbi delle fitte cre-
scenti allo stomaco. L’indomani alle
11,00 mi trovarono morto!
Mia adorata Stefania, quando fai del
bene, adoperati in prudenza e capaci-
tà di osservazione. Guardati dai
nemici e dagli amici>>.
Detto questo svanì. Palermo ritorna-
va nella dimensione dell’urbe sicilia-
na del 2015.
Stefania Bonifacio
Attenti al lupo travestito da agnello
Indietro nel tempo intervistando Francesco d’Aquino, principe di Caramanico
l’intervista
Presentazione del libro sul pensiero di Giuseppe Maria Zangh di Siracusa
Nell’aula magna dell’I-
stituto Alberghiero
“Karol Wojtyla” di Catania - Lizio
Bruno, si è tenuto un incontro con il
comitato “Livatino” nell’ambito del
progetto “Legalità”, rivolto agli stu-
denti, che hanno risposto positiva-
mente al messaggio educativo. Gli
alunni Maugeri Giovanni e Di Ste-fano Roberta hanno letto una lette-
ra inviata dallo studente Giuseppe,
tossicodipendente ristretto nel carce-
re minorile, dove frequenta il corso
Alberghiero, che ha commosso la
platea invitando i compagni a osser-
vare le regole “innamoriamoci
anche della scuola, dello studio per
coronare il nostro futuro! Dando
magari qualche aiutino al prossimo,
ai più deboli, in segno di solidarie-
tà”. Momento di riflessione a partire
dalla legalità tra disagio giovanile e
gioia di vivere. Il dirigente scolastico
Daniela Di Piazza porge i saluti in
apertura sottolineando “l’istruzione
e la conoscenza debellano la mafia,
che si combatte con le leggi e il
coraggio delle persone; la nostra
scuola vuole scommettersi sui valori
della democrazia e della giustizia
che Livatino, Saetta, Falcone e
Borsellino, hanno trasmesso alla
società, sacrificando le loro vite”.
Prende la parola il direttore della
casa circondariale di Bicocca Gio-vanni Rizza, che risponde ad alcune
domande poste dagli alunni, focaliz-
zando alcune problematiche “i dete-
nuti che frequentano il corso alber-
ghiero vengono selezionati insieme
ai docenti su base giuridica, poiché
secondo la condanna svolgono una
fase di trattamento; ha titolo di pre-
ferenza chi ha una condanna defini-
tiva, non viene trascurato l’aspetto di
pericolosità sociale, privilegiando
chi può reinserirsi socialmente
manifestando serietà nelle intenzio-
ni”. Di fronte ad altri quesiti degli
studenti, se dopo il recupero trove-
ranno lavoro? Rizza osserva: “sono
pochi, e alcuni si sono organizzati
con efficacia. Abbiamo scelto la
scuola alberghiera perché presenta
un vantaggio rispetto ad altri indiriz-
zi, avendo spendibilità nel mercato
del lavoro anche per contenuti cultu-
rali e operativi”. Rizza continua:
“attualmente la scuola in carcere ha
un costo, ci sono cose da apprendere
ed è un’occasione, noi formiamo
gruppi classe di 15 persone e nei
gruppi ci sono diversi gradi di impe-
gno e comportamento, la scuola vive
un contesto abbastanza libero, in
carcere c’è più rigore e c’è una certa
attenzione”.
Interviene Attilio Cavallaro, presi-
dente comitato “Livatino Saetta”,
rivolgendosi al direttore ne evidenzia
l’operosità portando all’interno del
carcere delle realtà esterne molto
forti: Gianni Morandi, le reliquie di
S. Pio da Pietrelcina. Rizza rispon-
de: “noi offriamo il meglio della
società con rappresentazioni teatrali,
piccoli artisti che fanno grandi cose,
per dimostrare che lo Stato è presen-
te e noi siamo in grado non solo di
avere rapporti di forza, ma anche di
partecipazione con la società dimo-
strando che è un canale di successo.
L’esperienza di S. Pio è stata molto
forte, specchio della bellezza della
realtà sociale”. Il presidente GuardiEmiliano, commissario capo polizia
penitenziaria, comandante Catania
Bicocca rileva l’importanza di dare
una dignità ai carcerati; le attività
sinergiche sono fondamentali per la
ricostruzione del loro percorso di
identità. Carmelo Cavallaro, com-
ponente comitato spontaneo antima-
fia “Livatino-Saetta” fa l’elogio alla
platea e ringrazia per l’ascolto augu-
rando un futuro che sia sempre
roseo. Porta i saluti del già prefetto
Claudio Savarese, presidente asso-
ciazione Nazionale Polizia di Stato,
e chiarisce “i valori della legalità,
con l’esempio di questi magistrati
trucidati, dalla mano efferata di indi-
vidui, che non danno alcun valore
alla vita, hanno trasmesso ai ragazzi
un messaggio positivo”. Interviene
la prof. Margherita Arena, che
invita ad una riflessione: “studiare
con competenze significa estirpare la
mafia, i ragazzi debbono affrontare
la società senza abbassare lo sguar-
do, ma andando avanti con merito-
crazia”.
Viene chiesto dall’alunno Pietro“cosa vi spinge a fare questo lavo-
ro?” e Attilio Cavallaro ribadisce
“l’amore verso la legalità, verso la
vita”, continua “perché si fa del
bene? Perché lo si sente dentro ed è
importante recuperare queste perso-
ne allo Stato, sono nostri fratelli e
bisogna salvarli”.
Interessanti ed apprezzati i due video
che sono stati proiettati in occasione
di questa giornata; uno dell’associa-
zione Actea, elaborato dagli studen-
ti universitari catanesi, con le testi-
monianze di alcune istituzioni nostre
territoriali insieme al sindaco Bian-co. L’altro video dallo stadio di
Milanello, un flash sul premio con la
testimonianza di Andrij Ševčenko,
ex calciatore ucraino del Milan e
testimonial per la solidarietà, con la
presenza del grande giornalista spor-
tivo Candido Cannavò. Emozio-
nante il cerimoniale conclusivo:
Attilio Cavallaro e CarmeloCavallaro donano al dirigente due
quadri, uno rappresenta Livatinomagistrato di alte doti morali che ha
dato la possibilità alla Sicilia di fare
un salto di qualità, l’altro Antoniet-ta Labisi, immagine legata al pre-
mio internazionale, una donna che
ha vissuto per l’umanità sofferente,
una figura positiva, ed entrambi
legati dalla carità. Attilio Cavallaroribadisce “l’eroismo di questi magi-
strati e la solidarietà della Prof. A.Labisi che si è spesa per la solida-
rietà ci possono aiutare a salire la
china, in questo momento di forte
crisi morale, un esempio per tutti gli
italiani”.
Lella Battiato
Legalità tra disagio giovanilee gioia di vivere
Il comitato “Livatino” incontra gli studenti dell’Istituto Alberghiero “Karol Wojtyla” di Catania
L’irresistibile pièce di
Oscar Wilde “L’impor-
tanza di chiamarsi Ernesto” ... o di
essere onesto? Debutta al Teatro
“Verga” di Catania, la vis comica di
quella che è stata definita la più bel-
la commedia di tutti i tempi, anche
se sono trascorsi 120 anni, e corre
sul filo di questa ambiguità verbale
con la brillante e briosa regia di
Geppy Glejieses, interprete princi-
pale del ruolo evocato nel titolo,
mentre l’eclettica e deliziosa Maria-nella Bargilli veste i panni maschili
di Algernon, e con la partecipazione
dell’ineguagliabile Lucia Poli. La
traduzione è quella pluripremiata di
Masolino D’Amico.
“The Importance of Being Earnest”
è infatti basata su un gioco di parole,
intraducibile nella nostra lingua: in
inglese il nome proprio Ernest si
pronuncia esattamente come l’agget-
tivo earnest, onesto!
“The Importance” debuttò al St.
James’s Theatre di Londra il 14 feb-
braio 1895; da quel momento la
commedia non conoscerà crisi, non-
ostante le vicende legali in cui sarà
coinvolto l’autore.
L’Ernesto del titolo è John Worthing,
che si fa chiamare così solo perché
questo è il nome preferito della fan-
ciulla che corteggia. Nel frattempo,
anche il suo amico Algernon si
inventa una nuova identità per con-
quistare la bella Cecily…
In un elegante salotto vittoriano in
cui troneggia un enorme martirio di
San Sebastiano di Guido Reni,
Algernon Moncrieff attende l’arrivo
di sua cugina Gwendolen e di Lady
Barcknell sua facoltosa zia, per il te
delle cinque, quando viene interrotto
dall’arrivo dell’amico Ernest alias
Jack Worthing. Worthing dichiara
all’amico la sua ferma intenzione di
fare la sua proposta di matrimonio
all’affascinante cugina di Algernon,
Gwendolen. Mentre i due parlano
delle possibilità che ciò accada, il
campanello, suonato in maniera
wagneriana, avverte i due dell’arrivo
dell’irruenta Lady e la figlia.
Dopo aver fatto la
sua proposta di
matrimonio, Jack
dovrà confrontarsi
con la terribile
Lady che, taccui-
no alla mano, gli
farà una serie di
domande per
vedere se inserirlo
nel suo elenco dei
possibili generi.
Ma la tragica noti-
zia dell’assenza di
entrambi i genitori
unita al fatto di
essere stato “tro-
vato” in una borsa
da viaggio lo ren-
dono un partito
indesiderabile. Soltanto grazie a una
serie di fortuite quanto improbabili
circostanze, potrà nel finale sposare
la sua Gwendolen.
Da qui, con un ritmo narrativo molto
elevato, scaturiscono una serie di
gag, soprattutto verbali, e arguzie
letterarie che attraversano indenni il
tempo che passa, con una graffiante
critica sociale alla decadente società
vittoriana mascherata da continui
paradossi e tutti quei giochi di paro-
le che sono il marchio di fabbrica di
Oscar Wilde.
La produzione realizzata da Glejie-ses, un fiore all’occhiello del panora-
ma teatrale italiano, nasconde sotto
le tovaglie di merletti che sfiorano il
pavimento tutto il marciume di quel-
la società vittoriana, forse non tanto
diversa dalla nostra, dove, con la cri-
si di valori, l’opulenza e l’indolenza,
l’apparire prevaleva sull’essere.
Il germe della crisi Glejieses lo
semina: il S. Sebastiano di Reni, per-
fetto nelle sue forme è trafitto, il
bosco della “Manor House” è un
bosco in continuo movimento,
inquietante, quasi sinistro.
Una pièce all’insegna della brillan-
tezza e delle battute taglienti con un
ottimo cast che dà vita ad un’alchi-
mia perfetta, ma anche le figure di
contorno contribuiscono all’affresco
completo, come Miss Prism o l’inef-
fabile maggiordomo insieme ad altri
nomi di spicco come RenataZamengo, Orazio Stracuzzi, Vale-ria Contadino e, ancora, GiordanaMorandini e Luciano D’Amico.
“Dall’altra parte del Vecchio Conti-
nente, il genio di Oscar Wilde esalta-
va “l’importanza di non fare niente,
sottotitolo del suo saggio “The critic
as artist”. Siamo nell’ostentata ric-
chezza in cui l’unica preoccupazione
è la decisiva importanza di un nome
“Earnest” e la pigrizia è l’unico divi-
no frammento dell’esistenza degli
dei che il paradiso ha lasciato all’uo-
mo”. Continua Geppy Glejieses “da
autore sociale che contrasta matri-
monio, famiglia e pro-
prietà privata ed esalta
l’arte come strumento di
propaganda e di lotta, si
passa alla totale noncu-
ranza”.
Apprezzati i riusciti
costumi di Adele Bargil-li con uno sfavillio di
merletti di veli leggiadri,
cappelli, piume che si
accostano con una elegia
di forme in sinergia al
contesto vittoriano: i cor-
pi si perdono nelle stoffe
tondeggianti, negli
ombrelli con frange e
pizzi, in un tripudio cro-
matico acceso da luci
nette di Luigi Ascione e
le curate musiche di Matteo D’Ami-co. Il regista Geppy Glejieses punta
su uno spazio costruito con eleganza
in sinergia con i costumi dando risal-
to alla capacità degli attori di dare
corpo alle situazioni attraverso la
forza della parola. Secondo una tec-
nica lungamente affinata, i personag-
gi si descrivono e si commentano in
prima persona, sorprendentemente
Glejieses adotta dei toni comici
intellettuali, in linea con l’aforisma
di Wilde“Dovremmo trattare molto
seriamente tutte le cose frivole e con
sincera e studiata frivolezza tutte le
cose serie della vita”.
Artemisia
Graffiante critica alla decadente società vittoriana
In scena al teatro Verga di Catania l’affascinante commedia “L’importanza di chiamarsi Ernesto”
Prospettive - 8 marzo 201512
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